Keith Richards (Dartford, 18 dicembre 1943) è
un chitarrista e compositore inglese.
Carriera
È noto al grande pubblico soprattutto in qualità di membro dei Rolling
Stones, il gruppo da lui fondato assieme al cantante Mick Jagger e a Brian
Jones nel 1962. Richards ha collaborato inoltre con artisti come Chuck
Berry, Eric Clapton, John Lee Hooker, Muddy Waters, Tom Waits, Bono e The
Edge degli U2, Norah Jones, i Faces, Peter Tosh, Tina Turner e Aretha
Franklin.
Keith si è reso famoso in ambito musicale per l'utilizzo, in fase di
accompagnamento, della cosiddetta accordatura aperta, accordatura in SOL
aperto (o G TUNE), al fine di creare un suono più fluido.
Nel 2003 la rivista musicale Rolling Stone lo ha classificato al decimo
posto nella "lista dei 100 migliori chitarristi secondo Rolling Stone".
Carattere
Dotato di una personalità forte e trascinante, ha condotto una vita
frenetica, caratterizzata di eccessi con droghe, alcol, donne, sigarette e
da tour continui. Per il suo stile di vita sregolato e per il suo talento
come chitarrista Keith Richards è la perfetta impersonificazione del Rock
'n' Roll. Non ha mai fatto mistero di essere stato un assiduo consumatore di
droghe di ogni tipo almeno fino al 2006, quando ha dichiarato di aver smesso
di farne uso, per l'ormai bassa qualità delle sostanze. In un'intervista del
2007 dichiarò di aver sniffato le ceneri del padre, morto nel 2002,
ammettendo giorni dopo che si trattava semplicemente di uno scherzo.
Keith Richards è sempre stato il perno attorno al quale hanno ruotato i
Rolling Stones; lui dà il ritmo, improvvisa e tipicizza il suono "ruvido e
sporco" degli Stones. Inoltre è lui che, insieme a Mick Jagger, dal 1964
scrive le canzoni del gruppo.
Il 27 aprile 2006 venne ricoverato nell'ospedale di Auckland, Nuova Zelanda,
dove il chitarrista si trovava per una vacanza, a causa di una commozione
cerebrale (procuratasi cercando di arrampicarsi su una palma da cocco). È
stato dimesso l'11 maggio, dopo un intervento chirurgico al cervello.
Nel 2010 dovrebbe uscire un libro, riguardante le sue memorie, da
indiscrezioni si è saputo che si racconteranno anche aneddoti piccanti.
Cinema
Recentemente, Keith Richards ha interpretato il ruolo di Teague Sparrow
padre di Jack Sparrow (quest'ultimo interpretato dall'attore statunitense
Johnny Depp) nel film Pirati dei Caraibi: Ai confini del mondo, il terzo
capitolo della celeberrima saga prodotta dalla Disney: lo stesso Depp ha
affermato di essersi ispirato al chitarrista per interpretare il ruolo del
capitano Sparrow, oltre a non avere mai nascosto la sua passione primigenia
per la musica e la sua amicizia proprio con Keith.
Discografia
1988 - Talk is Cheap (con gli X-Pensive Winos)
1991 - Live at the Hollywood Palladium, 15 dicembre, 1988
1992 - Main Offender
1996 - Wingless Angels
"Mi chiamo Keith Richards e suonerò fino a che campo.."
di ARIANNA FINOS
BERLINO - C'è un medico americano che giura di averlo sentito parlare in
modo nitido e veloce per tutta la serata, al tavolo del night club. Per poi
tornare, appena salito sul palco, all'inconfondibile biascichio ereditato
dagli anni della droga e dell'alcol. La parlata di Keith Richards, a
Hollywood, ormai è slang di moda. Quello strascicar di vocaboli è entrato
perfino nell'immaginario cinematografico dopo che Johnny Depp ci ha
costruito il suo pirata dei Caraibi, Jack Sparrow. È un'etichetta, un
marchio. Un boss della Disney, si racconta, visionò i primi provini di Depp
e si mise a urlare: "Che cos'è questa roba? È pazzo, è ubriaco, è gay?". "È
semplicemente Keith Richards", avrebbe ammesso pubblicamente l'attore,
grande fan del musicista border line.
Richards, sessantacinque anni a dicembre, ha abbracciato il look corsaro da
un trentennio. Camicia bianca e gilet nero, fascia azzurra in testa, come i
bracciali di stoffa, quando lo incontriamo ci regala la sua ricetta di
stile: "È tutto originale. Un po' di Robert Louis Stevenson, un po' di
Barbanera e un pizzico di me". Tra la pioggia di amuleti, spicca la figura
del teschio. C'è quello d'argento su un anello, da cui non si separa mai.
"Ha un significato particolare nella mia vita. Io li attiro, i teschi. E mi
sono anche rotto il mio". Ride e gli occhi bistrati affondano nella
corteccia del viso. Ride, anche se si riferisce a un incidente piuttosto
grave, accaduto due anni fa.
Scalando una palma alle Isole Figi, è caduto ed è finito in sala operatoria:
intervento a cranio aperto per un grumo al cervello. Poche settimane dopo,
però, era sul set del terzo Pirati dei Carabi - Ai confini del mondo" a
interpretare il papà di Depp. "Conosco Johnny da tanti anni", racconta, "è
un grande amico di mio figlio. Per un po' non sapevo chi fosse, a parte uno
dei bravi ragazzi che frequenta Marlon. Poi ci siamo conosciuti meglio e lui
mi ha detto che dovevamo fare qualcosa insieme. Gli ho risposto: "Procurami
un lavoro". Non avrei mai immaginato di ritrovarmi in un film della Disney.
La vita è strana, lo penso da sempre". Sull'esperienza da attore Richards ha
molte certezze: "Ho detto la mia battuta, "il codice è la legge", e bum,
buona la prima. Recitare mi piace: non avete ancora visto il mio re Lear.
Devo trovarmi un agente".
Più recentemente, sui set del cinema c'è finito esercitando la sua
professione principale: chitarrista della più antica rock band in vita.
Keith Richards ha recitato se stesso nel documentario Shine a Light di
Martin Scorsese. "Quando mi hanno riferito la proposta ho detto: un altro
film sui Rolling Stones? Voglio dire, ce ne sono già di buoni, Simpathy for
the Devil, Gimme Shelter, Cocksucker Blues? Poi ho saputo che lo avrebbe
firmato Scorsese e ho chiesto: quando si comincia?". L'affinità tra gli
Stones e Scorsese è di vecchissima data, ricorda Richards: "Marty ha la
peculiarità di saper vedere le cose in profondità e per qualche strano
motivo con noi ha sempre avuto un rapporto simbiotico. Ad esempio Mean
Streets, che ho rivisto di recente. Il film poggia tutto sulla colonna
sonora, a sua volta costruita sulle nostre canzoni".
La pellicola preferita da Keith Richards nella cinematografia
dell'italoamericano è Toro Scatenato: "Fantastico. È la mia riserva continua
di citazioni e battute. "Quella notte mi levai l'accappatoio e cascò il
mondo, avevo scordato i pantaloncini", è una delle grandi battute del film.
Gran parte dei tecnici dei Rolling Stones è italoamericana e il tour va via
con una citazione continua della filmografia di Scorsese".
In realtà degli Stones il vero appassionato di cinema è Mick Jagger, che ha
fondato la sua casa di produzione e che già progetta un film con Scorsese
sulla storia dell'industria cinematografica, le sue banditesche origini.
"Mick pensa di essere l'uomo di cinema dei Rolling, ma non lo è. L'ho visto
rotolare sullo schermo diverse volte, negli anni? Non lo fare, Mick, non lo
fare? Ma lui nel tempo libero, alla fine, fa quello che vuole", concede
acidamente Richards. Il dualismo tra lui e il frontman dei Rolling è
iniziato insieme al loro sodalizio.
Avevano diciassette anni ed erano sul treno che dalle rispettive scuole
londinesi li riportava a casa, a Dartford, nel Kent. I due si erano
annusati, guardando il mucchio di vinili sottobraccio dell'altro. "Vidi quei
dischi e pensai: The Best of Muddy Waters, questo dev'essere un tipo a
posto. Mettiamo su un gruppo".
C'è alchimia creativa e scontro caratteriale tra i due, una costante nella
storia del gruppo. Mick, l'organizzatore, il ragioniere che veniva dalla
School of Economics. Keith, studente d'arte, il pubblicitario, l'esteta e
compositore. "Mick già ordinava dall'America i dischi della Chess Records,
la casa discografica del rock'n'roll, mentre noi aspettavamo che venissero
pubblicati in Inghilterra. Era molto organizzato".
Nel 67 furono arrestati per droga insieme, nella casa di campagna di
Richards, a Redland, nel Sussex. Ma nei decenni Jagger si è costruito
un'immagine da manager salutista mentre il chitarrista ha continuato a
tuffarsi nell'eroina e nella cocaina. Uno è stato recuperato
dall'establishment e fatto baronetto dalla Regina, l'altro ha preferito
alimentare l'aura maledetta: "Quando ti disintossichi per la decima volta
sai già che puoi farcela e non è più così terribile".
Durante una delle sue pause tossiche dal gruppo, Jagger prese il sopravvento
organizzativo, incombenza che non ha mollato più. I loro litigi sono
entrati, come le canzoni composte insieme, nella storia del rock.
Celeberrima la volta in cui Charlie Watts, ad Amsterdam, prese per il collo
Jagger che lo aveva appena definito "il mio batterista" e lo lanciò su un
tavolo colmo di salmone affumicato. "Jagger scivolava verso la finestra
aperta, lo avrei lasciato cadere volentieri, lo ripescai solo perché
indossava la mia giacca da matrimonio", racconta il perfido Richards.
Con gli anni il rapporto tra i due si è incattivito. Le tensioni si sono
riaccese soprattutto dopo la lunga convivenza imposta dal tour Bigger Band,
nel 2006.
All'inizio di Shine a Light si vede Jagger preparare la scaletta. "È lui
quello che deve andare a cantare. Se dice: "Stasera non ce la faccio a fare
questa canzone, ho la voce rauca", per noi va bene. Puoi cambiare l'ordine
delle canzoni, ma poi devi andare con il tuo frontman. Sul palco Charlie
Watts e io non facciamo che girare come una rete di sicurezza. Quando Mick
attacca a trotterellare lontano, verso il pubblico, quando prende un ritmo
sbagliato, inizia a cantare in una scala musicale cinese, allora con Charlie
ci guardiamo: "Riprendilo, riprendilo?". È un problema, riesce a rovinare
qualunque canzone. Ma ogni tanto nella vita bisogna pur lavorare".
I disaccordi con Jagger hanno quasi provocato la fine del gruppo. "Ci
stavamo per sciogliere, è vero. Ma - e qui la voce si fa ancora più lenta -
lui, Mick, ha fatto quel che gli era stato detto di fare. È stato saggio".
Ha pure indossato una maglietta con su scritto: "Chi cazzo è Mick Jagger?".
Chiosa placido Keith: "Perché no?". Negli ultimi tempi anche il leader si è
messo in testa di rendergli la pariglia. Uscita la notizia di
un'autobiografia che Richards scriverà con l'aiuto dello scrittore, suo
amico trentennale, James Fox (l'editore sborserà al musicista 7,3 milioni di
dollari) e che sarà pubblicata nel 2010, il frontman ha commentato: "Per
scrivere le proprie memorie bisognerebbe ricordarsele". Si torna ai periodi
poco lucidi del chitarrista Richards. A Mick, però, si sa, manca la
cattiveria del collega, ansioso di provocare e di alimentare la sua leggenda
di pirata.
A proposito del critico svedese che ha stroncato l'ultimo album dei Rolling
Stones dice, definendolo "l'uomo di Goteborg": "Devo avergli fottuto la
moglie, o qualcosa del genere. Ce l'ha con me per qualche motivo. Queste
cose non mi danno fastidio, per niente. La prossima volta che vado in Svezia
manderò un gruppo di ragazzi a spezzargli le gambe".
Sbruffone con le donne, come da etichetta, Richards innaffia la sua
leggenda: "È vero che stare sul palco è un po' come fare sesso. E quando non
ho una bella bambola, nel letto mi porto la mia chitarra". Ma anche il
pirata del rock è invecchiato. L'uomo che un tempo girava con rotoli di
soldi, pistola e coltelli nelle tasche, che è stato per decenni sulla lista
dei "pronti a morire" ed è sopravvissuto grazie a una fisicità taurina, oggi
è un signore che posa accanto a valigie firmate e nel tempo libero va a
pesca o porta "il cane a pisciare e le ragazze a scuola". Se gli chiedi
conto della sortita sulla sniffata delle ceneri paterne, ti fissa negli
occhi e risponde: "Bella domanda, passiamo oltre?".
Ti racconta, invece, quanto sia faticosa la tournée a sessantacinque anni:
"Finiti i concerti, ci vogliono quattro mesi per riprendermi. Continuo a
svegliarmi il mattino con l'adrenalina da palco e penso: "Ma oggi devo
suonare? Devo volare? Dove sono?"". La macchina Rolling Stones è un
ingranaggio inarrestabile: "Non andiamo avanti solo per i soldi, la nostra è
una sfida: nessuno è riuscito a tenere una band per così tanto tempo. Sul
palco, a volte, mi ritrovo a suonare sollevato un palmo da terra".
In Shine a Light c'è una scena in cui, dopo un duetto con Buddy Guy,
Richards gli regala la sua chitarra. "Non sono uno che sfascia gli
strumenti, né li do via. Ma Buddy se l'era meritato, era arrivato caldissimo
sul palco, è stato straordinario", dice. "La mia posizione è che io sono un
musicista, uno che scrive canzoni, un menestrello se vuoi. E la cosa
importante di questo gioco è passare il testimone agli altri. Tutto quel che
ho imparato lo devo ad altri. È una lunga tradizione che appartiene alla
storia della musica. Sulla tomba mi piacerebbe avere inciso: "È trapassato,
ma l'ha passato"".
Dentro il petto del senescente pirata batte il cuore di un musicista vivo e
scalciante: "Sono gli altri, e non noi, a chiedersi quando smetteremo.
L'altra sera ho incontrato Chuck Berry, ha ottant'anni passati e suona
ancora. Per me è lo Shakespeare del rock'n'roll e sembra eterno. Anch'io
continuerò a suonare finché sono vivo, finché posso. Semplicemente sul
palco, anche su una sedia a rotelle".
(fonte: repubblica.it)
Keith Richards - Un caso per la medicina ?
Pubblicato da Gordon Francis Ferri alle 12:32 in
Medicina
Devo dire che già è piuttosto inquietante quell'anellone a forma di teschio
che porta immancabilmente al dito - che significhera ? un memento mori ? Una
sfida ? Un patto col diavolo ? - fatto sta che Keith Richards, il mitico
chitarrista dei Rolling Stones, non finisce mai di stupire.
Da molto tempo circolavano e circolano su di lui storie pazzesche, e ben
documentate: tutti ricordano della famosa caduta dalla palma, mentre si
trovava in vacanza ai tropici. Pare che sia stata una caduta molto brutta,
insomma un altro forse ci sarebbe restato secco. Invece lui no, è rimasto un
po' annebbiato - ma tanto è una componente del suo genio - per qualche
settimana, poi è guarito come se niente fosse.
Poi ora si scopre che il musicista ha contratto l'epatite C - il minimo che
gli potesse venire, aggiungiamo noi con il tenore di vita che conduce - ma
dall'epatite è misteriosamente guarito, e senza alcun tipo di cure. Come è
possibile ? Chi ha avuto questa malattia, sa che è impossibile tornare
indietro, una volta contratta l'epatite il fegato è irreparabilmente
danneggiato.
Invece lui no. Al punto tale che clamorosamente Richards ha annunciato che
dopo la sua morte il suo corpo verrà messo a disposizione della medicina: "I
medici di tutto il mondo esamineranno il mio corpo quando si spegnerà, " ha
detto.
Sempre ammesso che si spegnerà veramente ... verrebbe da dire con un po' di
humour. E sì perchè il vecchio leone rock sembra proprio un immortale, e
comunque la sua vicenda, a prescindere, dimostra che la medicina è una
scienza alquanto soggettiva (e per molti versi ancora misteriosa) ...
(fonte: mysterium.blogosfere.it)
Keith Richards: "Ho sniffato mio padre"
14:23 mer 04 aprile 2007 Che Keith Richards
non avesse tutte le rotelle al posto giusto era appurato. Ma stavola ha
davvero esagerato.
Il tabloid Sun ha anticipato un'intervista che uscirà a breve fatta al
chitarrista dei Rolling Stones che ad un certo punto se n'è uscito con una
dichiarazione al limite del credibile: "La cosa più strana che ho sniffato?
Mio padre. Ho sniffato mio padre. Era stato cremato e non ho potuto
resistere alla tentazione di farmi un tiretto. Mio padre non avrebbe fatto
una piega. E' andato giù piuttosto bene e sono ancora vivo. E' accaduto
durante un droga party".
Secondo l'articolo, il padre di Richards, Bert, è morto nel 2002 all'età di
84 anni.
Il chitarrista ha poi avuto il tempo di attaccare le nuove stelle emergenti
del rock inglese: "Fanno tutti schifo. Si atteggiano a quello che non sono e
non provano a essere loro stessi. Libertines, Arctic Monkeys, Bloc Party? Un
mucchio di schifezze. Impostori, immondizia".
Richards è orgoglioso della sua capacità di sopravvivere a una vita di
eccessi che ha fatto leggenda. "Sono stato al numero uno della lista delle
persone "A rischio di morte" per dieci anni, ci sono rimasto male quando
sono uscito dalla classifica. Sono andato al funerale di dottori che mi
avevano dato sei mesi di vita".
(fonte: musica.excite.it)
Keith Richards: ‘Faremo un nuovo album dei Rolling Stones’
E’ la notizia che i loro fan speravano di leggere, molto probabilmente: i
Rolling Stones faranno un nuovo album di studio. Sicuramente il futuro disco
non è dietro l’angolo, ma l’intenzione c’è. E, considerata l’età anagrafica
dei singoli componenti, tutti ormai tra i 60 ed i 66 anni, è già molto. E’
stato Keith Richards ad annunciare la buona novella. Accennando inizialmente
al docu-film “Shine a light” di Martin Scorsese, Keef ha detto: “Una volta
che avremo terminato la promozione di questo film, credo che potremmo anche
fare un nuovo album. Adesso ci chiamano ‘i rockers rugosi’, ma io ho ancora
energia. E dipende dal fatto che non mangio molto. E che non bevo molto. Più
esattamente, non mangio molto e ho roba buona da fumare. Sinceramente farei
questo lavoro anche sulla sedia a rotelle”.
(fonte: rockol.it)
Cara la vita del chitarrista dei Rolling Stones Keith Richards…
Keith Richards: l’uomo da 6 milioni di dollari. Anzi, da 7,3 milioni di
dollari. Questo il prezzo che la rockstar ha fissato come compenso per
scrivere la sua autobiografia. Già negli anni Ottanta il 64enne chitarrista
degli Stones si sarebbe cimentato in un progetto del genere, ma si dice che
abbia dovuto abbandonarlo causa improvvisa amnesia: non avrebbe ricordato
aneddoti a sufficienza. A distanza di vent’anni, invece, sembra proprio che
il libro sia destinato a inizio, 1962, la storia dei Rolling Stones Keith
non ricopre il ruolo di solista, bensì di chitarrista ritmico,
successivamente con la mutazione di Brian Jones in polistrumentista e la sua
tragica scomparsa, Richards diviene lead-guitar a tutti gli effetti, ma non
prima dell’uscita di scena di Mick Taylor, precedentemente chiamato a
rimpiazzare Jones.
Autore di capolavori, in coppia con Jagger, come la già citata “(I can't get
no) Satisfaction” e “Start Me Up”, “Angie”, “Brown Sugar”, Keith è legato a
doppio filo con la Fender, Fender Telecaster, nonostante nel corso degli
anni siano passate tra le sue mani Gibson Les Paul Custom e una Gibson 335
nera con tremolo Bigsby. Peculiarità di “The Human Riff” è quella suonare
con solo cinque corde e con una accordatura non standard, ma lasciamo a lui
l’ultima la parola <<Se mi considero un guitar hero? Non sono mai stato in
gara. Mi sono scordato di compilare l’apposito modulo d’iscrizione>>.
(fonte: soqquadro.org)
24 ottobre 1978 – vedere la luce, tanto che Richards si starebbe incontrando
proprio in questi giorni con le case editrici che, naturalmente, fanno a
gara per aggiudicarsi le sue memorie. Secondo indiscrezioni pare che in cima
alla lista ci siano la HarperCollins, della News Corporation, e la Little
Brown, della Hachette Filipacchi.
Gli altri colossi editoriali non si tirano comunque indietro e continuano
con le loro offerte in un tira e molla che va avanti da quasi un anno.
L’occasione è ghiotta: se verrà portato a termine, potrebbe infatti
trattarsi di un successo editoriale senza precedenti oltre che di una grande
testimonianza dal mondo del rock. Le anticipazioni però non fanno ben
sperare in questo senso: si fa un gran parlare di gossip più che di musica.
L’artista racconterà le sue disavventure sessuali con le modelle di turno,
le notti brave, le due incarcerazioni et cetera. Fino alla leggenda messa in
giro dallo stesso, secondo la quale, insieme ad una buona dose di cocaina,
si sarebbe sniffato anche le ceneri del padre. Sesso, droga e pochissimo
rock’n'roll, dunque, per una tendenza, quella dell’autobiografia, che sta
investendo anche altre star della musica, dai Genesis a Eric Clapton. Per
loro ingaggi meno danarosi e, si spera, anche qualche stupidaggine in meno.
Martina Manescalchi
(fonte: magictv.tv)
Keith Richards - leggenda a sei corde
di Massimo Vinci
Dare una definizione di una delle leggende del Rock non è semplice, forse il
modo migliore è lasciare la parola al diretto interessato <<Due dita, cinque
corde e uno stronzo che le suona >> che in una intervista rilasciata a Paolo
Battigelli dichiarò :”Cosa potrebbe fare un povero ragazzo, se non suonare
in una rock’n’roll band?”.
Keith “the human riff” Richards è da sempre l’anima dei Rolling Stone, tanto
che le volte in cui il buon Jagger ha tentato di intraprendere la strada
dell’album solista per dimostrare chi fosse la vera mente della band, i fans
hanno risposto con un “Ricevuto Mick, la mente è Keith adesso torna a casa
“. Chitarrista di chiara matrice blues, ammiratore di Scotty Moore (avete
presente la chitarra nei brani di Elvis? Era lui), non è certamente quel che
si può dire un fulmine di guerra né un mostro di tecnica, ma ha
indubbiamente segnato la storia del Rock con uno stile personalissimo, dei
riff taglienti, al vetriolo, uno per tutti "(I can't get no) Satisfaction"
del 1965 .
Quando ha Keith Richards condannato a suonare per beneficenza
Un muro umano di fotografi, cameramen e cronisti presidia il 24 ottobre 1978
il Palazzo di Giustizia di Toronto in Canada, mentre la polizia fatica a
contenere una folla di curiosi che continua a crescere di numero. Sono
centinaia le persone che cercano di entrare nella sala dove si sta svolgendo
l’udienza conclusiva di un processo che vede sul banco degli imputati il
chitarrista Keith Richards dei Rolling Stones, accusato di detenzione di
sostanze stupefacenti. I fatti contestati risalgono al 29 febbraio 1977,
quando una squadra speciale della polizia canadese, allertata da una
telefonata anonima, aveva fatto irruzione nella camera occupata dalla
rockstar all’Harbour Castle Hotel di Toronto, rinvenendo ventidue grammi di
eroina e cinque di cocaina. Arrestato immediatamente, il chitarrista era poi
stato rilasciato dopo il pagamento di venticinquemila dollari di cauzione.
L’accusa, vista la quantità di droga sequestrata è di detenzione a scopo di
spaccio, ma fin dal primo momento Richards faceva capire che la sua linea di
difesa sarebbe stata quella di chiedere la derubricazione del reato in
detenzione per consumo personale. La vicenda, vista la popolarità del
protagonista attira l’attenzione dei media che mettono in risalto come la
legislazione contro la diffusione e il consumo di stupefacenti sia
inadeguata e ingiusta. «Solo i poveri vanno in galera. I ricchi no», è il
leit-motiv di una campagna che vede anche le associazioni antiproibizioniste
prendere posizione contro gli effetti di una normativa che ritengono
devastante sul piano sociale. Il reato contestato al chitarrista dei Rolling
Stones prevede un pena che consiste in periodo di reclusione che può
arrivare fino a diciotto mesi, convertibile in una sanzione monetaria o in
lavori socialmente utili, e una multa salata, però tutti sanno che le sue
pressoché illimitate possibilità economiche lo rendono, nei fatti, diverso
dal piccolo spacciatore squattrinato. I ricchi possono pagarsi la libertà, i
poveri possono scegliere tra la galera o un periodo lavorativo al servizio
della collettività. Per queste ragioni quando il giudice Lloyd Graburn entra
nell’aula del Palazzo di Giustizia per la lettura della sentenza, c’è un
silenzio carico di tensione. «Io credo – dice il giudice – che i legislatori
di questo stato abbiano in mente una giustizia capace di equità e in grado
di costituire un punto di riferimento certo per tutti i cittadini. Questo
impone a noi, che ci troviamo a dover giudicare i reati e a comminare le
pene, di valutare bene le conseguenze che i nostri atti possono avere non
solo per l’imputato, ma anche per la società. Guai se si pensasse che le
legge non è uguale per tutti». In conclusione decide di accettare la tesi
del “consumo personale” ma di trattare Keith Richards come tutti gli altri.
Lo obbliga a sottoporsi a un trattamento disintossicante e gli impone di
prestare la sua capacità lavorativa al servizio della collettività
determinandone anche le modalità: entro sei mesi deve tenere un concerto di
beneficenza in un luogo di sua scelta purché sul territorio canadese. Il
ricavato dell’esibizione deve essere destinato a un istituto di assistenza
ai ciechi, il Canadian National Institute for Blind. Non c’è, quindi,
possibilità di convertire la pena in una sanzione monetaria. È una sentenza
emblematica perché, pur non comportando pene particolarmente pesanti,
equipara una persona dalle notevoli possibilità finanziarie al piccolo
spacciatore squattrinato attribuendo un valore monetario al lavoro. Il
chitarrista si sottoporrà di buon grado a quanto disposto dal giudice e il
22 aprile 1979 terrà il concerto previsto dalla sentenza nel Civic
Auditorium di Ottawa accompagnato dai New Barbarians, un gruppo composto
dall’altro chitarrista dei Rolling Stones Ron Wood, dal bassista Stanley
Clarke, dall’ex tastierista dei Faces Ian McLagan e dall’ex batterista dei
Meters Ziggy Modeliste.
by Gianni Lucini - fonte : rockemartello.com)
Scozia, accende una sigaretta sul palco: multa per Keith Richards
August 29, 2006
Sesso, droga e rock and roll? Macché, adesso alle rockstar non è più
concesso nemmeno fumare una sigaretta. Almeno in pubblico. Il Consiglio
cittadino di Glasgow, in Scozia, sta infatti valutando se multare il
chitarrista dei Rolling Stones, Keith Richards, per violazione della
normativa antifumo. Il divo maledetto è infatti responsabile di avere acceso
una “bionda” durante un concerto.
È accaduto venerdì scorso, durante la tappa scozzese del Tour “A Bigger
Bang”. Il caso è entrato nell´agenda del Consiglio comunale a seguito della
segnalazione di alcuni giornalisti. «Ci è stato fatto notare che fumava - ha
dichiarato il portavoce del Consiglio -. Stiamo approfondendo: prendiamo
molto seriamente le nostre responsabilità sull’applicazione delle leggi».
La norma è entrata in vigore lo scorso marzo e impone il divieto di fumare
in tutti i luoghi pubblici al chiuso, tra cui teatri e ritrovi sportivi.
Tempi duri per il chitarrista degli Stones: qualche mese fa era stato
costretto a saltare un concerto dopo essere caduto da una palma. Adesso cade
addirittura dalle nuvole: è da quando era un ragazzino che calca
tranquillamente i palcoscenici di tutto il mondo con la sigaretta in bocca e
a 63 anni pensava che oramai nessuno gli avrebbe più detto niente.
(fonte: unita.it)
Keith Richards ubriaco sul palco a Helsinki, fa infuriare gli altri
Stones
Il chitarrista dei Rolling Stones questa volta ha esagerato. Keith Richards
si è presentato sul palco di Helsinki ubriaco fradicio, da non reggersi in
piedi. E la sua "performance" ha mandato su tutte le furie Mick Jagger e
Ronnie Wood che, durante il concerto, hanno dovuto soccorrerlo per evitare
che precipitasse sul pubblico. L'eccentrico Richards poco prima aveva
ammesso di aver sniffato le ceneri del padre.
Richards, secondo quanto riportato dal Sun, è finito per terra un paio di
volte, e ha anche rischiato di precipitare rovinosamente sul pubblico.
"Mick (Jagger, ndr) e Ronnie (Wood, ndr) non sembravano affatto contenti -
ha raccontato uno spettatore al tabloid inglese -. A un certo punto Jagger
lo ha dovuto tenere, altrimenti sarebbe caduto giù dal palco. E in un altro
momento ha inciampato lateralmente e se non fosse stato per la ringhiera
avrebbe fatto un volo di sei metri direttamente sulla folla". "I tecnici lo
hanno dovuto reggere mentre gli mettevano la chitarra al collo - ha
raccontato un altro fan -. Inutile dire che ha suonato in maniera terribile,
ma Mick è stato un grande ed è riuscito a fare andare avanti lo show". "E'
caduto in terra un sacco di volte - si è lamentato un terzo spettatore - in
uno show di fronte a 45 mila persone. Per qualcuno puo' anche essere
divertente, ma temo che Keith stia iniziando a credere un po' troppo nel suo
mito. Sta diventando un po' troppo imbarazzante".
Il (brutto) spettacolo segue di poco l'ammissione del chitarrista di aver
realmente sniffato le ceneri del padre, pur con la precisazione che non le
ha mescolate con la cocaina per non mancargli di rispetto. "Quella della
cocaina era una stupidaggine. Ho detto che l'ho tagliato 'com'è la cocaina,
non 'con' la cocaina", ha detto il rocker 63enne che sta scrivendo la sua
autobiografia. "Ho aperto la sua urna e mi sono detto: Gesù devo fare
qualcosa con papà, piantare una quercia o qualcosa del genere. Ho levato il
coperchio e un po' di papà è finito sul tavolo da pranzo. Non puoi usare
spazzola e paletta per una cosa del genere. Allora l'ho raccolto", ha
spiegato , raccontando come ha finito per inalare le ceneri del padre Bert,
morto nel 2002, come se si trattasse di cocaina.
Il musicista ha raccontato anche del suo dolore alla perdita della madre,
spentasi all'età di 91 anni ad aprile di quest'anno. "Due giorni prima che
morisse ho preso la chitarra mi sono seduto vicino a lei e mi sono messo a
suonare...Il giorno dopo lei si sveglia e dice alla mia segretaria: 'Hai
sentito Keith che suonava? Era stonato' ", ha raccontato divertito.
Quanto alla propria morte, Richards ha detto di non averci mai pensato.
"Siano gli altri a decidere cosa fare di me. I miei sapranno che fare. Ma vi
avverto, ci vorrà un bel po'. Mi aspetto di arrivare almeno a 150 prima di
pensare di tirare le cuoia".
(fonte: tgcom.mediaset.it)
Keith Richards è nato a Dartford Inghilterra il 18 dicembre 1943, e
probabilmente è immortale.
Non si spiegherebbe altrimenti come sia sopravvissuto alle montagne di
droghe di tutti i tipi assunte negli anni.
Lui è la chitarra dei Rolling Stones, il suono blues che dalle piantagioni
di cotone del sud degli Stati Uniti che è arrivato agli studi Chess di
Chicago e poi a Londra.
Lui è l'altro glitter twin, il degno socio di Mick Jagger.
Una chitarra sporca, un suono pieno di fumo, scarno, sempre uguale ma sempre
diverso in più di 40 anni. La storia del rock scorre in quella chitarra.
La storia del rock è personificata dalla sua vita di incredibili eccessi per
un umano.
Il suo volto segnato, scavato, inciso è una pergamena che racconta il rock,
il blues, i decenni, il rock'n'roll.
Grande chitarrista nonostante non abbia mai posseduto la tecnica di un
Blackmore o di un Page, ha sempre avuto un gran sound.
I suoi riff sono dei capolavori. Il più famoso, quello di (I Can't Get No)
Satisfaction, ha dichiarato di averlo ricevuto in un sogno e di essersi
svegliato ed averlo subito suonato e scritto per non dimenticarlo (grazie
Keith).
Dal 2006 sembra non faccia uso più uso di sostanze stupefacenti perchè, a
suo dire, la droga d'oggi non è più buona come quella di una volta ed i trip
sono insoddisfacenti: se lo dice lui.
Ah i bei tempi!
In compenso per prendere in giro i media creduloni e gli stupidi del
villaggio globale ha dichiarato un paio d'anni fa' di essersi sniffato le
ceneri del padre morto “Le ceneri del vecchio Bert”, inutile dire che il
grande circo mediatico gli ha creduto.
Immagino le risate di Keith ed anche del vecchio Bert.
(fonte: 31canzoni.blogspot.com)
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