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LA
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MAGGIE'S FARM BLACKBOARD |
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IN EVIDENZA
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continua il successo di
"...ARE TIMES A-CHANGIN' ? "
martedì 9 Dicembre 2008
Teatro TONIOLO - Mestre
ore 21.00 - ingresso libero
(ore 10.00 - Rappresentazione
riservata per le scuole di Venezia/Mestre)
www.aretimeschanging.eu |
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I TESTI DI " TELL TALE SIGNS " |
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TALKIN' ABOUT " TELL TALE
SIGNS " |
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LE RECENSIONI DEI CONCERTI 2008
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IL
SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO |
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LE NEWS
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Domenica 30 Novembre 2008
FREDDIE "THE
QUEEN"
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Sabato 29 Novembre 2008
NEVER ENDING TOUR 2008 : VOX POPULI
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Talkin’ about Bob
Bob Dylan ha fatto quello che davvero , davvero
pochi cantanti hanno mai fatto. Lui ha cambiato il modo popolare di
cantare. E noi stiamo vivendo in un mondo influenzato come mai lo era stato
dal modo di cantare di Bob Dylan.
Quasi nessuno canta più come Elvis Presley. In migliaia hanno provato a
cantare come Bob Dylan. Quando Sam Cooke cantava come Dylan per il giovane
Bobby Womack , Womack disse che non lo capiva. Cooke gli spiegò che d’ora in
poi le cose andavano in modo diverso da quando era necesario avere una voce
aggrazziata . La cosa che contava era che la voce dicesse la verità.
Per capire l’impatto di Dylan come cantante , dovete immaginare un mondo
senza Tom Waits , Bruce Springsteen , Eddie Vedder , Kurt Cobain , Lucinda
Williams o qualunque altro vocalist con la voce gracchiante , sporca come la
ciotola del cane , o come l’ululato blues del lupo. Esiste una ampia lista
di gente influenzata da Dylan , dal canto talmudico di Allen Ginsberg in
“Howl” al mormorio di Woody Guthrie e Lefty Frizzel. Vi è certamente del
minerale di ferro in questo , e nell’amaro freddo di Hibbing Minnesota ,
che soffia nella sua voce. E come un pugno , che permette a Dylan di cantare
con i toni più melanconici senza scadere nel sentimentalismo.
La cosa è interessante è che più tardi , mentre si avviava a diventare
anziano , il pugno si apre alla vulnerabilità. L’ho sentito cantare una
versione di “Idiot wind” dove si capiva chiaramente che l’idiota al quale
faceva riferimento era lui stesso.
La prima volta ho sentito la voce di Dylan al buio , quando avevo 13
anni , sul giradischi di un mio amico. Era il suo album Greatest Hits , il
primo. La voce era a volte moderna per le cose con le quali si scontrava , e
molto antica. Sembrava stranamente familiare ad un Irlandese.
Noi pensavamo che l’America fosse piena di supereroi , ma c’era troppa gente
umile e modesta nelle sue canzoni – contadini , gente che aveva subito molte
ingiustizie. La cosa strana di Bob Dylan è che , per un momento nei sixties
, provava le sensazioni del futuro. E’ stato la voce di una generazione ,
nata contro la generazione precedente.
Poi divenne la voce di tutte le generazioni , la voce base – che scardinava
i fantasmi degli anni trenta ed il Durst Bowl , del romanzo di Gershwin e
delle Music Hall. Per me le sue foto con le magliette polka-dot , le scarpe
a punta tipo Afro – sono state come un fulmine. La sua voce è solita
mettersi al servizio delle più antiche tradizioni morali.
Qui c’è una serie di aggettivi che ho trovato da me nel cercare di
descrivere la sua voce : Ululante , seducente , infuriata , indignata ,
dileggiante , implorante , accattonante , confessionante , spaccona ,
lamentosa , gemente , lenitiva , conversevole , sommessa. E’ una voce come
il fumo , dal sigaro all’incenso , piena di stupore e di rabbia. Questa è la
voce di ogni Dylan che potete incontrare , e la ragione per la quale non mi
sono mai annoiato di Bob Dylan , ce ne sono tanti di loro , tutti
concentrati sull’idea del pellegrinaggio. Tutti dimenticano che Bob Dylan
era un sostenitore del Dr. King prima ancora che facesse il suo grande
discorso - I have a Dream – il predicatore è sempre avanti ai pellegrini.
Dylan ha scovato così tante personalità nel suo modo di cantare perchè è il
modo col quale vive gli eventi e le sue idee. Il suo armadio non chiuderà
mai per non raccogliere le scarpe di tutti quelli che sono stati
protagonisti delle sue storie.
Io amo quell’album Shot of love. Non c’è produzione in esso , è come stare
in una stanza ad ascoltarlo cantare. E mi piacciono molto tante canzoni che
ha registrato con Daniel Lanois – “ Series of Dreams” . Most of the time” ,
Dignity”.
Questo è stato il periodo in cui mi ha colpito di più , la voce diventa le
parole , non c’e alcuna interpretazione , solo la vita – come diceva Yates –
quando il ballerino diventa la danza.
Dylan ha fatto cantando quello che Brando ha fatto recitando. Lui ha usato
qualunque cosa per arrivare all’arte , entrambi hanno fatto a pezzi le
precedenti regole stabilite dai loro ambienti , hanno abbattuto la quarta
parete , si sono presentati in faccia al pubblico ed hanno detto “ Vi sfido
a pensare che sto scherzando”.
Bono Vox
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Michey Jones , da batterista di Bob Dylan a divo di
Hollywood clicca qui
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Stasera a San Severo ( Fo) omaggio a Bob Dylan
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Venerdi 28 Novembre 2008
Bob Dylan's dream - di Paolo Vites -
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TELL TALE SIGNS. INSTALLMENT 8 OF THE BOOTLEG SERIES.
By John Aiello
Anche se un alcune delle canzoni contenute nei tre dischi erano già note
circolando ai quattro angoli del mondo fra i bootleggers , nessuna di queste
copie fatte in casa può sperare di avvicinarsi al bellissimo lavoro di
produzione di Tell Tale Signs , ottava uscita per la famosa “Bootleg Series”
di Dylan.
Quando i fans pensano alla musica di Bob Dylan , molte volte pensano allo
straordinario numero di canzoni ed a quanti anni ha passato “on the road”,
ad eccezzione degli otto anni di vuoto fra l’incidente motociclistico del
1966 ed il tour mondiale del 1974, dopo di cui Dylan ha suonato molto e bene
per 35 anni filati.
Tuttavia , i tentacoli dell’arte di Dylan si son estesi anche oltre queste
cose. Oltre ad aver iniziato ad alterare le canzoni dal modo col quale erano
stare scritte , ha inoltre avviato per primo il fenomeno dei bootleggers (
gente che ha cominciato a far circolare registrazioni pirata nel sottobosco
delle etichette fantasma in tutto il mondo).
La causa , di base , è stata un insaziabile appetito per il lavoro di Dylan
, i fans non potevano aspettare l’uscita del prossimo album ufficiale.
Volevano sentirlo subito , anche se la qualità scadente e la pratica era
illecita. Per loro era importante la musica e l’energia santa della
poesia , per loro , contava solo tuffarsi nelle segrete emozioni che la voce
di Dylan generava dentro di loro.
Per questo è nata la “Bootleg Series”. Nel 1991 , la Columbia decide
finalmente di dare ai fans quello che loro volevano , confezionando diversi
set di canzoni inedite e di esibizioni live che si collocavano nello spazio
fra la discografia ufficiale di Dylan e le sue esibizioni dal vivo.
L’esperienza di questo primo “Bootleg” è stata infatti ripetuta , così noi ,
tutti insieme , ci siamo immersi in quel genio creativo che è Bob Dylan –
takes alternative delle canzoni ci mostravano l’anima dall’impulso creativo
che si formava e si affinava con le successive trasformazioni in canzoni
“finite”, da quando il seme della poesia cresce dalla semplice idea e si
trasforma in fiore.
Rimanendo fedele a questa tradizione , Tell Tale Signs presenta una
magnifica collezzione di registrazioni rare e mai realizzate coprenti gli
anni dal 1989 al 2006. I pezzi in esso contenuti sono le gemme che Dylan non
sentiva ancora finite , pezzi che per un motivo o per un’altro non erano
ancora adatti ad essere stampati su un album ufficiale.
Tuttavia , i comunicati della Columbia che ci spiegano perchè queste canzoni
sono state escluse dai dischi ufficiali non sono importanti , invece è la
musica che conta , ed ascoltare queste registrazioni è come avventurarsi in
qualche grande archivio di memorie mai toccate.
Se incontrata nel momento giusto , una canzone può distaccarvi dal mondo e
portarvi in paradiso. E questo è il modo nel quale alcune di queste canzoni
suonano , su un piano di un mondo invisibile e senza nome che cavalca sulle
ali degli angeli fra la pioggia e la nebbia del mattino.
I brani di Tell Tale Signs cercano di catturare Dylan nella sua intima ed
affannosa ricerca della perfezione , la perfetta “hits” sconosciuta al
grande pubblico.
Al centro delle registrazioni c’è “Series of Dreams” ( unreleased dalle
sessions di Oh Mercy).
Questa canzone , basata sul battere degli zoccoli di cavalli e dei tamburi ,
è una chiara e cristallina fotografia della coscienza dylaniana :
profondamente fredda e surreale , collegata a quel mondo oscuro ed
indefinito che scopriamo solo quando il sonno diventa il nostro padrone.
In aggiunta , le tre versioni di “Mississippi” ( dalle sessioni di Time out
of mind) sono particolarmente interessanti , perchè ci offrono la
possibilità di entrare nella mente di un songwriter mentre è impegnato nella
ricerca della canzone-perfetta , che sillaba le parole storcendo le labbra ,
avanti ed indietro , suonando le linee melodiche per costruire il giusto
collegamernto fra esse e la musica.
Notevole la versione live di “Ring them bells” ( Supper club 1993). Questo è
uno dei più grandi pezzi di Dylan degli ultimi anni , ed un pezzo a
beneficio di un luogo piccolo ed intimo , la voce di Dylan è svettante ed
ispirata , danzante nella culla della propria visione spettacolare.
Andando avanti , “Mary and the soldier” ( unreleased dalle sessioni di World
gone wrong) , dal sapore commovente e riflessivo , un brano dei tempi
penitenti della guerra , questo inno chiama tutti , i vivi ed i morti , ad
inginocchiarsi in un collettivo gesto d’amore.
E per finire , la versione live di “High water” del 2003 , è un
Dylan-vintage – il lungo , contuso , velenoso lamento ha ora ceduto il passo
ad un ringhiare introspettivo come se il poeta invecchiato fosse alla
ricerca delle anime che hanno influenzato il suo percorso attraverso le fasi
del suo passato.
Ovviamente , c’è anche una parte di canzoni tranquille in questi tre CD ,
che hanno il potere di tenervi occupati per ore. Sommando tutto , queste
registrazioni sono un tesoro assoluto , un tour de force di lirismo di
infinite dimensioni che ci dice i segreti al di là delle parole , tenendo
viva in noi la sensazione di echi e parole fissate nel tempo , saltando al
di là degli scheletri del tempo in labirinti di suoni e di respiri.
E questi , poi , sono i posti dove gli angeli cantano ed i morti regnano. E
questi , poi , sono i posti dove le febbrili tempeste nascono in cerchio ,
come un vecchio padre del Rock n’ Roll che canti nei sussurri dell’alba
prima di tornare a dormire.
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Giovedi 27 Novembre 2008
Review: United Palace Theater
- Friday, November 21
By Jesse Jarnow
Il banner della Rev. Ike , appeso nella bacheca gioiello dello United
Palace Theatre , dove Bob Dylan e la sua band hanno suonato venerdi , diceva
-Benvenuto- al 67enne cantante come ed un collega in visita. “ Quando sai
chi sei ,non importa quello che sei stato” si legge , cosa abbastanza vera
per il carattere del girovago personaggio letterale ebreo Dylan che ha
portato in giro il suo Never ending tour negli ultimi vent’anni.
Dylan è uscito dondolante , si è messo al centro del palco dopo le ultime
parole della presentazione. La band si è buttata in “Gotta serve somebody”
per la prima volta in 5 anni. Dylan borbottava. Il suo balletto era di una
imbarazzante autenticità , con il mano l’armonica , in alcuni momenti
sembrava voler accovacciarsi.
Ma presto è ritornato ad essere il Robo-Bob dei più recenti concerti ,
ripetendo più della metà delle canzoni che erano state tutte un ambiguo rock-blues
nel concerto di Prospect Park in agosto, ( anche una una rara versione
swing-country di “Tomorrow is a long time” , con Dylan alla chitarra da solo
, è stata piacevole. Idem “Make you feel my love”).
Dylan ha alterato un pò la voce ( ha scordato due strofe di “The times they
are a-changin’”) e , nelle sue improvvisazioni a volte sembrava un bambino
intestardito. In “Things have changed” e “Desolation row” ha snocciolato le
strofe con sillabe momotone , come se fosse pura ostinazione.
“ Anche il Presidente degli Stati Uniti qualche volta deve presentarsi nudo”
ha mugolato con il sottofondo del banjo e il posto friggeva , ma per chi ?
per Bush ? Obama ? No , naturalmente per Bob. I tempi sono sempre moderni (
anche se stanno cambiando o sono già cambiati ), la fine è vicina , e il
Presidente ha sempre la necessità di apparire nudo , in prosperità ,
depressione , o qualunque sia l’inferno che sta per verificarsi. Bob è qui
adesso !
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Bob Destroys New York
By Micelotta/Getty
Non lo scorderemo mai , due mesi dopo l’11 Settembre , Bob ha suonato al
Madison Square Garden ed ha detto –“ Non dovete chiedermi cosa provo per
questa città. Molte di queste canzoni sono state scritte ed anche quelle
scritte da altre parti sono state registrate qui”.
Bob tiene sempre le migliori per la vecchia terra dove ha camminato per
tanto tempo , e venerdi ha smerdato tutti su nella 175° street allo United
Palace Theatre (ha chiaramente dimostrato che vecchi o giovani , l’età non
conta , lui sta ancora prendendo gli asini a calci nel culo all’età di 67
anni).
Era il suo 100 ed ultimo show del 2008 e lui ha cominciato il suo show di 18
canzoni con “Gotta serve somebody” , eseguito al centro del palco
accompagnato solo dall’armonica. Era la priva volta che suonava questa
canzone dal 5 febbraio 2002 , ed a metà ha cominciato pazzamente a dire
parole a ruota libera come : "Over and Out/Under and In/No matter where you
are/No matter where you’ve been/You still gotta serve somebody."
Bob ha fatto poi “The times they are a-changin’” , che aveva suonato
l’ultima volta nella notte delle elezioni. Ha preso la chitarra per
“Tomorrow is a long time” , era la prima volta che suonava questa canzone a
New York in più di 45 anni.
Gli altri highlights includevano “Desolation row” , un curioso arrangiamento
do “Till i fell in love with you” e il meglio di Modern Times “The leeve’s
gonna break” , “Thunder on the mountain” ed “Ain’t talkin’”.
Anche il pubblico è stato straordinario , molti di loro avevano preso i
biglietti dal Dylan Fan club.
Durante “Spirit on the water” Dylan ha cantato “"You think I’m over the
hill?" , al quale tutti hanno risposto urlando “Noooooooo!”
"You think I’m past my prime?"
"Noooo!"
"Let me see what you got, we could have a whoppin’ good time."
"Yessss!"
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MAGGIE'S FARM INTERVISTA THE BLACKSTONES
di Michele "Napoleon in rags"
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SCRIVEVANO.....
Bob Dylan commuove la malinconica New York
Repubblica — 21 novembre 2001 pagina 46 sezione: SPETTACOLI
NEW YORK - Bob Dylan porta il suo «Neverending Tour» in una New York che
cerca di risvegliarsi dall' incubo che l' ha colpita due mesi fa, e sente il
bisogno, come mai prima d' ora, delle intuizioni della poesia e della
profezia. Nella prima notte di freddo autunnale, un pubblico composto da
almeno tre diverse generazioni si è sottoposto ad una lunghissima serie di
controlli con il metal detector per ascoltare l' inconfondibile voce dell'
artista di Duluth mescolare pezzi celeberrimi reinventati sino all'
irriconoscibilità con canzoni composte per il suo ultimo disco "Love and
theft". L' emozione del ricordo di un tempo in cui la pace veniva invocata
«soffiando nel vento» si è fusa sin dal primo momento con l' incertezza di
un presente segnato dalla paura e dal dolore, e il semplice accenno a
canzoni che hanno cambiato la storia della musica popolare scatena ovazioni
liberatorie: le inquietanti visioni profetiche di "All along the watchtower"
acquistano una struggente solennità nel coro dei ventimila spettatori del
Madison Square Garden, mentre "Tangled up in blue", lasciata miracolosamente
identica all' originale, provoca le lacrime di una platea che vive le
emozioni del titolo, e si accorge di essere «aggrovigliata nella
malinconia». Pallido, arruffato, e con un improbabile completo rosa, Dylan
ha sentito a sua volta l' emozione della città ferita, e dopo un attacco
country con un classico degli anni Venti come "Wait for the light to shine"
si è rivolto direttamente agli spettatori per ricordare le sue prime
esibizioni newyorkesi nei locali del Greenwich Village. Il pubblico si alza
in piedi quando dichiara «sapete cosa significhi per me la vostra città» e
tributa un trionfo al recentissimo "Things have changed", nel quale
rielabora "Things they are achanging", il suo classico composto nell' età
dell' innocenza, affermando questa volta con disincanto: «I used to care,
but things have changed» (un tempo mi stava a cuore tutto, ma le cose sono
cambiate). Le canzoni dello splendido quarantatreesimo album di Dylan
occupano gran parte di un concerto osannato dalla stampa in ogni tappa
americana, ma le emozioni maggiori arrivano con i classici, traditi a
distanza di decenni con l' intento di preservarne l' essenza: "It ain' t me
babe" è un inno rabbioso a tutti coloro che soffrono gli spasmi di un amore
rifiutato, mentre "Hard rain" alterna il fragore dell' apocalisse atomica
con la tenerezza silenziosa di un uomo preoccupato per il futuro del proprio
figlio. La voce è più roca del solito, ma il tono è autorevole, quasi di
sfida: solo Dylan riesce a rendere affascinante lo scempio compiuto sui
propri versi («she breaks jussslikealilgirlll» nella meravigliosa "Just like
a woman") e soltanto lui riesce a scatenare una standing ovation per il solo
fatto di imbracciare l' armonica. E' un concerto lungo, appassionato, che
trova il momento di massima emozione in una scatenata "Like a rolling
stone", ma risente in ogni passaggio del clima incerto di questi giorni:
"Blowin' in the wind" viene cantata in coro da tutta la platea, mentre "Don'
t think twice it' s alright" riporta il pubblico ad una dimensione intima,
in cui il disagio sentimentale sembra prevalere su ogni possibile evento
universale. Dopo tre ore di esibizione, Dylan decide di eliminare dai bis la
splendida, ma inevitabilmente malinconica "Knockin' on heaven' s door", e di
chiudere con la più spirituale e ottimista delle sua canzoni: "Forever
young".
ANTONIO MONDA
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ORGANO SUONATO DA LENNON VENDUTO A 150MILA DOLLARI
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La voce di Springsteen è il romanzo americano
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Il Ministro Bersani usa le parole di Bob Dylan
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I GRUPPI MITICI.....
The Hollies Blowin in the Wind
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The Blackstones con Al Diesan e Pino Tocco - Knockin' on
heaven's door
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Mercoledi 26 Novembre 2008
The Bootleg Series vol. 8 : rare and Unreleased 1989 -
2006
di Blue Bottazzi
Quest'uomo è in tour da 20 anni: non a caso lo ha chiamato
il Never Ending Tour. Vestito da cowboy, con la sua banda di fuorilegge,
porta in giro il proprio songbook per città e provincie, cantando da un
angolo del palco, spesso senza voce, canzoni reinventate e rearrangiate,
spesso irriconoscibili ad un pubblico che credeva di portare la famiglia ad
un karaoke di vecchi successi e si trova a invece confrontarsi con una
musica da capire, proprio come accadeva quarant'anni fa al Newport Folk
Festival (quando zio Bob si presentò con la formazione elettrica della Paul
Butterfly Blues Band).
Questo è anche il ragazzo che, assieme e di concerto ai quattro di
Liverpool, ha definito il Rock così come lo conosciamo oggi, trasformandolo
da canzonette per una nuova generazione ad una forma adulta di Arte. Questo
è il ragazzo i cui nove album degli anni sessanta (comprendo i Basement
Tapes e lascio fuori il disco d'esordio) hanno costituito il songbook della
nostra musica.
Il Never Ending Tour, nato per caso e senza progetto particolare, va avanti
dallo stesso lasso di tempo coperto da questa raccolta di inediti e di brani
orfani di disco, che senza essere (necessariamente) dal vivo ne
rappresentano molto bene l'esperienza. Ed è un'ottima cosa perché lo stesso
periodo non è stato rappresentato in modo adeguato dalla discografia
ufficiale, con qualche splendida eccezione come Oh Mercy del 1989 e Modern
Times del 2006. In questi anni quello che ha nutrito la nostra voglia di
Dylan, oltre ai concerti, sono stati proprio i molti volumi della Bootleg
Series che hanno tirato fuori dalle nebbie della leggenda momenti topici
della sua storia.
In questi venti anni Bob ha mischiato a braccio ed a fantasia canzoni ed
arrangiamenti, gli uni agli altri senza rispetti e pudori, e questa alchimia
è svelata con particolare evidenza in Tell Tale Signs, perché delle due
dozzine di canzoni molte erano già comparse nei suoi dischi, e lo stesso si
può dire per gli arrangiamenti, solo in una miscela differente.
Perché diciamo a questo punto della recensione quello che gli ascoltatori
hanno già scoperto: Tell Tale Signs è bellissimo, uno dei punti alti della
discografia di Dylan degli ultimi vent'anni e avrebbe potuto benissimo
vivere come disco autonomo indipendente dal marchio di bootleg. È bello ma
anche significativo perché mette a fuoco con molta lucidità il suono che
Dylan ha cercato di distillare con il Never Ending Tour, quel mix di poesia,
rithm & blues, folk, musica soul e cowboy alla Clint Eastwood di cui i suoi
fuorilegge vanno alla ricerca.
Anche la scaletta è quella di un disco autonomo: si apre con la voce roca
che canta acustica su una semplice chitarra (Mississippi), un'armonica (Most
Of The Time), un pianoforte (Dignity). Alla fine arriva la band ad
accompagnarlo, con una serie di canzoni dalla tensione crescente, da Someday
Baby ad una Series Of Dream in bianco e nero da Roy Orbison, ad una
straordinaria Tell Ol' Bill. L'esperienza dell'ascolto è resa ancora più
eccezionale dal fatto che versi, canzoni, arie arrivano dal nostro vissuto
come in una esperienza onirica, di canzoni che conosciamo e non conosciamo,
arrangiamenti già sentiti e pure nuovi. Ognuno troverà nella scaletta i
propri brani preferiti, ma il livello è omogeneo e molto alto. Io adoro il
primo disco e mi spiace solo che non si chiuda con la ripresa elettrica di
Mississippi, perché così sarebbe stato completo ed auto-contenuto. La
Mississippi #2 apre invece il secondo disco, che prosegue poi su una linea
un poco differente dal primo, più folk e più old time music, e che come tale
costituisce un'esperienza diversa.
Mi dicono che la Columbia abbia creato un pastrocchio nel distribuire questo
ottavo volume della bootleg series, proponendolo in versione singola, doppia
(quella che sto recensendo) ed infine in edizione deluxe con un terzo CD,
quest'ultimo ad un prezzo vergognosamente sopra i cento dollari. Il mio
personale Tell Tale Signs, quello che ho versato nel iPod, comprende le
prime dodici canzoni e la Mississippi elettrica, ed è al pari dei citati Oh
Mercy e Modern Times.
Lo so, è solo nostalgia, but I like it!
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IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di Giorgio
Ieri avevo un gran mal di testa , mi era andato tutto
storto ed ero
incazzato col mondo , tornato dal lavoro mi sono steso sul letto
chiudendo gli occhi. Sul CD di mia sorella in sottofondo andava
Time out of mind di Bob Dylan. A poco a poco la sua musica
e la sua voce mi hanno rilassato riconcigliandomi col mondo.
“C...o – mi son detto – Bob è sempre il meglio , dovrò scrivere a MF
che sono pro”. Ecco fatto , ciao a tutti ,
Giorgio
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TTS : MISSISSIPPI - La traduzione in italiano
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Il "Cornacchione" a Bergamo di Alessio
Brunialti clicca qui
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Aspettando il nuovo Springsteen
Dopo la mezza delusione di Magic, che comunque conteneva
alcune perle degne del suo miglior songbook, ritorna Bruce Springsteen,
ancora con la E Street band, (orfana del compianto Danny Federici) e
prodotto nuovamente dal celebre Brendan O’ Brien, che, a detta di molti,
deve ancora produrre il “suo” miglior Springsteen.
Bruce Springsteen, inutile negarlo, ormai da quasi vent’anni, vive una
parabola artistica discendente. E’ stato uno dei migliori rocker di tutti i
tempi, se non il migliore. Adesso, vicino al traguardo dei 40 anni di
carriera discografica, prova a ritagliarsi un ruolo differente nel panorama
musicale, ma la sua immagine resterà per sempre legata al miglior esempio di
maistream rock di matrice statunitense… ed è impensabile che possa sfornare
altri capolavori come Born to run, Darkness on the edge of town e The River,
sono cambiati quei tempi, è passata la musica, ed è cambiato soprattutto il
suo autore, Springsteen è maturato assieme alla sua musica, ha inciso
diversi album da cantautore, senza accompagnarsi alla sua E street Band… Ma
non è cambiata la sua passione e la sua capacità di comunicare emozioni
viscerali, Springsteen è il più umano, sincero e talentuoso performer degli
ultimi 30 anni.
Arriva fresca-fresca la notizia che il nuovo disco a cui Bruce Springsteen
stava lavorando è ormai praticamente pronto. Si intitolerà “Working on a
Dream”, la data di uscita è annunciata per il 27 Gennaio (2009) e si conosce
già la track list delle canzoni.Qualcuno teme sia un po’ troppo presto, in
fondo l’ultimo album “Magic” era uscito poco più di un anno fa. Speriamo in
bene. L’entusiasmo è sicuramente tanto, si intuisce dalle parole usate dal
Boss per annunciare questo nuovo lavoro di inediti: Verso la fine della
registrazione di “Magic”, eccitato per il ritorno alla produzione di suoni
pop, ho continuato a scrivere. Quando il mio amico produttore Brendan
O’Brien ha sentito le nuove canzoni, ha detto “vai avanti così!”. Ed è
quello cha abbiamo fatto nel corso dell’anno successivo con la E Street
Band, nelle pause dello scorso tour.
Speriamo che “Working on a Dream” abbia catturato l’energia della band, di
quello che è stato uno dei più emozionanti tour che abbiamo mai fatto. Tutte
le canzoni sono state scritte di getto, di solito utilizzato la prima
versione, e tutti noi abbiamo avuto una grande carica esplosiva dall’inizio
alla fine.
Il disco è stato registrato al Southern Tracks di Atlanta (dove era stato
registrato anche The Rising) con l’aggiunta di incisioni avvenute a New
York, Los Angeles e nel New Jersey. La produzione è ancora una volta opera
di Brendan O’Brien
Bruce Springsteen “Working on a Dream” - tracklist -
01. Outlaw Pete
02. My Lucky Day
03. Working On a Dream
04. Queen of the Supermarket
05. What Love Can Do
06. This Life
07. Good Eye
08. Tomorrow Never Knows
09. Life Itself
10. Kingdom of Days
11. Surprise, Surprise
12. The Last Carnival ( Shooting Star )
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"Forever young" per Mike Bongiorno
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Video : Al Diesan & Pino Tocco - Blowin' in the wind -
live in Feldkirch
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Martedi 25 Novembre 2008
Set list: New York, N.Y. -
The United Palace - November 21, 2008
1. Gotta Serve Somebody (Bob on harp center stage - no
keyboard, Stu and Denny on stage for all songs)
2. The Times They Are A-Changin' (Bob on harp)
3. The Levee's Gonna Break (Donnie on electric mandolin)
4. Tomorrow Is A Long Time (Bob on guitar)
5. Things Have Changed (Donnie on violin)
6. Desolation Row (Donnie on electric mandolin)
7. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding) (Donnie on banjo)
8. Beyond The Horizon
9. 'Til I Fell In Love With You (Bob on harp)
10. Make You Feel My Love
11. Honest With Me
12. Spirit On The Water
13. Highway 61 Revisited
14. Ain't Talkin' (Donnie on viola)
15. Thunder On The Mountain
(encore)
16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower
18. Blowin' In The Wind (Bob on guitar, Donnie on violin)
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Reviews: New York, New
York - The United Palace - November 21 2008
by Kevin Ouellette
Sono di ritorno dal concerto. Sono più che eccitato. Bob è uscito al centro
del palco ed ha cominciato il concerto con un bang , “Gotta serve somebody”.
Era al centro con l’armonica e , gente , cosa non è uscitò dall’armonica
stasera. Non ho mai sentito la sua armonica suonare così bene.
Era il momento giusto per passare alla seconda canzone. Il suo frasegio
all’organo era davvero buono stasera , ha aggiunto tanto a molte canzoni.
La prima vera sorpresa della serata è stata quando è venuto al centro del
palco , ha preso la chitarra elettrica hollow-body ed ha cominciato
“Tomorrow is a long time”. Avrei voluto che la sua voce fosse stata migliore
in questo pezzo. Ha davvero grugnito per la maggior parte della
canzone.Credo che , essendo stato testimone di questa canzone al concerto
all’Orpheus di Boston nel 2005 , la sua prestazione di allora era stata
migliore. Ancora buono da vedere e sentire il modo di suonare la chitarra.
“Things have changed” è stato un buon numero. Non l’avevo mai sentito dal
vivo
da un bel pò di tempo , e con l’oscar di fianco a Bob è stato bello da
ascoltare.
“Desolation row” è stata cantata davvero bene fino alla terza strofa dove
Bob ha cominciato il fraseggio staccato che ha usato anche in altre canzoni.
Mi è se sembrato che realmente abbia ucciso la strofa. Al di là di questo è
stato un arrangiamento davvero grazioso.
Sono stato contento di sentire “Till i fell in love with you". Sono da molto
tempo un grande fan di Time out of mind e Bob è venuto ancora al centro del
palco con l’armonica in mano . E’ stato un numero veramente noioso e sporco di
blues con Bob in un interminabile assolo di armonica.
“Make you feel my love” è una delle mie canzoni preferite di Dylan , anche
se la sua voce è stata ancora molto grezza anche in questo pezzo. Speravo che
gli desse un pò di più di attenzione , sempre una festa per me ascoltarla.
“Spirit on the water” è stata il miglior vocal della serata , assieme ad
“Ain’t talkin’”. Bob è molto più facile da capire nelle canzoni soft.
Bob ed i ragazzi sono ritornati sul palco per i bis. Bob è saltato fuori da
dietro il sipario e si è messo alla tastiera per “Like a rolling stone” e
"All along the watchtower", il
mio amico ha detto che è stata una delle parti migliori del concerto. Poi Bob è
uscito ed ha preso la chitarra per “Blowin’ in the wind”. Ha suonato
eccezzionalmente bene in questa canzone. Ha fatto verso la fine un fluente
assolo che ha stecchito tutti. Poi la band ha preso i suoi strumenti ed è
uscita dallla parte destra del palco.
Pochi altri pensiori ed osservazioni , Stu ha fatto tanti assoli stasera.
Apparentemente sembra non essere più nella merda con Bob e gli è stato
permesso più che la chitarra ritmica , attualmente sta suonando bene , anche
stasera.
Per quello che riguarda la band era vestita di nero mentre Bob portava un
vestito nero con le bande bianche ai pantaloni , aveva una maglietta blu ed
un cappello bianco con la fascia blu.
Bob era molto energico stasera , più delle altre volte che l’avevo visto
negli anni scorsi. Si potrebbe dire che si stia divertendo ancora dopo tutto
questi anni.
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by Scott Kareff
La logistica dello show è stata bella stasera…. Ho preso la N per la 42° e
poi la 1 per la 168° e Broadway , il tutto in circa 24 minuti.
Grande visione dai posti , grande performance di Bob. Un sacco di energia si
è aggiunta allo show al momento dell’annuncio del cantante girovago che
veniva dall’ Ontario.I biglietti erano disponibili su bobdylan.com.
Era vestito standard come in tutto il Never ending tour. Completo nero ,
banda ai pantaloni ed un cappello western , armonica al collo e la suonava.
E’ stato un paio di volte sotto i riflettori a pochi passi da noi , ha
suonato un pò la chitarra (yeah!).
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by Chris
E’ stata la sesta volta che ho visto Bob Dylan , uno show buonissimo. Per
Krissy era la prima volta e gli è piaciuto un casino. Il luogo era vicino a
casa nostra , veramente bel teatro in Washington Heights , costruito nel
1930.
Dylan ha aperto con “Gotta serve somebody” , una delle mie preferite , ed è
stato grande. Per me gli altri highlights sono stati “Desolation Row” che mi
ha fatto scendere le lacrime dagli occhi ( non avevo mai pianto da quando
ero nato , fortunatamente per me , sono come Chuck Norris in questo senso).
“Tomorrow is a long time” , “It’s alright ma” , “Things have changed” e “All
along the watchtower”.
Dal più recente album , “Beyond the horizon” e “Spirit on the water” suonati
veramente bene.
A volte avrei preferito un suono più acustico , e gli show che ha tenuto
durante i tour per Time out of mind e Love and Theft erano più ricchi di
cose più delicate di questo - banjos , canzoni soft , etc. Questa band usava
una viola , mandolinio e contrabbasso a volte , cosa che era bella , ma io
penso che questi strumenti siano stati sottoutilizzati . Penso che loro gli
abbiano fatto perdere Larry Campbell che allora teneva assieme molto bene
tutte le cose della band.
C’era una coppia davvero noiosa dietro di noi che hanno parlato tutto il
tempo dello show , sono andati in bagno 10 volte , mi sono arrabbiato con
loro dopo l’ottava volta , loro mi guardavano spaventati e mi hanno chiesto
scusa , che scamii. Tu vai ad uno show e paghi 60 dollari al biglietto e ti
comporti come un idiota , se leggete queste righe tuffatevi nella merda ,
non vi ho trovato divertenti e tutti nella nostra fila vi odiavano e hanno
detto quanto erano felici che ve ne siete andati durante Highway 61. Io ero nella balconata Fila G , sedie 102 – 104 , in caso siate insicuri di
essere gli asini dei quali sto parlando.
Il comportamente generale è stato OK , ma devo dire che sono stato sorpreso
di quanti idioti sono arrivati in ritardo , sono usciti prima e generalmente
hanno dato tanto fastidio durante lo spettacolo.
Per questo prezzo , voglio vedere e sentire ogni secondo dello show , e l’ho
fatto. Dylan era grande , anche se penso sia stato dietro la tastiera troppo
tempo. Avrei gustato di più se avesse suonato più a lungo la chitarra e
l’armonica.
La sua band , quando l’ho vista fra il 1997 ed il 2002 , era probabilmente
la migliore , ma anche questa è stata una solida performance. La sua voce
andava bene ed è stato bello sentire i nuovi arrangiamenti delle canzoni più
conosciute.
Ho letto tante recensioni nei giorni scorsi dove vecchi hippies e nuovi
venuti , parlando di Dylan , dicevano che non avevano capito le parole delle
canzoni e che i recenti concerti erano fastidiosi , non avevano il suono del
1964 , per questo erano adirati.
Il mio punto di vista su questa gente è che ci vogliono 5 secondi per fare
qualche ricerca , ascoltare qualcosa di quello che ha fatto quest’uomo negli
ultimi 10 anni o anche ascoltare una delle facilmente disponibili
registrazioni dal vivo.
Se non vi piace il modo in cui suona , risparmiate il vostro denaro.
Imparate come si scrive una recensione. Dire che non vi piace come suona è
come dire che il vostro scrittore favorito è diventato vecchio. Perchè non è
stato rinfacciato a Kurt Vonnegut di non aver scritto come nel 1960 quando è
uscito con “Timarque” nel 1977 ? Perchè B.B. King non suona più nello stesso
modo con il quale registrò quell’ album nella prigione di San Quentin nel 1968
?
Come potrebbero i WHO suonare come quando suonavano Tommy ? Perchè Caucher
suona in modo così strano ? Mi piacerebbe poter capire le parole ! Anche se
non capisco cosa voglia dire.
Leggete la parole delle canzoni. Sono poemi. Sono alcuni fra i migliori
poemi scritti nella nostra lingua negli ultimi 50 anni. Se non vi piace
come suona , bene , ma non venite a dire a noi che lui non è così buono
perchè sembrereste dei veri e propri disinformati.
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Le foto del concerto di New York
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Bob Dylan Revisited: tredici canzoni trasformate in
fumetti
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Online il nuovo Blog di Dario Twist of Fate
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Ecco chi era davvero Eleanor Rigby
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I MITICI.....
Alvin Lee & Leslie West - Whole Lotta Shakin Goin On
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a |
Lunedi 24 Novembre 2008
Talking Bob Dylan Blues - Parte 433
- clicca qui
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Reviews: Oneonta,
New York - SUNY College Alumni Field House - November 18 2008
by Monica Martinangelo
Mr. Bojanles? No, Mr. Dylan ha suonato ad Oneonta.
"I knew a man Bojangles and he'd dance for you
In worn out shoes with silver hair, a ragged shirt, and baggy pants
The old soft shoe he jumped so high, jumped so high
Then he lightly touched down"
Dylan ed I ragazzi sono venuti nella parte bassa dello stato di New York per
il 99° concerto del tour 2008.
Oneonta è una piccola cittadina a nors-est di Binghampton ed a sud-est di
Syracuse , New York , e molto a sud di Montreal. Città natale di Jerry Jeff
Walker , cantante country molto famoso per aver scritto “Mr.Bojangles".
Lo show ha avuto luogo nel Ginnasio del SUNY Oneonta College , biglietti
venduti in poco tempo e per un volta il nostro Karma ci ha portati al centro
della fila.
Eravamo ancora gasati per la straordinaria prestazione di sabato a Kingston
e speranzosi che anche questo show non ci avrebbe deluso.
É cominciato con una rumorosa e violenta “Wiched messenger” tra i sorrisi
della folla. Non cresce il muschio sulla freschezza di “Ain’t me babe”, ”The
leeve’s gonna break”, ”My back pages”, “High water”, “Stuck inside of
Mobile”, le dita snoccavano ed i piedi battevano. Si ballava e si oscillava
con Dylan ed i ragazzi e con le loro serenate , con “Ballad of a thin man” ,
“Honest with me”, “Workingman's blues” ( mentre l’indice Dow Jones affonda
), ”Tweedle dee & tweedle dum”.
Le solite canzoni nella set list , “Highway 61“, “Nettie Moore” (può uno
essere più triste?) e “Thunder on the mountain” : niente di nuovo questa
sera.
Bob ed i ragazzi hanno imbrigliato la serata con i bis. “Like a rolling
stone” è stata suonata come primo bis , seguita da “All along the
watchtower” , e come ultima song (a detta di molti l’highlight della
serata), Bob ha preso l’armonica e la chitarra elettrica , e dopo aver
girato un pò le manopole del tono e del volume , ha trovato un suono dolce
per “Blowin’ in the wind”. Molto bella.
Vestito di nero con bande giallo satinato sui pantaloni , stivali a punta e
solito cappello in testa , ha offerto una esecuzione dal suo vasto
repertorio, che causava qualche pausa per poi girare le orecchie per
ascoltare i vecchi accordi familiari che facevano sbocciare i sorrisi e ci
si accorgeva che queste versioni erano molto di più di quelle degli anni
60’.
Tra l’altro questo è il motivo per cui siamo venuti a questo 99° show ,
apprezzando il talento di questo musicista sempre in evoluzione e della sua
cow boy band.
Sembra che Dylan e la sua band abbiano trovato il modo di suonare sera dopo
sera,
anno dopo anno , rielaborando le canzoni preferite dai fans.
Uno può solo immaginare che noia sarebbe stata se queste canzoni fossero
eseguite nello stesso modo , sera dopo sera, come erano state registrate su
vinile nel lontano passato. Finiti i tempi quando stava al centro del palco
con la chitarra acustica , magari cantando Mr.Bojangles , ma , queste erano
cose per la vostra collezzione.
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by Howard Weiner - www.visionsofdylan.blogspot.com
MORE RICE AND BEANS
E’ stato un glorioso viaggio verso Oneonta. Ho passato le due ore di bus per
arrivare da Kingston parlando di Tell Tale Signs.
Dopo aver verificato il funzionamento di una squallida Super 8 , ho fatto
l’ultima parte del viaggio con i miei vecchi amici King e Blaze che erano
venuti con me. Bastoni , cervi , una montagna e novanta miglia ci separavano
da Oneonta.
E’ atata una fresca vigilia autunnale. Abbiamo ascoltato Tell Tale Signs per
tutto il viaggio. “Some of us turn off the lights and we lay off/ In the
moonlight shooting by/ Some of us scare are selves to death in the dark/
To be where the angels fly/ Pretty maids all in a row lined up/ Outside my
cabin door/ I never wanted any of them wanting me/ Except the girl from
the Red River Shore.”
La sala dell’Alumni Field House è pittoresca e davvero piccola , l' unica
concessione consisteva in una bottiglia d’acqua per 1 dollaro.
Hanno preso i nostri biglietti e li hanno messi in un sacco giallo senza
restituirci la matrice e ce li hanno ridati alla fine dello show. Non ho
capito il senso di questa cosa.
Dylan ha scaldato la voce aprendo con “The wicked messenger”. Ci siamo
alzati in piedi , la musica sembrava un tuono . Sotto le luci Bob era vestito
di nero , con un medaglione argento , le bande gialle sui pantaloni ed il
cappello bianco.
Bob è uscito da dietro la tastiera e si è messo al centro del palco per
“Ain’t me babe”
Tra una strofa e l’altra faceva dei gustosi stacchi di armonica , stile
1966.
La sua postura ed i suoi movimenti sono stati affascinanti per tutta la
serata.
Il basso di Garnier mi ha masacrato le orecchie per tutto “Leeve’s gonna
break”.
Dylan ha cantato con sarcasmo , rivolto ai ragazzi del Collegio “I was so
much older than / I’m younger than that now.”
Il banjo di Donnie suonava grande nel brillante riarrangiamento di “High
water”. Alla fine di ogni strofa , la cow boy band passava dal sporco
suono del blues ad un buon rag-time sound.
L’ululato da lupo di Dylan mi ha risuonato nelle orecchie come un tamburo
quando si è portato al centro del palco per “Stuck inside of Mobile” ,
qualcuno ha gridato “Hey Dylan , mangia un pò di zuppa”. Nuotavamo in un
mare di suoni d’organo quando Dylan ci ha castigato con “Ballad of a thin
man” , il suo modo di suonare l’organo era infettato , in disaccordo con le
battute. Inoltre ci ha propinato uno dei suoi caratteristici e
ripetitivi assoli a due note di armonica , cresce ed invecchia , ma continua
a migliorare . Il bombardamento di Rock & Roll è continuato con “Honest with
me” , “Tweedle dee” e “Highway 61”. Stu ha suonato più assoli di quanto mi
ricordi , si mescolava bene con il tocco jazz di Denny.
Le luci erano basse durante la recita-orazione-cantato-solista di Tweedle –
a volte si muoveva come se stesse bilanciandosi su una tavola da surf ,
sembrava saltato fuori dal ruolo di attore principale di West Side Story.
C’erano un sacco di dita che schioccavano fra il pubblico , Tweedle è stata
potente e meravigliosamente strana.
Il punto più alto dello show sono state le canzoni lente di Modern tomes.
“Workingman's blues” è stata immensa – voce potente e fresca con
l’accompagnamento di un delizioso arrangiamento. Non c’è niente di sbagliato
nel vivere a rice and beans.
Le sue inflessioni vocali in “When the deal goes on “ e “Nettie Moore” hanno
fatto presa sul pubblico. Denny ha aggiunto qualche passaggio creativo come
nei riffs in Green Grant di Wes Montgomery .
Dylan era molto animato durante “Like a rolling stone” , ha urlato nel
microfono diverse volte intanto che rideva in direzione di Donnie.
Dylan ha ulteriormente eccitato la gente suonando una chitarra Gibson
semi-acustica in “Blowin’ in the wind”. La gente è stata gentile , ma non il
tipo di pubblico che ti saresti aspettato ad un concerto di Dylan.
Qualunque sia stat il motivo , Dylan è venuto ad Oneonta , New York , una
vecchia città con uno snodo ferroviario e due colleges , uno stadio per la
minor league dove gli Yankees stanno lavorando per salire nella Major e
nella Hall of Fame calcistica. E’ stata una nuova tappa per lo show di Dylan
nel suo 20° anno , uno dei più innovativi , strano e bello. Partiamo per i
prossimi venti.
www.visionsofdylan.blogspot.com
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by Bonita Wollard
E’ stato uno show eccellente , e lo voglio dire con ENFASI…….
Ho visto Dylan 5 volte dallo scorso ottobre , e questo è stato di graaaaaaan
lunga il più energico , animato ed interessante nelle performances che ha
fatto e che ho visto.
Dall' andare al centro del palco , prendere il microfono imitando Frank
Sinatra per “Tweedle” , cantando come un cantante solista che non suona
strumenti , muovendo il suo corpo in modo interessante.....Britney Spears
avrebbe fatto lo spogliarello in questa situazione per intrattenere la
gente.....Bob era funky , ed inoltre anche divertente.......
Da non trascurare la assolutamente sorprendente ed interessante nuova
versione di “Ain’t me babe” , della quale posso solo dire - un perfetto blues
nella sua incarnazione -, con probabilmente il miglior suono di armonica che
ho mai sentito da Bob in persona.
Per approfondire le cose riguardanti l’armonica , non so se sia per il fatto
della nuova collaborazione con la Hohner che vuole vendere più strumenti , ma ,
WOW , è come se Dylan avesse preso un calcio nel culo , e sta suonando questo
piccolo strumento con la maggior passione che potevo immaginare alla sua
età....sono stata sinceramente presa da tutte le volte che la suonava , veniva al centro del palco suonandola finchè le
ruote prendevano velocità....una grande cosa da vedere e sentire , sembrava
più animato del solito..
Agitava le mani , alzava le ginocchia , e sorrideva .....verso la fine
dell’ultima canzone si stava ancora divertendo , venendo al microfono al
centro del palco , e verso la metà della canzone ha fatto finta di suonare la
chitarra per vedere la risposta del pubblico.....così si è guardato in giro
, ha preso la chitarra ed ha cominciato “Blowin’ in the wind” , lasciando
tutti di sasso----questa è stata il tipo di serata. Bob che si muoveva in
giro , dando alla gente quello che sapeva che loro si aspettavano da
lui....una botta di vita "Bob Dylan".
Questa non è stata la miglior set list , ma vi assicuro , qualunque cosa sia
stata , il posto ha dato un vigore nuovo a Bob , che è stato disponibile a
suonare per accontentare la gente , ovviamente nel suo personale modo.....Ai
miei occhi Bob è sembrato veramente felice di essere stato qui stasera...e
questo è il tipo di Dylan-show che volevo vedere. E’ stato il più vicino
possibile alla gente , era sulla ferrovia :o)
Non ne posso più per vedere lo show di NYC venerdi sera , incrociamo le
dita!.
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SCRIVEVANO......
I'M NOT THERE - IO NON SONO QUI
di T. Haynes
Per descrivere Bob Dylan non basterebbero mesi, figurarsi un film di poco
più di due ore.
Martin Scorsese per l’eccellente No Direction Home ha riorganizzato
materiale d’archivio e interviste realizzate per l’occasione in una durata
quasi doppia e solo per arrivare dagli esordi al fatidico 1966.
Io non sono qui di Todd Haynes è la sintesi estrema di un personaggio
divenuto mito non realizzata sommando semplicemente eventi, fatti e
dichiarazioni, ma attraverso la composizione di un ritratto interiore a metà
strada tra autobiografia e sentimenti personali.
La complessità di Dylan si divide così in sei ruoli differenti intrecciati
l’uno all’altro dalle parole e (soprattutto) dalle attitudini del
menestrello di Duluth.
Dylan era un ragazzino nero (M.C. Franklin) , scappato di casa e fanatico di
Woody Guthrie. Dylan/Rimbaud (B. Whishaw) poeta accusato di comunismo e di
poesia. Dylan/Rollins (C. Bale) simbolo della protesta prima, pastore di
anime poi. Dylan/Queen (K. Blanchett) nel 1966 a Londra, con il mondo scosso
dalla sua elettricità. Dylan e un ruolo da interpretare (H. Ledger), due
figlie e una moglie francese (C. Gainsbourg). Dylan/Billy the Kid (R. Gere)
su un treno in corsa ed il west che sta scomparendo.
I piani s’intrecciano senza soluzione di continuità: gli echi di guerra di
una vallata divengono le esplosioni riportate dalle tv americane in Vietnam
mentre Rimbaud incorniciato dal bianco seguita a rispondere ad un
interrogatorio già scritto.
Haynes mischia le carte, sospendendo spesso il racconto in una realtà
parallela che ne mostra sviluppi e influenze pronte a ripercuotersi su
ognuno dei sei Dylan rappresentati.
Il gioco dei multipli avrebbe potuto continuare all’infinito, anche se
quello più convincente è senza dubbio interpretato da Kate Blanchett:
magrissimo e in preda a droghe sintetiche, il Bob del tour inglese
ossessionato dalla propria indifferenza e dai rumorosi e contestati set
notturni è riportato con fedeltà e istinto messianico.
La Blanchett si piega alle esigenze del racconto, gioca a doppia velocità
con i Beatles in un’intuizione cinematografica riuscitissima prima
d’abbondonarsi in un bosco alla ricerca di una simil Segdwick.
Il collasso come termine ultimo, dopo tre giorni senza sonno e la
consapevolezza che Ballad of a thin man aveva centrato il segno.
Il cambiamento si sarebbe verificato in modo rovinoso di lì a poco, prima di
essere accantonato e mai più ripreso (per lo meno con la stessa forza e
convinzione).
Mentre l’estate del 1968 bruciava l’America, Dylan era già oltre.
Oltre Ginsberg, il folk, il rock.
Oltre i Beatles, oltre Warhol, oltre sé stesso.
Non importava più. Deportato dal sistema che tanto odiava, sarebbe scappato
come Billy the Kid dando a tutti l’occasione di crederlo morto. Senza
convinzioni, abbandonato allo scorrere del tempo proprio come durante la
composizione di Tarantola, schiavo di una solitudine infernale.
Todd Haynes lo fotografa tra bianco e nero e colore, spazi incontrastati e
taxi in corsa. Ne coglie superficialmente vizi e virtù per poi condannarli
ad essere insieme di fronte a quello che resta della figura di Dylan.
Sei multipli forse non sono sufficienti, ma dettano la via, un accesso
preferenziale all’universo di Dylan, talmente complesso che per renderlo
senza tradirlo necessita di una molteplicità d’ambientazioni sorrette da
interviste in stile documentario per aumentarne la veridicità (con Julianne
Moore a ricreare Joan Baez).
Haynes non perde mai o quasi il controllo su una sceneggiatura vorticosa,
sui suoi interpreti, sull’immenso mare d’informazioni da cui trae
ispirazione. Lo fa a discapito dell’emozione che si sviluppa soprattutto
grazie alle musica e alle parole di Dylan più che per merito delle immagini
della pellicola.
Io non sono qui è come avere ieri, oggi e domani tutti nella stessa stanza,
non puoi sapere cosa accadrà anche se è già accaduto. Gli sguardi si volgono
al palcoscenico, a Dylan e a un’armonica suonata a perdifiato. Tutto il
resto scompare, tranne la sua musica.
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MITCH MITCHELL : Il ricordo di Ellade Bandini e
Walter Calloni
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Christie’s mette all’asta il basso di Cobain e l’organo
di Lennon
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Biografie shock : Quel nevrotico sessuomane di John
Lennon
Sparare al mito è uno sport praticatissimo dai vari
biografi di grandi personaggi dello spettacolo. Su John Lennon, geniale e
controversa icona del pop, sono stati scritti numerosi libri, spesso tesi a
rivelare i lato oscuri del più ribelle e anticonformista fra i Beatles.
Stavolta però a fare la differenza sono le numerose dichiarazioni rese e
confermate dai familiari più stretti di Lennon, a cominciare da Yoko Ono, e
contenute nel libro John Lennon: The Life, appena pubblicato da Philip
Norman.
Nevrotico e malato di sesso - In particolare Norman insiste sull'ossessione
per il sesso di Lennon. Uomo infedele (nel libro è narrato l'episodio in cui
la moglie Cynthia lo scopre per caso mentre è a letto con Yoko Ono, e lui si
limità a rispondere "Oh, ciao") e amante nevrotico. Con la pretesa di fare
sesso a comando con le sue partner. Il giornalista-scrittore, che ha
lavorato a questa nuova biografia di Lennon per cinque anni, racconta di
quella volta in cui John e Yoko erano a cena da un amico. Al'improvviso l'ex
Beatles indicò la sua compagna giapponese e disse: "Tu non stai bene",
pretendendo poi di essere accompagnato in un appartamento dove un grosso
divano si trasformò nel teatro ideale per saziare gli appetiti sessuali.
Tradimenti e passione per la madre - Nel libro John Lennon: The Life è anche
contenuto l'episodio del rapporto sessuale imposto ad una donna che
intrigava Lennon durante una festa esclusiva a New York. Lei si rifiutava di
concederglisi, fino a quando l'autore di Imagine e Woman la prese con la
forza, la trascinò in una stanza e si lasciò andare ad un amplesso talmente
rumoroso da costringere il padrone di casa a mettere un disco di Bob Dylan e
suonarlo a tutto volume per coprire i gemiti animaleschi dei due. Yoko Ono
era presente, è lei a raccontare la scena al biografo. Ossessionato dalla
gelosia, Lennon aveva imposto alla Ono di scrivere su un foglio tutti i suoi
amanti, per poi poterli insultare anche mentre facevano l'amore. "Quando
andava in bagno in luoghi pubblici" svela Yoko nel libro, "ero obbligata ad
accompagnarlo, temeva che qualsiasi momento fosse buono per me per andare
con altri uomini". Sempre secondo l'artista giapponese, per anni fedele
compagna di Lennon, il musicista era talmente ossessionato dal sesso da
sognare di farlo anche con la madre Julia, amata e detestata, morta quando
lui aveva appena 17 anni.
Crudeltà con i figli - In John Lennon: The Life Philip Norman scrive anche
del rapporto tutt'altro che sereno tra Lennon e i figli. In particolare
Julian, avuto dalla moglie Cynthia, racconta di come per mesi non riuscisse
a sapere niente del padre, salvo poi ritrovarselo di fronte all'improvviso,
sempre molto sbrigativo e insofferente. Verità o abile mistificazione, si
chiederanno schiere di fan di Lennon. A rispondere è stata la stessa Yoko
Ono, secondo la quale lo scrittore Norman ha riportato fatti realmente
accaduti, ma rendendoli con un tono eccessivamente incattivito.
(fonte: musica.tiscali.it)
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Video : Mick Taylor & Bob Dylan - Highway 61
clicca
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I GRUPPI MITICI......
The Kinks - Sunny Afternoon
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Domenica 23 Novembre 2008
CARLOS SANTANA
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Sabato 22 Novembre 2008
IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di Alessandra
Carissimi amici della Fattoria ,
ogni tanto tento inutilmente di mettermi nei panni di Dylan , lo faccio per
cercare di interpretare al meglio il suo comportamento.
Che sia un genio è fuori discussione , un’icona vivente altrettanto , allora
? Che rimane ? Il Cantante ? Quale ? Oggi Bob borbotta e raramente si riesce
a capire cosa sta dicendo e quello che sta cantando . Lo scrittore di
canzoni ? Intanto lui e la sua casa discografica ci hanno propinato un
polpettone (bello) ma rancido e datato ad un prezzo da strabuzzare gli occhi
. Chi è questo Dylan che stanno cercando di venderci , un film di 20 anni fa
? Giusto ? Non lo so , ho dei grossi dubbi , che mi passeranno quando e se ,
uscirà il prossimo album del nostro. Lui è introverso , poco comunicativo (
lo è solo attraverso le canzoni ) , questo è il suo carattere......mamma che
brutto carattere!!!!! Lo show ? La sua band ? Conosco e seguo Dyaln da anni
, e giuro che ho sentito di meglio , MOLTO MEGLIO........I critici si sono
ormai da tempo chiaramente espressi su questa triste faccenda , da
crepuscolo degli dei , ma perchè lui , con tutta la sua intelligenza , la
sua lungimiranza , si presta a questo gioco al massacro ? Era una cosa
scritta nel libro delle profezie ? Dylan mi piace tanto , mi emoziona tanto
, mi delude tanto. Scusate questo sfogo forse troppo infantile , o forse di
una che non è all’altezza , ma Dylan così è inguardabile e inascoltabile,
mortalmente noioso e irritante. Sto parlando del Dylan attuale, non di
quello di TTS . Contro a malincuore , contro con dolore , contro col
ragionamento , contro con gli occhi e contro con le orecchie , solo la mia
mente resta a favore , in omaggio al grande Bob del bel tempo che fu, e
forse , lo spero con tutto il cuore , quando avrà trovato il coraggio di
chiudere questa parentesi che dura da troppo tempo ormai e troverà ancora
una volta lo spirito di aprirne un’altra.
Alessandra
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Reviews: Montreal, Quebec
- Centre Bell - November 18 2008
by Peter Dare
Cinquant’annni fa (parlando di Bob , vuol dire gli anni 19 & 58) , le
monache del St. Theresa mi fecero diventare un membro della “McNamara Band"
( grande refrain d’entrata : “Il mio nome è McNamara , Sono il leader della
Band....”. Le uniformi della band erano nere con strisce rosse sui pantaloni
, esattamente come Dylan era vestito l’altra sera al Bell Center di
Montreal.
Ho considerato il tutto un presagio che potesse suonare Mr.Tambourine (il
tamburino era il mio strumento nella McNamara Band), ma....nessuna fortuna ,
nel complesso un ottimo spettacolo , con Bob al prolungamento del precedente
show di Kingston , come ha notato il bobcat Marcel – Ha iniziato molto bene
poi a cominciato a rotolare giù per la china – beh magari non male ,
evitando alcune buche....Se dovessi paragonare i due show , darei a Kingston
un “C” ed a Montreal un “B+” ( tenete a mente che, Bob potrebbe anche
leggere gracchiando la rubrica del telefono che gli darei lo stesso “A+”)
Il duo “Lay Lady Lay” e “Just like a woman” sono state migliori in Montreal.
Ho sentito “John Brown” e “This wheel’s on fire” per la prima volta in
concerto – entrambe davvero eccellenti. Ho riso durante “Ain’t talkn’”
quando la persona accanto a me ha detto ai due davanti di smettere il loro
chiacciericcio per sentire meglio l’immacolata enunciazione di Bob.
Continua così Bob , molto apprezzato , e se vorrai una volta aprire il tuo
Theme Time Radio con la sigla della McNamara Band.....verrò di corsa...!
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by Daniel Guaiani
Secondo I miei calcoli , con l’aiuto di Olaf Bjournier e della sua vasta
cronaca , questo era il 405° show di questa band.Tony Garnier è il numero 1
come anzianità con 2026 concerti al suo attivo, George Receli 705 , Stu
Kimball 483 e Danny Freeman e Donnie Herron 405.
Questa è il 2104° concerto da quando questo tour , chiamato Never Ending
Tour è cominciato.
Era il mio 12° concerto di Bob , ed il terzo che lui teneva qui a Montreal
negli ultimi tre anni.
Bentornato Bob , spero che ti godrai il tuo day-off visitando questa città
eccitante.
Ed ora lo show : Devo dire che è stato nella media , con alcune canzoni che
hanno giustificato il prezzo del biglietto.
Gli Highlights sono stati : sorprendentemente “Lat Lady
Lay”, “Lonesome day blues”, ”Spirit on the water”, "Tweedle dee”, ”This
whell’s on fire” e “Ain’t talkin’”.
Le canzoni nella media : “The Leeve’s gonna break”,
”Highway 61”, ”Masters of war”, e “Like a rolling stone” con tutto il
pubblico in piedi.
Le canzoni terribili : davvero terribili , e con questo
intendo dire che dovrebbero essere ritirate se Bob a la sua band non
riescono a trovare una versione altrenativa , “Cat’s in the well”, ”Just
like a woman”, “Summer days” ( mi piaceva questa canzone dal vivo quando
Larry Campbell e Charlie Saxton erano nella band dal 1999 al 2002 , gente ,
quanto mi manca quella band!), “Thunder on the mountain” che suonava come la
versione di un gruppo di amatori che la stavano provando assieme in garage
per la sedonda volta ! , “All along the watchtower” dovrebbe essere
abbandonata definitivamente.
Il locale giornale di lingua inglese riportava la presenza
di 6.400 spettatori , mentre il corrispondente il lingua francese , “La
Presse” , 6.604.
Questa recensione può essere letta ai seguenti link :
The Montreal Gazette review, English:
http://www.canada.com/montrealgazette/news/arts/story.html?id=aaa09315-7c
0c-4654-96f5-df9c4bc3b95c
La Presse review, French:
http://www.cyberpresse.ca/arts/spectacles/musique/200811/19/01-802110-bob-
dylan-au-centre-bell-le-monument-garde-la-forme.php
Le Devoir review, French:
http://www.ledevoir.com/2008/11/19/217117.html
Ora , io non capisco la gente seduta ai concerti rock , lo
show è stato suonato al Bell Center , si , è un’arena , non una libreria.
Bene , sedetevi pure se volete , ma per favore non importunate la gente in
piedi!
Se non vi piace stare in piedi avete tre opzioni :
1) Sedetevi e state zitti senza lamentarvi di quello che succede.
2) Non comperate I biglietti per le poltrone.
3) State a casa ed ascoltate un CD , vi suggerisco un live , o un bootleg
dal vivo , o meglio ancora guardatevi un DVD ! In questo modo non sarete
limitati per stare seduti , potrete anche sdraiarvi sul divano ,
inginocchiarvi , oppure portare la TV in bagno e guardarla mentre state
seduti sulla tazza.
Note : se Bob o qualcuno del suo entourage dovessero leggere queste parole ,
dovrebbero prendere in seria considerazione lo stupido divieto imposto alla
gente di fare foto allo show. Posso capire di non volere la presenza dei
media , ma al pubblico....!
Personalmente non mi interessa scattare foto del concerto , ma molte persone
lo fanno e non c’è modo di fermarli , specialmente in quest’era dei
telefonini che fanno foto e films. Bob ed il suo staff dovrebbero abolire
definitivamente questa sbagliata dittatura di impedire ai suoi fans di fare
fotografie.
Perchè ? Perchè odio essere distratto dalla security o dagli uscieri per
questi motivi , non solo è una scocciatura , ma quella gente in questo modo
non fa il proprio lavoro. Quella gente serve in casi di emergenza , invece
di essere occupati a fare i genitori cattivi che proibiscono ai figli di
fare fotografie.
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Bob Dylan - All Along The Watchtower (SUNY Oneonta
11/19/08)
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Bob Dylan - Montreal - 18 November 2008 - Like a
rolling stone
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Amazon, negozi personalizzati per 100 mila artisti
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La recensione di Riccardo Bertoncelli : Fireman - Paul
McCartney
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Recensione : Chinese Democracy dei Guns n' Roses
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Venerdi 21 Novembre 2008
Set list: Oneonta, New York -
SUNY College Alumni Field House - November 19, 2008
1. The Wicked Messenger
2. It Ain't Me, Babe
3. The Levee's Gonna Break
4. My Back Pages
5. High Water (For Charley Patton)
6. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
7. Ballad Of A Thin Man
8. Honest With Me
9. Workingman's Blues #2
10. Tweedle Dee & Tweedle Dum
11. When The Deal Goes Down
12. Highway 61 Revisited
13. Nettie Moore
14. Thunder On The Mountain
15. Like A Rolling Stone
(encore)
16. All Along The Watchtower
17. Blowin' In The Wind
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Reviews: Kanata, Ontario -
Scotiabank Place - November 16 2008
by Marsh Birchard
Questa è stata una set list che ho subito inviato a mio fratelllo Jamie. Una
performance a comando . Quando mai il pubblico ha avuto la grande fortuna di
ascoltare Vision of Johanna , Every grain of saint , I believe in you ,
Blind Willie McTell , Not dark yet e Nettie Moore nella stessa set list ?
Questa è stata speciale.
Che dire , ho lasciato lo show pensando che il rock è il solo genere che
piaccia ai fans di Bob. La band è incredibilmente ai suoi ordini e le jams
svegliano anche i morti. Bob , particolarmente nello show in questo stadio ,
è stato come un duro muro sonoro che il mixaggio standard non poteva
adeguare ad una notte con una set list come quella di Kanata , riempita così
come è stata di melodie dolci e di sentimento.
Se Bob si è legato a queste qualità del songbook della musica popolare
americana come i suoi album recenti suggeriscono , dovrebbe fare come Willie
Nelson che ha riunito un gruppo di veterani suonatori di country-swing per
suonare “The Songs of Cindy Walker”, ripensare la formazione della sua
rock-band. Qualcosa come la Lincoln Center jazz combo tour ? Con i violini
alla Nelson Riddle .
Eliminare il batterista , direi che è un modo di iniziare. E un chitarrista
invece di tre. Un piccolo gruppo , essenzialmente acustico , e via con lo
swing. Forse un fiato o due.
Con il ritorno all’era dello Street legal bling delle dita , lo stadio non
di dovrebbe più chiamare “Rockin Ruach” (come l’ha chiamato una volta mio
fratello Jamie).
Immobile. Nella furia del momento ho visto la mano del Maestro.
Marsh Birchard
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by Ray Seed
Non so cosa abbiamo fatto per meritare questo , ma spero che gli Dei
continuino a sorridere ad Ottawa. Bob Dylan ha suonato qui tre volte negli
ultimi tre anni e la sola cosa che ho notato è il suo perverso senso di
incoerenza.
L’anno scorso ha suonato qui per 30.00 persone ad un festival all’aperto ,
ed è parso completamente indifferente a tutta la faccenda.
Sabato sera c’era un misero pubblico di 3.500 persone , e Dylan si è
lanciato nella performace della vita.
Immaginate , lui eè atato infuocato tutta la sera e per i pochi veri fans
che erano venuti è stata una cosa bellissima.
Per primo dovrei ascoltare ed apprezzare il suo modo di suonare l’organo
perchè era alto nel mix e sembrava aggiungere una bella trama alla musica.
E’ uscito da dietro l’organo diverse volte , e anche se il suo suonare non
era del tutto regolare , è stato bello vederlo prendere la chitarra per
qualche canzone.
Stava al centro del palco cantando sommessamente (se volete chiamare in
questo modo questa cosa). I suoi interventi di armonica sono stati
eccellenti e benchè non sia un grosso fan di questa band , devo render loro
quanto è loro dovuto.
Loro si sono fusi in una cosa sola ed il loro suono è compatto.
Mi è piaciuto specialmente il groove che hannno creato nelle rielaborata
“It’s alright ma” e il rirmo col quale hanno suonato “Rollin’ & tumnlin’”.
Il canto di Bob era appassionato e chiaro apparso più evidente in “Not Dark
Yet”.
La set list era giusta anche per apprezzare gemme meno note come “Blind
Willie McTell" e “Every grain of sand”. Quano si sentono canzoni di questo
calibro è come confessarsi , e potete capire cosa voleva dire Joan baez
quando disse “ Per coloro che sono interessati , Bob scava nel profondo”.
E’ una nobile professione quella del nostro Bobby. Tutti quelli che sono
usciti nella tetra notte di novembre con un sorriso erano pieni di
gratitudine e di rispetto , quando Bob spara su tutti i cappelli a cilindro
come ha fatto sabato sera , nessuno può avere il minimo dubbio. Lui è
chiaramente il solo che può far questo.
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Tell Tale Signs : Miss the Mississippi - il testo
italiano clicca qui
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U2, il nuovo album reiventerà il rock
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Libri :Robert Santelli - The Bob Dylan scrapbook.
1956-1966. Con CD Audio
“Il destino è quella sensazione che hai quando ti sembra
di sapere qualcosa su di te che nessuno altro sa. La tua immagine mentale di
ciò che vuoi essere si avvera. È una cosa che ti devi tenere stretta, perché
è una sensazione delicata e, se la comunichi, qualcuno la distruggerà.
Meglio tenersi tutto quanto dentro.”
Bob Dylan, 5 dicembre 2004.
Nel XIV secolo, alcuni libri anatomici furono illustrati con la tecnica del
"flap", una aletta di carta che, sollevata, mostrava l'interno del soggetto
disegnato o cosa si nascondeva sotto una superficie. Negli anni trenta
l’editore Blue Ribbon Press inventò la definizione di pop-up (saltar su) per
indicare quei libri che contenevano al loro interno una “sorpresa” o una
parte mobile. Ha preso piede negli ultimi tempi anche il termine
“interactive book”, mutuato dal linguaggio informatico.
Questo scrapbook, album di ritagli (il formato è proprio quello di un album
di foto), è quasi un pop up, una scatola magica per tutti i fan del
cantautore americano. Come recita l’introduzione il libro “copre gli anni
della formazione di Bob Dylan, ovvero il decennio cruciale che va dal 1956
al 1966”. Può essere considerato un gustoso antipasto in attesa di No
direction home, il documentario realizzato da Martin Scorsese sulla prima
parte della carriera dell’artista americano.
Un’operazione editoriale che farà giocare il lettore. Perché non si legge
solamente, o meglio per leggere tutto il contenuto, bisogna spiegare,
tirare, aprire, scoprire, cercare. Tanti ritagli di giornale, foto, pagine
di quaderno con la scrittura originale di Dylan… addirittura le locandine
dei suoi primi spettacoli. Una trentina di memorabilia e fac-simile in
tutto. C’è anche in allegato un cd con le interviste del primo Dylan e molto
materiale presente nel film di Scorsese.
Robert Allen Zimmermann nel 1955 è una matricola quattordicenne che
impazzisce per la musica di Little Richard e il rock’n’roll. A pagina 9 una
riproduzione dell’annuario della scuola superiore di Dylan riporta la sua
ambizione di conoscere il cantante di colore che faceva impazzire la maggior
parte dei ragazzini bianchi.
La sua famiglia appartiene al ceto medio e abita a Hibbing, nel Minnesota,
dove gestiva un negozio di elettrodomestici.
Bob impara a suonare il piano, poi la chitarra e l’armonica. Fonda i suoi
primi gruppi musicali. Suona Eddie Cochran, Buddy Holly, Warren Smith.
Nel 1959 Bob Zimmermann si iscrive all’Università del Minnesota. È qui che
comincia a farsi chiamare Bob Dylan, prendendo in prestito il cognome dal
poeta scozzese Dylan Thomas.
Viene catturato dalla magia della musica folk. Un amico gli presta Bound for
Glory, diario on the road scritto dal cantante folk Woody Guthrie. A pagina
12 troviamo la riproduzione della copertina del libro edito dalla Dolphin,
con dietro una data, aprile 1961 e la firma di Dylan.
Guthrie diventa il suo modello. Si veste come lui. Riesce a conoscerlo.
Assorbe l’accento dell’Oklahoma. In poco tempo diviene un piccolo Woody
Guthrie, proprio quando Woody Guthrie giaceva consumato dall’incurabile
morbo di Huntington.
Il suo nome comincia a circolare nell’East Coast. Bazzica sempre più
Washington Square Park nel cuore del Greenwich Village dove si incontrano
poeti, artisti folk, percussionisti.
Nel 1962 esce il suo primo disco dal titolo Bob Dylan. A pagina 21 la
copertina con alcune righe della canzone Song to Woody scritte dalla mano di
Dylan.
Il disco è un flop commerciale e vende solo cinquemila copie. Dylan non si
scoraggia e comincia a scrivere canzoni impegnate influenzato anche dal
rapporto sentimentale con Suze Rotolo attivista politica dell’area liberal.
Da questi tentativi partorisce Blowin’ in the Wind portata inizialmente al
successo dal trio folk Peter, Paul and Mary (testo autografo a pagina 23).
Nel maggio 1963 le nuove esperienze autoriali di Bob Dylan confluiscono nel
suo secondo album The Freewheelin’ Bob Dylan. La copertina raffigura lui e
Suze a braccetto per una strada del Greenwich Village (copertina a pagina
24, materiale promozionale a pagina 26).
In agosto partecipa alla sua prima manifestazione. Una marcia per i diritti
civili a Washington D.C.. Suona insieme a Joan Baez davanti a duecentomila
persone.
Nel 1964 esce The Times They Are A-Changin’, i Beatles (a pagina 39, un
articolo di giornale racconta dell’ammirazione dei Beatles per Dylan)
scalano le classifiche americane, John Kennedy viene assassinato. Alla fine
dell’anno ritorna in studio per Another Side of Bob Dylan.
Il 1965 è l’anno del cambiamento. Dylan si avvicina alle sonorità
elettriche. Al Newport Folk Festival, il più importante festival di folk,
esegue Like a Roling Stone contenuta in Highway '61 Revisited, attaccando la
spina degli amplificatori. Il pubblico fischia questa sua evoluzione in
forte contrasto con la precedente immagine di folk-singer, erede di musicale
di Woody Guthrie e Pete Seeger. Ma niente fermerà Dylan e il suo cammino
artistico.
Di Francesco Marchetti
http://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/392/8807421127.htm
The Bob Dylan scrapbook. 1956-1966. Con CD Audio di Robert Santelli
Traduzione di Silvia Rota Sperti
64 pag., Euro 48,00 – Feltrinelli Editore
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Video : Bob Dylan - Most Likely You Go Your Way (And
I'll Go Mine) remix
clicca qui
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Paul McCartney Official Youtube , se volete
scrivergli....
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a |
Giovedi 20 Novembre 2008
Set list: Montreal, Quebec -
Centre Bell - November 18, 2008
1. Cat's In The Well
2. Lay, Lady, Lay
3. Lonesome Day Blues
4. Just Like A Woman
5. The Levee's Gonna Break
6. John Brown
7. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
8. Spirit On The Water
9. Tweedle Dee & Tweedle Dum
10. This Wheel's On Fire
11. Highway 61 Revisited
12. Masters Of War
13. Summer Days
14. Ain't Talkin'
15. Thunder On The Mountain
(encore)
16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower
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Reviews: Kingston, Ontario
- K-Rock Centre - November 15, 2008
Bob Dylan rocks fans in Kingston
By MICHAEL ONESI, WHIG-STANDARD STAFF WRITER
Può essere anche uno dei più grandi cantanti folk del mondo , ma Bob Dylan
ha mostrato ai fans di Kingston sabato sera che lui sa come si fa ad essere
rock.
Il 67enne ha stupito le 4.200 persone accorse al K-Rock Center con una
miscela di blues-rock suonando hits classici come Like a rolling stone ,
Highway 61 Revisited , Just like a woman e Lay Lady lay.
Così Dylan ha cominciato lo show ( non c’era nessun’altra opening ) con
Maggie’s Farm , i fans in platea erano ai suoi piedi. A parte questo , le
loro chiappe non hanno toccato la sedia per la maggior parte dello show.
“ I cavalli selvaggi non potrebbero trascinarmi via da questo show , (per
riprendere le parole di un altro famoso musicista)” ha detto un emozionato
Mattew Back quasi alla fine dello show , riferendosi alla famosa canzone dei
Rolling Stones. Il 63enne è stato un fan di Dylan fin da quando lo ha visto
che era 17enne. “ Prego Dio che mi lasci in vita almeno per un’altra ora”.
Mark Batson ,44 , ha portato la figlia Evelyn di 8 anni perchè voleva che
lei vedesse la leggenda “in persona”.
“ E’ un’occasione unica nella vita per Evelyn. Probabilmente non avrà
un’altra possibilità di vederlo ancora” ha detto Batson, questo non vuol
dire che Dylan , 67enne , non possa tornare di nuovo a Kingston".
Molti fans usano il termine “icona” quando parlano di Dylan , e non è
un’esagerazione dire che è stato influente come Elvis Presley o i Beatles.
Le sue canzoni , come The times they are a-changin’ e Blowin’ in the wind ,
sono stati i vessilli del movimento dei diritti civili nei primi anni 60’.
Lui è un menbro della Rock and Roll Hall of Fame e ha vinto numerosi Grammy
Awards ed un Academy Award per la canzone Things have changed ( dal film
The wonder boys) , che è stata la terza canzone che ha eseguito durante il
concerto di sabato sera.
Quest’anno ha vinto inoltre il premio Pulitzer con una speciale citazione “
per il suo profondo impatto sulla musica e sulla cultura americana”. Diversi
esperti letterati stanno spingendo perchè gli sia assegnato il Premio Nobel
per la letteratura , perchè ritengono il significato delle sue canzoni
poderoso.
Oltre il suo stato di “leggenda” , Dylan non è famoso per avere una bella
voce , che ha continuato a peggiorare nel corso degli ultimi anni , e qualche
volta sembra una lima per le unghie , rendendo difficoltoso capire i suoi
testi poetici.
Sabato sera Dylan poteva essere capito bene , ma ci sono state alcune
canzoni veramente monotone o troppo raspanti.
A giudicare dalle altre recensioni dei concerti di Dylan in questo tour ,
Kingston ha avuto Dylan in una forma splendida. Altre città non sono state
così fortunate , inclusa Calgary.
“ Questo è un artista il cui pubblico adorante aveva dimenticato da tempo la
voce di Dylan....ma con il tempo che ha consumato le sue corde vocali , il
suo monotono borbottio è diventato difficile da capire” ha scritto Nick
Lewis del Galgary Herald circa il concerto del 27 ottobre , “ E’ stata una
noia e non si capiva una cacchio di una parola”.
Per i veri fans di Dylan , la voce non è più un problema. Infatti è ormai
una cosa che fa parte dello charm dell’artista.
“Non ha importanza , conosco bene le parole delle sue canzoni” ha detto
enfaticamente Brooke Gilmour “ Lui è un’icona. Guardati in giro , quante
persone di diverse generazioni e di età diversa. Tutti amano Bob Dylan”.
Marilyn Armstrong ha sentito queste storie sulla voce di Dylan , ma ha
deciso che doveva vederlo e sentirlo di persona.
“ E’ stata una buona opportunità per vedere un icona che difficilmente potrò
vedere di nuovo” ha detto la Armstrong.
Il marito di Marylin , John , anche lui ha voluto sentire la leggenda con le
proprie orecchie.
“Questo mi riporta ai tempi della High School , Dylan è sempre stato così “
ha detto il 59enne John “ La sua musica è eccezzionale , ecco perchè siamo
qui”.
Coloro che credevano di sentire solo i suoi classici si sono sbagliati. Lui
ha suonato 17 canzoni , un mix di vecchio e nuovo , e quando ha suonato i
classici gli ha dato uno spirito nuovo.
Le altre canzoni , caratterizzate da begli assoli di chitarra elettrica ,
hanno riscosso grandi applausi.
Considerando che Dylan ha cominciato la sua carriera nel 1960 , è
appropriato dire che sabato sera , essenzialmente è stato un “grande amore”
, con i fans che apprezzavano qualunque cosa Dylan facesse.
Per la maggior parte della serata Dylan è stato dietro la sua tastiera , ma
occasionalmente usciva per suonare la chitarra o l’armonica deliziando la
gente.
Dylan cambia l’ordine delle canzoni ad ogni concerto , ma i bis di questo
tour sono sempre gli stessi , e sabato sera è stato così , ha finito con
Like a rolling stone e All along the watchtower.
L’unico rammarico del concerto di Dylan è stato che non ha detto una parola
al pubblico , nemmeno un quasi obbligatorio "Hallo Kingston". Lui è andato al
microfono ed ha cominciato a cantare per due ore dritto e filato. La sola
volta che ha parlato è stato per presentare la band verso la fine della
serata.
I fans di Kingston non l’hanno presa come un’offesa , perchè difficilmente
Dylan chiacchiera durante un concerto.( ha solo mormorato nove parole durante lo show del 4 novembre in Minnesota
nella notte delle elezioni. E’ stata una sorpresa che l’uomo che era stato
nel 1960 un difensore di diritti civili abbia detto soltanto “ Sembra che le
cose cambieranno adesso”. , nella storica notte nella quale l’America ha
eletto il suo primo presidente nero. E’ triste che abbia scelto di base di
ignorare la cosa e di non condividere l’esperienza con la folla).
Un’altra stranezza di Dylan : è uno dei veramente pochi performes che non
gradiscono la presenza di fotografi che scattino fotografie durante i suoi
concerti.
Questo non è un problema per la gente che va agli show , ma ogni fans
stamattina , aprendo The Whig Standard per vedere una foto dell’icona , è
rimasto deluso.
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by Monica Martinangelo
Pioggia di novembre , ma non Hard rain in Kingston.
Partiamo dal principio , oltre il confine per il concerto , abbiamo puntato
al nord con i nostri passaporti con il tergicristallo al massimo per la
pioggia che cadeva. Abbiamo passato il Thousand Islands Bridge per
raggiungere Kingston. Il K-rock Center era in fermento. Abbiamo guardato in
giro dove si poteva prendere una buona birra canadese , e al suono
dell’introduzione eravamo seduti ai nostri posti nella seconda fila.
Chiamatelo cattivo karma , ma i nostri posti sono sempre sulla sinistra.
Che dire ? ,compero i biglietti più costosi per essere vicino e stare ai
piedi di Bob e devo vederlo sempre dal didietro , almeno la smettesse di
portare la giacca lunga ed i pantaloni bordati , si mettesse un paio di
Levis stretti , almeno potrei vedere il suo sedere.
Mio marito pensa che le sedie erano al livello giusto per vedere
perfettamente i ragazzi che suonavano le chitarre, lui non conosce i loro
nomi e dopo lo show ha detto , e cito “ Il ragazzo alto con gli occhiali ha
suonato bene la sua fender ", gli è piaciuto come ha suonato.
Tutto è cominciato dopo l’ultima goccia e poi un cielo notturno stellato ,
con una favolosa esecuzione di Maggie’s Farm, eravamo pronti per la
cavalcata.
Tutti quelli che assistono ad uno show di Bob , sia egli un fedele fan , un
discepolo , un novizio o un vecchio hippie degli anni 60’ , o qualcuno che
viene tanto per fare qualcosa di diverso , si siede in previsione di sentire
qualcuno dei vecchi classici di Bob. Stasera non ha fatto eccezzione , così
Lay lady lay ha toccato il nostro cuore , Stuck inside of Mobile with the
Memphis blus again ci ha fatto battere forte i piedi e snoccare le dita.
Non avevamo ancora smesso di sorridere che Bob ha attaccato Highway 61 e
dopo una stupenda versione di Just like a woman. Ancora qualche goccia ,
potrei giurare di aver visto la testa di un falco sullo schermo , può anche
darsi che me lo sia immaginato , e qualche canzone più scura : Nettie Moore
, The lonesome death of Hattie Carrol e Ballads of Hollis Brown. Canzoni che
sono standard come Spirit on the water , Honest with me , e Thunder on the
mountain sono state ben eseguite.
Bob ed I ragazzi sono ben allenati a suonare queste canzoni sera dopo sera.
Bob guida la band , senza il bastone , offre delle buone cose con la
tastiera e l’armonica , che teneva con una mano mentre agitava l’altra
libera.
Con il suo cappello Stetson ed il suo scintillane costume fino alle scarpe a
punta , Bob non ha creato disappunto. Con un sorriso da un orecchio
all’altro , siamo stati davvero bene. Può essere stata la birra canadese a
farci ridere così , o forse il ritmo , il blues e le melodie , o il modo che
suonava la tastiera , mi piace pensare che siano state un pò di tutte queste
cose. Quando Bob si avventurava fuori dal suo posto dietro la tastiera per i
vecchi hits dei giorni andati si metteva al centro del palco davanti al
microfono , suonando la chitarra conduttrice e qualche volta l’armonica , il
sorriso rimaneva stampato sulla nostre facce. Due mariti che di solito non
esprimono giudizi hanno detto questo il mattino dopo “ Ciao Bob , hai messo
assieme tutto questo cercando di rendere lo show diverso , è evidente , ma
ci vuole qualcos’altro , come dire ai ragazzi della band – Fate una pausa –
poi dovrebbe sedersi con la chitarra acustica da solo , oppure la tastiera ,
ma sempre da solo - Ho risposto “ Ha suonato la chitarra l’altra sera , e
l’ha suonata bene !. Mio marito ha risposto – Beh , avrebbe potuto fare di
meglio , lui ha scritto tutte quelle canzoni!- Lui sperava di sentire
Mr.Tambourine man o It takes a lot to lough an’ a train to cry – queste
previsioni mi hanno spinto a venire a questo concerto , ma non è stato
quello che mi aspettavo , forse la prossima volta !-
Con il “Mind eye” sullo sfondo , Bob ed i ragazzi sono tornati per mandarci
a casa con un calcio di Like a rolling stone ed All along the watchtower ,
che ci hanno completamente soddisfatto . lasciatemi chiudere con XYZ (
eXceptionalYyear Zimmy) , alla prossima !
P.S. un saluto a Mayor Rosen , è stato un piavere rivederlo , e Kingston è
una bella città , torneremo l’estate prossima !.
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by Art Milnes
Voglio dire che questo è stato tra l’altro uno dei migliori show che ho
visto. La band era ben stretta e vicina al suo leader Dylan , che è sembrato
divertirsi questa sera. Un evento inatteso , e tante grazie al sig. Dylan
per essere venuto in questa piccola città come Kingston. Qualcuno dei
migliori lavori all’armonica che Dylan ha mai fatto.
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Alessandro Carrera su rock e poesia
Rock e Poesia, due strade che si stanno allontanando (con
le dovute eccezioni!)
di Andrea Monda
Alessandro Carrera, grazie anche allo splendido saggio La voce di Bob Dylan
pubblicato un anno fa da Feltrinelli, è, senza forse, uno dei massimi
esperti italiani su quell’universo splendido e caotico che, all’interno
della musica rock va sotto il nome del menestrello di Duluth. Oltre alla
conoscenza profonda dell’opera dylaniana, la forza di Carrera sta
soprattutto nel fatto che lui stesso è poeta e cantautore, tutto questo “a
lato” della sua principale attività di saggista letterario-musicale e
direttore del programma di studi italiani presso l’Università di Huston. Lo
incontriamo proprio per chiedergli qualche lume sui rapporti tra musica e
letteratura, con particolare attenzione alla realtà statunitense più
recente.
D: C’è stata negli ultimi decenni e c’è ancora, secondo te, un’influenza
della canzone e del rock sulla letteratura americana?
R: Un episodio recente può chiarire forse quanto sono difficili i rapporti
fra letteratura e musica rock, o per meglio dire tra poesia e lyrics per
canzoni. Recentemente è uscito World Without Tears di Lucinda Williams,
salutato dalla critica specializzata come un capolavoro, e che ha portato
Lucinda Williams a essere definita “la migliore songwriter americana”. Ora,
per essere considerati un grande cantautore non basta scrivere dei bei testi
o comporre delle belle melodie. Bisogna “essere” il proprio testo e la
propria melodia quando si canta, e a tale proposito non è necessario avere
una bella voce (come Dylan insegna, ma anche la Williams non ha una bella
voce). Bisognerà piuttosto avere una voce che sa arricchire di senso anche
il più scontato “baby, sweet baby” (come infatti la Williams riesce a fare).
Prima di incidere il disco, però, Lucinda Williams aveva spedito i testi al
suo editor di fiducia, per eventuali cambiamenti e per l’approvazione
finale. Il suo editor non li ha modificati di un virgola perché, per la
prima volta, andavano bene così com’erano, e ha aggiunto: “Non sei mai
arrivata così vicino alla poesia”. “Questo significa che ho passato l’esame
finale?”, ha chiesto la Williams, e la risposta è stata: “Credo di sì”. Ora,
l’editor di Lucinda Williams è suo padre, Miller Williams, un poeta e
professore universitario piuttosto noto e traduttore in inglese, tra molte
altre cose, dei sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli. Si badi: a parere del
professor Williams i versi della figlia erano perfetti così com’erano, ma
non erano poesia, erano solo “quanto di più vicino si poteva andare” alla
poesia. L’episodio ci insegna due cose. La prima è che il testo di una
canzone non ha bisogno di essere poesia per funzionare come deve. È un altro
genere letterario, per il quale si devono utilizzare criteri di giudizio
differenti da quelli che si usano per la poesia scritta. La seconda è che la
poesia scritta, pur con le eccezioni della Beat poetry, si è ormai
radicalmente allontanata da ogni cantabilità. Un verso che rende bella una
canzone non rende necessariamente bella una poesia, ma vale anche l’inverso:
un verso che rende bella una poesia molto difficilmente renderebbe bella una
canzone. La forma di recitazione rituale che Ginsberg e gli altri beat poets
cercavano nel loro lavoro è ormai scomparsa dall’orizzonte della poesia
americana. Ci si è concentrati (con vistose eccezioni, naturalmente) su una
poesia colloquiale-confessionale che esplora instancabilmente il linguaggio
quotidiano senza tentare di formalizzarlo in alcun modo. Il risultato è che
testi per canzoni e testi di poesie vivono vite parallele e scarsamente
comunicanti. L’ultima musica che ha una avuto una certa influenza sulla
dizione poetica è stata il jazz. Se il rock non esistesse, la poesia
americana degli ultimi trent’anni non se ne accorgerebbe nemmeno.
D: Rovesciamo i termini: qual è l’influenza della letteratura sulla canzone
e sul rock?
R: Un autore di canzoni può rimanere influenzato da tutto quello che legge,
che sia un annuncio su un giornale o un classico della letteratura, e molte
tracce di letture possono rimanere nei suoi versi. Ad esempio, non si
capisce molto dei testi di Jimi Hendrix se non si sa che era un appassionato
lettore di fantascienza e che i suoi riferimenti ad alieni che ci guardano e
a metamorfosi marine scendono direttamente dalla fantascienza più visionaria
degli anni Sessanta. Ma non c’è uno sviluppo parallelo della letteratura e
della lirica rock, perché partono da riferimenti temporali diversi. Un
autore di canzoni può rimanere influenzato da un poeta dell’Ottocento che
usa rima e metrica in una maniera che sarà sempre estranea a un poeta che si
è formato sulla versificazione del Novecento. Il tono crepuscolare di molta
canzone d’autore italiana si spiega facilmente considerando che la svolta
modernista successiva al crepuscolarismo è difficile da digerire per la
forma chiusa della canzone. Guccini è, letterariamente, nel solco di Marino
Moretti, così come molte liriche dei Beatles sono nel solco di Edward Lear e
molte delle liriche di Dylan sono eredi di un’epoca che va da William Blake
a Rimbaud e magari fino a Yeats, con poche possibilità strutturali di
spingersi oltre. Leonard Cohen, dal canto suo, è sempre stato più attento a
ciò che accadeva nel campo della poesia anche perché, a differenza di Dylan,
ha continuato a pubblicare libri di poesie almeno fino agli anni Ottanta. Ma
su Dylan, e anche su Cohen, il discorso andrebbe fatto a parte. Per ora
basti notare che dopo Dylan ci sono stati ben pochi avanzamenti di stile nel
campo della canzone e della lirica rock. David Bowie, senza essere un poeta
e senza pretendere di esserlo, ha però saputo sceneggiare parole
contemporanee, termini della moda, del giornalismo e della pubblicità
creando un paesaggio verbale dei nostri tempi al quale parecchi poeti
farebbero bene a prestare ascolto. Un verso come “Getting your facts from a
Benetton ad” (da Black Tie White Noise) è piuttosto invidiabile. Ma la vera
rivoluzione nel verso e nella struttura della lirica rock l’ha operata
Morrissey, in particolare con i testi scritti per The Smiths. Anche grazie
alla musica di Johnny Marr, Morrissey è l’unico performer rock che è
riuscito a scrivere canzoni in verso libero che non “cadono” ad ogni
interruzione metrica o ogni volta che la rima, che uno potrebbe aspettarsi,
non arriva. Dopo Morrissey molti altri ci hanno provato e ci provano
tutt’ora, ma per lo più non scrivono canzoni, scrivono recitativi
accompagnati da accordi (vedasi Ani Di Franco) che non riescono a staccarsi
dalla personalità del loro performer. In attesa di un altro Morrissey, che
non si vede all’orizzonte, le novità formali sono venute essenzialmente dal
rap, che però è altra cosa dal rock e merita un altro discorso.
D: E quali sono le influenze letterarie e musicali più forti che ruotano
sulla figura Dylan? Da chi è stato influenzato Dylan e chi è stato
influenzato da Dylan?
R: Dylan è appunto un caso a parte, perché è uno dei pochi artisti della
canzone ad essersi guadagnato rispetto anche in campo letterario. Non è
l’unico ad avere praticato insieme canzone e poesia, e altri “casi a parte”
sono Leonard Cohen, Jim Morrison, Lou Reed, Joni Mitchell e Nick Cave. Ma se
Dylan torreggia sopra tutti non è perché sia un poeta che scrive anche
canzoni o un autore di canzoni che scrive anche poesie, ma perché
l’intensità con la quale ha fatto cozzare linguaggi diversissimi tra loro è
unica e irripetibile. Per Cohen usare García Lorca o una quartina in stile
country è “quasi” la stessa cosa. Per Dylan, usare Rimbaud o un blues del
Delta è la “stessa” cosa. Il risultato di questo sovvertimento di regole non
finisce di stupire, anche perché Dylan lo persegue da più di quarant’anni e
ha quindi creato un corpus testuale che ormai è tanto solido da reggere
qualunque intrusione stilistica. Le influenze letterarie in Dylan non vanno
né sopravvalutate né sottovalutate. A volte si tratta di echi da Whitman o
da D.H. Lawrence, a volte si tratta di precise tecniche di composizione
apprese dalle ballate di Brecht, a volte si tratta di imitazioni confessata
da Rimbaud o da Eliot, altre volte ancora si tratta di furti a man bassa
dalla Bibbia di Re Giacomo, ma tutto questo rubare e restituire non fa di
Dylan né un poeta maggiore né un poeta minore, perché Dylan è essenzialmente
uno storyteller, un grande narratore che usa la poesia come materiale
narrativo. Se fa parte di una tradizione americana, è quella del racconto
breve in tutte le sue incarnazioni, da Poe a Mark Twain, da O. Henry a Joyce
Carol Oates, che non a caso per il suo racconto Where Are You Going, Where
Have You Been? si è ispirata a It’s All Over Now, Baby Blue di Dylan. Anche
Tarantula, l’unico libro vero e proprio composto da Dylan, va visto più come
un omaggio alla tradizione americana del racconto bizzarro che come una
raccolta di poesie o di poesie in prosa. Non è un capolavoro, ma la storia
della letteratura americana degli anni Sessanta non sarebbe completa senza
quell’intrattabile libretto, molto più divertente di tutti i romanzi
sperimentali usciti in Europa in quegli anni, Italia inclusa, e che a loro
differenza è ancora leggibile.
Dylan ha rovesciato la direzione dell’influenza letteraria e, ad esempio, ha
influenzato Ginsberg più di quanto Ginsberg abbia influenzato lui. È
abbastanza strano che uno studio del rapporto tra Ginsberg e Dylan, che sono
stati amici per quarant’anni, non sia ancora stato fatto. Dylan aveva letto
Ginsberg da giovane e ha imparato quello che doveva imparare, ma non ha mai
cercato di essere “ginsberghiano” se non forse in It’s All Right, Ma (I’m
Only Bleeding). Ginsberg, al contrario, ha avuto un lungo periodo di
ossessione dylaniana senza mai riuscire a diventare dylaniano come avrebbe
voluto, come si vede dal suo volume First Blues, che non a caso non è stato
inserito, almeno fino ad ora, nella raccolta completa delle sue poesie.
Shelter from the Storm fa parte di Blood on the Tracks, una suite di dodici
canzoni (se contiamo anche le due canzoni Up to Me e Call Letter Blues,
uscite a parte anni dopo) che può reggere il confronto con qualunque
sequenza di poesie d’amore della letteratura del secondo Novecento. Non
solo: come ciclo di canzoni affonda le sue parentele in molte nobili
famiglie. Se da un lato fa pensare a In the Wee Hours, uno dei più perfetti
concept album mai arrangiati da Frank Sinatra e Nelson Riddle, dall’altro ha
un suo corrispettivo colto nella disillusione post-romantica del ciclo
Dichterliebe, “amor di poeta”, testo di Heinrich Heine e musica di Robert
Schumann (e se l’accostamento dei nomi sembra impossibile, allora abbiamo
parlato per niente).
Shelter from the Storm è uno dei momenti più densi dell’intero ciclo.
Musicalmente ha quasi la stessa ipnotica semplicità modale di All Along the
Watchtower. Una donna vi appare, ossessivamente, come la salvezza del poeta.
A sua volta, ammettendo che “in cima a una collina si sono giocati i miei
vestiti”, il poeta denuncia un tentativo di identificazione con Gesù Cristo
che però non ha séguito (Cristo come figura salvifica non ha ancora preso
corpo per Dylan all’epoca di Blood on the Tracks) e dovrà quindi rassegnarsi
al distacco. Certamente la canzone è afflitta dalla monumentale compassione
che il poeta prova per se stesso, e della quale non si fa mistero. Qui Dylan
dimostra di aver appreso fin troppo bene l’eredità post-romantica, ma tra i
suoi versi c’è anche altro: c’è la lenta e misteriosa costruzione di
un’equazione tra la donna e la divinità che si svela solo nell’ultima
strofa: “Se solo potessi far tornare l’orologio a quando sono nati lei e
Dio”. Molte cose entrano qui in gioco: una negazione del tempo che è uno dei
tratti più ostinati della lotta del poeta contro il decadimento,
l’identificazione della salvezza con un eterno femminino deificato (come ci
insegna buona parte della letteratura occidentale dal dolce stil novo in
poi), ma anche una sorta di matrimonio celeste molto ebraico, dove sembra
che tutto potrebbe risolversi se si potesse tornare a quel momento in cui
Jehova era ancora unito alla sua Shekinah, alla sua presenzialità (di genere
femminile) che dopo la caduta può solo vagare lontana da lui, nel regno
della materia che sta al fondo dell’albero della vita.
(fonte: railibro.rai.it)
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"Rolling Stone" elegge i 100 migliori cantanti di tutti i
tempi La celebre rivista musicale americana
"Rolling Stone" ha eletto i 100 più grandi cantanti di tutti i tempi. Sul
podio la favolosa Aretha Franklin. Come non ricordare i suoi successi, da
"Respect" a "Chain of Fools". Una voce indimenticabile, "un regalo di Dio".
Al sondaggio realizzato dalla rivista hanno partecipato grandi star del
panorama musicale, come Bruce Springsteen, Rod Stewart, Justin Timberlake,
George Michael, Keith Richards, Carlos Santana, B.B.King, Lenny Kravitz,
Billy Joel, Ringo Star, nonché giornalisti, produttori e discografici.
Al secondo posto della classifica c'è un altro grande protagonista della
scena musicale, Ray Charles, e al terzo l'indimenticabile Elvis Presley.
John Lennon è al quinto posto e Bob Dylan al settimo.
Una classifica ricca quella della rivista che tra le ultime posizioni
annovera ancora grandi voci. Al 93° posto si trova, infatti, Annie Lennox,
al 96° B.B. King al 100° Mary J. Blige. Questa è la
classifica : The 100 Greatest Singers of All Time
1 | Aretha Franklin
2 | Ray Charles
3 | Elvis Presley
4 | Sam Cooke
5 | John Lennon
6 | Marvin Gaye
7 | Bob Dylan
8 | Otis Redding
9 | Stevie Wonder
10 | James Brown
11 | Paul McCartney
12 | Little Richard
13 | Roy Orbison
14 | Al Green
15 | Robert Plant
16 | Mick Jagger
17 | Tina Turner
18 | Freddie Mercury
19 | Bob Marley
20 | Smokey Robinson
21 | Johnny Cash
22 | Etta James
23 | David Bowie
24 | Van Morrison
25 | Michael Jackson
26 | Jackie Wilson
27 | Hank Williams
28 | Janis Joplin
29 | Nina Simone
30 | Prince
31 | Howlin' Wolf
32 | Bono
33 | Steve Winwood
34 | Whitney Houston
35 | Dusty Springfield
36 | Bruce Springsteen
37 | Neil Young
38 | Elton John
39 | Jeff Buckley
40 | Curtis Mayfield
41 | Chuck Berry
42 | Joni Mitchell
43 | George Jones
44 | Bobby "Blue" Bland
45 | Kurt Cobain
46 | Patsy Cline
47 | Jim Morrison
48 | Buddy Holly
49 | Donny Hathaway
50 | Bonnie Raitt
51 | Gladys Knight
52 | Brian Wilson
53 | Muddy Waters
54 | Luther Vandross
55 | Paul Rodgers
56 | Mavis Staples
57 | Eric Burdon
58 | Christina Aguilera
59 | Rod Stewart
60 | Björk
61 | Roger Daltrey
62 | Lou Reed
63 | Dion
64 | Axl Rose
65 | David Ruffin
66 | Thom Yorke
67 | Jerry Lee Lewis
68 | Wilson Pickett
69 | Ronnie Spector
70 | Gregg Allman
71 | Toots HIbbert
72 | John Fogerty
73 | Dolly Parton
74 | James Taylor
75 | Iggy Pop
76 | Steve Perry
77 | Merle Haggard
78 | Sly Stone
79 | Mariah Carey
80 | Frankie Valli
81 | John Lee Hooker
82 | Tom Waits
83 | Patti Smith
84 | Darlene Love
85 | Sam Moore
86 | Art Garfunkel
87 | Don Henley
88 | Willie Nelson
89 | Solomon Burke
90 | The Everly Brothers
91 | Levon Helm
92 | Morrissey
93 | Annie Lennox
94 | Karen Carpenter
95 | Patti LaBelle
96 | B.B. King
97 | Joe Cocker
98 | Stevie Nicks
99 | Steven Tyler
100 | Mary J. Blige
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"Shine a light" in edicola dal 20 Novembre
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Paul McCartney: "Voglio fare un disco con Bob Dylan"
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_________________________________________________________________________________________ I GRUPPI MITICI.......
The Who - Behind Blue Eyes
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Mercoledi 19 Novembre 2008
IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di Elvio
Ciao a tutti ,
mi chiamo Elvio e sono fan da molti anni del Maestro.
Capisco e mi rendo perfettamente conto che Bob non può più essere quello
di vent’anni fa , e nemmeno lo vorrei , ma questa non mi sembra una valida
ragione per buttarlo nel tritacarne. Non so se andrò al prossimo concerto
italiano
(se ci sarà) , ma per me Bob è sempre quello , PRO a vita. Grazie
dell’attenzione.
A questo punto siamo perfettamente in parità :o)
, 35 a 35 , scrivete , scrivete , scrivete , fate sentire la vostra opinione
, difendete o contestate con orgoglio , potete anche cambiare opinione
e rivotare , il sondaggio andrà avanti finchè Bob farà spettacoli , e questo
è il modo più simpatico e reale per sapere il pensiero dei dylaniani
italiani direttamente dalle loro parole.
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Review: Sudbury, Ontario -
Sudbury Arena - November 13, 2008
Dylan attira diverse generazioni
By ANGELA SCAPPATURA, THE SUDBURY STAR
Giovedi notte , l’icona pop Bob Dylan ha provato che , dopo 50 anni , la sua
musica è ancora importante per generazioni di fans.
“E’ una leggenda “ dice Mikale Robitaille , 16 anni “ Non è come la musica
di adesso che parla solo di sesso , droga e Rock n’Roll , la sua musica è
roba reale e manda un buon messaggio”.
Robitaille stava fuori dall’Arena con tre giovani amiche , come altre
migliaia di persone che vanno ai concerti , aspettava che aprissero le
porte. Diverse generazioni erano presenti fra la folla , con gruppi di
teenagers , adolescenti e fans di mezza età.
Amy Gagnon 16 anni , ha detto di avere nella parete di camera sua una specie
di santuario dedicato a Dylan , “ la sua musica mi ispira , amo tutta la sua
roba”.
Dylan era già stato a Sudbury in precedenza , ma i fans sembravano sapere
che questa potrebbe essere l’ultima visita alla città del 67enne vecchio
musicista.
Un uomo , che ha seguito Dylan fin da 1968 , si è detto impaziente di vedere
di persona quanto Dylan fosse invecchiato.
“ Salirà sul palco con un deambulatore , una stampella o avrà due uomini che
lo porteranno sul palco ?” chiede John Scott con sorriso , “ Nonostante la
sua età , il vero Dylan-fan non se andrà da qui scontento – ha detto – loro
conoscono Bob Dylan , sanno cosa aspettarsi”.
Il publico stava ancora accomodandosi nelle sedie quando Dylan ha iniziato
la sua sold-out esibizione con “Watching the river flow”. Vestito di nero
con una fedora bianca in testa , Dylan ha suonato la tastiera per la prima
parte dello show stando sulla destra del palco.
Non ha detto una parola al pubblico ed ha aspettato la metà della quarta
canzone per uscire da dietro la tastiera e mettersi al centro del palco con
la sua chitarra. É stata la prima volta che si è messo al centro del palco e
la folla ha accolto entusiasticamente questo cambiamento.
Dopo molte canzoni , è stato duro vedere che un piccolo gruppo di teen-girls
vicino alla prima fila si erano messe ad lanciare urletti come se Dylan
fosse un infuocato giovane idolo pop.
A metà dello show , Steve Gossling , uno del pubblico ha detto di essere
“graziosamente impressionato”. “ Sto pensando a quello che questo ragazzo ha
visto nella sua vita e come potrebbe essere soddisfacente per lui essere qui
, 60 anni dopo, e vedere che alcune delle cose che scrisse sono state per la
maggior parte recepite – ha detto bene , tra una canzone e l’altra – “ Non è
cosa da tutti i giorni che un cantautore leggendario di 70 anni venga nella
nostra città a cantare e funzioni ancora come questo ragazzo !”.
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by John Levesque
Momento magico #1 : La band è partita con la familiare sequenza di accordi
dell' intro di Workingman blues #2 , mentre Bob girava intorno nella semi-oscurità
davanti alla sua tastiera . Invece di mettersi al suo posto di lavoro , Bob
ha preso la sua chitarra che stava di fronte alla batteria e si è diretto al
microfono al centro del palco.
La Band ha sfumato la intro di Workingman blues e Bob ha cominciato a
suonare Girl of (from) the north country. I cinque minuti seguenti sono
stati il momento più bello della serata , forse dell’anno – Bob ha cantato
dolcemente la sua nostalgica ballata come se fosse stato da solo nell’Arena
di Sudbury , con gli anni che scivolavano via da lui , come il silenziosimmo
ed attentissimo pubblico ha potuto vedere.
Momento magico #2 : Due canzoni dopo la band ha ricominciato Workingman
blues #2 e Bob l’ha cantata al microfono centrale . La sua resa vocale ed il
suo manierismo fisico oscillavano nel tempo e nello spazio tra Al Johnson e
Bing Crosby. Ogni frase viene resa vitale da come Bob mima lo svolgersi
della vita in quei tempi epici di resilienza e risoluzione , la canzone è
l’artista e l’artista è la canzone.
Momento magico #3 : Bob attacca Mr.Tambourine Man , ed è stato come se tutti
, lui compreso , si rendessero conto che poteva cantare questa immortale
canzone in pubblico infinite volte tra il presente ed il futuro.
Bob era infiammato stasera , molto meno Denny e Stu. Non c’è stata traccia
di Paul James , anche se Stu è salito sul palco solo alla sesta canzone. (
qualcosa era successo , ma noi non sappiamo cosa). E’ stato come se sul
palco ci fossero state due fazioni diverse , Bob , Tony , George e Dennie
che marciavano alla grande , e Stu & Denny che guardavano il mondo come se
stessero suonando per il loro funerale.
Per compensare le loro mancanze della serata , Bob è stato a lungo davanti e
al centro del palco, cantando Most likely you go your way ed altri pezzi della metà degli anni 60
con questo atteggiamento , armonica in mano per sottolineare e separare ogni
strofa.
Il pubblibo di Sundury è stato attento ed ha apprezzato lo show dall’inizio
alla fine .
Con due miniere della zona che hanno annunciato l’imminente chiusura in
questa settimana , la gente di qui sapeva tutto sui workingman’s blues.
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Ricordando i tre concerti italiani di questa estate
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Libri : Michele Murino - Dylan & Friends
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Polemiche passate : Io non s(u)ono qui. Bob Dylan a
Trento
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I migliori libri dedicati a Bob Dylan
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Video : 883 with Paola e Chiara - Non sei Bob Dylan
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Martedi 18 Novembre 2008
Le parole (e la
musica) volano nel vento con i Blackstones
di Michele Murino
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Set list: Kanata, Ontario -
Scotiabank Place - November 16, 2008
1. Leopard-Skin Pill-Box Hat
2. Don't Think Twice, It's All Right
3. I'll Be Your Baby Tonight
4. Visions Of Johanna
5. Rollin' And Tumblin'
6. Not Dark Yet
7. Tweedle Dee & Tweedle Dum
8. I Believe In You
9. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
10. Every Grain Of Sand
11. Highway 61 Revisited
12. Blind Willie McTell
13. I Don't Believe You (She Acts Like We Never Have Met)
14. Nettie Moore
15. Thunder On The Mountain
(encore)
16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower
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Reviews : Oshawa, Ontario -
General Motors Centre - November 12, 2008
Dylan continua a borbottare
by Steve McLean (CHARTattack)
Era una serata importante per me , ho fatto una camminata fino alla parte
bassa di Oshawa ed ho visto Bob Dylan , e adesso posso tranquillamente dire
che non vedo nessun motivo per ripetere questa esperienza.
Possiedo una manciata di album di Dylan , ho grande rispetto per tutto il
suo lavoro che lascerà in eredità , le sue canzoni più conosciute mi sono
familiari , così mi definirò un fan casuale.
Sin da quando è diventato una leggenda della musica del 20° secolo , ed ora
ha 67 anni , ho sempre desiderato vederlo prima che fosse troppo tardi. Le
mie aspettative non erano particolarmente esigenti quando sono entrato
nell’arena , così non sono rimasto particolarmete sorpreso dall’aver visto
due ore di uno show mediocre.
L’Arena , con sedie aggiuntive per aumentarne la capacità , probabilmente
fra le 5.000 e le 6.000 persone per il concerto. C’erano parecchi posti
vuoti e gli altri occupati da persone abbastanza letargiche. A parte qualche
Yahooos e un paio di entusiastiche ovazioni nei bis , il tutto è stato
abbastanza tranquillo.
La voce di Bob Dylan è stata così atroce che ancora potreste chiedervi che
cosa ha cantato per la maggior parte dello show, e il fatto che lui cambi
arrangiamento e parole abbastanza spesso alle sue canzone non rende per
niente facile il compito di riconoscerle.
Queste erano le cose negative , i musicisti che lo accompagnavano erano
eccellenti. Lui è stato dietro la tastiera per la maggior parte del tempo ,
con un cappello bianco ed un vestito nero con bande bianche sui pantaloni
che lo facevano sembrare in uniforme. La parte di organo è stata prominete
in molte canzoni , ed Al Kooper potrebbe essere contento di come sono state
suonate le sue note. Dylan è uscito da dietro la tastiera per suonare
l’armonica in diverse occasioni , veramente notevole nella lunghissima “
Just like Tom Thumb’s blues”.
Se qualche volta siete stati in una decente taverna nel sud dell’Ontario che
offre musica dal vivo da oltre 25 anni , probabilmente avrete visto il
chitarrista rock-blues Paul James da qualche parte lungo la strada , Dylan
ha fatto quello che aveva fatto due decadi fa al Toronto’s Nags Head ,
suonando insieme , e probabilmente i due sono rimasti in contatto.
James è stato il solo chitarrista sul palco per le prime cinque canzoni , ha
suonato “The leeve’s gonna break” ed ha fatto un bell’assolo in “High
water”. É stato inoltre fondamentale con un nuovo arrangiamento di “Tangled
up in blue” , poi ha suonato “Honest with me” , “Highway 61” e “All along
the watchtower”.
James è misteriosamente scomparso dopo “High water” e non si è visto nemmeno
quando Dylan ha presentato i musicisti sul finire dello show , ( la sola
volta che l’uomo nato con il nome di Robert Zimmerman ha parlato al
pubblico). James è stato rimpiazzato dai due chitarristi titolari della band
, Stu Kimball alla ritmica e Denny Freeman alla solista , assieme a Dylan
c’erano il bassista Tony Garnier , il batterista George Recile ed il
polistrumentista Donnie Herron ( che ha suonato la viola , il banjo , il
mandolino . la pedal e la lap steel guitar ) , loro formano un gruppo di
talento.
Un solido rock-sound ha caratterizzato molte canzoni , “Honest with me” ,
forse troppo alta di volume , “When the deal goes down” è stata fatta a tempo
di valzer , e qualcosa simile ad un mix fra reggae e country per “Nettie
Moore”.
Benchè Dylan sembrasse che stesse facendo i gargarismi per la maggior parte
del tempo , la sua più ispirata prestazione è stata probabilmente “Highway
61”.
Dopo aver lasciato il palco con un apprezzabile applauso dopo “Thunder on
the mountain , non è stata una sorpresa quando Dylan e la band sono
ritornati per “Like a rolling stone”. Per usare una parola che viene detta
spesso nel mio ufficio al ChartAttack , la canzone è stata “epica” ,
sfortunatamente non la prestazione , i brividi che mi aspettavo di
sentire per tutto il corpo non si sono mai fatti vedere.
Adesso ho visto Dylan , suppongo di essere contento di averlo visto , ma
sono sicuro che le mie impressioni sarebbero state molto più positive se
l’avessi sentito ai suoi inizi. L’uomo può continuare a cantare , le sue
canzoni hanno realmente colpito la gente in questi anni , ma io non ho avuto
la minima idea di cosa stesse cantando per il 90% del tempo mercoledi.
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by Jeremy Schneider
Bob ha fatto un buon lungo giro in Canada in questa stagione , dalle
montagne alle praterie , girando per l’Ontario per 6 show in questo tratto
del tour, ha girato tutto il nord drl paese . Lsa storia è apparsa l’altro
giorno su un giornale locale , Bob è andato a visitare la casa della
gioventà di Neil Young.
Durante la sosta per il concerto di Winnipeg , é salito nella stanza da
letto di Neil , ha guardato dalla finestra , la vera finestra dalle quale
guardava Neil quando suonava la chitarra . E stato un bel momento per Bob ,
sapendo che faceva le stesse cose nello stesso tempo nel Minnesota.
Oshawa , sulla sponda del Lago Ontario , popolazione 140.000. La general
Motors è la linfa della città , ma da quando l’economia ha mollato , il
rapido deterioramento della general Motors ha messo in difficoltà un sacco
di aziende di minuteria che lavoravano per lei , penso che ci siano ancora
nubi nere sul settore automobilistico.
Il luogo dello show è la vecchia sede della General Motors , che se n’è
andata da un’altra parte due anni fa.
Sono arrivato da Toronto 90 minuti prima dell' apertura dei cancelli prevista
per le 7,30 p.m. , ho aspettato 15 minuti per presentare i miei biglietti
pre-pagati al personale. Frugare in un sacco di buste non numerate per
trovare il mio biglietto è sata una cosa che ha messo a dura prova la mia
pazienza-
Poi , con finalmente in mano il biglietto , gli scanner elettronici non sono
riusciti a riconoscerlo , così sono tornato al Will Call per avere la
conferma che mi avevao venduto i due posti. L’intero processo ridondava di
stupidità . Questo tipo di cagate non dovrebbero succedere in Toronto ,
comunque......
In una notte di luna piena , Bob ha apero il concerto con una potente Wicked
Messenger , con il suo vecchio amico bluesman di Toronto Paul James che
sostituiva i due chitarristi per una parte del concerto.
Il suono era buono , ben lungi dal tormentato pasticcio che avevo sentito
nel precedente concerto di Hamilton la scorsa estate , probabilmente grazie
alla piccola arena , molto intima , che conteneva al massimo 3.000
spettatori.
La sua forma e la sua voce erano grandi , al massimo. Just like Tom Thumb’s
blues è stata la seconda battuta , una bella versione dove l’ho visto venire
al centro del palco per un fantastico assolo di armonica.
La gente era proprio vicina quando Bob stava al centro del palco di fronte
al microfono , era più di un front-man da quella posizione.
Poi è stato rock saltellante con The Leeve’s gonna break . Tony Garnier ha
fatto un sacco di numeri col contrabbasso , mentre il super utile Donnie
Herron , l’unico a non portare il cappello , suonava il mandolino. Intorno
al palco molti sorrisi.
Le canzoni seguenti della set list sono quelle che hanno scatenato i sogni
del Bootleggers.
Una lenta “Tangles up in blue” ha portato la gente sul tasto della
familiarità , e Geotge Recile ha riposto il suo martello nella cassetta
degli attrezzi. La versione rinnovata era più lenta e più determinata che la
versione standard che era più trotterellante.Negli annni scorsi Tangled era
la presenza principale nella set list , adesso ha ridotto la sua
frequenza.E’ stata una versione melodica , reinventata , che ha portato una
ventata d’aria fresca al vecchio cavallo di battaglia. E’ seguita “Highwater”
che è una delle canzoni più importanti della trilogia TOOM , L&T e MT. La
metafora è stata inerente allo stato attuale dell’economia del Paese - tutto
l’oro e l’argento sono stati rubati-. In questo pezzo Donnie è andato a
ruota libera con il banjo , mentre Paul James gli rispondeva alzando il
livello della canzone con diverse scalate di chitarra.
La mia bocca ha toccato la terra quando Bob ha lanciato la cow boy band nel
numero seguente , “Man in the long black coat” – una rarità che ho inseguito
da diversi anni , fin dal mio primo concerto di Dylan nel lontano 1992,
sperando di sentirla fare dal vivo.
Mi sono girato agli amici accanto a me (che hanno sempre contato su di me
per sapere le canzoni che avrebbero sentito nella serata), dicendo loro che
da molto tempo questa era la miglior set list alla quale ero stato
testimone.
In questa ha riscritto il testo di nuovo : (“I went down to the river/But I
did miss the boat”).A questo punto Paul James si è ritirato cedendo il posto
s Stu e Danny , ambedue vestiti in nero col cappello , che hanno preso il
loro posto uno vicino all’altro sulla sinistra del palco.
Dopo i fortissimi primi cinque pezzi , Bob ha presentato come sesto
“Tweedele dee & tweedle dum”. Questo pezzo non è mai stato uno dei miei
preferiti , ma stavolta si è guadagnato un nuovo rispetto. Bob era al centro
del palco di nuovo , suonando con l’armonica , muovendo in modo strano le
ginocchia in una specie di ballo , poi ha dato spazio ai chitarristi per i
loro solos. Danny e Stu si scambiavano i riff , rispondendosi uno con
l’altro , cosa penso dovuta al fatto che erano uno di fianco all’altro e non
come di solito ai lati opposti del palco.
“Desolation row” è stata veramente martellante , Bob rideva in certi punti.
Lui e Donnie hanno suonato alcune cose pregevoli durante l’esecuzione. Il
suo fraseggio è stato di nuovo reinventato e non c’era traccia della tecnica
di canto che usava nei tempi sassati. Nell’ultima parte della canzane Bob ha
sputato fuori ogni sillaba come una martellata (“And no—bo—dy has to think
a—bout De—so—la—tion Row”)
Le seguenti sono state “Till i fell in love with you” e “Simple twist of
fate” , entrambe tematicamente correlate , in che modo l’amore ha la
possibilità di separarsi dalle cose del mondo , che grande combinazione
piena di bramosia , la perdita e la disperazione.
Nonostante negli show precedenti Bob abbia suonato qualche volta la chitarra
, questa sera non c’è stata traccia di questa eventualità. Si è alternato
fra la tastiera e l’armonica , con la gente entusiasta specialmente quando
stava al centro del palco.
“Honest with me” , molto rock , ha preceduto un significante momento per
“When the deal goes down”.
E’ tornato al rock-tempo per la bruciante “Highway 61” , e dopo di nuovo
l’atmosfera tranquilla ed il quasi parlato di “Nettie Moore”
Dopo la versione piena di energia di “Thunder on the mountain” Bob ha
lasciato il palco , con il pubblico che chiedeva a gran voce “more”.
LARS e AATW sono stati gli standard per i bis.
Questo è stato il miglior ahoe di Dylan del quale sono stato testimone.
Guardate la set list ! Tutti voi bootlegger , occhio a questo. Bob ha chiuso
la luce in una bottiglia in Oshawa.
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Libri: "Parole nel vento", la critica doc su Dylan
Dodici saggi sul cantuautore americano firmati da diversi
esperti e raccolti da Alessandro Carrera di Andrea Monda
Nella postilla all’introduzione del volume, il critico Alesssandro Carrera
informa il lettore che «su Bob Dylan sono stati scritti, solo nella lingua
inglese, circa duecentotrenta libri, più duecentocinquanta saggi usciti su
riviste mensili, culturali o accademiche. Non si possono contare le migliaia
di articoli e recensioni pubblicate su riviste settimanali e sui
quotidiani...». “Parole nel vento”, titolo che ovviamente parafrasa la
canzone più famosa di Dylan, è un altro testo che si aggiunge alla
sterminata lista con la particolarità, indicata nel sottotitolo:
un’antologia che raccoglie “I migliori saggi critici su Bob Dylan”.
Al termine della lettura viene da pensare che l’audace scommessa sia stata
vinta: si tratta di dodici lunghi articoli scritti dalle massime autorità
«dylanologhe» mondiali e selezionati dalla massima autorità italiana,
Alessandro Carrera che nel 2001 ha pubblicato “La voce di Bob Dylan”,
senz’altro il miglior saggio italiano sull’argomento. Dodici articoli che si
rivelano altrettanti tasselli adatti per ricostruire il mosaico-Dylan, uno
dei più affascinanti del panorama non solo musicale degli ultimi decenni. Il
primo di questi tasselli coglie la lunga parabola della carriera quasi
all’inizio, nel 1964, in uno dei primi momenti di «svolta»: il critico
musicale Nat Hentoff racconta in poche pagine la seduta in studio di
incisione relativa alla realizzazione del quarto album del cantautore
intitolato significativamente “Another side of Bob Dylan”. È l’album che
segna il passaggio dalle canzoni di protesta a quelle più intime e d’amore,
così come l’album successivo annuncerà la trasgressiva opzione per il rock a
scapito del folk.
Di svolta in svolta il libro accompagna l’intera parabola dylaniana ed è
proprio questo uno degli aspetti migliori del volume: nessun periodo di
Dylan è stato trascurato ma tutto è ben rappresentato, dal menestrello folk
che cantava “Blowin’ in the wind”, all’attempato signore baffuto che, per
citare un suo verso, «dressed like squire» (vestito come signorotto di
campagna) ancora oggi sforna album come “Modern Times” e viaggia su una
media di quasi cento concerti all’anno. Come coglie con la solita precisione
Carrera nell’introduzione, per Dylan «l’arte non è un artefatto, l’arte è
azione […] e soprattutto conversazione. […] Dylan conversa con le sue
canzoni». Quest’antologia racconta e fa il punto della situazione di questa
lunga conversazione. È difficile (e forse inutile) dire quale sia il
migliore di questi dodici saggi: si può dire che ce n’è per tutti i gusti, e
se i primi hanno in più il sapore quasi dell’archeologia (da non confondersi
con la nostalgia) sono proprio quelli degli ultimi anni, dopo il 2000, che
colpiscono per ampiezza e profondità: viene da pensare che forse i critici
appassionati di Dylan sono cresciuti insieme, e grazie, al loro cantautore
preferito.
“Parole nel vento”, a cura di A. Carrera, Interlinea edizioni, Novara 2008,
pp.229, 18 euro
(fonte : archiviostorico.corriere.it)
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Lennon Remembers
The Rolling Stone Interviews
by Jann Wenner
What is the nature of your relationship with Bob?
It's sort of an acquaintance, because we were so nervous whenever we used to
meet. It was always under the most nerve-wracking circumstances, and I know
I was always uptight and I know Bobby was. We were together and we spent
some time, but I would always be too paranoid or I would be aggressive or
vice versa and we didn't really speak. But we spent a lot of time together.
He came to my house, which was Kenwood, can you imagine it, and I didn't
know where to put him in this sort of bourgeois home life I was living. I
didn't know what to do and things like that. I used to go to his hotel
rather and I loved him, you know, because he wrote some beautiful staff, I
used to love that, his so called protest things. I listened to his words, he
used to come with his acetate and say "Listen to this, John, and did you
hear the words?" I said that doesn't matter, the sound is what counts-the
overall thing. I had too many father figures and I liked words, too, so I
liked a lot of the staff he did. You don't have to hear what Bob Dylan's
saying, you just have to hear the way he says it.
When was the last time you saw Bob?
He came to our house with George after the Isle of Wight and when I had
written "Cold Turkey".
Yoko: And his wife.
John: I was just trying to get him to record. We had just put him on piano
for "Cold Turkey" to make a rough tape but his wife was pregnant or
something and they left. He's calmed down a lot now.
I just remember before that we were both in shades and both on fucking junk,
and all these freaks around us and Ginsberg and all those people. I was
anxious a shit.
You were in that movie with him, that hasn't been released?
I've never seen it but I love to see it. I was always so paranoid and Bob
said "I want you to be in this film". He just wanted me to be in the film.
I thought why? What? He's going to put me down: I went all through this
terrible thing.
In the film, I'm just blabbing off and commenting all the time, like you do
when you're very high or stoned. I had been up all night. We were being
smart alecks, it's terrible. But it was his scene, that was the problem for
me. It was his movie. I was on his territory, that's why I was so nervous. I
was on his session.
TRADUZIONE ITALIANA
Qual è la natura della tua relazione con Bob?
Era come se fossimo dei conoscenti, perché eravamo così nervosi ogni volta
che ci incontravamo. Era sempre in circostanze snervanti, so che ero sempre
teso e so che anche Bobby lo era. Abbiamo passato un po’ di tempo insieme ma
ero sempre troppo paranoico oppure ero aggressivo o vice versa e non abbiamo
mai veramente parlato. Ma abbiamo passato molto tempo insieme.
Venne a casa mia, che era Kenwood, ti immagini? E non sapevo dove metterlo
nella sorte di vita borghese che stavo vivendo. Non sapevo cosa fare e cose
di questo genere. Di solito andavo al suo hotel e mi piaceva, sai, perché
scriveva delle belle cose, amavo quelle cose, le sue canzoni definite “di
protesta”. Ascoltavo le sue parole, usava arrivare con la sua demo dicendo
“Ascolta questo, John, e hai compreso le parole” Dissi che non importava, il
suono è ciò che conta – la cosa più importante. Avevo troppe figure paterne
e mi piacevano anche le parole, così mi piacevano molte delle cose che fece.
Non devi ascoltare cosa sta dicendo Bob Dylan, devi solo ascoltare il modo
in cui lo dice.
Quando è stata l’ultima volta che hai visto Bob?
Arrivò a casa nostra con George dopo l’Isola di Wight e quando avevo scritto
“Cold Turkey”.
Yoko: E sua moglie.
John: Stavo cercando di farlo registrare. Lo avevamo appena messo al piano
per fare una demo per “Cold Turkey” ma sua moglie era incinta o qualcosa del
genere e se ne andarono. Ora si è calmato molto.
Mi ricordo solo che portavamo entrambi gli occhiali scuri ed eravamo
entrambi fuori di testa con quello schifo di droga e c’erano tutte queste
strane persone intorno a noi e Ginsberg e tutti gli altri. A quel tempo ero
molto ansioso.
Apparivi in quel film con lui, che non è ancora stato proiettato al pubblico
(n.d.r. Don’t look back)?
Non l’ho mai visto ma mi piacerebbe molto vederlo. Ero così paranoico e
quando Bob disse “Voglio che tu appaia in questo film”. Voleva solo che io
apparissi nel film.
Pensai perché? Cosa? Vedrai che mi vuol far fare una brutta figura: tutte
queste cose terribili mi passavano per la testa.
Nel film blateravo e commentavo tutto il tempo, come si fa quando sei fatto
o fuori di testa. Ero stato in piedi tutta la notte. Facevamo i saccenti
sapientoni, è terribile. Ma era la sua scena, questo era il problema per me.
Era il suo film. Ero sul suo territorio, ecco perché ero così nervoso. Ero
nella sua sessione.
(Dean Spencer News)
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Bob Dylan ed i Beatles
di Michele Murino
clicca qui
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Pete Molinari:“A Virtual Landslide”
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E' Aretha Franklin la più grande voce dell'era del rock
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I GRUPPI MITICI.......
The Kinks - Waterloo Sunset
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Lunedi 17 Novembre 2008
Talking Bob Dylan Blues - Parte 432
- clicca qui
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Set list: Kingston, Ontario -
K-Rock Centre - November 15, 2008
1. Maggie's Farm
2. Lay, Lady, Lay
3. Things Have Changed
4. Spirit On The Water
5. Tweedle Dee & Tweedle Dum
6. Just Like A Woman
7. The Levee's Gonna Break
8. Make You Feel My Love
9. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
10. Ballad Of Hollis Brown
11. Honest With Me
12. The Lonesome Death Of Hattie Carroll
13. Highway 61 Revisited
14. Nettie Moore
15. Thunder On The Mountain
(encore)
16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower
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Review: London, Ontario -
John Labatt Centre - November 11, 2008
By JAMES REANEY - Sun Media
London , Ont. – L’enigma senza fine che risponde al nome di Bob Dylan è
tornato al John Labatt Center l’altra sera.
Questa volta con Dylan c’era un vecchio amico – il blues-rocker Paul James
di Toronto – sul palco per l’inizio di questo show di due ore ,
presenti 3.200 fans.
All’inizio del set , l’icona rock con una calcolata voce “squack” ( rauca ed
aspra) ha suonato delle versioni completamente riarrangiate di qualche
vecchio classico come I’ll be your baby tonight , Master of war e The
leeve’s gonna break.
Avere un Paul James infuocato dall’inizio dello show è stata la sola
differenza positiva fra questo ed il concerto dell’altra sera e del concerto
del 2006 che Dylan ha tenuto ancora qui nella London Arena.
Questa volta Dylan è sembrato essere più animato , e uscito da dietro la
tastiera diverse volte per suonare l’armonica , facendo un sacco di gesti di
incoraggiamento alla sua eccellente band.
La tastiera , che era quasi scomparsa l’altra sera , è stata prominente ,
ricordando il classico suono dell’ Hammond di Al Kooper negli anni 60’.
Entrambi gli show sono stati diversi. La scorsa notte una versione troppo
lunga di Ain’t Talking da “Modern Times” è durata per metà del set
principale. Dopo un desolante applauso , Dylan e la band sono ritornati sul
palco per Like a rolling stone ed All along the watchtower. Entrambi i pezzi
sono stati forti ed hanno strappato una vera ovazione al pubblico.
Come nel 2006 , la sua voce era totalmente rauca ed aspra . Questo ha
annoiato numerosi fans e anche questa sera è stata la stessa cosa. Era un
rumore , non una cosa buona , questo può essere detto del concerto al London
center.
Oh bene , questo recensore ha deciso di accettare la decisione di Dylan di
prendere in giro le sue parole famose, Quando voleva che una frase fose
chiaramente capibile – diceva la sbiascicata “ I hope that you die” da
Master of war , o l’irinica “ You think i’m over the hill” da Spirit on the
water” e la minacciosa “ How does it feel?” da Like a rolling stone , solo
queste parole si sono potute capire.
“Incomprensibile” , Dylan l’ha fatto capire chiaramente durante la
presentazione della band , un indizio che il Maestro e Giullare può essere
capito solo quando vuole lui.
Dylan ha trattato i suoi testi come un maestro di jazz manipola una melodia
familiare. Inoltre Dylan sembra girare e storpiare le sue canzoni per
adattarle con una forma nuova alla sua voce.
James lo ha incontrato la prima volta nel 1986 quando Dylan è apparso alla
Toronto’s Nag’s Head Tavern ed è stato ospite di James e della sua band.
L’altra notte , il chitarrista di Toronto è stato brillante , bei fraseggi
blues per eseguire la sua parte dello show. Sia nel pezzo d’apertura “Cat’s
in the well” e sia in “Love minus zero/no limits” Bob e James erano in
sintonia. La sintonia è stata eccitante nel 5° pezzo . La touring band di
Dylan è buona , come lo erano gli Hawks , ma vorrei vedere un’ altro ritorno
di James sul palco.
Come nel 2006 , gli organizzatori del Dylan’s tour , hanno stupidamente
proibito macchine fotografiche e cineprese allo show. Dovete credere alle
mie parole , Dylan portava un grande cappello bianco da cow boy , un vestito
nero con bande rosse che lo facevano sembrare il gestore di un hotel del
vecchio west.
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Parole nel vento , di Alessandro Carrera : I migliori saggi critici su Bob Dylan
È uscito Parole nel vento, una raccolta dei migliori saggi
americani dedicati a Bob Dylan, tutti inediti in Italia, a cura di
Alessandro Carrera. L’editore è Interlinea. I dodici testi inclusi nel
volume attraversano la carriera del menestrello, fresco vincitore del premio
Pulitzer 2008. In passato il riconoscimento era andato a rappresentanti
della musica classica (Elliott Carter e Samuel Barber, Giancarlo Menotti,
John Adams) e jazz (Wynton Marsalis e John Coltrane).
Alessandro Carrera ha tradotto dodici saggi di critica musicale inglese e
americana su Bob Dylan scegliendo nella vasta letteratura disponibile
sull’argomento. Il risultato è una biografia polifonica. Si parte dal 1964
con un saggio di Nat Hentoff che scrive di un Bob Dylan ventitreenne, folk,
che ama vestirsi in maniera informale. Hentoff racconta una seduta di
registrazione, quella dell’album Another Side of Bob Dylan, al quale è stato
invitato ad assistere. Ralph J. Gleason uno dei fondatori della rivista
Rolling Stone, nel 1966 scriveva “il più serio assalto all’impalcatura della
Great Society e della precedente New Frontier non proviene dalle forze
armate di una potenza straniera ma da un fragile, magro e sfuggente ragazzo,
le cui armi sono parole e musica, un’immaginazione ardente e un’apocalittica
visione del mondo. Ellen Willis, giornalista moglie di Stanley Aronowitz che
favorì l’incontro tra Dylan e i Beatles, nel 1967 approfondiva la svolta
rock di Dylan, quella di Highway 61 Revisited, il suo "tradimento" alla
causa della canzone di protesta. Alex Ross, critico musicale del “New York
Times” nel 1998 segue Dylan in tournée e lo racconta.
Il libro si conclude con un’interessante approfondimento sulla traduzione
dei testi dylaniani di Alessandro Carrera scrittore e critico musicale,
docente di letteratura in diverse università degli Stati Uniti e del Canada,
traduttore del Dylan autobiografico per Feltrinelli.
Il bello di questo libro è appunto la diversa cronologia dei saggi su Dylan.
Credo sia interessante per chi vuole approfondire la conoscenza dell’artista
leggere come veniva percepito dalla critica musicale nel momento in cui “si
svolsero i fatti”. Così questa antologia di scritti si libera dei caratteri
di opera omnia col senno di poi, per approdare a una dimensione più agile,
storica e quindi forse più vera. Chi scrisse nel 1966 viveva quel tempo e ne
riportava il respiro non sapendo cosa sarebbe successo poi a Dylan e al
mondo.
Bob Dylan è stato premiato con uno speciale Premio Pulitzer alla carriera.
Gli è stato assegnato il Pulitzer per le arti con la seguente motivazione:
per ''il profondo impatto avuto sulla musica popolare e la cultura americana
attraverso composizioni liriche dallo straordinario potere poetico''. In
passato il menestrello è stato candidato anche al Premio Nobel per la
Letteratura.
Prefazione : Ci dev'essere un modo per uscire di qui
Non siamo noi a dover giustificare perché siamo ossessionati da Dylan. Sono
gli altri che dovrebbero spiegare come mai non sono ossessionati loro.
Christopher ricks, Minneapolis, 26 marzo 2007, a un convegno su Dylan,
University of Minnesota
I. Hibbing, 11 agosto 1998
Arrivo a Hibbing su una Ford noleggiata a Minneapolis. Sono diretto alle
sorgenti del Mississippi, che stanno più a ovest, sul lago Itasca, e non so
bene che cosa aspettarmi da questa sosta nella città dove Dylan è cresciuto.
Dopo essermi fermato a un paio di passaggi a livello davanti a treni
lunghissimi che passano lenti, tagliando le foreste e portando legname e
minerali ferrosi verso il porto di Duluth, trovo all'ingresso dell'abitato,
come mi ha informato la mia guida tascabile del Minnesota, il Visitor Center
della città. La signora Ylapura, piccola, capelli bianchi, gentilissima,
forse di origine lappone (qui sono moltissimi i discendenti degli immigrati
scandinavi), mi parla della miniera di ferro che si apre a nord della città,
la più grande del mondo a ciclo aperto, e del museo Greyhound dove è
possibile seguire la storia della compagnia di autobus, ora la maggiore
degli Stati Uniti, nata proprio a Hibbing nel 1914 per portare i minatori
sul luogo di lavoro. Non mi parla di Dylan, forse non sa chi è, e quasi ho
paura di chiederglielo. Mi pare lontanissima dal suo mondo, e non vorrei
metterla in imbarazzo. Mi ricordo di quando, nel 1990, ero stato a Okemah,
il villaggio dell'Oklahoma dal quale era venuto Woody Guthrie. La casa dove
è nato non c'era più dagli anni della Depressione, al suo posto stava un
praticello vuoto. È vero, sulla torre dell'acquedotto cittadino (l'edificio
più alto dei dintorni) c'era scritto «Woody Guthrie's Town», la città di
Woody Guthrie, e questo mi aveva un po' confortato, ma alla biblioteca
cittadina non avevano niente su di lui, solo un quaderno ad anelli con
vecchi articoli ritagliati da vari giornali e infilati in piccole buste di
plastica trasparente. Era un'opera privata dell'anziana bibliotecaria,
guthriana in semi-incognito, che me la mostrò un po' orgogliosa e un po'
timorosa, perché, come mi disse, a molti in città non piaceva che il più
illustre figlio di Okemah fosse stato un comunista. A Hibbing non c'è
scritto niente nemmeno sull'acquedotto. Il museo Greyhound, naturalmente, ha
un'altra storia da raccontare, e l'altro museo, quello cittadino che sta nei
sotterranei del Civic Center, è dedicato alla gigantesca Hull Mine che
riassume l'intera storia della città. I pannelli dimostrativi scandiscono
gli eventi decennio dopo decennio, e quando si arriva agli anni sessanta c'è
una copia del giornale locale nel giorno dell'assassinio di Kennedy e la
copertina di un disco dei Beatles, sopra la quale campeggia una foto di
Dylan. Ma è una foto fatta durante la tournée del 1978, e non sta scritto da
nessuna parte che Dylan sia cresciuto lì. La miniera è impressionante, un
vero paesaggio lunare a tinte rossastre come il Painted Desert dell'Arizona,
con la differenza che qui vedo gente in lontananza a lavorarci, manovrando
autocarri gialli e giganteschi, dalle ruote alte più di due metri. Arriva la
sera e su Dylan non ho trovato nulla. Avrò tempo domani di dare una
controllata alle librerie e alla biblioteca pubblica. Intanto decido di
fermarmi in un ristorante e mi cade l'occhio sull'ingresso di "Zimmy's and
Atrium Restaurant" al 531 di East Howard Street, la via principale. Non
sapevo neanche che esistesse, sto viaggiando un po' come viene e non mi sono
preparato a dovere, ma è un ristorante a tema, e il suo tema è «You may call
me Bobby, you may call me Zimmy». È come un piccolo Hard Rock Cafe, ma per
un artista solo. Foto di Dylan ovunque, manifesti di concerti e ritagli di
giornale. A destra dell'ingresso stanno anche ricordi d'infanzia, con
fotografie di un bambino piuttosto paffutello, guardato amorosamente da
un'orgogliosa mammina. Le cameriere mi fanno firmare il registro del locale,
nel quale leggo i commenti di avventori come me: «Credevo che nessuno a
Hibbing si ricordasse di Dylan finché per fortuna ho trovato voi». Oppure:
«Bob, lascia la California e torna a Hibbing!» Al ristorante sono tutti
molto gentili, il che non vuoi dire che mi senta di consigliare la loro
pizza.
© 2008, Interlinea
Parole nel vento. I migliori saggi critici su Bob Dylan
228 pag., 18 € – Edizioni Interlinea 2008 (Studi)
ISBN 978-88-82-12577-6
Di Francesco Marchetti
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POLITICAL BOB - di Paolo Vites
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SCRIVEVANO......
Bob Dylan, sessant' anni di solitudine
Il cantautore, nato il 24 maggio 1941, è stato idolatrato
ma rimane un incompreso. Per «Mr. Tambourine Man» non si ispirò a uno
spacciatore di droga ma a una scena del film "La strada" di Federico Fellini.
Una biografia racconta l' autore di «Mr. Tambourine Man»: le radici, le
ossessioni, il suo essere americano Bob Dylan, sessant' anni di solitudine
Il cantautore, nato il 24 maggio 1941, è stato idolatrato ma rimane un
incompreso Difficilmente un fan di Bob Dylan riesce a spiegare il vero
motivo della sua passione. Bob non è un vero talento né come cantante né
come chitarrista. Non è facile, non risulta simpatico, non è comunicativo né
sul palco né fuori. Non compiace il pubblico, ama spiazzare il prossimo, non
si preoccupa di deludere. Chi lo ascolta, lo legge, lo vede dal vivo, di
solito sintetizza la propria appartenenza al Dylan-people in un unico modo:
«E' un genio». E un genio non necessariamente viene idolatrato o acclamato:
lo si segue, lo si rispetta, in un certo senso lo si adotta. Ma al di là del
genio nello scrivere canzoni e nel saper nutrire con rari compromessi il
proprio mito tuttora immune dal tempo (compirà 60 anni il 24 maggio), Dylan
è soprattutto un Grande Seduttore: la sua musica, i testi, il modo
inconfondibile e poco ortodosso di porgerli, perfino quella strana,
indecifrabile faccia, sono reti in cui è facile restare fatalmente
impigliati e da cui non è prevista una via d' uscita. Alessandro Carrera,
lodigiano, 47 anni e un passato di musicista-cantante, negli States dall'
87, oggi austero docente di letteratura italiana alla New York University,
dal Grande Seduttore è «stato preso all' amo, messo in ceppi, legato mani e
piedi» quando ne aveva soltanto 16. Gli è bastato ascoltare da un 45 giri l'
arpeggio iniziale di Mr. Tambourine Man per provare «il primo vero brivido
giù per la schiena» che, coltivato e amplificato nel tempo, lo ha indotto a
scrivere questo La voce di Bob Dylan - Una spiegazione dell' America. Non l'
ennesimo omaggio al mito raccontato soltanto con il cuore, ma un accurato
studio che con una bibliografia sterminata e un coro famoso sullo sfondo (da
Jack Nicholson a Woody Guthrie, da Eric Clapton a Gregory Corso, da Bono a
Jack Kerouac), spiega un personaggio complesso, le sue radici, le sue
ossessioni religiose, il suo essere americano. Arrivando a concludere che,
così come un' autentica femme fatale, il Grande Seduttore attrae per il suo
muoversi costantemente nel mistero, per la capacità di meravigliare, di
rivelarsi diverso da quello che si vorrebbe, di giocare a nascondersi. Sia
nella vita sia sul palco, dove Bob ama camuffare i suoi pezzi classici a
periodi alterni con ermetici arrangiamenti che disorientano anche i fedeli
della prima ora. Proprio Mr. Tambourine Man, la canzone «dell'
incantamento», rappresenta un piccolo esempio di quell' incertezza
intrigante che ha consentito a Dylan di sedurre diverse generazioni. «I miei
sensi sono denudati, le mie mani non sentono la presa / i piedi insensibili
per camminare, aspettano soltanto che i tacchi incomincino a vagare», si
legge nel testo. Per qualcuno quel Tamburino simboleggiava uno spacciatore
visto sotto gli effetti della droga. In realtà, ci racconta l' autore del
saggio, l' ispirazione del tamburino è dovuta probabilmente in modo più
innocuo all' innamoramento per la Gelsomina di Giulietta Masina nel
felliniano La strada, film ammirato dal cantante in un cinema del Village.
Un esile filo italiano che certo non scalfisce l' assoluta americanità di
Bob, da lui mai messa in discussione nemmeno nei momenti acuti della
contestazione, nonostante la fama, mai veramente giustificata, di ribelle,
pacifista e impegnato in politica. Mentre è sempre stato essenzialmente un
anticonformista. «Dylan - racconta Carrera - non è Ginsberg, non punta il
dito né contro la Cia né contro il Pentagono. Negli anni ' 60 molti hanno
provato, ma invano, a fargli pronunciare la parola "Vietnam". E quando si è
trattato della sicurezza d' Israele non ha avuto problemi ad approvare il
bombardamento d' una fabbrica irachena di armi». Dylan è molto a disagio
quando deve distinguere fra destra e sinistra e l' anima della sua poesia è
più incline a cogliere e a rivisitare le tradizioni della terra americana,
del folclore in cui innesta pure rami neri di gospel e blues, che a porsi
come antagonista del sistema. Con la politica insomma non ci piglia molto e
il libro ricorda pure la sua clamorosa gaffe nel ' 63 quando parlando all'
assemblea d' un comitato liberal sull' assassinio di John Kennedy, s'
identifica a tal punto (pur senza giustificarlo) con l' assassino Lee
Oswald, da creare rumorosi disordini. Come il suo grande Paese è
profondamente contraddittorio ma nessuno glielo mette in debito, perché come
dice Carrera «Dylan non è più un semplice artista ma una geografia, un
universo semiotico, un' infinita partita a scacchi tra la parola e la voce»
che non si cura affatto di avere consensi. Il music-business di oggi lo
guarda con diffidenza per due presunti torti: non essere morto più giovane e
con modalità «maledette» alla maniera di Jimi Hendrix o Janis Joplin e non
andare in tv a raccontare, lo fanno tanti patetici sopravvissuti, le storie
dei loro amori e delle disintossicazioni da alcol e stupefacenti. Il saggio
si conclude parlando di Dylan come d' un uomo profondamente solo perché l'
artista americano è spesso un grande isolato, prigioniero d' una società
«che aspira a essere più semplice e più nobile di quanto sia umanamente
possibile, che vorrebbe negare il tragico e bandire dalla discussione
pubblica i problemi di cui non si può trattare in un talk-show». Anche
per questo i cultori di Dylan, soprattutto quelli che seguono le sue orme da
lontano, non potranno mai più ritornare indietro.
Paracchini Gian Luigi
(17 maggio 2001) - Corriere della Sera
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Una tesi di laurea su Bob Dylan costa 30,00 euro se
volete consultarla
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Video : Bob Dylan - Forever Young
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Domenica 16 Novembre 2008
JIMI
HENDRIX
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Sabato 15 Novembre 2008
Set list: Sudbury, Ontario - Sudbury Arena - November 13,
2008
1. Watching The River Flow
2. Mr. Tambourine Man
3. Rollin' And Tumblin'
4. Positively 4th Street
5. High Water (For Charley Patton)
6. A Hard Rain's A-Gonna Fall
7. 'Til I Fell In Love With You
8. Girl Of The North Country
9. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
10. Workingman's Blues #2
11. Most Likely You Go Your Way (And I'll Go Mine)
12. Love Sick
13. Highway 61 Revisited
14. Ain't Talkin'
15. Thunder On The Mountain
(encore)
16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower
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Review: London, Ontario -
John Labatt Centre - November 11, 2008
by Lara Souter
Lasciatemi dire che Bob Dylan è bello. Non ho mai provato tanta
soddisfazione in vita mia per un concerto. Dylan non offre il solito vecchio
concerto notte dopo notte. C’è qualcosa di spontaneo e significativo in ogni
parola comprensibile che dice. Se ascoltate quello che dice , potreste
capire quanto torturato ed umano sia quest’uomo.E questa è la ragione , ne
sono sicura , per la quale così tanta gente lo ama.Perchè lui è proprio come
noi.
La scorsa notte ho ricevuto il messaggio forte e chiaro. Lui è umano. Lui è
sensitivo. Forse lui al momento delude molto. Questa è la ragione per la quale dopo lo
show ho quasi schiaffeggiato un gruppo di persone che stavano denigrando la
sua prestazione. Ma cos’è che ascoltano ? Il suo show è brillante. Fa sempre
nuovi arrangiamenti e mai la stessa set-list. Quest’uomo è un genio.
Certo , posso essere stata troppo dura con loro. L’ultima volta che ho visto
un suo show è stato 5 anni fa , e pensavo le stesse cose. Mi aspettavo un
viaggio attraverso qualche vecchio classico che avevo cantato tante volte.
Non sono una vera Dylan-fan. Non sono un’ascoltatrice.
Ciò per cui vale la pena di andare al suo show sono i piccoli momenti di se
stesso che offre al pubblico ogni volta. Spero che nel 2009 vada sempre più
nel profondo di queste cose. E’ un uomo che cerca sempre di evolversi ,
proprio come tutti noi. I veri fans dovrebbero apprezzare la sua trasparenza
, prima di giudicarlo.Io credo in lui.
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by John G.
Mentre scriverò qualcosa di più lungo domani ( e più
noioso ) lasciatemi dire che Paul James ha aggiunto più lui da solo allo
show che i due chitarristi nella seconda metà dello serata. Era selvaggio ,
i suoi assoli erano scintillanti , e questo ha infiammato la gente.
Alll’inizio Cat ‘s ha lottato con il suono difettoso , che sarebbe stato il
problema di tutta la serata , e Love minus zero è stata bella (
sono contento di averla sentita , era la prima volta per me ) ma con
Paul è stata infuocante. Toni si è divertito molto e faceva girare il suo
contrabbasso stando in piedi.....e urlava “ L’ultima strofa!!” , e allora
fagli capire la conclusione , una volta ancora , due....fatto!
La presenza di Paul ha aggiunto qualcosa di più sul palco , tutti si sono
divertiti , anche Bob.....i risultati parlano da soli.
Paul ha guardato il resto dello show seduto di fianco a me ( con gli
occhiali da sole , era una cosa bizzarra , perchè Paul con i Ray Ban
Wayfarers sembrava l’immagine sputata di Bob nel 64/65.....così è stato
come vedere il giovane Bob che guardava il vecchio Bob ).
Denny e Stu sono ritornati ed hanno avuto i loro momenti ( I’ll be your baby
tonight e una Thunder on the mountain dove tutti battevano i piedi , che
alla fine ha infiammato il pubblico grazie al martellamento di George che ha
sostituito il tempo di shuffle col rock. Mma Paul James ha davvero mostrato
la differenza che può fare , anche per Bob , avere un chitarrista con la
mano “calda”, persino adesso. Spero che sia stata una anticipazione per
l’avvenire piuttosto che una novità momentanea.
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by Dave Ford
Wow , che differenza . Ho postato una recensione di Bob in Detroit e penso
fosse stanco di cantare. Lo show di London è stato un giro di 180°. La sua
voce era di nuovo buona , specialmente chiara nelle ballate tranquille , la
band è stata molto efficente. Bob ha fatto qualche piccola danza dietro la
tastiera , ha preso l’armonica diverse volte e sembrava in sintonia col
pubblico. Il solo disappunto è stato per It’s alright ma – ha borbottato le
parole rendendole incomprensibili. La gente era con lui , totalmente , dalle
9,00 fino alla fine , sorridendo a Bob quando stava al centro del palco.
Highlight della serata sono state She belong to me , Girl of the north
country , Not dark yet ( con un grande assolo di armonica ), Master of war e
Nettie Moore.
Mio fratello è venuto con me , non aveva mai visto Dylan dal vivo , dopo lo
show mi ha detto “ Sapevo che era bravo , ma non pensavo fosse così bravo!”
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IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di Andrea
Qualche tempo fa ho scritto per dire la mia opinione su
Bob ed ero
contro perchè i concerti sono sempre uguali ecc. ecc.
Poi ascoltando RED RIVER SHORE e HIGH WATER mi sono chiesto: ma come ho
fatto a
scrivere contro ?
Forse dovrei essere contro a chi pubblica certi
cofanetti a 180 euro per 3 cd o chi non pubblica le canzoni per poi farci un
bootleg series.
Ci vuole così tanto a pubblicare un concerto intero.
Bob mi emoziona solo per come pronuncia una parola.
Non avete idea di quante discussioni ho fatto riguardo il nostro ( è
stonato,
canta col naso ecc)e la mia risposta è sempre la stessa:
se lo capisci allora ti entra fino alle ossa e non puoi farne a meno oppure
lo odi ma
non giudicarlo dopo avere ascoltato 4 canzoni.
Perdonatemi , PRO PRO PRO
Andrea Argenti Felino
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Bob Dylan visits Neil Young home
By SIMON FULLER - Sun Media
Patti Regan davanti alla sua casa , una volta casa di Neil Young , che è
stata inaspettatamente visitata da Bob Dylan.
WINNIPEG – La leggenda della musica Bob Dylan desiserava vedere dove
un’altra icona era cresiuta , quando era in città all’inizio del mese.
Dylan è sceso casualmente da un taxi di fronte alla casa di John Kiernan in
River Heights il 2 novembre , prima del concerto all’ MTS Center , per dare
un’occhiata al posto dove la nascente leggenda musicale di Winnipeg Neil
Young una volta chiamava casa.
“ Eravamo appena tornati dalla spesa in drogheria” dice Kiernan , architetto
paesaggista di 53 anni , che vive con sua moglie Patti e le sue due figlie
nella casa in Grosvernor Avenue.
Kiernan dice che la famiglia , che vive lì dal 2001 , è abituata a vederei
fans di Young che gironzolano li intorno nella speranza di poter visitare la
casa dove Neil è cresiuto durante gli anni nei quali frequentava la Kelvin
High School. Ma i due tizi che si sono fermati quel giorno sembravano più
anziani dei soliti cacciatori di curiosità.
“ Questi due stavano proprio davanti alla casa a guardarla prima di
ritornare al taxi. Ho notato il loro abbigliamento , pantaloni di pelle nera
rimboccati sopra un paio di classici stivali da cow boy – dice Kiernan –
allora ho alzato lo sguardo e scrutato le loro facce , ho cercato di
mantenere l’autocontrollo , uno dei due curiosi era Bob Dylan”.
“Era molto dinoccolato e introspettivo”.
Kiernan ha invitato Dylan , che era con la barba non rasata e un cappello
ficcato in testa , ed il suo amico ad entrare per una visita veloce ai due
locali della casa una volta occupati da Young , dove Dylan ha fatto
gentilmente alcune domande su quanto fosse cambiata la casa dai tempi quando
Young viveva li.
Kiernan ha mostrato a Dylan la vecchia camera da letto di Young , che ora è
occupata dalla figlia 16enne e che ora è pitturata in rosa brillante.
“ Quando mi ha chiesto – Qualche volta Neil si è affacciato a questa
finestra quando suonava la chitarra ? – ho capito che esperienza spirituale
lui stava vivendo in quel momento , sapendo che lui avrebbe fatto le stesse
cose nello stesso tempo su nel Minnesota” ha detto Kiernan.
Kiernan ha detto a Dylan che l’unica cosa che era cambiata dal lontano 1960
è stata la cucina , che ora è diventata la lavanderia.
“ Penso che mi resterà sempre nella memoria , Bob Dylan in piedi nella mia
sporca lavanderia una domenica pomeriggio” ha detto.
“ Il mese prossimo verrà in città Sir Bob Geldoff , se arriverà e lo vedrò
spalare la neve te lo faro sapere” ha detto a Dylan che ha sorriso.
Dopo 25 minuti , Dylan ha ringraziato Kiernan ed è ritornato nel taxi.
Kiernan pensa che Bob si sia diretto al Crescentwood Community Center , dove
Young suonava con gli Squires in quei primi anni.
“Essendo cresiuto con la musica di Bob Dylan , è stata un’esperienza
meravigliosa” ha detto Kiernan , “ Ho trovato che lui ha una imponente
presenza con un tranquillo charisma , e penso anche che......se fossi
tornato a casa qualche minuto più tardi non l’avrei mai conosciuto”.
Entrambe le figlie , Julie e la sorella Laura , non erano in casa quando
Duylan è venuto per visitarla.
“Non sono una grande fan di Dylan , ma sono turbata perchè ho mancato una
cosa come quella che non succede tutti i giorni” ha detto Laura.
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TV : Criminal minds : le parole e la musica di Bob
Dylan
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Lewis Hamilton : futuro da cantante per il campione del
mondo di F1 ?
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Un nuovo disco per “Gogo” Bertocchini
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I GRUPPI MITICI.....
The Who - My generation
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Venerdi 14 Novembre 2008
Set list: Oshawa, Ontario -
General Motors Centre - November 12, 2008
1. The Wicked Messenger (Paul James replaced Stu & Denny on
guitar, Bob on keyboard, Donnie on electric mandolin)
2. Just Like Tom Thumb's Blues (Paul James replaced Stu & Denny on guitar,
Bob on keyboard and harp, Donnie on lap steel)
3. The Levee's Gonna Break (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob
on keyboard, Donnie on electric mandolin, Tony on standup bass)
4. Tangled Up In Blue (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob on
keyboard and harp, Donnie on pedal steel, Tony on standup bass)
5. High Water (For Charley Patton) (Paul James replaced Stu & Denny on
guitar, Bob on keyboard, Donnie on banjo, Tony on standup bass)
6. Man In The Long Black Coat (Stu & Denny joined the band for the rest of
the show, Bob on keyboard, Donnie on lap steel)
7. Tweedle Dee & Tweedle Dum (Bob on harp - center stage no keyboard, Donnie
on pedal steel)
8. Desolation Row (Bob on keyboard and harp, Donnie on electric mandolin,
Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
9. 'Til I Fell In Love With You (Bob on harp - center stage no keyboard,
Donnie on lap steel)
10. Simple Twist Of Fate (Bob on keyboard and harp, Donnie on pedal steel,
Stu on acoustic guitar)
11. Honest With Me (Bob on keyboard, Donnie on lap steel)
12. When The Deal Goes Down (Bob on keyboard, Donnie on pedal steel, Stu on
acoustic guitar, Tony on standup bass)
13. Highway 61 Revisited (Bob on keyboard, Donnie on lap steel)
14. Nettie Moore (Bob on keyboard, Donnie on viola, Stu on acoustic guitar)
15. Thunder On The Mountain (Bob on keyboard, Donnie on lap steel, Stu on
acoustic guitar)
(encore)
16. Like A Rolling Stone (Bob on keyboard, Donnie on pedal steel)
17. All Along The Watchtower (Bob on keyboard, Donnie on lap steel)
Paul James with Bob Dylan
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Tell Tale Signs - Bootleg Series n.8 - Segni che
raccontano storie
di Bruno Jackass
Tell Tale Signs è l'ottavo 'bootleg ufficiale' (Bootleg
Series) pubblicato dalla Columbia. Forse non tutti sanno che il primo
bootleg della storia è The Great White Wonder, una collezione di
registrazioni rare di Bob Dylan (rif.:
http://en.wikipedia.org/wiki/Bootleg_recording)
Molto criticata è stata la scelta di pubblicarlo in varie versioni, tra le
quali spicca il cofanetto Expanded Edition, l'unico contenente tutti e tre i
CD al modico prezzo di 150 Euro... Tantopiù che è proprio il terzo CD quello
che offre le maggiori sorprese.
Anche Tell Tale Signs, come Great White Wonder, è una collezione di
outtakes, versioni alternative e live di grandissimo interesse non tanto per
il pubblico occasionale, quanto per chi segue il lavoro di Dylan da molti
anni. A mio parere è un disco fondamentale per capire due cose: 1) la
rapidità con cui le canzoni nascono e si trasformano tra le mani di Dylan;
2) il fatto che negli ultimi anni egli è riuscito a personalizzare
ulteriormente il suo modo di cantare, portandolo alle estreme conseguenze
dei suoi concerti attuali (al limite dell'ascoltabile per i gusti odierni).
Mi sembrano da segnalare in particolare, quasi tutte dal terzo CD:
una splendida e movimentata Duncan and Brady, da ascoltare anche soltanto
per come Dylan pronuncia le parole 'job' e 'too long';
una devastante versione live di Cold Irons Bound per la quale trovo
appropriata la recente osservazione di Francesco De Gregori secondo il quale
Dylan ha ormai raggiunto dimensioni 'omeriche' nel modo di concepire e
proporre le canzoni. E' evidente qui come il modo di cantare di Dylan, da
solo, trascina tutta la band su territori alieni e spaventosi;
tre interessanti versioni preliminari di Mississippi, una canzone epica
nella sua versione definitiva ('Love & Theft' 2001). Qui è molto chiaro il
percorso che porta dal semplice abbozzo di un'idea al capolavoro assoluto.
Dylan allo stato puro.
una versione alternativa di Most of the Time che dimostra quanto superflua o
forse dannosa sia stata talvolta la superproduzione di Daniel Lanois;
una emozionante versione alternativa di Ring Them Bells, voce e piano, che
mette i brividi, anche se era già conosciuta a chi colleziona le ormai
innumerevoli registrazioni pirata. Sembra di tornare ai tempi e
all'intensità di When He Returns, semplicemente fantastica;
Things have changed, piuttosto asettica nella versione pulitina che ha vinto
l'Oscar, è qui presentata in una pregnante versione live, dove Dylan sfoggia
capacità espressive e fraseggio, ogni verso è un film, altro che un Oscar...
ne poteva vincere almeno una dozzina;
Red River Shore è invece un vero e proprio inedito. Commuove fino alle
lacrime anche chi, non madrelingua, stenta a capire completamente il testo.
Il segreto di Dylan è al 90% nella sua voce, aspra e dolce fino
all'inverosimile;
Born in Time è presentata in una versione dove il canto di Dylan viene
esaltato rispetto all'arrangiamento. E in questo modo l'esperienza è sempre
migliore;
un discorso a parte merita l'arrangiamento live di Trying To Get To Heaven
utilizzato da Dylan tra il 2000 e il 2001. Qui secondo me siamo di fronte ad
un nuovo genere musicale, non ci sono parole per definire la bellezza di
questo brano, che su 'Time Out Of Mind' appariva piuttosto scialbo. Quando
vidi Dylan ad Anzio (Luglio 2001) per me fu l'apice del concerto. Ne
conservo una registrazione sul campo che, se possibile, è anche migliore
(come esecuzione) di questa suonata a Londra. Qui è anche chiaro l'omaggio
ai bootleggers: si tratta infatti di una versione registrata da un 'taper',
cioè da un fan dotato di microfoni stereo collegati al DAT (oggi si usano
registratori a memoria solida).
Cross the Green Mountain viene riproposta (era stata già pubblicata come
colonna sonora) forse perché passata un po' troppo in sordina. Si tratta
invece di un capolavoro assoluto. Il testo (pura letteratura),
l'arrangiamento in lenta marcia e un cantato sommesso e formidabile formano
una canzone che sembra senza tempo e osserva la tragedia della guerra
attraverso il commento ormai lucidamente distaccato dell'anima in volo di un
soldato appena 'addormentatosi' sulla riva del fiume. Non esistono, a mio
modo di vedere, altre voci che possano cantare questa canzone. E'
appannaggio unico di Dylan. Inoltre è un'altra grandissima prova come autore
di canzoni per film.
Insomma segni che raccontano la storia di alcune sue canzoni e di come Dylan
manipola e piega in modo magistrale la forma canzone per il nostro diletto.
Unico difetto di questo cofanetto: partendo dal 1989 avrebbe potuto e dovuto
includere la versione live di 'Hard Rain's A Gonna Fall' cantata da Dylan a
Nara in Giappone con l'orchestra nel 1994. Una roba trascendentale che forse
però avrebbe oscurato troppo le parti meno brillanti di quest'album, che
pure ci sono.
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Review: Sault Ste. Marie,
Ontario - Essar Centre - November 9, 2008
Dylan , esibizione senza nessuna sorpresa
By Jeffrey Ougler
Visti I risultati della scorsa settimana , e dato il fatto
che Dylan aveva indirettamente detto qualcosa a favore del neo-presidente
eletto , Barak Obama era così ingenuo da aspettarsi una citazione , tre una
canzone e l’altra , da parte dell’icona culturale americana , con tutta la
confusione che c’è a sud del 49° parallelo ?
Salvo una breve presentazione della sua band a metà degli encore di sabato
sera all' Essar Center di Sault Ste.Marie , il solo contatto verbale di
Dylan con il suo pubblico è stato di tirar fuori con la sua voce ghiaiosa
che ormai è diventata un marchio di fabbrica ,17 canzoni dal suo immenso
catalogo che lui , così intelligentemente e forse coraggiosamente , sceglie
per fare una piacevole set-list in ogni show.
Lo show , nello stile ormai senza senso di Dylan , è stato senza sorprese
per chiunque stia seguendo i più recenti concerti del suo neverendingtour ,
che ha toccato il Canada , gli Stati Uniti e l’Europa per mesi. Non ci sono
schermi giganti , niente luci che confondono la mente. Solo Dylan , che fa
passare il concerto stando dietro una tastiera , attorniato dal quintetto
dei suo accompagnatori.
Chi si aspettava che lo show di sabato fosse una festa di grandi hits
avrebbe fatto meglio a rimanere a casa con “The essential Bob Dylan“ sul suo
CD player , per gli altri che contavano su un amore Mariposesco acustico ,
sono spiacente.
Di fatto , si può solo dire che Dylan ha generato un livello di volume
elettrico esagerato , che sarebbe bastato per una fusione nucleare , niente
di delicato o sofferto , dovete sentire le canzoni così come le fa Dylan e
non come sperate voi. Per questo , tanti artisti anziani – anche se i loro
show sono dinamici – si appoggiano su collaudati classici commerciali per
mantenere l’attenzione costante , Dylan per contro , va oltre ogni senso ,
suonando solo le sue più canzoni più famose alla fine dello show ,
principalmente offerti come bis.
La sua esibizione all’Essar Center , in questo senso , è stata un vero
testamento.
Dylan non ha fatto nessuno dei suoi hits fino alla fine del set regolare ,
mai una canzone capace di eccitare la folla , fino alla ben nota Like a
rolling stone , la prima canzone dopo 14 che ha riscosso un forte applauso ,
i bis sono stati All along the watchtower e Blowin’ in the wind.
Non che la altre canzoni della set-list fossero solo contorno , ma questi
sono i fatti.
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by John Levesque
Il giudizio sullo show di stasera : la gente con i biglietti da tutte le
parti dell’Ontario , è venuta per un ossequio. Bob e la band sono in forma
eccellente , la sua voce era chiara ed elastica come l’ avevo sentita negli
anni recenti , e Bob funziona veramente , sia sul palco che con le canzoni.
Ha suonato la chitarra due volte stasera , durante una meravigliosa bluesy
Don’t think twice all’inizio dello show , e nel mezzo in Highway 61 , dando
a queste canzoni una marcia in più. Tutti i pezzi rock ( Highway 61 , The
leeve’s gonna break , Thunder on the mountain , Honest with me ) sono stati
assolutamente torridi , e Bob ha cantato queste canzoni con la maestria di
uno che ha fatto questo lavoro per più di 45 anni.
Come ho scitto nella precedente recensione , Bob ha suonato molto l’armonica
,uscendo da dietro la tastiera per far questo e cantando col microfono al
centro del palco. La band è totalmente in accordo con le necessità di ogni
canzone.
Gli standouts includevano Blin Willie McTell , una sincera I Believe in you
, When the deal goes down ( con assolo di armonica!), Nettie Moore (una
vesione piena di anima che è stata più cantata che parlata),e la bellissima
Blowin’ in the wind che ha chiuso la serata .
Una nota sul fatto che c’era gente che pur avendo le sedie si alzava in
piedi disturbando la possibilità di stare concentrati sulle canzoni per
quelli che stavano seduti. All’uscita dell’Essar Center molta gente si
lamentava che la gente delle prime file non stava sempre seduta , così ho
pensato che lo stare seduti , a modo di vedere di questa gente , fosse un
giudizio negativo nei confronti di queste persone.Ci sono molti modi diversi
di omaggiare Bob e la sua incomparabile musica. Per i bis ci siamo alzati in
piedi , ma è anche una gioia stare seduti e gustarsi ogni momento.
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MORTO MITCH MITCHELL, LEGGENDARIO BATTERISTA DI HENDRIX
(ASCA-AFP) - Los Angeles, 13 nov - Era l'ultimo superstite
di una band leggendaria, la Jimi Hendrix Experience. John ''Mitch''
Mitchell, 62 anni, e' stato trovato morto ieri in una stanza d'albergo in
Oregon, deceduto per cause naturali, stando almeno ad un comunicato diffuso
sul sito web ufficiale di Jimi Hendrix.
Batterista brillante e poliedrico, Mitchell aveva avuto un ruolo niente
affatto secondario nel successo del gruppo guidato da quello che da molti e'
considerato il piu' grande chitarrista di tutti i tempi. Unitosi alla Jimi
Hendrix Experience nel 1966, Mitchell proprio di recente aveva appena
completato un tour degli Stati Uniti per una serie di concerti tributo al
suo gruppo degli anni sessanta.
Jimi Hendrix, mori' in circostanze misteriose a Londra nel 1970 all'eta' di
27 anni, dopo una breve e travolgente carriere culminata negli album ''Are
You Experienced'' e ''Electric Ladyland''. Nel 2003 era scomparso il
bassista della band, il britannico Noel Redding. Fu trovato morto nella sua
abitazione a Cork, in Irlanda, all'eta' di 57 anni.
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Hendrix drummer Mitch Mitchell dies in Portland hotel
room
clicca qui
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E' morto Mitch Mitchell, batterista di Jimi Hendrix
Aveva appena concluso un tour americano in ricordo del più
grande chitarrista della storia del rock
WASHINGTON - Mitch Mitchell, l'ex batterista inglese di Jimi Hendrix, è
stato trovato morto mercoledì sera nella sua stanza d'albergo a Portland,
nello Stato dell'Oregon (Usa). Aveva 62 anni. Il musicista aveva appena
concluso un tour americano nato come tributo al Jimi Hendrix Experience, il
gruppo di cui Mitchell aveva fatto parte negli anni Sessanta insieme con il
bassista inglese Noel Redding (morto nel 2003). Le cause del decesso restano
per ora sconosciute, ha precisato Bob Merlis, agente del tour «Experience
Hendrix», nato come progetto di 18 concerti in altrettante città
statunitensi per celebrare il grande chitarrista americano morto nel 1970.
IL DOLORE DELLA SORELLA DI HENDRIX - Sul sito ufficiale di Jimi Hendrix,
dove si afferma che le cause del decesso sono naturali, è apparso un
messaggio di cordoglio di Janie Hendrix, sorella del leggendario chitarrista
e manager del tour «Experience Hendrix». «Siamo tutti costernati, distrutti
dalla notizia della morte del carissimo Mitch. Era un uomo meraviglioso, un
musicista geniale e un vero amico, il cui ricordo porteremo per sempre nel
nostro cuore».
LA CARRIERA - Nato a Ealing (Inghilterra), il 9 luglio 1947 John «Mitch»
Mitchell era l'ultimo superstite della band. Prima di diventare noto come il
batterista degli Experience, Mitch Mitchell era giá un personaggio di
spettacolo come attore di tv e di radio. Batterista autodidatta, nel 1966
venne scelto dal manager di Jimi Hendrix, Chas Chandler, per formare il
gruppo musicale Jimi Hendrix Experience, insieme al bassista Noel Redding.
La sua partecipazione al trio di Hendrix durò fino al 1969 e da allora è
considerato uno dei più grandi batteristi inglesi di quel periodo, nonchè
uno dei migliori di tutti i tempi. Il suo stile e le sue capacità si
adattavano bene alla musica e alle improvvisazioni del grande chitarrista
americano. Con gli Experience, Mitchell ha inciso tre album, poi Hendrix in
cerca di nuove sonoritò, lo alternò per un periodo con il batterista Buddy
Miles. Dopo gli anni nella band Experience, Mitchell ha collaborato con
grandi chitarristi jazz come John Mc Laughlin e Larry Corriel, con il
chitarrista Jeff Beck e con il gruppo blues di Muddy Waters. Nel 1999
insieme al chitarrista Scott Holt ha inciso l'album intitolato «The Dark of
the Night».
(fonte: corriere.it)
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I MITICI........
Video : A MITCH MITCHELL DRUM SOLO
clicca qui
Video : John Lennon, Keith Richards, Eric Clapton and
Mitch Mitchel
clicca
qui
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Giovedi 13 Novembre 2008
Dylan in pellegrinaggio alla casa dove abitava in gioventù
Neil Young
by Morley Walker
Dylan makes stop at Grosvenor house
November 10 at 05:04 PM CST
Non capita tutti i giorni , tornando a casa dopo la spesa
in drogheria , di trovare Bob Dylan che fa il turista davanti a casa tua.
Questo è quello che è successo agli impiegati comunali John Kiernan e Patti
Regan , la casa dei quali , in Grosvernor Avenue , era all’inizio
degli anni 60’ , il domicilio dell’icona musicale Neil Young.
“Era molto interessato” dice Kiernan , un architetto paesaggista che dice di
aver passato circa 25 minuti chiaccierando col più grande cantante-scrittore
di canzoni della storia della musica popolare.
“E’ un ricordo meraviglioso”
Due domeniche fa , il giorno del concerto di Dylan all’ MTS Center , Kiernan
e sua moglie Regan arrivano a casa tra le 4 e le 4,30 pomeridiane , e vedono
due personaggi trasandati , che erano arrivati in taxi , fermi sul
marciapiede davanti alla loro casa.
“Oh , Oh , allarme fan di Neil Young” dice Regan che è abituata a queste
visite negli ultimi 6 anni da quando abita al 1123 di Grosvernor.
Lei è andata a parlare con loro mentre Kiernan scaricava la spesa dalla
macchina , finito quel lavoro anche Kiernan si è aggiunto al gruppetto per
chiacchierare.
“Loro erano anziani come qualunque tipico fan di Neil” ricorda Kiernan.
Niente di strano , finchè non ha notato che uno dei due aveva pantaloni neri
di pelle rimboccati su un paio di stivali da cow-boy. Ha alzato lo sguardo e
fissato il volto non sbarbato con in testa un cappello grigio e ha capito
che stava guardando Bob Dylan.
Kiernan ha mantenuto l’autocontrollo , mentre Regan non si era accorta di
nulla. “Dylan era curioso circa la casa ed i rapporti che avevamo avuto con
Young” dice Kiernan. Lui ha anche detto qualcosa a proposito del tempo e
Kiernan ha risposto che era un tempo insolitamente capriccioso.
“Tu sei del Minnesota , sai bene cosa vuol dire avere usualmente dieci gradi
di meno che dalle altre parti” gli ha detto Kiernan e Dylan si è messo a
ridere..
Kiernan ha chiesto a Dylan ed al suo manager se volevano entrare in casa e
Dylan era desideroso di farlo.
“Quanto tempo avete per il giro ?” ha chiesto a Dylan Kiernan , intendendo
il giro-visita della casa.
Dylan ha risposto “ Saremo in tour per altre due settimane”.
Gli anno fatto vedere la vecchia stanza da letto di Young , ora dipinta di
rosa chiaro ed occupata dalla figlia 16enne di Kiernan.
“Così questo è il posto dove Neil ascoltava la sua musica” ha detto Dylan.
Poi lo hanno accompagnato nella vecchia stanza del secondo piano ora adibita
a lavanderia “ Ricordo di aver pensato di dover fare il bucato prima di
uscire” dice Kiernan.
Kiernan ha detto a Dylan dove si trovava l’Earl Grey Crescentwood Community
Center , dove il giovane Young e i suoi compagni della band
avevano tenuto i primi concerti.
“Era introspettivo e pensieroso” ha detto Kiernan. L’incontro è durato più
di venti minuti prima che i due se ne andassero. Kiernan crede che l’autista
del taxi non abbia capito chi erano i suoi passeggeri.
Quando Kiernan lo ha chiamato Bob , Dylan non gli ha confermato la sua
identità , non l’avrenne mai fatto. “Lui è una persona che non ti stringe la
mano per presentarsi”.
Quando il taxi se n’è andato , Kiernan ha detto a Regan : “Sei stata un pò
fredda nel parlare con una grande celebrità”.
“ Che celebrità?” ha chiesto Regan che non l’aveva riconosciuto.
“Bob Dylan.”
“ Ecco perchè mi sembrava così familiare !” ha esclamato lei.
Poi ha cominciato a gridare ai vicini “ C’è Bob Dylan sul taxi , Bob Dylan
sul taxi!”.
Kiernan ammette di non evere una foto che possa provare la visita di Dylan ,
e nemmeno un autografo.
“ Mi sembrava non elegante chiederglilo. Ero imbarazzato , anche perche non
avevo comperato i biglietti per il concerto”
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Set list: London, Ontario
- John Labatt Centre - November 11, 2008
1. Cat's In The Well (Paul James replaced Stu & Denny on
guitar, Bob on keyboard, Donnie on violin)
2. Love Minus Zero/No Limit (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob
on harp - center stage no keyboard, Donnie on pedal steel)
3. The Levee's Gonna Break (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob
on keyboard, Donnie on electric mandolin, Tony on standup bass)
4. Spirit On The Water (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob on
keyboard and harp, Donnie on pedal steel, Tony on standup bass)
5. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again (Paul James replaced
Stu & Denny on guitar, Bob on keyboard and harp, Donnie on pedal steel)
6. Masters Of War (Stu & Denny joined the band for the rest of the show, Bob
on keyboard, Donnie on lap steel Stu on acoustic guitar, Tony on standup
bass)
7. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on keyboard and harp then guitar, Donnie
on pedal steel, Stu on acoustic guitar)
8. John Brown (Bob on heyboard, Donnie on banjo, Stu on acoustic guitar,
Tony on standup bass)
9. Beyond The Horizon (Bob on keyboard and harp, Donnie on pedal steel, Tony
on standup bass)
10. Highway 61 Revisited (Bob on keyboard, Donnie on lap steel)
11. Shooting Star (Bob on keyboard and harp, Donnie on pedal steel, Stu on
acoustic guitar)
12. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding) (Bob on keyboard, Donnie on banjo,
Tony on standup bass)
13. Under The Red Sky (Bob on keyboard, Donnie on pedal steel)
14. Thunder On The Mountain (Bob on keyboard, Donnie on lap steel, Stu on
acoustic guitar)
15. Ain't Talkin' (Bob on keyboard, Donnie on viola, Stu on acoustic guitar)
(encore)
16. Like A Rolling Stone (Bob on keyboard, Donnie on pedal steel)
17. All Along The Watchtower (Bob on keyboard, Donnie on lap steel)
N.B. Il chitarrista Paul James ha
sostituito Stu e Denny alla chitarra per i primi 5 pezzi , poi anche loro
sono saliti sul palco per continuare lo show.
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Chi è Paul James ?
clicca qui e
qui
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Review: Kalamazoo, Michigan -
Wings Stadium - November 8, 2008
by Jim Barrett
Abbiamo sentito il sound-check nella piccola arena intanto che compravamo i
biglietti all’ultimo minuto , inizi ed arresti irriconoscibili, qualche
istruzione di Bob alla band.
Trovato tre sedie magnifiche , lasciate incredibilmente libere nella prima
fila , dritte in faccia a Bob. Ero stato ai suoi piedi tante volte negli
anni scorsi , ma questa sistemazione era la migliore che avessi mai avuto!.
L’apertura è “Thunder on the mountain” che continua in “Maggie’s Farm” ,
un’emozione immediata!.Bob in nero con bordi sgargianti sul collare della
giacca , mani e gambe , i suoi movimenti interrompono la fascia di luce
bianca che viene dall’alto e dal pavimento. Il palco era tutto addobbato con
velluto nero.
Il suo cappello color crema di campagna con fascia nera , sembrava dell’era
delle vecchie elezioni. Maggie’s è una grande opener , con forza nel suono e
nel testo.
Note : La band era sistemata di fronte al nuovo organo di Bob , a volte
leggera e a volte più incisiva al comando di Bob. La tastiera suonava meglio
di quella che aveva prima , e a volte sembrava il martellante suono di
quella di Little Richard.
Dylan ha passato molto tempo al centro del palco , soffiando nell’armonica e
cantando nel microfono centrale. E’ stato grande vederlo in quella
posizione diversa per la mia esperienza live ,l ’avevo sempre visto dietro
uno strumento. In questo show ho visto un artista totalmente coinvolto in
tutti gli aspetti sul palco , musicalmente , liricamente , strumentalmente ,
drammaticamente.
La sequenza delle canzoni , con attineza al suo attuale catalogo , persino
le luci , hanno creato un totale effetto drammatico.
Riflettendo oggi , è evidente che abbiamo beccato una buona serata. Queste
cose succedono tutte le volte di questi tempi ? Sottolineo che dopo tutti
questi anni di tour , con una band giusta , etc , Dylan ha potuto mettere
tutto insieme in un amalgama consistente , esperienza molto soddisfacente
per un vero Dylan-fan! Penso che lo seguirò ancora nei suoi tour!
L’importanza delle luci non va sovraenfatizzata , anche se aggiungono una
nota drammatica come mai nei tour precedenti. Le luci cambiano in ogni
canzone ,sia quelle in fronte che quelle alle spalle , creando una serie di
ombre e sfumature di colore vibranti , passando dal bianco al classico
porpora vellutato , come in una vecchia Hollywood.
“Ballad of a thin man” era scura , spettrale , specialmente per terminare il
set principale.
Ma ora torniamo allo show. “Rainy day women” e sembrata una buona apertura ,
con la gente sorridente , gustando anche le luci , buona risposta del
pubblico , tra l’altro sia la canzone che il pubblico erano la risposta alla
nuova legge promulgata nel Michigan che permette l’uso per motivi medici di
Marijuana.
Ovviamente Bob in gran spolvero di voce sin dall’inizio.
Buona esecuzione della gloriosa “It’s all over now” , il suono c’era e la
voce era chiara come un nuovo mattino. Questa è sempre stata la mia canzone
preferita , che ti fa gustare il testo bello e malinconico , un bis di
quelli senza tempo per i Graetful dead. Stasera è stata giubilante ,
divertente! Bob la eseguiva con gioia , ai miei occhi , una
celebrazione......”It’s all over now”.
A questo punto mi sono reso conto che stavo assistendo ad un grande show di
Bob Dylan. La scelta di “TD & TD” all’inizio ha creato disappunto , la
differenza con le prime tre canzoni era evidente , ma questo era il trucco e
l’ossequio. In una parola è stata una performance drammatica.
Luce bianca che illuminava i ragazzi dal pavimento , e lui ha cantato senza
strumenti al centro del palco , questo è stato Chaplinesco , un film
ispirato di Vincent Price.Le sue mani nella posa delle pistole che sparavano
sul pubblico cattivo , le sue gambe ballavano , saltellava anche , e la sua
voce che snocciolava il testo da un potente miscofono dell’era delle
big-band. Questa performance è stata una serie di cose che non avevo mai
visto fare da Dylan prima d’ora. Rock & Roll Vaudeville.
Ho sposato la mia Irish Colleen nel 1999 , e il nostro primo ballo era “Make
you feel my love”.
Abiamo visto assieme molti concerti di Dylan , ma dal giorno del matrimonio
questa è stata la prima volta che abbiamo visto Dylan cantare questa
canzone.
Ci siamo presi le mani con il nostro piccolino seduto in mezzo a noi e ci
siamo scambiati un lungo bacio di grazie a Dylan che aveva ridestato le
nostre passate emozioni. Una bella canzone , suonata proprio per noi , con
posti meravigliosi.... “Hollis Brown” ed “Hattie
Carrol” sono entrambe state gli highlight di questa serata.
“Ma voi che filosofeggiate di disonore e criticate tutte le paure ,
toglietevi il panno dagli occhi.
Non è tempo per le lacrime”.
Potete , adesso , sentirlo cantare queste cose ! Roba potente.
“Tings have changed” è stata buona…e la musica era più terrosa di quanto
ricordassi , con il violino che le dava un senso più acustico.
“It’s all right ma” è stato un momento lirico eccezzionale , ed anche questa
, come “It’s all over now” era decisamente upbeat. Al mio piccolino di 5
anni è piaciuta particolarmente “the song about mom”.
“Workingman blues” è stata decisamente un highlight , con la voce di Dylan
che ha messo serietà sulle facce della gente.Questo è stato importante , in
qualche modo , catturando l’attenzione per questa battaglia di speranza
verso le cose buone , con la gente in piedi ad ascoltare. Dylan , mi è
sembrato ,ha eseguito questa canzone come la “vetrina” della sera , e tutto
quello che aveva dentro l’ha riversato in questa canzone. Non ho pianto , ma
avrei dovuto.
Ha riportato poi la gente alla realtà con “Highway 61” , Bob ha preso quella
che sembrava una Gibson 175 SG ( potrei sbagliarmi sul modello ) una
chitarra semi-acustica tipo jazz , iniziando molto liberamente un riff che
ha ripetuto per la maggior parte della canzone , mentre la sua notevole band
turbinava in una diga melodica di rock n’ roll.
Di nuovo , un’emozione , e a questo punto il mio ragazzo si muoveva ,
saltava , ballava , con i pugni al cielo e un grande Bob-sorriso sul volto (
cosa che , per la mia esperienza , capisco benissimo!).
“Ballad of a thin man” è stata un’altra meravigliosa , inaspettata emozione
per finire un superlativo Dylan show , ancora una volta significati politici
evidenti , con l’ ideologia conservatrice di Mr.Jones scaricata nella fogna
come se fosse un acquoso budino.
Devo dire che questo è stato uno dei più godibili Bob Dylan’s show al quale
ho avuto il piacere di assistere. Dopo questa settimana eccitante per
l’America , un nuovo Presidente , io e la mia famiglia , inaspettatamente in
prima fila davanti a lui , Dylan in gran forma come un vecchio buon vino
invecchiato bene , sempre in grado di portar via la mia mente , e con mio
figlio che stanotte picchiava sulla sua piccola tastiera entusiasticamente
“cantando” molte delle parole di “This old man.... he plays three, he plays
nick-knack on my knee…”
Ho perso il conto , ma questo è probabilmente stato il mio 50° show di
Dylan.
Grazie a tutti quelli che leggeranno questa recensione
_________________________________________________________________________________________________________ IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di G. Torres
Cosa sta cercando di dimostrare Bob ? Che lui può fare
quello che vuole ? Questo lo sapevamo da anni , ma si potrebbe farlo anche
rispettando di più il proprio pubblico. Ero a Chatillon questa estate per il
noiosissimo concerto che ho abbandonato prima della fine pensando che fosse
solo una giornata no per lui , cosa che non mi ero mai sognato di fare negli
altri concerti che avevo visto.
Vedo i filmati su Youtube e leggo le recensioni , e devo proprio dire che
non sono stato l’unico , questi stuccosi concerti ( ad Aosta ho sentito un
suono monotono , a parte la difficoltà nel riconoscere canzoni che mangio a
colazione da anni , un pò di jazz , un pò di country dovuto più che altro
alla pedel steel di Donnie , e tanto confuso rock blues che lascia solo il
tempo che trova ) mi fanno quasi pensare che Bob sia andato troppo oltre ,
anche per uno come lui. Tratta il pubblico come una massa di schiavi (
questo è quello che ho provato io ) e questo mi sembra poco etico da parte
di un grande come lui è. Ho invece apprezzato “Tell Tale Signs” , anche se
le registrazioni rappresentano un Dylan delle passate decadi , come vedere
un documentario sull’america di 20 anni fa. Le canzoni sono buone , ma
quello è Dylan che non c’è più , quasi un’operazione nostalgia , oppure una
cosa squisitamente commerciale dovuta al Premio Pulitzer? D’altra parte
Dylan è un genio strano , per questo ci ha conquistati tutti , non ha mai
interagito col suo pubblico , tranne rare serate dove tutto era così ok da
gasare pure lui , così abitualmente freddo e distaccato. Ma di positivo
c’era che allora la musica e le canzoni esprimevano il Dylan vero , gli
accompagnatori della sua touring band erano musicisti di livello superiore
agli attuali. Dylan sta sconvolgendo un’altra volta la musica rock ? Pare di
si , forse ha ragione lui , forse il suo genio vede oltre la nostra limitata
visione delle cose , forse altri lo copieranno ed il suo modo di fare
concerti diventerà in futuro uno standard per altri , ma a me così non piace
, e mi dispiace , perchè quello che ho sempre provato per Dylan è messo a
dura prova da questi concerti , viene da pensare che la gente vada ai suoi
concerti per un rito massonico e non per sentire la musica di Dylan. La sua
presenza è sempre charismatica ed affascinante , la sua musica non lo è più
, almeno nella forma come l’ha ridotta attualmente , anonima e monotona.
G. Torres
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Dedicato a "Napoleon in rags"
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Il poeta della musica
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I GRUPPI MITICI.........
The Doors - The End Live At The Isle Of Wight Festival 1970
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Mercoledi 12 Novembre 2008 Review:
Milwaukee, Wisconsin - Riverside Theater - November 6, 2008
Bob Dylan traveste le sue canzoni molto più di se
stesso.
By Dave Tianen of the Journal Sentinel
Forse nessuno ha ampliato i contorni della musica rock più di Bob Dylan.
Negli hanno 60’ ha fuso il saper leggere e scrivere con la coscienza sociale
della musica folk con una nuova energia propulsiva e li ha elevati entrambi.
Ha dato un nuovo potere poetico e metaforico alla musica ed ha cambiato il
modo di scrivere le canzoni nella cultura popolare.
E, per quanto non di proposito , ha usato la canzone come una nuova forza
per il cambiamento della condizione sociale nella nazione. Infine , per la
passata decade , è stato di nuovo un ritorno di creatività raro nella storia
della musica rock.
Ma giovedi sera al Riverside Theatre , un altro aspetto dell’influenza
dylaniana si è manifestato.
Dylan ha , in qualche modo basilare , cambiato il senso di cosa vuol dire
essere performers nella musica rock.
Non è stato un gran concerto , lui è realmente poco espansivo e quasi
comicamente non comunicativo. Dove veramente ha rotto il modello base è
stato nell’approccio alle sue stesse canzoni. In concerto , si è preso il
diritto di alterare drasticamente persino qualcuna delle sue più amate
composizioni , qualche volta fino al punto di renderle a mala pena
riconoscibili.
La parte critica di me ammira questa cosa. Significa che le canzoni di Dylan
rimangono vive , evolvono la loro essenza , e lui ha una grande
immaginazione e una creatività e un’intelligenza particolare per ripensare e
rivedere anche le sue creazioni più grandi.
La set-list di giovedi arrivava per la maggior parte dal magnifico trio di
album “Time out of mind” , “Love and
Theft” e “Modern Times”.
In generale quelle canzoni sono rimaste intatte. “Love sick” era facilmente
riconoscibile. Anche se ho pensato che il grande riff di chitarra che
caratterizza “Thunder on the mountain” era stato cambiato , la canzone
essenzialmente non era cambiata. Mi piace il nuovo tocco swampy del riff di
chitarra di “Tweedel dee & tweedle dum” .“Summer days” sembra ancora essere
ispirata e oscillante tra il suono western di Bob Wills e quello rockabilly
della Sun Records .
Ma alcunbi dei “classici” sembravano aver ricevuto un colpo di maglio. “Hard
rain” è stata reinvaetata con una linea ritmica che ha trasformato una
profezia dell’Apocalisse in una canzoncina da ballo di un granaio di 4°
categoria. La stessa sorte ha subito “Girl of north country” dove il suono
del basso sembrava quello di un basso-tuba. Per qualche motivo sconosciuto ,
Dylan ha dissacrato una delle sue più importanti ballate country , è’ stato
come se “Girl of north country” fosse diventata “Girl from Pulaski”.
“Tangled up in blue” è stata maciullata da un suono così
monotono che ha tagliato in due una delle più potenti favole della narrativa
dylaniana.
Inoltre , Dylan non solo ridisegna radicalmente il suo paesaggio musicale ,
ma rifiuta testardamente di dare al suo pubblico una qualsiasi indicazione.
Non solo nessuno dei classici rielaborati sono stati presentati , ma non ha
detto una parola al pubblico durante l’intero set principale.
La cosa che colpisce principalmente è che Dylan viene dalla tradizione folk
, dove abitualmente gli artisti sono soliti aver uno scambio di opinioni con
il pubblico , cambiando la loro visione delle cose o semplicemente spiegando
lo scopo della canzone.
Questo è un senso che in qualche modo basilare , Dylan ha sempre tenuto
nascosto. Giovedi , è uscito in un tipo di costume – vestito scuro e
cappello grigio – che era una reminiscenza del vecchio eroe della TV Yancy
Derringer. Ovviamente è una mascherata voluta. Forse , ancora più di Elvis ,
Dylan rimane in maniera sconvolgente sia familiare quanto fondamentalmente
uno sconosciuto.
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Ricordando un amico , i tempi stanno cambiando ?
Forse , non sono sicuro
, da anni i tempi stanno cambiando e noi ce ne accorgiamo soltanto a poco a
poco , a piccole dosi.
Quando è cominciato
tutto ? Anni fa ? Oggi ? Non saprei dirlo con precisione , però posso
riferire le mie impressioni derivate dalle esperienze personali , poca roba
, di scarso valore , certo non sono le opinioni di Aristotele , nemmeno
quelle di Einstein , e nemmeno di tutti quelli che sono vissuti in mezzo a
questi due personaggi incredibili , come incredibile è quel personaggio dei
giorni nostri che scrisse la canzone “The times they are a-changin’”.Cosa stava cambiando ?
Quali fattori lo spinsero a riflettere su questo problema , a scivere una
canzone incisa a lettere di fuoco nelle tavole delle profezie non ufficiali
?
John Fitzgerald Kennedy
viene nominato Presidente degli Stati Uniti succedendo a Dwight D.
Eisenhower, assunse la carica il 20 gennaio 1961 e la mantenne fino al suo
assassinio, a Dallas, il 22 novembre 1963. Gli subentrò il vicepresidente
Lyndon B. Johnson.Per la cronaca spicciola
, Kennedy, di origine irlandese, è stato il primo Presidente degli Stati
Uniti di religione cattolica. Fu anche il primo presidente americano ad
essere nato nel XX secolo ed il più giovane a morire ricoprendo la carica.
La sua breve presidenza,
in epoca di guerra fredda, fu segnata da alcuni eventi molto rilevanti: lo
sbarco nella Baia dei Porci, la Crisi dei missili di Cuba, la costruzione
del Muro di Berlino, la conquista dello spazio, gli antefatti della Guerra
del Vietnam e l' affermarsi del movimento per i diritti civili degli
afroamericani.
Kennedy , con la sua
giovane lungimiranza , con i suoi errori politici , stupì tutti , e forse
per questo entrò nel cuore degli americani. Quando tentò di sbarazzarsi di
Fidel Castro col fallito sbarco alla Baia dei porci la gente disse “I tempi
stanno cambiando “ , quando chiese alle nazioni del mondo di unirsi nella
lotta contro ciò che chiamò "i comuni nemici dell'umanità... la tirannia, la
povertà, le malattie e la guerra" la gente disse “ I tempi stanno cambiando
“, quando impose l’Alt all’Unione Sovietica obbigandola a ritirare i missili
da Cuba la gente disse “ I tempi stanno cambiando”, quando tenne il suo
famoso dircorso sotto quell’obbrobio che era il Muro di Berlino la gente
disse “ I tempi stanno cambiando” , quando aumentò il numero dei consiglieri
militari in Viet Nam da poche centinaia a 16.000 uomini la gente disse “ I
tempi stanno cambiando” , ed aveva ragione , pochi mesi dopo la sua morte il
suo sustituto Johnson scatenò la più terribile guerra che il mondo avesse
mai visto , i tempi erano davvero cambiati , la lezione della 2° guerra
mondiale non era servita a niente , ai “veterans” della guerra civile ,
della 1° guerra mondiale , della seconda , della Corea , si aggiungeranno
quelli del Viet Nam , i cui nomi sono scritti a migliaia su “The Wall” a
Washington ( esattamente 58.195). Poi arriveranno altri “veterans” , ma
questa è storia recente. Quando sostenne la causa dell’integrazione razziale
la gente disse “ I tempi stanno cambiando , quando disse che l’America
doveva essere la prima a posare il piede sulla superficie lunare (sei anni
dopo la sua morte quel sogno si concretizzerà) , la gente disse “ I tempi
stanno cambiando “ , quando venne assassinato a Dallas la gente disse “ I
tempi stanno cambiando”.
Nel 1964 , esce l’album
“The times they are a-changin’” , qualcuno si era accorto che i tempi
stavano cambiando , lo scrisse e lo canto nella terribile title-track , un
atto d’accusa pesantissimo contro l’impostazione della società americana,
atto d’accusa che raggiunse in seguito il suo punto più elevato in “All
along the watchtower”.
Diceva quel ragazzo :
Venite qua gente ,
dovunque stiate andando, ammettete che le acque
attorno a voi stanno crescendo ed accettate che presto sarete inzuppati fino
all'osso.
Se il tempo per voi rappresenta qualcosa
fareste meglio ad incominciare a nuotare
o affonderete come pietre , perché i tempi stanno cambiando.
Venite scrittori e
critici che profetizzate con le vostre penne
e tenete gli occhi ben aperti , l'occasione non tornerà ,
e non parlate troppo presto perché la ruota sta ancora girando
e non c'è nessuno che può dire a chi toccherà,
perché il perdente di adesso sarà il vincente di domani
perché i tempi stanno cambiando.
Venite senatori,
membri del congresso , per favore date importanza alla chiamata,
non rimanete sulla porta , non bloccate l'atrio perché quello che si ferirà
sarà colui che ha cercato di impedire l'entrata , c'è una battaglia fuori e
sta infuriando.
Presto scuoterà le vostre finestre e farà tremare i vostri muri
perché i tempi stanno cambiando.
Venite madri e padri
da ogni parte del Paese
e non criticate quello che non potete capire
i vostri figli e le vostre figlie non sono più sotto il vostro comando ,
la vostra vecchia strada sta rapidamente invecchiando.
Per favore andate via dalla nuova se non potete dare una mano
perché i tempi stanno cambiando.
La linea è tracciata
, La maledizione è lanciata , Il più lento ora sarà il più veloce poi.
Ed il presente adesso Sarà il passato poi , l'ordine sta rapidamente
scomparendo.
Ed il primo ora Sarà l'ultimo poi , perché i tempi stanno cambiando.
"Sapevo
esattamente cosa volevo dire e per chi lo volevo dire” disse il ragazzo.
Parole terribili ,
sapore profetico , sapore biblico , non bisognava essere degli indovini per
prevedere queste cose , bisognava scriverle e cantarle , diffonderle ,
questi avvisi , questi moniti fra la gente , dare una coscienza diversa all’
umanità, insegnare un nuovo modo di affrontare e giudicare le cose , ma solo
un ragazzo lo fece , e quel ragazzo divenne la voce della sua generazione ,
nel bene e nel male queste parole , assieme ad altre scritte successivamente
, faranno di lui il simbolo di un’epoca che stava passando dalla preistoria
alla storia.
Quando al sommo soglio
di San Pietro venne chiamato un polacco la gente disse “ I tempi stanno
cambiando” , quando quest’uomo cominciò a girare il mondo la gente disse “ I
tempi stanno cambiando” , quando le sue parole fecero crollare il Muro di
Berlino la gente disse “ I tempi stanno cambiando”.
Quando la grande Russia
cambiò la sua fallimentare politica e annunciò la “trasparenza” la gente
disse “ I tempi stanno cambiando”.
Quando la guerra del
Viet Nam finì la gente disse “ I tempi stanno cambiando”.
Quando Ronald Reegan fu
nominato Presidente la gente disse “ I tempi stanno cambiando”.
Quando il Reverendo
Martin Luther King disse “I have a dream” la gente disse “I tempi stanno
cambiando , quando King fu assassinato la gente disse ancora una volta “I
tempi stanno cambiando”.
Quante migliaia di altre
volte la gente disse quella famosa frase ?
Ogni volta che succedeva
qualcosa di bello , di tragico , di diverso , la gente ripeteva quella
frase.
Fu così in tante
occasioni , difficile richiamarle tutte alla mente , qualche nome ? Va bene
, ma sarebbe un lunghissimo e sterile elenco , mentre donne e bambibi
muoiono di fame e di "machete" in ogni angolo del mondo , da nord a sud , da
est ad ovest.
Un giorno i fedeli in
Piazza San Pietro sentirono il Papa parlare in italiano con accento tedesco
, come in tanti film del dopoguerra che narravano la storia tragica del
nazismo e del fascismo , e la gente disse “ I Tempi stanno cambiando”.
Ma davvero ? E poi c'è
la globalizzazione ? Cambierà i tempi ?
La Guerra con la G
maiuscola continua a farla da padrone in tutto il mondo , anche vicino a noi
, pochi anni fa in Jugoslavia , con nomi di località diventate tristemente
famose , Serbia , Croazia , Serajevo , Bosnia . Tutto questo è successo a
pochi chilometri da casa nostra ? I tempi sono cambiati ? Non saprei cosa
rispondere , avevo un amico che ha combattuto in quella zona col contingente
italiano , fra quella maledetta pioggia di proiettili anticarro all’uranio
impoverito , dopo tre anni è morto di una malattia causata dalle radiazioni
di quei proiettili. I tempi sono cambiati ? Per me no , ma per lui si , ora
riposa in una teca a 60 metri di profondità nel bellissimo mare che sta di
fronte ad una delle nostre isole più belle , e la domanda è sempre quella “
The times they are a-changin’ ?”.
Forse non saprebbe
rispondere nemmeno quel ragazzo che scrisse quelle parole.
di Tommy D.
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Sul palcoscenico la satira c'è ancora
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Guccini: "All’inizio mi dissero: cambi mestiere"
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RILEGGENDO........
Libri : Bob Dylan, Chronicles vol. 1
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SCRIVEVANO.........
L'uscita negli Stati Uniti della più completa storia del
quartetto Beatles: la biografia infinita Bob Spitz, già autore di un libro
su Dylan, aveva scritto 2.792 pagine, poi «ridotte» a 856. «La loro storia è
la nostra storia»
Copertina e controcopertina della biografia dei Beatles scritta da Bob Spitz
NEW YORK - Martedì 1° novembre negli Stati Uniti esce la più
ampia biografia dei Beatles mai scritta. Bob Spitz, già nel mangement di
Bruce Springsteen (e autore tra l'altro di Barefoot in Babylon, la storia di
Woodstock, e di Dylan: A Biography) ci ha messo otto anni di lavoro. Alla
fine ne erano uscite ben 2.792 pagine. Un lavoro monumentale, anche troppo.
Tanto che l'editore ha obbligato Spitz a ridurre e tagliare fino a 856
pagine: sempre un bel malloppo ma più abbordabile per i lettori. Del resto
c'erano da raccontare otto anni di sodalizio, dieci ore e 28 minuti di
musica (la somma del tempo delle canzoni registrate dai Beatles), con
retroscena, curiosità e particolari inediti. Un racconto che comincia
dall'infanzia dei quattro di Liverpool. Tanto che per trovare il primo
incontro fra John e Paul bisogna arrivare a pagina 95.
Le statue di cera di Madame Tussauds dei Beatles
andate all'asta il 27 ottobre (Ansa)
CULTURA GIOVANILE - Spitz, 55 anni, non è sempre stato un fan dei beatles.
Preferiva Bob Dylan. Ma ora riconosce loro un ruolo fondamentale nella
storia della seconda metà del Novecento: «La loro storia è la storia di
tutti noi. Riguarda la cultura giovanile di quei tempi, dei nostri tempi, di
come è emersa la cultura della droga, la politica come dibattito universale.
Questp è un libro sulla ribellione, sulla nascita dell'industria britannica
dello spettacolo, la nascita dell'industria del rock. I Beatles hanno
cambiato la musica per sempre. Hanno preso il rock, che parlava solo di
ragazze e auto, e gli hanno aggiunto il contesto». Alla biografia hanno
collaborato sia Paul McCartney sia George Harrison, fino alla sua scomparsa
nel 2001. Nessun aiuto a Spitz è invece venuto da Yoko Ono e da Ringo Starr.
L'autobiografia di Bob Dylan
LIBRI MONUMENTALI - Le star della musica rock e pop, in ogni caso, sembrano
sempre più accreditarsi (o essere accerditati) come personaggi di un periodo
storico che ha aggiunto nuovi miti a quelli del passato che includevano
condottieri, statisti, letterati, scienziati, compositori classici. Nessuno,
un tempo avrebbe pensato a un Bob Dylan. Il rock, come dice Spitz, ha
cambiato anche l'idea stessa della cultura, e così si spiega come i suoi
protagonisti arrivino ora a biografie non da «istant book» ma addirittura
monumentali come quella dei Beatles. O come quella che lo stesso Bob Dylan
firma per raccontare la propria storia personale e musicale, divisa in più
volumi e più uscite («Chronicle»). Per chi è ancora in attività certamente
può essere anche un affare: Eric Clapton, recentemente, ha offerto
l'esclusiva per la propria biografia a 3,5 milioni di dollari. Non si sa se
l'offerta, non certo modesta, sia stata raccolta da qualche editore.
(fonte : corriere.it)
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The kinks- you really got me
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Martedi 11 Novembre 2008
Set list: Sault Ste. Marie,
Ontario - Essar Centre - November 9, 2008
1. Leopard-Skin Pill-Box Hat
2. A Hard Rain's A-Gonna Fall
3. Rollin' And Tumblin'
4. Don't Think Twice, It's All Right (Bob on guitar and harp)
5. The Levee's Gonna Break (Bob on harp)
6. Tryin' To Get To Heaven
7. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
(Bob on harp)
8. Blind Willie McTell
9. Honest With Me
10. I Believe In You (Bob on harp)
11. Highway 61 Revisited (Bob on guitar and harp)
12. When The Deal Goes Down
13. Thunder On The Mountain
14. Nettie Moore
15. Like A Rolling Stone
(encore)
16. All Along The Watchtower
17. Blowin' In The Wind (Bob on harp)
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IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di Ale '65
..Che dire che non sia stato già detto.. Dylan..uno,
nessuno,
centomila.. Come potrei esser contro! PRO, PRO, PRO, se non altro per
rispetto ad un Artista, L’ARTISTA, che fregandosene, da sempre, un po’
di tutto e di tutti, (anche dei numerosi premi e riconoscimenti,
soprattutto quelli) pure sentendosela addosso tutta, (se ne frega anche
dell’età che porta), tira diritto tenendo una media di un centinaio di
concerti all’anno in ogni parte del mondo. Non dimentichiamocelo per
favore, all’età di 67 anni, nessun altro è riuscito a tenere il suo
passo, ogni suo concerto, riuscito o meno, rimane sicuramente un evento
memorabile. E al di la dell’effetto mediatico, per il Nome che porta,
basta guardarsi attorno in un qualsiasi concerto: ragazzi ventenni,
coppie quarantenni con figli a seguito, e anche tanti sessantenni, tre
intere generazioni.. Certo il Dylan di adesso non è il Dylan di venti –
trent’anni fa, non si esibirà più piegandosi sopra all’amata Fender,
facendo i suoi tre mitici passi all’indietro, non farà il miracolo di
creare una sorta di “sottovuoto spinto” in mezzo a migliaia di fans
(un silenzio di tomba) cantando la Girl of The North Country
esibendosi da solo con l’acustica e l’armonica sopra un palco
semioscuro, ma le vibrazioni, le emozioni trasmesse dalla sua voce e
da quell’armonica sublime in cui ci soffia dentro l’anima, a volte
triste, altre amara, ancora adesso, riescono ad arrivare dirette al
cuore. E chi, come ai profani, non sente tutto questo, accingendosi
solo a percepire il “real message” dei suoi pezzi, non sa cosa si perde..
Personalmente, pur non spiegandomi il perché, (l’ho capito più
tardi) ci ho sempre “girato intorno” al fenomeno Dylan, tante volte
chiedendomi se ci fosse un nesso tra i tanti eventi che accadevano al
mondo, al punto tale da considerare Dylan, la colonna sonora della mia
vita.. Sono nato quando nella sua mente si stava muovendo quella
straordinaria percezione, “ era come trovarsi in un mare di lava appeso
ad una betulla”, qualcosa di immenso, quel qualcosa chiamato LIKE A
ROLLING STONE, quei sei minuti e sei secondi che di li a poco, il 30
Agosto 1965 hanno portato uno stravolgimento nel mondo musicale…
Ricordi per me indelebili, come quando all’età di 10, 12 anni andavo
alla biblioteca del paese per qualche ricerca, per poi finire ad
ascoltare i dischi grandi, come li chiamavo io..un mondo a parte… Deep
Purple, Pink Floyd..Rolling Stones.. e poi fra Miles Davis e Ray
Charles c’era .. quel disco del ragazzo col berretto, Bob Dylan 1962,
dove ascoltavo sempre la House of the Rising Sun ( per altro non sua)
che usciva dagli altoparlanti la domenica al campetto prima della
partita.. e come in una fotografia mentale , ricordo pure la sua strana
camicia che appariva su Highway 61 Revisited, mentre sentivo Like a
Rolling Stone..ma non ce n’erano poi molti, a parte pochi altri, tra
cui Planet Waves con la Forever Young. Ma è stato molti anni dopo,
nell’inverno dell’85, il più freddo, quando ero al servizio militare,
che c’è stata la mia “svolta di Newport”, facendomi riscoprire ancora
Dylan, grazie, curiosamente, a Joan Baez. Nei lunghi pomeriggi per
sfuggire ai -10,-15 gradi, assieme a qualche altro amico addetto alle
infrastrutture, si andava sopra al solaio delle docce, ”per
controllare”, dove c’erano un ‘infinità di grosse tubazioni che
portavano acqua calda.. Si stava da Dio.. stravaccati su di un telo a
mo di amaca appesa fra un tubo e l’altro.. Da un walkman di qualcuno,
si sentiva una donna cantare, chiesi chi era, dissero che era una
cassetta di Joan Baes, Baez boh.. L’ascoltai anche nei giorni seguenti,
mi piaceva quel suo stile, una in particolare mi prendeva bene.. Tempo
dopo, nel prestare la cassetta ad un altro, gli indicai sulla cassetta
il nome della canzone che mi piaceva. “Ma questa non è sua” , disse, è
di Bob Dylan.. Era It’s All Over Now Baby Blue..
Nell’estate successiva, finita la leva da alcuni mesi ormai, trovandomi in
un
negozio musicale per fare un regalo, c’era una specie di promozione di
cassette e ristampe, mi ricordai di quella It’s All Over e qualche
cosa, di Dylan, ce n’erano diverse di lui. Volevo tanto risentirla,
curioso della versione originale. La trovai in una ristampa di Bringin
It All Back Home… Come un segno del destino, da li, è partito tutto per
me, ritornai giorni dopo a comperarne ancora, tra cui l’ultimo (di
allora) Infidels. Un viaggio “On The Road”, come il suo Neverending
Tour, mai finito, che nel corso degli anni mi ha portato a seguirlo
sempre, come mi era possibile, con dischi, poi cd , poi bootleg , dvd ,
libri, riviste, concerti, magliette, MAGGIE’S FARM, Expecting Rain, Bob
Dylan.com…..
……with no direction home …io ce l’ho una direzione. E
ci sto bene. GRAZIE BOB, infinitamente GRAZIE.
Ale ‘65
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Reviews:
Milwaukee, Wisconsin - Riverside Theater - November 6, 2008
Review by David Moyer
E’ stato piuttosto insolito , anche nei Bob’s standards. E’ difficile
descrivere che tipo di sound veniva fuori. Qualche volta le cose erano swing
, forse.
La stessa Highway 61 era come una pustola . Il resto delle canzoni erano
molto diverse dal precedente tour e del precedente suono della sua band ,
che mi ha fatto venire il dubbio se stessero sperimentando e cercando
qualcosa che non sono ancora riusciti a trovare.
Dopo 26 volte credo sia stata la prima che sentivo Love minus zero/no limits
, è stato un ossequio. E’ stata inoltre la prima volta che l’ho visto
mettersi al centro del palco e cantare senza suonare uno strumento. Un’altra
cosa nuova è stata durante Just like a woman , quando nel ritornello è stato
zitto ed ha lasciato che fosse il pubblico a cantarlo. Niente chitarra ma
diversi piacevoli assoli di armonica che accentuavano quello che stavano
suonando.
Bob è uscito col cappello bianco. Nessuna contestazione eccetto per Girl of
the north country. Avevano vecchi microfoni rettangolari che davano
l’impressione di assistere ad una vecchia puntata dell’Ed Sullivan Show o di
Laurence Welk. Non chiedetemi perchè. Erano diversi per qualche ragione.
Le chitarre erano tutte di fronte alla tastiera questa volta. Stu ha suonato
molto più l’elettrica delle altre volte , e ha fatto la maggioranza degli
assoli.La tastiera a volte era più alta di tutti durante diverse jam , anche
se non era sempre il caso. Penso che il basso fosse troppo debole di volume
, Bob ha cantato OK , la voce era un pò impastata e confusa nel mix a volte.
La sua voce è stata protagonista del crescendo finale di Hard rain , ce
l’hanno sparata in faccia che avevamo l’impressione di essere sotto un
bombardamento , ma si sa che quando vai a vederlo vedrai un sacco di cose
diverse da quelle che ti aspetti , non sai mai quello che succederà.
Normalmente posso fare a meno di Tweedle Dee , ma stasera mi è piaciuta ,
per altro con un certo Texas-feeling.
Mentre era difficile sbagliare con Tangled up in blue , questa volta la mia
preferita delle versioni live che ho sentito nel corso degli ultimi 14 anni.
Ma qualcosa è successo per la prima volta da molto tempo , non sono riuscito
a riconoscere Girl of the north country. Questa cosa mi ha fatto sentire
come un principiante , ma devo dirvi che era una versione davvero strana ,
detto questo non sono sicuro di aver compreso la ragione di questa cosa.
Infatti , ho un piacevole dubbio se questo sia stato il mio “bizzarro”
concerto di Dylan. E’ stato uno show tranquillo e unico.Ho cercato di
immaginare quello che pensavo dello show , e credo che alla fine mi sia
piaciuto ed ho apprezzato il fatto che stavano suonando dal vivo e facevano
le loro cose , certamente divertente.
Cosa abbiano fatto in realtà è ancora più di un mistero per me. Non mi sento
di dire che sia stato uno dei migliori shows che ho visto, ma come sempre ,
ne valeva la pena.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
by Jerry Spanbauer
Ripenso allo show di Dylan dell’altra sera nel bellissimo Riverside Theatre
nella parte bassa di Milwaukee e credo di dover fare poche osservazioni al
riguardo.
Sono un veterano di più di 30 show , il primo nel 1986. L’avevo visto in
questo posto anche nel 1990 e nel 1994.( Mia personale annotazione , ero
felice di essere accompagnato dal mio migliore amico , veterano di più di 20
concerti , che sei settimane fa era stato investito da un’auto mentre era in
bicicletta e ridotto malamente , al punto che pensava di non poter venire
stasera al concerto , ed era contento di avercela fatta). Ero anche in
compagnia della mia bella moglie Karri e dalla sua amica Chris che avevano
voluto che comperassi il biglietto anche per loro . Fra tutti e quattro
avevamo visto più di 100 concerti di Dylan.
Lo show è stato sold-out poco dopo che i biglietti erano stati messi in
vendita , ho visto tanta gente in cerca dei biglietti per la strada.
Con qualche momento di eccezzione , l’intero show è stato di basso livello ,
quasi sotto i piedi. Sono stato sorpreso da “Thunder on the mountain” che è
stato il primo , nella serata Bob ha fatto un sorprendente numero di solos
di organo , in particolare è stato fantastico quello di “Hard rain” e mi ha
fatto sorridere per diversi minuti.
Tonnellate di taglienti assoli di armonica , a volte mi incantavo a seguire
il lavoro ritmico di Toni e George . Ogni volta che assisto ad un concerto
di Bob devo sottolineare particolarmente il fine lavoro di Toni , musicista
davvero bravo.Ci sono stati alcuni fantastici passaggi di chitarra in
“Lonesome day blues” con Denny che ha eseguito un applauditissimo assolo
come non avevo mai sentito.
“Tweedle dee & tweedle dum” , con Bob al centro del palco che faceva i suoi
caratteristici movimenti. Un’altro pazzo riarrangiamento di “Tangled up in
blue” , c’è stato un momento che ho sentito la mancanza della sua chitarra ,
ma è sempre una grande canzone in ogni caso.
Molto solide “Love sick” e “Highway 61” – “Ain’t talkin’” non aveva la
tensione che avrebbe dovuto avere. La band è stata così grande in “Summer
days” che ho pensato che pochi anni fa non era così capace , hanno
finalmente trovato il loro suono in tanti memorabili passaggi della serata.
Bob ha detto qualcosa come “ Grazie amici” durante la presentazione della
band.
Show molto solido che probabilmente non cambia la vita di nessuno , ma
piacevole e godibile. E’ stato bello vedere Bob più attento a tanti
sottovalutati pezzi degli anni 70’ ed 80’.Una sola canzone degli anni 70’ e
nessuna degli anni 80’ sarebbe stato un oltraggio ! Canzoni che mi
piacerebbe che Bob ripescasse ( per citarne alcune) : New Morning , Time
passes slowly , Going going gone , I and I , Slow train , Mett me in the
morning , New pony , Shot of love , Groom’s still waiting at the altar ,
Sweetheart like you , Never gonna be the same again , e Man in the long
black coat. Mi sarebbe piaciuto che avesse cantato “Girl from the Red River
shore”.
Jerry - Oshkosh, Wisconsin
dylankicks@sbcglobal.net
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SCRIVEVANO........
«Planet waves», ecco il vino prodotto da Bob Dylan
La rockstar si allea con il marchigiano Antonio Terni,
nasce l' etichetta «Planet waves»
La notizia è bella: Bob Dylan ha deciso di occuparsi di vini italiani. Ma la
storia di questa notizia è ancora più bella, è tre volte bella. Perché una
delle più grandi rock star del mondo firma un' etichetta italiana. Perché un
lungo sogno, uno di quei sogni che solo i fan sanno sognare, si è
realizzato.Perché alla vigilia di Vinitaly, è bene brindare a Dylan e a
quelli come lui che riconoscono nel nostro vino, in un momento in cui il
settore non se la passa tanto bene, una delle espressioni più alte della
cultura. In Italia, è noto, ci sono due fan eccellenti di Bob Dylan: Carlo
Feltrinelli e Antonio Terni. I due non si perdono un solo concerto europeo,
possiedono tutti i dischi ufficiali, tutti i bootleg, tutti i dischi
collettivi, tutte le poesie e le prose di Mr Tambourine. Uno produce libri
(anche di e su Dylan) e l' altro vino, nell' Anconetano. Tre anni fa, un suo
Rosso Conero, «Visions of J.», ha ottenuto da Slow Food i tre bicchieri, il
riconoscimento più alto. «Visions of J.» sta per «Visions of Johanna» una
canzone di Dylan tratta dall' album «Blonde on Blonde» del 1966. Ne La voce
di Bob Dylan (edito da Feltrinelli), un' intensa e appassionata biografia
intellettuale, Alessandro Carrera spiega come «Visions of Johanna» sia un
esempio di poesia al tempo dei mass media, suscitatrice di «paesaggi verbali
che prima di lui si osava affidare solo alla pratica della scrittura
silenziosa». Per anni e anni, il produttore di vini segue Bob Dylan in giro
per il mondo, senza mai presentarsi, senza mai sperare di incontrarlo: così,
per puro amore. Gli anni passano e i tentativi di farsi notare diventavano
sempre più impacciati e patetici (ogni volta in prima fila, lancio di
cappelli leopardati, un inseguimento in autostrada) fino a che un giorno il
Nostro conosce il batterista di Dylan e, in occasione di un concerto a
Milano, gli regala alcune bottiglie. La cosa sembra finita lì, con un
doveroso omaggio. Invece qualche giorno dopo, come nelle fiabe, un
messaggero-manager gli consegna il seguente biglietto: «Bob Dylan mi ha
chiesto di entrare in contatto con te. Ci interessa quell' idea di creare un
vino insieme ma vorremmo saperne di più...». Naturalmente il fan si dichiara
immediatamente felice di mettersi a disposizione del suo idolo e dopo mesi
di frenetiche e segretissime trattative nasce una specie di joint venture il
cui risultato finale è un vino che ricorda molto le canzoni di Dylan, non
solo nel nome «Planet Waves» (un disco del 1974) ma anche nella sostanza (un
misterioso incontro fra la severità del montepulciano e la morbidezza del
merlot). Il retro dell' etichetta reca un singolare testo, composto per la
quasi totalità da citazioni dylaniane, in cui si celebra la filosofia dell'
incontro: «Cosa ha spinto due uomini, da angoli opposti del mondo, a mettere
i loro nomi su una bottiglia di vino rosso italiano? Destino? Fato?
Coincidenze? Planet waves». Sì, perché solo quando le onde che scuotono
questo pianeta s' incontrano e s' accavallano possono succedere cose
inaspettate. Da questa piccola, chimerica storia c' è da augurarsi tragga
vantaggio tutto il settore vitivinicolo che, come dicevamo prima, sta
vivendo un periodo storto e il 1° aprile si raduna a Verona per cercare di
superare la crisi: con un export che è calato del 16%, con una concorrenza
australiana e cilena che si fa sempre più temibile, con una scarsa capacità
di incidere sui mercati internazionali. Come si fa a uscire dalla
congiuntura negativa? Le mode soffiano dove vogliono, però «the answer is
blowin' in the wind». La risposta sta soffiando nel vento.
Grasso Aldo
http://archiviostorico.corriere.it/2004/marzo/29/Rosso_italiano_ecco_vino_prodotto_co_9_040329007.shtml
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Daniel Lanois: il nuovo album degli U2 non è ancora
pronto
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Obama : Quelli che l'avevano detto
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Tutti pazzi per Obama
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«Da noi il rock era vietato ma io sono il Dylan russo»
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TRAGICA MORTE DI MIRIAM MAKEBA
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I MITICI......
Ry Cooder - How Can A Poor Man Stand Such Times And Live
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Lunedi 10 Novembre 2008
Talking Bob Dylan Blues - Parte 431
- clicca qui
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HO RIASCOLTATO IL
"GENIALE PASTICCIONE"
di
Mr.Tambourine
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Set list: Kalamazoo, Michigan
- Wings Stadium - November 8, 2008
1. Maggie's Farm
2. Rainy Day Women #12 & 35
3. It's All Over Now, Baby Blue
4. Tweedle Dee & Tweedle Dum
5. Make You Feel My Love
6. The Levee's Gonna Break
7. Ballad Of Hollis Brown
8. Things Have Changed
9. The Lonesome Death Of Hattie Carroll
10. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
11. Workingman's Blues #2
12. Highway 61 Revisited (Bob on guitar)
13. Ain't Talkin'
14. Thunder On The Mountain
15. Ballad Of A Thin Man
(encore)
16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower
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Review: La Crosse,
Wisconsin - La Crosse Center Arena - November 5, 2008
Dylan and his band rock the La Crosse Center
By Marc Wehrs | mwehrs@lacrossetribune.com
Bob Dylan ha parlato solo per presentare la band. Like a rolling stone
chiudeva il set di 15 canzoni.
La presentazione è stata appropriata : Il puro potere dei chitarristi Stu
Kimball , Denny Freeman , il bassista Toni Garnier , il batterista George
Racile e l’uomo che suona molte cose con le corde Donnie Herron valevano i
45,50 dollari del biglietto d’ingresso.
Questa forza di natura rock ha praticamente caratterizzato ogni canzone
mercoledi sera al La Crosse Center , ha rischiato di procurarci una lesione
sonora per il volume troppo alto in “Highway 61” , continuata come in una
jam fino alla fine di “Watching the river flow”.
Malgrado le recensioni dicono che la sua voce era in condizioni pietose la
notte dell’elezione presidenziale , mercoledi sera aveva invece una bella
voce , in buone condizioni al La Crosse Center.
Ma questo potrebbe non voler dire niente alla gente che conosce Dylan solo
dalle registrazioni in studio di qualche anno fa : se non conosci i testi
delle canzoni , non le riconoscerai di certo nei concerti di Dylan del 2008.
Andare ad un concerto di Bob è una lezione sul passare del tempo.
E’ questa la stessa voce che abbiamo sentito sulla copia in vinile di
“Highway 61 Revisited “?.
Potrebbe , la stessa faccia dell’era Dylan 1960 , incredibilmente
impersonata da Cate Blanchette in “I’m not there” , essere realmente
diventata quella di questo anziano ragazzo sul palco in pantaloni neri e
cappello di foggia spagnola ?
Potrebbe paragonarsi davvero ad uno degli show dell’inizio del
neverendingtour nel lontano 1980 ?
E realmente Dylan sta cercando di riunire i gesti del rock con esecuzioni
reminiscenti di Leon Redbone ? Queste strane combinazioni sono ora comuni
nei concerti di Dylan.
E mentre mio figlio di 14 anni ha dichiarato “ grazioso , dolce” il concerto
, era divertito da tutta la gente che teneva in alto gli accendini.
Diversi giovani figli stavano coi loro genitori seduti vicino a noi , ed ho
visto così tre generazioni al concerto.
La differenza fra “quelli della prima volta” è diventata palpabile quando
sono cominciate canzoni come “Forever Young” e “Just like a woman” con
arrangiamenti facili da seguire , e la gente lo incoraggiava ogni volta che
suonava l’armonica.
Ma nel momento in cui la band ha dato alla gente quello che voleva , nei bis
“All along the watchtower” e “Blowin’ in the wind” , un’altro migliaio di
persone hanno avvertito l’esperienza di quell’evento musicale al quale vale
sempre la pena di assistere : il Never Ending Tour.
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Attorney arrested at Dylan concert
By ANNE JUNGEN / ajungen@lacrossetribune.com
Un notissimo avvocato del luogo è stato arrestato mercoledi sera dopo il
concerto di Dylan al La Crosse Center per resistenza alla forza pubblica che
l’aveva invitato ad andarsene.
Michael Ablan , 59 , che vive in La Crescent ma ha l’ufficio al 401 di King
St. , dovrà pagare le spese per la sua condotta disordinata , resistenza
all’arresto e per danni alla proprietà della polizia , dice il rapporto
delle autorità locali.
Le guardie di sicurezza gli avevano chiesto di andarsene quando l’avevano
trovato che pichiava i pugni sul tour-bus di Dylan dopo le 10,00 p.m..
Ablan ha detto ai polizziotti che avrebbero dovuto affrontare una “grossa
causa” se lo avessero arrestato , ed ha ripetutamente trasgredito all’ordine
di andarsene.
Ha inoltre resistito quando gli ufficiali quando hanno cercato di mettergli
le manette e caricarlo su un’auto , rompendo un vetro della vettura.
Ablan ha pagato la cauzione di 650 dillari e dovrà comparire di fronte al
tribunale della Conte il 25 novembre.
Ablan , dice il “Tribune” , ha dichiarato di non aver picchiato sul bus di
Dylan e di non aver opposto resistenza all’arresto , e si farà assistere da
un’altro avvocato per la sua difesa.
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Breve biografia di Bob Dylan
clicca qui
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Bob Dylan. Spot 60 Seg.
clicca
qui
L' originale commento in inglese e la traduzione in
italiano :
Water is a basic human need and right. Yet, over one billion people on
this planet lack access to safe water.
L’acqua è una necessità base e un diritto umano. Nonostante ciò, più di
mille milioni di persone su questo pianeta non hanno accesso all’acqua
potabile.
This is Bob Dylan and I am proud to be part of the mission to make water
safe and clean for every human being living in this world.
Sono Bob Dylan e sono orgoglioso di partecipare a questa missione per far sì
che l’acqua sia sicura e pulita per tutti gli esseri umani di questo mondo.
E’ un’idea “Export Saragoza 2008”.
La più grande Festa dell’Acqua sulla Terra. Dal 14 giugno al 14 settembre.
( Dean Spencer news )
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Audio : Bob Dylan - Blowin' In The Wind (first
performance, unreleased)
clicca qui
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Video : Bob Dylan - Tom Petty - Across the Borderline -
1986
clicca qui |
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Domenica 9 Novembre 2008
CLICCA QUI
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Sabato 8 Novembre 2008
Set list: Milwaukee,
Wisconsin - Riverside Theater - November 6, 2008
1. Thunder On The Mountain
2. Love Minus Zero/No Limit
3. Lonesome Day Blues
4. A Hard Rain's A-Gonna Fall
5. Tweedle Dee & Tweedle Dum
6. Girl Of The North Country
7. High Water (For Charley Patton)
8. Workingman's Blues #2
9. Just Like A Woman
10. Tangled Up In Blue
11. Love Sick
12. Highway 61 Revisited
13. Ain't Talkin'
14. Summer Days
15. Like A Rolling Stone
(encore)
16. All Along The Watchtower
17. Blowin' In The Wind
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Review: Minneapolis,
Minnesota - Northrop Auditorium - November 4, 2008
Dylan rauco , una ventata di cambiamento , malgado il suo
modo di cantare sia stato più stracciato del solito , Dylan entusiasma in
uno storico concerto.
By JON BREAM, Star Tribune
Giovedi è stata una notte storica per gli Stati Uniti –e per Bob Dylan.
Dopo quella che è stata un’esibizione frustrante ed erratica al Northrop
Auditorium , il più famoso cantante di protesta americano , ha fatto una
dichiarazione attesa da lungo tempo dopo la canzone finale.
Dopo non aver detto una parola nelle precedenti due ore , Dylan ha detto
qualcosa circa i suoi natali nel 1941 , aver parlato di Pearl Harbor , ha
infine dichiarato “ Sembra che le cose stiano cominciando a cambiare
adesso”.
Il posto era sold-out con 4.791 ed i fans , ( che portavano più magliette di
Barak Obama che di Dylan stesso ) hanno ruggito di approvazione quando lui
si è lanciato facilmente in una “Blowin’ in the wind” , il suo classivo di
protesta del 1960 , con un lento ritmo del Sud. "How many deaths does it
take to know that too many people have died," ha latrato con una gracchiante
voce senza speranza. La gente ruggiva. Dylan , che di solito chiude con “All
along the watchtower”, ha chiuso stasera con una calda e gentile risposta ai
problemi americani.
Dopo che Dylan e la sua band hanno lasciato gli strumenti e le luci si sono
accese , tutti quelli che erano venuti al concerto hanno cominciato a
controllare sui loro cellulari i risultati dell’elezione presidenziale. Si
sono riuniti fuori dal Northrop e hanno cominciato a cantare e ballare
mentre andavano verso il campus dell’Università del Minnesota.
Prima , la gente ha reagito entusiasticamente a tutto quello che ha fatto
Dylan , che è molto distaccato dalla politica. Quando ha cominciato il
secondo coro di “The Times they are a-changin’” , la risposta è stata
davvero turbolenta. Durante “It’s alright ma (i’m only blleding)”, la strofa
dove dice che qualche volta anche il Presidente degli Stati Uniti deve
presentarsi nudo ha creato una grossa reazione.
Con la sua prima apparizione in un campus universitario da quando era
studente nel 1959-1960 , Dylan non ha fatto nessun commento sull’Università
e sul suo Stato natale. Forse se fosse rimasto un pò di più avrebbe potuto
prendere una laurea musicale che discuteva su come un cantante dovrebbe
trattare la sua voce.
Francamente , la voce di Dylan , che mi ricordi , non è mai stata così
brutta in tante canzoni .
Questa grande raucedine suggerisce troppe sigarette , troppa flemma e troopo
poca idratazione.
Il suo borbottante fraseggio è abbastanza provocatorio , in combinazione con
un secco ringhio che suona come la voce di Tom Waits con la laringite ,
troppo spesso non si capiva cosa stava cantando.
Al di là della sua dubbia voce , Dylan ha offerto una appassionata
prestazione . “Master of war” era minacciosa . Ha cantato la succosa
“Shooting star” come se stesse vomitandola. E’ passato a “Thunder on the
mountain” scandendo bene le parole , ha eseguito una versione bluesy e
bluegrass di “IT’s alright ma” che è stata il punto più alto della serata ,
con una enfatica convinzione che ha segnato questa indimenticabile notte.
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Video : Le parole di Bob Dylan + Blowin' in the wind -
November 4, 2008
clicca qui
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Video : Bob Dylan - Thank God (1986)
clicca qui
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Succedeva.......
I finti Bob Dylan riuniti in un film
in un film l' annuale festival dedicato ai sosia di Bob Dylan
al Greenwich Village. titolo provvisorio " it ain' t me babe ".
Tra i "sosia" una donna e un nero . Degno tributo o dissacrazione? Comunque
una curiosita' cinematografica e musicale divertente: arriva il film con
tutti gli imitatori di Bob Dylan possibili e immaginabili, immortalati per
lo schermo nel corso del festival annuale al Greenwich Village di New York,
nel celeberrimo Speakeasy club, ormai da anni dedicato ai "Bob Dylan
lookalike", i sosia piu' disparati del menestrello di Duluth. Con il titolo
provvisorio "It ain' t me, babe" (Non sono io, babe, una delle piu' note
canzoni di Dylan giovane) il film offrira' alcune delizie e comunque
montagne di kitsch allo stato puro, come una versione rap di "Like a rolling
stone". Diretto dal noto regista di documentari Ken Kwapis, il documentario
verra' completato con la ripresa, in autunno, anche dell' edizione europea
del festival degli imitatori di Dylan. I finti Dylan hanno gareggiato in
cinque categorie: folk Dylan, amphetamine Dylan, post.motorcycle accident
Dylan (cioe' dopo l' incidente di moto e i "basement tapes"), born.again
Dylan (dell' era cristiana) e freestyle Dylan, lo stile libero, qualsiasi
canzone di Dylan con un' altra voce o qualsiasi altra canzone con la voce di
Dylan. I concorrenti erano piu' di 40, c' erano perfino una donna Dylan e un
Dylan negro. Costume preferito: zazzera, occhiali scuri, "chiodo" da
motociclista, cioe' il Dylan di "Blonde on blonde".
(7 agosto 1992) - Corriere della Sera
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I MITICI...
Alvin Lee - Night of the Guitars
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qui
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Venerdi 7 Novembre 2008
Set list: La Crosse,
Wisconsin - La Crosse Center Arena - November 5, 2008
1. Wicked Messenger
2. Watching The River Flow
3. Forever Young
4. Rollin' And Tumblin'
5. Spirit On The Water
6. High Water (For Charley Patton)
7. Just Like A Woman
8. Tweedle Dee & Tweedle Dum
9. Tryin' To Get To Heaven
10. Highway 61 Revisited
11. Chimes Of Freedom
12. Honest With Me
13. When The Deal Goes Down
14. Thunder On The Mountain
15. Like A Rolling Stone
(encore)
16. All Along The Watchtower
17. Blowin' In The Wind
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Review: Minneapolis,
Minnesota - Northrop Auditorium - November 4, 2008
Dylan torna a “casa” per esibirsi all’Università del Minnesota e così sono
andato a vederlo . Le canzoni erano le più vecchie , significanti e
familiari. Ha chiuso lo show con Blowin’ in the wind qualche istante prima
che Barak Obama fosse ufficialmente nominato vincitore delle elezioni
presidenziali.
Ha presentato la canzone sotolineando l’importanza del risultato elettorale.
Dylan sembrava prendere energia dal pubblico che è rimasto più di due
ore allo show.
Notte bella e desiderata per me , una di quelle che non potevano essere
migliori , era il momento giusto di dire “Questa è abbastanza” , dopo anni e
dozzine di concerti.
Il sound system del Northrop era molto debole , sfortunatamente perchè la
band ha suonato molto bene. Leggerò poi sui giornali quello che Dylan ha
detto dopo “ Sono nato nel 1941.......”
Chuck Samson
Sagle, Idaho
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Review: Winnipeg, Manitoba -
MTS Centre - November 2, 2008
Silenzio assordante al concerto di Dylan
Updated: November 3 at
06:32 AM CST
"LADIES and GENTLEMAN, the legendary
recording artist... Bob Dylan." Queste nove
parole hanno aperto il concerto dell’Icona la scorsa notte. Sono state
inoltre le uniche parole ad essere dette fino a quando non ha ringraziato la
band due ore dopo.
Malgrado sia discutibilmente il cantautore più onorato del
XX secolo , Bob Dylan è evidentemente un uomo di poche parole , non ne ha
sprecata nemmeno una per i 6.500 fedeli che sono accorsi al MTS Center in
suo omaggio. Gli danno fastidio anche le macchine fotografiche , un
capriccio insolito , in otto anni , Dylan è il primo artista che ho visto
rifiutare i fotografi dei giornali ad un concerto.
Ma a 67 anni , Dylan , ( è appena uscito il suo nuovo
lavoro “Tell tale signs” ) ha dimostrato la sua introversione.
Non c’era nessuna fanfara per il suo arrivo . Le luci sul
palco si sono accese alle 7,45 p.m. e Dylan era già dietro la sua tastiera ,
col cappello a larga tesa in testa , guardando in faccia i suoi 5 pezzi
della band ( che sembravano damerini vestiti in color crema ). Si è spostato
da quella posizione solo per pochi minuti , una volta per prendere la
chitarra e per qualche sporadico ed ansimante assolo di armonica.
La Set-list di Dylan cambia ogni volta e le canzoni che
abbiamo ascoltato erano quelle buone. A Winnipeg ha fatto meglio che a
Calgary , dove qualche fans si era lamentato della scarsa ironia
dell’iconico Dylan. Non erano mai stati così accigliati : perfino gli Hits
non erano veramente Hits , erano una intera nuova esperienza.
Per esempio , ieri sera ha preso a calci Rainy day women e
The times they are a-changin’, ambedue hanno avuto un rifacimento così
drammatico che erano irriconoscibili. Rainy day sembrava una cosa kitsch ,
un juke-box che perdeva giri , mentre The Times sembrava un ubriaco che
girava nella stanza piuttosto che un inno folk.
Prova di quanto erano state cambiate le canzoni : il
pubblico non ha applaudito finchè Dylan non ha fatto sentire il suo famoso
fangoso gorgoglio nel ritornello. Solo allora tutta l’arena ha accennato un
applauso di convenienza.
La band ha fatto un pò di confusione con qualcuna delle
canzoni , in altre ha fatto meglio. Per esempio , Dylan ha registrato Blind
Willie McTell nel 1983 con solo Mark Knofler che lo accompagnava. Ma l’altra
sera , rinforzata da un’intera sezione ritmica , Blind Willie era troppo
moderna , forse la più brutta della serata.
Dopo aver chiuso il suo set ed aver sorprendentemente
aspettato a longo prima di tornare per gli encore , il pubblico è stato
ricompensato con una versione abbastanza incontaminata di Like a rolling
stone ( che ha avuto il più grande applauso della serata )
e una eccessivamente veloce versione rock di All along thr watchtower che è
stata la più dinamica della serata.
Mentre metà dell’arena era già avviata verso le uscite ,
l’altra metà ha fatto in inutile tentativo per un secondo bis.
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Video : Bob Dylan - Lakes of Pontchartrain (1989)
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Giovedi 6 Novembre 2008
Set list: Minneapolis,
Minnesota - Northrop Auditorium - November 4, 2008
1. Cat's In The Well
2. The Times They Are A-Changin'
3. Summer Days
4. This Wheel's On Fire
5. Tangled Up In Blue
6. Masters Of War
7. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
8. John Brown
9. Beyond The Horizon
10. Highway 61 Revisited
11. Shooting Star
12. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
13. Under The Red Sky
14. Thunder On The Mountain
15. Ain't Talkin'
(encore)
16. Like A Rolling Stone
17. Blowin' In The Wind
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Review: Regina,
Saskatchewan - Brandt Centre - Brandt Centre - November 1, 2008
by Jay Levesque
Sono stato stasera allo show in Regina ed ero eccitato…..Non avevo visto Bob
da 6 anni , è stata una lunga aspettativa ! Sono entrato nel building e ho
trovato il mio posto nella seconda fila , proprio davanti alla tastiera di
Bob.
Così mi sono seduto in attesa di mio fratello e di sua moglie per prendere
le sedie vicino a me. Così ho guardato i lavori di sistemazione del palco è
ho capito chr ero proprio in fronte a Bob, tutto quello che dovrei fare è
sorridere , è così fantastico , straordinario posto per vedere il mio
artista favorito.
Dopo la presentazione è arrivata la band vestita in viola , poi è arrivato
Bob con un grande applauso e si è messo di fronte alla prima fila. E’ stato
grande vedere questi ragazzi stasera , potevo vedere i cenni di intesa e le
occhiate che si scambiavano , molto più di quanto avessi visto prima perchè
ero molto vicino.
Tutti gli occhi erano naturalmente su Bob per non perdere le sue indicazioni
, ma ormai dovrebbero sapere tutto questi ragazzi. Non avevo mai visto Bob
prima d’ora allontanarsi dalla tastiera e mettersi al microfono al centro
del palco.
Ha fatto questa cosa diverse volte , a cominciare da Tweedle dee and Tweedle
dum , Lonesome death of Hattie Carrol , e ha fatto così anche per una parte
di I don’t believe you.
La band ha suonato una versione unica di Hollis Brown e Lonesome death of
Hattie Carrol. Ho pensato perchè magari si riuniscono a provare i nuovi
arrangiamenti durante i day-off del tour. Bob aveva uno grandioso anello con
un diamante al suo dito. Bling! Hattie Carrol è stata per me l’Highlight
della serata. Lui stava davanti al microfono cromato stile anni 50 e ha
cantato la canzone con grande manierismo . Era cosi bello. Mi piace questa
band , sembra che sul palco si divertano un casino. Almeno , stasera davano
questa impressione.
Toni ha riso con Bob diverse volte quando Bob faceva qualcosa di diverso
alla sua tastiera. E’ sembrato che Donnie era sprofondato in un vero
sound-western durante una canzone.....come la musica dell’uomo senza nome.
Ci sono state diverse piccole sfumature in quello che facevano , ma a meno
di essere un musicista o un grosso fan non avreste potuto notarle. E’ buono
che Donnie sia nella band.....era in una grande band prima di adesso e ha
imparato tanto , ma voi sapete da dove viene la band.
Finalmento ho potuto sentire Vision of Johanna per la prima volta in 4
concerti. Questo è stato un grande show per me , da vedere. Mi è piaciuta la
setlist! Il tempo è passato veloce , avrei voluto rimanere lì per altre due
ore.
Alla fine dello show tutti i componenti della band si sono riuniti di fianco
a Bob in fronte al pubblico e sembravano contenti di poter fare questa
parata , senza sorrisi , stavano fermi con lo sguardo felice. Quanto mi
sarebbe piaciuto essere uno della band. A parte gli Strangers , non c’è
altra band nel mondo per me migliore di questa ! Grazie Bob & Company per
questa notte divertente !!
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Regina, Saskatchewan - Brandt Centre - Brandt Centre -
November 1, 2008
L’esperimento Bob Dylan
By David Guretzki
Sabato notte ( 1 novembre 2008 ). Ho assistito con i miei amici , colleghi
della facoltà , Alan , David and Eric al concerto di bob Dylan in Regina. (
dovete sapere inoltre che abbiamo cominciato
la serata uscendo per una deliziosa cena al Flavours of India).
Non sono mai stato uno dei più vicini seguaci di Bob Dylan che assurse nel
1960 alla fama musicale. Infatti mi è familiare solo una conoscenza
superficiale della sua musica e non so niente dei suoi album. Ma avevo deciso
di andare al concerto perchè col suo stato di icona del mondo della musica
ero contento di poterlo vedere.
Il concerto è stato molto divertente. C’erano cinque membri della band più
Dylan – due chitarristi , un bassista , un tastierista , un
violinista-banjio-steel e un batterista. Non conosco il nome del batterista
, ma era un highlight da vedere , abile e pieno di energia!. Una parte
significante del concerto ha avuto un suono rockabilly e blues che mi è
piaciuto davvero , e diverse nuove interpretazioni delle sue vecchie canzoni
, inclusa un’unica esecuzione di Like a rolling stone.
Mi è inoltre piaciuta Highway 61 revisited , la prima strofa mi ha fatto
morire dal ridere!
Oh God said to Abraham, “Kill me a son”
Abe says, “Man, you must be puttin’ me on”
God say, “No.” Abe say, “What?”
God say, “You can do what you want Abe, but
The next time you see me comin’ you better run”
Well Abe says, “Where do you want this killin’ done?”
God says, “Out on Highway 61.”
Dylan non ha detto una parola al di fuori del cantato , solo verso la fine ,
dopo due ore di concerto , ne ha detta qualcuna presentando la band , ed è
stato tutto.
Non sono sicuro se Dylan sapesse in che città era ! Ho trovato questa cosa
irritante , ma comunque , non sono sorpreso. Dylan è sempre stato un enigma
, sembra , ed ha semplicemente mantenuto questo mistero del silenzio
un’altra volta qui in Regina. Oltre a questo , sono stato piuttosto irritato
per il mix del suono . La voce era veramente difficile da sentire ( penso
sia dovuto in massima parte al modo di cantare di Dylan ! ) inoltre anche
qualche strumento aveva suoni troppo acuti e secchi . Dylan non ha suonato
la chitarra ( in pò irritante , ma ho sentito dire che soffre di una forma
di artrite che gli rende difficile il suonarla ) ma mi è piaciuto quando
suonava l’armonica!
Al di là di tutto è stata una buona serata , una bella cena-indiana , averlo sentito ed imparato
Qualcosa di più su Dylan!
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Massimo Bubola Band in concerto, sabato 8 Novembre
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SCRIVEVANO......
L'ossessione e la furia , Dylan - Amleto 30anni dopo
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di Roberto Brunelli
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Le abitudini del Presidente Obama
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Mercoledi 5 Novembre 2008
Tell Tale Signs - Rare and Unreleased 1989-2006 by BOB
DYLAN
by Greil Marcus
Si può trovare una mappa delle trasformazioni che Bob Dylan ha apportato
nella musica Americana negli ultimi 20 anni - una trasformazione nel modo di
fare, certo, ma forse anche nel modo in cui molte persone l’ascoltano oggi –
nelle prime due tracce del terzo cd di Tell Tale Signs: un disco disponibile
solo nella costosissima edizione "Expanded Deluxe Edition”.
Qui c’è Bob Dylan a Chicago nel 1992, che riprende la canzone folk "Duncan
and Brady," solo pochi mesi prima di passare alle canzoni senza troppi
fronzoli dei suoi viaggi nella tradizione musicale Americana, con Good as I
Been to You e che continuano nel 1993 con World Gone Wrong.
Per quegli album Dylan ha lavorato nel suo studio di casa, senza altri
musicisti, senza un produttore, con canzoni che nel suo repertorio spesso
era più vecchie del suo primo album, il Bob Dylan del 1962; dando più
importanza alle melodie che alle parole. Ma in Chicago, col concetto non
ancora chiaro – con le canzoni che ancora dovevano dirgli come volevano
essere suonate - Dylan si è lasciato aiutare dal produttore David Bromberg,
un musicista che, come si dice di un “pomposo rabbino” in The Plot Against
America di Philip Roth, “knows everything. Too bad he doesn't know anything
else" (= Sa tutto. Peccato che non sappia nient’altro).
Una delle cose che Bromberg non sa però, è che cosa bisognava lasciar fuori:
la storia di un pistolero e un barista che non ha mai richiesto di essere
eseguita con basso, percussioni, tre chitarre, due violini, due parti a
mandolino, tastiera, tromba, sassofono, clarinetto e trombone! La canzone
non sa che farsene di tutto questo bagaglio – e Dylan nemmeno. Il problema
risale alla sua stessa insicurezza riguardo a cos’è la sua musica e a che
cosa serve; stava uscendo da un periodo di intensa scrittura, dubbiosi
arrangiamenti, più di 10 anni di costante ricerca di una canzone che
non solo poteva essere messa sul mercato ma domandava di venire al mondo!
Le vecchie canzoni che sono fiorite in Good as I Been to You e World Gone
Wrong presero nuova forma nel 1997 con Time Out of Mind. Lì le canzoni come
Blind Willie McTell, "Ragged and Dirty" e la vecchia ballata britannica
"Love Henry" si trasformarono in canzoni come "Dirt Road Blues," "Standing
in the Doorway," "Not Dark Yet," "Tryin' to Get to Heaven," "Cold Irons
Bound."
Sul palco le canzoni cambiarono ancora forma, come se fossero state trovate
quasi per caso, sfidando il compositore a tenergli testa! In numerosi
bootlegs –opposti a quelli “ufficiali” di Dylan - era chiaro che "Cold Irons
Bound" è cresciuto più in fretta di qualsiasi altra cosa, ma non avevo mai
sentito la performance Tell Tale Signs del Bonnaroo Festival a Manchester,
Tennessee, nel 2004.
La banda è formata da Tony Garnier, al basso; Larry Campbell, alla chitarra,
Stu Kimble, alla chitarra, George Recile, percussioni. Garnier e Campbell,
dopo molti anni sul palco con Dylan, l’hanno probabilmente accompagnato con
maggior affinità di chiunque altro e il risultato è che Dylan esegue la
canzone con una maestria tale che sembra stia suonando lui tutti gli
strumenti e non solo la sua tastiera e armonica. Come potrebbero altre mani
sapere cosa fare?
Il pezzo ha il flash rockabilly di “Mistery train” di Elvis Presley, il
sincopato di "How Many More Years” di Howlin' Wolf, la furbesca minacciadi
"Mannish Boy” di Muddy Waters, l’inferno scatenato di "Every Picture Tells a
Story" di Rod Stewart.
Nei suoi acuti, sembra che il cantante voglia superare se stesso, ringhio
dopo ringhio, verso dopo verso, ghigno dopo ghigno… sembra quasi una scena
tratta da “Reservoir Dogs” di Tarantino (Le Iene).
Sia la versione standard che quella “expanded” di Tell Tale Signs includono
delle note illuminanti di Larry "Ratso" Sloman, che scrisse un libro sul
Rolling Thunder tour di Dylan del 1975. L’edizione deluxe contiene anche i
commenti di Sloman in un libro illustrato, aggiunto ad un libro che
raccoglie tutte le copertine dei 45 giri dei singoli di Dylan con la
Columbia. E anche se sembra più completa ascoltando tutti e tre i cd, la
storia risulta un’unità.
La musica che Dylan ha creato dal 1992 è sempre stata basata sull’idea che
c’è uno corpus di canzoni americane o modi d’esprimersi, che è costante. E’
una forma varia, che in parole e metafore, riff di chitarra e lamenti,
esitazioni e grida, può sempre essere riscoperta e può riscoprire e
rinnovare chiunque se ne ricordi, come se uno potesse non solo parlare, ma
ascoltare in molte lingue.
Collezionando versioni studio e live di materiale già pubblicati -"Ring Them
Bells" e "Most of the Time" da Oh Mercy, 1989, "Ain't Talkin'" da Modern
Times, 2006; composizioni soundtrack ("Huck's Tune" da Lucky You, “Cross the
Green Mountains" da Gods and Generals); e canzoni abbandonate ora ascoltate
per la prima volta ("Marchin' to the City," "Dreamin' of You," "Red River
Shore," tutte tagliate fuori da Time Out of Mind) – le 27 tracce della
versione standard di Tell Tale Signs e le 12 aggiuntive del terzo cd,
tracciano l’espolorazione di Bob Dylan di questo territorio.
Ci sono vicoli ciechi ("Dignity," la canzone di protesta "Everything Is
Broken") e strade pericolose come "Tryin' to Get to You”; possono somigliare
a musiche che sarebbero più in linea con le canzoni dei Carter Family, ma
poi si trasformano sul palco di Londra del 2000 in musiche suonate da
qualcuno che si, somiglia a Bob Dylan, ma pare un crooner degli anni ’50– ed
è un tour de force.
Ci sono variazioni che non espandono le possibilità di una canzone, ma le
diminuiscono (tre volte la versione di "Mississippi” da Time Out of Mind,
che fu registrata per "Love and Theft" del 2001).
A primo impatto Tell Tale Signs può sembrare come una mera raccolta di
pagine finali, una pila di note a piè di pagina e appendici. Ma, come si
capisce dall’opinione dei fan che han dato giudizi sul compendio di 31
performance del 1993 della canzone "Jim Jones" (da Good as I Been to You),
non c’è fine a ciò che Dylan può fare con una canzone: durante i 9 mesi, la
melodia della canzone ha ingoiato le proprie parole e il ritmo si è
trasformato in un’astrazione.
Una performance che a primo impatto può sembrare piatta, poi rivela altri
strati; un cantante che sbaglia le entate delle proprie canzoni… finisce per
sembrare qualcosa che non è. La musica qui non sarà compresa al primo
ascolto.
Per questa ragione, non c'è motivo di dire che "Red River Shore”, nonostante
la tragicità della sua storia, è vasta come un deserto. Dopo alcuni ascolti
potrebbe sembrare troppo sdolcinata, non la tragedia che si propone di
essere. Man mano che la si ascolta potrebbe essere rimpiazzata alla cima
delle classifiche da "Most of the Time," una canzone composta così
attentamente che puoi immaginare che se Dean Martin o Fred Astaire avessero
avuto l’opportunità di registrare la loro versione sarebbe stata meglio di
quella di Dylan -e come la fa Dylan, solo, sul primo cd, o con con un lento
accompagnamento sul terzo, può farti perdere la cognizione del tempo, al
punto che il fatto che Tell Tale Signs ha lasciato un percorso in circa due
decadi di tempo potrebbe non significare pressoché nulla.
( Dean Spencer news )
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Review: Edmonton, Alberta -
Rexall Place - October 29, 2008
by Reagan LaPrairie
Stavo andando a vedere Dylan per la sesta volta in 32 anni. La prima volta
che lo vidi fu in Toronto con la Rolling Thunder Revue, quando avevo 14
anni. Ora stavo accompagnando mia moglie Naomi a vederlo al concerto di
Edmonton.
Siamo arrivati ai nostri posti nella seconda fila alla destra del palco.
Sono stato sorpreso di quanti giovani c’erano e di quanti genitori con i
loro figli. Sembrava che Dylan dovesse avere un bel ricambio nell’arena.
Bob è uscito con la sua band aprendo il concerto con Rainy day women.
La sua voce suonava bella e tutti hanno cominciato a muoversi.
It’s all over now è stata grandiosa.
Allora arriva Stuck inside of Mobile che ha scioccato anche quelli che erano
fuori nel parco.Il modo col quale sparava fuori le parole era selvaggio.
Le tre seguenti sono state buone , ma col volume delle chitarre tropppo alto
, penso comunque godibili.
Tangled up in blue è stata grande . Arrangiamento totalmente diverso , Bobby
stava salendo.
Honest with me è stata solida.
Poi Just like a woman – nelle tre Top della serata.Penso che Dylan abbia
avuto vita dura con questa canzone , quasi irriconoscibile , la canzone è
forte ed ha una sua storia , c’è un feeling con questa canzone , mia moglie
ha detto che è stata una delle migliori.
Things have changed è stata buona.Colpisce il bersaglio anche se a lui
sembra non importare.
When the deal goes on è stata OK.
Le luci si sono abbassate e la band ha fatto un concigliabolo con Bob (quale
doveva essere la prossima canzone ?).
Allora hanno cominciato Desolation row , la mia preferita di sempre , non
potevo credere che la stava cantando a pochi passi da me.
La band l’ha arrangiata con un tempo Calypso Reggae che ha reso la canzone
davvero bella.
La band stava in fronte a Bob e guardava tutti i suoi movimenti , è stato
grandioso , non so se Bob ha ricordato tutte le parole di questo capolavoro.
Nelle prime due strofe il tempo totalmente cambiato , e potrei giurare che
le ultime due le ha cantate sulla musica e sul tempo di Patty Cake bakers
man.
So che può sembrare ridicolo , ma la canzone è stata di nuovo completamente
trasformata , non avevo sentito mai niente di simile da Bob. Era puro genio
o completa pazzia.
Quando le luci si sono rialzate ho potuto vedere quelli della band ridere ,
incluso lonesome Bob. Lui e il suonatore di Banjo continuavano a ridere
quando le luci gli hanno puntato in faccia.
Bob deve suonare con noi ! Quella è stata la song migliore della serata!!!
Highway 61 ha fatto ballare la gente , Bob faceva le sue mosse , mia moglie
ha detto che era più eccitante vederlo muoversi così.
Le due seguenti sono state buone , ma io stavo ancora pensando a Desolation
row.
Arrivano i bis.
Like a rolling stone aspettava che le chitarre si abbassassero , lo stesso
per All long the watchtower.
Bob doveva sovrastare le chitarre , oppure staccare il cavo al ragazzo coi
capelli lunghi.
Al di là di tutto il concerto è stato grande , e Bob ha suonato la chitarra
in una canzone ( ne vogliamo di più Bob ).
Che posso dire , ogni volta che Bob è sul palco è un ossequio per tutti noi.
Parleranno di lui e delle sue canzoni per altri mille anni , grazie Bob.
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Video : In My Time Of Dyin' - Remix
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Mercalli come Dylan:"I tempi stanno cambiando"
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7 Novembre , Il rock-blues di Mick Taylor al Naima di
Forlì
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DONOVAN: Sunshine Superman: The Journey Of Donovan
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I MITICI......
Rod Stewart & Faces & Keith Richards
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qui Rolling Stones & AC/DC - Rock me baby
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Martedi 4 Novembre 2008
Set list: Winnipeg , Manitoba
- MTS Centre - November 2 2008
Rainy Day Women # 12 & 35
The Times They Are A-Changin'
The Levee's Gonna Break
Don't Think Twice, It's All Right
Til I Fell In Love With You
Simple Twist Of Fate
Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
I Believe In You
Desolation Row
Blind Willie McTell
Summer Days
Nettie Moore
Highway 61 Revisited
Ain't Talkin'
Thunder On The Mountain
(encore)
Like A Rolling Stone
All Along The Watchtower
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Review : Lethbridge,
Alberta - ENMAX Centre - October 30 2008
by Jack Brockie
Siamo arrivati al centro alle 6,30 del pomeriggio. E’una bella arena. Il
palco era già pronto . Speravo di vedere i roadies al lavoro e non sono
stato deluso. Accordavano le chitarre e sistemavano il piano. Hanno messo
gli asciugamani per tutti i membri della band. Hanno messo due bottiglie
d’acqua vicino all’Oscar di Bob che si vedeva bene. Il piano di Bob era al
centro ma messo di traverso , così non si poteva vedere Donnie quando Bob
suonava , poi hanno messo sul pavimento le set-list per tutti.
I biglietti dicevano : inizio alle 7,30 , ma le 7,30 sono arrivate e passate
, anche le 7,45 ed ancora niente. Solo poco prima delle 8,00 la musica è
cominciata e “Ladies and Gentlemen...” , i ragazzi sono saliti sul palco con
Bob dietro di loro.
Bob era tutto vestito in nero , il suo cappello mi ricordava quello dei
giorni della Rolling Thunder Revue.
"Columbia Recording Artist…Bob Dylan!!!!!!!!!!!!!!!"
“Watching the river flow” è cominciata , Bob si divertive in questa canzone.
Dondolava in giro e si era fatta una buona vibrazione con la band.
“The times” è partita e la gente è impazzita , Eccitante”” , Mi è piaciuta
questa. Grandi vibrazioni e grande canzone.
“Lonesome day blues”!! La prima dal nuovo album “Tell Tale Signs”. Grande ,
grande versione. Davvero rock , e Bob si è divertito con questo
pezzo.Grande lavoro di chitarra per tutti e tutti si sono divertiti.
“Girl of the north country”. Per tutti North country girl.Bob era proprio
giusto stasera. Mi è piaciuta ed ho immaginato che lui fosse nel paese del
nord mentre la cantava. Mi è piaciuta davvero , e speravo anche di sentire
Boots of spanish leather dal vivo e l’ho sentita!!!!!!!!!!!!!!!!!! :o)
Straordinario!! Inoltre ha suonato anche dei bei solos di armonica.
“High Water”. La seguente di “Tell Tale Signs”. Straordinaria versione!!
Davvero rock!! Mi irritava come le gente non riconoscesse ancora le nuove
canzoni. E’ bizzarro come tutti diventassero pazzi per le vecchie canzoni ed
in queste nuove non facevano niente. In ogni caso , è stata una eccitante
versione e Bob danzava intorno come se avesse avuto uno scoppio.
Poi: Chimes Of Freedom!!!!!!!!! Amazing!!!!!!!! Absolutely beautiful.
“Rollin' and Tumblin'”, versione straordinaria , Bob sembrava divertirsi con
questa canzone, Mi è piaciuta , molto veloce.
“ A hard rain’s a-gonna fall”. Versione straordinaria. La gente sembrava
diventata selvaggia , Bob si è divertito con questa , It's hard…it's a
hard…it's a hard.....
Dopo questa Bob ha camminato in giro al piano guardandosi attorno. I tecnici
hanno lavorato sul piano e Bob li ha guardato per un pò e sembrava che
stesse andando ad imbracciare la chitarra , ma no.....ha preso la sua
armonica e si è messo al centro del palco per una eccellente versione di
un’altra canzone da “Tell Tale Signs”!!!!!! Straordinario!!!!!!! Bob ballava
e dirigeva la band mentre cantava , grandioso!!!!!!!!!
Allora è tornado al piano e Woo hoo : “Beyond the horizon”!!!!! Non l’avevo
ancora sentita e ci speravo , grande versione , davvero bella.
“Summer days” era rock , e anche la band sembrava avere avuto uno scoppio.
Love Sick!!!!!!! Grande versione. Come quella di “summer”. Canzone
straordinaria!!!!!
“Highway 61 Revisited”. Grande versione rock. La folla si è ravvivata di
nuovo , canzone divertente.
Ain't Talkin'!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! :
Straordinaria!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Le luci erano tutte rosse e Bob si è divertito per questo. Grandiosa
versione ,Woo Hoo!!
“Thunder on the mountain”. Alla gente piace questa canzone e sembrava
conoscerla , hanno cominciato a ballare , grande versione , la band si è
divertita con questo pezzo.
Bob ed i ragazzi hanno lasciato per un pò il palco e la folla urlava e
rumoreggiava. Allora.....
“Like a rolling stone!!!!!!!!!!!!!!!!!! Straordinaria versione che la gente
ama sempre. Bob ha cantato la strofa e poi ha guardato la gente aspettandosi
che cantasse il ritornello. Straordinario e divertente.
Sarei capace di stare ad ascoltarlo per altri due mesi , stupefacente.
Bob era al massimo della forma stasera ed è sembrato divertirsi , la folla
diventa ancora entusiasta quando lo vede , è stata una grande e
straordinaria performance!!!
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Dieci tra le copertine di LP che hanno fatto la storia
della musica
clicca qui
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I video più famosi di Bob Dylan
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Neil Young Archives Volume 1 (1963 - 1972)(10 Disc
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Sarà pubblicato il 27 Gennaio 2009 la prima raccolta
tratta dagli archivi di Neil Young , 10 CD al prezzo di 388,99 dollari.
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E' MORTO WHITFIELD, IL PAROLIERE CHE INVENTO' IL SOUL
PSICHEDELICO
Los Angeles, 18 set. - (Adnkronos) - Il paroliere e
produttore discografico americano Norman Whitfield, autore delle canzoni
"Just My Imagination", "War" e "I Heard It Through the Grapevine", e' morto
martedi' sera all'ospedale Cedars-Sinai di Los Angeles, all'eta' di 65 anni.
Il leggendario dirigente della Motown dei periodi d'oro, i cui brani sono
stati cantati da Marvin Gaye, Bruce Springsteen e anche dai Beatles, e'
deceduto a causa di complicazioni legate al diabete, dopo essere uscito dal
coma pochi giorni fa, ha precisato ''The Detroit Free Press''. Collaboro' a
lungo con Barrett Strong, firmando con lui, tra gli altri successi, "Papa
was a Rolling Stone", che cantata dai Temptations, guadagno' un Grammy
Awards per il miglior Rythm and Blues nel 1972.
Nato nel 1943 a New York, cresciuto nel quartiere di Harlem, Norman
Whitfield venne ingaggiato a 19 anni dalla Motown, e per un decennio, tra
meta' anni Sessanta e meta' anni Settanta , costitui' insieme a Barrett
Strong una delle firme piu' riconoscibili e di maggiore successo per la
leggendaria etichetta di Detroit, creando nel frattempo un sofisticato stile
di produzione ricco di effetti sonori e noto come ''psychedelic soul'' che
segno' la strada a band come Sly and the Family Stone, War e Funkadelic.
Numerosi gli hit di Whitfield per i Temptations (''Ain't too proud to beg'',
''I wish it would rain'', ''Cloud nine'', ''Ball of confusion'', ''Just my
imagination'', ''Papa was a Rolling Stone''), come feconda fu la sua
collaborazione con altri artisti Motown come Marvin Gaye, Gladys Knight the
Pips, Marvelettes e Edwin Starr (''War'' e' stata ripresa anche da Bruce
Springsteen). Tra le sue canzoni di maggior successo figurano anche
''Money'' (incisa anche dai Beatles), ''I heard it through the grapevine''
(cantata dalla Knight, Gaye e dai Creedence Clearwater Revival) e, in epoca
post Motown, ''Car wash'' e ''Wishing on a star'' dei Rose Royce
(quest'ultima incisa di recente anche da Paul Weller).
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"Weird Al" Yankovic e You Tube
clicca qui
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Video : The Byrds with Bob Dylan - "He Was A
Friend Of Mine"
clicca
qui
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VINTAGE STORIES......
Joan Baez: Bob, lo zotico che amai
Primo incontro fra Dylan e la cantante già famosa «Era
tenero, ma sporco oltre ogni immaginazione» «Aveva una passione per mia
sorella Mimi»
Anticipiamo alcuni brani tratti da Down the Highway di Howard Sounes che
uscirà da Guanda alla fine di agosto con il titolo Bob Dylan - Una
biografia. Joan Baez aveva solo sei mesi più di Bob, ma era già una star in
America: i suoi concerti facevano il tutto esaurito. Nonostante apparisse
sul palco a piedi nudi come una contadina e cantasse canzoni folk con voce
verginale, la Baez era altezzosa, egocentrica e intelligente e nessuno aveva
saputo tenerle testa. Il suo primo incontro con Bob avvenne al Gerde' s Folk
City, una sera in cui lui suonava con Mark Spoelstra. Casualmente, Mark era
stato con la Baez per un breve periodo di tempo nel 1956, in California,
quando erano ragazzi: «Joanie, gli uomini se li prendeva e così aveva fatto
con me quando avevo sedici anni. Si prendeva tutti quelli che voleva, li
controllava. Sua madre una volta mi ha detto: "Non so, ma Joanie gli uomini
li mastica e poi li sputa"». Nella sua autobiografia E una voce per cantare,
la Baez descrive la prima impressione - pessima - che ebbe di Bob, l' uomo
di cui si sarebbe innamorata e al quale il suo nome sarebbe rimasto legato
per il resto della vita, anche se la loro relazione fu di breve durata.
«Sembrava uno zoticone venuto dalla campagna in città, con quei capelli
corti intorno alle orecchie e ricci sopra. Mentre si dondolava sui piedi,
suonando, sembrava che scomparisse dietro la chitarra. Portava una giacca di
pelle sgualcita e di due taglie più piccola. Aveva ancora le guanciotte da
bambino, ma una bocca incredibile: morbida, sensuale, infantile, nervosa e
reticente. Pronunciava con grinta le parole delle sue canzoni... Era
assurdo, era una cosa mai vista ed era sudicio al di là dell' immaginabile».
Nonostante fosse sporco, la Baez decise che lo voleva conoscere meglio e
perciò fu un po' più che irritata quando, al loro secondo incontro, di lì a
non molto, Bob mostrò più interesse per sua sorella Mimi, che aveva quindici
anni. Il padre di Joan e Mimi, Albert, era di origine messicana e le ragazze
avevano entrambe la carnagione scura e lunghi capelli neri. Mimi era più
slanciata della sorella e, probabilmente, un po' più carina. La sera in cui
conobbe Bob portava un semplice abito bianco che le stava particolarmente
bene. «Trovai Bob affascinante. Non doveva essere lui il centro dell'
attenzione quella sera, ma in effetti lo era, perché già allora era una
personalità carismatica» racconta Mimi. Bob corteggiò Mimi, anche se stava
con Suze, e la invitò a una festa, ma Joan ricordò alla sorellina che si
doveva alzare presto la mattina dopo ed era meglio tornare a casa. La grande
storia d' amore tra Bob e Joan Baez era ancora di là da venire. E questo
valeva anche per la carriera discografica di Bob, che trovò diverse porte
chiuse prima di ottenere un contratto. Izzy Young del Folklore Center portò
Bob alla Folkways Records, ma il proprietario Moses «Moe» Asch non si mostrò
molto interessato a lui. «Lo hanno cacciato via» ricorda Young. «Bob non era
vestito in modo adeguato, dissero, o qualcosa del genere». Lui allora andò
all' Elektra, dove non fece una bella impressione al presidente della
società Jack Holzman, poi parlò con Manny Solomon della Vanguard Records, la
casa discografica della Baez. Solomon sembrava interessato, ma non firmarono
nessun accordo. Bob e Mark Spoelstra fecero una registrazione di prova, come
duo, per un' altra casa discografica: Spoelstra cantava canzoni come Sister
Kate e Dryland Blues e Bob lo accompagnava all' armonica, ma era
demoralizzato quando uscirono dallo studio. «Ho fatto schifo» disse. «Che
roba brutta». «Cosa? Sei stato grande!». «No, non ho suonato per niente
bene. Non avevo il giusto feeling». E probabilmente aveva ragione, visto che
quella session non portò a niente. Nell' ottobre del 1961, però, i contatti
che Bob si era creato e aveva coltivato durante i primi dieci mesi a New
York cominciarono a funzionare e John Hammond, un responsabile della
Columbia Records, la più grossa casa discografica degli Stati Uniti, firmò
un contratto con Bob. All' epoca, Hammond era forse il discografico più
famoso di New York. Nato in una famiglia dell' alta società - suo padre era
un banchiere e sua madre una Vanderbilt - aveva frequentato Yale e studiato
musica alla Julliard. Aveva scritto per le rubriche musicali dei giornali,
era stato impresario teatrale ed era diventato famoso per aver scoperto
Billie Holiday e aver lanciato Benny Goodman. Adesso era un distinto
gentiluomo sui cinquant' anni, alto e sempre in giacca e cravatta. Stava
mettendo sotto contratto con la Columbia artisti del folk revival, ma voleva
solo i migliori e perciò si aggirava per il Greenwich Village, ascoltando i
musicisti e consultando le persone di cui aveva stima, come Paddy Clancy.
Nella sua stessa famiglia aveva, con suo rammarico, un altro consigliere: il
figlio diciottenne John Hammond jr, che aveva intrapreso la carriera di
musicista blues. «Non riusciva a digerire il fatto che volessi fare il
cantante blues o il musicista, forse perché sapeva che era un mondo pieno di
insidie e che si faceva una vita dura» racconta John. Il rapporto tra padre
e figlio era difficile, ma quando ne aveva l' occasione, il ragazzo parlava
al padre dei musicisti di talento che conosceva al Village e tra questi c'
era anche Bob Dylan.
Sounes Howard
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I gruppi mitici..........
GRAND FUNK RAILROAD - Closer to my home
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Lunedi 3 Novembre 2008
Talking Bob Dylan Blues - Parte 430
- clicca qui
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IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di Marco
Salve a tutti , il neverendingtour è ricominciato e
vedendo i filmati e leggendo le ultime recensioni dei concerti sembra che la
presa per il culo da parte di Dylan verso il suo pubblico non debba mai
finire. Ho sempre capito e giustificato il suo essere introverso , forse
timido più del dovuto , geloso della sua vita privata ( tanto poi ma alla
fine si viene sempre a sapere tutto ) , uno come lui è troppo grande per
poter essere ignorato. Ma ora ho l’impressione che stia passando la misura ,
forse l’età ? Ma Bob , se sei stanco della gente e dei concerti ritirati
tranquillo , nessuno di noi fans ti dirà mai niente per questo , ma non
prenderci per i fondelli , non è bello , è come se ci sputassi in faccia.
Per me resti sempre il più grande , ma a queste condizioni , come disse
Scalfaro : “Io non ci stò”.
Marco
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Set list: Regina,
Saskatchewan - Brandt Centre - November 1, 2008
1. Watching The River Flow
2. Mr. Tambourine Man
3. The Levee's Gonna Break
4. Visions Of Johanna
5. Tweedle Dee & Tweedle Dum
6. Make You Feel My Love
7. Ballad Of Hollis Brown
8. Summer Days
9. I Don't Believe You (She Acts Like We Never Have Met)
10. The Lonesome Death Of Hattie Carroll
11. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
12. Workingman's Blues #2
13. Highway 61 Revisited
14. Ain't Talkin'
15. Thunder On The Mountain
(encore)
16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower
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Review: Edmonton, Alberta
- Rexall Place - October 29, 2008
By MIKE ROSS - Sun Media
EDMONTON- Per i cinici osservatori del ruffianismo , le rock-stars costruite
che non fanno niente senza prima avere fatto un sondaggio fra i loro fans ,
Bob Dylan è una boccata d’aria fresca.
La teoria è questa : Se non ti interessa cosa pensa la gente , se tu suoni
la tua musica soltanto per il tuo personale divertimento , sei onesto circa
ciò che ti rende felice , se invece valuti l’artista per quello che da nello
show , allora devi dare esibizioni migliori . La gente recepisce questa cosa
ed il pubblico è felice . In questo modo tutti vincono.
Giustamente deve esserci un limite prima che tutto scivoli completamente
nella auto-indulgenza.
Non è così ? Lui non parla. Ci si chiede : Che cose pazzesche farà
prossimamente per compiacere se stesso – e come potremo fare noi per farci
piacere queste stravaganze ?
Lo show dell’altra sera al Rexall è stato proprio un altro
esempio che Dylan è capace di fare il cazzo che vuole , con la sicurezza che
i suoi devoti fans ingoiano qualunque cosa , deliziati da tutto quello che
lui mette in mostra , ma potrebbe essere che non gliene importa niente di
loro.
Pubblico ? Che pubblico ? Lui ha avuto la ricchezza , è stato acclamato
della critica , ha avuto il premio Pulitzer. Non dovrebbe fare queste cose ,
capite ?.
Oviamente sta facendo tutto questo per divertimento stando sul palco del
Dylan neverendingtour , questa volta sostiene un album irinico di sapore
vecchio come Modern times , ancora una volta giudicato dai critici musicali
di tutto il mondo un capolavoro.
Così , se Dylan vuole fare cose di basso livello , sabbiose blues-jam
infarcite di rurali suoni honky-tonk , questa è una prerogativa del “poeta
laureato del rock and roll”. Vouele suonare l’organo tutta la notte? Lo fa ,
picchiando implacabile sul suo falso Hammond. Vuole suonare uno dei suoi
inadatti gloriosi assoli di armonica in ogni canzone ? Lo fa ! Lo fa perchè
può farlo. E se trova soddisfazione nel “re-immaginare” I suoi gloriosi
classici fino al punto che gli ascoltatori dicono “ Che cos’è questa canzone
?”. Chi lo può fermare ?
Dopo una fanfara registrata come gioiosa introduzione , il
presentatore – una macchietta saltellante – ci mette qualche secondo a
presentarlo.
Lui comincia con Rainy day women # 12 & 35 , altrimenti conosciuta come
“everybody must get stoned”. Molte fra le 9.000 persone del pubblico non
capiscono cosa stia suonando , e lui continua , come il gioco del gatto col
topo , il gatto si diverte ed il topo è condannato , suonava proprio così.
Si , la voce mugulante di Dylan era in bella forma , sembrava venire dritta
attraverso il suo naso come la cosa più forte sul palco , nella tradizione
dei grandi cantanti che non possono più cantare Dylan è il Re , unico nelle
sue parodie buttate là , si può dire che sa sempre prendere la nota giusta
anche se la maggior parte delle volte sceglie di non cantare , questo è
tutto . E’ autorizzato a far questo , gli hanno dato una licenza poetica di
1° classe.
Dopo un finale confuso e trascurato di Rainy day women , Dylan e la sua band
dei cappelli neri si sono lanciati in un paio di canzoni familiari : It’s
all over now baby blue e Stuck inside of Mobile , ognuno cercava di capire
una frase per identificare cosa stavano suonando con quegli arrangiamenti
uguali , suoni storpiati e melodie mutilate. Lui è sempre infastidito dai
ritorni di eco di un sound difettoso che ha reso incomprensibile il cantato
nelle prime date di questo tour , ma sono felice di poter riportare che il
suono non era così cattivo l’altra sera , almeno per una metà del tempo si è
potuto capire cosa stava cantando. E’ già qualcosa.
L’attuale touring band di Dylan è competente , anche se non spettacolare ,
manca l’aria bohemian della precedente band , si sente specialmente la
mancanza del chitarrista Charlie Sexton.
Ma parlando in generale , se la cavano , specialmente sul materiale di
Modern Times con il basso acustico ed il banjo.
Con solamente le luci sul palco e senza megaschermo alle
spalle per poterlo vedere bene l’attenzione muore) , a volte realmente si ha
la sensazione di essere in una blues jam da ubriachi , specialmente nelle
canzoni nuove come The leeve’s gonna break – un altro shuffle da bar – dove
sembra che tutti stiano facendo assoli nello stesso momento . La cosa suona
molto fredda . Il beneficio sonoro dei musicisti che compiacevano se stessi
è stata evidente diverse volte l’altra sera , e si , alla fine il publico si
è scocciato.
Naturalmente Dylan non ha detto una parola al pubblico , e se ci fossero
stati i sottotitoli per leggere le sue parole , tutte i suoi classici degli
anni 60’ avrebbero assunto un significato nuovo al giorno d’oggi , ma questo
è stato negato agli ascoltatori. Hey Bob : Vuoi dire “Salve Edmonton!”
Almeno una volta ? No ?....Sarebbe stata davvero una cosa bizzarra. Noi
amiamo Dylan per quello che è : un selvaggio del rock and roll , un criptico
bardo , il definitivo anti-showman che sembra voler fare tutto l’incontrario
di quello che fanno tutte le altre rock stars di tutto il mondo.
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Review: Edmonton, Alberta
- Rexall Place - October 29, 2008
Dylan suona al Rexall e confonde molta gente
Tom Murray, Special to the Journal, edmontonjournal.com
Published: Wednesday, October 29 - EDMONTON
Non si può dire che divisiva figura sia Bob Dylan nella musica moderna
quando senti parlare le persone del suo staff mentre lasciano il Rexall.
“Lui non canta le sue canzoni, lui parla soltanto” borbotta uno “
Obbiettivamente non gli importa più tanto dei suoi fans”.
E’ vero , com’era selvaggia la sua voce in tutta la sua carriera ( con
l’eccezzione dei toni cupi e country in Lay Lady lay ) , ora sembra che
abbia una raspa in gola attalmente , checcè se ne dica , a parte Tom Waits.
E’ un punto di disaccordo per un sacco di gente , molte delle quali sono
cresciute ascoltando i suoi classici alle radio-rock , e che ora ripiegano
sulle versioni dei dischi per risentire le note perfette della sua voce .
Bene , questo non è più quel Dylan , e se questo incapibile borbottio che
esce dalla sua gola non è di loro gradimento , uno si deve chiedere per
prima cosa che cosa ci sta facendo nel Rexall.
Lui è una completa anomalia , diverso dalle giovani bands che si esibiscono
al Rexall sembrando orologi , ognuna uguale dall’altra per come si
presentano. Molte rock-bands passano da un’arena all’altra con la medesima
set-list notte dopo notte , spesso anche gli scherzi e i movimenti
sono preparati prima a tavolino , finchè il tutto non diventa una cosa
noiosa anche per i musicisti , spesso diventa un concerto senza senso.
Dylan non fa niente di tutto questo – non solo la sua set-list può cambiare
drasticamente da uno show all’altro , ma allo stesso modo anche gli
arrangiamenti.
Può essere un’esperienza sconcertante per chi lo vede per la prima volta ,
questa è veramente Tangled up in blue che stiamo sentendo ? - ma lui la sta
cantando per se stesso , mette alla prova la vostra pazienza nel sentire il
rauco mugulare della sua voce , nel sopportare i nuovi arrangiamenti , non
suona It’s all over now Baby blue , una delle canzoni più oltraggiose che
abbia scritto , ma ha la forza di ripresentarla così come piace a lui in
quel momento.
E’ stata una somma giusta quella pagata per il biglietto per entrare al
Rexall mercoledi sera , perchè lui ha distorto e rielaborato tutte le
canzoni , qualche volta in forme irriconoscibili.
Tra le nuove canzoni dagli album come Modern Times e Love and Theft , ha
inserito un accettabile numero di “classici” Dylan , aprendo con una
versione Chigago-blues la sua Rainy day women.
I duri a morire lo amano – per loro ogni gesto è accolto con grande gioia
,dal camminare per prendere la chitarra ( principalmente sta dietro la
tastiera) per un breve momento durante High Water alla piccola danza durante
la versione promo da scolaretti di Just like a woman. La reverenza può a
volte raggiungere livelli estremi – quando ha estratto l’armonica per un
saltuario assolo , è stato come se le perle della saggezza fossero uscite
dalle sue labbra , tale è stato l’applauso.
Non è stato così per tutti naturalmente. Un buon numero di persone , mentre
stava uscendo , sembrava scontenta , infelice “E’ stato uno scherzo?”.
Mandateci le vostre opinioni.
E’ stato noioso ? Vi aspettavate che fosse noioso ? Lui certamente non è mai
stato dinamico come Alice Cooper , indubbiamente il suo modo di stare sul
palco è sempre stato un modo unico, questo è il suo charme , e per una larga
parte della gremita arena è stato proprio come lo volevano.
Dopo due ore hanno chiesto altre canzoni , e Dylan , come bis , ha eseguito
Like a rolling stone e All along the watchtower mentre tutti battevano i
piedi.
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Il dogma non soffia nel rock
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Le foto di Dylan di Jerry Schatzberg
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Un illustra sconosciuto
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La Santa Messa non è un concerto di Bob Dylan
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I Beatles approdano su Rock Band
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