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JIMI HENDRIX

 

James Marshall "Jimi" Hendrix (Seattle, 27 novembre 1942 – Londra, 18 settembre 1970) è stato un chitarrista e cantante statunitense. È considerato uno dei più grandi chitarristi della storia della musica, oltre che uno dei maggiori innovatori nell'ambito della chitarra elettrica: durante la sua parabola artistica, tanto breve quanto intensa, si è reso precursore di molte strutture e del sound di quelle che sarebbero state le future evoluzioni del rock (come ad esempio l'hard rock) creando un'inedita fusione di blues, rhythm and blues, rock and roll, psichedelia e funky.

Secondo la classifica stilata nel 2003 dal Rolling Stone Magazine è lui il più grande chitarrista di tutti i tempi.

La sua esibizione in chiusura del festival di Woodstock del 1969 è divenuta un vero e proprio simbolo: l'immagine del chitarrista che, con dissacrante visionarietà artistica, suona l'inno nazionale americano in modo provocatoriamente distorto è entrata di prepotenza nell'immaginario collettivo musicale come uno dei punti di svolta nella storia del rock.

Hendrix è stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1992.

L'adolescenza e gli inizi
Nacque come Johnny Allen Hendrix al King County Hospital di Seattle, nello Stato di Washington, USA, da madre di origini cheyenne e padre afroamericano. Fu in seguito ribattezzato James Marshall dal padre. Il piccolo Jimi passò l'infanzia in un quartiere disagiato ed ebbe l'infanzia funestata dal divorzio dei suoi genitori, avvenuto quando aveva appena 9 anni: a seguito di ciò fu affidato alla nonna paterna, Nora Rose Moore, in quel momento l'unica persona in grado di garantirgli un minimo di stabilità. Nel 1958 sua madre morì: fu proprio in quel periodo che Jimi ebbe la sua prima chitarra.

La scoperta dello strumento fu per lui come un'illuminazione.

Poco interessato alla scuola, che lascerà prima del diploma, Jimi iniziò a dedicarsi alacremente alla musica: i suoi punti di riferimento furono chitarristi della scena blues di Chicago come Elmore James, Muddy Waters ed Albert King, nonché leggende del più risalente delta blues, come Robert Johnson e Leadbelly, e del rock and roll, come Chuck Berry.

All'inizio degli anni '60, a causa di alcuni problemi con la legge, si trovò a dover scegliere tra un periodo di reclusione e l'arruolamento: scelta la seconda opzione, Jimi venne arruolato il 31 maggio 1961 nella 101st Airborne Division ed inviato di stanza a Fort Campbell, nel Kentucky, dopo un breve addestramento. Ad ogni modo, la sua avventura nei ranghi militari durò molto poco: frustrato dalla rigidità dell'ambiente ed intenzionato a dedicarsi alla musica, Jimi decise di porre fine al suo periodo sotto le armi facendosi visitare più volte dallo psicologo dell'esercito dichiarando di essere omosessuale. Stando ad alcune interviste rilasciate da Hendrix a proposito, invece, pare che al fine di ottenere la dispensa abbia addotto problemi alla schiena conseguenti ad un lancio col paracadute.

L'approccio alla scena musicale
Ottenuto il congedo, Jimi si stabilì nelle vicinanze di Clarksville, nel Tennessee, dove formò i King Kasuals con il suo ex commilitone Billy Cox. Il gruppo iniziò ad esibirsi nei locali della zona finché l'intera formazione non decise di trasferirsi a Nashville. L'attività del gruppo si svolgeva essenzialmente nei locali nella zona di Jefferson Street, tradizionalmente ritenuta il cuore della comunità afroamericana di Nashville e nota per l'intensa scena rhythm and blues che in quel periodo vi si stava sviluppando, risultando un buon viatico per le prime esperienze on the road di Hendrix: il suo inserimento nella scena gli permise, nel novembre 1962, di partecipare alla sua prima sessione di studio in veste di chitarrista turnista.

Nei tre anni che seguirono Hendrix fece vita errabonda, inserendosi nel giro del cosiddetto Chitlin' Circuit  e divenendone presenza fissa mediante un'interminabile serie di esibizioni, tanto in veste di chitarrista dei King Kasuals quanto in gruppi di supporto per un gran numero di musicisti blues, rhythm and blues e soul come Chuck Jackson, Slim Harpo, Tommy Tucker, Sam Cooke e Jackie Wilson. Il periodo trascorso nel Chitlin' Circuit fu fondamentale per la sua formazione musicale e stilistica: fu proprio in questo contesto che Hendrix definì la sua attitudine e consolidò la sua conoscenza delle radici del blues.

Una volta esaurito quello che - col senno di poi - si rivelò essere il suo periodo di apprendistato, nel tentativo di lasciarsi alle spalle il contesto di razzismo e degrado che aveva trovato nel sud degli States, Hendrix decise di trasferirsi a New York. Nel gennaio 1964, dunque, il chitarrista di trasferì ad Harlem dove entrò in stretti rapporti con i gemelli Arthur ed Albert Allen (ora noti come Taharqa e Tunde-Ra Aleem). L'amicizia con i gemelli Allen si rivelò presto fondamentale e destinata a durare, come dimostrano alcune collaborazioni nell'ultima parte della carriera di Hendrix all'interno di sue registrazioni (un esempio su tutti può essere considerata Freedom, in cui i gemelli Allen si occuparono dei backing vocals accreditati con il nome di Ghetto Fighters). Altrettanto fondamentale risultò il rapporto con quella che sarebbe poi divenuta la sua ragazza, Lithofayne "Fayne" Pridgeon. Fayne si premurò infatti di fornire ogni tipo di supporto umano e logistico ad Hendrix e si rivelò essenziale anche al suo inserimento nella scena locale grazie alle sue conoscenze dell'ambiente dell'underground musicale di Harlem. Il primo segnale di incoraggiamento fu un riconoscimento ricevuto dall'Apollo Theater in occasione di una rassegna di artisti emergenti tenutasi nel febbraio 1964, rassegna in cui Hendrix primeggiò senza troppe difficoltà.

L'ascesa verso il mainstream

La vera occasione di entrare a contatto con il dorato mondo del mainstream giunse proprio nel 1964, quando Hendrix venne reclutato come chitarrista della Isley Brothers' Band per un tour lungo tutti gli Stati Uniti, inclusi i locali del Chitlin' Circuit. Fu proprio durante quel periodo che ebbe occasione di suonare nelle registrazioni in studio per la loro Testify, brano che da li a poco sarebbe diventato un successo radiofonico.

Tra il 1964 ed il 1965 cominciò per Hendrix un interminabile mordi e fuggi da una band all'altra: a Nashville lasciò gli Isleys Brothers per aggregarsi come chitarrista nel gruppo di Gorgeous George Odell; giunto ad Atlanta si inserì negli Upsetters, allora gruppo di supporto di Little Richard. Nonostante Little Richard fosse a quei tempi uno degli idoli di Hendrix, i due entrarono spesso in conflitto durante il tour per le ragioni più disparate, il più delle volte connesse alla scarsa propensione del cantante a tollerare la teatralità scenica di Hendrix. Per un breve periodo, Hendrix si dissociò dal gruppo di supporto di Richard per seguire in tour Ike and Tina Turner: ma bastarono poche date, infarcite dagli incendiari assoli del chitarrista, per indurre i due artisti a rispedirlo al mittente. Ad ogni modo, l'avventura con la band di spalla a Little Richard si sarebbe conclusa da li a pochi mesi, quando Hendrix venne licenziato per aver perso il tour bus a Washington.
 

Nel 1965 Hendrix si unì alla band newyorkese dei Curtis Knight and the Squires, dopo aver conosciuto Knight nella hall di uno scalcinato hotel mid-town in cui entrambi avevano trovato alloggio. Seguì un tour di due mesi con i Joey Dee and The Starliters prima di ritornare nuovamente dagli Squires a New York. Finalmente, il 15 ottobre 1965, Hendrix ottenne un contratto discografico della durata di tre anni con Ed Chalpin, un impresario che si impegnò a versargli 1 dollaro e l'1% di royalty sulle registrazioni con Curtis Knight. Anni dopo, nonostante la collaborazione con Chalpin fosse conclusa, il contratto venne impugnato con successo dall'impresario causando non pochi problemi ad Hendrix fino alla sua risoluzione. Durante un breve soggiorno a Vancouver sembra che Hendrix abbia suonato con Bobby Taylor & the Vancouvers, sotto contratto con la Motown, e con Taylor e Tommy Chong (dei Cheech and Chong Fame). Chong, comunque, contesta che tale secondo sodalizio abbia mai avuto luogo e sostiene che la cosa vada attribuita alla tendenza di Taylor nel romanzare i fatti.

Nonostante la dilagante instabilità del periodo, comunque, tutte le errabonde esperienze che lo videro protagonista gli servirono da rodaggio, consentendogli di arricchire ulteriormente il suo già considerevole bagaglio chitarristico.

Nel 1966 Hendrix formò il suo primo gruppo sotto le insegne di Jimmy James and The Blue Flames, con una variegata formazione includente diverse sue conoscenze acquisite al Manny's Music Shop: tra loro vi era un fuggiasco californiano quindicenne chiamato Randy Wolfe. Essendoci due Randy nel gruppo, Hendrix risolse la questione ribattezzando Wolfe Randy California e l'altro Randy Texas. Randy California sarebbe in seguito divenuto co-fondatore degli Spirit assieme a Ed Cassidy.

Hendrix ed il suo nuovo gruppo richiamarono facilmente l'attenzione di una New York ancora troppo distante dai suoni e dagli umori della rivoluzione culturale e musicale che stava per esplodere sulla costa opposta degli States: fu durante le esibizioni al Cafe Wha?, sulla MacDougal Street nel Greenwich Village, che Hendrix conobbe la cantante e chitarrista Ellen McIlwaine ed il chitarrista Jeff "Skunk" Baxter. Fondamentale, nel medesimo periodo, la conoscenza con Frank Zappa; leggenda vuole che fu proprio Zappa ad istruire Hendrix sulle prospettive offerte da un effetto per chitarra di nuova produzione destinato a diventare famoso: il wah-wah.

The Jimi Hendrix Experience
Il 1966 fu l'anno della svolta per Hendrix. Durante una serata al Cheetah Club, sulla West 21st Street, il chitarrista fece la conoscenza della ragazza di Keith Richards, Linda Keith: i due strinsero subito amicizia e Linda si prodigò per fargli conoscere Andrew Loog Oldham, manager dei Rolling Stones, ed il produttore Seymour Stein. Nessuno dei due ricavò alcuna impressione positiva dall'incontro e - con grande delusione di Hendrix - ogni prospettiva di inserimento sfumò. Senza perdersi d'animo la ragazza insistette per presentarlo a Chas Chandler, all'epoca ancora bassista degli Animals. L'incontro, stavolta, fu fruttuoso. In quel periodo Chandler si trovava prossimo a concludere il suo sodalizio con gli Animals ed era in cerca di spunti per ridefinire la propria posizione come produttore e manager: dopo un breve confronto, Chandler realizzò che Hendrix aveva floride prospettive davanti a sé e si convinse del fatto che una versione di un blues di Billy Roberts, Hey Joe, proposta secondo il piglio aggressivo che il chitarrista gli aveva illustrato, poteva diventare un ottimo singolo di lancio.

Hendrix si adoperò di buon grado per elaborare una sua versione di Hey Joe; il risultato entusiasmò Chandler al punto da indurlo a trascinare il chitarrista a Londra per metterlo sotto contratto con il supporto del manager uscente degli Animals, Michael Jeffery. Il passo successivo doveva essere quello di affiancargli dei musicisti adeguati al nuovo sound che aveva in mente: dopo alcune audizioni si decise di strutturare la formazione sul modello del power-trio (all'epoca molto in auge, visto anche il successo dei neonati Cream) e gli strumentisti scelti allo scopo, entrambi inglesi, furono il chitarrista Noel Redding, delegato al basso, e l'estroso batterista Mitch Mitchell.

Era nata la Jimi Hendrix Experience.

La pasta sonora del trio si rivelò una novità assoluta: sin dalle primissime esibizioni in Europa le visionarie bordate sonore di Hendrix, sostenute dal drumming furioso di Mitchell e dalle linee essenziali del basso di Redding, crearono enorme impressione nel mondo musicale londinese, dando vita ad un passaggio di voce senza precedenti tra gli artisti ed i gruppi che animavano la scena del periodo. La selvaggia attitudine live del chitarrista lasciò allibiti anche strumentisti affermati come Eric Clapton e Jeff Beck, e l'aura che lo accompagnava gli permise ben presto di entrare nel salotto buono della musica dell'epoca, al punto che gli Who si adoperarono affinché Hendrix accettasse una proposta dalla loro discografica di riferimento, la Track Records.

Il primo brano ad essere dato alle stampe su 45 giri fu proprio Hey Joe, rimaneggiato rispetto alle iniziali intenzioni dopo l'uscita della versione del cantante folk Tim Rose ma comunque adeguato allo stile di Hendrix. Sul lato B del singolo trovò spazio Stone Free, un blues rauco ed allucinato scelto tra le sue prime composizioni. La risposta di vendite fu notevole e venne confermata dai due singoli che seguirono, Purple Haze e The Wind Cries Mary: i brani in questione divennero colonne portanti degli incendiari live acts del gruppo, affiancate da riletture fortemente rivitalizzate di classici del blues come Killing Floor di Howlin' Wolf (usualmente deputato a brano di apertura dei concerti) e Rock Me Baby di B.B. King.

La consacrazione statunitense al Monterey Pop Festival

Hendrix dà alle fiamme la sua Fender Stratocaster al termine di Wild Thing durante la sua esibizione al Monterey Pop festival del 1967. Are You Experienced ebbe un ottima risposta di vendite nel vecchio continente, interrompendo la propria ascesa al secondo posto nella classifica britannica dietro Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band dei Beatles: la Experience però era in cerca dell'occasione giusta per sfondare negli States, dove era ancora sconosciuta.

L'occasione si presentò nel giugno del 1967, quando il gruppo venne invitato - dietro intercessione di Paul McCartney - alla storica edizione del Monterey International Pop Festival tenutasi il 16, 17 e 18 giugno di quell'anno e generalmente ritenuta l'evento di partenza della cosiddetta lunga estate dell'amore. L'opportunità si rivelò estremamente favorevole per Hendrix: oltre alla vastissima risonanza che l'evento ebbe in tutti gli Stati Uniti, la sua performance sarebbe stata immortalata nel documentario che sarebbe stato ricavato dal festival. La Experience non si lasciò sfuggire l'occasione e si produsse in una delle esibizioni più acclamate del festival, oltre che tra le migliori della sua intera epopea live; nei 40 minuti dell'esibizione Hendrix sollecitò la sua Stratocaster in un modo fino ad allora inaudito arrivando a mimarvi rapporti sessuali, suonandola con i denti, dietro la schiena, contro l'asta del microfono e contro l'amplificazione. Al termine dell'esibizione, per sottolineare la sua spasmodica necessità di estrarre nuove sonorità dallo strumento, le diede fuoco con del liquido per accendini e la distrusse contro palco ed amplificatori in una catarsi di feedbacks lancinanti.

I resti della chitarra che Hendrix distrusse quella sera furono recuperati e sono attualmente esposti all'Experience Music Project di Seattle.

La selvaggia performance sonora del trio ebbe grandissima eco in tutti gli Stati Uniti, preparando il terreno al successo che avrebbe accolto tanto le esibizioni live del chitarrista quanto le sue uscite discografiche.

Axis: Bold As Love
Il 1967 vide l'uscita del seguito discografico di Are You Experienced intitolato Axis: Bold as Love, ugualmente pervaso dalla fortissima vena acida e sperimentale del suo predecessore, ma caratterizzato da sonorità meno aspre e più proiettate verso funk, blues ed R&B. Con Bold As Love Hendrix proseguirà nella sua ricerca sonora anche nel senso delle variazioni sui due canali di uscita stereo, inoltrandosi ulteriormente verso risultati sonori assolutamente innovativi: il disco fu inoltre interamente registrato con l'accordatura della chitarra diminuita di mezzo tono, espediente destinato a diventare standard nella produzione del chitarrista.

Il disco è inoltre da ricordare per i travagli che lo accompagnarono nelle fasi immediatamente precedenti alla sua uscita.

Avvenne infatti che Hendrix dimenticò il master tape già missato del lato A del disco sul sedile posteriore di un taxi senza riuscire in alcun modo a recuperarlo. Il fatto costituiva un serio problema poiché i masters originali avrebbero dovuti essere consegnati a breve per la stampa dell'LP: tutto il lato A del lavoro dovette quindi essere rimissato dai multitraccia basali in un'unica notte di lavoro, con disappunto di Hendrix e del suo storico tecnico Eddie Kramer che in seguito sosterranno di non essere interamente soddisfatti del risultato.

Ulteriori noie provennero dall'artwork della copertina: a causa di un banale malinteso, la richiesta di Hendrix affinché il tema richiamasse le sue origini indiane - riferendosi alle tribù di pellerossa nativi del nordamerica - venne completamente equivocata dallo studio grafico britannico che se ne occupò ed il risultato fu una copertina in cui Hendrix, Redding e Mitchell vestono i panni delle divinità induiste Durga e Visnù.

L'album si rivelò comunque un successo, facendo aumentare considerevolmente le richieste di esibizioni dal vivo del gruppo e portando la Experience a suonare di fronte a platee sempre più ampie. La conclusione del tour non fu comunque felice: mentre il gruppo si trovava in Scandinavia per alcune date, la notte del 4 gennaio 1968 Hendrix venne tratto in arresto a Stoccolma dopo aver devastato una stanza d'albergo in preda ai fumi dell'alcool.

Electric Ladyland
La gestazione dell'ultimo LP in studio di Hendrix, il doppio album Electric Ladyland, non fu certamente meno travagliata di Bold As Love. Già nelle primissime fasi delle sessions Hendrix dovette registrare l'abbandono da parte del suo storico produttore Chas Chandler, letteralmente esasperato dai numerosi contrasti sorti col chitarrista. Il loro modo di concepire i brani e le registrazioni era diametralmente opposto: se Chandler premeva per avere dei brani convenzionali e dalla durata non eccedente i 5 minuti (all'ovvio scopo di poterli pubblicare su 45 giri), Hendrix ribatteva con il suo stile assolutamente non ortodosso, tanto nella concezione dei brani quanto nelle registrazioni. L'influenza di Chandler è evidente nei primi due LP della Jimi Hendrix Experience, dove raramente un brano supera i 4-5 minuti, nella migliore tradizione pop: al contrario Electric Ladyland presenta delle architetture perfettamente in linea con lo stile acido e visionario di Hendrix, intervallando tracce di cesura a lunghissime jam sessions caratterizzate da enormi spazi strumentali, secondo modalità prettamente psichedeliche.

La seconda ragione alla base delle dimissioni di Chandler era da ricercarsi nella natura errabonda che Hendrix era solito imprimere alle sessioni di registrazione: mentre Chandler supportava la scuola di pensiero delle registrazioni da svolgersi in breve tempo e con tutte le idee al loro posto, Hendrix era uso lanciarsi in infinite jam sessions di prova ed affinamento con i musicisti che lo supportavano elaborando, rielaborando, modificando ed ampliando quelle che erano le sue idee di fondo in un continuo turbinìo di creatività, il più delle volte sapendo da dove partire ma non sapendo dove arrivare, lasciandosi guidare solo dall'istinto. Le sessions preparatorie per Electric Ladyland, in particolare, furono popolate da numerosi musicisti addizionali che andavano e venivano dagli studi di prova senza alcun criterio apparente: fu così che - tra gli altri - ai tre strumentisti della Experience si sovrapposero il celebre tastierista Al Kooper, il batterista Buddy Miles nonché Jack Casady, bassista dei Jefferson Airplane, e Steve Winwood dei Traffic.

Appare evidente come l'incredibile mole di materiale inedito ed alternativo registrata da Hendrix nella sua pur brevissima attività sia da attribuirsi proprio a questo continuo fare e disfare.

A provocare il logoramento degli equilibri fu anche il proverbiale perfezionismo di Hendrix. Il chitarrista, oltre ad esigere quantitativi fino ad allora impensabili di sovraincisioni nei brani, sollecitava anche i musicisti ed i tecnici a registrare nuove takes dei pezzi un numero imprecisato di volte in attesa di trovare l'alchimia che riteneva adeguata: vuole la leggenda che il brano Gipsy Eyes dovette essere registrato in ben 43 versioni differenti prima che Hendrix ne trovasse una di suo gradimento.

La fine della Jimi Hendrix Experience
Chandler non fu l'unica "vittima" dei famigerati tour de force musicali del chitarrista. In caduta libera erano anche i rapporti col bassista Noel Redding, anch'egli esasperato dalle modalità di lavoro imposte da Hendrix. Non era raro, infatti, che il bassista lasciasse lo studio di registrazione per calmarsi dopo l'ennesima sfuriata con Hendrix ed al suo ritorno trovasse la linea di basso registrata per mano dello stesso chitarrista durante la sua assenza.

L'ultima esibizione britannica della formazione ebbe luogo il 24 febbraio 1969 alla Royal Albert Hall di Londra, seconda di due date che segnarono il tutto esaurito: i due concerti vennero peraltro filmati e registrati a fini documentaristici per una produzione Gold & Goldstein che doveva essere intitolata Experience. I nastri sono a tutt'oggi inediti.

La frustrazione di Redding derivava anche dal non sentirsi appagato dal ruolo di bassista, essendo lui un chitarrista : risale al 1968 la formazione della sua band, i Fat Mattress, che in diverse occasioni ricoprì persino il curioso ruolo di supporto alla stessa Experience. A questo doveva aggiungersi l'insofferenza per la crescente isteria che puntualmente accompagnava le date della Experience: la loro ultima esibizione in assoluto, il 29 giugno 1969 al Bob Fey's Denver Pop Festival, fu contraddistinta da scontri e violenze tra il pubblico e le forze dell'ordine dovettero addirittura ricorrere ai gas lacrimogeni per riprendere le redini della situazione, con i tre membri della band costretti ad evadere trovando rifugio nel rimorchio di un camion del service assediato dai fans. La rottura con Redding venne ufficializzata il giorno dopo.

Oltre allo scioglimento della sua band originaria, Hendrix quell'anno dovette far fronte ad una serie di controversie legali che lo riguardarono in sede penale e civile; il 3 maggio 1969 il chitarrista venne tratto in arresto presso il Pearson International Airport di Toronto dopo essere trovato in possesso di hashish ed eroina. Al processo, Hendrix riuscì a convincere la corte eccependo il fatto di non essere a conoscenza del modo in cui le sostanze stupefacenti erano finite nel suo bagaglio, ventilando la tesi dell'azione esterna. In sede civile, invece, il chitarrista si trovò a dover sbrogliare alcune grane legali connesse alla risoluzione del contratto sottoscritto a favore di Ed Chalpin nel 1965: la controversia venne risolta amichevolmente, con la disponibilità del chitarrista a registrare un LP sotto il suo regime di produzione.

Woodstock e la nuova formazione
Il festival di Woodstock del 1969 fu sicuramente uno degli eventi più rappresentativi per l'intero immaginario collettivo correlato alla musica degli anni '60 ed al movimento flower power. In tale contesto, la performance di Jimi Hendrix divenne un vero e proprio simbolo del festival stesso oltre che del pensiero pacifista di quegli anni. L'esibizione del chitarrista era stata programmata in chiusura della rassegna, la sera del 18 agosto 1969, terzo ed ultimo di quei three days of peace, love and music: a causa dei problemi tecnici e logistici che si verificarono, non ultimo il violento acquazzone che si abbatté sulla zona a metà del secondo giorno, la sua performance dovette essere procrastinata al mattino del giorno successivo. L'enorme folla dei tre giorni precedenti (oltre 500.000 spettatori paganti) si era considerevolmente ridotta ed Hendrix chiuse il festival davanti ad un'udienza - senz'altro rispettabile ma decisamente inferiore alle aspettative - di circa 180.000 spettatori, esausti ed in molti casi persino svagati.

Il chitarrista si presentò sul palco con una formazione espansa, introdotta dallo speaker come Jimi Hendrix Experience, ma prontamente ripresentata dallo stesso Hendrix come Gipsy Sun And Rainbows: ne seguì un'esibizione di due ore - tra le più lunghe in assoluto della sua carriera - buona ma non eccellente, anche a causa dell'ancora scarsa armonia con il resto della band, dell'insufficiente soundcheck e di alcuni problemi tecnici connessi all'impianto microfonico.

Jimi Hendrix suona The Star-Spangled Banner a Woodstock (1969).Quello che più rilevò, ad ogni modo, in quella storica esibizione, fu la celeberrima trasfigurazione chitarristica operata sul tema di The Star-Spangled Banner, inno degli Stati Uniti D'America: Hendrix si accanì sul tema dell'inno in maniera selvaggia, intervallandolo con feroci simulazioni sonore dei bombardamenti e dei mitragliamenti sui villaggi del Vietnam, sirene di contraerea ed altri rumori di battaglia, il tutto avvalendosi della sua sola chitarra.

Nella realtà dei fatti, rimane tuttora estremamente controverso il significato che Hendrix volle attribuire a quel modo di proporre l'inno nazionale statunitense. Seppure la sua ragion d'essere sia piuttosto chiara, c'è da dire che già da un anno tale versione di The Star Spangled Banner veniva eseguita dal vivo e lo stesso Hendrix è sempre stato piuttosto sibillino sul tema: in un'intervista a ridosso al festival di Woodstock il chitarrista si dichiarò disinteressato alle questioni politiche, e ad una domanda più precisa - rivoltagli al Dick Cavett's Show - sul perché della sua resa così poco ortodossa dell'inno americano rispose candidamente "penso che sia meraviglioso suonarlo così".

Neppure è vero però, come alcuni hanno voluto insinuare, che Hendrix fosse addirittura favorevole all'intervento in Vietnam: oltre alla fin troppo eloquente trasfigurazione dell'inno americano effettuata a Woodstock, si pensi ad esempio che il brano Machine Gun, contenuto nel suo ultimo LP Band Of Gypsys, è un'esplicita canzone di protesta contro la guerra.

Band Of Gypsys , Cry Of Love
La formazione presentata a Woodstock come Gipsy Sun And Rainbows rivestì unicamente un ruolo di transizione nell'epopea chitarristica di Hendrix. Dopo due sole esibizioni dal vivo, una apparizione al Dick Cavett's Show ed alcune brevi sedute di studio il gruppo venne disciolto in favore del consolidato schema del power-trio con cui Hendrix aveva esordito. Nacque così la Band Of Gypsys, comprendente come elementi di supporto Billy Cox, bassista dell'appena disciolta Gipsy Sun And Rainbows, ed il batterista - recentemente scomparso - Buddy Miles: dopo una decina di giorni di prove, tenutesi al Juggy's Sound Studio, il gruppo iniziò ad esibirsi dal vivo con sorprendente energia ed in breve produsse un enorme quantitativo di materiale di studio, come nella migliore prassi Hendrixiana.

Billy Cox

La testimonianza più celebre del breve corso della Band Of Gypsys è l'omonimo LP prodotto nel 1970, summa dei quattro concerti tenuti dalla band tra il 31 dicembre 1969 ed il 1 Gennaio 1970 al Bill Graham's Fillmore East di New York. Il disco avrebbe avuto notevole rilevanza per diversi motivi, oltre a quelli relativi alla sua caratura musicale: innanzitutto, il disco sarebbe stato l'unico dal vivo dato alle stampe durante la carriera di Hendrix, oltre a segnarne l'esordio alla produzione; secondariamente, Band Of Gypsys sarebbe stato il suo ultimo, inconsapevole LP prima della morte; infine, mediante questa uscita Hendrix risolse definitivamente le controversie legali connesse al contratto firmato nel 1965 con il manager Ed Chalpin.

La fine della Band Of Gypsys giunse, drasticamente, il 28 gennaio 1970, con la partecipazione ad una rassegna denominata Winter Festival Of Peace, tenutasi al Madison Square Garden di New York. Le circostanze della performance del gruppo furono analoghe a quelle già viste a Woodstock. A causa di una serie di inconvenienti Hendrix ed i suoi musicisti furono costretti ad esibirsi alle tre di notte circa; Hendrix si presentò sul palco in evidente delirio lisergico, insultando pesantemente una fan delle prime file che gli chiedeva di suonare Foxy Lady e rifiutandosi di proseguire l'esibizione dopo il primo pezzo, proseguendo nel suo delirante monologo fino a quando i suoi roadies non lo trasportarono di peso fuori dalla scena.

Immediatamente si scatenò il putiferio tra dei membri della Band Of Gypsys: il batterista Buddy Miles accusò addirittura il manager, Michael Jeffery, di aver somministrato dell'LSD ad Hendrix per indurlo al delirio e mandare in fumo il progetto e ricomporre la Experience .

La reazione di Jeffery non si fece attendere: immediatamente sciolse la formazione e convinse nuovamente Noel Redding e Mitch Mitchell a ricostituire la Experience. Le tensioni tra Hendrix e Redding, però, riemersero dopo pochissime date ed il chitarrista lo rimpiazzò senza troppi complimenti con il bassista che ne aveva già preso precedentemente il posto, Billy Cox.

Dal nome del tour intrapreso dopo lo scioglimento della Band Of Gypsys, definito Cry Of Love Tour, venne convenzionalmente tratto spunto per denominare la nuova formazione.

Gli ultimi fuochi live e l'Electric Lady
Il 1970 venne razionalmente ripartito tra il Cry Of Love Tour e numerose sessioni di registrazione. La tournée vide Hendrix esibirsi con l'ennesima formazione rimaneggiata in trenta date e si concluse il 1 Agosto 1970 ad Honolulu, nelle isole Hawaii.

L'agosto del 1970 vide anche la fine dei lavori di approntamento degli studi di registrazione fortemente voluti da Hendrix sin dal 1968: gli Electric Lady Studios.

Gli studi vennero progettati dall'architetto e tecnico del suono John Storyk secondo le richieste di Hendrix, ma le avveneristiche pretese comportarono un impegno economico notevole: ad ogni modo Hendrix poté spendere solo quattro settimane negli Studios per registrare, la maggior parte delle quali coincidenti con l'ultimo periodo dei lavori. L'inaugurazione ebbe luogo il 26 agosto 1970 e venne celebrata con una corposa jam-session da cui prese forma quello che sarebbe stato l'ultimo brano registrato da Hendrix, Belly Button Window.

Il Festival dell'Isola di Wight e la morte
Il 30 agosto 1970 Hendrix si esibì in un'arrancante performance allo storico Festival dell'Isola di Wight: i nastri dell'esibizione sarebbero stati pubblicati ufficialmente soltanto trent'anni dopo.

Subito dopo vennero programmate diverse date lungo l'Europa per poter giustificare le consistenti spese sostenute dal chitarrista per mettere in sesto il suo avveneristico studio di registrazione e per le programmate registrazioni del suo nuovo album, provvisoriamente intitolato First Rays Of New Rising Sun. Il bisogno economico alla base del tour non depose bene per l'atmosfera generale: a peggiorare le cose si aggiunse il crescente stato di alterazione di Hendrix, spesso pregiudizievole per la qualità delle sue esibizioni live, e la crescente conflittualità col pubblico, raramente appagato dalle oniriche proiezioni musicali che il chitarrista operava durante le sue esibizioni.

Il 6 settembre 1970 al Festival di Fehmarn in Germania, nella sua ultima esibizione dal vivo, Hendrix venne accolto da una salva di fischi e contestazioni da parte del pubblico: deluso e confuso, si ritirò in riflessione a Londra dove venne raggiunto da molti dei suoi amici - tra cui Chas Chandler ed Eric Burdon - che tentarono per l'ennesima volta di dissuaderlo dal suo sodalizio col manager Michael Jeffery.

La mattina del 18 settembre 1970, Hendrix venne trovato morto nell'appartamento che aveva affittato al Samarkand Hotel, al 22 di Landsdowne Crescent.

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La tomba di Jimi Hendrix.

Fino ad oggi, non vi è una versione certa della morte del chitarrista. La versione più diffusa, messa in circolo dalla sua ragazza tedesca Monika Dannemann, presente nella stanza al momento del fatto, racconta di come Hendrix sia soffocato nel suo vomito dopo un improvvido cocktail di alcool e tranquillanti; a parte la causa della morte, le versioni fornite dalla ragazza risultano difformi da intervista ad intervista: non è chiaro se il chitarrista sia morto nottetempo, come asserito dalla polizia, o se fosse ancora vivo all'arrivo dell'ambulanza e sia soffocato durante il trasporto in ospedale a causa del sopraggiungere di vomito in assenza di un supporto sotto la sua testa.

Non appena la notizia della morte del chitarrista si diffuse, il suo appartamento divenne oggetto di saccheggio da parte di sciacalli in cerca di cimeli ed oggetti che gli erano appartenuti.

Il disco che aveva in preparazione venne pubblicato solo parzialmente nel 1971 con il titolo di Cry Of Love e raggiunse la terza posizione della classifica Billboard: le registrazioni resteranno in circolazione in tale forma provvisoria fino al 1997, quando tutte le tracce vennero ordinatamente ed interamente ripubblicate con il titolo originario di First Rays Of New Rising Sun.

La sepoltura
Dopo la morte, le spoglie di Hendrix vennero riportate negli Stati Uniti e sepolte nel Greenwood Memorial Park di Renton, Washington, a sud di Seattle.

Il complesso funerario della Famiglia Hendrix al Memorial Park di Renton, Seattle.Sulla lapide venne fatta incidere, assieme al nome, la sagoma di quella che fu la sua chitarra-simbolo, la Fender Stratocaster. Le continue incursioni di ammiratori e curiosi - non esattamente caratterizzate da atteggiamenti discreti e civili - indussero Al Hendrix, suo padre, a ripensare la collocazione del feretro in un contesto separato dalle altre sepolture: fu così che venne progettata una sorta di cappella monumentale di proprietà della famiglia Hendrix, in una zona marginale del complesso funebre di Renton. La consegna della struttura venne inizialmente prevista per la fine del 1999: il progressivo deteriorarsi delle condizioni di salute di Al Hendrix, però, fu una delle ragioni connesse al ritardo nella consegna.

Al Hendrix morì nel 2002, appena due mesi prima del completamento: negli ultimi mesi dello stesso anno, il feretro di Jimi venne trasportato nel nuovo sito mortuario assieme a quelli del padre e della nonna.

Il complesso si presenta composto da una volta di granito sorretta da tre pilastri, anch'essi granitici, ognuno con una gigantografia della firma del chitarrista scolpita alla base di ogni pilastro: il feretro di Hendrix è stato deposto sotto tale struttura. All'esterno, tutto attorno all'elemento centrale, sono stati collocati 50 alloggiamenti mortuari, molti dei quali già dotati di pietra tombale, ed una meridiana completa di gnomone.

La lapide che indicava il sito della prima sepoltura di Hendrix è stata incastonata in un basamento in granito collocato sotto la volta: tale basamento dovrebbe supportare una statua in ottone del chitarrista commissionata in Italia, ma a tutt'oggi non si hanno notizie sullo stato di lavorazione di detta statua così come delle placche ornamentali - anch'esse in ottone - che dovrebbero completare il complesso dall'esterno.

In compenso, un'altra statua del chitarrista è stata collocata all'incrocio tra la Broadway e la Pine Street di Seattle. La sua città natale ha voluto rendergli omaggio anche intitolandogli un parco nelle vicinanze della storica Colman School, nella zona del Central District.

Eredità

La Jimi Hendrix Foundation
Nel 1988 Al Hendrix e suo figlio Leon diedero vita alla James Marshall Hendrix Foundation, una fondazione con scopi caritatevoli ed assistenziali che a partire dal 2002 (secondo quanto disposto dalle volontà testamentarie di Al hendrix) può servirsi anche dell'effigie del chitarrista per perseguire gli scopi cui è preposta.

Controversie sui diritti patrimoniali
Con l'apertura del testamento di Al Hendrix, nel 2002, vennero anche rese note le sue disposizioni relative all'amministrazione dell'enorme patrimonio artistico e finanziario connesso al nome di Jimi Hendrix. Innanzitutto, il padre del chitarrista dispose di trasformare la Experience Hendrix LLC (sigla che costituisce l'equivalente della nostra s.r.l.) in un trust, una sorta di fondo fiduciario incaricato di gestire i diritti e di ripartire i profitti ad una lista di beneficiari appartenenti alla famiglia Hendrix.

Le polemiche sorsero però quando - oltre al nuovo assetto societario - emerse anche che Al Hendrix aveva depennato dalla lista dei beneficiari suo figlio Leon, fratello di Jimi.[38] Ne seguì un contenzioso legale che nel 2004 stabilì - in prima battuta - connessione legale tra le pretese di Leon circa le volontà testamentarie del padre e le accuse agli altri beneficiari della famiglia Hendrix relativamente al fatto che Janie Hendrix stesse gestendo impropriamente del patrimonio della società.

L'istruttoria che ne seguì accertò che Janie ed un cugino, Robert Hendrix, si erano non solo attribuiti emolumenti principeschi per i loro incarichi di gestione, ma avevano anche attinto a piene mani dalle casse della società per coprire mutui e cospicue spese personali , sottraendo benefici economici agli altri componenti della famiglia e lasciando persino incompleto il sito funerario di Renton. Janie Hendrix e suo cugino Robert si difesero opponendo la natura non particolarmente redditizia della società e giustificando gli elevati emolumenti percepiti con le gravose mansioni di natura gestionale di cui si erano fatti carico.

Un'altra accusa che Leon Hendrix mosse a carico della sorella Janie fu di aver condizionato il padre Al, in particolare nell'ultimo periodo della sua vita, al punto da indurlo a sottoscrivere la sua estromissione dai benefici economici: a seguito di ciò Leon intentò pretesa giudiziale al fine di veder riconosciuta la validità delle precedenti disposizioni testamentarie. La difesa eccepì che l'estromissione de Leon dai benefici societari era stata un'iniziativa riconducibile esclusivamente ad Al Hendrix e che le ragioni di ciò erano da ricercarsi nei problemi con l'alcol di Leon e nei suoi forti debiti di gioco.

La sentenza finale, giunta nei primi mesi del 2005, vide respinta la pretesa di Leon attribuendo piena validità alle volontà testamentarie di Al Hendrix nella loro ultima forma: oltre a questo, venne anche disposto il reintegro di Janie e Robert Hendrix nei loro ruoli di dirigenza del fondo di gestione dei diritti connessi alla figura ed all'eredità artistica e musicale di Jimi Hendrix.
 

Stile ed eredità musicale
Lo stile e l'aspetto di Hendrix fecero da subito scalpore nel periodo in cui calcò le scene: il suo aspetto selvaggio e la sua furiosa attitudine chitarristica divennero proverbiali fino al punto di farlo diventare una vera e propria icona.

L'influenza di Hendrix è riscontrabile in gran parte delle caratteristiche e dei canoni che sono alla base della chitarra elettrica moderna; fu uno dei primissimi chitarristi a servirsi della distorsione - sotto forma di fuzz - ed a conferire una vera e propria dignità melodica al feedback, ritenuto fino ad allora una fastidiosa controindicazione del cosiddetto effetto-innesco dei pickups della chitarra. A lui sono anche riconducibili tra i primissimi e più creativi usi del pedale wah-wah.

Oltre ad essere stato, assieme ad alcune band contemporanee come Who e Cream, tra gli antesignani dell'hard rock basato sul blues, si ritiene che Hendrix abbia dato anche un notevole contributo alla musica funk, in particolare alla sua variante funk rock.

La Fender Stratocaster

Statua in omaggio a Jimi Hendrix collocata all'incrocio tra Broadway e Pine Street di Seattle, sua città natale.La chitarra elettrica immediatamente associata ad Hendrix - nell'immaginario collettivo - è senza dubbio la Fender Stratocaster. I colori più ricorrenti tra i suoi modelli erano l'olimpic white, il nero ed il classico sunburst, le cui sfumature virano dal nero al tabacco. La Stratocaster data alle fiamme al Monterey Pop Festival, originalmente rosso fiesta red, era stata dipinta di sua mano con motivi psichedelici. Ad ogni modo, Hendrix non ebbe rapporti diretti con le case chitarristiche al fine di ottenere dei prodotti personalizzati di liuteria: tutte le sue chitarre erano modelli di serie, acquistati in comuni negozi ed autonomamente modificate. L'unica eccezione in tal senso può riscontrarsi nella richiesta effettuata alla Gibson per ottenere una serie di modelli Flying-V: in particolare, ne venne commissionato da Hendrix un modello per mancini fatto su misura, visibile nell'esibizione al Festival dell'Isola di Wight del 1970.[40] Un altro modello, di colore nero, venne dipinto con motivi psichedelici dallo stesso Hendrix: nel 2006 la Gibson fece riferimento proprio a questo modello per produrre un tipo di Flying-V in edizione limitata, basato sulle caratteristiche tecniche dell'epoca e con il body dipinto con gli stessi motivi artistici del modello originale.

I primi modelli di Stratocaster usati da Hendrix risalgono al 1965, periodo in cui Leo Fender vendette l'azienda alla CBS: tali modelli presentano la paletta estesa con logo tipo Transition e tastiera in palissandro. Successivamente userà esemplari di annata 1966, 1967, 1968, 1969 e 1970, sempre con paletta a falda ampia, black logo e tastiera in acero tipo maple board. Pur essendo mancino, Hendrix utilizzava rigorosamente modelli standard adattati ad essere suonati con la mano sinistra invertendo semplicemente le corde. Tale peculiarità aveva delle conseguenze da un punto di vista della praticità ed anche del sound: invertendo il lato di utilizzo della chitarra la leva del vibrato ed i potenziometri del tono e del volume risultavano più facilmente accessibili; inoltre le corde, appositamente invertite per consentire la suonabilità dello strumento, ricoprivano rispetto ai magneti dei pickups posizioni esattamente simmetriche a quelle per cui questi erano stati disposti, col risultato di ottenere un timbro più chiaro dalle corde basse mentre quelle alte acquisivano una pasta sonora più corposa.

L'inversione delle corde produceva, secondo alcuni, un altro elemento di originalità del sound; risultando invertito anche l'ordine di lunghezza della corda rispetto al suo aggancio sul corpo della chitarra, la corda mi cantino risultava più corta mentre quella del mi basso acquisiva maggior lunghezza rispetto ad una chitarra con corde posizionate regolarmente, creando una diversa scansione nella variazione della tonalità di tutte le corde durante l'uso della leva.
La ricerca di un sound più intenso e ricco, in linea con le sue fortissime radici blues, rimase sempre un punto centrale nella sua sperimentazione sonora: da Axis: Bold As Love in poi Hendrix iniziò a servirsi di corde più grosse - generalmente di spessore 0.10 o 0.11 - proprio al fine di conferire una maggiore rotondità al suono; contestualmente a tale scelta iniziò a fare uso in modo regolare di accordature impostate un semitono o un tono sotto il normale: così facendo poteva giovarsi di un suono solido e corposo senza crearsi impedimenti per via dello spessore delle corde, senza contare che suonando su note più basse era anche più facilitato nel canto.

Questo permise ad Hendrix di mantenere un sound caldo e pieno - di estrazione tipicamente blues - anche utilizzando una chitarra dal timbro notoriamente acuto e metallico come la Fender Stratocaster: la sua dedizione a questo modello, nonostante fosse costretto ad operarvi notevoli modifiche per ottenere un suono a lui confacente, era dovuta essenzialmente alla sua leggerezza ed alla snellezza del suo manico, assai adeguata alle funamboliche evoluzioni chitarristiche in cui era solito prodursi.

Altri modelli di chitarre da lui usati, sebbene più raramente, furono la Gibson Flying V, la Gibson SG e persino la Gibson Les Paul, tradizionalmente ritenuta antagonista par excellence della Fender Stratocaster.
 

Discografia

Anno Album
1967 Are You Experienced
1967 Axis: Bold as Love
1968 Electric Ladyland
1968 Smash Hits
1970 Band of Gypsys
1997 First Rays Of New Rising Sun


Discografia postuma

Raccolte
1971- The Cry Of Love
1972 - War Heroes
1974 - Loose Ends
1974 - Nine To The Universe
1975 - Crash Landing
1975 - Midnight Lightning
1978 - The Essential Jimi Hendrix
1982 - Kiss The Sky
1989 - Live & Unreleased - The Radio-Show
1993 - The Ultimate Experience
1994 - Blues
1995 - Voodoo Soup
1997 - First Rays Of The New Rising Sun
1997 - South Saturn Delta
1998 - Experience Hendrix: The Best of Jimi Hendrix
1998 - BBC Sessions
2001 - Voodoo Child: The Jimi Hendrix Collection
2003 - Martin Scorsese Presents the Blues: Jimi Hendrix

Live
1971 - Rainbow Bridge Concert
1972 - Hendrix In The West
1999 - Live at the Fillmore East
1999 - Live at Woodstock
2002 - Blue Wild Angel: Live at the Isle of Wight
2003 - Live at Berkeley: The 2nd Show
2007 - Live at Monterey Pop Festival

Box Set
2003 - The Singles Collection - Cofanetto comprensivo di 10 CD riproducenti ogni singolo pubblicato dal chitarrista.
2006 - The Jimi Hendrix Experience Box Set - Cofanetto di 4 CD ed 1 DVD contenente demo, outtakes, inediti, alternate takes e brani dal vivo.

Videografia DVD
1997 - Classic Album: Electric Ladyland
1998 - Rainbow Bridge Concert
1999 - Band Of Gypsys - Live At The Fillmore East
2001 - Experience
2002 - Live At The Dick Cavett Show
2003 - Blue Wild Angel - Live At The Isle Of Wight
2003 - Jimi Plays Berkeley
2004 - Until We Meet Again
2004 - The Last 24 Hours
2005 - Joe Boyd A Film About Jimi Hendrix - Deluxe Edition
2005 - Music In Review 1967 - 1970
2005 - Live At Woodstock - Definitive 2 DVD Edition
2007 - Smash Hits
2007 - Videobiography
2007 - Live At Monterey Pop Festival - The Definitive Edition

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The Jimi Hendrix Experience è il nome del celebre e primo gruppo che faceva capo al grande chitarrista di origini indiano-americane di Jimi; comprendeva il bassista Noel Redding e il batterista Mitch Mitchell.

Storia del gruppo
Il gruppo si formò a Londra nel 1966, quando il bassista degli Animals, Chas Chandler, notò Hendrix negli Stati Uniti e lo convinse a seguirlo nella nazione britannica affiancandogli Redding e Mitchell. Il gruppo pubblicò nel dicembre 1966 il primo 45 Giri Hey joe - Stone Free che ebbe un notevole successo. La consacrazione del suo talento fu raggiunta subito con il primo album intitolato "Are You Experienced", ancora oggi considerato una pietra miliare del rock.

Così Hendrix decise di tornare ad esibirsi in America dopo aver raccolto i frutti del primo Lp: la prima apparizione ufficiale dell'Experience fu nell'occasione del grande evento del festival musicale di Monterey nel giugno del '67. Jimi Hendrix, conosciuto e "temuto" dai grandi chitarristi dell'epoca, si contese dietro le quinte l'entrata in scena con gli Who; si narra di una lite furibonda che sicuramente si risolse con l'entrata di questi ultimi; la loro apparizione fu fiammeggiante ma nessuno avrebbe potuto immaginare che subito dopo, un esordiente Jimi Hendrix, dopo aver sbalordito tutti con la sua strabiliante qualità di chitarrista, avrebbe realmente sacrificato la sua chitarra in un mistico incendio che mitizzò la sua personalità al suo primo "battesimo".

Le successive produzioni discografiche consolidarono la fama di innovatore del rock che Hendrix ormai aveva ottenuto: vengono così alla luce "Axis: Bold as Love" e "Electric Ladyland", due capolavori che segnano definitivamente l'ascesa esponenziale del "talento di Seattle".

Assemblata per esigenze d'urgenza creativa di Jimi Hendrix, l'Experience non soddisfò mai artisticamente Hendrix, che si sentiva poco ascoltato e non sufficientemente seguito dai pur dotati Redding e Mitchell. La ricerca delle sonorità più innovative e la sperimentazione musicale che Hendrix tentò di introdurre non furono apprezzate totalmente, specialmente dal bassista Noel Redding. La sala prove pullulava di musicisti assoldati da Hendrix affinché contribuissero alla massima resa sonora di ogni singolo pezzo; tale affollamento di componenti musicali e l'esasperata ed estenuante ricerca del sound giusto portarono pertanto all'abbandono di Noel Redding della "Jimi Hendrix Experience" che, dopo particolarissimi e suggestivi esperimenti assemblativi (come il gruppo voluto da Hendrix nel grande concerto di Woodstock), fu definitivamente sciolta.

Hendrix fu, a detta di molti, strumentalizzato dai suoi produttori in un periodo di grandi tensioni razziali che dilaniavano l'America. Perciò, spinto dai suoi discografici e dalle pressioni provenienti dalle "fazioni nere", Jimi Hendrix formerà la Band of Gypsys, costituita da soli musicisti neri: Jimi Hendrix (chitarra), Billy Cox (basso) e Buddy Miles (batteria); il risultato fu quello di un grande ensemble musicale.

Jimi Hendrix
La crisalide del rock
di Paolo Avico, Claudio Fabretti, Lorenzo Fattori

Una vita vissuta dall'alba al tramonto. Dai trionfi di Monterey e di Woodstock alla solitudine degli ultimi giorni. Jimi Hendrix moriva nel 1970. E insieme a lui svanivano i sogni dell'età dell'Acquario. Ma da allora in poi, l'approccio alla chitarra elettrica non sarebbe stato più lo stesso...

Jimi Hendrix, ovvero la chitarra che fece la storia del rock. Il chitarrista di Seattle ha completamente e irreversibilmente mutato l'approccio alla chitarra elettrica, per molto tempo lo strumento principe e incontrastato del rock (almeno fino all'avvento del sintetizzatore) e, comunque, quello che più di tutti, fin dagli inizi, ha dato a questo genere quel marchio adrenalinico e un po' selvaggio, quel quid che lo caratterizza da ogni altra espressione musicale. Più del piano di Jerry Lee Lewis o di Richard Pennyman, alias Little Richard (con cui Jimi Hendrix ha suonato come sessionman per un breve periodo, tra l'altro), più dell'icona fantasma di Elvis Presley. Chuck Berry docet. Ve lo immaginate un rock senza chitarra? Si, certo, il krautrock (non sempre), gli Elp, i Nice, i Cop Shoot Cop… ma sono tutte evoluzioni di un genere musicale nato e cresciuto con la chitarra a far da padrona, sono delle "eccezioni" che confermano la regola.
Con il suo strumento, Hendrix ha compiuto una rivoluzione copernicana accostabile, forse, solo alle innovazioni apportate al modo di suonare la sei corde da Charlie Christian, Django Reinhardt, Chuck Berry e, al limite, Robert Johnson. Con Hendrix, il feedback diventa un'arte, non più un fastidioso difetto (forse ne sanno qualcosa Sonic Youth & C), la distorsione, spinta ai massimi limiti, è potenza e delicatezza al contempo (il suono "duro" che oggi è infiltrato quasi ovunque, soprattutto fra certi gruppi della scena indie, nasce qui), le linee melodiche e armoniche della chitarra elettrica si intrecciano e si fondono con naturalezza e perfezione come mai in precedenza. La valenza catartica dell'atto musicale assume con il chitarrista di Seattle un nuovo e prorompente significato.

Hendrix è un ciclone che attraversa la scena del rock, proprio perché il rock è il genere musicale dove più che in ogni altro contano il suono e l'immagine, la forma, quindi, oltre che i contenuti, come si evidenzierà sempre di più col passare degli anni e con l'avvento dell'elettronica e l'evoluzione dell'iconografia rock.
Hendrix è allo stesso tempo un eccellente chitarrista ritmico e un grande solista - precursore di tanti "guitar hero" della storia del rock - ma quest'ultimo, paradossalmente, è il lato più sterile (anche se il più vistoso) della sua arte. O, meglio: i suoi proseliti hanno male interpretato il messaggio lasciato da Jimi Hendrix, portando al limite dell'attività circense il modo di suonare la chitarra elettrica e tralasciando quasi del tutto la sostanza della sua musica, che va ben oltre l'eseguire assoli in quantità.

La sua vita si concluse tragicamente. Era il 18 settembre 1970: Hendrix fu trovato riverso sul letto di una stanza del Samarkand Hotel di Londra, stroncato da una dose eccessiva di barbiturici. Da allora è stato un susseguirsi di omaggi alla sua memoria, ma anche di insinuazioni sulla sua morte, considerata "misteriosa" come un po' tutte quelle delle rockstar. Intorno al patrimonio di Hendrix si è scatenato un vespaio di beghe legali e di operazioni speculatrici. Come in vita, anche dopo la morte il grande chitarrista nero è stato manipolato da impresari senza scrupoli. Hendrix, infatti, fu uno degli artisti più sfruttati dall'industria discografica, che non esitò a pubblicare tutto ciò che egli aveva suonato. L'ultima uscita, in ordine di tempo, è "The Jimi Hendrix Experience", un box di hit e inediti assemblato dalla Hendrix Foundation (di fatto il padre di Jimi, Al).

Ma al di là del valore dei suoi dischi, il musicista americano segnò la storia del rock inventando un nuovo stile di suonare la chitarra, uno stile vulcanico, che ruppe con la tradizione e aprì nuove frontiere alla sperimentazione sugli strumenti musicali in genere.

Nato il 27 novembre 1942 a Seattle, da un incrocio fra indiani, neri e bianchi, James Marshall Hendrix comincia a suonare la chitarra a undici anni, poco dopo la morte della madre. A 16 lascia la scuola per darsi al vagabondaggio, guadagnandosi da vivere con gruppi di rhythm and blues e di rock'n'roll. Dopo aver prestato servizio militare come paracadutista, a 21 anni si inserisce nel giro dei session-man. Diventa il chitarrista di Little Richard, Wilson Pickett, Tina Turner, King Curtis. Nel 1965 al Greenwich Village forma il suo primo complesso e ottiene un contratto per esibirsi regolarmente. Jimi è già padrone di una tecnica superiore, il blues scorre puro lungo le corde della sua chitarra, ma l'America rapita dal beat è tutta presa dai suoi giovani fenomeni bianchi. La fama del prodigioso chitarrista giunge però alle orecchie di Chas Chandler, ex-Animals, manager a New York in cerca di nuovi talenti. Chandler lo porta con sé a Londra, dove gli procura una sezione ritmica, lo introduce negli ambienti rock e nel colorato mondo del flower-power inglese, propiziando l'amicizia con Donovan.

Hendrix conquista l'Europa col blues elettrico, dilaniato e lancinante dei singoli "Hey Joe" e "Purple Haze", cui fanno seguito un paio di tour, nel corso dei quali l'entourage del chitarrista alimenta l'immagine di Hendrix personaggio mefistofelico, dedito alle più estreme esperienze di droga e sesso. Jimi sta al gioco infiammando le platee con un repertorio coreografico che è diventato parte inestricabile del suo mito: la sua Fender Stratocaster è, di volta in volta, la proiezione del suo membro, oppure compagna di torridi amplessi elettrici, suonata coi denti, i gomiti, gli abiti, strofinata contro l'asta del microfono o contro le casse alla ricerca del feedback più corrosivo.

Corre l'anno 1967. Dopo svariate e sfortunate avventure nel suo paese natale, Hendrix, sotto la guida dell'ex Animal Chas Chandler, vola verso il Regno Unito, dove gli vengono affiancati due musicisti: il bassista (di ripiego, in realtà il suo strumento è la chitarra) Noel Redding (di recente scomparso) e il batterista Mitch Mitchell. Nasce la Jimi Hendrix Experience, una delle band più importanti della storia del rock. E' proprio il 1967 l'anno del Festival di Monterey, dove un Hendrix semisconosciuto brucia e distrugge per la prima volta la sua chitarra, lasciando tutti allibiti, in primis gli altri chitarristi presenti al raduno (c'erano, fra i tanti, Pete Townshend ed Eric Clapton, considerati all'epoca i numeri uno).

Le canzoni di Are You Experienced appaiono complete anche se ascoltate con chiavi di lettura diverse, dal lato più squisitamente tecnico a quello più prettamente artistico o d'ispirazione compositiva. Un album che ha avuto un'importanza storica come pochi altri album, e ci ha lasciato una manciata di perle che oggi possono essere catalogate come classici del rock, "standard" per dirla col linguaggio del jazz.
Basta menzionare alcuni titoli (con una doverosa precisazione: alcuni di essi sono usciti come singoli, sempre nel 1967, ma riteniamo di considerarli un tutt'uno con l'album in esame, tanto più che essi sono compresi nelle attuali ristampe dell'album): "Hey Joe", ovvero come trasformare una banale cover in storia del rock, con quell'intro di chitarra sulla pentatonica di mi (anzi mi bemolle, visto che Hendrix suonava quasi sempre con la chitarra scordata di un semi tono, sia per poter adeguare le sue limitate capacità canore alle canzoni, sia per rendere la chitarra più maneggevole, soprattutto nell'esecuzione dei bending) che ha lasciato un segno indelebile.
"Purple Haze", che inizia con una frase scandita su un intervallo di quarta aumentata (considerato in epoca medioevale niente di meno che l'intervallo del diavolo), prosegue con uno dei riff più celebri di sempre, accompagnato da una batteria marziale ed esplode con un giro tipicamente blues ma arricchito armonicamente dagli accordi usati da Hendrix, che vanno al di là delle semplici settime minori, in particolare dall'accordo di settima minore con la terza diminuita, non a caso diventato celebre nel rock come l'accordo à-la Hendrix; "Stone free", un'altra lezione di grinta e potenza, non si riconosce ormai quasi più l'origine del rock and roll, né si intravede la via pop intrapresa da altri gruppi, Beatles su tutti; "Fire", un brano a mille all'ora, decisamente anticipatore di molti sviluppi della musica rock, con la batteria che quasi duetta con il giro iniziale di chitarra, è un'altra (è il caso di dirlo) pietra miliare.
Ma non sono solo fuoco e fiamme a caratterizzare questo album: "The Wind Cries Mary" è una dolcissima e malinconica ballata elettrica, come se ne vedranno molte in futuro; "May Be This Love" e, soprattutto, "Third Stone From The Sun", mettono in luce senza troppi complimenti la componente psichedelica di Hendrix (quest'ultima fa altresì intravedere una strizzata d'occhio al jazz), che, anche nei dischi successivi avrà una notevole influenza sull'arte di Jimi; "Red House", ovvero, come si suona il blues elettrico senza perdere il pathos tipico di questo genere.
E, ancora: "Manic Depression", con l'incipit su una scala cromatica inframezzata da una pausa (quasi la quiete prima della tempesta) e un tempo in 9/8, una sorta di valzer diabolico, presenta un assolo che lascia trasparire tutta la rabbia esplosiva di Jimi Hendrix, uno dei più devastanti dell'album; la celeberrima "Foxy Lady", con una struttura (anche armonica) fin troppo simile a "Purple Haze", uno dei brani più sopravvalutati di Hendrix, che si salva grazie a quel feedback iniziale, ormai entrato nelle orecchie di tutti; "Are You Experienced?" presenta un altro dei marchi di fabbrica di Hendrix, l'utilizzo della reverse guitar, tecnica di studio che sarà poi utilizzatissima in futuro e della quale il Nostro è stato uno dei primi e, comunque, uno dei migliori, sperimentatori.
Non ci sono brani di serie B o riempitivi in questo album, anche quelli finora non menzionati hanno qualcosa da dire, da "I Don't Live Today" a "Can You See Me", da "Highway Chile" a "Love Or Confusion" e "51st Anniversary", con l'unica eccezione di "Remember", uno dei brani minori dell'intero corpus hendrixiano. Ma non cambia la sostanza: Are You Experienced è, come già detto, un album seminale, un disco che ha gettato le basi per buona parte del rock fino ai giorni nostri.

Il festival di Monterey (18 Giugno 1967) è la consacrazione di Hendrix come animale da palcoscenico. Al termine della sua estenuante esibizione (con una versione demoniaca di "Wild thing"), dopo aver dato fuoco alla chitarra, raccoglie un'ovazione interminabile. In breve la sua Fender, simbolo fallico, idolo sacrificale, immolata sull'altare del palco al termine dei suoi concerti, con tanto di roghi e distruzioni selvagge, diventa la più potente icona del rock.

Dopo l'uscita di Axis Bold As Love, disco più morbido con tenere ballate come "Little Wing", "Bold As Love" e "Castles Made Of Sand", arriva il terzo album, il doppio Electric Ladyland, dove Hendrix approfondisce sua vena psichedelica e hard-rock, la stessa di "Purple Haze" e "Foxy Lady".
Il disco promette bene sin dalla copertina (censurata nella versione in cd): un insieme di foto, alcune delle quali riportavano dei seni nudi, e furono considerate pornografiche. Si comincia con un brano che cita la musica di Broadway, "And the Gods Made Love", per proseguire con un po’ di blues cantato in falsetto ("Have You Ever Been"); il terzo brano è un selvaggio e velocissimo rock’n’roll, "Crosstown Traffic", del quale durante il tour del disco Hendrix suonò una infernale versione di otto minuti, dopo il quale arriva uno dei grandi capolavori del disco, con il contributo del grande Steve Winwood (Spencer Davis Group, Traffic, Blind Faith) all’organo e Jack Casady (Jefferson Airplane) al basso: "Voodo Child", l’affascinante e famoso blues elettrico di quindici minuti, uno dei primi brani a superare la classica durata delle canzoni, preceduto da "In-A-Gadda-Da-Vida" degli Iron Butterfly.
Finito il lato A, il B comincia con "Little Miss Strange", composta e cantata dal bassista del gruppo, Noel Redding, alla quale segue un’altra canzone con un ospite: "Long Hot Summer Night", dove Al Kooper (Super Session) suona magistralmente il piano; all’inizio, Hendrix non era sicuro dell’ordine di questa canzone e di quella che la segue, "Come On (Let the Good Times Roll)", una cover di Earl King, che comincia con un’attacco inconfondibile a base di energia pura e si scatena in quattro frenetici assoli diversi, di cui uno dura oltre due minuti, nei quattro di durata della canzone (!). Con un ormai famoso attacco di batteria, arriva un altro dei tanti capolavori del disco: "Gypsy Eyes", dedicata alla madre del grande chitarrista, morta quando lui aveva solo undici anni; il lato B si chiude con una delle canzoni più psichedeliche di Hendrix (l’unica in questo disco, insieme a "1983"): "Burning Of the Midnight Lamp".
Il lato C si apre con un colpo di tosse e "Rainy Day, Dream Away", una canzone dal testo leggero ("Giorno piovoso, sogna tutto il giorno"), alla quale hanno contribuito Mike Finnigan all’organo, Freddie Smith e Larry Faucette ai congas, mentre il batterista è Buddy Miles, che lavorerà ancora con Hendrix in "Band Of Gypsies". La canzone ha una seconda parte in "Still Raining, Still Dreaming", sul lato D. Dopo "Rainy Day", Hendrix ci dà un’altra grande prova della sua abilità compositiva, con la canzone forse più bella di tutto il disco, "1983 (A Merman I Should Turn To Be)", un psichedelicissimo blues (nel quale suona anche il flautista Chris Wood, un altro dei Traffic), che si allunga fino a diventare quasi impercettibilmente "Moon, Turn the Tides".
L’ultimo lato comprende le tre canzoni più celebri del disco; dopo "Still Raining, Still Dreaming", come già detto seconda parte di "Rainy Day", insieme agli stessi collaboratori, con un attacco al fulmicotone parte "House Burning Down", divenuta ormai celebre grazie al suo ritornello ("Look at the sky turn a hell fire red, somebody's house is burnin' down down, down down") e alla sua chiusura, con la chitarra di Hendrix a imitare il crollo della casa (un espediente timbrico che avrebbe poi usato a Woodstock per richiamare i bombardamenti in Vietnam durante la sua versione di "Star Spangled Banner"). Conclusasi questa, ecco un altro capolavoro: "All Along the Watchtower", la bellissima cover del pezzo di Bob Dylan, della quale esiste anche una versione (reperibile in South Saturn Delta) con Dave Mason dei Traffic al basso e Brian Jones dei Rolling Stones alle percussioni. Il disco si chiude con uno dei pezzi più potenti e ad effetto di tutto il repertorio hendrixiano, un’altra testimonianza della sua vena hard-rock, "Voodoo Child (Slight Return)", con tre assoli intervallati da battute deliranti ("Mi ergo accanto a una montagna e la abbatto con il taglio della mano"), con un celeberrimo ritornello, "Cause I’m a Voodoo Child, Lord knows I’m a Voodoo Child". Nel progetto originale, l'album doveva comprendere anche "Tax Free", che venne comunque suonata durante il tour; anch’essa può essere rintracciata su "South Saturn Delta".

Insieme ai concerti al Fillmore East e a Woodstock, e al precedente Are You Experienced?, Electric Ladyland rappresenta l’apogeo della musica di Hendrix e un disco centrale nella storia del rock.
E' l'occasione anche per cogliere meglio il senso delle liriche di Hendrix, sempre inquiete ed equivoche, piene di riferimenti alla morte, alla religione, alla magia e al soprannaturale. "I miei testi nascono spesso dai sogni che faccio - aveva raccontato -. Ad esempio 'Purple Haze' è la ricostruzione di quando ho sognato di camminare sott'acqua". E le ballate blues mettono in luce tutta la compostezza del suo canto, che riesce ad essere insieme limpido e lancinante, calmo e sofferto, acido e caldo.

Già nel 1968, tuttavia, comincia il declino fisico, morale e artistico di Hendrix. Insorgono i primi dissidi all'interno dell'Experience. E lo stesso chitarrista sembra più dedito agli atteggiamenti provocatori che alla musica. Viene arrestato in Svezia per aver sfasciato una camera d'albergo. L'anno dopo si separa da Chandler. Viene arrestato due volte la prima per teppismo, la seconda per droga. Quindi si trasferisce a New York, dove frequenta le "Black Panther". Ma il palco è ancora il suo regno. Ad agosto, trionfa a Woodstock con una versione tutta distorta dell'inno americano ("Star spangled banner"), con la sua chitarra che imita i bombardamenti del Vietnam.

La sua smania di libertà tracima in eccessi continui. "Sono gentile con le persone finché non cominciano a urlarmi intorno - racconta in un'intervista a Melody Maker -. Qualche volta vorrei mandare al diavolo il mondo, ma non è nella mia natura. Quello che odio è la società di oggi, con le sue relazioni di plastica e i suoi compartimenti stagni. Io rifiuto tutto questo. Nessuno mi ingabbierà mai in una scatola di plastica". Ma Jimi comincia a sentirsi stritolare dalla macchina del successo di cui lui stesso è stato un docile ingranaggio. E l'angoscia gli cresce dentro. Come scrive il critico Paolo Galori, l'ultimo Henrix è "un musicista solo e visionario, pronto a volare ancora più in alto, fino a bruciarsi le ali, distrutto dagli eccessi nel disperato tentativo di non replicare se stesso di fronte a chi gli chiede prove della sua divinità". E lui, il suo epitaffio, lo aveva già scritto: "La gente piange se qualcuno muore, ma la persona morta non sta piangendo. Quando morirò voglio che la gente suoni la mia musica, perda il controllo e faccia tutto ciò che vuole".

Dopo aver formato il primo complesso rock di soli neri, la Band of Gypsies, con Buddy Miles alla batteria e Billy Cox al basso, si esibisce nell'agosto 1970 all'Isola di Wight. Un mese dopo, lo ritrovano morto a Londra, vittima di un'overdose di barbiturici. "Prima o poi doveva succedere", commenterà laconico Chandler.

Gli afro-americani, che avevano già perso per morte violenta sia l'"apostolo" Martin Luther King, sia il leader del loro orgoglio Malcom X, perdono anche colui che aveva restituito la paternità nera al rock'n'roll. La morte di Hendrix, seguita 16 giorni dopo da quella di Janis Joplin e nove mesi dopo da quella di Jim Morrison, chiude un'era: quella dei raduni oceanici, della contestazione in musica, della psichedelia senza confini, del rock dell'utopia estrema. Addio sogni hippie, addio età dell'Acquario.
Gli anni 70 sono già alle porte, nuovi generi e nuove rockstar sono in arrivo, ma l'eco della chitarra distorta di Hendrix continuerà a risuonare in tutta la musica che da lì in poi ascolteremo.

How To Play Like Famous Guitarists:

https://beginnerguitarhq.com/famous-guitarists/

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MORTO MITCH MITCHELL, LEGGENDARIO BATTERISTA DI HENDRIX



(ASCA-AFP) - Los Angeles, 13 nov - Era l'ultimo superstite di una band leggendaria, la Jimi Hendrix Experience. John ''Mitch'' Mitchell, 62 anni, e' stato trovato morto ieri in una stanza d'albergo in Oregon, deceduto per cause naturali, stando almeno ad un comunicato diffuso sul sito web ufficiale di Jimi Hendrix.
Batterista brillante e poliedrico, Mitchell aveva avuto un ruolo niente affatto secondario nel successo del gruppo guidato da quello che da molti e' considerato il piu' grande chitarrista di tutti i tempi. Unitosi alla Jimi Hendrix Experience nel 1966, Mitchell proprio di recente aveva appena completato un tour degli Stati Uniti per una serie di concerti tributo al suo gruppo degli anni sessanta.
Jimi Hendrix, mori' in circostanze misteriose a Londra nel 1970 all'eta' di 27 anni, dopo una breve e travolgente carriere culminata negli album ''Are You Experienced'' e ''Electric Ladyland''. Nel 2003 era scomparso il bassista della band, il britannico Noel Redding. Fu trovato morto nella sua abitazione a Cork, in Irlanda, all'eta' di 57 anni.

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E' morto Mitch Mitchell, batterista di Jimi Hendrix

Aveva appena concluso un tour americano in ricordo del più grande chitarrista della storia del rock
WASHINGTON - Mitch Mitchell, l'ex batterista inglese di Jimi Hendrix, è stato trovato morto mercoledì sera nella sua stanza d'albergo a Portland, nello Stato dell'Oregon (Usa). Aveva 62 anni. Il musicista aveva appena concluso un tour americano nato come tributo al Jimi Hendrix Experience, il gruppo di cui Mitchell aveva fatto parte negli anni Sessanta insieme con il bassista inglese Noel Redding (morto nel 2003). Le cause del decesso restano per ora sconosciute, ha precisato Bob Merlis, agente del tour «Experience Hendrix», nato come progetto di 18 concerti in altrettante città statunitensi per celebrare il grande chitarrista americano morto nel 1970.

IL DOLORE DELLA SORELLA DI HENDRIX - Sul sito ufficiale di Jimi Hendrix, dove si afferma che le cause del decesso sono naturali, è apparso un messaggio di cordoglio di Janie Hendrix, sorella del leggendario chitarrista e manager del tour «Experience Hendrix». «Siamo tutti costernati, distrutti dalla notizia della morte del carissimo Mitch. Era un uomo meraviglioso, un musicista geniale e un vero amico, il cui ricordo porteremo per sempre nel nostro cuore».

LA CARRIERA - Nato a Ealing (Inghilterra), il 9 luglio 1947 John «Mitch» Mitchell era l'ultimo superstite della band. Prima di diventare noto come il batterista degli Experience, Mitch Mitchell era giá un personaggio di spettacolo come attore di tv e di radio. Batterista autodidatta, nel 1966 venne scelto dal manager di Jimi Hendrix, Chas Chandler, per formare il gruppo musicale Jimi Hendrix Experience, insieme al bassista Noel Redding. La sua partecipazione al trio di Hendrix durò fino al 1969 e da allora è considerato uno dei più grandi batteristi inglesi di quel periodo, nonchè uno dei migliori di tutti i tempi. Il suo stile e le sue capacità si adattavano bene alla musica e alle improvvisazioni del grande chitarrista americano. Con gli Experience, Mitchell ha inciso tre album, poi Hendrix in cerca di nuove sonoritò, lo alternò per un periodo con il batterista Buddy Miles. Dopo gli anni nella band Experience, Mitchell ha collaborato con grandi chitarristi jazz come John Mc Laughlin e Larry Corriel, con il chitarrista Jeff Beck e con il gruppo blues di Muddy Waters. Nel 1999 insieme al chitarrista Scott Holt ha inciso l'album intitolato «The Dark of the Night».

(fonte: corriere.it)

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MITCH MITCHELL / Il ricordo di Ellade Bandini e Walter Calloni:

https://www.ilsussidiario.net/news/musica-e-concerti/interviste/2008/11/20/mitch-mitchell-il-ricordo-di-ellade-bandini-e-walter-calloni/8852/

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La morte di Redding, il bassista di Hendrix:

https://www.rockol.it/news-53937/morte-redding-il-bassista-hendrix-versione-della-polizia


Noel Redding

Noel Redding, inglese, fu un musicista prolifico. Iniziò infatti la sua carriera musicale come chitarrista in varie band tra cui i The Loving King, con i quali permase fino al 1966. Nello stesso anno su consiglio di Chas Chandler, passò al basso e fece il provino per suonare insieme al giovane e talentuoso chitarrista americano Jimi Hendrix. Con lui registrò Axis Bold as Love, Are you experience ed Electric Ladyland. Partecipò inoltre alla storica apparizione di Jimi al festival di Monterey.
Lasciò la band di Hendrix nel 1969 per dissidi con il leader, formando subito dopo i Fat Mattress, i quali si sciolsero nel 1970.
Nel 1971 formò il trio Road con il quale suonò fino all’anno del suo ritorno in Irlanda.
Tornato a casa formò la Noel Redding Band, che fu attiva fino al 1980. Nell’anno dello scioglimento della sua band decise di seguire un progetto acustico con Carol Appleby fino al 1990.
Morirà l’11 maggio del 2003 a seguito di un’emorragia al fegato, conseguenza della cirrosi epatica: aveva 57 anni.

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Buddy Miles

Buddy Miles è stato molto attivo nella sua carriera post Hendrix, combattendo per i diritti civili e continuando anche a suonare con tantissime persone, sia come vocalist che come batterista.
Tra le sue collaborazioni Ricordiamo la performance come Vocalist nell’album Freedom di Carlos Santana.
Nel 1994 forma insieme a Kevon Smith e Joe Thomas la band MST, con la quale registrerà nello stesso anno Hell and Back.
Continuerà a suonare con i medesimi musicisti in vari tributi a Jimi Hendrix
Morirà il 26 febbraio del 2008 a seguito delle conseguenze di un arresto caridaco nella sua casa di Austin (Tesxas).

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Billy Cox

Dopo lo scioglimento dei Band Of Gypsys, Billy ha continuato a suonare in un suo progetto chiamato Nitro Function, insieme con Char Vinnedge e Robert Tarrant.
Inoltre fino alla morte dei suoi colleghi, ha continuato a collaborare con Noel Redding, Mitch Mitchell e Buddy Miles nei vari tributi a Jimi Hendrix che si sono susseguiti negli anni.
Billy è l’unico membro delle band di Hendrix ad essere ancora in vita.