di Michele Murino
L'influenza avuta da Bob Dylan sui Beatles è stata più
volte ammessa e ribadita da tutti e quattro i componenti del più celebre
gruppo musicale di tutti i tempi. Ecco qui sotto una serie di dichiarazioni,
tra cui una di Paul McCartney che addirittura dichiara di aver capito il
significato della vita il giorno che conobbe Dylan. Segue una serie di
aneddoti che legano i "baronetti di Liverpool" a Bob...
Le dichiarazioni sono estratte dalla serie di videocassette della "Beatles
Anthology"
Paul McCartney: I miei idoli erano Elvis... L'Elvis pre-esercito... Sono
ancora convinto che quella fosse la cosa più eccitante. Little Richard - ero
un suo fan - ma l'avevamo incontrato ad Amburgo e non c'era bisogno di
andare in America solo per lui. Era un idolo. Chuck Berry, Jerry Lee Lewis,
Fats Domino. Incontrammo Fats a New Orleans. Portava un orologio di diamanti
a forma di stella. Faceva un gran colpo. Cominciammo ad incontrare gente
apparsa sui giornali o in film. Vivevamo fianco a fianco con loro... Ringo
Starr: Bob Dylan era uno di loro... Paul McCartney: Dylan era il nostro
idolo. Ringo Starr: Bob era il nostro eroe. George Harrison: Ascoltavamo la
sua musica, i suoi dischi... Ringo Starr: Fu John (Lennon) a farmi conoscere
Bob. Mi faceva ascoltare i suoi dischi. Era assolutamente grande. George
Harrison (con riferimento ad uno dei dischi di Dylan che i Beatles
ascoltavano in continuazione): Penso fosse "The Freewheelin' Bob Dylan"...
John Lennon: Ci piaceva Bob Dylan. George Harrison: Quando lo incontrammo
sapevamo già molto di lui...
Paul McCartney: Fu un grande onore conoscere Bob Dylan. Ci fu una festa
quasi selvaggia quando lo incontrammo. Quella notte mi convinsi di aver
capito il significato della vita. Dissi al nostro autista: "Mal, dammi carta
e penna. L'ho scoperto!". Mal guardò dappertutto senza molto successo. Alla
fine le trovò e io scrissi il mio messaggio per l'universo. Gli dissi
"Mettitelo in tasca!". La mattina dopo mi chiese se volevo quel pezzo di
carta. "Oh Sì", risposi. Lo aprii e c'era scritto: "Ci sono sette livelli!"
Ringo Starr: C'erano due tizi nella stanza e Bob Dylan era quello
conosciuto... Paul McCartney: C'era Al Aronowitz, un giornalista che è anche
un amico...
Ringo Starr: Quella fu la mia iniziazione alla marijuana. Ridevo e ridevo e
ridevo. Fu fantastico.
John Lennon raccontò - nella sua biografia - che all'uscita del singolo di
Dylan "Subterranean Homesick Blues" egli corse a comprarlo, esaltatissimo, e
lo ascoltò insieme ad un suo amico per un intero pomeriggio cercando di
trascrivere il testo del brano di Bob, di cui molti versi risultavano
incomprensibili.
John è stato molto influenzato da Dylan anche e soprattutto dal punto di
vista delle liriche.
Paul McCartney, sempre in "Beatles Anthology", dichiara che ad un certo
punto i testi delle canzoni dei Beatles subirono una netta modifica ed
abbandonarono le tematiche giovanilistiche legate all'amore (sul modello di
canzoni come "She loves you", "Love me do", "I wanna hold your hand" e tante
altre di quel filone) per diventare molto più "impegnati", surreali,
ermetici. Paul dichiara che questo avvenne perchè intorno a loro molti altri
artisti scrivevano quel tipo di testi e cita Bob Dylan come fautore di
questo loro cambiamento.
Ringo Starr a proposito del nuovo stile di canzoni dei Beatles: Noi
suonavamo in modo diverso perchè John e Paul scrivevano cose diverse... Ci
stavamo espandendo in ogni area della nostra vita... Eravamo più aperti a
tanti atteggiamenti diversi...
Paul (continuando il discorso di Ringo): ...Dai tempi di Thank you girl la
strada stava cambiando rotta... Dalle prime canzoni From me to you, She
loves you... Tutta quella prima roba parlava direttamente ai fans... Era
come se dicesse: "Per piacere, comprate questo disco"... Avevamo raggiunto
il limite e dovevamo diversificare... con delle canzoni più surreali, più
divertenti...
Fu allora che sulla scena apparvero altri artisti che avevano una certa
influenza... Non so se ci siamo davvero fatti influenzare da loro... Dylan
cominciò ad avere una certa influenza a quel punto... Quando diventò
contemporaneo... Cioè un'influenza contemporanea...
John Lennon e Paul Mc Cartney avevano sentito il singolo di Bob Dylan "Like
a rolling stone" un giorno in cui si erano incontrati per scrivere dei
brani. "Sembrava immensa, infinita. Era bellissima", ricorda Mc Cartney,
"Bob ha fatto vedere a tutti che ci si poteva spingere un po' più in là"
A Londra nel 1966 ci fu un secondo incontro tra Dylan e i Beatles (dopo
quello ricordato da Paul Mc Cartney e Ringo Starr citato più su in questa
pagina). Dylan incontrò Dana Gillespie e i Beatles al Mayfair Hotel. Bob
Johnston, che era arrivato in aereo dall'America per partecipare alla
registrazione dei concerti inglesi di Dylan e che fu presente per quasi
tutto il tempo la notte in cui Dylan parlò con i Beatles, sostiene che
quell'esperienza abbia cambiato i destini del gruppo inglese: "C'erano tutti
e quattro i Beatles in quella camera dell'albergo e Bob parlò per tutta la
notte. Loro non hanno neanche aperto bocca", racconta Johnston. "E la
mattina dopo erano John Lennon, George Harrison, Ringo Starr e Paul Mc
Cartney. Non erano più i Beatles".
Nel 1969, un paio di giorni prima del concerto dell'Isola di Wight, cui
Dylan partecipava, salì a Forelands Farm (Bembridge), il luogo in cui erano
alloggiati Dylan e la sua famiglia, la Daimler del road manager dei Beatles,
Mal Evans, il quale balzò fuori dall'auto e disegnò una croce sul prato. Poi
scese un elicottero con a bordo Ringo Starr, John Lennon e Yoko Ono. I
Beatles fecero sentire a Bob gli acetati del loro nuovo disco, "Abbey Road",
e George Harrison si lamentò che solo due sue composizioni fossero state
inserite nel disco. Quella sera Bob, i Beatles e The Band (Robbie Robertson
e soci) suonarono insieme lasciando un ricordo incancellabile nella memoria
dei presenti: Dylan, Harrison e Lennon cantarono insieme su canzoni dei
Beatles ma soprattutto eseguirono vecchi pezzi di rock'n'roll.
John Lennon cita direttamente Bob Dylan in tre sue canzoni. La prima è "Yer
Blues" in cui canta "Non penso che al suicidio, proprio come il Mr. Jones di
Dylan". La seconda è "God" (scritta quando i Beatles si erano già sciolti)
in cui Lennon "rinnega" tutti coloro in cui aveva creduto ed elenca una
serie infinita di personaggi preceduti dalla frase "Io non credo in..." (I
don't believe in...): "I don't believe in Jesus, I don't believe in Hitler ,
I don't believe in Zimmerman" ... (e in una versione diversa della canzone,
più esplicitamente "I don't believe in Dylan").
John Lennon cita "Bobby Dylan" anche in "Give Peace a Chance".
Secondo alcuni il celebre brano dei Beatles "Hey Jude" (scritto da
McCartney) nasconderebbe riferimenti a Dylan (che sarebbe appunto "Jude",
con riferimento al termine "giudeo", ovvero "ebreo", quale Dylan è).
Secondo molti altri invece non ci sarebbe nessun riferimento a Dylan e
"Jude" (così mutato da un precedente "Jules" ispirato a McCartney dal nome
del figlio di John Lennon e Cinthya Powell, Julian) sarebbe in realtà lo
stesso Paul "in uno dei suoi autoritratti più veri e sinceri" (dal volume
"Beatles" di Marco Pastonesi - Gammalibri)
"Nowhere man" viene indicata come esempio di canzone di John Lennon
influenzata da Dylan. Lo stesso dicasi per "I'm a loser" e "Help".
Altra canzone che alcuni critici collocano nella sfera di influenza
dylaniana è "And your bird can sing" dall'album dei Beatles "Revolver"
Bob Dylan appare sulla copertina del celebre album dei Beatles (forse il più
famoso della Storia del Rock): Sergeant Pepper's Lonely Hearts Club Band (è
il primo in alto a destra. Sotto un ingrandimento)
John Lennon a proposito del suo brano "You've got to hide your love away":
"L'ho scritta nei miei giorni dylaniani per il film Help!"
John Lennon: "Quando ero un ragazzo, scrivevo poesie, ma sempre per tentare
di nascondere le mie vere sensazioni. Ero a Kenwood e volevo solo comporre
canzoni e così ogni giorno provavo a scrivere una canzone e questa è una di
quelle che si cantano con un pò di tristezza, "Sono qui ora, la testa nelle
mani...". Cominciai a pensare alle mie emozioni - non so esattamente quando
cominciò come I'm a loser o Hide your love away o qualcosa del genere -
invece di proiettarmi in una situazione esterna volevo tentare di scrivere
quel che mi sentivo di aver scritto nei miei libri. Credo che sia stato Bob
Dylan ad aiutarmi a capire..."
La leggenda vuole che la melodia di "Norwegian wood" fosse stata rubata da
Lennon a Dylan che poi per "vendicarsi" la riutilizzò per la sua "4th time
around" dall'album "Blonde on blonde" in una sorta di canzone parodia di
"Norwegian wood".
Lennon cita ancora Dylan nei ripetitivi versi "I want you - I want you so
bad" della sua "I want you" dall'album dei Beatles "Abbey Road", chiaro
rimando alla celebre "I want you" di Dylan dall'album "Blonde on blonde" I
Beatles sono nascosti tra il pubblico durante l'esibizione di Dylan
all'Isola di Wight nel 1969 ed assistono all'esibizione di Bob.
Dylan a proposito della morte di George Harrison: George Harrison era "un
gigante, un'anima grande, grandissima", ha "ispirato amore e la forza di un
centinaio di uomini. George era come il sole, i fiori e la luna, e mi
mancherà enormemente" da un'intervista a George Harrison:
- Adesso sei in rapporti amichevoli con Bob Dylan e mi sembra di capire che
fra i Beatles eri quello più vicino a Bob Dylan. Dico bene?
- "Sì. Tutti noi Beatles abbiamo conosciuto Bob nel lontano 1964, ma negli
anni l'ho rivisto qualche volta. John lo conosceva un po', ma io lo vedevo
una volta ogni 2 anni e ormai è un bel pezzo che lo conosco. Naturalmente ha
fatto il concerto per il Bangladesh con me e inoltre ho scritto un paio di
motivi insieme a lui negli anni '60".
Altro brano dylaniano è Apple Scruffs dall'album di George Harrison "All
things must pass" in cui Harrison canta tra l'altro anche due pezzi scritti
da Dylan: I'd have you anytime e If not for you. In Apple Scruffs ("i
rifiuti della mela") Harrison usa tra l'altro in via del tutto eccezionale
l'armonica.
A livello di leggenda metropolitana gira la voce mai confermata anzi
piuttosto improbabile di una versione di Help cantata dai Beatles con Bob in
non si sa bene quale occasione di incontro privato. Dubito fortemente
dell'esistenza di tale versione ma se qualcuno ce l'ha naturalmente non ha
che da mandarmela.
Una vera e propria collaborazione tra Beatles e Dylan non c'è mai stata
almeno direttamente.
Il gruppo di Liverpool, tuttavia, fu enormemente influenzato da Dylan.
Già nei primi anni sessanta i Beatles si dichiararono grandi fans di Bob e
le loro canzoni cominciarono a mutare radicalmente proprio dopo il successo
di Dylan. "Le nostre canzoni da un punto di vista soprattutto dei testi
cambiarono anche perchè ci guardavamo intorno e vedevamo nuove cose. Dylan
ebbe sicuramente una grande importanza in tutto ciò!" (Paul Mc Cartney)
Paul McCartney dichiarò a proposito dell'album Blonde on Blonde di Bob Dylan
che mai sarebbe stato possibile in futuro fare un disco di quel livello.
Lennon fu certamente quello che dei Beatles ammirò di più Dylan.
Addirittura in una celebre intervista dichiarò: "Dylan mostra la strada!".
John ad un certo punto cominciò ad indossare persino un cappellino stile
Dylan prima maniera ed a suonare l'armonica in alcuni pezzi dei Beatles
oltre naturalmente a comporre e cantare canzoni in stile Dylan (Norwegian
wood ed altre).
Purtroppo Lennon e Dylan, pur avendo instaurato un'ottima amicizia, non
composero o cantarono mai nulla insieme anche se in realtà sembra che
qualcosa esista ma si sia persa chissà dove. Lo stesso Dylan ricorda nel
booklet di "Biograph" che un giorno lui e Lennon cantarono qualcosa insieme
mentre il registratore era acceso ma quei nastri non sono mai stati trovati.
Il Beatle che ha collaborato in maniera più proficua e continua con Dylan è
senza dubbio George Harrison.
Anch'egli come Lennon, affascinato dall'amico americano, già nel 1970 diede
vita con lui ad alcune sessions ai tempi dell'album "New Morning" dalle
quali scaturì un pò di materiale che si può trovare nel bootleg "Possum
Belly Overalls" e tra cui una versione dylaniana del classico di Paul Mc
Cartney "Yesterday".
Dalla collaborazione tra Bob e George nacque anche la canzone "I'd have you
any time". Negli anni ottanta, poi, i due addirittura misero insieme un
gruppo, "The Traveling Wilburys" in compagnia di Tom Petty, Roy Orbison e
Jeff Lynne (questi ultimi due si avvicendarono), che incise due album ed
alcuni singoli che ebbero un enorme successo ed arrivarono al primo posto
della Hit Parade. I dischi sono "The Traveling Wilburys vol. 1" e "The
Traveling Wilburys vol. 3".
Alla morte di Roy Orbison per qualche tempo girò la voce che Paul McCartney
potesse prendere il suo posto nei Traveling Wilburys accanto a Dylan a Petty
ed al suo vecchio compagno Harrison.
Dylan partecipò al concerto di beneficenza per le popolazioni del Bangladesh
organizzato da George negli anni '70.
Dopo una serie di disastri naturali e una sanguinosa guerra civile il
neonato stato del Bangladesh, nel 1971, si trovava ad avere necessità di
aiuti umanitari. Il musicista indiano Ravi Shankar parlò delle difficoltà in
cui versava il popolo del Bangladesh a George Harrison nella speranza che
potesse trovare il modo di aiutarli. Sull'onda del successo del suo disco
"All things must pass" e del singolo "My sweet Lord", entrambi arrivati al
primo posto in classifica, l'ex Beatle organizzò in breve tempo due grandi
concerti di beneficenza al Madison Square Garden che avrebbero avuto luogo
il 1° agosto, uno al pomeriggio e l'altro alla sera. I concerti sarebbero
stati registrati per la realizzazione di un disco dal vivo e di un film i
cui profitti sarebbero andati all 'UNICEF . Sarebbe stata anche l' occasione
per il ritorno di Bob Dylan dopo il Festival all'isola di Wight.
Harrison annunciò lo special guest: " Vorrei presentarvi un amico di tutti
noi: il signor Bob Dylan! " Bob si presentò in scena trotterellando, vestito
di jeans, con una chitarra acustica Martin in spalla e un reggi armonica al
collo. Sembrava proprio il cantante folk dei vecchi tempi, e ricevette una
calda accoglienza, anche perchè in America era comparso dal vivo soltanto in
tre occasioni dopo il1966. Lo accompagnavano alla chitarra elettrica
Harrison e al basso Leon Russel, che aveva registrato da poco dei pezzi con
Bob, tra cui Watching the River Flow. Ringo Starr suonava il tamburello, Bob
cantò cinque canzoni sia durante il concerto pomeridiano sia in quello
serale e si divertì molto a provare il brivido del palcoscenico dopo una
sosta così lunga. Just Like a Woman gli era riuscita particolarmente bene:
l'aveva rallentata e aveva cantato il ritornello armonizzando con Harrison e
Russell. Il fatto che per la prima volta Bob cantasse dal vivo con un ex
Beatle rendeva tutto ancor più interessante. " L'impatto sul pubblico era
incredibile " ricorda Jim Horn, che guidava la sezione fiati durante il
concerto.
(Howard Sounes - "Bob Dylan") Anche Ringo Starr ha in varie occasioni
suonato con Bob Dylan, al concerto d'addio di "The band" (vedi il film "The
last waltz") ed in varie sessions negli anni ottanta.
Dal vivo Bob non ha cantato molto del repertorio dei Beatles tranne "Nowhere
Man" ed un accenno di "Here Comes The Sun". Sembra che Dylan iniziò a
cantare questo brano ma dopo pochi versi, visto che non ne ricordava le
parole, passò direttamente a "Girl from the north country" senza
interruzione.
Il 13 Novembre 2002 a New York City Bob ha cantato "Something", canzone dei
Beatles scritta da George Harrison, come omaggio all'amico scomparso.
In studio esiste una bellissima versione di Yesterday che si trova tra
l'altro nel boot "Possum Belly Overalls".
La leggenda vuole che Dylan rispose alla citazione dei Beatles che misero il
suo viso sulla copertina di Sgt. Pepper's nascondendo a sua volta le facce
dei quattro scarafaggi di Liverpool sulla copertina del suo John Wesley
Harding, ma - dice ancora la leggenda - solo sulla versione distribuita sul
mercato britannico. C'è chi - possedendo quella edizione - giura che
capovolgendo la copertina dell'album e guardando bene con una lente
d'ingrandimento si notano i visi dei Beatles nascosti tra i rami degli
alberi sullo sfondo dietro Dylan e gli altri personaggi della foto...
A proposito di Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, è un album
universalmente considerato un capolavoro e da alcuni ritenuto il miglior
album del Rock, ma a Dylan non piaceva. Ecco quanto dichiarato da Bob a
proposito di questo album (Dal volume "Jokerman" di Clinton Heylin):
(...) Nel frattempo, i Beatles avevano pubblicato Sgt. Pepper's Lonely
Hearts Club Band, un tripudio di effetti sonori che mascherava una pletora
di canzonette e un notevole passo indietro rispetto all'ispirato Revolver.
Nondimeno, le cosiddette innovazioni provocarono una vera e propria
migrazione degli hippie di tutto il mondo verso la West Coast, allo scopo di
registrare su nastro o mettere su vinile una versione musicale del loro più
recente sballo da acido. L' estate del 1967 venne ricordata come la "Summer
of Love", l'Estate dell' Amore, e i media, da sempre fin troppo pronti a
capire dove stava il business, colsero al volo l' occasione.
Dylan, invece, sapeva bene che non c'era bisogno di sintonizzarsi e sballare
per mollare tutto (Si fa riferimento alla celebre esortazione di Timothy
Leary "Tune In, Turn On, Drop Out", N.d.T .). In effetti, era stato proprio
spegnendo tutto e staccando i contatti che era riuscito ad avere un po' di
requie. Mentre, all'epoca, tutti si chiedevano se e come Dylan avrebbe
tentato di "superare" Sgt. Pepper, lo stesso Dylan non sembrava minimamente
interessato a
compiere un' operazione del genere. Aveva ascoltato i più recenti prodotti
musicali provenienti dalla California e dall'Inghilterra, e non ne era
rimasto per nulla impressionato.
Bob Dylan: "Non sapevo come fare per realizzare quel genere di dischi che
stavano registrando gli altri, e neanche mi interessava. I Beatles avevano
appena pubblicato Sgt. Pepper che non mi piaceva proprio per niente...
Pensavo che fosse un album oltremodo autoindulgente anche se le canzoni in
esso contenute erano valide. Mi sembrava che ci fosse un eccesso di
produzione, forse perchè i Beatles non avevano mai fatto niente del genere
prima" [1978].
I wanna be your lover di Dylan (dall'album "Biograph") è un chiaro omaggio
alle canzoni dei Beatles... Il rimando è alla beatlesiana I wanna be your
man che la leggenda vuole Lennon e McCartney avessero scritto direttamente
in studio in cinque minuti per i Rolling Stones durante le sessions di
registrazione di un disco di questi ultimi.
Il 33 giri che i Beatles fecero uscire nel dicembre del 1965, "Rubber Soul",
fu, fino a quel momento, il loro album più sonoro ed elaborato, che non
tradì la stanchezza che essi indubbiamente avvertivano dopo due anni
vorticosi. In esso, sotto l'influsso di Bob Dylan e dei Byrds e l'avvento
del folk-rock, si trovavano testi introspettivi e grande importanza agli
strumenti acustici, tra cui il sitar, in canzoni come "Drive My Car", "In My
Life", "Michelle" e soprattutto "Norwegian Wood (This Bird Has Flown)".
tratto da: http://doc.strangelove.tripod.com/Music/beatles.html
Alcuni brani di Dylan furono registrati dai Beatles ai Twickenham Film
Studios nel gennaio 1969.
Il volume di Roy Carr e Tony Tyler "I favolosi Beatles" (Sonzogno 1979), a
p. 128, riporta in un elenco di "Rock 'n' roll oldies recorded during the
'Let it Be' sessions" i brani "Blowin' in the Wind", "I shall
be released", "All along the Watchtower", oltre a "The House of the Rising
Sun".
Nel volume "Beatles" dei Manuali Rock dell'Arcana (1984) viene riportato (p.
135) "Momma you've been on my Mind", oltre alla "House of the Rising Sun", e
(p. 136)"I shall be released", "Blowin' in the Wind", uscite, pare, su
diversi bootlegs.
Esiste anche un un bootleg dalle famose sessions del gennaio 1969 ("Bits and
Pieces"), in cui è segnalata "I threw it all away" (ma non è quella di
Dylan); il bootleg contiene invece un accenno (39 secondi!) di "Frere Jac"
(!!) che sfocia nel ritornello di "It ain't me Babe", con, probabilmente,
Harrison alla chitarra elettrica e lo stesso George più McCartney alle voci.
Tratto dal volume "Jokerman", dal capitolo "1965: Sulla tua spalla" - Maggio
1965. Dylan era in tour in Inghilterra. La suite del Savoy Hotel, dove Dylan
alloggiava, era costantemente affollata di persone, e se non c'era un
cocktail party organizzato da Grossman, manager di Dylan, allora c'erano dei
giornalisti che volevano un'intervista in esclusiva; se non si trattava dei
giornalisti, allora erano Allen Ginsberg e i suoi amici beat; se non si
trattava di Allen Ginsberg allora c'erano i componenti di qualche gruppo
facente parte della prospera scena beat inglese venuto a porgere i propri
omaggi a Dylan.
I Beatles erano una presenza costante. Un articolo apparso nel Melody Maker,
nel quale si annunciava "Ai Beatles piace Dylan" aveva costituito un
ulteriore stimolo alle vendite dei suoi dischi nel Regno Unito. Dylan aveva
conosciuto i Beatles il precedente Agosto, a New York, quando i quattro di
Liverpool gli erano stati presentati da Al Aronowitz; in quella occasione
pare che Dylan e Aronowitz avessero suggerito di farsi tutti quanti una
bella canna, tanto per rilassarsi un pò: la prima esperienza dei Beatles con
il fumo. Quando però Dylan li incontrò nuovamente nel maggio del 1965,
scoprì che i loro esperimenti con le sostanze allucinogene erano andati
parecchio oltre.
John Lennon: "Ricordo soltanto... che avevamo entrambi gli occhiali da sole,
ed eravamo entrambi fatti persi, e c'erano tutti questi freak intorno a noi,
e Ginsberg, e un sacco di altra gente. Ero ansioso quanto una merda..."
Nonostante il proprio status di superstar i Beatles nutrivano per Dylan un
sentimento di timoroso rispetto. Lennon aveva già cominciato a sentirsi
profondamente influenzato dalla sua musica, sebbene le loro canzoni avessero
solo da poco cominciato ad esplorare altri temi che non fossero quelli
sentimentali. Anche i Rolling Stones erano dei frequentatori abituali della
suite di Dylan al Savoy Hotel, sebbene fosse Brian Jones quello che sembrava
nutrire la maggiore ammirazione per Dylan.
Dana Gillespie: "Ogni sera i Beatles e i Rolling Stones erano soliti venire
al Savoy Hotel dove facevano ascoltare gli uni agli altri le loro ultime
registrazioni, e si poteva vedere che erano in competizione per decidere chi
dovesse essere la band più famosa d'Inghilterra, ma... Dylan era l'unica
persona per la quale sia gli Stones che i Beatles nutrivano una grande
ammirazione, così quando egli teneva corte in una delle stanze dell'hotel,
tutti gli si sedevano attorno e lo stavano ad ascoltare".
John Lennon appare con Dylan nel film "Eat the document" - Clicca qui
Una delle sequenze più indicative di "Eat the document", il
film/documentario di D.A.Pennebaker e Dylan sulla tourneè europea del '66
era uno scambio di battute tra Bob e John Lennon scarrozzati per Londra a
bordo di una limousine. Lennon, come in seguito lui stesso ha dichiarato,
era "su di giri e fumato", ma aveva l'aria più sana di Bob, magro come un
chiodo e pallidissimo. Per un pò il dialogo era coinvolgente: sembrava una
scena di un film dei Beatles. Lennon sparava battute e Bob ridacchiava.
"Soffrite di gonfiore agli occhi, rughe sulla fronte e capelli ricci?"
chiedeva Lennon con una vocina buffa. "Prendete lo Zimdon". Quando la
macchina oltrepassò una coppia che si baciava per strada, Bob li fece
inquadrare dalla cinepresa: "Ehi! Ehi! Riprendi quei due innamorati" aveva
detto, allegro. Ma poi cominciò ad incespicare sulle parole. Verso la fine
della sequenza pregò l'autista Tom Keylock di sbrigarsi ad arrivare in
albergo perchè gli veniva da vomitare.
Tratta dalle pagine di Talkin' Bob Dylan Blues, la posta di Maggie's Farm
ecco di seguito una mail con argomento George Harrison e Bob Dylan:
Ho appena terminato di leggere il volume "I Me Mine" di George Harrison, che
mi hanno regalato a Natale. Il libro è molto bello, ed è concepito un po'
come il booklet di Biograph. La prima parte consiste in un breve racconto
autobiografico in forma di conversazione tra George e il giornalista Derek
Taylor: la sua infanzia a Liverpool, i Beatles, l'India, la passione per
l'automobilismo..., segue la raccolta completa di tutti i testi integrali
delle canzoni (sono più di ottanta) accompagnate dai suoi commenti ironici e
intelligenti, e spesso dal manoscritto originale. Il volume è completato da
una cinquantina di belle foto in bianco e nero. Leggendo il libro ci si
rende conto di quanto George Harrison fosse "speciale". Era una persona
dolce e schiva, semplice e onesta, ... non una rock star e neppure un genio
alla Dylan, ma un artista profondo e pieno di spiritualità. Mi piace pensare
che sia stato molto amico di Bob.
A pag 205 ho trovato una canzone che Harrison ha scritto e dedicato a Dylan
dopo il concerto all'Isola di Wight. Non la conoscevo e mi ha colpito: credo
che sia una tra le più belle poesie sull'amicizia che mi sia capitato di
leggere.
A me piace moltissimo. George riesce ad esprimere in modo semplice ma
straordinariamente intenso i suoi sentimenti di profonda amicizia per Bob,
il suo voler bene all'amico, il suo volergli stare vicino. E da amico riesce
a mettere a fuoco la caratteristica più vera e più bella di Dylan,
concentrandola in un paio di versi: "The love you are blessed with/This
world's waiting for" (L'amore dal quale tu sei benedetto/il mondo lo sta
aspettando)
Ed è molto divertente il racconto di come nacque I'd Have You Any Time.
George era andato a trovare Dylan a Woodstock ed era ospite a casa sua, nel
periodo successivo all'incidente di moto. Secondo quanto racconta George,
Bob sembrava nervoso e a disagio... Un giorno si misero a suonare insieme e
George gli disse "scrivi qualche testo per me". Si aspettava qualcosa di
surreale, tipo Subterranean Homesick Blues... Bob gli disse "fammi vedere
qualche accordo, come fai a scrivere queste melodie?" George allora cominciò
a suonare qualche accordo e le prime parole che gli vennero in mente furono:
"Let me in here/I know I've been here/Let me into your heart..." E allora
Bob proseguì scrivendo il bridge: "All I have is yours/All you see is
mine/And I'm glade to hold you in my arms/I'd have you anytime" George
conclude il suo commento: "Meraviglioso! E questo è tutto. La calligrafia di
Bob è riprodotta in questa pagina per sua gentile concessione". E infatti il
libro riporta il manoscritto "pasticciato" di Dylan, accanto a quello più
ordinato e preciso di Harrison.
altre notizie sull'atgomento :
http://www.maggiesfarm.it/beatles.htm
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