BOB DYLAN

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continua il successo di

"...ARE TIMES A-CHANGIN' ? "
 

martedì 9 Dicembre 2008
Teatro TONIOLO - Mestre
ore 21.00 - ingresso libero
 

(ore 10.00 - Rappresentazione riservata per le scuole di Venezia/Mestre)

www.aretimeschanging.eu

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I TESTI DI " TELL TALE SIGNS "

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TALKIN' ABOUT " TELL TALE SIGNS "

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LE RECENSIONI DEI CONCERTI 2008

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IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO

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LE NEWS

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Domenica 30 Novembre 2008

FREDDIE "THE QUEEN"

 

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Sabato 29 Novembre 2008

NEVER ENDING TOUR 2008 : VOX POPULI            clicca qui

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Talkin’ about Bob

Bob Dylan ha fatto quello che davvero , davvero pochi cantanti hanno mai fatto. Lui ha cambiato il modo popolare di cantare. E noi stiamo vivendo in un mondo influenzato come mai lo era stato dal modo di cantare di Bob Dylan.
Quasi nessuno canta più come Elvis Presley. In migliaia hanno provato a cantare come Bob Dylan. Quando Sam Cooke cantava come Dylan per il giovane Bobby Womack , Womack disse che non lo capiva. Cooke gli spiegò che d’ora in poi le cose andavano in modo diverso da quando era necesario avere una voce aggrazziata . La cosa che contava era che la voce dicesse la verità.

Per capire l’impatto di Dylan come cantante , dovete immaginare un mondo senza Tom Waits , Bruce Springsteen , Eddie Vedder , Kurt Cobain , Lucinda Williams o qualunque altro vocalist con la voce gracchiante , sporca come la ciotola del cane , o come l’ululato blues del lupo. Esiste una ampia lista di gente influenzata da Dylan , dal canto talmudico di Allen Ginsberg in “Howl” al mormorio di Woody Guthrie e Lefty Frizzel. Vi è certamente del minerale di ferro in questo , e nell’amaro freddo di Hibbing Minnesota , che soffia nella sua voce. E come un pugno , che permette a Dylan di cantare con i toni più melanconici senza scadere nel sentimentalismo.
La cosa è interessante è che più tardi , mentre si avviava a diventare anziano , il pugno si apre alla vulnerabilità. L’ho sentito cantare una versione di “Idiot wind” dove si capiva chiaramente che l’idiota al quale faceva riferimento era lui stesso.
La prima volta ho sentito la voce di Dylan al buio , quando avevo 13 anni , sul giradischi di un mio amico. Era il suo album Greatest Hits , il primo. La voce era a volte moderna per le cose con le quali si scontrava , e molto antica. Sembrava stranamente familiare ad un Irlandese.

Noi pensavamo che l’America fosse piena di supereroi , ma c’era troppa gente umile e modesta nelle sue canzoni – contadini , gente che aveva subito molte ingiustizie. La cosa strana di Bob Dylan è che , per un momento nei sixties , provava le sensazioni del futuro. E’ stato la voce di una generazione , nata contro la generazione precedente.
Poi divenne la voce di tutte le generazioni , la voce base – che scardinava i fantasmi degli anni trenta ed il Durst Bowl , del romanzo di Gershwin e delle Music Hall. Per me le sue foto con le magliette polka-dot , le scarpe a punta tipo Afro – sono state come un fulmine. La sua voce è solita mettersi al servizio delle più antiche tradizioni morali.
Qui c’è una serie di aggettivi che ho trovato da me nel cercare di descrivere la sua voce : Ululante , seducente , infuriata , indignata , dileggiante , implorante , accattonante , confessionante , spaccona , lamentosa , gemente , lenitiva , conversevole , sommessa. E’ una voce come il fumo , dal sigaro all’incenso , piena di stupore e di rabbia. Questa è la voce di ogni Dylan che potete incontrare , e la ragione per la quale non mi sono mai annoiato di Bob Dylan , ce ne sono tanti di loro , tutti concentrati sull’idea del pellegrinaggio. Tutti dimenticano che Bob Dylan era un sostenitore del Dr. King prima ancora che facesse il suo grande discorso - I have a Dream – il predicatore è sempre avanti ai pellegrini.
Dylan ha scovato così tante personalità nel suo modo di cantare perchè è il modo col quale vive gli eventi e le sue idee. Il suo armadio non chiuderà mai per non raccogliere le scarpe di tutti quelli che sono stati protagonisti delle sue storie.
Io amo quell’album Shot of love. Non c’è produzione in esso , è come stare in una stanza ad ascoltarlo cantare. E mi piacciono molto tante canzoni che ha registrato con Daniel Lanois – “ Series of Dreams” . Most of the time” , Dignity”.
Questo è stato il periodo in cui mi ha colpito di più , la voce diventa le parole , non c’e alcuna interpretazione , solo la vita – come diceva Yates – quando il ballerino diventa la danza.

Dylan ha fatto cantando quello che Brando ha fatto recitando. Lui ha usato qualunque cosa per arrivare all’arte , entrambi hanno fatto a pezzi le precedenti regole stabilite dai loro ambienti , hanno abbattuto la quarta parete , si sono presentati in faccia al pubblico ed hanno detto “ Vi sfido a pensare che sto scherzando”.

Bono Vox

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Michey Jones , da batterista di Bob Dylan a divo di Hollywood    clicca qui

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Stasera a San Severo ( Fo) omaggio a Bob Dylan                                             clicca qui

 

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Venerdi 28 Novembre 2008

Bob Dylan's dream - di Paolo Vites -             clicca qui

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TELL TALE SIGNS. INSTALLMENT 8 OF THE BOOTLEG SERIES.

By John Aiello

Anche se un alcune delle canzoni contenute nei tre dischi erano già note circolando ai quattro angoli del mondo fra i bootleggers , nessuna di queste copie fatte in casa può sperare di avvicinarsi al bellissimo lavoro di produzione di Tell Tale Signs , ottava uscita per la famosa “Bootleg Series” di Dylan.
Quando i fans pensano alla musica di Bob Dylan , molte volte pensano allo straordinario numero di canzoni ed a quanti anni ha passato “on the road”, ad eccezzione degli otto anni di vuoto fra l’incidente motociclistico del 1966 ed il tour mondiale del 1974, dopo di cui Dylan ha suonato molto e bene per 35 anni filati.
Tuttavia , i tentacoli dell’arte di Dylan si son estesi anche oltre queste cose. Oltre ad aver iniziato ad alterare le canzoni dal modo col quale erano stare scritte , ha inoltre avviato per primo il fenomeno dei bootleggers ( gente che ha cominciato a far circolare registrazioni pirata nel sottobosco delle etichette fantasma in tutto il mondo).
La causa , di base , è stata un insaziabile appetito per il lavoro di Dylan , i fans non potevano aspettare l’uscita del prossimo album ufficiale. Volevano sentirlo subito , anche se la qualità scadente e la pratica era illecita. Per loro era importante la musica e l’energia  santa della poesia , per loro , contava solo tuffarsi nelle segrete emozioni che la voce di Dylan generava dentro di loro.
Per questo è nata la “Bootleg Series”. Nel 1991 , la Columbia decide finalmente di dare ai fans quello che loro volevano , confezionando diversi set di canzoni inedite e di esibizioni live che si collocavano nello spazio fra la discografia ufficiale di Dylan e le sue esibizioni dal vivo.
L’esperienza di questo primo “Bootleg” è stata infatti ripetuta , così noi , tutti insieme , ci siamo immersi in quel genio creativo che è Bob Dylan – takes alternative delle canzoni ci mostravano l’anima dall’impulso creativo che si formava e si affinava con le successive trasformazioni in canzoni “finite”, da quando il seme della poesia cresce dalla semplice idea e si trasforma in fiore.
Rimanendo fedele a questa tradizione , Tell Tale Signs presenta una magnifica collezzione di registrazioni rare e mai realizzate coprenti gli anni dal 1989 al 2006. I pezzi in esso contenuti sono le gemme che Dylan non sentiva ancora finite , pezzi che per un motivo o per un’altro non erano ancora adatti ad essere stampati su un album ufficiale.
Tuttavia , i comunicati della Columbia che ci spiegano perchè queste canzoni sono state escluse dai dischi ufficiali non sono importanti , invece è la musica che conta , ed ascoltare queste registrazioni è come avventurarsi in qualche grande archivio di memorie mai toccate.
Se incontrata nel momento giusto , una canzone può distaccarvi dal mondo e portarvi in paradiso. E questo è il modo nel quale alcune di queste canzoni suonano , su un piano di un mondo invisibile e senza nome che cavalca sulle ali degli angeli fra la pioggia e la nebbia del mattino.
I brani di Tell Tale Signs cercano di catturare Dylan nella sua intima ed affannosa ricerca della perfezione , la perfetta “hits” sconosciuta al grande pubblico.
Al centro delle registrazioni c’è “Series of Dreams” ( unreleased dalle sessions di Oh Mercy).
Questa canzone , basata sul battere degli zoccoli di cavalli e dei tamburi , è una chiara e cristallina fotografia della coscienza dylaniana : profondamente fredda e surreale , collegata a quel mondo oscuro ed indefinito che scopriamo solo quando il sonno diventa il nostro padrone.
In aggiunta , le tre versioni di “Mississippi” ( dalle sessioni di Time out of mind) sono particolarmente interessanti , perchè ci offrono la possibilità di entrare nella mente di un songwriter mentre è impegnato nella ricerca della canzone-perfetta , che sillaba le parole storcendo le labbra , avanti ed indietro , suonando le linee melodiche per costruire il giusto collegamernto fra esse e la musica.
Notevole la versione live di “Ring them bells” ( Supper club 1993). Questo è uno dei più grandi pezzi di Dylan degli ultimi anni , ed un pezzo a beneficio di un luogo piccolo ed intimo , la voce di Dylan è svettante ed ispirata , danzante nella culla della propria visione spettacolare.
Andando avanti , “Mary and the soldier” ( unreleased dalle sessioni di World gone wrong) , dal sapore commovente e riflessivo , un brano dei tempi penitenti della guerra , questo inno chiama tutti , i vivi ed i morti , ad inginocchiarsi in un collettivo gesto d’amore.
E per finire , la versione live di “High water” del 2003 , è un Dylan-vintage – il lungo , contuso , velenoso lamento ha ora ceduto il passo ad un ringhiare introspettivo come se il poeta invecchiato fosse alla ricerca delle anime che hanno influenzato il suo percorso attraverso le fasi del suo passato.

Ovviamente , c’è anche una parte di canzoni tranquille in questi tre CD , che hanno il potere di tenervi occupati per ore. Sommando tutto , queste registrazioni sono un tesoro assoluto , un tour de force di lirismo di infinite dimensioni che ci dice i segreti al di là delle parole , tenendo viva in noi la sensazione di echi e parole fissate nel tempo , saltando al di là degli scheletri del tempo in labirinti di suoni e di respiri.
E questi , poi , sono i posti dove gli angeli cantano ed i morti regnano. E questi , poi , sono i posti dove le febbrili tempeste nascono in cerchio , come un vecchio padre del Rock n’ Roll che canti nei sussurri dell’alba prima di tornare a dormire.


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TTS : Most of the times - La traduzione in italiano             clicca qui

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Giovedi 27 Novembre 2008

Review: United Palace Theater - Friday, November 21

By Jesse Jarnow

Il banner della Rev. Ike , appeso nella bacheca gioiello dello United Palace Theatre , dove Bob Dylan e la sua band hanno suonato venerdi , diceva -Benvenuto- al 67enne cantante come ed un collega in visita. “ Quando sai chi sei ,non importa quello che sei stato” si legge , cosa abbastanza vera per il carattere del girovago personaggio letterale ebreo Dylan che ha portato in giro il suo Never ending tour negli ultimi vent’anni.
Dylan è uscito dondolante , si è messo al centro del palco dopo le ultime parole della presentazione. La band si è buttata in “Gotta serve somebody” per la prima volta in 5 anni. Dylan borbottava. Il suo balletto era di una imbarazzante autenticità , con il mano l’armonica , in alcuni momenti sembrava voler accovacciarsi.
Ma presto è ritornato ad essere il Robo-Bob dei più recenti concerti , ripetendo più della metà delle canzoni che erano state tutte un ambiguo rock-blues nel concerto di Prospect Park in agosto, ( anche una una rara versione swing-country di “Tomorrow is a long time” , con Dylan alla chitarra da solo , è stata piacevole. Idem “Make you feel my love”).
Dylan ha alterato un pò la voce ( ha scordato due strofe di “The times they are a-changin’”) e , nelle sue improvvisazioni a volte sembrava un bambino intestardito. In “Things have changed” e “Desolation row” ha snocciolato le strofe con sillabe momotone , come se fosse pura ostinazione.
“ Anche il Presidente degli Stati Uniti qualche volta deve presentarsi nudo” ha mugolato con il sottofondo del banjo e il posto friggeva , ma per chi ? per Bush ? Obama ? No , naturalmente per Bob. I tempi sono sempre moderni ( anche se stanno cambiando o sono già cambiati ), la fine è vicina , e il Presidente ha sempre la necessità di apparire nudo , in prosperità , depressione , o qualunque sia l’inferno che sta per verificarsi. Bob è qui adesso !

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Bob Destroys New York

By Micelotta/Getty

Non lo scorderemo mai , due mesi dopo l’11 Settembre , Bob ha suonato al Madison Square Garden ed ha detto –“ Non dovete chiedermi cosa provo per questa città. Molte di queste canzoni sono state scritte ed anche quelle scritte da altre parti sono state registrate qui”.
Bob tiene sempre le migliori per la vecchia terra dove ha camminato per tanto tempo , e venerdi ha smerdato tutti su nella 175° street allo United Palace Theatre (ha chiaramente dimostrato che vecchi o giovani , l’età non conta , lui sta ancora prendendo gli asini a calci nel culo all’età di 67 anni).

Era il suo 100 ed ultimo show del 2008 e lui ha cominciato il suo show di 18 canzoni con “Gotta serve somebody” , eseguito al centro del palco accompagnato solo dall’armonica. Era la priva volta che suonava questa canzone dal 5 febbraio 2002 , ed a metà ha cominciato pazzamente a dire parole a ruota libera come : "Over and Out/Under and In/No matter where you are/No matter where you’ve been/You still gotta serve somebody."

Bob ha fatto poi “The times they are a-changin’” , che aveva suonato l’ultima volta nella notte delle elezioni. Ha preso la chitarra per “Tomorrow is a long time” , era la prima volta che suonava questa canzone a New York in più di 45 anni.

Gli altri highlights includevano “Desolation row” , un curioso arrangiamento do “Till i fell in love with you” e il meglio di Modern Times “The leeve’s gonna break” , “Thunder on the mountain” ed “Ain’t talkin’”.
Anche il pubblico è stato straordinario , molti di loro avevano preso i biglietti dal Dylan Fan club.
Durante “Spirit on the water” Dylan ha cantato “"You think I’m over the hill?" , al quale tutti hanno risposto urlando “Noooooooo!”
"You think I’m past my prime?"
"Noooo!"
"Let me see what you got, we could have a whoppin’ good time."
"Yessss!"

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MAGGIE'S FARM INTERVISTA THE BLACKSTONES

di Michele "Napoleon in rags"        clicca qui

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SCRIVEVANO.....

Bob Dylan commuove la malinconica New York
Repubblica — 21 novembre 2001 pagina 46 sezione: SPETTACOLI

NEW YORK - Bob Dylan porta il suo «Neverending Tour» in una New York che cerca di risvegliarsi dall' incubo che l' ha colpita due mesi fa, e sente il bisogno, come mai prima d' ora, delle intuizioni della poesia e della profezia. Nella prima notte di freddo autunnale, un pubblico composto da almeno tre diverse generazioni si è sottoposto ad una lunghissima serie di controlli con il metal detector per ascoltare l' inconfondibile voce dell' artista di Duluth mescolare pezzi celeberrimi reinventati sino all' irriconoscibilità con canzoni composte per il suo ultimo disco "Love and theft". L' emozione del ricordo di un tempo in cui la pace veniva invocata «soffiando nel vento» si è fusa sin dal primo momento con l' incertezza di un presente segnato dalla paura e dal dolore, e il semplice accenno a canzoni che hanno cambiato la storia della musica popolare scatena ovazioni liberatorie: le inquietanti visioni profetiche di "All along the watchtower" acquistano una struggente solennità nel coro dei ventimila spettatori del Madison Square Garden, mentre "Tangled up in blue", lasciata miracolosamente identica all' originale, provoca le lacrime di una platea che vive le emozioni del titolo, e si accorge di essere «aggrovigliata nella malinconia». Pallido, arruffato, e con un improbabile completo rosa, Dylan ha sentito a sua volta l' emozione della città ferita, e dopo un attacco country con un classico degli anni Venti come "Wait for the light to shine" si è rivolto direttamente agli spettatori per ricordare le sue prime esibizioni newyorkesi nei locali del Greenwich Village. Il pubblico si alza in piedi quando dichiara «sapete cosa significhi per me la vostra città» e tributa un trionfo al recentissimo "Things have changed", nel quale rielabora "Things they are achanging", il suo classico composto nell' età dell' innocenza, affermando questa volta con disincanto: «I used to care, but things have changed» (un tempo mi stava a cuore tutto, ma le cose sono cambiate). Le canzoni dello splendido quarantatreesimo album di Dylan occupano gran parte di un concerto osannato dalla stampa in ogni tappa americana, ma le emozioni maggiori arrivano con i classici, traditi a distanza di decenni con l' intento di preservarne l' essenza: "It ain' t me babe" è un inno rabbioso a tutti coloro che soffrono gli spasmi di un amore rifiutato, mentre "Hard rain" alterna il fragore dell' apocalisse atomica con la tenerezza silenziosa di un uomo preoccupato per il futuro del proprio figlio. La voce è più roca del solito, ma il tono è autorevole, quasi di sfida: solo Dylan riesce a rendere affascinante lo scempio compiuto sui propri versi («she breaks jussslikealilgirlll» nella meravigliosa "Just like a woman") e soltanto lui riesce a scatenare una standing ovation per il solo fatto di imbracciare l' armonica. E' un concerto lungo, appassionato, che trova il momento di massima emozione in una scatenata "Like a rolling stone", ma risente in ogni passaggio del clima incerto di questi giorni: "Blowin' in the wind" viene cantata in coro da tutta la platea, mentre "Don' t think twice it' s alright" riporta il pubblico ad una dimensione intima, in cui il disagio sentimentale sembra prevalere su ogni possibile evento universale. Dopo tre ore di esibizione, Dylan decide di eliminare dai bis la splendida, ma inevitabilmente malinconica "Knockin' on heaven' s door", e di chiudere con la più spirituale e ottimista delle sua canzoni: "Forever young".


ANTONIO MONDA

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ORGANO SUONATO DA LENNON VENDUTO A 150MILA DOLLARI    clicca qui

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La voce di Springsteen è il romanzo americano  clicca qui

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Il Ministro Bersani usa le parole di Bob Dylan   clicca qui

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I GRUPPI MITICI.....

The Hollies Blowin in the Wind   clicca qui

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The Blackstones con Al Diesan e Pino Tocco - Knockin' on heaven's door    clicca qui

 

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Mercoledi 26 Novembre 2008

The Bootleg Series vol. 8 : rare and Unreleased 1989 - 2006

di Blue Bottazzi

Quest'uomo è in tour da 20 anni: non a caso lo ha chiamato il Never Ending Tour. Vestito da cowboy, con la sua banda di fuorilegge, porta in giro il proprio songbook per città e provincie, cantando da un angolo del palco, spesso senza voce, canzoni reinventate e rearrangiate, spesso irriconoscibili ad un pubblico che credeva di portare la famiglia ad un karaoke di vecchi successi e si trova a invece confrontarsi con una musica da capire, proprio come accadeva quarant'anni fa al Newport Folk Festival (quando zio Bob si presentò con la formazione elettrica della Paul Butterfly Blues Band).
Questo è anche il ragazzo che, assieme e di concerto ai quattro di Liverpool, ha definito il Rock così come lo conosciamo oggi, trasformandolo da canzonette per una nuova generazione ad una forma adulta di Arte. Questo è il ragazzo i cui nove album degli anni sessanta (comprendo i Basement Tapes e lascio fuori il disco d'esordio) hanno costituito il songbook della nostra musica.
Il Never Ending Tour, nato per caso e senza progetto particolare, va avanti dallo stesso lasso di tempo coperto da questa raccolta di inediti e di brani orfani di disco, che senza essere (necessariamente) dal vivo ne rappresentano molto bene l'esperienza. Ed è un'ottima cosa perché lo stesso periodo non è stato rappresentato in modo adeguato dalla discografia ufficiale, con qualche splendida eccezione come Oh Mercy del 1989 e Modern Times del 2006. In questi anni quello che ha nutrito la nostra voglia di Dylan, oltre ai concerti, sono stati proprio i molti volumi della Bootleg Series che hanno tirato fuori dalle nebbie della leggenda momenti topici della sua storia.
In questi venti anni Bob ha mischiato a braccio ed a fantasia canzoni ed arrangiamenti, gli uni agli altri senza rispetti e pudori, e questa alchimia è svelata con particolare evidenza in Tell Tale Signs, perché delle due dozzine di canzoni molte erano già comparse nei suoi dischi, e lo stesso si può dire per gli arrangiamenti, solo in una miscela differente.
Perché diciamo a questo punto della recensione quello che gli ascoltatori hanno già scoperto: Tell Tale Signs è bellissimo, uno dei punti alti della discografia di Dylan degli ultimi vent'anni e avrebbe potuto benissimo vivere come disco autonomo indipendente dal marchio di bootleg. È bello ma anche significativo perché mette a fuoco con molta lucidità il suono che Dylan ha cercato di distillare con il Never Ending Tour, quel mix di poesia, rithm & blues, folk, musica soul e cowboy alla Clint Eastwood di cui i suoi fuorilegge vanno alla ricerca.
Anche la scaletta è quella di un disco autonomo: si apre con la voce roca che canta acustica su una semplice chitarra (Mississippi), un'armonica (Most Of The Time), un pianoforte (Dignity). Alla fine arriva la band ad accompagnarlo, con una serie di canzoni dalla tensione crescente, da Someday Baby ad una Series Of Dream in bianco e nero da Roy Orbison, ad una straordinaria Tell Ol' Bill. L'esperienza dell'ascolto è resa ancora più eccezionale dal fatto che versi, canzoni, arie arrivano dal nostro vissuto come in una esperienza onirica, di canzoni che conosciamo e non conosciamo, arrangiamenti già sentiti e pure nuovi. Ognuno troverà nella scaletta i propri brani preferiti, ma il livello è omogeneo e molto alto. Io adoro il primo disco e mi spiace solo che non si chiuda con la ripresa elettrica di Mississippi, perché così sarebbe stato completo ed auto-contenuto. La Mississippi #2 apre invece il secondo disco, che prosegue poi su una linea un poco differente dal primo, più folk e più old time music, e che come tale costituisce un'esperienza diversa.
Mi dicono che la Columbia abbia creato un pastrocchio nel distribuire questo ottavo volume della bootleg series, proponendolo in versione singola, doppia (quella che sto recensendo) ed infine in edizione deluxe con un terzo CD, quest'ultimo ad un prezzo vergognosamente sopra i cento dollari. Il mio personale Tell Tale Signs, quello che ho versato nel iPod, comprende le prime dodici canzoni e la Mississippi elettrica, ed è al pari dei citati Oh Mercy e Modern Times.
Lo so, è solo nostalgia, but I like it!
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IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di Giorgio

Ieri avevo un gran mal di testa , mi era andato tutto storto ed ero
incazzato col mondo , tornato dal lavoro mi sono steso sul letto
chiudendo gli occhi. Sul CD di mia sorella in sottofondo andava
Time out of mind di Bob Dylan. A poco a poco la sua musica
e la sua voce mi hanno rilassato riconcigliandomi col mondo.
“C...o – mi son detto – Bob è sempre il meglio , dovrò scrivere a MF
che sono pro”. Ecco fatto , ciao a tutti ,
Giorgio

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TTS : MISSISSIPPI - La traduzione in italiano                                 clicca qui

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Il "Cornacchione" a Bergamo   di Alessio Brunialti                         clicca qui

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Aspettando il nuovo Springsteen

Dopo la mezza delusione di Magic, che comunque conteneva alcune perle degne del suo miglior songbook, ritorna Bruce Springsteen, ancora con la E Street band, (orfana del compianto Danny Federici) e prodotto nuovamente dal celebre Brendan O’ Brien, che, a detta di molti, deve ancora produrre il “suo” miglior Springsteen.

Bruce Springsteen, inutile negarlo, ormai da quasi vent’anni, vive una parabola artistica discendente. E’ stato uno dei migliori rocker di tutti i tempi, se non il migliore. Adesso, vicino al traguardo dei 40 anni di carriera discografica, prova a ritagliarsi un ruolo differente nel panorama musicale, ma la sua immagine resterà per sempre legata al miglior esempio di maistream rock di matrice statunitense… ed è impensabile che possa sfornare altri capolavori come Born to run, Darkness on the edge of town e The River, sono cambiati quei tempi, è passata la musica, ed è cambiato soprattutto il suo autore, Springsteen è maturato assieme alla sua musica, ha inciso diversi album da cantautore, senza accompagnarsi alla sua E street Band… Ma non è cambiata la sua passione e la sua capacità di comunicare emozioni viscerali, Springsteen è il più umano, sincero e talentuoso performer degli ultimi 30 anni.

Arriva fresca-fresca la notizia che il nuovo disco a cui Bruce Springsteen stava lavorando è ormai praticamente pronto. Si intitolerà “Working on a Dream”, la data di uscita è annunciata per il 27 Gennaio (2009) e si conosce già la track list delle canzoni.Qualcuno teme sia un po’ troppo presto, in fondo l’ultimo album “Magic” era uscito poco più di un anno fa. Speriamo in bene. L’entusiasmo è sicuramente tanto, si intuisce dalle parole usate dal Boss per annunciare questo nuovo lavoro di inediti: Verso la fine della registrazione di “Magic”, eccitato per il ritorno alla produzione di suoni pop, ho continuato a scrivere. Quando il mio amico produttore Brendan O’Brien ha sentito le nuove canzoni, ha detto “vai avanti così!”. Ed è quello cha abbiamo fatto nel corso dell’anno successivo con la E Street Band, nelle pause dello scorso tour.
Speriamo che “Working on a Dream” abbia catturato l’energia della band, di quello che è stato uno dei più emozionanti tour che abbiamo mai fatto. Tutte le canzoni sono state scritte di getto, di solito utilizzato la prima versione, e tutti noi abbiamo avuto una grande carica esplosiva dall’inizio alla fine.
Il disco è stato registrato al Southern Tracks di Atlanta (dove era stato registrato anche The Rising) con l’aggiunta di incisioni avvenute a New York, Los Angeles e nel New Jersey. La produzione è ancora una volta opera di Brendan O’Brien

Bruce Springsteen “Working on a Dream” - tracklist -
01. Outlaw Pete
02. My Lucky Day
03. Working On a Dream
04. Queen of the Supermarket
05. What Love Can Do
06. This Life
07. Good Eye
08. Tomorrow Never Knows
09. Life Itself
10. Kingdom of Days
11. Surprise, Surprise
12. The Last Carnival

( Shooting Star )

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"Forever young" per Mike Bongiorno                                                              clicca qui

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Video : Al Diesan & Pino Tocco - Blowin' in the wind - live in Feldkirch     clicca qui

 

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Martedi 25 Novembre 2008

Set list: New York, N.Y. - The United Palace - November 21, 2008

1. Gotta Serve Somebody (Bob on harp center stage - no keyboard, Stu and Denny on stage for all songs)
2. The Times They Are A-Changin' (Bob on harp)
3. The Levee's Gonna Break (Donnie on electric mandolin)
4. Tomorrow Is A Long Time (Bob on guitar)
5. Things Have Changed (Donnie on violin)
6. Desolation Row (Donnie on electric mandolin)
7. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding) (Donnie on banjo)
8. Beyond The Horizon
9. 'Til I Fell In Love With You (Bob on harp)
10. Make You Feel My Love
11. Honest With Me
12. Spirit On The Water
13. Highway 61 Revisited
14. Ain't Talkin' (Donnie on viola)
15. Thunder On The Mountain

(encore)

16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower
18. Blowin' In The Wind (Bob on guitar, Donnie on violin)

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Reviews: New York, New York - The United Palace - November 21 2008

by Kevin Ouellette

Sono di ritorno dal concerto. Sono più che eccitato. Bob è uscito al centro del palco ed ha cominciato il concerto con un bang , “Gotta serve somebody”.
Era al centro con l’armonica e , gente , cosa non è uscitò dall’armonica stasera. Non ho mai sentito la sua armonica suonare così bene.
Era il momento giusto per passare alla seconda canzone. Il suo frasegio all’organo era davvero buono stasera , ha aggiunto tanto a molte canzoni.
La prima vera sorpresa della serata è stata quando è venuto al centro del palco , ha preso la chitarra elettrica hollow-body ed ha cominciato “Tomorrow is a long time”. Avrei voluto che la sua voce fosse stata migliore in questo pezzo. Ha davvero grugnito per la maggior parte della canzone.Credo che , essendo stato testimone di questa canzone al concerto all’Orpheus di Boston nel 2005 , la sua prestazione di allora era stata migliore. Ancora buono da vedere e sentire il modo di suonare la chitarra.
“Things have changed” è stato un buon numero. Non l’avevo mai sentito dal vivo da un bel pò di tempo , e con l’oscar di fianco a Bob è stato bello da ascoltare.
“Desolation row” è stata cantata davvero bene fino alla terza strofa dove Bob ha cominciato il fraseggio staccato che ha usato anche in altre canzoni. Mi è se sembrato che realmente abbia ucciso la strofa. Al di là di questo è stato un arrangiamento davvero grazioso.
Sono stato contento di sentire “Till i fell in love with you". Sono da molto tempo un grande fan di Time out of mind e Bob è venuto ancora al centro del palco con l’armonica in mano . E’ stato un numero veramente noioso e sporco di blues con Bob in un interminabile assolo di armonica.
“Make you feel my love” è una delle mie canzoni preferite di Dylan , anche se la sua voce è stata ancora molto grezza anche in questo pezzo. Speravo che gli desse un pò di più di attenzione , sempre una festa per me ascoltarla.
“Spirit on the water” è stata il miglior vocal della serata , assieme ad “Ain’t talkin’”. Bob è molto più facile da capire nelle canzoni soft.
Bob ed i ragazzi sono ritornati sul palco per i bis. Bob è saltato fuori da dietro il sipario e si è messo alla tastiera per “Like a rolling stone” e "All along the watchtower", il mio amico ha detto che è stata una delle parti migliori del concerto. Poi Bob è uscito ed ha preso la chitarra per “Blowin’ in the wind”. Ha suonato eccezzionalmente bene in questa canzone. Ha fatto verso la fine un fluente assolo che ha stecchito tutti. Poi la band ha preso i suoi strumenti ed è uscita dallla parte destra del palco.
Pochi altri pensiori ed osservazioni , Stu ha fatto tanti assoli stasera.
Apparentemente sembra non essere più nella merda con Bob e gli è stato permesso più che la chitarra ritmica , attualmente sta suonando bene , anche stasera.
Per quello che riguarda la band era vestita di nero mentre Bob portava un vestito nero con le bande bianche ai pantaloni , aveva una maglietta blu ed un cappello bianco con la fascia blu.
Bob era molto energico stasera , più delle altre volte che l’avevo visto negli anni scorsi. Si potrebbe dire che si stia divertendo ancora dopo tutto questi anni.

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by Scott Kareff

La logistica dello show è stata bella stasera…. Ho preso la N per la 42° e poi la 1 per la 168° e Broadway , il tutto in circa 24 minuti.
Grande visione dai posti , grande performance di Bob. Un sacco di energia si è aggiunta allo show al momento dell’annuncio del cantante girovago che veniva dall’ Ontario.I biglietti erano disponibili su bobdylan.com.
Era vestito standard come in tutto il Never ending tour. Completo nero , banda ai pantaloni ed un cappello western , armonica al collo e la suonava.
E’ stato un paio di volte sotto i riflettori a pochi passi da noi , ha suonato un pò la chitarra (yeah!).

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by Chris

E’ stata la sesta volta che ho visto Bob Dylan , uno show buonissimo. Per Krissy era la prima volta e gli è piaciuto un casino. Il luogo era vicino a casa nostra , veramente bel teatro in Washington Heights , costruito nel 1930.
Dylan ha aperto con “Gotta serve somebody” , una delle mie preferite , ed è stato grande. Per me gli altri highlights sono stati “Desolation Row” che mi ha fatto scendere le lacrime dagli occhi ( non avevo mai pianto da quando ero nato , fortunatamente per me , sono come Chuck Norris in questo senso). “Tomorrow is a long time” , “It’s alright ma” , “Things have changed” e “All along the watchtower”.
Dal più recente album , “Beyond the horizon” e “Spirit on the water” suonati veramente bene.
A volte avrei preferito un suono più acustico , e gli show che ha tenuto durante i tour per Time out of mind e Love and Theft erano più ricchi di cose più delicate di questo - banjos , canzoni soft , etc. Questa band usava una viola , mandolinio e contrabbasso a volte , cosa che era bella , ma io penso che questi strumenti siano stati sottoutilizzati . Penso che loro gli abbiano fatto perdere Larry Campbell che allora teneva assieme molto bene tutte le cose della band.

C’era una coppia davvero noiosa dietro di noi che hanno parlato tutto il tempo dello show , sono andati in bagno 10 volte , mi sono arrabbiato con loro dopo l’ottava volta , loro mi guardavano spaventati e mi hanno chiesto scusa , che scamii. Tu vai ad uno show e paghi 60 dollari al biglietto e ti comporti come un idiota , se leggete queste righe tuffatevi nella merda , non vi ho trovato divertenti e tutti nella nostra fila vi odiavano e hanno detto quanto erano felici che ve ne siete andati durante Highway 61. Io ero nella balconata Fila G , sedie 102 – 104 , in caso siate insicuri di essere gli asini dei quali sto parlando.
Il comportamente generale è stato OK , ma devo dire che sono stato sorpreso di quanti idioti sono arrivati in ritardo , sono usciti prima e generalmente hanno dato tanto fastidio durante lo spettacolo.
Per questo prezzo , voglio vedere e sentire ogni secondo dello show , e l’ho fatto. Dylan era grande , anche se penso sia stato dietro la tastiera troppo tempo. Avrei gustato di più se avesse suonato più a lungo la chitarra e l’armonica.
La sua band , quando l’ho vista fra il 1997 ed il 2002 , era probabilmente la migliore , ma anche questa è stata una solida performance. La sua voce andava bene ed è stato bello sentire i nuovi arrangiamenti delle canzoni più conosciute.
Ho letto tante recensioni nei giorni scorsi dove vecchi hippies e nuovi venuti , parlando di Dylan , dicevano che non avevano capito le parole delle canzoni e che i recenti concerti erano fastidiosi , non avevano il suono del 1964 , per questo erano adirati.
Il mio punto di vista su questa gente è che ci vogliono 5 secondi per fare qualche ricerca , ascoltare qualcosa di quello che ha fatto quest’uomo negli ultimi 10 anni o anche ascoltare una delle facilmente disponibili registrazioni dal vivo.
Se non vi piace il modo in cui suona , risparmiate il vostro denaro. Imparate come si scrive una recensione. Dire che non vi piace come suona è come dire che il vostro scrittore favorito è diventato vecchio. Perchè non è stato rinfacciato a Kurt Vonnegut di non aver scritto come nel 1960 quando è uscito con “Timarque” nel 1977 ? Perchè B.B. King non suona più nello stesso modo con il quale registrò quell’ album nella prigione di San Quentin nel 1968 ?
Come potrebbero i WHO suonare come quando suonavano Tommy ? Perchè Caucher suona in modo così strano ? Mi piacerebbe poter capire le parole ! Anche se non capisco cosa voglia dire.

Leggete la parole delle canzoni. Sono poemi. Sono alcuni fra i migliori poemi scritti nella nostra lingua negli ultimi 50 anni. Se non vi piace come suona , bene , ma non venite a dire a noi che lui non è così buono perchè sembrereste dei veri e propri disinformati.

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Le foto del concerto di New York                                                  clicca qui

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Bob Dylan Revisited: tredici canzoni trasformate in fumetti      clicca qui

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Online il nuovo Blog di Dario Twist of Fate                                 clicca qui

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Ecco chi era davvero Eleanor Rigby                                             clicca qui

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I MITICI.....

Alvin Lee & Leslie West - Whole Lotta Shakin Goin On            clicca qui

 

a
Lunedi 24 Novembre 2008

Talking Bob Dylan Blues - Parte 433 -    clicca qui

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Reviews: Oneonta, New York - SUNY College Alumni Field House - November 18 2008

by Monica Martinangelo

Mr. Bojanles? No, Mr. Dylan ha suonato ad Oneonta.
"I knew a man Bojangles and he'd dance for you
In worn out shoes with silver hair, a ragged shirt, and baggy pants
The old soft shoe he jumped so high, jumped so high
Then he lightly touched down"

Dylan ed I ragazzi sono venuti nella parte bassa dello stato di New York per il 99° concerto del tour 2008.
Oneonta è una piccola cittadina a nors-est di Binghampton ed a sud-est di Syracuse , New York , e molto a sud di Montreal. Città natale di Jerry Jeff Walker , cantante country molto famoso per aver scritto “Mr.Bojangles".
Lo show ha avuto luogo nel Ginnasio del SUNY Oneonta College , biglietti venduti in poco tempo e per un volta il nostro Karma ci ha portati al centro della fila.

Eravamo ancora gasati per la straordinaria prestazione di sabato a Kingston e speranzosi che anche questo show non ci avrebbe deluso.
É cominciato con una rumorosa e violenta “Wiched messenger” tra i sorrisi della folla. Non cresce il muschio sulla freschezza di “Ain’t me babe”, ”The leeve’s gonna break”, ”My back pages”, “High water”, “Stuck inside of Mobile”, le dita snoccavano ed i piedi battevano. Si ballava e si oscillava con Dylan ed i ragazzi e con le loro serenate , con “Ballad of a thin man” , “Honest with me”, “Workingman's blues” ( mentre l’indice Dow Jones affonda ), ”Tweedle dee & tweedle dum”.
Le solite canzoni nella set list , “Highway 61“, “Nettie Moore” (può uno essere più triste?) e “Thunder on the mountain” : niente di nuovo questa sera.
Bob ed i ragazzi hanno imbrigliato la serata con i bis. “Like a rolling stone” è stata suonata come primo bis , seguita da “All along the watchtower” , e come ultima song (a detta di molti l’highlight della serata), Bob ha preso l’armonica e la chitarra elettrica , e dopo aver girato un pò le manopole del tono e del volume , ha trovato un suono dolce per “Blowin’ in the wind”. Molto bella.

Vestito di nero con bande giallo satinato sui pantaloni , stivali a punta e solito cappello in testa , ha offerto una esecuzione dal suo vasto repertorio, che causava qualche pausa per poi girare le orecchie per ascoltare i vecchi accordi familiari che facevano sbocciare i sorrisi e ci si accorgeva che queste versioni erano molto di più di quelle degli anni 60’.

Tra l’altro questo è il motivo per cui siamo venuti a questo 99° show , apprezzando il talento di questo musicista sempre in evoluzione e della sua cow boy band.
Sembra che Dylan e la sua band abbiano trovato il modo di suonare sera dopo sera, anno dopo anno , rielaborando le canzoni preferite dai fans.

Uno può solo immaginare che noia sarebbe stata se queste canzoni fossero eseguite nello stesso modo , sera dopo sera, come erano state registrate su vinile nel lontano passato. Finiti i tempi quando stava al centro del palco con la chitarra acustica , magari cantando Mr.Bojangles , ma , queste erano cose per la vostra collezzione.


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by Howard Weiner - www.visionsofdylan.blogspot.com

MORE RICE AND BEANS

E’ stato un glorioso viaggio verso Oneonta. Ho passato le due ore di bus per arrivare da Kingston parlando di Tell Tale Signs.
Dopo aver verificato il funzionamento di una squallida Super 8 , ho fatto l’ultima parte del viaggio con i miei vecchi amici King e Blaze che erano venuti con me. Bastoni , cervi , una montagna e novanta miglia ci separavano da Oneonta.
E’ atata una fresca vigilia autunnale. Abbiamo ascoltato Tell Tale Signs per tutto il viaggio. “Some of us turn off the lights and we lay off/ In the moonlight shooting by/ Some of us scare are selves to death in the dark/
To be where the angels fly/ Pretty maids all in a row lined up/ Outside my
cabin door/ I never wanted any of them wanting me/ Except the girl from the Red River Shore.”

La sala dell’Alumni Field House è pittoresca e davvero piccola , l' unica concessione consisteva in una bottiglia d’acqua per 1 dollaro.
Hanno preso i nostri biglietti e li hanno messi in un sacco giallo senza restituirci la matrice e ce li hanno ridati alla fine dello show. Non ho capito il senso di questa cosa.
Dylan ha scaldato la voce aprendo con “The wicked messenger”. Ci siamo alzati in piedi , la musica sembrava un tuono . Sotto le luci Bob era vestito di nero , con un medaglione argento , le bande gialle sui pantaloni ed il cappello bianco.
Bob è uscito da dietro la tastiera e si è messo al centro del palco per “Ain’t me babe”
Tra una strofa e l’altra faceva dei gustosi stacchi di armonica , stile 1966.
La sua postura ed i suoi movimenti sono stati affascinanti per tutta la serata.
Il basso di Garnier mi ha masacrato le orecchie per tutto “Leeve’s gonna break”.
Dylan ha cantato con sarcasmo , rivolto ai ragazzi del Collegio “I was so much older than / I’m younger than that now.”
Il banjo di Donnie suonava grande nel brillante riarrangiamento di “High water”. Alla fine di ogni strofa , la cow boy band passava dal sporco suono del blues ad un buon rag-time sound.
L’ululato da lupo di Dylan mi ha risuonato nelle orecchie come un tamburo quando si è portato al centro del palco per “Stuck inside of Mobile” , qualcuno ha gridato “Hey Dylan , mangia un pò di zuppa”. Nuotavamo in un mare di suoni d’organo quando Dylan ci ha castigato con “Ballad of a thin man” , il suo modo di suonare l’organo era infettato , in disaccordo con le battute. Inoltre ci ha propinato  uno dei suoi caratteristici e ripetitivi assoli a due note di armonica , cresce ed invecchia , ma continua a migliorare . Il bombardamento di Rock & Roll è continuato con “Honest with me” , “Tweedle dee” e “Highway 61”. Stu ha suonato più assoli di quanto mi ricordi , si mescolava bene con il tocco jazz di Denny.
Le luci erano basse durante la recita-orazione-cantato-solista di Tweedle – a volte si muoveva come se stesse bilanciandosi su una tavola da surf , sembrava saltato fuori dal ruolo di attore principale di West Side Story.
C’erano un sacco di dita che schioccavano fra il pubblico , Tweedle è stata potente e meravigliosamente strana.

Il punto più alto dello show sono state le canzoni lente di Modern tomes.
“Workingman's blues” è stata immensa – voce potente e fresca con l’accompagnamento di un delizioso arrangiamento. Non c’è niente  di sbagliato nel vivere a rice and beans.
Le sue inflessioni vocali in “When the deal goes on “ e “Nettie Moore” hanno fatto presa sul pubblico. Denny ha aggiunto qualche passaggio creativo come nei riffs in Green Grant di Wes Montgomery .
Dylan era molto animato durante “Like a rolling stone” , ha urlato nel microfono diverse volte intanto che rideva in direzione di Donnie.
Dylan ha ulteriormente eccitato la gente suonando una chitarra Gibson semi-acustica in “Blowin’ in the wind”. La gente è stata gentile , ma non il tipo di pubblico che ti saresti aspettato ad un concerto di Dylan.

Qualunque sia stat il motivo , Dylan è venuto ad Oneonta , New York , una vecchia città con uno snodo ferroviario e due colleges , uno stadio per la minor league dove gli Yankees stanno lavorando per salire nella Major e nella Hall of Fame calcistica. E’ stata una nuova tappa per lo show di Dylan nel suo 20° anno , uno dei più innovativi , strano e bello. Partiamo per i prossimi venti.

www.visionsofdylan.blogspot.com

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by Bonita Wollard

E’ stato uno show eccellente , e lo voglio dire con ENFASI…….
Ho visto Dylan 5 volte dallo scorso ottobre , e questo è stato di graaaaaaan lunga il più energico , animato ed interessante nelle performances che ha fatto e che ho visto.
Dall' andare al centro del palco , prendere il microfono imitando Frank Sinatra per “Tweedle” , cantando come un cantante solista che non suona strumenti , muovendo il suo corpo in modo interessante.....Britney Spears avrebbe fatto lo spogliarello in questa situazione per intrattenere la gente.....Bob era funky , ed inoltre anche divertente.......
Da non trascurare la assolutamente sorprendente ed interessante nuova versione di “Ain’t me babe” , della quale posso solo dire - un perfetto blues nella sua incarnazione -, con probabilmente il miglior suono di armonica che ho mai sentito da Bob in persona.
Per approfondire le cose riguardanti l’armonica , non so se sia per il fatto della nuova collaborazione con la Hohner che vuole vendere più strumenti , ma , WOW , è come se Dylan avesse preso un calcio nel culo , e sta suonando questo piccolo strumento con la maggior passione che potevo immaginare alla sua età....sono stata sinceramente presa da tutte le volte che la suonava , veniva al centro del palco  suonandola finchè le ruote prendevano velocità....una grande cosa da vedere e sentire , sembrava più animato del solito..

Agitava le mani , alzava le ginocchia , e sorrideva .....verso la fine dell’ultima canzone si stava ancora divertendo , venendo al microfono al centro del palco , e verso la metà della canzone ha fatto finta di suonare la chitarra per vedere la risposta del pubblico.....così si è guardato in giro , ha preso la chitarra ed ha cominciato “Blowin’ in the wind” , lasciando tutti di sasso----questa è stata il tipo di serata. Bob che si muoveva in giro , dando alla gente quello che sapeva che loro si aspettavano da lui....una botta di vita "Bob Dylan".
Questa non è stata la miglior set list , ma vi assicuro , qualunque cosa sia stata , il posto ha dato un vigore nuovo a Bob , che è stato disponibile a suonare per accontentare la gente , ovviamente nel suo personale modo.....Ai miei occhi Bob è sembrato veramente felice di essere stato qui stasera...e questo è il tipo di Dylan-show che volevo vedere. E’ stato il più vicino possibile alla gente , era sulla ferrovia :o)
Non ne posso più per vedere lo show di NYC venerdi sera , incrociamo le dita!.


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SCRIVEVANO......

I'M NOT THERE - IO NON SONO QUI

di T. Haynes

Per descrivere Bob Dylan non basterebbero mesi, figurarsi un film di poco più di due ore.
Martin Scorsese per l’eccellente No Direction Home ha riorganizzato materiale d’archivio e interviste realizzate per l’occasione in una durata quasi doppia e solo per arrivare dagli esordi al fatidico 1966.
Io non sono qui di Todd Haynes è la sintesi estrema di un personaggio divenuto mito non realizzata sommando semplicemente eventi, fatti e dichiarazioni, ma attraverso la composizione di un ritratto interiore a metà strada tra autobiografia e sentimenti personali.
La complessità di Dylan si divide così in sei ruoli differenti intrecciati l’uno all’altro dalle parole e (soprattutto) dalle attitudini del menestrello di Duluth.
Dylan era un ragazzino nero (M.C. Franklin) , scappato di casa e fanatico di Woody Guthrie. Dylan/Rimbaud (B. Whishaw) poeta accusato di comunismo e di poesia. Dylan/Rollins (C. Bale) simbolo della protesta prima, pastore di anime poi. Dylan/Queen (K. Blanchett) nel 1966 a Londra, con il mondo scosso dalla sua elettricità. Dylan e un ruolo da interpretare (H. Ledger), due figlie e una moglie francese (C. Gainsbourg). Dylan/Billy the Kid (R. Gere) su un treno in corsa ed il west che sta scomparendo.
I piani s’intrecciano senza soluzione di continuità: gli echi di guerra di una vallata divengono le esplosioni riportate dalle tv americane in Vietnam mentre Rimbaud incorniciato dal bianco seguita a rispondere ad un interrogatorio già scritto.
Haynes mischia le carte, sospendendo spesso il racconto in una realtà parallela che ne mostra sviluppi e influenze pronte a ripercuotersi su ognuno dei sei Dylan rappresentati.
Il gioco dei multipli avrebbe potuto continuare all’infinito, anche se quello più convincente è senza dubbio interpretato da Kate Blanchett: magrissimo e in preda a droghe sintetiche, il Bob del tour inglese ossessionato dalla propria indifferenza e dai rumorosi e contestati set notturni è riportato con fedeltà e istinto messianico.
La Blanchett si piega alle esigenze del racconto, gioca a doppia velocità con i Beatles in un’intuizione cinematografica riuscitissima prima d’abbondonarsi in un bosco alla ricerca di una simil Segdwick.
Il collasso come termine ultimo, dopo tre giorni senza sonno e la consapevolezza che Ballad of a thin man aveva centrato il segno.
Il cambiamento si sarebbe verificato in modo rovinoso di lì a poco, prima di essere accantonato e mai più ripreso (per lo meno con la stessa forza e convinzione).
Mentre l’estate del 1968 bruciava l’America, Dylan era già oltre.
Oltre Ginsberg, il folk, il rock.
Oltre i Beatles, oltre Warhol, oltre sé stesso.
Non importava più. Deportato dal sistema che tanto odiava, sarebbe scappato come Billy the Kid dando a tutti l’occasione di crederlo morto. Senza convinzioni, abbandonato allo scorrere del tempo proprio come durante la composizione di Tarantola, schiavo di una solitudine infernale.
Todd Haynes lo fotografa tra bianco e nero e colore, spazi incontrastati e taxi in corsa. Ne coglie superficialmente vizi e virtù per poi condannarli ad essere insieme di fronte a quello che resta della figura di Dylan.
Sei multipli forse non sono sufficienti, ma dettano la via, un accesso preferenziale all’universo di Dylan, talmente complesso che per renderlo senza tradirlo necessita di una molteplicità d’ambientazioni sorrette da interviste in stile documentario per aumentarne la veridicità (con Julianne Moore a ricreare Joan Baez).
Haynes non perde mai o quasi il controllo su una sceneggiatura vorticosa, sui suoi interpreti, sull’immenso mare d’informazioni da cui trae ispirazione. Lo fa a discapito dell’emozione che si sviluppa soprattutto grazie alle musica e alle parole di Dylan più che per merito delle immagini della pellicola.
Io non sono qui è come avere ieri, oggi e domani tutti nella stessa stanza, non puoi sapere cosa accadrà anche se è già accaduto. Gli sguardi si volgono al palcoscenico, a Dylan e a un’armonica suonata a perdifiato. Tutto il resto scompare, tranne la sua musica.

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MITCH MITCHELL  : Il ricordo di Ellade Bandini e Walter Calloni    clicca qui

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Christie’s mette all’asta il basso di Cobain e l’organo di Lennon   clicca qui

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Biografie shock : Quel nevrotico sessuomane di John Lennon

Sparare al mito è uno sport praticatissimo dai vari biografi di grandi personaggi dello spettacolo. Su John Lennon, geniale e controversa icona del pop, sono stati scritti numerosi libri, spesso tesi a rivelare i lato oscuri del più ribelle e anticonformista fra i Beatles. Stavolta però a fare la differenza sono le numerose dichiarazioni rese e confermate dai familiari più stretti di Lennon, a cominciare da Yoko Ono, e contenute nel libro John Lennon: The Life, appena pubblicato da Philip Norman.

Nevrotico e malato di sesso - In particolare Norman insiste sull'ossessione per il sesso di Lennon. Uomo infedele (nel libro è narrato l'episodio in cui la moglie Cynthia lo scopre per caso mentre è a letto con Yoko Ono, e lui si limità a rispondere "Oh, ciao") e amante nevrotico. Con la pretesa di fare sesso a comando con le sue partner. Il giornalista-scrittore, che ha lavorato a questa nuova biografia di Lennon per cinque anni, racconta di quella volta in cui John e Yoko erano a cena da un amico. Al'improvviso l'ex Beatles indicò la sua compagna giapponese e disse: "Tu non stai bene", pretendendo poi di essere accompagnato in un appartamento dove un grosso divano si trasformò nel teatro ideale per saziare gli appetiti sessuali.

Tradimenti e passione per la madre - Nel libro John Lennon: The Life è anche contenuto l'episodio del rapporto sessuale imposto ad una donna che intrigava Lennon durante una festa esclusiva a New York. Lei si rifiutava di concederglisi, fino a quando l'autore di Imagine e Woman la prese con la forza, la trascinò in una stanza e si lasciò andare ad un amplesso talmente rumoroso da costringere il padrone di casa a mettere un disco di Bob Dylan e suonarlo a tutto volume per coprire i gemiti animaleschi dei due. Yoko Ono era presente, è lei a raccontare la scena al biografo. Ossessionato dalla gelosia, Lennon aveva imposto alla Ono di scrivere su un foglio tutti i suoi amanti, per poi poterli insultare anche mentre facevano l'amore. "Quando andava in bagno in luoghi pubblici" svela Yoko nel libro, "ero obbligata ad accompagnarlo, temeva che qualsiasi momento fosse buono per me per andare con altri uomini". Sempre secondo l'artista giapponese, per anni fedele compagna di Lennon, il musicista era talmente ossessionato dal sesso da sognare di farlo anche con la madre Julia, amata e detestata, morta quando lui aveva appena 17 anni.

Crudeltà con i figli - In John Lennon: The Life Philip Norman scrive anche del rapporto tutt'altro che sereno tra Lennon e i figli. In particolare Julian, avuto dalla moglie Cynthia, racconta di come per mesi non riuscisse a sapere niente del padre, salvo poi ritrovarselo di fronte all'improvviso, sempre molto sbrigativo e insofferente. Verità o abile mistificazione, si chiederanno schiere di fan di Lennon. A rispondere è stata la stessa Yoko Ono, secondo la quale lo scrittore Norman ha riportato fatti realmente accaduti, ma rendendoli con un tono eccessivamente incattivito.

(fonte: musica.tiscali.it)

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Video : Mick Taylor & Bob Dylan - Highway 61     clicca qui

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I GRUPPI MITICI......

The Kinks - Sunny Afternoon                                     clicca qui

 

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Domenica 23 Novembre 2008

CARLOS SANTANA

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Sabato 22 Novembre 2008

IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di Alessandra

Carissimi amici della Fattoria ,
ogni tanto tento inutilmente di mettermi nei panni di Dylan , lo faccio per cercare di interpretare al meglio il suo comportamento.
Che sia un genio è fuori discussione , un’icona vivente altrettanto , allora ? Che rimane ? Il Cantante ? Quale ? Oggi Bob borbotta e raramente si riesce a capire cosa sta dicendo e quello che sta cantando . Lo scrittore di canzoni ? Intanto lui e la sua casa discografica ci hanno propinato un polpettone (bello) ma rancido e datato ad un prezzo da strabuzzare gli occhi . Chi è questo Dylan che stanno cercando di venderci , un film di 20 anni fa ? Giusto ? Non lo so , ho dei grossi dubbi , che mi passeranno quando e se , uscirà il prossimo album del nostro. Lui è introverso , poco comunicativo ( lo è solo attraverso le canzoni ) , questo è il suo carattere......mamma che brutto carattere!!!!! Lo show ? La sua band ? Conosco e seguo Dyaln da anni , e giuro che ho sentito di meglio , MOLTO MEGLIO........I critici si sono ormai da tempo chiaramente espressi su questa triste faccenda , da crepuscolo degli dei , ma perchè lui , con tutta la sua intelligenza , la sua lungimiranza , si presta a questo gioco al massacro ? Era una cosa scritta nel libro delle profezie ? Dylan mi piace tanto , mi emoziona tanto , mi delude tanto. Scusate questo sfogo forse troppo infantile , o forse di una che non è all’altezza , ma Dylan così è inguardabile e inascoltabile, mortalmente noioso e irritante. Sto parlando del Dylan attuale, non di quello di TTS . Contro a malincuore , contro con dolore , contro col ragionamento , contro con gli occhi e contro con le orecchie , solo la mia mente resta a favore , in omaggio al grande Bob del bel tempo che fu, e forse , lo spero con tutto il cuore , quando avrà trovato il coraggio di chiudere questa parentesi che dura da troppo tempo ormai e troverà ancora una volta lo spirito di aprirne un’altra.
Alessandra

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Reviews: Montreal, Quebec - Centre Bell - November 18 2008

by Peter Dare

Cinquant’annni fa (parlando di Bob , vuol dire gli anni 19 & 58) , le monache del St. Theresa mi fecero diventare un membro della “McNamara Band" ( grande refrain d’entrata : “Il mio nome è McNamara , Sono il leader della Band....”. Le uniformi della band erano nere con strisce rosse sui pantaloni , esattamente come Dylan era vestito l’altra sera al Bell Center di Montreal.
Ho considerato il tutto un presagio che potesse suonare Mr.Tambourine (il tamburino era il mio strumento nella McNamara Band), ma....nessuna fortuna , nel complesso un ottimo spettacolo , con Bob al prolungamento del precedente show di Kingston , come ha notato il bobcat Marcel – Ha iniziato molto bene poi a cominciato a rotolare giù per la china – beh magari non male , evitando alcune buche....Se dovessi paragonare i due show , darei a Kingston un “C” ed a Montreal un “B+” ( tenete a mente che, Bob potrebbe anche leggere gracchiando la rubrica del telefono che gli darei lo stesso “A+”)

Il duo “Lay Lady Lay” e “Just like a woman” sono state migliori in Montreal. Ho sentito “John Brown” e “This wheel’s on fire” per la prima volta in concerto – entrambe davvero eccellenti. Ho riso durante “Ain’t talkn’” quando la persona accanto a me ha detto ai due davanti di smettere il loro chiacciericcio per sentire meglio l’immacolata enunciazione di Bob.
Continua così Bob , molto apprezzato , e se vorrai una volta aprire il tuo Theme Time Radio con la sigla della McNamara Band.....verrò di corsa...!

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by Daniel Guaiani

Secondo I miei calcoli , con l’aiuto di Olaf Bjournier e della sua vasta cronaca , questo era il 405° show di questa band.Tony Garnier è il numero 1 come anzianità con 2026 concerti al suo attivo, George Receli 705 , Stu Kimball 483 e Danny Freeman e Donnie Herron 405.
Questa è il 2104° concerto da quando questo tour , chiamato Never Ending Tour è cominciato.
Era il mio 12° concerto di Bob , ed il terzo che lui teneva qui a Montreal negli ultimi tre anni.
Bentornato Bob , spero che ti godrai il tuo day-off visitando questa città eccitante.
Ed ora lo show : Devo dire che è stato nella media , con alcune canzoni che hanno giustificato il prezzo del biglietto.

Gli Highlights sono stati : sorprendentemente “Lat Lady Lay”, “Lonesome day blues”, ”Spirit on the water”, "Tweedle dee”, ”This whell’s on fire” e “Ain’t talkin’”.

Le canzoni nella media : “The Leeve’s gonna break”, ”Highway 61”, ”Masters of war”, e “Like a rolling stone” con tutto il pubblico in piedi.

Le canzoni terribili : davvero terribili , e con questo intendo dire che dovrebbero essere ritirate se Bob a la sua band non riescono a trovare una versione altrenativa , “Cat’s in the well”, ”Just like a woman”, “Summer days” ( mi piaceva questa canzone dal vivo quando Larry Campbell e Charlie Saxton erano nella band dal 1999 al 2002 , gente , quanto mi manca quella band!), “Thunder on the mountain” che suonava come la versione di un gruppo di amatori che la stavano provando assieme in garage per la sedonda volta ! ,  “All along the watchtower” dovrebbe essere abbandonata definitivamente.                                                                                        

Il locale giornale di lingua inglese riportava la presenza di 6.400 spettatori , mentre il corrispondente il lingua francese , “La Presse” , 6.604.
Questa recensione può essere letta ai seguenti link :
The Montreal Gazette review, English:
http://www.canada.com/montrealgazette/news/arts/story.html?id=aaa09315-7c
0c-4654-96f5-df9c4bc3b95c

La Presse review, French:
http://www.cyberpresse.ca/arts/spectacles/musique/200811/19/01-802110-bob-
dylan-au-centre-bell-le-monument-garde-la-forme.php

Le Devoir review, French:
http://www.ledevoir.com/2008/11/19/217117.html

Ora , io non capisco la gente seduta ai concerti rock , lo show è stato suonato al Bell Center , si , è un’arena , non una libreria.
Bene , sedetevi pure se volete , ma per favore non importunate la gente in piedi!
Se non vi piace stare in piedi avete tre opzioni :
1) Sedetevi e state zitti senza lamentarvi di quello che succede.
2) Non comperate I biglietti per le poltrone.
3) State a casa ed ascoltate un CD , vi suggerisco un live , o un bootleg dal vivo , o meglio ancora guardatevi un DVD ! In questo modo non sarete limitati per stare seduti , potrete anche sdraiarvi sul divano , inginocchiarvi , oppure portare la TV in bagno e guardarla mentre state seduti sulla tazza.
Note : se Bob o qualcuno del suo entourage dovessero leggere queste parole , dovrebbero prendere in seria considerazione lo stupido divieto imposto alla gente di fare foto allo show. Posso capire di non volere la presenza dei media , ma al pubblico....!
Personalmente non mi interessa scattare foto del concerto , ma molte persone lo fanno e non c’è modo di fermarli , specialmente in quest’era dei telefonini che fanno foto e films. Bob ed il suo staff dovrebbero abolire definitivamente questa sbagliata dittatura di impedire ai suoi fans di fare fotografie.
Perchè ? Perchè odio essere distratto dalla security o dagli uscieri per questi motivi , non solo è una scocciatura , ma quella gente in questo modo non fa il proprio lavoro. Quella gente serve in casi di emergenza , invece di essere occupati a fare i genitori cattivi che proibiscono ai figli di fare fotografie.


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Bob Dylan - All Along The Watchtower (SUNY Oneonta 11/19/08)            clicca qui

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Bob Dylan - Montreal - 18 November 2008 - Like a rolling stone                clicca qui

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Amazon, negozi personalizzati per 100 mila artisti                                         clicca qui

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La recensione di Riccardo Bertoncelli : Fireman - Paul McCartney           clicca qui

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Recensione : Chinese Democracy dei Guns n' Roses                                      clicca qui

 

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Venerdi 21 Novembre 2008

Set list: Oneonta, New York - SUNY College Alumni Field House - November 19, 2008

1. The Wicked Messenger
2. It Ain't Me, Babe
3. The Levee's Gonna Break
4. My Back Pages
5. High Water (For Charley Patton)
6. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
7. Ballad Of A Thin Man
8. Honest With Me
9. Workingman's Blues #2
10. Tweedle Dee & Tweedle Dum
11. When The Deal Goes Down
12. Highway 61 Revisited
13. Nettie Moore
14. Thunder On The Mountain
15. Like A Rolling Stone

(encore)

16. All Along The Watchtower
17. Blowin' In The Wind

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Reviews: Kanata, Ontario - Scotiabank Place - November 16 2008

by Marsh Birchard

Questa è stata una set list che ho subito inviato a mio fratelllo Jamie. Una performance a comando . Quando mai il pubblico ha avuto la grande fortuna di ascoltare Vision of Johanna , Every grain of saint , I believe in you , Blind Willie McTell , Not dark yet e Nettie Moore nella stessa set list ? Questa è stata speciale.

Che dire , ho lasciato lo show pensando che il rock è il solo genere che piaccia ai fans di Bob. La band è incredibilmente ai suoi ordini e le jams svegliano anche i morti. Bob , particolarmente nello show in questo stadio , è stato come un duro muro sonoro che il mixaggio standard non poteva adeguare ad una notte con una set list come quella di Kanata , riempita così come è stata di melodie dolci e di sentimento.
Se Bob si è legato a queste qualità del songbook della musica popolare americana come i suoi album recenti suggeriscono , dovrebbe fare come Willie Nelson che ha riunito un gruppo di veterani suonatori di country-swing per suonare “The Songs of Cindy Walker”, ripensare la formazione della sua rock-band. Qualcosa come la Lincoln Center jazz combo tour ? Con i violini alla Nelson Riddle .
Eliminare il batterista , direi che è un modo di iniziare. E un chitarrista invece di tre. Un piccolo gruppo , essenzialmente acustico , e via con lo swing. Forse un fiato o due.
Con il ritorno all’era dello Street legal bling delle dita , lo stadio non di dovrebbe più chiamare “Rockin Ruach” (come l’ha chiamato una volta mio fratello Jamie).
Immobile. Nella furia del momento ho visto la mano del Maestro.

Marsh Birchard

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by Ray Seed

Non so cosa abbiamo fatto per meritare questo , ma spero che gli Dei continuino a sorridere ad Ottawa. Bob Dylan ha suonato qui tre volte negli ultimi tre anni e la sola cosa che ho notato è il suo perverso senso di incoerenza.
L’anno scorso ha suonato qui per 30.00 persone ad un festival all’aperto , ed è parso completamente indifferente a tutta la faccenda.
Sabato sera c’era un misero pubblico di 3.500 persone , e Dylan si è lanciato nella performace della vita.
Immaginate , lui eè atato infuocato tutta la sera e per i pochi veri fans che erano venuti è stata una cosa bellissima.
Per primo dovrei ascoltare ed apprezzare il suo modo di suonare l’organo perchè era alto nel mix e sembrava aggiungere una bella trama alla musica.
E’ uscito da dietro l’organo diverse volte , e anche se il suo suonare non era del tutto regolare , è stato bello vederlo prendere la chitarra per qualche canzone.
Stava al centro del palco cantando sommessamente (se volete chiamare in questo modo questa cosa). I suoi interventi di armonica sono stati eccellenti e benchè non sia un grosso fan di questa band , devo render loro quanto è loro dovuto.
Loro si sono fusi in una cosa sola ed il loro suono è compatto.
Mi è piaciuto specialmente il groove che hannno creato nelle rielaborata “It’s alright ma” e il rirmo col quale hanno suonato “Rollin’ & tumnlin’”.
Il canto di Bob era appassionato e chiaro apparso più evidente in “Not Dark Yet”.
La set list era giusta anche per apprezzare gemme meno note come “Blind Willie McTell" e “Every grain of sand”. Quano si sentono canzoni di questo calibro è come confessarsi , e potete capire cosa voleva dire Joan baez quando disse “ Per coloro che sono interessati , Bob scava nel profondo”.
E’ una nobile professione quella del nostro Bobby. Tutti quelli che sono usciti nella tetra notte di novembre con un sorriso erano pieni di gratitudine e di rispetto , quando Bob spara su tutti i cappelli a cilindro come ha fatto sabato sera , nessuno può avere il minimo dubbio. Lui è chiaramente il solo che può far questo.

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Tell Tale Signs : Miss the Mississippi - il testo italiano   clicca qui

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U2, il nuovo album reiventerà il rock                                clicca qui

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Libri :Robert Santelli - The Bob Dylan scrapbook. 1956-1966. Con CD Audio

“Il destino è quella sensazione che hai quando ti sembra di sapere qualcosa su di te che nessuno altro sa. La tua immagine mentale di ciò che vuoi essere si avvera. È una cosa che ti devi tenere stretta, perché è una sensazione delicata e, se la comunichi, qualcuno la distruggerà. Meglio tenersi tutto quanto dentro.”
Bob Dylan, 5 dicembre 2004.

Nel XIV secolo, alcuni libri anatomici furono illustrati con la tecnica del "flap", una aletta di carta che, sollevata, mostrava l'interno del soggetto disegnato o cosa si nascondeva sotto una superficie. Negli anni trenta l’editore Blue Ribbon Press inventò la definizione di pop-up (saltar su) per indicare quei libri che contenevano al loro interno una “sorpresa” o una parte mobile. Ha preso piede negli ultimi tempi anche il termine “interactive book”, mutuato dal linguaggio informatico.

Questo scrapbook, album di ritagli (il formato è proprio quello di un album di foto), è quasi un pop up, una scatola magica per tutti i fan del cantautore americano. Come recita l’introduzione il libro “copre gli anni della formazione di Bob Dylan, ovvero il decennio cruciale che va dal 1956 al 1966”. Può essere considerato un gustoso antipasto in attesa di No direction home, il documentario realizzato da Martin Scorsese sulla prima parte della carriera dell’artista americano.

Un’operazione editoriale che farà giocare il lettore. Perché non si legge solamente, o meglio per leggere tutto il contenuto, bisogna spiegare, tirare, aprire, scoprire, cercare. Tanti ritagli di giornale, foto, pagine di quaderno con la scrittura originale di Dylan… addirittura le locandine dei suoi primi spettacoli. Una trentina di memorabilia e fac-simile in tutto. C’è anche in allegato un cd con le interviste del primo Dylan e molto materiale presente nel film di Scorsese.

Robert Allen Zimmermann nel 1955 è una matricola quattordicenne che impazzisce per la musica di Little Richard e il rock’n’roll. A pagina 9 una riproduzione dell’annuario della scuola superiore di Dylan riporta la sua ambizione di conoscere il cantante di colore che faceva impazzire la maggior parte dei ragazzini bianchi.

La sua famiglia appartiene al ceto medio e abita a Hibbing, nel Minnesota, dove gestiva un negozio di elettrodomestici.
Bob impara a suonare il piano, poi la chitarra e l’armonica. Fonda i suoi primi gruppi musicali. Suona Eddie Cochran, Buddy Holly, Warren Smith.
Nel 1959 Bob Zimmermann si iscrive all’Università del Minnesota. È qui che comincia a farsi chiamare Bob Dylan, prendendo in prestito il cognome dal poeta scozzese Dylan Thomas.

Viene catturato dalla magia della musica folk. Un amico gli presta Bound for Glory, diario on the road scritto dal cantante folk Woody Guthrie. A pagina 12 troviamo la riproduzione della copertina del libro edito dalla Dolphin, con dietro una data, aprile 1961 e la firma di Dylan.
Guthrie diventa il suo modello. Si veste come lui. Riesce a conoscerlo. Assorbe l’accento dell’Oklahoma. In poco tempo diviene un piccolo Woody Guthrie, proprio quando Woody Guthrie giaceva consumato dall’incurabile morbo di Huntington.
Il suo nome comincia a circolare nell’East Coast. Bazzica sempre più Washington Square Park nel cuore del Greenwich Village dove si incontrano poeti, artisti folk, percussionisti.

Nel 1962 esce il suo primo disco dal titolo Bob Dylan. A pagina 21 la copertina con alcune righe della canzone Song to Woody scritte dalla mano di Dylan.
Il disco è un flop commerciale e vende solo cinquemila copie. Dylan non si scoraggia e comincia a scrivere canzoni impegnate influenzato anche dal rapporto sentimentale con Suze Rotolo attivista politica dell’area liberal. Da questi tentativi partorisce Blowin’ in the Wind portata inizialmente al successo dal trio folk Peter, Paul and Mary (testo autografo a pagina 23).

Nel maggio 1963 le nuove esperienze autoriali di Bob Dylan confluiscono nel suo secondo album The Freewheelin’ Bob Dylan. La copertina raffigura lui e Suze a braccetto per una strada del Greenwich Village (copertina a pagina 24, materiale promozionale a pagina 26).
In agosto partecipa alla sua prima manifestazione. Una marcia per i diritti civili a Washington D.C.. Suona insieme a Joan Baez davanti a duecentomila persone.

Nel 1964 esce The Times They Are A-Changin’, i Beatles (a pagina 39, un articolo di giornale racconta dell’ammirazione dei Beatles  per Dylan) scalano le classifiche americane, John Kennedy viene assassinato. Alla fine dell’anno ritorna in studio per Another Side of Bob Dylan.

Il 1965 è l’anno del cambiamento. Dylan si avvicina alle sonorità elettriche. Al Newport Folk Festival, il più importante festival di folk, esegue Like a Roling Stone contenuta in Highway '61 Revisited, attaccando la spina degli amplificatori. Il pubblico fischia questa sua evoluzione in forte contrasto con la precedente immagine di folk-singer, erede di musicale di Woody Guthrie e Pete Seeger. Ma niente fermerà Dylan e il suo cammino artistico.

Di Francesco Marchetti
http://www.wuz.it/archivio/cafeletterario.it/392/8807421127.htm
The Bob Dylan scrapbook. 1956-1966. Con CD Audio di Robert Santelli
Traduzione di Silvia Rota Sperti
64 pag., Euro 48,00 – Feltrinelli Editore

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Video : Bob Dylan - Most Likely You Go Your Way (And I'll Go Mine) remix   clicca qui

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Paul McCartney Official Youtube , se volete scrivergli....           clicca qui

 

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Giovedi 20 Novembre 2008

Set list: Montreal, Quebec - Centre Bell - November 18, 2008

1. Cat's In The Well
2. Lay, Lady, Lay
3. Lonesome Day Blues
4. Just Like A Woman
5. The Levee's Gonna Break
6. John Brown
7. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
8. Spirit On The Water
9. Tweedle Dee & Tweedle Dum
10. This Wheel's On Fire
11. Highway 61 Revisited
12. Masters Of War
13. Summer Days
14. Ain't Talkin'
15. Thunder On The Mountain

(encore)

16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower

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Reviews: Kingston, Ontario - K-Rock Centre - November 15, 2008

Bob Dylan rocks fans in Kingston

By MICHAEL ONESI, WHIG-STANDARD STAFF WRITER

Può essere anche uno dei più grandi cantanti folk del mondo , ma Bob Dylan ha mostrato ai fans di Kingston sabato sera che lui sa come si fa ad essere rock.
Il 67enne ha stupito le 4.200 persone accorse al K-Rock Center con una miscela di blues-rock suonando hits classici come Like a rolling stone , Highway 61 Revisited , Just like a woman e Lay Lady lay.
Così Dylan ha cominciato lo show ( non c’era nessun’altra opening ) con Maggie’s Farm , i fans in platea erano ai suoi piedi. A parte questo , le loro chiappe non hanno toccato la sedia per la maggior parte dello show.
“ I cavalli selvaggi non potrebbero trascinarmi via da questo show , (per riprendere le parole di un altro famoso musicista)” ha detto un emozionato Mattew Back quasi alla fine dello show , riferendosi alla famosa canzone dei Rolling Stones. Il 63enne è stato un fan di Dylan fin da quando lo ha visto che era 17enne. “ Prego Dio che mi lasci in vita almeno per un’altra ora”.
Mark Batson ,44 , ha portato la figlia Evelyn di 8 anni perchè voleva che lei vedesse la leggenda “in persona”.
“ E’ un’occasione unica nella vita per Evelyn. Probabilmente non avrà un’altra possibilità di vederlo ancora” ha detto Batson, questo non vuol dire che Dylan , 67enne , non possa tornare di nuovo a Kingston".
Molti fans usano il termine “icona” quando parlano di Dylan , e non è un’esagerazione dire che è stato influente come Elvis Presley o i Beatles.
Le sue canzoni , come The times they are a-changin’ e Blowin’ in the wind , sono stati i vessilli del movimento dei diritti civili nei primi anni 60’. Lui è un menbro della Rock and Roll Hall of Fame e ha vinto numerosi Grammy Awards ed un Academy Award per la canzone Things have changed ( dal film The wonder boys) , che è stata la terza canzone che ha eseguito durante il concerto di sabato sera.
Quest’anno ha vinto inoltre il premio Pulitzer con una speciale citazione “ per il suo profondo impatto sulla musica e sulla cultura americana”. Diversi esperti letterati stanno spingendo perchè gli sia assegnato il Premio Nobel per la letteratura , perchè ritengono il significato delle sue canzoni poderoso.
Oltre il suo stato di “leggenda” , Dylan non è famoso per avere una bella voce , che ha continuato a peggiorare nel corso degli ultimi  anni , e qualche volta sembra una lima per le unghie , rendendo difficoltoso capire i suoi testi poetici.
Sabato sera Dylan poteva essere capito bene , ma ci sono state alcune canzoni veramente monotone o troppo raspanti.
A giudicare dalle altre recensioni dei concerti di Dylan in questo tour , Kingston ha avuto Dylan in una forma splendida. Altre città non sono state così fortunate , inclusa Calgary.
“ Questo è un artista il cui pubblico adorante aveva dimenticato da tempo la voce di Dylan....ma con il tempo che ha consumato le sue corde vocali , il suo monotono borbottio è diventato difficile da capire” ha scritto Nick Lewis del Galgary Herald circa il concerto del 27 ottobre , “ E’ stata una noia e non si capiva una cacchio di una parola”.
Per i veri fans di Dylan , la voce non è più un problema. Infatti è ormai una cosa che fa parte dello charm dell’artista.
“Non ha importanza , conosco bene le parole delle sue canzoni” ha detto enfaticamente Brooke Gilmour “ Lui è un’icona. Guardati in giro , quante persone di diverse generazioni e di età diversa. Tutti amano Bob Dylan”.
Marilyn Armstrong ha sentito queste storie sulla voce di Dylan , ma ha deciso che doveva vederlo e sentirlo di persona.
“ E’ stata una buona opportunità per vedere un icona che difficilmente potrò vedere di nuovo” ha detto la Armstrong.
Il marito di Marylin , John , anche lui ha voluto sentire la leggenda con le proprie orecchie.
“Questo mi riporta ai tempi della High School , Dylan è sempre stato così “ ha detto il 59enne John “ La sua musica è eccezzionale , ecco perchè siamo qui”.
Coloro che credevano di sentire solo i suoi classici si sono sbagliati. Lui ha suonato 17 canzoni , un mix di vecchio e nuovo , e quando ha suonato i classici gli ha dato uno spirito nuovo.
Le altre canzoni , caratterizzate da begli assoli di chitarra elettrica , hanno riscosso grandi applausi.
Considerando che Dylan ha cominciato la sua carriera nel 1960 , è appropriato dire che sabato sera , essenzialmente è stato un “grande amore” , con i fans che apprezzavano qualunque cosa Dylan facesse.
Per la maggior parte della serata Dylan è stato dietro la sua tastiera , ma occasionalmente usciva per suonare la chitarra o l’armonica deliziando la gente.
Dylan cambia l’ordine delle canzoni ad ogni concerto , ma i bis di questo tour sono sempre gli stessi , e sabato sera è stato così , ha finito con Like a rolling stone e All along the watchtower.

L’unico rammarico del concerto di Dylan è stato che non ha detto una parola al pubblico , nemmeno un quasi obbligatorio "Hallo Kingston". Lui è andato al microfono ed ha cominciato a cantare per due ore dritto e filato. La sola volta che ha parlato è stato per presentare la band verso la fine della serata.
I fans di Kingston non l’hanno presa come un’offesa , perchè difficilmente Dylan chiacchiera durante un concerto.( ha solo mormorato nove parole durante lo show del 4 novembre in Minnesota nella notte delle elezioni. E’ stata una sorpresa che l’uomo che era stato nel 1960 un difensore di diritti civili abbia detto soltanto “ Sembra che le cose cambieranno adesso”. , nella storica notte nella quale l’America ha eletto il suo primo presidente nero. E’ triste che abbia scelto di base di ignorare la cosa e di non condividere l’esperienza con la folla).
Un’altra stranezza di Dylan : è uno dei veramente pochi performes che non gradiscono la presenza di fotografi che scattino fotografie durante i suoi concerti.
Questo non è un problema per la gente che va agli show , ma ogni fans stamattina , aprendo The Whig Standard per vedere una foto dell’icona , è rimasto deluso.

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by Monica Martinangelo

Pioggia di novembre , ma non Hard rain in Kingston.
Partiamo dal principio , oltre il confine per il concerto , abbiamo puntato al nord con i nostri passaporti con il tergicristallo al massimo per la pioggia che cadeva. Abbiamo passato il Thousand Islands Bridge per raggiungere Kingston. Il K-rock Center era in fermento. Abbiamo guardato in giro dove si poteva prendere una buona birra canadese , e al suono dell’introduzione eravamo seduti ai nostri posti nella seconda fila. Chiamatelo cattivo karma , ma i nostri posti sono sempre sulla sinistra.
Che dire ? ,compero i biglietti più costosi per essere vicino e stare ai piedi di Bob e devo vederlo sempre dal didietro , almeno la smettesse di portare la giacca lunga ed i pantaloni bordati , si mettesse un paio di Levis stretti , almeno potrei vedere il suo sedere.
Mio marito pensa che le sedie erano al livello giusto per vedere perfettamente i ragazzi che suonavano le chitarre, lui non conosce i loro nomi e dopo lo show ha detto , e cito “ Il ragazzo alto con gli occhiali ha suonato bene la sua fender ", gli è piaciuto come ha suonato.
Tutto è cominciato dopo l’ultima goccia e poi un cielo notturno stellato , con una favolosa esecuzione di Maggie’s Farm, eravamo pronti per la cavalcata.
Tutti quelli che assistono ad uno show di Bob , sia egli un fedele fan , un discepolo , un novizio o un vecchio hippie degli anni 60’ , o qualcuno che viene tanto per fare qualcosa di diverso , si siede in previsione di sentire qualcuno dei vecchi classici di Bob. Stasera non ha fatto eccezzione , così Lay lady lay ha toccato il nostro cuore , Stuck inside of Mobile with the Memphis blus again ci ha fatto battere forte i piedi e snoccare le dita.
Non avevamo ancora smesso di sorridere che Bob ha attaccato Highway 61 e dopo una stupenda versione di Just like a woman. Ancora qualche goccia , potrei giurare di aver visto la testa di un falco sullo schermo , può anche darsi che me lo sia immaginato , e qualche canzone più scura : Nettie Moore , The lonesome death of Hattie Carrol e Ballads of Hollis Brown. Canzoni che sono standard come Spirit on the water , Honest with me , e Thunder on the mountain sono state ben eseguite.
Bob ed I ragazzi sono ben allenati a suonare queste canzoni sera dopo sera. Bob guida la band , senza il bastone , offre delle buone cose con la tastiera e l’armonica , che teneva con una mano mentre agitava l’altra libera.
Con il suo cappello Stetson ed il suo scintillane costume fino alle scarpe a punta , Bob non ha creato disappunto. Con un sorriso da un orecchio all’altro , siamo stati davvero bene. Può essere stata la birra canadese a farci ridere così , o forse il ritmo , il blues e le melodie , o il modo che suonava la tastiera , mi piace pensare che siano state un pò di tutte queste cose. Quando Bob si avventurava fuori dal suo posto dietro la tastiera per i vecchi hits dei giorni andati si metteva al centro del palco davanti al microfono , suonando la chitarra conduttrice e qualche volta l’armonica , il sorriso rimaneva stampato sulla nostre facce. Due mariti che di solito non esprimono giudizi hanno detto questo il mattino dopo “ Ciao Bob , hai messo assieme tutto questo cercando di rendere lo show diverso , è evidente , ma ci vuole qualcos’altro , come dire ai ragazzi della band – Fate una pausa – poi dovrebbe sedersi con la chitarra acustica da solo , oppure la tastiera , ma sempre da solo - Ho risposto “ Ha suonato la chitarra l’altra sera , e l’ha suonata bene !. Mio marito ha risposto – Beh , avrebbe potuto fare di meglio , lui ha scritto tutte quelle canzoni!- Lui sperava di sentire Mr.Tambourine man o It takes a lot to lough an’ a train to cry – queste previsioni mi hanno spinto a venire a questo concerto , ma non è stato quello che mi aspettavo , forse la prossima volta !-
Con il “Mind eye” sullo sfondo , Bob ed i ragazzi sono tornati per mandarci a casa con un calcio di Like a rolling stone ed All along the watchtower , che ci hanno completamente soddisfatto . lasciatemi chiudere con XYZ ( eXceptionalYyear Zimmy) , alla prossima !
P.S. un saluto a Mayor Rosen , è stato un piavere rivederlo , e Kingston è una bella città , torneremo l’estate prossima !.

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by Art Milnes

Voglio dire che questo è stato tra l’altro uno dei migliori show che ho visto. La band era ben stretta e vicina al suo leader Dylan , che è sembrato divertirsi questa sera. Un evento inatteso , e tante grazie al sig. Dylan per essere venuto in questa piccola città come Kingston. Qualcuno dei migliori lavori all’armonica che Dylan ha mai fatto.
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Alessandro Carrera su rock e poesia

Rock e Poesia, due strade che si stanno allontanando (con le dovute eccezioni!)
di Andrea Monda

Alessandro Carrera, grazie anche allo splendido saggio La voce di Bob Dylan pubblicato un anno fa da Feltrinelli, è, senza forse, uno dei massimi esperti italiani su quell’universo splendido e caotico che, all’interno della musica rock va sotto il nome del menestrello di Duluth. Oltre alla conoscenza profonda dell’opera dylaniana, la forza di Carrera sta soprattutto nel fatto che lui stesso è poeta e cantautore, tutto questo “a lato” della sua principale attività di saggista letterario-musicale e direttore del programma di studi italiani presso l’Università di Huston. Lo incontriamo proprio per chiedergli qualche lume sui rapporti tra musica e letteratura, con particolare attenzione alla realtà statunitense più recente.

D: C’è stata negli ultimi decenni e c’è ancora, secondo te, un’influenza della canzone e del rock sulla letteratura americana?

R: Un episodio recente può chiarire forse quanto sono difficili i rapporti fra letteratura e musica rock, o per meglio dire tra poesia e lyrics per canzoni. Recentemente è uscito World Without Tears di Lucinda Williams, salutato dalla critica specializzata come un capolavoro, e che ha portato Lucinda Williams a essere definita “la migliore songwriter americana”. Ora, per essere considerati un grande cantautore non basta scrivere dei bei testi o comporre delle belle melodie. Bisogna “essere” il proprio testo e la propria melodia quando si canta, e a tale proposito non è necessario avere una bella voce (come Dylan insegna, ma anche la Williams non ha una bella voce). Bisognerà piuttosto avere una voce che sa arricchire di senso anche il più scontato “baby, sweet baby” (come infatti la Williams riesce a fare). Prima di incidere il disco, però, Lucinda Williams aveva spedito i testi al suo editor di fiducia, per eventuali cambiamenti e per l’approvazione finale. Il suo editor non li ha modificati di un virgola perché, per la prima volta, andavano bene così com’erano, e ha aggiunto: “Non sei mai arrivata così vicino alla poesia”. “Questo significa che ho passato l’esame finale?”, ha chiesto la Williams, e la risposta è stata: “Credo di sì”. Ora, l’editor di Lucinda Williams è suo padre, Miller Williams, un poeta e professore universitario piuttosto noto e traduttore in inglese, tra molte altre cose, dei sonetti di Giuseppe Gioacchino Belli. Si badi: a parere del professor Williams i versi della figlia erano perfetti così com’erano, ma non erano poesia, erano solo “quanto di più vicino si poteva andare” alla poesia. L’episodio ci insegna due cose. La prima è che il testo di una canzone non ha bisogno di essere poesia per funzionare come deve. È un altro genere letterario, per il quale si devono utilizzare criteri di giudizio differenti da quelli che si usano per la poesia scritta. La seconda è che la poesia scritta, pur con le eccezioni della Beat poetry, si è ormai radicalmente allontanata da ogni cantabilità. Un verso che rende bella una canzone non rende necessariamente bella una poesia, ma vale anche l’inverso: un verso che rende bella una poesia molto difficilmente renderebbe bella una canzone. La forma di recitazione rituale che Ginsberg e gli altri beat poets cercavano nel loro lavoro è ormai scomparsa dall’orizzonte della poesia americana. Ci si è concentrati (con vistose eccezioni, naturalmente) su una poesia colloquiale-confessionale che esplora instancabilmente il linguaggio quotidiano senza tentare di formalizzarlo in alcun modo. Il risultato è che testi per canzoni e testi di poesie vivono vite parallele e scarsamente comunicanti. L’ultima musica che ha una avuto una certa influenza sulla dizione poetica è stata il jazz. Se il rock non esistesse, la poesia americana degli ultimi trent’anni non se ne accorgerebbe nemmeno.

D: Rovesciamo i termini: qual è l’influenza della letteratura sulla canzone e sul rock?

R: Un autore di canzoni può rimanere influenzato da tutto quello che legge, che sia un annuncio su un giornale o un classico della letteratura, e molte tracce di letture possono rimanere nei suoi versi. Ad esempio, non si capisce molto dei testi di Jimi Hendrix se non si sa che era un appassionato lettore di fantascienza e che i suoi riferimenti ad alieni che ci guardano e a metamorfosi marine scendono direttamente dalla fantascienza più visionaria degli anni Sessanta. Ma non c’è uno sviluppo parallelo della letteratura e della lirica rock, perché partono da riferimenti temporali diversi. Un autore di canzoni può rimanere influenzato da un poeta dell’Ottocento che usa rima e metrica in una maniera che sarà sempre estranea a un poeta che si è formato sulla versificazione del Novecento. Il tono crepuscolare di molta canzone d’autore italiana si spiega facilmente considerando che la svolta modernista successiva al crepuscolarismo è difficile da digerire per la forma chiusa della canzone. Guccini è, letterariamente, nel solco di Marino Moretti, così come molte liriche dei Beatles sono nel solco di Edward Lear e molte delle liriche di Dylan sono eredi di un’epoca che va da William Blake a Rimbaud e magari fino a Yeats, con poche possibilità strutturali di spingersi oltre. Leonard Cohen, dal canto suo, è sempre stato più attento a ciò che accadeva nel campo della poesia anche perché, a differenza di Dylan, ha continuato a pubblicare libri di poesie almeno fino agli anni Ottanta. Ma su Dylan, e anche su Cohen, il discorso andrebbe fatto a parte. Per ora basti notare che dopo Dylan ci sono stati ben pochi avanzamenti di stile nel campo della canzone e della lirica rock. David Bowie, senza essere un poeta e senza pretendere di esserlo, ha però saputo sceneggiare parole contemporanee, termini della moda, del giornalismo e della pubblicità creando un paesaggio verbale dei nostri tempi al quale parecchi poeti farebbero bene a prestare ascolto. Un verso come “Getting your facts from a Benetton ad” (da Black Tie White Noise) è piuttosto invidiabile. Ma la vera rivoluzione nel verso e nella struttura della lirica rock l’ha operata Morrissey, in particolare con i testi scritti per The Smiths. Anche grazie alla musica di Johnny Marr, Morrissey è l’unico performer rock che è riuscito a scrivere canzoni in verso libero che non “cadono” ad ogni interruzione metrica o ogni volta che la rima, che uno potrebbe aspettarsi, non arriva. Dopo Morrissey molti altri ci hanno provato e ci provano tutt’ora, ma per lo più non scrivono canzoni, scrivono recitativi accompagnati da accordi (vedasi Ani Di Franco) che non riescono a staccarsi dalla personalità del loro performer. In attesa di un altro Morrissey, che non si vede all’orizzonte, le novità formali sono venute essenzialmente dal rap, che però è altra cosa dal rock e merita un altro discorso.

D: E quali sono le influenze letterarie e musicali più forti che ruotano sulla figura Dylan? Da chi è stato influenzato Dylan e chi è stato influenzato da Dylan?

R: Dylan è appunto un caso a parte, perché è uno dei pochi artisti della canzone ad essersi guadagnato rispetto anche in campo letterario. Non è l’unico ad avere praticato insieme canzone e poesia, e altri “casi a parte” sono Leonard Cohen, Jim Morrison, Lou Reed, Joni Mitchell e Nick Cave. Ma se Dylan torreggia sopra tutti non è perché sia un poeta che scrive anche canzoni o un autore di canzoni che scrive anche poesie, ma perché l’intensità con la quale ha fatto cozzare linguaggi diversissimi tra loro è unica e irripetibile. Per Cohen usare García Lorca o una quartina in stile country è “quasi” la stessa cosa. Per Dylan, usare Rimbaud o un blues del Delta è la “stessa” cosa. Il risultato di questo sovvertimento di regole non finisce di stupire, anche perché Dylan lo persegue da più di quarant’anni e ha quindi creato un corpus testuale che ormai è tanto solido da reggere qualunque intrusione stilistica. Le influenze letterarie in Dylan non vanno né sopravvalutate né sottovalutate. A volte si tratta di echi da Whitman o da D.H. Lawrence, a volte si tratta di precise tecniche di composizione apprese dalle ballate di Brecht, a volte si tratta di imitazioni confessata da Rimbaud o da Eliot, altre volte ancora si tratta di furti a man bassa dalla Bibbia di Re Giacomo, ma tutto questo rubare e restituire non fa di Dylan né un poeta maggiore né un poeta minore, perché Dylan è essenzialmente uno storyteller, un grande narratore che usa la poesia come materiale narrativo. Se fa parte di una tradizione americana, è quella del racconto breve in tutte le sue incarnazioni, da Poe a Mark Twain, da O. Henry a Joyce Carol Oates, che non a caso per il suo racconto Where Are You Going, Where Have You Been? si è ispirata a It’s All Over Now, Baby Blue di Dylan. Anche Tarantula, l’unico libro vero e proprio composto da Dylan, va visto più come un omaggio alla tradizione americana del racconto bizzarro che come una raccolta di poesie o di poesie in prosa. Non è un capolavoro, ma la storia della letteratura americana degli anni Sessanta non sarebbe completa senza quell’intrattabile libretto, molto più divertente di tutti i romanzi sperimentali usciti in Europa in quegli anni, Italia inclusa, e che a loro differenza è ancora leggibile.
Dylan ha rovesciato la direzione dell’influenza letteraria e, ad esempio, ha influenzato Ginsberg più di quanto Ginsberg abbia influenzato lui. È abbastanza strano che uno studio del rapporto tra Ginsberg e Dylan, che sono stati amici per quarant’anni, non sia ancora stato fatto. Dylan aveva letto Ginsberg da giovane e ha imparato quello che doveva imparare, ma non ha mai cercato di essere “ginsberghiano” se non forse in It’s All Right, Ma (I’m Only Bleeding). Ginsberg, al contrario, ha avuto un lungo periodo di ossessione dylaniana senza mai riuscire a diventare dylaniano come avrebbe voluto, come si vede dal suo volume First Blues, che non a caso non è stato inserito, almeno fino ad ora, nella raccolta completa delle sue poesie.

Shelter from the Storm fa parte di Blood on the Tracks, una suite di dodici canzoni (se contiamo anche le due canzoni Up to Me e Call Letter Blues, uscite a parte anni dopo) che può reggere il confronto con qualunque sequenza di poesie d’amore della letteratura del secondo Novecento. Non solo: come ciclo di canzoni affonda le sue parentele in molte nobili famiglie. Se da un lato fa pensare a In the Wee Hours, uno dei più perfetti concept album mai arrangiati da Frank Sinatra e Nelson Riddle, dall’altro ha un suo corrispettivo colto nella disillusione post-romantica del ciclo Dichterliebe, “amor di poeta”, testo di Heinrich Heine e musica di Robert Schumann (e se l’accostamento dei nomi sembra impossibile, allora abbiamo parlato per niente).
Shelter from the Storm è uno dei momenti più densi dell’intero ciclo. Musicalmente ha quasi la stessa ipnotica semplicità modale di All Along the Watchtower. Una donna vi appare, ossessivamente, come la salvezza del poeta. A sua volta, ammettendo che “in cima a una collina si sono giocati i miei vestiti”, il poeta denuncia un tentativo di identificazione con Gesù Cristo che però non ha séguito (Cristo come figura salvifica non ha ancora preso corpo per Dylan all’epoca di Blood on the Tracks) e dovrà quindi rassegnarsi al distacco. Certamente la canzone è afflitta dalla monumentale compassione che il poeta prova per se stesso, e della quale non si fa mistero. Qui Dylan dimostra di aver appreso fin troppo bene l’eredità post-romantica, ma tra i suoi versi c’è anche altro: c’è la lenta e misteriosa costruzione di un’equazione tra la donna e la divinità che si svela solo nell’ultima strofa: “Se solo potessi far tornare l’orologio a quando sono nati lei e Dio”. Molte cose entrano qui in gioco: una negazione del tempo che è uno dei tratti più ostinati della lotta del poeta contro il decadimento, l’identificazione della salvezza con un eterno femminino deificato (come ci insegna buona parte della letteratura occidentale dal dolce stil novo in poi), ma anche una sorta di matrimonio celeste molto ebraico, dove sembra che tutto potrebbe risolversi se si potesse tornare a quel momento in cui Jehova era ancora unito alla sua Shekinah, alla sua presenzialità (di genere femminile) che dopo la caduta può solo vagare lontana da lui, nel regno della materia che sta al fondo dell’albero della vita.

(fonte: railibro.rai.it)

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"Rolling Stone" elegge i 100 migliori cantanti di tutti i tempi

La celebre rivista musicale americana "Rolling Stone" ha eletto i 100 più grandi cantanti di tutti i tempi. Sul podio la favolosa Aretha Franklin. Come non ricordare i suoi successi, da "Respect" a "Chain of Fools". Una voce indimenticabile, "un regalo di Dio".
Al sondaggio realizzato dalla rivista hanno partecipato grandi star del panorama musicale, come Bruce Springsteen, Rod Stewart, Justin Timberlake, George Michael, Keith Richards, Carlos Santana, B.B.King, Lenny Kravitz, Billy Joel, Ringo Star, nonché giornalisti, produttori e discografici.
Al secondo posto della classifica c'è un altro grande protagonista della scena musicale, Ray Charles, e al terzo l'indimenticabile Elvis Presley. John Lennon è al quinto posto e Bob Dylan al settimo.
Una classifica ricca quella della rivista che tra le ultime posizioni annovera ancora grandi voci. Al 93° posto si trova, infatti, Annie Lennox, al 96° B.B. King al 100° Mary J. Blige.

Questa è la classifica :

The 100 Greatest Singers of All Time

1 | Aretha Franklin
2 | Ray Charles
3 | Elvis Presley
4 | Sam Cooke
5 | John Lennon
6 | Marvin Gaye
7 | Bob Dylan
8 | Otis Redding
9 | Stevie Wonder
10 | James Brown
11 | Paul McCartney
12 | Little Richard
13 | Roy Orbison
14 | Al Green
15 | Robert Plant
16 | Mick Jagger
17 | Tina Turner
18 | Freddie Mercury
19 | Bob Marley
20 | Smokey Robinson
21 | Johnny Cash
22 | Etta James
23 | David Bowie
24 | Van Morrison
25 | Michael Jackson
26 | Jackie Wilson
27 | Hank Williams
28 | Janis Joplin
29 | Nina Simone
30 | Prince
31 | Howlin' Wolf
32 | Bono
33 | Steve Winwood
34 | Whitney Houston
35 | Dusty Springfield
36 | Bruce Springsteen
37 | Neil Young
38 | Elton John
39 | Jeff Buckley
40 | Curtis Mayfield
41 | Chuck Berry
42 | Joni Mitchell
43 | George Jones
44 | Bobby "Blue" Bland
45 | Kurt Cobain
46 | Patsy Cline
47 | Jim Morrison
48 | Buddy Holly
49 | Donny Hathaway
50 | Bonnie Raitt
51 | Gladys Knight
52 | Brian Wilson
53 | Muddy Waters
54 | Luther Vandross
55 | Paul Rodgers
56 | Mavis Staples
57 | Eric Burdon
58 | Christina Aguilera
59 | Rod Stewart
60 | Björk
61 | Roger Daltrey
62 | Lou Reed
63 | Dion
64 | Axl Rose
65 | David Ruffin
66 | Thom Yorke
67 | Jerry Lee Lewis
68 | Wilson Pickett
69 | Ronnie Spector
70 | Gregg Allman
71 | Toots HIbbert
72 | John Fogerty
73 | Dolly Parton
74 | James Taylor
75 | Iggy Pop
76 | Steve Perry
77 | Merle Haggard
78 | Sly Stone
79 | Mariah Carey
80 | Frankie Valli
81 | John Lee Hooker
82 | Tom Waits
83 | Patti Smith
84 | Darlene Love
85 | Sam Moore
86 | Art Garfunkel
87 | Don Henley
88 | Willie Nelson
89 | Solomon Burke
90 | The Everly Brothers
91 | Levon Helm
92 | Morrissey
93 | Annie Lennox
94 | Karen Carpenter
95 | Patti LaBelle
96 | B.B. King
97 | Joe Cocker
98 | Stevie Nicks
99 | Steven Tyler
100 | Mary J. Blige

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"Shine a light" in edicola dal 20 Novembre                             clicca qui

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Paul McCartney: "Voglio fare un disco con Bob Dylan"       clicca qui

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I GRUPPI MITICI.......

The Who - Behind Blue Eyes                                                     clicca qui

 

a
Mercoledi 19 Novembre 2008

IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di Elvio

Ciao a tutti ,
mi chiamo Elvio e sono fan da molti anni del Maestro.
Capisco e mi rendo perfettamente conto che Bob non può più essere quello
di vent’anni fa , e nemmeno lo vorrei , ma questa non mi sembra una valida
ragione per buttarlo nel tritacarne. Non so se andrò al prossimo concerto italiano
(se ci sarà) , ma per me Bob è sempre quello , PRO a vita. Grazie dell’attenzione.

 

A questo punto siamo perfettamente in parità :o) , 35 a 35 , scrivete , scrivete , scrivete , fate sentire la vostra opinione , difendete o contestate con orgoglio ,  potete anche cambiare opinione e rivotare , il sondaggio andrà avanti finchè Bob farà spettacoli , e questo è il modo più simpatico e reale per sapere  il pensiero dei dylaniani  italiani direttamente dalle loro parole.

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Review: Sudbury, Ontario - Sudbury Arena - November 13, 2008

Dylan attira diverse generazioni

By ANGELA SCAPPATURA, THE SUDBURY STAR

Giovedi notte , l’icona pop Bob Dylan ha provato che , dopo 50 anni , la sua musica è ancora importante per generazioni di fans.
“E’ una leggenda “ dice Mikale Robitaille , 16 anni “ Non è come la musica di adesso che parla solo di sesso , droga e Rock n’Roll , la sua musica è roba reale e manda un buon messaggio”.
Robitaille stava fuori dall’Arena con tre giovani amiche , come altre migliaia di persone che vanno ai concerti , aspettava che aprissero le porte. Diverse generazioni erano presenti fra la folla , con gruppi di teenagers , adolescenti e fans di mezza età.
Amy Gagnon 16 anni , ha detto di avere nella parete di camera sua una specie di santuario dedicato a Dylan , “ la sua musica mi ispira , amo tutta la sua roba”.
Dylan era già stato a Sudbury in precedenza , ma i fans sembravano sapere che questa potrebbe essere l’ultima visita alla città del 67enne vecchio musicista.
Un uomo , che ha seguito Dylan fin da 1968 , si è detto impaziente di vedere di persona quanto Dylan fosse invecchiato.
“ Salirà sul palco con un deambulatore , una stampella o avrà due uomini che lo porteranno sul palco ?” chiede John Scott con sorriso , “ Nonostante la sua età , il vero Dylan-fan non se andrà da qui scontento – ha detto – loro conoscono Bob Dylan , sanno cosa aspettarsi”.
Il publico stava ancora accomodandosi nelle sedie quando Dylan ha iniziato la sua sold-out esibizione con “Watching the river flow”. Vestito di nero con una fedora bianca in testa , Dylan ha suonato la tastiera per la prima parte dello show stando sulla destra del palco.
Non ha detto una parola al pubblico ed ha aspettato la metà della quarta canzone per uscire da dietro la tastiera e mettersi al centro del palco con la sua chitarra. É stata la prima volta che si è messo al centro del palco e la folla ha accolto entusiasticamente questo cambiamento.

Dopo molte canzoni , è stato duro vedere che un piccolo gruppo di teen-girls vicino alla prima fila si erano messe ad lanciare urletti come se Dylan fosse un infuocato giovane idolo pop.
A metà dello show , Steve Gossling , uno del pubblico ha detto di essere “graziosamente impressionato”. “ Sto pensando a quello che questo ragazzo ha visto nella sua vita e come potrebbe essere soddisfacente per lui essere qui , 60 anni dopo, e vedere che alcune delle cose che scrisse sono state per la maggior parte recepite – ha detto bene , tra una canzone e l’altra – “ Non è cosa da tutti i giorni che un cantautore leggendario di 70 anni venga nella nostra città a cantare e funzioni ancora come questo ragazzo !”.

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by John Levesque

Momento magico #1 : La band è partita con la familiare sequenza di accordi dell' intro di Workingman blues #2 , mentre Bob girava intorno nella semi-oscurità davanti alla sua tastiera . Invece di mettersi al suo posto di lavoro , Bob ha preso la sua chitarra che stava di fronte alla batteria e si è diretto al microfono al centro del palco.
La Band ha sfumato la intro di Workingman blues e Bob ha cominciato a suonare Girl of (from) the north country. I cinque minuti seguenti sono stati il momento più bello della serata , forse dell’anno – Bob ha cantato dolcemente la sua nostalgica ballata come se fosse stato da solo nell’Arena di Sudbury , con gli anni che scivolavano via da lui , come il silenziosimmo ed attentissimo pubblico ha potuto vedere.

Momento magico #2 : Due canzoni dopo la band ha ricominciato Workingman blues #2 e Bob l’ha cantata al microfono centrale . La sua resa vocale ed il suo manierismo fisico oscillavano nel tempo e nello spazio tra Al Johnson e Bing Crosby. Ogni frase viene resa vitale da come Bob mima lo svolgersi della vita in quei tempi epici di resilienza e risoluzione , la canzone è l’artista e l’artista è la canzone.

Momento magico #3 : Bob attacca Mr.Tambourine Man , ed è stato come se tutti , lui compreso , si rendessero conto che poteva cantare questa immortale canzone in pubblico infinite volte tra il presente ed il futuro.

Bob era infiammato stasera , molto meno Denny e Stu. Non c’è stata traccia di Paul James , anche se Stu è salito sul palco solo alla sesta canzone. ( qualcosa era successo , ma noi non sappiamo cosa). E’ stato come se sul palco ci fossero state due fazioni diverse , Bob , Tony , George e Dennie che marciavano alla grande , e Stu & Denny che guardavano il mondo come se stessero suonando per il loro funerale.
Per compensare le loro mancanze della serata , Bob è stato a lungo davanti e al centro del palco, cantando Most likely you go your way ed altri pezzi della metà degli anni 60 con questo atteggiamento , armonica in mano per sottolineare e separare ogni strofa.
Il pubblibo di Sundury è stato attento ed ha apprezzato lo show dall’inizio alla fine .
Con due miniere della zona che hanno annunciato l’imminente chiusura in questa settimana , la gente di qui sapeva tutto sui workingman’s blues.
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Ricordando i tre concerti italiani di questa estate                     clicca qui

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Libri : Michele Murino - Dylan & Friends                                clicca qui

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Polemiche passate : Io non s(u)ono qui. Bob Dylan a Trento   clicca qui

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I migliori libri dedicati a Bob Dylan                                           clicca qui

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Video : 883 with Paola e Chiara - Non sei Bob Dylan                clicca qui

 

a
Martedi 18 Novembre 2008

Le parole (e la musica) volano nel vento con i Blackstones

di Michele Murino     clicca qui

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Set list: Kanata, Ontario - Scotiabank Place - November 16, 2008

1. Leopard-Skin Pill-Box Hat
2. Don't Think Twice, It's All Right
3. I'll Be Your Baby Tonight
4. Visions Of Johanna
5. Rollin' And Tumblin'
6. Not Dark Yet
7. Tweedle Dee & Tweedle Dum
8. I Believe In You
9. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
10. Every Grain Of Sand
11. Highway 61 Revisited
12. Blind Willie McTell
13. I Don't Believe You (She Acts Like We Never Have Met)
14. Nettie Moore
15. Thunder On The Mountain

(encore)

16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower

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Reviews : Oshawa, Ontario - General Motors Centre - November 12, 2008

Dylan continua a borbottare

by Steve McLean (CHARTattack)

Era una serata importante per me , ho fatto una camminata fino alla parte bassa di Oshawa ed ho visto Bob Dylan , e adesso posso tranquillamente dire che non vedo nessun motivo per ripetere questa esperienza.
Possiedo una manciata di album di Dylan , ho grande rispetto per tutto il suo lavoro che lascerà in eredità , le sue canzoni più conosciute mi sono familiari , così mi definirò un fan casuale.
Sin da quando è diventato una leggenda della musica del 20° secolo , ed ora ha 67 anni , ho sempre desiderato vederlo prima che fosse troppo tardi. Le mie aspettative non erano particolarmente esigenti quando sono entrato nell’arena , così non sono rimasto particolarmete sorpreso dall’aver visto due ore di uno show mediocre.
L’Arena , con sedie aggiuntive per aumentarne la capacità , probabilmente fra le 5.000 e le 6.000 persone per il concerto. C’erano parecchi posti vuoti e gli altri occupati da persone abbastanza letargiche. A parte qualche Yahooos e un paio di entusiastiche ovazioni nei bis , il tutto è stato abbastanza tranquillo.
La voce di Bob Dylan è stata così atroce che ancora potreste chiedervi che cosa ha cantato per la maggior parte dello show, e il fatto che lui cambi arrangiamento e parole abbastanza spesso alle sue canzone non rende per niente facile il compito di riconoscerle.
Queste erano le cose negative , i musicisti che lo accompagnavano erano eccellenti. Lui è stato dietro la tastiera per la maggior parte del tempo , con un cappello bianco ed un vestito nero con bande bianche sui pantaloni che lo facevano sembrare in uniforme. La parte di organo è stata prominete in molte canzoni , ed Al Kooper potrebbe essere contento di come sono state suonate le sue note. Dylan è uscito da dietro la tastiera per suonare l’armonica in diverse occasioni , veramente notevole nella lunghissima “ Just like Tom Thumb’s blues”.

Se qualche volta siete stati in una decente taverna nel sud dell’Ontario che offre musica dal vivo da oltre 25 anni , probabilmente avrete visto il chitarrista rock-blues Paul James da qualche parte lungo la strada , Dylan ha fatto quello che aveva fatto due decadi fa al Toronto’s Nags Head , suonando insieme , e probabilmente i due sono rimasti in contatto.
James è stato il solo chitarrista sul palco per le prime cinque canzoni , ha suonato “The leeve’s gonna break” ed ha fatto un bell’assolo in “High water”. É stato inoltre fondamentale con un nuovo arrangiamento di “Tangled up in blue” , poi ha suonato “Honest with me” , “Highway 61” e “All along the watchtower”.
James è misteriosamente scomparso dopo “High water” e non si è visto nemmeno quando Dylan ha presentato i musicisti sul finire dello show , ( la sola volta che l’uomo nato con il nome di Robert Zimmerman ha parlato al pubblico). James è stato rimpiazzato dai due chitarristi titolari della band , Stu Kimball alla ritmica e Denny Freeman alla solista , assieme a Dylan c’erano il bassista Tony Garnier , il batterista George Recile ed il polistrumentista Donnie Herron ( che ha suonato la viola , il banjo , il mandolino . la pedal e la lap steel guitar ) , loro formano un gruppo di talento.

Un solido rock-sound ha caratterizzato molte canzoni , “Honest with me” , forse troppo alta di volume , “When the deal goes down” è stata fatta a tempo di valzer , e qualcosa simile ad un mix fra reggae e country per “Nettie Moore”.
Benchè Dylan sembrasse che stesse facendo i gargarismi per la maggior parte del tempo , la sua più ispirata prestazione è stata probabilmente “Highway 61”.
Dopo aver lasciato il palco con un apprezzabile applauso dopo “Thunder on the mountain , non è stata una sorpresa quando Dylan e la band sono ritornati per “Like a rolling stone”. Per usare una parola che viene detta spesso nel mio ufficio al ChartAttack , la canzone è stata “epica” , sfortunatamente non la prestazione , i brividi che mi aspettavo di sentire per tutto il corpo non si sono mai fatti vedere.
Adesso ho visto Dylan , suppongo di essere contento di averlo visto , ma sono sicuro che le mie impressioni sarebbero state molto più positive se l’avessi sentito ai suoi inizi. L’uomo può continuare a cantare , le sue canzoni hanno realmente colpito la gente in questi anni , ma io non ho avuto la minima idea di cosa stesse cantando per il 90% del tempo mercoledi.

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by Jeremy Schneider

Bob ha fatto un buon lungo giro in Canada in questa stagione , dalle montagne alle praterie , girando per l’Ontario per 6 show in questo tratto del tour, ha girato tutto il nord drl paese . Lsa storia è apparsa l’altro giorno su un giornale locale , Bob è andato a visitare la casa della gioventà di Neil Young.
Durante la sosta per il concerto di Winnipeg , é salito nella stanza da letto di Neil , ha guardato dalla finestra , la vera finestra dalle quale guardava Neil quando suonava la chitarra . E stato un bel momento per Bob , sapendo che faceva le stesse cose nello stesso tempo nel Minnesota.

Oshawa , sulla sponda del Lago Ontario , popolazione 140.000. La general Motors è la linfa della città , ma da quando l’economia ha mollato , il rapido deterioramento della general Motors ha messo in difficoltà un sacco di aziende di minuteria che lavoravano per lei , penso che ci siano ancora nubi nere sul settore automobilistico.

Il luogo dello show è la vecchia sede della General Motors , che se n’è andata da un’altra parte due anni fa.

Sono arrivato da Toronto 90 minuti prima dell' apertura dei cancelli prevista per le 7,30 p.m. , ho aspettato 15 minuti per presentare i miei biglietti pre-pagati al personale. Frugare in un sacco di buste non numerate per trovare il mio biglietto è sata una cosa che ha messo a dura prova la mia pazienza- Poi , con finalmente in mano il biglietto , gli scanner elettronici non sono riusciti a riconoscerlo , così sono tornato al Will Call per avere la conferma che mi avevao venduto i due posti. L’intero processo ridondava di stupidità . Questo tipo di cagate non dovrebbero succedere in Toronto , comunque......

In una notte di luna piena , Bob ha apero il concerto con una potente Wicked Messenger , con il suo vecchio amico bluesman di Toronto Paul James che sostituiva i due chitarristi per una parte del concerto.
Il suono era buono , ben lungi dal tormentato pasticcio che avevo sentito nel precedente concerto di Hamilton la scorsa estate , probabilmente grazie alla piccola arena , molto intima , che conteneva al massimo 3.000 spettatori.

La sua forma e la sua voce erano grandi , al massimo. Just like Tom Thumb’s blues è stata la seconda battuta , una bella versione dove l’ho visto venire al centro del palco per un fantastico assolo di armonica.
La gente era proprio vicina quando Bob stava al centro del palco di fronte al microfono , era più di un front-man da quella posizione.

Poi è stato rock saltellante con The Leeve’s gonna break . Tony Garnier ha fatto un sacco di numeri col contrabbasso , mentre il super utile Donnie Herron , l’unico a non portare il cappello , suonava il mandolino. Intorno al palco molti sorrisi.
Le canzoni seguenti della set list sono quelle che hanno scatenato i sogni del Bootleggers.
Una lenta “Tangles up in blue” ha portato la gente sul tasto della familiarità , e Geotge Recile ha riposto il suo martello nella cassetta degli attrezzi. La versione rinnovata era più lenta e più determinata che la versione standard che era più trotterellante.Negli annni scorsi Tangled era la presenza principale nella set list , adesso ha ridotto la sua frequenza.E’ stata una versione melodica , reinventata , che ha portato una ventata d’aria fresca al vecchio cavallo di battaglia. E’ seguita “Highwater” che è una delle canzoni più importanti della trilogia TOOM , L&T e MT. La metafora è stata inerente allo stato attuale dell’economia del Paese - tutto l’oro e l’argento sono stati rubati-. In questo pezzo Donnie è andato a ruota libera con il banjo , mentre Paul James gli rispondeva alzando il livello della canzone con diverse scalate di chitarra.
La mia bocca ha toccato la terra quando Bob ha lanciato la cow boy band nel numero seguente , “Man in the long black coat” – una rarità che ho inseguito da diversi anni , fin dal mio primo concerto di Dylan nel lontano 1992, sperando di sentirla fare dal vivo.
Mi sono girato agli amici accanto a me (che hanno sempre contato su di me per sapere le canzoni che avrebbero sentito nella serata), dicendo loro che da molto tempo questa era la miglior set list alla quale ero stato testimone.
In questa ha riscritto il testo di nuovo : (“I went down to the river/But I did miss the boat”).A questo punto Paul James si è ritirato cedendo il posto s Stu e Danny , ambedue vestiti in nero col cappello , che hanno preso il loro posto uno vicino all’altro sulla sinistra del palco.

Dopo i fortissimi primi cinque pezzi , Bob ha presentato come sesto “Tweedele dee & tweedle dum”. Questo pezzo non è mai stato uno dei miei preferiti , ma stavolta si è guadagnato un nuovo rispetto. Bob era al centro del palco di nuovo , suonando con l’armonica , muovendo in modo strano le ginocchia in una specie di ballo , poi ha dato spazio ai chitarristi per i loro solos. Danny e Stu si scambiavano i riff , rispondendosi uno con l’altro , cosa penso dovuta al fatto che erano uno di fianco all’altro e non come di solito ai lati opposti del palco.

“Desolation row” è stata veramente martellante , Bob rideva in certi punti. Lui e Donnie hanno suonato alcune cose pregevoli durante l’esecuzione. Il suo fraseggio è stato di nuovo reinventato e non c’era traccia della tecnica di canto che usava nei tempi sassati. Nell’ultima parte della canzane Bob ha sputato fuori ogni sillaba come una martellata (“And no—bo—dy has to think a—bout De—so—la—tion Row”)
Le seguenti sono state “Till i fell in love with you” e “Simple twist of fate” , entrambe tematicamente correlate , in che modo l’amore ha la possibilità di separarsi dalle cose del mondo , che grande combinazione piena di bramosia , la perdita e la disperazione.
Nonostante negli show precedenti Bob abbia suonato qualche volta la chitarra , questa sera non c’è stata traccia di questa eventualità. Si è alternato fra la tastiera e l’armonica , con la gente entusiasta specialmente quando stava al centro del palco.
“Honest with me” , molto rock , ha preceduto un significante momento per “When the deal goes down”.
E’ tornato al rock-tempo per la bruciante “Highway 61” , e dopo di nuovo l’atmosfera tranquilla ed il quasi parlato di “Nettie Moore”
Dopo la versione piena di energia di “Thunder on the mountain” Bob ha lasciato il palco , con il pubblico che chiedeva a gran voce “more”.
LARS e AATW sono stati gli standard per i bis.
Questo è stato il miglior ahoe di Dylan del quale sono stato testimone. Guardate la set list ! Tutti voi bootlegger , occhio a questo. Bob ha chiuso la luce in una bottiglia in Oshawa.
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Libri: "Parole nel vento", la critica doc su Dylan

Dodici saggi sul cantuautore americano firmati da diversi esperti e raccolti da Alessandro Carrera di Andrea Monda

Nella postilla all’introduzione del volume, il critico Alesssandro Carrera informa il lettore che «su Bob Dylan sono stati scritti, solo nella lingua inglese, circa duecentotrenta libri, più duecentocinquanta saggi usciti su riviste mensili, culturali o accademiche. Non si possono contare le migliaia di articoli e recensioni pubblicate su riviste settimanali e sui quotidiani...». “Parole nel vento”, titolo che ovviamente parafrasa la canzone più famosa di Dylan, è un altro testo che si aggiunge alla sterminata lista con la particolarità, indicata nel sottotitolo: un’antologia che raccoglie “I migliori saggi critici su Bob Dylan”.

Al termine della lettura viene da pensare che l’audace scommessa sia stata vinta: si tratta di dodici lunghi articoli scritti dalle massime autorità «dylanologhe» mondiali e selezionati dalla massima autorità italiana, Alessandro Carrera che nel 2001 ha pubblicato “La voce di Bob Dylan”, senz’altro il miglior saggio italiano sull’argomento. Dodici articoli che si rivelano altrettanti tasselli adatti per ricostruire il mosaico-Dylan, uno dei più affascinanti del panorama non solo musicale degli ultimi decenni. Il primo di questi tasselli coglie la lunga parabola della carriera quasi all’inizio, nel 1964, in uno dei primi momenti di «svolta»: il critico musicale Nat Hentoff racconta in poche pagine la seduta in studio di incisione relativa alla realizzazione del quarto album del cantautore intitolato significativamente “Another side of Bob Dylan”. È l’album che segna il passaggio dalle canzoni di protesta a quelle più intime e d’amore, così come l’album successivo annuncerà la trasgressiva opzione per il rock a scapito del folk.

Di svolta in svolta il libro accompagna l’intera parabola dylaniana ed è proprio questo uno degli aspetti migliori del volume: nessun periodo di Dylan è stato trascurato ma tutto è ben rappresentato, dal menestrello folk che cantava “Blowin’ in the wind”, all’attempato signore baffuto che, per citare un suo verso, «dressed like squire» (vestito come signorotto di campagna) ancora oggi sforna album come “Modern Times” e viaggia su una media di quasi cento concerti all’anno. Come coglie con la solita precisione Carrera nell’introduzione, per Dylan «l’arte non è un artefatto, l’arte è azione […] e soprattutto conversazione. […] Dylan conversa con le sue canzoni». Quest’antologia racconta e fa il punto della situazione di questa lunga conversazione. È difficile (e forse inutile) dire quale sia il migliore di questi dodici saggi: si può dire che ce n’è per tutti i gusti, e se i primi hanno in più il sapore quasi dell’archeologia (da non confondersi con la nostalgia) sono proprio quelli degli ultimi anni, dopo il 2000, che colpiscono per ampiezza e profondità: viene da pensare che forse i critici appassionati di Dylan sono cresciuti insieme, e grazie, al loro cantautore preferito.

“Parole nel vento”, a cura di A. Carrera, Interlinea edizioni, Novara 2008, pp.229, 18 euro

(fonte : archiviostorico.corriere.it)

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Lennon Remembers

The Rolling Stone Interviews
by Jann Wenner

What is the nature of your relationship with Bob?
It's sort of an acquaintance, because we were so nervous whenever we used to meet. It was always under the most nerve-wracking circumstances, and I know I was always uptight and I know Bobby was. We were together and we spent some time, but I would always be too paranoid or I would be aggressive or vice versa and we didn't really speak. But we spent a lot of time together.
He came to my house, which was Kenwood, can you imagine it, and I didn't know where to put him in this sort of bourgeois home life I was living. I didn't know what to do and things like that. I used to go to his hotel rather and I loved him, you know, because he wrote some beautiful staff, I used to love that, his so called protest things. I listened to his words, he used to come with his acetate and say "Listen to this, John, and did you hear the words?" I said that doesn't matter, the sound is what counts-the overall thing. I had too many father figures and I liked words, too, so I liked a lot of the staff he did. You don't have to hear what Bob Dylan's saying, you just have to hear the way he says it.
When was the last time you saw Bob?
He came to our house with George after the Isle of Wight and when I had written "Cold Turkey".
Yoko: And his wife.
John: I was just trying to get him to record. We had just put him on piano for "Cold Turkey" to make a rough tape but his wife was pregnant or something and they left. He's calmed down a lot now.
I just remember before that we were both in shades and both on fucking junk, and all these freaks around us and Ginsberg and all those people. I was anxious a shit.
You were in that movie with him, that hasn't been released?
I've never seen it but I love to see it. I was always so paranoid and Bob said "I want you to be in this film". He just wanted me to be in the film.
I thought why? What? He's going to put me down: I went all through this terrible thing.
In the film, I'm just blabbing off and commenting all the time, like you do when you're very high or stoned. I had been up all night. We were being smart alecks, it's terrible. But it was his scene, that was the problem for me. It was his movie. I was on his territory, that's why I was so nervous. I was on his session.

TRADUZIONE ITALIANA

Qual è la natura della tua relazione con Bob?
Era come se fossimo dei conoscenti, perché eravamo così nervosi ogni volta che ci incontravamo. Era sempre in circostanze snervanti, so che ero sempre teso e so che anche Bobby lo era. Abbiamo passato un po’ di tempo insieme ma ero sempre troppo paranoico oppure ero aggressivo o vice versa e non abbiamo mai veramente parlato. Ma abbiamo passato molto tempo insieme.
Venne a casa mia, che era Kenwood, ti immagini? E non sapevo dove metterlo nella sorte di vita borghese che stavo vivendo. Non sapevo cosa fare e cose di questo genere. Di solito andavo al suo hotel e mi piaceva, sai, perché scriveva delle belle cose, amavo quelle cose, le sue canzoni definite “di protesta”. Ascoltavo le sue parole, usava arrivare con la sua demo dicendo “Ascolta questo, John, e hai compreso le parole” Dissi che non importava, il suono è ciò che conta – la cosa più importante. Avevo troppe figure paterne e mi piacevano anche le parole, così mi piacevano molte delle cose che fece. Non devi ascoltare cosa sta dicendo Bob Dylan, devi solo ascoltare il modo in cui lo dice.
Quando è stata l’ultima volta che hai visto Bob?
Arrivò a casa nostra con George dopo l’Isola di Wight e quando avevo scritto “Cold Turkey”.
Yoko: E sua moglie.
John: Stavo cercando di farlo registrare. Lo avevamo appena messo al piano per fare una demo per “Cold Turkey” ma sua moglie era incinta o qualcosa del genere e se ne andarono. Ora si è calmato molto.
Mi ricordo solo che portavamo entrambi gli occhiali scuri ed eravamo entrambi fuori di testa con quello schifo di droga e c’erano tutte queste strane persone intorno a noi e Ginsberg e tutti gli altri. A quel tempo ero molto ansioso.
Apparivi in quel film con lui, che non è ancora stato proiettato al pubblico (n.d.r. Don’t look back)?
Non l’ho mai visto ma mi piacerebbe molto vederlo. Ero così paranoico e quando Bob disse “Voglio che tu appaia in questo film”. Voleva solo che io apparissi nel film.
Pensai perché? Cosa? Vedrai che mi vuol far fare una brutta figura: tutte queste cose terribili mi passavano per la testa.
Nel film blateravo e commentavo tutto il tempo, come si fa quando sei fatto o fuori di testa. Ero stato in piedi tutta la notte. Facevamo i saccenti sapientoni, è terribile. Ma era la sua scena, questo era il problema per me. Era il suo film. Ero sul suo territorio, ecco perché ero così nervoso. Ero nella sua sessione.

(Dean Spencer News)

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Bob Dylan ed i Beatles   di Michele Murino                                     clicca qui

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Pete Molinari:“A Virtual Landslide”                                       clicca qui

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E' Aretha Franklin la più grande voce dell'era del rock        clicca qui

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I GRUPPI MITICI.......

The Kinks - Waterloo Sunset                                                     clicca qui

 

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Lunedi 17 Novembre 2008

Talking Bob Dylan Blues - Parte 432 -    clicca qui

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Set list: Kingston, Ontario - K-Rock Centre - November 15, 2008

1. Maggie's Farm
2. Lay, Lady, Lay
3. Things Have Changed
4. Spirit On The Water
5. Tweedle Dee & Tweedle Dum
6. Just Like A Woman
7. The Levee's Gonna Break
8. Make You Feel My Love
9. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
10. Ballad Of Hollis Brown
11. Honest With Me
12. The Lonesome Death Of Hattie Carroll
13. Highway 61 Revisited
14. Nettie Moore
15. Thunder On The Mountain

(encore)

16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower

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Review: London, Ontario - John Labatt Centre - November 11, 2008

By JAMES REANEY - Sun Media

London , Ont. – L’enigma senza fine che risponde al nome di Bob Dylan è tornato al John Labatt Center l’altra sera.
Questa volta con Dylan c’era un vecchio amico – il blues-rocker Paul James di Toronto – sul palco per l’inizio di questo show di due  ore , presenti 3.200 fans.
All’inizio del set , l’icona rock con una calcolata voce “squack” ( rauca ed aspra) ha suonato delle versioni completamente riarrangiate di qualche vecchio classico come I’ll be your baby tonight , Master of war e The leeve’s gonna break.
Avere un Paul James infuocato dall’inizio dello show è stata la sola differenza positiva fra questo ed il concerto dell’altra sera e del concerto del 2006 che Dylan ha tenuto ancora qui nella London Arena.
Questa volta Dylan è sembrato essere più animato , e uscito da dietro la tastiera diverse volte per suonare l’armonica , facendo un sacco di gesti di incoraggiamento alla sua eccellente band.
La tastiera , che era quasi scomparsa l’altra sera , è stata prominente , ricordando il classico suono dell’ Hammond di Al Kooper negli anni 60’.
Entrambi gli show sono stati diversi. La scorsa notte una versione troppo lunga di Ain’t Talking da “Modern Times” è durata per metà del set principale. Dopo un desolante applauso , Dylan e la band sono ritornati sul palco per Like a rolling stone ed All along the watchtower. Entrambi i pezzi sono stati forti ed hanno strappato una vera ovazione al pubblico.
Come nel 2006 , la sua voce era totalmente rauca ed aspra . Questo ha annoiato numerosi fans e anche questa sera è stata la stessa cosa. Era un rumore , non una cosa buona , questo può essere detto del concerto al London center.
Oh bene , questo recensore ha deciso di accettare la decisione di Dylan di prendere in giro le sue parole famose, Quando voleva che una frase fose chiaramente capibile – diceva la sbiascicata “ I hope that you die” da Master of war , o l’irinica “ You think i’m over the hill” da Spirit on the water” e la minacciosa “ How does it feel?” da Like a rolling stone , solo queste parole si sono potute capire.
“Incomprensibile” , Dylan l’ha fatto capire chiaramente durante la presentazione della band , un indizio che il Maestro e Giullare può essere capito solo quando vuole lui.

Dylan ha trattato i suoi testi come un maestro di jazz manipola una melodia familiare. Inoltre Dylan sembra girare e storpiare le sue canzoni per adattarle con una forma nuova alla sua voce.

James lo ha incontrato la prima volta nel 1986 quando Dylan è apparso alla Toronto’s Nag’s Head Tavern ed è stato ospite di James e della sua band.
L’altra notte , il chitarrista di Toronto è stato brillante , bei fraseggi blues per eseguire la sua parte dello show. Sia nel pezzo d’apertura “Cat’s in the well” e sia in “Love minus zero/no limits” Bob e James erano in sintonia. La sintonia è stata eccitante nel 5° pezzo . La touring band di Dylan è buona , come lo erano gli Hawks , ma vorrei vedere un’ altro ritorno di James sul palco.

Come nel 2006 , gli organizzatori del Dylan’s tour , hanno stupidamente proibito macchine fotografiche e cineprese allo show. Dovete credere alle mie parole , Dylan portava un grande cappello bianco da cow boy , un vestito nero con bande rosse che lo facevano sembrare il gestore di un hotel del vecchio west.
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Parole nel vento , di Alessandro Carrera : I migliori saggi critici su Bob Dylan

È uscito Parole nel vento, una raccolta dei migliori saggi americani dedicati a Bob Dylan, tutti inediti in Italia, a cura di Alessandro Carrera. L’editore è Interlinea. I dodici testi inclusi nel volume attraversano la carriera del menestrello, fresco vincitore del premio Pulitzer 2008. In passato il riconoscimento era andato a rappresentanti della musica classica (Elliott Carter e Samuel Barber, Giancarlo Menotti, John Adams) e jazz (Wynton Marsalis e John Coltrane).

Alessandro Carrera ha tradotto dodici saggi di critica musicale inglese e americana su Bob Dylan scegliendo nella vasta letteratura disponibile sull’argomento. Il risultato è una biografia polifonica. Si parte dal 1964 con un saggio di Nat Hentoff che scrive di un Bob Dylan ventitreenne, folk, che ama vestirsi in maniera informale. Hentoff racconta una seduta di registrazione, quella dell’album Another Side of Bob Dylan, al quale è stato invitato ad assistere. Ralph J. Gleason uno dei fondatori della rivista Rolling Stone, nel 1966 scriveva “il più serio assalto all’impalcatura della Great Society e della precedente New Frontier non proviene dalle forze armate di una potenza straniera ma da un fragile, magro e sfuggente ragazzo, le cui armi sono parole e musica, un’immaginazione ardente e un’apocalittica visione del mondo. Ellen Willis, giornalista moglie di Stanley Aronowitz che favorì l’incontro tra Dylan e i Beatles, nel 1967 approfondiva la svolta rock di Dylan, quella di Highway 61 Revisited, il suo "tradimento" alla causa della canzone di protesta. Alex Ross, critico musicale del “New York Times” nel 1998 segue Dylan in tournée e lo racconta.
Il libro si conclude con un’interessante approfondimento sulla traduzione dei testi dylaniani di Alessandro Carrera scrittore e critico musicale, docente di letteratura in diverse università degli Stati Uniti e del Canada, traduttore del Dylan autobiografico per Feltrinelli.

Il bello di questo libro è appunto la diversa cronologia dei saggi su Dylan. Credo sia interessante per chi vuole approfondire la conoscenza dell’artista leggere come veniva percepito dalla critica musicale nel momento in cui “si svolsero i fatti”. Così questa antologia di scritti si libera dei caratteri di opera omnia col senno di poi, per approdare a una dimensione più agile, storica e quindi forse più vera. Chi scrisse nel 1966 viveva quel tempo e ne riportava il respiro non sapendo cosa sarebbe successo poi a Dylan e al mondo.

Bob Dylan è stato premiato con uno speciale Premio Pulitzer alla carriera. Gli è stato assegnato il Pulitzer per le arti con la seguente motivazione: per ''il profondo impatto avuto sulla musica popolare e la cultura americana attraverso composizioni liriche dallo straordinario potere poetico''. In passato il menestrello è stato candidato anche al Premio Nobel per la Letteratura.

Prefazione : Ci dev'essere un modo per uscire di qui

Non siamo noi a dover giustificare perché siamo ossessionati da Dylan. Sono gli altri che dovrebbero spiegare come mai non so­no ossessionati loro.
Christopher ricks, Minneapolis, 26 marzo 2007, a un convegno su Dylan, University of Minnesota

I. Hibbing, 11 agosto 1998

Arrivo a Hibbing su una Ford noleggiata a Minneapolis. Sono diretto alle sorgenti del Mississippi, che stanno più a ovest, sul lago Itasca, e non so bene che cosa aspettarmi da questa sosta nella città dove Dylan è cresciuto. Dopo essermi fermato a un paio di passaggi a livello davanti a treni lunghissimi che passano lenti, tagliando le foreste e portando legname e minerali ferrosi verso il porto di Duluth, trovo all'ingresso dell'abitato, come mi ha informato la mia guida tascabile del Minnesota, il Visitor Center della città. La signora Ylapura, piccola, capelli bianchi, gentilissima, forse di origine lappone (qui sono moltissimi i discendenti degli immigrati scandinavi), mi parla della miniera di ferro che si apre a nord della città, la più grande del mondo a ciclo aperto, e del museo Greyhound dove è possibile seguire la storia della compagnia di autobus, ora la maggiore degli Stati Uniti, nata proprio a Hibbing nel 1914 per portare i minatori sul luogo di lavoro. Non mi parla di Dylan, forse non sa chi è, e quasi ho paura di chiederglielo. Mi pare lontanissima dal suo mondo, e non vorrei metterla in imbarazzo. Mi ricordo di quando, nel 1990, ero stato a Okemah, il villaggio dell'Oklahoma dal quale era venuto Woody Guthrie. La casa dove è nato non c'era più dagli anni della Depressione, al suo posto stava un praticello vuoto. È vero, sulla torre dell'acquedotto cittadino (l'edificio più alto dei dintorni) c'era scritto «Woody Guthrie's Town», la città di Woody Guthrie, e questo mi aveva un po' confortato, ma alla biblioteca cittadina non avevano niente su di lui, solo un quaderno ad anelli con vecchi articoli ritagliati da vari giornali e infilati in piccole buste di plastica trasparente. Era un'opera privata dell'anziana bibliotecaria, guthriana in semi-incognito, che me la mostrò un po' orgogliosa e un po' timorosa, perché, come mi disse, a molti in città non piaceva che il più illustre figlio di Okemah fosse stato un comunista. A Hibbing non c'è scritto niente nemmeno sull'acquedotto. Il museo Greyhound, naturalmente, ha un'altra storia da raccontare, e l'altro museo, quello cittadino che sta nei sotterranei del Civic Center, è dedicato alla gigantesca Hull Mine che riassume l'intera storia della città. I pannelli dimostrativi scandiscono gli eventi decennio dopo decennio, e quando si arriva agli anni sessanta c'è una copia del giornale locale nel giorno dell'assassinio di Kennedy e la copertina di un disco dei Beatles, sopra la quale campeggia una foto di Dylan. Ma è una foto fatta durante la tournée del 1978, e non sta scritto da nessuna parte che Dylan sia cresciuto lì. La miniera è impressionante, un vero paesaggio lunare a tinte rossastre come il Painted Desert dell'Arizona, con la differenza che qui vedo gente in lontananza a lavorarci, manovrando autocarri gialli e giganteschi, dalle ruote alte più di due metri. Arriva la sera e su Dylan non ho trovato nulla. Avrò tempo domani di dare una controllata alle librerie e alla biblioteca pubblica. Intanto decido di fermarmi in un ristorante e mi cade l'occhio sull'ingresso di "Zimmy's and Atrium Restaurant" al 531 di East Howard Street, la via principale. Non sapevo neanche che esistesse, sto viaggiando un po' come viene e non mi sono preparato a dovere, ma è un ristorante a tema, e il suo tema è «You may call me Bobby, you may call me Zimmy». È come un piccolo Hard Rock Cafe, ma per un artista solo. Foto di Dylan ovunque, manifesti di concerti e ritagli di giornale. A destra dell'ingresso stanno anche ricordi d'infanzia, con fotografie di un bambino piuttosto paffutello, guardato amorosamente da un'orgogliosa mammina. Le cameriere mi fanno firmare il registro del locale, nel quale leggo i commenti di avventori come me: «Credevo che nessuno a Hibbing si ricordasse di Dylan finché per fortuna ho trovato voi». Oppure: «Bob, lascia la California e torna a Hibbing!» Al ristorante sono tutti molto gentili, il che non vuoi dire che mi senta di consigliare la loro pizza.

© 2008, Interlinea

Parole nel vento. I migliori saggi critici su Bob Dylan
228 pag., 18 € – Edizioni Interlinea 2008 (Studi)
ISBN 978-88-82-12577-6

Di Francesco Marchetti

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POLITICAL BOB - di Paolo Vites      clicca qui

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SCRIVEVANO......

Bob Dylan, sessant' anni di solitudine

Il cantautore, nato il 24 maggio 1941, è stato idolatrato ma rimane un incompreso. Per «Mr. Tambourine Man» non si ispirò a uno spacciatore di droga ma a una scena del film "La strada" di Federico Fellini.

Una biografia racconta l' autore di «Mr. Tambourine Man»: le radici, le ossessioni, il suo essere americano Bob Dylan, sessant' anni di solitudine Il cantautore, nato il 24 maggio 1941, è stato idolatrato ma rimane un incompreso Difficilmente un fan di Bob Dylan riesce a spiegare il vero motivo della sua passione. Bob non è un vero talento né come cantante né come chitarrista. Non è facile, non risulta simpatico, non è comunicativo né sul palco né fuori. Non compiace il pubblico, ama spiazzare il prossimo, non si preoccupa di deludere. Chi lo ascolta, lo legge, lo vede dal vivo, di solito sintetizza la propria appartenenza al Dylan-people in un unico modo: «E' un genio». E un genio non necessariamente viene idolatrato o acclamato: lo si segue, lo si rispetta, in un certo senso lo si adotta. Ma al di là del genio nello scrivere canzoni e nel saper nutrire con rari compromessi il proprio mito tuttora immune dal tempo (compirà 60 anni il 24 maggio), Dylan è soprattutto un Grande Seduttore: la sua musica, i testi, il modo inconfondibile e poco ortodosso di porgerli, perfino quella strana, indecifrabile faccia, sono reti in cui è facile restare fatalmente impigliati e da cui non è prevista una via d' uscita. Alessandro Carrera, lodigiano, 47 anni e un passato di musicista-cantante, negli States dall' 87, oggi austero docente di letteratura italiana alla New York University, dal Grande Seduttore è «stato preso all' amo, messo in ceppi, legato mani e piedi» quando ne aveva soltanto 16. Gli è bastato ascoltare da un 45 giri l' arpeggio iniziale di Mr. Tambourine Man per provare «il primo vero brivido giù per la schiena» che, coltivato e amplificato nel tempo, lo ha indotto a scrivere questo La voce di Bob Dylan - Una spiegazione dell' America. Non l' ennesimo omaggio al mito raccontato soltanto con il cuore, ma un accurato studio che con una bibliografia sterminata e un coro famoso sullo sfondo (da Jack Nicholson a Woody Guthrie, da Eric Clapton a Gregory Corso, da Bono a Jack Kerouac), spiega un personaggio complesso, le sue radici, le sue ossessioni religiose, il suo essere americano. Arrivando a concludere che, così come un' autentica femme fatale, il Grande Seduttore attrae per il suo muoversi costantemente nel mistero, per la capacità di meravigliare, di rivelarsi diverso da quello che si vorrebbe, di giocare a nascondersi. Sia nella vita sia sul palco, dove Bob ama camuffare i suoi pezzi classici a periodi alterni con ermetici arrangiamenti che disorientano anche i fedeli della prima ora. Proprio Mr. Tambourine Man, la canzone «dell' incantamento», rappresenta un piccolo esempio di quell' incertezza intrigante che ha consentito a Dylan di sedurre diverse generazioni. «I miei sensi sono denudati, le mie mani non sentono la presa / i piedi insensibili per camminare, aspettano soltanto che i tacchi incomincino a vagare», si legge nel testo. Per qualcuno quel Tamburino simboleggiava uno spacciatore visto sotto gli effetti della droga. In realtà, ci racconta l' autore del saggio, l' ispirazione del tamburino è dovuta probabilmente in modo più innocuo all' innamoramento per la Gelsomina di Giulietta Masina nel felliniano La strada, film ammirato dal cantante in un cinema del Village. Un esile filo italiano che certo non scalfisce l' assoluta americanità di Bob, da lui mai messa in discussione nemmeno nei momenti acuti della contestazione, nonostante la fama, mai veramente giustificata, di ribelle, pacifista e impegnato in politica. Mentre è sempre stato essenzialmente un anticonformista. «Dylan - racconta Carrera - non è Ginsberg, non punta il dito né contro la Cia né contro il Pentagono. Negli anni ' 60 molti hanno provato, ma invano, a fargli pronunciare la parola "Vietnam". E quando si è trattato della sicurezza d' Israele non ha avuto problemi ad approvare il bombardamento d' una fabbrica irachena di armi». Dylan è molto a disagio quando deve distinguere fra destra e sinistra e l' anima della sua poesia è più incline a cogliere e a rivisitare le tradizioni della terra americana, del folclore in cui innesta pure rami neri di gospel e blues, che a porsi come antagonista del sistema. Con la politica insomma non ci piglia molto e il libro ricorda pure la sua clamorosa gaffe nel ' 63 quando parlando all' assemblea d' un comitato liberal sull' assassinio di John Kennedy, s' identifica a tal punto (pur senza giustificarlo) con l' assassino Lee Oswald, da creare rumorosi disordini. Come il suo grande Paese è profondamente contraddittorio ma nessuno glielo mette in debito, perché come dice Carrera «Dylan non è più un semplice artista ma una geografia, un universo semiotico, un' infinita partita a scacchi tra la parola e la voce» che non si cura affatto di avere consensi. Il music-business di oggi lo guarda con diffidenza per due presunti torti: non essere morto più giovane e con modalità «maledette» alla maniera di Jimi Hendrix o Janis Joplin e non andare in tv a raccontare, lo fanno tanti patetici sopravvissuti, le storie dei loro amori e delle disintossicazioni da alcol e stupefacenti. Il saggio si conclude parlando di Dylan come d' un uomo profondamente solo perché l' artista americano è spesso un grande isolato, prigioniero d' una società «che aspira a essere più semplice e più nobile di quanto sia umanamente possibile, che vorrebbe negare il tragico e bandire dalla discussione pubblica i problemi di cui non si può trattare in un talk-show».  Anche per questo i cultori di Dylan, soprattutto quelli che seguono le sue orme da lontano, non potranno mai più ritornare indietro.

Paracchini Gian Luigi

(17 maggio 2001) - Corriere della Sera

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Una tesi di laurea su Bob Dylan costa 30,00 euro se volete consultarla         clicca qui

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Video : Bob Dylan - Forever Young                                                                   clicca qui

 

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Domenica 16 Novembre 2008

JIMI  HENDRIX

 

 

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Sabato 15 Novembre 2008

Set list: Sudbury, Ontario - Sudbury Arena - November 13, 2008

1. Watching The River Flow
2. Mr. Tambourine Man
3. Rollin' And Tumblin'
4. Positively 4th Street
5. High Water (For Charley Patton)
6. A Hard Rain's A-Gonna Fall
7. 'Til I Fell In Love With You
8. Girl Of The North Country
9. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
10. Workingman's Blues #2
11. Most Likely You Go Your Way (And I'll Go Mine)
12. Love Sick
13. Highway 61 Revisited
14. Ain't Talkin'
15. Thunder On The Mountain

(encore)

16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower

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Review: London, Ontario - John Labatt Centre - November 11, 2008

by Lara Souter

Lasciatemi dire che Bob Dylan è bello. Non ho mai provato tanta soddisfazione in vita mia per un concerto. Dylan non offre il solito vecchio concerto notte dopo notte. C’è qualcosa di spontaneo e significativo in ogni parola comprensibile che dice. Se ascoltate quello che dice , potreste capire quanto torturato ed umano sia quest’uomo.E questa è la ragione , ne sono sicura , per la quale così tanta gente lo ama.Perchè lui è proprio come noi.

La scorsa notte ho ricevuto il messaggio forte e chiaro. Lui è umano. Lui è sensitivo. Forse lui al momento delude molto. Questa è la ragione per la quale  dopo lo show ho quasi schiaffeggiato un gruppo di persone che stavano denigrando la sua prestazione. Ma cos’è che ascoltano ? Il suo show è brillante. Fa sempre nuovi arrangiamenti e mai la stessa set-list. Quest’uomo è un genio.
Certo , posso essere stata troppo dura con loro. L’ultima volta che ho visto un suo show è stato 5 anni fa , e pensavo le stesse cose. Mi aspettavo un viaggio attraverso qualche vecchio classico che avevo cantato tante volte. Non sono una vera Dylan-fan. Non sono un’ascoltatrice.
Ciò per cui vale la pena di andare al suo show sono i piccoli momenti di se stesso che offre al pubblico ogni volta. Spero che nel 2009 vada sempre più nel profondo di queste cose. E’ un uomo che cerca sempre di evolversi , proprio come tutti noi. I veri fans dovrebbero apprezzare la sua trasparenza , prima di giudicarlo.Io credo in lui.

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by John G.

Mentre scriverò qualcosa di più lungo domani ( e più noioso ) lasciatemi dire che Paul James ha aggiunto più lui da solo allo show che i due chitarristi nella seconda metà dello serata. Era selvaggio , i suoi assoli erano scintillanti , e questo ha infiammato la gente. Alll’inizio Cat ‘s ha lottato con il suono difettoso , che sarebbe stato il problema di tutta la serata , e Love minus zero è stata bella  ( sono contento di averla sentita , era la prima volta per me ) ma con Paul è stata infuocante. Toni si è divertito molto e faceva girare il suo contrabbasso stando in piedi.....e urlava “ L’ultima strofa!!” , e allora fagli capire la conclusione , una volta ancora , due....fatto!
La presenza di Paul ha aggiunto qualcosa di più sul palco , tutti si sono divertiti , anche Bob.....i risultati parlano da soli.
Paul ha guardato il resto dello show seduto di fianco a me ( con gli occhiali da sole , era una cosa bizzarra , perchè Paul con i Ray Ban Wayfarers sembrava l’immagine sputata di Bob nel 64/65.....così è stato come vedere il giovane Bob che guardava il vecchio Bob ).
Denny e Stu sono ritornati ed hanno avuto i loro momenti ( I’ll be your baby tonight e una Thunder on the mountain dove tutti battevano i piedi , che alla fine ha infiammato il pubblico grazie al martellamento di George che ha sostituito il tempo di shuffle col rock. Mma Paul James ha davvero mostrato la differenza che può fare , anche per Bob , avere un chitarrista con la mano “calda”, persino adesso. Spero che sia stata una anticipazione per l’avvenire piuttosto che una novità momentanea.

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by Dave Ford

Wow , che differenza . Ho postato una recensione di Bob in Detroit e penso fosse stanco di cantare. Lo show di London è stato un giro di 180°. La sua voce era di nuovo buona , specialmente chiara nelle ballate tranquille , la band è stata molto efficente. Bob ha fatto qualche piccola danza dietro la tastiera , ha preso l’armonica diverse volte e sembrava in sintonia col pubblico. Il solo disappunto è stato per It’s alright ma – ha borbottato le parole rendendole incomprensibili. La gente era con lui , totalmente , dalle 9,00 fino alla fine , sorridendo a Bob quando stava al centro del palco. Highlight della serata sono state She belong to me , Girl of the north country , Not dark yet ( con un grande assolo di armonica ), Master of war e Nettie Moore.
Mio fratello è venuto con me , non aveva mai visto Dylan dal vivo , dopo lo show mi ha detto “ Sapevo che era bravo , ma non  pensavo fosse così bravo!”
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IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di Andrea

Qualche tempo fa ho scritto per dire la mia opinione su Bob ed ero
contro perchè i concerti sono sempre uguali ecc. ecc.
Poi ascoltando RED RIVER SHORE e HIGH WATER mi sono chiesto: ma come ho fatto a
scrivere contro ?
Forse dovrei essere contro a chi pubblica certi
cofanetti a 180 euro per 3 cd o chi non pubblica le canzoni per poi farci un bootleg series.
Ci vuole così tanto a pubblicare un concerto intero.
Bob mi emoziona solo per come pronuncia una parola.
Non avete idea di quante discussioni ho fatto riguardo il nostro ( è stonato,
canta col naso ecc)e la mia risposta è sempre la stessa:
se lo capisci allora ti entra fino alle ossa e non puoi farne a meno oppure lo odi ma
non giudicarlo dopo avere ascoltato 4 canzoni.
Perdonatemi , PRO PRO PRO
Andrea Argenti Felino

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Bob Dylan visits Neil Young home

By SIMON FULLER - Sun Media

Patti Regan davanti alla sua casa , una volta casa di Neil Young , che è stata inaspettatamente visitata da Bob Dylan.


WINNIPEG – La leggenda della musica Bob Dylan desiserava vedere dove un’altra icona era cresiuta , quando era in città all’inizio del mese.
Dylan è sceso casualmente da un taxi di fronte alla casa di John Kiernan in River Heights il 2 novembre , prima del concerto all’ MTS Center , per dare un’occhiata al posto dove la nascente leggenda musicale di Winnipeg Neil Young una volta chiamava casa.
“ Eravamo appena tornati dalla spesa in drogheria” dice Kiernan , architetto paesaggista di 53 anni , che vive con sua moglie Patti e le sue due figlie nella casa in Grosvernor Avenue.

Kiernan dice che la famiglia , che vive lì dal 2001 , è abituata a vederei fans di Young che gironzolano li intorno nella speranza di poter visitare la casa dove Neil è cresiuto durante gli anni nei quali frequentava la Kelvin High School. Ma i due tizi che si sono fermati quel giorno sembravano più anziani dei soliti cacciatori di curiosità.

“ Questi due stavano proprio davanti alla casa a guardarla prima di ritornare al taxi. Ho notato il loro abbigliamento , pantaloni di pelle nera rimboccati sopra un paio di classici stivali da cow boy – dice Kiernan – allora ho alzato lo sguardo e scrutato le loro facce , ho cercato di mantenere l’autocontrollo , uno dei due curiosi era Bob Dylan”.
“Era molto dinoccolato e introspettivo”.
Kiernan ha invitato Dylan , che era con la barba non rasata e un cappello ficcato in testa , ed il suo amico ad entrare per una visita veloce ai due locali della casa una volta occupati da Young , dove Dylan ha fatto gentilmente alcune domande su quanto fosse cambiata la casa dai tempi quando Young viveva li.
Kiernan ha mostrato a Dylan la vecchia camera da letto di Young , che ora è occupata dalla figlia 16enne e che ora è pitturata in rosa brillante.
“ Quando mi ha chiesto – Qualche volta Neil si è affacciato a questa finestra quando suonava la chitarra ? – ho capito che esperienza spirituale lui stava vivendo in quel momento , sapendo che lui avrebbe fatto le stesse cose nello stesso tempo su nel Minnesota” ha detto Kiernan.

Kiernan ha detto a Dylan che l’unica cosa che era cambiata dal lontano 1960 è stata la cucina , che ora è diventata la lavanderia.

“ Penso che mi resterà sempre nella memoria , Bob Dylan in piedi nella mia sporca lavanderia una domenica pomeriggio” ha detto.
“ Il mese prossimo verrà in città Sir Bob Geldoff , se arriverà e lo vedrò spalare la neve te lo faro sapere” ha detto a Dylan che ha sorriso.

Dopo 25 minuti , Dylan ha ringraziato Kiernan ed è ritornato nel taxi.
Kiernan pensa che Bob si sia diretto al Crescentwood Community Center , dove Young suonava con gli Squires in quei primi anni.
“Essendo cresiuto con la musica di Bob Dylan , è stata un’esperienza meravigliosa” ha detto Kiernan , “ Ho trovato che lui ha una imponente presenza con un tranquillo charisma , e penso anche che......se fossi tornato a casa qualche minuto più tardi non l’avrei mai conosciuto”.
Entrambe le figlie , Julie e la sorella Laura , non erano in casa quando Duylan è venuto per visitarla.
“Non sono una grande fan di Dylan , ma sono turbata perchè ho mancato una cosa come quella che non succede tutti i giorni” ha detto Laura.
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I GRUPPI MITICI.....

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Venerdi 14 Novembre 2008

Set list: Oshawa, Ontario - General Motors Centre - November 12, 2008

1. The Wicked Messenger (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob on keyboard, Donnie on electric mandolin)
2. Just Like Tom Thumb's Blues (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob on keyboard and harp, Donnie on lap steel)
3. The Levee's Gonna Break (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob on keyboard, Donnie on electric mandolin, Tony on standup bass)
4. Tangled Up In Blue (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob on keyboard and harp, Donnie on pedal steel, Tony on standup bass)
5. High Water (For Charley Patton) (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob on keyboard, Donnie on banjo, Tony on standup bass)
6. Man In The Long Black Coat (Stu & Denny joined the band for the rest of the show, Bob on keyboard, Donnie on lap steel)
7. Tweedle Dee & Tweedle Dum (Bob on harp - center stage no keyboard, Donnie on pedal steel)
8. Desolation Row (Bob on keyboard and harp, Donnie on electric mandolin, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
9. 'Til I Fell In Love With You (Bob on harp - center stage no keyboard, Donnie on lap steel)
10. Simple Twist Of Fate (Bob on keyboard and harp, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic guitar)
11. Honest With Me (Bob on keyboard, Donnie on lap steel)
12. When The Deal Goes Down (Bob on keyboard, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
13. Highway 61 Revisited (Bob on keyboard, Donnie on lap steel)
14. Nettie Moore (Bob on keyboard, Donnie on viola, Stu on acoustic guitar)
15. Thunder On The Mountain (Bob on keyboard, Donnie on lap steel, Stu on acoustic guitar)

(encore)

16. Like A Rolling Stone (Bob on keyboard, Donnie on pedal steel)
17. All Along The Watchtower (Bob on keyboard, Donnie on lap steel)

Paul James with Bob Dylan

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Tell Tale Signs - Bootleg Series n.8 - Segni che raccontano storie

di Bruno Jackass

Tell Tale Signs è l'ottavo 'bootleg ufficiale' (Bootleg Series) pubblicato dalla Columbia. Forse non tutti sanno che il primo bootleg della storia è The Great White Wonder, una collezione di registrazioni rare di Bob Dylan (rif.: http://en.wikipedia.org/wiki/Bootleg_recording)

Molto criticata è stata la scelta di pubblicarlo in varie versioni, tra le quali spicca il cofanetto Expanded Edition, l'unico contenente tutti e tre i CD al modico prezzo di 150 Euro... Tantopiù che è proprio il terzo CD quello che offre le maggiori sorprese.

Anche Tell Tale Signs, come Great White Wonder, è una collezione di outtakes, versioni alternative e live di grandissimo interesse non tanto per il pubblico occasionale, quanto per chi segue il lavoro di Dylan da molti anni. A mio parere è un disco fondamentale per capire due cose: 1) la rapidità con cui le canzoni nascono e si trasformano tra le mani di Dylan; 2) il fatto che negli ultimi anni egli è riuscito a personalizzare ulteriormente il suo modo di cantare, portandolo alle estreme conseguenze dei suoi concerti attuali (al limite dell'ascoltabile per i gusti odierni).

Mi sembrano da segnalare in particolare, quasi tutte dal terzo CD:

una splendida e movimentata Duncan and Brady, da ascoltare anche soltanto per come Dylan pronuncia le parole 'job' e 'too long';

una devastante versione live di Cold Irons Bound per la quale trovo appropriata la recente osservazione di Francesco De Gregori secondo il quale Dylan ha ormai raggiunto dimensioni 'omeriche' nel modo di concepire e proporre le canzoni. E' evidente qui come il modo di cantare di Dylan, da solo, trascina tutta la band su territori alieni e spaventosi;

tre interessanti versioni preliminari di Mississippi, una canzone epica nella sua versione definitiva ('Love & Theft' 2001). Qui è molto chiaro il percorso che porta dal semplice abbozzo di un'idea al capolavoro assoluto. Dylan allo stato puro.

una versione alternativa di Most of the Time che dimostra quanto superflua o forse dannosa sia stata talvolta la superproduzione di Daniel Lanois;

una emozionante versione alternativa di Ring Them Bells, voce e piano, che mette i brividi, anche se era già conosciuta a chi colleziona le ormai innumerevoli registrazioni pirata. Sembra di tornare ai tempi e all'intensità di When He Returns, semplicemente fantastica;

Things have changed, piuttosto asettica nella versione pulitina che ha vinto l'Oscar, è qui presentata in una pregnante versione live, dove Dylan sfoggia capacità espressive e fraseggio, ogni verso è un film, altro che un Oscar... ne poteva vincere almeno una dozzina;

Red River Shore è invece un vero e proprio inedito. Commuove fino alle lacrime anche chi, non madrelingua, stenta a capire completamente il testo. Il segreto di Dylan è al 90% nella sua voce, aspra e dolce fino all'inverosimile;

Born in Time è presentata in una versione dove il canto di Dylan viene esaltato rispetto all'arrangiamento. E in questo modo l'esperienza è sempre migliore;

un discorso a parte merita l'arrangiamento live di Trying To Get To Heaven utilizzato da Dylan tra il 2000 e il 2001. Qui secondo me siamo di fronte ad un nuovo genere musicale, non ci sono parole per definire la bellezza di questo brano, che su 'Time Out Of Mind' appariva piuttosto scialbo. Quando vidi Dylan ad Anzio (Luglio 2001) per me fu l'apice del concerto. Ne conservo una registrazione sul campo che, se possibile, è anche migliore (come esecuzione) di questa suonata a Londra. Qui è anche chiaro l'omaggio ai bootleggers: si tratta infatti di una versione registrata da un 'taper', cioè da un fan dotato di microfoni stereo collegati al DAT (oggi si usano registratori a memoria solida).

Cross the Green Mountain viene riproposta (era stata già pubblicata come colonna sonora) forse perché passata un po' troppo in sordina. Si tratta invece di un capolavoro assoluto. Il testo (pura letteratura), l'arrangiamento in lenta marcia e un cantato sommesso e formidabile formano una canzone che sembra senza tempo e osserva la tragedia della guerra attraverso il commento ormai lucidamente distaccato dell'anima in volo di un soldato appena 'addormentatosi' sulla riva del fiume. Non esistono, a mio modo di vedere, altre voci che possano cantare questa canzone. E' appannaggio unico di Dylan. Inoltre è un'altra grandissima prova come autore di canzoni per film.

Insomma segni che raccontano la storia di alcune sue canzoni e di come Dylan manipola e piega in modo magistrale la forma canzone per il nostro diletto.

Unico difetto di questo cofanetto: partendo dal 1989 avrebbe potuto e dovuto includere la versione live di 'Hard Rain's A Gonna Fall' cantata da Dylan a Nara in Giappone con l'orchestra nel 1994. Una roba trascendentale che forse però avrebbe oscurato troppo le parti meno brillanti di quest'album, che pure ci sono.

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Review: Sault Ste. Marie, Ontario - Essar Centre - November 9, 2008

Dylan , esibizione senza nessuna sorpresa

By Jeffrey Ougler

Visti I risultati della scorsa settimana , e dato il fatto che Dylan aveva indirettamente detto qualcosa a favore del neo-presidente eletto , Barak Obama era così ingenuo da aspettarsi una citazione , tre una canzone e l’altra , da parte dell’icona culturale americana , con tutta la confusione che c’è a sud del 49° parallelo ?
Salvo una breve presentazione della sua band a metà degli encore di sabato sera all' Essar Center di Sault Ste.Marie , il solo contatto verbale di Dylan con il suo pubblico è stato di tirar fuori con la sua voce ghiaiosa che ormai è diventata un marchio di fabbrica ,17 canzoni dal suo immenso catalogo che lui , così intelligentemente e forse coraggiosamente , sceglie per fare una piacevole set-list in ogni show.
Lo show , nello stile ormai senza senso di Dylan , è stato senza sorprese per chiunque stia seguendo i più recenti concerti del suo neverendingtour , che ha toccato il Canada , gli Stati Uniti e l’Europa per mesi. Non ci sono schermi giganti , niente luci che confondono la mente. Solo Dylan , che fa passare il concerto stando dietro una tastiera , attorniato dal quintetto dei suo accompagnatori.
Chi si aspettava che lo show di sabato fosse una festa di grandi hits avrebbe fatto meglio a rimanere a casa con “The essential Bob Dylan“ sul suo CD player , per gli altri che contavano su un amore Mariposesco acustico , sono spiacente.
Di fatto , si può solo dire che Dylan ha generato un livello di volume elettrico esagerato , che sarebbe bastato per una fusione nucleare , niente di delicato o sofferto , dovete sentire le canzoni così come le fa Dylan e non come sperate voi. Per questo , tanti artisti anziani – anche se i loro show sono dinamici – si appoggiano su collaudati classici commerciali per mantenere l’attenzione costante , Dylan per contro , va oltre ogni senso , suonando solo le sue più canzoni più famose alla fine dello show , principalmente offerti come bis.
La sua esibizione all’Essar Center , in questo senso , è stata un vero testamento.
Dylan non ha fatto nessuno dei suoi hits fino alla fine del set regolare , mai una canzone capace di eccitare la folla , fino alla ben nota Like a rolling stone , la prima canzone dopo 14 che ha riscosso un forte applauso , i bis sono stati All along the watchtower e Blowin’ in the wind.
Non che la altre canzoni della set-list fossero solo contorno , ma questi sono i fatti.

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by John Levesque

Il giudizio sullo show di stasera : la gente con i biglietti da tutte le parti dell’Ontario , è venuta per un ossequio. Bob e la band sono in forma eccellente , la sua voce era chiara ed elastica come l’ avevo sentita negli anni recenti , e Bob funziona veramente , sia sul palco che con le canzoni.
Ha suonato la chitarra due volte stasera , durante una meravigliosa bluesy Don’t think twice all’inizio dello show , e nel mezzo in Highway 61 , dando a queste canzoni una marcia in più. Tutti i pezzi rock ( Highway 61 , The leeve’s gonna break , Thunder on the mountain , Honest with me ) sono stati assolutamente torridi , e Bob ha cantato queste canzoni con la maestria di uno che ha fatto questo lavoro per più di 45 anni.
Come ho scitto nella precedente recensione , Bob ha suonato molto l’armonica ,uscendo da dietro la tastiera per far questo e cantando col microfono al centro del palco. La band è totalmente in accordo con le necessità di ogni canzone.
Gli standouts includevano Blin Willie McTell , una sincera I Believe in you , When the deal goes down ( con assolo di armonica!), Nettie Moore (una vesione piena di anima che è stata più cantata che parlata),e la bellissima Blowin’ in the wind che ha chiuso la serata .
Una nota sul fatto che c’era gente che pur avendo le sedie si alzava in piedi disturbando la possibilità di stare concentrati sulle canzoni per quelli che stavano seduti. All’uscita dell’Essar Center molta gente si lamentava che la gente delle prime file non stava sempre seduta , così ho pensato che lo stare seduti , a modo di vedere di questa gente , fosse un giudizio negativo nei confronti di queste persone.Ci sono molti modi diversi di omaggiare Bob e la sua incomparabile musica. Per i bis ci siamo alzati in piedi , ma è anche una gioia stare seduti e gustarsi ogni momento.

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MORTO MITCH MITCHELL, LEGGENDARIO BATTERISTA DI HENDRIX

(ASCA-AFP) - Los Angeles, 13 nov - Era l'ultimo superstite di una band leggendaria, la Jimi Hendrix Experience. John ''Mitch'' Mitchell, 62 anni, e' stato trovato morto ieri in una stanza d'albergo in Oregon, deceduto per cause naturali, stando almeno ad un comunicato diffuso sul sito web ufficiale di Jimi Hendrix.
Batterista brillante e poliedrico, Mitchell aveva avuto un ruolo niente affatto secondario nel successo del gruppo guidato da quello che da molti e' considerato il piu' grande chitarrista di tutti i tempi. Unitosi alla Jimi Hendrix Experience nel 1966, Mitchell proprio di recente aveva appena completato un tour degli Stati Uniti per una serie di concerti tributo al suo gruppo degli anni sessanta.
Jimi Hendrix, mori' in circostanze misteriose a Londra nel 1970 all'eta' di 27 anni, dopo una breve e travolgente carriere culminata negli album ''Are You Experienced'' e ''Electric Ladyland''. Nel 2003 era scomparso il bassista della band, il britannico Noel Redding. Fu trovato morto nella sua abitazione a Cork, in Irlanda, all'eta' di 57 anni.

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Hendrix drummer Mitch Mitchell dies in Portland hotel room      clicca qui

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E' morto Mitch Mitchell, batterista di Jimi Hendrix

Aveva appena concluso un tour americano in ricordo del più grande chitarrista della storia del rock
WASHINGTON - Mitch Mitchell, l'ex batterista inglese di Jimi Hendrix, è stato trovato morto mercoledì sera nella sua stanza d'albergo a Portland, nello Stato dell'Oregon (Usa). Aveva 62 anni. Il musicista aveva appena concluso un tour americano nato come tributo al Jimi Hendrix Experience, il gruppo di cui Mitchell aveva fatto parte negli anni Sessanta insieme con il bassista inglese Noel Redding (morto nel 2003). Le cause del decesso restano per ora sconosciute, ha precisato Bob Merlis, agente del tour «Experience Hendrix», nato come progetto di 18 concerti in altrettante città statunitensi per celebrare il grande chitarrista americano morto nel 1970.

IL DOLORE DELLA SORELLA DI HENDRIX - Sul sito ufficiale di Jimi Hendrix, dove si afferma che le cause del decesso sono naturali, è apparso un messaggio di cordoglio di Janie Hendrix, sorella del leggendario chitarrista e manager del tour «Experience Hendrix». «Siamo tutti costernati, distrutti dalla notizia della morte del carissimo Mitch. Era un uomo meraviglioso, un musicista geniale e un vero amico, il cui ricordo porteremo per sempre nel nostro cuore».

LA CARRIERA - Nato a Ealing (Inghilterra), il 9 luglio 1947 John «Mitch» Mitchell era l'ultimo superstite della band. Prima di diventare noto come il batterista degli Experience, Mitch Mitchell era giá un personaggio di spettacolo come attore di tv e di radio. Batterista autodidatta, nel 1966 venne scelto dal manager di Jimi Hendrix, Chas Chandler, per formare il gruppo musicale Jimi Hendrix Experience, insieme al bassista Noel Redding. La sua partecipazione al trio di Hendrix durò fino al 1969 e da allora è considerato uno dei più grandi batteristi inglesi di quel periodo, nonchè uno dei migliori di tutti i tempi. Il suo stile e le sue capacità si adattavano bene alla musica e alle improvvisazioni del grande chitarrista americano. Con gli Experience, Mitchell ha inciso tre album, poi Hendrix in cerca di nuove sonoritò, lo alternò per un periodo con il batterista Buddy Miles. Dopo gli anni nella band Experience, Mitchell ha collaborato con grandi chitarristi jazz come John Mc Laughlin e Larry Corriel, con il chitarrista Jeff Beck e con il gruppo blues di Muddy Waters. Nel 1999 insieme al chitarrista Scott Holt ha inciso l'album intitolato «The Dark of the Night».


(fonte: corriere.it)

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I MITICI........

Video : A MITCH MITCHELL DRUM SOLO                                               clicca qui

 

Video : John Lennon, Keith Richards, Eric Clapton and Mitch Mitchel      clicca qui

 

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Giovedi 13 Novembre 2008

Dylan in pellegrinaggio alla casa dove abitava in gioventù  Neil Young

by Morley Walker

Dylan makes stop at Grosvenor house

November 10 at 05:04 PM CST

Non capita tutti i giorni , tornando a casa dopo la spesa in drogheria , di trovare Bob Dylan che fa il turista davanti a casa tua.
Questo è quello che è successo agli impiegati comunali John Kiernan e Patti Regan , la casa dei quali , in Grosvernor Avenue , era  all’inizio degli anni 60’ , il domicilio dell’icona musicale Neil Young.
“Era molto interessato” dice Kiernan , un architetto paesaggista che dice di aver passato circa 25 minuti chiaccierando col più grande cantante-scrittore di canzoni della storia della musica popolare.
“E’ un ricordo meraviglioso”
Due domeniche fa , il giorno del concerto di Dylan all’ MTS Center , Kiernan e sua moglie Regan arrivano a casa tra le 4 e le 4,30 pomeridiane , e vedono due personaggi trasandati , che erano arrivati in taxi , fermi sul marciapiede davanti alla loro casa.
“Oh , Oh , allarme fan di Neil Young” dice Regan che è abituata a queste visite negli ultimi 6 anni da quando abita al 1123 di Grosvernor.
Lei è andata a parlare con loro mentre Kiernan scaricava la spesa dalla macchina , finito quel lavoro anche Kiernan si è aggiunto al gruppetto per chiacchierare.
“Loro erano anziani come qualunque tipico fan di Neil” ricorda Kiernan.
Niente di strano , finchè non ha notato che uno dei due aveva pantaloni neri di pelle rimboccati su un paio di stivali da cow-boy. Ha alzato lo sguardo e fissato il volto non sbarbato con in testa un cappello grigio e ha capito che stava guardando Bob Dylan.
Kiernan ha mantenuto l’autocontrollo , mentre Regan non si era accorta di nulla. “Dylan era curioso circa la casa ed i rapporti che avevamo avuto con Young” dice Kiernan. Lui ha anche detto qualcosa a proposito del tempo e Kiernan ha risposto che era un tempo insolitamente capriccioso.
“Tu sei del Minnesota , sai bene cosa vuol dire avere usualmente dieci gradi di meno che dalle altre parti” gli ha detto Kiernan e Dylan si è messo a ridere..
Kiernan ha chiesto a Dylan ed al suo manager se volevano entrare in casa e Dylan era desideroso di farlo.
“Quanto tempo avete per il giro ?” ha chiesto a Dylan Kiernan , intendendo il giro-visita della casa.
Dylan ha risposto “ Saremo in tour per altre due settimane”.
Gli anno fatto vedere la vecchia stanza da letto di Young , ora dipinta di rosa chiaro ed occupata dalla figlia 16enne di Kiernan.
“Così questo è il posto dove Neil ascoltava la sua musica” ha detto Dylan.
Poi lo hanno accompagnato nella vecchia stanza del secondo piano ora adibita a lavanderia “ Ricordo di aver pensato di dover fare il bucato prima di uscire” dice Kiernan.
Kiernan ha detto a Dylan dove si trovava l’Earl Grey Crescentwood Community Center , dove il giovane Young e i suoi compagni della band avevano tenuto i primi concerti.
“Era introspettivo e pensieroso” ha detto Kiernan. L’incontro è durato più di venti minuti prima che i due se ne andassero. Kiernan crede che l’autista del taxi non abbia capito chi erano i suoi passeggeri.
Quando Kiernan lo ha chiamato Bob , Dylan non gli ha confermato la sua identità , non l’avrenne mai fatto. “Lui è una persona che non ti stringe la mano per presentarsi”.
Quando il taxi se n’è andato , Kiernan ha detto a Regan : “Sei stata un pò fredda nel parlare con una grande celebrità”.
“ Che celebrità?” ha chiesto Regan che non l’aveva riconosciuto.
“Bob Dylan.”
“ Ecco perchè mi sembrava così familiare !” ha esclamato lei.
Poi ha cominciato a gridare ai vicini “ C’è Bob Dylan sul taxi , Bob Dylan sul taxi!”.
Kiernan ammette di non evere una foto che possa provare la visita di Dylan , e nemmeno un autografo.
“ Mi sembrava non elegante chiederglilo. Ero imbarazzato , anche perche non avevo comperato i biglietti per il concerto”

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Set list: London, Ontario - John Labatt Centre - November 11, 2008

1. Cat's In The Well (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob on keyboard, Donnie on violin)
2. Love Minus Zero/No Limit (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob on harp - center stage no keyboard, Donnie on pedal steel)
3. The Levee's Gonna Break (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob on keyboard, Donnie on electric mandolin, Tony on standup bass)
4. Spirit On The Water (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob on keyboard and harp, Donnie on pedal steel, Tony on standup bass)
5. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again (Paul James replaced Stu & Denny on guitar, Bob on keyboard and harp, Donnie on pedal steel)
6. Masters Of War (Stu & Denny joined the band for the rest of the show, Bob on keyboard, Donnie on lap steel Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
7. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on keyboard and harp then guitar, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic guitar)
8. John Brown (Bob on heyboard, Donnie on banjo, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
9. Beyond The Horizon (Bob on keyboard and harp, Donnie on pedal steel, Tony on standup bass)
10. Highway 61 Revisited (Bob on keyboard, Donnie on lap steel)
11. Shooting Star (Bob on keyboard and harp, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic guitar)
12. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding) (Bob on keyboard, Donnie on banjo, Tony on standup bass)
13. Under The Red Sky (Bob on keyboard, Donnie on pedal steel)
14. Thunder On The Mountain (Bob on keyboard, Donnie on lap steel, Stu on acoustic guitar)
15. Ain't Talkin' (Bob on keyboard, Donnie on viola, Stu on acoustic guitar)

(encore)

16. Like A Rolling Stone (Bob on keyboard, Donnie on pedal steel)
17. All Along The Watchtower (Bob on keyboard, Donnie on lap steel)

N.B. Il chitarrista Paul James ha sostituito Stu e Denny alla chitarra per i primi 5 pezzi , poi anche loro sono saliti sul palco per continuare lo show.

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Chi è Paul James ?   clicca qui  e  qui

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Review: Kalamazoo, Michigan - Wings Stadium - November 8, 2008

by Jim Barrett

Abbiamo sentito il sound-check nella piccola arena intanto che compravamo i biglietti all’ultimo minuto , inizi ed arresti irriconoscibili, qualche istruzione di Bob alla band.
Trovato tre sedie magnifiche , lasciate incredibilmente libere nella prima fila , dritte in faccia a Bob. Ero stato ai suoi piedi tante volte negli anni scorsi , ma questa sistemazione era la migliore che avessi mai avuto!.

L’apertura è “Thunder on the mountain” che continua in “Maggie’s Farm” , un’emozione immediata!.Bob in nero con bordi sgargianti sul collare della giacca , mani e gambe , i suoi movimenti interrompono la fascia di luce bianca che viene dall’alto e dal pavimento. Il palco era tutto addobbato con velluto nero.
Il suo cappello color crema di campagna con fascia nera , sembrava dell’era delle vecchie elezioni. Maggie’s è una grande opener , con forza nel suono e nel testo.
Note : La band era sistemata di fronte al nuovo organo di Bob , a volte leggera e a volte più incisiva al comando di Bob. La tastiera suonava meglio di quella che aveva prima , e a volte sembrava il martellante suono di quella di Little Richard.

Dylan ha passato molto tempo al centro del palco , soffiando nell’armonica e cantando nel microfono centrale. E’ stato grande vederlo  in quella posizione diversa per la mia esperienza live ,l ’avevo sempre visto dietro uno strumento. In questo show ho visto un artista totalmente coinvolto in tutti gli aspetti sul palco , musicalmente , liricamente , strumentalmente , drammaticamente.
La sequenza delle canzoni , con attineza al suo attuale catalogo , persino le luci , hanno creato un totale effetto drammatico.
Riflettendo oggi , è evidente che abbiamo beccato una buona serata. Queste cose succedono tutte le volte di questi tempi ? Sottolineo che dopo tutti questi anni di tour , con una band giusta , etc , Dylan ha potuto mettere tutto insieme in un amalgama consistente , esperienza molto soddisfacente per un vero Dylan-fan! Penso che lo seguirò ancora nei suoi tour!

L’importanza delle luci non va sovraenfatizzata , anche se aggiungono una nota drammatica come mai nei tour precedenti. Le luci cambiano in ogni canzone ,sia quelle in fronte che quelle alle spalle , creando una serie di ombre e sfumature di colore vibranti , passando dal bianco al classico porpora vellutato , come in una vecchia Hollywood.
“Ballad of a thin man” era scura , spettrale , specialmente per terminare il set principale.

Ma ora torniamo allo show. “Rainy day women” e sembrata una buona apertura , con la gente sorridente , gustando anche le luci , buona risposta del pubblico , tra l’altro sia la canzone che il pubblico erano la risposta alla nuova legge promulgata nel Michigan che permette l’uso per motivi medici di Marijuana.
Ovviamente Bob in gran spolvero di voce sin dall’inizio.
Buona esecuzione della gloriosa “It’s all over now” , il suono c’era e la voce era chiara come un nuovo mattino. Questa è sempre stata la mia canzone preferita , che ti fa gustare il testo bello e malinconico , un bis di quelli senza tempo per i Graetful dead. Stasera è stata giubilante , divertente! Bob la eseguiva con gioia , ai miei occhi , una celebrazione......”It’s all over now”.

A questo punto mi sono reso conto che stavo assistendo ad un grande show di Bob Dylan. La scelta di “TD & TD” all’inizio ha creato disappunto , la differenza con le prime tre canzoni era evidente , ma questo era il trucco e l’ossequio. In una parola è stata una performance drammatica.
Luce bianca che illuminava i ragazzi dal pavimento , e lui ha cantato senza strumenti al centro del palco , questo è stato Chaplinesco , un film ispirato di Vincent Price.Le sue mani nella posa delle pistole che sparavano sul pubblico cattivo , le sue gambe ballavano , saltellava anche , e la sua voce che snocciolava il testo da un potente miscofono dell’era delle big-band. Questa performance è stata una serie di cose che non avevo mai visto fare da Dylan prima d’ora. Rock & Roll Vaudeville.


Ho sposato la mia Irish Colleen nel 1999 , e il nostro primo ballo era “Make you feel my love”.
Abiamo visto assieme molti concerti di Dylan , ma dal giorno del matrimonio questa è stata la prima volta che abbiamo visto Dylan cantare questa canzone.
Ci siamo presi le mani con il nostro piccolino seduto in mezzo a noi e ci siamo scambiati un lungo bacio di grazie a Dylan che aveva ridestato le nostre passate emozioni. Una bella canzone , suonata proprio per noi , con posti meravigliosi....

“Hollis Brown” ed “Hattie Carrol” sono entrambe state gli highlight di questa serata.

“Ma voi che filosofeggiate di disonore e criticate tutte le paure , toglietevi il panno dagli occhi.
Non è tempo per le lacrime”.
Potete , adesso , sentirlo cantare queste cose ! Roba potente.

“Tings have changed” è stata buona…e la musica era più terrosa di quanto ricordassi , con il violino che le dava un senso più acustico.
“It’s all right ma” è stato un momento lirico eccezzionale , ed anche questa , come “It’s all over now” era decisamente upbeat. Al mio piccolino di 5 anni è piaciuta particolarmente “the song about mom”.
“Workingman blues” è stata decisamente un highlight , con la voce di Dylan che ha messo serietà sulle facce della gente.Questo è stato importante , in qualche modo , catturando l’attenzione per questa battaglia di speranza verso le cose buone , con la gente in piedi ad ascoltare. Dylan , mi è sembrato ,ha eseguito questa canzone come la “vetrina” della sera , e tutto quello che aveva dentro l’ha riversato in questa canzone. Non ho pianto , ma avrei dovuto.

Ha riportato poi la gente alla realtà con “Highway 61” , Bob ha preso quella che sembrava una Gibson 175 SG ( potrei sbagliarmi sul modello ) una chitarra semi-acustica tipo jazz , iniziando molto liberamente un riff che ha ripetuto per la maggior parte della canzone , mentre la sua notevole band turbinava in una diga melodica di rock n’ roll.
Di nuovo , un’emozione , e a questo punto il mio ragazzo si muoveva , saltava , ballava , con i pugni al cielo e un grande Bob-sorriso sul volto ( cosa che , per la mia esperienza , capisco benissimo!).

“Ballad of a thin man” è stata un’altra meravigliosa , inaspettata emozione per finire un superlativo Dylan show , ancora una volta significati politici evidenti , con l’ ideologia conservatrice di Mr.Jones scaricata nella fogna come se fosse un acquoso budino.

Devo dire che questo è stato uno dei più godibili Bob Dylan’s show al quale ho avuto il piacere di assistere. Dopo questa settimana eccitante per l’America , un nuovo Presidente , io e la mia famiglia , inaspettatamente in prima fila davanti a lui , Dylan in gran forma come un vecchio buon vino invecchiato bene , sempre in grado di portar via la mia mente , e con mio figlio che stanotte picchiava sulla sua piccola tastiera entusiasticamente “cantando” molte delle parole di “This old man.... he plays three, he plays nick-knack on my knee…”
Ho perso il conto , ma questo è probabilmente stato il mio 50° show di Dylan.
Grazie a tutti quelli che leggeranno questa recensione
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IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di G. Torres

Cosa sta cercando di dimostrare Bob ? Che lui può fare quello che vuole ? Questo lo sapevamo da anni , ma si potrebbe farlo anche rispettando di più il proprio pubblico. Ero a Chatillon questa estate per il noiosissimo concerto che ho abbandonato prima della fine pensando che fosse solo una giornata no per lui , cosa che non mi ero mai sognato di fare negli altri concerti che avevo visto.
Vedo i filmati su Youtube e leggo le recensioni , e devo proprio dire che non sono stato l’unico , questi stuccosi concerti ( ad Aosta ho sentito un suono monotono , a parte la difficoltà nel riconoscere canzoni che mangio a colazione da anni , un pò di jazz , un pò di country dovuto più che altro alla pedel steel di Donnie , e tanto confuso rock blues che lascia solo il tempo che trova ) mi fanno quasi pensare che Bob sia andato troppo oltre , anche per uno come lui. Tratta il pubblico come una massa di schiavi ( questo è quello che ho provato io ) e questo mi sembra poco etico da parte di un grande come lui è. Ho invece apprezzato “Tell Tale Signs” , anche se le registrazioni rappresentano un Dylan delle passate decadi , come vedere un documentario sull’america di 20 anni fa. Le canzoni sono buone , ma quello è Dylan che non c’è più , quasi un’operazione nostalgia , oppure una cosa squisitamente commerciale dovuta al Premio Pulitzer? D’altra parte Dylan è un genio strano , per questo ci ha conquistati tutti , non ha mai interagito col suo pubblico , tranne rare serate dove tutto era così ok da gasare pure lui , così abitualmente freddo e distaccato. Ma di positivo c’era che allora la musica e le canzoni esprimevano il Dylan vero , gli accompagnatori della sua touring band erano musicisti di livello superiore agli attuali. Dylan sta sconvolgendo un’altra volta la musica rock ? Pare di si , forse ha ragione lui , forse il suo genio vede oltre la nostra limitata visione delle cose , forse altri lo copieranno ed il suo modo di fare concerti diventerà in futuro uno standard per altri , ma a me così non piace , e mi dispiace , perchè quello che ho sempre provato per Dylan è messo a dura prova da questi concerti , viene da pensare che la gente vada ai suoi concerti per un rito massonico e non per sentire la musica di Dylan. La sua presenza è sempre charismatica ed affascinante , la sua musica non lo è più , almeno nella forma come l’ha ridotta attualmente , anonima e monotona.
G. Torres

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Mercoledi 12 Novembre 2008

Review: Milwaukee, Wisconsin - Riverside Theater - November 6, 2008

Bob Dylan traveste le sue canzoni molto più di se stesso.

By Dave Tianen of the Journal Sentinel

Forse nessuno ha ampliato i contorni della musica rock più di Bob Dylan.
Negli hanno 60’ ha fuso il saper leggere e scrivere con la coscienza sociale della musica folk con una nuova energia propulsiva e li ha elevati entrambi.
Ha dato un nuovo potere poetico e metaforico alla musica ed ha cambiato il modo di scrivere le canzoni nella cultura popolare.
E, per quanto non di proposito , ha usato la canzone come una nuova forza per il cambiamento della condizione sociale nella nazione. Infine , per la passata decade , è stato di nuovo un ritorno di creatività raro nella storia della musica rock.

Ma giovedi sera al Riverside Theatre , un altro aspetto dell’influenza dylaniana si è manifestato.
Dylan ha , in qualche modo basilare , cambiato il senso di cosa vuol dire essere performers nella musica rock.
Non è stato un gran concerto , lui è realmente poco espansivo e quasi comicamente non comunicativo. Dove veramente ha rotto il modello base è stato nell’approccio alle sue stesse canzoni. In concerto , si è preso il diritto di alterare drasticamente persino qualcuna delle sue più amate composizioni , qualche volta fino al punto di renderle a mala pena riconoscibili.
La parte critica di me ammira questa cosa. Significa che le canzoni di Dylan rimangono vive , evolvono la loro essenza , e lui ha una grande immaginazione e una creatività e un’intelligenza particolare per ripensare e rivedere anche le sue creazioni più grandi.
La set-list di giovedi arrivava per la maggior parte dal magnifico trio di album “Time out of mind” , “Love and Theft” e “Modern Times”.
In generale quelle canzoni sono rimaste intatte. “Love sick” era facilmente riconoscibile. Anche se ho pensato che il grande riff di chitarra che caratterizza “Thunder on the mountain” era stato cambiato , la canzone essenzialmente non era cambiata. Mi piace il nuovo tocco swampy del riff di chitarra di “Tweedel dee & tweedle dum” .“Summer days” sembra ancora essere ispirata e oscillante tra il suono western di Bob Wills e quello rockabilly della Sun Records .

Ma alcunbi dei “classici” sembravano aver ricevuto un colpo di maglio. “Hard rain” è stata reinvaetata con una linea ritmica che ha trasformato una profezia dell’Apocalisse in una canzoncina da ballo di un granaio di 4° categoria. La stessa sorte ha subito “Girl of north country” dove il suono del basso sembrava quello di un basso-tuba. Per qualche motivo sconosciuto , Dylan ha dissacrato una delle sue più importanti ballate country , è’ stato come se “Girl of north country” fosse diventata “Girl from Pulaski”. “Tangled up in blue” è stata maciullata da un suono così monotono che ha tagliato in due una delle più potenti favole della narrativa dylaniana.
Inoltre , Dylan non solo ridisegna radicalmente il suo paesaggio musicale , ma rifiuta testardamente di dare al suo pubblico una qualsiasi indicazione. Non solo nessuno dei classici rielaborati sono stati presentati , ma non ha detto una parola al pubblico durante l’intero set principale.
La cosa che colpisce principalmente è che Dylan viene dalla tradizione folk , dove abitualmente gli artisti sono soliti aver uno scambio di opinioni con il pubblico , cambiando la loro visione delle cose o semplicemente spiegando lo scopo della canzone.
Questo è un senso che in qualche modo basilare , Dylan ha sempre tenuto nascosto. Giovedi , è uscito in un tipo di costume – vestito scuro e cappello grigio – che era una reminiscenza del vecchio eroe della TV Yancy Derringer. Ovviamente è una mascherata voluta. Forse , ancora più di Elvis , Dylan rimane in maniera sconvolgente sia familiare quanto fondamentalmente uno sconosciuto.

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Ricordando un amico , i tempi stanno cambiando ?

Forse , non sono sicuro , da anni i tempi stanno cambiando e noi ce ne accorgiamo soltanto a poco a poco , a piccole dosi.

Quando è cominciato tutto ? Anni fa ? Oggi ? Non saprei dirlo con precisione , però posso riferire le mie impressioni derivate dalle esperienze personali , poca roba , di scarso valore , certo non sono le opinioni di Aristotele , nemmeno quelle di Einstein , e nemmeno di tutti quelli che sono vissuti in mezzo a questi due personaggi incredibili , come incredibile è quel personaggio dei giorni nostri che scrisse la canzone “The times they are a-changin’”.Cosa stava cambiando ? Quali fattori lo spinsero a riflettere su questo problema , a scivere una canzone incisa a lettere di fuoco nelle tavole delle profezie non ufficiali ?

John Fitzgerald Kennedy viene nominato Presidente degli Stati Uniti succedendo a Dwight D. Eisenhower, assunse la carica il 20 gennaio 1961 e la mantenne fino al suo assassinio, a Dallas, il 22 novembre 1963. Gli subentrò il vicepresidente Lyndon B. Johnson.Per la cronaca spicciola , Kennedy, di origine irlandese, è stato il primo Presidente degli Stati Uniti di religione cattolica.   Fu anche il primo presidente americano ad essere nato nel XX secolo ed il più giovane a morire ricoprendo la carica.

La sua breve presidenza, in epoca di guerra fredda, fu segnata da alcuni eventi molto rilevanti: lo sbarco nella Baia dei Porci, la Crisi dei missili di Cuba, la costruzione del Muro di Berlino, la conquista dello spazio, gli antefatti della Guerra del Vietnam e l' affermarsi del movimento per i diritti civili degli afroamericani.

Kennedy , con la sua giovane lungimiranza , con i suoi errori politici , stupì tutti , e forse per questo entrò nel cuore degli americani. Quando tentò di sbarazzarsi di Fidel Castro col fallito sbarco alla Baia dei porci la gente disse “I tempi stanno cambiando “ , quando chiese alle nazioni del mondo di unirsi nella lotta contro ciò che chiamò "i comuni nemici dell'umanità... la tirannia, la povertà, le malattie e la guerra" la gente disse “ I tempi stanno cambiando “, quando impose l’Alt all’Unione Sovietica obbigandola a ritirare i missili da Cuba la gente disse “ I tempi stanno cambiando”, quando tenne il suo famoso dircorso sotto quell’obbrobio che era il Muro di Berlino la gente disse “ I tempi stanno cambiando” , quando aumentò il numero dei consiglieri militari in Viet Nam da poche centinaia a 16.000 uomini la gente disse “ I tempi stanno cambiando” , ed aveva ragione , pochi mesi dopo la sua morte il suo sustituto Johnson scatenò la più terribile guerra che il mondo avesse mai visto , i tempi erano davvero cambiati , la lezione della 2° guerra mondiale non era servita a niente , ai “veterans” della guerra civile , della 1° guerra mondiale , della seconda , della Corea , si aggiungeranno quelli del Viet Nam , i cui nomi sono scritti a migliaia su “The Wall” a Washington ( esattamente 58.195). Poi arriveranno altri “veterans” , ma questa è storia recente. Quando sostenne la causa dell’integrazione razziale la gente disse “ I tempi stanno cambiando , quando disse che l’America doveva essere la prima a posare il piede sulla superficie lunare  (sei anni dopo la sua morte quel sogno si concretizzerà) , la gente disse “ I tempi stanno cambiando “ , quando venne assassinato a Dallas la gente disse “ I tempi stanno cambiando”.

Nel 1964 , esce l’album “The times they are a-changin’” , qualcuno si era accorto che i tempi stavano cambiando , lo scrisse e lo canto nella terribile title-track , un atto d’accusa pesantissimo contro l’impostazione della società americana, atto d’accusa che raggiunse in seguito il suo punto più elevato in “All along the watchtower”.

Diceva quel ragazzo :

Venite qua gente , dovunque stiate andando, ammettete che le acque
attorno a voi stanno crescendo ed accettate che presto sarete inzuppati fino all'osso.
Se il tempo per voi rappresenta qualcosa
fareste meglio ad incominciare a nuotare
o affonderete come pietre , perché i tempi stanno cambiando.

Venite scrittori e critici che profetizzate con le vostre penne
e tenete gli occhi ben aperti , l'occasione non tornerà ,
e non parlate troppo presto perché la ruota sta ancora girando
e non c'è nessuno che può dire a chi toccherà,
perché il perdente di adesso sarà il vincente di domani
perché i tempi stanno cambiando.

Venite senatori, membri del congresso , per favore date importanza alla chiamata,
non rimanete sulla porta , non bloccate l'atrio perché quello che si ferirà
sarà colui che ha cercato di impedire l'entrata , c'è una battaglia fuori e sta infuriando.
Presto scuoterà le vostre finestre e farà tremare i vostri muri
perché i tempi stanno cambiando.

Venite madri e padri da ogni parte del Paese
e non criticate quello che non potete capire
i vostri figli e le vostre figlie non sono più sotto il vostro comando ,
la vostra vecchia strada sta rapidamente invecchiando.
Per favore andate via dalla nuova se non potete dare una mano
perché i tempi stanno cambiando.

La linea è tracciata , La maledizione è lanciata , Il più lento ora sarà il più veloce poi.
Ed il presente adesso Sarà il passato poi , l'ordine sta rapidamente scomparendo.
Ed il primo ora Sarà l'ultimo poi , perché i tempi stanno cambiando.

"Sapevo esattamente cosa volevo dire e per chi lo volevo dire” disse il ragazzo.

Parole terribili , sapore profetico , sapore biblico , non bisognava essere degli indovini per prevedere queste cose , bisognava scriverle e cantarle , diffonderle , questi avvisi , questi moniti fra la gente , dare una coscienza diversa all’ umanità, insegnare un nuovo modo di affrontare e giudicare le cose , ma solo un ragazzo lo fece , e quel ragazzo divenne la voce della sua generazione , nel bene e nel male queste parole , assieme ad altre scritte successivamente , faranno di lui il simbolo di un’epoca che stava passando dalla preistoria alla storia.

Quando al sommo soglio di San Pietro venne chiamato un polacco la gente disse “ I tempi stanno cambiando” , quando quest’uomo cominciò a girare il mondo la gente disse “ I tempi stanno cambiando” , quando le sue parole fecero crollare il Muro di Berlino la gente disse “ I tempi stanno cambiando”.

Quando la grande Russia cambiò la sua fallimentare politica e annunciò la “trasparenza” la gente disse “ I tempi stanno cambiando”.

Quando la guerra del Viet Nam finì la gente disse “ I tempi stanno cambiando”.

Quando Ronald Reegan fu nominato Presidente la gente disse “ I tempi stanno cambiando”.

Quando il Reverendo Martin Luther King disse “I have a dream” la gente disse “I tempi stanno cambiando , quando King fu assassinato la gente disse ancora una volta “I tempi stanno cambiando”.

Quante migliaia di altre volte la gente disse quella famosa frase ?

Ogni volta che succedeva qualcosa di bello , di tragico , di diverso , la gente ripeteva quella frase.

Fu così in tante occasioni , difficile richiamarle tutte alla mente , qualche nome ? Va bene , ma sarebbe un lunghissimo e sterile elenco , mentre donne e bambibi muoiono di fame e di "machete" in ogni angolo del mondo , da nord a sud , da est ad ovest.

Un giorno i fedeli in Piazza San Pietro sentirono il Papa parlare in italiano con accento tedesco , come in tanti film del dopoguerra che narravano la storia tragica del nazismo e del fascismo , e la gente disse “ I Tempi stanno cambiando”.

Ma davvero ? E poi c'è la globalizzazione ? Cambierà i tempi ?

La Guerra con la G maiuscola continua a farla da padrone in tutto il mondo , anche vicino a noi , pochi anni fa in Jugoslavia , con nomi di località diventate tristemente famose , Serbia , Croazia , Serajevo , Bosnia . Tutto questo è successo a pochi chilometri da casa nostra ? I tempi sono cambiati ? Non saprei cosa rispondere , avevo un amico che ha combattuto in quella zona col contingente italiano , fra quella maledetta pioggia di proiettili anticarro all’uranio impoverito , dopo tre anni è morto di una malattia causata dalle radiazioni di quei proiettili. I tempi sono cambiati ? Per me no , ma per lui si , ora riposa in una teca a 60 metri di profondità nel bellissimo mare che sta di fronte ad una delle nostre isole più belle , e la domanda è sempre quella “ The times they are a-changin’ ?”.

Forse non saprebbe rispondere nemmeno quel ragazzo che scrisse quelle parole.

di Tommy D.

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RILEGGENDO........

Libri : Bob Dylan, Chronicles vol. 1                         clicca qui

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SCRIVEVANO.........

L'uscita negli Stati Uniti della più completa storia del quartetto Beatles: la biografia infinita Bob Spitz, già autore di un libro su Dylan, aveva scritto 2.792 pagine, poi «ridotte» a 856. «La loro storia è la nostra storia»
Copertina e controcopertina della biografia dei Beatles scritta da Bob Spitz

NEW YORK - Martedì 1° novembre negli Stati Uniti esce la più ampia biografia dei Beatles mai scritta. Bob Spitz, già nel mangement di Bruce Springsteen (e autore tra l'altro di Barefoot in Babylon, la storia di Woodstock, e di Dylan: A Biography) ci ha messo otto anni di lavoro. Alla fine ne erano uscite ben 2.792 pagine. Un lavoro monumentale, anche troppo. Tanto che l'editore ha obbligato Spitz a ridurre e tagliare fino a 856 pagine: sempre un bel malloppo ma più abbordabile per i lettori. Del resto c'erano da raccontare otto anni di sodalizio, dieci ore e 28 minuti di musica (la somma del tempo delle canzoni registrate dai Beatles), con retroscena, curiosità e particolari inediti. Un racconto che comincia dall'infanzia dei quattro di Liverpool. Tanto che per trovare il primo incontro fra John e Paul bisogna arrivare a pagina 95.

Le statue di cera di Madame Tussauds dei Beatles andate all'asta il 27 ottobre (Ansa)
CULTURA GIOVANILE - Spitz, 55 anni, non è sempre stato un fan dei beatles. Preferiva Bob Dylan. Ma ora riconosce loro un ruolo fondamentale nella storia della seconda metà del Novecento: «La loro storia è la storia di tutti noi. Riguarda la cultura giovanile di quei tempi, dei nostri tempi, di come è emersa la cultura della droga, la politica come dibattito universale. Questp è un libro sulla ribellione, sulla nascita dell'industria britannica dello spettacolo, la nascita dell'industria del rock. I Beatles hanno cambiato la musica per sempre. Hanno preso il rock, che parlava solo di ragazze e auto, e gli hanno aggiunto il contesto». Alla biografia hanno collaborato sia Paul McCartney sia George Harrison, fino alla sua scomparsa nel 2001. Nessun aiuto a Spitz è invece venuto da Yoko Ono e da Ringo Starr.

L'autobiografia di Bob Dylan
LIBRI MONUMENTALI - Le star della musica rock e pop, in ogni caso, sembrano sempre più accreditarsi (o essere accerditati) come personaggi di un periodo storico che ha aggiunto nuovi miti a quelli del passato che includevano condottieri, statisti, letterati, scienziati, compositori classici. Nessuno, un tempo avrebbe pensato a un Bob Dylan. Il rock, come dice Spitz, ha cambiato anche l'idea stessa della cultura, e così si spiega come i suoi protagonisti arrivino ora a biografie non da «istant book» ma addirittura monumentali come quella dei Beatles. O come quella che lo stesso Bob Dylan firma per raccontare la propria storia personale e musicale, divisa in più volumi e più uscite («Chronicle»). Per chi è ancora in attività certamente può essere anche un affare: Eric Clapton, recentemente, ha offerto l'esclusiva per la propria biografia a 3,5 milioni di dollari. Non si sa se l'offerta, non certo modesta, sia stata raccolta da qualche editore.

(fonte : corriere.it)

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Martedi 11 Novembre 2008

Set list: Sault Ste. Marie, Ontario - Essar Centre - November 9, 2008

1. Leopard-Skin Pill-Box Hat
2. A Hard Rain's A-Gonna Fall
3. Rollin' And Tumblin'
4. Don't Think Twice, It's All Right (Bob on guitar and harp)
5. The Levee's Gonna Break (Bob on harp)
6. Tryin' To Get To Heaven
7. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
(Bob on harp)
8. Blind Willie McTell
9. Honest With Me
10. I Believe In You (Bob on harp)
11. Highway 61 Revisited (Bob on guitar and harp)
12. When The Deal Goes Down
13. Thunder On The Mountain
14. Nettie Moore
15. Like A Rolling Stone

(encore)

16. All Along The Watchtower
17. Blowin' In The Wind (Bob on harp)

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IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di Ale '65

..Che dire che non sia stato già detto.. Dylan..uno, nessuno,
centomila.. Come potrei esser contro! PRO, PRO, PRO, se non altro per
rispetto ad un Artista, L’ARTISTA, che fregandosene, da sempre, un po’
di tutto e di tutti, (anche dei numerosi premi e riconoscimenti,
soprattutto quelli) pure sentendosela addosso tutta, (se ne frega anche
dell’età che porta), tira diritto tenendo una media di un centinaio di
concerti all’anno in ogni parte del mondo. Non dimentichiamocelo per
favore, all’età di 67 anni, nessun altro è riuscito a tenere il suo
passo, ogni suo concerto, riuscito o meno, rimane sicuramente un evento
memorabile. E al di la dell’effetto mediatico, per il Nome che porta,
basta guardarsi attorno in un qualsiasi concerto: ragazzi ventenni,
coppie quarantenni con figli a seguito, e anche tanti sessantenni, tre
intere generazioni.. Certo il Dylan di adesso non è il Dylan di venti –
trent’anni fa, non si esibirà più piegandosi sopra all’amata Fender,
facendo i suoi tre mitici passi all’indietro, non farà il miracolo di
creare una sorta di “sottovuoto spinto” in mezzo a migliaia di fans
(un silenzio di tomba) cantando la Girl of The North Country
esibendosi da solo con l’acustica e l’armonica sopra un palco
semioscuro, ma le vibrazioni, le emozioni trasmesse dalla sua voce e
da quell’armonica sublime in cui ci soffia dentro l’anima, a volte
triste, altre amara, ancora adesso, riescono ad arrivare dirette al
cuore. E chi, come ai profani, non sente tutto questo, accingendosi
solo a percepire il “real message” dei suoi pezzi, non sa cosa si perde..

Personalmente, pur non spiegandomi il perché, (l’ho capito più
tardi) ci ho sempre “girato intorno” al fenomeno Dylan, tante volte
chiedendomi se ci fosse un nesso tra i tanti eventi che accadevano al
mondo, al punto tale da considerare Dylan, la colonna sonora della mia
vita.. Sono nato quando nella sua mente si stava muovendo quella
straordinaria percezione, “ era come trovarsi in un mare di lava appeso
ad una betulla”, qualcosa di immenso, quel qualcosa chiamato LIKE A
ROLLING STONE, quei sei minuti e sei secondi che di li a poco, il 30
Agosto 1965 hanno portato uno stravolgimento nel mondo musicale…
Ricordi per me indelebili, come quando all’età di 10, 12 anni andavo
alla biblioteca del paese per qualche ricerca, per poi finire ad
ascoltare i dischi grandi, come li chiamavo io..un mondo a parte… Deep
Purple, Pink Floyd..Rolling Stones.. e poi fra Miles Davis e Ray
Charles c’era .. quel disco del ragazzo col berretto, Bob Dylan 1962,
dove ascoltavo sempre la House of the Rising Sun ( per altro non sua)
che usciva dagli altoparlanti la domenica al campetto prima della
partita.. e come in una fotografia mentale , ricordo pure la sua strana
camicia che appariva su Highway 61 Revisited, mentre sentivo Like a
Rolling Stone..ma non ce n’erano poi molti, a parte pochi altri, tra
cui Planet Waves con la Forever Young. Ma è stato molti anni dopo,
nell’inverno dell’85, il più freddo, quando ero al servizio militare,
che c’è stata la mia “svolta di Newport”, facendomi riscoprire ancora
Dylan, grazie, curiosamente, a Joan Baez. Nei lunghi pomeriggi per
sfuggire ai -10,-15 gradi, assieme a qualche altro amico addetto alle
infrastrutture, si andava sopra al solaio delle docce, ”per
controllare”, dove c’erano un ‘infinità di grosse tubazioni che
portavano acqua calda.. Si stava da Dio.. stravaccati su di un telo a
mo di amaca appesa fra un tubo e l’altro.. Da un walkman di qualcuno,
si sentiva una donna cantare, chiesi chi era, dissero che era una
cassetta di Joan Baes, Baez boh.. L’ascoltai anche nei giorni seguenti,
mi piaceva quel suo stile, una in particolare mi prendeva bene.. Tempo
dopo, nel prestare la cassetta ad un altro, gli indicai sulla cassetta
il nome della canzone che mi piaceva. “Ma questa non è sua” , disse, è
di Bob Dylan.. Era It’s All Over Now Baby Blue..

Nell’estate successiva, finita la leva da alcuni mesi ormai, trovandomi in un
negozio musicale per fare un regalo, c’era una specie di promozione di
cassette e ristampe, mi ricordai di quella It’s All Over e qualche
cosa, di Dylan, ce n’erano diverse di lui. Volevo tanto risentirla,
curioso della versione originale. La trovai in una ristampa di Bringin
It All Back Home… Come un segno del destino, da li, è partito tutto per
me, ritornai giorni dopo a comperarne ancora, tra cui l’ultimo (di
allora) Infidels. Un viaggio “On The Road”, come il suo Neverending
Tour, mai finito, che nel corso degli anni mi ha portato a seguirlo
sempre, come mi era possibile, con dischi, poi cd , poi bootleg , dvd ,
libri, riviste, concerti, magliette, MAGGIE’S FARM, Expecting Rain, Bob
Dylan.com…..
……with no direction home …io ce l’ho una direzione. E
ci sto bene. GRAZIE BOB, infinitamente GRAZIE.

Ale ‘65

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Reviews: Milwaukee, Wisconsin - Riverside Theater - November 6, 2008

Review by David Moyer

E’ stato piuttosto insolito , anche nei Bob’s standards. E’ difficile descrivere che tipo di sound veniva fuori. Qualche volta le cose erano swing , forse.
La stessa Highway 61 era come una pustola . Il resto delle canzoni erano molto diverse dal precedente tour e del precedente suono della sua band , che mi ha fatto venire il dubbio se stessero sperimentando e cercando qualcosa che non sono ancora riusciti a trovare.
Dopo 26 volte credo sia stata la prima che sentivo Love minus zero/no limits , è stato un ossequio. E’ stata inoltre la prima volta che l’ho visto mettersi al centro del palco e cantare senza suonare uno strumento. Un’altra cosa nuova è stata durante Just like a woman , quando nel ritornello è stato zitto ed ha lasciato che fosse il pubblico a cantarlo. Niente chitarra ma diversi piacevoli assoli di armonica che accentuavano quello che stavano suonando.
Bob è uscito col cappello bianco. Nessuna contestazione eccetto per Girl of the north country. Avevano vecchi microfoni rettangolari che davano l’impressione di assistere ad una vecchia puntata dell’Ed Sullivan Show o di Laurence Welk. Non chiedetemi perchè. Erano diversi per qualche ragione.
Le chitarre erano tutte di fronte alla tastiera questa volta. Stu ha suonato molto più l’elettrica delle altre volte , e ha fatto la maggioranza degli assoli.La tastiera a volte era più alta di tutti durante diverse jam , anche se non era sempre il caso. Penso che il basso fosse troppo debole di volume , Bob ha cantato OK , la voce era un pò impastata e confusa nel mix a volte. La sua voce è stata protagonista del crescendo finale di Hard rain , ce l’hanno sparata in faccia che avevamo l’impressione di essere sotto un bombardamento , ma si sa che quando vai a vederlo vedrai un sacco di cose diverse da quelle che ti aspetti , non sai mai quello che succederà.

Normalmente posso fare a meno di Tweedle Dee , ma stasera mi è piaciuta , per altro con un certo Texas-feeling.
Mentre era difficile sbagliare con Tangled up in blue , questa volta la mia preferita delle versioni live che ho sentito nel corso degli ultimi 14 anni. Ma qualcosa è successo per la prima volta da molto tempo , non sono riuscito a riconoscere Girl of the north country. Questa cosa mi ha fatto sentire come un principiante , ma devo dirvi che era una versione davvero strana , detto questo non sono sicuro di aver compreso la ragione di questa cosa.

Infatti , ho un piacevole dubbio se questo sia stato il mio “bizzarro” concerto di Dylan. E’ stato uno show tranquillo e unico.Ho cercato di immaginare quello che pensavo dello show , e credo che alla fine mi sia piaciuto ed ho apprezzato il fatto che stavano suonando dal vivo e facevano le loro cose , certamente divertente.

Cosa abbiano fatto in realtà è ancora più di un mistero per me. Non mi sento di dire che sia stato uno dei migliori shows che ho visto, ma come sempre , ne valeva la pena.

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

by Jerry Spanbauer

Ripenso allo show di Dylan dell’altra sera nel bellissimo Riverside Theatre nella parte bassa di Milwaukee e credo di dover fare poche osservazioni al riguardo.
Sono un veterano di più di 30 show , il primo nel 1986. L’avevo visto in questo posto anche nel 1990 e nel 1994.( Mia personale annotazione , ero felice di essere accompagnato dal mio migliore amico , veterano di più di 20 concerti , che sei settimane fa era stato investito da un’auto mentre era in bicicletta e ridotto malamente , al punto che pensava di non poter venire stasera al concerto , ed era contento di avercela fatta). Ero anche in compagnia della mia bella moglie Karri e dalla sua amica Chris che avevano voluto che comperassi il biglietto anche per loro . Fra tutti e quattro avevamo visto più di 100 concerti di Dylan.

Lo show è stato sold-out poco dopo che i biglietti erano stati messi in vendita , ho visto tanta gente in cerca dei biglietti per la strada.
Con qualche momento di eccezzione , l’intero show è stato di basso livello , quasi sotto i piedi. Sono stato sorpreso da “Thunder on the mountain” che è stato il primo , nella serata Bob ha fatto un sorprendente numero di solos di organo , in particolare è stato fantastico quello di “Hard rain” e mi ha fatto sorridere per diversi minuti.
Tonnellate di taglienti assoli di armonica , a volte mi incantavo a seguire il lavoro ritmico di Toni e George . Ogni volta che assisto ad un concerto di Bob devo sottolineare particolarmente il fine lavoro di Toni , musicista davvero bravo.Ci sono stati alcuni fantastici passaggi di chitarra in “Lonesome day blues” con Denny che ha eseguito un applauditissimo assolo come non avevo mai sentito.             “Tweedle dee & tweedle dum” , con Bob al centro del palco che faceva i suoi caratteristici movimenti. Un’altro pazzo riarrangiamento di “Tangled up in blue” , c’è stato un momento che ho sentito la mancanza della sua chitarra , ma è sempre una grande canzone in ogni caso.
Molto solide “Love sick” e “Highway 61” – “Ain’t talkin’” non aveva la tensione che avrebbe dovuto avere. La band è stata così grande in “Summer days” che ho pensato che pochi anni fa non era così capace , hanno finalmente trovato il loro suono in tanti memorabili passaggi della serata. Bob ha detto qualcosa come “ Grazie amici” durante la presentazione della band.

Show molto solido che probabilmente non cambia la vita di nessuno , ma piacevole e godibile. E’ stato bello vedere Bob più attento a tanti sottovalutati pezzi degli anni 70’ ed 80’.Una sola canzone degli anni 70’ e nessuna degli anni 80’ sarebbe stato un oltraggio ! Canzoni che mi piacerebbe che Bob ripescasse ( per citarne alcune) : New Morning , Time passes slowly , Going going gone , I and I , Slow train , Mett me in the morning , New pony , Shot of love , Groom’s still waiting at the altar , Sweetheart like you , Never gonna be the same again , e Man in the long black coat. Mi sarebbe piaciuto che avesse cantato “Girl from the Red River shore”.

Jerry - Oshkosh, Wisconsin
dylankicks@sbcglobal.net

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SCRIVEVANO........

«Planet waves», ecco il vino prodotto da Bob Dylan

La rockstar si allea con il marchigiano Antonio Terni, nasce l' etichetta «Planet waves»

La notizia è bella: Bob Dylan ha deciso di occuparsi di vini italiani. Ma la storia di questa notizia è ancora più bella, è tre volte bella. Perché una delle più grandi rock star del mondo firma un' etichetta italiana. Perché un lungo sogno, uno di quei sogni che solo i fan sanno sognare, si è realizzato.Perché alla vigilia di Vinitaly, è bene brindare a Dylan e a quelli come lui che riconoscono nel nostro vino, in un momento in cui il settore non se la passa tanto bene, una delle espressioni più alte della cultura. In Italia, è noto, ci sono due fan eccellenti di Bob Dylan: Carlo Feltrinelli e Antonio Terni. I due non si perdono un solo concerto europeo, possiedono tutti i dischi ufficiali, tutti i bootleg, tutti i dischi collettivi, tutte le poesie e le prose di Mr Tambourine. Uno produce libri (anche di e su Dylan) e l' altro vino, nell' Anconetano. Tre anni fa, un suo Rosso Conero, «Visions of J.», ha ottenuto da Slow Food i tre bicchieri, il riconoscimento più alto. «Visions of J.» sta per «Visions of Johanna» una canzone di Dylan tratta dall' album «Blonde on Blonde» del 1966. Ne La voce di Bob Dylan (edito da Feltrinelli), un' intensa e appassionata biografia intellettuale, Alessandro Carrera spiega come «Visions of Johanna» sia un esempio di poesia al tempo dei mass media, suscitatrice di «paesaggi verbali che prima di lui si osava affidare solo alla pratica della scrittura silenziosa». Per anni e anni, il produttore di vini segue Bob Dylan in giro per il mondo, senza mai presentarsi, senza mai sperare di incontrarlo: così, per puro amore. Gli anni passano e i tentativi di farsi notare diventavano sempre più impacciati e patetici (ogni volta in prima fila, lancio di cappelli leopardati, un inseguimento in autostrada) fino a che un giorno il Nostro conosce il batterista di Dylan e, in occasione di un concerto a Milano, gli regala alcune bottiglie. La cosa sembra finita lì, con un doveroso omaggio. Invece qualche giorno dopo, come nelle fiabe, un messaggero-manager gli consegna il seguente biglietto: «Bob Dylan mi ha chiesto di entrare in contatto con te. Ci interessa quell' idea di creare un vino insieme ma vorremmo saperne di più...». Naturalmente il fan si dichiara immediatamente felice di mettersi a disposizione del suo idolo e dopo mesi di frenetiche e segretissime trattative nasce una specie di joint venture il cui risultato finale è un vino che ricorda molto le canzoni di Dylan, non solo nel nome «Planet Waves» (un disco del 1974) ma anche nella sostanza (un misterioso incontro fra la severità del montepulciano e la morbidezza del merlot). Il retro dell' etichetta reca un singolare testo, composto per la quasi totalità da citazioni dylaniane, in cui si celebra la filosofia dell' incontro: «Cosa ha spinto due uomini, da angoli opposti del mondo, a mettere i loro nomi su una bottiglia di vino rosso italiano? Destino? Fato? Coincidenze? Planet waves». Sì, perché solo quando le onde che scuotono questo pianeta s' incontrano e s' accavallano possono succedere cose inaspettate. Da questa piccola, chimerica storia c' è da augurarsi tragga vantaggio tutto il settore vitivinicolo che, come dicevamo prima, sta vivendo un periodo storto e il 1° aprile si raduna a Verona per cercare di superare la crisi: con un export che è calato del 16%, con una concorrenza australiana e cilena che si fa sempre più temibile, con una scarsa capacità di incidere sui mercati internazionali. Come si fa a uscire dalla congiuntura negativa? Le mode soffiano dove vogliono, però «the answer is blowin' in the wind». La risposta sta soffiando nel vento.
Grasso Aldo

http://archiviostorico.corriere.it/2004/marzo/29/Rosso_italiano_ecco_vino_prodotto_co_9_040329007.shtml

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Daniel Lanois: il nuovo album degli U2 non è ancora pronto          clicca qui

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Obama : Quelli che l'avevano detto                                                    clicca qui

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Tutti pazzi per Obama                                                                          clicca qui

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«Da noi il rock era vietato ma io sono il Dylan russo»                       clicca qui

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TRAGICA MORTE DI MIRIAM MAKEBA                                     clicca qui

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I MITICI......

Ry Cooder - How Can A Poor Man Stand Such Times And Live     clicca qui

 

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Lunedi 10 Novembre 2008

Talking Bob Dylan Blues - Parte 431 -    clicca qui

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HO RIASCOLTATO IL "GENIALE PASTICCIONE"

di Mr.Tambourine              clicca qui

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Set list: Kalamazoo, Michigan - Wings Stadium - November 8, 2008

1. Maggie's Farm
2. Rainy Day Women #12 & 35
3. It's All Over Now, Baby Blue
4. Tweedle Dee & Tweedle Dum
5. Make You Feel My Love
6. The Levee's Gonna Break
7. Ballad Of Hollis Brown
8. Things Have Changed
9. The Lonesome Death Of Hattie Carroll
10. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
11. Workingman's Blues #2
12. Highway 61 Revisited (Bob on guitar)
13. Ain't Talkin'
14. Thunder On The Mountain
15. Ballad Of A Thin Man

(encore)

16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower

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Review: La Crosse, Wisconsin - La Crosse Center Arena - November 5, 2008

Dylan and his band rock the La Crosse Center

By Marc Wehrs | mwehrs@lacrossetribune.com

Bob Dylan ha parlato solo per presentare la band. Like a rolling stone chiudeva il set di 15 canzoni.
La presentazione è stata appropriata : Il puro potere dei chitarristi Stu Kimball , Denny Freeman , il bassista Toni Garnier , il batterista George Racile e l’uomo che suona molte cose con le corde Donnie Herron valevano i 45,50 dollari del biglietto d’ingresso.
Questa forza di natura rock ha praticamente caratterizzato ogni canzone mercoledi sera al La Crosse Center , ha rischiato di procurarci una lesione sonora per il volume troppo alto in “Highway 61” , continuata come in una jam fino alla fine di “Watching the river flow”.
Malgrado le recensioni dicono che la sua voce era in condizioni pietose la notte dell’elezione presidenziale , mercoledi sera aveva invece una bella voce , in buone condizioni al La Crosse Center.
Ma questo potrebbe non voler dire niente alla gente che conosce Dylan solo dalle registrazioni in studio di qualche anno fa : se non conosci i testi delle canzoni , non le riconoscerai di certo nei concerti di Dylan del 2008.
Andare ad un concerto di Bob è una lezione sul passare del tempo.
E’ questa la stessa voce che abbiamo sentito sulla copia in vinile di “Highway 61 Revisited “?.
Potrebbe , la stessa faccia dell’era Dylan 1960 , incredibilmente impersonata da Cate Blanchette in “I’m not there” , essere realmente diventata quella di questo anziano ragazzo sul palco in pantaloni neri e cappello di foggia spagnola ?
Potrebbe paragonarsi davvero ad uno degli show dell’inizio del neverendingtour nel lontano 1980 ?
E realmente Dylan sta cercando di riunire i gesti del rock con esecuzioni reminiscenti di Leon Redbone ? Queste strane combinazioni sono ora comuni nei concerti di Dylan.
E mentre mio figlio di 14 anni ha dichiarato “ grazioso , dolce” il concerto , era divertito da tutta la gente che teneva in alto gli accendini.
Diversi giovani figli stavano coi loro genitori seduti vicino a noi , ed ho visto così tre generazioni al concerto.
La differenza fra “quelli della prima volta” è diventata palpabile quando sono cominciate canzoni come “Forever Young” e “Just like a woman” con arrangiamenti facili da seguire , e la gente lo incoraggiava ogni volta che suonava l’armonica.
Ma nel momento in cui la band ha dato alla gente quello che voleva , nei bis “All along the watchtower” e “Blowin’ in the wind” , un’altro migliaio di persone hanno avvertito l’esperienza di quell’evento musicale al quale vale sempre la pena di assistere : il Never Ending Tour.
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Attorney arrested at Dylan concert

By ANNE JUNGEN / ajungen@lacrossetribune.com

Un notissimo avvocato del luogo è stato arrestato mercoledi sera dopo il concerto di Dylan al La Crosse Center per resistenza alla forza pubblica che l’aveva invitato ad andarsene.
Michael Ablan , 59 , che vive in La Crescent ma ha l’ufficio al 401 di King St. , dovrà pagare le spese per la sua condotta disordinata , resistenza all’arresto e per danni alla proprietà della polizia , dice il rapporto delle autorità locali.
Le guardie di sicurezza gli avevano chiesto di andarsene quando l’avevano trovato che pichiava i pugni sul tour-bus di Dylan dopo le 10,00 p.m..
Ablan ha detto ai polizziotti che avrebbero dovuto affrontare una “grossa causa” se lo avessero arrestato , ed ha ripetutamente trasgredito all’ordine di andarsene.
Ha inoltre resistito quando gli ufficiali quando hanno cercato di mettergli le manette e caricarlo su un’auto , rompendo un vetro della vettura.
Ablan ha pagato la cauzione di 650 dillari e dovrà comparire di fronte al tribunale della Conte il 25 novembre.
Ablan , dice il “Tribune” , ha dichiarato di non aver picchiato sul bus di Dylan e di non aver opposto resistenza all’arresto , e si farà assistere da un’altro avvocato per la sua difesa.

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Breve biografia di Bob Dylan      clicca qui

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Bob Dylan. Spot 60 Seg.               clicca qui

L' originale commento in inglese e la traduzione in italiano :

Water is a basic human need and right. Yet, over one billion people on this planet lack access to safe water.
L’acqua è una necessità base e un diritto umano. Nonostante ciò, più di mille milioni di persone su questo pianeta non hanno accesso all’acqua potabile.

This is Bob Dylan and I am proud to be part of the mission to make water safe and clean for every human being living in this world.
Sono Bob Dylan e sono orgoglioso di partecipare a questa missione per far sì che l’acqua sia sicura e pulita per tutti gli esseri umani di questo mondo.

E’ un’idea “Export Saragoza 2008”.

La più grande Festa dell’Acqua sulla Terra. Dal 14 giugno al 14 settembre.


( Dean Spencer news )

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Audio : Bob Dylan - Blowin' In The Wind (first performance, unreleased)               clicca qui

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Video : Bob Dylan - Tom Petty - Across the Borderline - 1986                                    clicca qui

 

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Domenica 9 Novembre 2008

 

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Sabato 8 Novembre 2008

Set list: Milwaukee, Wisconsin - Riverside Theater - November 6, 2008

1. Thunder On The Mountain
2. Love Minus Zero/No Limit
3. Lonesome Day Blues
4. A Hard Rain's A-Gonna Fall
5. Tweedle Dee & Tweedle Dum
6. Girl Of The North Country
7. High Water (For Charley Patton)
8. Workingman's Blues #2
9. Just Like A Woman
10. Tangled Up In Blue
11. Love Sick
12. Highway 61 Revisited
13. Ain't Talkin'
14. Summer Days
15. Like A Rolling Stone

(encore)

16. All Along The Watchtower
17. Blowin' In The Wind

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Review: Minneapolis, Minnesota - Northrop Auditorium - November 4, 2008

Dylan rauco , una ventata di cambiamento , malgado il suo modo di cantare sia stato più stracciato del solito , Dylan entusiasma in uno storico concerto.

By JON BREAM, Star Tribune

Giovedi è stata una notte storica per gli Stati Uniti –e per Bob Dylan.
Dopo quella che è stata un’esibizione frustrante ed erratica al Northrop Auditorium , il più famoso cantante di protesta americano , ha fatto una dichiarazione attesa da lungo tempo dopo la canzone finale.
Dopo non aver detto una parola nelle precedenti due ore , Dylan ha detto qualcosa circa i suoi natali nel 1941 , aver parlato di Pearl Harbor , ha infine dichiarato “ Sembra che le cose stiano cominciando a cambiare adesso”.

Il posto era sold-out con 4.791 ed i fans , ( che portavano più magliette di Barak Obama che di Dylan stesso ) hanno ruggito di approvazione quando lui si è lanciato facilmente in una “Blowin’ in the wind” , il suo classivo di protesta del 1960 , con un lento ritmo del Sud. "How many deaths does it take to know that too many people have died," ha latrato con una gracchiante voce senza speranza. La gente ruggiva. Dylan , che di solito chiude con “All along the watchtower”, ha chiuso stasera con una calda e gentile risposta ai problemi americani.
Dopo che Dylan e la sua band hanno lasciato gli strumenti e le luci si sono accese , tutti quelli che erano venuti al concerto hanno cominciato a controllare sui loro cellulari i risultati dell’elezione presidenziale. Si sono riuniti fuori dal Northrop e hanno cominciato a cantare e ballare mentre andavano verso il campus dell’Università del Minnesota.

Prima , la gente ha reagito entusiasticamente a tutto quello che ha fatto Dylan , che è molto distaccato dalla politica. Quando ha cominciato il secondo coro di “The Times they are a-changin’” , la risposta è stata davvero turbolenta. Durante “It’s alright ma (i’m only blleding)”, la strofa dove dice che qualche volta anche il Presidente degli Stati Uniti deve presentarsi nudo ha creato una grossa reazione.
Con la sua prima apparizione in un campus universitario da quando era studente nel 1959-1960 , Dylan non ha fatto nessun commento sull’Università e sul suo Stato natale. Forse se fosse rimasto un pò di più avrebbe potuto prendere una laurea musicale che discuteva su come un cantante dovrebbe trattare la sua voce.
Francamente , la voce di Dylan , che mi ricordi , non è mai stata così brutta in tante canzoni .
Questa grande raucedine suggerisce troppe sigarette , troppa flemma e troopo poca idratazione.
Il suo borbottante fraseggio è abbastanza provocatorio , in combinazione con un secco ringhio che suona come la voce di Tom Waits con la laringite , troppo spesso non si capiva cosa stava cantando.
Al di là della sua dubbia voce , Dylan ha offerto una appassionata prestazione . “Master of war” era minacciosa . Ha cantato la succosa “Shooting star” come se stesse vomitandola. E’ passato a “Thunder on the mountain” scandendo bene le parole , ha eseguito una versione bluesy e bluegrass di “IT’s alright ma” che è stata il punto più alto della serata , con una enfatica convinzione che ha segnato questa indimenticabile notte.

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Video : Le parole di Bob Dylan + Blowin' in the wind - November 4, 2008       clicca qui

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Video : Bob Dylan - Thank God (1986)                           clicca qui

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Succedeva.......

I finti Bob Dylan riuniti in un film
in un film l' annuale festival dedicato ai sosia di Bob Dylan al Greenwich Village. titolo provvisorio " it ain' t me babe ".
Tra i "sosia" una donna e un nero . Degno tributo o dissacrazione? Comunque una curiosita' cinematografica e musicale divertente: arriva il film con tutti gli imitatori di Bob Dylan possibili e immaginabili, immortalati per lo schermo nel corso del festival annuale al Greenwich Village di New York, nel celeberrimo Speakeasy club, ormai da anni dedicato ai "Bob Dylan lookalike", i sosia piu' disparati del menestrello di Duluth. Con il titolo provvisorio "It ain' t me, babe" (Non sono io, babe, una delle piu' note canzoni di Dylan giovane) il film offrira' alcune delizie e comunque montagne di kitsch allo stato puro, come una versione rap di "Like a rolling stone". Diretto dal noto regista di documentari Ken Kwapis, il documentario verra' completato con la ripresa, in autunno, anche dell' edizione europea del festival degli imitatori di Dylan. I finti Dylan hanno gareggiato in cinque categorie: folk Dylan, amphetamine Dylan, post.motorcycle accident Dylan (cioe' dopo l' incidente di moto e i "basement tapes"), born.again Dylan (dell' era cristiana) e freestyle Dylan, lo stile libero, qualsiasi canzone di Dylan con un' altra voce o qualsiasi altra canzone con la voce di Dylan. I concorrenti erano piu' di 40, c' erano perfino una donna Dylan e un Dylan negro. Costume preferito: zazzera, occhiali scuri, "chiodo" da motociclista, cioe' il Dylan di "Blonde on blonde".

(7 agosto 1992) - Corriere della Sera

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I MITICI...

Alvin Lee - Night of the Guitars                                      clicca qui

 

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Venerdi 7 Novembre 2008

Set list: La Crosse, Wisconsin - La Crosse Center Arena - November 5, 2008

1. Wicked Messenger
2. Watching The River Flow
3. Forever Young
4. Rollin' And Tumblin'
5. Spirit On The Water
6. High Water (For Charley Patton)
7. Just Like A Woman
8. Tweedle Dee & Tweedle Dum
9. Tryin' To Get To Heaven
10. Highway 61 Revisited
11. Chimes Of Freedom
12. Honest With Me
13. When The Deal Goes Down
14. Thunder On The Mountain
15. Like A Rolling Stone

(encore)

16. All Along The Watchtower
17. Blowin' In The Wind

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Review: Minneapolis, Minnesota - Northrop Auditorium - November 4, 2008

Dylan torna a “casa” per esibirsi all’Università del Minnesota e così sono andato a vederlo . Le canzoni erano le più vecchie , significanti e familiari. Ha chiuso lo show con Blowin’ in the wind qualche istante prima che Barak Obama fosse ufficialmente nominato vincitore delle elezioni presidenziali.
Ha presentato la canzone sotolineando l’importanza del risultato elettorale. Dylan sembrava prendere energia dal pubblico  che è rimasto più di due ore allo show.
Notte bella e desiderata per me , una di quelle che non potevano essere migliori , era il momento giusto di dire “Questa è abbastanza” , dopo anni e dozzine di concerti.
Il sound system del Northrop era molto debole , sfortunatamente perchè la band ha suonato molto bene. Leggerò poi sui giornali quello che Dylan ha detto dopo “ Sono nato nel 1941.......”

Chuck Samson
Sagle, Idaho

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Review: Winnipeg, Manitoba - MTS Centre - November 2, 2008

Silenzio assordante al concerto di Dylan

"LADIES and GENTLEMAN, the legendary recording artist... Bob Dylan." Queste nove parole hanno aperto il concerto dell’Icona la scorsa notte. Sono state inoltre le uniche parole ad essere dette fino a quando non ha ringraziato la band due ore dopo.

Malgrado sia discutibilmente il cantautore più onorato del XX secolo , Bob Dylan è evidentemente un uomo di poche parole , non ne ha sprecata nemmeno una per i 6.500 fedeli che sono accorsi al MTS Center in suo omaggio. Gli danno fastidio anche le macchine fotografiche , un capriccio insolito , in otto anni , Dylan è il primo artista che ho visto rifiutare i fotografi dei giornali ad un concerto.

Ma a 67 anni , Dylan , ( è appena uscito il suo nuovo lavoro “Tell tale signs” ) ha dimostrato la sua introversione.

Non c’era nessuna fanfara per il suo arrivo . Le luci sul palco si sono accese alle 7,45 p.m. e Dylan era già dietro la sua tastiera , col cappello a larga tesa in testa , guardando in faccia i suoi 5 pezzi della band ( che sembravano damerini vestiti in color crema ). Si è spostato da quella posizione solo per pochi minuti , una volta per prendere la chitarra e per qualche sporadico ed ansimante assolo di armonica.

La Set-list di Dylan cambia ogni volta e le canzoni che abbiamo ascoltato erano quelle buone. A Winnipeg ha fatto meglio che a Calgary , dove qualche fans si era lamentato della scarsa ironia dell’iconico Dylan. Non erano mai stati così accigliati : perfino gli Hits non erano veramente Hits , erano una intera nuova esperienza.

Per esempio , ieri sera ha preso a calci Rainy day women e The times they are a-changin’, ambedue hanno avuto un rifacimento così drammatico che erano irriconoscibili. Rainy day sembrava una cosa kitsch , un juke-box che perdeva giri , mentre The Times sembrava un ubriaco che girava nella stanza piuttosto che un inno folk.

Prova di quanto erano state cambiate le canzoni : il pubblico non ha applaudito finchè Dylan non ha fatto sentire il suo famoso fangoso gorgoglio nel ritornello. Solo allora tutta l’arena ha accennato un applauso di convenienza.

 La band ha fatto un pò di confusione con qualcuna delle canzoni , in altre ha fatto meglio. Per esempio , Dylan ha registrato Blind Willie McTell nel 1983 con solo Mark Knofler che lo accompagnava. Ma l’altra sera , rinforzata da un’intera sezione ritmica , Blind Willie era troppo moderna , forse la più brutta della serata.

Dopo aver chiuso il suo set ed aver sorprendentemente aspettato a longo prima di tornare per gli encore , il pubblico è stato ricompensato con una versione abbastanza incontaminata di Like a rolling stone ( che ha avuto il più grande applauso della serata )        e una eccessivamente veloce versione rock di All along thr watchtower che è stata la più dinamica della serata.

Mentre metà dell’arena era già avviata verso le uscite , l’altra metà ha fatto in inutile tentativo per un secondo bis.

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Video : Bob Dylan - Lakes of Pontchartrain (1989)   clicca qui

 

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Giovedi 6 Novembre 2008

Set list: Minneapolis, Minnesota - Northrop Auditorium - November 4, 2008

1. Cat's In The Well
2. The Times They Are A-Changin'
3. Summer Days
4. This Wheel's On Fire
5. Tangled Up In Blue
6. Masters Of War
7. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
8. John Brown
9. Beyond The Horizon
10. Highway 61 Revisited
11. Shooting Star
12. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
13. Under The Red Sky
14. Thunder On The Mountain
15. Ain't Talkin'

(encore)

16. Like A Rolling Stone
17. Blowin' In The Wind

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Review: Regina, Saskatchewan - Brandt Centre - Brandt Centre - November 1, 2008

by Jay Levesque

Sono stato stasera allo show in Regina ed ero eccitato…..Non avevo visto Bob da 6 anni , è stata una lunga aspettativa ! Sono entrato nel building e ho trovato il mio posto nella seconda fila , proprio davanti alla tastiera di Bob.
Così mi sono seduto in attesa di mio fratello e di sua moglie per prendere le sedie vicino a me. Così ho guardato i lavori di sistemazione del palco è ho capito chr ero proprio in fronte a Bob, tutto quello che dovrei fare è sorridere , è così fantastico , straordinario posto per vedere il mio artista favorito.

Dopo la presentazione è arrivata la band vestita in viola , poi è arrivato Bob con un grande applauso e si è messo di fronte alla prima fila. E’ stato grande vedere questi ragazzi stasera , potevo vedere i cenni di intesa e le occhiate che si scambiavano , molto più di quanto avessi visto prima perchè ero molto vicino.
Tutti gli occhi erano naturalmente su Bob per non perdere le sue indicazioni , ma ormai dovrebbero sapere tutto questi ragazzi. Non avevo mai visto Bob prima d’ora allontanarsi dalla tastiera e mettersi al microfono al centro del palco.

Ha fatto questa cosa diverse volte , a cominciare da Tweedle dee and Tweedle dum , Lonesome death of Hattie Carrol , e ha fatto così anche per una parte di I don’t believe you.
La band ha suonato una versione unica di Hollis Brown e Lonesome death of Hattie Carrol. Ho pensato perchè magari si riuniscono a provare i nuovi arrangiamenti durante i day-off del tour. Bob aveva uno grandioso anello con un diamante al suo dito. Bling! Hattie Carrol è stata per me l’Highlight della serata. Lui stava davanti al microfono cromato stile anni 50 e ha cantato la canzone con grande manierismo . Era cosi bello. Mi piace questa band , sembra che sul palco si divertano un casino. Almeno , stasera davano questa impressione.
Toni ha riso con Bob diverse volte quando Bob faceva qualcosa di diverso alla sua tastiera. E’ sembrato che Donnie era sprofondato in un vero sound-western durante una canzone.....come la musica dell’uomo senza nome. Ci sono state diverse piccole sfumature in quello che facevano , ma a meno di essere un musicista o un grosso fan non avreste potuto notarle. E’ buono che Donnie sia nella band.....era in una grande band prima di adesso e ha imparato tanto , ma voi sapete da dove viene la band.

Finalmento ho potuto sentire Vision of Johanna per la prima volta in 4 concerti. Questo è stato un grande show per me , da vedere. Mi è piaciuta la setlist! Il tempo è passato veloce , avrei voluto rimanere lì per altre due ore.

Alla fine dello show tutti i componenti della band si sono riuniti di fianco a Bob in fronte al pubblico e sembravano contenti di poter fare questa parata , senza sorrisi , stavano fermi con lo sguardo felice. Quanto mi sarebbe piaciuto essere uno della band. A parte gli Strangers , non c’è altra band nel mondo per me migliore di questa ! Grazie Bob & Company per questa notte divertente !!
 

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Regina, Saskatchewan - Brandt Centre - Brandt Centre - November 1, 2008

L’esperimento Bob Dylan

By David Guretzki

Sabato notte ( 1 novembre 2008 ). Ho assistito con i miei amici , colleghi della facoltà , Alan , David and Eric al concerto di bob Dylan in Regina. ( dovete sapere inoltre che abbiamo cominciato la serata uscendo per una deliziosa cena al Flavours of India).
Non sono mai stato uno dei più vicini seguaci di Bob Dylan che assurse nel 1960 alla fama musicale. Infatti mi è familiare solo una conoscenza superficiale della sua musica e non so niente dei suoi album. Ma avevo deciso di andare al concerto perchè col suo stato di icona del mondo della musica ero contento di poterlo vedere.
Il concerto è stato molto divertente. C’erano cinque membri della band più Dylan – due chitarristi , un bassista , un tastierista , un violinista-banjio-steel e un batterista. Non conosco il nome del batterista , ma era un highlight da vedere , abile e pieno di energia!. Una parte significante del concerto ha avuto un suono rockabilly e blues che mi è piaciuto davvero , e diverse nuove interpretazioni delle sue vecchie canzoni , inclusa un’unica esecuzione di Like a rolling stone.
Mi è inoltre piaciuta Highway 61 revisited , la prima strofa mi ha fatto morire dal ridere!

Oh God said to Abraham, “Kill me a son”
Abe says, “Man, you must be puttin’ me on”
God say, “No.” Abe say, “What?”
God say, “You can do what you want Abe, but
The next time you see me comin’ you better run”
Well Abe says, “Where do you want this killin’ done?”
God says, “Out on Highway 61.”

Dylan non ha detto una parola al di fuori del cantato , solo verso la fine , dopo due ore di concerto , ne ha detta qualcuna presentando la band , ed è stato tutto.
Non sono sicuro se Dylan sapesse in che città era ! Ho trovato questa cosa irritante , ma comunque , non sono sorpreso. Dylan è sempre stato un enigma , sembra , ed ha semplicemente mantenuto questo mistero del silenzio un’altra volta qui in Regina. Oltre a questo , sono stato piuttosto irritato per il mix del suono . La voce era veramente difficile da sentire ( penso sia dovuto in massima parte al modo di cantare di Dylan ! ) inoltre anche qualche strumento aveva suoni troppo acuti e secchi . Dylan non ha suonato la chitarra ( in pò irritante , ma ho sentito dire che soffre di una forma di artrite che gli rende difficile il suonarla ) ma mi è piaciuto quando suonava l’armonica!
Al di là di tutto è stata una buona serata , una bella cena-indiana , averlo sentito ed imparato Qualcosa di più su Dylan!

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Massimo Bubola Band in concerto, sabato 8 Novembre        clicca qui

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SCRIVEVANO......

L'ossessione e la furia , Dylan - Amleto 30anni dopo             clicca qui
di Roberto Brunelli

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Le abitudini del Presidente Obama                                         clicca qui

 

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Mercoledi 5 Novembre 2008

Tell Tale Signs - Rare and Unreleased 1989-2006 by BOB DYLAN

by Greil Marcus

Si può trovare una mappa delle trasformazioni che Bob Dylan ha apportato nella musica Americana negli ultimi 20 anni - una trasformazione nel modo di fare, certo, ma forse anche nel modo in cui molte persone l’ascoltano oggi – nelle prime due tracce del terzo cd di Tell Tale Signs: un disco disponibile solo nella costosissima edizione "Expanded Deluxe Edition”.
Qui c’è Bob Dylan a Chicago nel 1992, che riprende la canzone folk "Duncan and Brady," solo pochi mesi prima di passare alle canzoni senza troppi fronzoli dei suoi viaggi nella tradizione musicale Americana, con Good as I Been to You e che continuano nel 1993 con World Gone Wrong.
Per quegli album Dylan ha lavorato nel suo studio di casa, senza altri musicisti, senza un produttore, con canzoni che nel suo repertorio spesso era più vecchie del suo primo album, il Bob Dylan del 1962; dando più importanza alle melodie che alle parole. Ma in Chicago, col concetto non ancora chiaro – con le canzoni che ancora dovevano dirgli come volevano essere suonate - Dylan si è lasciato aiutare dal produttore David Bromberg, un musicista che, come si dice di un “pomposo rabbino” in The Plot Against America di Philip Roth, “knows everything. Too bad he doesn't know anything else" (= Sa tutto. Peccato che non sappia nient’altro).

Una delle cose che Bromberg non sa però, è che cosa bisognava lasciar fuori: la storia di un pistolero e un barista che non ha mai richiesto di essere eseguita con basso, percussioni, tre chitarre, due violini, due parti a mandolino, tastiera, tromba, sassofono, clarinetto e trombone! La canzone non sa che farsene di tutto questo bagaglio – e Dylan nemmeno. Il problema risale alla sua stessa insicurezza riguardo a cos’è la sua musica e a che cosa serve; stava uscendo da un periodo di intensa scrittura, dubbiosi arrangiamenti, più di 10  anni di costante ricerca di una canzone che non solo poteva essere messa sul mercato ma domandava di venire al mondo!

Le vecchie canzoni che sono fiorite in Good as I Been to You e World Gone Wrong presero nuova forma nel 1997 con Time Out of Mind. Lì le canzoni come Blind Willie McTell, "Ragged and Dirty" e la vecchia ballata britannica "Love Henry" si trasformarono in canzoni come "Dirt Road Blues," "Standing in the Doorway," "Not Dark Yet," "Tryin' to Get to Heaven," "Cold Irons Bound."
Sul palco le canzoni cambiarono ancora forma, come se fossero state trovate quasi per caso, sfidando il compositore a tenergli testa! In numerosi bootlegs –opposti a quelli “ufficiali” di Dylan - era chiaro che "Cold Irons Bound" è cresciuto più in fretta di qualsiasi altra cosa, ma non avevo mai sentito la performance Tell Tale Signs del Bonnaroo Festival a Manchester, Tennessee, nel 2004.

La banda è formata da Tony Garnier, al basso; Larry Campbell, alla chitarra, Stu Kimble, alla chitarra, George Recile, percussioni. Garnier e Campbell, dopo molti anni sul palco con Dylan, l’hanno probabilmente accompagnato con maggior affinità di chiunque altro e il risultato è che Dylan esegue la canzone con una maestria tale che sembra stia suonando lui tutti gli strumenti e non solo la sua tastiera e armonica. Come potrebbero altre mani sapere cosa fare?
Il pezzo ha il flash rockabilly di “Mistery train” di Elvis Presley, il sincopato di "How Many More Years” di Howlin' Wolf, la furbesca minacciadi "Mannish Boy” di Muddy Waters, l’inferno scatenato di "Every Picture Tells a Story" di Rod Stewart.
Nei suoi acuti, sembra che il cantante voglia superare se stesso, ringhio dopo ringhio, verso dopo verso, ghigno dopo ghigno… sembra quasi una scena tratta da “Reservoir Dogs” di Tarantino (Le Iene).

Sia la versione standard che quella “expanded” di Tell Tale Signs includono delle note illuminanti di Larry "Ratso" Sloman, che scrisse un libro sul Rolling Thunder tour di Dylan del 1975. L’edizione deluxe contiene anche i commenti di Sloman in un libro illustrato, aggiunto ad un libro che raccoglie tutte le copertine dei 45 giri dei singoli di Dylan con la Columbia. E anche se sembra più completa ascoltando tutti e tre i cd, la storia risulta un’unità.

La musica che Dylan ha creato dal 1992 è sempre stata basata sull’idea che c’è uno corpus di canzoni americane o modi d’esprimersi, che è costante. E’ una forma varia, che in parole e metafore, riff di chitarra e lamenti, esitazioni e grida, può sempre essere riscoperta e può riscoprire e rinnovare chiunque se ne ricordi, come se uno potesse non solo parlare, ma ascoltare in molte lingue.
Collezionando versioni studio e live di materiale già pubblicati -"Ring Them Bells" e "Most of the Time" da Oh Mercy, 1989, "Ain't Talkin'" da Modern Times, 2006; composizioni soundtrack ("Huck's Tune" da Lucky You, “Cross the Green Mountains" da Gods and Generals); e canzoni abbandonate ora ascoltate per la prima volta ("Marchin' to the City," "Dreamin' of You," "Red River Shore," tutte tagliate fuori da Time Out of Mind) – le 27 tracce della versione standard di Tell Tale Signs e le 12 aggiuntive del terzo cd, tracciano l’espolorazione di Bob Dylan di questo territorio.
Ci sono vicoli ciechi ("Dignity," la canzone di protesta "Everything Is Broken") e strade pericolose come "Tryin' to Get to You”; possono somigliare a musiche che sarebbero più in linea con le canzoni dei Carter Family, ma poi si trasformano sul palco di Londra del 2000 in musiche suonate da qualcuno che si, somiglia a Bob Dylan, ma pare un crooner degli anni ’50– ed è un tour de force.
Ci sono variazioni che non espandono le possibilità di una canzone, ma le diminuiscono (tre volte la versione di "Mississippi” da Time Out of Mind, che fu registrata per "Love and Theft" del 2001).
A primo impatto Tell Tale Signs può sembrare come una mera raccolta di pagine finali, una pila di note a piè di pagina e appendici. Ma, come si capisce dall’opinione dei fan che han dato giudizi sul compendio di 31 performance del 1993 della canzone "Jim Jones" (da Good as I Been to You), non c’è fine a ciò che Dylan può fare con una canzone: durante i 9 mesi, la melodia della canzone ha ingoiato le proprie parole e il ritmo si è trasformato in un’astrazione.

Una performance che a primo impatto può sembrare piatta, poi rivela altri strati; un cantante che sbaglia le entate delle proprie canzoni… finisce per sembrare qualcosa che non è. La musica qui non sarà compresa al primo ascolto.
Per questa ragione, non c'è motivo di dire che "Red River Shore”, nonostante la tragicità della sua storia, è vasta come un deserto. Dopo alcuni ascolti potrebbe sembrare troppo sdolcinata, non la tragedia che si propone di essere. Man mano che la si ascolta potrebbe essere rimpiazzata alla cima delle classifiche da "Most of the Time," una canzone composta così attentamente che puoi immaginare che se Dean Martin o Fred Astaire avessero avuto l’opportunità di registrare la loro versione sarebbe stata meglio di quella di Dylan -e come la fa Dylan, solo, sul primo cd, o con con un lento accompagnamento sul terzo, può farti perdere la cognizione del tempo, al punto che il fatto che Tell Tale Signs ha lasciato un percorso in circa due decadi di tempo potrebbe non significare pressoché nulla.

( Dean Spencer news )
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Review: Edmonton, Alberta - Rexall Place - October 29, 2008

by Reagan LaPrairie

Stavo andando a vedere Dylan per la sesta volta in 32 anni. La prima volta che lo vidi fu in Toronto con la Rolling Thunder Revue, quando avevo 14 anni. Ora stavo accompagnando mia moglie Naomi a vederlo al concerto di Edmonton.
Siamo arrivati ai nostri posti nella seconda fila alla destra del palco. Sono stato sorpreso di quanti giovani c’erano e di quanti genitori con i loro figli. Sembrava che Dylan dovesse avere un bel ricambio nell’arena.
Bob è uscito con la sua band aprendo il concerto con Rainy day women.
La sua voce suonava bella e tutti hanno cominciato a muoversi.
It’s all over now è stata grandiosa.
Allora arriva Stuck inside of Mobile che ha scioccato anche quelli che erano fuori nel parco.Il modo col quale sparava fuori le parole era selvaggio.
Le tre seguenti sono state buone , ma col volume delle chitarre tropppo alto , penso comunque godibili.
Tangled up in blue è stata grande . Arrangiamento totalmente diverso , Bobby stava salendo.
Honest with me è stata solida.
Poi Just like a woman – nelle tre Top della serata.Penso che Dylan abbia avuto vita dura con questa canzone , quasi irriconoscibile , la canzone è forte ed ha una sua storia , c’è un feeling con questa canzone , mia moglie ha detto che è stata una delle migliori.
Things have changed è stata buona.Colpisce il bersaglio anche se a lui sembra non importare.
When the deal goes on è stata OK.
Le luci si sono abbassate e la band ha fatto un concigliabolo con Bob (quale doveva essere la prossima canzone ?).
Allora hanno cominciato Desolation row , la mia preferita di sempre , non potevo credere che la stava cantando a pochi passi da me.
La band l’ha arrangiata con un tempo Calypso Reggae che ha reso la canzone davvero bella.
La band stava in fronte a Bob e guardava tutti i suoi movimenti , è stato grandioso , non so se Bob ha ricordato tutte le parole di questo capolavoro.
Nelle prime due strofe il tempo totalmente cambiato , e potrei giurare che le ultime due le ha cantate sulla musica e sul tempo di Patty Cake bakers man.
So che può sembrare ridicolo , ma la canzone è stata di nuovo completamente trasformata , non avevo sentito mai niente di simile da Bob. Era puro genio o completa pazzia.
Quando le luci si sono rialzate ho potuto vedere quelli della band ridere , incluso lonesome Bob. Lui e il suonatore di Banjo continuavano a ridere quando le luci gli hanno puntato in faccia.
Bob deve suonare con noi ! Quella è stata la song migliore della serata!!!
Highway 61 ha fatto ballare la gente , Bob faceva le sue mosse , mia moglie ha detto che era più eccitante vederlo muoversi così.
Le due seguenti sono state buone , ma io stavo ancora pensando a Desolation row.
Arrivano i bis.
Like a rolling stone aspettava che le chitarre si abbassassero , lo stesso per All long the watchtower.
Bob doveva sovrastare le chitarre , oppure staccare il cavo al ragazzo coi capelli lunghi.
Al di là di tutto il concerto è stato grande , e Bob ha suonato la chitarra in una canzone ( ne vogliamo di più Bob ).
Che posso dire , ogni volta che Bob è sul palco è un ossequio per tutti noi.
Parleranno di lui e delle sue canzoni per altri mille anni , grazie Bob.

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Video : In My Time Of Dyin' - Remix                                           clicca qui

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Mercalli come Dylan:"I tempi stanno cambiando"                     clicca qui

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7 Novembre , Il rock-blues di Mick Taylor al Naima di Forlì    clicca qui

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DONOVAN: Sunshine Superman: The Journey Of Donovan     clicca qui

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I MITICI......

Rod Stewart & Faces & Keith Richards                                       clicca qui

Rolling Stones & AC/DC - Rock me baby                                     clicca qui

 

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Martedi 4 Novembre 2008

Set list: Winnipeg , Manitoba - MTS Centre  - November 2 2008

Rainy Day Women # 12 & 35
The Times They Are A-Changin'
The Levee's Gonna Break
Don't Think Twice, It's All Right
Til I Fell In Love With You
Simple Twist Of Fate
Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
I Believe In You
Desolation Row
Blind Willie McTell
Summer Days
Nettie Moore
Highway 61 Revisited
Ain't Talkin'
Thunder On The Mountain

(encore)

Like A Rolling Stone
All Along The Watchtower

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Review : Lethbridge, Alberta - ENMAX Centre - October 30 2008

by Jack Brockie

Siamo arrivati al centro alle 6,30 del pomeriggio. E’una bella arena. Il palco era già pronto . Speravo di vedere i roadies al lavoro e non sono stato deluso. Accordavano le chitarre e sistemavano il piano. Hanno messo gli asciugamani per tutti i membri della band. Hanno messo due bottiglie d’acqua vicino all’Oscar di Bob che si vedeva bene. Il piano di Bob era al centro ma messo di traverso , così non si poteva vedere Donnie quando Bob suonava , poi hanno messo sul pavimento le set-list per tutti.
I biglietti dicevano : inizio alle 7,30 , ma le 7,30 sono arrivate e passate , anche le 7,45 ed ancora niente. Solo poco prima delle 8,00 la musica è cominciata e “Ladies and Gentlemen...” , i ragazzi sono saliti sul palco con Bob dietro di loro.
Bob era tutto vestito in nero , il suo cappello mi ricordava quello dei giorni della Rolling Thunder Revue.
"Columbia Recording Artist…Bob Dylan!!!!!!!!!!!!!!!"
“Watching the river flow” è cominciata , Bob si divertive in questa canzone.
Dondolava in giro e si era fatta una buona vibrazione con la band.
“The times” è partita e la gente è impazzita , Eccitante”” , Mi è piaciuta questa. Grandi vibrazioni e grande canzone.
“Lonesome day blues”!! La prima dal nuovo album “Tell Tale Signs”. Grande , grande versione. Davvero rock , e Bob si è divertito  con questo pezzo.Grande lavoro di chitarra per tutti e tutti si sono divertiti.
“Girl of the north country”. Per tutti North country girl.Bob era proprio giusto stasera. Mi è piaciuta ed ho immaginato che lui fosse nel paese del nord mentre la cantava. Mi è piaciuta davvero , e speravo anche di sentire Boots of spanish leather dal vivo e l’ho sentita!!!!!!!!!!!!!!!!!! :o) Straordinario!! Inoltre ha suonato anche dei bei solos di armonica.
“High Water”. La seguente di “Tell Tale Signs”. Straordinaria versione!!
Davvero rock!! Mi irritava come le gente non riconoscesse ancora le nuove canzoni. E’ bizzarro come tutti diventassero pazzi per le vecchie canzoni ed in queste nuove non facevano niente. In ogni caso , è stata una eccitante versione e Bob danzava intorno come se avesse avuto uno scoppio.
Poi: Chimes Of Freedom!!!!!!!!! Amazing!!!!!!!! Absolutely beautiful.
“Rollin' and Tumblin'”, versione straordinaria , Bob sembrava divertirsi con questa canzone, Mi è piaciuta , molto veloce.
“ A hard rain’s a-gonna fall”. Versione straordinaria. La gente sembrava diventata selvaggia , Bob si è divertito con questa , It's hard…it's a hard…it's a hard.....
Dopo questa Bob ha camminato in giro al piano guardandosi attorno. I tecnici hanno lavorato sul piano e Bob li ha guardato per un pò e sembrava che stesse andando ad imbracciare la chitarra , ma no.....ha preso la sua armonica e si è messo al centro del palco per una eccellente versione di un’altra canzone da “Tell Tale Signs”!!!!!! Straordinario!!!!!!! Bob ballava e dirigeva la band mentre cantava , grandioso!!!!!!!!!
Allora è tornado al piano e Woo hoo : “Beyond the horizon”!!!!! Non l’avevo ancora sentita e ci speravo , grande versione , davvero bella.
“Summer days” era rock , e anche la band sembrava avere avuto uno scoppio.
Love Sick!!!!!!! Grande versione. Come quella di “summer”. Canzone straordinaria!!!!!
“Highway 61 Revisited”. Grande versione rock. La folla si è ravvivata di nuovo , canzone divertente.
Ain't Talkin'!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! : Straordinaria!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Le luci erano tutte rosse e Bob si è divertito per questo. Grandiosa versione ,Woo Hoo!!
“Thunder on the mountain”. Alla gente piace questa canzone e sembrava conoscerla , hanno cominciato a ballare , grande versione , la band si è divertita con questo pezzo.
Bob ed i ragazzi hanno lasciato per un pò il palco e la folla urlava e rumoreggiava. Allora.....
“Like a rolling stone!!!!!!!!!!!!!!!!!! Straordinaria versione che la gente ama sempre. Bob ha cantato la strofa e poi ha guardato la gente aspettandosi che cantasse il ritornello. Straordinario e divertente.
Sarei capace di stare ad ascoltarlo per altri due mesi , stupefacente.
Bob era al massimo della forma stasera ed è sembrato divertirsi , la folla diventa ancora entusiasta quando lo vede , è stata una grande e straordinaria performance!!!

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Dieci tra le copertine di LP che hanno fatto la storia della musica                    clicca qui

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I video più famosi di Bob Dylan     clicca qui

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Neil Young Archives Volume 1 (1963 - 1972)(10 Disc Blue-Ray)

Sarà pubblicato il 27 Gennaio 2009 la prima raccolta tratta dagli archivi di Neil Young , 10 CD al prezzo di 388,99 dollari. Sconto 43% per i pre-order.

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E' MORTO WHITFIELD, IL PAROLIERE CHE INVENTO' IL SOUL PSICHEDELICO

Los Angeles, 18 set. - (Adnkronos) - Il paroliere e produttore discografico americano Norman Whitfield, autore delle canzoni "Just My Imagination", "War" e "I Heard It Through the Grapevine", e' morto martedi' sera all'ospedale Cedars-Sinai di Los Angeles, all'eta' di 65 anni. Il leggendario dirigente della Motown dei periodi d'oro, i cui brani sono stati cantati da Marvin Gaye, Bruce Springsteen e anche dai Beatles, e' deceduto a causa di complicazioni legate al diabete, dopo essere uscito dal coma pochi giorni fa, ha precisato ''The Detroit Free Press''. Collaboro' a lungo con Barrett Strong, firmando con lui, tra gli altri successi, "Papa was a Rolling Stone", che cantata dai Temptations, guadagno' un Grammy Awards per il miglior Rythm and Blues nel 1972.

Nato nel 1943 a New York, cresciuto nel quartiere di Harlem, Norman Whitfield venne ingaggiato a 19 anni dalla Motown, e per un decennio, tra meta' anni Sessanta e meta' anni Settanta , costitui' insieme a Barrett Strong una delle firme piu' riconoscibili e di maggiore successo per la leggendaria etichetta di Detroit, creando nel frattempo un sofisticato stile di produzione ricco di effetti sonori e noto come ''psychedelic soul'' che segno' la strada a band come Sly and the Family Stone, War e Funkadelic.

Numerosi gli hit di Whitfield per i Temptations (''Ain't too proud to beg'', ''I wish it would rain'', ''Cloud nine'', ''Ball of confusion'', ''Just my imagination'', ''Papa was a Rolling Stone''), come feconda fu la sua collaborazione con altri artisti Motown come Marvin Gaye, Gladys Knight the Pips, Marvelettes e Edwin Starr (''War'' e' stata ripresa anche da Bruce Springsteen). Tra le sue canzoni di maggior successo figurano anche ''Money'' (incisa anche dai Beatles), ''I heard it through the grapevine'' (cantata dalla Knight, Gaye e dai Creedence Clearwater Revival) e, in epoca post Motown, ''Car wash'' e ''Wishing on a star'' dei Rose Royce (quest'ultima incisa di recente anche da Paul Weller).

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"Weird Al" Yankovic e You Tube                    clicca qui

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Video : The Byrds with Bob Dylan  - "He Was A Friend Of Mine"    clicca qui

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VINTAGE STORIES......

Joan Baez: Bob, lo zotico che amai

Primo incontro fra Dylan e la cantante già famosa «Era tenero, ma sporco oltre ogni immaginazione» «Aveva una passione per mia sorella Mimi»

Anticipiamo alcuni brani tratti da Down the Highway di Howard Sounes che uscirà da Guanda alla fine di agosto con il titolo Bob Dylan - Una biografia. Joan Baez aveva solo sei mesi più di Bob, ma era già una star in America: i suoi concerti facevano il tutto esaurito. Nonostante apparisse sul palco a piedi nudi come una contadina e cantasse canzoni folk con voce verginale, la Baez era altezzosa, egocentrica e intelligente e nessuno aveva saputo tenerle testa. Il suo primo incontro con Bob avvenne al Gerde' s Folk City, una sera in cui lui suonava con Mark Spoelstra. Casualmente, Mark era stato con la Baez per un breve periodo di tempo nel 1956, in California, quando erano ragazzi: «Joanie, gli uomini se li prendeva e così aveva fatto con me quando avevo sedici anni. Si prendeva tutti quelli che voleva, li controllava. Sua madre una volta mi ha detto: "Non so, ma Joanie gli uomini li mastica e poi li sputa"». Nella sua autobiografia E una voce per cantare, la Baez descrive la prima impressione - pessima - che ebbe di Bob, l' uomo di cui si sarebbe innamorata e al quale il suo nome sarebbe rimasto legato per il resto della vita, anche se la loro relazione fu di breve durata. «Sembrava uno zoticone venuto dalla campagna in città, con quei capelli corti intorno alle orecchie e ricci sopra. Mentre si dondolava sui piedi, suonando, sembrava che scomparisse dietro la chitarra. Portava una giacca di pelle sgualcita e di due taglie più piccola. Aveva ancora le guanciotte da bambino, ma una bocca incredibile: morbida, sensuale, infantile, nervosa e reticente. Pronunciava con grinta le parole delle sue canzoni... Era assurdo, era una cosa mai vista ed era sudicio al di là dell' immaginabile». Nonostante fosse sporco, la Baez decise che lo voleva conoscere meglio e perciò fu un po' più che irritata quando, al loro secondo incontro, di lì a non molto, Bob mostrò più interesse per sua sorella Mimi, che aveva quindici anni. Il padre di Joan e Mimi, Albert, era di origine messicana e le ragazze avevano entrambe la carnagione scura e lunghi capelli neri. Mimi era più slanciata della sorella e, probabilmente, un po' più carina. La sera in cui conobbe Bob portava un semplice abito bianco che le stava particolarmente bene. «Trovai Bob affascinante. Non doveva essere lui il centro dell' attenzione quella sera, ma in effetti lo era, perché già allora era una personalità carismatica» racconta Mimi. Bob corteggiò Mimi, anche se stava con Suze, e la invitò a una festa, ma Joan ricordò alla sorellina che si doveva alzare presto la mattina dopo ed era meglio tornare a casa. La grande storia d' amore tra Bob e Joan Baez era ancora di là da venire. E questo valeva anche per la carriera discografica di Bob, che trovò diverse porte chiuse prima di ottenere un contratto. Izzy Young del Folklore Center portò Bob alla Folkways Records, ma il proprietario Moses «Moe» Asch non si mostrò molto interessato a lui. «Lo hanno cacciato via» ricorda Young. «Bob non era vestito in modo adeguato, dissero, o qualcosa del genere». Lui allora andò all' Elektra, dove non fece una bella impressione al presidente della società Jack Holzman, poi parlò con Manny Solomon della Vanguard Records, la casa discografica della Baez. Solomon sembrava interessato, ma non firmarono nessun accordo. Bob e Mark Spoelstra fecero una registrazione di prova, come duo, per un' altra casa discografica: Spoelstra cantava canzoni come Sister Kate e Dryland Blues e Bob lo accompagnava all' armonica, ma era demoralizzato quando uscirono dallo studio. «Ho fatto schifo» disse. «Che roba brutta». «Cosa? Sei stato grande!». «No, non ho suonato per niente bene. Non avevo il giusto feeling». E probabilmente aveva ragione, visto che quella session non portò a niente. Nell' ottobre del 1961, però, i contatti che Bob si era creato e aveva coltivato durante i primi dieci mesi a New York cominciarono a funzionare e John Hammond, un responsabile della Columbia Records, la più grossa casa discografica degli Stati Uniti, firmò un contratto con Bob. All' epoca, Hammond era forse il discografico più famoso di New York. Nato in una famiglia dell' alta società - suo padre era un banchiere e sua madre una Vanderbilt - aveva frequentato Yale e studiato musica alla Julliard. Aveva scritto per le rubriche musicali dei giornali, era stato impresario teatrale ed era diventato famoso per aver scoperto Billie Holiday e aver lanciato Benny Goodman. Adesso era un distinto gentiluomo sui cinquant' anni, alto e sempre in giacca e cravatta. Stava mettendo sotto contratto con la Columbia artisti del folk revival, ma voleva solo i migliori e perciò si aggirava per il Greenwich Village, ascoltando i musicisti e consultando le persone di cui aveva stima, come Paddy Clancy. Nella sua stessa famiglia aveva, con suo rammarico, un altro consigliere: il figlio diciottenne John Hammond jr, che aveva intrapreso la carriera di musicista blues. «Non riusciva a digerire il fatto che volessi fare il cantante blues o il musicista, forse perché sapeva che era un mondo pieno di insidie e che si faceva una vita dura» racconta John. Il rapporto tra padre e figlio era difficile, ma quando ne aveva l' occasione, il ragazzo parlava al padre dei musicisti di talento che conosceva al Village e tra questi c' era anche Bob Dylan.

Sounes Howard

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I gruppi mitici..........

GRAND FUNK RAILROAD - Closer to my home     clicca qui

 

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Lunedi 3 Novembre 2008

Talking Bob Dylan Blues - Parte 430 -    clicca qui

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IL SONDAGGIO DI MF : DYLAN PRO E CONTRO
aggiornato con la mail di Marco

Salve a tutti , il neverendingtour è ricominciato e vedendo i filmati e leggendo le ultime recensioni dei concerti sembra che la presa per il culo da parte di Dylan verso il suo pubblico non debba mai finire. Ho sempre capito e giustificato il suo essere introverso , forse timido più del dovuto , geloso della sua vita privata ( tanto poi ma alla fine si viene sempre a sapere tutto ) , uno come lui è troppo grande per poter essere ignorato. Ma ora ho l’impressione che stia passando la misura , forse l’età ? Ma Bob , se sei stanco della gente e dei concerti ritirati tranquillo , nessuno di noi fans ti dirà mai niente per questo , ma non prenderci per i fondelli , non è bello , è come se ci sputassi in faccia. Per me resti sempre il più grande , ma a queste condizioni , come disse Scalfaro : “Io non ci stò”.

Marco

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Set list: Regina, Saskatchewan - Brandt Centre - November 1, 2008

1. Watching The River Flow
2. Mr. Tambourine Man
3. The Levee's Gonna Break
4. Visions Of Johanna
5. Tweedle Dee & Tweedle Dum
6. Make You Feel My Love
7. Ballad Of Hollis Brown
8. Summer Days
9. I Don't Believe You (She Acts Like We Never Have Met)
10. The Lonesome Death Of Hattie Carroll
11. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
12. Workingman's Blues #2
13. Highway 61 Revisited
14. Ain't Talkin'
15. Thunder On The Mountain

(encore)

16. Like A Rolling Stone
17. All Along The Watchtower

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Review: Edmonton, Alberta - Rexall Place - October 29, 2008

By MIKE ROSS - Sun Media

EDMONTON- Per i cinici osservatori del ruffianismo , le rock-stars costruite che non fanno niente senza prima avere fatto un sondaggio fra i loro fans , Bob Dylan è una boccata d’aria fresca.
La teoria è questa : Se non ti interessa cosa pensa la gente , se tu suoni la tua musica soltanto per il tuo personale divertimento , sei onesto circa ciò che ti rende felice , se invece valuti l’artista per quello che da nello show , allora devi dare esibizioni migliori . La gente recepisce questa cosa ed il pubblico è felice . In questo modo tutti vincono.

Giustamente deve esserci un limite prima che tutto scivoli completamente nella auto-indulgenza.
Non è così ? Lui non parla. Ci si chiede : Che cose pazzesche farà prossimamente per compiacere se stesso – e come potremo fare noi per farci piacere queste stravaganze ?

Lo show dell’altra sera al Rexall è stato proprio un altro esempio che Dylan è capace di fare il cazzo che vuole , con la sicurezza che i suoi devoti fans ingoiano qualunque cosa , deliziati da tutto quello che lui mette in mostra , ma potrebbe essere che non gliene importa niente di loro.
Pubblico ? Che pubblico ? Lui ha avuto la ricchezza , è stato acclamato della critica , ha avuto il premio Pulitzer. Non dovrebbe fare queste cose , capite ?.
Oviamente sta facendo tutto questo per divertimento stando sul palco del Dylan neverendingtour , questa volta sostiene un album irinico di sapore vecchio come Modern times , ancora una volta giudicato dai critici musicali di tutto il mondo un capolavoro.

Così , se Dylan vuole fare cose di basso livello , sabbiose blues-jam infarcite di rurali suoni honky-tonk , questa è una prerogativa del “poeta laureato del rock and roll”. Vouele suonare l’organo tutta la notte? Lo fa , picchiando implacabile sul suo falso Hammond. Vuole suonare uno dei suoi inadatti gloriosi assoli di armonica in ogni canzone ? Lo fa ! Lo fa perchè può farlo. E se trova soddisfazione nel “re-immaginare” I suoi gloriosi classici fino al punto che gli ascoltatori dicono “ Che cos’è questa canzone ?”. Chi lo può fermare ?

Dopo una fanfara registrata come gioiosa introduzione , il presentatore – una macchietta saltellante – ci mette qualche secondo a presentarlo.
Lui comincia con Rainy day women # 12 & 35 , altrimenti conosciuta come “everybody must get stoned”. Molte fra le 9.000 persone del pubblico non capiscono cosa stia suonando , e lui continua , come il gioco del gatto col topo , il gatto si diverte ed il topo è condannato , suonava proprio così.
Si , la voce mugulante di Dylan era in bella forma , sembrava venire dritta attraverso il suo naso come la cosa più forte sul palco , nella tradizione dei grandi cantanti che non possono più cantare Dylan è il Re , unico nelle sue parodie buttate là , si può dire che sa sempre prendere la nota giusta anche se la maggior parte delle volte sceglie di non cantare , questo è tutto . E’ autorizzato a far questo , gli hanno dato una licenza poetica di 1° classe.
Dopo un finale confuso e trascurato di Rainy day women , Dylan e la sua band dei cappelli neri si sono lanciati in un paio di canzoni familiari : It’s all over now baby blue e Stuck inside of Mobile , ognuno cercava di capire una frase per identificare cosa stavano suonando con quegli arrangiamenti uguali , suoni storpiati e melodie mutilate. Lui è sempre infastidito dai ritorni di eco di un sound difettoso che ha reso incomprensibile il cantato nelle prime date di questo tour , ma sono felice di poter riportare che il suono non era così cattivo l’altra sera , almeno per una metà del tempo si è potuto capire cosa stava cantando. E’ già qualcosa.
L’attuale touring band di Dylan è competente , anche se non spettacolare , manca l’aria bohemian della precedente band , si sente specialmente la mancanza del chitarrista Charlie Sexton.
Ma parlando in generale , se la cavano , specialmente sul materiale di Modern Times con il basso acustico ed il banjo.

Con solamente le luci sul palco e senza megaschermo alle spalle per poterlo vedere bene l’attenzione muore) , a volte realmente si ha la sensazione di essere in una blues jam da ubriachi , specialmente nelle canzoni nuove come The leeve’s gonna break – un altro shuffle da bar – dove sembra che tutti stiano facendo assoli nello stesso momento . La cosa suona molto fredda . Il beneficio sonoro dei musicisti che compiacevano se stessi è stata evidente diverse volte l’altra sera , e si , alla fine il publico si è scocciato.
Naturalmente Dylan non ha detto una parola al pubblico , e se ci fossero stati i sottotitoli per leggere le sue parole , tutte i suoi classici degli anni 60’ avrebbero assunto un significato nuovo al giorno d’oggi , ma questo è stato negato agli ascoltatori. Hey Bob : Vuoi dire “Salve Edmonton!” Almeno una volta ? No ?....Sarebbe stata davvero una cosa bizzarra. Noi amiamo Dylan per quello che è : un selvaggio del rock and roll , un criptico bardo , il definitivo anti-showman che sembra voler fare tutto l’incontrario di quello che fanno tutte le altre rock stars di tutto il mondo.

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Review: Edmonton, Alberta - Rexall Place - October 29, 2008

Dylan suona al Rexall e confonde molta gente

Tom Murray, Special to the Journal, edmontonjournal.com
Published: Wednesday, October 29 - EDMONTON


Non si può dire che divisiva figura sia Bob Dylan nella musica moderna quando senti parlare le persone del suo staff mentre lasciano il Rexall.
“Lui non canta le sue canzoni, lui parla soltanto” borbotta uno “ Obbiettivamente non gli importa più tanto dei suoi fans”.

E’ vero , com’era selvaggia la sua voce in tutta la sua carriera ( con l’eccezzione dei toni cupi e country in Lay Lady lay ) , ora sembra che abbia una raspa in gola attalmente , checcè se ne dica , a parte Tom Waits.
E’ un punto di disaccordo per un sacco di gente , molte delle quali sono cresciute ascoltando i suoi classici alle radio-rock , e che ora ripiegano sulle versioni dei dischi per risentire le note perfette della sua voce .
Bene , questo non è più quel Dylan , e se questo incapibile borbottio che esce dalla sua gola non è di loro gradimento , uno si deve chiedere per prima cosa che cosa ci sta facendo nel Rexall.
Lui è una completa anomalia , diverso dalle giovani bands che si esibiscono al Rexall sembrando orologi , ognuna uguale dall’altra per come si presentano. Molte rock-bands passano da un’arena all’altra con la medesima set-list notte dopo notte , spesso anche gli scherzi  e i movimenti sono preparati prima a tavolino , finchè il tutto non diventa una cosa noiosa anche per i musicisti , spesso diventa un concerto senza senso.

Dylan non fa niente di tutto questo – non solo la sua set-list può cambiare drasticamente da uno show all’altro , ma allo stesso modo anche gli arrangiamenti.
Può essere un’esperienza sconcertante per chi lo vede per la prima volta , questa è veramente Tangled up in blue che stiamo sentendo ? - ma lui la sta cantando per se stesso , mette alla prova la vostra pazienza nel sentire il rauco mugulare della sua voce , nel sopportare i nuovi arrangiamenti , non suona It’s all over now Baby blue , una delle canzoni più oltraggiose che abbia scritto , ma ha la forza di ripresentarla così come piace a lui in quel momento.
E’ stata una somma giusta quella pagata per il biglietto per entrare al Rexall mercoledi sera , perchè lui ha distorto e rielaborato tutte le canzoni , qualche volta in forme irriconoscibili.

Tra le nuove canzoni dagli album come Modern Times e Love and Theft , ha inserito un accettabile numero di “classici” Dylan , aprendo con una versione Chigago-blues la sua Rainy day women.
I duri a morire lo amano – per loro ogni gesto è accolto con grande gioia ,dal camminare per prendere la chitarra ( principalmente sta dietro la tastiera) per un breve momento durante High Water alla piccola danza durante la versione promo da scolaretti di Just like a woman. La reverenza può a volte raggiungere livelli estremi – quando ha estratto l’armonica per un saltuario assolo , è stato come se le perle della saggezza fossero uscite dalle sue labbra , tale è stato l’applauso.
Non è stato così per tutti naturalmente. Un buon numero di persone , mentre stava uscendo , sembrava scontenta , infelice “E’ stato uno scherzo?”. Mandateci le vostre opinioni.
E’ stato noioso ? Vi aspettavate che fosse noioso ? Lui certamente non è mai stato dinamico come Alice Cooper , indubbiamente il suo modo di stare sul palco è sempre stato un modo unico, questo è il suo charme , e per una larga parte della gremita arena è stato proprio come lo volevano.
Dopo due ore hanno chiesto altre canzoni , e Dylan , come bis , ha eseguito Like a rolling stone e All along the watchtower mentre tutti battevano i piedi.

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