Il trio
originario, The Blue Velvets, costituito da John Fogerty, Stu Cook e Doug
Clifford, si forma nel 1959 a El Cerrito, California. Reclutato Tom Fogerty,
a metà degli anni '60 la band firma per la Fantasy Records, che cambia il
nome del gruppo in The Golliwogs, con riferimento a Golliwogg, un
pupazzo-menestrello di un libro per bambini. Vengono pubblicati sette
singoli, tra cui Brown Eyed Girl, che tuttavia non ricevono alcuna
attenzione da parte del pubblico.
Nel 1967 il gruppo cambia nome in Creedence Clearwater Revival. John Fogerty
diventa il vero leader del gruppo, scrivendo la maggior parte delle musiche
e dei testi. L'album omonimo d'esordio, in cui spiccano Susie Q e la ben
nota I Put a Spell on You, riceve un'ottima risposta commerciale. Nel 1969
esce "Bayou Country", che delinea l'originale genere dei Creedence: uno
swamp rock che affonda le radici nel country e nel blues; contiene quella
che forse è la loro canzone più famosa, Proud Mary.
Con i due album successivi, "Green River" (Bad Moon Rising, Lodi, Green
River) e "Willy and the Poor Boys" ( Down on the Corner, Fortunate Son), la
band lascia definitivamente il segno nella storia del rock americano,
soprattutto grazie alla vena compositiva e alla voce aggressiva di John
Fogerty. Ad agosto i Creedence si esibiscono al festival di Woodstock.
"Cosmo's Factory", immediatamente successivo al primo tour europeo, risulta
il loro album più venduto, e contiene le celeberrime Who'll Stop the Rain,
Up Around The Bend e la cover di I Heard It through the Grapevine di Ms (1923-1953) a Johnny Cash (1932-2003); "Up
Around The Bend" (Fogerty) [2:42] - n. 4 in classifica - la quintessenza del
country-rock americano, sulla medesima linea che anni prima avevano
perseguito i Buffalo Springfield, ma con in più una chitarra velenosa a cui
dovrà molto ancora una voarvin Gaye. Nel 1971 esce "Pendulum", album meno
convincente e ultimo a formazione completa. Pochi mesi dopo infatti Tom
Fogerty abbandona la band e intraprende una carriera solistica di scarso
successo.
Nonostante la perdita di Tom, esce 'Mardi Gras (1972), un album in cui viene
lasciato spazio anche alla composizione e alle voci di Cook e Clifford. A
ottobre i CCR si sciolgono ufficialmente. L'unica riunione avverrà nel 1980,
in occasione del matrimonio di Tom. Quest'ultimo, dopo aver contratto l'AIDS
da una trasfusione di sangue, morirà nel 1990. Tre anni dopo i Creedence
sono ammessi alla Rock and Roll Hall of Fame.
Nel 1995 Cook e Clifford fondano i Creedence Clearwater Revisited,
riproponendo in tour i vecchi successi.
Formazione
John Fogerty (1945) - voce, chitarra, sax tenore, piano, armonica, tastiere
Tom Fogerty (1941-1990) - chitarra, voce
Stu Cook (1945) - basso, voce
Douglas "Cosmo" Clifford (1945) - batteria, voce
Creedence Clearwater Revival
La grammatica base del rock
di Tommaso Franci(ondarock.it)
I californiani Creedence Clearwater Revival sono l'abc del rock, quell
minimo comun denominatore a partire dal quale, in un senso o in un altro, se
ne possono definire tutti i sottogeneri. Storia e dischi della band guidata
da John Fogerty
I Creedence Clearwater Revival (1967-1972, El Cerrito, CA) sono forse il più
importante gruppo rock di tutti i tempi, benché, tra i grandi, siano
probabilmente i più mediocri. Mediocri nel senso "neutro" del termine. Nel
senso che i Creedence Clearwater Revival sono la base fondamentale del rock,
la sua essenza: quel minimo comun denominatore a partire dal quale, in un
senso o in un altro, si possono definire tutti i sottogeneri che si vuole. E
se in pratica ogni gruppo rock importante è tale perché è un sottogenere a
sé, i Creedence Clearwater Revival sono il più importante gruppo rock perché
non fanno parte di sottogeneri, ma solo di quell'imprescindibile ed
essenziale punto di partenza per tutti loro (né troppo piano come Nick
Drake, né troppo forte come i Metallica). Nel proto-rock hanno assunto tale
funzione i Kinks e i Byrds; nella new wave i Television e i Replacements,
passando prima attraverso certo Lou Reed. Poi (salvo rare eccezioni, come i
Dream Syndicate) questa essenza non è stata più ribadita (anche perché non
ce n'era più bisogno), ma ci si è specializzati e specializzati sino a
quando anche questo non si è rivelato come un ripetersi e un non dire più
nulla: è la fine del rock, di quella forma di musica popolare che si faceva
con tre strumenti (chitarra, basso e batteria) suonati in modo più sincopato
rispetto al blues.
A un estraneo che chiedesse un esempio significativo di rock non potremmo,
per onestà, che presentare un brano dei Creedence Clearwater Revival. Se poi
costui ci chiedesse se i Creedence Clearwater Revival siano stati la massima
espressione del rock, faremmo pure bene a rispondere di no. Ma bisogna
imparare la grammatica prima di poter scrivere; e non c'è alcun scrittore
che non sappia la grammatica. Quindi, se non conoscete i Creedence
Clearwater Revival potete pure ritenere di non conoscere la grammatica del
rock, di non sapere cos'è, prima di tutto, il rock: di non sapere come
questo suoni.
Quanto sia importante la formalità nell'operazione dei Creedence Clearwater
Revival, lo dimostrano le loro molte cover. I Creedence Clearwater Revival
facevano canzoni o riprendevano canzoni dal country-rock n'roll di vent'anni
prima; il punto è che le suonavano in modo diverso. Ed è questo modo che fa
il rock. Questo è un modo che segue un filo rosso qualificabile come
l'affrancamento dal blues e rintracciabile dal blues-boogie di Bo Diddley al
garage-blues dei Kinks al folk-beat dei Byrds. E i gruppi proto-rock anni 60
facevano cover non solo per "imparare" o perché ancora, all'epoca, non era
certo scontato che il compositore e l'esecutore fossero la stessa persona,
ma anche e soprattutto perché la loro era un'attività essenzialmente
formale: si doveva abbandonare il continuum blues per il sincopato rock, si
doveva trovare - conseguenza e mezzo di questo abbandono - la minimale forma
chitarra-basso-batteria.
La storia dei Creedence Clearwater Revival, la storia del rock, è anche la
storia di Ellis McDaniel (1928, MS) ossia Bo Diddley. Costui è una delle
personalità più importanti della musica pop(olare). Formatosi a Chicago,
come il padre del rock n'roll Chuck Berry, è la prova tangibile di come il
rock n'roll sia nato dal blues elettrico dei neri di Chicago - qui approdato
dal Texas del leggendario Blind Lemon Jefferson - degli anni 40 (Willie
Dixon, Howlin' Wolf, Muddy Waters, tutti grandissimi chitarristi e
compositori nati a inizio secolo, a cui va aggiunto Sonny Boy Williamson,
che suonava l'altro strumento-base del blues, l'armonica a bocca). È
importante notare come tutti questi artisti padri del rock n'roll prima e
del rock poi siano stati neri; quando tutti i figli loro saranno bianchi.
Mentre Chuck Berry (n. 1926) si affrancò dal blues facendo appunto il rock
n'roll, Diddley continuò sulla strada del blues aggiungendo ritmo, ma
mantenendo un tono medio, sia alla voce che alla chitarra. È quel medio che,
dopo la sfuriata rock n'roll, si rivelerà la base del rock a cui non resterà
che aggiungervi i due elementi portanti del rock n'roll: l'assolo bruciante
alla chitarra e l'urlo iconoclasta. I Creedence Clearwater Revilal, il
rock-base, consistono nell'innalzamento degli accordi e volumi di Diddley a
quelli di Berry e nel contemporaneo ripiegamento di tutti gli eccessi del
secondo a mezzo del tono-medio compassato del primo. In altri termini:
Diddley fornì al rock la sezione ritmica; Berry la chitarra. Diddley dette i
suoi seminali e numerosi capolavori (almeno una ventina: tra cui
impressionanti free-speaking; Dylan a confronto è un epigono) tra il '55 ed
il '57. Da questi né gli artisti blues moderni (Rolling Stones, Eric
Clapton), né poi i nascenti rocker - ed ecco i Creedence Clearwater Revival
- potranno prescindere. Perché Diddley, nel suo medio, era utilizzabile
tanto in senso reazionario (blues) quanto progressista (rock).
Nessun loro singolo raggiungerà il n. 1. Due album sì: quelli dell'agosto
'69 e del luglio '70. Il quartetto è sempre impeccabile, per arrangiamenti,
produzione, esecuzione e composizione.
Dal 1968 al 1970 - in tre anni - i Creedence Clearwater Revival faranno
cinque album. Il sesto, nel 1972, può considerarsi anche un album non loro.
Come pochi nella storia, il gruppo manterrà sempre una medesima line-up: il
leader e compositore John Fogerty (1945) al canto e alla chitarra solista,
gli straordinari comprimari - e coetanei - Doug Clifford (alla batteria) e
Stu Cook (al basso) e il fratello di John, Tom, alla chitarra ritmica - il
più vecchio di tutti, nel '68 aveva 25 anni.
I Creedence Clearwater Revival sono il gruppo di John Fogerty tra i 22 e i
27 anni.
Nel 1968 in California - che proprio in quest'epoca getta le basi per
divenire il centro più ricco, popoloso e moderno del mondo - siamo in piena
epoca hippie e psichedelica. San Francisco, con l'acid-rock di Jefferson
Airplane e Grateful Dead, è il centro del tutto, non ancora Los Angeles.
Musicalmente, per quest'epoca, si parla, parallelamente alla rivoluzione
psichedelica, di un reazionario revival. Sia in Inghilterra sia in America.
In realtà, si tratta di facce della medesima medaglia. E più che di rottura
è meglio parlare di continuità. Se, a certi livelli, i nuovi anni 70 - vedi
il cantautorato e l'hard-rock - significheranno un ritorno all'immediatezza
musicale dopo gli eccessi di fine 60 (Velvet Underground, Red Crayola, Frank
Zappa ecc.), ad altri livelli ciò comporterà un gap in buona misura
incolmabile con la nuova musica sofisticata della medesima epoca:
l'evoluzione del progressive, dell'elettronica, di Canterbury. Se a fine 60
si hanno ibridi tra rock e non-rock, a inizio 70 è facile distinguere ciò
che è rock da ciò che non lo è (come la kosmische musik).Da una parte la
semplificazione, dall'altra l'esasperazione. I Creedence Clearwater Revival
furono tra coloro che semplificarono: e per questo potettero impartire
fondamentali lezioni di rock, che è qualcosa di relativamente semplice o
essenziale. Ma - checché pretenda il loro nome - il revival dei Creedence
Clearwater Revival, se di revival si tratta - già, perché il folk ed il
blues in America non sono mai morti -, è un revival comprensibile solo una
volta tenuti presente i Jefferson Airplane e compagnia, ossia
quell'articolato e cerebrale rock psichedelico e acido che proseguì il
primordiale discorso avviato dal folk-blues.
Nel 1968 i Jefferson Airplane erano al loro quarto album. I losangelesi
Byrds al quinto, i loro padri e concittadini Beach Boys oltre il decimo, i
lori figli e concittadini Doors al terzo. Dopo che tutti costoro si sono
allontanati dal folk-blues (ma restano inspiegabili senza di esso), i
Creedence Clearwater Revival vi ritornano, ma restano inspiegabili senza gli
eretici del folk-blues degli anni 60. E di revival - blues, folk,
neoclassico - sarà forse più il caso di parlare per la Gran Bretagna (John
Mayall, Fairport Convention, Moody Blues, Joe Cocker); pur restando vera
l'attività in America - e in California - di Janis Joplin, Gram Parsons, The
Band. Il fatto è che più di revival si tratta di sofisticate contemplazioni
della tradizione rivissute con il distacco del mito e le malizie moderne. I
Creedence Clearwater Revival, in questo senso, sono molto più maliziosi che
"revival". Stesso dicasi per i Byrds o per i Rolling Stones, che agli esordi
furono, con i loro colleghi, davvero un gruppo di revival. Il revival
1963-1965 e quello 1968-1970 sono questioni da riformulare.
Creedence Clearwater Revival (Jul 1968) 8 brani, 33:17. No. 52 Pop Albums.
Saul Zaentz: Producer.
I capolavori sono: "Gloomy" (Fogerty) [3:51], uno dei vertici assoluti
dell'acid-rock: le chitarre dei fratelli Fogerty qui danno lezioni a tutti -
Young compreso; "Walking on the Water" (Fogerty) [4:40] tra, come oggi si
potrebbe dire, Byrds (per certi sibili elettrici) e Springsteen (per la
cavalcata progressiva e patetica).
Gli altri brani sono: "The Working Man" (Fogerty) [3:04], che dimostra come
Fogerty componga in proprio brani blues - è, anzi, con Richards e Jagger,
tra i più grandi blues-man dell'epoca moderna - e riarrangi e suoni in modo
rock i blues altrui; "Get Down Woman" (Fogerty) [3:09] tra la "Before You
Accuse Me" di Bo Diddley e un Detroit-blues (blues degli emigrati dal
Mississippi) alla John Lee Hooker; "Porterville" (Fogerty) [2:24], più
vicina al roots-rock intriso di prateria dei Buffalo Springfield e della
Band.
Le cover sono: il primo singolo del gruppo (raggiunse il No. 58) "I Put a
Spell On You" (Hawkins) [4:33], la - splendida e commovente - genesi del
rock dal rhythm and blues (attenzione! questo brano del '56, poi rifatto da
altri, dagli Animals a Marilyn Manson, non è del bianco Dale Hawkins di
"Suzie Q" nato nel '38, ma del nero Jay Hawkins, nato nel '29); "Suzie Q"
(Broadwater/Hawkins/Lewis) [8:37], brano del '58, polpettone già in odore
delle jam-session acide dei Grateful Dead (esordienti un anno prima dei
Creedence Clearwater Revival); "Ninety-Nine And A Half (Won't Do)"
(Cropper/Floyd/Pickett: Wilson Pickett è con Otis Redding e Aretha Franklin
il più importante cantante nero di soul degli anni 60 e compose questo brano
per il suo album del '66 ) [3:39] il soul-blues più rockeggiante.
Bayou Country (Jan 1969) 7 brani, 33:43. No. 7 Pop Albums.
Dopo l'album prevalentemente blues arriva l'album prevalentemente
country-folk. Creedence Clearwater Revival, Green River e Cosmo's Factory
risultano migliori album degli altri proprio perché fondono i due aspetti
dei Creedence Clearwater Revival: il blues e il country-folk; quei due
aspetti ai quali, guarda caso, si fa risalire il rock.
Il capolavoro è "Graveyard Train" (Fogerty) [8:37] scurissimo blues con
basso e armonica protagonisti, in cui la voce di Fogerty dispiega tutta la
sua anima-nera e roca: raggiunge vertici di tensione e ossessione degni del
futuro Nick Cave, che d'altra parte si basa sulla fonte alla quale attinge
anche Fogerty: il blues di Chicago (e, in misura più indiretta, il folk
delle praterie).
Gli altri brani sono: "Born On The Bayou" (Fogerty) [5:16], poderoso
soul-blues che raggiunge volumi - e riff - hard-rock; "Bootleg" (Fogerty)
[3:02], un tenue boogie (protagonista la chitarra acustica) concepito in un
botta e risposta tra gli strumenti come nella migliore tradizione blues;
"Penthouse Pauper" (Fogerty) [3:39], l'abc del rock (con chitarra in bella
evidenza) ma con voce ancora soul-blues, che pesca da Carl Perkins e nel
mezzo copia il vecchio riff di Howlin'Wolf in "I Ain't Superstitous"; "Proud
Mary" (Fogerty) [3:08], il primo grande successo di Fogerty (raggiunse il n.
2): questa volta country-rock, non blues, country-rock di cui tra 60 e 70 ci
sarà un gigantesco revival (l'America era stanca di decenni di blues-nero e
tramite il country-rock può celebrarsi con il cantautorato); "Keep On
Chooglin'" (Fogerty) [7:41], esagitato rhythm and blues (con finale
hard-rock) che fa di questo l'album più nero dei Creedence Clearwater
Revival.
Le cover si riducono a "Good Golly Miss Molly" (del duo
Blackwell-Marascalco) [2:44], sfrenato, celebre e zeppo di riff, rock n'
roll, portato al successo dal fenomenale Little Richard un decennio prima.
Green River (Aug 1969) 9 brani, 28:47. No. 1 Pop Albums.
Con questo lavoro continua l'affrancamento dal blues. Andando verso il
country-folk, però, i Creedence Clearwater Revival incontreranno il rock.
I capolavori sono: "Green River" (Fogerty) [2:36] che dietro un'impalcatura
roots-blues getta le basi (vedi il chitarrismo surrealista e l'andamento
caracollante) addirittura per la new wave dei Television (il singolo
raggiungerà il No. 2); "Commotion" (Fogerty) [2:44], possente blues-rock che
potrebbe essere dell'Hendrix più epilettico e hard (il singolo raggiungerà
il No. 30); "Sinister Purpose" (Fogerty) [3:22], smagliante e commovente
(esistenziale) processione r&b meritevole dello statuto di classico: con un
ritmo più esasperato e un tono cupo più enfatico potrebbe essere un brano
dei Black Sabbath.
Gli altri brani sono:"Tombstone Shadow" (Fogerty) [3:39], sincopato e grezzo
garage-blues ma non in grado di progredire oltre quello degli inglesi Cream
e del loro chitarrista Clapton; "Wrote A Song For Everyone" (Fogerty)
[4:57], serenata-folk tutta pathos ed epos (senza brani del genere gli
Springsteen sarebbero impossibili); "Bad Moon Rising" (Fogerty) [2:21],
compatto folk-rock - di chiara ascendenza Woody Guthrie - meno retorico e
più realistico (il singolo raggiunse il No. 2); "Lodi" (Fogerty) [3:13],
l'ennesimo vocabolario per l'epos operaio e pletorico di Springsteen (il
singolo raggiunse il No. 52); "Cross-Tie Walker" (Fogerty) [3:20] con un
tono più prossimo alla scuola di Young - vedi i riff del basso e gli squilli
della chitarra -, anche se affonda le sue radici in quel secolare grembo
country-folk dal quale trova ispirazione lo stesso Young.
Le cover si riducono a "The Night Time Is the Right Time"
(Brown/Cadena/Herman) [3:08] un classico del soul (già nel 1958 lo aveva
proposto Ray Charles) eseguito con un piglio da Rolling Stones.
Willy and the Poor Boys (Nov 1969), 10 brani, 34:31, No. 3 in Pop Albums.
Tre album in un anno: pochissimi nel rock si sono potuti permettere di farne
tanti e di tale livello in così poco tempo. È uno dei migliori album dei
Creedence Clearwater Revival (con Green River e Cosmo's Factory e superiore
al Creedence Clearwater Revival che conclude la tetralogia dei capolavori).
Qui il gruppo raggiunge la perfezione formale. L'esecuzione è sempre
impeccabile e originale. Ed è l'esecuzione del gruppo al tempo stesso la più
"revival" o tradizionale e la più avveniristica di sempre. Un tono naif -
talora persino dark - è infine la predominante.
Il capolavoro assoluto è "Effigy" (Fogerty) [- 6:31], un melodramma tra
l'acustico e l'elettronico capace di far accapponare la pelle a Neil Young e
ricchissimo d'effetti efficacissimi: regina la chitarra a cuore aperto del
leader.
Notevoli: "Fortunate Son" (Fogerty) [- 2:21] (No. 14 Pop Albums), assalto
frontale a ritmo e piglio hard-rock, chitarra irrefrenabile, voce rabbiosa -
eccolo l'abc del rock; "Side O' the Road" (Fogerty) [- 3:26], strumentale
(blues acido: tra Grateful Dead e Clapton: scuola per Steve Ray Vaughan)
pensato per l'on the road. Non abbastanza si è sottolineata l'abilità al
contempo classica e inventiva di John Fogerty alla chitarra; né quella del
gruppo che, come un metronomo, lo accompagna.
Completano: "Down On The Corner" (Fogerty) [- 2:47] - No. 3 Pop Albums,
quintessenza del country-rock tra lo scanzonato, il nostalgico e il cupo dei
Creedence Clearwater Revival; "It Came Out Of The Sky" (Fogerty) [- 2:56]
che sebbene nell'approccio della voce risenta di Bob Dylan, vanta una
chitarra velenosissima e granitica (ponte ideale tra Chuck Berry e la new
wave di fine 70); "Feelin' Blue" (Fogerty) [- 5:05] esercizio d'alta scuola
tra il country - la base musicale - e il soul - il canto vertiginoso -;
"Don't Look Now" (Fogerty) [- 2:12] impeccabile (e artificioso o
surrealista?) country-folk.
Due sole le cover: "Cotton Fields" [- 2:54] di Leadbelly (1888-1849), il
compagno di strada di Blind Lemon Jefferson e il padre di Woody Guthrie,
Pete Seger e di tutti gli artisti folk-blues -; "The Midnight Special"
(Traditional) [- 4:14] che una volta di più dimostra come l'unica
rivoluzione di Bruce Springsteen sia stata quella di fare folk-blues a
inizio anni 80, ossia di essere inattuale.
Cosmo's Factory (Jul. 1970) 11 brani, 42:28. N. 1 in Pop Albums.
Sebbene il 1969 avesse visto ben tre album e sette singoli dei Creedence
Clearwater Revival in classifica, è il 1970 il loro anno, con due album e
sei singoli nella top 5 (tutti da Cosmo's Factory: Pendulum uscì a
dicembre).
I capolavori: "Ramble Tamble" (Fogerty) [7:10], l'abc del rock, cavalcata di
ritmo e distorsioni che riparte da Bo Diddley abbandonandone tutti i retaggi
afro: nel mezzo, un riff hard-rock che accappona la pelle; "Run Through The
Jungle" (Fogerty) [3:10] - n. 4 in classifica - un rock-blues rifinito da
effetti sintetizzati alla Byrds; "Who'll Stop the Rain" (Fogerty) [2:29] -
n. 2 in classifica - il vertice melodico ed esistenziale, classico
meritatamente famoso.
Gli altri brani sono: "Travelin' Band" (Fogerty) [2:07] - n. 2 in classifica
- un puro rock n' roll, in pratica un plagio di Little Richard (con tanto di
urla selvagge, ritmo proto-punk e fiati al controcanto); "Lookin' Out My
Back Door" (Fogerty) [2:35] - n. 2 in classifica - che copia senza la
malizia di un Neil Young il secolare country ritmico americano: dal maestro
dell'honky tonk Hank Williamlta la new wave dei Television; "Long As I Can See
the Light" (Fogerty) [3:33] - n. 2 in classifica - un retorico e compiaciuto
soul-blues tra Platters (doo wop) e Fats Domino (New Orleans R&B), più da
Broadway che da prateria.
Ben quattro le cover: una doverosa, ma scontata "Before You Accuse Me"
(McDaniels) [3:27]; "Ooby Dooby" (Moore/Penner) [2:07], portata al successo
da Roy Orbison nel 1956 e poi ripresa da Jerry Lee Lewis; "My Baby Left Me"
(Crudup) [2:19], country-boogie, già una delle primissime interpretazioni di
Elvis Presley (1954); "I Heard It Through the Grapevine" (Strong/Whitfield)
[11:07], mastodontico blues che fa l'effetto di un Eric Clapton spogliato di
ogni antipatia edonistica e dedito solo al lato oscuro, dark della musica.
Pendulum (Dec 1970), 10 brani, 40:56, No. 5 in Pop Albums.
È l'unico album dei Creedence Clearwater Revival senza cover: è un album del
cantautorato di Fogerty. Nonostante tali buone intenzioni, l'album è
l'inizio della fine per il gruppo. Tom Fogerty se ne andrà al termine delle
registrazioni. La vena del fratello si dimostrerà subito dopo prosciugata.
Per l'intanto l'opera, svalutata dalla critica ma apprezzata dal pubblico, è
al di sopra della media di quelle rock, se non altro per la perfezione
formale e per l'abilità nell'esecuzione delle varie pose o stili - tanto
varie che finiscono per mettere in discussione il caposaldo stesso dei
Creedence Clearwater Revival: il rock. Se la precedente "medietà" del gruppo
era il rock, adesso è il pop (inteso come sottogenere della musica
popolare).
I capolavori sono: il country-pop di "Have You Ever Seen the Rain?"
(Fogerty) [- 2:40] (No. 8 Pop Albums), vertice della desolazione (che
incupisce "Who'll Stop the Rain"), successivamente a vario titolo plagiato
da Springsteen -; "(Wish I Could) Hideaway" (Fogerty) [- 3:47] più barocca,
con le tastiere anni 70,ma non meno riuscita, né meno tragica, prova pop di
Fogerty (che qui si dedica più che a una gran chitarra a una gran voce);
"Rude Awakening, No. 2" (Fogerty) [- 6:22], strumentale progressivo coi
fiocchi: i primi due minuti sono inusitati, raffinatissimi, coinvolgenti,
melanconici, e valgono il resto, che si perde più o meno in esperimenti
para-elettronici più o meno gratuiti e spaziali.
Gli altri brani, tutti e a vario titolo pesantemente influenzati dal
soul-blues di Joe Cocker, sono: "Pagan Baby" (Fogerty) [- 6:25] - il solo
brano hard - che non riesce (come aveva invece fatto "Effigy") a finalizzare
la propria orchestrazione, dove primeggia una chitarra molto "roots" -;
"Sailor's Lament" (Fogerty) [- 3:49] che anticipa di oltre 15 anni
l'etno-pop di Paul Simon ("Graceland"); "Chameleon" (Fogerty) [- 3:21] che
pare rubato a Mad Dogs & Englishmen; "Born to Move" (Fogerty) [- 5:40] che,
non contento del soul, ricerca anche James Brown e il funk (vedi la tromba),
il tutto peraltro magistralmente interpretato; "Hey Tonight" (Fogerty) [-
2:45] (No. 8 Pop Albums), scivolone spiazzante con ritornello ossessivo e
compiaciuto, degno del peggior Merseybeat; "It's Just A Thought" (Fogerty)
[- 3:56] che ha gli stessi riff - alle tastiere - e lo stesso ritmo
addirittura di "Je T'Aime... Moi Non Plus" di Serge Gainsbourg (brano del
'69); "Molina" (Fogerty) [- 2:44], dove rimane solo la forma del roots-rock,
peraltro diluita con sassofono e ritmi esotici.
Mardi Gras (Apr 1972), 10 brani, 28:04, No. 12 in Pop Albums.
E' il primo album e ultimo dei Creedence Clearwater Revival senza Tom
Fogerty. E' il primo album e ultimo dei Creedence Clearwater Revival (nel
senso che per la prima volta anche Clifford e Cook danno loro canzoni). E'
il primo album e ultimo dei Creedence Clearwater Revival che non sia dei
Creedence Clearwater Revival (nel senso che fino a qui i Creedence
Clearwater Revival si erano identificati con John Fogerty).
I Creedence Clearwater Revival non inventarono niente. Ed è per questo che
inventarono la grammatica-base del rock.
Amati moltissimo da un regista del calibro di Gabriele Salvatores che ha
inserito alcuni dei loro brani nei suoi celebri film, i Creedence Clearwater
Revival sono una band storica che ha conquistato il cuore (e l’udito!) di
molti. Non solo questo regista italiano ha utilizzato la loro musica per le
sue pellicole: le canzoni dei Creedence Clearwater Revival sono entrate
anche in film come Apocalypse Now, Forrest Gump, Romanzo Criminale o
Philadelphia.
Un gruppo rock statunitense che nel suo periodo di attività, ovvero dal 1967
al 1972, ha pubblicato ben 23 album. Così, dopo i Genesis e i New Order ora
è il loro turno e, per festeggiare il quarantesimo anniversario, verranno
ristampati i loro primi sei dischi.
Sarà la Fantasy Record a pubblicare il 30 settembre le ristampe di
“Creedence Clearwater Revival“, “Bayou Country“, “Green River“, “Willy and
the Poor Boys“, “Cosmo’s factory” e “Pendulum“. I “nuovi” album conterranno
b-side, bonus track, registrazioni live, cover, e brani inediti come quelli
registrati con Booker T. & the MG’s nel 1970.
di Matilde Beretta (solospettacolo.it)
Tempo di ristampe: ora tocca ai Creedence Clearwater Revival
La fine dell'estate viene accompagnata dagli annunci delle imminenti
ristampe dei dischi di storiche band mondiali. Dopo Genesis e New Order ora
è il turno dei Creedence Clearwater Revival: per i festeggiamenti del loro
quarantesimo anniversario verranno ristampati i loro primi sei dischi.
Le ristampe di "Creedence Clearwater Revival", "Bayou Country", "Green
River", "Willy and the poor boys", "Cosmo's factory" e "Pendulum" saranno
pubblicate il 30 settembre dalla Fantasy Records e conterranno bonus track,
b-side, cover, registrazioni live e brani inediti come quelli registrati con
Booker T. & the MG's nel 1970.
Le note inserite nei booklet dei dischi saranno firmate da Robert Christgau,
Ben Fong-Torres, Dave Marsh, Joel Selvin e Ed Ward. Di seguito le tracklist
ufficiali:
"Creedence Clearwater Revival"
"I put a spell on you"
"The working man"
"Suzie Q"
"Ninety-nine and a half"
"Get down woman"
"Porterville"
"Gloomy"
"Walking on the water"
"Call it pretending" (B-side)
"Before you accuse me" (Bo Diddley cover, 1968)
"Ninety-nine and a half" (Live al Fillmore, San Francisco, 3/14/69)
"Suzie Q" (Live al Fillmore, San Francisco, 3/14/69)
"Bayou Country"
"Born on the Bayou"
"Bootleg"
"Graveyard train"
"Good golly Miss Molly"
"Penthouse pauper"
"Proud Mary"
"Keep on chooglin'"
"Bootleg" (versione alternativa)
"Born on the Bayou" (Live alla Royal Albert Hall, London, 9/28/71)
"Proud Mary" (Live a Stoccolma, 9/21/71)
"Crazy Otto" (Live al Fillmore, San Francisco, 3/14/69)
"Green River"
"Green River"
"Commotion"
"Tombstone shadow"
"Wrote a song for everyone"
"Bad moon rising"
"Lodi"
"Cross-tie walker"
"Sinister purpose"
"The night time is the right time"
"Broken spoke shuffle" (Wally Heider session)
"Glory be" (Wally Heider session)
"Bad moon rising" (Live a Berlino, 9/16/71)
"Green River/Suzie Q" (Live a Stoccolma, 9/21/71)
"Lodi" (Live a Amburgo, 9/17/71)
"Willy and the poor boys"
"Down on the corner"
"It came out of the sky"
"Cotton fields"
"Poorboy shuffle"
"Feelin' blue"
"Fortunate son"
"Don't look now"
"The midnight special"
"Side o' the road"
"Effigy"
"Fortunate son" (Live a Manchester, 9/1/71)
"It came out of the sky (Live a Berlino, 9/16/71)
"Down on the corner (jam con Booker T. & the MGs al Fantasy)
"Cosmo's factory"
"Ramble tamble"
"Before you accuse me"
"Travelin' band"
"Ooby dooby"
"Lookin' out my back door"
"Run through the jungle"
"Up around the bend"
"My baby left me"
"Who'll stop the rain"
"I heard it through the grapevine"
"Long as I can see the light"
"Travelin' band" (versione alternativa, 12/19/69)
"Up around the bend" (Live a Amsterdam, 9/10/71)
"Born on the Bayou" (jam con Booker T. & the MGs al Fantasy)
"Pendulum"
"Pagan baby"
"Sailor's lament"
"Chameleon"
"Have you ever seen the rain?"
"(Wish I could) hideaway"
"Born to move"
"Hey tonight"
"It's just a thought"
"Molina"
"Rude awakening #2"
"45 revolutions per minutes (Part 1)"
"45 revolutions per minutes (Part 2)"
"Hey tonight (Live a Amburgo, 9/17/71)
(fonte rockol.it)
Creedence Clearwater Revival coniarono un linguaggio unico con radici nella
musica blues e cajun della Louisiana. Sposarono i ritmi delle "paludi" con
le melodie del folk-rock e lo spirito di Bob Dylan. In qualche modo quella
fusione creo` uno stile semplice e orecchiabile che rappresenta la
quintessenza della musica americana.
I fratelli Fogerty, John (canto, chitarra) e Tom (chitarra), erano in
realta` cresciuti a Berkeley, nella San Francisco Bay Area, e avevano
militato fin dal 1959 in un complesso di rhythm and blues (Tommy Fogerty &
the Blue Velvets), pubblicando alcuni 45 giri a partire dal 1964, negli anni
"caldi" della British Invasion.
Nel 1967 cambiarono nome in Creedence Clearwater Revival e pubblicarono due
cover di Jay Hawkins, Suzie Q e Put A Spell On You, che li catapultarono
subito in classifica. Sono i cardini del primo album, Creedence Clearwater
Revival (Fantasy, 1968). Il segreto della loro musica stava non tanto nelle
melodie quanto nei ritmi. Il ritmo era stata la grande riscoperta di quegli
anni, grazie al "blues revival" che veniva da Chicago e che aveva messo
piede nella stessa San Francisco. Il folk-rock, il surf e l'acid-rock
avevano per lo piu` lasciato in secondo piano il ritmo, ma il blues revival
stava riportando prepotentemente in primo piano la "groove". I CCR puntarono
proprio sulla "groove".
John Fogerty inizio` a comporre materiale originale, lasciandosi alle spalle
le cover che lo avevano educato. John compose tutti i classici del 1968-70,
definendo un sound che scaturisce dalle blues jam, dalle ballate talking di
Dylan, e dai trip lisergici della Baia; che si addolcisce con il country
chitarristico del Sud e che si rigenera al ritmo di palude della Louisiana;
e, concentrato in pillole di emozioni epidermiche, si insinua in un limbo
senza tempo del folklore. Bayou Country (Fantasy, 1968) e` un album molto
piu` robusto. Annovera innanzi tutto Proud Mary, la loro canzone piu`
celebre, che, facendo leva su un ritmo febbricitante, funse da ponte tra lo
spirito festoso del folk-rock e quello cupo del blues-rock, e altri brani
costruiti sulla groove, come Bootleg e Graveyard Train, blues delle paludi
dai toni sinistri che si affidavano a una pulsazione forte e sinistra, quasi
tribale in Born On The Bayou. La chitarra aveva un compito puramente
atmosferico: non solo gli assoli erano limitati a pochi secondi, ma la
sezione ritmica era in primo piano.
Green River (Fantasy, 1969) continuo` la progressione verso quel sound tetro
e torbido con Lodi (1969), una miscela di elementi blues e gospel accelerata
secondo la stessa prassi di Proud Mary, Bad Moon Rising, sempre piu` immersa
in sinistri incubi voodoo, Green River, la prova generale per Run Thru The
Jungle, e Tombstone Shadow. John Fogerty era la linfa vitale del complesso,
con la sua voce marziale, cupa e un po' roca, il cui tono oscillava da vero
bluesman del Delta a profeta apocalittico. Fogerty esibiva pero` la tendenza
a ripetersi, ad auto-citarsi, a sfruttare all'infinito riff, ritornelli e
cadenze celebri delle sue canzoni, e per questa ragione la sua gloria resta
affidata a poche geniali idee, piu` che a un opus sostanzioso.
Willy And The Poorboys (Fantasy, 1969), un concept dedicato alla classe
proletaria, fece leva su canzoni meno ossessive e su testi piu` realisti. Le
standout sono Down On The Corner, quadriglia sincopata e caraibica, e
Fortunate Son, primo dei loro tre grandi rock and roll acrobatici.
Cosmo's Factory (Fantasy, 1970), probabilmente il loro capolavoro, punta fin
da Ramble Tamble sulle cadenze viscerali e trascinanti del blues del Delta e
sulle atmosfere inquietanti dei rituali della jungla. Nasce cosi` Run Thru
The Jungle, l'incubo piu` tetro e ipnotico della loro carriera. Ma il gruppo
ha raggiunto la maturita` nel reinterpretare la tradizione e lo dimostra con
Travelin' Band, secondo dei loro grandi rock and roll, Looking Out My
Backdoor, ragtime orecchiabile ed effervescente, Up Around The Bend,
ruggente shout a ritmo boogie, e Who'll Stop The Rain, gospel accelerato su
un incalzante jingle-jangle.
Pendulum (Fantasy, 1971) sembra quasi la brutta copia del precedente.
Fogerty ricopia uno per uno quei classici. L'unico degno degli originali e`
Have You Ever Seen The Rain, nel tono vaticinante di Dylan. Molina, Hey
Tonight, It's Just A Thought e Hideaway sono brillanti ma generiche canzoni
roots-rock. Il gruppo esaspera gli elementi che hanno reso grande il disco
precedente nelle lunghe Pagan Baby e Born To Move. Cio` nonostante, l'album
divenne il best-seller del gruppo. Tom Fogerty aveva gia` lasciato il gruppo
(morira` di tubercolosi nel 1990).
Il gruppo si sciolse dopo il mediocre Mardi Gras (Fantasy, 1972), che
contiene Sweet Hitch-hiker, ultimo dei loro grandi rock'n'roll.
In quegli anni i CCR dominarono le charts dei 45 giri, pur non essendo
affatto un gruppo commerciale. Fatto e` che avevano coniato un linguaggio in
cui l'americano medio si identificava subito, prototipo del rock per
famiglia dei '70.
Chronicle (Fantasy, 1976) e` l'antologia degli hit.
John Fogerty lancio` la carriera solista con due album su cui suono` tutti
gli strumenti: The Blue Ridge Rangers (Asylum, 1973), tributo agli eroi
della musica country (Hank Williams, Jimmie Rodgers), e John Fogerty
(Asylum, 1975), sul quale compaiono due discreti rock and roll, Rockin' All
Over The World e Almost Saturday Night. Il terzo album, Hoodoo, rifiutato
dalla casa discografica, rimase inedito, e Fogerty si ritiro` dalle scene.
Torno` in sala d'incisione dopo dieci anni e fece centro. Centerfield
(Warner, 1985) fu un grosso successo, grazie soprattutto alla verve di Rock
And Roll Girls e The Old Man Down The Road, una palese revisione di Run Thru
The Jungle per la generazione che si era perso l'originale. Eye Of The
Zombie (Warner, 1986), pero`, fu un'altra delusione, nonostante Sail Away e
Change In The Weather. Dopo dieci anni di assenza dalle scene, Blue Moon
Swamp (Reprise, 1997), contenente tiepide ballate blues-rock come Swamp
River Days, Southern Streamline , Blue Moon Nights, e il live Premonition
(Reprise, 1998) lo riporteranno un'altra volta in auge. Continuera`
imperterrito a registrare un paio di album per decennio: Dejavu (2004) e
soprattutto Revival (2007), con Don't You Wish It Was True.
(fonte scaruffi.it)
di Ariel Bertoldo (ondarock.it)
Il biennio 1969/1970 fu per i Creedence Clearwater Revival un periodo
assolutamente fortunato, felice oltre ogni aspettativa: cinque album e sette
singoli, tutti nella top ten americana, un seguito di pubblico
invariabilmente entusiasta, discografici e critici musicali gratificati come
mai prima di allora. Con lo scioglimento dei Beatles, poi, i Creedence si
laureavano unica e incontrastata "band da hit single" negli Stati Uniti, una
macchina da ballo capace di mettere d'accordo opposte fazioni: hippie amanti
della psichedelia e nostalgici del rock n' roll, liceali e universitari,
radio mainstream e frequenze alternative. Al momento dell'uscita di "Cosmo's
Factory" in pochi credevano a ulteriori exploit artistici, eppure i quattro
californiani stupirono il mondo ancora una volta.
Il quinto disco dei Creedence Clearwater Revival (luglio 1970) usciva in
realtà in un momento di forte tensione, stress e caos interno: tornati in
primavera dalla prima tournée europea (con tappa alla storica Royal Albert
Hall londinese), i ragazzi avevano bisogno di staccare dalla routine
successo/disco/concerto/mass media e di rilassarsi un po'.
Lo strapotere del leader John Fogerty (voce e chitarra solista, sax,
tastiere, compositore e manager) cominciava ad andare stretto al resto della
band, in particolare al fratello maggiore Tom, con cui i rapporti non erano
mai stati idilliaci. Malgrado i problemi, quello che si apprestavano a
registrare era il disco più bello e venduto della carriera, epitaffio
solenne di due anni vissuti al massimo.
"Cosmo's Factory" (n.1 in Usa e Uk) rappresenta la summa stilistica dei
Creedence, riuscendo a mettere insieme tutti i vari ingredienti musicali:
trascinanti inni rock perfetti per le classifiche, soffici ballate soul,
tributi alle origini (rock n' roll, blues e r&b), country ed estese jam
strumentali. Smentendo le accuse di "gruppo abile solo a 45 giri", i
Creedence realizzano il loro disco più coeso, in cui ogni canzone ha una
storia a sé. L'apertura è affidata a "Ramble Tamble", un ribollente up-tempo
rock che viaggia a pieni giri come un treno merci, forte di un riff incisivo
e reiterato e una prova vocale graffiante come al solito. Proprio quando
sembra tutto finito, il brano rallenta e si trasforma: le chitarre
raffreddano l'irruento calore delle frasi precedenti e virano in una lenta
ballad che prosegue indisturbata fino all'ennesimo cambio di tempo e alla
chiusura veloce, speculare alla prima parte.
"Before You Accuse Me" di Bo Diddley apre la parentesi delle cover (ben
quattro in tutto l'album) e calma gli animi con una brillante prova di
rock/blues, con ortodossi soli e pianoforte in sottofondo. Ma è solo un
momento perché in agguato c'è la scatenata "Travelin'Band", col suo intro di
sax tenore e il tiro micidiale di basso e batteria: la voce di John pare
sempre in procinto di spezzarsi, tanta è la foga espressiva. Alzarsi in
piedi e ballare sembra quasi naturale.
Le pulsazioni diminuiscono appena con "Ooby Dooby" di Roy Orbison, efficace
tributo al rock n'roll della Sun Records, storica etichetta di Elvis
Presley, Jerry Lee Lewis e dello stesso Orbison. Come nel caso di Diddley,
anche qui è evidente il rapporto rispettoso delle radici anni 50 e le
capacità camaleontiche che valsero loro la nomea di "ufficio stampa dei
Fifties per la nuova generazione".
Con "Lookin' Out My Back Door" si esplorano gli orizzonti del country-rock:
il tema del viaggio (più simile alle divertenti, picaresche avventure
narrate da Mark Twain che al road trip lisergico di "Easy Rider") è dipanato
attraverso uno shuffle dal ritornello contagioso, melodia efficace e
saltellante. Praticamente l'opposto di "Run Through The Jungle", che con le
sue esplosioni chitarristiche e i riff ossessivi ben rappresenta l'ambiente
cui fa riferimento il titolo. Vengono fuori i Creedence più polverosi e
lugubri, campioni di quel paludoso "jungle beat" che non può che ricordare
il Vietnam: soldati in fuga, alberi tropicali e torride cascate di Napalm.
Scenari inquietanti che vedono un parziale rasserenamento con "Up Around The
Bend" e "My Baby Left Me": grande riff di elettrica, cori e refrain perfetto
per la prima, brillante rilettura rock n' roll (targata Presley, 1956) e
consueti stop&go per la seconda.
A questo punto tutto è pronto per il grande capolavoro di John Fogerty, la
splendida "Who'll Stop The Rain" in cui si torna a parlare proprio di guerra
e Viet Cong. L'atmosfera però è più serena, corale e rilassata rispetto a
"Jungle", illuminata com'è dai fraseggi aperti di chitarra acustica e
armonie vocali da inno generazionale.
Con "I Heard It To The Grapevine" di Marvin Gaye il gruppo dimostra di aver
assimilato alla perfezione anche le radici nere, riuscendo con naturalezza a
riproporle, scovando nuovi territori espressivi e possibilità che neppure
l'autore originale sognava di contemplare. In questo caso l'originale di
Gaye perde tutta la patina sexy e glamour che aveva, sporcandosi le mani con
undici minuti di sfiancante, eccitante jam di soul-rock allucinato. Il brano
si trascina lento e imperturbabile attraverso insinuanti vortici
chitarristici e solide briglie ritmiche (la coppia Stu Cook e Doug Clifford
in forma strepitosa) verso un finale che non arriva mai e che, infatti,
morirà in dissolvenza.
La conclusiva "Long As I Can See The Light" con il suo pigro andamento soul
(memore dell'esempio della Band di Bob Dylan) chiude in maniera romantica il
discorso, con un languido sassofono e uno sguardo ottimista verso il futuro.
In quarantadue minuti, la forma-canzone di Fogerty, ora fatalista e
arrabbiata, ora compassionevole, vive l'apice creativo.
Sono bastati pochi anni per portare i Creedence in cima alle stelle
dell'olimpo rock: un'abitazione celeste tuttavia da sempre sgradita alla
band. I Creedence sono troppo innamorati di valori fuori moda per risultare
"trendy": niente droga/sesso/violenza o ideali rivoluzionari, nessuna
aderenza alle avanguardie o all'underground. L'energia pura, elementare,
scaturita da quei brani non ha bisogno di chiavi segrete per essere
codificata. Nessuna condivisione di atteggiamenti divistici né tantomeno lo
stesso vocabolario o vestiario.
Per questi motivi non hanno mai varcato la soglia che dal culto porta
all'icona culturale: diversamente dagli Stones, da Dylan o dai Doors, i
Creedence Clearwater Revival non abitavano i sogni bagnati dei teenager. Con
quelle barbe e occhiali non si rimorchiava, le camicione a quadri sarebbero
tornate di monda solo vent'anni dopo. Eppure quel mélange di rock primitivo
e schiette dichiarazioni populiste faranno dei Creedence la rock band
"working class" per eccellenza: da Keith Richards a Bruce Springsteen e
fratellanza (Petty/Mellencamp/Seger), passando per le frange del Southern
rock (Lynyrd Skynyrd) e dell'alternative country (Gram Parsons; Long Ryders;
Uncle Tupelo) troviamo sempre qualcuno che li ha ammirati, assimilati,
rievocati nella propria musica.
Difficile conoscere la completa discografia dei tanti i artisti che ci hanno
accompagnato nella vita….. a meno che tutto ciò non rappresenti un lavoro.
E’ altrettanto difficile slegarsi da quattro o cinque brani che
caratterizzano ogni gruppo.
Se parliamo di Stones o Beatles forse la prospettiva cambia, ma se ci
riferiamo a gruppi che sono stati “enormi” in un fazzoletto temporale, per
poi scemare col tempo, la cosa cambia.
Ma ciò che è fatto rimane per sempre.
La bella musica creata sopravviverà a chi l’ha scritta ed interpretata e
pochi giorni da leone sapranno regalare l’immortalità.
In questo mio discutibile (ci mancherebbe) giudizio,inserisco un gruppo che
ha scritto canzoni da storia della musica rock.
Mi riferisco a “Proud Mary”, “Have You Ever Seen The Rain”, “Fortunate Son”
, “Up Around The Band” e così via.
I Creedence Clearwater Revival coniarono un linguaggio unico, sposando i
ritmi delle "paludi" con le melodie del folk-rock e lo spirito di Bob Dylan.
In qualche modo quella fusione creo` uno stile semplice e orecchiabile che
rappresenta la quintessenza della musica americana.
I fratelli Fogerty, John (canto, chitarra) e Tom (chitarra), erano in
realta` cresciuti a Berkeley, nella San Francisco Bay Area, e avevano
militato fin dal 1959 in un complesso di rhythm and blues (Tommy Fogerty &
the Blue Velvets), pubblicando alcuni 45 giri a partire dal 1964, negli anni
"caldi" della British Invasion.
Nel 1967 cambiarono nome in Creedence Clearwater Revival e pubblicarono due
cover di Jay Hawkins, "Suzie Q" e "Put A Spell On You", che li catapultarono
subito in classifica.
Sono i cardini del primo album, Creedence Clearwater Revival (Fantasy,
1968).
Il segreto della loro musica stava non tanto nelle melodie quanto nei ritmi.
Il ritmo era stata la grande riscoperta di quegli anni, grazie al "blues
revival" che veniva da Chicago e che aveva messo piede nella stessa San
Francisco. Il folk-rock, il surf e l'acid-rock avevano per lo piu` lasciato
in secondo piano il ritmo, ma il blues revival stava riportando
prepotentemente in primo piano la "groove". I CCR puntarono proprio sulla
"groove".
John Fogerty inizio` a comporre materiale originale, lasciandosi alle spalle
le cover che lo avevano educato. John compose tutti i classici del 1968-70,
definendo un sound innovativo.
“ Bayou Country “(Fantasy, 1968) e` un album molto piu` robusto. Annovera
innanzi tutto "Proud Mary", la loro canzone piu` celebre, che, facendo leva
su un ritmo febbricitante, funse da ponte tra lo spirito festoso del
folk-rock e quello cupo del blues-rock, e altri brani costruiti sulla
groove, come Bootleg e Graveyard Train.
La chitarra aveva un compito puramente atmosferico: non solo gli assoli
erano limitati a pochi secondi, ma la sezione ritmica era in primo piano.
"Green River" (Fantasy, 1969) continuo` la progressione verso quel sound con
"Lodi" (1969), una miscela di elementi blues e gospel accelerata secondo la
stessa prassi di Proud Mary, Bad Moon Rising, sempre piu` immersa in
sinistri incubi voodoo, Green River, la prova generale per Run Thru The
Jungle, e Tombstone Shadow.
John Fogerty era la linfa vitale del complesso, con la sua voce cupa e un
po' roca, il cui tono oscillava da vero bluesman del Delta.
Fogerty esibiva pero` la tendenza a ripetersi, ad auto-citarsi, a sfruttare
all'infinito riff, ritornelli e cadenze celebri delle sue canzoni, e per
questa ragione la sua gloria resta affidata a poche geniali idee,più che ad
un percorso duraturo.
“Willy And The Poorboys” (Fantasy, 1969), un concept dedicato alla classe
proletaria, fece leva su canzoni meno ossessive e su testi piu` realisti. Le
canzoni più rappresentative sono "Down On The Corner", quadriglia sincopata
e caraibica, e "Fortunate Son", primo dei loro tre grandi rock and roll
acrobatici.
“Cosmo's Factory” (Fantasy, 1970), probabilmente il loro capolavoro, punta
fin da " Ramble Tamble" sulle cadenze viscerali e trascinanti del blues del
Delta e sulle atmosfere inquietanti dei rituali della jungla. Nasce cosi`"
Run Thru The Jungle", l'incubo piu` tetro e ipnotico della loro carriera.
Ma il gruppo ha raggiunto la maturita` nel reinterpretare la tradizione e lo
dimostra con "Travelin' Band", secondo dei loro grandi rock and roll,"
Looking Out My Backdoor", ragtime orecchiabile ed effervescente, "Up Around
The Bend" , e "Who'll Stop The Rain".
“Pendulum “(Fantasy, 1971) sembra quasi la copia del precedente. Fogerty
ricopia uno per uno quei classici. L'unico degno degli originali e`" Have
You Ever Seen The Rain".
"Molina, Hey Tonight, It's Just A Thought e Hideaway" sono brillanti ma
generiche canzoni rock.
Il gruppo esaspera gli elementi che hanno reso grande il disco precedente
nelle lunghe " Pagan Baby" e "Born To Move". Cio` nonostante, l'album
divenne il best-seller del gruppo. Tom Fogerty aveva gia` lasciato il gruppo
(morira` di tubercolosi nel 1990).
I C.C.R. si sciolsero dopo il mediocre “Mardi Gras” (Fantasy, 1972), che
contiene "Sweet Hitch-hiker", ultimo dei loro grandi rock'n'roll.
In quegli anni i CCR dominarono le charts dei 45 giri, pur non essendo
affatto un gruppo commerciale. Fatto e` che avevano coniato un linguaggio in
cui l'americano medio si identificava subito, prototipo del rock per
famiglia dei '70.
"Chronicle "(Fantasy, 1976) e` l'antologia degli hit.
John Fogerty lancio` la carriera solista con due album su cui suono` tutti
gli strumenti:” The Blue Ridge Rangers” (Asylum, 1973), tributo agli eroi
della musica country (Hank Williams, Jimmie Rodgers), e “John Fogerty
“(Asylum, 1975), sul quale compaiono due discreti rock and roll," Rockin'
All Over The World e Almost Saturday Night". Il terzo album,” Hoodoo”,
rifiutato dalla casa discografica, rimase inedito, e Fogerty si ritiro`
dalle scene. Torno` in sala d'incisione dopo dieci anni e fece centro.
“Centerfield” (Warner, 1985) fu un grosso successo, grazie soprattutto alla
verve di "Rock And Roll Girls" e "The Old Man Down The Road", una palese
revisione di "Run Thru The Jungle "per la generazione che si era perso
l'originale.” Eye Of The Zombie” (Warner, 1986), pero`, fu un'altra
delusione, nonostante "Sail Away e Change In The Weather".
Dopo dieci anni di assenza dalle scene, “Blue Moon Swamp” (Reprise, 1997), e
il live “Premonition” (Reprise, 1998) lo riporteranno un'altra volta in
auge. Continuera` imperterrito a registrare un paio di album per decennio:”
Dejavu” (2004) e soprattutto ” Revival” (2007.)
Estratto da intervista di Paul Zollo a John Fogerty.
Quando scrivi una canzone, da dove incominci?
Mi siedo con una chitarra in mano e strimpello,provo dei riff,degli
accordi,qualunque cosa per ottenere un buon ritmo, o un buon “nonsochè”.
Considerando che sono un tipo da rock’n ‘ roll, cerco di legare una canzone
ad un riff , e da lì ad un arrangiamento. Perché solo che alla fine ne farò
un disco.
Come dicevo sempre, un disco è buono se risponde a quattro cose ,in questo
ordine:
titolo, sound, testi e poi per ultima cosa(e tutti i grandi dischi di rock
ce l’hanno)un riff di chitarra veramente bello.
Quindi potrebbe sembrare che io parta dalla fine, cominciando per prima cosa
da un riff.
Ma è questo che mi mette in moto. E poi penso al titolo. Perché quando senti
una canzone alla radio , deve avere un bel titolo. Come “Bad Moon Rising” .
Quello è un bel titolo. E ho un quaderno di titoli che conservo da molto
tempo.
Ed ecco svelato il segreto del successo , secondo John Fogerty
(fonte : athosenrile.blogspot.com)
GREEN RIVER
HAVE YOU EVER SEEN THE RAIN
HEY TONIGHT
LODI
THE MIDNIGHT SPECIAL
MOLINA
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