Il gemellaggio fra Bob Dylan ed i classici della musica americana
potrebbe non essersi esaurito con la pubblicazione dell’ultimo disco
“Shadows In The Night”, anzi, pare che un uccellino si sia fatto
sfuggire una cinguettata nella quale dice che il seguito di Shadows, con
le stesse caratteristiche, sia stato registrato durante le numerose
sessions che sono state effettuate per registrare Shadows In The Night e
questo seguito, del quale non si sà ancora il nome, sarebbe già pronto
per essere pubblicato. Sempre l’allegro uccellino canterino ha detto che
Dylan gli ha fatto ascoltare "Shadows in the night" prima che uscisse e,
contemporaneamente, Bob gli ha fatto sentire altri pezzi che potrebbero
finire in un secondo volume come seguito dell'operazione “ridiamo nuova
vita alle grandi canzoni americane". Questo secondo eventuale disco
dovrebbe essere già pronto e probabilmente anche rifinito, visto che
l’uccellino si è lasciato scappare che Bob gli ha fatto ascoltare la
bellezza di 21 pezzi, dei quali solo 10 sono serviti per compilare
“Shadows In The Night”.
Naturalmente l’uccellino, grande amico di Dylan (anche se una volta fece
con lui una fusiosa litigata) per il quale produsse due dei meglio
accolti dischi di Bob negli ultimi 30 anni, lo stupendo “Oh Mercy” nel
1989 e l’altrettanto importantissimo "Time out of mind" nel 1997, ha
riferito le seguenti testuali parole: "Abbiamo ascoltato 21 pezzi,
perché ha inciso due dischi di questa roba".
L’uccellino ha anche rivelato che, durante la loro chiacchierata, Dylan
gli ha spiegato il perchè della decisione di incidere un disco di vecchi
successi americani oltretutto cantati anche da Frank Sinatra: "Sentiva
che molti di quei pezzi, all'epoca, non erano stati scritti solo da
grandi professionisti, ma da gente che sentiva e possedeva anche
tematiche molto profonde, come la guerra, il sentimento, la ricerca di
un amore ed a volte l’inevitabile fallimento. Credeva che ci fosse molta
anima in quei brani, un tipo di bellezza che per lui è sacra".
Vedremo in futuro se
la cinguettata di questo uccellino sarà stata sincera!!!
Ciao Mr. Tambourine,
giusto un paio di pensieri su Shadows in the night. La cosa che più mi
ha colpito è come la voce di Dylan riesca a fondere, con diverse
gradazioni a seconda delle varie canzoni, dolore e speranza; in quasi
tutti i testi è presente il dolore dell'assenza e la speranza di una
presenza, che sia un amore passato o futuro o il paradiso stesso come in
"Lucky old sun". Trovo molto interessante questa ricerca canora di Dylan
e la sua abilità nel conciliare a livello vocale questa contrapposizione
di sentimenti, apparentemente contrapposti: un dolore che non è mai resa
e una speranza che non è superficiale ottimismo.
Un saluto a tutti e grazie mille per tenere il sito sempre vivo.
Francesco Alunni
Caro Francesco, se non
ci fossero molti di voi a scrivere le vostre opinioni dandomi così una
preziosa mano avrei forse mollato da un pezzo! Grazie, Mr.Tambourine,
:o)
Venerdi 27
Febbraio 2015
"Shadows In The Night" - Le
vostre opinioni
Talkin'
9533 - edo.bottinelli
Ciao a tutti,
dico anch’io la mia su Shadows. Penso che quest’ ultimo lavoro di Bob
non abbia niente a che fare con il tradizionale songwriting dylaniano e
nemmeno con il performing dylaniano. Come ha scritto Mr.Tambourine
questo disco è semplicemente un profondo inchino, nel senso del più
grande rispetto e della più grande stima, che Bob aveva ed ha tuttora
nei confronti di Frank Sinatra. Il disco potrà essere piacevole per
qualcuno, ad altri potrà stare antipatico, ma per favore non diciamo che
questo è un lavoro dylaniano. Come fu per “Christmas in The Heart” Dylan
ha voluto, con un’azione che si stacca completamente dal suo normale
agire musicale, testimoniare che chiunque, con un pò di buona volontà,
può cantare canzoni di genere diverso dal proprio usuale, anche uno che
la voce l’ha quasi persa del tutto come lui. Forse Bob voleva
dimostrare, attraverso questo disco, qualcosa che stà dentro di lui e
che difficilmente poteva arrivare a noi, Dylan potrebbe aver avuto delle
sue particolari ragioni, che potrebbero essere le più disparate, e che
assolutamente non possono essere individuate da gente come noi che
certamente conosciamo bene il suo lavoro ma non sappiamo assolutamente
niente di quello che alberga nella sua mente e nel suo cuore.
Potrebbe essere un omaggio a Sinatra, potrebbe essere un piccolo sunto
di ciò che sentiva da piccolo e che gli è rimasto in testa per tutti
questi anni, potrebbe essere un ricordo sentimantale della musica che
piaceva a sua mamma, potrebbe essere mille altre cose che solo lui è in
grado di definire. Certamente le ragioni non sono finanziarie, non è un
disco concepito per scalare le classifiche, anche se probabilmente lo
farà, non credo sia stato pensato per rimpinguare le casse dylaniane.
Sono convinto anch'io che, a modo suo, Dylan si sia divertito a fare
qualcosa fuori dal suo ordinario, eseguito con la naturale eleganza che
Dylan è capace di sfoderare quando vuole. La musica è musica ed un
cantante è un cantante, e tutto può stare in un calderone comune pur con
diversi metodi di esecuzione, e Dylan, specialmente nell’ultimo
decennio, si è dedicato all’esplorazione di stili che prendono vita
dalle radici della musica americana, un ritorno all’inizio potremmo
dire, come se l’uomo potesse ripercorrere e rivivere tutto il suo
tragitto di vita e di esperienza in senso contrario.
Il cambiamento di voce e la conseguente limitata possibilità di utilizzo
ha costretto Dylan prima ad una revisione totale dei suoi masterpieces,
a volte imbarazzante specialmente nelle esecuzioni dal vivo nelle quali
gli stessi fan più accaniti o devoti faticano spesso a riconoscere le
canzoni. Voglio ricordare poi che il pianeta Dylan è uno dei più
esplorati e meno conosciuti dell’universo, lui riesce sempre a
spiazzarci, anche quando crediamo di aver capito tutto del suo mondo,
lui tira fuori da cappello un coniglio nuovo che ti presenta un Dylan
diverso, un suo volto indedito, un atteggiamento che con la protesta, la
rivolta e l’accusa non ha quasi più niente a che fare. Nel mondo
Dylaniano odierno fa sempre più spesso capolino il suo passato, la presa
di coscenza che gli anni sono passati con tutto il loro carico di gioia,
di tristezza, di dolore e di disperazione. Anche l’ispirazione a volte
non è più così forte, ma lui ha il coraggio di ammetterlo, quando meno
te lo aspetti lui tira fuori un disco con i testi di Robert Hunter che
usa un linguaggio estraneo a quello dylaniano, oppure pubblica una
raccolta di scontate canzoncine di Natale per essere in qualche nodo
presente, oppure sforna un discreto album come Tempest dicendo che non
era quello che voleva lui. Poi un giorno arriva la notizia di questo
album con le canzoni di Sinatra e tutti si scatenano a dire la loro con
i più grandi paroloni possibili. Bravo Bob. Continua così, confondi
sempre chi crede di sapere tutto, chissà cosa ci proporrai la prossima
volta, un Elvis Presley Tribute? Potrebbe anche starci visto che del re
del rock hai sempre avuto una certa soggezione ed una sconfinata
ammirazione. Oppure un tributo al “Man in Black” per eccellenza che
tanto ha condizionato grande parte della musica popolare americana? Oggi
Dylan ha raggiunto una dimensione così grande che può praticamente fare
quello che vuole, anche fare un disco assolutamente non dylaniano e
portarlo ai primi posti delle classifiche mondiali.
Un saluto a tutti, Edoardo.
Grazie Edoardo per
aver detto la tua opinione. Dal tuo scritto deduco che pur non
considereando Shadows In The Night un album dylaniano il disco ti
piaccia e che tu lo abbia apprerzzato! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Giovedi
26
Febbraio 2015
"Shadows In The Night" - Le
vostre opinioni
Talkin'
9532 - alberto.calogero
Oggetto: Shadows In The Night
Ciao Mr. Tambourine,
torno a scrivere dopo anni per dire la mia su “Shadows in the Night”.
Prendo spunto dalle tue considerazioni in risposta alla “Talkin'
9545 - uptome65” di Louis the Ripper di
mercoledì scorso.
Condivido pienamente quando dici che Dylan “ha spolpato tutto, come
fanno i coyotes che lasciano solo le nude ossa di una carcassa”
(immagine meravigliosa!).
Non sono altrettanto d’accordo sulla “spontaneità”, sul fatto che non ci
sia stato un grande lavoro di ricerca e neppure sull’accostamento ai
Basement Tapes.
In questo disco per me non c’è spontaneità, non ci vedo nulla dello
spirito scanzonato e a tratti un pò goliardico dei Basement Tapes; qui
non c'è un gruppo di amici che si ritrova a passare il tempo cantando
vecchie canzoni per il proprio divertimento senza preoccuparsi di quello
che può venirne fuori.
Qui io sento innanzitutto la massima serietà, lo studio rigoroso della
fonte.
Qui sento devozione quasi religiosa verso quelle canzoni (e verso le
interpretazioni di Sinatra).
Forse esagero, ma l'immagine che mi viene in mente è quella di una sorta
di libro dei salmi, come se si trattasse di preghiere, di testi sacri,
tanto è il rispetto che Dylan tributa a queste canzoni e alle
interpretazioni di Sinatra.
Questo spiega l'impatto non proprio felice che ho avuto con questo
disco: il primo ascolto è stato spiazzante e mi ha messo tristezza; non
ero pronto a questo approccio da parte di Dylan, che mai in precedenza
(almeno a mia memoria) ha fatto un'operazione simile.
Le tante cover cantate da Dylan nel corso della sua carriera sono state
trattate in modo del tutto diverso; sono state cantate (ed anche
suonate…) da Dylan come fossero sue canzoni, anzi erano sue canzoni a
tutti gli effetti ("Love and Theft": il ladro si appropria della
refurtiva, la sottrae definitivamente al suo originario proprietario).
In questo disco il "ladro" non c'è, Dylan non si appropria delle canzoni
ma le interpreta con una tale purezza e fedeltà alla loro essenza che
sembra quasi che voglia restituirle integre al suo legittimo
proprietario, dopo che le stesse sono state per lungo tempo rubate (ma
senza “Amore”) da ladruncoli infedeli ed ignoranti che le hanno
maltrattate interpretandole indegnamente (Dylan dice qualcosa del genere
nella sua intervista ad AARP).
Basti confrontare la versione di “That Lucky Old Sun” contenuta in
questo disco con quella di “Duelling Banjos” registrata dal vivo nel
1986 con Tom Petty, per comprendere l’approccio totalmente diverso di
Dylan nell’affrontare questo materiale.
Per me è stato illuminante ascoltare le versioni di Sinatra, che non
conoscevo prima di ascoltare quelle di Dylan.
Mi sono anche divertito ad ascoltare simultaneamente le due versioni
(quella di Sinatra e quella di Dylan) usando lettori diversi; in molti
punti si sovrappongono alla perfezione, pare quasi che i due cantino in
duetto! La stessa durata delle canzoni è pressoché identica.
Altra cosa importante da notare (e che mi sembra un’ulteriore novità
assoluta nella discografia di Dylan) è che in questo disco Dylan non
suona alcuno strumento, è cantante puro e semplice, interprete vero.
E questo è il punto fondamentale: Dylan vuole essere apprezzato come
cantante e non tanto come autore di canzoni.
Lo ha detto pubblicamente nel recente discorso del 6 febbraio scorso,
che si divide in due parti: la prima dove spiega l’origine delle sue
canzoni e la seconda dove parla della sua voce, del suo essere
interprete, musicista e cantante.
Le sue canzoni vengono da lontano, dice, sono sì sue ma sarebbero potute
essere di chiunque altro avesse mai ascoltato e cantato per così lungo
tempo, come ha fatto lui, le vecchie canzoni folk (“Se voi aveste
cantato “John Henry” tante volte quanto ho fatto io […] avreste scritto
anche voi “How many roads must a man walk down”).
Ma quello che Dylan rivendica come suo ed esclusivamente suo è la voce.
Il riconoscimento che pretende non è tanto per la scrittura delle
canzoni, ma per la sua voce, che va giudicata ed apprezzata non in
quanto bella ma in quanto è la voce che “ti convince che sta dicendo la
verità” (Dylan cita Sam Cooke).
“Shadows in the Night” ne è la conferma. Qui Dylan canta e basta e
questo è tutto ciò che importa: la voce, la sua voce, che è l’unica in
circolazione in grado di rendere vere quelle parole (o di ridare loro la
verità che avevano in origine e che hanno perduto nel corso degli anni).
“Shadows in the Night” è insomma la dichiarazione di intenti di Dylan,
esprime l’essenza della sua arte, ciò per cui Dylan pretende di essere
apprezzato e ricordato.
Per questo, oltre che ovviamente per la bellezza di molte canzoni, è un
disco che considero fondamentale e che mi è entrato nel profondo del
cuore.
Alla prossima e grazie infinite per il lavoro importante che fai
quotidianamente.
Albert “Milkwood”
Caro Albert,
ho davvero molto apprezzato la tua opinione su “Shadows In The Night”,
però vorrei farti notare a proposito della spontaneità del disco che io
ho scritto:
“Probabilmente non
c’è stato un grande lavoro di ricerca e di arrangiamento dietro a questo
disco, che sembra cercare più la spontaneità, la non commerciabilità,
l’amore musicale di Bob per le canzoni che hanno caratterizzato la sua
adolescenza, la lontananza proprio dalla artificiosità dei grandi
arrangiamenti necessari per far suonare orchestre di oltre 30 elementi”.
Come puoi vedere io ho suggerito che il disco “sembra cercare” la
spontaneità, che è diverso dal dire che il disco è spontaneo. Dico e
sono tuttora convinto che questo disco non cerchi la “commerciabilità”,
intendo dire che il “vendere copie” non è lo scopo di questo disco. Il
fulcro di Shadows è l’amore ed il rispetto di Dylan per la musica della
sua infanzia, in secondo grado “l’inchino” (non alla Schettino
però!!!!!) di Bob a Sinatra, “The Voice” per eccellenza sulla quale
tutti sono d’accordo, anche su Marte e pianeti limitrofi. Sinatra non si
discute, si omaggia e basta, e così ha voluto fare Dylan, l’ha
semplicemente omaggiato a modo suo, alla “Bob Dylan”, senza alterare lo
spirito delle canzoni pur usando “arrangiamentini”, e noterai che ho
virgolettato la parola, non come segno di disprezzo ma di grande
apprezzamento, perchè mantenere intatto lo spirito e il mood di queste
canzoni con pochissimi strumenti era un’impresa difficilissima, che
richiede un profondo studio di alchimia strumentale per non far venire a
galla quella sensazione di vuoto che si potrebbe avere ascoltando una
canzone suonata con pochi strumenti che potremmo definire “rock” se
comparati alle grandi orchestre di oltre 30 elementi che accompagnavano
le performances di Sinatra. E’ questo che le fa sembrare spontanee anche
se in realtà non lo sono, anzi c’è alle loro spalle un grande studio, e
questa era la mia intenzione quando ho detto “sembra spontaneo”, mi
riferivo all’esiguo numero di strumentisti suonanti nel disco, e
certamente la differenza si nota, anche se diciamo sempre fra
virgolette, “gli arrangiamenti di questo disco, oltre alla voce
rilassata di Dylan sono l’arma vincente".
Certo l’intento dei “Basement Tapes” era completamente diverso. Ma
l’impressione che Dylan si stia divertendo un sacco nel cantare queste
canzoni è stato quello che mi ha fatto accostare questo disco ai
mitologigi “Basement”, e il fatto che gli arrangiamenti siano
“volutamente” ridotti all’osso li avvicina ai Tapes, anche se in realtà
la cosa è completamente diversa e non paragonabile. Però, se devo
cercare un riferimento per questo disco fra la discografia Dylaniana, mi
viene spontaneo accostarlo ai Tapes e non certamente a Blonde on Blonde
o Blood On The Tracks. Chiarito questo punto, devo dire che sono
completamente d’accordo con quanto dici, parola per parola, un’ottima
recensione argomentata con valide ragioni ed osservazioni.
Spero di rileggerti presto, nel senso che non dovresti lasciar passare
ancora molti anni prima di farti risentire!!!!Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Carissimi, innanzi tutto complimenti per
il lavoro che fate a sostegno di una passione e per noi indispensabile
appuntamento giornaliero per lo stesso motivo.
Mi interessa farvi partecipi dell'imminente uscita del I° volume
riguardante l'ambito discografico di Bob. Il libro si intitola "Se non
hai niente, non hai niente da perdere. Bringing it all back home. Bob
Dylan", edito da "Il prato", autore "Renzo Alessi". Il prezzo di
copertina sarà di 30 euro. Il libro è un viaggio appassionato attraverso
le canzoni e i dischi di Dylan, i tributi a lui dedicati e alcuni dischi
live. Oltre 250 dischi recensiti e richiamati solo pertinenti agli anni
'60. Nei prossimi volumi le successive annualità. Per eventuali
prenotazioni inviate pure alla mia email un pre-ordine. Forever Young
Bob! ciao a tutti. Renzo,
renzoalessi@libero.it
Caro Renzo, potresti
farmi avere la foto della copertina del libro a beneficio dei nostri
lettori? Poi quando il libro sarà pubblicato facci avere l'indirizzo
dove poterlo acquistare online per postarlo in "vetrina". Un saluto,
alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Central Park West "Omaggio a Bob
Dylan"
clicca qui
Lunedi 23
Febbraio 2015
Talkin'
9530 - a.orlandi1
Oggetto: Dylan's Musicares speech
Ciao
ti allego una foto fatta durante il discorso, al momento in cui
pronuncia “Why me, Lord?” al termine della gag sul lavoro di
“Confounding expectations”
Per quanto a Rolling Stone, come ho scritto, certamente ha avuto le note
scritte dall’Office di Dylan e probabilmente quello che hanno pubblicato
era il discorso come scritto che Bob aveva con sé. Quindi non è proprio
il caso di chiamare qualcuno a risponderne, come contraffazione.
Resta il fatto, ripeto, che parte di quello che lì era scritto e che
Rolling Stone ha pubblicato, lui non lo ha proprio letto e detto. Ci
sarà un motivo? Guarda caso proprio i verbi “Io amo” “ Io ammiro”
riferiti a Haggard.
Solo questo volevo chiarire e, pensavo, che quale sito dedicato a Bob,
con diffusione mondiale, ti interessasse pubblicare notizie chiare e
vere in merito al nostro, magari anche in esclusiva, in particolare nel
riportare il testo di un suo discorso che resterà nella sua storia di
artista.
Non ho dubbi che quello che era scritto sui suoi appunti (passati poi a
Rolling Stone) possa aver contenuto quei verbi, ma è tipico suo, dire
tutto ed il contrario di tutto: what job do you do for a living? I
confound expectations. Proprio.
Ed avendo registrato il discorso in diretta, pensavo vi interessasse
sapere che quei verbi non li ha proprio usati nel suo discorso. Checché
ne scriva Rolling Stone o Bobdylan.com.
Cari saluti, Andrea
Foto di Andrea Orlandi
“2015 MusiCares Person
of the Year” - Los Angeles Convention Center, West Hall, 6 Febbraio 2015
Caro Andrea, certo che
mi interesserebbe, ma per sostenere la tesi della non esattezza di
quanto pubblicato su Rolling Stone dovrei avere le prove, cioè la
trascrizione esatta del discorso di Dylan. In questo caso sarebbe
davvero un bel colpo poter smentire il famoso Rolling Stones Magazine ed
il sito ufficicle di Bob Dylan. Te la senti di farmi avere la
trascrizione esatta del discorso di Dylan in modo che io la possa
pubblicare?
Resto in attesa della tua risposta, un cordiale saluto, Mr.Tambourine
Caro Mr. Tambourine, ti avevo scritto
tempo fa (e tu mi hai risposto di aver ricevuto) in merito a quell'amico
grande fan di Bob che è recentemente deceduto a 58 anni e ti chiedevo
come fare per poter contattare Dylan per chiedergli se potesse
eventualmente ricordarlo in una delle sue prossime venute in Italia,
durante un concerto. Non sapendo come contattare Dylan mi sono rivolto a
voi, ma a parte la tua email di riscontro della mia non ho avuto altre
informazioni. Sai dirmi
qualcosa?
Grazie, Francesco de Stefano.
Caro Francesco,
probabilmente la mia risposta ti è sfuggita, ma ho risposto
immediatamente alla tua prima mail il giorno 2 Febbraio 2015. Comunque
riporto tutto qui sotto così potrai rileggere la mia risposta. Mai mi
permetterei di non rispondere ad una mail. Un cordiale saluto,
Mr.Tambourine, :o)
Lunedi 2
Febbraio 2015
Talkin' 9529 - francesco.destefano
Gentili curatori del sito, scrivo per una
richiesta. Lunedì scorso è purtroppo deceduto un caro amico, all'età di
58 anni, grandissimo fan di Bob. Lo ha seguito in più di 80 concerti in
Italia e in Europa. Era sempre a ridosso del palco e mi aveva raccontato
che Dylan e la sua band ormai conoscevano lui e gli amici con cui
seguivano i concerti. Più di una volta si sono scambiati un
piccolo cenno di saluto.
Per questo avrei un desiderio: riuscire a contattare Bob Dylan e
inviargli una foto di Giancarlo (così lo riconosce) chiedendogli magari
di ricordarlo durante una delle prossime esibizioni.
E' possibile secondo voi realizzare questo desiderio?
Grazie, Francesco de Stefano.
Caro Francesco,
personalmente ritengo impossibile realizzare il tuo desiderio, ma nella
vita no si sà mai, tentar non nuoce, e se anche non riuscirai, almeno
avrai la soddisfazione di averci provato.
Spero che qualcuno ti
risponda, di più non saprei indicarti, un saluto, Mr.Tambourine, :o)
Sabato 21
Febbraio 2015
"Shadows In The Night" - Le
vostre opinioni
Talkin'
9549 - duluth49
Amici della Fattoria, dopo giorni di
ascolto e riflessioni sul nuovo lavoro di Bob, mi è venuta in mente
questa frase. "Magari tutti i capricci delle rockstar fossero come
quelli di Dylan".
La cosa che mi ha colpito di più è l'atmosfera che crea questo disco.
Vorrei citare la dolcezza di questa sua voce che con il passare degli
anni, anche se a detta di molti non è più quella di prima a me affascina
moltissimo.
Posso dire che le mie aspettative su queste covers non erano
particolarmente favorevoli, come dire, chissà cosa tirerà fuori dalle
canzoni cantate da una grande voce come quella di Sinatra. Invece, come
quando ti aspetti nulla o quasi, da Bob esce la sua grande genialità.
Aggiungo che tutte le dieci canzoni sono di un grande livello, e trovo
inutile fare delle pagelle. Ultima cosa che volevo dirvi è che dopo
l'ennesimo colpo di teatro del Grande, mi aspetto un tour 2015 in Europa
e possibilmente in italia per andare ad omaggiare il più grande artista
musicale del 900.
un saluto a tutti, Marcello
Che cosa ha fatto il povero Tom T.
Hall fare per meritare disprezzo di Dylan?
E' stata, qualunque metodo si usi per giudicarla, una cavalcata bizzarra
anche per lo Zimmerman-metro. Al “MusiCares” Bob Dylan ha pepato il suo
discorso parlando poco bene della leggenda del Country Merle Haggard,
degli scrittori di canzoni che sono stati i giganti degli anni ’50
Leiber e Stoller, e di Tom T. Hall, che, a sua volta, ha spinto una
parte del pubblico americano che divora ogni cosa pazzesca che Bob Dylan
dice a chiedersi chi era questo straordinario personaggio raramente
citato: "Tom T. Chi?”.
Ecco chi è Tom: Il ragazzo che ha scritto il successo di Jeannie C.
Riley del 1968 "Harper Valley PTA." Che ha vinto un Grammy per le note
di copertina nel 1973. Che è entrato nella Country Music Hall of Fame
nel 2008. Ma non è tutto. I Nashville-Cats (i famosi musicisti di studio
della country town) vi diranno anche che Tom T. Hall si è guadagnato i
galloni scrivendo canzoni sincere, canzoni-storie come la ballata contro
la guerra “Mama Bake a Pie (Daddy Kill a Chicken)”.
Dylan, però, nel suo discorso che alternava affascinanti intuizioni e
divagazioni paranoiche, non sembrava condividere tale ammirazione.
“Una volta, quand’ero a Nashville per registrare dei dischi, lessi un
articolo, un’intervista a Tom T. Hall. Tom si lamentava di qualche nuova
canzone, non riusciva a capire di cosa parlasse quel nuovo genere di
canzoni che stavano uscendo”.
Dylan sembra essersela presa personalmente per quelle dichiarazioni di
Hall. Ha trascorso un paio di minuti denigrando l’hit "I Love" - quella
che parla dei piccoli anatroccoli, del vecchio pick-up, dei treni che si
muovono lentamente e della la pioggia come "cotta" e lagnosa,
dicendo che "Tom e pochi altri scrittori avevano voce in capitolo
sull'intera scena di Nashville".
Haggard ha twittato la sua risposta a Dylan con gentilezza, ma che dire
di Hall, ora 78enne e semi-pensionato? Non aspettatevi di sentire molto.
I suoi amici a Nashville hanno detto che lunedi era ancora scioccato per
la morte della moglie Dixie di 46 anni avvenuta il mese prima. Una
chiamata all'ufficio di Hall è stata fatta ed un suo assistente ha
rapidamente e cortesemente detto "Lui apprezza il vostro interesse ma in
realtà non ha alcun commento da fare".
Il che non vuol dire che il discorso di Dylan non abbia suscitato
qualche reazione a Nashville.
"Non so che motivo abbia avuto", ha detto il produttore Ray Kennedy, la
cui lunga lista di artisti per i quali ha prodotto dischi include Steve
Earle, Lucinda Williams e Richard Thompson. "Dylan avrà qualche
risentimento, ma ci sembrano strane le dichiarazioni che ha fatto su
quegli artisti dell’accademia nashvilliana". Kennedy ha anche osservato
che, come è tipico quando Dylan si lancia in queste cavalcate verbali,
il suo senso di cronologia diventa nebbioso.
Si consideri che Dylan sostanzialmente ha smesso di registrare a
Nashville nella primavera del 1970. Così, come avrebbe potuto essere in
città per una sessione quando "I Love" è stato trasmesso dalle radio?
Questo Hit di Tom Hall è stato pubblicato nel mese di ottobre del 1973.
Anche supponendo che Hall sia stato parte della vecchia guardia di
Nashville i conti non tornano. Hall era collega dell’allora quasi
sconosciuto grande amico di Dylan Kris Kristofferson, che è stato il
primo a registrare una canzone di Billy Joe Shaver, "Willy The Wandering
Gypsy and Me" nel 1972.
"Se la gente, dalle parole di Dylan, si è fatta l'idea che Tom sia stato
tutt'altro che iper-intelligente, progressista e di mentalità aperta,
credo che si sia fatta un’idea sbagliata", dice Peter Cooper, critico
musicale di lunga data del “Nashville Tennessean” che ora lavora alla
“Country Music Hall of Fame of Museum” ed ha anche prodotto un album
tributo per Tom T. Hall.
Billy Joe Shaver, il vecchio maestro e fondatore della cosidetta
corrente country degli "outlaws", ha trovato la cosa curiosa. Ha
conosciuto Hall per anni e non l’ha mai sentito sparlare di Dylan. Billy
Joe ama anche lui Dylan e rimase sorpreso di essere stato
nominato, insieme a James Joyce, nel brano di Bob del 2009, "I Feel a
Change Coming On."
Senza aver parlato con Hall, Shaver ha detto: "Sai una cosa, Tom è
reale, vero, franco e onesto", dice Shaver, "Se avesse saputo di ferire
i sentimenti di qualcuno dicendo la verità l'avrebbe fatto comunque.
Immagino che debba aver detto qualcosa sul modo di scrivere di Dylan e
che Bob su sia incazzato".
E Shaver non sta dalla parte di nessuno. Ammira entrambi gli artisti. Se
lui avesse dovuto risolvere questa cosa, avrebbe detto: "Ti aspetto
fuori per fare a pugni".
Forse ci sarà una possibilità. Il 27 marzo, la “Country Music Hall of
Fame and Museum” inaugurerà una grande mostra intitolata “Dylan, Cash,
and the Nashville Cats: A New Music City.” Sia Dylan che Hall sono
invitati. Shaver può solo sognare tale incontro.
"Bob Dylan è stato estremamente importante per lo sviluppo di Nashville
come città della musica" dice "e voglio che la gente capisca anche la
grandezza di Tom T. Hall nel cambiare la musica. Mi piacerebbe essere
una mosca sul muro per assistere ad una conversazione tra i due".
Bob Dylan
chiarisce le sue parole su Merle Haggard
Bob Dylan è irremovibile, lui non ha rancore verso Merle Haggard,
nonostante i suoi commenti controversi nel suo discorso al “Musicares”.
L'icona folk-rock è stata premiata come “2015 MusiCares Person of the
Year” nel benefico gala a Los Angeles all'inizio di questo mese (6
Febbraio 2015), e durante il suo discorso ha punzecchiato Merle Haggard
per non averlo supportato all'inizio della sua carriera.
Dylan ha detto, “Persino Merle Haggard non aveva grande considerazione
delle mie canzoni. Lo so, anche se non me lo disse mai. Ma Buck Owens
sì, e incise alcune delle mie prime canzoni. Ora, io ammiro Merle
Haggard - Mama Tried, The Bottle Let Me Down, I'm a Lonesome Fugitive.
Le capisco tutte, ma non posso immaginare Waylon Jennings che canta The
Bottle Let Me Down.
Mi piace Merle, ma non è Buck. Buck ha scritto Together Again e quella
canzone surclassa qualunque cosa sia uscita da Bakersfield. Buck Owens e
Merle Haggard? Se si deve avere la benedizione di qualcuno, potete
immaginarvi da chi. Per chiarire quello che sto dicendo è che le mie
canzoni sembrano dividere le persone, anche quelle nella comunità
musicale "...
Tuttavia, Dylan ora insiste che non stava denigrando Haggard, in una
recente intervista pubblicata sul suo sito web ha dichiarato, "Non stavo
parlando male di Merle, non il Merle che conosco. Quello di cui stavo
parlando è accaduto molto tempo fa, forse alla fine degli anni Sessanta.
Merle aveva fatto uscire quella canzone chiamata “Fighting Side of Me”
ed avevo letto una sua intervista dove parlava male degli hippies, di
Dylan e della controcultura, e quel tipo di rifiuto era rimasto bloccato
nella mia mente e mi aveva fatto male, mi aveva fatto saltare dentro a
tutto ciò che a lui non piaceva.
"Ma naturalmente i tempi sono cambiati ed anche lui è cambiato molto. Se
gli hippies fossero in giro ancora oggi, lui sarebbe dalla loro parte,
lui stesso è stato parte della contro-cultura... quindi si, le cose
cambiano nel tempo. Sono stato in giro con lui ed ho la massima
considerazione per lui, le sue canzoni, il suo talento ... è anche un pò
filosofo, è serio e divertente, è un uomo completo e siamo amici da
molto tempo, abbiamo molto in comune".
Ciao Mr.Tambourine,
ho comperato l'ultima fatica del nostro eroe, come tutta la mia vita, e
devo dire Shadows in the Night non mi piace!
Cercherò di elencare pregi e difetti, anche se prevalgono questi ultimi.
La cosa migliore che ho notato è il notevole sforzo di Bob di cantare
decentemente ed in molte occasioni ci riesce egregiamente, nonostante
gli anni luce che lo separano
da "the voice".
Il disco ha un suono, letteralmente di sottofondo, abbastanza curato,
c'è quasi un cenno di "produzione", contrariamente a quanto abbiamo
ascoltato dal 2001 in poi, in certi tratti mi ricorda Time Out of Mind.
Il difetto principale è che è un divertissement poco divertente, e
niente di più, esattamente come il disco natalizio, questo è anche
piuttosto pesante e per fortuna molto corto, consiglio di non ascoltarlo
se si è di buon umore altrimenti è probabile che vi passi, in caso di
depressione potrebbe essere letale, lo consiglio per un' ascolto
notturno in caso di insonnia!
Il packaging scarno e l'immagine generale è bella ed in linea con l'idea
dell'opera volutamente vintage.
Torno volentieri ad ascoltarmi Lucky Old Sun dal mitico bootleg Duelling
Banjos registrato nel 1986 con Tom Petty, questa proprio non mi
solletica, per fortuna quando sono andato a prendere Shadows in the
Night dal mio "spacciatore" di CD
ho trovato un'altro gradissimo live dei Grateful Dead, si intitola "Wake
Up To Find Out" ed è registrato nel 1990 con ospite un'ispirato Branford
Marsalis al sax ed una versione di Knockin' on Heavens Door fantastica,
non riesco a toglierlo dal mio lettore, consigliatissimo!!
Caro Bob, torna presto, ti aspetto.
Giovedi 19
Febbraio 2015
Talkin'
9547 - a.orlandi
Oggetto: Musicares speech
Ho letto la comunicazone di Silvano e la sua traduzione.
Per amore della verità storica, mi permetto segnalare che non deve
restare la convinzione che questa sia LA TRADUZIONE del suo discorso.
E non tanto per la traduzione dall' inglese in sè, ma per il semplice
motivo che è tratta dal testo impreciso che Rolling Stone ha pubblicato.
Sarà pure Rolling Stone, sarà pure citato come link nel sito
bobdylan.com, ma è proprio il testo che ha dei contenuti mai detti in
realtà nel discorso pronunciato a braccio da Bob.
Probabilmente, come è stato segnalato, qualcuno ha dato a Rolling Stone
lo scritto da fonte cerchia "Dylan Office", ma si dà il caso che lui non
lo abbia seguito alla lettera.
In particolare, giusto per capire la diversità, sul punto Merle Haggard,
non ha assolutamente detto " I admire Merle" e poi " I love Merle":
proprio non lo ha detto.
E poi qualcosa su T.Hall è impreciso.
Il confronto lo ho fatto avendo sentito con le mie orecchie in diretta
lo speech ed avedolo poi riascoltato.
Just for the record, Andrea Orlandi.
Ti ringrazio di cuore
per la precisazione Andrea, ma noi purtroppo prendiamo le news dalle
fonti ufficiali o quelle autorevoli come Rolling Stone. Naturalmente
dobbiamo prendere per oro colato quello che ha scritto il famoso
magazine, in particolare essendo stato anche indicato dal sito ufficiale
di Bob. Sarebbe stato meglio se qualcuno avesse registrato il discorso
di Bob così si sarebbe potuto chiarire ogni dubbio o invenzione. Tu hai
potuto sentire sia le parole sia il tono usato da Dylan nel suo discorso
per capire se i suoi erano rimproveri rancorosi o scherzosi. Se poi
qualcuno dello staff di Bob ha passato ai giornalisti di RS una versioni
non esatta e, come dici tu, con parole mai pronunciate da Bob, noi
possiamo solo prendere atto di questa inesattezza, sperando che chi ha
fornito questa versione non conforme alla realtà prima o poi sia
chiamato a risponderne. Ti ringrazio ancora per la tua premura anche a
nome di tutti i lettori. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Rigorosamente in vinile. Shadows of the
night lo chiede cortesemente "ascoltami su un giradischi, dopo il
tramonto, tieni la luce soffusa e se hai in casa un bicchiere di brandy
sorseggialo".
Dylan ha coraggio, fa meglio di Paul McCartney con il suo album jazz,
non cantava così bene dal 1989, le prime canzoni scelte sono le più
deboli mentre "Autumn Leaves" a mio avviso è la migliore dell'album,
vincerà sicuramente un Grammy nel 2015, dal vivo probabilmente queste
canzoni annoieranno, è un bisnonno che sorprende sempre (per questo lo
continuo a seguire) e questa opera (già osannata dalla critica con una
media di 4 stelle su 5) consacra ancora Dylan come genio. L'intervista e
l'onestà o meno scelta di marketing con AARP fa di Bob Dylan ancora
l'artista più lucido e interessante del secolo.
P.s. Qualcuno potrebbe condividere con noi la traduzione dell'intervista
integrale alla rivista AARP?
L'intervista per AARP
è lunghissima e richiede molte ore per una corretta traduzione. Io
purtroppo non sono in grado di farla, ma se qualcuno dei nostri amici
lettori con una buona conoscenza dell'inglese si sente di farla avrà la
nostra perenne gratitudine...........speriamo che prima o poi quel
qualcuno, avendo pietà di noi, decida di darci una soddisfazione! Grazie
per la rece che condivido, un saluto, Mr.Tambourine, :o)
Mercoledi
18
Febbraio 2015
"Shadows In The Night" - Le
vostre opinioni
Talkin'
9545 - uptome65
Caro Mr Tambourine,
leggere come primo commento sul nuovo album quello del buon Stefano, mi
ha lasciato di stucco e amareggiato (con tutto il rispetto delle
opinioni altrui).
Un disco può piacere o non piacere, ma ergersi a smascheratore delle
“presunte furbizie discografiche” di un certo Bob Dylan, o definire
“musicalmente galleggiante” lo stesso signore, il quale è universalmente
riconosciuto come uno (se non il più) dei più importanti artisti
popolari viventi, che non ha più NULLA da dimostrare, proprio NULLA a
nessuno, con un palmares alle spalle, a 73 anni, da far impallidire
chiunque, mi sembra francamente fuori luogo.
Ci sono tantissime recensioni, delle più disparate e su riviste di un
certo rilievo, che trovano questo disco a dir poco splendido, unico, una
prova assolutamente convincente. E lo motivano ampiamente (invito tutti
a dare un’occhiata su expectingrain.com di questi ultimi gg e troverà
materiale a iosa). Il recensore di Mojo, tra gli altri, non mi sembra
l’ultimo arrivato, né l’ultimo prezzolato; neppure quello di UNCUT, che
lo definisce (privatamente, prima della recensione) “pura bellezza”; ma
tanti, moltissimi altri ne tessono le lodi (forse le stellature sono un
pò esagerate, ma non solo con il nostro, è di moda dare 5 stelle ai
“buoni” dischi e non ai soli “capolavori"). Ma forse sono tutti
riverenti o troppo morbidi con il vecchio ebreo, o forse pagati di
nascosto dalla Sony/Columbia…
E su un altro aspetto sono tutti concordi: Dylan è assolutamente
credibile, profondamente credibile nell' interpretare queste canzoni,
perché risulta sincero, vero, canta con sincerità perché è evidente che
“ama" e "sente" queste vecchie grandi canzoni (anche perché ha provato e
prova sulla sua pelle l’ampio spettro di sentimenti che sgorgano da
queste canzoni).
Io personalmente (dopo ripetuti ascolti) trovo Shadows in the Night
semplicemente meraviglioso, di una intimità e bellezza disarmanti: brani
come I’m a fool to want you, Autumn Leaves, Some Entchanted Evening o
Lucky Old Sun mi tolgono il fiato … e non mi si venga a dire che sarebbe
facile per il nostro (e perché non per altri allora?) realizzare
versioni di questa intensità, bellezza, sonorità… Anzi si è preso un
grande rischio mettendosi in testa di “rigenerare” (uncoverizzare)
questi standard. Ma ribadisco, può essere che a qualcuno non piaccia
questo suono, questa musica, questa voce (faccio fatica a capire, ma ci
può stare): io invece non ne trovo una di brutta, neppure una di
“passabile”… ma forse sono troppo “dylaniato” per trovare difetti o non
vedere certi giochetti per incassare qualche dollaro in più.
In ogni caso, per finire il discorso, forse il signor Al Schmitt (23
grammy vinti - per quel che valgono..) e, con lui, gente del calibro di
T.Bone Burnette, Elvis Costello o Diana Krall sono solo dei personaggi
che pagano la sudditanza al maestro Dylan? Che dicano che questo lavoro
abbia portato alle lacrime diverse persone, che semplicemente “AMINO”
questo album, è solo una recita di maniera? Il signore che canta è solo
un furbetto che deve far soldi e galleggiare ancora un pò sull’oceano di
mediocrità che ci circonda?
Vabbè, io me l'assaporo con grandissima gioia. Spero che molti altri
possano fare altrettanto. E mi dispiace un pò che Stefano lo trovi
stucchevole e fiacco.
Chiudo, come ha detto qualcun altro (a chiosa della sua recensione), con
un sentito Grazie Bob!!!
Louis the Ripper (Luigi)
Caro "squartatore",
concordo con il tuo giudizio, le canzoni sono fantastiche, altrimenti,
se così non fossero, non farebbero parte del repertorio non solo di
Sinatra ma anche di tantissimi altri “pezzi da 90”.
Probabilmente non c’è stato un grande lavoro di ricerca e di
arrangiamento dietro a questo disco, che sembra cercare più la
spontaneità, la non commerciabilità, l’amore musicale di Bob per le
canzoni che hanno caratterizzato la sua adolescenza, la lontananza
proprio dalla artificiosità dei grandi arrangiamenti necessari per far
suonare orchestre di oltre 30 elementi. Dylan ha spolpato tutto, come
fanno i coyotes che lasciano solo le nude ossa di una carcassa. Così
hanno fatto lui e la sua band, hanno tolto tutto e ridotto al minimo
indispensabile l’esecuzione, quasi a livello di basement tapes, suoniamo
e registriamo e basta, poi sentiamo quello che è venuto fuori e limiamo
dov’è necessario. Dylan sa come essere diverso dagli altri, lo mette in
pratica con la più grande facilità, alla sua età e con il suo curriculum
alle spalle, può permettersi qualunque cosa, prima di tutto di non
prendere in considerazione il giudizio e la critica dei cosidetti
“esperti musicali”, quando una cosa va bene per lui è più che
sufficiente, il suo personale giudizio è l’opinione più esatta. Ha anche
dimostrato di digerire male coloro che lo criticano ed a distanza di
anni, al discorso del “Musicares” si è tolto qualche sassolino dalle
scarpe contro alcuni giganti del songwriting (Lieber & Stoller, Merle
Haggard, Tom T.Hall), probabilmente colpevoli di antiche dichiarazioni
che il nostro bardo non ha gradito e non ha digerito se dopo 35 anni ha
sentito la necessità di rispondere a tono a quelle antiche scortesie ne
confronti del suo songwriting.
Naturalmente poi ci sono critici devoti, critici contrari e
probabilmente anche critici prezzolati, ma queste cose esistono e
succedono in ogni parte del mondo, altrimenti non si capisce perchè mai
certe persone che con il cantare non hanno niente da spartire e certi
pessimi performers possano pertecipare ad una importante manifestazione
come il Festival di Sanremo che, piaccia si o piaccia no, raccoglie
davanti agli schermi milioni di telespettatori. Vedere poi gente come
Gianna Nannini sparare in diretta certe stonate da principiante è stato
deprimente, idem per Alex Britti (forse è meglio che si limiti a
comporre canzoni e suonare magnificamente la chitarra come sa fare lui).
Sentire una cantante di successo che chiede una “musica da figa” per
scendere quattro scalini è poi stata una cosa da saltar giù dal balcone
dalla disperazione, perciò vedi che al mondo, anche se questo disco di
Bob può non piacere prorio a tutti, c’è molto ma molto di peggio, almeno
Bob ha la scusante di non aver più una voce da cantante (per essere
sinceri non l’ha mai nemmeno avuta), ma in fondo a lui la voce alla
Sinatra non serviva assolutamente, anzi, forse sarebbe stato un freno.
Poi è giusto rispettare le opinioni degli altri. E proprio in questo stà
il bello, saper accettare i pareri contrari oppopnendo le proprie
opinioni.
Ti ringrazio per la tua rece, un saluto, Mr.Tambourine, :o)
Un saluto a tutti voi della Fattoria e
soprattutto a Mr. Tambourine! :D
Vorrei proporvi il mio adattamento della traduzione di "When the Ship
Comes In", studiato per essere cantato sulla stessa melodia. Che ne
pensate?
Quando la nave giungerà (Bob Dylan)
Oh, il tempo arriverà, quando il vento fermerà
E la brezza smetterà di respirare
Poiché il vento muove piano poco prima l’uragano
Nell’ora in cui la nave giungerà.
Si separeran le acque e le navi scontreranno
Poi le sabbie sulla riva tremeranno
Dello scrosciare delle onde la marea risuonerà
E il mattino in fine sorgerà.
Mentre nuotan fuori corso tutti i pesci rideranno
E i gabbiani pure lor sorrideranno
E ogni roccia sulla sabbia sempre fiera si ergerà
Nell’ora in cui la nave giungerà.
Le parole pronunciate per confondere la nave
Mentre dette non saranno mai capite
Ché nel mare le catene saran rotte nella notte
Nell’abisso saran sepolte.
Un canto s’alzerà, la prima vela scenderà
E la barca sulla sabbia scorrerà
Ed avrà rispetto il sole di ogni volto che vedrà
Nell’ora in cui la nave giungerà.
Poi le sabbie stenderanno un tappeto
tutto d’oro
Per accogliere ogni vostro stanco passo
Ed i saggi marinai vi ricorderanno ancora
Che vi guarda tutto il mondo.
Oh, i nemici si ergeranno con il sonno nello sguardo
E dai letti tutti scossi s’alzeranno
Ma si colpiran gridando e sapranno che è realtà
Nell’ora in cui la nave giungerà.
Con le mani sulla testa “ci arrendiamo!” vi diranno
Ma i loro giorni son contati e lo sapranno
Come l’esercito egiziano li sommergeranno i flutti
Saran come Golia sconfitti.
Ancora saluti, Nicolò "Nightingale" Villani
Ottimo lavoro Nik, ho
confrontato il tuo adattamento con l'originale e devo dire che hai
mantenuto la caratteristica e gli argomenti della canzone senza
cambiarne il senso pur usando parole tue. Promosso a pieni voti!!! Alla
prossima, Mr.Tambourine, :o).
Martedi 17
Febbraio 2015
Talkin'
9543 - silcatt
Carissimi di Maggie's Farm,
è la prima volta che vi scrivo, ma vi seguo da sempre. Ho molto
apprezzato la tempestiva traduzione del discorso di Dylan ai MusiCares e
anch'io ringrazio tantissimo Dino e Alessandro. Mancava però di alcune
parti perché basata sulla prima trascrizione girata in rete.
Qualche giorno dopo, ho trovato una trascrizione dello speech più
completa, probabilmente quella definitiva
(http://www.rollingstone.com/music/news/read-bob-dylans-complete-riveting-musicares-speech-20150209?page=7).
Se vi interessa tornare sull'argomento, vi allego la mia traduzione di
quest'ultima. La sostanza, ovviamente, non cambia, però è più precisa in
alcuni punti. Ho anche aggiunto qualche nota su alcuni dei molti
riferimenti che Dylan ha fatto nel suo intervento perché forse non tutti
conoscono le canzoni e gli artisti citati.
Complimenti e grazie per il vostro bellissimo sito. Saluti a tutti,
Silvano.
Caro Silvano, grazie a te abbiamo il discorso
completo di Bob al "MusiCares 2015", con in più le tue particolari note
che sono preziose per chi potrebbe avere qualche lacuna in proposito.
Spero in futuro di poterti contattare se avrò delle traduzioni che col
mio inglese appena due passi oltre lo scolastico non riesco a fare
correttamente. Fammi sapere se potrò contattarti alla bisogna, un
salutone, Mr.Tambourine, :o)
BOB DYLAN – MusiCares, Los Angeles
6/2/2015
traduzione di Silvano
Ci sono alcune persone che stasera dobbiamo ringraziare per aver
organizzato questo grande evento. Neil Portnow, Dana Tamarkin, Rob
Light, Brian Greenbaum, Don Was. E inoltre voglio ringraziare il
Presidente Carter per essere venuto. È stata una lunga notte e io non
voglio parlare troppo, dirò solo un paio cose.
Sono felice che le mie canzoni ricevano questi onori. Sapete, non sono
arrivate fin qui da sole. È stata una lunga strada e c’è voluto molto
impegno. Queste mie canzoni sono come le storie di misteri, quel genere
di storie che Shakespeare sentiva quand’era ragazzo. Penso che si possa
ricostruire quello che ho fatto partendo da così lontano. Erano ai
margini allora, e penso siano ai margini ancora adesso. Suonano come se
stessero viaggiando su un terreno difficile.
Devo citare alcune persone che hanno contribuito a questo risultato. So
che dovrei citare John Hammond, grande talent scout della Columbia
Records. Mi fece firmare per l'etichetta quando non ero nessuno. C’è
voluta parecchia fiducia per farlo, e si è preso un sacco di ridicolo,
ma lui pensava con la sua testa ed era coraggioso. E per questo gli sarò
eternamente grato. Prima di me aveva appena scoperto Aretha Franklin, e
prima ancora Count Basie, Billie Holiday e tanti altri artisti. Tutti
artisti non commerciali.
A John non interessavano le mode. Io non ero assolutamente commerciale,
ma lui stava dalla mia parte. Credette nel mio talento ed era la sola
cosa che contava. Non potrò mai ringraziarlo abbastanza per questo.
Lou Levy gestiva la Leeds Music. Pubblicarono le mie prime canzoni, ma
non rimasi lì a lungo. Levy stesso, poi, intraprese una lunga strada. Mi
mise sotto contratto e registrò le mie canzoni, le cantai in un
registratore. Mi disse apertamente che non c’era alcun precedente per
quello che stavo facendo, che io ero o in anticipo o non al passo coi
tempi. E che se gli avessi portato una canzone come Stardust, l’avrebbe
rifiutata perché arrivata troppo tardi.
Mi disse che se fossi stato in anticipo rispetto ai tempi - ma lui di
questo non era sicuro - però, se lo fossi stato per davvero, al pubblico
di solito occorrono dai tre ai cinque anni per recuperare il ritardo –
quindi, preparati! E questo è accaduto. Il problema era che quando il
pubblico recuperava, io ero già dai tre ai cinque anni oltre, quindi è
stato un pò complicato. Ma Lou mi sostenne, non mi giudicò mai, e io lo
ricorderò sempre per questo.
Poi fu Artie Mogull a mettermi sotto contratto per la sua Witmark Music.
Mi disse solo di continuare a scrivere canzoni, comunque andasse, che
sarei arrivato a qualcosa. Beh, anche lui mi sostenne, sempre impaziente
di vedere cosa gli avrei dato la volta dopo. Prima di allora non osavo
nemmeno pensare a me stesso come un autore. Gli sarò sempre grato anche
per questo atteggiamento.
Devo poi ricordare alcuni artisti che per primi registrarono le mie
canzoni; molto, molto presto, senza che nessuno gliel’avesse chiesto.
Semplicemente, sentivano in esse qualcosa che era giusto per loro.
Devo dire grazie a Peter, Paul and Mary. Li conoscevo già separatamente
prima che diventassero un gruppo. Non mi vedevo nemmeno come autore di
canzoni per altri artisti, ma stava iniziando a succedere e non sarebbe
potuto succedere con un gruppo migliore. Presero una mia canzone che
stava sepolta in un mio disco e la trasformarono in una canzone di
successo (1). Non nel modo in cui l’avrei fatta io... le diedero una
regolata. Ma da allora centinaia di persone l’hanno registrata e non
credo sarebbe successo se non fosse stato per loro. Cominciarono
sicuramente qualcosa per me.
Byrds, Turtles, Sonny & Cher... Fecero diventare alcune delle mie
canzoni Top 10 hit. Io non ero un autore pop e davvero non voleva
esserlo, ma è stato un bene che sia successo. Le loro versioni erano
come spot pubblicitari, ma non m’importava affatto perché 50 anni dopo
le mie canzoni sono state utilizzate negli spot. Anche questo andava
bene. Ero contento che succedeva, contento che lo facevano.
Pervis Staples e gli Staple Singers. Prima che entrassero nella Stax
erano alla Epic ed erano uno dei miei gruppi preferiti di tutti i tempi.
Li incontrai nel '62 o '63. Sentirono le mie canzoni dal vivo e Pervis
volle registrarne tre o quattro, e lo fece con gli Staple Singers.
Proprio il tipo di artisti che volevo incidessero le mie canzoni, se
qualcuno voleva farlo.
Nina Simone. A New York ero solito incrociarla al Village Gate
Nightclub. Era sicuramente un’artista da guardare con ammirazione. Nina
incise alcune mie canzoni che aveva imparato direttamente da me, seduta
in camerino. Era un’artista, una pianista e una cantante travolgente.
Una donna molto forte, molto schietta. Che lei stesse registrando le mie
canzoni mi confermò di essere sulla strada giusta. Nina era il tipo di
artista che amavo e ammiravo.
Oh, non posso dimenticare Jimi Hendrix. Vidi Jimi Hendrix esibirsi
quand’era in una band chiamata Jimmy James and the Blue Flames, o
qualcosa di simile. E Jimi nemmeno cantava, era solo il chitarrista.
Prese alcune mie piccole canzoni cui nessuno aveva prestato attenzione e
le sparò ai confini della stratosfera, trasformandoli in classici. Anche
Jimi devo ringraziare. Vorrei che fosse qui.
Anche Johnny Cash registrò subito qualche mia canzone, più o meno nel
'63, quand’era tutto pelle e ossa. Ne ha passate tante di difficoltà, ma
era un mio eroe. Sono cresciuto sentendo le sue canzoni. Le conoscevo
meglio di quanto conoscessi le mie. Big River, I Walk the Line…
How High’s the Water, Mama? (2) Scrissi It's Alright Ma (I'm Only
Bleeding) con quella canzone che mi risuonava in testa. E ancora mi
chiedo "Fin dove arriva l’acqua, mamma?" Johnny aveva una personalità
forte. Quando vide che mi stavano mettendo in croce perché suonavo
elettrico, scrisse lettere alle riviste, rimproverando la gente, dicendo
loro di stare zitti e farmi cantare. Nel mondo di Johnny Cash -
l’intransigente mondo del Sud - quel genere di cose non esisteva.
Nessuno diceva a qualcuno cosa cantare o cosa non cantare. Proprio non
facevano cose di questo genere. Lo ringrazierò sempre per questo. Johnny
Cash era un gigante, l'uomo in nero. E terrò sempre stretta la nostra
amicizia, fino al giorno in cui non ci saranno più giorni.
Oh, sarei scorretto se dimenticassi Joan Baez. Era la regina della
musica folk, allora come oggi. Le piacevano le mie canzoni e mi portò
con lei a fare concerti, aveva folle di migliaia di persone affascinate
dalla sua bellezza e dalla voce. Alla gente veniva da dire: "Cosa stai
facendo con quel piccolo cespuglioso trovatello messo male?" E a lei
veniva da rispondere a tutti, senza mezzi termini: "Tacete e ascoltate
le canzoni, che è meglio!" Ne abbiamo anche suonato qualcuna insieme.
Nessuno è tosto come Joan Baez. Leale, aperta e assolutamente
indipendente. Nessuno può dirle cosa fare se lei non vuole farlo. Ho
imparato un sacco di cose da lei. Una donna di un’onestà devastante. E
per il suo tipo di amore e devozione, non potrei mai ringraziarla
abbastanza.
Queste canzoni non uscirono dal nulla. Non le inventai di sana pianta.
Contrariamente a quello che diceva Lou Levy, c’era un precedente. Uscì
tutto dalla musica tradizionale: musica folk tradizionale, rock‘n’roll
tradizionale e la musica tradizionale delle grandi orchestre di swing.
Ho imparato i testi e come scriverli ascoltando canzoni folk. Le ho
suonate, e ho incontrato altre persone che le riproponevano quando
nessuno lo faceva. Non cantai altro che queste canzoni folk e loro mi
fecero capire le regole del gioco, che tutto appartiene a tutti.
Per tre o quattro anni ascoltai solo standard folk. Andavo a dormire
cantando brani folk. Le cantai ovunque: club, feste, bar, caffetterie,
campi, festival... E lungo la strada incontrai altri cantanti che
facevano la stessa cosa e imparammo canzoni l'uno dall'altro. Potevo
imparare una canzone e cantarla nel giro di un'ora dopo averla sentita
una sola volta.
Se voi cantaste John Henry tante volte come me...
John Henry was a steel-driving man / Died with a hammer in his hand /
John Henry said a man ain't nothin' but a man / Before I let that steam
drill drive me down / I'll die with that hammer in my hand (3)
Se aveste cantato quella canzone tutte le volte che l’ho fatto io, anche
voi potevate scrivere “How many roads must a man walk down?”
Big Bill Broonzy aveva una canzone intitolata Key to the Highway.
I've got a key to the highway / I'm booked and I'm bound to go / Gonna
leave here runnin' because walking is most too slow
L’ho cantata un sacco. E se la canti un sacco, puoi davvero scrivere:
Georgia Sam he had a bloody nose / Welfare Department they wouldn’t give
him no clothes / He asked poor Howard where can I go / Howard said
there’s only one place I know / Sam said tell me quick man I got to run
/ Howard just pointed with his gun / And said that way down on Highway
61 (4)
L’avreste scritta se anche voi aveste cantato Key to the Highway tanto
quanto me.
Ain't no use sit 'n cry / You'll be an angel by and by / Sail away,
ladies, sail away (5)
I'm sailing away my own true love… Boots of Spanish Leather. Sheryl Crow
l’ha appena cantata.
Roll the cotton down, aw, yeah, roll the cotton down / Ten dollars a day
is a white man's pay / A dollar a day is the black man's pay / Roll the
cotton down (6)
Se voi aveste cantato questa canzone tanto quanto me, avreste potuto
scrivere I ain't gonna work on Maggie's farm no more.
Ho cantato tante canzoni del genere “come-all-you”, “venite tutti qui”.
Ce ne sono un sacco. Troppe per contarle.
Come along boys and listen to my tale / Tell you of my trouble on the
Old Chisholm Trail (7)
Oppure:
Come all ye good people, listen while I tell / the fate of Floyd Collins
a lad we all know well / The fate of Floyd Collins, a lad we all know
well (8)
Come all ye fair and tender ladies / Take warning how you court your men
/ They're like a star on a summer morning / They first appear and then
they're gone again (9)
If you'll gather 'round, people / A story I will tell / 'Bout Pretty Boy
Floyd, an outlaw / Oklahoma knew him well (10)
Se cantavate tutti questi "come-all-you" per tutto il tempo che ho fatto
io, avreste potuto scrivere:
Come gather 'round people where ever you roam / Admit that the waters
around you have grown / Accept that soon you'll be drenched to the bone
/ If your time to you is worth saving / And you better start swimming or
you'll sink like a stone / The times they are a-changing
Anche voi avreste potuto scriverle. Non è affatto un segreto. Ti viene
in modo subliminale e inconscio, ti basta sapere questo. Era tutto
quello che mi stava a cuore. L’unico tipo di canzoni che avesse senso.
When you go down to Deep Ellum keep your money in your socks / Women in
Deep Ellum put you on the rocks (11)
Cantate quella canzone per un po' e potreste uscirvene con:
When you're lost in the rain in Juarez and it's Easter time too / And
your gravity fails and negativity don't pull you through / Don’t put on
any airs / When you’re down on Rue Morgue Avenue / They got some hungry
women there / And they really make a mess outta you (12)
Tutte queste canzoni sono collegate. Non fatevi ingannare. Io aprii solo
una porta diversa in un modo diverso. È diverso, ma dice la stessa cosa.
Non pensavo fosse qualcosa di straordinario.
Bene, io credevo di fare qualcosa di naturale, ma, fin dall'inizio, per
qualche motivo le mie canzoni divisero. Dividevano le persone e non ho
mai capito perché. Alcuni si irritavano, altri le amavano. Non so perché
le mie canzoni avessero detrattori e sostenitori. Era uno strano
ambiente per buttare nella mischia le vostre canzoni, ma io lo feci
comunque.
L’ultima cosa cui pensavo era a chi importasse la canzone che stavo
scrivendo. Le scrivevo e basta. Non pensavo che stessi facendo qualcosa
di diverso. Pensavo che stavo solo estendendo la linea. Forse in modo
poco ortodosso, ma stavo solo approfondendo le situazioni. Forse in modo
difficile da catalogare, ma che importa? Un sacco di persone sono
difficili da catalogare. Devi accettarlo.
Non m’interessava davvero quello che Lieber e Stoller pensassero delle
mie canzoni. A loro non piacevano, ma a Doc Pomus sì. Era giusto che a
loro non piacessero perché anch’io non ho mai amato le loro canzoni.
"Yakety yak, non essere insolente", “Charlie Brown fa il pagliaccio",
"Baby, sono il tuo porcellino" (13). Canzoni di scarso valore. Non
dicevano niente di importante. Le canzoni di Doc [Pomus] erano meglio.
This Magic Moment, Lonely Avenue, Save the Last Dance for Me... Canzoni
che mi spezzavano il cuore. Pensavo che avrei preferito la sua
benedizione piuttosto che la loro.
Ahmet Ertegun non aveva una grande opinione delle mie canzoni, ma Sam
Phillips sì. Ahmet ha fondato la Atlantic Records. Ha prodotto grandi
dischi: Ray Charles, Ruth Brown, LaVerne Baker, solo per citarne alcuni.
Uscirono dei grandi dischi da lì, senza dubbio. Ma Sam Phillips ha
registrato Elvis e Jerry Lee, Carl Perkins e Johnny Cash. Visioni
radicali che hanno scosso l'essenza stessa dell'umanità. Una rivoluzione
nello stile e nelle intenzioni. Forme e colori forti. Radicali fino
all'osso. Canzoni che ti scorticavano. Rinnegati a tutti gli effetti che
fecero canzoni che non sarebbero mai tramontate, e le sentiamo ancora
oggi. Oh sì, preferirei avere la benedizione di Sam Phillips ogni
giorno.
Persino Merle Haggard non aveva grande considerazione delle mie canzoni.
Lo so, anche se non me lo disse mai. Ma Buck Owens sì, e incise alcune
delle mie prime canzoni. Ora, io ammiro Merle Haggard - Mama Tried, The
Bottle Let Me Down, I'm a Lonesome Fugitive. Le capisco tutte, ma non
posso immaginare Waylon Jennings che canta The Bottle Let Me Down.
Mi piace Merle, ma non è Buck. Buck ha scritto Together Again e quella
canzone surclassa qualunque cosa sia uscita da Bakersfield (14). Buck
Owens e Merle Haggard? Se si deve avere la benedizione di qualcuno,
potete immaginarvi da chi.
Quello che vi sto dicendo è che le mie canzoni sembrano dividere le
persone.
Persino nell’ambiente musicale. E anche i critici musicali. I critici mi
stanno sempre addosso, fin dal primo giorno. Alcuni sostengono che non
so cantare. Che gracchio, come una rana. Perché non dicono lo stesso di
Tom Waits? I critici dicono che la mia voce è andata, che non ho più
voce. Perché non dicono queste cose di Leonard Cohen? Perché ricevo un
trattamento speciale? I critici dicono che non so seguire la melodia e
parlo a modo mio nelle canzoni. Davvero? Non l’ho mai sentito dire a
proposito di Lou Reed. Perché lui l’ha fatta franca? Cos’ho fatto io per
meritare questa attenzione speciale? Perché a me, Signore?
Nessuna estensione vocale? Quand’è stata l'ultima volta che l’avete
letto a proposito di Dr. John? Non l’avete mai letto di Dr. John. Perché
non lo dicono di lui? Biascico le parole, non ho dizione. Chiedetevi se
questi critici hanno mai ascoltato Charley Patton, Son House o [Howlin’]
Wolf. Parole biascicate e dizione! Perché non dicono le stesse cose di
loro? Perché a me, Signore?
I critici sostengono che storpio le mie melodie, rendo irriconoscibili
le mie canzoni. Ah, davvero? Lasciate che vi dica una cosa. Qualche anno
fa ero a un incontro di boxe, Floyd Mayweather (15) combatteva contro un
portoricano. E l’inno nazionale portoricano, qualcuno lo cantava ed era
bellissimo. Era una cosa sentita, commovente.
Dopo è stato il momento del nostro inno nazionale. E a cantarlo fu una
cantante soul molto popolare. Cantò ogni nota, quelle che esistono e
anche alcune che non esistono. A proposito di storpiare una melodia...
Prendete una parola di una sola sillaba e fatela durare per un quarto
d’ora. Lei stava facendo ginnastica vocale come se fosse su un trapezio.
Ma per me non è stato divertente.
Dov’erano i critici? Storpiare i testi? Storpiare una melodia? Storpiare
una canzone tanto amata? Incolpano solo me. Ma non credo di farlo. Penso
che siano i critici a dire che lo faccio.
Sam Cooke, quando gli dicevano che aveva una bella voce, rispondeva:
"Beh, è molto gentile, ma le voci non devono essere giudicate per quanto
sono belle. Quello che conta è se ti convincono che stanno dicendo la
verità." Pensateci la prossima volta che ascoltate un cantante.
I tempi cambiano sempre. Sul serio. E devi essere sempre pronto per
qualcosa che arriva e che non ti saresti mai aspettato. Una volta,
quand’ero a Nashville per registrare dei dischi, lessi un articolo,
un’intervista a Tom T. Hall. Tom si lamentava di qualche nuova canzone,
non riusciva a capire di cosa parlasse quel nuovo genere di canzoni che
stavano uscendo.
Ora, Tom è stato uno degli autori più importanti di Nashville. Molte
persone hanno inciso le sue canzoni e lui stesso l’ha fatto. Ma si stava
lamentando di James Taylor, di una canzone che James aveva intitolato
Country Road. E Tom se la prendeva così in questa intervista: “James non
dice nulla di una strada di campagna. Dice solo come ci si può sentire
su una strada di campagna. Io non lo capisco."
Okay, qualcuno potrebbe dire che Tom è un grande autore. Non lo metto in
dubbio. Al tempo di questa intervista, ascoltavo una sua canzone alla
radio. Si chiamava I Love. La stavo ascoltando in uno studio di
registrazione, lui vi elencava tutte le cose che ama. Il genere di
canzone per tutti, che cerca di entrare in contatto con la gente
cercando di convincerti che lui è proprio come te e tu sei proprio come
lui. Tutti amiamo le stesse cose e tutti siamo sulla stessa barca. A Tom
piacciono le piccole anatre, i treni lenti e la pioggia. Ama i vecchi
camioncini e i ruscelli di campagna. Dormire senza sogni. Il bourbon in
un bicchiere, il caffè in una tazza. I grappoli di pomodoro e le
cipolle. (16)
Capitemi bene, io non voglio assolutamente denigrare un altro autore.
Non è nelle mie intenzioni. Non sto dicendo che è una brutta canzone.
Sto solo dicendo che mi sembra un po' trita e ritrita. Comunque, era
nella Top 10. Tom e pochi altri autori si erano cuciti su misura tutta
la scena di Nashville. Se volevi incidere una canzone e farla entrare in
classifica, dovevi andare da loro, e Tom era uno dei migliori. Erano
perfettamente a loro agio a fare quelle cose.
Questo accadeva nel periodo in cui Willie Nelson prese e si trasferì in
Texas. È ancora in Texas. Tutto era così perfetto. Tutto andava bene
finché... Finché Kris Kristofferson arrivò in città. Oh, non avevano
visto nessuno come lui. Arrivò in città da par suo, come un gatto
selvatico, atterrando in elicottero nel giardino di Johnny Cash (17).
Non era certo il tipico cantautore. E mirò alla gola. Sunday Morning
Coming Down.
Well, I woke up Sunday morning / With no way to hold my head that didn't
hurt / And the beer I had for breakfast wasn't bad / So I had one more
for dessert / Then I fumbled through my closet / Found my cleanest dirty
shirt / Then I washed my face and combed my hair /And stumbled down the
stairs to meet the day
Potete guardare a Nashville come prima di-Kris e dopo-Kris, perché lui
cambiò tutto. Quella canzone rovinò le seratine al poker di Tom T. Hall.
Avrebbe potuto mandarlo al manicomio. Voglia il Signore che non abbia
mai sentito qualche mia canzone!
You walk into the room / With your pencil in your hand / You see
somebody naked / You say, “Who is that man?” / You try so hard / But you
don’t understand / Just what you're gonna say / When you get home / You
know something is happening here / But you don’t know what it is / Do
you, Mister Jones? (18)
Se Sunday Morning Coming Down fece impazzire Tom mandandolo al
manicomio, la mia canzone avrebbe potuto fargli saltare le cervella,
proprio lì, in manicomio. Spero non l’abbia sentita.
Ho appena pubblicato un album di standard, tutte canzoni di solito fatte
da Michael Bublé, Harry Connick Jr., forse Brian Wilson ne ha fatte un
paio, Linda Ronstadt le ha fatte. Rod [Stewart], ovviamente, persino
Paul [McCartney] ha inciso qualcosa del genere. Ma le recensioni dei
loro dischi sono diverse rispetto alle recensioni del mio. Nelle altre
recensioni nessuno dice niente. Nelle mie, devono guardare sotto ogni
sasso e riferire. Nelle altre recensioni, raramente trovate i nomi degli
autori. Non nelle mie. Devono citare tutti i nomi degli autori. Beh,
questo è okay per me. Dopo tutto, sono grandi autori e questi sono
standard. Ho visto le recensioni uscite e in metà delle recensioni sono
citati i nomi di tutti gli autori, come se chiunque li conoscesse.
Nessuno li ha mai sentiti, non nei nostri giorni almeno. Buddy Kaye, Cy
Coleman, Carolyn Leigh, solo per citarne alcuni.
Ma, sapete, sono contento che abbiano citato i loro nomi e sapete
perché? Sono contento perché hanno avuto il loro nome sulla stampa. C’è
voluto un po’ di tempo perché succedesse, ma finalmente sono lì. Mi
chiedo solo perché ci sia voluto così tanto tempo. Il mio unico
rammarico è che loro non siano qui a vederlo.
Il rock'n'roll tradizionale, dicevo prima. È tutta una questione di
ritmo. Johnny Cash l’ha detto perfettamente: Get rhythm / Get rhythm
when you get the blues (19). Davvero poche band di rock'n'roll oggi
suonano con quel ritmo. Non sanno cosa sia. Il rock'n'roll è una strana
cosa composta da due parti. Una è il blues. Un sacco di gente non lo sa,
ma il blues, che è una musica americana, non è quello che si pensa. È
una combinazione di violini arabi e valzer di Strauss insieme. Ma è
vero.
L'altra metà del rock'n'roll è hillbilly. È un termine denigratorio, ma
non dovrebbe esserlo. È un termine che include i Delmore Bros., Stanley
Bros., Roscoe Holcomb, Clarence Ashley, Gid Tanner and the Skillet
Lickers... gruppi così. Distillatori clandestini usciti di testa. Auto
veloci su strade polverose. Questo è il tipo di combinazione che
costituisce il rock'n'roll, e non può essere inventata in laboratorio o
in uno studio. Devi avere il ritmo giusto per suonare questo tipo di
musica. Se non riesci a suonare il blues come si deve, e non hai il
feeling dell’hillbilly, non stai suonando rock‘n’roll. È qualcos’altro,
ma non è quello. Puoi fingere, ma non fare rock‘n’roll.
I critici hanno detto che mi sono costruito una carriera confondendo le
aspettative. Davvero? È questo che faccio? Ecco quello che ho in testa!
Confondere le aspettative. “Cosa fai per vivere?” “Oh, confondo le
aspettative.” Stai cercando un lavoro e il tipo ti chiede: "Cosa sai
fare?" "Oh, confondo le aspettative!” E lui: “Beh, siamo già pieni per
quel posto. Richiamaci. Anzi, non chiamarci, ti chiameremo noi."
Confondere le aspettative! Che cosa vuol dire? Perché io, Signore? Mi
piacerebbe confonderle, ma non so come fare.
I Blackwood Bros mi hanno proposto di fare un disco insieme. Questo
potrebbe confondere le aspettative, ma non dovrebbe. Naturalmente
sarebbe un album gospel. Non penso che sarebbe qualcosa di straordinario
per me. Neanche un po'. Una delle canzoni che sto pensando di cantare è
Stand By Me dei Blackwood Brothers. Non Stand By Me, la canzone pop
(20). No. La “vera” Stand By Me. Quella vera fa così:
When the storm of life is raging / Stand by me / When the storm of life
is raging / Stand by me / When the world is tossing me / Like a ship
upon the sea / Thou who rulest wind and water / Stand by me
In the midst of tribulation / Stand by me / In the midst of tribulation
/ Stand by me / When the hosts of hell assail / And my strength begins
to fail / Thou who never lost a battle / Stand by me
In the midst of faults and failures / Stand by me / In the midst of
faults and failures / Stand by me / When I do the best I can / And my
friends don't understand / Thou who knowest all about me / Stand by me
Questa è la canzone. Mi piace di più della canzone pop. Se mai ne
registrassi una con quel titolo, sarà proprio questa. Sto anche pensando
di registrare una canzone, però non per questo album: Oh Lord, Please
Don't Let Me Be Misunderstood (21). Ma non so, potrebbe andar bene pure
per l’album gospel.
Comunque, io sono orgoglioso di essere qui stasera a MusiCares. Sono
onorato di avere tutti questi artisti che cantano le mie canzoni. Non
c'è niente di paragonabile. Grandi artisti. Che sanno cantare la verità,
e potete sentirla nelle loro voci. Sono orgoglioso di essere qui stasera
a MusiCares. Ho grande considerazione per questa organizzazione. Hanno
aiutato molte persone. Musicisti che hanno dato molto alla nostra
cultura. Vorrei ringraziarli personalmente per ciò che hanno fatto per
un amico mio, Billy Lee Riley. Un amico mio che hanno aiutato per sei
anni, quando aveva problemi e non poteva lavorare.
Billy era un rock'n'roller della Sun. Era davvero originale. Faceva
tutto: suonava, cantava, scriveva. Avrebbe potuto essere una stella più
grande, ma poi arrivò Jerry Lee [Lewis] e sapete cosa succede quando
salta fuori qualcuno così. Devi fare un passo indietro. Non hai più
chance.
Così Billy è diventato uno che nell’industria discografica, con termine
condiscendente, si definisce one-hit wonder, una meteora. Ma a volte,
solo a volte, una volta ogni tanto, una meteora può avere un impatto più
potente di una star con alle spalle 20 o 30 successi. L’hit di Billy si
intitolava Red Hot, ed era davvero rosso bollente. Avrebbe potuto farti
uscire di testa e farti sentire felice per questo. Cambiarti la vita.
Billy lo ha fatto con stile e grazia. Non lo troverete nella Rock and
Roll Hall of Fame. Lui non c'è. Ci sono i Metallica. Gli Abba. Mamas &
Papas... So che ci sono. Jefferson Airplane, Alice Cooper, Steely Dan...
non ho niente contro di loro. Soft rock, hard rock, pop psichedelico.
Non ho niente contro quella roba, ma, dopo tutto, si chiama Rock and
Roll Hall of Fame. E Billy Lee Riley non c'è. Non ancora.
Lo vedevo un paio di volte l'anno e passavamo sempre un po’ di tempo
insieme. Lui era in un circuito di festival revival di rockabilly, e ci
incrociavamo di tanto in tanto. Avremmo sempre passato del tempo
insieme. Era un mio eroe. Sentii Red Hot che avrò avuto solo 15 o 16
anni e mi impressiona ancora oggi. Non mi sono mai stancato di
ascoltarla. Né mai mi sono stancato di vedere Billy Lee esibirsi.
Passavamo il tempo a parlare e suonare fino a tarda notte. Era un uomo
profondo, sincero. Non era amaro o nostalgico. Semplicemente, l’aveva
accettato. Sapeva da dove era venuto ed era contento di quello che era.
(22)
Poi un giorno si ammalò. E come canterebbe il mio amico John Mellencamp
- perché John ha cantato qualche verità - un giorno ti ammali e non ti
riprendi più. È il verso di una sua canzone intitolata Life Is Short
Even on Its Longest Day (23). In effetti, è una delle migliori canzoni
degli ultimi anni. Non sto mentendo. E non mento quando vi dico che
MusiCares pagò le parcelle del medico per il mio amico, e lo aiutarono a
ottenere del denaro. Sono stati capaci di rendergli la vita almeno
confortevole, tollerabile fino alla fine. Questo è qualcosa che non si
può ripagare. Qualsiasi organizzazione che fa questo, dovrebbe avere la
mia benedizione.
Adesso sto per andarmene. Mi levo dai piedi. Probabilmente ho
dimenticato un sacco di gente e parlato troppo di altre. Ma va bene.
Come recita la canzone spiritual, Sto ancora attraversando il Giordano
(24). Speriamo di incontrarci di nuovo. Un giorno. E accadrà, se, come
dice Hank Williams, “il buon Dio lo vorrà e il torrente non straripa”
(25).
NOTE
(1) Si riferisce, ovviamente, a Blowin’ in the Wind.
(2) La canzone di Johnny Cash cui si riferisce è Five Feet High and
Rising.
(3) John Henry è una figura leggendaria del folklore americano, non si
sa se esistito realmente. Schiavo liberato, lavorava come manovale alla
costruzione delle ferrovie. Davanti alla possibilità che lui e i suoi
compagni rimanessero senza lavoro per l’avvento del martello a vapore,
sfidò la macchina, ne uscì vincitore, ma morì per lo sforzo. La ballata,
nata alla fine dell’800, è stata tramandata in diverse versioni e con
varianti nel testo. Tantissimi gli artisti che l’hanno interpreatata:
Mississippi John Hurt, Uncle Dave Macon, Big Bill Broonzy, Leadbelly,
Woody Guthrie, Pete Seeger, Ramblin Jack Elliot, Harry Belafonte, Sonny
Terry & Brownie McGhee, Johnny Cash, Van Morrrison e, in tempi più
recenti, Bruce Springsteen, Drive By Truckers e Joe Bonamassa.
(4) Ovviamente si tratta di una strofa della sua Highway 61 Revisited.
(5) Sail Away Ladies, di Uncle Dave Macon (1927). Il brano venne inciso,
tra gli altri, da Joan Baez, Odetta, Kingston Trio, Harry Belafonte.
Lonnie Donegan la rifece in versione skiffle con il titolo di Don’t You
Rock Me Daddy-O e così entrò anche nel primissimo repertorio dei
Beatles.
(6) Roll the Cotton Down, tradizionale canto marinaresco.
(7) Old Chisholm Trail, tradizionale canto dei cowboy della seconda metà
dell’Ottocento, riadattata e inciso anche da Woody Guthrie. Chilsom
Trail era la pista usata dai cowboy per spostare le mandrie dal Texas al
Kansas; alla stazione di Abilene il bestiame veniva caricato sui treni e
inviato ai mercati della costa est.
(8) The Death of Floyd Collins, del Rev. Andrew Jenkins. Floyd Collins
fu un famoso speleologo morto nel febbraio 1925, intrappolato in una
grotta del Kentucky; i vani tentativi di soccorrerlo, che durarono
alcuni giorni, ebbero una vasta risonanza sui giornali e le radio
dell’epoca.
(9) Come All You Fair and Tender Ladies, ballata folk della regione
degli Appalachi, conosciuta anche come Tiny Sparrow o Little Sparrow.
Interpretata da tantissimi artisti, tra cui Carter Family, Pete Seeger,
Joan Baez, Odetta, Peter Paul & Mary, Dave Van Ronk.
(10) Pretty Boy Floyd, di Woody Guthrie (1939). Dylan ha inciso questo
brano per l’album “A Vision Shared” (1988), tributo alle canzoni di
Woody Guthrie e Leadbelly.
(11) Deep Elm Blues, traditional reso famoso negli anni ’30 dai Shelton
Brothers. Poi inciso, tra gli altri, da Les Paul, Jerry Lee Lewis,
Grateful Dead, Levon Helm, Rory Gallagher. Deep Ellum era il quartiere a
luci rosse di Dallas dove abitualmente suonavano bluesman come Blind
Lemon Jefferson, Blind Willie Johnson e Leadbelly.
(12) Just Like Tom Thumb’s Blues (da “Highway 61 Revisited”, 1965)
(13) Sta citando tre brani di Jerry Leiber e Mike Stoller portati al
successo dai Coasters: Yakety Yak, Charlie Brown e I’m a Hog For You.
(14) Bakersfield, California, tra fine degli anni ’50 e i primi anni
’60, divenne una delle capitali della musica country. A differenza del
country allora prodotto a Nashville e caratterizzato da arrangiamenti
orchestrali, il sound di Bakersfield era basato soprattutto sulle
chitarre e si avvicinava al rock’n’roll. Merle Haggard e Buck Owens sono
stati gli artisti di punta del genere.
(15) Floyd Maywater Jr, campione mondiale in 5 categorie differenti,
sportivo più pagato dell’anno nel 2014 secondo la rivista Forbes, è
curiosamente soprannominato “Pretty Boy Floyd”.
(16) I love little baby ducks, old pickup truck / Slow movin’ trains and
rains... Lo svenevole brano di Tom T. Hall è proprio l’elenco di
banalità che Dylan ricorda.
(17) La famiglia di Kris Kristofferson aveva tradizioni militari e anche
lui venne spinto a entrare nell’esercito, dove ottenne il grado di
Capitano e il brevetto di pilota di elicotteri. Leggenda vuole che
arrivò a Nashville in elicottero, atterrò nel cortile di casa di Johnny
Cash per attirarne l’attenzione e gli consegnò un demo delle sue
canzoni. “Quello che mi stupì di più non fu l’elicottero, ma che non
rovesciò nemmeno un goccio della birra che reggeva nell’altra mano”,
commentava Johnny Cash quando raccontava l’episodio. In una recente
intervista al mensile Uncut, Kris ha rivelato che la storia, in realtà,
se l’inventò di sana pianta Johnny.
(18) Ballad of a Thin Man (da “Highway 61 Revisited”, 1965)
(19) Get Rhythm, il famoso brano di Johnny Cash, lato B del singolo I
Walk the Line (1956)
(20) Da notare che anche questa Stand By Me, portata al successo dai
Drifters, è stata scritta dal duo Leiber & Stoller che Dylan nel suo
speech aveva già punzecchiato pochi minuti prima.
(21) Canzone di Nina Simone, conosciuta soprattutto per la versione di
Eric Burdon & the Animals. Può darsi che Dylan, visto quello che ha
appena finito di dire nel suo discorso, l’abbia citata anche per giocare
sul titolo: Signore, fa che io non rimanga incompreso.
(22) Dylan invitò una volta sul palco Billy Lee Riley, a Little Rock,
Arkansas, l’8 settembre 1992; lo introdusse come “my hero” e insieme
eseguirono Red Hot.
Billy Lee Riley con Bob Dylan – Little Rock, 8 settembre 1992
(23) Longest Days, tratta dall’album di John Mellencamp “Life, Death,
Love and Freedom” (2008).
(24) I'm still just crossing over Jordan, too”, nel testo originale del
discorso. La canzone cui si riferisce è The Wayfaring Stranger,
traditional americano dei primi dell’800 che parla delle pene che
attraversa una persona lungo il viaggio della vita. Incisa su disco per
la prima volta da Burl Ives nel 1944, è stata poi interpretata - e
continua a esserlo - da decine e decine di artisti (Pete Seeger, Peter
Paul & Mary, Joan Baez, Bill Monroe, Frankie Laine, Dolly Parton,
Emmylou Harris, Tim Buckley, Ry Cooder, Johnny Cash, 16 Horsepowers,
Maria McKee, Eva Cassidy, Jack White, Ed Sheeran, Neil Young...). Dylan
la eseguì diverse volte in concerto all’inizio della sua carriera.
(25) “The good Lord willing and the creek don't rise”, nel testo
originale. Espressione popolare dell’Alabama, che era un tormentone di
Hank Williams. È anche il titolo di una canzone di Jerry Reed, resa
celebre da Johnny Cash.
Lunedi 16
Febbraio 2015
Tour 2015,
aggiunta nuova data
09 Maggio 2015 Tulsa, Oklahoma - Hard Rock
Hotel & Casino - The Joint
ciao,
quando cominci a pubblicare le opinioni sul nuovo disco?
avevo mandato la mia (in risposta alla presa di posizione di Stefano)
già il 4 febbraio…
Grazie. Louis Rapone
Caro Louis, a little
bit of patient more, le news di questi giorni, le date del nuovo Tour
2015, i reportage sul "MisiCares Person Of The Year 2015", l'importante
discorso di Bob (che raramente apre bocca.....e scusa se è poco!), i
filmati dell'evento, la traduzione del discorso, cosa per la quale torno
a ringraziare Alessandro Cavazzuti e Dino Vinci, le opinioni dei critici
americani. la replica di Haggard citato in causa, c'è anche quella di
Billy Joe Shaver su Tom T. Hall che pubblicherò a breve, le recensioni
di Shadows dai vari siti giornalistici americani che, pur non essendo
più importanti delle vostre opinioni vanno per forza di cose riportate,
le vostre mail a cui rispondere, insomma, c'era troppa carne al fuoco
perchè potesse cuocere tutta insieme. Se le cose sono centellinate si
gustano fino in fondo, se invece si viene ingozzati a viva forza non ci
si diverte ed in genere si resta delusi ed incazzati. Oltre alla tua
recensione ce ne sono altre che aspettano di essere pubblicate, così
potremo leggerle, gustarle e commentarle con più calma, e con più calma
si ragiona meglio e si hanno più soddisfazioni. E' solo questione di
pochi giorni ancora, anzi, aspetto che altri amici inviino i propri
pareri su Shadows perchè mi piacerebbe che fra di voi nascesse un
costruttivo confronto di opinioni espresso in maniera corretta e piena
di fairplay. Stay Tuned, Mr.Tambourine, :o)
L’Osservatore Romano critica l’ultimo
album di Dylan, povero Bob
clicca qui
Venerdi 13
Febbraio 2015
Tour 2015,
ecco le prime date
10 Aprile 2015 Atlantic City, New Jersey - Borgata Event Center
11 Aprile 2015 Baltimore, Maryland - Lyric Opera House
12 Aprile 2015 Richmond, Virginia - Altria Theater
14 Aprile 2015 Savannah, Georgia - The Johnny Mercer Theater
15 Aprile 2015 Montgomery, Alabama - Montgomery Performing Arts Centre
17 Aprile 2015 North Charleston, South Carolina - North Charleston
Performing Arts Center
18 Aprile 2015 St. Augustine, Florida - St. Augustine Amphitheatre
19 Aprile 2015 Orlando, Florida - Dr. Phillips Center for the Performing
Arts
21 Aprile 2015 Fort Lauderdale, Florida - Broward Center for the
Performing Arts
22 Aprile 2015 Clearwater, Florida - Ruth Eckerd Hall
24 Aprile 2015 Atlanta, Georgia - Fox Theatre
25 Aprile 2015 Durham, North Carolina - Durham Performing Arts Center
27 Aprile 2015 Nashville, Tennessee - Tennessee Perforning Arts Center
29 Aprile 2015 New Orleans, Louisiana - Saenger Theater
30 Aprile 2015 Memphis, Tennessee - Orpheum Theater
02 Maggio 2015 Thackerville, Oklahoma - WinStar World Casino and Resort
03 Maggio 2015 Oklahoma City, Oklahoma - Civic Center Music Hall
05 Maggio 2015 Houston, Texas - Bayou Music Center
06 Maggio 2015 Austin, Texas - Bass Concert Hall
07 Maggio 2015 San Antonio, Texas - Majestic Theatre
Nemmeno a farlo
apposta, dopo la domanda di ieri di Nocola, oggi il sito ufficiale di
Bob Dylan ha pubblicato le prime 20 date del tour 2015. I biglietti
saranno in vendita la prossima settimana Per il
momento non è dato sapere in che mesi si effettuerà il tratto europeo,
restiamo in paziente attesa!
Difficile che Bob
possa esibirsi in Cile nel mese di Marzo, se così fosse stato il sito
ufficiale che oggi ha pubblicato le date del primo tratto del Tour che
inizierà in Aprile e terminerà in Maggio le avrebbe elencate. Comunque
grazie per la segnalazione, se poi questa notizia dovesse rivelarsi vera
ti chiederò umilmente scusa, :o), alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Ho letto su una recensione di Furio
Colombo al film Selma di un famoso pestaggio di Dylan in una marcia del
1965. Potrei avere altre notizie al riguardo? 7
Il
film fa riferimento al tristemente famoso “Bloody Sunday”, cioè il 7
marzo 1965, quando nell’ambito della lotta per i diritti civili nella
città di Selma, Martin Luther King e la SCLC, con la parziale
collaborazione della SNCC, cercarono di organizzare una marcia da Selma
fino a Montgomery, capitale dello stato dell'Alabama, il 7 marzo 1965,
di domenica.
Selma, Alabama, 7 Marzo 1965
Il
primo tentativo in questa data fu sospeso a causa degli attacchi
ricevuti dai manifestanti da parte di bande di bianchi e della polizia.
I terribili scontri di quel 7 marzo 1965 fecero sì che in seguito quella
data venisse ricordata come il "Bloody Sunday": nonostante King non
fosse presente alla marcia essa costituì una delle tappe più importanti
della lotta nonviolenta del movimento per i diritti civili. Le immagini
e le testimonianze delle brutalità della polizia verso i manifestanti
fecero il giro degli Stati Uniti, rendendo partecipe gran parte
dell'opinione pubblica dell'entità della questione sollevata dal
movimento. Alcune voci dicono che alla marcia partecipasse anche Joan
Baez forse con Bob Dylan, qualche voce disse che Dylan fu pestato dai
polizziotti, ma non c’è alcuna testimonianza diretta o prova fotografica
di questo. Furio Colombo scrive nel suo articolo: "Il film ha scelto che
non si vedessero, nelle inquadrature della marcia (sia quelle filmate
dalla regista DuVernay, sia quelle tratte dagli archivi delle
televisioni) Pete Seeger, Harry Bela-fonte, Joan Baez, Peter Paul and
Mary, anche se li nomina. E non accenna a Bob Dylan (che è stato almeno
un’altra volta accanto a King insieme a Joan Baez). Le marce di Selma,
iniziate con il Bloody Sunday (un morto, centinaia di feriti, violente
cariche di polizia a cavallo, aggressione alle donne nere, anche
anziane, che partecipavano alla marcia, il famoso pestaggio di Bob Dylan
da parte di polizia, ma anche di gruppi di aggressori bianchi) sono
state tre, il 7, il 15 e il 2 marzo". In un'intervista concessa da Dylan
in occasione della pubblicazione di Biograph nel 1885 sembra ricordare
qualcosa ma tutto finisce lì. Il fatto non è documentato e le voci sono
solo voci non confermate. Se qualcuno è in possesso o trovasse qualche
articolo che parla di questo fatto ce lo faccia sapere. Mr.Tambourine,
:o)
Giovedi 12
Febbraio 2015
Talkin'
9539 - alessandrocarrera
Ciao Mr.Tambourine,
ti segnalo che nella collana di E-book del sito
www.doppiozero.com è
uscito un mio libretto di 100 pagine giuste intitolato semplicemente
"Bob Dylan", dove ho organizzato in una piccola enciclopedia di
diciassette voci molti dei miei scritti su Dylan che non sono inclusi ne
"La voce di Bob Dylan" o che ho scritto negli ultimi anni.
Le informazioni sul libro si trovano qui:
Ciao Alessandro,
grazie di averci segnalato questa tua nuova opera che per tutti noi è
senz'altro indispensabile per avere una visione totale della tua
saggistica dedicata a Bob Dylan. Sono certo che nessun Maggiesfamers si
lascerà scappare questo prezioso libretto. Quando avrai qualche altra
novità sul tuo lavoro o sul tanto vociferato "Chronicles Vol.2" faccelo
sapere. Ho postato più dettagliatamente tutto quanto riguarda il libro
in "Vetrina". Un salutone, Mr.Tambourine.
Ti risulta che Bob Dylan potrebbe suonare
al Lucca Summer Festival 2015?
Ciao.
Ciao Nicola, al
momento non c'è la minima "voce" sulle date del prossimo Tour 2015,
quindi per il momento la nebbia sale ancora piovviginando agli irti
colli. Probabilmente il Tour 2015 partirà a fine Marzo/primi di Aprile
come l'anno scorso. Teniano presente che l'annuncio deve avvenire almeno
un mese prima dell'inizio per poter dar modo al pubblico di acquistare i
biglietti sui vari siti autorizzati. Naturalmente appena ci sarà la più
piccola notizia Maggie's Farm non mancherà di farvelo sapere, stay tuned
and be patient, Mr.Tambourine, :o)
“SHADOWS IN THE NIGHT” già primo in
classifica in Inghilterra
“SHADOWS IN THE NIGHT” di Bob Dylan
debutta immediatamente alla prima posizione della classifica inglese Un
successo immediato e forse imprevisto che tributa Frank Sinatra con le
cover delle sue canzoni e fa piombare Meghan Trainor con Title alla
terza posizione.
ALBUM:
1. SHADOWS IN THE NIGHT – BOB DYLAN
2. X – ED SHEERAN
3. TITLE – MEGHAN TRAINOR
4. IN THE LONELY HOUR – SAM SMITH
5. HOZIER – HOZIER
6. WANTED ON VOYAGE – GEORGE EZRA
7. 1989 – TAYLOR SWIFT
8. BROTHERS IN ARMS – DIRE STRAITS
9. UPTOWN SPECIAL – MARK RONSON
10. FULL SPEED – KID INK
Bob Dylan nel nuovo album canta Frank
Sinatra
clicca qui
Mercoledi
11
Febbraio 2015
Merle
Haggard rispedisce a Bob Dylan la sua critica
Merle Haggard ha ribattuto alle parole di
Bob Dylan dopo che l'icona folk-rock ha rimproverato il veterano del
country nel suo discorso al Musicares 2015 prima della cerimonia della
consegna dei Grammy-Awards per non aver sostenuto la sua musica
all'inizio della sua carriera.
L'hitmaker di Mr. Tambourine Man è stato premiato con il “2015 MusiCares
Person of the Year” in un Gala di beneficenza a Los Angeles Venerdì
sera, 6 Febbraio 2015, e, durante il suo discorso di accettazione del
riconoscimento, durato circa 30 minuti, Dylan ha elogiato artisti del
calibro di Nina Simone, Johnny Cash, Jimi Hendrix e Sonny & Cher per
aver registrato le sue canzoni, trasformandole in successi all'inizio
della sua carriera nel 1960.
Ha avuto anche parole dure per i suoi critici, e ha indicato Haggard
come uno dei suoi detrattori, dicendo: "Merle Haggard non aveva una
grande opinione delle mie canzoni, so che è così, lui non me l’ha mai
detto di persona ma lo ha detto, Buck Owens lo ha fatto, e Buck ha anche
registrato alcune delle mie prime canzoni. Ora, io ammiro Merle ... amo
Merle, ma lui non è Buck. Buck Owens ha scritto “Together Again” e molti
degli altri hits venuti fuori da Bakersfield (il Bakersfield-sound è un
genere di musica country). Buck Owens e Merle Haggard? Se dovessi avere
la benedizione di uno dei due avete già capito quale preferirei avere.
E’ che le mie canzoni sembrano dividere le persone, anche quelle che fan
parte della comunità musicale "...
Haggard ha appreso delle osservazioni da un suo ex-compagno di tour
Sabato 7 Febbraio 2015 e ha deciso di mettere le cose in chiaro
prendendo posizione sul suo account Facebook (
https://www.facebook.com/#!/merlehaggard?fref=ts ) e su
Twitter per contestare le affermazioni di Dylan, insistendo sul fatto di
essere sempre stato un fan di Bob.
Il cantante di “Branded Man” ha anche osservato che lui e il suo amico
Willie Nelson hanno anche fatto una cover di una canzone di Dylan per il
loro prossimo album fatto in collaborazione.
Merle ha scritto: "Bob Dylan, ho ammirato le tue canzoni fin dal 1964.
Don’t Think Twice Bob, Willie ed io l’abbiamo appena registrata per il
nostro nuovo album."
Caro Tamburino,
vorrei aggiungere al tuo, un mio ringraziamento da Dylan fan ai
traduttori del discorso di Bob (anche perchè ti avevo chiesto se c'era
questa possibilità) e prendo spunto da questo, per dire anche, leggendo
la traduzione, di come Dylan (ma già si sapeva) abbia una profonda
conoscenza della musica. E' un pozzo senza fine di conoscenze musicali e
collateralmente anche di testi non suoi ma di altri artisti. Se ci avete
fatto caso durante il discorso è come se avesse tenuto una lezione di
musica su come ha creato certe sue songs e dove ha trovato in qualche
modo l'ispirazione. Inoltre bella anche l'introduzione di Carter quando,
annunciando Dylan, dice, vado a memoria, ma grosso modo suona cosi': "Le
sue parole sono più famose o più importanti di qualsiasi altro
Presidente degli Stati Uniti d'America".
Un saluto alla fattoria, Stefano Catena.
Questo dimostra che
Maggie's Farm è davvero una piccola grande realtà nel mondo dylaniano e
che, con l'aiuto di molti amici come Alessandro Cavazzuti e Dino Vinci
in questa occasione, ma anche di moltissimi altri in momenti diversi, il
sito abbia acquisito una indiscutibile credibilità. Basta solo
continuare così, ma sono certo che il vostro aiuto non mancherà mai alla
nostra Fattoria. Mr.Tambourine, :o)
Dylan canta Sinatra: Strangers, ops
Shadows in the Night
clicca qui
Martedi 10
Febbraio 2015
Talkin'
9537 - walking_antique
Ciao Tambourine,
ti allego la traduzione del discorso di Dylan al gala di MusiCares.
Ci sarò sicuramente qualche imperfezione, ma nel complesso dovremmo
esserci.
Alessandro Cavazzuti
Talkin'
9536 - vinci.donato
Carissimi, vi seguo da sempre ma non sono mai intervenuto con contributi
sul vostro bellissimo sito. Su suggerimento di Marina Gentile di Roma ho
il piacere di condividere la mia traduzione del discorso di Dylan del 6
Febbraio scorso. La trovate in un file word allegato. Un abbraccio a
tutti voi.
Dino Vinci.
Carissimi Alessandro e Dino, questo genere di
cose sono quelle che mi fanno capire che non spreco il mio tempo nel
redigere giorno per giorno questo sito, sito nel quale, ormai è
ampiamente dimostrato, dove non arrivo io arrivate voi, e scusate se è
poco. Questo è quello che ho sempre desiderato fin da quando ho preso il
posto del grandissimo Michele "Napoleon" in rags (al quale nessuno di
noi smetterà mai di essere riconoscente), gestire un sito dove le
notizie e le cose riguardanti Bob non le scrivo solo io ma anche voi che
avete capito che il sito è di tutti gli innamorati di Bob Dylan per il
carisma della sua persona, della sua ineguagliabile musica e dei suoi
incredibili testi.
Alessandro Cavazzuti è uno dei former
contributors di MF della prima ora che ho avuto occasione di conoscere
al Melos Club di Pistoia in occasione del Maggie's Farm Hootenanny
tenutosi come manifestazione collaterale del Pistoia Blues 2006 prima
del concerto di Bob. Dino credo di non averlo mai incontrato, ma se è
amico di Marina Gentile è chiaro che non può essere altro che uno
sfegatato fan appartenente allo zoccolo duro dylaniano italiano.
Giustamente ho letto il vostro lavoro, l'ho comparato e poi l'ho mixato,
attribuendo il merito della traduzione a tutti e due. Credo che saremo
in molti a ringraziarvi di questo grandissimo favore e, dopo avervi
rinnovatp il mio personale grazie, lasciamo che tutti gli altri amici
della fattoria si possano immergere nella lettura! Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Discorso di Bob Dylan al 2015
MusiCares
Los Angeles Convention Center, West
Hall, 6 Febbraio 2015
Traduzione a cura
di Dino Vinci ed Alessandro Cavazzuti
Sono felice che alle mie canzoni sia reso questo onore. Ma sapete, non
sono arrivate qui da sole. La strada è stata lunga e ha richiesto molto
impegno. Queste mie canzoni sono come le storie del mistero, il genere
che Shakespeare sentiva raccontare mentre diventava grande. Penso che
ciò che io faccio possa essere ritrovato anche andando indietro nel
tempo fino ad allora. Erano ai margini allora, e penso che siano ai
margini adesso. E danno l'impressione di essere state piantate in
un terreno solido.
Dovrei citare un pò di persone che hanno contribuito a tutto questo. So
che dovrei citare John Hammond, il grande talent scout della Columbia
Records. Mi fece firmare per quell'etichetta quando ero un perfetto
nessuno. Ci volle molta fiducia per farlo, e fu deriso per questo, ma
era un uomo tutto d'un pezzo ed era coraggioso. E per questo gli sarò
eternamente grato. L'ultima persona che scoprì e lanciò prima di me fu
Aretha Franklin, e prima ancora Count Basie, Billie Holiday e un mucchio
di altri artisti. Tutti artisti non commerciali.
A John non interessavano i trends, ed io ero molto non-commerciale, ma
lui fu dalla mia parte. Credette nel mio talento ed era tutto ciò che
importava. Non potrò mai ringraziarlo abbastanza per questo.
Lou Levy gestiva la Leeds Music e pubblicò le mie prime canzoni, ma non
sono rimasto con lui molto a lungo. Anche con Levy ci conosciamo da una
vita. Mi fece firmare un contratto con quella compagnia e mi fece
registrare le mie canzoni e le cantai in un registratore a cassette. Mi
disse apertamente (non c'era un precedente per quello che stavo facendo)
che ero o in anticipo o in ritardo sui miei tempi. E che se gli avessi
portato una canzone come "Stardust" l' avrebbe rifiutata perchè sarebbe
stato troppo tardi.
Mi disse che se ero in anticipo sui tempi, e non lo poteva sapere per
certo, quello che stava succedendo ed era vero, al pubblico ci sarebbero
voluti di solito 4 o 5 anni per capirmi, quindi di prepararmi a questo.
E successe proprio questo. Il problema fu che, quando il pubblico
cominciò a capirmi io ero già 3 o 5 anni avanti, il che in un certo
senso rese tutto complicato. Ma lui fu incoraggiante, e non mi giudicò,
e lo ricorderò sempre per questo.
Artie Mogull della Witmark Music fu il successivo a farmi firmare un
contratto per la sua compagnia e mi disse solo di continuare a scrivere
canzoni, a prescindere da tutto, perchè potevo essere sulla strada
giusta. Bè, mi sostenne, e non vedeva l'ora di vedere la prossima cosa
che gli avrei dato. Nemmeno pensavo a me stesso come un autore di
canzoni, allora. Gli sarò sempre grato per questa attitudine.
Devo anche citare alcuni dei primi artisti che registrarono le mie
canzoni, molto, molto presto senza che gli fosse chiesto di farlo. Fu
semplicemente qualcosa che sentirono fosse giusto per loro.
Devo dire grazie a Peter, Paul and Mary, che conoscevo singolarmente
prima ancora che diventassero un gruppo. Non pensavo neanche a me stesso
come autore di canzoni per altri, ma stava cominciando a succedere e non
sarebbe potuto succedere con un gruppo migliore di loro.
Presero una mia canzone che era stata registrata prima che fosse sepolta
in uno dei miei dischi e ne fecero un successo. Non nel modo in cui l'avrei
fatta io, loro l'hanno sistemata. Ma da allora centinaia di persone
l'hanno registrata e non penso che sarebbe successo se non fosse stato
per loro. Hanno certamente messo in moto qualcosa per me.
I Byrds, i Turtles, Sonny & Cher, fecero di alcune mie canzoni delle hit
da Top 10 ma io non ero un autore pop e non volevo proprio esserlo, ma
fu un bene che ciò successe. Le loro versioni erano come degli spot
pubblicitari, ma a me in realtà non importava perchè 50 anni più tardi
le mie canzoni sarebbero state usate negli spot. Per cui fu comunque una
cosa buona. Sono felice che successe e fui felice che lo fecero.
Pervis Staples e gli Staples Singers - molto prima che fossero alla Stax
erano alla Epic ed erano uno dei miei gruppi preferiti di tutti i tempi.
Li incontrai tutti nel 62 o 63. Avevano sentito le mie canzoni dal vivo
e Pervis voleva registrarne 3 o 4 e lo fece con gli Staples Singers.
Erano il genere di artisti che volevo che facessero le mie canzoni.
Nina Simone, le nostre strade si incrociarono a New York City nel
nightclub Village Gate. Questi erano gli artisti a cui guardavo. Lei
registrò alcune mie canzoni che lei..[incomprensibile]. Era un'artista
travolgente, pianista e cantante. Donna molto forte, molto schietta. Il
fatto che lai registrasse le mie canzoni mi fece capire che ero sulla
buona strada.
Oh, e non posso dimenticare Jimi Hendrix. Ho visto in effetti Jimi
esibirsi quando stava in una band che si chiamava Jimmy James and the
Blue Flames - o qualcosa del genere. E Jimi neanche cantava. Era solo il
chitarrista. Prese alcune mie piccole canzoni a cui nessuno prestava
attenzione e le spinse di forza verso i limiti della stratosfera
trasformandole in classici. Devo ringraziare anche Jimi, vorrei che
fosse qui.
Anche Johnny Cash registrò alcune mie canzoni molto presto, circa nel
63, quando era tutto pelle e ossa. Viaggiava molto e duramente, ma era
un mio eroe. Crescendo, ascoltai molte delle sue canzoni. Le conoscevo
meglio delle mie. "Big River", "I Walk the Line", "How high's the water,
mama?". Ho scritto 'It's Alright Ma (I'm Only Bleeding)" con quella
canzone che mi ronzava in testa. Chiedo ancora, "Quanto è alta l'acqua,
mama?". Johnny aveva una personalità intensa. Vide che la gente mi
denigrava perchè suonavo musica elettrica e mandò lettere alle riviste
sgridandole e dicendo ad esse di tacere e di lasciarmi cantare.
Nel mondo di Johnny Cash, l' estremo e drammatico Sud, quel tipo di cose
non esistevano. Nessuno diceva a nessuno cosa cantare o cosa non
cantare. Semplicemente non facevano quel tipo di cose. Lo ringrazierò
sempre per questo. Johnny Cash era un gigante d'uomo, l'uomo in nero
(Man in black). E apprezzerò sempre l' amicizia che abbiamo avuto fino
al giorno in cui non esistono più giorni.
Oh, e sarei imperdonabile se non citassi Joan Baez. Lei era la regina
della folk music, allora ed ora. Presero a piacerle le mie canzoni e mi
portò con lei a fare concerti in cui migliaia di persone erano
affascinate dalla sua bellezza e dalla sua voce.
La gente le diceva "Cosa fai con quello sciatto striminzito orfanello?"
E lei diceva a tutti perentoria "E' meglio che stiate zitti e ascoltiate
le sue canzoni". Ne abbiamo anche suonate alcune insieme. Joan Baez è
tosta come nessuno. Ed è uno spirito libero, indipendente. Nessuno può
dirle cosa fare se non vuole farlo. Ho imparato molte cose da lei. Una
donna dall'onestà devastante. E non sarò mai in grado di ripagare il suo
amore e la sua devozione.
Queste canzoni non sono venute fuori dal nulla. Non le ho semplicemente
inventate. Al contrario di ciò che disse Lou Levy, c'era un precedente.
Tutto veniva dalla musica tradizionale: musica folk tradizionale,
rock'n'roll tradizionale e musica swing tradizionale per orchestra.
Ho imparato i testi e come scriverli ascoltando canzoni folk. E le
suonavo, e incontrai altre persone che le suonavano quando nessuno lo
faceva. Non cantavo altro che queste canzoni folk e mi diedero il codice
per tutto ciò che era permesso, che tutto appartiene a tutti.
Per 3 o 4 anni tutto ciò che ascoltai erano gli standard folk. Andavo a
dormire cantando canzoni folk. Le cantavo ovunque, clubs, feste, bar,
coffe house, campi, festivals. E incontrai altri cantanti sulla mia
strada che facevano la stessa cosa e imparavamo canzoni l'uno
dall'altro. Ero in grado di imparare una canzone e riproporla in un'ora,
se la sentivo anche solo una volta.
Se voi cantaste "John Henry" tante volte quanto ho fatto io - 'John
Henry was a steel-driving man / Died with a hammer in his hand / John
Henry said a man ain't nothin' but a man / Before I let that steam drill
drive me down / I'll die with that hammer in my hand". Se voi aveste
cantato quella canzone tante volte come ho fatto io, avreste scritto
anche voi "How many roads must a man walk down".
Big Bill Broonzy aveva una canzone intitolata "Key To The Highway".
'I've got a key to the highway / I'm booked and I'm bound to go / Gonna
leave here runnin' because walking is most too slow". L'ho cantata un
sacco di volte. Se la canti spesso, saresti in grado di scrivere:
"Georgia Sam he had a bloody nose
Welfare Department they wouldn’t give him no clothes
He asked poor Howard where can I go
Howard said there’s only one place I know
Sam said tell me quick man I got to run
Howard just pointed with his gun
And said that way down on Highway 61"
L'avreste scritta anche voi se aveste cantato "Key To The Highway" tante
volte quanto ho fatto io.
"Ain't no use sit 'n cry / You'll be an angel by and by / Sail away,
ladies, sail away".
"I'm sailing away my own true love." "Boots of Spanish Leather", Sheryl
Crow l'ha appena cantata.
"Roll the cotton down, aw, yeah, roll the cotton down / Ten dollars a
day is a white man's pay / A dollar a day is the black man's pay / Roll
the cotton down". Se cantaste questa canzone tanto quanto l'ho cantata
io, scrivereste anche voi:
"I aint' gonna work on Maggie's Farm no more".
Ho cantato un sacco di canzoni del genere "venite tutti qui" . Ce ne
sono un mucchio. Troppe per contarle.
"Come along boys and listen to my tale / Tell you of my trouble on the
old Chisholm Trail."
Oppure '"Come all ye good people, listen while I tell / the fate of
Floyd Collins a lad we all know well / The fate of Floyd Collins, a lad
we all know well".
"Come all ye fair and tender ladies / Take warning how you court your
men / They're like a star on a summer morning / They first appear and
then they're gone again".
"If you'll gather 'round, people / A story I will tell / 'Bout Pretty
Boy Floyd, an outlaw / Oklahoma knew him well".
Se voi cantaste sempre tutte queste canzoni del genere "'venite tutti
qui", scrivereste anche:
"Come gather 'round people where ever you roam, admit that the waters
around you have grown / Accept that soon you'll be drenched to the bone
/ If your time to you is worth saving / And you better start swimming or
you'll sink like a stone / The times they are a-changing".
Le avreste scritte anche voi. Non hanno niente di segreto.
Semplicemente, lo fai in modo subliminale e inconscio, perchè è
sufficiente ed è tutto ciò che cantavo. Era tutto ciò che mi era caro.
Era l'unico genere di canzoni che aveva un senso.
"When you go down to Deep Ellum keep your money in your socks / Women in
Deep Ellum put you on the rocks".
Cantate questa canzone per un pò e potreste anche tirare fuori:
"When you're lost in the rain in Juarez and it's Easter time too / And
your gravity fails and negativity don't pull you through / Don’t put on
any airs / When you’re down on Rue Morgue Avenue / They got some hungry
women there / And they really make a mess outta you".
Tutte queste canzoni sono connesse. Non fatevi trarre in inganno. Ho
solo aperto una porta differente in modo diverso. E' solo diverso, ma
dicono le stesse cose. Non ho mai pensato che dicessero niente che non
fosse normale.
Bè, sapete, pensavo solo di fare qualcosa di naturale, ma fin
dall'inizio, le mie canzoni per qualche ragione dividevano. Dividevano
le persone. Non ho mai saputo perchè. Alcuni si arrabbiavano, ad altri
piacevano. Non sapevo perchè le mie canzoni avevano detrattori e
sostenitori. Strano ambiente a cui dover gettare in pasto le tue
canzoni, ma lo feci comunque.
L'ultima cosa a cui pensavo era a chi importasse che canzone stavo
scrivendo. Le scrivevo e basta. Non pensavo di fare niente di veramente
differente. Pensavo solo che stessi proseguendo la linea. Forse in modo
un pò poco ortodosso, ma in realtà stavo solo elaborando le situazioni.
Forse difficili da focalizzare, e allora? Un mucchio di persone sono
difficili da focalizzare. Devi solo accettarlo. Non che m'importasse
qualcosa di ciò che Lieber e Stoller pensavano delle mie canzoni.
A loro non piacevano, ma a Doc Pomus sì. Andava bene che a loro non
piacessero, perchè neanch'io ho mai apprezzato le loro canzoni. "Yakety
yak, don't talk back." "Charlie Brown is a clown," "Baby I'm a hog for
you." Canzoni comiche. Non dicevano niente di serio. Le canzoni di Doc
erano migliori,
"This Magic Moment", "Lonely Avenue", "Save the Last Dance for Me".
Quelle canzoni mi spezzarono il cuore. Pensavo che avrei preferito di
gran lunga la sua benedizione che la loro.
Ahmet Ertegun non pensava granché delle mie canzoni, ma Sam Phillips
invece sì. Ahmet fondò la Atlantic Records, produsse alcuni grandi
dischi: Ray Charles, Ray Brown, solo per citarne alcuni.
Furono fatti grandi dischi là, su questo non c'è dubbio. Ma Sam Phillips
registrò Elvis e Jerry Lee Lewis, Carl Perkins e Johnny Cash. Occhi
radicali che scossero l'essenza stessa dell'umanità. Rivoluzione nello
stile e nelle intenzioni. Forma consistente e colore. Radicali fino
all'osso. Canzoni che ti tagliavano fino all'osso. Rinnegati a tutti gli
effetti che facevano canzoni che non sarebbero mai passate di moda e che
risuonano fancora ai giorni nostri.. Oh sì, preferirei avere la
benedizione di Sam Phillips tutta la vita.
Merle Haggard non ha mai avuto in gran considerazione le mie canzoni. So
che è così. Non l'ha detto a me ma so [inascoltabile]. Buck Owen invece
sì, e registrò alcune delle mie prime canzoni.
Merle Haggard - 'Mama Tried' , 'The Bottle Let Me Down', 'I'm a Lonesome
Fugitive'.
Non riesco a immaginare Waylon Jennings che canta 'The Bottle Let Me
Down'.
'Together Again'? Quello è Buck Owens, e surclassa qualsiasi cosa sia
venuta fuori da Bakersfield. Buck Owens e Merle Haggard? Se devi avere
la benedizione di qualcuno, avete già capito.
Oh a proposito. I critici mi hanno sempre trattato male fin dal primo
giorno. I ciritici dicono che non so cantare. Gracchio. Assomiglio a una
rana. Perché i ciritici non dicono lo stesso di Tom Waits? I cirtici
dicono che la mia voce è andata. Che non ho voce. Perché non dicono
queste cose anche di Leonard Cohen? Perché mi riservano un trattamento
speciale? I critici dicono che non so portare avanti una canzone e parlo
più che cantare. Davvero? Non ho mai sentito che lo dicessero anche di
Lou Reed. Perché a lui è permesso?
Cosa ho fatto per meritare tutta questa attenzione? Non ho estensione
vocale? Quand'è stata l'ultima volta che avete sentito Dr. John? Perché
non lo dite anche di lui? Biascico le parole, non ho dizione. Ma voi
gente avete mai ascoltato Charley Patton o Robert Johnson, Muddy Waters?
E mi parlate di parole biascicate e nessuna dizione . [Inascoltabile]..
non importa nemmeno . Perché io, Signore?
I critici dicono che storpio le mie melodie, rendo le mie canzoni
irriconoscibili. Ah davvero? Lasciate che vi dica una cosa. Ero a un
match di boxe qualche anno fa a vedere Floyd Mayweather combattere con
un tipo portoricano. E qualcuno cantava l'inno portoricano e fu
splendido. Sentito e commovente. Dopo fu il turno del nostro inno
nazionale. E una sorella molto popolare che canta soul fu scelta per
cantarlo. Cantò ogni nota che esiste, e altre che non esistono. E mi
parlate di storpiare una melodia.. Prendi una parola di una sillaba e la
fai durare per 15 minuti? Stava facendo ginnastica vocale come fosse su
un trapezio. Ma per me non fu divertente.
Dov'erano i critici? Storpiare un testo? Storpiare una melodia?
Storpiare una canzone tanto amata? No, incolpano solo me. Ma non penso
veramente di farlo. Penso solo che siano i critici a dire che lo faccio.
Sam Cooke disse questo quando gli dissero che aveva una bellissima voce,
disse: 'Bè, è molto gentile da parte vostra, ma le voci non dovrebbero
essere giudicate per quanto sono belle. Piuttosto, hanno rilevanza solo
se ti convincono che stanno dicendo la verità'. Pensateci, la prossima
volta che ..[inascoltabile].
I tempi cambiano sempre. E' veramente cosi. E devi sempre essere pronto
per qualcosa che sta arrivando senza che te lo aspetti. Tempo fa, ero a
Nashville a fare un disco e lessi quest'articolo, un intervista a Tom T.
Hall. Lui parlava di un nuovo genere di canzone e non riusciva a capire
questo nuovo tipo di canzoni che stavano uscendo.
Ora, Tom era allora uno dei maggiori autori di canzoni a Nashville.
Molta gente registrava le sue canzoni e anche lui lo faceva. Ma si
lamentava di James Taylor, di una canzone che James aveva chiamato
'Country Road'. In questa intervista Tom se la prendeva: 'Ma James non
dice niente di una strada di campagna. Dice solo come ci si sente su una
strada di campagna. Non riesco a capire'.
Ora, alcuni potrebbero dire che Tom è un grande autore di canzoni. Non
dubiterò di questo. Al tempo di quell'intervista ascoltavo in effetti
una sua canzone alla radio. Si chiamava 'I Love'. La stavo ascoltando in
uno studio di registrazione e parlava di tutte le cose che ama, il
genere di canzone per tutti, che cercava di connettersi alla gente.
Cercava di farti credere che lui è proprio come te e tu sei come lui. A
tutti noi piacciono le stesse cose e ci siamo tutti dentro. A Tom
piacciono le piccole anatre, i treni lenti e la pioggia. Gli piacciono i
vecchi furgoni e i piccoli ruscelli di campagna. Dormire senza sogni. Il
bourbon nel bicchiere. Il caffè in una tazza. Pomodori a grappoli, e le
cipolle.
Ora, sentite. Non parlerò mai male di un altro autore di canzoni. Non lo
farò. Non dirò che è una brutta canzone. Dico solo che potrebbe essere
un pò stracotta. Ma sapete, era comunque nella Top 10. Tom e un pò di
altri autori avevano tutta la scena di Nasville cucita su di loro. Se
volevi registrare una canzone e mandarla nella Top 10 dovevi andare da
loro e Tom era uno dei top. Si sentivano tutti molto sicuri a fare
quello che facevano.
Questo succedeva più o meno quando Willie Nelson prese e si trasferì in
Texas. Più o meno allora. Lui è tuttora in Texas. Era tutto così
perfetto. Tutto andava bene finché arrivò Kristofferson. Oh, non
avevavno mai visto qualcuno come lui. Arrivò in città come un gatto
selvaggio, fece atterrare il suo elicottero nel giardino di Johnny Cash
come un tipico autore di canzoni. E azzannò alla gola. 'Sunday morning
coming down'.
Well, I woke up Sunday morning
With no way to hold my head that didn't hurt.
And the beer I had for breakfast wasn't bad
So I had one more for dessert
Then I fumbled through my closet
Found my cleanest dirty shirt
Then I washed my face and combed my hair
And stumbled down the stairs to meet the day.
Si può guardare a Nashville prima e dopo Kris, perché lui ha cambiato
tutto. Quella canzone rovinò la partita di poker a Tom. Avrebbe potuto
mandarlo al manicomio. Dio non voglia che abbia mai sentito nessuna
delle mie canzoni.
You walk into the room
With your pencil in your hand
You see somebody naked
You say, “Who is that man?”
You try so hard
But you don’t understand
Just what you're gonna say
When you get home
You know something is happening here
But you don’t know what it is
Do you, Mister Jones?
Se 'Sunday Morning coming down' scosse la testa di Tom, mandandolo al
manicomio, la mia canzone gli avrebbe certamente fatto saltare il
cervello, proprio là nel minivan. Speriamo che non l'abbia sentita.
Ho appena pubblicato un album di standard, tutte canzoni di solito fatte
da Michael Buble, Harry Connick jr., forse Brian Wilson ne ha fatte un
paio, Linda Ronstadt le ha fatte. Ma le recensioni dei loro album sono
diverse dalle recensioni del mio.
Nelle loro recensioni nessuno dice niente. Nelle mie, [inascoltabile]
...devono guardare sotto ogni sasso quando riguarda me. Devono citare
tutti i nomi degli autori. Bè, a me sta bene. Dopo tutto, sono grandi
autori e questi sono standard. Ho letto le recensioni e occupano metà
dello spazio per citare tutti gli autori, come se tutti li conoscessero.
Nessuno ne ha mai sentito parlare, non in tempi recenti comunque. Buddy
Kaye, Cy Coleman, Carolyn Leigh solo per citarne alcuni.
Ma, sapete, sono contento che li citino, e sapete una cosa? Sono felice
che riportino i loro nomi sulla stampa. Può esserci voluto un pò di
tempo, ma alla fine sono lì. Posso solo domandarmi perché ci sia voluto
così tanto. Il mio unico rammarico è che loro non sono qui a vederlo.
Rock'n' roll tradizionale, è di quello che parliamo. Riguarda il ritmo.
Johnny Cash lo ha detto meglio di tutti: 'Abbi ritmo, abbi ritmo quando
fai il blues'. Molto poche band di rock'n'roll oggi suonano con ritmo.
Non sanno cosa sia. Il rock'n'roll è una combinazione di blues ed è una
strana cosa fatta di due parti. Molta gente non lo sa, ma il blues, che
è musica americana, non è quello si pensa. E' una combinazione di
violini arabi e valzer di Strauss insieme. Ma è così.
L'altra metà del rock'n'roll deve essere hillbilly. Ed è un termine
spregiativo, ma non dovrebbe esserlo. E' un termine che comprende i
Delmore Bros., Stanley Bros., Roscoe Holcomb, Clarence Ashley, gruppi
così. Contrabbandieri andati fuori di testa. Macchine veloci su strade
impolverate. Questo è il tipo di combinazione che costituisce il
rock'n'roll e non può essere riprodotto in un laboratorio di scienze o
in uno studio.
Devi avere il giusto tipo di ritmo per suonare questo genere di musica.
Se a mala pena sai suonare il blues, come [inascoltabile] ...quegli
altri 2 tipi di musica insieme? Puoi fingere, ma in realtà non puoi
farlo.
I critici si sono costruiti una carriera accusandomi di aver fatto
carriera confondendo le aspettative. Davvero? Perché è questo che
faccio. La penso così. Confondere le aspettative.
'Come ti guadagni da vivere, amico?'
'Oh, confondendo aspettative'.
Stai per avere un lavoro, e il tipo dice 'Cosa fai?', 'Oh, confondo
aspettative', e lui dice 'Bè, quel posto è già preso. Richiamaci. Anzi
no, ti chiamiamo noi'. Confondere aspettative. Cosa significa? 'Perché
io, Signore? Io le confonderei, anche, ma non so come si fa'.
I Blackwood Bros. mi hanno proposto di fare un disco assieme. Questo
potrebbe confondere le aspettative, ma non dovrebbe. Naturalmente
sarebbe un album gospel. Non penso che sarebbe niente di anomalo per me.
Proprio no. Una delle canzoni che sto pensando di cantare è 'Stand By
Me' dei Blackwood Bros. Non 'Stand By Me' la canzone pop. No. La vera
'Stand By Me'. Quella vera fa così:
'When the storm of life is raging / Stand by me / When the storm of life
is raging / Stand by me / When the world is tossing me / Like a ship
upon the sea / Thou who rulest wind and water / Stand by me
In the midst of tribulation / Stand by me / In the midst of tribulation
/ Stand by me / When the hosts of hell assail / And my strength begins
to fail / Thou who never lost a battle / Stand by me
In the midst of faults and failures / Stand by me / In the midst of
faults and failures / Stand by me / When I do the best I can / And my
friends don't understand / Thou who knowest all about me / Stand by me'
Questa è la canzone. Mi piace di più della canzone pop. Se ne registrerò
una con quel titolo, sarà questa. Sto anche pensando di registrare una
canzone, ma non su quell'album : 'Oh Lord Please Don't Let Me Be
Misunderstood'
E comunque, perché io, Signore? Cosa ho fatto?
In ogni caso, sono orgoglioso di essere qui stasera per MusiCares. Sono
onorato che tutti questi artisti abbiano cantato le mie canzoni. Non c'è
niente di paragonabile. Grandi artisti. Cantano tutti la verità e puoi
sentirlo nelle loro voci.
Sono orogoglioso di essere qui stasera per MusiCares. Ho grande
considerazione per questa organizzazione. Hanno aiutato molta gente.
Molti musicisti che hanno dato un grande contributo alla nostra cultura.
Vorrei ringraziarli personalmente per ciò che hanno fatto per un mio
amico, Billy Lee Riley. Un mio amico che hanno aiutato per sei anni
quando aveva problemi e non poteva lavorare. Billy era un figlio del
rock'n'roll, naturalmente. Era un originale autentico. Faceva tutto:
suonava, cantava, scriveva. Avrebbe potuto essere una stelle più grande,
ma arrivò Jerry Lee. E sapete cosa succede quando arriva qualcuno di
quel genere. Non hai nessuna chance.
Così Billy diventò ciò che nell'industria discografica si definisce - un
termine condiscendente, tra l'altro - uno da un successo e via. Ma
talvolta, solo talvolta, una volta ogni tanto, uno da un successo e via
può avere un impatto più potente di una star che ha 20 o 30 hits alle
spalle. E la hit di Billy si chiamava 'Red Hot' ed era 'rosso bollente'.
Poteva farti uscire dal tuo cervello e farti sentire contento. Cambiare
la tua vita.
Lo fece con stile e grazia. Non lo troverete nella Rock'n'roll Hall of
Fame. Non c'è. Ci sono i Metallica. Gli Abba, anche I Mamas and Papas,
so che ci sono anche loro. Jefferson Airplane, Alice Cooper, Steely Dan,
non ho niente contro di loro. Soft rock, hard rock, pop psichedelico.
Non ho niente contro tutta questa roba ma, dopo tutto, si chiama
Rock'n'roll Hall Of Fame. E Billy Lee Riley non c'è. Non ancora.
Lo vedevo un paio di volte l'anno e passavamo sempre un pò di tempo
assieme. Era dentro un circuito di festival di nostalgici del rockabilly
e ci incrociavamo di tanto in tanto. Passavamo sempre del tempo insieme.
Era un mio eroe. Avevo sentito 'Red Hot'. Devo aver avuto 15 o 16 anni e
mi impressionò e ancora lo fa. Non mi sono mai stancato di ascoltarla.
Nemmeno mi sono mai stancato di vedere Billy Lee esibirsi. Passavamo il
tempo a parlare e a suonare. Era un uomo profondo e sincero. Non era
risentito o nostalgico. Semplicemente lo accettava. Sapeva da dove era
venuto ed era soddisfatto di essere ciò che era.
Poi un giorno si ammalò. E come canterebbe il mio amico John Mellencamp
- perché John ha cantato qualche verità 'un giorno ti ammali e non ti
riprendi più'. E' da una sua canzone intitolata 'Life is Short Even on
Its Longest Days'. E' in effetti una delle migliori canzoni degli ultimi
anni. Non sto mentendo.
E non mento quando vi dico che MusiCares ha pagato le parcelle del
dottore del mio amico e lo ha aiutato ad avere denaro. Sono stati capaci
di rendergli almeno la vita confortevole, tollerabile fino alla fine.
Questo è qualcosa che non si può ripagare. Qualsiasi organizzazione che
facesse questo avrebbe la mia benedizione.
Adesso me ne andrò. Vado fuori dalle scatole. Probabilmente ho lasciato
fuori un mucchio di persone e parlato troppo di altre. Ma va bene. Come
nello spiritual 'Anch'io sto ancora attraversando il Giordano' Speriamo
di incontrarci ancora. Un giorno. E succederà se, come disse Hank
Williams "Se il Buon Dio lo vorrà e il torrente non strariperà".
Lunedi 9
Febbraio 2015
Bob Dylan
persona dell'anno 2015
Bob Dylan è stato nominato "Persona
dell'anno 2015" dalla fondazione MusiCares, organizzazione impegnata nel
sostenere i musicisti in difficoltà. L’ambito premio è stato assegnato a
Bob Dylan con la cerimonia che si è tenuta venerdì notte presso il
Convention Center di Los Angeles, alla presenza di moltissimi
protagonisti del mondo della musica e dello spettacolo. Alcuni di questo
grandi artisti hanno omaggiato Dylan eseguendo dal vivo le più belle
canzoni tratte dal repertorio del menestrello di Duluth, Bruce
Springsteen ha cantato "Knockin' on heaven's door", Neil Young ha
proposto "Blowin' in the wind" e Tom Jones ha eseguito "What good am
I?". L'ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter ha premiato Dylan
pronunciando queste parole: "Le sue parole a favore della pace e dei
diritti umani sono senza dubbio più incisive e potenti di quelle di
qualunque Presidente degli Stati Uniti". Da parte sua, una volta salito
sul palco, Dylan ha fatto un intervento che lo ha visto raccontare la
sua esperienza come cantautore e ringraziare gli artisti che lo hanno
ispirato nel corso degli anni, da Sonny & Cher a Jimy Hendrix, fino ad
arrivare a Johnny Cash.
Ecco la set list del concerto tributo a Bob:
Beck – "Leopard-Skin Pill-Box Hat"
Aaron Neville – "Shooting Star"
Alanis Morissette – "Subterranean Homesick Blues"
Los Lobos – "On a Night Like This"
Willie Nelson – "Senor"
Jackson Browne – "Blind Willie McTell"
John Mellencamp – "Highway 61 Revisited"
Jack White – "One More Cup of Coffee"
Tom Jones – "What Good Am I"
Norah Jones – "I’ll Be Your Baby Tonight"
Susan Tedeschi and Derek Trucks – "Million Miles"
John Doe – "Pressing On"
Crosby, Stills and Nash – "Girl From the North Country"
Bonnie Raitt – "Standing in the Doorway"
Sheryl Crow – "Boots of Spanish Leather"
Bruce Springsteen with Tom Morello – "Knockin’ on Heaven’s Door"
Neil Young – "Blowin’ in the Wind"
una traduzione di questo articolo per i fan italiani e per il sito non
sarebbe male!!! ;-)
stefano c.
Ti ringrazio per le
segnalazioni, per quanto riguarda la traduzione sarebbe davvero bello,
ma purtroppo io non sono in grado di fare una traduzione corretta!
Sarebbe davvero elogiabile se qualcuno dei nostri lettori ferrati in
inglese trovasse il tempo e la voglia per farla per tutti noi!
Speriamo!!!! Mr.Tambourine
"Shadows in the night", com’è questo
disco di Bob Dylan?
clicca qui
Sabato 7
Febbraio 2015
Talkin'
9534 - ronny.juventus
Ciao mr.Tambourine,
ti ringrazio per la risposta e volevo fare anche qualche riflessione sull'
album e sulle traduzioni. Sto ascoltando Shadows da un pò di giorni
ormai e penso che sia davvero una sorpresa. E' un disco maestoso e
semplice nello stesso tempo, delicato, fragile ma pieno di vita. Dylan
canta ad ognuno di noi, fa sue queste canzoni che una volta a
contribuito, forse piu di tutti gli altri, a renderle innocue e zuccherose. Ora ci
mette l'anima nel cantare, la saggezza accumulata in una vita e racconta
di dolori, rancori, amori finiti e sogni svaniti. Sta li davanti a noi e
si sente il suo respiro, la fatica di arrivare alla fine delle canzoni, ma
è onesto, pacato, per niente incazzato con il passato, consapevole che
non può cambiare una virgola. Anch' io non cambierei niente di questo
album, neanche una nota, è stupendo dall' inizio alla fine. 34 minuti
di pura perfezione musicale, con arrangiamenti soffici e sobri da
ascoltare in solitudine a notte fonda e riflettere..........Grazie per le
emozioni Mr. Dylan, ancora una volta.
Passando alla traduzione dei testi devo dire che le atre 5 canzoni che
seguono Autumn Leaves sono state tutte perfettemente tradotte da te e
non posso aggiungere altro. Mi volevo soffermare sull'ultima "That Lucky
Old Sun". E` una canzone triste e angosciante dove il protagonista
implora il Dio di salvarlo dalla vita terrena e portarlo in paradiso
dove può restare in pace senza far niente, come "That Lucky Old Sun"
appunto, che se la spassa tutto il giorno. Moglie e figli non sono un
motivo valido per godersi la vita, anzi. Ti volevo far notare che nel
verso Good Lord up above.. la prima volta Dylan canta Can`t You see i`m
pining (sto soffrendo) e la seconda volta Can`t You know i`m pining. Per
cui da tadurre Non vedi che sto soffrendo, e la seconda e` una richiesta
a Dio di venire a sapere della sua sofferenza, nella speranza che poi lo
liberi. Continuando chiede di mandarli quella nuvola con Silver linin`
che in inglese e` un espressione che sta per via d`uscita, speranza.
Every cloud has a silver lining vuol dire ce ` speranza in ogni
situazione, per quanto buia o difficile possa essere. in Show me that
river, take me across lui non vuole attraversare ma andare in mezzo,
anegarsi e lavarsi (liberarsi) dei suoi guai. E` angosciante ma quello
che lui desidera, farla finita. Per queste ragioni la mia traduzione e`
la seguente:
THAT LUCKY OLD SUN/ QUEL VECCHIO FORTUNATO SOLE
Mi sveglio al mattino, fuori al lavoro
Fatico come un diavolo per la mia paga
Ma quel vecchio e fortunato sole non ha niente da fare
che vagare per il cielo tutto il giorno.
Strilli con la mia donna, sgobbo per i miei figli
Sudore finche` non saro` rugoso griggio
Mentre quel vecchio e fortunato sole non ha niente da fare
Che vagare per il cielo tutto il giorno
Buon Dio lassu` non vedi che sto soffrendo
Pieno di lacrime i miei occhi
Mandami giu` quella nuvola con un filo di speranza
Sollevami su in paradiso.
Mostrami quel fiume, fammi prendere
E lava via tutti i miei guai
Come quel vecchio e fortunato sole, non mi dia niente da fare
Lasciami vagare per il cielo tutto il giorno.
Buon Dio lassu` non sai che sto soffrendo
Pieno di lacrime i miei occhi
Mandami giu` quella nuvola con un filo di speranza
Sollevami su in paradiso.
Mostrami quel fiume, fammi prendere
E lava via tutti i miei guai
Come quel vecchio e fortunato sole, non mi dia niente da fare
Lasciami vagare per il cielo tutto il giorno.
Per me questa da sola vale il prezzo del cd.
Tanti cari saluti Ronny Kardhashi.
Caro Ronny, grazie ancora
per aver controllato le mie traduzioni e migliorato That Lucky Old Sun.
L'aiuto di una persona che conosce bene l'inglese è basilare, io ci
metto tanta passione e cerco di usare al meglio la mia logica, ma certi
modi di dire americani proprio non li conosco, quindi ben vengano gli
amici come te (Avrei voluto anche tradurre tutta l'ultima lunghissima
intervista rilasciata da Bob ad
aarp-the-magazine
, dieci pagine, ma ho cominciato a leggerla ed ho trovato troppe frasi
che non riuscivo a capire correttamente, quindi, per evitare una figura
da cretino, ho preferito rinunciare alla traduzione) che mi possono
chiarire certe cose e levare i dubbi che ho con il loro aiuto. Ho
corretto anche l'ultima canzone del disco (cioè That Lucky Old Sun) con
i tuoi suggerimenti che potrai vedere sempre nella pagina dedicata alle
traduzioni dei testi di Shadows In The Night :
http://www.maggiesfarm.eu/shadowstestietraduzioni.html
Certamente questo
album susciterà sensazioni ed emozioni diverse, ci sarà chi lo
stroncherà come ha fatto tamburino66 (Stefano Catena) al quale il disco
non è piaciuto per niente, ma come al solito, è giusto che ognuno abbia
la sua idea e la possa esprimere su queste pagine in tutta tranquillità
anche se molti non saranno d'accordo con lui. Altri diranno che è un
capolavoro, che è emozionante, che sono i pensieri ed i sentimenti di
una persona che si sta avviando verso la quarta fase della vita, con
tutte le sue riflessioni, i suoi ricordi, le sue gioie, i suoi amori, le
sue tristezze, i suoi dolori ed i suoi rimorsi. Dylan è uno che sà
suscitare diverse sensazioni nei suoi lavori, di qualunque genere essi
siano, naturalmente escluso "Christmas In The Heart" che a parere di
molti non è giudicabile e nemmeno classificabile fra i lavori di Bob.
Questo "Shadows In The Night" invece credo che troverà un suo spazio
particolare anche se non sono canzoni originali di Dylan, ma son canzoni
così famose che in un modo o nell'altro hanno segnato un'epoca e che
generano sempre una certa emozione nel riascoltarle. E' un pò come
quando io, anch'io come Bob ho iniziato l'ultimo quarto della vita
(chissà se riuscirò a vedere cosa c'è dietro the dark side of the
moon...), quando per caso alla radio od alla televisione risento uno dei
grossi successi degli anni '60 provo sempre una sensazione di piacere.
Ti ringrazio ancora
per il tuo prezioso aiuto, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Sixto Rodriguez il 20 maggio al Gran
Teatro di Roma
clicca qui
Venerdi 6
Febbraio 2015
"THE NIGHT WE CALLED IT A DAY" ( LA NOTTE CHE CI SIAMO LASCIATI)
Rif: Talkin'
9533 - ronny.juventus
Quando ho
tradotto le canzoni di "Shadows In The Night" mi son trovato davanti
alla difficoltà di dare un senso al titolo di una di queste, e
precisamente "THE NIGHT WE CALLED IT A DAY". Sapevo che era un modo di
dire che gli americani usano nel linguaggio di tutti i giorni e che
poteva avere significato diverso a seconda dell'uso. Momentaneamente mi
sono limitato a tradurre letteralmente ma era chiaro che la traduzione
"La notte che abbiamo chiamati un giorno" non voleva dire un tubo.
Speravo nell'aiuto di qualche amico lettore che mi segnalasse questo
madornale misunderstanding e giustamente la versione corretta è arrivata
ieri dal nostro amico Ronny Kardhashi che ha cominciato ad inviare alla
Fattoria le traduzioni delle prime quattro canzoni del disco. Letta la
sua traduzione era evidente che era molto più sensata della mia
interpretazione, quindi, per essere certo di rendere onore al merito di
Ronny mi sono deciso a disturbare ancora una volta il buon amico
Alessandro Carrera che, con sempre piacevole amicizia e sollecita
prontezza risponde sempre o a me o a qualcuno di voi Maggiesfarmers che
a volte mi inviate domande per lui. Ecco quanto mi ha risposto il Prof.
Carrera:
Ciao Mr.Tambourine,
"to call it a day" vuol dire "aver fatto giornata", "let's call it a
day", vuol dire "è ora di andare a dormire", ma nel caso della canzone
omonima, siccome si tratta di una coppia che si è lasciata, vuol dire
"la sera che abbiamo deciso di chiudere" o "che tra noi era finita".
A presto, Alessandro
-------------------------------------------------------------------
Alessandro Carrera
Director, Italian Studies
Graduate Director, World Cultures and Literatures
Department of Modern and Classical Languages
University of Houston
612 Agnes Arnold Hall
Houston, TX 77204-3006
A Carnegie-designated Tier One public research university
La traduzione di Ronny
è quindi perfettamente azzeccata e, ringraziando sempre l'amico
Alessandro Carrera per la sua collaborazione, faccio tanto di "chapeau"
all'amico Ronny per l'aiuto. Ricordo che nei prossimi giorni controllerò
anche le traduzioni delle altre canzoni che mi ha mandato (e quelle che
mi manderà), e, naturalmente, se troverò qualche interpretazione di una
frase migliore di quanto abbia saputo fare io LA SOSTITUIRò SENZA
ESITARE, così come ho fatto premurandomi di inserire la giusta
traduzione nella apposita pagina
http://www.maggiesfarm.eu/shadowstestietraduzioni.html
P.S. - Sto anche
ricevendo le vostre recensioni di Shadows che pubblicherò una per una
nei prossimi giorni, quindi non spaventatevi se non vedete subito
pubblicata la vostra opinione, voglio dare ad ognuno la stessa
visibiltà, una al giorno ha l'attenzione di tutti i lettori, pubblicarle
tutte assieme sarebbe dispersivo, quindi spero continuiate ad
inviarmele. Le diverse opinioni verranno poi raccolte in un'unica pagina
che andrà ad arricchire gli archivi di MF.
Grazie a tutti gli
spontanei collaboratori della Fattoria, Mr.Tambourine, :o)
L'entusiasmo della stampa mondiale per
“Shadows In The Night"
clicca qui
Giovedi 5
Febbraio 2015
Talkin'
9533 - ronny.juventus
Ciao Mr.Tambourine. Ti volevo prima di tutto
fare complimenti vivissimi per il lavoro che fai. Ho apprezzatto molto
la fatica fatta per la traduzione dei testi di SHADOWS, che secondo me
e` un album stupendo e cerco di dare il mio contributo per andare
insieme (e agli altri of course) piu vicini possibile al cuore di queste
canzoni. Il tuo pensiero al riguardo sara molto aprezzatto. Mando le
prime 4 e se piacciono vado avanti. Grazie. Ronny Kardhashi
I`M A FOOL TO WANT YOU / SONO UN FOLLE A VOLERTI.
Sono un folle a volerti
Sono un folle a volerti
Volere un amore che vero non può essere
Un amore che non è soltanto mio.
Sono un folle a tenerti
Così folle a tenerti
Cercare un bacio non solo mio
A dividere un bacio che il demonio conosce. (ha sentito)
Tante volte ho detto che ti avrei lasciato
Tante volte sono andato via
Ma poi certe volte avevo bisogno di te
E di nuovo queste parole ho dovuto dire
Riprendimi, ti amo,
Ho bisogno di te.
E' sbagliato, deve essere sbagliato
Ma giusto o sbagliato Non posso continuare senza di te.
THE NIGHT WE CALLED IT A DAY / LA NOTTE CHE CI SIAMO LASCIATI
C'era la luna fuori nello spazio
Ma una nube coprì il suo viso
Mi hai baciato e te ne sei allontanata
La notte che ci siamo lasciati.
Ho sentito il canto celestiale
Come un piccolo lamento nelle mie orecchie
Non avevo piu l'anima per pregare
la notte che ci siamo lasciati
Soffice attraverso il buio
il grido di un gufo nel cielo
Per quanto era triste la sua canzone
(Lui) Non era piu sconsolato di me.
La luna era scesa, le stelle andate
Ma il sole non è sorto con l`alba.
Non c'era piu niente da dire
La notte che ci siamo lasciati
Non c`era piu niente da dire
La notte che ci siamo lasciati.
STAY WITH ME / RESTA CON ME
Se il mio cuore non fosse (rimarrebbe) umile, se i miei occhi
smettessero di vedere
Se i miei piedi inciampassero camminando, resta con me.
Come l'agnello che in primavera vaga lontano dal gregge,
Lascia il buio e il gelo, io mi perdo m' infredolisco
M' infredolisco, m' indebolisco e so che ho peccato
E vado a cercar rifugio e urlo nel vento
Anche se brancolo e m'abbaglio e sono debole e mi sbaglio
Anche se la strada cede dove io cammino vado avanti
Finchè scopro con meraviglia che tutte le vie portano a te
Tutto quello che posso fare è pregare, resta con me
Resta con me.
AUTUMN LEAVES / FOGLIE D`AUTUNNO
Le foglie cadenti vagano d`avanti alla finestra
foglie d'autunno rosse e oro
Ricordo le tue labbra, i baci estivi
Le tue mani abbronzate nelle mie.
Da quando te ne sei andata le giornate sono piu lunghe
E presto sentirò la canzone del vecchio inverno
Ma mi manchi piu di tutto mia cara
Quando le foglie d` autunno iniziano a cadere.
Benissimo caro
Ronny, mandami anche le altre canzoni, quando le avremo tutte faremo il
confronto con le mie traduzioni e scieglieremo quella che si adatta di
più. Resto in attesa, ciao, Mr.Tambourine, :o)
Ciao Stefano, la tua
idea è giusta, ma devo confessarti che il mio inglese non mi permette di
tradurre correttamente l'intervista, correrei il rischio di travisare
qualcosa o di dover tralasciare qualcosa che non riesco a comprendere.
Spesso, nel parlare tra loro, gli inglesi e gli americani, proprio come
facciamo noi, usano frasi gergali che se tradotte non avrebbero alcun
significato. Ho chiesto ad un nostro amico in grado di fare la
traduzione corretta se aveva tempo di farla per noi, spero risponda
positivamente al mio appello, ma questa persona è anche molto impegnata
nel suo lavoro quindi non mi stupirei se non dovesse trovare il tempo
per tradurre questa lunga intervista. Per cose così lunghe è necessario
qualcuno che abbia conoscenza dell'inglese a livello di madrelingua, ed
io purtroppo non lo sono, altrimenti ti assicuro che l'avrei già fatto.
Sono in attesa anch'io, speriamo..............................!
Dylan omaggia Sinatra: la critica
applaude "Shadows in the night"
clicca qui
Mercoledi
4
Febbraio 2015
Talkin'
9531 - tamburino66
Ho raccolto l'invito di Mr.Tambourine.
Ascoltando il nuovo disco di Bob, verrebbe da dire "la gente non vive,
la gente non muore, la gente galleggia", estrapolando la frase dalla
famosa song del disco di Oh Mercy, sembra quasi che Dylan stia
galleggiando musicalmente parlando.
Arrivato ad una età buona per il riposo
cerca di sopravvivere non al mito, ma alla sua vena creativa. Dopo
Tempest un capolavoro per i testi e per la musica, arriva questo Shadows
in The night, dove Dylan sembra non dire nulla, vena creativa ferma da
tre anni.
Non dice nulla a me che sono fan, non mi dice nulla perchè già sapevo
che Bob sarebbe arrivato a raggiungere queste melodie, non mi dice nulla
perchè sono testi preistorici ed a me sconosciuti, cosi come la loro
melodia che trovo
stucchevole ed a volte, nell'ascolto, buone come ninne nanne per grandi.
Non dice nulla perchè già si sa che Dylan è un pozzo senza fine di
conoscenze e di generi musicali. Leggo che Dylan sembra strizzare
l'occhio verso i suoi coetanei geriatrici, che debba conquistare un
altra nuova fetta di pubblico? Inoltre già sapevo che sarebbe stato in
disco così.
Nell'intera discografia dylaniana vedo
questo album come un pugno in un occhio. Pieni diritti che ha Dylan nel
fare
ciò che vuole, pieni diritti ho io nel dire che compro l'album solo per
dovere e per non lasciare un buco nella mia collezione. Dylan è un furbo
e questa uscita discografica mi è sembrata una furbata bella e buona per
far solamente cassa.
Altro aspetto del disco che non digerisco
è la voce, a tratti, spesso, irriconoscibile. L'intero album è pervaso
da un tono deprimente notturno, fiacco. Saranno le melodie a renderlo
così'? Non lo sò, i ragazzotti che accompagnano Bob sono formidabili nel
tessere queste musiche antiche, ma verrebbe voglia di prendere il cd e
metterlo come ferma-carte soltanto o metterlo sotto qualche zampa del
tavolo perchè zoppicante.
Non è un disco di cover di Sinatra come dicono fonti ufficiali vicine a
Bob, Bob dice che sono uncovered, e che voleva
diseppellire cose perdute, io dico che non ne avevo bisogno di questa
operazione discografica. Se voleva omaggiare
Sinatra bastava fare un disco di inediti e mettere una song finale alla
Sinatra come ha fatto con Stay with me, verso
la fine del tour. Ma ho come l'impressione che ora Dylan galleggi. Come
ha fatto in tour, stesse songs, stessa scaletta,
stessa musica, un galleggiamento anche live che perdura da anni. La
conseguenza è poi questo disco.
Salvo solo due songs che a mio avviso sono veramente belle ma che non
riscattano però l'intero album:
"The Night we called it a day" e "Autumn leaves". Dylan le canta con il
cuore in mano, ma già si sapeva che Dylan può cantare in quel modo. Solo
lui può farlo. Alla luce di quanto detto,dov'è la novità di questo
disco? Sarebbe stato bello invece se Dylan avesse fatto la stessa
operzione con Elvis o con qualche altro grande del Rock'n Roll, ci
sarebbe stato più di un comune denominatore. Inoltre Dylan quando
interpreta pezzi del genere,è grandissimo ed irresistibile.
L'impressione finale che ho è che sembra che Dylan abbia avuto una
battuta d'arresto pesante, pesante come è questo lavoro che non è di
Dylan, o almeno non del Dylan che da fan conosco.
Stefano Catena (così parlò un Dyaln fan)
Hank Williams, Buddy Holly, Woody Guthrie, Elvis Presley. Ognuno di
questi artisti ha avuto influenza sul giovane Robert Zimmerman. Tutti
loro se ne sono andati via prematuramente. Anche Jerry Garcia, che ha
contribuito a far tornare Bob Dylan in pista alla fine del 1980, quando
aveva appera 53 anni.
Allora, a chi potreva guardare ora Dylan che ha raggiunto il settembre
dei suoi anni? Beh, come molti prima di lui, avrebbe potuto attingere a
“The Great American Songbook", ma dato che si tratta di Bob Dylan, lui
l’ha fatto a modo suo. Non aveva intenzione di cantare una vecchia
canzone qualunque, voleva fare un tributo al vecchio Ol 'Blue Eyes e
l’ha fatto.
Il che ci porta a "Shadows in the Night", il nuovo album in studio
registrato circa un anno fa, che è stato finalmente pubblicato dopo la
sospensione dell’anno scorso.
Il collegamento Dylan-Sinatra viene da lontano. Frank Sinatra Jr., ha
recentemente affermato che Dylan "è stato uno dei più forti fan di Frank
Sinatra di tutti i tempi. Bob Dylan conosceva Sinatra, ogni tanto si
parlavano, avevano stima l'uno dell'altro e ogni tanto Dylan gli
chiedeva qualche consiglio".
Quando Dylan è apparso alla celebrazione di "Sinatra: 80 Years My Way"
nello special televisivo del 1995 andato in onda per l’occasione, è
stato il penultimo artista ad esibirsi. Invece di eseguire la canzone di
Frank “That’s Life”, ha chiesto a Sinatra di poter cantare una sua
composizione del 1963, "Restless Farewell." Alcuni anni più tardi, dopo
la morte di Sinatra, Dylan ha partecipato al suo funerale, ed ha
dedicato quella canzone a Sinatra in concerto la notte seguente.
Dylan ha mandato in onda otto canzoni incise da Sinatra nel suo
programma radiofonico "Theme Time Radio Hour", e, prima ancora, aveva
scritto di lui nel suo libro “Chronicles, Volume One”.
Nei "Basement Tapes" c’era una canzone scritta da Dylan intitolata "One
For The Road", forse ispirata dal titolo di una canzone di Howard Arlen
/ Johnny Mercer che Sinatra aveva inciso nel suo disco “One for My Baby
(and One More for the Road)”, A metà degli anni ‘80, Dylan ha fatto la
cover di "Three (My Echo, My Shadow, and Me)” sul palco e “That Was My
Love” in studio, canzoni incise da Sinatra, oltre alla più
universalmente nota "That Lucky Old Sun" che è inclusa in questo nuovo
“Shadows In The Night”.
Il mese nel quale Dylan è nato, Sinatra, uno dei cantanti preferiti di
Bob, è stato votato al numero uno come cantante maschile nelle
classifiche sia di "Down Beat" che "Billboard". La sua spavalderia, i
suoi cocktails, il suo guardaroba, lo swing delle sue canzoni e dei suoi
albums hanno creato la leggenda di Frank. Nel corso degli anni seguenti,
Frank avrebbe continuato a reinventarsi di volta in volta, ha
collaborato, ha sperimentato, ha cambiato stili, ha fatto numerosi
films. Lui era "The Voice". Era devastante. Era una rock star prima che
la musica rock fosse inventata. Ha continuato ad andare avanti fin che
gli è stato possibile, e lo ha fatto a modo suo.
E' facile capire perché Dylan ha ammirato "Il Presidente dei cantanti",
Sinatra era uno dei pochi cantanti dell'era pre-rock che hanno lasciare
un segno negli anni ‘60 ed anche oltre, avendo molti hit e vincendo
Grammy, lasciando un solco profondo nella musica americana e non solo.
Ha apertamente sostenuto i diritti civili, era schietto, controverso, e
le sue affiliazioni politiche erano dappertutto. Tutto questo suona
familiare?
Naturalmente, Bob Dylan ed i Beatles, e gli altri artisti arrivati nella
loro scia, hanno contrinbuito ad abbattere il mondo nel quale Sinatra
viveva. Improvvisamente, la generazione in smoking era ormai passata di
moda, era out, non era più cool. Le nuove regole erano tracciate, le Big
Bands erano sparite, a dominare erano i gruppi che la gente chiamava
“combo”. Le antiche crooner-songs erano la musica dei genitori. Erano
intrise di romanticismo e cocktails, l’oggi era invece dominato dal
sesso e dalla droga. Tuttavia, Sinatra ha saputo infiltrarsi in quel
mondo con le registrazioni della propria etichetta Reprise Records, con
tracce onnipresenti come “It Was a Very Good Year” , "Somethin' Stupid",
"My Way" e "Strangers in the Night", condividendo sempre le hit parade
con i giovani e le band hip e pop del momento. Anche Jimi Hendrix ha
incorporato alcune frasi di "Strangers in the Night" nella sua versione
di "Wild Thing" al Monterey Pop Festival. Che ci piaccia o no, Ol' Blue
Eyes è ancora una potenza da non sottovalutare. Non stava andando da
nessuna parte, anche quando (a volte) sembrava essersi ritirato in
pensione.
Il materiale di Sinatra incluso in "Shadows in the Night", tuttavia, non
richiama la spavalderia del 1960 della Reprise Records, ma piuttosto
cattura l'umore dei precedenti e romantici hits incisi per la Capitol
Records nel 1950. Le dieci canzoni scelte per questo album potrebbe
avere una sintonia con il materiale registrato per "Self Portrait" nel
1969/70. Dopo tutto, non c'è molta differenza in materia tra "I’m a Fool
to Care" e "A Fool Such As Ii" o “Why Try and Change Me Now”
(incidentalmente l’ultima incisione di Sinatra per la Columbia and “Take
Me As I Am (Or Let Me Go)”.
L'umore in tutto l'album è afoso e liscio, pieno di romanticismo e
nostalgia, e come gran parte della produzione di Dylan nel corso degli
ultimi due decenni, decisamente in “vecchio stile”. L'eroe strumentale
dell'album è Donnie Herron, la cui pedal steel suona come un incrocio
tra una sezione d'archi ed un theremin system, e mantiene la musica
sognante e vorticosa nella testa. Il sound della band è sottile, scarno
e simpatico, con dei fiati supplementari delicatamente aggiunti in
sottofondo.
Si può capire perché Dylan ammiri queste composizioni. C'è la sfida in
"Why Try To Change Me Now", il gioco di parole in "The Night We Called a
Day, la magia ed il mistero di "Some Enchanted Evening," la spiritualità
di "Stay With Me", la nostalgia di "Autumn Leaves", e tutti i sentimenti
di nostalgia e di solitudine che permeano l'album. Tutte strade che
Dylan ha già percorso ed esplorato in precedenza. Anche il diavolo fa la
sua apparizione in apertura e chiusura delle canzoni
La grande domanda è, naturalmente, se la voce di Dylan è stata
all'altezza della sfida. Non bisogna ignorare l’effetto del tempo che ha
quasi distrutto le sue corde vocali negli ultimi anni. Tuttavia, non
vedo questo come una cosa negativa. La voce ha suo unico "vissuto" , ed
ha ancora il suo fraseggio e l’esperienza di anni di palco. I suoi
Vocals grezzi funzionano bene con le emozioni crude. Dylan ha preso
rischi, ha vissuto la sua vita al limite, ha dato tutto se stesso per
mezzo secolo, e, come dimostra il disco, ne è uscito vittorioso. Coloro
che sono stati allontanati dalla sua rudezza negli ultimi anni
dovrebbero essere piacevolmente sorpresi da questo disco. Dylan canta
chiaramente, a bassa voce, con moderazione, ma con potenza ed emozione.
Ci sono momenti in cui sembra che Dylan sia annullato da certe note,
tirandole finchè non riesce a rientrare. Mi ricorda qualcosa che ha
detto Johnny Cash quando lo vidi nel 1994, di quando sua madre gli disse
che aveva "l' artrite nella voce". Non ricordo che la gente si sia
lamentata della sua voce di cash in "The Man in Black", quindi, lo
stesso dovrebbe valere per Dylan.
Come Sinatra, Dylan usa il microfono come uno strumento in queste
registrazioni. Lui accarezza e seduce con esso. Diversamente dalla
maggior parte delle registrazioni di Dylan, l'ascoltatore è consapevole
che si tratta di uno spettacolo. Non vi è alcuna illusione che queste
siano le canzoni di Dylan, ma si può sentire il suo scavare di nuovo in
profondità, per tornare ad un passato a lungo dimenticato, con tutto ciò
che questo comporta. Liberato dalle catene della sua eredità, si può
sentire Dylan porgersi in un modo che raramente offre. La maggior parte
degli album con cover di standards attuali sono una novità ma non sono
nient’altro che misure di ripiego o grossolani tentativi commerciali.
Questo invece è il maestro al lavoro. Il disco non può essere quello che
ci si aspetta da Dylan, ma poi, in fondo, cosa c'è di nuovo o di
diverso? Lui non dà mai ciò che i suoi fans desiderano. Piuttosta cerca
di portarli da qualche parte dove non sono mai stati. In un'epoca in cui
la musica popolare è stata spazzolata, castrata e lobotomizzata,
"Shadows in the Night" è il vero affare, senza ombra di dubbio.
Grazie, signor Bob.
Harold Lepidus - "Bob Dylan Examiner"
(Fonte:
http://www.examiner.com/article/review-bob-dylan-does-frank-sinatra-his-way?CID=examiner_alerts_article)
Martedi 3
Febbraio 2015
Uscito
"Shadows In The Night"
Pubblicato il 36°
album di studio di Bob, un sentito tributo al cantante dei cantanti da
parte del songwriter dei songwriters! Naturalmente inutile sottolineare
che la Fattoria aspetta le vostre opinioni-recensioni sull'album, quelle
dei giornalisti e dei critici hanno un'importanza relativa perchè loro i
dischi non li comprano, invece i fans, cioè Voi, sacrificate una parte
dei vostri quattrini per poter avere il disco di Bob, naturale quindi
che avete più diritto degli altri di esprimere il vostro parere. La
Fattoria resta in attesa dei vostri scritti e non fatevi pregare, così
come vi piace leggere quello che scrivono gli altri, agli altri piace
leggere quello che scrivete voi, quindi mi sembra corretto pareggiare il
conto in questo modo!
Ciao a tutti.
Ho avuto notizia di un booklet del cd di Bob "Radio Unnameable - March
1963" della Rattlesnake.
Ma proprio proprio per caso..., qualcuno ce l'ha? Potrebbe farmene avere
una copia o in un file?
Contattatemi a questo indirizzo:
sebastiano.giulia@tin.it
Grazie. Riccardo
Lunedi 2
Febbraio 2015
Talkin'
9529 - francesco.destefano
Gentili curatori del sito, scrivo per una
richiesta. Lunedì scorso è purtroppo deceduto un caro amico, all'età di
58 anni, grandissimo fan di Bob. Lo ha seguito in più di 80 concerti in
Italia e in Europa. Era sempre a ridosso del palco e mi aveva raccontato
che Dylan e la sua band ormai conoscevano lui e gli amici con cui
seguivano i concerti. Più di una volta si sono scambiati un
piccolo cenno di saluto.
Per questo avrei un desiderio: riuscire a contattare Bob Dylan e
inviargli una foto di Giancarlo (così lo riconosce) chiedendogli magari
di ricordarlo durante una delle prossime esibizioni.
E' possibile secondo voi realizzare questo desiderio?
Grazie, Francesco de Stefano.
Caro Francesco,
personalmente ritengo impossibile realizzare il tuo desiderio, ma nella
vita no si sà mai, tentar non nuoce, e se anche non riuscirai, almeno
avrai la soddisfazione di averci provato.
Leo Wechter, l'impresario
dei New Dada, davanti alla foto del manifesto per il concerto dei
Beatles al Vigorelli da lui organizzato.
24 Giugno 1965, Velodromo Vigorelli, Milano, dopo Le Ombre, I Giovani
Giovani, Guidone e gli Amici, Angela e il Gruppo Guidone e gli Amici,
Fausto Leali ed i Novelty, Peppino Di Capri ed i suoi Rockers, salgono
sul palco, prima dei Beatles, i New Dada, complesso (allora le band o i
gruppi venivano chiamati così) considerati gli astri nascenti della
ancora giovane musica beat italiana, ed io ero lì,
Mr.Tambourine (indicato dalla freccia)
davanti a Paul
davanti al palco,
nella bolgia del catino per vedere e sentire i nuovi Messia della
musica, 4 ragazzi di Liverpool che avavano buttato a mare in un colpo
solo tutto quello che musicalmente c’era stato prima di loro. Gente come
Elvis Presley dovette attendere lo scioglimento dei Beatles e la fine
del "Beat" prima di
poter ritornare a fare concerti dal vivo.
I New Dada, soprannominati anche “Sanbabilini” perchè vestivano
elegantemente come i figli di papà che allora stazionavano costantemente
sull’angolo di Piazza San Babila dove inizia Corso Vittorio Emanuele)
avevano come cantante un ragazzotto di bella presenza, occhi
azzurri, capelli biondi e vaporosi, un vero “fighetto” come si diceva
allora. I New Dada erano dei ragazzi della nostra età, e lasciatemelo
confessare, li invidiavo da morire perchè anch’io facevo parte
dell’ambiente ed avrei dato volentieri una gamba per poter far parte col
mio complesso di quei fortunati che facevano lìapertura per i Beatles,
ma avevo rinunciato ad una grossa offerta per entrare come bassista in
un gruppo ai tempi molto famoso perchè mi ero appena innamorato della
mia attuale moglie e non me la sentivo di lasciarla per girare l’Italia
ad libitum a bordo di un pulmino VW.
New Dada / Beatles
Angela / Beatles
Devo dire che quel biondino, che si chiamava Maurizio, era davvero forte
e trascinava i ragazzi del pubblico alla grande, era bello e
carismatico, anticipò nei movimenti il modo di ballare di Michael
Jackson, forse fu il primo a ballare una specie di moon dance. Allora
non sapevo ancora che si chiamava Maurizio Arcieri, ad essere sincero
non sapevo nemmeno il nome degli altri componenti, ma loro, dopo quel
pomeriggio, entrarono di diritto a far parte del Gotha del beat italiano
a fianco di Equipe 84, Camaleonti, Corvi, Dik Dik, Profeti, Giganti, New
Trolls, Nomadi, Orme, Ribelli, Jaguars, Pooh.
New dada e Beatles sul palco del Vigorelli
Ebbi l’occasione di conoscerli abbastanza superficialmente quando
cominciarono a frequentare il “Piper” di Milano in Viale Alemagna,
dietro alla stazione Nord, luogo di ritrovo “obbligatorio” per tutti i
giovani musicisti milanesi, dove si poteva anche giocare al
calciobalilla che stava dietro al palco principale durante le pause tra
una esibizione e l’altra (al Piper si esibivano due complessi per sera).
I New Dada ebbero un successo travolgente con “Non dirne più” ma l’anno
successivo una violenta lite spaccherà il gruppo. Maurizio iniziò così una
carriera solista con due successi indimenticati, “Cinque minuti e poi” e
“24 ore spese bene con amore” che era la cover di “Spinning Wheel” dei
Blood Sweat & Tears. Diventerà poi attore di fotoromanzi finchè nel 1976
fonda insieme a Christina Moser a Londra il duo Krisma che produce brani
di musica elettronica come Black Silk Stocking, Lola, Aurora B, Many
Kisses, Water, Samora Club.
Quel tipo di musica era fuori dai miei inquadramenti musicali e così non
seguii più la carriera di Maurizio, io mi ero fermato a Beatles, Rolling
Stones, Byrds, Beach Boys, ero innamorato della musica di quegli anni e
la musica elettronica proposta dai Krisma non riuscivo a comprenderla,
Maurizio era stato capace di andare avanti e rinnovarsi, io invece mi
ero adagiato nei ricordi e in quello che mi piaceva. Non lo ammiravo più
come ai tempi dei New Dada ma l’ho sempre rispettato per il suo coraggio
e per le sue scelte. Sapevo che era malato da molto tempo di un male che
non perdona, e giovedi 29 gennaio, all’ospedale di Varese dove era
ricoverato, si è spento in silenzio. Ciao Maurizio, riposa in pace.....
Mr.Tambourine