Ciao Mr.Tambourine. Solo una
segnalazione: il recensore del Gazzettino non ha preso una sola quando,
a proposito del concerto di De Gregori, ha parlato di "rilettura di
Buonanotte fiorellino sulla musica di Rainy Day Women". De Gregori
adesso la suona così. L'ha pure reincisa per l'album "Vivavoce", proprio
con il titolo "Fiorellino #12&35". Puoi ascoltarla qui:
Caro Mr. Tambourine,
volevo informarti che a proposito dell'articolo de ilgazzettino.it il
granchio l'hai preso tu. Infatti De Gregori ha pubblicato da qualche
mese un doppio album - Vivavoce - che raccoglie nuovi arrangiamenti di
sue varie canzoni, tra cui la Buonanotte fiorellino sulle note di Rainy
Day Women # 12 & 35 di cui parla l'autore dell'articolo, e che non a
caso è stata intitolata Fiorellino # 12 & 35.
Cordiali saluti, Nicola
Talkin'
9555 - giovanni
Caro Mr. Tambourine,
in verità l'autore dell'articolo su De Gregori non sbaglia: non fa
riferimento all'ispirazione originaria di Buonanotte fiorellino - che è
certamente Winterlude, come segnali tu -, ma alla versione live che De
Gregori ha suonato negli ultimi 4-5 anni: effettivamente una rilettura
giocosa di Rainy day women. Eccola:
Perdona la pedanteria della precisazione, Giovanni
Talkin'
9554 - tarantulalips
Ciao volevo solo ricordare che buonanotte
fiorellino, sì, è stata scritta ispirandosi a Winterlude, ma l'autore
dell'articolo su De Gregori e Dylan (postato sul sito ieri)
probabilmente si riferiva a "Fiorellino 12&35". Questa è la canzone
finale dell'ultimo lavoro di De Gregori "Vivavoce" dove vengono ripresi
e appunto rifatti con una nuova lettura alcuni tra i più importanti
brani della carriera di De Gregori. Fiorellino 12&35 è senza ombra di
dubbio una rilettura di buonanotte fiorellino (il testo è uguale) basata
però sul giro blues di rainy day women # 12&35.
Ciaoooo!!!!!!!
Talkin'
9553 - andrea.freddi
Nell'ultimo disco Vivavoce e dal vivo De
Gregori sta effettivamente proponendo un arrangiamento di Buona Notte
Fiorellino basato sul giro di Rainy Day Woman. é molto spassosa!
Andrea, un lettore affezionato
Talkin'
9552 - francesco.tamburini94
Ciao Mr. Tambourine,
quando l'autore dell'articolo su De Gregori parla di - rilettura di
"Buonanotte fiorellino" sulla musica di "Rainy Day Women #12 & 35"-, non
lo fa a sproposito.
Infatti nell'ultimo album di De Gregori, "Vivavoce", il cantautore
italiano reinterpreta molte delle sue canzoni con i nuovi arrangiamenti
che spesso usa anche nei live (cosa che potrebbe avvenire con un bel
bootleg sul NET per Dylan).
Una delle novità è la rilettura di Buonanotte Fiorellino in stile "Rainy
Day Women #12 & 35", come puoi sentire da questo link che ti invio:
https://www.youtube.com/watch?v=XKI4Gw17TlE
Mi sembrava giusto fare questa precisazione, perchè questa canzone da
sempre è uno dei collegamenti che lega De Gregori a Dylan, quindi
reinterpretarla con una base musicale del Nostro (l'autore italiano si
ispira al menestrello più per la sua musicalità che per le sue parole)
non è stato affatto scontato.
Scusa per il disturbo, e grazie mille per tutto il lavoro che fai,
passare dal sito ogni giorno ormai è come il caffè a colazione, è
imprescindibile! A presto!
Francesco Tamburini
Talkin'
9551 - mathemin
Caro Mr. Tambourine,
guarda che questa volta hai preso un granchio (capita anche ai migliori)
In riferimento all’articolo
http://www.ilgazzettino.it/blog/gi_alajmo/de_gregori_si_libera_del_fantasma_di_bob_dylan_affontandolo_direttamente/0-64-4772.shtml
Perché l’autore dell’articolo, quando scrive la rilettura di "Buonanotte
fiorellino" sulla musica di "Rainy Day Women #12 & 35", si riferisce
alle recenti esecuzioni in pubblico di questa canzone, in cui De Gregori
inserisce proprio il famoso ritornello di Rainy Day Women, ti lascio un
link:
Non preoccuparti, mi hai lasciato occasione per salutarti
affettuosamente.
Andrea.
Avete pienamente
ragione, ho letto male e superficialmente l'articolo, quindi la mia
precisazione era sbagliata e superflua, di conseguenza le mie scuse a
tutti voi e soprattutto all'autore dell'articolo. Spero mi perdonerete
affettuosamente, "Long live and prosper" V, a tutti, Mr.Tambourine, :o)
Lunedi 30
Marzo 2015
Bob Dylan, 50
anni di “Bringing It All Back Home”
clicca qui
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De Gregori si libera del fantasma di Bob
Dylan affrontandolo
clicca qui
Nota di Mr.Tambourine -
Scrivendo di un aartista così complicato come Bob Dylan può capitare di
confondersi, così la frase - la rilettura di "Buonanotte fiorellino"
sulla musica di "Rainy Day Women #12 & 35" - è assolutamente sbagliata.
Buonanotte Fiorellino è stata scritta prendendo ispirazione da
"Winterlude". Questo per dovere di giusitizia, quindi credo che l'autore
dell'articolo non me ne vorrà se ho fatto questo appunto, ma non potevo
lasciar passare questa dichiarazione senza rendermi partecipe
dell'errore.
Nell'attesa che il Nostro arrivi in Italia oltre che a goderci le sue
personali interpretazioni di Shadows in the Night (aspettando ora un
lavoro dove Dylan canta Dylan all'altezza di Tempest o Modern Times) e
il recente splendido bootleg dedicato ai Basement Tapes, se avete
occasione andate ad ascoltare uno dei migliori "figli" di Bob: il grande
Massimo Bubola, padre del folk/rock italiano che sta portando in tour
con la sua "Eccher Band" canzoni tradizionali della e sulla Grande
Guerra in occasione del suo centenario, tratte prevalentemente dagli
album Quel Lungo Treno (2005) e Il Testamento del Capitano (2014),
riadattate in chiave Folk/Rock, oltre a suoi grandi classici come Il
cielo d'Irlanda, Fiume Sand Creek, Doppio Lungo Addio, Tre Rose e gli
inediti contenuti negli album sopra citati. Per chi si trovasse nei
paraggi bresciani il 24 aprile l'appuntamento è a Lumezzane nel
bellissimo teatro Odeon alle ore 21.15.
Ciao a tutti. Daniele Ardemagni "Ardez"
Caro Daniele, la tua
mail mi ha messi un apulce nell'orecchio, che anche per te "Shadows In
The Night" non sia stato all'altezza delle tue aspettative, daltronde ho
riscontrato pochi giorni fa la stessa impressione nella recensione di
Alessandro Carrera il quale, mi sembra abbia trovato una formula
estremamente gentile per dire che il disco non è piaciuto nemmeno a lui.
Anch'io ho nutrito dei grossi dubbi su questo lavoro è l'ho chiaramente
detto nel mio scritto intitolato "Shadows In The Night, disco
imprescindibile o no?", cercando di andare a scovare ed accettare le
ragioni che potevano aver spinto Bob a sfornare un disco così "fuori da
Bob Dylan ma molto dentro Robert Zimmermann". Purtroppo queste canzoni,
anche se accettate nella forma potremmo dire primordiale con la quale ce
le ha presentate Dylan, richiedeno purtroppo "una voce vera", cosa che
Bob non possiede più, o perlomeno non possiede più per questo tipo di
crooner-songs. A tal proposito mi piacerebbe davvero sapere anche
l'opinione di tuo cognato che è certemente una delle persone più
titolate per esprimere un'opinione in merito. Colgo l'occasione per
chiederti di salutarmi Massimo ed Erika che credo avrai occasione di
vedere a Lumezzane, se poi vorrai anche mandarmi la recensione della
serata corredata da due o tre foto sarà ancora più gradita. "Long live
and prosper" V, Mr. Tambourine, .o)
Sabato 28
Marzo 2015
Bob Dylan,
"Shadows In The Night" (Suggestioni uditive)
clicca qui
Francesco De Gregori: Vivavoce tour,
20/3/2015, Roma - recensione
clicca qui
Venerdi 27
Marzo 2015
TOUR 2015,
aggiunte altre 4 date spagnole
Quattro date sono state aggiunte a quelle
spagnole :
05 Luglio 2015 - Zaragoza, Spain -
Pavilion Prince Felipe
06 Luglio 2015 - Madrid, Spain - Barclaycard Center
09 Luglio 2015 - Córdoba, Spain - Theatre Axerquía. 35th Guitar Festival
11 Luglio 2015 - San Sebastian, Spain - Donostia Arena 2016
secondo quanto riportato da
europapress.es,
clicca qui
Portando così il totale dei concerti al
momento attuale a 19:
20 Giugno 2015 - Mainz, Germany,
Zollhafen - Nordmole
21 Giugno 2015 - Tübingen, Germany, Sparkassen Carré
23 Giugno 2015 - Bamberg, Germany - Brose Arena
25 Giugno 2015 - Ljubljana, Slovenia, Center Stožice - Dvorana, Vojkova
cesta 100
26 Giugno 2015 - Wiesen, Austria, Ottakringer Arena, "Wiesen Festival"
27 Giugno 2015 - SAN DANIELE DEL FRIULI, Campo Base, Viale Kennedy -
"Collisioni" Festival
29 Giugno 2015 - ROMA - Terme di Caracalla
01 Luglio 2015 - Bob Dylan + Francesco De Gregori - LUCCA, Piazza
Napoleone - "Lucca Summer Festival
02 Luglio 2015 - Torino, Pala Alpitour (ex Palaolimpico), Corso
Sebastopoli, 123
04 Luglio 2015 - Barcelona, Spain - Festival Jardins de Pedralbes
05 Luglio 2015 - Zaragoza, Pavilion Prince Felipe
06 Luglio 2015 - Madrid, Barclaycard Center
08 Luglio 2015 - Granada, Spain, Palacio Municipal de Deportes
09 Luglio 2015 - Córdoba, Theatre Axerquía. 35th Guitar Festival
11 Luglio 2015 - San Sebastian Donostia Arena 2016
12 Luglio 2015 - Albi, France - Base de loisirs de Pratgraussals -
"Pause Guitare Festival" 2015
13 Luglio 2015 - Saint-Malô-du-Bois, France - "Festival de Poupet",
Theatre De Verdure,
15 Luglio 2015 - Locarno, Switlerland - Piazza Grande - Moon & Stars
2015
16 Luglio 2015 - Lörrach, Germany - Marktplatz - STIMMEN Festival 2015
Grazie ad Harold Lepidus - "Bob Dylan Examiner" per l'informazione.
Grazie mille per il
manifesto, la segnalazione e per aver inserito il logo del sito sul
manifesto caro Mimmo, che dire oltre ad un grandissimo grazie? "Long live and prosper" V, Mr.Tambourine, :o)
P.S. Michele Murino ha lasciato Maggie's Farm nel Marzo 2008. :o)
Giovedi 26
Marzo 2015
Talkin'
9549 - acquaraggia
Oggetto: Bob Dylan's Week - Florence
Fourth Edition
Grazie a Te Mr Tambourine! Tutto bene come stai ?
Mi farebbe molto piacere se tu avessi qualcosa da proporre, qualche idea
che ci fosse sfuggita, un libro da presentare, qualche musicista
americano di passaggio ( ne abbiamo 4 ) un po di pubblicita' per il
sito. Se vuoi, posso mettere il logo sul poster generali assieme agli
altri clubs librerie etc etc.
Casomai fammi sapere.
Io ti informo, loveonyou
Giuseppe.
Ciao Giuseppe, si
invecchia inesorabilmente ma dignitosamente, ed invecchiando si diventa
pigri e pian piano si rimane fuori dal giro. Non mi sento di
consigliarti niente, ma se sei in grado di aggiungere al manifesto della
manifestazione "www.maggiesfarm.eu - sito italiano di Bob
Dylan" non mi dispiacerebbe. Comunque sai che il sito è a tua
disposizione per pubblicare tutto ciò che avrai bisogno di far sapere ai
fans di Bob. Resto in attesa del programma dettagliato per postarlo in
vetrina e lasciarcelo fino a manifestazione conclusa. "Long live and
prosper" V, Mr.Tambourine.
Mi associo agli auguri per Bobby Solo che
sicuramente fa parte degli estimatori del "nostro". Basti ascoltare le
belle versioni da lui fatte in occasione della pubblicazione del suo
"Homemade" uscito nel 2004 dedicato principalmente al "The Man in
Black" ma con delle personali versioni di "Girl From The North
Country, It Ain't Me babe e Blowin In The Wind".
Happy Birthday Bobby
Mercoledi
25
Marzo 2015
TOUR 2015,
aggiunta data spagnola a Barcellona
Secondo quanto riporta il sito ufficiale del
"Festival
Jardins de Pedralbes" di Barcellona, Spagna, il concerto di Bob
Dylan è previsto per il 4 di Luglio.
Grazie ad Harold Lepidus - "Bob Dylan Examiner" per l'informazione.
Grazie Alessandro, sai che io e tutti i lettori
di Maggie's Farm ti siamo sempre grati quando scrivi su Bob e ce lo
comunichi. Grazie ancora, "Long live and prosper" V, Mr.Tambourine, :o)
Bobby Solo: "Il mio nome? Papà era
ostile, una segretaria fece il resto..."
clicca qui
Martedi 24
Marzo 2015
TOUR 2015,
aggiunta data francese.
Secondo quanto riporta il sito ufficiale del Festival di Poupet Bob
Dylan si esibirà al Theatre De Verdure di Saint-Malô-du-Bois, Francia
per il "Festival de Poupet".
Ecco l'elenco aggiornato aggiornato delle date europee:
20 Giugno 2015 Mainz, Germany, Zollhafen - Nordmole
21 Giugno 2015 Tübingen, Germany, Sparkassen Carré
23 Giugno 2015 Bamberg, Germany - Brose Arena
25 Giugno 2015 - Ljubljana, Slovenia, Center Stožice - Dvorana, Vojkova
cesta 100
26 Giugno 2015 - Wiesen, Austria, Ottakringer Arena, "Wiesen Festival"
27 Giugno 2015 - SAN DANIELE DEL FRIULI, Campo Base, Viale Kennedy -
"Collisioni" Festival
29 Giugno 2015 - ROMA - Terme di Caracalla
01 Luglio 2015, Bob Dylan + Francesco De Gregori - LUCCA, Piazza
Napoleone - "Lucca Summer Festival
02 Luglio 2015, Torino, Pala Alpitour (ex Palaolimpico), Corso
Sebastopoli, 123
08 Luglio 2015 - Granada, Spain, Palacio Municipal de Deportes
12 Luglio 2015 Albi, France - Base de loisirs de Pratgraussals - "Pause
Guitare Festival" 2015
13 Luglio 2015 Saint-Malô-du-Bois, France - "Festival de Poupet",
Theatre De Verdure,
15 Luglio 2015 Locarno, Switlerland - Piazza Grande - Moon & Stars 2015
16 Luglio 2015 Lörrach, Germany - Marktplatz - STIMMEN Festival 2015
Al momento nessuna delle date riportate sono ancora state confermate dal
sito ufficiale bobdylan.com:
“Come vuoi chiamarti?” “Bobby” rispose Roberto, “Mio padre non vuole che
usi il suo cognome per cantare rock”, “Va bene - rispose la segretaria -
ma Bobby Cosa?” "Solo Bobby!” rispose Roberto, allora la segretaria
della Ricordi scrisse sul contratto “Bobby Solo”.
Bobby Solo fu uno dei miei primi miti da adolescente. Il primo in
assoluto fu Elvis Presley e se non diventai un pianista diplomato al
concervatorio la colpa fu sua. Dopo sette anni di duri studi, una sera
andai al cinema all’aperto del mio paese con alcuni amici più grandi di
me, e quello che successe quella sera non lo scorderò più, vidi quella
che per me fu la prima maniferstazione di isteria collettiva da
rock’n’roll. Proiettavano il film “Amami teneramente” (Loving you)
interpretato da un giovane Elvis con due basettoni enormi, ed a metà
proieziene il parterre del cinema era disintegrato. Nei cine all’aperto
estivi c’erano di solito le poltroncine pieghevoli di tela, ma quella
sera le suddette andarono a pezzi. Tutti, ragazze e ragazze della
generazione prima della mia, avevano forse dai 5 ai 7 ani più di me,
ballavano, urlavano, si contorcevano, tiravano sedie in aria, cose mai
viste. Intervennero i carabinieri, risultatro: film sospeso, tutti a
casa a testa bassa, Io dissi a mia madre di far sparire il piano perchè
volevo imparare a suonare la chitarra, una megalite incredibile con lei
ma fu così che andarono le cose..!
Qualche anno dopo, un ragazzetto romano si trasferisce a Milano, conosce
Franz Di Cioccio e con lui forma un duo, riesce ad attenere, merito
della sua stupenda voce un contratto con la Ricordi. Poco dopo compone
“Una lacrima sul viso” che non potrà firmare perchè non iscritto alla
SIAE (al suo posto figurerà il maestro Iller Pataccini, e solo nel 1991,
grazie all’aiuto di Red Ronnie, Bobby Solo potrà scrivere il suo nome
fra gli autori della canzone.
Il resto è storia, il ragazzetto canterà “Una lacrima sul viso” in play
back al festival di Sanremo a causa di un abbassamento di voce, verrà
squalificato, andra a dormire povero e si sveglierà miliardario.
Ammiravo ed odiavo quel Bobby di allora, lui ce l’aveva fatta e io no,
lui aveva una “voce d’oro” ed io una “voce di merda” (ma questo non era
colpa sua), ma l’ammirazione era sincera e dura ancora oggi a distanza
di 50 anni, anche dopo che la mia mente ed il mio cuore vennero
catturati prima dai Beatles e poi da Bob Dylan.
Infine ebbi l’occasione di conoscere Bobby! Lavoravo per “Musica vera”
ed un giorno, credo intorno agli anni novanta, dovemmo fare il service
per Bobby che era stato scritturato al Pianella di Cantù per
intrattenere il pubblico durante la pausa di una sfilata di moda. Bobby
arrivò presto e quindi, dopo aver piazzato l’amplificazione e fatto un
breve suond check, ci ritirammo in una stanza del Pianella in attesa del
suo turno. All’inizio, durante il sound check ebbi una piccola
divergenza con lui, avevo sistemato i due monitor ai lati del microfono
dove lui avrebbe cantato, ma lui spostò uno dei due monitor mettendoli
tutti e due dalla stessa parte. Io che non avevo mai visto una cosa
simile e senza senso, andai a rimetterli a posto, allora lui mi disse
ridendo "Lascia stare, da quest’orecchio sono sordo". Ci facemmo una
bella risata e la cosa finì lì. Dovevamo aspettare più di due ore prima
che arrivasse il turno di Bobby, così nel camerino, cominciammo a
parlare e scoprii che anche lui era uno sfegatato dei Beatles. Tirò
fuori la chitarra e cominciammo a cantare tutte le canzoni dei Beatles
una dietro l’altra, passandoci la chitarra di mano quando uno dei due
non conosceva la canzone. Bobby era molto “normale”, si comportava come
uno di noi, uno qualunque,non faceva il divo anche se avrebbe potuto
permetterselo visto che aveva venduto alcuni milioni di dischi. Tutto si
svolgeva come se io fossi stato a casa di un mio amico a suonicchiare
canzoni come spesso mi accadeva di fare.
Ricordo che dovetti insegnargli l’ultima canzone che John Lennon scrisse
e che uscì postuma con le voci e gli strumenti degli altri tre
registrate sopra il suo demo, “Free as a bird” e poi la cosa andò avanti
per un’altra oretta, lui che cantava ed io che suonavo! Incredibile, io
suonavo ed il grande Bobby Solo cantava con me. Diventammo amici, ci
scambiammo i numeri di telefono perchè avevamo pensato di fare una
sortita a Londra per far che Bobby si potesse esibire in incognito in
qualche open mike. Prima di tornarsene a cosa mi disse, “Teniamoci in
contatto e vediamo se riusciamo a farlo”. Lo chiamai per qualche mese
quasi tutte le settimane, fu sempre gentile e disponibile, non si negò
mai al telefono, ma non riuscimmo a realizzare l’idea balzana dell’open
mike.
Poi, col tempo, come tutte le amicizie molto superficiali, anche questa
finì, Io smisi di chiamarlo e non lo sentii più. Ho ancora il numero ma
non so se sia ancora valido, comunque non avrei intenzione di chiamarlo,
sarebbe una cosa senza senso. Lo ammiro ancora ed ogni volta che lo
vedo, come l’altra sera a “Porta a Porta”, ospite di Bruno vespa che ha
voluto così festeggiare il 70 compleanno di Bobby, qualcosa mi fruguglia
ancora nel cuore. Tanti auguroni Bobby, sei sempre grande! “Long live
and prosper” V, Mr.Tambourine, :o)
Sabato 21
Marzo 2015
TOUR 2015,
aggiunte due date in Slovenia e Spagna
Altre due date del Tour Europeo sono
state annunciate oggi:
20 Giugno 2015 Mainz, Germany, Zollhafen - Nordmole
21 Giugno 2015 Tübingen, Germany, Sparkassen Carré
23 Giugno 2015 Bamberg, Germany - Brose Arena
25 Giugno 2015 - Ljubljana, Slovenia, Center Stožice - Dvorana, Vojkova
cesta 100
26 Giugno 2015 - Wiesen, Austria, Ottakringer Arena, "Wiesen Festival"
27 Giugno 2015 - SAN DANIELE DEL FRIULI, Campo Base, Viale Kennedy -
"Collisioni" Festival
29 Giugno 2015 - ROMA - Terme di Caracalla
01 Luglio 2015, Bob Dylan + Francesco De Gregori - LUCCA, Piazza
Napoleone - "Lucca Summer Festival
02 Luglio 2015, Torino, Pala Alpitour (ex Palaolimpico), Corso
Sebastopoli, 123
08 Luglio 2015 - Granada, Spain, Palacio Municipal de Deportes
12 Luglio 2015 Albi, France - Base de loisirs de Pratgraussals - "Pause
Guitare Festival" 2015
15 Luglio 2015 Locarno, Switlerland - Piazza Grande - Moon & Stars 2015
16 Luglio 2015 Lörrach, Germany - Marktplatz - STIMMEN Festival 2015
traduzione
a cura di Rossana Battezzati e Danilo Sisto
ULTIMA PARTE
Il Metodo
“Una volta che mi focalizzo su qualcosa, me la suono davvero nella mia
mente finché
arriva un’idea dal nulla, ed è normalmente la chiave per l’intera
canzone. E’ l’idea che conta
L’idea mi fluttua intorno a lungo”.
D. Molte delle tue canzoni più recenti trattano della vecchiaia. Una
volta hai detto che le persone non si ritirano, svaniscono, si
esauriscono. Ed ora a 73 anni, tu sei bisnonno.
R. Guarda, si invecchia.. La passione è un gioco da giovani, ok? I
giovani possono essere appassionati. Le persone più anziane devono
diventare più sagge. Voglio dire, sei in giro da un pò, lasci certe cose
ai giovani e non cerchi di comportarti come se fossi un giovane.
Potersti veramente farti male.
D. Attorno al 1966, ti sei isolato per
più di un anno e ci sono state molte speculazioni sui motivi. Ma era per
proteggere la tua famiglia, non è così?
R. Assolutamente. E’ così.
D. E penso che la gente non volesse
davvero capirlo, perché la tua visione stravagante del mondo come
artista gli aveva fatto pensare che tu eri una persona stravagante, ma
in realtà eri un tipico papà che stava cercando di proteggere i suoi
bambini.
R. Assolutamente. Ho rinunciato alla mia
arte per farlo.
D. Ed è stato doloroso?
R. Assolutamente frustrante e doloroso,
naturalmente, perché quel dono istintivo, che per me è essere portato
per la musica, mi aveva portato fin lì. L’ho fatto, sì, ed è stato
doloroso doverlo fare. Ma non avevo scelta.
D. Ora la tua vita la passi per lo più
sulla strada: un centinaio di serate all’anno. Ho letto che una volta
tua nonna ti disse che la felicità non è la strada verso alcunchè. Disse
che è la strada (ciò che porta a qualcosa – n.d.t.).
R. Mia nonna era una donna meravigliosa.
D. Tu ovviamente trai grande gioia e
collegamento con chi ti viene a vedere.
R. Non è diverso rispetto ad uno sportivo
che sta molto sulla strada. Roger Federer, il tennista, voglio dire,
sai, lavora la maggior parte dell’anno. Forse qualcosa come 250 giorni
all’anno, ogni anno, anno dopo anno. Voglio dire, è più di quanto faccia
B.B.King. Quindi è relativo. Voglio dire, sì, devi andare dove la gente
sta. Non puoi portarla dove sei tu a meno che tu non abbia un contratto
per suonare a Vegas. Ma la felicità, stiamo parlando della felicità?
D. Sì.
R. OK. Un sacco di gente dice che non
esiste la felicità in questa vita, e certamente non c’è una felicità
permanente. Ma l’autosufficienza produce felicità. La felicità è uno
stato di beatitudine. A dir la verità, non ha mai attraversato la mia
mente. Solo perché tu sei felice un momento, dici sì, è un buon pasto,
mi rende felice, bene, non deve necessariamente essere vero l’ora
successiva. La vita ha i suoi alti e bassi, e il tempo deve essere il
tuo compagno, sai? Veramente, il tempo è il solo amico del tuo spirito.
I bambini sono felici. Ma non hanno ancora esperienza degli alti e bassi
della vita. Non sono nemmeno sicuro di cosa significhi la felicità, a
dire il vero. Non so se personalmente la potrei definire.
D. L’hai toccata?
R. Sì, lo facciamo tutti.
D. La stringiamo?
R. Lo facciamo tutti ad un certo punto,
ma è come l’acqua, scivola via dalle mani. Finché c’è sofferenza, puoi
solo essere così felice. Come può essere felice una persona se ha
sfortuna? Può il denaro far felice una persona? Un ricco miliardario che
può comprarsi 30 macchine e forse una squadra sportiva è un tipo felice?
Cosa potrebbe renderlo più felice? Lo farebbe felice regalare il proprio
denaro a paesi stranieri? C’è più contentezza in questo che donarlo qui
nei quartieri poveri e creare lavoro. Questa è una falsa premessa, và
avanti e credici. Il governo non ha intenzione di creare lavoro? Non è
scritto da nessuna parte che uno dei compiti del governo è quello di
creare posti di lavoro. E’ una falsa premessa. Ma se ti piacciono le
bugie vai avanti così e credici. Il governo non creerà posti di lavoro.
Non è compito suo. E’ la gente che deve creare lavoro e questi grandi
miliardari sono coloro che possono farlo. Non vediamo che sta accadendo.
Vediamo esplodere il crimine ed i quartieri poveri, con gente che non ha
nulla da fare se non vagabondare dandosi al bere e alle droghe,
diventando assassini e carcerati. Potrebbero tutti aver un'occupazione,e
un lavoro creato per loro da tutti questi miliardari di successo. Di
certo questo creerebbe un sacco di felicità. Ora, non sto dicendo che lo
debbano fare, non sto parlando di comunismo, ma che ne fanno dei loro
soldi? Li usano in modo virtuoso? Se non hai idea del tutto di cosa sia
la virtù, cerca in un dizionario greco. Non c’è niente di sentimentale
in questo.
D. Perciò dovrebbero spostare i loro
obiettivi?
R. Sì, penso che dovrebbero, sì, perché
ci sono un sacco di cose sbagliate in America e specialmente nei
quartieri poveri che loro potrebbero risolvere. Sono zone pericolose e
non dovrebbero esserlo. C’è brava gente là, ma è oppressa dalla mancanza
di lavoro, Queste persone potrebbero tutte essere impegnate in qualcosa.
Questi multimiliardari, e sembrano essercene sempre più ogni giorno,
possono creare industrie proprio lì nei ghetti d’America. Ma nessuno può
dire loro cosa fare. Dio deve guidarli.
D.Il lavoro remunerativo rappresenta una
sorte di salvezza nella tua visione? Sentire valore e orgoglio in quel
che fai?
R. Certamente.
D. Lasciami parlare per un attimo del tuo
dono. Ci sono artisti come George Balanchine, il coreografo, che sentiva
di essere un servo della sua musa. Qualcun altro come Picasso sentiva di
essere il padrone nel processo creativo. Come hai affrontato il tuo
proprio dono nel corso degli anni? Intendo lo scrivere canzoni, la tua
ispirazione, la tua creatività?
R. [Risata]
D. Questo ti fa ridere?
R. Bene. Scambierei ruolo con Picasso se
potessi, creativamente parlando. Mi piacerebbe pensare che sono stato il
padrone del mio processo creativo, pure, e che ho potuto fare solo quel
che volevo quando volevo e che l’ho fatto su vasta scala. Ma
naturalmente non è vero. Come Sinatra, c’è stato solo un Picasso. Per
quanto riguarda George il coreografo, sono più propenso a sentire quel
che faccio nel suo stesso modo. Non è facile determinare il processo
creativo.
D. E’ sfuggente?
R. Sì, completamente, assolutamente. E’
incontrollabile. Rende senza senso i termini letterali. Vorrei poterti
illuminare, ma non riesco, suona stupido solo provarci. Ma tenterò.
Comincia così. Che tipo di canzone ho bisogno di suonare nel mio show?
Cosa non ho? Spesso inizia con quello che non ho invece di lavorare su
più cose dello stesso tipo. Ho bisogno di ogni tipo di canzoni, veloci,
lente, in chiave minore, ballate, rumbe, e me le palleggio tutte durante
uno show dal vivo. Cerco da anni di inventare canzoni che abbiano la
sensibilità di un dramma Shakespeariano, così parto sempre da questo.
Una volta che mi focalizzo su qualcosa, me la suono davvero nella mia
mente finché arriva un’idea dal nulla, ed è normalmente la chiave per
l’intera canzone. E’ l’idea che conta. L’idea mi fluttua intorno a
lungo. E’ come l’elettricità, che esisteva molto prima che Edison la
imbrigliasse. Il comunismo era nell’aria da tanto prima che Lenin lo
rilevasse. Pete Townshend ha pensato a Tommy per anni prima di scriverci
effettivamente qualche canzone. Quindi la creatività ha molto a che fare
con l’idea di fondo. L’ispirazione è quello che viene quando tu stai
lavorando su quell’idea. Ma l’ispirazione non susciterà ciò che non
c’era già dall’inizio.
D. Sei stato generoso ad accettare tutte
queste domande.
R. Ho trovato le domande molto
interessanti. L’ultima volta che ho fatto un’intervista, il tipo voleva
sapere di tutto tranne che di musica. Amico, sono solo un musicista,
sai? La gente lo fa dagli anni ’60, mi fanno domande come se le
rivolgessero a un medico o a uno psichiatra o a un professore o a un
politico. Perché? Perché mi chiedete queste cose?
Ancora un enorme
ringraziamento all'amica Rossana Battezzati ed a suo marito Danilo Sisto
per aver cortesemente fatto questa traduzione per tutti i
Maggiesfarmers, thanks a lot friends, "Live long and prosper"
V, Mr.Tambourine, :o)
L'intervista completa
la potete trovare a questa pagina:
clicca qui
Venerdi 20
Marzo 2015
"AARP THE MAGAZINE" INTERVIEW
traduzione
a cura di Rossana Battezzati e Danilo Sisto
PARTE QUARTA
THE FANS
“Non direi che ci sia un solo tipo di fan…ce n’è di tutti i tipi.
Posso vedere che ce ne sono di diversi tipi,
a prescindere dall’età".
D . Queste canzoni avranno un pubblico diversa rispetto a quello che
avevano in origine. Ti senti come un archeologo musicale?
R. No, semplicemente amo queste canzoni e sento di potermici connettere.
Spero che la gente si connetta con loro nel mio stesso modo. Non ho idea
di cosa piaccia o meno alla gente. Sarebbe presuntuoso pensare che
queste canzoni troveranno nuovo pubblico come se emergessero dal nulla.
Certamente, le persone che sentivano queste canzoni prima, come i miei
genitori e persone così, non sono più con noi. Non posso generalizzare a
chi interesseranno queste canzoni. Inoltre, quando guardo giù dal palco,
vedo qualcosa di diverso da quello che forse vedono gli altri performer
D. Che cosa vedi dal palco?
R. Di sicuro non un mare di conformità. Gente che non posso
categorizzare facilmente. Non direi che c’è un solo tipo di fan. Vedo un
tipo vestito in abito e cravatta accanto ad uno in blue jeans. Vedo un
altro in abito sportivo accanto ad uno in T shirt e stivali da cow boy.
Vedo qualche volta donne in abito da sera e vedo ragazze in stile punk.
Tutti i tipi di persone. Posso vedere che ce n’è di tutti i tipi a
prescindere dall’età. Sono stato ad uno spettacolo di Elton John ed è
stato interessante. Ci devono essere state almeno tre generazioni di
persone là. Ma erano tutti uguali. Persino i bambini piccoli.
Assomigliavano proprio ai loro nonni. Era strano. La gente solleva
polveroni a proposito di quante generazioni seguano un certo tipo di
performer. Ma che importa se tutte le generazioni sono uguali? Sono
lieto di non vedere un certo tipo di persone che sarebbero facilmente
individuabili. Non mi curo dell’età, ma il mercato dei giovani
adolescenti, penso che sia ovvio, potrebbe non avere l’esperienza che ci
vuole per comprendere queste canzoni e apprezzarle.
D. Così noi all’ AARP rappresentiamo persone di 50 anni e oltre. La
rivista raggiunge i 35 milioni di lettori
R. Bene, molti di quei lettori ameranno questo disco. Se dipendesse da
me vi darei i dischi per niente e voi li dareste ad ogni lettore della
vostra rivista. Penso che molti dei vostri lettori si identificheranno
con queste canzoni.
D. Le canzoni di questo album evocano una specie di amore romantico che
è quasi antico, perché non c’è più molta resistenza nel corteggiamento.
La gente si dà appuntamenti e finisce subito a letto. Quel dolce,
doloroso concupire degli anni ’40 e ’50 non esiste più. Pensi che queste
canzoni suoneranno sdolcinate (corny) alle orecchie dei più giovani ?
R. Tu lo dici. Voglio dire, non so perché dovrebbero suonare tali, ma
cosa significa esattamente la parola “sdolcinato”? La conosco ma non la
uso molto. E’ come “pacchiano” (tacky). Non dico neppure quella parola.
Non c’è potere in quelle parole. Queste canzoni, prendere o lasciare, se
non altro, sono canzoni di grande virtù. E’ ciò che sono. Se suonano
trite e sdolcinate per qualcuno, amen. Ma la vita della gente oggi è
piena a così tanti livelli di vizio e dei suoi segni esteriori.
Ambizione, avidità ed egoismo tutte hanno a che fare col vizio. Presto o
tardi devi capirlo o non sopravvivi. Non vediamo la gente che il vizio
distrugge. Ne vediamo ogni giorno il riverbero, ovunque guardiamo, dai
segnali sui cartelloni ai cinema, ai giornali, alle riviste. Vediamo la
distruzione e la derisione della vita umana, ovunque si guardi. Queste
canzoni sono tutto fuorché questo. L’amore romantico non va mai fuori
moda. E’ radicale. Forse non è in linea con la corrente cultura dei
media.. Se non lo è, amen.
D. Qual è la canzone migliore che hai scritto sullo strazio amoroso e la
perdita?
R. Penso “Love Sick” [da Time Out of Mind del 1997]
D. U tuo compatriota del Minnesota, F. Scott Fitzgerald, disse
notoriamente “Non ci sono secondi atti nella vita americana” Tu sei un
uomo che ha avuto probabilmente quattro o cinque secondi atti. Poeta,
voce di una generazione, trovatore, rocker ed ora crooner!
R. Sì.[Ride]. Lo so. Giusto. Bene, vedi, probabilmente l’ha detto in un
giorno e ad un’ età in cui diceva la verità.
D. Una volta hai detto che come artista folk sei entrato nel business
musicale attraverso la porta laterale.
R. L’ho detto?
D. Sì. E penso di sapere cosa volevi dire, perché nessuno pensava che la
musica folk avrebbe avuto molta importanza nel business musicale
all’epoca. Ora eccoti qui con questa grande parata di iconiche canzoni
americane. Sei finalmente entrato dalla porta principale?
R. Direi che è abbastanza corretto. Devi proprio continuare ad andare
avanti per trovare quello che ti farà entrare nella porta se davvero
vuoi entrarci. Qualche volta nella vita quando viene il momento giusto e
hai avuto la chiave, la butti via. Ti rendi conto che qualunque cosa tu
stessi cercando da tutta la vita non è dove pensavi che fosse. La musica
folk è arrivata esattamente al momento giusto nella mia vita. Non
avrebbe potuto succedere 10 anni più tardi e 10 anni prima non avrei
neppure saputo che tipo di canzoni fossero. Erano così diverse dalla
musica popolare. Ma è venuta al momento giusto, così ho proseguito per
quella strada. Poi la musica folk venne relegata ai margini. Forse era
divenuta commerciale o forse i Beatles l’hanno uccisa. Forse non sarebbe
andata da nessuna parte comunque. Ma effettivamente, in questo tempo ed
epoca, è ancora una vibrante forma di musica e molte persone la cantano
e la suonano molto meglio di quanto avessimo mai fatto noi. Non si può
proprio dire che facesse parte del campo del pop. Io sono arrivato lì in
un momento in cui non c’era nessun altro o addirittura ne conosceva
l’esistenza, così ho avuto per me l’intero panorama. Ho cominciato a
scrivere canzoni. Immaginavo che dovessi farlo, non potevo essere un
rocker infernale: Ma potevo scrivere versi infernali.
Quando stavo crescendo, Billy Graham era molto popolare. E’ stato il più
grande predicatore evangelico dei miei tempi, quel tipo poteva salvare
le anime e l’ha fatto. Sono stato a due o tre dei suoi raduni negli anni
50 e 60. Questo tipo era il rock ’n’ roll personificato, pericoloso,
esplosivo. Aveva i capelli, il tono di voce, l’eloquenza, quando parlava
tirava giù il temporale. Le nuvole si scioglievano. Le anime si
salvavano, a volte 30 o 40.000. Se tu fossi mai stato allora ad un
raduno di Billy Graham, saresti cambiato per sempre. Non c’è mai stato
un predicatore come lui. Poteva riempire stadi di football come nessun
altro. Poteva riempire il Giants Stadium perfino più della stessa
squadra dei Giants. Sembra un sacco di tempo fa. Molto prima che Mick
Jagger cantasse la sua prima nota o Bruce si mettesse a tracolla la sua
prima chitarra - quella è un pò la parte del rock ’n’ roll che ho
conservato. Dovevo. Ho visto Billy Graham in carne ed ossa e l’ho
sentito forte e chiaro.
Ciao Maggie’s Farm,
ho letto che pensi che saranno annunciate nuove date nei giorni
prossimi, ci sarà qualche altra data italiana?
Sarah De Angelis
Credo proprio di no Sarah, D’Alessandro & Galli
hanno ormai definito le quattro date italiane e non ce ne saranno altre
nel nostro paese. Invece in altri paesi europei ne saranno senz’altro
aggiunte diverse altre, Mancano tante nazioni da questo primo elenco,
Spagna, Belgio, molto probabilmente altre date in Francia oltre ad Albi,
Inghilterra, Norvegia, Svezia, Danimarca, Olanda, Lussemburgo, Scozia.
Quindi aspettiamoci almeno un 15/20 nuove date europee, e, prima o poi
anche la Russia entrerà a far parte del NET!
Colgo l’occasione per inaugurare questo nuovo modo di salutare chi mi
scriverà, come diceva il vulcaniano Dott: Spook, "Live long and prosper"
V, (la V significa il saluto vulcaniano con le dita che imitavano la V
di “Victory” resa famosa da Winston Churchill (per curiosità anche
Lennon fu chiamato John Winston dalla madre Julia). Mr.Tambourine, :o)
Ecco il riepilogo delle
date programmate ad oggi per il tour europeo, anche se penso che molte
altre verranno aggiunte nei giorni a venire:
20 giugno 2015 Mainz,
Germany, Zollhafen - Nordmole
21 giugno 2015 Tübingen, Germany, Sparkassen Carré
23 giugno 2015 Bamberg, Germany - Brose Arena
26 Giugno 2015 - Wiesen, Austria, Ottakringer Arena, "Wiesen Festival"
27 Giugno 2015 - SAN DANIELE DEL FRIULI, Campo Base, Viale Kennedy -
"Collisioni" Festival
29 Giugno 2015 - ROMA - Terme di Caracalla
01 Luglio 2015, Bob Dylan plus Francesco De Gregori - LUCCA, Piazza
Napoleone - "Lucca Summer Festival
02 Luglio 2015, Torino, Pala Alpitour (ex Palaolimpico), Corso
Sebastopoli, 123
12 luglio 2015 Albi, France - Base de loisirs de Pratgraussals - "Pause
Guitare Festival" 2015
15 luglio 2015 Locarno, Switlerland - Piazza Grande - Moon & Stars 2015
16 Luglio 2015 Lörrach, Germany - Marktplatz - STIMMEN Festival 2015
Bob Dylan, Italia nel 2015: biglietti
in prevendita su TicketOne
clicca qui
Mercoledi
18
Marzo 2015
TOUR 2015,
quattro le date italiane
27 Giugno 2015 - SAN DANIELE DEL FRIULI,
Campo Base, Viale Kennedy - "Collisioni" Festival
29 Giugno 2015 - ROMA - Terme di Caracalla
01 Luglio 2015, Bob Dylan plus Francesco De Gregori - LUCCA, Piazza
Napoleone - "Lucca Summer Festival
02 Luglio 2015, Torino, Pala Alpitour (ex Palaolimpico), Corso
Sebastopoli, 123
Grazie Miscio, riporto
sotto la traduzione delle parole di Carrera riguardo a Shadows, il resto
dello scambio epistolare con Marc Zimmerman l'ho tralasciato perchè non
basilare per comprendere l'opinione di Alessandro sul Disco.
Un dialogo su Shadows in the Night
Marc Zimmerman & Alessandro Carrera
Alessandro Carrera su Shadows In The Night di Dylan nell'anno del
centesimo della nascita di Sinatra nel dicembre 1915
L'altro giorno, dopo aver letto il saggio di Raúl Caballero su ElBeiSMan
circa il recente CD di Bob Dylan (vedi
http://elbeisman.com/article.php?action=read&id=574 ), così come le
diverse reazioni delle quali Caballero parla, ho poi mandato una e-mail
al mio buon amico, Alessandro Carrera, prolifico e brillante scrittore
italiano / poeta / critico / teorico e scrittore di musica (in
particolare Dylan, ma anche Sinatra, Miles Davis e Schönberg), così come
molte altre cose:
“Alessandro, che cosa pensi del Sinatra di Dylan?”
Disco strano ho pensato, soprattutto all'inizio, romantico e non molto
profondo, e la maggior parte delle interpretazioni non così buone come
le originali. Un album senza conseguenze? Alcuni ne sono rimasti
entusiasti, altri hanno stortato la bocca come in un grugnito. E ora
l’ho chiedo a lui per imparare...
Allego la risposta di Carrera che per me è un notevole esempio del modo
di pensare, giudicare e formarsi un'opinione attenta, un grande modello
per tutti coloro che in modo veloce vogliono arrivare a conclusioni
ponderate abilmente. MZ.
Caro Marc, la tua domanda è ambivalente per commentare il punto di una
questione complessa ... ho lottato per giorni per trovare il tempo di
scrivere una recensione per un sito italiano (il giornale col quale son
solito collaborare in Europa). Ho preso il tuo invito a commentare come
un'opportunità per improvvisare una recensione.
Ho letto molti commenti entusiasti e alcuni anche oltre-entusiastiche
recensioni e alcune recensioni graffianti per lo più da parte di persone
che hanno odiato Sinatra sin dai suoi inizi e che per assonanza odiano
questo “tradimento" di Dylan... La maggior parte delle volte, credo, le
recensioni entusiastiche sono semplici modi per dire che l'intera
operazione non è stata un disastro.
Io non sono così entusiasta, ma il disco mi è piaciuto , e non è
necessario che sia un capolavoro per essere accattivante. “Shadows In
The Night” è un disco molto triste, una marcia funebre per le grandi
canzoni del passato, ed è discontinuo. Alcune canzoni son venute molto
bene, altre no.
Per me, i punti salienti sono: "I’m a Fool to Want You", "Stay With Me"
e "Lucky Old Sun" (una canzone che Dylan ha cantato molte volte in
concerto, ma mai registrato prima). I punti più bassi sono "The Night We
Called It A Day" solo perché la sua voce non è all'altezza del compito,
nemmeno nella cornice minimalista che ha (saggiamente) scelto, e "Full
Moon and Empty Arms", non perché canta male, ma perché il significato
intrinseco della canzone è difficile da decifrare. In realtà,
l'interpretazione di Dylan è lontana dai toni pretenziosi che
l’ossessione per il "bel canto" degli anni 50’ imponeva per questi
classici (meglio Dylan di Pavarotti, tutto considerato), ma la canzone è
quello che è.
Dylan riduce le canzoni alla struttura accordale, con arrangiamenti
minimali, la steel guitar in sostituzione delle sezioni di archi, quasi
senza batteria (solo spazzole), e una sezione fiati a volte morbida in
lontananza. La registrazione è dal vivo, il cantante e la band nello
stesso Capitol Studio dove Sinatra ha registrato, con la tecnologia
minima. E' una buona idea, ed è coerente con le versioni dei canti
popolari che Dylan ha registrato e rispolverato nel 1990: per trovare la
canzone popolare nascosta in ogni canzone popolare, il "nucleo del
reale" (in gergo lacaniano) rimane invariato in tutte le incarnazioni di
una determinata canzone. Greil Marcus ha scritto che canta "Stay With
Me", come se fosse stata scritta da Stephen Foster, e questo è
esattamente vero. Ancor più, come se fosse stata scritta da un pastore
metodista del 18° secolo. Forse avrebbe dovuto farlo 20 anni fa, la sua
voce sarebbe stata migliore, ma poi allora si sarebbe potuto perdere
l’odierno mood lamentoso, il sussurro, e sì, anche quell'aura spettrale
che Dylan riesce a dare le canzoni.
Ascolta "Lucky Old Sun" quando canta la parola "paradiso". Lui sta
lottando chiaramente per riuscire a prendere quella nota, e non vi è la
tenerezza, la rassegnazione, e la disperazione (o la disperazione e la
rassegnazione) nel suo sforzo. Un paio di associazioni mi sono venute in
mente. In primo luogo, due canzoni di Elvis che parlavano del paradiso.
Uno è "Anyplace Is Paradise" (1956) uno dei suoi blues più perfetti, una
performance davvero brillante, e “So Close, Yet So Far (from Paradise)
del 1965, una canzone molto più leggera. Eppure Presley è in grado di
trasmettere l'idea che il paradiso è contenuto nella parola stessa. Si
può non entrarvi mai, ma si può cantare, e per il momento (un momento
che dura una vita intera), sarà sufficiente.
La seconda associazione è una bruttura, o meglio, se mi permettete, una
brutta variazione sull’umorismo ebraico. Recentemente, ho visto un
programma alla TV di Mel Brooks al teatro Geffen. Se non sbaglio, è la
prima e l’unica volta che ha fatto uno stand-up, e lui ha 88 anni. E'
stato divertente. Ha ricordato quando era un ragazzo ed i suoi genitori
lo avevano portato a Catskills in vacanza, in alberghi pieni di vecchi
ebrei che mangiavano voracemente ogni genere di cosa che un medico
avrebbe disapprovato ai giorni nostri. Ma essi non sono morti a causa di
ciò che mangiavano, ha detto Mel Brooks, oh no, sono morti quando hanno
provato a cantare "Dancing in the Dark", la canzone di Dietz-Schwarz.
"Dancing in the Dark" è una canzone che va su e su, ed è meglio cantare
“Dancin’ in the dark ‘til the tune ends, we’re dancing in the dark” in
un registro medio o basso se si desidera cantarla bene quando arriva il
verso “we can face the music together” . Ma quei vecchi ebrei avevano
iniziato la canzone a metà registro acuto, ha detto Mel Brooks, e poi
hanno cercato di tenere il passo con la melodia, e su e su fino a
quando, arrivati a to “we can face the music together” hanno avuto un
ictus e sono caduti stecchiti.
Ora, ascoltare Dylan quando canta "That Lucky Old Sun", quando si tratta
di cantare "Mandami giù quella nuvola d'argento, che mi sollevi in
paradiso ..." La tensione nella sua voce alla parola, "paradiso", mi ha
fatto pensare per un momento, oh, mio Dio, ora sta prendendo a calci il
secchio. E non è nemmeno la nota più alta nella canzone. Per citare un
grande strofa da The Pogues ("Una notte di pioggia a Soho"), “We watched
our friends grow up together / And we saw them as they fell / Some of
them fell into heaven / And some of them fell into hell.” (Abbiamo visto
i nostri amici crescere insieme / E abbiamo visto come sono caduti /
Alcuni di loro sono caduti in cielo / E alcuni di loro sono caduti
all’inferno). "La voce di Presley cadde in cielo, mentre il resto del
corpo, e la sua vita, sono caduti in un inferno. Forse lo stesso si
potrebbe dire di Sinatra, anche se non nella stessa misura. Ovviamente,
Dylan è diverso. Non ha la voce di Presley o Sinatra. Egli non potrà mai
raggiungere quel paradiso. Egli rimarrà sempre al di fuori del "Gates of
Eden" (si tratta di una delle sue canzoni del 1965, e in effetti
descrive solo quello che succede fuori dai cancelli dell’Eden, perché
nessuno sa ciò che accade all'interno). Ma lui non abbandona la lotta,
lui è ancora lì, come l'uomo di campagna di Kafka, in piedi sulla soglia
della canzone perfetta, l’intonazione perfetta, il Paradiso della
canzone che non verrà mai aperto a lui. E lui canta il suo essere
lasciato fuori, con una perseveranza che è o testardaggine pura o grande
verità artistica, e, probabilmente, un mix dei due.
Beh, scusami se ho preso la scusa per risponderti, ma senza il tuo
contributo non avrei mai scritto la recensione. Abrazos (abbracci),
Alessandro.
Caro Mr.Tambourine,
ecco un'intervista a De Gregori che ho fatto per XL, in cui parliamo
tanto di Dylan, del suo ultimo disco e della tanto attesa esibizione a
Lucca!
A presto, Adriano
traduzione
a cura di Rossana Battezzati e Danilo Sisto
PARTE TERZA
"Queste canzoni (del mio album)
sono state scritte da gente
che è finita fuori moda anni fa. Probabilmente sono uno che ha
contribuito
a mandarli fuori moda. Ma ciò che essi hanno fatto è una forma d’arte
perduta"
D. Le canzoni di questo album sono nell’ordine in cui tu vorresti che la
gente li ascoltasse? Ti importa se la Apple le vende una per volta?
R. Lo scopo commerciale del disco non è
un fatto mio. Certo, spero che venda e mi piacerebbe che la gente lo
ascoltasse. Ma il modo di ascoltare musica delle persone è cambiato e
spero che abbiano la possibilità di ascoltare tutte le canzoni in un
modo o in un altro. Ma ho registrato queste canzoni, che ci crediate o
no, nello stesso ordine in cui le ascolterete. Non che questo davvero
importi. Non ho prestato attenzione alla sequenza come per altri dischi.
Normalmente noi facciamo una canzone in tre ore. Non c’è mixaggio.
Questo è il modo in cui le abbiamo suonate. Niente manopole, niente
potenziamenti, niente - è tutto. La Capitol ha quelle grandi camere eco.
Per cui probabilmente le hanno un pò usate. Noi abbiamo usato meno
tecnologia possibile. Si è sbagliato molte altre volte. Volevo farlo nel
modo giusto.
D. Questa registrazione è un esperimento?
R. E’ stato più che un esperimento. Per il semplice fatto che avevamo
già suonato queste canzoni. Eravamo assolutamente sicuri che potevamo
eseguirle. La questione è solo se eravamo in grado di registrarle
correttamente. Immagino che diresti che l’abbiamo fatto nel vecchio
stile. Questo è il modo in cui sono comunque abituato a fare dischi. Non
ho mai usato cuffie fino agli anni ’80 o’90. Non mi piace usare cuffie.
D. Senti che questo crea distanza?
R. Sì, c’è una totale disconnessione. Puoi sopraffare te stesso nella
tua stessa testa. Non ho mai sentito nessuno cantare efficacemente con
quelle cose sulle orecchie. Ti danno falso un senso di sicurezza. Molti
di noi non usano le cuffie. Non penso che le usi Springsteen. So che
Mick non le usa. Non penso che le usi. Ma altri più o meno si sono
arresi. Lo fanno. Ma non dovrebbero. Non ne hanno bisogno. In special
modo se hanno una buona band.
Gli studi di registrazione sono pieni di tecnologia. Sono organizzati in
quel modo. E aggiornarli significa per me che bisognerebbe tornare
indietro. Questa è la mia idea di miglioramento. E questo non succederà.
Per quanto ne so, gli studi di registrazione sono sempre prenotati,
Così, ovviamente, la gente ama tutti i miglioramenti. Più avanzano
tecnicamente, più ottengono richieste. Le corporation hanno preso il
controllo. Perfino nello studio di registrazione. Di fatto, le
corporation hanno preso il controllo della vita americana quasi ovunque.
Vai da una costa all’altra e troverai persone tutte vestite nello stesso
modo, che hanno gli stessi pensieri e mangiano gli stessi cibi. Tutto
viene gestito.
D. Parliamo della prima canzone dell’album “I’m a Fool To Want You.”.
Sono interessato al modo in cui hai comunicato lo strazio che c’è in
questo pezzo. Si pensa che Frank Sinatra lo abbia scritto per Ava
Gardner, suo grande amore. Una volta tu hai scritto che il performer,
l’artista trasmette emozioni in modo alchemico “Io questo non lo sento,”
hai detto ”quel che sto facendo è comunicarlo” E’ corretto?
R. Hai ragione, ma non vuoi enfatizzarlo. Guarda, ha tutto a che fare
con la tecnica. Ogni cantante ha tre o quattro o cinque tecniche e le
puoi mettere insieme in varie combinazioni. Alcune tecniche le scarti
strada facendo e ne raccogli altre. Ma ti servono. Come per qualunque
altra cosa. Devi sapere certe cose di quel che stai facendo che altri
non conoscono. Cantare ha a che fare con le tecniche e con quante ne
utilizzi allo stesso tempo. Una sola non funziona. Non è il caso di
superare le tre. Ma puoi interscambiarle quando ti pare opportuno. Così,
sì, è un pò come l’alchimia. E’ diverso dall’essere un attore che può
richiamare risorse dalla sua stessa esperienza a cui può ricorrere sia
che si tratti di un dramma di Shakespeare o di un qualsivoglia show
televisivo. Con una canzone non è la stessa cosa. Un attore finge di
essere qualcuno, ma un cantante no. Non può nascondersi dietro a nulla.
E questa è la differenza. I cantanti oggi devono cantare canzoni in cui
è coinvolta poca emozione. Questo e il fatto che debbano cantare dischi
hit degli anni passati non lascia molto spazio ad alcuna forma
d’intelligente creatività. In un certo qual modo, avere hits seppellisce
un cantante nel passato. Molti cantanti si nascondono nel passato perché
laggiù è più sicuro. Se hai sentito la musica country di oggi, capirai
di cosa sto parlando.
Perché tutte queste canzoni fanno fiasco? Penso che la tecnologia abbia
molto a che fare con questo. La tecnologia è meccanica e contraria alle
emozioni che permeano la vita di una persona. Il campo della musica
country è stato in particolare colpito duramente da questi cambiamenti.
Queste canzoni (del mio album) sono state scritte da persone che sono
andate fuori moda anni fa. Probabilmente sono uno che ha contribuito a
mandarli fuori moda. Ma ciò che hanno fatto è una forma d’arte perduta.
Come Leonardo da Vinci e Renoir e Van Gogh. Nessuno dipinge più così. Ma
non è sbagliato provarci.
Così una canzone come “I’m a Fool to Want You”- conosco quella canzone.
So cantare quella canzone. Sento ogni parola di quella canzone. E’ come
se l’avessi scritta. Ho sentito ogni parola di quella canzone. Voglio
dire, conosco quella canzone. E’ più facile per me cantare quella
canzone che cantare “Won’t you come see me, Queen Jane”. All’epoca non
sarebbe stato così. Ma ora è così. Perché “Queen Jane” potrebbe essere
un pò datata. Non può essere sorpassata. Ma questa canzone non è datata.
Ha a che fare con l’emozione umana, che è una costante. Non c’è niente
di artificioso in queste canzoni. Non c’è una sola parola falsa in esse.
Sono eterne, liricamente e musicalmente
D. Ti piacerebbe averle scritte?
R. In un certo modo, sono felice di non averne scritta nessuna. Ho un
atteggiamento positivo con le canzoni che non ho scritto, se mi
piacciono. So già com’è la canzone, così ho maggior libertà a trattarla.
Capisco queste canzoni.. Le conosco da 40, 50 anni, forse di più, e
questo è significativo. Così non giungo a loro come uno straniero. Ho
scritto tutte le canzoni che sentivo fossero…non so come dire.. Viaggi
nel mondo, vai a vedere cose diverse. Mi piace vedere i drammi di
Shakespeare, così ci vado, voglio dire, persino se è in una lingua
diversa. Non m’importa, mi piace Shakespeare, sai. Ho visto negli anni
l’Otello e l’Amleto ed Il Mercante di Venezia, e alcune versioni sono
migliori di altre. Molto migliori. E’ come ascoltare una brutta versione
di una canzone. Ma poi da qualche altra parte qualcuno ne fa una grande
versione.
D. Mi piace la tua versione di “Lucky Old Sun.” Puoi parlarci di che
cosa ti ha attratto in questo pezzo in particolare? Te ne ricordi?
R. Oh, ho sempre conosciuto quella canzone. Non penso che qualcuno della
mia età ricordi di non aver mai conosciuto quella canzone. Intendo, è
stata registrata migliaia di volte. L’ho cantata in concerto.
D. Davvero?
R. Sì, ma non ero mai andato al cuore della canzone fino a poco tempo
fa.
D. Dunque, come hai fatto?
R. Bene, riduci all’osso la canzone e vedi se è davvero alla tua
portata. La maggior parte delle canzoni sono intercalate da ponti. Un
ponte è qualcosa che distrae un ascoltatore dai versi principali di una
canzone così che chi ascolta non ne sia ripetitivamente annoiato. Le mie
canzoni non hanno molti ponti perché la poesia lirica non ne aveva mai
avuti.
Ma quando una canzone come “Autumn Leaves” si presenta, devi decidere
cosa di questa sia reale e cosa no. Ascolta come la fa Eric Clapton. Lui
canta la canzone e poi suona la chitarra per 10 minuti, quindi canta la
canzone ancora. Forse suona addirittura ancora la chitarra, non ricordo.
Ma quando ascolti la sua versione, dove pensi sia la sua importanza?
Ovviamente sta nel fatto che suona la chitarra. Canta la canzone due
volte ed entrambe nello stesso modo. E non c’è realmente ragione nel
farlo a meno che tu non canti la canzone in un modo differente.. E’ Ok
per Eric perché lui è un maestro nel suonare la chitarra e,
naturalmente, questo è ciò che vuole evidenziare in ogni canzone che
registra.. Ma altri non sanno farlo e cercano di cavarsela. E questo non
è proprio il modo di cogliere in profondo “Autumn Leaves”.
E in quanto a performer, non hai molte possibilità nel farlo. E quando
ne hai l’opportunità, non vuoi sprecarla. Con tutte queste canzoni devi
studiare i testi. Devi osservare ognuna di queste canzoni ed essere in
grado di identificarti con esse in modo significativo. Difficilmente
puoi cantare queste canzoni a meno che tu non sia dentro di esse. Se
vuoi fingere, vai avanti. Fingi se vuoi. Ma io non sono quel tipo di
cantante.
D. Possiamo parlare un pò' delle melodie di queste canzoni?
R. Sì, sono incredibili, non credi? Tutte queste canzoni hanno sotto
temi di musica classica. Perché? Perché tutti questi compositori hanno
studiato musica classica. Sono compositori che conoscevano la teoria
musicale e uscivano dalle accademie di musica. Potrebbe esserci un
pezzetto di Mozart, Bach, Paul Simon ha costruito un’intera canzone su
una melodia di Bach, o potrebbe essere un pezzo Beethoven o Liszt,
Chopin, Rachmaninoff, o Stravinsky o Tchaikovsky.
Puoi ricavare un sacco di grandi melodie ascoltando Tchaikovsky se sei
un autore di canzoni commerciali e questi lo hanno fatto. Non che io
stesso riconosca da dove vengano queste melodie o parti di queste, ma so
che provengono da qualche parte in quella direzione. La maggior parte di
queste canzoni sono scritte da due persone, una la musica e l’altra le
parole.
C’è solo uno di questi che io conosco che ha fatto tutto ed è Irving
Berlin. Scriveva melodia e versi. Questo tipo era assolutamente un
genio. Voglio dire che aveva un dono, come dire, che non cessava mai di
generare, nonostante i temi classici, perché non penso ne usasse. Ma
chiunque altro scriveva testi doveva dipendere dalla parte musicale. Gli
stessi autori di versi erano una razza buffa. Non erano ciò che
penseresti. Arrivavano da ogni percorso di vita. Intellettuali, poco
colti…Poteva essere un riparatore di telefoni, un compositore
tipografico, un'assicuratore. Uno era imbianchino, un altro meccanico,
Jimmy Van Heusen era un pilota stunt. Tutte queste persone sapevano come
farla facile e conoscevano l’ordinaria vita quotidiana, la vita comune.
E hanno fatto un buon lavoro.
D. Che sapevano parlare in vernacolo?
R. Che parlavano in vernacolo. Esattamente. Così non c’è niente di
forzato in queste canzoni. Non c’è una sola parola falsa in esse.
D Ti piace Johnny Mercer?
R. Amo Johnny Mercer. Sì, mi piace
D. Ha scritto il testo inglese di “Autumn leaves”.
R. Sì. Beh, questo non mi sorprende. Amo tutte le cose che ha fatto, è
uno degli autori più dotati. Sì. “Jeepers Creepers”, “Lazy Bones”,
“Blues in the Night”. Facciamo un mucchio di queste canzoni durante le
prove del suono. Se fosse in giro ora, mi piacerebbe dargli qualcuna
delle mie registrazioni strumentali. Vedere cosa ne farebbe. Ma
poterebbero essere indegne di lui.
D. Le tue interpretazioni e questi arrangiamenti sono molto rispettosi.
Gli arrangiamenti sono quasi austeri, ma le tue interpretazioni sono
molto rispettose di queste melodie, più di quanto tu sia rispetto alle
tue proprie canzoni quando le esegui.
R. Bene, amo queste canzoni, e non mancherò mai di rispetto ad esse né
le tratterò in modo irriverente. Rovinare queste canzoni sarebbe
sacrilego. Abbiamo tutti sentito queste canzoni rovinate e ci siamo
abituati. Passano senza neanche essere ascoltate. In qualche modo vuoi
raddrizzare il torto, forse inconsciamente. Ma non faccio crociate.
Penso che se altri vogliono farla, possono e devono. Ma va bene lo
stesso anche se non lo fanno. Non penso a queste canzoni come cover. Le
ritengo canzoni che sono state eseguite prima in molti modi. La parola
“cover” è entrata nel gergo musicale. Nessuno avrebbe potuto capirlo
negli anni ’50 e ’60. E’ una specie di termine spregiativo. Cosa
significa quando copri qualcosa? Che la nascondi? Non ho mai compreso
quel termine. Sto facendo un mazzo di covers? Bene, sì, se la metti
così.
Libri: "Dylan Skyline. Dodici racconti
per Bob Dylan"
Dodici voci della narrativa italiana
contemporanea raccontano il mito di Bob Dylan, il grande menestrello
americano, gigante del folk e simbolo del movimento di protesta degli
anni Sessanta. Un artista che ha segnato un'intera generazione e
lasciato un'impronta indelebile nella storia della musica. Con i
racconti di Luciano Funetta, Helena Janeczek, Janis Joyce, Tiziana Lo
Porto, Francesca Matteoni, Davide Orecchio, Marco Rossari, Marco
Rovelli, Alessandra Sarchi, Andrea Tarabbia, Giorgio van Straten,
Alessandro Zaccuri.
Caro Mr. Tambourine,
grazie per la risposta alla due email. Mi scuso per non aver visto la
tua pronta risposta ma era la prima volta che visitavo il sito e non
sapevo che tu rispondevi direttamente lì. Mi aspettavo una email
"tradizionale".
Ho seguito i tuoi consigli e adesso vedremo.
Ho visto invece, dalla celebrazione di Maurizio dei New Dada, che tu eri
al mitico concerto dei Beatles! Che invidia!!!! Anche io sono cresciuto
coi "Fab Four" e non so cosa darei per poter esserci stato anch'io. Ma
ero troppo giovane (classe 1955) quella volta.
Ciao, Francesco.
Caro Francesco, forse
sarò stato più fortunato di te quella volta, però oggi tu hai un bel 10
anni di meno, e non è cosa di poco conto. Comunque, ricordo che fu un
pomeriggio indimenticabile perchè assolutamente fuori dagli schemi della
normalità del mondo a quei tempi. Ho in testa tutta una serie di flash
che si sovrappongono gli uni agli altri e non ho un ricordo preciso di
come andarono le cose. La cosa che più mi stupì e che mi lasciò
sconcertato fu che non ero il solo ad essere sul punto di andare fuori
di testa, era tutta la mia generazione che si stava perdendo nei
Beatles. Non ricordo quanto durò il concerto, non ricordo la scaletta,
invece ricordo bene che davanti alla mia sedia di legno la fila era
occupata da diversi musicisti e cantanti del Clan Celentano, i Ribelli,
Riki Gianco che rubò il cappellino a John Lennon alla fine del concerto,
di certo c’era poi Iva Zanicchi alla quale per sbaglio rifilai un
calcione (chissà se si ricorda) e molta altra gente dello spettacolo
della quale ho ricordi nebulosi. Ricordo perfettamente il boato che si
alzò dal Vigorelli quando la punta del cappellino di Lennon spunto dal
sottopassaggio dietro al palco, una cosa impressionante e disumana. Non
saprei dire se suonarono bene o male, non si sentiva niente di niente,
circa 7.000 persone (il concerto della sera fu ancora peggio perchè
c’erano circa 20.000 persone) che urlavano a squarciagiola riuscivano a
coprire ogni cosa. Ma non fu importante sentire le canzoni, che contava
era essere lì davanti a loro, vedere le leggende in persona a 10 metri
di distanza, sentire a sprazzi il suono delle loro voci e memorizzare i
loro movimenti. Per anni i gruppi vocali e strumentali nati sulla loro
scia scimmiotteranno il loro modo di vestire, di parlare, di cantare, di
muoversi, e tutti scuotevano la testa con gli urletti in falsetto come
faceva Paul McCartney. A pensarci oggi viene una gran nostalgia e a
volte mi viene anche da ridere, ma davvero sono stato così impersonale
da copiare da loro tutto quello che potevo? La risposta è sì, senza
ombra di dubbio, loro ci avevano stregato, spersonalizzato, trasformato
in milioni di cloni tutti uguali, ci avevano buttato in un baratro dal
quale molti non sarebbero più tornati indietro. Diedero il via alla più
mastodontica rivoluzione sociale pacifica che il mondo ebbe mai visto e
forse non ne vedrà più una uguale, e il mondo cambiò radicalmente, per
colpa o per merito di quattro ragazzotti che si chiamavano John, Paul,
George e Ringo. E una cosa mi preme sottolineare, questi quattro che
cambiarono il mondo decisero di cambiare se stessi ed il loro modo di
pensare quando sentirono le canzoni ed i testi di un certo Bob Dylan.
Grazie mille per la vostra segnalazione.
ecco qualche altra informazione sul libro, disponibile sia su internet
che nelle librerie.
Il libro nasce con l'intento di colmare un vuoto nel mercato editoriale
italiano circa la figura di Joan Baez, icona della musica folk e
dell'impegno a difesa della nonviolenza negli ultimi cinquant'anni. Ci
si concentra principalmente sul percorso di formazione politica di Joan
e sulla sua coerenza anche a prescindere dal cambio del vento, delle
ideologie e delle stagioni. La dimensione politica non può tuttavia
essere scissa da quella musicale, perché Joan Baez non è una cantante
che fa attivismo, né un'attivista con la chitarra, ma l'aspetto politico
può essere compreso solo alla luce di quello musicale e viceversa.
L'incontro con Dylan e le sue parole è senza dubbio una svolta decisiva
nella carriera di Joan. Il libro cerca di leggere le canzoni anche alla
luce dei diversi contesti in cui la Baez le ha interpretate e se questo
vale per i brani di Dylan, un discorso analogo può essere fatto per
molti altri brani, come ad esempio "Gracias a la vida" di Violeta Parra,
di cui Joan darà un'interpretazione unica a livello musicale e di
straordinaria importanza nella storia dell'america latina. Da Dylan a
Woodstock, da Seeger a al Live Aid, ma al tempo stesso dal Vietnam al
Cile, dalla Cambogia alla Cecoslovacchia fino a Occupy Wall Street;
ripercorrere la carriera di Joan Baez significa immergersi nella musica
e nella storia della seconda parte del Novecento fino ai giorni nostri.
Sabato 14
Marzo 2015
Talkin'
9543 - vogliamoilsummerfestival
Ecco il link pagina con data prevendita e
prezzi dei biglietti:
Grazie ancora
Giovanni, anche da parte di tutti i Maggiesfarmers che credo si
affretteranno a prenotare i biglietti prima di tutti gli altri grazie
alla tua segnalazione! Alla prossima, Mr.Tambourine
E' ufficiale: 1 luglio 2015 - Bob
Dylan al LUCCA SUMMER FESTIVAL 2015
Grazie Giovanni, in
primis per la preziosa anteprima, ed ora per la conferma. Ora anche la
pagina FB del Lucca Summer Festival
https://www.facebook.com/pages/Lucca-Summer-Festival/134111023273081
ha postato la notizia della presenza di Dylan il 1 Luglio con anche
l'apertura di De Gregori, certo una serata coi fiocchi e controfiocchi,
Maggiesfarmers, don't dare to miss it!!!!!!!!!!!!!!!! Mr.Tambourine, :o)
Buongiorno mi chiamo Paolo Caroli e sono
autore di un libro bigorafico su Joan baez "Le battaglie di Joan Baez -
La voce della nonviolenza" edito da Il Margine e in uscita questa
settimana. Joan ha menzionato oggi il libro sulla sua pagina facebook.
ovviamente si parla molto di Dylan. Sarebbe molto bello trovare menzione
nel vostro sito. Sono a disposizione per ulteriori informazioni.
Paolo Caroli
Paolo Caroli (Trento 1986) è avvocato
presso il Foro di Trento e dottorando in diritto penale internazionale
presso l'Università degli Studi di Trento. Dal 2006 è collaboratore
stabile del settore cultura e spettacoli del quotidiano trentino
l'Adige, in particolare come curatore della rubrica domenicale di
recensioni cinematografiche. Si è occupato di diritti umani lavorando
con diverse organizzazioni (L.I.M.En, ECCHR). Questo è il suo libro
d'esordio: http://www.il-margine.it/I-libri/Catalogo/LE-BATTAGLIE-DI-JOAN-BAEZ
Prima di tutto
complimenti per la fatica di aver scritto il libro, poi lasciamo dire
che ti invidio per la possibilità di aver incontraro la Regina, chissà
che un giorno anch'io, camminando pwer strada non mi imbatta in Bob
Dylan..........ahhhhhh----che sogno!!!!! Ti ringrazio inoltre di aver
pensato a Maggie's Farm e sono certo che molti dei lettori della
Fattoria acquisteranno il tuo libro. Se mi mandi una descrizione un pò
più estesa del libro e del suo contenuto, vergato dall'autore, sarà
leitissimo di pubblicarlo e magari ti servirà per aumentare da parte dei
possibili lettori la curiosità di avere il tuo libro. Anche il sito
Facebook ufficiale di Joan ha dato la notizia del tuo libro, quindi
dignifica che la tua opera è stata giudicata più che valida.
Joan Baez ha incontrato a Bologna con Paolo
Caroli
Resto in attesa e per
il momento un salutone, Mr.Tambourine, :o)
Mi è piaciuto questo film molto emotivo sui diritti civili, ma hanno
lasciato fuori i suoni reali di quella storia.
di Robert Darden
Seriamente.
Ho pensato che il film di Selma è grande. La recitazione era
straordinaria, la sceneggiatura era convincente e realistica, e la regia
non statica, economica e sicura di sé.
Ma. . .dov'e finita la vera colonna sonora di Selma?
Certo, è difficile discutere con i contributi di Otis Redding, The Soul
Stirrers, gli Staple Singers, Curtis Mayfield e Bob Dylan. È stato
meraviglioso sentire "Precious Lord, Take My Hand" nello stile di
Mahalia Jackson. E sono sicuro che la canzone di chiusura "Gloria" di
John Legend e Common vincerà numerosi premi.
Per quelli che hanno passato gli ultimi otto anni ad ascoltare, studiare
e scrivere sulle origini e l'impatto degli spirituals ed i canti di
protesta e libertà del movimento per i diritti civili, che desiderava
sentire nel film le canzoni cantate nelle marce di protesta, alle
riunioni di massa e nelle carceri di Selma. Ho apprezzato l'inclusione
del frammento di “This Little Light of Mine/Freedom Now Chant/Come by
Here” da una delle straordinarie registrazioni fatte per il
documentario dal vivo e pubblicate dall'etichetta “Folkways” dello
Smithsonian Institute. Il problema è che mi ha lasciato solo più
affamati di quelle canzoni.
Ho insegnato sceneggiatura per 20 anni, quindi capisco il problema di
inserire la musica in una sceneggiatura. La riproduzione di un brano
porta l'azione ad una brusca frenata. Capisco che ci sono problemi di
licenze per alcune prediche e canzoni. E so che la regista Ava DuVernay
aveva la sua, altrettanto valida, visione artistica per questa storia
unicamente americana.
Capisco tutto questo.
Eppure, mi sarebbe piaciuto aver visto (e sentito) le reali canzoni
reali che sono state cantate a Selma, 51 anni fa:
• I 500 manifestanti coraggiosi della Bloody Subday che cantavano “God
Will Take Care of You” mentre lentamente camminavano verso il loro
destino di sangue sull’ Edward Pettus Bridge.
• I sopravvissuti martoriati che cantavano la marcia “Ain’t Gonna Let
Nobody Turn Me ‘Round” sul pavimento e sui banchi della Cappella Brown
quella notte.
• I manifestanti cantano varie versioni di "Joshua Fit The Battle Of
Jerico” lì dove si trovavano, giorno e notte, legati in una catena umana
sulla Selma Avenue.
• I maltrattati manifestanti, bianchi e neri, che cantano "We Shall Not
Be Moved" attraverso le loro lacrime dopo essere stati informati della
morte per percosse del reverendo James J. Reeb.
• Un gruppetto di esili suore di St. Louis marciavano per mano con i
manifestanti a Selma cantando “If you want FREE-dom, stomp your feet.”.
• Centinaia di manifestanti cantavanoo “I’ve Been in the Storm Too
Long,” “Oh, Wallace,” “I Love Everybody,” “Hold On,” and “Woke Up This
Morning” - a volte tutti insieme – mentre la linea di manifestanti
gioiosi si stendeva lungo la Highway 80 tra Selma e Montgomery.
• Una folla enorme di oltre 25.000 persone che cantavano a squarciagola
“You Gotta Move When the Spirit Say Move” fuori dal Campidoglio di
Montgomery, mentre il Governatore George Wallace li guardava attraverso
le veneziane alle finestre.
• Gli Afroamericani in lutto che si tengono per mano cantando "We Shall
Overcome", mentre il corpo di Viola Liuzzo Gregg viene caricato
sull’aereo per Detroit dopo il suo omicidio a seguito della marcia.
Con un tempo di proiezione di due ore, il film Selma non avrebbe potuto
dare testimonianza di tutte quelle drammatiche ore. Le scelte
cinematografiche della regista Duvernay sono solide. C'era un sacco di
dramma a Selma in quei giorni inebrianti e ci sarebbe volua un
mini-serie della HBO per mostrare tutte quelle manifestazioni.
Detto questo, forse la mancanza di canzoni di libertà a Selma dimostra
il punto che ho cercato di fare con i libri sui quali ho lavorato in
questi ultimi anni. Ho scritto "Nothing But Love in God’s Water: Black
Sacred Music from the Civil War to the Civil Rights Movement, Volume I"
(Penn State University Press, 2014) perché credo che gli storici e, ora,
i registi non siano stati in grado di mettere la musica al suo giusto
posto come agente di cambiamento trasformativo nel movimento.
Ciò che i partecipanti nei loro diari,nei loro racconti orali, nei
resoconti dei giornali, nei libri hanno detto e ridetto, è che il
cantare gli spirituals di libertà e di protesta non erano un semplice
accessorio per la protesta, ma una cosa essenziale per i manifestanti.
Mi hanno detto che le canzoni erano da sole un grande catalizzatore per
tutto e per tutti.
Mi hanno detto che hanno usato le canzoni di libertà per risollevare i
loro spiriti quando sono stati sconfitti. Hanno detto che le canzoni
sono state usate per calmare i manifestanti, dopo che erano stati
attaccati, per impedire loro di scatenarsi in rappresaglie.
Le canzoni di libertà erano canti di lode e di preghiera, di redenzione,
di umorismo e satira. Esse sono state cantate per incoraggiare la
partecipazione da parte di coloro che erano troppo timorosi di
partecipare alla marcia. Sono state cantate per onorare e commemorare i
morti.
E sono state cantate per la pura e genuina gioia di cantare, cantare
mentre erano in compagnia di decine o centinaia o migliaia di persone
che pensavano - insieme bianchi e neri – alla esigenza di libertà!
Le canzoni sono state cantate per la libertà - e sono ancora cantate -
perché i cantanti credono che cantando possono cambiare il mondo.
Complimenti e lode a Duvernay es al suo cast di talento per un
eccellente, emozionale ed autentico film.
Allo stesso tempo, forse c'è un altro film-maker là fuori, un’altra Ava
Duverney, una che sta aspettando il suo momento per fare un altro film
sul movimento dei diritti civili, un film diverso.
E in questo film, uno dei personaggi principali potrebbe essere il
redentore, scandaloso, potere irresistibile delle canzoni.
One Morning Soon
Traditional
Performed by Joyce Collins & Johnita Collins
Courtesy of Tompkins Square, LLC
House of the Rising Sun
Written & performed by Duane Eddy
Courtesy of Duane Eddy Productions
Easy Street
Written by Allan Rankin Jones
Performed by Sarah Vaughan
Courtesy of Parlophone Records Ltd
By arrangement with Warner Music Group Film & TV Licensing
Walk With Me
Written Ralph Bass
Performed by Martha Bass
Courtesy of Geffen Records
Under license from Universal Music Enterprises
Precious Lord Take My Hand
Written by Reverend Thomas A. Dorsey
Performed by Ledisi Anibade Young (as Ledisi)
Ledisi Young appears courtesy of The Verve Music Group
Why (Am I Treated So Bad)
Written by Roebuck 'Pops' Staples (as Roebuck Staples)
Performed by The Staple Singers
Courtesy of Columbia Records
By arrangement with Sony Music Licensing
Ole Man Trouble
Written & Performed by Otis Redding
Courtesy of Atlantic Recording Corp.
By arrangement with Warner Music Group Film & TV Licensing
Masters of War
Written by Bob Dylan
Performed by Odetta
Courtesy of RCA Records
Keep on pushing
Written by Curtis Mayfield (as Curtis L. Mayfield)
Performed by The Impressions
Under license from Universal Music Enterprises
Time Brings About a Change
Written by Jimmy Outler
Performed by The Soul Stirrers
Courtesy of ABKCO Music & Records Inc.
I Got the New World In My View
Performed by Sister Gertrude Morgan
Courtesy of Big Deal Music on behalf of Preservation Hall
Don't You Want My Lovin
Written by Kenny Gamble (as Kenneth Gamble) & Leon Huff
Performed by The Orlons
Courtesy of ABKCO Music & Records, Inc.
You Ain't Got But One Life To Live
Traditional
Performed by Seabell Kennedy
Day-O
Written by William A. Attaway (as William Attaway) & Irving Burgie
Contemporary Focus
Written & Performed by McCoy Tyner
Courtesy of The Verve Music Group
Under license from Universal Music Enterprises
Yesterday Was Hard On All Of Us
Written by Finian Greenall, Guy Whittaker & Tim Thornton
Performed by Fink
Courtesy of Ninja Tune
Bamboo Flute Blues
Written & Performed by Yusef Lateef
Courtesy of The Verve Music Group
Under license from Universal Music Enterprises
Glory
Written by John Legend (as John Stephens), Common(as Lonnie Lynn) and
Che Smith
Performed by John Legend and Common
Common appears courtesy of Artium Records/Def Jam Recordings
Under license from Universal Music Enterprises
John Legend appears courtesy of Getting Out Our Dreams/Columbia Records,
a division of Sony Music Entertainment
By arrangement with Sony Music Licensing
This Little Light of Mine/Freedom Now Chant/Come By Here (Medley)
Written by Harry Dixon Loes / Traditional
Performed by workers in Selma
Courtesy of Smithsonian Folkways Recordings
Mercoledi
11
Marzo 2015
The Night We Called It a Day: il video di
Bob - di Rudy Salvagnini
clicca qui
traduzione
a cura di Rossana Battezzati e Danilo Sisto
PARTE SECONDA
“Mi hanno portato giù
sulla terra e mi hanno sollevato in aria allo stesso tempo
e Mavis era una grande cantante, profonda e misteriosa,
e persino da giovane, ho sentito che la vita stessa era un mistero”
Dylan a proposito della prima volta che sentì le Staples Sisters
D. Che altro genere di musica ascoltavi crescendo?
R. All’inizio, prima del
rock’n’roll, ascoltavo la musica delle big band: Harry James, Russ
Columbo, Glenn Miller. Cantanti tipo Jo Stafford, Kay Starr, Dick
Haymes. Qualunque cosa venisse dalla radio e la musica suonata dalle
band negli hotels dove i nostri genitori andavano a ballare. Avevamo una
grande radio che sembrava un jukebox, con sopra un giradischi
Tutti i mobili erano stati lasciati nella casa dal precedente
proprietario, incluso un piano.
La radio/giradischi suonava i dischi a 78 giri. E quando traslocammo in
quella casa c’era su un disco. Il disco aveva un’etichetta rossa e penso
fosse un disco della Columbia. Cantava Bill Monroe o forse erano gli
Stanley Brothers. E cantavano “Drifting Too Far From Shore”. Non avevo
mai sentito niente del genere prima. Mai. E mi ha portato via da tutta
la musica convenzionale che ascoltavo.
Per comprendere questo dovreste sapere da dove venivo. Vengo dal
profondo nord. Ascoltavamo spettacoli radiofonici continuamente. Penso
di appartenere all’ultima generazione, o quasi all’ultima, che è
cresciuta senza la TV. Così ascoltavamo parecchio la radio. Molti di
questi shows erano drammi teatrali radiofonici. Per noi questa era come
la nostra TV. Tutto quel che sentivamo potevamo immaginarlo come se lo
vedessimo, anche i cantanti che ascoltavamo alla radio, non potevo
vedere com’erano, così immaginavo com’erano, com’erano vestiti, le loro
movenze. Gene Vincent? Quando me lo raffigurai per la prima volta, me
l’immaginavo come un tipo alto, allampanato e biondo.
D. Questo ha fatto di te un ascoltatore migliore?
R. Ha fatto di me
l’ascoltatore che sono oggi. Mi ha fatto ascoltare le piccole cose: lo
sbattere delle porte, il tintinnare delle chiavi dell’auto. Il vento che
soffia tra gli alberi, le canzoni degli uccelli, il rumore dei passi, un
martello che pianta un chiodo. Suoni casuali. Il muggire delle mucche.
Potrei mettere tutto quanto insieme e farne una canzone. Questo mi ha
fatto ascoltare la vita in un modo diverso. Sento ancora qualcuna di
quelle vecchie esibizioni radiofoniche e molte di esse sono ancora
valide. Voglio dire, le battute potrebbero essere un pò datate, ma le
situazioni sembrano essere pressappoco le stesse. Non sento the Fat Man
o Superman o Inner Sanctum in un modo che chiameresti nostalgico. Non
riportano delle memorie. Proprio, mi piacciono.
D. Che cosa ascoltavi oltre ai drammi radiofonici?
R. Su al nord, la notte,
potevi trovare queste stazioni radio senza nome sul quadro delle
frequenze, sai,che suonavano cose pre - rock’n’roll - country blues.
Volevamo ascoltare Slim Harpo o Lightnin’ Slim e i gruppi gospel, i
Dixie Hummingbirds, i Five Blind Boys of Alabama. Io ero nel lontano
nord, non sapevo neppure dove fosse l’Alabama. E poi c’erano a orari
differenti pezzi blues, potevi sentire Jimmy Reed, Wynonie Harris e
Little Walter. Poi c’era una stazione fuori Chicago? WSM-? E’ quella la
stazione che penso? Mandava tutta roba hillbilly. Riley Puckett, Uncle
Dave Macon, the Delmore Brothers. Sentivamo anche il Grand Ole Opry da
Nashville tutti i sabato sera. Ho sentito Hank Williams piuttosto
presto, quando era ancora vivo. Molte di quelle stars dell’Opry, tranne
Hank, naturalmente, sono venute a suonare all’Arsenale nella città in
cui vivevo. . Webb Pierce, Hank Snow, Carl Smith, Porter Wagoner. Ho
visto crescere tutte quelle stelle del country.
Una sera stavo a letto ad ascoltare la radio. Penso che fosse una
stazione di Shreveport, Louisiana. Non ero neanche sicuro di dove fosse
la Louisiana. Ricordo che sentivo “Uncloudy Day” degli Staple Singers.
Ed era la cosa più misteriosa che avessi mai sentito. Come la nebbia che
sale. L’ho riascoltata, forse la sera dopo, e il suo mistero s’è ancor
più infittito. Che cos’era? Come si può fare una cosa del genere? Mi ha
attraversato come se il mio corpo fosse invisibile. E quello cos’è? Una
chitarra col tremolo? E cos’è una chitarra col tremolo? Non ne avevo
idea. Non ne avevo mai vista una. E che razza di battimani è quello? E
quel cantante estrae dalla mia anima cose che neppure sapevo di avere.
Dopo aver ascoltato "Uncloudy Day” per la seconda volta penso di non
essere neppure riuscito a dormire quella notte. Sapevo che questi Staple
Singers erano diversi da qualunque altro gruppo gospel. E tuttavia chi
erano?
Pensavo a loro anche sul mio banco di scuola. Riuscii ad andare alle
Twin Cities (Minneapolis e St. Paul Minnesota) e a mettere le mani su di
un LP degli Staple Singers e una delle canzoni era proprio “Uncloudy
Day”. E ho pensato: “Ragazzi!” Ho guardato la copertina e l’ho studiata,
come di solito si fa con le copertine dei dischi. Sapevo chi era Mavis
senza bisogno che qualcuno me lo dicesse. Sapevo che era lei che cantava
la parte principale. Sapevo chi era Pops. Tutte le informazioni erano
sul retro del disco. Non molte, ma quanto bastava per farmi sapere
qualcosa. Nella foto sembrava che Mavis avesse più o meno la mia età. Il
suo modo di cantare mi ha messo al tappeto. Ho sentito parecchio gli
Staple Singers. Certo più di qualunque altro gruppo gospel. Mi piacciono
gli spirituals. Mi hanno colpito perché sono sinceri e seri. Mi hanno
portato giù sulla terra e mi hanno sollevato in aria allo stesso tempo,
e Mavis era una grande cantante, profonda e misteriosa. E persino da
giovane ho sentito che la vita stessa era un mistero.
Questo prima che la musica folk entrasse nella mia vita. Ero ancora un
aspirante rock ‘n’ roller, il discendente, se vuoi, della prima
generazione della gente che suonava il rock ‘n’ roll, che è stata
spazzata via. Buddy Holly, Little Richard, Chuck Berry, Carl Perkins,
Gene Vincent, Jerry Lee Lewis. Suonavano questo tipo di musica che era
nera e bianca. Estremamente incendiaria. I tuoi vestiti potevano prender
fuoco. Era una mescolanza di cultura nera e di cultura hillbilly. Quando
ho sentito per la prima volta Chuck Berry, non ho pensato che fosse un
nero. Pensavo che fosse un bianco hillbilly. Per il poco che sapevo, era
anche un grande poeta. “Mentre volavo su un aereo della TWA sopra il
deserto ho visto una donna che camminava nella sabbia. Aveva camminato
per 30 miglia in direzione Bombay per incontrare un bell’uomo dagli
occhi castani”. Non pensavo alla poesia in quei tempi, le parole
semplicemente volavano via. Solo più tardi mi sono reso conto di quanto
sia difficile scrivere versi così. Chuck Berry avrebbe potuto essere
quel che voleva nel business della musica. Si è fermato dove stava ma
avrebbe potuto essere un cantante jazz, un cantante di ballate, un
virtuoso della chitarra. Avrebbe potuto essere un sacco di cose. Ma c’è
anche un aspetto spirituale in lui. Nel giro di 50 o 100 anni lo si
potrebbe anche ritenere un’icona religiosa. Ma c’è un solo lui, e
perfino quello che fa fisicamente è difficile da imitare. Se lo vedi dal
vivo, vedi che stona parecchio. Ma a chi non capiterebbe? Deve
costantemente suonare note da un ottavo sulla chitarra e cantare allo
stesso tempo, e in più suonare i brani e cantare. La gente pensa che
suonare e cantare sia facile. Non lo è. E’ facile strimpellare da soli
cantando una canzone - e questo va bene – ma se vuoi davvero suonare,
quando è importante, quello è davvero difficile e non molti sono in
grado di farlo bene.
D. E lui è sempre stato il chitarrista principale nella sua band.
R. Era l’unico chitarrista. Già. E c’era Jerry Lee [Lewis], la sua
controparte, e gente del genere. Ci deve essere stato qualche potere
elitistico che doveva sbarazzarsi di questi ragazzi e stroncare il rock
’n’ roll per quello che era e che rappresentava, non di meno per il
fatto che era una roba da bianchi e neri, legati e ben saldati insieme.
Se separi le due componenti, lo uccidi.
D. Vuoi dire la mescolanza razziale musicale ed è questo che l’ha reso
pericoloso?
R. Bè, il pregiudizio razziale c’era, per cui sì. E questo era
estremamente minaccioso per le autorità, direi. Quando si sono davvero
resi conto di cos’era, dovevano smantellarlo. Cosa che hanno fatto
cominciando con scandali di mazzette e cose del genere. L’elemento nero
fu virato nella soul music e quello bianco nel pop inglese. Li hanno
separati. Penso che il rock’n’roll sia una combinazione di country blues
e musica swing per gruppi, non il blues di Chicago, e pop moderno. Il
vero rock’n’roll esiste da quando? 1961, 1962? Bè, era parte del mio
DNA, così non se ne è mai andato via da me. L’ho soltanto incorporato in
altri aspetti di quel che stavo facendo. Non so se ho risposto alla tua
domanda (ride). Non ricordo qual era la domanda.
D. Parlavamo delle influenze che hai avuto e della tua cotta per Mavis
Staple.
R. Oh, gli Staple Singers! Mavis! Così avevo visto quella foto degli
Staple Singers. E mi sono detto: “Guarda, un giorno starai qui
abbracciato a quella ragazza”. Ricordo di aver pensato quello. 10 anni
dopo ero lì, abbracciato a quella ragazza. Ma è stato così naturale. Mi
sembrava di esserci stato già parecchie volte prima. Bè, c’ ero stato,
nella mia mente.
D. Ricordi cosa hai pensato in quel momento?
R. No, andavo troppo svelto. Mi sono ricordato di qualcosa solo almeno
10 anni dopo.
D. Pensavo a quanto sia stato importante per te andare alla ricerca dei
dischi di Woody Guthrie quando eri giovane. E pensavo a quanto Mick
[Jagger] e Keith [Richards] percorressero tutta Londra alla ricerca di
dischi di blues e a quanti quarti di dollaro introducesse Neil Young nel
juke-boxe per sentire Ian e Sylvia.
E a quanto in Internet ci sia tutto, schiacci appena un bottone e
ascolti qualunque cosa nella storia della musica registrata. Questo ha
reso la musica migliore? O peggiore? Valutata di più o di meno?
R. Bè, se tu fai parte del pubblico generico e hai tutta quella musica a
disposizione, cosa ascolterai? Quante di queste cose ascolterai allo
stesso tempo? Ti si incepperà la mente, sarà tutta confusione, penso. Ai
tempi, se volevi sentire Memphis Minnie, dovevi cercare una compilation
in cui ci fosse una canzone di Memphis Minnie. E se tu allora avessi
ascoltato Memphis Minnie, l’avresti accidentalmente scoperta in un disco
che conteneva anche Son House e Skip James e la Memphis Jug Band. E
magari avresti cercato Memphis Minnie in qualche altro posto , una
canzone qui, una là. Avresti cercato di capire chi era. E’ ancora viva?
Suona uno strumento? Può insegnarmi qualcosa? Posso uscire con lei?
Posso fare qualcosa per lei? Ha bisogno di qualcosa? Ma ora, se vuoi
sentire Memphis Minnie, puoi andarti a sentire un migliaio di canzoni.
Lo stesso per tutto il resto di questi artisti, come Blind Lemon
[Jefferson]. In passato forse avresti potuto sentire “Matchbox” e
“Prison Cell Blues.” E quello sarebbe stato tutto quello che avresti
potuto sentire, così quelle canzoni sarebbero state di spicco nella tua
mente. Ma quando senti una bufera di più di 100 canzoni di Blind Lemon,
ti viene da dire:”Oh, gente, che esagerazione!”. Ed è facile che le
apprezzeresti di meno.
Oggetto: Il blues delle origini e la
preparazione del caffè
Ciao Mr. Tambourine,
nell'accodarmi ai tanti complimenti che ricevi per il sito e per
l'impegno che metti nel tenere viva la comunità dei maggiesfarmers,
volevo segnalarti questo mio post che parla di blues e di altro;)..keep
goin' !!
Milano: Giovedi Joan Baez agli
Arcimboldi
clicca qui
Martedi 10
Marzo 2015
"AARP THE MAGAZINE" INTERVIEW
traduzione
a cura di Rossana Battezzati e Danilo Sisto
PARTE
PRIMA
“Devi credere a ciò
che dicono le parole
E le parole sono importanti quanto la melodia
a meno che tu non creda alla canzone e non l’abbia vissuta
non c’è molto senso nell’eseguirla”
Sono sempre stato attratto dalle canzoni religiose - Bob Dylan mi
dice - in “Amazing Grace” il verso “che salvò un disgraziato come me”,
non è qualcosa che tutti diremmo se fossimo abbastanza onesti?
A 73 anni Dylan è ancora in pista, ancora brutalmente onesto e
autenticamente se stesso, come potrete vedere in questa versione
completa dell’esclusiva intervista apparsa nel numero di Febbraio/Marzo
di AARP The Magazine e che potete trovare qui online.
Nelle 9000 e oltre parole che seguono, Dylan affronta ciò che raramente
ha in precedenza affrontato in una conversazione pubblica: esplora i
suoi processi creativi e offre i suoi pensieri profondi sulla scrittura
di canzoni, la loro presentazione al pubblico, registrazione, e la
distruzione creativa scatenata dal rock and roll.
Per divertimento, forse, ci lancia alcune acute digressioni su
contemporanei quali Elton John ed Eric Clapton, ma riserva il suo elogio
incondizionato per la poesia di Chuck Berry e il fuoco che ustiona
l’anima di Billy Graham.
Si rimane colpiti, ed io lo ero allora come adesso, di quanto forte sia
il ruolo che la musica ha giocato nella vita di Dylan che in diversi
momenti rimase ipnotizzato, incantato, elevato, messo al tappeto da quel
che aveva sentito. Ascoltando le Staple Singers la prima volta a 14
anni, disse, di non aver potuto dormire quella notte “entrò dentro come
se il mio corpo fosse invisibile”.
Dall’istante in cui inciampò nel blues, country e gospel arrivando al
fondo della manopola della radio, non interruppe più l' ascolto attento,
assorbendone il meglio. Studente e professore della più vera musica
d’America, inizia la nostra conversazione spiegando la sua decisione di
registrare i 10 standard amati per "Shadows in the Night".
D. Dopo molti dischi di canzoni originali acclamati dalla critica,
perché hai registrato un disco come questo ora?
R. Ora è il momento giusto. Ci ho pensato per un pò almeno da quando ho
ascoltato Stardust di Willie (Nelson) alla fine degli anni ’70. Pensai
che potevo farlo anch’io. Così andai a trovare Walter Yetnikoff, che era
il Presidente della Columbia Records. Gli dissi che volevo fare un disco
di standard, come il disco di Willie. Ciò che lui disse fu ”Puoi andare
avanti e fare quel disco, ma non lo sosterrò economicamente e non lo
realizzeremo. Ma và avanti e fallo se vuoi”. Così me ne andai e feci
invece Street Legal. Probabilmente Yetnikoff aveva ragione. Era troppo
presto perché io facessi un disco di standard.
Nel corso degli anni ho sentito queste canzoni registrate da altre
persone e ho sempre avuto l'idea di farlo anch’io. E mi domandavo se
qualcun altro la vedesse allo stesso modo. Non vedevo l’ora di ascoltare
le registrazioni di quegli standard fatte da Rod (Stewart). Mi chiedevo
se qualcuno potesse mettere qualcosa di diverso in queste canzoni. Rod
certamente era in grado di farlo. Ma il suo disco fu deludente. Rod è un
grande cantante. Ha una gran voce, ma non c’era ragione di mettergli
dietro un’orchestra di 30 elementi. Non voglio contestare il diritto di
nessuno di guadagnarsi da vivere, ma puoi sempre dire se qualcuno ci
mette il cuore e l’anima e non penso che Rod ce l’abbia messi. Suona
come un sacco di dischi in cui le parti vocali sono sovraregistrate e
questo tipo di canzoni non vengono bene se usi le tecniche di
registrazione moderne.
Per coloro i quali sono cresciuti con questo tipo di canzoni e non le
hanno mai prese in grande considerazione, queste sono le stesse canzoni
che il rock and roll è venuto a distruggere, music hall, tangos, pop
songs dagli anni ’40, fox-trots, rumbas, Irving Berlin, Gershwin, Harold
Arlen, Hammerstein, compositori di grande fama. E’ difficile per i
cantanti moderni sintonizzarsi con questo tipo di musica e di canzoni.
Quando infine abbiamo registrato, avevo circa 30 canzoni e queste 10
sono venute a comporre una specie di dramma. Tutte sembrano collegate in
un modo o nell’altro. Abbiamo suonato un mucchio di queste canzoni ai
sound checks sul palco in giro per il mondo senza un microfono per la
voce e si poteva sentire piuttosto bene. Di solito queste canzoni si
sentono con un’orchestra completa, ma io le stavo suonando con una band
di 5 persone e non si sentiva la mancanza di un’orchestra.
Naturalmente un produttore sarebbe venuto e avrebbe detto “mettiamo un
pò di strumenti a corda qui e una sezione di fiati là”. Ma io non volevo
fare questo. Non avevo neppure l’intenzione di usare tastiere o
pianoforte. Il pianoforte copre troppi territori e riesce a dominare
canzoni come queste in modi che tu non desideri. Una delle chiavi con
cui è fatto questo disco era lasciare fuori il piano e fare in modo che
non lo influenzasse in alcun modo.
D. Non pensi che sarà una sorpresa per i tuoi fans tradizionali?
R. Bene, non dovrebbero esserne sorpresi. Ci sono un sacco di esempi di
canzoni che ho cantato negli anni e sicuramente mi hanno in precedenza
sentito cantare degli standards.
D. Conoscevi molte di queste canzoni dall’infanzia? Alcune di queste
sono piuttosto vecchie
R. Sì, le conoscevo. Di solito non dimentico le canzoni se mi piacciono,
fosse pure di 30 anni fa o giù di lì.
D. Che tipo di procedimento hai seguito?
R. Una volta che ritieni di conoscere la canzone allora devi andare a
vedere come l’hanno fatta gli altri. Una versione ha portata all’altra
finché non abbiamo cominciato ad assimilare persino gli arrangiamenti di
Harry James. Addirittura quelli di Perez Prado. Il mio chitarrista di
pedal steel (Donnie Herron) è un genio in questo tipo di cose. Può
suonare qualunque cosa dal hillbilly al bebop. Qui abbiamo due chitarre
e una fa solo la ritmica. Il contrabbasso suona la partitura
orchestrata. In un certo senso è quasi come la musica folk. Voglio dire,
non ci sono percussioni nella band di Bill Monroe. Non le usava neppure
Hank Williams. A volte il battito rivela il mistero del ritmo. Forse
sempre. Ho potuto registrare queste canzoni in un solo modo, cioè dal
vivo, per terra e con un esiguo numero di microfoni. Niente cuffie,
niente sovraincisioni, niente sala di registrazione vocale, niente piste
separate. Lo so che questo è il vecchio stile ma per me è l’unico modo
che poteva funzionare per pezzi come questi. Penso di aver cantato ad un
quindicina di centimetri dal microfono. Per la maggior parte ho usato un
microfono (nell’originale “mix” invece di “mic” certamente un refuso) da
studio mixato così come veniva registrato. Abbiamo suonato il pezzo
alcune volte per il tecnico del suono, che ha messo qualche microfono
tutt’intorno. Gli ho detto che lo potevamo suonare tutte le volte che
voleva. E’ così che sono stai fatti tutti i pezzi.
D. Sembra quasi che avessi il microfono in faccia
R. Già, già…
D. Il materiale ha una resa molto intima. Suppongo che sia proprio quel
che volevi
R. Esatto. L’abbiamo registrato ai Capitol Studios che è l’ideale per un
disco così. Ma non abbiamo usato nulla della nuova attrezzatura. Il
tecnico aveva la sua personale attrezzatura che aveva usato ai vecchi
tempi e ce l’ha portata tutta. Come ho detto prima, ho provato con la
band tutto lo scorso autunno durante in tour che abbiamo fatto in
Europa. Abbiamo provato un bel pò di cose sul palco senza microfoni, di
modo che si potesse suonare al giusto volume. Quando abbiamo registrato
il disco è stao come se l’avessimo già fatto.
D. Splendidi fiati, davvero smorzati, quasi d’atmosfera
R. Sì, ma sono pochi. Corno francese, una tromba, un trombone, tutti a
suonare in armonia. Tutti insieme fanno un sound magnifico.
D. Gli arrangiamenti li hai fatti tu?
R. No, gli arrangiamenti originali erano per fino a 30 strumenti. Non
potevamo confrontarci con quelli e non ci abbiamo nemmeno provato.
Quello che dovevamo fare era fondamentalmente arrivare al cuore di
quello che rende ancora vive queste canzoni. Per farlo abbiamo preso
solo le parti necessarie. In un caso come questo, devi fidarti solo del
tuo istinto.
D. Hai ascoltato diverse versioni e poi le hai gettate via, ti sei
sciacquato la bocca e hai fatto la tua versione personale?
R. Be’, molte di queste canzoni sono state stracciate nel corso degli
anni. Ho voluto usare canzoni che tutti conoscono o pensano di
conoscere. Volevo mostrarne un lato diverso e ho aperto quel mondo in un
modo ancor più singolare. Devi credere a quel che dicono le parole e le
parole sono importanti come la melodia. Se non credi nella canzone e non
l’hai vissuta, ha poco senso suonarla. “Some Enchanted Evening” - quella
è una. Un’altra è “Autumn Leaves”. Questa è una canzone che è stata
eseguita fino alla morte. Voglio dire, chi è che non l’ha fatta? Se
canti “Autumn Leaves” devi sapere qualcosa dell’amore e della perdita e
sentirlo ugualmente dentro - altrimenti non ha senso farlo. E’ una
canzone troppo profonda. Uno scolaro non potrebbe mai cantarla in modo
convincente. La gente parla sempre di Frank (Sinatra) - ed è bene che lo
facciano - ma lui aveva i migliori arrangiatori. E non solo questo. Lui
ha fatto venire alla luce il meglio da gente come Billy May, Nelson
Riddle o Gordon Jenkins. Chiunque questi fossero, hanno lavorato per lui
diversamente da come hanno lavorato per altri. Gli hanno dato
arrangiamenti che sono semplicemente sublimi ad ogni livello. E lui,
naturalmente, ne è stato all’altezza perché aveva quella particolare
abilità di entrare nelle canzoni con una specie di modalità colloquiale.
Frank cantava per te, non di fronte a te, come fanno oggi molti cantanti
pop. Anche cantanti di standards. Non ho mai voluto essere un cantante
che canta di fronte a qualcuno. Ho sempre voluto cantare per qualcuno.
Potrei aver acquisito subliminalmente questa cosa da Frank molti anni
fa. Lo faceva anche Hank Williams. Lui cantava per te.
D. Questa è una selezione ad ampio raggio di canzoni di quello che la
gente chiama “The American Songbook”. Ma ho notato che Frank le ha fatte
tutte e 10. Ce l’avevi in mente?
R. Sai, quando cominci a fare queste canzoni è ovvio che tu abbia in
mente Frank. Perché lui è la montagna. Quella è la montagna che devi
scalare anche se ne fai soltanto un pezzo. Ed è difficile trovare una
canzone che lui non abbia fatto. E’ con lui che ti devi confrontare. Mi
piace particolarmente anche Nancy. Penso che Nancy sia di gran lunga
superiore alla maggior parte delle ragazzine che cantano oggi. E’ piena
di soul, anche in senso colloquiale. E da dove vengono queste doti? Bè,
è la figlia di Frank, no? Così, naturalmente. Anche Frank jr. è un bravo
cantante. Per lo stesso motivo, se vuoi fare una canzone di Woody
Guthrie, devi andare oltre Bruce Springsteen e approdare a Jack Elliott.
Così, finalmente arriverai a Woody ma potrebbe essere un lungo processo.
D. Hai scritto che la versione di Frank della canzone classica“Ebb Tide”
ti ha fatto stramazzare al suolo negli anni 60. Ma hai detto “Non potevo
ascoltare quella roba. Non era il momento giusto”.
R. Certamente…sì. Davvero. Ci sono un sacco di cose del genere nel mio
passato che ho dovuto lasciar perdere e continuare a muovermi nella mia
propria direzione. A volte mi sopraffaceva, perché quel mondo non era il
mio. Ebb Tide è una canzone con cui sono cresciuto. Non so dire
precisamente quando. Ma era un hit, una canzone pop. L’ha fatta Roy
Hamilton che era un cantante fantastico e l’ha fatta in modo grandioso.
E pensavo di conoscerla. Poi, a casa di qualcuno, avevano messo un disco
di Frank dove c’era Ebb Tide. Devo averla riascoltata 100 volte. Mi sono
reso conto che non la conoscevo. Ancora non la conosco oggi.
L’esecuzione ti ipnotizza. E’ un’esecuzione incantata. Non ho mai
ascoltato nulla di così supremo, ad ogni singolo livello.
D. Forse quella musica era troppo quadrata per ammettere che allora ti
piaceva?
R. Quadrata? Non penso che qualcuno avrebbe mai avuto il coraggio di
definire quadrato Frank. Lo sentiva anche Kerouac oltre a Bird [Charlie
Parker] e Dizzy [Gillespie]. Ma io stesso allora non ho mai comprato un
disco di Frank Sinatra, se è questo che intendi. Non ho mai ascoltato
Frank come uno che mi potesse influenzare. Quello di cui dovevo tener
conto erano i dischi e i dischi erano dappertutto, orchestrati in un
modo o in un altro. Swing music, Count Basie, romantic ballads, jazz
bands - difficile rendersi conto di lui. Ma, come ho detto, lo sentivi
comunque. Lo sentivi in macchina o al juke-box. Eri consapevole
dell’esistenza di Frank Sinatra, a prescindere dalla tua età. Di certo
nessuno adorava Frank Sinatra negli anni 60 come invece accadeva negli
anni 40. Ma lui non è mai scomparso. Tutte le cose che pensavamo
sarebbero rimaste per sempre, se ne sono andate. Ma lui no.
D. Pensi che questo sia un album a rischio? Queste canzoni hanno fans
che diranno che la versione di Sinatra è intoccabile.
R. Rischio? Come camminare in un campo minato? O lavorare in una
fabbrica di gas velenoso? Non c’è niente di rischioso nel fare dischi.
Compararmi a Frank Sinatra? Stai scherzando. Essere menzionato insieme a
lui deve essere un specie di enorme complimento. Nessuno può
eguagliarlo. Né io né nessun altro.
D. Cosa credi che penserebbe Frank di quest’album?
R. Penso che innanzi tutto si stupirebbe che io abbia fatto queste
canzoni con una band di 5 elementi. Penso che, in qualche modo, ne
sarebbe orgoglioso.
Roma: Auditorium della Musica, questa
sera Joan Baez in concerto
clicca qui
Lunedi 9
Marzo 2015
Tour 2015,
aggiunte 5 nuove date
New 26
Aprile 2015 Greenville, SC - Peace Concert Hall
New 13 Maggio 2015 Milwaukee, Wisconsin -
The Riverside Theater
New 15 Maggio 2015 Detroit, Michigan - Fox
Theatre
New 16 Maggio 2015 Columbus, Ohio - Ohio,
Theatre
New 17 Maggio 2015 South Bend, Indiana -
Morris Performing Arts Center
Ecco l'elenco aggiornato delle date:
10 Aprile 2015 Atlantic City, New Jersey - Borgata Event Center
11 Aprile 2015 Baltimore, Maryland - Lyric Opera House
12 Aprile 2015 Richmond, Virginia - Altria Theater
14 Aprile 2015 Savannah, Georgia - The Johnny Mercer Theater
15 Aprile 2015 Montgomery, Alabama - Montgomery Performing Arts Centre
17 Aprile 2015 North Charleston, South Carolina - North Charleston
Performing Arts Center
18 Aprile 2015 St. Augustine, Florida - St. Augustine Amphitheatre
19 Aprile 2015 Orlando, Florida - Dr. Phillips Center for the Performing
Arts
21 Aprile 2015 Fort Lauderdale, Florida - Broward Center for the
Performing Arts
22 Aprile 2015 Clearwater, Florida - Ruth Eckerd Hall
24 Aprile 2015 Atlanta, Georgia - Fox Theatre
25 Aprile 2015 Durham, North Carolina - Durham Performing Arts Center
26 Aprile 2015 Greenville, SC - Peace Concert Hall
27 Aprile 2015 Nashville, Tennessee - Tennessee Perforning Arts Center
29 Aprile 2015 New Orleans, Louisiana - Saenger Theater
30 Aprile 2015 Memphis, Tennessee - Orpheum Theater
02 Maggio 2015 Thackerville, Oklahoma - WinStar World Casino and Resort
03 Maggio 2015 Oklahoma City, Oklahoma - Civic Center Music Hall
05 Maggio 2015 Houston, Texas - Bayou Music Center
06 Maggio 2015 Austin, Texas - Bass Concert Hall
07 Maggio 2015 San Antonio, Texas - Majestic Theatre
09 Maggio 2015 Tulsa, Oklahoma - Hard Rock Hotel & Casino - The Joint
10 Maggio 2015 Kansas City, Missouri - Municipal Auditorium - Music Hall
11 Maggio 2015 St. Louis, Missouri - Fox Theatre
13 Maggio 2015 Milwaukee, Wisconsin - The Riverside Theater
15 Maggio 2015 Detroit, Michigan - Fox Theatre
16 Maggio 2015 Columbus, Ohio - Ohio, Theatre
17 Maggio 2015 South Bend, Indiana - Morris Performing Arts Center
Caro Mr. Tambourine,
Sembra proprio che quella del pestaggio di Dylan alla marcia
Selma-Montgomery del 1965 sia una leggenda metropolitana.
Peter Stone Brown recensendo per Counter
Punch il libro di memorie di Victor Maymudes (per decenni autista e
factotum di Dylan), "Another Side of Bob Dylan",
http://www.counterpunch.org/2014/09/19/riding-shotgun-with-dylan/
ne stigmatizza le imprecisioni:
"..Maymudes afferma che Dylan presenziò alla marcia di Selma in Alabama
nella primavera del 1965. Questo non accadde. Maymudes si confonde con
un tour per sollecitare la registrazione al voto (dei neri) del 1963 a
Greenwood nel Mississippi dove Dylan cantò insieme Pete Seeger e Theo
Bikel."
Qui invece :
https://www.rutherford.org/publications_resources/oldspeak/who_is_that_man_in_search_of_the_real_bob_dylan
John W. Whitehead, intervistando Donald Dalton autore del libro: "Who Is
That Man? - In Search of the Real Bob Dylan", afferma:
"..dal 1965, Dylan aveva abbandonato la campagna per i diritti civili
per andare oltre l'attivismo politico. Infatti, sebbene avesse
partecipato agli eventi chiave della lotta per i diritti civili, Dylan
non era presente all' evento finale e più grande dove protestatari e
musicisti bianchi e neri si ritrovarono insieme - la marcia da Selma a
Montgomery, in Alabama, nel Marzo 1965. Qui, più di 5.000 persone
cantarono la “The Times They Are A-Changin’”di Dylan."
Si tratta sempre di testimonianze indirette e quindi smentibili, ma
parrebbe essere uno di quei casi in cui lui "non era lì", ma
l'immaginario collettivo lo ha visto lo stesso. (E in effetti in un
certo senso, c'era.)
Del resto ci sono molte foto che attestano la presenza della Baez a
questa marcia:
http://www.theguardian.com/music/gallery/2014/aug/31/joan-baez-in-pictures#img-6
ma nemmeno una di Dylan, che, se presente, dubito si sarebbe piazzato
molto lontano da Joan.
PS:. vorrei ringraziare te, i ragazzi che hanno tradotto il discorso di
Dylan e anche Stefano Catena, che “ha dato fuoco alle polveri” col suo
suggerimento. Mi sembra doveroso, anche, come hai sottolineato tu, per
lo spirito splendido con cui i Maggiesfarmer affrontano questo genere di
cose.
ciao, Miscio.
Caro Miscio, le tue
parole mi fanno molto piacere, e lo stesso penso abbiano fatto per tutti
quei Maggiesfarmers che ogni tanto si sobbarcano l'onere di fare
qualcosa a beneficio di tutti gli altri dylaniati che giornalmente
frequentano Maggie's Farm. Concordo con la tua ricerca sulla marcia di
Selma, anch'io ho esaminato moltissime fotografie di quel giorno:
Joan Baez and Susan Sarandon participated in the
Selma to Montgomery March in March 1965 - Courtesy of Alabama Department
of Archives and History
Mary Travers (Peter Paul & Mary), Harry Belafonte,
Len Chandler (on guitar) and Joan-Baez to the Selma to Montgomery March
in March 1965
Joan
Baez and Susan Sarandon on the steps of the Alabama State Capitol,
Montgomery, Alabama at the culmination of the Selma to Montgomery March,
March 1965 - Photograph: Morton Broffman/Getty Images
James Balwin, Joan Baez and James Forman
James Balwin, Joan Baez and James Forman
James Balwin, Joan Baez
Joan Baez and Harry Belafonte
Altre foto dell'evento
si possono vedere a questi indirizzi:
Come è
chiaramente visibile, di Dylan, che sarebbe senz'altro stato al fianco
di Joan, nemmeno l' ombra, quindi possiamo tranquillamente dire: "He was
not there"! In quel periodo Dylan era impegnato nella scrittura dei
nuovi brani per "Bringing It All Back Home" pubblicato dalla Columbia il
22 Marzo 1965, mentre nei seguenti giorni era impegnato in concerto: 21
Marzo in concerto ad Ottawa, Ontario, Canada al Capitol Theatre ed il 27
Marzo a Santa Monica, California al Civic Auditorium secondo quanto
riportato qui:
http://www.bjorner.com/DSN00785%20(65).htm
e quindi molto probabilmente non ha avuto il tempo
materiale di seguire Joan in quella brutta avventura che finì con
diversi morti. Bisogna inoltre sottolineare che le marce furono ben tre
e non una:
La prima marcia da
Selma a Montgomery: il Bloody Sunday
La prima marcia ebbe luogo domenica 7 marzo 1965, questa data divenne
poi nota come "Bloody Sunday" (Domenica di sangue) poiché 600 attivisti
che stavano marciando furono attaccati dalla polizia locale e dello
stato con manganelli e gas lacrimogeno durante l'attraversamento
dell'Edmund Pettus Bridge.
La seconda marcia: il Turnaround Tuesday
La seconda marcia si tenne il successivo martedì 9, ma i 2500
manifestanti tornarono indietro dopo aver attraversato l'Edmund Pettus
Bridge e perciò la marcia fu denominata Turnaround Tuesday.
La terza marcia fino a Montgomery
La terza marcia cominciò domenica 21 Marzo. Una settimana dopo la morte
di James Reeb, mercoledì 17 marzo, il giudice federale Johnson si
espresse in favore dei partecipanti, riconoscendo che il loro diritto di
marciare, garantito dal Primo emendamento (cioè costituzionale), non
poteva essere abrogato dallo stato dell'Alabama:
The law is clear that the right to petition one's government for the
redress of grievances may be exercised in large groups. . . . These
rights may . . . be exercised by marching, even along public highways.
I manifestanti percorsero circa 10 miglia (16 km) durante la giornata
lungo la U.S. Route 80 nota in Alabama come "Jefferson Davis Highway".
Scortati da 2000 soldati dell'esercito statunitense, 1900 membri della
Guardia Nazionale dell'Alabama sotto comando federale e molti agenti
dell'FBI e dello U. S. Marshals Service arrivarono a Montgomery il 24
marzo e all'Alabama State Capitol il 25 Marzo.
Arrivati davanti al tribunale Martin Luther King tenne un discorso e
poco dopo Viola Liuzzo un'attivista fu uccisa da tre membri del Ku Klux
Klan.
Questo per quanto riguarda la famosa marcia, portata ora sugli schermi
col titolo "Selma - La strada per la libertà" che consiglierei di andare
a vedere, si concluse con la vittoria del movimento per i diritti civili
di Martin Luther King anche se il prezzo pagato fu salato.
Nei prossimi giorni,
grazie all'impegno degli amici Rossana Battezzati e Danilo Sisto, sarò
in grado di pubblicare a puntate l'intera intervista rilasciata da Dylan
ad AARP - The Magazine, che credo sia interessantissima per tutti noi
fans di Bob sempre golosi di news!
Un saluto, alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Sabato 7
Marzo 2015
Shadows In The Night, disco imprescindibile o no?
Ho comprato,
ascoltato, letto e riletto le interviste e le diverse critiche su
quest’ultimo lavoro di Dylan e mi sono chiesto se questo è un disco da
avere a tutti i costi o se può anche essere non necessario. Sinceramente
non saprei cosa dire, certamente questo è un disco al di fuori degli
schemi di Dylan, direi una bella copia di “Christmas In The Heart”, il
famoso disco di Natale a mio parere da dimenticare per la bruttezza e
l’inutilità. Anche Shadows non è un disco di Dylan, ma ha una ragione di
essere molto ma molto più importante di Christmas. Qui Dylan si volta
indietro a guardare la sua gioventù e risente quelle canzoni che erano i
“must” americani della prima metà del novecento, prima che scoppiasse la
rivoluzione rock guidata dal “King” Presley, seguito da altri
sciammannati come Little Richard, Chuck Berry, Jerry Lee Lewis, Buddy
Holly, Gene Vincent e molti altri che incisero canzoni che divennero
famosissime ed ebbero un profondo impatto sociale. Bobby Gillespie
scrisse «Quando Chuck Berry canta "Hail, hail, rock and roll, deliver me
from the days of old", questo è esattamente quello che questa musica sta
facendo. Chuck Berry non era classificabile, era un fuoriclasse, uno
“one and only” che nessuno ha mai contestato, uno che ha dettato le
regole di come si doveva suonare la chitarra elettrica nel rock, regole
che ancora oggi sono inalterate. Questa pattuglia di ribelli o teddy
boys che indossavano il “chiodo di pelle” in perfetto stile Marlon
Brando / Jamed Dean diedero una mazzata definitiva ad un’America
tradizionale che stava scomparendo perchè il dopoguerra la stava
trasformando in qualcosa di diverso, e con quell’America vennero
cancellate anche le canzoni che l’avevano rappresentata nella prima metà
del secolo. Poi ci fu l’avvento del Beat, la British Invasion che mandò
a fondo anche il Rock and Roll, cancellando per una buona ventina d’anni
da tutti i palchi del mondo le mitiche icone del rock.
E’ strano che chi contribuì più di ogni altro a cambiare il modo di
pensare della vecchia America, quel Dylan che con le sue rime prese a
calci in faccia la big & rich society Americana, faccia oggi un tuffo
nel suo passato e sembra essere contento di questo ritorno a quello che
era, sembra felice di cantare e ridare nuova vita a questi standard che
erano fatalmente finiti nel dimenticatoio. Lui li riprende, li
rispolvera con un piumino della polvere che riduce tutto ai minimi
termini, lasciando intatti solo i testi e le melodie di quelle canzoni,
cancellando quegli elefantiaci arrangiamenti per orchestre di
plurielementi. Dylan, per non smentirsi, fa la sua versione in chiave
minimalista e intimista, con la sua voce rovinata e struggente che
conferisce un pathos nuovo e diverso a questi intramontabili classici.
Più freddamente possiamo dire che il disco è la stringata sintesi di un
secolo di musica popolare americana, il grande repertorio della Tin Pan
Alley che dominò la scena musicale d’inizio secolo fino all'arrivo dei
grandi “crooner” con in testa il super old blue eyes Frank Sinatra,
rivisitato a suo personalissimo modo dal menestrello che a inizio anni
'60, con il suo Folk di ispirazione guthriana, contribuì a spazzare via
dalle radio americane proprio quelle canzoni. Potrebbe quindi sembrare
un paradossso che proprio Dylan riprenda oggi quegli standard che lui
stesso spinse nel grande parcheggio dove le cose grandi stanno in attesa
di essere riscoperte e tornare a nuova vita. La differenza, o la
ragione, e che ora Dylan è un anziano fortunato che può permettersi di
ripescare la tradizione, smettendo i panni del poeta per indossare
quelli dell'interprete, diventando così un crooner imperfetto ma
suggestivo che non perde nel confronto col passato, con una ingente dose
di umanità e di imperfezione. Il disco porta alla ribalta una questione
che per Dylan non ha mai avuto grande importanza, quello che contava
erano le sue parole e le sue melodie, la sua non-voce veniva sempre in
secondo piano, era solo un mezzo giudicato brutto ma necessario per dire
le cose che la profondità delle sue osservazioni gli imponevano di
mettere alla berlina di fronte ad una nazione che stava facendo di tutto
per rimanebre sui vecchi binari. Invece in questo disco, mancando la
scrittura e la sua vena poetica, la voce di Dylan è in primo piano; è lo
strumento principale per trasmettere l’emozione. Ed è proprio la voce a
conferire un nuovo status a brani quasi inflazionati per la quantità
impressionante di covers ricevute. Il riferimento palese è al crooner
per eccellenza passato alla storia per la sua “Voice” Frank Sinatra,
atto riverente e sentito tributo, ma in sostanza anche la voglia di
misurarsi col suo ammirato predecessore, raggiungendo così lo status di
intramontabilità che solo i grandi artisti possono vantare. Il disco si
puntella sull’eleganza di quei brani memorabili e commoventi, ma anche
se Dylan rimane appiccicato alle melodie con fedeltà, il tutto evidenzia
una sorta di monotonia negli arrangiamenti che per forza di cose,
essendo pochi gli strumenti, subiscono l’un l’altro l’inevitabile
somiglianza che rende il lavoro un pò troppo crepuscolare e decadente,
anche se è da applaudire il coraggio di non cedere alla tentazione di
non arrangiare i brani in quella maniera pomposa con la quale furono
conosciuti. Il disco è comunque emozionante col suo essere strano e
fuori dal tempo, per la scelta dei brani e per l'interpretazione di
Dylan, che con la sua voce fangosa è lontano migliaia di miglia dal
cantare limpido di Sinatra, ma proprio per questo motivo diventa molto
credibile e molto confidenziale. Questa è la versione dylaniana del
“crooner”, siamo di fronte a una leggenda vivente che si confronta con
il repertorio di un'America che non c'è più.
Nell'attuale clima di ascolta e getta e novità a tutti i costi, un disco
che volutamente si esclude da ogni moda o gusto attuale per rifarsi
direttamente alla vecchia tradizione è, per i fans un album da avere
senz’altro, per i meno fans un ascolto interessante e didascalico.
Emozionante sì, ma se prescindibile o no, questo rimane di diritto una
scelta di ognuno di noi.
Mr.Tambourine
De Gregori: Lucio Dalla mi ha dato il
soprannome "Principe"
clicca qui
Mercoledi
4
Marzo 2015
Talkin'
9537 - onafifetto
Salve,
intanto grazie per il sito. C'è quello che serve. Sono un vecchio (in
ogni senso...) fan di Bob Dylan, con cui sono cresciuto dagli anni
sessanta, di cui ho interpretato (schitarrando e fischiando
nell'armonica malamente ...) tutte le canzoni (mi manca l'ultimo disco,
ma ci proverò prima o poi) e di cui ho scritto tante volte, visto che
faccio il giornalista. Una informazione. Mi hanno detto che sta per
uscire un video di un concerto straordinario, con ospiti straordinari,
di una ventina (o giù di lì) anni fa. E' vero? Di che si tratta? Quando
uscirà, eventualmente.
Grazie, fatemi sapere. Giovanni Filosa.
Ciao Giovanni, vedo
che sei un die-hard fan di quelli tosti e la cosa può farmi solo
piacere. Non ho notizie circa l'uscita di un concerto come dici tu, a
meno che tu abbia sentito parlare della riedizione in nuovi e diversi
formati del concerto del "The 30th Anniversary Concert Celebration" che
si tenne il 16 ottobre 1992 al Madison Square Garden di New York City
come momento celebrativo del trentesimo anniversario di attività
artistica di Dylan. Del concerto è stata distribuita, oltre a quella in
CD, anche una versione in VHS, e successivamente in DVD e Blue-ray.
Nel disco sono
presenti i seguenti artisti, anche se naturalmente qualche performances
non è stata inserita:
Jerry Barnes, Katreese
Barnes, Richard Bell, Mike Campbell, Mary Chapin Carpenter, John
Cascella, Johnny Cash, June Carter Cash, Rosanne Cash, Tracy Chapman,
The Clancy Brothers, Bobby Clancy, Liam Clancy, Paddy Clancy, Eric
Clapton, Leotis Clyburn, Dennis Collins. Shawn Colvin, Steve Cropper,
Sheryl Crow, Rick Danko, Don DeVito, Donald Dunn, Howie Epstein, Ron
Fair, Anton Fig, Lisa Germano, Nanci Griffith e Carolyn Hester (presenti
nel VHS ma non nella versione in CD), David Grissom, George Harrison,
Richie Havens, Levon Helm, Cissy Houston, Garth Hudson, Chrissie Hynde,
Darryl Keith John. Booker T. Jones III, Jim Keltner, Brenda King, Curtis
King, Al Kooper, Kris Kristofferson, Eddie LeVert, Tommy Makem, Kerry
Marx, Mike McCready, Roger McGuinn, Sue Medley, John Mellencamp, Willie
Nelson, Robbie O'Connell, Christine Ohlman, The O'Jays, Pat Peterson,
Tom Petty & the Heartbreakers, Mickey Raphael, Lou Reed, G.E. Smith, Sam
Strain, Benmont Tench, David Thoener, Eddie Vedder, Johnny Winter,
Stevie Wonder, Ronnie Wood, Neil Young
Ciao,
scusami per il disturbo, sono il webmaster di
http://www.vascoforever.it
(sito dedicato a Vasco Rossi). In queste ore c'è una piccola diatriba
sulla veridicità o meno di una dichiarazione di apprezzamento di Bob
Dylan nei confronti di Vasco. Di questa dichiarazione però sembra non
esserci traccia, qualcuno parla di averla letta in una biografia di
Dylan, anche se mi domando perché mai Dylan dovrebbe parlare in una sua
biografia di Vasco Rossi... La cortesia che ti chiedo, è se tu da
conoscitore del "mondo Dylan" ricordi qualcosa in merito. Grazie mille
dell'attenzione e scusa il disturbo.
Domenico
Ciao Domenico, prima di tutto lasciami farti i
complimenti per il bellissimo sito dedicato a Vasco che gestisci,
davvero completo e ricco di ogni notizia riguardante il grandissimo
Blasco! Ho avuto modo di leggerne una piccola parte dopo aver dato
un'occhiata generale, ma mi sono ripromesso di gustarmelo tutto con più
tranquillità. Per quanto concerne la tua domanda a me non risulta che
Dylan abbia citato Vasco, ma però, mai dire mai, io non posso sapere
completamente tutto su Bob Dylan. Comunque, se la citazione in questione
è stata in qualche modo fatta, stampata o riportata da qualche parte,
qualcuno dei lettori di Maggie's Farm me lo farà sapere, e di
conseguenza ti informerò immediatamente via e-mail. Ti rinnovo i
complimenti per il sito e speriamo di avere notizie in merito alla tua
domanda. Un saluto, Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan sul palco del Summer Festival
con De Gregori
clicca qui
Martedi 3
Marzo 2015
Il nuovo video di Bob Dylan: "The Night We
Called It A Day"
There was a moon out in space
But a cloud drifted over it's face
You kissed me and went on your way
The night we called it a day
I heard the song of the spheres
Like a minor lament in my ears
I hadn't the heart left to pray
The night we called it a day
Soft through the dark
The hoot of an owl in the sky
Sad though his song
No bluer than he was at
The moon went down stars were gone
But the sun didn't arise with the dawn
There wasn't a thing left to say
The night we called it a day
Soft through the dark
The hoot of an owl in the sky
Sad though his song
No bluer than he was at
The moon went down stars were gone
But the sun didn't arise with the dawn
There wasn't a thing left to say
The night we called it a day
Cast: Bob Dylan, Robert Davi & Tracy
Phillips.
Production Company: The Directors Bureau
Director: Nash Edgerton
Executive Producer: Sue Yeon Ahn
Producer: Benjamin Gilovitz & Kimberly Stuckwisch
Commissioner: Bryan Younce
Director of Photography: Morgan Susser
Production Designer: Toby Corbett
Stylist: Francis & Pereira
Editor: Luke Doolan & Nash Edgerton
VFX Artist: Denis Sharabarin
VFX Producer: Kevin Cornish
Color & Conform: Bonch
Colorist: Bill Pollock
Lucca Summer, apertura boom: via con Bob
Dylan e De Gregori
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Lunedi 2
Marzo 2015
Talkin'
9535 -
vogliamoilsummerfestival
Ti invio questa notizia che abbiamo verificato, prima di pubblicarla
sulla nostra pagina facebook...con persone dell'organizzazione del Lucca
Summer Festival.