I Blackstones e Ben Schuurmans sono stati squalificati e
tolti di gara , diciamo grazie a loro , che , sacrificandosi , sono riusciti
a dimostrare che qualcuno barava alla grande !
Due chiacchiere con i Blackstones sulla battaglia delle
Dylan Cover Bands
Questa battaglia diventa sempre più ridicola , partita come
una festa rischia di finire in una tragedia e questo perchè qualcuno ha
preso troppo sul serio questa iniziativa che doveva essere una cosa
amichevole e che invece sta mostrando il peggio della natura umana ,
immaginando che queste sono cazzate, ho paura a pensare dove possa arrivare
la malizia dell’ Homo Sapiens Sapiens. Incuriosito e stupito dalla enorme
differenza di voti tra i Blackstones, Ben Schuurmans e gli altri finalisti ,
ho pensato , approfittando dell’amicizia , di chiedere ai Blackstones il
loro punto di vista . Alzato il telefono , faccio il numero e Mick mi
risponde :
“Hey Mr.Tambourine , qual buon vento porta le tue parole dalle nostre parti
?”.
“ Ciao Mick , ti chiamo perchè questa cosa della battaglia mi sembra una
cosa completamente fuori di testa “.
“ Hai ragione , certa gente non ha il senso della misura , prende le cazzate
per cose serie e viceversa”.
“ Mi puoi dire in poche parole la tua visione della faccenda per i lettori
di Maggie’s Farm ?”.
“ Assolutamente no.......(risata).....certo , più che volentieri , che vuoi
sapere ?”.
“ Come avete preso la cosa voi Blackstones...”
“ All’inizio abbastanza con gioia , la possibilità di farsi ascoltare in
tutto il mondo era una cosa che ci dava un certo orgoglio , ma i primi dubbi
sono sorti già nei primi due giorni”,
“In che senso ?”.
“ All’inizio le votazioni di tutti i gruppi erano abbastanza bilanciate , ma
poi di colpo sono esplosi i belgi New Fools , gli spagnoli Highlights e Ben
Schuurmans con una vera pioggia di voti che non lasciava dubbi sui metodi
usati per ottenerli , cioè self-service a tutto spiano”.
“ La cosa vi ha dato fastidio ?”.
“ Non proprio in quel senso , credo che a nessuno piaccia farsi prendere per
il culo , ma siccome noi stavamo in un’altro gruppo e le cose andavano bene
non abbiamo detto niente , che se la vedessero fra di loro. Nel secondo
turno ci siamo trovati in gruppo proprio con Ben e gli Highlights , ma
siccome i due non avevano dato ancora fuoco alle polveri , i primi due
giorni ci siamo trovati in testa. Poi improvvisamente è ricominciato il
diluvio dei voti , al che , il direttore della radio , Pete , ha accusato
tutti di barare , ha tagliato tutti i voti del nostro gruppo , ha bandito
dal sito gli indirizzi e-mail di tutti , praticamente non era più possibile
iscriversi e votare per nessuno. Appena abbiamo visto i nostri voti (
LEGALMENTE ACQUISITI) , segati , abbiamo mandato una mail a Pete
chiedendogli di cancellare i BLACKSTONES dalla battaglia , cosa che ha fatto
senza dire una parola”.
“ Allora ?”.
“ Allora la cosa era finita lì per noi , ti mandammo il comunicato che tu
hai gentilmente pubblicato ed abbiamo ripreso le prove in vista del nostro
prossimo concerto , ma qui comincia il bello , o il ridicolo , decidi tu.
Dopo due giorni riceviamo una mail da Pete che ci chiede scusa per il
trattamento riservatoci e ci offre la possibilità di essere ammessi alla
finale assieme a tutti gli altri gruppi. Non immagini il nostro stupore ,
anche perchè eravamo ormai più che convinti che tutta la faccenda era
veramente una grossa stronzata , senza nulla togliere al valore
dell’iniziativa , ma senza regole chiare e precise la gente prende tutte le
scorciatoie possibili. Abbiamo pensato che questo ci offrisse la possibilità
di essere ascoltati ancora per un paio di settimane , così abbiamo
accettato”.
“ E poi ?”.
“ E poi , ritiratisi gli Highlights che hanno ritenuto meglio non
partecipare , appena partita la finale è ricominciata la pioggia di voti su
Ben Schuurmans, il primo giorno avevamo tutti che 3 , 4 , 2 , 1 , qualcuno
non aveva ancora avuto un voto , e Ben era già salito a 60. Allora ci siamo
guardati in faccia e ci siamo detti “ Questo ci sta prendendo per il culo ,
che si fà ?”.
“ E che avete fatto ?”.
“ Quello che andava fatto , a noi non importa niente di questa battaglia del
c...o , però l’idea che un belga ci prendesse per i fondelli non l’abbiamo
accettata”, l’ orgoglio Nazionale ci ha fatto ripensare.
“ Quindi vi siete messi a barare anche voi ?”.
“ Mai fare domande alle quali non si può rispondere Mr.Tambourine , posso
solo dirti che abbiamo preso le contromisure.necessarie.....”.
“ Pensi che prima o poi voi e Schuurmans sarete squalificati ?”.
“ Questo non lo so e non ha nessuna importanza per noi , avevamo già
abbandonato la nave, è il principio che andava rispettato , quando tutto va
in malora che vuoi fare , chiudi la stalla quando i buoi sono scappati ? Non
serve a niente , questo è stato ed è ancora il grande errore di Pete , pur
riconoscendo che si è fatto un mazzo davvero incredibile per portare avanti
questa cosa. La battaglia è compromessa in modo irreversibile , vada come
deve andare....”
“ Insomma non mi vuoi dire se vi siete messi anche voi a barare....”
“ Io non te lo dico , anzi ti dico che tutti i nostri voti sono
regolarissimi...(risata)... , ma la verità è talmente chiara che non c’è
bisogno di conferme da parte di nessuno , pensi che se tu chiedessi la
stessa cosa a Ben ti direbbe che bara ?”.
“ Credo proprio di no , ma almeno tu sei stato chiaro e sincero e di questo
ti ringrazio “:
“Figurati , è sempre un piacere parlare con te o con Napoleon”.
“ Grazie Mick , dunque la conclusione è una parola sola ....merda...”
“ Una montagna di merda , non voluta , ma quando te la trovi all’altezza
della bocca fai di tutto per non mangiarla , tanto , se non ho capito male ,
Pete sarà l'unico a decidere il vincitore , indipendentemente dai voti
praticamente hanno votato tutti per niente e l'operazione da parte di Pete è
riuscita in pieno , grande pubblicità per il suo sito , ma non importa , la
cosa positiva è che ci hanno sentito in tutto il mondo , e questo per noi è
sufficiente , a parte il piccolo particolare che non siamo disposti a farci
prendere in giro da chiunque ”.
“ Non fà una piega , grazie e ciao , salutami gli altri della band “.
“ Ok , grazie ancora di averci dato la possibilità di spiegare il perchè di
certe cose”.
Credo che in questa chiaccierata sia rinchiuso tutto , senza bisogno di
altre parole , ora le cose sono chiare.
Da quello che si
legge nel forum della battle , pare che ai Belgi , che hanno in gara Ben Schuurmans ( tra l'altro in gara
con due identità diverse - complimenti a lui per la trovata veramente
originale , ma non è l'unico , anche
Pet Tommy ha fatto la stessa cosa !!! :o( - , come Ben Schuurmans solo-artist e come Ben Van Kemenade
membro dei New Fools ) non piacciano gli username degli italiani , molto probabilmente ai
belgi piacciono solo i loro , prima di
registrarvi avreste dovuto chiedere ai sopracitati signori se i vostri
username erano di loro gradimento e se non era a loro sgradito il fatto che
gli Italiani avrebbero di certo votato per un gruppo Italiano !
Personalmente la cosa mi ha fatto un pò girare i cosidetti.......Continuate a votare , il Belgio ha dato
troppo poco alla civiltà per permettersi di criticare e
sbeffeggiare gli Italiani !!!!!!!
Rolling Stones, l'età che avanza e la passione per le
ragazzine
A nulla è valsa l'intervista in cui Bill Wyman, ex
bassista dei Rolling Stones, ammetteva di aver sposato la lolita Mandy Smith
in preda alla classica crisi di mezza età. I suoi compagni di viaggio
musicale si precipitano sulla stessa strada e, per la prima volta, anche i
numerosi fan nel Paese di Sua Maestà mostrano di non gradire. A sbeffeggiare
il mito rock and roll sono bastate le foto che ritraggono il chitarrista Ron
Wood (61enne) insieme alla procace ventenne Ekaterina Ivanova, e le
indiscrezioni in base alle quali Mick Jagger si sarebbe invaghito della
23enne Molly Miller Mundy.
Il mito cade nel ridicolo - A conquistare Wood sono bastati un paio di
incontri con la barista di origine russa Ekaterina Ivanova. Una signorina
nessuno ma con un corpo di tutto rispetto, come ha messo in pubblica
evidenza l'ex fidanzato Will Jones, che ha fornito ai tabloid britannici
foto di nudo della sua ex fiamma. Tanto è bastato a far infuriare Jo, bella
e sofisticata moglie di Wood, nonché responsabile della dieta salutista e
vegetariana che gli Stones seguono in tour. Si prospetta una causa di
divorzio da oltre 50 milioni di sterline per quello che la stampa inglese ha
ribattezzato come "vecchio satiro". Non va meglio a Mick Jagger (65 anni),
leggendaria linguaccia del gruppo, avvistato in teneri atteggiamenti con la
23enne Molly Miller Mundy, figlia di un produttore discografico e amica del
principe William. "E' brutto vedere che i le icone ribelli del rock and roll
si riducono a inseguire le sottane di ragazzine che potrebbero essere loro
nipoti, come farebbe qualsiasi vecchietto che ha perso la bussola" commenta
perfido l'austero Sunday Telegraph.
Le groupies, bei tempi - Intendiamoci, come molte altre rockstar, nel corso
degli anni i Rolling Stones non si sono fatti mancare la compagnia di donne
affascinanti. La loro fama è dovuta anche alle storie d'amore con muse del
calibro di Anita Pallenberg, Marianne Faithfull e Jerry Hall, né la storia
di Jim Morrison sarebbe la stessa senza la presenza della compagna Pamela
Courson. E che dire del triangolo dannato fra Pattie Boyd, George Harrison
ed Eric Clapton? Da semplici groupies, cioé ragazzine di piacere che
scodinzolavano appresso agli dei del rock, seppero diventare fonti di
ispirazione, compagne, mogli. Ma da qui a correre, vecchi e incartapecoriti,
appresso ad anonime ragazzine ce ne passa, e per la prima volta la stampa
britannica fa sentire il proprio dissenso per gli ordinari vizietti delle
"pietre rotolanti".
La Del Santo:"Carla mi rubò Clapton , poi lo lasciò per
Mick Jagger"
Lo rivela Lori Del Santo, che fu lasciata da Clapton proprio
per la Bruni: "Eric era stato così 'intelligente' da presentarle
l'amico....". Intanto il presidente francese sempre più preso di mira: sul
web una pubblicità-parodia
Roma, 12 febbraio 2008 - "Quando stava con Eric Clapton, Carla Bruni aveva
fatto finta che Mick Jagger fosse per lei la persona che più rispettava come
artista e che il suo sogno era conoscerlo. Me lo raccontò lui stesso".
Lo rivela Lori Del Santo, che fu lasciata da Clapton proprio per la Bruni,
in un'intervista esclusiva a 'Chi'. "Eric era stato così 'intelligente' da
presentarglielo. Da quel momento lì, lui non l'ha mai più vista". Alla
domanda se la nuova first lady di Francia abbia usato Clapton come mezzo, la
Del Santo risponde: "Sì. Il brillante Jagger l'affascinava più di Eric, che
é un uomo solitario e silenzioso. La sera stessa che Carla Bruni conobbe
Jagger gli diede il suo numero. Mick la chiamò il giorno dopo".
L'ultima volta che la Del Santo e la Bruni si sono viste é stato quando la
Bruni ha rotto anche con Jagger. Nell'intervista a 'Chi' la Del Santo ne
rivela le ragioni: "Carla diceva che era stufa di uscire col cappuccio in
testa: nella sostanza lui non voleva stare con lei ufficialmente perchè era
ancora sposato con Jerry Hall e lei detestava quell'ombra, non voleva essere
anonima".
Sono passati sei anni da quando George ci ha lasciato…Il
Rolling Blog gli dedica una completa biografia e un ricordo mai sfocato…
George Harold Harrison (Liverpool, 25 febbraio 1943 – Los Angeles, 29
novembre 2001) è stato un chitarrista, cantautore e compositore inglese. Dal
1962 al 1970 è stato il chitarrista solista e cantante (spesso
d’accompagnamento e, più raramente, solista) del complesso musicale dei
Beatles, per i quali ha anche composto 22 canzoni.
Dopo lo scioglimento del gruppo (il cui ultimo atto coincise, nell’aprile
1970, con la seduta di studio della canzone scritta da Harrison I Me Mine)
ha intrapreso una carriera individuale, sia come musicista di successo sia
come produttore cinematografico.
Dal 15 marzo 2004 il suo nome figura nella Rock and Roll Hall of Fame.
Harrison ha sempre sostenuto di essere nato un giorno prima della data di
nascita che gli è sempre stata attribuita, e cioè il 24 febbraio. In realtà,
tale affermazione è stata in un certo senso sconfessata dalla sorella di
Harrison, secondo cui la loro madre scrisse sul proprio diario che George
venne alla luce dieci minuti dopo la mezzanotte del 25 febbraio.
Comunque sia, Harrison imparò a suonare la chitarra quando era ancora
adolescente, nel periodo dello skiffle, vale a dire nella seconda metà degli
anni Cinquanta. Nel 1956 fondò assieme al fratello maggiore e ad alcuni
amici il gruppo dilettantistico dei “Rebels“. Poco dopo, nel 1958, il
compagno di scuola Paul McCartney lo presentò a John Lennon. I tre suonarono
insieme nei Quarrymen, più avanti diventati i Beatles.
Celebre l’episodio del suo rimpatrio forzato da Amburgo nel corso della
prima tournèe dei Beatles in quanto ancora minorenne.
All’interno del gruppo Harrison ricoprì un ruolo secondario, ma non
certamente marginale, come accompagnatore ai più prolifici e quotati
colleghi Lennon & McCartney e, per i primi anni di attività del gruppo, le
sue prove compositive non furono frequenti. Tra esse sono da ricordare I
Need You, If I needed Someone (entrambe del 1965), Taxman e I Want To Tell
You (1966).
A partire dal 1965 iniziò a cercare una propria identità musicale al di
fuori del contesto dei Beatles. I suoi interessi per l’Oriente lo portarono
ad abbracciare, più dei compagni, musica e religione indiana. Nel periodo
conobbe il maestro Ravi Shankar, con il quale iniziò a studiare ed a suonare
il sitar. Successivamente, tracce evidenti di questo suo interesse sarebbero
affiorate in molte canzoni, sia con i Beatles sia come solista. Harrison fu
tra i primi ad innestare strumenti orientali nel rock, e durante la
permanenza con i Fab Four suonò il sitar nelle canzoni “Norwegian Wood”
(1965), “Love You To” (1966), “Within You, Without You” (1967) e “The Inner
Light” (1968).
Nel secondo periodo di attività dei Beatles Harrison assunse un ruolo di
primo piano sia come chitarrista, affinando uno stile di chitarra
inconfondibile, sia come autore originale ed intenso di alcune splendide
canzoni come “While My Guitar Gently Weeps” (1968), “Here Comes The Sun” e
“Something” (entrambe del 1969), quest’ultima suo personale capolavoro.
Considerato da sempre, alcune volte a torto, “il terzo” dei Beatles, in
qualità di autore e produttore Harrison fu in realtà molto più attivo di
quanto si creda. Alla fine degli anni Sessanta furono infatti numerose le
sue produzioni per la Apple a favore di artisti come i Badfinger, Billy
Preston, Jackie Lomax e Radha Krishna Temple. Desideroso di intraprendere
progetti individuali e sempre incline alla sperimentazione musicale, sempre
in quel periodo Harrison si cimentò inoltre, per l’etichetta sperimentale
Zapple, in musica d’avanguardia per film con Wonderwall Music (1968),
colonna sonora di sapore orientale e con Electronic Sound (1969), un
esperimento non troppo riuscito di musica elettronica.
Dopo lo scioglimento dei Beatles, il vero e proprio esordio di Harrison come
solista avvenne con All Things Must Pass (1970), un album ambizioso e di
grossa mole in cui poté mettere in luce la maturità artistica raggiunta
nell’ultimo triennio di attività dei Beatles. È un disco triplo, co-prodotto
con Phil Spector e registrato con Eric Clapton e Dave Mason. Il disco è
unanimemente considerato il suo capolavoro. Quando uscì sorprese
notevolmente la critica, che aveva sottovalutato per lungo tempo il talento
del chitarrista, ed ottenne un notevole successo di pubblico, arrivando a
vendere la sorprendente quantità di oltre cinque milioni di copie in tutto
il mondo. Pezzo forte dell’album fu il singolo “My Sweet Lord“, brano di
enorme successo più tardi accusato di plagio perché la sua melodia era
troppo simile a quella di “He’s So Fine“, un successo delle Chiffons
risalente ai primi anni Sessanta.
La causa di plagio tra “My Sweet Lord” e “He’s So Fine“, oggi un caso di
scuola, è senza dubbio una delle più lunghe e controverse che si ricordino.
Arrivò in tribunale nel 1976, ben cinque anni dopo la denuncia, e terminò
inizialmente con la condanna di Harrison per “plagio subconscio” oltre al
pagamento di una multa di oltre 1.600.000 dollari. In seguito si scoprì però
che il suo manager di allora Allen Klein aveva fatto il doppio gioco,
“comprando” il caso e cercando di acquistare per sé i diritti di He’s So
Fine. In questo modo Harrison avrebbe dovuto pagare la multa comminatagli
dal giudice al suo ex-manager. Di conseguenza, fu intentata un’altra causa,
che terminò nel 1990 con la cessione ad Harrison dei diritti della canzone
plagiata nei mercati più importanti, dietro il pagamento delle sole spese
che Klein sostenne, pari a 576.000 dollari.
Nell’estate del 1971, rispondendo ad un invito di Ravi Shankar, Harrison
organizzò in prima persona il celebre Concerto per il Bangladesh, iniziativa
benefica a favore delle popolazioni di profughi dalla guerra civile tra
India e Pakistan che portò alla costituzione dello stato del Bangladesh.
L’evento, che sarebbe diventato il suo “fiore all’occhiello”, fu la prima
iniziativa musicale di beneficenza di ampia portata ed ebbe una risonanza
mondiale. Il 1 agosto furono organizzati due spettacoli dal vivo al Madison
Square Garden di New York che fecero registrare il “tutto esaurito” grazie
alla presenza di ospiti illustri quali Bob Dylan, Ravi Shankar, Eric
Clapton, Leon Russell e Ringo Starr.
Gli spettacoli furono seguiti da un pubblico di circa 40.000 spettatori. Il
secondo concerto fu registrato e pubblicato sul triplo LP live The Concert
For Bangla Desh (1971), che ottenne un notevole successo in tutto il mondo.
Dall’evento fu ricavato anche un film-documentario dallo stesso titolo
(1972). George Harrison e Ravi Shankar ricevettero poi il premio Child Is
The Father of the Man dall’UNICEF, come riconoscimento per gli impegni
umanitari, mentre il doppio album ricevette il Grammy “Album dell’anno
1972″.
Considerando la portata dell’evento, gli intenti benefici furono tuttavia
raggiunti soltanto parzialmente. Nel corso del 1972, i funzionari del Fisco
americano sollevarono varie questioni in merito ai proventi raccolti dal
concerto e dalle iniziative connesse. L’album, tra l’altro, non fu
considerato una pubblicazione benefica, con la conseguente applicazione sui
proventi della normale tassazione per le pubblicazioni standard. Una parte
consistente dei fondi raccolti rimase quindi bloccata fino al 1981. Fu un
duro colpo per Harrison, che rimpianse per lungo tempo il fatto di aver
organizzato il concerto in fretta (cinque settimane soltanto) e di non aver
istituito, causa i tempi ristretti, una fondazione benefica a cui destinare
da subito e senza problemi tutti i fondi raccolti.
Come riflesso dei suoi interessi umanitari e soprattutto dopo le spiacevoli
vicende fiscali seguite al Concerto per il Bangladesh, nell’aprile 1973
Harrison istituì la Material World Charitable Foundation, una fondazione con
cui volle supportare attivamente vari progetti di beneficenza in tutto il
mondo. Alla fondazione decise di donare i proventi dai diritti d’autore di
alcune canzoni incluse nel suo album successivo, Living in the Material
World, che ancora una volta fece registrare vendite molto alte, forte del
successo dei singoli Give Me Love (Give Me Peace On Earth).
Nel 1974 Harrison fondò una propria etichetta discografica, la Dark Horse
Records, la cui prima scrittura andò all’amico e maestro di sitar Ravi
Shankar. Con lui l’ex-Beatle effettuò, tra novembre e dicembre di quello
stesso anno, una tournée di cinquanta concerti tra gli Stati Uniti ed il
Canada. L’evento avrebbe dovuto tra l’altro promuovere l’uscita dell’album
Dark Horse e del singolo omonimo. Harrison aveva gravi problemi alla voce ma
non fu possibile annullare la tournée, che fu un fiasco finanziario e
ricevette critiche pesantemente negative da parte della stampa americana,
compromise seriamente le vendite del disco e addirittura la reputazione di
Harrison all’interno del business discografico. Conobbe tuttavia Olivia
Trinidad Arias, che nel 1978 diventerà sua moglie.
Le reazioni negative suscitate dal tour americano contribuirono, almeno in
parte, a favorire il graduale distacco di Harrison dalla ribalta. Tra le
sporadiche apparizioni della seconda metà degli anni Settanta si ricordano
una partecipazione televisiva al programma Saturday Night Live con Paul
Simon nel 1976 ed una piccola parte in All You Need Is Cash (1978), un
graffiante film-parodia di Eric Idle (del gruppo di comici inglesi Monty
Python) sulla storia dei Rutles, una banda fittizia che prendeva in giro i
Beatles.
Due passatempi, in questo periodo, iniziarono ad assorbire molto del suo
tempo libero: la passione per le corse automobilistiche di Formula Uno, che
lo vide ospite frequente tra il pubblico degli appassionati in varie parti
del mondo, e la cura attenta per lo splendido parco della sua tenuta di
Friar Park, nei pressi di Oxford.
L’artista continuò a pubblicare nuovi lavori, registrati per lo più nel suo
studio privato a Friar Park, uno tra i più sofisticati del mondo. Le vendite
dei dischi si mantennero su livelli piuttosto buoni e gli fruttarono qualche
altro successo di media classifica: You, da Extra Texture (Read All About
It)(1975), This Song e Crackerbox Palace da Thirty-Three & 1/3 (1976) e Blow
Away da George Harrison (1979).
Alla fine degli anni Settanta, l’amicizia con il gruppo di comici Monty
Python lo stimolò nel finanziare la produzione del film Life Of Brian
(1978), inizialmente rifiutato dalla Warner Brothers. L’iniziativa ebbe
successo tanto da indurlo a fondare con il socio Dennis O’ Brien la casa di
produzione HandMade Films, parte della Dark Horse Productions, con
l’obiettivo di finanziare pellicole dal budget contenuto, che le case più
grandi avrebbero magari rifiutato.
Nel frattempo, anche la vita privata aveva raggiunto una tranquilla
stabilità. Dopo il divorzio dalla prima moglie Patti Boyd, nel 1978 Harrison
aveva sposato Olivia Trinidad Arias, una ex-segretaria della Dark Horse di
origini messicane, da cui aveva avuto il figlio Dhani.
Successivamente, nel 1979 Harrison pubblicò, prima in edizione limitata
(Genesis Publications) poi in edizione commerciale (1980), il libro I Me
Mine, una breve ma celebre autobiografia in cui rivelava retroscena inediti
e amari dell’epoca dei Beatles e del suo difficile rapporto con la fama e
con lo show business, due realtà molto spesso accettate con riluttanza.
Negli anni Ottanta Harrison, sistematicamente boicottato dalla propria casa
discografica che aveva perso fiducia in lui come artista commercialmente
appetibile, ridusse notevolmente l’attività musicale e si dedicò
prevalentemente alla produzione cinematografica, ottenendo buoni successi
internazionali soprattutto come produttore esecutivo dei film dei Monty
Python. Nel corso della sua attività, la HandMade Films alternò pellicole di
successo ad episodi meno fortunati. Verso la metà del decennio la casa di
produzione di Harrison, che era comunque diventata una presenza importante
nell’ambito del cinema indipendente britannico, dovette chiudere i battenti,
specialmente in seguito all’insuccesso di Shangai Surprise.
Sul fronte discografico, l’album Somewhere In England (1981) ricevette
addirittura l’affronto di essere rifiutato dalla casa discografica, finché
Harrison non vi incluse la bella All Those Years Ago, suo personale tributo
all’ex-collega John Lennon, recentemente scomparso e inizialmente destinata
al nuovo album di Ringo Starr. Il singolo, a cui parteciparono lo stesso
Ringo Paul e Linda McCartney, diventò un immediato successo internazionale.
Dopo l’insuccesso del debole Gone Troppo (1982) trascorsero cinque anni
durante i quali l’artista - a parte gli impegni nel campo della
cinematografia - rimase lontano dalle cronache facendo parlare di sé assai
di rado. Scarse furono anche le apparizioni in pubblico, tra cui sono da
segnalare un’estemporanea presenza sul palco con i Deep Purple in Australia
(1984), lo special televisivo Carl Perkins Tribute (1985) e la
partecipazione al concerto per il decimo anniversario della fondazione
benefica Prince’s Trust (1987).
Pubblicato alla fine del 1987, l’album Cloud Nine segnò il prepotente
rientro di George Harrison sulla scena musicale ed ottenne un notevole
successo, che riuscì a rinverdire antichi fasti. Prodotto insieme a Jeff
Lynne, che collaborò anche alla scrittura dei brani, il disco si avvale
della presenza di altri illustri colleghi quali Eric Clapton, Elton John,
Gary Wright e Ringo Starr. È il tipico album di un artista di mezza età che
si ripresenta al pubblico dopo alcuni anni con consumata classe e disinvolta
eleganza.
L’album si segnala, in particolare, per gli arrangiamenti curati e per le
melodie fresche e briose, che hanno in un certo senso “aggiornato” la magia
dei Beatles agli anni Ottanta. Il singolo Got My Mind Set On You, cover di
una vecchia canzone di Rudy Clark cara ai Beatles fin dai tempi di Amburgo,
riportò il nome di Harrison in vetta alla classifica statunitense dopo molto
tempo. Buon successo ottenne anche la canzone When We Was Fab, in cui
Harrison ricordava i tempi andati evocando intenzionalmente i Beatles. La
canzone deve una parte della sua popolarità al sofisticato e divertente
videoclip con cui fu promossa.
L’anno successivo suscitò sorpresa la sua partecipazione a Traveling
Wilburys (1988), un progetto discografico di moderna american music
straordinariamente riuscito. L’album, che ottenne un notevole successo
commerciale, è accreditato ai fantomatici “fratelli Wilburys”, sigla dietro
la quale oltre ad Harrison si celavano Bob Dylan, Tom Petty, Jeff Lynne e
Roy Orbison, che purtroppo morì improvvisamente poche settimane dopo
l’uscita dell’album. Il disco deve il suo successo critico e commerciale al
fatto di essere riuscito a trarre il meglio da ciascuno dei musicisti
coinvolti, ed in effetti ottenne un riscontro superiore a quello che
avrebbero potuto ottenere gli album solisti di ciascun componente del
gruppo.
Le osservazioni critiche che in passato avevano messo in ombra una parte
della produzione di Harrison erano ormai un lontano ricordo. Anche Paul
McCartney, dopo tanti anni, gli propose di tornare a comporre insieme.
Harrison tuttavia rifiutò, preferendo continuare a lavorare in più occasioni
con i suoi più recenti collaboratori, che avevano riconosciuto da sempre il
suo talento senza riserve. Nel periodo Harrison seguì ancora i “Fratelli”
anche in alcuni loro progetti solisti, contribuendo agli album Full Moon
Fever di Tom Petty, Mystery Girl di Roy Orbison e più tardi a Under the Red
Sky di Bob Dylan.
Nel 1989, infine, il termine del secondo decennio di carriera individuale fu
onorato con la pubblicazione di una bella antologia, Best Of Dark Horse
1976-1989, con i brani più importanti del periodo e due canzoni nuove.
A molto tempo ormai dai fasti Beatles, negli anni Novanta George Harrison,
ormai appagato sotto molti punti di vista, si divise comodamente tra i
consueti impegni nel campo della cinematografia ed una comoda attività
musicale. L’unico risultato in studio fu il secondo capitolo della saga dei
Traveling Wilburys, ironicamente intitolato Traveling Wilburys, Vol. 3
(1990), che ottenne un confortante successo commerciale. Il disco è dedicato
allo scomparso Roy Orbison ed è realizzato sempre in compagnia dei
“fratelli” Bob Dylan, Tom Petty e Jeff Lynne. Quest’ultimo produsse il
lavoro assieme ad Harrison.
Espletati gli impegni con la “famiglia” Wilbury, nel dicembre 1991 il
chitarrista, convinto da Eric Clapton, decise di affrontare nuovamente il
pubblico, a tanti anni dall’ultima tournée. La mossa fu comunque criticata
dai media, visto che Harrison optò solo per alcune date da effettuarsi in
Giappone. Ad accompagnarlo c’erano l’amico di sempre Eric Clapton e la sua
band, un gruppo di musicisti di prima scelta in cui si segnala Chuck Leavell
alle tastiere. Il risultato discografico fu il doppio album Live in Japan
(1992) che, nonostante le critiche positive, nulla aggiunse alle fortune di
colui che fino a quel momento era un ex-Beatle. Da segnalare che durante il
tour in Giappone George Harrison ebbe un’avventura con l’allora moglie di
Eric Clapton Lory Del Santo. È stata lei a rivelarlo nel 2007 affermando che
quella con Harrison fu molto piu che un’avventura, e nonostante sia durato
solo 3 giorni, è stato per lei un periodo molto felice.
Poco dopo la tournée giapponese, il 6 aprile 1992, Harrison suonò dal vivo
alla Royal Albert Hall di Londra. Il concerto faceva parte delle attività
promozionali per il lancio del NLP, Natural Law Party (Partito della Legge
Naturale), ideologia dietro la quale si celava ancora una volta l’anziano
Maharishi. Successivamente, un altro impegno di rilievo fu la sua
partecipazione al concerto di tributo a Bob Dylan realizzato al Madison
Square Garden di New York il 16 ottobre 1992 e trasmesso in TV via
satellite. Le registrazioni del concerto furono pubblicate sul doppio album
dal vivo Bob Dylan - The 30th Anniversary Concert Celebration (1993). Verso
la fine dell’anno, il 6 dicembre, Harrison fu poi il primo musicista
insignito del “Century Award”, prestigioso riconoscimento alla carriera da
parte della rivista americana Billboard.
Nel 1994, a causa di problemi finanziari, Harrison fu costretto a vendere la
HandMade Films. La spiacevole vicenda portò con sé strascichi legali
destinati a durare a lungo.
Quello stesso anno, il chitarrista tornò in studio di registrazione insieme
con Paul McCartney e Ringo Starr per portare a termine il progetto Anthology
dei Beatles, realizzato tra il 1995 ed il 1996 in un film-documentario e ben
tre doppi album. Nonostante le critiche controverse, il progetto ha avuto il
potere di consolidare ulteriormente il mito della più famosa pop band del
Novecento.
l meditativo Harrison, come di consueto, tra un progetto e l’altro non fece
parlare molto di sé. Dopo l’Anthology dei Beatles, nel 1995 lavorò alla
compilazione di In Celebration, un box antologico di Ravi Shankar Nelle note
di copertina del cofanetto ebbe il privilegio di essere definito il vero
padrino della world music. Lavorò poi alla produzione di Chants of India
(1997), un nuovo album di studio del musicista indiano.
Nel 1998, da un’intervista concessa dallo stesso Harrison, si venne a sapere
che il musicista aveva recentemente sofferto di un tumore alla gola, un
grave ostacolo che ne aveva bloccato l’attività musicale. Rincuorò comunque
i suoi fan, dichiarandosi completamente guarito.
Alla fine del 1999 Harrison subì un’aggressione da uno squilibrato,
introdottosi nella sua residenza inglese. Fu salvato dalla moglie Olivia.
Nel 2000 curò poi personalmente la realizzazione di una edizione
rimasterizzata del celebre album All Things Must Pass, pubblicata all’inizio
del 2001, nella quale tra l’altro aggiunse “My Sweet Lord 2000“, una nuova
versione di “My Sweet Lord” incisa probabilmente per dimostrare la sua
estraneità al plagio, ed annunciò l’imminente pubblicazione di un nuovo
album unitamente ad un box antologico con nuove ristampe degli album del
catalogo Dark Horse.
Queste confortanti notizie passarono in secondo piano quando, nell’estate
del 2001, fu confermato che il musicista era affetto da una forma di tumore
al cervello ormai in stato avanzato ed inoperabile.
George Harrison è morto il 29 novembre 2001 a Los Angeles in casa di un
amico all’età di 58 anni. La sua scomparsa ha scosso il pubblico e la
critica di tutto il mondo. Poco dopo la morte, la famiglia rilasciò alla
stampa la seguente dichiarazione: «Ha lasciato questo mondo come aveva
vissuto: consapevole di Dio, senza paura della morte ed in pace, circondato
dalla famiglia e dagli amici. Spesso ripeteva: “Tutto può attendere, non la
ricerca di Dio e amatevi l’un l’altro”».
L’ultimo album, Brainwashed, è stato pubblicato un anno dopo la morte ed ha
ottenuto ottime recensioni da parte della critica. Il disco raccoglie undici
nuove canzoni ed il remake di uno standard, “Between The Devil and the Deep
Blue Sea“. Lasciato incompiuto da Harrison, il disco è stato successivamente
completato da Jeff Lynne e dal figlio Dhani. La volontà di Harrison, per
ammissione degli stessi Lynne e Dhani, era di pubblicare l’album come una
raccolta di demo. Prima della morte, tra l’altro, Harrison (sempre assieme a
Lynne) stava lavorando ad un’antologia dei Traveling Wilburys.
Contemporaneamente alla pubblicazione di Brainwashed, la moglie Olivia ed
Eric Clapton hanno organizzato un concerto in tributo alla sua memoria,
Concert For George, svoltosi alla Royal Albert Hall di Londra il 29 novembre
2002. La registrazione è stata pubblicata sull’album Concert For George
(2003). All’evento hanno partecipato Ravi Shankar, Paul McCartney, Ringo
Starr, Eric Clapton, Tom Petty, Jeff Lynne, Gary Brooker, Billy Preston e il
figlio Dhani. È spiccata la grande assenza di Bob Dylan.
All’inizio del 2004 è stato pubblicato il cofanetto “The Dark Horse Years -
1976-1992″, contenente le nuove ristampe degli album da Thirty-Three & 1/3 a
Live In Japan, di cui Harrison aveva già parlato intorno al 2000. Tutti gli
album del periodo sono stati quindi reimmessi sul mercato (che erano fuori
catalogo da alcuni anni) accompagnati da un interessante DVD con interviste
inedite e divertenti video promozionali di alcune canzoni.
Ad ottobre 2005, infine, il Concerto per il Bangladesh (album e film) è
stato nuovamente pubblicato sia su doppio CD sia su DVD.
Nel settembre 2006 è stata pubblicata la versione rimasterizzata
dell’introvabile Living In The Material World del 1973 (in versione normale
e in formato deluxe).
Il 29 novembre 2006, a cinque anni esatti dalla scomparsa di George
Harrison, Editori Riuniti (Collana Pensieri e Parole) pubblica ‘Le Canzoni
di George Harrison’ di Michelangelo Iossa, il primo volume che analizza i
testi di tutti i brani del canzoniere harrisoniano, dal periodo-Beatles sino
alle produzioni postume.
Ciao George…All Things must Pass…
(Tratto da Wikipedia) - (fonte: rollingblog.blog.kataweb.it)
Il maestro del brivido e l’autobiografia del grande
chitarrista
Gli incontri degli Alcolisti Anonimi iniziano di solito con la presentazione
del conduttore della sessione, seduto al tavolo principale, accanto alla
macchinetta del caffè. Questa introduzione è nota comunemente nel programma
come «diario delle sbronze», un termine eccellente per il richiamo a viaggi
inebrianti. «Diario delle sbronze»: termine che certamente calza a pennello
per il resoconto che Eric Clapton ci fa della sua vita. Clapton non ha
pretese di memoriali letterari, ma la sua sincerità asciutta e diretta è un
piacevole antidoto alle fantasie maschiliste di guarigione inanellate da
James Frey nel suo A million little pieces.
Il «diario delle sbronze» si compone di tre parti: come stavano le cose, che
cosa è successo e come va in questo momento. Seguendo un copione che
Clapton, astemio ormai da vent’anni, potrebbe recitare nel sonno, il
chitarrista di rock e blues più famoso del mondo ripercorre puntualmente le
tappe principali della sua vita. Ben di rado però sa trasmetterci con
chiarezza quello che la musica ha significato per lui («È difficile
esaminare a fondo queste canzoni — dice a un certo punto — proprio perché
sono canzoni»), ma la sua scrittura si rivela all’altezza della sfida
principale, che consiste nel descrivere come Clapton sia diventato la
versione rock’n’roll di Harry Potter: perché Clapton resta, innanzitutto, il
«ragazzo che ha vissuto».
E il catalogo delle sue imprese ha molte curiosità in serbo per noi: per
quanto ne sappia io, nessun altro tossicodipendente- alcolizzato può
vantarsi di aver soffiato la moglie a George Harrison o di essere sfuggito
alla morte in un incidente di elicottero con Stevie Ray Vaughan. Gli
elicotteri di Clapton e di Vaughan si erano alzati in volo in una fitta
nebbia dopo un concerto nel Wisconsin. Quello di Vaughan svoltò nel senso
sbagliato e andò a schiantarsi contro una pista di sci artificiale. Ho
sentito dire che agli incontri degli Alcolisti Anonimi il vero alcolizzato è
quasi sempre una persona che vuole eccellere a tutti i costi ma conserva
un’immagine poco lusinghiera di sé e Clapton è uno che, come tanti,
corrisponde a questo profilo.
Dopo milioni di dischi venduti, migliaia di concerti e decenni di consumismo
sfrenato (scarpe Visvim, orologi Patek Philippe, un panfilo), ama ancora
definirsi «un tipo qualunque nato a Ripley». Ripley è la cittadina nel
Surrey dove Clapton è cresciuto. Scoprì, ancora bambino di 6 o 7 anni, che
quelli che considerava i suoi genitori erano in realtà sua nonna e il
secondo marito di lei. Sua madre era la figlia di Rose Clapp e del primo
marito, Rex Clapton. Il padre era un pilota canadese sposato, di nome Edward
Fryer: «Un po’ alla volta ho capito che quando lo zio Adrian mi chiamava
scherzosamente piccolo bastardo, diceva la verità».
La prima chitarra di Clapton (se le ricorda tutte, una per una) era una
Hoyer troppo grande per lui e che gli faceva male alle mani quando suonava;
la prima dipendenza, le barrette Horlicks e Ovaltine rubate dal negozietto
del quartiere; il primo incontro con quella timidezza con l’altro sesso che
lo avrebbe perseguitato per anni arrivò con la punizione a scuola (sei
bacchettate sul sedere) per aver chiesto a una compagna, senza aver alcuna
idea del significato di quelle parole, se voleva «farsi una scopata » con
lui. Si ubriacò per la prima volta a 16 anni e si svegliò da solo nei
boschi, i pantaloni sporchi, la camicia imbrattata di vomito e nemmeno un
soldo in tasca. E la descrizione si chiude con la battuta tipica
dell’alcolizzato: «Non vedevo l’ora di ripetere l’esperienza». La fortuna
gli venne incontro. La sua ascesa dagli Yardbirds (1963-65) fino a concerti
esauriti negli stadi (con i Cream, Blind Faith, Derek and the Dominos) si
rivelò fulminea, ma quel senso di disagio e di penosa inadeguatezza lo seguì
ovunque.
Non sorprende scoprire che il suo idolo è un musicista blues, il mitico
Robert Johnson, così timido egli stesso da registrare i suoi pezzi con la
faccia rivolta a un angolo della stanza. Il resoconto di «che cosa è
successo» è quella parte meglio nota agli alcolizzati con il termine «aver
toccato il fondo». E Clapton sprofondò nel suo abisso nel 1981, circa
quindici anni dopo aver visto per la prima volta la scritta «Clapton è dio»
su un muro di Londra. Il suo inferno personale fu preceduto dal delirio, da
ulcere sanguinanti e fitte epilettiche. Ma non smise mai di suonare, spesso
in modo eccezionale (questo lo dicono gli altri, lui non lo ha mai ammesso).
Né si lasciò dissuadere dalla morte per droga di amici come Brian Jones,
Keith Moon e Jimi Hendrix (Clapton gli aveva comprato una chitarra proprio
nel giorno in cui morì).
Il giorno di Natale del 1981, vestito solo di una calzamaglia color verde
intenso («assomigliavo alla rana Kermit»), fu chiuso a chiave in camera da
letto dall’allora moglie, Pattie Boyd, per impedirgli di rovinare la festa
agli amici e ai parenti che si erano riuniti in casa loro. Poco tempo dopo,
Clapton si convinse a chiedere finalmente aiuto al suo manager e si fece
ricoverare nella clinica di Hazelden, che «aveva un aspetto tetro e
somigliava a Fort Knox... Non restai sorpreso nel venire a sapere che quando
cercarono di mandarci Elvis, si dice che gli bastò un’occhiata e si rifiutò
di scendere dalla macchina». Ci vollero due tentativi — e trovo stupenda
l’immagine di Clapton che apparecchia la tavola per gli altri pazienti
all’ora del pranzo—ma alla fine «riuscì a tirarsi fuori», come direbbero gli
Alcolisti Anonimi. Ci vollero circa sei anni, un arco di tempo assai
normale. Alcuni non ce la fanno mai.
L’episodio più straziante e commovente nei primi tempi della sua guarigione
dall’alcolismo riguarda la morte del figlioletto di quattro anni, Conor, che
precipitò dalla finestra per 49 piani mentre giocava a nascondino con la
babysitter. Toccò a Clapton il triste compito di identificare il cadavere.
Non capisco come si possa restare sobri in simili circostanze, specie nei
primi anni di ripresa, ma in qualche modo Clapton ci riuscì. In seguito,
dopo aver narrato la sua storia a un incontro di Alcolisti Anonimi, Clapton
fu avvicinato da una donna che gli disse che le aveva tolto l’ultima scusa
per bere. «Ho sempre avuto questa scusa in un angolino della mente, che se
qualcosa succedeva ai miei figli, avrei avuto tutti i motivi per ubriacarmi.
Mi hai dimostrato che non è vero». Nei diari degli alcolizzati, la parte
finale del racconto—come vanno le cose adesso—è la più appagante da vivere e
la meno interessante da leggere: i veterani sanno già di che si tratta
mentre i nuovi arrivati, pallidi e tremanti, quasi quasi non riescono a
crederci (io stesso ho sempre creduto che chiunque si vantasse di non aver
toccato alcolici per più di quattro mesi consecutivi fosse un bugiardo
patentato).
Il racconto di Clapton non si scosta da questa falsariga. La fondazione di
Crossroads, l’ormai famoso centro di disintossicazione aperto ad Antigua,
rappresenta la parte migliore. Altrimenti, i capitoli finali sono
interessanti solo a tratti: Clapton si dedica alla famiglia, Clapton compra
vestiti alla moda, Clapton offre un giudizio assai poco lusinghiero della
musica pop («95 per cento spazzatura, 5 per cento oro»). Ma, soprattutto,
Clapton si esibisce in un’infinità di concerti. Si ha l’impressione di
leggere la lettera di uno zio buontempone che comincia a invecchiare.
Clapton è sincero — talvolta, nel narrare la morte del figlio, di una
sincerità addirittura devastante — e spesso spiritoso, con quell’umorismo
del superstite che sa di esserlo. Non mancano gli incoraggiamenti.
Ma alle memorie di Clapton fa difetto una vera indagine, intima e
illuminante, della musica che suona da una vita. Sappiamo che la musica lo
riempie di gioia e la «forza del blues» gli dà la spinta per continuare ad
andare avanti, ma ben di rado riesce a comunicare quella gioia o a
trasmettere come ci si sentiva a vivere da protagonista quella pazza
stagione musicale del rock’n’roll tra il 1963 e il 1970 in Inghilterra. Ma
non per mancanza di volontà o di impegno: Clapton fa del suo meglio con
quello che ha a disposizione e il risultato è un buon libro. Non avrà la
destrezza narrativa di una Mary Karr o di un Frank McCourt, ma sono certo
che se la cava meglio con la penna di quanto non sappiano fare molti
scrittori con la chitarra. E talvolta la sua scrittura puntigliosa si
illumina di meraviglia, come quando si descrive, da ragazzino, come «uno
scolaretto tutto serio, sempre teso in avanti, in ascolto». Infine c’è il
racconto di uno dei concerti rock più celebri tenutosi alla Albert Hall di
Londra, con i Mothers of Invention. Scrive Clapton: «Il tastierista di Frank
Zappa, Don Preston, conosciuto come "Mother Don", scardinò due porte di
cristallo per arrivare alla tastiera dell’organo della sala concerti e si
scatenò in una versione di "Louie Louie" che fece impazzire il pubblico». Mi
sarebbe piaciuto leggere altri dettagli come questi, né autobiografia né
diario di sbronze, ma semplicemente rock’n’roll.
(C) The New York Times Syndicate
Traduzione di Rita Baldassarre
di Stephen King
Rinviata a domani la Finale della battle of the Dylan
Cover Bands
Posticipata a domani l'inizio della finale ,
Pete sta aspettando ancora l'OK di alcune bands indecise se ritirarsi o se
partecipare alla finale di questa decisamente controversa , discussa ,
chiacchierata , sospettata , ambita e snobbata finale , tutto si può dire
meno che sia passata sotto silenzio. Pur in mezzo ai problemi sorti per
strada , dovuti principalmente all'inesperienza organizzativa ed alla
difficoltà di gestire una cosa che in partenza sembrava più semplice ,
questa bizzarra , ma non priva di fascino , esperienza arriverà al suo
epilogo , non ha importanza chi vincerà , a mio modo di vedere non ci
saranno ne vincitori ne vinti , ma solo ragazzi che con entusiasmo hanno
messo in gioco se stessi , avendo la soddisfazione di essere ascoltati ed
apprezzzati in tutte le parti del mondo, e questo non mi pare poco , al di
là del risultato numerico che ne scaturirà , in questo senso la Battle ha
raggiunto il suo scopo in modo eccezzionale , un sentito applauso
a tutti i partecipanti di tutte le nazionalità.
Le bands Italiane partecipanti alla finale
Maggie's Farm Southern Band - Leopard-Skin Pill-Box Hat
Ciao, i quiz che stai proponendo sono carini ma un pò troppo
facili ...... puoi
far meglio .....etc etc.
Otello
E' vero Otello , si può far domande
difficilissime , arriveranno anche quelle , tieni presente che non tutti
conoscono a memoria tutti i testi di Bob , comunque risposta esatta
, 5 punti :o)
Radio “strategica” : i misteriosi CD-Marks
Un aspetto “strategico” fu assegnato negli Stati Uniti alla radio a
transistor e che ne incoraggiò la diffusione. Gli anni dello sviluppo del
transistor coincidono con quelli dell’escalation della guerra fredda tra
Stati Uniti e Unione Sovietica, quella fortunatamente mai combattuta
esplicitamente, che coinvolse le due superpotenze mondiali, spingendole ad
una sfrenata corsa agli armamenti di offesa e difesa. Tra questi armamenti i
più temuti erano i missili a testata nucleare, pronti da ambo le parti a
seminare morte e devastazione nel profondo dei territori avversari. Un
improvviso attacco di missili sovietici, lanciati dalle loro basi nascoste o
dai sottomarini nucleari, avrebbe lasciato ben poco tempo per organizzare
una vera e propria difesa attiva. I missili di allora non potevano essere
teleguidati, dal momento che dovevano sorvolare un tratto del territorio
nemico, né potevano essere puramente “balistici”, perché in questo caso
sarebbe stato molto difficile indirizzarli con precisione fin dal lancio.
Uno dei possibili sistemi in uso allora per guidare un missile sul bersaglio
era quello di dotarlo di una strumentazione in grado individuare e seguire
delle particolari frequenze radio ben note, relative per esempio alle
stazioni trasmittenti radiotelevisive commerciali disseminate sul territorio
nemico, o alla rete di comunicazione radiotelefonica. In altre parole, la
rete radiotelevisiva commerciale costituiva una sorta di sistema di
“radiofari” che avrebbe permesso ai missili di orientarsi nel territorio da
sorvolare. Per disorientare i missili occorreva quindi, in caso di allarme
nucleare, “spegnere” tutta la rete di trasmissioni radio del territorio: i
missili sovietici, senza più la guida dei segnali radio su cui erano
programmati, si sarebbero trovati senza controllo e avrebbero sicuramente
mancato i bersagli vitali.
Questo schema di difesa, chiamato CONELRAD (Control of Electromagnetic
Radiations) fu uno dei sistemi adottati nel 1951 dal presidente Truman per
la cosiddetta “difesa civile”, quella destinata a ridurre il numero di
perdite civili o di danni al patrimonio comune in seguito allo scoppio di
una guerra aperta. Ma un black-out radiotelevisivo durante un attacco
nucleare non era certamente auspicabile per una popolazione disorientata ed
impaurita: occorreva assicurare ai civili un sistema di emergenza per
impartire le informazioni e le istruzioni indispensabili. E’ qui che entra
in gioco la radio portatile, meglio se a transistor. Vennero stabilite due
frequenze d’emergenza sulla banda delle onde medie: 640 e 1240 kHz, poste
quindi a circa 1/4 e 3/4 della scala delle onde medie. La popolazione venne
istruita a sintonizzare, “in caso di attacco”, la propria radio su una di
queste frequenze. Sotto un attacco sovietico tutte le radio commerciali
avrebbero cessato le trasmissioni regolari. Al loro posto sarebbero
intervenute le stazioni CONELRAD per tenere aggiornato il pubblico sulle
misure d’emergenza. Come parte del sistema fu reso obbligatorio per tutti
gli apparecchi radio venduti dopo il 1953 un preciso contrassegno per
ciascuna delle due frequenze strategiche, in modo da facilitarne la ricerca.
Questi contrassegni, sotto forma di due piccoli triangoli sulla scala
numerica, presero il nome di “CD marks”, dove CD sta per Civil Defense.
Quest’obbligo cessò quando il sistema CONELRAD fu abbandonato, nel 1963, in
favore di sistemi a più alto contenuto tecnologico.
L’aspetto strategico della radio a transistor come mezzo di comunicazione
d’emergenza, messo in evidenza a più riprese dal governo americano durante
gli anni più critici della guerra fredda, spinse molti americani
all’acquisto, o comunque rappresentò un buon pretesto per affrontare la
spesa.
Pete “Walrus” non finisce mai di stupire. Con il seguente comunicato odierno
rimette tutti in gara :
Okay…
Posted on Sunday, February 22, 2009
Okay. After some amount of prayerful consideration, I’ve come to the
following conclusions. Firstly, I lost my temper, and that was hypocritical.
To watch other people’s tempers flare only to step in as an enraged referee
was unhelpful and self defeating. I regret that, and to the bands in group
3, I apologize.
Secondly, there is no way to police to voting effectively. In one instance,
I was seeing 10 usernames being created in 10 minutes, all with the same
password… and that was clearly someone cheating. On the other hand, when a
local music shop has 10 employees and they all want to cast their votes for
the local band, that’s not cheating. That difference is harder to discern
when you’re looking at logs of IP addresses.
Thirdly, this is the first time I’ve ever tried anything like this, and
there were bound to be problems, and I’ve been trying to be attentive to
you, the user. I added the mp3 players in the forums at your request,
changed the frequency of airplay at your request, tried to police cheating
and accommodate unusual circumstances at your request. I’ve been working
hard, and in many case, failed miserably. At least I can say I tried.
Lastly, given all that’s happened, particularly in semi-finals Group 3, I
have decided to let all three bands move on to the finals, which will run
without any form of interruption from yours truly. However, since that would
be unfair to the other six semi-finalists, all semi-finalists will move on
to the finals as well. Yes, that means we will have a 9-way final race.
The 9-band finals will begin tomorrow (Monday), and all restrictions (eg
bans, etc) will be removed. The band with the most votes will be announced
on Sunday, March 1st. If any artist desires to withdraw for whatever reason,
they are free to do so.
Bene , al di là di ogni considerazione , partendo dalla
constatazione che fosse
impossibile controllare e verificare tutto , Pete è intervenuto con una
mossa ( dopo le tante sbagliate ) che gli salva la faccia. Ora ci sarà una
finale a nove , praticamente è l’annullamento della semi-finale e la
promozione di tutti i gruppi alla finale. Forse la mossa più azzeccata per
non far torto a nessuno. Giustamente molta gente si era lamentata per la
regola di poter dare solo un voto per ogni PC , adducendo la ragione che la
moglie o i figli non potevano votare , o per votare erano costretti ad
andare a mendicare l’uso di altri computers da amici e parenti. Considerando
che la Battle era un gioco e non una cosa ufficiale ( le furbate le vediamo
da anni anche al Festival di Sanermo , ultima edizione non esclusa ) andava
presa con questo spirito , chi ne ha più ne metta , non si vince niente ,
non ci sono contratti discografici e tournèe in ballo , niente di niente ,
solo un modo per passare un mese in allegria. Pete ha preso a volte
decisioni sbagliate , ora chiede pubblicamente scusa riportando la gara sul
piano della sana competizione sportiva ma non seria , come doveva essere
stata fin dal principio. Meglio tardi che mai. Da oggi inizia la finale ,
tutti i blocchi e le restrizioni verranno rimossi, forse assisteremo ad una
finale a colpi di conigli più che nei round precedenti , ma va bene , è come un
gioco , e allora che lo giochino tutti cercando di divertirsi il più
possibile.
Pattie Boyd : Ho sposato George Harrisoned Eric Clapton
E' stata la musa dei miti rock, ha sposato George Harrison
ed Eric Clapton, con loro e molti altri ha diviso sesso, droghe, alcol e
triangoli sentimentali ad alto rischio. Per lei sono nati brani immortali
come Something dei Beatles e Layla di Eric Clapton. Oggi che ha 63 anni,
Patricia Ann Boyd ha deciso di raccontare tutto senza censura. Lo fa
nell'attesissima biografia Wonderful Today che uscirà il 23 agosto.Negli
anni '60 della Swinging London, dell'estate dell'amore e della
controcultura, con la sua figura esile ed aggraziata Pattie divenne un mito,
un'icona di bellezza proprio come la contemporanea indossatrice Twiggy.
Tanto fascino non passò inosservato fra le divinità del rock e la Boyd fu
amica (per molti anche amante) di Mick Jagger e John Lennon, ma fece
scalpore soprattutto il tormentato triangolo tra lei, George Harrison ed
Eric Clapton.Proprio i dettagli su questa liaison sono quelli che destano
maggiore scalpore. Stando alle ultime anticipazioni, Eric Clapton, pazzo
d'amore per la Boyd allora moglie del suo miglior amico Harrison, arrivò a
minacciare di distruggersi con l'eroina se lei non fosse fuggita con lui.
"Sei pazzo? risposi" si legge in Wonderful Today, "no, è proprio così, è
finita disse Clapton. Non lo vidi più per tre anni, fece quello che aveva
detto, divenne schiavo dell'eroina. Ma lui e noi tutti prendevamo già un
sacco di roba: cocaina, marijuana, stimolanti, tranquillanti".Dietro
l'estate dell'amore, i capelli lunghi e i camicioni hippie, dietro inni alla
vita come Here Comes The Sun, si nascondevano gli eccessi tossici e
l'infedeltà. "George mi suonava Something in cucina", scrive la Boyd, "ma
poi si infilava in camera da letto con Krissie, moglie di Ron Wood, Maureen,
moglie di Ringo, e molte altre. Era ossessionato dal dio indù Krishna sempre
circondato da mille concubine. Voleva essere così".Un triangolo di
autodistruzione, con Harrison schiavo della cocaina "che gli cambiò la
personalità, era sempre depresso", e Clapton che dopo essersi ripulito
dall'eroina annegava nella vodka. "Mi voleva portare in una direzione che
non avrei certo voluto" si legge ancora nelle memorie di Pattie Boyd, "ma
quando mi cantò Layla e mi resi conto di aver ispirato tanta passione e
creatività, caddi fra le sue braccia". E furono nozze e colossali bevute.
Pur non essendo la classica groupie che vive per far sesso con le rockstar,
fra una tirata di coca e una sbronza al whisky, Pattie si trovò presa nel
turbine. Come quella volta tra le 25 camere da letto della villa vittoriana
Clapton a Friar Park, descritto come "un manicomio, dove tutti erano
ubriachi e andavano con tutti". E quei tutti hanno nomi celebri come gli
altri tre Beatles, il manager Brian Epstein, Keith Richards degli Stones,
Joe Cocker, Jimmy Page degli Zeppelin, gli amici invasati dell'induismo e
dell'Oriente, John Riley, medico di Harrison a cui preparava il caffé con
l'Lsd. Memorie che vengono annunciate come il libro dell'anno, in attesa di
un'altra autobiografia al fulmicotone, quella che firmerà Keith Richards,
chitarrista e fondatore dei Rolling Stones, mito per tutti i ribelli
irriducibili.
Venerdì 6 Marzo 2009 , ore 21 , Auditorium Collegio
Vescovile PIO X - Treviso
Knockin' on heaven's door ... Bussando alle porte del paradiso.
Questo è il titolo del concerto che il prossimo 6 Marzo alle ore 21 vedrà
alternarsi sul palco
del bellissimo Auditorium del Collegio Vescovile PIO X di Treviso una serie
di band e gruppi
Trevigiani che presenteranno un esempio della loro produzione musicale che
spazierà dal " 'sixties Rock "
della MR.ANTONDJANGO'S BAND, al latin jazz dei TROPICAL COOKIN', dal jazz
dei "SENZA DIR
NIENTE QUARTET" , al pop-rock unplugged di PATTIROSSI & FABRIZIO RISPOLI ,
per concludere
con la sorpresa "etnica" e novità assoluta del GPC CHORUS.
Ecco quindi una grande occasione per ascoltare alcuni artisti contemporanei
locali
e allo stesso tempo contribuire per una nobile causa. Il 6 Marzo dello
scorso anno, infatti,
veniva a mancare prematuramente il caro amico "trevigiano" Giovanni Gracis e
ad un anno esatto
di distanza i familiari e gli amici intendono ricordarlo con una
manifestazione che rispecchia
il suo animo gioioso e sorridente, la sua passione per la musica, la sua
passione per la vita.
E oltre a dar titolo allo Spettacolo (musica e immagini) il celeberrimo
motivo di Bob
Dylan verrà riproposto dai vari gruppi in diversi arrangiamenti fornendo nel
contempo un
trait d'union, un filo logico, che accompagnerà gli spettatori durante tutto
lo spettacolo.
Un trait d'union presente anche tra la musica e il destinatario di questa
iniziativa dato che
"Giò" Gracis era amico di tutti i componenti delle band che si esibiranno.
E per suo desiderio esplicito l'intero ricavato andrà devoluto alla MSA
Medical Support
for Africa, organizzazione italiana onlus che impegna i propri medici
volontari in Africa (www.msafrica.org).
Insomma una serata che si preannncia stupenda, un'iniziativa nobile, una
cornice bellissima
per la quale è già prevista una notevole affluenza di pubblico e, a tal
riguardo, ricordiamo
che per prenotare i biglietti è attivo un sito internet all'indirizzo
www.rts-media.com/knockin
Hey, Tambourine,
Il nome Conelrad é ...................etc etc..
Saluti a tutti farmers
ci si vede ad Aprile per i
concerti italiani di Bob!
Idiot Wind 89
Ok I.W.89 , io sarò a Milano , mettiti
un cappellino rosso così ti riconoscerò , dimenticavo....risposta esatta !
ciao :o)
Comunicato dei Blackstones
Vista la disinvoltura con la quale è condotta la battle dai responsabili di
radiodylan abbiamo scelto di ritirarci dalla gara. Ringraziamo ancora
una volta tutte le persone che ci hanno votato !
The Blackstones
Ho espresso ieri
le mie opinioni in proposito , quindi la vostra decisione non mi sorprende ,
peccato , un bell'evento rovinato dalla permessività degli organizzatori ,
condivido la vostra decisione e colgo l'occasione per rinnovare l'invito a
votare per la Maggie's Farm Souther Band , unico gruppo italiano rimasto in
gara dopo la discutibile eliminazione a colpi di conigli nel primo turno di
tutti gli altri gruppi italiani , ingiustamente giustiziati da alcuni bari e
da una organizzazione che ha permesso tutti questi disgustosi avvenimenti .
Il nuovo disco di The
Beards per l'etichetta americana Ancient Records. Il disco è un concept
album che raccoglie testimonianze, storie, leggende, miti, fatti reali
provenienti
dai racconti orali dei contadini vissuti nell’ entroterra tra Padova e
Venezia dagli anni '20 a fine anni '40.
Le dieci canzoni contenutevi sono scritte quasi esclusivamente in inglese
con citazioni di parole in dialetto Veneto.
"Mephisto Potato Sauce" è stato registrato in presa diretta, in sette giorni
nel settembre del 2006
negli Ectoplasmic Studio dei Jennifer Gentle dal grande Francesco Fabiano
con l'assistenza artistica di Marco Fasolo
e con la partecipazioni di ospiti illustri come il cantautore Alessandro
Grazian al Banjo e Mandolino e Andrea Garbo
(ex Jennifer Gentle, Il Genio) alla chitarra.
Hanno collaborato inoltre artisti internazionali come Garth Hudson e Levon
Helm del gruppo che
accompagnò Bob Dylan (The Band).
Il disco è acquistabile presso:
Il sito dell' etichetta americana Ancient Records a 14.50 Euro (circa con
spese di spedizione comprese)
Cliccando qui
Sul sito del distributore inglese Pollytone Records
Cliccando qui
Sul sito della distribuzione americana tramite Cd Baby
Cliccando
qui
Come album digitale sullo Store di Apple Itunes
Cliccando qui
Pagamento con Carta di Credito, PostePay tramite Paypal.
Sarà “Music for taxi drivers” il titolo del nuovo album di
Bob Dylan ?
Sarà questo il titolo dell'album del quale si vocifera in questi giorni ? Il
titolo definitivo non è ancora stato scelto e per ora si parla di “music for
taxi drivers” , ma potrebbe anche cambiare altre dieci volte prima
dell’uscita del disco.
Assieme a Bob e la sua attuale band , hanno inoltre partecipato alle registrazioni
Mike Campbell e Belmont Tench ( The Heartbreakers). La voci dicono che il
disco uscirà in aprile quando Dylan sarà in tour in Europa , ma sarà tutto
da verificare , speriamo che questo mormorio diventi al più presto realtà.
The Idiot Wind spira sulla battaglia delle Dylan Cover
Bands
Leggendo i numerosissimi messaggi del
forum della battle di dylanradio , ( cosa veramente divertente ) mi sono
reso conto di due cose : 1) Tutti hanno ragione 2) Nessuno ha torto . Dopo aver fatto finta di non accorgersi
che molti usavano metodi disinvolti di self-voting con diversi account creati sui vari
mail-free-sites ( non tutti devo dire , qualcuno corretto c'è stato in
questa farsa generale), il buon Pete "Walrus" (che a dire la verità si era accorto fin
dall’inizio che la battaglia non poteva prendere altra piega che quella , ma
d'altro canto gli ha fatto anche comodo perchè ha quadruplicato gli iscritti al forum
della radio e si è pagato la rata di febbraio , marzo ed aprile con relativa
facilità , parole sue scritte nella homepage ) , adesso , il sempre buon Pete , creatore e direttore della radio
, si scopre improvvisamente moralista e si mette a bacchettare tutti , potenza della
beata ipocrisia in desguise! Pete dichiara, forse troppo in ritardo, che la
gara deve essere impostata sulle canzoni e non sulle cover bands che le
eseguono . Ora , si può essere d'accordo o no con questa opinione , ma se
vale questo principio il buon Pete poteva fare a meno di invitare tutte le
bands partecipanti a contattare ( rompere le palle sarebbe più esatto ,
esprime meglio il concetto dell'operazione da fare ) tutti i possibili
parenti ed amici per convincerli a votare per loro. Di colpo dice che invece
bisognava votare la canzone e non l'esecutore . Penso che nessuno avrebbe
avuto qualcosa in contrario a questo principio , bastava dirlo in partenza e
nessuno sarebbe andato ad importunare e supplicare gente a destra ed a manca
per avere qualche voto . Considerato che le cose impostate com'erano
portavano le bands ad usare tutte le armi a loro disposizione per passare il
turno , il fatto del self-voting poteva essere ampiamente
prevedibile. Bisognava allora far giudicare le canzoni ad una giuria
competente e non invitare la gente ad esprimere il loro voto via Internet.
Queste le diverse opinioni presenti nei messaggi sul forum , e dato che
nella battaglia non si vince e non si perde niente , non mi sento di dar
torto a nessuno , era una cosa divertente giocata con tutti i mezzi , creava
movimento e tensione , allegria e speranza , tenuto conto che queste cose
vanno prese con il giusto piglio , prese troppo seriamente diventano
drammatiche e ridicole allo stesso tempo. Ora il buon Pete , decide di
cambiare il regolamento alla fine della semi-finale , come cambiare il
regolamento del gioco del calcio dieci minuti prima della fine della
partita. L'arbitro prende il pallone e dice : Giocatori , finora vi ho
permesso tutto , adesso basta , cambiamo le regole o vi butto fuori tutti.
Sarà giusto , sarà sbagliato , non spetta a me giudicare , ma a mio avviso , i provvedimenti drastici andavano presi dopo due o tre giorni
dall’inizio della battaglia , non si può permettere di tutto
per tre settimane ed improvvisamente indossare il vestito dell’inquisitore.
Che non era una cosa seria si era capito in partenza , ma se la lasci andare
in questo modo per due settimane , l'errore è di chi ha scritto le
regole male , non di chi ha giocato una partita senza regole , le regole
devono essere precise , definite , nero su bianco perchè "carta canta"
sempre , e soprattutto vanno fatte rispettare fin dal principio . Ma così ha deciso
"Cesare" e così sia , non so quante bands
parteciperanno all’edizione dell’anno venturo , auguro a Pete che siano
ancora tante nonostante questa fallimentare esperienza , così potrà
beatamente pagarsi altre due o tre rate per il il suo sito ,
visto che sta sempre a piangere miseria da tutti i buchi chiedendo soldi a
tutti i fruitori della radio . Alla faccia ! Ma dico io , e scusatemi la
personale riflessione , se non sei in grado di mantenere in piedi questa
cosa senza cercare la carità a destra ed a manca , non dovevi nemmeno
metterti in ballo ! Vi immaginate se improvvisamente Maggie's Farm vi
chiedesse di finanziarla per continuare ad esistere ? Cosa pensereste? Improvvisamente è sceso
un imbarazzante silenzio sul forum della battle , basta commenti
, finiti gli sfottò , niente più aria di festa in mezzo agli espedienti che
tutti si inventavano per andare avanti. Mi rincresce che Pete abbia permesso
a due gruppi di rovinare la gara nelle prime due settimane , eliminando
gruppi che non meritavano questo trattamento . Questa svolta drastica non
serve a niente , la validità della gara è stata inficiata molto tempo prima
da un gruppo spagnolo ed uno belga , questi provvedimenti andavano presi
prima , quando la frittata è fatta l'uovo non si riaggiusta più
, la serietà si manifesta alla partenza , non a cento metri dall'arrivo ,
inoltre non capisco perchè non abbia squalificato mettendo fuori gara chi se
lo meritava , ma la necessità a volte fa chiudere gli occhi invece di
spalancarli. Pete non ha avuto il coraggio di fermare la gara dopo due
giorni e farla ripartire da capo con un clima più serio , ha distribuito
indulti a piene mani , ed ora , di colpo tira fuori dal suo cilindro la sedia
elettrica , che dire......così non funge Pete !
Cristiano Malgioglio commenta in tempo reale il
Festival
Le canzoni sul sociale assumono un effetto più
rassicurante quando gli interpreti sono i Guccini, Bob Dylan , il compianto
De Andrè.
Un grande abbraccio, amici di Sorrisi. Vi amo tutti, come
sempre. Ve lo dico io, come stanno andando le cose a Sanremo. Mi conoscete:
quel che devo dire lo dico. Niente polpettoni melensi: Commenti secchi (e
spero seccanti, ogni tanto) in tempo reale.
Pronti? Cominciamo.
9. 11: Entra Bonolis. Mi sembra teso. Troppo teso. Ma Mina arriva poco dopo.
Dopo averla ascoltata nelle prime note di “Nessun Dorma” potrei anche
spegnere la televisione, non me ne frega più niente del resto. Più di così
non si può fare per tutto il Festival. Magica, divina. Ragazzi, andiamo
tutti a casa. E cimentarsi in un brano così difficile, adatto ai tenori più
che a una cantante di musica leggera, è una prova di coraggio. Solo Aretha
Franklin aveva osato. Ma Mina è più emozionante. Molto più emozionante.
9.16 Sono partiti i fuochi d’artificio. Spero che sia proprio una bella
festa brasiliano. Per questo ci aspettiamo dalle canzoni molta allegria.
9,20: Finalmente Bonolis ha trovato il ritmo e riparte alla grande con il
suo indubbio eloquio
9,21: oh finalmente le canzoni, ma Dolcenera è vestita coma una cartina dei
cioccolatini e «osa» con il viola, e se scaramanticamente al contrario fosse
un presagio di vittoria? Oddio orribili le sopaciglia, sembra un clown,
oddio la festa brasiliana è andata al circo….dal timbro mi ricorda Mietta,
che però ha molta più personalità. Ma non vi pare che abbia stonato sul
finale?
21,29. Arriva il mio amico Fausto…vestito classico…la scenografia non mi
piace, meglio quella di X Factor…
21,30: testo banale, cose già dette e risapute…ma che voce, amico Fausto!
Speravo mi avresti dato più emozione. Siete d’accordo? Comunque per il tuo
coraggio e la tua voce voto 8, ma la canzone…un bel 5
21,34: scende Laurenti, era ovvio che l’amico Paolo lo faceva cantare, ma
allora perchè non lo ha fatto partecipare come cantante in gara? Ma dov’è
Bublè?
21,36: Mi piace Luca vestito stile Laurenti, ma un bel paio di scarpe di
vernice erano più indicate…e poi se ti metti la cravatta te la devi
allacciare…
…la camicia
21,39: mah, quello sketch, non si poteva evitare, a me non mi ha fatto
nemmeno sorridere…e a voi?
21,41: oddio arriva Tricarico…ma il parrucchiere non ce l’ha mai dietro?
21,43: oddio ma dove sono i fiori, ma non siamo a Sanremo…la città dei
fiori…torniamo a Tricarico…brano adatto allo Zecchino d’oro…arrangiamento
sbagliato che disturba la melodia…sono d’accordo «non è, non è, non è….»
21,44: ma dov’è Tricarico dell’anno scorso…
21,46: arriva Alessia, ohhhh molto bella, ma spero che a casa sua ci sia
l’ascensore…scende davvero male le scale…sarebbe potuta venire a lezione da
me…che le scendo con classe e come Vanda Osiris
21,50: Amiciiiii arriva Mario Carta…ma come l’hanno vestito! Poteva vestirsi
elegante, ma adatto alla sua età…mi sembra uno che va per locali a fare il
«posteggiatore» di lusso sperando in mance genereose di chi sta mangiando.
Oh, il pezzo è bello, testo, musica e lui canta bene, brava Maria De
Filippi…faccio il tifo per Marco…che coraggio, prima volta a Sanremo con la
grinta di un Big
21,55: arriva Patty…camicia stile «buona notte»
21,57: brano stile lungo la Senna pres de Paris…ma che «tristesse»…accidenti
mi aspettavo molto di più da questo grandissimo personaggio..ragazzi non me
ne volete, ma ho un po’ di angoscia… e poi non riesco a capire il concetto,
il testo….ma a chi si riferisce…a un amore presente, passato, perduto…o che
la veglia dal Paradiso…e poi la voce…
22,02: si collegano con l’Onu…nel dubbio vado a prendere una boccata d’aria
sanremese
22,07: bravo Paolo Bonolis, sempre preparato in ogni suo intervento, sia che
parli con una modella che con un diplomatico…non so bene quanto ci azzecchi
questa intervista con il presidente dell’assemblea delle nazioni unite, ma
Paolo sa il fatto suo…speriamo però che qualcuno non cambi canale.. mi
sembra più consono a un Matrix, o Porta a Porta, attento Vespa c’è chi può
portarti via il…posto
22,12: vestivamo alla marinara come gli Agnelli, ma in questo caso sulla
tolda? Ma Marco cosa hai nell’armadio? Comunque arrangiamento ottimo, testo
perdente in un momento così difficile avresti potuto, caro Marco,
angosciarci di meno. Le canzoni sul sociale assumono un effetto più
rassicurante quando gli interpreti sono i Guccini, Bob Dylan , il compianto
De Andrè che le avrebbero confezionate diversamente. Non è bello, caro
Marco, dare un’immagina così qualunquista. Per fortuna i tuoi dischi si
fermano a Ventimiglia. Mi dispiace dirti queste cose , ti conosco da anni e
so quanto pensi quando scrivi le tue canzoni, ma questa volta non sono
assolutamente d’accordo con te
22,20: mamma mia Paul che meraviglia, è l’uomo di Cameron Diaz! Beata lei!
Però speriamo che come dice Povia si possa anche cambiare idea
22,22: ragazze andate a Malibù e di questi Paul ce n’è in abbondanza…che bel
posto!
22,24: ma Renga chi si crede di essere ..Bocelli? Una canzone che non serve
a niente. Forse se affidata a un tenore avrebbe avuto un cammino diverso. Ma
Ambra cosa ne pensa, mi piacerebbe sapere il suo parere. Chiamani, tanto il
mio numero lo sai. E poi non vi sembra «nessun dorma»? Scusami Francesco, ma
che fine ha fatto Renga?
22,31: scusatemi, sto un po’ in silenzio, c’è Benigni a me piace, io lo amo
, qualsia cosa faccia…ci sentiamo più tardi
22,54: rieccomi a voi, credevo che Benigni avesse messo da parte il suo
bersaglio preferito…Berlusconi. Ogni volta che appare in televisione, a
parte Dante, non ha altro di cui parlare? Benigni è grande, lo amo, ma lo
sto trovando ripetitivo
22,56: oh adesso mi piace, sta volando alto, sta spiegando con parole adatte
a tutti problemi che tanti non vogliono sentire e tantomeno capire.
Accidenti parla d’amore, finalmente. E parla, che bello, di Oscar Wilde.
Dopo Dante Wilde, Benigni sei grande! Basta con battute sulla politica che
non è più vicina alla gente. Parla d’amore, in tutti i suoi aspetti. Povia,
non ti ho ancora ascoltato, ma impara!
23,02: W Oscar e W Benigni, commovente.
23,05: caro Grillini, una poesia vale più di qualsiasi contestazione
23,10: ad Alessia Piovan hanno dato 5000 euro, minimo sindacale. Giusto
23,13: se avesse cantato solo Youssou N’Dour il brano avrebbe avuto più
effetto. Pupo è meglio che ritorni al gelato al cioccolato. Belli ai Ladri
di Biciclette. Ma caro Mogol ma che testi stai scrivendo? Dov’è l’amopre,
l’emozione , le sorprese che riuscivi a trasmetterci?
23,16: fra Paolo e Luca molto meglio le gag che fanno per il caffè. Qui non
c’è proprio cafferina, io non rido, nè sorrido e voi?
23,20: ehi ehi io adesso farei zapping
23,21: …sono tornato avanti Gemelli
23,22: ma ho fatto male, non ci bastano i tg a bombardarci di m… scontato
l’effetto stile Cher in I believe. Orecchiabile il «ce l’hai un attimo per
me», ma mi sembra veramente poco. Eminem è un’altra cosa. Gemelli siete
proprio diversi. Terribili quelle mutande rosse
23,26: ragazzi scrivetemi, vi siete addormentati, scrivetemi o vado via…e ne
avrei una voglia, ma che voglia
23,30. Al Bano, canzone di un Sanremo di una volta, troppo tradizionale e
con un testo non adatto a lui. Lo trovo un testo piùadatto a una donna, che
ti succede?
23,32: Al Bano, ma che succede hai cambiato idea dopo quelle dichiarazioni
per me imbarazzanti sugli omosessuali? Spero che tu abbia ascoltato
Benigni-Wilde e che ti abbia illuminato la mente
23,35: grazie ragazzi, vi amo, mi scrivete che mi state seguendo. Coraggio,
teniamoci svegli insieme. Io non bevo caffè e voi, forza fra non molto
finirà, ma temo che faremo notte…
23,42: Paul, ma cos’ha Cameron più di me?
23,45: i dopo cosa?
23,47: cari After, ma con quanta ansia vi hio aspettato! E poi. Pensavo
sareste stati la novità, ma voi li avete mai visti, o meglio rivisti i
Rokes? E il cantante ha una voce che non resta e una canzone che non è una
canzone. Cosa ne pensate, se siente in contatto, amici miei delle radio?
23,50: la povera Piovan cambia vestito ma resta la stessa fantasma presenza
23,52: vai Iva, mia amica , anche l’occhio vuole la sua parte. Ti ascolto
con curiosità e aspettativa
23,54: cara Iva, bel taglio di capelli, l’occhio di Polifemo mi fa
impazzire, ma dopo tanti Sanremo e tre vittorie quel palco ti emoziona
ancora, eh la voce….
23,55 cara Antonella, sono perfettamente d’accordo con te Iva è stata presa
dall’emozione, questo brano 20 anni fa sarebbe stato più che splendido
23,58: duo elegante, lei bella voce, brano nelle intenzioni raffinato, ma in
realtà commerciale. Forse più adatto al gruppo Dirotta su Cuba.
Arrangiamento da alleggerire. Comunque, benino nonostante un testo
banalissimo
24,05: caro Fabio, purtroppo le brave cantanti, come Paola Turci, sono poco
sponsorizzate, penso che ritornerà presto perchè amore mio la ruota gira e
per Paola e per tante e tanti altri deve girare a favore.
24,06 Povia arriva senza applausi: che bello! Povia che figura! Ad
ascoltarlo mi viene il vomito. Dopo la lettera di Oscar Wilde letta da
Benigni avrebbe dovuto lasciare il Festival!
24,08: Povia con un motivo abbastanza orecchiabile avresti potuto metterci
un altro testo e non giocare sulla sensibilità di una realtà che hai
dimostrato di non conoscere e di non capire. Finalmente ci siamo tolti un
peso dalllo stomaco che ha disturbato tanti, non me che della tua tua
canzone intuivo la stupidità e l’inutilità.
24,16: Bravo Bonolis a chiedere rispetto per chiunque
24,18: chiudo gli occhi e sento Gigi D’Alessio, però sento anche Napoli e
questa città a Sanremo deve starci ogni anno
24,20: però cari amici spero siate d’accordo che Sal dal cognome così
importante strafà un po’, un po’ troppo
24,22: cari amici, ma lo sapete che due anni fà questo brano fu provinato
dalla Bertè che lo rifiutò dicendo che non funzionava. Il testo di Mogol non
mi sembra proprio che lo abbia arricchito, si perde nel tempo. Ma caro
Rapetti laggiù sperduto nelle campagne umbro-laziali non è che ti sei un po
perso. Brano sanremese, orecchiabile, passabile in, qualche radio.
24,39: io, non so voi, me ne vado a dormire. Anche perchè domani mattina
alle 8 sono su RadioMontecarlo con il direttore di Sorrisi, Alfonso
Signorini, a commentare, pensate un po’, il Festival. Adesso cantano le
Proposte2009 e me le ascolto in camera da letto. Non le voglio giudicare,
non sarebbe giusto adesso. Auguro a loro di andare avanti e per tanti anni e
giudicarle un domani. Vorrebbe dire che loro ce l’hanno fatta e che io, alla
faccia di chi mi vuole male, sarei ancora qui a parlare di ciò che amo di
più: la musica! Buona notte!
Cari Maggiesfarmers,
al di là delle polemiche sul sistema utilizzato
nella battaglia delle cover bands (che a me lascia comunque molto
perplesso) vi invito a sostenere le nostre italiche band e votare
numerosi fino alla fine... Il vostro aiuto è fondamentale, ricordatelo!
Votate, votate, votate... Ed invitate a votare chi non è a conoscenza
dell'iniziativa!
Michele "Napoleon in rags"
Non ha ancora un titolo, ma dovrebbe uscire ad aprile verso
la fine del tour europeo, il seguito della "trilogia" inaugurata nel 1997
con Time Out Of Mind (Love and Theft e Modern Times sono usciti
rispettivamente nel 2001 e 2006). Lo rivela il sito bobdylanisis.com. Bob
Dylan, che sarà in Italia nello stesso mese della presunta pubblicazione con
tre concerti a Milano (il 15), Roma (il 17) e Firenze (il 18), avrebbe
scritto dieci canzoni impressionato favorevolmente dalla composizione della
suondtrack di My Own Love, road movie con Renée Zellweger e Forest Whitaker.
I musicisti che compaiono sul disco non sono gli stessi con cui
Mr.Zimmermann suona abitualmente in tour.
Get Back - PAUL McCARTNEY, TINA TURNER , ERIC CLAPTON
a
Mercoledi 18 febbraio 2009
Le semi-finali della Battle of the Dylan Cover Bands
E’ cominciata la semi-finale della Battle
, con due nostri gruppi fra i semifinalisti , i Blackstones e la Maggie’s
Farm Southern Band. Più che mai questi artisti hanno bisogno dei voti di
Maggie’s Farm per andare alla finale. La Fattoria è visitata giornalmente da
circa 300 appassionati dylaniani e dylaniati , perciò , se ognuno di voi
dedica dieci minuti del suo tempo per registrarsi e votare a
www.dylanradio.com
, possiamo seppellire "CORRETTAMENTE" , e sottolineo
correttamente , gli avversari sotto una valanga di voti , si tratta solo di
avere qualche minuto di buona volontà , cosa magari fastidiosa ma non
impossibile. Vi ricordo che potete votare per tutte due le bands in quanto
sono in gruppi diversi , Blackstones gruppo 3 , Maggie's Farm Southern Band
gruppo 2 .
Sarebbe bello poter dire che la prima Dylan tribute band del mondo è
italiana invece che spagnola o tedesca , ma questo dipende dalla vostra
volontà e pazienza , personalmente vi esorto a votare , di più non posso
fare per le nostre bands . Spero vivamente che accogliate con viso buono
questo appello, così la nostra Fattoria potrà fregiarsi di un’altro punto
d’orgoglio , quello di aver contribuito in maniera determinante alla
vittoria di una nostra band . A volte i sogni si realizzano , ed il sogno
può diventar vero con il vostro aiuto indispensabile. Votate , votate ,
votate !!!!!
Ciao Mr. Tambourine,
non so se sono ancora in tempo per partecipare al quiz, ma il CONELRAD
..............etc etc.
Marina
Si Marina , fino a lunedi venturo il
quiz vale per tutti , vedi che non pubblico le risposte , dico solo chi ha
indovinato , nella talking di lunedi prossimo troverete le vostre risposte e
la classifica aggiornata , ciao e complimenti :o)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Il
Conelrad................................etc etc. Benedetto,ciao.
E' iniziata la semi-finale della battaglia , votate a più
non posso per le bands italiane
The Blackstones e Maggie's Farm Southern Band.
VOTATE !! VOTATE !! VOTATE !!
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Semi-Finals Group 1
Ghosts of Electricity - Tonight I’ll Be Staying Here With You
Oksana Mysina and Oxy Rocks - Things Have Changed
PetTommy - Just Like A Woman
Semi-Finals Group 2
Jacques Mees - Simple Twist of Fate
Maggie’s Farm Southern Band - Slow Train
Zimming Point - Tight Connection To My Heart
Semi-Finals Group 3
Ben Schuurmans - Not Dark Yet
The Blackstones - Workingman’s Blues #2
The Highlights - Seeing the Real You at Last
Il "tradimento" di Dylan - Festival di Newport - 25/7/65
25 Luglio 1965. Al Festival di Newport Dylan si presenta sul
palco per la prima volta accompagnato da un gruppo (la Paul Butterfield
Band) ed esegue i pezzi elettrici della sua ultima produzione. Il pubblico
lo fischia e Dylan esce (secondo alcuni in lacrime) dal palco al culmine
della contestazione per rientrare in scena dopo vari minuti convinto dagli
organizzatori ad eseguire qualche canzone da solo con la chitarra acustica e
l'armonica. E' la definitiva rottura con il pubblico dei puristi del folk.
Joe Boyd: "A Newport, Dylan era atteso con trepidazione perfino eccessiva -
la gente continuava a chiedere: "Non è arrivato, ancora? Quando arriva?" - e
invece del personaggio in blue jeans e camicia da lavoro che era arrivato
nel 1964 per interpretare il ruolo del Pifferaio Magico, eccotelo arrivare
in compagnia di Bob Neuwirth e Al Kooper... in camicia a pallini con le
maniche a sbuffo e occhiali da sole... Un'immagine molto, molto diversa.
Avevano preso alloggio in un lussuoso hotel appena fuori città, e si
comportavano come un clan, tenendo alla larga gli altri".
"La folla che circondava il Seminario dei Cantautori era talmente grande che
stava inondando anche gli altri seminari. La gente si lamentava, e chiedeva
a gran voce che venisse alzato il volume a Dylan a discapito degli altri
seminari: una cosa che andava contro a quello che si supponeva fosse lo
spirito del festival... Grossman divenne il bersaglio dell'ostilità degli
organizzatori, ai quali, peraltro, non era mai stato molto simpatico: era
sempre stato ritenuto, per così dire, uno dei mercanti che profanavano il
tempio, e non un sacerdote. Grossman, da parte sua, si comportava in maniera
arrogante, soprattutto ora che Dylan era
tanto famoso; cioè, era molto calmo, ma il suo modo di essere calmo faceva
girare le palle a più di una persona".
"Peter Yarrow aveva esercitato un sacco di pressioni perchè la Butterfield
Blues Band venisse inserita nel programma, un'idea alla quale Lomax si era
tenacemente opposto sin dall'inizio. Sembrava avercela con Butterfield,
anzi, contro qualunque bianco
osasse suonare blues... In ogni caso, Lomax venne costretto a inserire la
band in cartellone, e quando salì sul palco per presentarli, rivolse al
pubblico un discorsetto nel quale trattò la band con molta sufficienza..
Quando la band attaccò la propria esibizione, Lomax scese dal palcoe venne
affrontato da Grossman, il quale glie ne disse quattro a proposito della
presentazione che Lomax aveva appena fatto al gruppo... Una parola tirò
l'altra, ed ecco che dopo un po' i due, nessuno dei quali era quello che si
può definire un mingherlino, cominciarono a darsele di santa ragione,
rotolandosi addirittura per terra. Dovettero separarli, altrimenti chissà
quanto avrebbero continuato... Lomax indisse immediatamente una riunione d'
emergenza del
comitato organizzatore... che quella sera stessa votò per l'allontanamento
di Grossman dal terreno ove si svolgeva il festival. George Wein, che era un
consigliere senza diritto di voto del comitato organizzatore, si fece avanti
e disse: Guardate, io non ho diritto di voto, perciò la scelta spetta a voi,
ma una cosa vi dico, che se mandate via Grossman, state pronti a vedere
andar via anche Dylan, Peter, Paul & Mary e Buffy Saint-Marie! ...Pertanto,
il comitato organizzatore ritirò il provvedimento di allontanamento emanato
a carico di Grossman, ma la cosa non servì certo a far diminuire la
tensione".
Michael Bloomfield: "C'eravamo tutti, a Newport: io, Kooper, Barry Goldberg,
e questo negro Jerome, che suonava il basso ...era lui quello che incasinava
più di tutti le cose. Eravamo tutti in una stanza, e c'era Odetta a vederci,
e Mary Travers, e quello che suonavamo faceva veramente schifo, finchè non
venne l' ora di salire sul palco e io e Barry dovemmo andare a vomitare nei
cessi pubblici".
Joe Boyd: "Tra la fine del concerto di Domenica pomeriggio e l'inizio del
set della Butterfield Blues Band, previsto per quella sera, c' erano due ore
di tempo... pertanto, facemmo sgombrare la zona e facemmo il nostro
soundcheck. Sapevamo che Dylan voleva suonare qualcosa assieme ad altri
musicisti, ed era ovvio che un soundcheck fosse necessario...
Avevamo preso la precauzione di far fare a quasi tutti gli altri artisti che
si sarebbero esibiti la Domenica sera il proprio soundcheck al mattino...
Non avevamo sentito Dylan, ma avevamo fatto in modo di lasciargli a
disposizione questo intervallo di tempo... Egli aveva intenzione di esibirsi
con la Butterfield Blues Band e Al Kooper all'organo. Sistemammo il palco
come volevano loro, che poi era il modo in cui andava comunque sistemato per
la Butterfield Blues Band. Cominciarono a suonare, e fin dalle prime note fu
chiaro che erano grandi! Tutti ci rendemmo conto che la loro esibizione
avrebbe rappresentato qualcosa di significativo... Dissi loro: Quante
canzoni avete intenzione di suonare ? Loro - Butterfield, Bloomfield e Dylan
- si guardarono l'un l'altro e risposero: Be', ne abbiamo pronte solo tre,
perciò tante ne faremo".
Pete Seeger: "Non fu un vero soundcheck. Armeggiarono un po' con i loro
strumenti, e l'unica cosa che sembravano volere era più volume -
continuavano a ripeterlo!".
Liam Clancy: "Quell'anno, filmai l'intero festival; ero posizionato in cima
a una piattaforma alta tre metri e mezzo circa, e avevo un tele obiettivo,
in modo da poter zoomare sul palco. Quando Dylan salì sul palco, fu subito
chiaro che era fatto: barcollava qua e là per il palco con una camminata
alla Chaplin!".
Joe Boyd: "Dylan non salì sul palco alla fine della serata, ma a metà circa,
il penultimo a esibirsi prima dell'intervallo: erano le 21:15 circa. Io ero
salito sul palco prima di lui, per sistemare gli amplificatori ai giusti
livelli, e insieme a Rotschild avevamo preparato tutto a puntino; quando
attaccarono le prime note di Maggie's Farm... Be', diciamo che per gli
standard di oggi il volume non era quella gran cosa, ma per quei tempi era
quanto di più fragoroso chiunque avesse mai sentito. Il volume. Fu tutta
questione di volume. Non fu soltanto la musica, non fu solo il fatto di
essere salito sul palco accompagnato da una band elettrica... Era stato
fatto di tutto perche fosse Rotschild a mixare l'esibizione, e non qualche
sconosciuto tecnico del suono che aggeggiasse con i controlli fino a fare
raggiungere al sound il bilanciamento necessario, ammesso che ci
riuscisse... Insomma, con Rotschild non c'era il pericolo che venisse fuori
un brutto mixaggio, e infatti non fu così: si trattò di un concerto di rock
'n' roll dal sound poderoso, con le palle, e mixato da mani esperte. Non
appena ebbi messo a posto le cose sul palco, corsi verso il settore
riservato alla stampa, cioè di fronte al palco, poi di fianco al palco,
sempre pensando Grandioso! Mentre mi stavo godendo il concerto, qualcuno mi
prese per un braccio, e mi disse: Sarà meglio che tu vada nel backstage, c'
è qualcuno che ti
vuole parlare. Così feci, e mi trovai davanti Seeger, Lomax e, penso,
Theodore Bikel, o qualcun altro, che mi dissero: Il volume è troppo alto!
Dovete abbassarlo! È una cosa insopportabile! Erano incazzati, ma incazzati
neri. Io risposi: Non sono io il responsabile del sound, il mixer è là in
mezzo al pubblico. Così, Lomax chiese: Come faccio ad arrivare fin là?
Dimmelo, ci vado io. Risposi: Be', Alan, puoi andare fino infondo - sono
solo ottocento metri - poi spostarti verso il centro, mostrare il tuo
distintivo all'ingresso e passare per il corridoio centrale, fino al mixer.
Lui replicò: Come, non c' è un modo più veloce? Risposi: Bè puoi sempre
scavalcare la staccionata, dando contemporaneamente un'occhiata al suo
panzone! Lui disse: Ascolta, vacci tu: puoi farcela meglio di me. Vai là e
gli dici che il comitato organizzatore gli ordina di abbassare il volume.
Accettai, e scavalcai la staccionata in un punto in cui tutti, salendo sopra
una scatola, avrebbero potuto passarvi sopra. Quando arrivai là, penso che
fossimo ormai giunti all'inizio del secondo brano, e c'erano Grossman,
Neuwirth, Yarrow e Rotschild tutti seduti attorno al banco del mixer, con un
sorriso che andava da un orecchio all'altro, visibilmente soddisfatti di se
stessi, mentre intanto il pubblico stava dando fuori di testa... C' era
persino gente che litigava, perche c' era chi fischiava e chi invece
applaudiva fino a spellarsi le mani... Io riferii il messaggio di Lomax, e
Peter Yarrow disse: Di' ad Alan Lomax di andare a fare in culo,
accompagnando la frase con un gesto inequivocabile. Io risposi: Dài, Peter,
non mettermi nei casini! Allora egli disse: Bè di' ad Alan Lomax che il
comitato organizzatore del festival è più che adeguatamente rappresentato
qua al banco del mixer, che abbiamo tutto perfettamente sotto controllo e
che riteniamo che i livelli sonori siano perfetti. Così, tornai indietro,
scavalcai di nuovo la staccionata e, giunto a destinazione, tutto quello che
riuscii a vedere di Pete Seeger fu la sua schiena che scompariva in distanza
lungo la strada che oltrepassava il parcheggio... Venni nuovamente
affrontato da Lomax e Bikel, schiumanti di rabbia, ai quali riferii il
messaggio di Yarrow; loro si limitarono a imprecare e a digrignare i denti,
anche perchè, ormai, l'esibizione era quasi terminata".
Al Kooper: "Accadde che, in Maggie's Farm, sbagliammo a entrare, e così il
battere cadde, anzichè sulla seconda e sulla quarta battuta, sulla prima e
sulla terza. Sono cose che accadono, si sa, ma quando accadono di solito
succede un disastro, e così fu... Io mi persi del tutto".
Al Kooper: "Non c'era dubbio, il pubblico stava fischiando, ma solo perchè
l'esibizione era stata troppo breve, solo tre canzoni... La gente aveva
pagato un sacco di soldi, e penso che a nessuno fregasse alcunche degli
altri artisti che erano in programma. Erano venuti per vedere Dylan, ed egli
aveva suonato solo tre canzoni, quando uno come Son House aveva suonato per
quarantacinque minuti... Like a Rolling Stone era al primo posto in
classifica, allora, o giù di lì, per cui non so cosa la gente si aspettasse
di sentire -Who Killed Davey Moore, forse? Al festival, però c'era stata una
gran polemica riguardo al fatto che fosse stato concesso a qualcuno di
esibirsi con degli strumenti elettrici, e penso che chi non approvava questa
cosa
si fosse mischiato a quelli che protestavano per l'eccessiva brevità del
set".
Bob Dylan: " Avevo fatto una cosa folle. Non sapevo cosa sarebbe accaduto,
ma per certo so che ci fischiarono. Si potevano sentire fischi ovunque"
[1965].
Joe Boyd: "Dopo l'intervallo, per qualche ragione il programma perse colpi,
e sul palco salì ogni sorta di vecchio, stanco, finito, barboso scoreggione
comunista si potesse immaginare - gente come Ronnie Gilbert, Oscar Brand,
Josh White, che allora era veramente alla frutta, Theodore Bikel - finchè la
serata non venne conclusa da Peter, Paul & Mary. Se ci fu una lezione da
imparare, quella sera, fu che tutta quella gente era finita, e che le cose
avevano preso veramente un nuovo corso...".
di Michele Murino
Il set di Dylan a Newport '65
1. Maggie's Farm
2. Like a Rolling Stone
3. It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry
4. It's all over now, baby blue
5. Mr. Tambourine Man
Bob Dylan si è fatto crescere curiosi baffetti da Zorro e con quel nuovo
look (ma più che un gentiluomo messicano sembra un mandarino western) guarda
dritto in camera con aria sibillina nelle foto del suo nuovo disco, "Love
And Theft". Una beffa? Una sfida? Probabilmente un gioco. Se "Time Out Of
Mind" quattr'anni fa era stato l'ingresso solenne e rituale di Bob Dylan
nella terza età, con tutti i suoi pesi e i suoi tormenti, quest'album dei
sessant'anni è un passo indietro decisamente più easy, forse un divertito
esorcismo. Un album poco intenso e molto swingante, da far battere le mani e
i piedi più che sussultare il cuore; prodotto come piace a Dylan, con suoni
grezzi e fili sciolti, con la volonterosa ma non stellare band che di questi
tempi lo accompagna in scena più il vecchio amico Augie Meyers. Un disco per
buona parte nostalgico, ma una nostalgia fatta di coriandoli, di incerti
profumi, di bolle del tempo che fu. In brani come "Floater", come
"Moonlight", come "Po' Boy" Dylan risale il tempo e sembra ritornare
fanciullo nella sua casa di Hibbing, vergine di musica, ammaliato dalle note
della radio di casa che qualcuno, papà Abram o mamma Beatrice, ha acceso.
Chi suona? Forse Billy Daniels, il preferito del babbo, forse Frankie Laine
o qualche menestrello con lingua da usignolo; o, trasportata per vie
misteriose dall'altra parte del mondo, qualche sinuoso "jazz sentimentale"
di Django Reinhardt con Stephane Grappelli.
Non è certo con pezzi del genere che Dylan può guadagnarsi il favore dei
fans, e infatti "Love & Theft" è tutto fuorchè un disco accattivante. Ma è
storia vecchia: il signor D. tira per la sua strada e gli appassionati,
anche a collo storto, anche senza capire sino in fondo, finiscono per
seguirlo. La strada questa volta è tortuosa, anche imbarazzante (un brano
come "By And By" finisce di diritto fra le canzoni più brutte del Dylan di
sempre). Si perde in meandri di anni '40, indugia con il western swing, nel
limbo prima della nascita del rock & roll, per arrivare infine al blues e a
un paio di ballate forti, struggenti, di quelle che anche quando non è Dylan
il protagonista si dicono "dylaniane".
"Tweedle Dee And Tweedle Dum" è un bell'attacco che dà subito l'idea. Sembra
una "Tombstone Blues" sfibrata, il titolo è quello di una vecchia
filastrocca e, guarda un po', di una canzone di Winfield Scott che il
giovane Presley conosceva bene e suonava agli inizi di carriera.
"Mississippi", subito dopo, è l'altra faccia della medaglia. Un Dylan più
assorto, che gracchia con amorevole voce da corvo una specie di seguito di
"Not Dark Yet". E' una canzone che Sheryl Crow aveva eseguito anni fa in
"Globe Sessions"; l'autore qui se la riprende, con qualche modifica al
testo. Nessun dubbio che "Mississippi" sarà uno dei brani preferiti dai
fans: assieme a "Highwater", con quel suo banjo risonante da monti
Appalachi, assieme al blues tagliente e inquieto di "Cry A While", dove
Bobby sfodera una pregevole voce da coccodrillo, e a "Sugar Baby",
l'emozionante finale. Capita ogni tanto a Dylan di chiudere i dischi con
brani arcani, solenni, come se non fosse soltanto un album a finire ma tutto
un lungo viaggio, e alla fine ci si trovasse, con il cuore in gola, alla
soglia di qualcosa di nuovo e misterioso. Con i suoi brividi e la sognante
fisarmonica di Augie Meyers, "Sugar Baby" è una porta del genere: cosa ci
sarà mai oltre?
"Love And Theft" è un album che farà discutere: se non altro perchè viene
dopo "Time Out Of Mind", un disco che aveva abbagliato i fans con la sua
"classicità". Quest'album è diverso: meno "dylaniano", se vogliamo giocar
con le parole, molto più Bob Dylan o, forse meglio, più Robert Zimmerman.
C'è il suo amore per certa old time music, c'è il suo tornare come un
vecchio elefante sulle piste della giovinezza che lo rende un documento
prezioso. A ben pensarci, è un'opera che si collega stretta a "World Gone
Wrong", a "Good As I Been To You", le antologie di cover del '92-94 - una
fondamentale "trilogia del tempo perduto". Se vogliamo fare il gioco del
"disco intruso", be', sara paradossale ma è proprio "Time Out Of Mind"
l'album che bisognerà scartare per illustrare il Dylan degli anni maturi.
My sweet Benedict , era facile confondersi
con la copertina di quell'album , infatti ti sei confuso , riprova , :o)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
CI RIPROVO . LA RISPOSTA DI QUESTA
SETTIMANA E'
" BRINGING IT HALL BACK HOME".
QUELLA PRECEDENTE E' " OH MERCY"
(FATE ATTENZIONE BASTA CLICCARE SULL'IMMAGINE CON IL MOUSE E MAGICAMENTE SI
TROVA LA RISPOSTA)
O MI SBAGLIO?
CIAO TUTTI E SCUSATE.
ANGELO
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ciao Mr. Tambourine,
stamani come sempre ho aperto MF e leggendo la risposta (negativa) data
all'amico Angelo, a proposito del quiz di questa settimana, mi sono
ricordata che volevo tentare di indovinare anch'io a quale copertina
appartiene il frammento pubblicato mercoledì 11 febbraio.
All'ora di pranzo ho cominciato a riflettere.
A differenza di quello precedente, di lunedì 9, per il quale ti ho pure
inviato una mail che spero tu abbia ricevuto, l'ultimo quiz mi è sembrato
più difficile da risolvere per via delle dimensioni più ridotte del
frammento.
Comunque, considerato il colore, ho pensato che potesse appartenere a Desire
o a Blonde On Blonde. Così mi sono scaricata le tre copertine per guardarle
meglio, anche ingrandite. Ad un certo punto ho pensato che forse potevo
scaricare anche il frammento che avevi pubblicato, così da poterlo
ingrandire ancora e cercare di leggere meglio qualche dettaglio che mi
aiutasse a capire. Cliccando col tasto destro del mouse sull'immagine ho
avviato la procedura di salvataggio e ... ... ... sono rimasta di stucco,
perché nella riga "nome file" compariva il nome "bringingitallbackhome2"
(provare per credere).
Cavolo, mi sono detta, così non vale. Comunque, per avere conferma ho
guardato meglio la copertina del disco e mi sembra che il dettaglio riguardi
la parte in basso a sinistra, quella specie di greca sottostante la foto sul
tavolo.
Fatta la scoperta mi sono chiesta se, oltre a non partecipare al gioco,
dovevo segnalare la cosa. Poi ho pensato a quello che ho letto in questo
giorni a proposito delle gara fra band e delle possibili slealtà che si
stanno compiendo e tacere mi avrebbe fatto avere, anche in futuro, dubbi
sull'esito del gioco, perché probabilmente tu non avresti mai potuto
renderti conto che era possibile risalire così semplicemente al nome del
disco.
Ed eccomi qui a raccontare tutto.
Naturalmente non so se altri si sono accorti della singolare situazione
perché a me è successo per caso. Per la verità mi sono anche chiesta se era
lecito guardare le copertine dei dischi anziché fare affidamento sulla sola
memoria. Però a mia discolpa posso dire che una idea me l'ero già fatta,
come ho detto, circoscrivendo le possibilità solo ad alcune copertine, ma
non ho una affinata memoria fotografica ed istintivamente ho pensato di
riguardare le immagini per avere conferma di quello che pensavo e tentare di
individuare il disco giusto.
Però, ci tengo a dire che la mia opinione sull'altro frammento (che ancora
non so se è giusta) era genuina, perché non avevo ancora scoperto l'arcano.
Lascio a te, Mr. Tambourine, la scelta se pubblicare, o meno, questa mail, o
più semplicemente inserire le prossime foto senza riferimenti ed eliminare
l'elemento di turbativa, ma per coerenza e lealtà dovevo segnalarti
l'accaduto: anche se si tratta di un gioco in cui nulla è in palio la
correttezza non deve mai venire meno.
Un bacio
Marina
Chiedo venia a tutti , ma è stata una cosa
assolutamente involontaria , non ho pensato che scaricando la foto senza
cambiare il nome del file sarebbe bastato cliccare sull'immagine per sapere
la risposta . L'esperienza insegna sempre ! D'ora in poi farò particolare
attenzione a queste cose. Direi , per regolarità , di annullare questo round
, credo che siate tutti d'accordo , lunedì ci sarà il prossimo quiz , e sarà
dura...........:o))))))))))
Domani sarò l’ultimo giorno di votazioni
del primo round della Battle of The Dylan Cover Bands , che avrebbe dovuto
essere presa da tutti come un bel gioco . Ma tre grupppi di persone l’hanno
presa un pò troppo sul serio facendone una sfida personale all’altimo sangue
, sto parlando degli spagnoli Highlights , dei belgi The New fools e di Ben
Schuurmans . Bene , tutto questo ci può stare essendo appunto un gioco dove
non si vince niente ma a mio parere certe regole di corretteza andavano
rispettate. Così non è stato per tutti , pazienza , la settimana ventura ,
quando inizierà la semi-finale , vedremo la piega che prenderà il nuovo
round, se ritroverà un poco di credibilità o se continuerà questa strana
pioggia di conigli. Poi alla fine i componenti dei gruppi decideranno se
partecipare alla edizione dell’anno venturo , certo andranno modificate
tante cose nel sistema di votazione , ma mi sembra una questione molto
difficile da risolvere senza l’intervento di un esperto di software che
crei un programma escludendo la possibilità di auto-votarsi . La speranza è sempre
l’ultima a morire , specialmente per gente che fa queste cose solamente per
passione e che desidererebbe poter avere una giusta e corretta valutazione ,
poi vincere od arrivare ultimi non ha nessuna importanza, che conta è
l’essersi fatti ascoltare da un pubblico competente , diverso dal solito e
sparso in tutti gli angoli del mondo .
Insurgentes : Steven Wilson
clicca qui
____________________________________________________________________________________________________________________
Mick Jagger & Tina Turner : It's Only Rock'n' Roll
a
Venerdi 13 febbraio 2009
The Battle of the Dylan Rabbit Bands
Continua imperterrita la pioggia di
conigli nel gruppo 108 sotto gli occhi imperterriti dell' Organisation di
dylanradio......... ..........più di 80 anche oggi , chissà quando finirà
questo temporale..........un vero peccato , perchè fa perdere interesse alla
battaglia........dice un vecchio proverbio : barare è umano , perseverare è
diabolico , vedi gli aggiornamenti !!
Speciali alla radio e Alba gli dedica un festival. John
Hammond: «Impressionò mio padre già al primo incontro»
Oggi il mondo festeggia il menestrello del rock che ha inciso il brano
«Return to me» con un ritornello nella nostra lingua Bob Dylan compie 60
anni e canta in italiano Auguri dalle star. Springsteen: hai rivoluzionato
la musica. McCartney: sei nell' Olimpo dei poeti .
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK - Per festeggiare i
suoi 60 anni, Bob Dylan scopre la lingua italiana, intonando con la sua
inconfondibile voce nasale e un accento molto yankee «ritorna da me, cara
mia, ti amo, solo tu, solo tu, solo tu». Il brano è «Return to me» - reso
famoso da Dean Martin e adesso ripreso da Dylan con accompagnamento di
chitarra - e fa parte della colonna sonora della serie tv mafiosa «I
Soprano». Il «menestrello» oggi non ha in programma alcuna apparizione o
discorso pubblico per festeggiare i suoi 60 anni. Dozzine di star colgono
però l' occasione per dirgli «buon compleanno Bob», e «grazie infinite per
la tua straordinaria influenza sulla musica del ventesimo secolo». «Ti siamo
tutti debitori - spiega Bruce Springsteen - perché hai cambiato la faccia
della musica pop, rivoluzionando non solo gli standard per giudicare la voce
di un cantante ma anche le tematiche che può scegliere». «A scuola prendevo
sempre ottimi voti nei temi - dice Stephen Stills, leggendario componente
dei Crosby Stills, Nash & Young -, ma tu mi hai dato il coraggio di scrivere
il mio primo testo canoro». E Billy Joel: «Prima di Dylan c' era la musica
di Broadway, quella da studio dentistico e i ritornelli tv, poi la Columbia
Records ha avuto la genialità di scritturare uno diverso da tutti gli altri,
che sembrava arrivato da un' altra era». Prima di scoprire Dylan, Sheryl
Crow non avrebbe mai sognato una carriera da cantautrice: «La tua musica mi
ha aperto l' anima dandomi il coraggio di scavare dentro di me. Grazie per
questo straordinario viaggio spirituale». Auguri e ringraziamenti anche d'
Oltreoceano. Paul McCartney, che ascoltò l' album-debutto «Bob Dylan» a casa
dei genitori a Liverpool, nel ' 62, dice: «La tua "svolta elettrica" ha
aiutato i Beatles a liberarsi artisticamente. Penso che tu appartenga per
sempre all' olimpo dei grandissimi poeti americani, assieme a Chuck Berry».
Un poeta che al primo incontro con Bono degli U2 parlò per ore e con
formidabile competenza della grande tradizione dei menestrelli irlandesi.
«"Sei seduto su una miniera d' oro", mi disse», rievoca Bono, che ringrazia
Dylan per avergli ricordato «l' importanza e la dignità del passato».
Persino il pioniere del punk-rock inglese David Boowie s' inchina al
«maestro»: «Hai insegnato alla mia generazione che non c' è niente di strano
a scrivere canzoni sui tuoi incubi peggiori». Il coro di auguri vede uniti
gli artisti più diversi, da Bonnie Raitt a Chuck D dei Public Enemy e da
Madonna a John Mennencamp, Jim Lindberg dei Pennywise e Paul Simon. Quest'
ultimo oggi confessa a Dylan: «Ho vissuto tutta la vita cercando di
realizzare l' opposto di quello che avevi già coperto tu, ma non è stato
facile andare dall' altra parte, evitando di finire sempre nella tua ombra».
Alessandra Farkas Speciali alla radio e Alba gli dedica un festival
Celebrazioni e omaggi per Bob Dylan anche in Italia. Alba festeggia i 60
anni del cantautore con un festival: 4 giorni da oggi a domenica: oggi la
presentazione di «I sogni di Bob Dylan» di Alessandro Carrera, domani una
mostra fotografica con le immagini «rubate» dai fan nei concerti e sabato i
video. Tutte le sere musica con artisti come Mimmo Locasciulli e Bucky
Baxter che suonò in oltre 700 show con Dylan (oggi), Carmel (venerdì), Steve
Forbert (sabato), Massimo Bubola e Michelle Shocked (domenica) e cover band
che arrivano da ogni parte d' Italia per riproporre i successi di Dylan.
Anche le radio partecipano all' omaggio: su Radiotre «Fahrenheit» (ore 14)
farà festa con De Gregori, Bubola, i Nomadi e Guccini, mentre Radio 105
Classics trasmetterà uno speciale (ore 22). E anche Mtv ha nel palinsesto i
sessant' anni di Bob: ci penserà Fabio Volo nel suo «Ca' Volo» (20). IL
FIGLIO DEL SUO SCOPRITORE John Hammond: «Impressionò mio padre già al primo
incontro» Bob Dylan compie oggi sessant' anni, e nella memoria del grande
chitarrista e cantante blues John Hammond affiorano molti ricordi, tutti
nitidi e straordinariamente intimi se non altro perché fu John Hammond
senior, suo padre, leggendario talent scout e produttore, a credere per
primo in «mister Tambourine» offrendogli nel settembre ' 61 il suo primo
contratto. Come andò esattamente? «Era l' estate del ' 61 quando si
incontrarono per la prima volta. Mio padre fu subito impressionato da Dylan.
Lo "sentì" e lo definì subito come il "nuovo Woody Guthrie"», racconta
Hammond junior - 60 anni nel novembre 2002 - che sabato sarà a Castel San
Pietro Terme (Bologna) per una performance acustica da solista e il 13
luglio terrà invece a Milano un concerto con la sua band. John Hammond
senior era nato nel 1910 a New York; figlio dell' alta borghesia, laureato a
Yale, andava matto per la black music e fu tra i primi a battersi contro il
razzismo. Grazie al suo fiuto e alla sua passione artisti come Billie
Holiday, Count Basie, Aretha Franklin, Miles Davis e Bruce Springsteen
accorciarono i tempi della gavetta. Morto nel 1987, resta il Maestro per
tutti i talent scout e i produttori discografici. Come ne parlava suo padre?
«Disse che aveva il cappello in testa ed era appena sbarcato a New York. E
proseguiva: "Non aveva ancora suonato al Folk City. Mi piacque quello che
avevo sentito dire di lui tanto da invitarlo allo studio. Non immaginavo che
cantasse così tanto, ma conoscevo quello che scriveva"». Lei quando conobbe
Dylan? «Per la verità, lo incontrai prima di mio padre. Ci divertivamo a
suonare insieme classici blues. Come chitarrista Bob era piuttosto bravo. E
si capiva subito che era un tipo intelligente, uno che senza essere dotato
di una gran voce avrebbe potuto far arrivare al cuore della gente concetti
importanti». Quali sono le più grandi doti di Dylan? «La dinamicità e la
prolificità. Tanto è vero che in 40 anni di carriera ha prodotto tantissimo
e ha fatto anche un sacco di soldi! E' un poeta che tra le parole e la
musica è riuscito a inugurare un nuovo rapporto». I suoi album migliori? «I
primi due, "Bob Dylan" e "Freewheelin". Ma amo in generale tutti i suoi
lavori acustici». Quando, a metà degli anni Sessanta, Dylan decise di
passare dal folk al rock, molti fan si sentirono traditi. Ricorda come reagì
Hammond senior? «Era chiaro a tutti che fu Albert Grossman che era diventato
il manager a spingere Bob in quella dimensione musicale». Che rapporti ha
lei oggi con Dylan? «Ormai è una decina d' anni che non ci incrociamo. L'
ultima volta fu alla serata al Madison Square in suo onore: era l' ottobre
del ' 92. Ciclicamente però qualche conoscente comune mi porta i suoi
saluti, e io li ricambio con tantissimo affetto». Come mai questa lunga
lontananza tra amici di lungo corso? «Semplicemente perché lui è sempre e
comunque impegnatissimo, sempre "on the road". E così anch' io».
Farkas Alessandra, Pozzi Gloria
Recensione di: Night87 , (Sunday, September 23, 2007)
"Knocked Out Loaded" è un esempio significativo del marasma dylaniano degli
anni Ottanta e si gioca la non invidiabile palma di peggiore lavoro da
studio del menestrello di Duluth (se si esclude l'omonimo disco del 1973,
costituito da sole cover). Registrato con poca cura nelle pause dei tour con
Tom Petty & The Heartbreakers e pubblicato nel luglio 1986 il disco presenta
alcune tra le soluzioni più irritanti della carriera dylaniana, come sempre
dopo gli anni sessanta caratterizzata da tanti momenti alti (e altissimi) e
bassi.
I due brani in apertura, la marcetta poco edificante di "You Wanna Ramble"
(cover H.Parker Jr.) e il demenziale coro quasi in stile zecchino d'oro di
"They Killed Him" (cover di K.Kristofferson) sono sicuramente uno dei
peggiori biglietti da visita possibili. Il primo brano originale della
raccolta è "Driftin' Too Far From Shore", una canzone alquanto mediocre
rovinata ancor di più dall'intro sintetizzato delle tastiere suonate dallo
stesso Dylan. Leggermente più accettabile è "Precious Memories", canzone dai
vaghi sapori reggae impreziosita dal mandolino di Larry Meyers. "Maybe
Someday", irrimediabilmente rovinata da sgradevoli armonie vocali e dalla
inopportuna presenza della tromba, ci introduce all'unico brano davvero
degno del songwriting di Bob, ovvero quella "Brownsville Girl" scritta a
quattro mani con l'attore Sam Shepard, un pezzo che poteva essere sviluppato
meglio sul piano prettamente musicale ma scorre via in maniera piacevole
forte di precisi riferimenti cinematografici. "Got My Mind Made Up",
composta assieme a Tom Petty, come unica annotazione interessante presenta
l'utilizzo di uno strumento insolito a queste latitudini come il conga
(suonato da Philip Lyn Jones); il disco si chiude infine con "Under Your
Spell", una ballad senza infamia nè lode (coautrice Carole Bayer Sager).
Dopo questo disco il Dylan di fine Ottanta si dirigerà attraverso altri
progetti abbastanza zoppicanti verso la realizzazione del penultimo
capolavoro della sua carriera, il bellissimo "Oh Mercy".
Peter Tosh & Mick Jagger - Stop walkin' don't look back
a
Giovedi 12 febbraio 2009
Dylan-quiz
Il particolare e' a colori.
Ma non e' specificato se il particolare debba riguardare la facciata "a"
dell'album o cd o lp o anche il suo lato "b" la cosidetta back-cover.
Mi sembra visto il colore un po' anni 60 e un po' sfuocato e sbiadito credo
che sia dall'album "The Freewheelin' ".
Non ho azzeccato eh?
Stefano C.
No Stefano , non hai azzeccato , comunque ci
hai provato , si tratta del lato a ( o front-cover ) di un album , se si
fosse trattato del lato b l'avrei specificato , :o)
Continua la battaglia a colpi di conigli levati dal cappello
nel gruppo 108 , 202 e 200 conigli , nel gruppo 101 c’è Ben Schuurmans
che ne ha trovati 130 , pare che barare sia consentito , visto che i
dirigenti della radio non hanno perso provvedimenti . Se lo considerano un
gioco , uno scherzo o qualcosa del genere dove tutto è valido , gente , che
dire , se tutto è valido.............! Eh !
Inauguriamo questa particolare rubrica
dedicata a tutti voi che seguite con simpatia la Fattoria . Ogni settimana
nelle news posteremo un Dylan-quiz e stileremo una classifica che verrà
riportata tutti i lunedi , assieme alle vostre risposte , nella talking
settimanale, con i nomi , in ordine decrescente di quelli che avranno dato
più risposte esatte , non si vince niente , solo l’onore di potersi fregiare
del titolo di Maggiefarmer perfetto , studieremo un logo che potrete postare
sul vostro Facebook , su Myspace o sul vostro sito personale. In questa classifica saranno elencati i nomi dei
Maggiesfarmers che indovineranno le copertine dei dischi di Bob o
quant'altro ci verrà in mente per sollecitare la vostra memoria , i vostri
ricordi o il vostro spirito di osservazione. Tutte le settimane verrà
sottoposto alla vostra attenzione un piccolo quiz riguardante Dylan e coloro che invieranno la
risposta esatta verranno elencati in questa classifica.
Buon divertimento a tutti coloro che parteciperanno a questo , spero,
divertente passatempo dylaniano.
The Blackstones si associano alle parole di Bruno Jackass
, la gara ha perso la serietà che si sperava ed è diventata un pastrocchio.
Ringraziamo di cuore tutti coloro che simpaticamente ci hanno votato ma per noi la
gara finisce qui , non ha più valore ne importanza. Evitiamo di ritirarci
soltanto ( come ha detto Mr.Tambourine ) per continuare
ad essere ascoltati , e questa per noi è già una grande
soddisfazione.
The Blackstones
Anche la vostra scelta è di tutto
rispetto e personalmente mi trova d'accordo , intanto nel gruppo 108 (
quello degli stupidi che hanno rovinato tutto ) la pioggia di voti
continua senza interruzzione , è uno tsunami inarrestabile !!!
Esce "Working On A Dream" di un Bruce Springsteen in stato di
grazia creativa. Dal fuorilegge che "rapinò la prima bancacol pannolino" al
"Wrestler" che potrebbe valergli un altro Oscar, un album da 10 (hit parade)
e lode.
Negli ultimi dieci anni ha pubblicato 5 album, 2 live e 2 antologie. Come se
non bastasse, dal 1999 ad oggi ha tenuto quasi 600 concerto in giro per il
mondo, con un'altra sessantina in cantiere per questa stagione...
Mai, nemmeno agli inizi, ha tenuto un simile ritmo; e la ragione è lo stato
di grazia creativo.
Nessun mostro sacro del rock può vantare un songbook del suo livello
nell'ultimo decennio; e nessun over 50 ha mai pubblicato un disco come
"Working On A Dream" che unisca in modo così perfetto la qualità alla
commerciabilità.
Solo per la prima canzone dell'album, "Outlaw Pete", ci vorrebbe una
recensione a parte. In otto minuti, sullo sfondo di un tumulto di violini,
Springsteen racconta la storia di un fuorilegge che "rapinò la sua prima
banca che aveva ancora il pannolino" e che appende il fucile per sposare una
navajo ma è braccato da un cacciatore di taglie che gli ricorda come "non si
può pretendere di essere ciò che non si è". La ballata ha un incedere epico,
esplode e poi rallenta di colpo; si sente il rintocco lontano di una
campana, un suono di armonica che ci è subito familiare: è infatti un
omaggio a Morricone e ai Western di Leone- Il pezzo più originale di
Springsteen da almeno vent'anni.
Basterebbe "Outlaw Pete" per decretare il trionfo del disco. Ma, grazie a
Dio, c'è dell'altro. Basta partire dalla fine, ad esempio. "The Wrestler" è
un'altra storia di perdenti che prende alla gola, e il Golden Globe appena
vinto lascia preludere a un possibile trionfo agli Oscar come migliore
canzone tratta da una colonna sonora (il film, omonimo, è quello che segna
la rinascita di mickey Rourke), sedici anni dopo la vittoria di "Streets Of
Philadelphia".
In mezzo altre undici canzoni, la maggior parte dedicate alla moglie Patti
Scialfa: Bruce riprende il filo della cosiddetta "trilogia dell'amore" (gli
album "Tunnel Of Love", "Human Touch" e "Lucky Town", pubblicati tra l'87 e
il '92), affidando alla E Street Band il compito di trasformare questa
privatissima investigazione matrimoniale in una gioiosa macchina
schiacciasassi.
C'è il rock tirato di "My Lucky Day", quello più edulcorato e furbo della
title-track, e ci sono anche un delizioso episodio country ("Tomorrow Never
Knows") che ricorda un Dylan fine Sessanta, e un blues semplicemente
stratosferico ("Good Eye"), con la voce sporcata dal bullet mic e
percussioni che fanno tremare le pareti.
Ma a farla da padrone è il pop, quello dei bei tempi di Lennon Phil Spector
e Brian Wilson. "This Life" sembra scritta da Bacharach, e "Surprise
Surprise" è gioia pura, una melodia perfetta, un ritmo che mette il buon
umore, delle chitarre scintillanti e qualche passaggio strumentale che
ricorda Roy Orbison di "Pretty Woman".
Il disco è stato registrato durante le pause dell'ultimo tour e in un paio
di episodi si può ascoltare l'organo di Danny Federici, scomparso l'anno
scorso dopo quarant'anni al fianco del Boss. A lui è dedicata la splendida
"The Last Carnival", dove il figlio Jason suona la fisarmonica.
Se dovesse (come probabile) arrivare al numero uno della classifica
italiana, "Working On A Dream" segnerebbe un record: Springsteen, infatti,
diventerebbe l'artista straniero con più album arrivati al primo posto nel
nostro Paese (10).
di Leonardo Colombati, Vanity Fair n.4, 28 gennaio 2009,
p.169 17.17 (fonte: lacasadicampagna.spaces.live.com)
Da un precursore come è stato Bob Dylan è facile aspettarsi sempre e
comunque di tutto.Anche che a metà anni '70 pubblichi un lavoro che potrebbe
essere benissimo di dieci anni prima. Sì perché "Blood On The Tracks" odora
di folk cantautorale come poco materiale del menestrello.
E' essenzialmente il disco più acustico mai fatto da Dylan, ma ciononostante
non è un passo indietro nella produzione artistica di Mr. Robert Allen
Zimmerman. E' un album costruito interamente sul tema della delusione
amorosa, e la sua esecuzione (quasi totalmente chitarra e voce) può, ad un
primo ascolto, far pensare ad un lavoro amatoriale. Ed è questo l'esito al
quale vuole pervenire Dylan, per il quale le origini (della musica in
generale non solo della sua) sono sempre state punto di riferimento perenne,
mai rinnegate dalle svolte rock.
Dylan, reduce da lavori male accolti dalla critica a cavallo tra anni '60 e
'70, quando per alcuni era già artisticamente vecchio, ci fa riassaporare in
queste ottime dieci tracce, il suo lato migliore di folk-singer
sentimentale. Il titolo stesso ("Blood On The Tracks") è significativo della
passione che travolse l'autore nella composizione di questo lavoro
indubbiamente molto ispirato.
I successi non mancano a partire dall' iniziale "Tangled Up In Blue",
ritmica composizione folk-blues, che ci racconta il flashback di un incontro
problematico fra un uomo ed una donna. L'uomo, povero (in tutti sensi) e
disperato (personaggio tipico in molti brani anche precedenti di Dylan) e la
donna, solitamente diversa da come appare ad un primo incontro, sono un po'
il filo conduttore dell'intero lavoro.
Nel secondo pezzo, "Simple Twist Of Fate", forse uno dei migliori brani
fingerpicking di Dylan, si cerca di rendere più comprensibili le delusioni
(in particolare amorose) e di prendere la vita come viene, tanto ciò che
succede è solo un banale "attorcigliarsi" del destino.
Dedica alla figura femminile anche nel terzo brano "You're A Big Girl Now"
(il cui inizio mi ricorda ogni volta "Giorno di pioggia" di Francesco De
Gregori, peraltro precedente) nel quale si arriva alla conclusione che le
stranezze della donna sono motivate semplicemente dal fatto che lei non è
altro che una ragazza cresciuta.
Dylan in questo disco è un uomo maturo, che riesce più lucidamente a capire
l'altro sesso e non come nei dischi della gioventù dove sarcasmo e ironia
sull'argomento abbondano. Qui la riflessione è più seria ma mai comunque
banale e scontata, come anche nella quasi-arrabbiata cantata di "Idiot
wind".
Il folk esasperato di "You're Gonna Make Me Lonesome When You Go" che può
sembrare un ritorno alle ironie giovanili, è invece una serena constatazione
di come un uomo rimane dopo l'abbandono da parte della sua amata. La maniera
distaccata del canto di Dylan può far sì che le canzoni non siano sentite
dall'artista, pur essendo invece tutte autobiografiche.
Non può mancare il più classico dei blues della desolazione che qui è "Meet
Me In The Morning". Nel successivo brano, "Lily, Rosemary and the Jack of
The Tearts", che pecca di eccessiva lungaggine, l'atmosfera è western e
l'armonica iniziale è suonata in maniera molto innovativa, quasi distorta.
Il ritmo complessivo è decisamente trascinante ma come già detto, è forse
eccessiva la durata del pezzo.
Le ultime tre canzoni sono forse le migliori di un album che ha decisamente
pochi colpi bassi. La prima del trittico conclusivo,"If You See Her Say
Hello" è probabilmente la più bella canzone d'amore scritta da Dylan
(commovente l'arpeggio iniziale di circa quaranta secondi). Il brano è un
indiretto colloquio con l'amata, tramite una persona terza. Dylan vuole
negare il suo stato d'animo da uomo deluso di fronte alla donna che l'ha
lasciato, pur provando una disperata nostalgia per lei. Bellissima la
versione italiana di Franceso De Gregori (vero e proprio discepolo di Dylan)
che si intitola "Non dirle che non è così" (che poi oltre ad essere un verso
tradotto della canzone originale, è anche il significato della stessa).
Altro cult è la celeberrima "Shelter From The Storm", bellissimo racconto
dell'incontro con l'amata che gli offre apparentemente la serenità e la
felicità. Si chiude con "Buckets Of Rain" in cui la metafora della pioggia
dovrebbe rappresentare le lacrime versate per colpa dell'amore. La pioggia
come le lacrime lavano il vecchio e lasciano posto al nuovo: bisogna quindi
lasciare il passato alle spalle. La conclusione è perfetta con questo brano
che testimonia la logica fine di un amore che non può mai comunque
prescindere l'incerdere della vita.
Dylan, se mai con questo album abbia voluto azzerarsi, ci è riuscitio come
meglio non poteva. Essere capace di tornare alle origini, pur con la
consapevolezza di avere dieci anni di più, è il pregio che ha l'autore nello
stendere questo lavoro. Testimonianza viva di come Dylan sappia ogni volta
partire da zero, nella discografia del menestrello questo disco è seriamente
candidato al posto di capolavoro assoluto.
(fonte: kalporz.com)
a
Martedi 10 febbraio 2009
Radiodylan.com - Subterranean Homesick News:
Week 2 of Round 1
Posted on Monday, February 9, 2009
And we enter week two of round one in the Battle of the Dylan Cover Bands.
Yes, there are some ovbious leaders vieing for those semi-final spots, but
it’s still anybody’s game. Send messages to your Facebook & MySpace friends
and invite them to come be a part of the action, and perhaps you’ll get that
edge you need! Just makes sure you vote in ALL the groups, not just one.
You will notice the new shoutbox over on the right there. You can thank the
bloody spammers for that one. Ah well, it was bound to happen eventually,
and it’s the same as the old one… you just need to be logged in to use it.
And one last little rant about the Battle. There’s been two or three
individuals who have been taking it way too seriously. My message to you:
LISTEN TO MORE DYLAN because you’re obviously not “getting it.” For a
contest that has no cash prizes or vacation givaways, there has been just
way too much drama from some people. Get over yourselves. Don’t kill &
destroy, li’l brudder, just chill & enjoy!
Battle of the Dylan Cover Bands : la lettera di Bruno
Jackass
Caro Mr. Tambourine,
riguardo alla battaglia delle Bands (anche noi siamo in competizione) Pete
"Walrus" ha scritto da qualche parte
che i solisti possono essere considerati band formate da un solo elemento
:-)
Io non vedo comunque nulla di male nella partecipazione di singoli
musicisti.
Nemmeno io , l'ho anche detto nell'ultima talking ,
però il nome non è appropriato , bastava chiamarla "Battle of the Dylan
Covers" e tutto era risolto.
Seri dubbi invece si pongono riguardo al meccanismo di
votazione... essendo la prima edizione si può considerare
una sperimentazione.... ma se l'anno prossimo non cambierà qualcosa
difficilmente parteciperemo di nuovo.
Che avrebbe vinto chi riusciva a smuovere le truppe cammellate era ovvio sin
dall'inizio, ma qui non sembra
nemmeno questa la questione principale (vedi il gruppo 108!!!).
A parte che non tutti hanno il tempo e la voglia di smuovere decine o
centinaia di amici e conoscenti per farsi votare, ma
non è affatto da escludere la possibilità tecnica di barare senza farsi
scoprire, ad esempio utilizzando IP dinamici
e servizi di posta gratuita, senza nemmeno voler scomodare gli hacker veri e
propri.
Prendiamola sul ridere , il gruppo 108 ( mi vien da
piangere però , ogni volta che guardo i voti sono aumentati di 20/30 per volta !) l'ha presa
troppo sul serio e ne stanno facendo una lotta al coltello , tipo " The
gunfight at the O.K. Corral ". Non arrivare primi non vuol dire far la
figura di merda o di non essere capaci , se invece si vuol dimostrare che è
possibile barare senza lasciar tracce ( il gioco degli Highlights e dei New
Fools l'hanno capito tutti ormai ) il caro Pete "Walrus" ci è riuscito in
pieno. Ho consultato su questo argomento un esperto programmatore e mi ha
detto che anche una persona non proprio addentro alle faccende dei computer
può farlo , basta creare centinaia di account su hotmail.com o gmail.com ed
hai a disposizione tutti i voti che vuoi. Poi c'è un programmino da
scaricare free che usano non solo gli hacker , ma anche i carabinieri
e la polizia , non mi ha voluto dire il nome del programma , ma non ha una
grossa importanza , il fatto è che con questo programma il tuo indirizzo IP
non è rintracciabile perchè continua a cambiare rimbalzando da un server
all'altro ( se non ho capito male il procedimento ) , praticamente tu voti
dallo stesso computer ed a destinazione giungono sempre indirizzi diversi.
Quindi , è chiaro che barare è facilissimo , dimostrarlo invece è quasi
impossibile se qualcuno usa un accorgimento di questo tipo. E' un vero
peccato , perchè questi emeriti .......( inserisci tu il termine che
preferisci ) di nazionalità spagnola e belga , stanno rovinando e
distruggendo una bella iniziativa. Di conseguenza il risultato finale non
avrà alcun valore , la sola cosa positiva è che sia voi che gli altri gruppi
avrete avuto la possibilità di essere ascoltati in tutto il mondo per
due o tre settimane. Spero che anche gli altri gruppi italiani partecipanti
mandino la loro opinione a Maggie's Farm come hai fatto tu , ma penso che
fondamentalmente saranno tutti d'accordo con le tue parole. E' un peccato ,
ma questo guazzabuglio era una cosa che si poteva facilmente prevedere in
partenza.
L'iniziativa di Pete resta comunque valida e divertente,
vedremo se in futuro saprà garantire una maggiore trasparenza.
Ciao
Bruno Jackass
Dubito che in futuro si possa garantire
maggior trasparenza con questo sistema di votazione. Lo dissi all'inizio
rispondendo ai cari amici Beards ( ricordo a tutti la loro straordinaria
correttezza , si sono ritirati perchè avevano scoperto che un amico aveva
votato 9 volte per loro ) che andava considerato un gioco dove tutti
avrebbero tirato l'acqua al loro mulino , ma a questo punto la
manifestazione mi sembra diventata una cosa senza più un minimo di serietà , come
diceva la grande Orietta Berti , " Fin che la barca va lasciala andare" , chi vince
avrà certo meno merito di chi avrà raccolto voti sinceri. Ieri avevo
manifestato la mia opinione in merito , segnalando questa anomalia , ed
avevo detto che non avrei più commentato la cosa , ma la tua mail , per la
quale ti ringrazio , ha riaperto la questione e mi ha spinto a rimangiarmi
la parola e ritornare sull'argomento , argomento che credo interessi a molta
gente che segue giornalmente la Fattoria. Ciao a te , complimenti alla tua
band che ho ascoltato con piacere in questi giorni , e grazie ancora per
aver riportato all'attenzione questo caso che , a mio parere , è andato un
pò oltre le righe del buon gusto.
THE BATTLE OF THE DYLAN COVER BANDS &
CICERO PRO DOMO SUA
E’ dal 1 di Febbraio , cioè dall’inizio
della Battaglia , che seguo attentamente lo svolgersi della stessa per poter
tenere sempre aggiornati i dati per i lettori di Maggie’s Farm . Ma da due
giorni c’è qualcosa che non quadra , due bands del gruppo 108 hanno
incrementato nel giro di 36 ore il loro punteggio di oltre 200 voti e la
cosa è in continuo aumento. Non mi permetto di commentare la cosa , penso
solamente ai nostri Beards che si sono ritirati perchè avevano scoperto che
un loro amico aveva votato per loro 9 volte e allora mi siedo sulla sponda
del fiume ed aspetto che passi il cadavere del mio nemico , because
something is happening here , and you know what it is , do you Mr. Pete ? E qui mi fermo , continuerò regolarmente a seguirne lo svolgimento
riportandone sempre i dati , ma mi asterrò in futuro da qualsiasi commento.
Dewey Martin, batterista dei Buffalo Springfield trovato
morto
By Randy Lewis - February 6, 2009
Dewey Martin , batterista dei Buffalo Springfield , la band che ha avuto
vita breve ma una grande risonanza nel mondo del rock , la cui carriera dopo
lo scioglimento della band non si è mai ripresa come quella dei suoi
compagni Neil Young e Stephen Stills , è morto ieri , aveva 68 anni.
E’ stato trovato morto domenica in una stanza del suo appartamento di Van
Nuys , ha detto la sua vecchia amica Lisa Lenes. Le cause della morte non
sono state rese note “ Pensiamo a cause naturali” ha detto la Lenes ,
aggiungendo che Dewey aveva grossi problemi di salute e che per quello si
esibiva in pubblico sporadicamente negli ultimi anni..
Dewey Martin fu uno dei membri fondatori , insieme con Neil Young , Stephen
Stills , il chitarrista Richie Furay ed il bassista Bruce Palmer , dei
Buffalo Springfield , il gruppo progenitore del country-rock. Il gruppo ebbe
breve vita , solo due anni , registrando tre albums in studio prima di
sciogliersi in mezzo a crescenti tensioni e per le ambizioni musicali del
suo talentuoso ma esplosivo leader.
Nella sua autobiografia “Shakey” , Neil Young loda Martin come musicista
sensibile. “ Se tu andavi giù grande , lui ti seguiva , tu rallentavi e lui
rallentava , lui sentiva la musica....non dovevi dirgli niente”.
“ E’ una grande perdita – ha detto giovedi Mike Dolenz , batterista dei
Monkees. Dolenz ha detto di essere diventato molto amico con Martin verso la
fine degli anni 60’ quando ambedue lavoravano ad Hollywood. “Non abbiamo mai
lavorato assieme , ma passavamo molto tempo insieme. Abbiamo fatto uno show
assieme al troubadour ed al Whisky. Era un grande batterista , questo era un
fatto ben noto. Era un ragazzo davvero gentile”.
Martin ha suonato in tutte le canzoni dei Buffalo Springfield , incluse “For
what it’s worth” , “ Mr.Soul” , Rock & Roll Woman” e “Broken Arrow”. E’
stato introdotto nella Rock and Roll Hall of Fame come membro del gruppo nel
1997.
“ Lui non voleva andare alla cerimonia – dice la Lines –ma io gli ho detto ,
devi andare , devi essere riconosciuto , quando l’ho visto in TV era
grande”.
Quando i Buffalo Springfield si sciolsero , Young cominciò una carriera
solista che dura da oltre 40 anni , Stills si unì a Crosby & Nask ( e
qualche volta Young ) Richie Furay formò i Poco , ma le fortune di Martin
rimasero legate negli anni ai Buffalo Springfield.
La battaglia è in pieno svolgimento ed i voti salgono , le
nostre Bands si stanno comportando bene , Blackstones e Maggie’s Farm
Southern Band sono in testa ai loro gruppi , ma Dylan Dogs , Gianni Zanata ,
Slow Train Band , Sub -Terranei e Mr.AntonDjango's Band necessitano dei vostri voti ,
impiegate 10 minuti del vostro tempo , registratevi a dylanradio e votate
per i nostri artisti , dimostriamo che il popolo di Maggie's Farm è unito
nel sostenere le sue Bands !!!!. Il primo round finirà il 14
febbraio , a quel punto , le bands che avranno ottenuto più voti passeranno
al turno successivo. Sostetente le bands italiane , non risparmiatevi , votate , votate , votate !!!!!!!!!!Cliccate la pantera rosa per gli aggiornamenti e le info.
_______________________________________________________________________________________________________
Le mie 10 voci di tutti i tempi - di Dario Twist of
fate
clicca qui
Qualche giorno fa leggevo la nota al brano "Boots of Spanish Leather" su
"Lyrics 1962-2001" (Feltrinelli), in cui si fa notare che la melodia della
canzone di Dylan è ripresa da "Scarborough Fair".
E in effetti le due melodie sono simili. Ma a mio avviso "Boots of Spanish
Leather" è ancor più simile (non solo dal punto di vista della melodia ma
anche come struttura e come suono di molte rime o parole) al tradizionale
"Barbara Allen" (brano che Dylan ha interpretato tra l'altro in più di una
occasione).
Provate ad ascoltare le due canzoni nelle versioni di Dylan. Io le trovo
quasi identiche.
Tra l'altro in molti punti coincidono appunto anche come "suono delle
parole" e come impostazione delle strofe.
Ad esempio l'iterazione ricorrente, come l' "oh yes oh yes" oppure l' "oh
father, oh father" di "Barbara Allen" corrispondono all' "oh how can how
can" e "take heed take heed" di "Boots of Spanish Leather".
Poi l' "Allen" - che Dylan pronuncia "Ellin'" - ed è in finale di quasi ogni
strofa - equivale ai finali di strofa di "Boots..." quando Dylan canta
parole come "landin'", "ocean", "ownin'", "passin'", "feelin'" etc.
Addirittura una strofa è quasi presa pari pari (come struttura e rime)
quando Dylan canta in "Boots...":
Oh how can how can you ask me again
It only brings me sorrow
The same think I want from you today
I would want again tomorrow
che è praticamente identica a quella di Barbara Allen che recita:
Oh mother oh mother make my bed
Make it long and make it narrow
Sweet William died for me today
I'll die for him tomorrow
dove l'inizio è - come detto - equivalente (Oh how can how can/Oh mother oh
mother), le rime "today" e "tomorrow" sono identiche con le stesse precise
parole, ed il "narrow" di Barbara Allen è sostituito da Dylan con una parola
quasi identica in "Boots...", ovvero "sorrow".
Va notato poi che nella versione di "Barbara Allen" degli anni ottanta Dylan
canta addirittura (non so se è lui a modificare il testo):
The more they tolled, the more she wept
Till her heart was filled with sorrow
She says, "Sweet William died for me today
I'll die for him tomorrow.''
dove appunto c'è direttamente "sorrow" al posto di "narrow"... una prova
"definitiva" che svela la fonte di "Boots..."
E ancora il "the place where he was lyin'" di Barbara Allen mi sembra molto
simile al "the place that I'll be landin'" di "Boots..."
Inoltre molte strofe di "Barbara Allen" iniziano con "Oh", proprio come
"Boots..."
A mio avviso dunque, tra "Boots..." e "Scarborough Fair" ci sono
corrispondenze a livello di accordi e melodia ma sono pronto a scommettere
che quando ha scritto "Boots..." Dylan aveva in mente (se non addirittura
davanti scritta su un foglio o su un giradischi) la
splendida "Barbara Allen", un brano che ha dimostrato di apprezzare
moltissimo citandolo più volte anche nelle interviste.
Ho tra l'altro provato a chiedere proprio ad Alessandro Carrera, curatore
delle note di "Lyrics", cosa ne pensasse di questa tesi ed egli ha
corroborato la mia idea.
Ecco i testi delle due canzoni e quello alternativo di "Barbara Allen":
"And I just want to say that when I was sixteen or
seventeen years old, I went to see Buddy Holly play at Duluth National Guard
Armory and I was three feet away from him...and he LOOKED at me"
C’è una battuta, che circola tra gli hard core fans dylaniani: “Ero in prima
fila, e Bob Dylan a un certo punto mi ha guardato dritto negli occhi! A me,
proprio a me!”. È un po’ il sogno di taluni, come se un performer su di un
palcoscenico prima o poi non finisca per guardare negli occhi chi si trova a
pochi metri davanti a lui. È il desiderio di sentirsi guardati dal proprio
idolo, di sognare che lui sia rimasto colpito in qualche modo da te. A parte
che Dylan, poi, è anche miope cecato, non indossa mai le lenti a contatto e
fa fatica a distinguere il volto di chi si trova a due centimetri da lui,
figuriamoci quelli che sono sotto al palco. Pare però che le belle ragazze
riesca a individuarle sempre. O quasi.
Tutto ciò perché la frase posta a inizio di questo post, pronunciata nel
1998 da Bob Dylan durante la consegna del Grammy, a proposito di quella
volta (il 31 gennaio 1959) in cui si recò a vedere Buddy Holly, si conclude
proprio come farebbe uno dei suoi tanti fan: “E mi guardò dritto negli
occhi!”. Siamo tutti dei fan, in fondo.
Al Duluth National Guard Armory cinquant’anni fa, uno dei maggiori talenti
della prima ondata rock’n’roll teneva uno dei suoi ultimissimi concerti.
Pochi giorni dopo, il 3 febbraio, si sarebbe schiantato sull’aeroplanino che
doveva portarlo a Fargo, North Dakota. Insieme a lui un altro giovanissimo
talento, il rocker chicano Ritchie Valenzuela (l’autore de La bamba) e Big
Bopper, un dj texano diventato anche lui un rocker. Sarebbe stato il giorno
passato alla storia come quello in cui la musica morì. Lo avrebbe cantato
Don McLean, anni dopo, nella sua epocale American Pie. Di fatto, se la
musica rock non sarebbe morta, sarebbe morta quella affascinante,
emozionante e innocente prima fase, quella che con il rockabilly di Elvis
aveva dominato gli anni 50. Nello stesso periodo in cui Holly moriva, Elvis
era già partito per militare, abbandonando la musica; Little Richard aveva
deciso di farsi sacerdote e Jerry Lee Lewis, con il matrimonio con la cugina
tredicenne, sarebbe finito nel dimenticatoio, censurato da tutti.
A pensarci bene, fu forse davvero il giorno in cui la musica morì. Niente
sarebbe più sato lo stesso, nel bene e nel male. Ma un ragazzino di 18 anni,
abitante a Duluth e con la testa piena di sogni di rock’n’roll, avrebbe
raccolto la torcia, lanciatagli quella sera da Buddy, dal palcoscenico.
Nessuno dei due ne era consapevole, ma quella sera accade uno di quei
piccoli eventi pieni di magia che talvolta accadono. E sì, quella sera Buddy
Holly guardò Bob Dylan dritto negli occhi.
La setlist di quella serata del 31 gennaio 1959
Gotta Travel On
That'll Be The Day
Everyday
Maybe Baby
It Doesn't Matter Anymore
True Love Ways
Heartbeat
Peggy Sue
Oh, Boy!
Brown-Eyed Handsome Man
It's So Easy
Not Fade Away (Encore)
Bo Diddley (Encore)
Rave On (Encore)
Ps: se esiste un torrent o anche un mp3 di questa serata, fatemi un fischio.
Pps: grazie a Blair Miller per le preziose documentazioni.
bluguevara
ha scritto 3 giorni fa:
magnifica...storia della musica....
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
rampi1
ha scritto il giorno 27 Gennaio commentando il brano Like A Rolling Stone:
Che dire del "TUTTO"
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
vasco1948
ha scritto il giorno 2 Gennaio commentando il brano Hurricane:
Come si fa a scrivere "un commento" su Bob? Quanti mondi ci vogliono? Dpo di
Lui "nessuno". Nobel o non nobel, fra 200 anni si parlerà ancora di bob
dylan e si ascolterà la Sua musica, o meglio, le sue poesie..perchè Bob non
è mun cantante, lo sappiamo, ma un Poeta..lo scorso giugno è stato qui a
Trento..l'avevo già visto e sentito..ma è sempre un'emozione. Ciao a tutti
fans di Bob.
Ivano
°°°°°°
strikesala
ha scritto il giorno 3 Settembre, 2008:
il maestro di tutti
In “I’m Not
There” , Todd Haynes immagina sei differenti versioni di Bob Dylan ,
Qualcuno dice che ce ne sono conquer di troppo. Noi diciamo che Haynes è
pigro. La sua pellicola graffia a malapena la superficie . con questo siamo
a 10 Bob Dylan : il Bob Dylan turco.
Quando Bob ha rivelato si avere una parte di discendenza
turca , uno strano senso di solleivo si è diffuso dappertutto in Turchia.
Per capire questo , dovete sapere che per anni hanno fantasticato in segreto
nel cercare una celebrità internazionale che avesse almeno una parte di
turco. I greci avevano Telly Savalas ed elia Kazan , gli Arabi Casey Kasem e
Doug Flutie , gli iraniani avevano Andre Agassi , perfino gli Albanesi
avevano i fratelli Beluschi. Vero , i turchi avevano Abmet Ertegun , che
praticanebte ha aiutato ad inventare la moderna pop music , ma noi non
volevamo il ragazzo dietro il ragazzo dietro ad un’altro ragazzo. Noi
volevamo il Ragazzo. La più vicina che abbiamo avuto è stata una ragazza :
Isabelle Adiani , il cui padre algerino si vociferava che era
turco-algerino. ( Pensiamo di aver avuto Tchèry Karyo ad un cero punto , ma
si era scopetro che era semplicemente nato in Turchia , come Joe Strummer).
Inutile dire che Dylan è stato un bel colpo per noi. Il collegamento era
quasi impossibile ed inconsistente , ma è venuto dalla sua stessa bocca ,
come ha scritto in Chronicles Vol.1.
“ Originariamente , la mia bisnonna veniva dalla Turchia , salpata da
Trabzon , il porto della città vicino al Mar Nero – il mare che gli antichi
Greci chiamavano Euxine – lo steso che Lord Byron cita nel suo “Don Juan”.
La sua famiglia era di Kagizman , una città in Turchia vicino al confione
con l’Armenia , ed il nome della famiglia era Kirghiz. I parenti del mio
bisnonno venivano dalla stessa area , dove facevano i calzolai e i
lavoratori di cuoio.
Gli antenati di mia nonna venivano da Costantinopoli. Da Teenager , ero
solito cantare la canzone di Ritchie Valens “ In a Turkish Town” con le
parole “Il mistero turco sotto le stelle” , e sembrava adatto alla mia voce
più che “La Bamba” , la canzone di Ritchie che tutti cantavano , non sò la
ragione , non l’ho mai saputa.
Come abbiamo detto : poco consistente , ma noi lo prendiamo !
By Bilge Ebiri
The Beards si ritirano dalla battaglia
delle cover band.
Ciao sono Emanuele dei The Beards e volevo comunicare che abbiamo deciso di
ritirarsi dalla battaglia delle cover band.
Il motivo è semplice, abbiamo scoperto che un nostro amico si è registrato 9
volte con un indirizzo e-mail e ha votato 9 volte
per la nostra canzone.
Abbiamo già comunicato a Pete, il responsabile della radio, la nostra
decisione.
Io ritengo che sia questo un comportamento poco serio e poco rispettoso nei
confronti delle altre band e dei nostri fans,
noi cerchiamo di essere sempre leali e trasparenti nelle cose che facciamo
ecco il perchè della nostra decisione.
La cosa che mi ha sorpreso è che proprio sul sito di Maggie's Farm si
invitava la gente a usare 3 o più account per votare e
supportare le band nostrane.
Sinceramente mi sembra il tipico comportamento Italiota, fatto di trucchi e
inganni per votare un gruppo di amici.
Naturalmente ognuno di noi è libero di pensare e fare ciò che vuole, ma
volevo rendere pubblico che noi di The Beards prendiamo le distanze con
questo tipo di atteggiamenti e da ciò che è stato scritto su Maggie's Farm,
proprio perchè rispettiamo le altre band italiane e straniere.
Ricordo poi che l'unico modo leale per supportare le band nostrane è quella
di seguirle ai concerti, radio e comprare i loro cd.
Grazie
Emanuele Marchiori
The Beards
Le tue parole vi fanno onore carissimo
Emanuele , ma non disprezzare in questo modo gli italiani , non sono ne
migliori ne peggiori degli altri popoli. Quanto al fatto che Maggie's Farm
ha suggerito a chi aveva due o tre indirizzi e-mail di registrarsi con tutti
( non c'era bisogno del mio suggerimento per far questo ) ,
forse non sarà il massimo dell'eleganza , ma non vedo niente di male nello
spronare a supportare le nostre bands , è una cosa che fanno tutti , non solo
gli Italioti come dici tu . Penso che ogni band partecipante alla battaglia
abbia a disposizione , fra membri della band ed amici , diversi indirizzi
e-mail e che , non essendo vietato farlo , li stiano usando , in fondo non
c'è niente da vincere ne da perdere , è solo un gioco senza grande
importanza al quale partecipano tutti con gioia tirando l'acqua al loro mulino , senza
far del male o danneggiare nessun'altro. Tra l'altro, esaminando
attentamente il forum di dylanradio, il gruppo nel quale eravate
inseriti voi (group 107) è quello che ha ricevuto più visite di tutti (
540 visite al momento ), superando alla grande il secondo gruppo che è il
108 ( 448 visite ) , di logica e di
conseguenza è quello che ha ricevuto la maggior quantità di voti,
indipendentemente dai 9 voti del vostro amico che sono stati tolti dal
totale. Personalmente rispetto la vostra
decisione e vi faccio i complimenti di Maggie's Farm ed i migliori auguri
per il proseguimento della vostra attività musicale che è spinta da pura
passione per la musica.
Aggiungo le parole di chiarificazione di
Pete "The Walrus" , direttore di dylanradio :
Subterranean Homesick News:
Sponsorship (+ a clarification)
Posted on Monday, February 2, 2009
Okay, just to clarify on the whole cheating thing: Promoting your band
competing in the Battle anywhere you want, encouraging people to vote for
you IS NOT cheating. One person signing up for 10 new accounts just to they
can vote for themselves 10 times IS cheating. If you’re concerned, please
email me.
Credo sia chiaro per tutti che invitare la
gente a votare per una band è normale e consentito. Pete, senza dirlo
chiaramente, si riferisce esplicitamente al vostro caso , e questo vi fa ancora
più onore. Siete stati di una correttezza unica e smisurata , ma questo non
deve farvi pensare che tutti gli altri siano degli incalliti truffatori ! :o)
Mr.Tambourine
P.S. In questo preciso momento ( ore 0,33
) dylanradio sta trasmettendo le canzoni del gruppo 107 , e sto ascoltando
il vostro pezzo "This wheel's on fire" ( veramente bello ! ) anche se l'avete ritirato.
Ecco i risultati dei primi due giorni di
votazione della Battle of the Dylan Cover Bands , con le percentuali , il
numeri dei voti ed il totale suddivisi per gruppi. Felice di constatare che
le nostre bands si stanno comportando bene , ma credo sia necessaria una
più concreta partecipazione degli affezzionati visitatori di Maggie's Farm per
fare la differenza , registratevi e votate la vostra band preferita.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Group 101
Ben Schuurmans - Not Dark Yet - 12% [ 6 ]
Blood on the Tracks - Like a Rolling Stone - 18% [ 9 ]
Chris Leone - I Was Young When I Left Home - 18% [ 9 ]
Dylan Dogs - Blind Willie McTell - 36% [ 18 ]
Dylanesque - Tomorrow Is A Long Time - 14% [ 7 ]
Total Votes : 49
°°°°°°°°°°°°°°°°°
Group 102
Ernst Schultz - Oben Auf Dem Wachturm (All Along The Watchtower) - 10% [ 4 ]
Gerry Markopoulos - Man In The Long Black Coat - 15% [ 6 ]
Ghosts of Electricity - Tonight I'll Be Staying Here With You - 47% [ 19 ]
Gianni Zanata - Señor 12% [ 5 ]
Group Therapy - Ballad of a Thin Man - 15% [ 6 ]
Total Votes : 40
°°°°°°°°°°°°°°°°°
Group 103
Highway 61 Revisited - Subterranean Homesick Blues - 5% [ 2 ]
HOW MANY ROADS - Lovesick - 17% [ 7 ]
Jacques Mees - Simple Twist of Fate - 17% [ 7 ]
Jeremy Mayle - Tangled Up In Blue - 5% [ 2 ]
Kokomo - It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry - 55% [ 22 ]
Total Votes : 41
°°°°°°°°°°°°°°°°°
Group 104
Maggie's Farm Southern Band - Slow Train - 50% [ 24 ]
Manfred Maurenbrecher - Du Liesst Mich In Der Tür Stehen(Standing in the
Doorway) - 14% [ 7 ]
Many Bright Things - Desolation Row - 25% [ 12 ]
Mickey The Hat - Make You Feel My Love - 0% [ 0 ]
Mike Rice - Tangled Up In Blue - 910 [ 5 ]
Total Votes : 48
°°°°°°°°°°°°°°°°°
Group 105
Mr.AntonDjango's Band - Things Have Changed - 10% [ 5 ]
My Bootheels - Most Likely You Go Your Way and I'll Go Mine - 8% [ 4 ]
Nathan Wayne - Buckets of Rain - 24% [ 12 ]
Oksana Mysina and Oxy Rocks - Things Have Changed - 52% [ 26 ]
Pat Guadagno - I Want You - 6% [ 3 ]
Total Votes : 50
°°°°°°°°°°°°°°°°°
Group 106
Pat Nevins - You're Gonna Make Me Lonesome When You Go - 10% [ 4 ]
Pet Tommy - Just Like A Woman - 51% [ 20 ]
Robobob - All Along The Watchtower - 10% [ 4 ]
Sebbo - To Make You Feel My Love - 7% [ 3 ]
Slow Train Band - Don't Think Twice (It's Alright) - 20% [ 8 ]
Total Votes : 41
°°°°°°°°°°°°°°°°°
Group 107
Steph Buhé - Positively 4th Street - 20% [ 11 ]
Sub-Terranei - Everything is Broken - 7% [ 4 ]
The Blackstones - Workingman's Blues #2 - 47% [ 26 ]
The Devilish DoubleDylans - Shot of Love - 25% [ 14 ]
Total Votes : 55
°°°°°°°°°°°°°°°°°
Group 108
THE DUET - Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again - 11% [ 5 ]
The Highlights - Seeing the Real You at Last - 43% [ 19 ]
The New Fools - Blind Willie McTell - 18% [ 8 ]
The Phantom Engineers - Hurricane - 13% [ 6 ]
The Royal Alberts - Ballad of a Thin Man - 13% [ 6 ]
Total Votes : 44
°°°°°°°°°°°°°°°°°
Group 109
Tokyo Bob with Never Mending Tour Band - Jokerman - 9% [ 4 ]
Tony Villiers - When The Deal Goes Down - 21% [ 9 ]
WilBurt&Co. - Gotta Serve Somebody - 11% [ 5 ]
Zelda Smyth - Blind Willie McTell - 14% [ 6 ]
Zimming Point - Tight Connection To My Heart - 42% [ 18 ]
Total Votes : 42
___________________________________________________________________________________________________________________
Video di Chaplin con musica di Bob Dylan ( Behind the
horizon)
clicca qui
Bob Dylan nella pubblicità della Pepsi Cola con Will.i.am
Ancora una prestazione pubblicitaria per Mr Zimmerman
30-01-2009 - Bob Dylan w will.i.am appariranno in una pubblicità della Pepsi
che verrà trasmessa durante il Super Bowl. Non si tratta però di una canzone
scritta appositamente: Dylan e will.i.am duetteranno in “Refresh Anthem”, un
'mash up' che mette insieme “Forever Young” di Dylan con l’interpretazione
di Will.I
I dirigenti della PepsiCo, che di solito a pochi giorni dal SuperBowl ha già
stabilito tutte le pubblicità. Come molti altri definirà tra venerdì e
sabato, dunque alla vigilia della diretta. Tra gli spot (la compagnia ha
comprato quasi 4 minuti) probabilmente ce ne sarà uno con Bob Dylan e
Will.i.am; tra i prodotti pubblicizzati si punterà sulla linea di SoBe Life
Water.
We've got time for an email now, before we get to
the end of the week. Let's go to the email basket. This one comes from
Jacquie Vann (?), of Manhatten. Jacquie writes:
"Bob, I know that Sheryl Crow is a friend of yours, but what is your take on
her using Buddy Holly's great 'Not Fade Away' for a TV hair dye commercial?
I felt the most awful stinging disappointment when I first heard it. I felt
betrayed by Crow, as I'm almost sure Buddy would have - he was such a
stickler for controlling his own material. I can't imagine his liking this
commercial adaptation".
Well Jacquie, I have to disagree with yer. When was the last time you heard
Buddy Holly on the radio? There are not a lot of shows like 'Theme Time
Radio Hour'. A lot of people get to hear commercials, and if if makes one
person curious about Buddy or Sheryl I'm all for it. how many people never
heard of Nick Drake until he was in a car commercial. A lot of musicians
have always been proud to have commercial affiliations. Sonny Boy Williamson
sold flour. I can't imagine Sonny Boy saying 'my blues is too sacred - I
wouldn't sold flour'! Jimmy Rodgers sold biscuits. Sheryl Crow sells hair
dye - more power to her! And Jacquie, have you ever seen a Victoria's
Secrets ad!
(Bob Dylan durante la sua trasmissione radiofonica)
Quando Michele mi ha chiesto se avrei scritto qualcosa a
proposito del nuovo spot commerciale di Bob Dylan per la Cadillac (che poi è
anche uno spot per il suo programma radio; strano che coloro che adesso si
scandalizzano perché Dylan pubblicizza questa automobile, non abbiano avuto
niente da dire per circa due anni, da quando cioè il programma radio del
musicista è appunto sponsorizzato dalla marca automobilistica americana),
perfido come sono, ho subito pensato: “Adesso sparo lì che lo spot di
Victoria’s Secret e della Cadillac/Theme Time Radio Hour sono le due cose
migliori che Bob Dylan ha fatto negli ultimi 10 anni. Così chi mi accusa di
‘Bertoncellite’ e quant’altro, avrà una nuova occasione per mettermi nella
sua blacklist e coprirmi di insulti”.
La metto un po’ sul ridere, ovviamente, che è quello che dovremmo tutti fare
davanti a questa presunta “vendita al dio denaro e al commercio” che “la
voce di una generazione” ha ormai fatto sua (ricordiamo ancora lo spot per
l’i-pod, naturalmente). Se visitate il sito ufficiale di Bob Dylan,
troverete un campionario di prodotti in vendita a dir poco imbarazzanti, dai
cappellini di baseball agli orsacchiotti di peluche. Tutti con su il bravo
logo “Bob Dylan”, naturalmente. Per non parlare dello sfruttamento del suo
catalogo musicale a opera della Sony, a cui ovviamente Dylan ha dato il suo
benestare, come il recente cofanetto “Dylan” (peraltro molto bello) e la
campagna promozionale e mediatica degna di un Michael Jackson.
Le peggio critiche che ho letto in giro, comunque, riguardano il fatto che
vabbé, si può anche fare pubblicità per delle mutandine, ma insomma,
pubblicizzare il simbolo stesso dell’inquinamento, del global warming e di
tutte le disgrazie che affliggono questo nostro pianeta come è una
automobile, be’ quello Bob Dylan non doveva farlo. A parte che i meccanismi
(orribili) che regolano il mondo dell’industria pochi li conoscono davvero:
ad esempio, probabilmente Victoria’ Secret ha qualche connessione a livello
di quotazioni di mercato o sa dio con magari una industria che produce armi,
perché così va nel mondo dell’economia. E poi non è sessista e maschilista,
promuovere l’immagine di una donna stupidina e super sexy, buona solo per
andarci a letto come sembra fare lo spot di Victoria’ Secret? Mannaggia, ma
Bob non è femminista?
E infine, ricordiamoci che dietro a una innocente fabbrica di pomodori ci
può essere un industriale che commercia in cocaina.
Poi, credo che oggi le automobili siano fatte con un certo rispetto verso
gli standard anti inquinamento e mi piace ricordare che recentemente a
Milano si è scoperto che 12mila caldaie sono fuori legge e producono il 40%
dell’inquinamento atmosferico della città. Ecco perché non si fanno mai
blocchi del traffico d’estate, quando le caldaie sono spente, ci avete mai
fatto caso? E infine il simpatico paladino dell’enviroment, Al Gore, quando
va in giro a predicare le sue battaglie per la salvezza dell’ambiente, usa
jet supersonici altamente inquinanti. Perché così funzionano le cose: o
torniamo all’epoca pre industriale, oppure i compromessi sono all’ordine del
giorno. In questo, Bob Dylan si dimostra ancora una volta un magnifico
realista.
Ma a me piace sottolineare anche l’indiscutibile livello artistico degli
spot che sta facendo Bob Dylan. Quello di Victoria’s Secret era formidabile:
“l’amore fa male” cantava in sottofondo il nostro, mentre un anziano signore
(Dylan) osserva con un certo senso di impotenza il magnifico corpo di una
giovane ragazza. Lussuria e peccato, il desiderio fa male. Ma anche la
Bellezza, con la B maiuscola, quella che sempre si scorge e si esalta in un
bel corpo di donna, quella Bellezza cantata da Dante Alighieri nella Divina
Commedia, quella Bellezza che rimanda a un Altro, cantata in Sad Eyed Lady
Of The Lowlands, quella Bellezza anelata e ricercata che echeggia nelle
liriche immortali “But I feel nothing for their game where beauty goes
unrecognized”.
Lo spot per la Cadillac/Radio è di nuovo artisticamente formidabile. Intanto
l’ironia del “ogni tanto fa bene deviare”, ovvio riferimento ai paladini
della purezza ideologica ad ogni costo. Poi le splendide immagini di
un’America dimenticata, da sempre nel cuore delle canzoni di Dylan, e lui
che con fare chaplinesco esce dalla vettura per sgranchirsi un po’ le gambe.
E il look, inconfondibile. Sembra che da questa Cadillac lussuosa sia uscito
il fantasma di Hank Williams (che, lo ricordiamo, morì proprio sul sedile
posteriore di una Cadillac). Miti, fantasmi, vecchia e nuova America: in
pochi secondi Bob Dylan fa quello che fa con le sue canzoni. E ci fa
sorridere: “Cosa c’è di meglio che ascoltare della musica mentre sei in
macchina, sempre che un dj non ci parli sopra. A meno che quel dj non sia
io, naturalmente”.
Credo che negli ultimi anni si stia assistendo a una delle svolte epocali di
Bob Dylan. Della serie Newport 65, Nashville, conversione cristiana, ma
pochi se ne stanno accorgendo. Il Dylan del Terzo millennio sta dicendo
addio a un sacco dei suoi fan, rivendicando la sua essenza di uomo libero
sopra a ogni cosa. Lo sta facendo musicalmente: io, fan da oltre un
trentennio (comprai – e mi innamorai di lui - il primo disco di Bob Dylan
nell’estate del 1976) non sono più interessato, ad esempio, ai suoi concerti
da circa 4 anni. Vado ancora a vederlo se capita nella mia città, ma non
ascolto più un bootleg e non apprezzo le sue ultime scelte musicali. Ha
preso una direzione che non condivido, e – most likely you go your way and
I’ll go mine – ci siamo detti addio, da buoni amici.
La musica, gli spot, certe dichiarazioni nella sua autobiografia (“avrei
voluto sparare a tutti quegli hippie che mi entravano in casa”) urlano forte
la sua voglia di togliersi di torno alcuni dei suoi fan. È come un dito
medio alzato a chi (lo ha fatto l’inglese The Guardian proprio ieri) lo
chiama ancora “icona della controcultura”. Aggiungendo: “But don't look to
the man for any sort of spiritual or moral guidance. With these ads, he has
lost any integrity he had left”.
Ma c’è davvero qualche idiota che guarda al signor Bob Dylan come una guida
spirituale e morale? Trust yourself, ci aveva detto più di 20 anni fa.
E per finire in bellezza, ecco alcune “icone morali” che ben prima di Dylan
avevano venduto l’anima al commercio. Come vedete, Bob Dylan è in buona
compagnia, e io spero faccia altri spot formidabili come quelli ha fatto
fino ad oggi: