Oakland, California - Paramount
Theatre, October 29, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. Stay With Me (song by Jerome Moross and Carolyn Leigh)
Bob Dylan - Stay With Me - live @
Dolby Theatre, 26 Ottobre 2014
Giovedi 30 Ottobre
2014
Oakland, California - Paramount
Theatre, October 28, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. Stay With Me (song by Jerome Moross and Carolyn Leigh)
Cara Fattoria, leggo sempre le news e di
tanto in tanto mi piace farmi sentire...
Con l'occasione dell'uscita delle BS 11 non posso trattenermi: tutti i
nastri della cantina che tante volte ho ascoltato in versione bootleg!
(a proposito, sono davvero contento che i bootleg - e ne ho parecchi -
perdano importanza man mano che escono le Bootleg Series ufficiali).
Penso ad un'idea di Greil Marcus (cui sovente mi piace riferirmi circa
Dylan e anche sulla tradizione musicale americana), relativa al fatto
che una canzone possa “esistere in sé”, come “una cosa in sé”
(kantianamente), indipendentemente dalla versione che ne viene fatta,
dall'esecuzione di un certo autore o dalla resa di un certo gruppo in
una determinata epoca.
Anzi, Marcus dice che talvolta, in rare, felici, quasi “magiche”
occasioni, un cantante o un gruppo possano arrivare a non essere più
loro ad eseguire un brano ma si può intravedere la canzone stessa che
suona tramite il cantante o il gruppo, tramite loro “si rende presente”.
Marcus cita come esempio la seconda strofa di “Mr. Tambourine Man” nella
performance di Roger McGuinn con Tom Petty and The Heartbreakers, al
concerto del 30° anniversario di Dylan al Madison Square Garden, quando
il cantante e il gruppo sembrano “portati via” dalla canzone, il brano
stesso sembra utilizzarli e passare attraverso la loro abilità musicale
per potersi rendere presente, per lasciarsi intravedere per un attimo
come “canzone in sé”.
Ma Marcus dice anche che questo “piccolo miracolo” può avvenire ovunque,
in qualsiasi momento, anche quando un gruppo sconosciuto suona in un
locale qualunque e le canzoni arrivano ad usare la performance del
gruppo per essere presenti “in sé”, così che l'ascoltatore può quasi
avere “una rappresentazione della canzone in sé”.
Questo tipo di idea mi pare particolarmente pertinente nel caso di
Dylan: con le sue innumerevoli performance di moltissimi brani nel corso
dei decenni, Dylan sembra cercare, esecuzione dopo esecuzione, sera dopo
sera, l'atmosfera, l'umore, il pensiero o l'emozione di quella
determinata canzone. Può essere un'operazione rischiosa, con alterne
fortune, e le cadute di tono, le serate “sbagliate”, le performance “non
all'altezza” di Dylan hanno spesso ricevuto critiche puntuali, ma nel
tempo sono stati davvero numerosi i momenti “magici” in cui Dylan ha
suonato “tutt'uno con il suo brano”, in cui è parso trovarsi “in un
altrove in compagnia della canzone stessa”, per offrirne quindi una
performance che ha permesso ai fortunati presenti di intravedere
qualcosa della “canzone in sé”.
Ma soprattutto vorrei utilizzare questa idea di Marcus per parlare dei
brani (sia traditional sia originali) contenuti nei Basement Tapes.
Spesso si tratta di brani “non finiti”, di allegre prove o
improvvisazioni musicali senza un arrangiamento “definitivo”, anzi a
volte si tratta di vere e proprie canzoni “non ancora scritte”, di
tentativi di “trovare” una canzone prima di darle una forma, come nel
caso della celebre (“mitica”) “I'm not there”.
Allora mi piace pensare che l'idea di Marcus si adatti bene anche ai
pezzi dei nastri della cantina, dove proprio la mancanza di definitività
(e la variabilità) delle performance (peraltro, per questo, formidabili)
e l'assenza di una scrittura compiuta di diverse canzoni, insieme alla
ricerca di un mondo musicale antico, portano l'esecuzione stessa (di
Dylan & The Band) a non essere ingombrante, a non essere troppo in primo
piano, lasciando i brani stessi come effettivi protagonisti del nostro
ascolto, lasciando che le canzoni stesse svelino all'ascoltatore
l’immagine di sé, di quello che potrebbero essere “in sé” o diventare:
qualcosa come l’essenza (della canzone), velata ma non del tutto celata
dalla forma (ancora incompiuta o approssimata).
Mi piacerebbe sapere cosa pensa il Prof. Alessandro Carrera di quanto ho
scritto, anche perché proprio lui mi ha introdotto a “I'm not there” con
il suo “La voce di Bob Dylan”, che considero uno dei più bei libri mai
scritti sul Nostro e per il quale lo ringrazio oltremodo.
A presto, Gianluca CooCooBird.
Caro Gianluca, eccoti
la risposta dello stimatissimo e sempre disponibile Prof. Alessandro
Carrera che colgo l'occasione per ringraziare ancora una volta:
Caro Gianluca e cari
amici di maggiesfarm,
innanzitutto ringrazio tutti i lettori del mio libro, sono sempre
contento di vedere che piace e che, cosa ancora più importante, che in
qualche modo è utile a chi lo legge.
Sto aspettando anch'io di rimpiazzare i miei bootleg dei Basement Tapes
con l'edizione ufficiale. Sono d'accordissimo con Greil Marcus quando
parla della flessibilità della canzone come forma artistica che ha una
vita indipendente dal suo o dai suoi autori. Accade, direi, con tutte le
musiche che non sono esclusivamente legate al loro essere "scritte". Per
certi aspetti, accade anche con i capolavori della musica classica.
Glenn Gould ci fa sentire le Variazioni Goldberg di Bach come nessuno
prima di lui, ma non per questo le Variazioni Goldberg diventano solo
sue. Ci può capitare di ascoltare un dilettante che si è sforzato di
intepretare un certo passaggio in un modo così personale che
improvvisamente il brano acquista un'altra dimensione, magari del tutto
inaspettata. La stessa cosa avviene con il jazz. Però con la canzone,
che è tecnicamente più facile e può più facilmente essere trasmessa da
un esecutore all'altro, la possibilità che il brano acquisti una vita
sua, indipendente dal suo autore e dai suoi esecutori, è più alta. Una
volta Stephen Stills ha detto che le canzoni di Dylan resistono al tempo
perché "sono vive." E intendeva proprio dire che sono creature viventi,
capaci di riprodursi e propagarsi. È una metafora, d'accordo, ma fino a
un certo punto. Oggi si parla molto del linguaggio e delle forme
dell'arte come "forme di vita". È un termine ampiamente usato da
filosofi e studiosi di estetica, e può essere usato con profitto in
qualunque discussione sulla forma della canzone. E qui in particolare
sulle canzoni di Bob Dylan. Sono "forme di vita" nel senso che si sono
conquistate uno spazio, che viaggiano e vengono riprodotte (o meglio, si
riproducono) indipendentemente da qualunque decisione istituzionale o
personale. Non devono essere protette per sopravvivere, non sono esseri
in via di estinzione, anche quando sono abbozzate o incompiute, come nel
caso di molti tra i Basement Tapes. Quello che promettono è così
importante che viene voglia di finirle, di dar loro una forma
transitoria di completezza. Chi ascolta i Basement Tapes li finisce
nella sua testa, aggiungendo mentalmente quello che manca. Il musicista
ha la stessa reazione, solo che invece di limitarsi a completarle con il
pensiero prende in mano gli strumenti e si mette all'opera. Nella musica
classica, ci sarà sempre qualcuno che cercherà di ricostruire
l'Incompiuta di Schubert o il finale della Nona Sinfonia di Bruckner, ma
non è la stessa cosa, perché nel caso dei Basement Tapes una
ricostruzione definitiva non può nemmeno essere tentata. Sono stati
concepiti come abbozzi (tranne alcune canzoni che si possono considerare
finite, ma non sono la maggioranza) e anche nelle covers più sofisticate
saranno sempre degli abbozzi, ai quali ci si può avvicinare più con lo
sguardo dell'archeologo che con quello del filologo. Ma che il destino
delle sue canzoni fosse quello di essere "forme di vita" lo sapeva
benissimo anche Dylan quando ha scritto, nelle note di copertina di
"Bringing It All Back Home", che "una poesia è una persona nuda" mentre
una canzone "è qualunque cosa che sia in grado di camminare da sola".
Ascoltate in streaming i Basement Tapes
Complete
clicca qui
Mercoledi 29 Ottobre
2014
Portland, Oregon - Keller Auditorium,
October 21, 2014
di Ron Loftus
Nessuno ha ancora scritto di questo concerto di Portland così, anche se
io non ho mai scritto una recensione prima, ho pensato che toccasse a me
farla oggi.
Anche se io sono un membro del Club 4200, quelli che hanno acquistato il
primo LP “Bob Dylan” nel 1962, non ho visto molti concerti dal vivo nel
corso degli anni. Forse 10 o 12 che risalgono ai primi anni 1960,
compreso il meraviglioso spettacolo con The Band al Washington Coliseum.
Ho visto l’iterazione della line-up con Larry Campbell e Charlie Sexton
insieme; che era piuttosto sorprendente. Ma non ho mai visto niente di
simile allo spettacolo di Martedì sera al Keller Auditorium. La mia
esperienza mi diceva che di solito Bob sfodera uno o due momenti
trascendentali in uno show, ma questo non sembra davvero potersi
applicare allo spettacolo di stasera. Ciascuna delle 19 canzoni aveva il
suo posto e il suo ruolo. La sensazione generale era di una calda
atmosfera. La luce sommessa e ambrata faceva una certa sensazione che è
durata tutta la sera. Sono rimasto sorpreso da quanto lo spettacolo
delle luci puntate sulla tenda dietro il palco abbia creato incredibili
quadri visivi.
La band era stretta intorno a Bob, il suono eccellente e Bob era in
ottima forma nel suo vestito e cappello biege, i ragazzi della band
invece sfoggiavano pantaloni neri e giacche rosse, tutta l’insieme sulla
scena era impressionante. Dopo ogni canzone, il palco veniva oscurato e
Bob si trasferiva a seconda dei casi dietro al pianoforte a coda o al
centro della scena. Noi eravamo abbastanza lontani, sulla seconda
balconata, ma quando cantava e suonava l’armonica ogni nota era chiara.
Naturalmente le nuove canzoni sono state fatte in modo robusto ma ho
notato che l'impressione lasciatami da "Pay In Blood" si è prolungata
anche al giorno successivo. E sono rimasto sorpreso di quanto ho
apprezzato le nuove variazioni per le vecchie canzoni. Sono più propenso
a pensare che una parte del materiale vecchio dia l’impressione dei
essere stato costretto a questi nuovi arrangiamenti, come se Bob non
fosse più a suo agio con le sue vecchie hits, ma però non ho avuto tali
dubbi circa le versioni di canzoni come "She Belongs to Me", "Tangled Up
in Blue" e "Simple Twist Of Fate”, sono scorse senza intoppi e in modo
naturale ed erano una vera delizia. Bob sembrava eseguire dannatamente
bene tutto quello che stava facendo.
Il primo set si è concluso con una versione bruciante di "Love Sick", e
alla ripresa si sono lanciati in "High Water". Invece una canzone che
non è necessariamente mai stata una delle mie preferite, "Scarlet Town",
è stata eseguita alla perfezione, era da stordimento. Ho portato mio
figlio allo spettacolo; la sua prima volta in assoluto per ascoltare
Dylan dal vivo. Ora abbiamo un ricordo meraviglioso da condividere ed
amare. Grazie, Bob!
Sette grandi lampioni vecchio stile fanno da luci sul palcoscenico, set
incandescente e morbido, una grande tenda drappeggiata ... niente fumo o
specchi ... Kaboom! Il gong suona tre volte, una chitarra strimpella e
l'uomo dai mille volti fantasmagorici trotterella fuori..... stasera
vestito come Mark Twain, tutto in chiaro, ovviamente Bob Dylan. Portland
applaude!
La set list è uguale a quella di Seattle. Naturalmente però nulla è mai
lo stesso. Questo è parte dello spettacolo. Ci vogliono cinque o sei
canzoni per entrare in serata, un pò di pazienza, anche di tolleranza
... succede di non partire a tutta manetta. Bob e la band totalmente
collegati, pubblico buono, niente cose fatte tanto per fare oppure
frettolose. Questo ho visto stasera.
La parte migliore, per me, è il nuovo materiale, ma un paio di cavalli
di battaglia si son fatti largo in mezzo a queste, non solo con un paio
di nuove linee qua e là, ma anche con qualche accordo mutato. Tutti
sembravano felici di ascoltare le parole di un tempo.
“Early Roman Kings” è come un cancello di ferro. Duro, freddo,
realizzato con il fuoco. Perfettamente impostata per quel blues
industriale. Questo è vero Dylan.
“Scarlet Town” è un grande lavoro e, forse, il mio preferito della
notte. Mi ricorda The Great Divorce di C.S. Lewis. La gente in uno stato
di separazione, irredenta, ma contenta di rimanere in quel modo.
“Long And Wasted Years” dice tutto. Il
suo stile mi ricorda John Trudell (AKA Graffiti Man) che ha registrato
ai Groove Studios di Jackson Browne, stesso luogo, come Tempest.
“Blowin’ In The Wind”, ancora un inno, è
stata data davvero sincera, mi ha toccato.
Sono un settantaquattrenne disc jockey in pensione, 42 dei quali passati
a cambiare dischi, un ragazzo Harley ... Dylan è rilevante perché
rappresenta i valori più alti della nostra generazione con classe,
dignità e giustamente un malvagio umorismo, intelligenza e stile.
Esibendosi sui palcoscenici di tutto il mondo è notevole, assistere e
sentire. Questo è ciò che è prezioso. Noi sappiamo che non potrà andare
avanti per sempre, o forse lo farà. Ho sentito che sta per portare la
mezzosoprano Jessye Norman sul palco per la sua ultima canzone nello
show di New York.
Martedi 28 Ottobre
2014
EXPO '92: La notte nella quale Bob Dylan
e Jack Bruce hanno condiviso il palco
Il mondo ha perso una leggenda della musica durante il fine settimana
Jack Bruce è morto Sabato, all'età di 71 anni, dopo una lunga malattia.
Sebbene fosse noto soprattutto come bassista, cantante e compositore del
supergruppo "The Cream" con Ginger Baker ed Eric Clapton, la sua
carriera ha attraversato più di cinque decenni. Bruce ha alternato il
suo lavoro da solista con molte collaborazioni musicali, tra cui “John
Mayall & the Bluesbreakers”, “West, Bruce & Laing”, “BBM
(Bruce-Baker-Moore)”, e la “All-Starr Band” di Ringo Starr, con la quale
l'ho visto nel 2000. La sua bassline distintiva può essere ascoltata
all'inizio del brano dei Cream "Badge", che ha visto l’assolo di
chitarra suonato da George Harrison.
Il 17 ottobre del 1991, Bruce ha condiviso il palco con Bob Dylan
durante il concerto "Leyendas de la Guitarra" (Guitars Legends) all'EXPO
'92, svoltosi all’ Auditorio de la Cartuja, alle porte di Siviglia, in
Spagna. Mentre Dylan aveva già collaborato con l'ex compagno di Bruce
nella band dei Cream e Bluesbreakers Eric Clapton in numerose occasioni,
questa è l'unica collaborazione documentata tra Dylan e Bruce. Dylan
arrivò presso la sede giusto in tempo per una breve prova con gli altri
musicisti prima dell'inizio dello spettacolo.
Dylan, che si è esibito subito dopo il set di Jack Bruce, era
accompagnato da Phil Manzanera e Richard Thompson alle chitarre, Ray
Cooper alle percussioni, e dal batterista Simon Phillips. Dylan ha per
primo eseguito una versione estesa di "All Along the Watchtower", poi ha
eseguito tre pezzi in acustico accompagnato da Richard Thompson, Boots
Of Spanish Leather (Bob Dylan), Along The Borderline (Ry Cooder), Answer
Me (Christopher Bratton / Daniel O'mahonyDaniel / Gavin Oglesby /
Sterling Wilson) incisa da Nat King Cole, poi è rimasto sul palco per
suonare Shake Rattle 'n' Roll (Charles E. Calhoun a.k.a. Jesse Stone)
con Keit Richards ed infine la serata si è conclusa con una jam finale
all-star per una una cover di "Can't Turn You Loose" di Otis Reddin, che
ha visto assieme sul palco Chuck Leavell e Ivan Neville alle tastiere,
Phillips alla batteria, Cooper alle percussioni, The Miami Horns ai
fiati, Dave Edmunds, Richard Thompson, Phil Manzanera, Steve Cropper,
Jack Bruce, Keit Richards, Robert Cray e Dylan stesso alla chitarra
elettrica.
Il festival di cinque giorni si svolse dal 15 al 19
ottobre 1991 con la caratteristica che ogni notte era incentrata su uno
stile musicale diverso. Le cinque serate furono filmate e
successivamente raccolte in un film/documentario di oltre un'ora per
supportare l' Esposizione Internazionale EXPO 92 che si svolse nel mese
di aprile dell'anno dopo.
Una
versione del film è stata scambiata tra i fans di Dylan per un bel pò di
tempo. Di seguito è riportato l'elenco dei brani, cortesia DVDylan.
1. Sunshine Of Your Love (Jack Bruce)
2. Leyenda (Phil Manzanera)
3. Southern Cross (Phil Manzanera)
4. Sphinx (Phil Manzanera)
5. Keep Your Hat On (Joe Cocker)
6. Night Calls (Joe Cocker)
7. Unchain My Heart (Joe Cocker)
8. City Of Gold (Jack Bruce)
9. White Room (Jack Bruce)
10. All Along The Watchtower (Bob Dylan)
11. Boots Of Spanish Leather (Bob Dylan)
12. Along The Borderline (Bob Dylan)
13. Answer Me (Bob Dylan)
14. Shake Rattle 'n' Roll (Keith Richards)
15. Going Down (Keith Richards)
16. Something Else (Keith Richards)
17. Connection (Keith Richards)
18. Can't Turn You Loose (All Star Jam)
Principali artisti partecipanti al festival:
Joe Cocker - Vocal
Jack Bruce - Bass, Vocal
Keith Richards - Guitar, Vocal
Bob Dylan - Guitar, Vocal
Phil Manzanera - Guitar
Robert Cray - Guitar, Vocal
Steve Cropper - Guitar
Dave Edmonds - Guitar
Steve Jordan - Drums
Simon Phillips - Drums
Ray Cooper - Percussion
Chuck Leavell - Keyboard
Pino Palladino - Bass
Vincent Amigo - Guitar
Richard Thompson - Guitar
Miguel Bose - Vocal
Ivan Neville - Keyboards
Hollywood, California - Dolby Theatre,
October 26, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. Stay With Me (song by Jerome Moross and
Carolyn Leigh)
(Nota di Mr.Tambourine: Secondo quanto postato sabato 25 ottobre
questo pezzo era dato far parte della track list del rimandato album
"Shadows In The Night". L'esecuzione live di questo pezzo per
la prima volta in assoluto sembra confermare le voci che dicono che
"Shadows In The Night" sia un album tributo a Frank Sinatra).
STAY WITH ME
Theme From "The Cardinal"
(Jerome Moross / Carolyn Leigh) (1963)
First Recorded by : Frank Sinatra 3 Dicember 1963
Released: 1965 - LP Sinatra '65 - Label Reprise Records RS-6167
Personnel:
Guitar - Billy Pitman, Don Lanier, Johnny Gray, Tommy Tedesco
Percussion - Emil Richards, Frankie Capp, Hal Blaine
Piano - Leon Russell
Producer - Jimmy Bowen, Sonny Burke
Vocals - Frank Sinatra
Should my heart not be humble, should my
eyes fail to see,
Should my feet sometimes stumble on the way, stay with me.
Like the lamb that in springtime wanders far from fold,
Comes the darkness and the frost, I get lost, I grow cold.
I grow cold, I grow weary, and I know I have sinned,
And I go seeking shelter and I cry in the wind,
And though I grope and I blunder and I kneel and I'm wrong,
Though the rose buckles under where I walk, walk along
Till I find to my wonder every task least to see,
Or that I can do it, pray, stay with me.
Stay with me.
Lunedi 27 Ottobre
2014
Hollywood, California - Dolby Theatre,
October 25, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Portland, Oregon - Keller Auditorium,
October 21, 2014
Bob Dylan incanta la folla del Keller con un rilassato set
country/blues
di Robert Ham | Speciale per The Oregonian
Cosa aspettarsi da Bob Dylan nel 2014? Considerando la sua età (73 anni
il 24 di maggio) e la sua statura all'interno del mondo della musica, è
probabile che sarebbe stato sufficiente che il decantato cantautore
semplicemente si fosse presentato sul palco del Keller Auditorium. E
considerando la risposta del pubblico che ha sottolineato ogni suo
movimento, poca armonica solista e qualche piccolo passo di danza, Dylan
avrebbe potuto portare avanti lo show con la minima quantità di sforzo e
il pubblico sarebbe andato via soddisfatto.
Abbiamo avuto di più di questo nel corso del set di due ore Martedì
notte, anche se non “molto di più”. Vestito con un abito beige ed un
cappello in stile bolero dello stesso colore, Dylan stava davanti al
microfono al centro della scena e dietro al suo pianoforte, facendo a
volte un passo indietro solo per mettere una mano sul fianco e ammirare
l'ottimo lavoro della sua band.
Questa nuova impostazione del suo show gli ha permesso di mettere più
impegno in quello che era più necessario: la sua voce. Come la maggior
parte degli artisti della sua età, la voce di Dylan è cambiata un bel pò
nel corso della sua carriera, riducendo il suo normale tono di canto a
qualcosa simile ad una raspa leggermente catarrosa. Ma quando ha spinto
un pò più sulle note alte o su quelle più basse del suo registro, come
ha fatto durante il set mettendo in evidenza "Forgetful Heart" e lo
scapricciata "Duquesne Whistle" sembrava affascinante e frizzante.
Si poteva anche sentire bene il lavoro che lui e la sua band di cinque
elementi hanno fatto nel creare questa scaletta per questa attuale serie
di date. Hanno mantenuto le canzoni iconiche al minimo, preservando dal
tagliare pezzi come "Tangled Up In Blue" ed i due bis "All Along The
Watchtower" e "Blowin' In The Wind", per il resto hanno pescato nel
materiale dall'ultimo decennio della sua carriera, sottolineando le
influenze country e blues di Dylan.
Ci sono stati un paio di piacevoli sorprese. Hanno buttato giù una
versione animata di "She Belongs To Me", un bel brano dall’ album di
svolta di Dylan "Bringing It All Back Home", e la beat-country in stile
Ricky Nelson "Waiting For You".
Dylan e la sua band non sprigionano più la carica elettrica delle sue
migliori esibizioni dal vivo, lo spettacolo è diverso ed ha un suo
fascino. Per tutta la serata lui era più rilassato e lo show sembrava un
vestito cucito adosso a Dylan, e se per chiunque altro sarebbe sembrato
un pò troppo tranquillo, come sempre, questo artista unico ha
interpretato il suo ruolo molto bene.
Hollywood, California - Dolby Theatre,
October 24, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Con queste parole, sul suo profilo
Facebook e sul suo sito ufficiale, ieri 25 ottobre 2014, la famiglia di
Jack Bruce ha dato l’annuncio della sua morte:
“It is with great sadness that we, Jack’s
family, announce the passing of our beloved Jack: husband, father,
granddad, and all round legend. The world of music will be a poorer
place without him, but he lives on in his music and forever in our
hearts.”
"E' con grande tristezza che noi, la famiglia
di Jack, annunciamo la morte del nostro amato: marito, padre, nonno e
leggenda per tutti. Il mondo della musica sarà un luogo più povero senza
di lui, ma lui vive nella sua musica e per sempre nei nostri cuori".
Il mitico bassista è morto nel suo paesino natale, Bishopbriggs nei
pressi di Glasgow, circondato da moglie, figli e nipotini.
Per gli appassionati di una certa generazione, Jack Bruce è stato «il
bassista» per eccellenza. Un musicista con solidi studi classici alle
spalle, con una tecnica da virtuoso e una naturale vocazione per il jazz
che si è guadagnato un posto nella leggenda con i Cream, la prima super
band della storia, il famosissimo trio era formato dai tre più bravi
strumentisti del mondo del rock, Eric Clapton, Jack Bruce e Ginger
Baker.
Un’avventura breve e tumultuosa, durata solo un paio d’anni, dal 1966 al
1968, che per la prima volta ha permesso al rock di entrare nel mondo
dell’improvvisazione jazzistica e del virtuosismo strumentale,
producendo super classici come l’album «Disraeli Gears»
e brani come «Sunshine Of Your Love» e
«White Room». La band ebbe un successo clamoroso in tutto il mondo: ma i
rapporti tra Jack Bruce e Ginger Baker erano così turbolenti che il
rosso batterista un giorno minacciò di prenderlo a coltellate. Pur
essendo scozzese, Jack Bruce si era formato nelle band nelle quali era
cresciuta la generazione dei giganti del rock inglese, prima The Graham
Bond Organisation, poi con i Blues Incorporated di Alexis Korner,
successivamente con John Mayall & the Bluesbreakers e poi con Manfredd
Mann, ma Bruce, fin da allora aveva messo in luce una delle
caratteristiche fondamentali della sua personalità: il disinteresse per
gli aspetti più commerciali della musica a favore della sperimentazione.
Con Jack Bruce per la prima volta nel rock, il basso elettrico diventa
uno strumento protagonista al pari degli altri, proprio come accadeva
nel jazz. Inoltre Jack era un cantante formidabile, con una voce calda e
intensa che, negli anni da solista, ha influenzato musicisti delle
estrazioni più diverse, Peter Gabriel compreso. Terminata l’avventura
con i Cream, tenta di prolungare l’avventura con il power-trio West,
Bruce & Laing (WBL) formato nel 1972 con Leslie West (guitar and vocals;
fondatore dei Mountain), Jack Bruce (bass, harp, keyboards and vocals,
ex-Cream) and Corky Laing (drums and vocals, ex-Mountain).
Jack Bruce e Leslie West
Continua a sperimentare nell’ambito del
jazz rock fino ad arrivare ad un’altra tappa fondamentale della sua
carriera, con uno dei gruppi chiave del jazz-rock, i Lifetime di Tony
Williams, il genio della batteria jazz. A completare il gruppo Larry
Young all’organo e John McLaughlin, il super virtuoso della chitarra,
suo vecchio amico. Poi si unisce per una breve collaborazione con Frank
Zappa per «Apostrophe», e quindi comincia un sodalizio con Carla Bley,
con la quale aveva suonato in «Escalator Over The Hill», altro album di
importanza cruciale per l’evoluzione in senso sperimentale della big
band jazzistica. Jack Bruce negli anni ha suonato con alcuni dei più
celebri chitarristi della scena, da Larry Coryell a Carlos Santana, Alan
Holdsworth, Robin Trower e Vernon Reid ma, se si esclude la breve
reunion dei Cream per i concerti alla Royal Albert Hall,
fondamentalmente ha vissuto una carriera
lontana dalle grandi ribalte, producendo album di grande qualità ma
apprezzati solo da una ristretta cerchia di fans. Dopo una vita
condizionata dalla droga, aveva un cancro al fegato e aveva anche subito
un trapianto. Probabilmente è stato il cancro a portarsi via un
musicista che per generazioni rimane uno dei più grandi bassisti
elettrici della storia.
Personalmente ricordo
di aver visto Jack bruce con Graham Bond e Pete Brown al Teatro Massimo
in Via San Gottardo a Milano nel 1972, una terribile serata tra
ragazzi che non volevano pagare l'ingresso e centinaia di polizziotti
che sparavano lacrimogeni come se fosse capodanno. Riuscirono ad entrare
anche nel teatro ed anche lì partirono i lacrimogeni, per cui fuggi
fuggi generale, Jack Bruce infilò il suo Gibson "diavoletto" nel cono di
uno dei suoi due Marshall incazzato come una bestia e tutto finì a
manganellate e litigi con la polizia. Anni pessimi a Milano per i
concerti, ma questo è un'altro discorso. Ciao Bruce, grazie e riposa in
pace!
Sabato 25 Ottobre
2014
"Shadows In The
Night": la track list
Ormai tutti stiamo aspettando con
impazienza l’uscita della "Bootleg Series Vol. 11 - The Basament Tapes
Complete" prevista per il 4 novembre, album del quale quattro brani sono stati
resi disponibili per un anteprima d’ascolto, ma che si può dire per
“Shadows In The Night”, l’album che era dato di imminente pubblicazione
nel mese di agosto, annunciato alla grande sul sito ufficiale di Dylan
assieme al videoclip di “Full Moon And Empty Arms” ed altrettanto
misteriosamente sparito per far posto al battage pubblicitario per
l’epocale pubblicazione di tutti i pezzi registrati da Dylan e The Band
nella famosa casa di campagna di Woodstock celebre col nome di “Big
Pink”?
Oggi sono disponibili alcune notizie su questo album che probabilmente
sarà pubblicato il prossimo anno. Le novità, per ora impossibili da
confermare, sono apparse nella sezione “discussions” di
expectingrain.com e precisamente in questa pagina:
Il dettaglio delle tracce elenca circa il
doppio della quantità di canzoni che ci si può aspettare su un album, ma
qualsiasi combinazione di dette tracce sarebbe da attendere con gusto.
Non si può dire quanto l’elenco delle canzoni (che sono elencate sotto)
sia degno di fiducia e quanto possa essere preciso, ma per il momento, a
livello di “rumors”, è doveroso farne menzione anche se niente è certo.
Potrebbe essere anche lo scherzo non dannoso di un buontempone, ma se
anche così fosse non ci vedo niente di drammatico, comunque per la
cronaca, ecco l’elenco delle tracce:
All Or Nothing At All
All The Way
Autumn Leaves
Come Rain Or Come Shine
Didn’t He Ramble
Full Moon And Empty Arms
I’m A Fool To Want You
It Had To Be You
Young At Heart
Maybe You’ll Be There
Melancholy Baby
On A Little Street In Singapore
Polkadots and Moonbeams
Skylark
Some Enchanted Evening
Stay With Me
Stormy Weather
That Lucky Old Sun
That Old Black Magic
The Night We Called It A Day
What’ll I Do
Why Try To Change Me Now
Il post di “Geezerfreak” su expectingrain diceva: "Questi sono la maggior parte dei brani registrati da Bob e dalla sua
band attuale (con il chitarrista Dean Parks aggiunto per un paio di
brani) durante le sessioni registrate nel mese di gennaio / febbraio di
quest'anno (il tour è cominciato il 31 Marzo a Tokio) ai Capitol Studios
di Hollywood.
Non posso fornire tutti i dettagli di come sono venuto a sapere queste
notizie, e non so quanto di ciò che è stato registrato finirà su
“Shadows In The Night”. Solo Bob potrebbe dirlo al momento.
L'ingegnere de suono era il grande Al Schmidt e Bob, come al solito, era
fuori in studio con il resto della sua band durante l’ascolto dei brani".
Comunque siano le cose, ecco gli originali delle canzoni che potrete
vedere ed ascoltare su Youtube:
Tutte le canzoni, eccetto “Skylark” (Bing Crosby) and Didn't He Ramble
(Harry Connick Jr.) sono cantate da Frank Sinatra.
Venerdi 24 Ottobre
2014
Seattle, Washington - Paramount
Theatre, October 19, 2014
di Steve Rostkoski
Tre notti, la stessa setlist. Non posso davvero lamentarmi però. Bob e
la sua band stanno presentando una selezione eccellente a questi
spettacoli. Chi avrebbe pensato che il suo set avrebbe incluso solo
quattro canzoni "standard" dal suo catalogo ("Tangled Up in Blue",
"Simple Twist of Fate", "All Along the Watchtower" e "Blowin' in the
Wind "), o che due
pezzi tratti da una colonna sonora ("Things Have Changed" e "Waiting for
You") sartebbero diventati dei pilastri dello show? E invece di "Highway
61" o "Summer Days", che chiudevano di solito, ora la impensata "Long e
Wasted Years" chiude lo show perfettamente. Un tale programma sarebbe
stato inimmaginabile solo alcuni anni fa.
Dopo la folla un pò eccitata di Sabato (weekend di festa), il pubblico
di Domenica era educato e rilassato. I musicisti suonavano più
rilassati, con Dylan che tirava fuori riffs dal pianoforte con ancora
più forza che nelle notti precedenti. Egli ha spesso ripetuto le note
del pianoforte, come volesse dirigere la band dicendo "QUESTA è la
direzione dove voglio che vada la canzone. Naturalmente i musicisti
hanno magistralmente seguito l'esempio, che è stato divertente da
vedere. "Duquesne Whistle" e "Beyond Here Lies Nothing" sembravano
particolarmente buone stasera.
Terzo spettacolo di questo USA tour, bisogna sottolineare le
sottigliezze, piuttosto che aspettare grosse sorprese. Ancora una volta
Bob sta sfidando i suoi fans a sentirlo in un modo nuovo. Non come un
atto con una serie di grandi hit, ma come un artista che sta
orgogliosamente eseguendo il suo lavoro più recente.
Ci vediamo la prossima volta qualche parte lungo la strada, Bob!
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
di Mitch Rath
Bello camminare sul filo del rasoio
In un esercizio di moderazione potente, stop repentini e ripartenze, e
altamente prevista, la set list immutabile. Bob Dylan e la sua band
hanno elevato la forma della loro arte nel fare musica dal vivo, ancora
una volta, a Seattle in questo fine settimana.
Bob e la band avrebbero potuto far saltare più volte il tetto del
Paramount e a quel momento sono andati molto vicini un paio di volte. Ma
lo spettacolo attuale non è impostato per far crollare i tetti delle
venue, anzi, il contrario, è più improntato sull’ascolto delle
sfumature, abile e sottile in questi giorni, a quanto pare.
Le sottigliezze delle differenze tra le versioni delle canzoni nelle
diverse serate son diventate più pronunciate come il fine settimana
avanzava. Un momento di Sabato notte, sia durante "Soon After Midnight"
o "Spirit on the Water", almeno a me è sembrato sentire qualche liks che
ricordava il Les Paul e la Mary Ford di "How High the Moon", ma non l’ho
sentito di nuovo Domenica. La versione di "Love Sick" era
incredibilmente ben formulata da Dylan, il suo viso ricco di espressioni
e piccoli movimenti del corpo in modo emotivo e così bello, a volte
facendo una specie di mezza danza, un pò funky, simpatica anche se una
piccola cosa, abile, si potrebbe semplicemente definire.
L'illuminazione del palco è in effetti come è già stata descritta da
altre persone, ricca e drammatica, e oscura chiunque dal troppo
controllo sul palco. Bob di tanto in tanto scalciava con i suoi stivali
color crema Venerdì, gli stivali da cowboy marroni Domenica, e le scarpe
lucide bicolori nere e bianche sabato, mentre sottolineava i liks al
pianoforte o i testi, ed è, come l'intero spettacolo, pieno di questi
piccoli gesti misurati di enfasi che danno il brivido, senza alcun
accenno alla grandiosità o alla ostentazione, semplicemente elegante e
abile a fare queste cose.
La sua voce era a volte molto forte e quasi invadente, corrispondente
alla forza e alla potenza di alcuni momenti, con una bella armonica che
mi ha fato venire i brividi provocava in testa più volte.
Il più recente materiale Tempest è dannatamente stato imparato ed
eseguito alla perfezione.
Un recensore ha sollevato un pò di dubbi circa l'alto costo dei
biglietti per questi spettacoli (prezzi terribili, è vero), e posso
comprendere appieno che la prospettiva (ne vale la pena ??) - è * stata
* un sacco di soldi per sedersi in posti decenti. Comunque non c'è
dubbio che non avrei potuto perdere nessuno di questo spettacoli a
Seattle, nessuno.
Il punto più alto per me, è stato dopo lo spettacolo, mentre ci
allontanavamo dalla zona di fronte al Paramount Theater di Seattle,
quando ho chiesto ai miei figli, di età compresa tra 17 e 22, che cosa
pensavano dello show dal momento che entrambi avevano visto Bob per la
prima volta in uno spettacolo abbastanza buono Venerdì sera, e la loro
risposta è stata: "Questa sera è stato incredibile, il migliore !!". I
miei due ragazzi sono musicisti anche loro e che non usano mezzi termini
di solito nei giudizi, e perciò quanto hanno detto di Bob mi ha
veramente emozionato....
E' stato un vero e proprio punto alto con la mia famiglia in questi
spettacoli, e siamo stati molto fortunati ad aver potuto andarci, è
stato un privilegio e una gioia.
Grazie all'uomo che si chiama Bob Dylan, e a quel sorprendente gruppo di
Musicisti. Un cenno a Tony e George perchè sono la spina dorsale di
questa band.
Giovedi 23 Ottobre
2014
Bob Dylan - Long and Wasted Years -
Seattle 17 Ottobre 2014
Bob Dylan - Spirit on the Water - Seattle
17 Ottobre 2014
Portland, Oregon - Keller Auditorium,
October 21, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Seattle, Washington - Paramount
Theatre, October 18, 2014
di Steve Rostkoski
La folla era più inquieta questa sera e la sicurezza si avventava su
chiunque tentava di prendere il telefono cellulare. Anche se non credo
che le persone debbano utilizzare i loro telefoni durante i concerti, è
stato fastidioso per il pubblico e per me che la sicurezza camminasse
avanti e indietro di fronte a noi tutta la notte. Nonostante la stretta
sorveglianza, ho deciso di correre verso la parte anteriore del palco
durante "Blowin' in the Wind". Nessuno mi ha fermato, così sono rimasto
ad una decina di metri di distanza da Dylan che era al pianoforte. Non
ho mai avuto l'opportunità di arrivare così vicino a lui ad uno show,
quindi questo è stato un bel bonus.
Sono rimasto stupito di come la luce fosse fioca sul palco. Anche da
vicino, era un pò difficile vedere l'azione sul palco in ogni dettaglio
(e non solo perché non indossavo i miei occhiali). La configurazione
attuale dell’illuminazione è una versione ridotta di quella che ho visto
nel 2012 stile old-time teatrale, faretti su dei supporti che
illuminavano il palco con un bagliore giallo caldo, ma anche l’ aggiunta
di quattro grandi fari sospesi sopra il palco non sembrano in grado di
fornire illuminazione supplementare. Forse l'illuminazione di Dylan sarà
alla fine affidata a una sola lampadina nuda.
Ci sarà nella terza notte una wild card? Ne dubito, ma staremo a vedere.
Era esattamente la stessa set list della notte prima, ma il ragazzo
seduto accanto a me e che era stato ad entrambi gli show ha detto che
stasera Bob e la band erano più impegnati. Come la stampa locale ha
detto, si paga solo per il privilegio di essere nella stessa stanza con
Bob Dylan, e poi si prende quello che passa il convento. Siamo stati
fortunati, come è spesso il caso.
I commenti sull’illuminazione fioca sono validi, non c’erano grandi
riflettori dal retro della sala, i colori sul palco erano per lo più
nero e oro, sottile e sommesso, ma la separazione tra il palco e il
pubblico era molto meno del solito. Mi sono seduto vicino alla parte
posteriore del piano principale, e con l'uso occasionale del binocolo ho
potuto vedere quello che volevo. Dylan e la band sembravano essere nella
stessa stanza dove eravamo noi. La maggior parte del gruppo era vestito
di nero, Bob era più visibile in abito e cappello beige.
"Long and Wasted Years" che ha chiuso il secondo set prima dei bis era
altamente drammatica. L'illuminazione, la musica, e l’interpretazione di
Dylan della sua alta poesia sono stati sorprendenti e convincenti. La
songlist, per lo più con canzoni recenti del 21° secolo si mischia con
poche e buone scelte del passato, ma tutti sono in linea con il forte
tema di "Long and Wasted Years". Si tratta di un elenco di brani che
formano un potente spettacolo.
Pochi ricordi particolari: Dylan ha giocato con il testo di "Simple
Twist of Fate" come ha fatto spesso, e ottenuto una rima killer con il
titolo della canzone con "back in '58" che ha avuto grande riscontro e
acclamazione. Spero ci siano almeno alcune registrazioni amatoriali con
tutte le buone linee di questa versione. Dylan ha fatto un buon lavoro
di armonica in "Simple Twist of Fate", così come inelle altre vecchie
canzoni: "She Belong To Me", "Tangled Up In Blue" e " Blowing in the
Wind". Dylan è l'unico permormer attuale che esegue brani in 3/4 e in
6/8 in questi giorni? "Waiting For You" e "Soon After Midnight " erano
davvero dondolanti.
Caro Tambourine,
si avvicina il 2015 e HIGHWAY 61 RIVISITED - come molti di noi ben prima
di lui - sta per compiere 50 anni…
Una delle prime iniziative di festeggiamento è questa dei MANDOLIN
BROTHERS, che a Milano, il 15 novembre, rifaranno integralmente dal vivo
tutti i brani del disco. Ti mando la locandina dell'evento.
un caro saluto, blindboygrunt
Caro Blind, grazie per
la segnalazione, spero davvero di riuscire ad essere presente a questo
interessantissimo appuntamento, naturalmente un avviso a tutti gli amici
dylaniati di Milano: "Don't dare to miss it!". Un salutone anche a te,
Mr.Tambourine, :o)
Seattle, Washington - Paramount
Theatre, October 17, 2014
Bob Dylan e la sua band in gran forma
al Paramount
di Gene Stout / Speciale per The Seattle Times
Bob Dylan ed il cosiddetto Never Ending Tour, una serie di
trekking/concerti che lo hanno tenuto on the road quasi
ininterrottamente dal 1988 ad oggi, si concluderà un giorno con l'acuto
finale di Dylan.
Ma per ora, l'icona del folk-rock con la voce roca, brani poetici e la
personalità enigmatica, mostra pochi segni di rallentamento.
Se vedere Dylan in concerto è sul vostro carnet, non c'è alcun senso nel
non andare. Il 73enne trovatore e la sua stagionata band di cinque
musicisti erano in ottima forma Venerdì sera per il primo dei tre
concerti al Teatro Paramount, esibitisi col quasi tutto esaurito davanti
ad un pubblico che rappresentava diverse generazioni.
E' stato il primo concerto statunitense di Dylan dato la serie di date
in Giappone, Europa, Australia e Nuova Zelanda. Ma l’eterno cantautore
non ha perso tempo con sciocchezze tipo "Sono contento di essere tornato
negli USA" o "Ciao, Seattle". Lui e la band hanno cominciato puntuali
alle 20.00 con "Things Have Changed", "She Belongs to Me", "Workingman’s
Blues # 2", "Duquesne Whistle" e altre canzoni facenti parte di una set
list invariata da ormai un anno.
Dylan, vestito nel suo classico abito nero, stivali da cowboy bianchi e
cappello a tesa larga nero, si è diviso tra pianoforte e armonica,
cantando con una voce che si è evoluta in un gorgheggio tipicamente
roco.
Il palco era semplice ma elegantemente impostato, come una sala da
pranzo formale, con luci soffuse, drappeggi morbidi e strumenti ben
lucidati. Il suono era decente, permettendo al pubblico di assaporare la
brillantezza lirica di Dylan.
La backing- band di Dylan era composta dal chitarrista Charlie Sexton,
dall’altro chitarrista Stu Kimball, dal bassista Tony Garnier, dal
batterista George Recile e dal polistrumentista Donnie Herron, ex membro
dei BR549 di Nashville. Insieme, hanno fornito un forte sostegno a Bob.
Con una carriera iniziata più di cinquanta anni fa, Dylan ha un vasto
repertorio di canzoni con temi politici, sociali e letterari. Eppure è
in continua evoluzione, eseguendo i suoi capolavori ricchi di profondità
e poesia con un suono fresco.
La set list è composta da 19 canzoni, divisa in due set separati a metà
da circa 15 minuti di intervallo. C’erano anche alcuni classici come
"Tangled Up in Blue" e "Simple Twist of Fate" (con arrangiamenti del
tutto diversi dagli originali), il blues "Love Sick" e la bella "Spirit
on the Water", una canzone d'amore con la lirica: "Tu pensi che io sia
oltre la collina / hai intorpidito la mia volontà / Fammi vedere quello
che hai / possiamo spassarcela un pò". Il pubblico ha risposto alla
serie con applausi e grida di gioia.
Il concerto si è chiuso con un bis vivace con due delle canzoni più
famose di Dylan, "All Along the Watchtower" e "Blowin' in the Wind".
Dopo le note finali, Dylan e la sua band hanno semplicemente fatto un
inchino ed hanno tranquillamente lasciato il palco.
Seattle, Washington - Paramount
Theatre, October 19, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
"Mi ricordo che negli anni '80 facevo
spettacoli con Tom Petty e guardando il pubblico pensavo - Non sono
molti i fans che son venuti a vedere me, son venuti a vedere Tom Petty &
The Heartbreakers -."
~ Bob Dylan (Robert Hilburn, dicembre 1997)
Venerdi 17 ottobre sono stato al concerto
di Bubola al Folk Club di Torino. E' stata una serata piacevolissima.
Prima parte dello show, canzoni del suo ultimo lavoro con brani della
prima guerra mondiale rivisitati e arrangiati in maniera superba.
Seconda parte con pezzi del suo repertorio dalle più famose, ne cito
una "Il cielo d'Irlanda", ad altre meno note ma di grande atmosfera.
il Folk club a Torino, per chi non lo conoscesse, è una cantina con al
massimo 200 posti, un ambiente quindi molto intimo. Io avevo avuto modo
di conoscere Massimo a Vimercate qualche anno fa per un incontro su BOB
DYLAN. Ricordo la presenza oltre che di Bubola anche della grandissima
Fernanda Pivano, del pretore di Milano
Armando Spataro grandissimo fan di BOB. Il padrone di casa era stato
quella sera il giornalista Gianni Barbaceto.
In questo locale negli anni sono passati grandi artisti , ne cito alcuni,
BRIAN AUGER, JOHN HAMMOND, PAOLO FRESU con GIAN MARIA TESTA, MIMMO
LOCASCIULLI ed altri.
Per finire, se capita nella vostra zona, andate ad ascoltare Bubola,
vale veramente, non sprecherete la serata.
UN SALUTO A TUTTI, MARCELLO
Caro Marcello,
condivido in pieno le tue parole e credo di non dire niente di nuovo
dicendo che “Massimo è il Massimo”!
Dopo uno dei suoi show si esce con la bocca addolcita. Le sua ballate ti
riportano nella musica, quella musica che, purtroppo, le radio ed i tempi stanno
facendo a pezzi con tutta quella massiccia importazione di stronzate
dall’estero, artisti usciti dai peggiori ghetti e che nei peggiori
ghetti sarebbe meglio tornassero, rappettari ciccioni, rappettatrici o
rappettare che dir si voglia per le quali l'aggettivo volgari è un eufemismo, il
pessimo vocalismo femminile che si può trovare nei
peggiori club di Harlem o di Los Angeles. Meno male che da noi c’è
ancora gente come Bubola che è capace di trasformare la poesia, i
sentimenti, le emozioni ed i ricordi in straordinarie ballate capaci di
cullarci come la dolcissima ninna-nanna che ci cantava la nonna. Massimo punta
dritto al cuore della gente con parole semplici, ricordi dolci, storie
piene di pathos, con la pacatezza di chi ha capito la vita e la dote riservata a
pochi di saperlo comunicare agli altri. Lui è lontano dal mondo dei "work in progress"
fatti di misere riedizioni di classici ormai senza più emozioni concepiti per
raggranellare soldi, Massimo vive nel suo “Bubolamondo”, un mondo al
quale molti artisti devono tanto ed hanno restituito poco, ma come dice
un vecchio adagio “Per i Maestri c’è la gloria, per i mediocri solo lo
stipendio mensile”.
Sul palco i padroni assoluti sono Massimo, la sua musica e le sue parole,
niente inutili orpelli, ridondanti scenografie, macchine del fumo o abiti di scena
tempestati di lustrini. Sul palco c'è lui ed i suoi
bravi musicisti senza atteggiamenti da superstar, che suonano con
semplicità una una musica genuina e sincera, che viene dal cuore prima
che dalla mente, pensiweri e parole che Massimo mette in rima senza mai cadere nel
banale o nello scontato. I suoi testi sono dotati di una "nobiltà"
incontestabile, la musica che viene dal passato per manifestarsi nel
presente, perchè la musica "vera" non tramonta mai, non è soggetta alle
mode. Questa è la musica di Bubola , musicista e songwriter "prezioso",
con un posto prenotato nella Hall of Fame Italiana , se mai un giorno
dovesse esserci una Hall of Fame italiana.
Cogliamo l'occasione per riascoltare "Il cielo d'Irlanda, Ciao, alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Lunedi 20 Ottobre
2014
Seattle, Washington - Paramount
Theatre, October 18, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Seattle, Washington - Paramount
Theatre, October 17, 2014
di Steve Rostkoski
Sono riuscito ad avere i biglietti per tutte le tre notti di Seattle per
questa ultima tappa del Tour Never Ending. L'ultima volta che sono
andato ad un multiplo spettacolo è stato nel 1995, quando Dylan ha
suonato anche al Paramount. Quando ha aperto i tour passati da Seattle,
Dylan ha spesso inserito qualche sorpresa negli shows. Nello spettacolo
di Seattle nel 2002 ha debuttato il Dylan alle tastiere che c’è ancora
oggi e la set list era caratterizzata da cover di Warren Zevon e Rolling
Stones (questo è ancora oggi il più divertente spettacolo Dylan che io
abbia mai visto). I due concerti di apertura del 2009 sono stati i primi
dopo il ritorno ufficiale del chitarrista Charlie Sexton, che accrebbe
notevolmente il livello di eccitazione.
Stranamente, quando ho visto Bob e la sua band l’ultima volta nel 2012,
Sexton sembrava relegato in secondo piano e Stu Kimball aveva assunto la
maggior parte delle parti principali di chitarra. Fu comunque un bello
spettacolo solido, ma in alcune parti mancante del fuoco necessario. La
voce di Bob era anche piuttosto agitata quella notte.
Kimball ha introdotto lo spettacolo del Venerdì sera con una
strimpellata della sua acustica mentre Dylan e il resto della band
salivano sul palco lanciandosi poi in "Things Have Changed" facendo una
prestazione copia delle prestazioni recenti. Il suono era cristallino,
forse il migliore che abbia mai sperimentato negli spettacoli di Dylan.
Stava al centro del palco, afferrava l’asta del microfono con una mano,
di tanto in tanto faceva una piccola danza tra le frasi. Oserei dire che
la sua voce suonava grande, molto ricca di sfumature, senza molto del
solito growling o "upsinging" che possono risultare fastidiosi.
Poi "She Belong To me” in un take ritmico più unico della ballad
iniziale, e uno dei pochissimi pezzi tratti dal suo catalogo durante la
serata. La maggior parte della setlist prendeve i pezzi da “Time Out of
Mind”, "Love and Theft", “Together Through Life” e “Tempest” (che era
stato completamente trascurato negli show del 2012). Anche la poca luce
era uguale a quella degli ultimi shows.
Poi un dolce country valzer che suonava familiare, ma non riuscivo a
ricordare da dove veniva. Si è rivelato essere "Waitin' for You", un
brano che scrisse per film del 2002 “Divine Secrets” delle Ya-Ya
Sisters.
La maestosa ballata "Workingman’s Blues # 2" da Modern Times mostra come
Charlie Sexton sia stato riportato alla ribalta ancora una volta. Invece
dei suoi soliti assoli fiammeggianti però, Sexton ha usato piccoli riff
e riempitivi da aggiungere al testo della canzone, il suo tocco jazzy
era ipnotizzante. Dal momento che ora è piazzato dietro al pianoforte di
Dylan, i due spesso si scambiano qualche frease musicale, con Dylan che
istituisce un tema alle tastiere e poi Charlie lo abbellisce con la
chitarra. Sia "Duquesne Whistle" e "Pay in Blood" sono state ampiamente
caratterizzate da questo affascinante gioco.
In realtà, io sono impressionato da come tutti i musicisti della
corrente band di Dylan hanno sviluppato e costruito queste canzoni. A
volte le band di supporto di Dylan cadevano in una formula altalenante
tra boogie e country che dopo un pò annoiava. Questo non succede più
ora. Dal tono profondo dato a "Love Sick, e la dolce e fatalista "Simple
Twist of Fate", si deduce che questi ragazzi sono oggi pronti a tutto.
"Long and Wasted Years " è un drammatico brano da Tempest che sembta
fatto apposta per essere un numero di chiusura inaspettata, ma questa
band la esegue in modo da farla sembrare una scelta naturale e non
studiata prima, alla folla è piaciuta molto, e onestamente mi ha
lasciato senza fiato. Il bis di "All Along the Watchtower" e "Blowin' in
the Wind " poi mi sono sembrati le ciliegine sulla torta.
Domani la seconda serata........
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
di Mervyn Duddy
Spesso, quando mi sono messo in un viaggio (o in questo caso in viaggio
in treno), per andare a vedere una serie di concerti di Bob Dylan, mi
sono chiesto se davvero ne valeva la pena. Questo non perché io sia
rimasto qualche volta deluso, ma per l'incredulità di amici e parenti al
mio desiderio di vederlo tutte le volte che mi è possibile, e mi chiedo
sempre se può continuare a darmi quei momenti magici che sta dando in
questi ultimi anni della sua carriera artistica. Sembra inumano che un
artista sia ancora in grado di emozionare in tanti modi diversi e
insoliti, cinquanta e più anni dopo.
Ci saranno ancora due spettacoli dopo questo al Teatro Paramount qui a
Seattle da vedere, ma sapevo che questo viaggio sarebbe stato speciale.
Ho amato tutti e quattro gli spettacoli nella zona della baia di due
anni fa, con l'unica delusione che, anche se c'erano un sacco di gemme
da ricordare con affetto e assaporare, non aveva suonato nessuna
canzone da Tempest. Stasera ha inserito ben sei pezzi da Tempest, e solo
cinque dei diciannove sono precedenti a “Time Out Of Mind”. Può essere
vero che molti musicisti ad un certo punto del loro spettacolo dicono "E
ora mi piacerebbe suonare un paio di canzoni dal mio nuovo album ", ma
Dylan è uno dei pochi che non ha bisogno di dire queste parole per
aumentare l’eccitazione del pubblico.
Questo è un set molto più sottile, misurato e contemplativo delle
prestazioni rispetto a quelli che si svolgono nelle arene o anfiteatri,
e come qualcuno accanto a me ha osservato, la struttura di questo
spettacolo probabilmente non andrebbe bene in un’arena, ma è ottima per
un teatro come il Paramount, lo show è stato perfetto.
Forgetul Heart a San Francisco nel 2012 era è stato uno degli standouts
per me di quella serie di spettacoli, ma ora la versione è molto
diversa, un trattamento più soffice qui al Paramount, che dimostra
ancora la sua abilità come scrittore e performer con molto sostegno ed
una dolce voce. E la sua voce ieri sera nel complesso è stata
meravigliosa.
Una delle cose che più apprezzo nelle performance di Dylan è che egli
raramente imbocca la via più facile. Ecco un uomo con un catalogo di
canzoni senza precedenti, e poteva suonare tutti i suoi hit in ogni show
e le persone sarebbero venute a vedere il mito per poi tornare a casa
felici di aver visto l’icona degli anni '60, un artista da vedere a
tutti i costi. Ma il Dylan che si è esibito stasera attesta, con queste
sue canzoni del suo ultimo periodo, che continua ad essere un uomo in
uno stato di sviluppo e di evoluzione continua. Egli non sembra
interessato a fermare il suo lavoro su punti ormai stabiliti, a questo
ritmo non smetterà mai.
Anche le canzoni più vecchie come “Simple Twist of Fate” e “Tangled Up
In Blue” avevano dei sostanziali cambiamenti nei testi, il che dimostra
quanto seriamente lui prenda le sue canzoni e le sue performances,
mantenendo vivo l'interesse e l'apprezzamento delle persone che lo hanno
visto più volte nel corso dei decenni.
Grande Tamb! Lo stato di rincoglionimento
incombente è comunque in totale condivisione, per quanto mi riguarda
...... e che la salute ci assista, sempre, come fortunatamente assiste
Bob che (ma c'è ancora da chiederselo? ....) chissà come farà, a 73
anni, a continuare a proporsi su un palco un centinaio di volte l'anno,
da ventisei anni consecutivi ..... e basterebbe solo questo per
considerarlo unico, ineguagliabile, imparagonabile.
Complimenti per quello che continui a fare su maggiesfarm, non so se hai
mai segnalato questo posto, profitto della occasione per farlo comunque
io, è tra i miei siti preferitissimi da un pò di tempo ..... http://dylantube.com/
Buona domenica e buone cose! Otello
L'hai proprio detto
tu, lui è "unico, ineguagliabile, imparagonabile". Credo che queste tue
tre parole spieghino "tutto il Dylan minuto per minuto". Grazie per il
suggerimento dylantube, ottimo canale per vedere filmati. Ciao, alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Domenica 19 Ottobre
2014
Seattle, Washington - Paramount
Theatre, October 17, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Ciao Tamb, perchè Poncho? Non è più Pancho? :-)))......
Saluti, Otello
Certo che è sempre
Pancho caro Otello!!! Sono io che ogni tanto perdo i colpi, sarà l'età
penso....più il tempo passa e più rincoglionisco, ma come dice un
vecchio adagio "l'importante è la salute" e per il momento, non andando
di pari passo con la memoria, quella non manca per fortuna. Anche lui si
fece chiamare Pancho, sinonimo di Francisco (in onore di San Francesco
d'Assisi). Pancho Villa suonava benissimo, invece se fosse stato Poncho
Villa sarebbe suonato uno schifo! Così, anche il povero Villa, dovette
cambiare nome ed usare il famosissimo nickname "Francisco (Pancho)
Villa", in quanto nato con il terribilmente brutto nome di Doroteo
Arango Arámbula nei pressi di Durango, nel ranch la Coyoitoda di San
Juan del Rìo di proprietà di Lopez Negrete, da una coppia di mezzadri,
Augustin Arango e Micaela Arámbula e morto assassinato nella sua auto a
Parral il 20 luglio 1923). Ti immagini un rivoluzionario con un nome
simile? Il povero Doroteo Arango Arámbula non sarebbe riuscito a
mettere insieme nemmeno una copia dei suoi famosi "Dorados" (truppe a
cavallo a lui fedeli che agivano divisi in piccoli gruppi con azioni di
sorpresa seguendo la strategia di guerriglia "mordi e fuggi" copiata
dagli indiani Apache e Comanche contro cui si erano battuti i coloni
messicani di una generazione prima). Invece Pancho Villa suona bene è il
nome perfetto per un condottiero che avrebbe poi acceso la fantasia e le
speranze dei rivoluzionari Peones che, secondo il motto di Emiliano
Zapata "meglio morire in piedi che vivere in ginocchio" avrebbero
sacrificato la loro vita per un futuro Messico migliore.
Ti ringrazio di avermi
segnalato l'errore che, come potrai constatare ho già corretto, e se in
futuro ne troverai altri non esitare a segnalarmeli. Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Sabato 18 Ottobre
2014
Pancho and Lefty
Pochi autori hanno avuto la fortuna o il privilegio di poter vedere e
sentire una loro canzone eseguita in un concerto di Bob Dylan, uno di questi pochi
rispondeva al nome di Townes Van Zandt, nato a Fort Worth il 7
marzo 1944 e morto il 1 gennaio 1997 per i postumi di una terribile
caduta dalle scale a casa sua mentre stava scrivendo i testi per il suo
ultimo album.
Pancho and Lefty sembra una canzone uscita dalla mente di Dylan e dalla
penna di Jacques Levi e stranamente mancante dall’album “Desire”.
Dylan la eseguì per la prima volta in assoluto sul palco in Italia il 21
Giugno 1989 allo Stadio Lamperti di Cava de' Tirreni
(dove esegui anche un’altra canzone non
scritta da lui, Barbara Allen, (o Allan, altre denominazioni sono Barbry
Allen o anche Bonny Barbara Allan, che è una delle più celebri ballate
tradizionali in lingua inglese. Pur essendo di antica origine scozzese,
è da secoli parte anche della tradizione popolare musicale degli Stati
Uniti d'America. Nelle Child Ballads le è attribuito il numero 84. Bob
suonò questa traditional ballad per la prima volta il 15 Ottobre 1962 al
Gaslight Cafè di New York, per poi suonarla in tutto altre 60 volte dal
vivo nel decennio dal 1981 al 1991).
Bob suonò Pancho and Lefty nei suoi
concerti per altre 5 volte:
1 Luglio 1989, Peoria, IL
17 Luglio 1991, Cleveland, OH
25 Ottobre 1991, Austin, TX
26 Ottobre 1991, San Antonio, TX
11 Giugno 2004, Manchester, TN
e una volta in duetto al “Willie Nelson's 60th birthday
television special” il 28 Aprile 1993 negli studios della KRLO-TV di
Austin, Tx, accompagnato dalla "The Healing
Hands of Time Band" formata da: Reggie Young (guitar), Mark Goldenberg
(guitar), Robbie Turner (pedal steel guitar), Marty Stuart (mandolin),
Mickey Raphael (accordion), Benmont Tench (keyboards), Mark O’Connor
(violin), Don Was (bass), and Kenny Aronoff (drums)..
Townes Van Zandt era un songwriter dal carattere schivo e malinconico,
figura di culto nella musica country statunitense e molto apprezzato
dalla critica.
Nacque in una ricca famiglia di petrolieri texani che gli fece cambiare
residenza molte volte. Questo gli tolse il senso di appartenenza nei
confronti della propria terra d'origine. A scuola era quello che si dice
uno studente modello, ma all'Università cominciò a soffrire di psicosi
maniaco-depressiva. La terapia a base di insulina gli provocò dapprima
grossi problemi alla memoria e poi lo spinse al consumo e alla
dipendenza da alcool e droghe.
Appassionato di musica country iniziò ad esibirsi accompagnandosi con la
chitarra in piccoli locali nella zona di Houston in Texas, dove fece
conoscenza con i più grandi cantautori texani di country e blues tra cui
Guy Clark che divenne suo amico personale, Jerry Jeff Walker, e
Lightnin' Hopkins.
Guy Clark, Townes Van Zandt
Nel 1981 ottenne successo e notorietà quando un suo brano, Pancho &
Lefty, reinterpretato dal duo Willie Nelson/Merle Haggard e poi anche da
Emmylou Harris che raggiunse il
primo posto nella classifica country di Billboard. Un altro suo brano
ottenne un buon successo, "If I Needed You", cantato ancora dalla Harris,
che
raggiunse il 3º posto della classifica country.
Nel 1990 aprì alcuni concerti dei Cowboy Junkies che lo fecero conoscere
alle generazioni più giovani.
Morì prematuramente il 1 gennaio 1997 per i postumi di una caduta dalle
scale, mentre stava finendo di scrivere le canzoni di un nuovo album che
sarebbe dovuto uscire per l'etichetta di Steve Shelley dei Sonic Youth.
Ebbe un figlio che porta il suo stesso nome.
Nel 2001 gli è stato dedicato un album tributo intitolato “Poet: A
Tribute to Townes Van Zandt” con la partecipazione di molti artisti
country rock tra i quali: Emmylou Harris, Cowboy Junkies, Willie Nelson,
Nanci Griffith, Guy Clark, Lucinda Williams, Steve Earle, John Prine.
Venerdi 17 Ottobre
2014
Essendo Venerdi 17
suggerirei a tutti gli amici una toccatina!!!!!
Dylan: 6 ragioni per
vedere il suo concerto di Portland e 5 motivi per restare a casa
Bob Dylan tornerà a Portland,Oregon, il 21 ottobre presso l'Auditorium
Keller. E' la sua quarta apparizione qui negli ultimi cinque anni, il
tutto in diverse sedi: Memorial Coliseum nel 2009, Edgefield nel 2010,
the Rose Garden (now the Moda Center) nel 2012 ed ora al Keller.
Dylan è in tour senza sosta da anni. Qust’anno è già stato in Giappone,
Hawaii, Irlanda, Turchia, Grecia, Romania, Slovacchia, Austria,
Germania, Repubblica Ceca, Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Nuova
Zelanda e Australia, e deve fare ancora molte date presso gli auditorium
attraversando gli Stati Uniti fino a dicembre. Lui suona circa 100
concerti all'anno e lo fa da decenni ormai. A lui non importa di quello
che voi od io pensiamo di lui, ma qui ci sono sei motivi per cui si
potrebbe desiderare di andare al suo concerto e cinque motivi per
scegliere di restare a casa.
Perché si dovrebbe andare
1) La scaletta non cambia. E' impostata sulle canzoni dei suoi tre album
più recenti, in particolare "Tempest". Non chiedetevi perchè è più
impegnato dal nuovo materiale ed è più libero di
pasticciare/reinterpretare le melodie ed i testi senza persone che si
lamentano. Quasi tutte le canzoni da "Time Out of Mind", "Love and
Theft" se ne sono andate ad eccezione di "Love Sick", "High Water" e
"Summer Days".
2) Molto probabilmente non sentiremo "Like a Rolling Stone". E sì,
questo è un motivo per andare. Dopo più di 2.000 esecuzioni (2.011,
secondo il suo sito web), ha messo il suo vecchio cavallo di battaglia
al pascolo. Dylan ha smesso di suonarlo regolarmente alla fine del 2012
e l’ha risuonata solo una volta a Roma lo scorso anno. Sono rimaste "All
Along the Watchtower" e anche la vecchia e non più eccitante "Blowin' in
the Wind".
3) Vedere Dylan è come vedere Abramo Lincoln. Una volta ho scritto un
saggio sostenendo che Dylan è la figura più influente nella storia
culturale americana, ancor più che il suo eroe Elvis Presley, o di
qualsiasi altro musicista, scrittore, artista, attore, performer o di
qualsiasi tipo, vivo o morto. Mi hanno insultato di brutto per questo,
ma io sto dalla sua parte. Questo è il più grande cantautore americano
che sia mai apparso sulla scenamai. Puoi dire ai tuoi figli e nipoti che
l'hai visto, e loro andranno ad ascoltarlo e rimarranno colpiti.
4) Il suo archivio è insuperabile. Non importa molto quando lo stai
sentendo in concerto, ma il materiale d'archivio che è venuto fuori
sulle Bootleg Series è stato sorprendente. "Another Self-Portrait" è
stato una rivelazione, e lo sarà anche l prossimo che è "The Basement
Tapes complete" che uscirà il 4 novembre. Quelli che raccomando sempre
sono "Tell Tale Signs", con "Series of Dreams" e "Cross The Green
Mountain", la sua epica sulla Guerra Civile.
5) "Things Have Changed" premio Oscar, dalla colonna sonora del film
"Wonder Boys", è la solita opener. Il suono potrebbe essere ruvido, ma è
fantastico ascoltare Dylan cantare "Ho voglia di innamorarmi della prima
donna che incontrerò, la metterò in una carriola e me la porterò giù per
la strada”. Amo questa frase.
6) Lui potrebbe fare o dire qualcosa di strano. Questo è un ragazzo che
alloggia in un motel dove può tenere le finestre aperte e tenere i suoi
mastini in camera con lui. Lui ama camminare o andare in bicicletta ai
concerti, quindi tenete gli occhi aperti intorno al Keller!
Perchè non si dovrebbe andare
1) La voce di Dylan è spacciata. Questa non è una dichiarazione che
riguarda la sua voce, in generale, che era versatile e sottovalutata nel
corso della sua cinquantennale carriera, ma è una osservazione che
riguarda un 73enne che si esibisce in 100 concerti all'anno. Lui
borbotta o fa del talk-rap in alcune canzoni, soprattutto quelle più
vecchie, e sbaglia un sacco di ritornelli. Può ancora reggere per un
paio di canzoni, in alcuni momenti di morbidezza, ma nei momenti di
potenza viene annegato nel mix.
2) A proposito, il suono in un concerto di Dylan è spesso forte e
fangoso. I suoi fans più vecchi si lamentano del volume (e lui ha un
sacco di fans anzianissimi), ma non è così importante come la chiarezza.
La Keller ha una buona acustica, la speranza è l’ultima a morire.
3) Non suona più la chitarra ma il pianoforte. Dylan non suona più la
chitarra da anni e sarà sempre davanti o dietro una tastiera. Davanti è
molto meglio.
4) Se amate le versioni di "Tangled Up in Blue" o "Simple Twist of Fate"
nelle versioni pubblicate su "Blood on the Tracks" sarete molto delusi.
5) Probabilmente sarete delusi comunque. Questo non è il 1966 o il 1976
o il 1988. Qui si tratta di un mondo diverso e di un Dylan diverso.
Andate al concerto con la mente aperta e le orecchie aperte e
probabilmente ad un certo punto troverete anche qualcosa di speciale, ma
questo non cambierà la vostra vita. Se sei un fans di Dylan sai che sarà
così.
Ciao Mr.Tambourine,
ho trovato mentre cazzeggiavo in internet questa strana copertina di
Blonde on Blonde. Non l’ho mai vista prima d’ora e mi piacerebbe sapere
da dove viene e cosa contiene. Ti ringrazio se potrai rispondermi, ciao,
Al.
Ciao
Al, ho dovuto fare un pò di ricerche ma ci siamo, il disco fa parte
dell' edizione Giapponese di Blonde on Blonde suddivisa in due Volumi,
precisamente Vol.5 e Vol.6, pubblicate nel settembre 1966 (Vol.5) e
Marzo 1967 (Vol.6).
Quindi ricapitolando: Blonde on Blonde: Bob Dylan! Vol. 6 - Vinile LP
stereo, CBS / YS-748-C , Marzo 1967
Questo disco è la seconda parte (o meglio il secondo disco) di Blonde on
Blonde uscito in ritardo con una copertina esclusiva giapponese. Grazie
a "fixbutte" per le informazioni.
Track List:
Lato
1
1.Most Likely You Go Your Way (And I'll Go Mine) - 3:30
2.Temporary Like Achilles - 5:02
3.Absolutely Sweet Marie - 4:57
4.4th Time Around - 4:35
5.Obviously 5 Believers - 3:35
Invece la prima parte (o meglio il primo disco) di Blonde on Blonde
è intitolato però "Rainy Day Women 12 & 35: Bob Dylan / Vol 5." - Vinile
LP stereo, CBS YS-672-C (Giappone), pubblicato nel settembre 1966, cioè
l'anno prima di quello da te trovato. Grazie a Hans Seeger per le
informazioni e la foto.
Track List:
Lato
1
1.Rainy Day Women # 12 & 35 - 4:36
2.Pledging My Time - 3:50
3.Visions of Johanna - 7:33
4.One of Us Must Know (Sooner or Later) - 4:54
Lato 2
5.I Want You - 3:07
6.Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again - 7:05
7.Leopard-Skin Pill-Box Hat - 3:58
8.Just Like a Woman - 4:53
“Dylan, Cash,
And The Nashville Cats: A New Music City”
Nashville, Tennessee, 13 Ottobre 2014 - Bob Dylan, Neil Young, Leonard
Cohen, The Byrds, Paul McCartney, Ringo Starr, Joan Baez, The Nitty
Gritty Dirt Band, J.J. Cale, Linda Ronstadt, Leon Russell, Gordon
Lightfoot, Steve Miller, Ian & Sylvia, The Monkees, Simon & Garfunkel,
tutti questi grtandi nomi furono alcuni tra i molti artisti rock e folk che
vennerò a Nashville alla fine del 1960 e dei primi anni '70 per lavorare
con i versatili musicisti di studio più bravi della città, i famosi
sessionmen
soprannominati "Nashville Cats".
La Country Music Hall of Fame annuncia la prossima grande mostra che si
terrà nei locali del suo Museo intitolata “Dylan, Cash, And The
Nashville Cats: A New Music City” , la mostra esplorerà questi magici
momenti, aprendo Venerdì 27 Marzo 2015, per una durata di circa due
anni.
La decisione di Dylan di registrare a Nashville fornì un
catalizzatore importante nel portare molti altri artisti a quella che
doveva sembrare una destinazione molto improbabile negli anni sessanta,
politicamente polarizzati verso determinati chemi di vita. Nonostante la sua reputazione tra gli
hipsters di città conservatrice, dedita alle principali tendenze della
musica popolare, Nashville, infatti, è stata la patria di musicisti che
hanno avuto una grande influenza sulle altre scene musicali dell'epoca,
comprese quella di New York, San Francisco, Los Angeles, Toronto e
Londra.
Nashville è sempre stato un centro musicale più defilato di quanto
comunemente viene considerata, e la stessa cosa si potrebbe dire per la
Country Music Hall of Fame and Museum. “Ci sforziamo di raccontare la
storia completa della evoluzione della musica country con un mix di
esperienze di apprendimento allora provocatorie, e questa mostra è una
grande opportunità per parlare dei primi contatti tra il country ed il
rock” ha detto il Direttore del Museo Kyle Young." Dylan ha registrato
Blonde on Blonde, John Wesley Harding, e Nashville Skyline negli studi
della città. I Byrds hanno realizzato “Sweetheart of the Rodeo”, Neil
Young “Harvest” e la Nitty Gritty Dirt Band ha creato “Will the Circle
Be Unbroken”. Album come questi hanno avuto una profonda influenza sulla
musica popolare così come stabilire che Nashville era uno dei centri
migliori per realizzare musica".
Bob Dylan
Durante la registrazione del suo album "Highway 61 Revisited" nel 1965,
Dylan si trovava a New York a lavorare con il produttore Bob Johnston,
un ex-residente di Nashville che aveva assunto il multi-strumentista
Charlie McCoy per guidare le sessioni a Nashville. McCoy partecipò ad
una delle sessioni di Dylan a New York e suonò la chitarra in
"Desolation Row".
Coinvolto dalla musicalità di McCoy, Dylan
fu incoraggiato da
Johnston a registrare a Nashville dove c'erano altri musicisti
altrettanto abili come McCoy. Dylan seguì il consiglio di Johnston e
arrivò a Nashville nel 1966 per registrare Blonde on Blonde, uno dei più
grandi successi nella lunga carriera di Dylan e da anni punto di
riferimento della musica popolare americana. Dylan tornò a Nashville per
registrare John Wesley Harding, Nashville Skyline, ed alcune porzioni di
Self Portrait.
Johnny Cash
Dopo aver incontrato Dylan diversi anni prima, e dopo aver cementato la
loro amicizia al Folk Festival di Newport nel 1964, Dylan e Johnny Cash
si sono ritrovati a Nashville, nel febbraio del 1969. Dylan già aveva
registrato la maggior parte di “Nashville Skyline” quando lui e Cash
andarono in studio. Provarono più di una dozzina di duetti in due
giorni. "Girl from North Country" fu inclusa in Nashville Skyline, e Cash
scrisse le note di copertina per l'album.
Più tardi, quello stesso anno, Cash iniziò uno show settimanale
alla TV per la ABC, “The Johnny Cash Show”, che si teneva al Nashville Ryman
Auditorium e diventò una via attraverso la quale gli artisti country e
folk, pop e musicisti rock potevano raggiungere un pubblico nuovo. Dylan
e Joni Mitchell furono ospiti al primo spettacolo, e Linda Ronstadt,
James Taylor, Neil Young, Gordon Lightfoot ed Eric Clapton con Derek &
The Dominos parteciparono a spettacoli successivi.
Nashville Ryman Auditorium
Nashville Cats
I molti artisti che hanno seguito l'esempio di Dylan e sono venuti a
Nashville per registrare o apparire allo show di Cash sono stati
premiati con l'opportunità di lavorare con musicisti di fama mondiale.
In diversi casi, l' esperimento ha prodotto alcuni degli album di maggior
successo e maggior influenza, grazie a musicisti che facevano parte del
nucleo storico dei musicisti da studio di Nashville, tra cui c’erano
David Briggs, Kenny Buttrey, Fred Carter Jr., Charlie Daniels, Pete
Drake, Mac Gayden, Lloyd Green, Ben Keith, Grady Martin, Charlie McCoy,
Wayne Moss, Weldon Myrick, Norbert Putnam, Jerry Reed, Pig Robbins, e
Buddy Spicher.
Nel clima politico dell'epoca, le registrazioni di musica country
tradizionale di Nashville erano considerate e percepite come la musica
del conservatorismo del Sud, palesemente liscia e commerciale. In netto
contrasto, erano le canzoni folk di stampo politico cantate dalla Baez,
da Buffy Sainte-Marie e altri artisti di sinistra che hanno provato la
differenza che c’era a lavorare con musicisti affermati di Nashville.
Questa non è principalmente una storia di divisioni culturali o
politiche, ma piuttosto di persone provenienti da ambienti molto diversi
che collaboravano oltre le divisioni di pensiero o politiche per trovare
un terreno comune attraverso la musica.
Tra il 1966 e il 1974, contribuendo a numerosi classici della musica
country, i sessionmen di Nashville anche suonato in canzoni pop e rock,
come "Rainy Day Women # 12 & 35" e "Lay Lady Lay" di Dylan; "Heart of
Gold" di Neil Young; "Hickory Wind" dei Byrds; "Long Long Time" di Linda
Ronstadt; "The Boxer" di Simon & Garfunkel; "Bird on a Wire" di Leonard
Cohen; "Crazy Mama" di J.J. Cale; "The Night They Drove Old
Dixie Down" della Baez e “Sally G." Di Paul McCartney.
La mostra “ Dylan, Cash, And The Nashville Cats: A New Music City”
sarà aperta a partire dal 27 marzo 2015 e rimarrà aperta fino al 31 dicembre 2016, e sarà
accompagnata da una serie di programmi educativi, tra cui spettacoli dal
vivo, dibattiti, film, dimostrazioni di strumentisti e altro ancora. La
mostra seguirà l’attuale “The Bakersfield Sound: Buck Owens, Merle
Haggard, and California Country” che chiuderà il 31 dicembre di
quest’anno.
Sydney, Australia - Sydney Opera House,
September 8, 2014
di Nick Miller
Un finale maestoso per il tour australiano al Teatro dell'Opera.
Un'altro show molto apprezzato, set list identica con il mio punto
culminante per Simple Twist of Fate. Dylan si trovava al centro della
scena per le due canzoni di bis.
Così, dopo otto concerti in due paesi e cinque città con 152 canzoni
(solo una variazione in una notte!) ha dato l’addio a questo tour. Un
enorme grazie a Bob e alla band per questo grande mese.
Nick Miller, Sydney, Australia
Mercoledi 15 Ottobre
2014
21 Luglio 1986 -
Bob Dylan, Tom Petty & The Heartbreakers, The Queen of Rhythm
Like a Rolling Stone - East Rutherford, New Jersey, Brendan T. Byrne
Sports Arena
"Is it past anybody's bed time? Ha-ha, it's past mine. I should have
been in bed hours ago. Ha-ha-ha. OK now, it's Tom Petty and the
Heartbreakers right here. Benmont Tench playing the keyboards. Come on
right up against that, ... right up against that, ah, fence whatever it
is. Yeah, you can come on right up on stage now if you want to. Lead
guitar player, Michael Campbell. One of the best guitar players around.
Stan Lynch, one of the finest drummers in all the USA. I know, born in
the USA. Well were we all born in the USA, anybody here who wasn't born
in the USA? I'd like to meet them. OK, we're gonna sing Happy Birthday
right now. We're gonna sing Happy Birthday to the bass guitar player in
this band. His name is Howie Epstein. Now you sing all those words what
you want, but you sing it. What key we gonna sing it in? He's gonna
chose the key himself, it's his birthday.
OK now, we're gonna go on with some serious business. Also you know I
have my own Heartbreakers now. I can't ..., I wanna introduce them to
you now. That's Louise Bethune and Madelyn Quebec. Carolyn Dennis and
Queen Esther Marrow. All right, now anybody else out there wanna be
introduced? What's your name? I'll introduce you! Ha-ha-ha-ha. All right
now, we're gonna play this song. I recorded this song over 25, 30 years
ago. I can't remember when. Anyway, I don't know where that band is now,
that recorded that song with me. But one of the guys is here, he played
the keyboards on that particular song, that night. His name is Al
Kooper, I want you to give him a big hand now. Ha-ha ha. Anything you
wanna say Al? I like this place I really do, I been here before and I
hope I'll be here again."
"Qualcuno ha passato del tempo a letto? Ha-ha, il mio è passato. Avrei
dovuto essere a letto ore fa. Ha-ha-ha. OK c’è Tom Petty e gli
Heartbreakers proprio qui. Benmont Tench suona le tastiere. Andiamo a
destra contro quella, ... proprio contro quella, recinzione o qualunque
cosa sia. Sì, puoi venire a destra sul palco adesso se vuoi, alla chitarra
solista Michael Campbell, uno dei migliori chitarristi in giro. Stan
Lynch, uno dei migliori batteristi di tutti gli stati Uniti. Lo so, nato
negli Stati Uniti. Beh, siamo stati tutti nati negli Stati Uniti,
qualcuno qui che non è nato negli Stati Uniti? Mi piacerebbe
incontrarli. OK, adesso canteremo Happy Nirthday. Canteramo Happy
Birthday al bassista di questa band, il suo nome è Howie Epstein. Ora
cantate tutte quelle parole, ciò che volete, ma cantate. In che tonalità
la canteremo? La sceglierà lui stesso, è il suo compleanno.
OK ora, continuiamo con un pò di roba seria. Inoltre sapete che ho le
mie Heartbreakers ora. Non posso ..., voglio presentarvele adesso. Ecco
Louise Bethune e Madelyn Quebec, Carolyn Dennis e Queen Esther Marrow.
Va bene, ora c’è qualcuno nel pubblico che vuole essere presentato? Come
ti chiami? Ti presento! Ha-ha-ha-ha. Bene adesso, noi suoneremo questa
canzone. Ho registrato questa canzone più di 25, 30 anni fa, non riesco
a ricordare quando. Comunque, io non so dove quella band sia ora, quella
che ha registrato quella canzone con me. Ma uno dei ragazzi è qui, ha
suonato le tastiere in quella particolare canzone, quella notte. Il suo
nome è Al Kooper, voglio che gli diate una grossa mano ora. Ah-ah ah.
C’è qualcosa che vuoi dire di Al? Mi piace questo posto davvero, sono
già stato qui prima e spero di tornarci".
Bob, lo zio Tom, gli Spezzacuori e
le Regine del ritmo
di Michele Murino
La storia congiunta di Bob Dylan e di Tom Petty and The Heartbreakers
ebbe inizio nel famoso concerto denominato "Farm Aid" (il primo dei
due).
Il concerto era nato indirettamente da un'idea (o meglio da una
proposta) dello stesso Dylan. Il 13 luglio del 1985 al John Fitzgerald
Kennedy Stadium di Philadelphia si era tenuto infatti il celebre
concerto denominato "Live Aid", organizzato dal cantante irlandese Bob
Geldof per raccogliere fondi destinati ad aiutare le popolazioni
africane falcidiate dalla carestia.
Fu un evento al quale parteciparono decine e decine di star della musica
tra cui Dylan il quale chiuse il concerto di Philadelphia insieme ai due
"Rolling Stones" Keith Richards e Ronnie Wood.
Bob Dylan & Ron Wood & Keith
Richards - Blowin' in the Wind (Live aid 1985)
Durante il suo set Dylan, in tono alquanto polemico, disse dal palco -
davanti a milioni di spettatori che videro l'evento in TV e alle decine
di migliaia del pubblico presente - che forse un pò di tutti quei soldi
raccolti per l'Africa avrebbero potuto essere destinati ai contadini
americani in crisi per pagare le ipoteche che gravavano sulle loro
proprietà. Non a caso nel suo set Dylan, accanto a "When the ship comes
in" e "Blowin' in the wind", scelse di cantare provocatoriamente il
brano "Ballad of Hollis Brown" che raccontava la storia di un contadino
del South Dakota che uccide sua moglie e i suoi cinque bambini per poi
suicidarsi a causa dei debiti.
Le sue frasi suscitarono lo stupore e l'indignazione di alcuni, tra cui
il promotore dell'iniziativa Bob Geldof, che rimase impietrito tra il
pubblico, il quale dichiarò che l'uscita di Dylan era stata
assolutamente inopportuna e che non aveva capito niente del progetto
Live Aid.
Tuttavia la proposta di Dylan trovò riscontro in alcuni, tra cui Willie
Nelson il quale organizzò di lì a poco la "versione americana" del Live
Aid, ovvero il "Farm Aid" con cui raccogliere fondi a favore dei
contadini americani.
Dylan naturalmente prese parte al concerto che si tenne al Memorial
Stadium di Champaign, nell'Illinois, il 22 settembre 1985, e scelse come
band di supporto gli Heartbreakers di Tom Petty (Dylan aveva già
collaborato e stretto amicizia con alcuni membri del gruppo che avevano
suonato nel corso di alcune sessions di registrazione per l'album Empire
Burlesque, nello specifico Mike Campbell, Benmont Tench e Howie
Epstein).
Dylan, Petty e gli Hearbreakers si riunirono per le prove in vista del
Farm Aid agli Universal Studios di Los Angeles il 19 Settembre del 1985.
Bob, Tom e soci suonarono, per scaldarsi, un pò di brani di Dylan e
molti di altri autori, da What'd I Say di Ray Charles a Baby What You
Want Me To Do di Jimmy Reed (uno dei vecchi idoli di Dylan), da Then He
Kissed Me a That Lucky Old Sun. Alle chitarre c'erano Tom Petty e Mike
Campbell. Alle tastiere Benmont Tench, al basso Howie Epstein, con Stan
Lynch alla batteria. Ai cori Debra Byrd, Queen Esther Marrow, Madelyn
Quebec ed Elisecia Wright.
Le prove proseguirono poi due giorni dopo, il 21 settembre, direttamente
sul luogo del concerto, il Memorial Stadium dell'Università
dell'Illinois della città di Champaign. Bob, Petty e compagni provarono
Shake, un brano che il biografo dylaniano Clinton Heylin nel suo "A Life
in Stolen Moments: Day By Day 1941-1995" ipotizza essere stato scritto
da Bob Dylan sulla melodia della canzone di Roy Head dal titolo Treat
Her Right. Poi eseguirono Trust Yourself, ancora That Lucky Old Sun,
Maggie's Farm ed un brano di Chris Kenner, I Like It Like That.
Il 22 settembre fu poi il giorno del Farm Aid, sul prato del Memorial
Stadium della University Of Illinois di Champaign.
In un indimenticabile set Dylan e compagni si lanciarono in
un'eccellente versione di Clean Cut Kid, seguita dalla già citata Shake
e da I'll Remember You (cantata da Dylan a due voci con Madelyn Quebec).
Fu poi la volta di Trust Yourself, ancora con Madelyn, e della cover
That Lucky Old Sun (sempre particolarmente amata da Dylan, qui al
debutto live). Il set si chiuse con una grande versione di Maggie's Farm
tra le ovazioni della folla.
Su Trust yourself e Maggie's Farm si aggiunse Willie Nelson,
l'organizzatore dell'evento, alla chitarra acustica.
I'll
Remember You, Trust Yourself, Maggie's Farm
L'esibizione di Dylan con Petty e compagni venne mandata in onda su
moltissime stazioni televisive e radiofoniche sia negli Stati Uniti che
in Canada e fu talmente straordinaria e memorabile che Bob capì di aver
trovato una grandissima band che avrebbe potuto degnamente accompagnarlo
in tour. Di fatto Tom Petty and The Heartbreakers vengono ricordati da
molti ancora oggi come la migliore backing band mai avuta da Dylan
insieme ai mitici membri di The Band (che lo avevano accompagnato sul palco
alla metà dei '60 e dei '70 e in altre sporadiche occasioni).
Va detto che Petty era un eccellente cantautore, già celebre all'epoca
grazie ad almeno tre o quattro album di successo, e soprattutto era un
dylaniano dalla testa ai piedi, uno dei tanti songwriters della nuova
generazione cresciuto a pane e Dylan, che si era formato sulle canzoni
di Bob degli anni '60 e '70 e che anche nel modo di cantare e di porsi
aveva come punto di riferimento il cantautore di Duluth.
Rocker "conservatore" sudista (è originario della Florida), poeta del
proletariato, Petty fin dai suoi primi lavori lasciò trasparire il
rispetto e l'ammirazione per la tradizione del rock degli anni sessanta
e settanta citando e omaggiando gruppi come i Byrds o gli Who, e
songwriters come Dylan o Roger McGuinn, utilizzando un genere a metà tra
il rock 'n' roll ed il folk-rock (con accenni di blues e di country).
Nel '79 ottenne un grosso successo di pubblico con l'album "Damn the
torpedoes" che giunse al primo posto in classifica e che, insieme a
Bruce Springsteen, affermò Petty come una delle figure di primissimo
piano della nuova generazione del Rock.
La sintonia d'onda tra Dylan ed il gruppo viene ben evidenziata da
questo scambio di battute con il giornalista Toby Creswell nel 1986:
"Per questo prossimo tour suonerai insieme con gli Heartbreakers. Si
tratta della prima volta che suoni accompagnato da una band autonoma fin
dai tempi del tour con The Band, una decade fa. Dev'essere bello tornare
a quel tipo di concerto..." - Bob Dylan: "In realtà ancora non sappiamo
come sarà articolato lo show. E comunque sarà una cosa più semplice
perchè gli Heartbreakers sono come una persona sola. Quando metti
insieme gente che non ha mai suonato insieme prima... così tante persone
diverse... ci vogliono anni perchè delle persone possano suonare insieme
come suonano Tom Petty e la sua band. Siamo cresciuti tutti con lo
stesso genere di musica".
Tom Petty e compagni si unirono quindi a Dylan nel tour che iniziò il 5
febbraio 1986 e che li portò attraverso Australia, Nuova Zelanda e
Giappone. Il tour aveva per titolo "True Confessions" e la prima data fu
quella all'Athletic Park di Wellington in Nuova Zelanda.
Gli show erano strutturati nella seguente maniera: nella prima parte Bob
Dylan accompagnato da Petty e dai suoi Heartbreakers eseguiva un primo
set che comprendeva un numero variabile di brani (in genere dai 6 agli
8). Seguiva un breve set in genere di due canzoni in cui il palco veniva
lasciato a Petty ed ai suoi. Poi ritornava Dylan per un secondo set più
corposo del primo (una decina di canzoni circa) che si apriva con brani
acustici con il solo Dylan chitarra e armonica. Poi un nuovo mini set di
Petty e compagni (altre due canzoni, in genere). Poi set finale di Bob e
band con altri 7/8 brani.
Nei loro set Tom e gli Heartbreakers eseguivano alcuni loro "cavalli di
battaglia" come Straight Into Darkness, Don't Bring Me Down, Refugee,
American Girl, Spike, The Waiting e Breakdown. Accanto ad un classico di
Chuck Berry come Bye Bye Johnny e alla celebre So You Want To Be A Rock
& Roll Star di Roger McGuinn e Chris Hillman.
I set di Bob presentavano accanto ai brani propri (classici come Masters
Of War, It Ain't Me, Babe e Like A Rolling Stone e brani recenti come
I'll Remember You, Trust Yourself, Lenny Bruce
e When The Night Comes
Falling From The Sky, ed anche una strana Dark Eyes, iniziata ed
interrotta perchè Dylan non riuscì a ricordarsela!) anche brani inusuali
come uno strumentale dal titolo Train Of Pain, la succitata Shake,
l'antica House Of The Risin' Sun (al debutto live assoluto) o una vera
marea di cover come Across The Borderline di Ry Cooder, John Hiatt e Jim
Dickinson, la stupenda I Forgot More Than You'll Ever Know di Cecil
Null, già incisa da Dylan per il suo album "Self Portrait", I'm Moving
On di Hank Snow, Lonesome Town di Baker Knight, la scatenata Justine di
Don Harris e Dewey Terry, Uranium Rock di Warren Smith, So Long Good
Luck And Goodbye di Weldon Rogers, Unchain My Heart di James Freddy e
Agnes Jones e molte altre. Oltre a una davvero inusuale Sukiyaki, brano
di Rohusuke Ei ed Hachidai Nakamura, eseguito appropriatamente per la
prima volta in occasione del concerto alla Castle Hall di Osaka Fu, in
Giappone il 6 Marzo 1986 ma delle cui liriche fu cantata - per ovvi
motivi di lingua - solo la melodia a bocca chiusa.
La band era composta da Tom Petty e Mike Campbell alle chitarre, Benmont
Tench alle tastiere, Howie Epstein al basso e talvolta anche alla slide
su Rainy day women (con Petty che passava al basso in quei casi), e Stan
Lynch alla batteria. Oltre a cantare e suonare la chitarra e l'armonica
talvolta Dylan suonava anche la tastiera.
Dylan spesso presentava entusiasta i suoi soci al pubblico come "One of
the last great Rock and Roll bands" (una delle ultime grandi band di
rock and roll) e talvolta simpaticamente annunciava Petty chiamandolo
"Uncle Tom" (Zio Tom).
Altre volte dichiarava apertamente al pubblico: "Devo dire che è senza
dubbio la migliore band con la quale ho mai lavorato".
Il feeling tra Bob e Petty risultò subito evidente... I due spesso
sorridevano e scherzavano tra loro, cantavano a due voci sullo stesso
microfono, dimostravano grande allegria e divertimento nel suonare
fianco a fianco e Petty, da buon leader, aveva in pugno i suoi
Heartbreakers guidandoli con grandi capacità.
A fianco di Bob e Tom, già dai tempi del Farm Aid, c'erano poi le Queens
of Rhythm, le "Regine del Ritmo", un quartetto con formazione non fissa
di cantanti e coriste gospel afroamericane che costituivano un
eccellente gruppo composto (con vari avvicendamenti nel corso dei tre
tour di Dylan e Petty) da Peggi Blu, Carolyn Dennis, Madelyn Quebec (che
sarebbero diventate rispettivamente moglie e suocera di Dylan), Queen
Esther Marrow, Debra Byrd, Elisecia Wright e Louise Bethune (il gruppo
venne creato e battezzato dallo stesso Dylan).
La prima formazione delle Queens, che rimase fissa per tutto il primo
tour, era composta da Debra Byrd, Queen Esther Marrow, Madelyn Quebec ed
Elisecia Wright. Spesso avevano nell'esecuzione dei brani un'importanza
pari a quella di Dylan per quanto riguarda la parte vocale, ad esempio
in brani come Clean Cut Kid o I and I che erano particolarmente
trascinanti con le voci di Bob e delle "regine" che si alternavano e si
rincorrevano sui versi. Oltre a cantare, le "Queens" suonavano anche
tamburelli, campanacci et similia.
Tra gli "special guest" va ricordato che il 10 febbraio '86 a Sydney si
aggiunse alla band anche il leader dei Dire Straits Mark Knopfler alla
chitarra.
Come detto, spesso Tom Petty si affiancava a Dylan sul microfono
cantando con lui brani come I Forgot More Than You'll Ever Know, Blowin'
in the wind e Knockin' on heaven's door, o il ritornello di Like a
rolling stone.
Ecco i titoli di alcuni bootleg sui quali è reperibile questo materiale:
True Confessions, Across The Borderline, Duelling Banjos, Precious
Memories, che contengono parte del meglio del primo True Confessions
Tour, che si chiuse dopo 19 date il 10 marzo 1986 alla Nippon Budokan
Hall di Tokyo.
Un mese dopo, il 10 Aprile 1986, Bob Dylan e Tom Petty tennero quindi
una conferenza stampa negli uffici della Westwood One Radio di Los
Angeles per annunciare il prossimo tour congiunto degli Stati Uniti,
ancora con il nome di "True Confessions".
Il tour iniziò il 9 giugno 1986 dalla città californiana di San Diego.
I musicisti erano gli stessi del primo leg con l'aggiunta di Al Kooper
che fece la propria comparsa all'organo in diverse date (come da video
sopra), di Ron Wood
(alla chitarra negli show di New York), degli Eurythmics (Dave Stewart
alla chitarra ed Annie Lennox alla voce) nella data di Los Angeles e con
Carolyn Dennis e Louise Bethune quali nuovi innesti nella squadra delle
Queens of Rhythm (e Bob Seger su Like a rolling stone a Clarkston,
Michigan il 30 Giugno 1986).
Va menzionata anche una partecipazione davvero speciale, quella di John
Lee Hooker sulla sua Good Rockin' Mama durante il concerto allo
Shoreline Amphitheatre di Mountain View, California del 5 Agosto 1986
(Hooker aveva conosciuto Dylan nei primissimi anni '60 quando Bob aveva
fatto da supporter per lui al Gerde's Folk City nel Greenwich Village).
E va ricordato anche il debutto live di Brownsville Girl (il capolavoro
di Knocked out loaded scritto a quattro mani con Sam Shepard) di cui
però venne cantato il solo ritornello nel concerto finale del leg
americano al Mid-State Fairground di Paso Robles, California, del 6
Agosto 1986.
A proposito di questo leg nordamericano va detto che tre canzoni del
concerto del Rich Stadium di Buffalo, New York, del 4 Luglio 1986
vennero mandate in onda dalla rete VH-1 TV e da vare stazioni radio
statunitensi nell'ambito del Farm Aid 2.
Ecco i titoli di alcuni bootleg sui quali è reperibile questo materiale:
There Is A Place Of Broken Dreams, Lonesome Town.
Il 5 Settembre del 1987 iniziò il terzo tour Dylan/Petty, all' Hayarkon
Park di Tel-Aviv, Israele. In questo tour, che prese il nome di "Temples
in flames Tour", sparirono i set degli Heartbreakers. I concerti
toccarono Israele e l'Europa (Svizzera, Italia, Germania, Olanda,
Danimarca, Finlandia, Svezia, Francia, Belgio, Inghilterra).
Le Queens of Rhythm diventarono tre: Carolyn Dennis, Queen Esther Marrow
e Madelyn Quebec, dopo la defezione di Louise Bethune.
Tra gli ospiti speciali va ricordata la partecipazione di Roger McGuinn
in tutte le date (con nostalgici duetti insieme a Bob su Chimes of
freedom e Knockin' on heaven's door) e dell'ex-Beatle George Harrison,
nella data di Londra del 17 Ottobre 1987, che duettò con Bob sul brano
Rainy day women.
Tra le canzoni va segnalata una inusuale Go Down Moses, un traditional
eseguito appropriatamente a Tel Aviv.
Ecco i titoli di alcuni bootleg sui quali è reperibile questo materiale:
Temples In Flames, The Final Night And More, Heartbreaker Blues.
In totale Dylan e Petty condivisero tre tour nel 1986 e nel 1987 per un
totale di 90 concerti (True Confessions 1, True Confessions 2 e Temples
in flames Tour), interrotti solo dalla serie di sei concerti americani
nel luglio del 1987 che Dylan tenne con i Grateful Dead, e dopo i tour
con Petty avrà inizio il Neverending Tour, il tour infinito che prosegue
ancora oggi dopo oltre 1700 concerti.
Nonostante qualcuno avesse ipotizzato motivi puramente economici dietro
ai tour ("...hai fatto il tuo ultimo tour con Tom Petty per denaro.
Possiamo ritenerla una tua nuova filosofia?" - Dylan: "Ho sempre fatto
tour per denaro. Cosa c'è di nuovo?") quelli con Tom Petty furono
concerti incredibilmente intensi e perfetti nella loro costruzione e
nell'esecuzione dei brani anche se lo studioso Alessandro Carrera ha
fatto notare come Tom Petty e gli Heartbreakers davano poco spazio a
Dylan per le sue improvvisazioni e le canzoni erano eseguite in maniera
perfetta ma prevedibile: "Nel 1987 Dylan era in un momento di grande
crisi e, infatti, il tour di Dylan con i Grateful Dead era pessimo sotto
molti punti di vista, perché avevano provato, ma non avevano trovato un
vero accordo. Dylan in quel momento non era in grado di dare indicazioni
su cosa veramente volesse fare, per cui il gruppo gli andava dietro, ma
non sapeva veramente cosa stesse facendo; e infatti Jerry Garcia, con
tutta la simpatia che aveva per Dylan, disse: “Non è un musicista, è
un’altra cosa, Dylan non è veramente un musicista, è lui e va bene”. E
però per Dylan è stata un’esperienza importante perché era molto in
crisi rispetto a se stesso e a come doveva presentarsi in pubblico;
erano anni, infatti, che andava in giro con grossi gruppi, con le
coriste e tutto quanto, ultimamente con Tom Petty and the Heartbreakers,
ma si vedeva che non era contento. Io l’ho visto nell’87 con Tom Petty,
qui a Milano, è stato un concerto piuttosto penoso, perché il gruppo era
ottimo, ma lui non c’era: arrivava, cantava, ma pareva non gliene
importasse molto; bisogna dire anche che Tom Petty and the Heartbreakers
erano troppo bravi, nel senso che non gli lasciavano spazio, non per
colpa loro, ma perché sono un gruppo estremamente professionale, non gli
lasciavano quel tipo di spazio di cui lui ha bisogno, che è lo spazio
anche dell’improvvisazione, del non sapere bene cosa succederà nel
minuto che viene".
Tom Petty e gli Heartbreakers collaborarono con Bob anche in studio,
nell'album di Dylan "Knocked Out Loaded" del 1986. Tra i moltissimi
musicisti che parteciparono alle sessions, troviamo infatti alle
chitarre Mike Campbell e lo stesso Petty, con Benmont Tench alle
tastiere. Il disco fu uno dei più controversi di Dylan, da molti
considerato tra i suoi peggiori. L'apporto di Petty fu un pò
un'occasione sprecata. Egli firmò insieme a Dylan anche uno dei brani
meno riusciti di tutta la produzione dylaniana, "Got my mind made up",
che venne poi reincisa anche dallo stesso Petty con risultati migliori
rispetto alla versione dylaniana.
Grazie alla collaborazione in studio con Petty, Dylan realizzò anche
"Jammin' me" un brano che però non portò mai a termine. Lo stesso Petty
lò rimaneggiò e lo utilizzò poi per l'album degli Heartbreakers "Let Me
Up" del 1987. Il brano è a firma Bob Dylan, Tom Petty, Mike Campbell
(quest'ultimo collaborò alla parte musicale).
Con Petty e soci Dylan incise anche il brano "Band of the hand (It's
helltime man!)" per la colonna sonora del film "Band of the hand" del
1986 (per la regia di Paul Michael Glaser). Il brano, scritto dal solo
Dylan, è un bel rock molto potente e tirato ed è sicuramente la cosa
migliore tra quelle incise con Petty. Venne registrato il 9 e 10
febbraio 1986 ai Festival Studios di Sidney, Australia, con la
produzione dello stesso Tom Petty. Dylan venne affiancato da Petty e
dagli Hearbreakers, oltre che dalle Queens of Rhythm con l'aggiunta di
Stevie Nicks. Il brano è reperibile sul bootleg di Dylan dal titolo Hard
To Find, oltre che naturalmente sul disco ufficiale della colonna sonora
del film pubblicato nel Maggio del 1986.
Va ricordata anche la partecipazione di Dylan e Petty (and the
Heartbreakers, naturalmente!) allo spettacolo The Lubavitcher’s Chabad
Telethon contro le droghe del 14 settembre 1986, mandato in onda da
molte TV americane e in occasione della quale Dylan eseguì il brano di
Fred Rose "Thank God" (del repertorio di Hank Williams), registrato il 5
Agosto 1986 allo Shoreline Amphitheatre di Mountain View, California.
Il 6 giugno 1986 i due parteciparono anche ad uno show di beneficienza a
favore di Amnesty in cui eseguirono "Band Of The Hand", "License to
kill" e il brano di Joe Morris "Shake a hand" (esattamente due giorni
dopo il matrimonio segreto di Dylan con la "queen of rhythm" Carolyn
Dennis cui da tempo era legato e che pochi mesi prima gli aveva dato una
bambina). Lo spettacolo si tenne presso il Forum di Inglewood a Los
Angeles. Anche in questo caso, naturalmente, la band era quella degli
Hearbtreakers con l'aggiunta di Philip Lyn Jones alle congas.
Va inoltre ricordato, come sopra accennato, che il tastierista Benmont
Tench, il chitarrista Mike Campbell ed il bassista Howie Epstein, tutti
degli Heartbreakers, parteciparono anche alle registrazioni di "Empire
Burlesque", l'album di Dylan del 1985. Le sessions alle quali furono
presenti si tennero al Cherokee Studio di Hollywood il 28 Gennaio e il 5
e 14 Febbraio del 1985 e i tre musicisti suonarono con Bob su Seeing The
Real You At Last (la take che finì sull'album), Trust Yourself (idem),
Queen Of Rock 'n' Roll, I'll Remember You (anch'essa su EB), Straight
A's In Love, I See Fire In Your Eyes, Waiting To Get Beat, Emotionally
Yours (su EB) e The Very Thought Of You.
Se i risultati della collaborazione con gli Heartbreakers in studio non
furono memorabili tutt'altra cosa fu invece l'apporto di Petty e dei
suoi amici dal vivo. Al di là dell'osservazione di Carrera sopra
riportata relativa alla impossibilità di Dylan di improvvisare, i tour
congiunti Dylan/Heartbreakers furono infatti tra i più entusiasmanti
dell'intera carriera di Bob. Basta ascoltare bootleg come There Is A
Place Of Broken Dreams o guardare il video di Hard to handle, tratto da
due dei concerti australiani del 1986, per rendersene conto.
Quest'ultimo venne realizzato montando alcuni spezzoni tratti dai
concerti del 24 e 25 febbraio a Sidney (in totale dieci canzoni, per la
durata di un'ora circa) mandato in onda su varie reti televisive
statunitensi il 20 giugno 1986 e poi pubblicato in videocassetta
nell'ottobre dello stesso anno.
Si tratta di un video davvero esaltante in cui Dylan, Petty e gli
Heartbreakers danno prova delle loro grandi capacità e trasmettono
letteralmente l'energia che fluiva copiosa durante quegli show.
Bob Dylan with Tom Petty -
Knockin' On Heaven's Door
I'll remember you from "Hard to
handle"
Dylan Petty - "In the garden" from
"Hard to handle"
E' curioso notare, però, che in effetti lo stesso Dylan non sembra
conservare un ricordo particolarmente entusiasta di quegli spettacoli.
Nel primo volume della sua recente autobiografia dal titolo "Chronicles"
ha raccontato, infatti, che in quel periodo si sentiva depresso perchè -
secondo lui - il pubblico che andava ai concerti che lo vedevano insieme
a Tom Petty in realtà andava a vedere soprattutto Petty e gli
Heartbreakers, piuttosto che Bob Dylan. Una opinione alquanto
sconcertante e che probabilmente scaturisce più che altro da un errato
convincimento da parte di Dylan, dovuto al momento di crisi che dichiara
di aver attraversato in quel periodo. Risulta infatti abbastanza arduo -
vista la qualità stratosferica di molte performance di Dylan del periodo
- credere che il pubblico non fosse interessato a lui (che Tom Petty ed
il suo gruppo avessero poi anche i loro fans è indiscutibile).
Il primo Marzo del 1990 Dylan fece un'apparizione speciale nel corso di
un concerto di Tom Petty al The Forum Inglewood di Los Angeles. Insieme
a Tom Petty e ai suoi Heartbreakers, Dylan suonò e cantò Rainy Day Women
# 12 & 35 e Everybody's Movin' (brano di Glen Trout). Poi eseguì due
brani in coppia con Bruce Springsteen (Bob alla chitarra e Bruce alla
voce), la "Travelin' Band" di John Fogerty e la "I'm Crying" degli
Animals di Eric Burdon e Alan Price.
Nel 1992, infine, al Madison Square Garden di New York, Tom Petty fu tra
gli artisti che celebrarono i 30 anni di attività di Bob Dylan in quello
che venne chiamato "The 30th Anniversary Concert Celebration" (come
l'omonimo disco del 1993 tratto da quel memorabile show). Petty, insieme
agli inseparabili Heartbreakers, si produsse in una delle migliori
esibizioni della serata interpretando una splendida "License to Kill"
Tom Petty & The Heartbreakers -
License to Kill (Bob Dylan)
ed
una trascinante "Rainy Day Women #12 & 35".
Poi fece da seconda voce a
Roger McGuinn (ex-leader dei Byrds, gruppo da sempre amato da Petty) in
una bellissima resa della classica "Mr. Tambourine Man" (che era appunto
il cavallo di battaglia dei Byrds). Infine si unì ad una sorta di
supergruppo, composto da George Harrison, Roger McGuinn, Eric Clapton,
Neil Young e dallo stesso Dylan, per interpretare una indimenticabile
"My Back Pages".
Nel tour estivo americano del 2003 Dylan ha diviso il cartellone
con Petty e gli Heartbreakers e talvolta anche il palco su brani come
Rainy Day Women # 12 & 35 e All Along The Watchtower.
Martedi 14 Ottobre
2014
Sydney, Australia - Sydney Opera
House, September 7, 2014
di Nick Miller
La giornata inizia con un possibile avvistamento di Dylan in King St. a
Newtown (un sobborgo di Sidney), forse era lui e forse no.
Il concerto nella magnifica Sydney Opera House inizia giusto in tempo,
con una folla molto esuberante. E' la stessa set list come nei due
precedenti shows allo State Theatre di Sidney.
Il suono è immacolato, in realtà questo è un quasi una prestazione
perfetta, con un Dylan animato e la band a stretto contato con lui. Il
basso e la batteria guidano un ritmo costante con una perfetta
integrazione con le chitarre, il pianoforte e la voce di Dylan, tutto al
vertice.
E' difficile non citare Workingman’s Blues # 2, Early Roman Kinhs e
Scarlet Town come canzoni in evidenza - anche se tutti i brani
concorrono a fare una grande notte di musica.
Quindi, ora rimane solo un concerto ancora in Australia.
Serata eccitante pensiamo, perchè Bob in questo edificio simbolo
sicuramente sarà molto speciale. Stasera siamo venuti al concerto con
alcuni altri amici che erano anche loro nel fango nel 1978 al nostro
primo concerto. Come ha commentato Jon "Non riesco a pensare a cosa
avrei detto se qualcuno mi avesse detto quel giorno che il mio prossimo
concerto di Bob sarebbe stato dopo 36 anni".
Proprio alla 20:00 precise suona il gong,
le luci si spengono e Stu inizia a strimpellare. Si parte con Things
Have Changed. Bob è energico stasera la sua punteggiatura è più
pronunciata che nei 4 spettacoli che ho visto le sere scorse. Usa il
microfono con l’asta per un bel pò stasera, proprio come una vera rock
star (come se non lo fosse)! La folla risponde, siamo tutti molto
riconoscenti e c'è un sacco di energia. Niente chitarra naturalmente,
anche se sembra esserci sul palco una chitarra pronta per lui. Si è
avvicinato una volta guardandola e mi sono chiesto se stesse pensando di
prenderla.
La set list è invariata. L’esecuzione è perfetta. I punti salienti sono
stati Workingman’s Blues 2 #, Duquesne Whistle, Pay in Blood, Forgeful
Heart, Love Sick e ancora una volta Long And Wasted Years che ha
terminato il main set in maniera superba. Purtroppo il team di sicurezza
ha obbligato le persone a rimanere sedute per i bis, una vera delusione.
Bob meritava una folla in piedi e saltellante per festeggiare un’ altra
grande prestazione. Non molti assoli di armonica stasera e il solo di
pianoforte in Watchtower è sembrato molto breve, forse per le dita
doloranti.
Purtroppo io non ho apprezzato il finale dello spettacolo perfettamente
identico agli altri 4 spettacoli che ho visto. Questi finali sono slick,
molto lisci, e Bob è molto entusiasta (o sembra apparire tale), ma
perché la mancanza di una piccola variazione nella set list? So che
tutti noi possiamo avere le nostre opinioni sullo show e la mia è
questa. Gli spettacoli sono concentrati sulle sue canzoni più recenti,
Bob potrebbe fare questi spettacoli solo per dimostrare che queste
canzoni sono buone come qualsiasi altra cosa che ha scritto. La mancanza
di cambi nella set list ha stabilizzato lo standard delle prestazioni.
C'è poca differenza nella qualità delle prestazioni della band da un
brano all'altro, sono tutti eccezionali e rendono chiara la canzone e le
sue qualità. Il vincitore da tutto questo è Tempest. L’album è cresciuto
di statura (una quantità enorme) nella mia mente con questi shows. Si
tratta di una collezione di pezzi meravigliosi, buoni come tutto ciò che
ha fatto prima.
Qualunque cosa si pensi bisogna ammirare la sua creatività che spero
continuerà anche negli anni a venire.
Lunedi 13 Ottobre
2014
Sydney, Australia - State Theatre,
September 4, 2014
di Lindsay Ditcham
Lo show che Bob ha fatto allo State Theatre Mercoledì e Giovedi è stato
una cosa di alta classe, più tranquillo rispetto a quelli degli anni
precedenti e di alta qualità. C'era l'accento sulle canzoni provenienti da Tempest durante lo
show, integrate con alcuni vecchi classici favoriti.
Forgetful Heart era bellissima e con Donnie Herron al violino e Bob che
cantava come solo lui sa fare era davvero sensazionale, uno dei punti
salienti della notte. C'era una Tangled Up In Blue sommessa e una
analogamente eseguita versione di Simple Twist of Fate, entrambe sono
state
eccezionali.
Il mix di Bob sul pianoforte e armonica ha funzionato bene e lui si
trasferiva da uno strumento all'altro di frequente. Questo non era un
rock and roll come avevo sentito suonare in precedenza, e nemmeno era
quello che ci si aspettava. Il canto era eccellente e l'intero concerto
è stato un piacere da vedere e sentire. Nessun gruppo di supporto prima
del suo spettacolo, niente presentazione dei membri della band e dopo il
bis sono rimasti fermi sul palco per ricevere la standing ovation,
strascicando i piedi e umilmente mentre ricevevano urla e applausi in più. Nessun
grande ego, l’umiltà personificata.
Lo State Theatre è un luogo magnifico, molto più intimo rispetto alla
caverna di cemento chiamata Entertainment Centre. Non ho visto nessuno
degli spettacoli alla Sydney Opera House e probabilmente mi rammarico
perchè avrei voluto essere lì per le ultime due notti. L’ opinione
locale dice che lui non tornerà più qui, ma io non ci credo!
Torna presto Bob, sei sempre il benvenuto.
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di Mark Ryder
Credo che questa sia stata la 5° volta che vedevo Bob, a partire dal suo
tour con Tom Petty di tanti anni fa. Stasera è stato senza dubbio il
miglior concerto che io abbia mai visto. Sono convinto che in questi giorni Bob
si adatti meglio ai posti più piccoli e intimi. La band come al solito
ha suonato alla perfezione e anche il mix è stato meraviglioso. In
questi locali più piccoli il volume della band era molto più sublime e
controllato consentendo alla voce di Bob di risuonare chiaramente senza
combattere per cercare di competere con qualcuno della band. Ha
riscaldato la voce con un paio di canzoni, e poi tutti quei testi
meravigliosi che noi tutti volevamo sentire erano forti e chiari. La
scaletta è stata la stessa degli ultimi spettacoli.
La band era molto più rilassata perchè credo che sapeva molto bene
quello che stava succedendo, totalmente concentrata su Bob in attesa di
vedere se tirava fuori qualche sorpresa. Le canzoni, gli arrangiamenti,
il mix, il volume e la chiarezza delle parti vocali in una sede più
piccola hanno dato vita ad una notte che non dimenticherò mai più.
Quelli abbastanza fortunati da andare all’Opera House vivranno due
grandi notti. Bob è in forma fantastica.
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di Nick Miller
Eravamo in cinque stasera al concerto - nella parte posteriore della
platea ma con un ottima vista. La stessa set list e la stessa gioia,
come nelle altre notti del tour.
La voce di Dylan è di nuovo buona e la band semplicemente stupenda. La
folla era affascinata.
Davvero da godere Workingman’s Blues ed ancora più interazione con il
pubblico per i testi in Soon After Midnight, sempre divertente.
Mia figlia è andata al fronte del palco nel corso delle ultime canzoni
ed ha visto un performer sorridente.
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di James Mackie
Dei quattro amici che erano con noi stasera due erano con me nel 1978
nel fango alla Showground. Siamo tutti dei nostalgici. Io li rassicuro
che non saranno delusi con il nostro uomo. Lui non delude, il gong suona
in orario alle 20.00 le luci si abbassano e lo show prende il via con
Things Have Changed. La stessa setlist, nessun cambiamento. Bob è di nuovo potente. I punti salienti sono stati Workingman’s
Blues # 2, Duquesne Whistle, Forgetful Heart.
Bob sta usando due voci distinte, quella che sembra un ruggito ruvido e
l’altra molto più morbida, specie in pezzi come Forgetful Heart. Ci
sono alcuni sottili cambiamenti nel sentirla ogni notte, ma nessuna vera
deviazione. Long And Wasted Years sopra tutte, questa è una grande
canzone, magistralmente presentata. La canzone ha stordito molte persone
inducendole a fare una corsa per tutto il teatro per raggiungere la
sezione dei palchetti che si è riempita con moltissime persone in piedi,
e Bob certamente sembra essere felice di questo.
Lo spettacolo era energico e molto forte. Questo è ora al culmine dello
spettacolo nella mia mente (con Cuore Forgetful).
Ho dato molto credito alla band. Loro meritano un sacco di lode, sono stretti intorno a Bob e il pubblico beneficia della loro brillantezza.
Speciale menzione per George e Tony che continuano al ritmo regolare con
la precisione delle particelle atomiche, sono semplicemente i migliori.
Domani non potrò andare avederlo ancora, un vero peccato.
Sabato 11 Ottobre
2014
Tour 2014, aggiunta
la data del 20 Novembre 2014 a Pittsburgh, Pennsylvania
Quindi ecco l'elenco completo delle date:
17 Ottobre 2014, Seattle, Washington -
Paramount Theatre
18 Ottobre 2014, Seattle, Washington - Paramount Theatre
19 Ottobre 2014, Seattle, Washington - Paramount Theatre
21 Ottobre 2014, Portland, Oregon - Keller Auditorium
24 Ottobre 2014, Los Angeles, California - Dolby Theatre
25 Ottobre 2014, Los Angeles, California - Dolby Theatre
26 Ottobre 2014, Los Angeles, California - Dolby Theatre
28 Ottobre 2014, Oakland, California - Paramount Theatre
29 Ottobre 2014, Oakland, California - Paramount Theatre
30 Ottobre 2014, Oakland, California -Paramount Theatre
01 Novembre 2014, Denver, Colorado - Bellco Theatre
04 Novembre 2014, Minneapolis, Minnesota - Orpheum Theater
05 Novembre 2014, Minneapolis, Minnesota - Orpheum Theater
06 Novembre 2014, Minneapolis, Minnesota - Orpheum Theater
08 Novembre 2014, Chicago, Illinois - Cadillac Palace Theatre
09 Novembre 2014, Chicago, Illinois - Cadillac Palace Theatre
10 Novembre 2014, Chicago, Illinois - Cadillac Palace Theatre
12 Novembre 2014, Cleveland, Ohio - State Theatre
14 Novembre 2014, Boston, Massachusetts - Orpheum Theatre
15 Novembre 2014, Providence, Rhode Island - Providence Performing Arts
Center
17 Novembre 2014, Toronto, Ontario - Sony Center
18 Novembre 2014, Toronto, Ontario - Sony Center
20 Novembre 2014, Pittsburgh, Pennsylvania - Heinz Hall for the
Performing Arts
21 Novembre 2014, Philadelphia, Pennsylvania - Academy Of Music
22 Novembre 2014, Philadelphia, Pennsylvania - Academy Of Music
23 Novembre 2014, Philadelphia, Pennsylvania - Academy Of Music
25 Novembre 2014, Washington, D.C. - DAR Constitution Hall
26 Novembre 2014, Newark, New Jersey - New Jersey Performing Arts Center
28 Novembre 2014, New York, New York - Beacon Theatrer
29 Novembre 2014, New York, New York - Beacon Theatrer
01 Dicembre 2014, New York, New York - Beacon Theatrer
02 Dicembre 2014, New York, New York - Beacon Theatrer
Ecco la risposta del
sempre gentile Prof. Alessandro Carrera per il Dott. Edoardo Tancredi:
Ref:
Talkin'
9471 - drtancredi
Oggetto: Lyrics: Since 1962
Ciao Mr.Tambourine,
per il momento non ho novità, so quello che sanno tutti, e anche per
un'eventuale edizione italiana ci sono ancora molte cose da considerare.
Io certamente sarei felice di occuparmene, si vedrà.
Un caro saluto a tutti, Alessandro Carrera.
Ciao a tutti.
Colgo l’occasione della notizia del nuovo libro sui testi di Bob per
suggerire The Bob Dylan Songbook di Eyolf Fstrem (1979 pagine!!!) in cui
sono proposti fondamentalmente, oltre ai testi, gli aspetti musicali
(accordi, tempi, variazioni) delle varie versioni delle canzoni.
Credo sia attualmente reperibile via internet (e soprattutto gratis!!!).
Riccardo
Grazie per la
segnalazione Riccardo, per gli appassionati musicisti cliccare sul link
sotto per aprire e scaricare il file PDF con tutte le canzoni:
Fans di Bob Dylan: è questo libro da
120 Sterline l'ultimo regalo di Natale?
Tutti i testi di Bob Dylan in un volume di 960 pagine pesante come
una pietra
di Rebecca Hawkes
Un nuovo libro, “The Lyrics: Since 1962”,
raccoglierà tutti i testi di Bob Dylan registrati dall’ iconico
cantautore.
Il volume, che dovrebbe essere pubblicato il prossimo mese, ha la
bellezza di 960 ed un peso di 13 libbre e mezzo, pesa quasi come una
pietra. Il libro sarà in vendita a $ 200 (£ 120). Jonathan Karp,
presidente della Simon & Schuster, ha detto che è "il più grande e
costoso libro che abbiamo mai pubblicato".
I die-hard fans potranno anche essere in grado di mettere le mani su una
copia in edizione estremamente limitata, firmata da Dylan stesso, al
costo di $ 5.000 (£ 3.100).
Tutte le canzoni di Dylan saranno elencate in ordine cronologico ed il
libro includerà le versioni alternative pubblicate sulle sue "Bootleg
Series”, e le riproduzioni di tutte le copertine degli album. Saranno
inoltre inclusi anche i testi che Dylan ha rivisto e modificato.
Secondo un'intervista del New York Times con il curatore del libro,
l'esperto dylaniano e studioso di letteratura Christopher Ricks, le
canzoni sono disposti nel libro in modo "da aiutare l'occhio a vedere
ciò che l'orecchio ascolta."
Si ipotizza che Dylan stesso potrebbe essere stato strettamente
coinvolto nella creazione di questo libro, ma Ricks ha tenuto la bocca
chiusa su quest’argomento.
Online una versione alternativa di "Lo
and behold!"
clicca qui
Venerdi 10 Ottobre
2014
Bob Dylan, ecco il
volume che raccoglie tutti i testi, anche le variazioni in concerto
In 50 anni di carriera come cantautore,
ma sarebbbe meglio dire songwriter perchè i cantautori sono quelli
italiani, Dylan ha scritto centinaia di canzoni i testi delle quali sono
stati ora raccolti in un unico volume intitolato “The lyrics: since
1962”, curato dal critico letterario britannico Christopher Ricks della
Boston University che già aveva pubblicato il libro “Dylan's visions of
sin”. Il volume, che sarà in libreria a novembre, è edito e stampato
dalla famosa casa editrice americana Simon & Schuster.
“The lyrics: since 1962” non è la solita raccolta di testi di Bob Dylan
punto e basta. Il libro, o meglio il tomo dato che il volume è composto
dalla bellezza di 960 pagine), per ogni canzone riporta anche tutte le
variazioni introdotte sovente da Dylan nei concerti live, quindi della
stessa canzone si potranno trovare versioni con strofe aggiunte o
cambiate.
Ovviamente un libro di tale spessore costa caro, “The lyrics: since
1962” è stampato in sole 3500 copie, di cui 3000 per gli USA e 500 per
l'Inghilterra, e sarà nelle librerie a novembre al prezzo di 200
dollari. Inoltre sarà anche disponibile un'edizione speciale limitata a
sole 50 copie autografata da Dylan in persona, ma il prezzo in questo
caso salirà a 5000 dollari. Al momento non è chiaro se il libro sarà
distribuito solo nei due Paesi sopra citati. Probabilmente, dopo aver
constatato l’andamento della prima stampa, una seconda edizione sarà
forse stampata e distribuita nel resto del mondo.
Potere ordinare per telefono una copia del libro firmato da Bob (5000
$) a questo indirizzo:
Ciao Mr. Tambourine.. Mi sa tanto (voglio pensarlo) che Dylan soffra
ancora parecchio per la mancanza di Sara… Bella iniziativa, la tua, di
accostare l’immagine, penso felice, della giovane e bella Sara alla
copertina del triste album della disperazione, e del distacco.. penso
proprio che Dylan ne abbia risentito davvero tanto, avendo avuto degli
“strascichi” direttamente, ma anche no, in qualche album sucessivo, vedi
la bellissima e struggente Sara, a Lei dedicata, che chiude l’album
uscito l’anno seguente, “Desire” del 1976.. Nulla è in eterno, niente è
per sempre, neanche per i potenti, neanche per Dylan, che è Dylan,
l’assoluto. Evidentemente, come diceva lui, “Love Is Just A Four-Letter
Word ”... Ti ringrazio, Mr. Tambourine, per il tuo lavoro, hai colto nel
segno, ed ho apprezzato. Penso di fare cosa gradita a te e agli altri
Farmers nel riportare quello che scriveva (scovato grazie a te in M.F.)
Howard Sounes in “Down the Highway” tratto da “Bob Dylan – Una
Biografia” Ciao. Alla prossima, Ale’65.
Vintage chronicles
Bob Dylan lascia la Baez per la donna che poi sposerà
Anticipiamo alcuni brani tratti da Down the Highway di Howard Sounes che
uscirà da Guanda alla fine di agosto con il titolo Bob Dylan - Una
biografia. Uno dei motivi della crescente freddezza di Bob nei confronti
di Joan Baez era la modella Sara Lownds, della cui esistenza la Baez non
sapeva nulla in quel momento. Sara Lownds sarebbe ben presto diventata
la donna più importante della vita di Bob e alla fine anche la sua prima
moglie, la madre dei suoi figli e la fonte di ispirazione per alcune
delle sue canzoni più belle. Nonostante i modi quasi aristocratici, Sara
era di umili origini. Aveva avuto una infanzia molto difficile e
sembrava proprio che volesse dimenticare quasi tutto il suo passato; la
cosa, unita al rifiuto di concedere interviste, ha fatto sì che la sua
vita sia rimasta misteriosa almeno fino a oggi. Al Chelsea, la vita di
Bob e Sara scorreva in modo molto tranquillo. In camera avevano un
pianoforte su cui Bob componeva le sue canzoni, ma erano in pochi a
sapere che abitava lì. «Era un tipo piuttosto timido e tranquillo»,
ricorda il direttore del Chelsea, Stanley Bard. Quando aveva voglia di
emozioni Bob se ne andava a bere al Kettle of Fish, al Village. Sara lo
accompagnava raramente in queste occasioni. Invece non mancava mai Bobby
Neuwirth, e talvolta c' erano anche Al Aronowitz e il cantante David
Cohen. (...) Il capo dei buffoni era Bobby Neuwirth: rideva quando
rideva Bob e gli teneva bordone nell' umiliare la Baez, che oltretutto
era amica sua. Una volta Joan si aggirava leggiadra con una camicetta
trasparente e Neuwirth fece pesanti allusioni all' evidente disinteresse
di Bob (che anche davanti alla cinepresa la guardava appena e quasi
evitava di parlarle). Della camicetta trasparente della Baez, Neuwirth
aveva detto che era «una di quelle camicette vedo-non-vedo che nessuno
vorrebbe vedere» e lei, sforzandosi di ridere con la sua consueta
spavalderia, disse che stava per crollare dal sonno. «Ti dirò una cosa,
sorella», replicò Neuwirth a quel punto. «È da un bel pò che sei
crollata. Sei crollata prima ancora di poter pensare che stavi
crollando». Quando fu spenta la cinepresa, la Baez si mise a piangere.
«Se penso all' affetto con il quale Joan lo aveva portato sul palco con
sé» ha detto Mimi, «Bob è decollato grazie a Joan, ma avevo capito che
lui voleva soltanto approfittare della situazione per poi levare le
tende. Di qui il mio disagio. Purtroppo Joan non ha mai voluto aprire
gli occhi sulla realtà, perché era troppo coinvolta in quella storia. È
così che la penso io». Secondo Pennebaker, Bob stava attraversando un
periodo di transizione: quando lui e la Baez erano stati in tournée
negli Stati Uniti, a marzo, formavano una squadra affiatata. Adesso
invece lui «stava cercando di uscire dal ruolo di suo compagno, nella
vita e nei duetti». Così la Baez non salì mai sul palco con lui e non
avrebbe più cantato in pubblico con lui fino alla metà degli anni
settanta. Bob non la invitò nemmeno ad andare con lui a Sintra, in
Portogallo, durante la pausa della tournée nel Regno Unito. Invece,
dagli Stati Uniti arrivò Sara. La Baez non sapeva ancora dell' esistenza
della ragazza e durante una delle sue ultime visite a casa di Grossman
si era persino messa una camicia da notte di Sara non immaginando a chi
appartenesse. Quando Bob tornò a Londra e fu costretto da un malanno
passeggero a stare chiuso nella sua suite, la Baez passò a trovarlo per
vedere come stava e fu Sara ad aprirle la porta. Così Joan scoprì
finalmente la donna che Bob vedeva di nascosto da lei da tanti mesi. Era
la fine della loro relazione, e lei se ne andò immediatamente per
proseguire la sua carriera, visto che al momento teneva anche concerti
solisti in Gran Bretagna. Ne fu sconvolta, ma aveva una personalità
forte e superò il rifiuto di Bob, del quale rimase amica; in seguito
riuscì persino a ridere dell' accaduto. Come ha detto l' amica Nancy
Carlen: «La sua forza sta nella capacità di ridere di sé e del mondo».
Negli anni a venire, lei e Bob avranno dei ritorni di fiamma. Ma lui
rimaneva il dongiovanni di sempre. A Londra cercò di sedurre la cantante
Marianne Faithfull, cacciandola via quando lei rifiutò le sue avance, e,
in assenza di Sara, frequentò la sedicenne cantante pop Dana Gillespie
che aveva conosciuto a una festa a Londra. «Credo che passasse
continuamente da una donna all' altra, come fanno in genere i
musicisti», ammette la Gillespie con filosofia. Lei gli portava la
chitarra e quando Bob aveva tempo libero gironzolava nella sua suite.
Una volta Bob aveva preso in prestito i pantaloni della Gillespie,
ornati di rose rosa e arancione. «E io me ne stavo lì, in mutande, senza
poter uscire perché i miei pantaloni li aveva lui. Bob si infilava i
miei, ma i suoi non mi stavano. Sono dovuta rimanere in albergo ad
aspettare che tornasse. Mi aveva detto: "Torno fra un paio d' ore". Si è
ripresentato quasi quindici ore dopo».
Sounes Howard
Caro Ale,
certamente Sara è stata la donna più importante nella vita di Bob.
Quando Sara, stanca dei tradimenti, dei modi burberi, dittatoriali ed a
volte anche maneschi di Bob nei suoi confronti, decide di lasciarlo per
sempre sarà per il nostro menestrello una specie di punto di non
ritorno, quel giorno finiva una vita e per forza doveva cominciarne
un’altra. Ma come sarebbe stata questa nuova vita? Il carattere già
chiuso, timido ed introverso di Bob riceve un colpo che per essere
assorbito richiederà moltissimo tempo. Finchè Sara tollerava gli
evidenti tradimenti per Bob era la pacchia, si era portato al seguito
della Rolling Thunder Revue un bel trittico, Joan Baez (che baciava
spesso sul palco mentre duettava con lei a dispetto di Sara), la stessa Sara che la Baez odiava
perchè era la donna che gli aveva scippato Bob, e Rooney Blakley che
faceva da terzo elemento a disposizione del Sultano Bob. La situazione
non poteva reggere ed infatti non resse, Sara se ne tornò a casa dai
figli, Dylan continuò il suo tour con la Revue e le “servette” Baez e
Blakley a sua disposition.
Ma, come dice la famosissima canzone scritta da Jimmy Fontana, Franco
Migliacci e Carlo Pes : Gli amici miei son quasi tutti via, E gli altri partiranno dopo me.
Peccato ! Perché stavo bene In loro compagnia
Ma tutto passa, tutto se ne va!
Che sarà, che sarà, che sarà, Che sarà della mia vita chi lo sa?
So far tutto o forse niente, Da domani si vedrà,
Che sarà? Sarà quel che sarà!...
Finita la buriana della Rolling Thunder il senso di solutidine comincia
ad assalire la sensibilissima ed egoistissima mente di Dylan che è
costretto ad ammettere a se stesso che la sua vita è crollata come le
mura di Gerico davanti ai sette sacerdoti muniti delle miracolose
trombe.
Per un pò spreca le sue giornate in compagnia di quel lacchè di Bob
Neuwirth che lo sfrutterà fino all’impossibile procurandogli facili e
scontate avventurette femminili. Ma alla lunga queste cose lasciano il
tempo che trovano e Dylan comincia a dimenticare la Baez, a Blakley,
gli insegnamenti di Norman Rueben, l’idiozia delle goupies, la amicizia
fin troppo intererssata di Neuwhirt, tutte le altre cose che lo
circonda e che al momento lui non vede e non vuole più vedere perchè
la sua mente comincia a capire che ha avuto tutto quello che voleva ma
che il prezzo da pagare per questo si chiamava Shirley Marlin Noznisky,
o Novoletsky, nota anche come Sara Lownds, dal cognome del suo primo
marito, il fotografo di periodici Hans Lownds, e che era stata per più di
dieci anni la Sig. Sara Dylan, madre dei loro quattro figli.
Come tutti gli uomini innamorati che hanno perso la ragione del loro
amore, comincia per Bob un periodo disastroso a livello setimentale e
mentale. La sua grande arte gli permetterà di trasformare in musica
questo suo dolore, questa sua rabbia, questo suo rammarico. Nascerà così
Blood On The Tracks, ed il tirolo dice già tutto. Anni dopo il figlio
Jakob confesserà “Quel disco era la mia famiglia che si frantumava, mio
padre e mia madre che si perdevano per sempre!”.
Non saprei dire se Bob abbia avuto grandi rimpianti per Sara che sparì
completamente dalla sua vita e dalle cronache, oggi come oggi è
impossibile trovare sul WEB
una sua fotografia attuale. Sara si trasferì alla
Hawai dove probabilmente comiciò un’altra vita da miliardaria grazie
alla liquidazione avuta dopo un lunghissimo processo con Bob, la
bellezza di trentasei milioni di dollari ed il 50% delle royalties sulle
canzoni scritte nel periodo nel quale era sposata con Bob. Sara ebbe
questa montagna di denaro e rispettò i patti, da allora nessuno l’ha più
vista nè sentita nè fotografata, sparita completamente dalla vita di Bob
come concordato al processo. Dylan avrà molte altre donne e molti altri
figli, noti o segreti, ecco cosa scriveva in proposito il Corriere
della Sera il 28 Febbraio 1998:
Rivelazioni: Bob Dylan ha mogli e figli
segreti - Bob Dylan ha avuto almeno due mogli segrete e 8 o 9 figli, Lo
afferma una delle sue compagne, Susan Ross, che sta scrivendo un libro a
riguardo. Il "menestrello" ha soprattutto la passione per le donne di
nome Carol: se ne contano 4, compresa la segretaria.
Pagina 37 (28 febbraio 1998) - Corriere della Sera.
Molte canzoni di Bob parlano di Sara, la prima fu
Sad Eyed Lady of the Lowlands (dall'album Blonde on Blonde), la
seconda sarà proprio intitolata "Sara" (dall'album del 1976 Desire). Anche la
terribile Idiot Wind pare accennare proprio alla sua vicenda personale
con Sara.
Altre canzoni ispirate a Sara saranno Isis, We Better Talk This Over,
Abandoned Love, Down Along The Cove, Wedding Song, On A Night Like This,
Something There Is About You, I'll Be Your Baby Tonight, To Be Alone
With You, If Not For You, Where Are You Tonight? (Journey Through Dark
Heat) e Love Minus Zero/No Limit.
Il biografo Clinton Heylin ha aggiunto che intorno al 1977, Dylan ha
scritto un intero album con canzoni almeno parzialmente ispirate dalla
conclusione del suo matrimonio con Sara, ma che le canzoni sono state
suonate in circostanze private, magari davanti agli amici più intimi, né
quindi sono mai state registrate o tantomeno eseguite in concerto.
Ma, al di là di tutte queste parole che potrebbero essere vere o tutte
false, dopo la fine del suo matrimonio passerà molti anni travagliati,
con una vita disordinata, produzione di materiale di poco conto e
concerti deprimenti.
Dopo anni di alti e bassi comincerà a ritrovare un equilibrio artistico
ed umano pubblicando ottimi album come Time Out Of Mind, Love And Theft,
Modern Times e Tempest. Come contropartita diventerà sempre più
scorbutico e chiuso in se stesso. Oggi siamo all’assurdo, non una parola
al puibblico e divieto assoluto di essere fotografato, ma per quanto incomprensibile possa
sembrare una fobia di questo tipo, potrebbe rientrare nei suoi diritti.
Forse oggi, in occasione dei compleanni o altre occasioni, si vede e si
sente ancora con Sara, ma questo noi non lo sparemo mai, ma una cosa la
sappiamo di sicuro, la perdita di Sara è stata la più grossa botta che
Dylan abbia mai subito in vita sua.
Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Giovedi 9 Ottobre
2014
Toad's Place, the longest gig, il
concerto più lungo di Bob Dylan
Prima di iniziare un tour, non è insolito che Bob
tenga un concerto di "riscaldamento" in un ambiente piccolo per prendere
confidenza e far pratica con i membri della sua band (era la prima volta
che Tony Garnier suonava con Bob) di fronte a un piccolo pubblico prima
di iniziare un tour e suonare in strutture più grandi. Tanti anni fa,
esattamente il 12 gennaio 1990, Dylan tenne un leggendario concerto di
“warm-up” a New Haven, Connecticut, in un club conosciuto come Toad's
Place.
http://www.toadsplace.com/
Senza preavviso,
Dylan suonò per ben quattro set, rimanendo sul palco per un totale di
circa quattro ore. Nove delle canzoni eseguite erano al loro debutto dal
vivo, tra cui una giocosa cover "una tantum" di Bruce Springsteen
"Dancing In The Dark". “Political World” è stata eseguita tre volte con
tre differenti finali, la line-up era Bob Dylan (voce, chitarra,
armonica), G.E. Smith (chitarra, cori), Tony Garnier (basso), e
Christopher Parker (batteria).
Dylan suona come stesse esplodendo di gioia, scherzando con la folla,
suona novità, cover e alcuni brani dai suoi primi giorni folk al
Village. L'atmosfera è molto rilassata. Fortunatamente per i fans di
Dylan, qualcuno ha portato abbastanza nastro per registrare l'intero
spettacolo. Di seguito è riportato l'elenco dei set:
SET ONE (55 minutes)
1. Walk A Mile In My Shoes (Joe South)
2. One More Cup Of Coffee (Valley Below)
3. Rainy Day Women # 12 & 35
4. Trouble No More (McKinley Morganfield)
5. I've Been All Around This World (trad.) Dylan: Come ho detto, stiamo solo lavorando sui finali stasera, è tutto
quello che stiamo facendo. 6. Political World
7. Where Teardrops Fall
8. Tears Of Rage (Bob Dylan & Richard Manuel)
9. I Dreamed I Saw St. Augustine
10. It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry
11. Everybody's Movin' (Glen Trout)
SET TWO (40 minutes)
12. Watching The River Flow
13. What Was It You Wanted
14. Oh Babe It Ain't No Lie (Elizabeth Cotton)
Dylan: Ecco una richiesta di
(incomprensibile). Ogni tanto ci fanno qualche richiesta.
15. Lenny Bruce
16. I Believe In You Dylan: La gente dice questa è una delle
mie canzoni religiose. Io non ne sono davvero tanto sicuro che lo sia.
Comunque stiamo per suonarla. "Sometimes Satan Comes as A Man of Peace".
17. Man Of Peace
18. Across The Borderline (Ry Cooder/John Hiatt/Jim Dickinson)
19. Leopard-Skin Pill-Box Hat
20. All Along The Watchtower
SET THREE (65 minutes)
21. Tight Connection To My Heart (Has Anybody Seen My Love)
22. Political World (2nd version)
23. What Good Am I?
24. Wiggle Wiggle
25. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
26. Pay The Price (Moon Martin)
27. Help Me Make It Through The Night (Kris Kristofferson)
28. Man In The Long Black Coat
29. Congratulations
30. Dancing In The Dark (Bruce Springsteen)
31. Lonesome Whistle Blues (Hank Williams-Jimmy Davies)
32. Confidential (Dolinda Morgan) Dylan: Va bene, ora soddisferemo una
richiesta. 33. In The Garden
34. Everything Is Broken
SET FOUR (80 minutes)
35. So Long, Good Luck And Goodbye (Weldon Rogers)
36. Where Teardrops Fall Dylan: OK, stiamo lavorando sui finali
delle canzoni stasera. Faremo questa canzone solo per vedere se siamo in
grado di finirla bene. Viviamo in un mondo politico che tutti conoscono.
Se non sai che cosa sei? 37. Political World (3rd version)
38. Pretty Peggy-O (trad. arr. Bob Dylan)
39. I'll Remember You
40. Key To The Highway (Charles Segar/Willie Broonzy)
Dylan: Che canzone volete sentire? Una
ballata? Vediamo un pò....... Joey? Joey? Ha! Joey! OK, ci vorrà tutta
la notte. Cantatela, potete cantarla! Noi la suoneremo se voi la
canterete. Joey ... OK, Joey. Qui c’è una canzone che parla di ... una
specie di storia di un eroe. Dio sa che ci sono rimasti così pochi eroi.
Diamogli dentro e vediamo se possiamo farla ... 41. Joey (Bob Dylan & Jacques Levy) Dylan: Questa è una delle mie poche
canzoni romantiche. Il romanticismo in realtà non gioca una grossa parte
della mia vita, ma a volte l’ho usato. 42. Lay Lady Lay
43. I Don't Believe You (She Acts Like We Never Have Met)
44. When Did You Leave Heaven? (W. Bullock/R. Whiting)
45. Maggie's Farm
46. I've Been All Around This World (trad.)
47. In The Pines (Huddie "Leadbelly" Leadbetter) (Nota: Quando i Nirvana ha fatto una
versione "unplugged" di questa canzone, l’hanno intitolate "Where Did
You Sleep Last Night") 48. Highway 61 Revisited
49. Precious Memories (arr. by Bob Dylan)
Dylan: Grazie! Siete stati molto
gentili, perchè stiamo solo provando i finali delle canzoni. Siete
molto simpatici!
50. Like A Rolling Stone
Ecco l'elenco delle tracce del doppio bootleg che fu fu ricavato
dall’evento:
Toad's Place Vol.1
Disc one
Walk A Mile In
My Shoes (Joe South)
One More Cup Of Coffee
Rainy Day Women #12 & 35
Trouble No More (M. Morganfield)
I've Been All Around This World (Trad.)
Political World
Where Teardrops Fall
Tears Of Rage
I Dreamed I Saw St Augustine
It Takes A Lot To Laugh
Everybody's Movin' (Glen Trout)
Watching The River Flow
What Was It You Wanted
Oh Babe, It Ain't No Lie (Beth Cotten)
Disc two
Lenny Bruce
I Believe In You
Man Of Peace
Across The Borderline (Ry Cooder/John Hiatt)
Leopard-Skin Pill-Box Hat
All Along The Watchtower
Tight Connection To My Heart
Political World
What Good Am I?
Wiggle Wiggle
Stuck Inside Of Mobile
Paid The Price (Moon Martin)
Help Me Make It Through The Night (Kris Kristofferson)
Man In The Long Black Coat
Toad's Place Vol.2
Disc one
Congratulations
Dancing In The Dark (Springsteen)
Lonesome Whistle Blues (Williams/Davies)
Confidential To Me (Dorinda Morgan)
In The Garden
Everything Is Broken
So Long, Good Luck, And Good-bye (Rogers)
Where Teardrops Fall
Political World
Pretty Peggy-O (Trad. arr. by Dylan)
I'll Remember You
Key To The Highway (Big Bill Broonzy)
Joey
Disc two
Lay Lady Lay
I Don't Believe You
When Did You Leave Heaven ? (Bullock/Whiting)
Maggie's Farm
I've Been All Around This World (Trad.)
In The Pines (Leadbelly)
Highway 61 Revisited
Precious Memories (JBF Wright arr. by Dylan)
Like A Rolling Stone
Dylan al Toad’s Place, storia di quattro
ore di concerto
Di Alan Light | 8 marzo 1990
"Ogni tanto suoniamo anche le richieste" disse Bob Dylan al pubblico del
Toad’s Place a New Haven, nel Connecticut, dove lui e la sua band
stavano suonando un sacco di canzoni in quella che era una “prova in
pubblico”. Quando una voce dalla prima fila tra il pubblico del club
chiese di sentire "Congratulations" (brano # 29 della serata) dall’album
dei Traveling Wilburys, il volto di Dylan si illuminò. Girando le spalle
alla platea di circa 700 persone, Dylan, che aveva sempre eseguito da
solo il brano prima di questa serta, fu costretto a mostrare alla sua
band gli accordi per suonare la ballata.
E per il beneficio di tutti gli ascoltatori che ancora dubitavano che
erano testimoni di una serata straordinaria, la band dopo questa canzone
è andato dritta come un fuso in "Dancing in the Dark" (brano # 30 della
serata) di Bruce Springsteen. I normali errori o silenzi di Dylan per
ricordare tutti i testi sono stati più che ricompensati dal sorriso sul
suo volto, come ha dimostrato di essere ancora in grado di fare diverse
sorprese.
Lo spettacolo del 12 gennaio è stato in forte contrasto rispetto al
recente e poco brillante Dylan, che dava spettacoli superficiali, in cui
appariva così indifferente che il pubblico è stato fortunato se ha
riconosciuto la sua presenza, e tanto meno essere coinvolto nelle sue
canzoni. Ma qui al Toad’s Place, Dylan lanciò la sua sfida per il primo
show in un piccolo club con uno show-maratona brillantissimo. Dylan e il
suo solito tour trio - con il chitarrista del “Saturday Night Live” G.E.
Smith, si infiammò lanciandosi in 50 canzoni suddivise in quattro set di
circa un’ora l’uno.
Fu anche un altro fiore all'occhiello del Toad’s Place, dove "star" del
calibro di Cyndi Lauper avevano preso il via per i loro tour negli
ultimi anni e che, cinque mesi prima dell’apparizione di Dylan , aveva
ospitato una visita a sorpresa dei Rolling Stones all'inizio del loro
tour “Steel Wheels”. La ragione per lo show al Toad’s , annunciato solo
quattro giorni prima dello spettacolo, era quella di preparare la band
per primo tour di Dylan in Sud America, che ebbe inizio a fine gennaio e
doveva essere poi seguito da un’altro tratto attraverso tutta l'Europa.
Dylan ha riferito di aver scelto il Toad’s, a condizione che tutto
l’incasso delle entrate fosse versato a lui, considerando che la sua
permanenza nel club di quasi sei ore avrebbe facilmente compensato il
sacrificio del prezzo d’ingresso con le vendite del bar.
La selezione dei brani di Dylan era improbabile da capire, così come il
suo umore. Ha generalmente evitato i suoi successi più noti,
appoggiandosi invece sui suoi favoriti personali e cover decisamente
inaspettate.
Dopo l'apertura con "Walk a Mile in My Shoes," di Joe South, i primi due
set hanno incluso gemme di Dylan raramente sentite come "I Dreamed I Saw
St. Augustine'' da John Wesley Harding e una straziante "Tears of Rage".
Invece per le successive quattordici canzoni del terzo set Dylan suonò
come se fosse stato un veterano cantante da bar-band, suonando standard
di country e blues come “Help Me Make It Through the Night"di Kris
Kristofferson e una convincente versione di "Key to the Highway" di Big
Bill Broonzy.
Dylan ha anche suonato la maggior parte delle canzoni di Oh Mercy, il
momento clou è stata una esecuzione agghiacciante di "Man in the long
black coat", spiegando che "stiamo lavorando sui finali delle canzoni
questa sera", ha poi suonato il suo ultimo singolo "Political World" per
ben tre volte, aumentando l'intensità e con l'aggiunta di nuovi versi ad
ogni interpretazione.
Dylan ha preso la chitarra acustica una sola volta, per trascinare il
gruppo attraverso "Watching the River Flow." Era una notte per il rock &
roll, con Dylan che stava trasformando in una maestosa prestazione
elettrica il classico popolare "Pretty Peggy-O", che aveva
originariamente registrato per il suo album di debutto del 1961. Ha
scambiato frequenti assoli con la Fender di G.E. Smith, che rispondeva
con tocchi geniali all’incitamento di Dylan
Anche alcuni dei brani cosidetti “minori” di Dylan sono stati eseguiti,
come la sentimentale "Lenny Bruce," dall’album Shot of Love del 1981,
una versione appassionante e commovente. Dopo la resistenza iniziale ad
una richiesta per "Joey", "Staremo qui tutta la notte se io cantassi
tutte le strofe" ha detto dapprima, Dylan ha dovuto farla, "Dio sa che
ci sono rimasti così pochi eroi. Diamogli dentro e vediamo se possiamo
farla ...”, "ha spiegato prima di lanciarsi nell’epico omaggio per il
mafioso Joe Gallo, detto "Crazy Joey", ucciso dai membri di una gang
rivale.
Sebbene la maggior parte delle sue scelte fosse rivolta verso
l’imprevisto, Dylan non ha trascurato alcune delle sue composizioni più
note, tra le quali "Maggie’s Farm" e "Lay, Lady, Lay", che ha presentato
come "uno dei miei preferiti." La tendenza di Dylan è sempre stata
quella di sputare fuori questi brani con una apatia confinante con il
disprezzo, ma queste versioni erano ricche ed appassionate, piene di
umorismo e ricche del mordente che sembravano aver perso.
Dopo quasi quattro ore di canto, Dylan si è lanciato in una pungente
"Highway 61 Revisited" ed in una malinconica "Precious Memories", da
“Knocked Out Loaded”. Finalmente, dopo un paio di false partenze, Dylan
è entrato in "Like a Rolling Stone," richiesta in questa serata senza
precedenti. Anche se la sua voce stava iniziando a mostrare segni di
stanchezza, data la lunghezza dell’esibizione, e il pubblico era
esausto, è stato un momento finale esultante, mandando tutti a casa alle
2:30 del mattino
Bob Dylan è un solo ad anno di distanza dal suo cinquantesimo compleanno
e dal suo trentesimo anno come artista. Eppure eccolo lì, a stretto
contatto con i suoi fan ancora una volta, ancora a sperimentare nuove
canzoni, ancora lavorando sui numeri che ha suonato per decenni. E'
stato uno spettacolo maestoso, il più vicino a una retrospettiva
completa che Dylan raramente offre sul palco.
Questa è una storia pubblicata il giorno 8 Marzo 1990 su Rolling Stone.
Joseph Gallo, detto Joe (Brooklyn, 7 aprile
1929 – Little Italy, 7 aprile 1972), è stato un criminale statunitense,
noto mafioso e killer di New York, appartenente alla famiglia Profaci,
conosciuta in seguito come famiglia Colombo. Iniziò come soldato, e poi
come capo della fazione ribelle della famiglia. Joe era conosciuto con
il soprannome di “Crazy Joe” ovvero Joe il pazzo. Anche i suoi due
fratelli, Albert Gallo detto “Kid blast” e Lawrence Gallo detto “Larry”,
erano mafiosi appartenenti alla stessa cosca. (Larry was the oldest,
Joey was next to last. They called Joe "Crazy," the baby they called
"Kid Blast.")
La sua storia romanzata è stata raccontata da Bob Dylan nella canzone
"Joey", scritta insieme al cantautore e regista teatrale Jacques Levy ed
inserita nell'album del 1976 Desire.
Gallo nasce a Red Hook, un quartiere di Brooklyn (Born in Red Hook,
Brooklyn, in the year of who knows when) abitato in prevalenza da
italoamericani, e si fa un nome negli ambienti mafiosi con la
reputazione di ottimo killer ed intimidatore; assieme ai suoi fratelli
Albert e Larry è sospettato di essere stato uno dei killer del potente
boss Albert Anastasia. Joe è stato sposato due volte, dal primo
matrimonio nel 1954 nacque Aldo Gallo, che seguì le orme del padre e
degli zii divenendo un associato della famiglia Colombo. Gallo
attraverso alcuni prestanome era il proprietario di diversi night club
sull'ottava strada di Manhattan. Le sue attivita più redditizie erano le
estorsioni ai commercianti, le scommesse clandestine e il gioco
d'azzardo nel territorio di South Brooklyn.
Il conflitto dei Gallo contro i Profaci
Alla fine degli anni cinquanta Joe e i suoi uomini incominciano a
ribellarsi e a tramare di nascosto contro il loro boss Joe Profaci e gli
altri capi della famiglia, pretendendo maggiori introiti e più potere,
considerato che Profaci era visto dai mafiosi più giovani come un boss
tirchio che pretendeva dai suoi gruppi la maggior parte degli introiti.
Joe e i suoi fratelli lavoravano con il rango di soldati nel gruppo
guidato dal capodecina Harry Fontana, un fedelissimo di Profaci.
Tuttavia Gallo esita ancora a dichiarare apertamente guerra a Profaci
essendo costui molto più potente. La guerra fredda fra i due sembra
senza via d'uscita. Il rapporto tra i due peggiora ulteriormente il 4
novembre 1959 quando Profaci fa uccidere Frank Abbatemarco, soldato e
braccio destro di Gallo responsabile di un lucroso giro di scommesse
clandestine e prestiti ad usura.
I killer di Abbatemarco però sono proprio i fratelli Gallo assieme a Joe
Gioeli. Gallo a malincuore ha dovuto eliminare la sua spalla per due
motivi: perché non poteva disubbidire ad un ordine dei suoi capi e
perché Don Peppino gli aveva promesso di ricompensarlo con altri lavori
lucrativi a South Brooklyn ; dopo alcuni mesi però Profaci non aveva
ancora mantenuto le sue promesse, quindi Gallo sempre più infuriato si
confida con Anthony Strollo, capodecina della famiglia Genovese. Nel
frattempo Fontana divenne sempre meno ascoltato dai suoi uomini che,
anche se non ufficialmente, ormai erano dalla parte di Crazy Joe e dei
suoi fratelli, che nel frattempo erano diventati sempre più autonomi
anche grazie al sostegno che segretamente gli promettevano Carlo Gambino
e Gaetano Lucchese.
Così su richiesta di Fontana, Profaci piazza uno dei suoi migliori
soldati, John Scimone, nella decina di Gallo, per controllare meglio il
gruppo e spiarne i movimenti. Carmine Persico, all'epoca un giovane
soldato nella decina di Crazy Joe, all'inizio si schiera con lui, ma poi
capendo che i Gallo non avrebbero potuto vincere mai, rientra nei ranghi
dei Profaci. La guerra vera e propria scoppia quando John Scimone
scompare di lupara bianca, e alcuni giorni dopo Joe Gioeli, uno dei
migliori killer di Joe Gallo, viene rapito e il suo corpo fatto a pezzi
viene ritrovato all'interno di un'automobile parcheggiata di fronte ad
una concessionaria di auto di proprietà di un affiliato dei fratelli
Gallo a Sheepshead Bay, un quartiere di Brooklyn.
Gli omicidi e i rapimenti continueranno per tutto il 1960 da entrambe le
parti. Il 20 agosto 1961 Larry Gallo è invitato al Sahara lounge (un
locale di Brooklyn) dagli uomini di Joe Profaci per discutere di un
eventuale tregua, ma in realtà è un tranello: appena entrato nel locale
Larry e un suo guardaspalle vengono assaliti dai killer guidati da
Carmine Persico che cercano di strangolarli, quindi Larry e il suo
guardaspalle si salvano per miracolo, perché nello stesso istante
entrano nel locale dei poliziotti e così i killer riescono a scappare;
questa scena sarebbe stata poi ripresa nel film “Il padrino”.
Alcune settimane dopo i fratelli Gallo rispondono con il tentato
omicidio di Persico, ma i killer falliscono e Carmine rimane leggermente
ferito ad un braccio ed alla mandibola. Verso la fine del 1961 Joe Gallo
viene arrestato e condannato a dieci anni di prigione dalla procura
distrettuale di Brooklyn per estorsione. In assenza del loro leader e
fratello, Albert e Larry Gallo assieme ai loro uomini, dopo aver subito
decine di perdite nelle loro fila, continuano a combattere contro Joseph
Magliocco, che nel frattempo era subentrato alla guida della famiglia al
posto di suo cognato Joe Profaci, morto di cause naturali. Magliocco con
Bonanno stava progettando gli omicidi di alcuni membri della commissione
come Gaetano Lucchese, Carlo Gambino (accusati di sostenere segretamente
i fratelli Gallo), Stefano Magaddino di Buffalo, e Frank DeSimone di Los
Angeles.
Magliocco delegò l'organizzazione degli omicidi al suo capodecina Joseph
Colombo, ma quest'ultimo, ansioso di conquistare la fiducia della
Commissione andò a riferire tutto alle vittime designate che convocarono
Bonanno e Magliocco; quest'ultimo ormai malato viene deposto, morirà
infatti il 28 dicembre 1963 di cause naturali. Joe Colombo diventò così
il nuovo Boss della famiglia Profaci. Il gruppo dei fratelli Gallo,
ormai decimato, non poté fare altro che accordarsi e sottomettersi al
nuovo Boss Joseph Colombo.
Progetti in carcere
Joe Gallo era un uomo molto scaltro e furbo, durante la sua detenzione
avvelenò molti rivali con la stricnina, che metteva nel loro cibo.
Durante una violenta rivolta nel carcere di Auburn, salvò la vita ad una
guardia carceraria che era rimasta ferita durante gli scontri. In
carcere strinse alleanze con alcune bande afroamericane per accaparrarsi
lo spaccio di droga ad Harlem, tra cui Leroy Barnes, un piccolo
trafficante di droga di Harlem; tramite Barnes conobbe e prese sotto la
sua protezione Jerome Johnson, un piccolo spacciatore di colore.
L’omicidio di Colombo
Agli inizi del 1971 Crazy Joe esce di galera, nel frattempo riscoppia di
nuovo la vecchia faida con i Colombo. Il 28 giugno 1971 al Columbus
Circle di Manhattan, davanti a decine di migliaia di persone durante la
manifestazione della lega dei diritti civili degli italoamericani di cui
lo stesso Colombo è presidente, quest'ultimo viene ferito gravemente da
Jerome Johnson, che a sua volta viene subito crivellato dai proiettili
dei figli e delle guardie del corpo. Colombo rimane in coma e morirà nel
1978.
La morte
La vendetta dei Colombo arriverà il 7 aprile 1972, mentre Crazy Joe sta
festeggiando il suo 43º compleanno assieme a parenti ed amici
all'Umberto Clam House, un ristorante in Mulberry Street nella Little
Italy di Manhattan; all'improvviso entrano nel locale alcuni killers che
incominciano a sparare, Gallo viene colpito da cinque pallottole,
barcolla fino in strada e muore. Ad ordinare l'omicidio sono stati due
capidecina della famiglia Colombo: Carmine Persico e Joseph Iacovelli,
su ordine del presunto boss della famiglia Thomas Di Bella; i killer non
verranno mai identificati. Ai suoi funerali la sorella di Gallo
dichiarerà: adesso le strade si riempiranno di sangue. Ed avrà ragione,
nelle settimane successive del 1972 saranno uccise 27 persone.
La scena dell'omicidio di Joey Gallo
Il funerale di Joey Gallo
La tomba dei Gallo - a sinistra Larry, a destra sopra Joey e sotto
Albert "Kid Blast" - Green Wood Cemetery - Brooklyn, Kings County
(Brooklyn), New York, USA - Plot: Section 12, Lot 40314
Membri Principali del Gruppo Gallo
Albert "Kid Blast" Gallo
Lawrence "Larry" Gallo
Frank Illiano
Nicholas Bianco
Ralph Maurici
Frank Abbatemarco
Anthony Abbatemarco
Joe Gioeli
Vittorio Amuso
Robert Amuso
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JOEY
parole Bob Dylan e Jacques Levy
musica Bob Dylan
traduzione di Michele Murino
Nato a Red Hook, Brooklyn, nell'anno di chissà quando
aprì gli occhi al suono di una fisarmonica
sempre al di fuori da qualsiasi parte fosse
quando gli chiesero perchè doveva essere a quel modo
"Bene", rispondeva, "Perchè sì" Born in Red Hook, Brooklyn, in the year of who
knows when
Opened up his eyes to the tune of an accordion
Always on the outside of whatever side there was
When they asked him why it had to be that way
"Well," he answered, "just because."
Larry era il pià grande, Joey il penultimo
chiamarono Joe "il pazzo", il piccolo lo chiamarono "Bomba kid"
qualcuno dice che vivessero di gioco e di corse
sembrava che fossero sempre presi in mezzo tra delinquenti ed uomini in
blu Larry was the oldest, Joey was next to last.
They called Joe "Crazy," the baby they called "Kid Blast."
Some say they lived off gambling and runnin' numbers too.
It always seemed they got caught between the mob and the men in blue.
Joey, Joey re delle strade, ragazzino di creta
Joey, Joey perchè hanno voluto spegnerti la vita? Joey, Joey, King of the streets, child of clay.
Joey, Joey, What made them want to come and blow you away?
Si diceva che uccidessero i loro rivali, ma la verità era lontana da ciò
Nessuno seppe mai davvero dove fossero in realtà
Quando tentarono di strangolare Larry, Joey quasi esplose di rabbia
Quella notte uscì in cerca di vendetta pensando di essere a prova di
pallottola There was talk they killed their rivals, but
the truth was far from that
No one ever knew for sure where they were really at.
When they tried to strangle Larry, Joey almost hit the roof.
He went out that night to seek revenge, thinkin' he was bulletproof.
La guerra esplose sul far del giorno svuotò le strade
Joey ed i suoi fratelli subirono sconfitte terribili
finchè si avventurarono dietro le linee nemiche e fecero cinque
prigionieri
Li misero in una cantina, chiamandoli dilettanti The war broke out at the break of dawn, it
emptied out the streets
Joey and his brothers suffered terrible defeats
Till they ventured out behind the lines and took five prisoners.
They stashed them away in a basement, called them amateurs.
Gli ostaggi tremarono quando sentirono un uomo esclamare
"Spediamo questo posto all'altro mondo e diamo la colpa alla Con
Edison
(La Consolidated Edison fornisce l'energia
elettrica a New York)
Ma Joey si alzò, sollevò una mano e disse "Non siamo quel tipo di
uomini.
Abbiamo bisogno di pace e quiete per tornare al lavoro" The hostages were tremblin' when they heard a
man exclaim,
"Let's blow this place to kingdom come, let Con Edison take the blame."
But Joey stepped up, he raised his hand, said, "We're not those kind of
men.
It's peace and quiet that we need to go back to work again."
Joey, Joey re delle strade, ragazzino di creta
Joey, Joey perchè hanno voluto spegnerti la vita? Joey, Joey, King of the streets, child of clay.
Joey, Joey, What made them want to come and blow you away?
Il dipartimento di polizia lo cercava, lo chiamavano Mr. Smith
Lo accusarono di cospirazione, ma non furono mai sicuri con chi
"Che ora fai?" chiese il giudice a Joey quando si incontrarono
"Le dieci meno cinque" disse Joey. Il giudice disse "Esattamente quelli
che tu avrai" The police department hounded him, they called
him Mr. Smith
They got him on conspiracy, they were never sure who with.
"What time is it?" said the judge to Joey when they met
"Five to ten," said Joey. The judge says, "That's exactly what you get."
Si fece dieci anni ad Attica, leggendo Nietzsche e Wilhelm Reich
Lo gettarono nel buco una volta per aver tentato di fermare uno sciopero
I suoi amici più stretti erano negri perchè sembravano capire
com'è
vivere in società con le manette ai polsi He did ten years in Attica, reading Nietzsche
and Wilhelm Reich
They threw him in the hole one time for tryin' to stop a strike.
His closest friends were black men 'cause they seemed to understand
What it's like to be in society with a shackle on your hand.
Quando lo rilasciarono nel '71 aveva perso qualche chilo
ma vestiva alla Jimmy Cagney e vi giuro che era grande
Provò a ricominciare con la vecchia vita
Disse al boss: "Sono tornato ed ora voglio quello che mi spetta" When they let him out in '71 he'd lost a little
weight
But he dressed like Jimmy Cagney and I swear he did look great.
He tried to find the way back into the life he left behind
To the boss he said, "I have returned and now I want what's mine."
Joey, Joey re delle strade, ragazzino di creta
Joey, Joey perchè hanno voluto spegnerti la vita? Joey, Joey, King of the streets, child of clay.
Joey, Joey, What made them want to come and blow you away?
E' vero che nei suoi ultimi anni non voleva
portare una pistola
"Sono circondato da troppi ragazzi" diceva "Non dovrebbero mai
conoscerne una"
Tuttavia andà dritto nel club del suo più vecchio nemico giurato
Svuotò la cassa e disse "Dite che è stato Crazy Joe" It was true that in his later years he would
not carry a gun
"I'm around too many children," he'd say, "they should never know of
one."
Yet he walked right into the clubhouse of his lifelong deadly foe,
Emptied out the register, said, "Tell 'em it was Crazy Joe."
Un giorno lo beccarono in un locale di New York
Li vide arrivare attraverso la porta mentre alzava la forchetta
Buttò all'aria il tavolo per proteggere la sua famiglia
Poi uscì barcollante nelle strade di Little Italy One day they blew him down in a clam bar in New
York
He could see it comin' through the door as he lifted up his fork.
He pushed the table over to protect his family
Then he staggered out into the streets of Little Italy.
Joey, Joey re delle strade, ragazzino di creta
Joey, Joey perchè hanno voluto spegnerti la vita? Joey, Joey, King of the streets, child of clay.
Joey, Joey, What made them want to come and blow you away?
La sorella Jacqueline e Carmela e la madre Mary scoppiarono a piangere
Ho sentito il suo migliore amico Frank dire "Non è morto, sta solo
dormendo"
Poi vidi la limousine del vecchio rivolta verso la tomba
Credo che avesse dato l'ultimo saluto al figlio che non aveva potuto
salvare Sister Jacqueline and Carmela and mother Mary
all did weep.
I heard his best friend Frankie say, "He ain't dead, he's just asleep."
Then I saw the old man's limousine head back towards the grave
I guess he had to say one last goodbye to the son that he could not
save.
Il sole divenne gelato su President Street e la città di Brooklyn prese
il lutto
Dissero una messa nella vecchia chiesa vicino alla sua casa natale
E un giorno se Dio sta a guardia del Suo recinto nel cielo
so che gli uomini che lo uccisero avranno quello che si meritano The sun turned cold over President Street and
the town of Brooklyn mourned
They said a mass in the old church near the house where he was born.
And someday if God's in heaven overlookin' His preserve
I know the men that shot him down will get what they deserve.
Joey, Joey re delle strade, ragazzino di creta
Joey, Joey perchè hanno voluto spegnerti la vita? Joey, Joey, King of the streets, child of clay.
Joey, Joey, What made them want to come and blow you away?
Grateful Dead with Bob Dylan - 7-12-87 -
Chimes of Freedom, Joey
Mercoledi 8 Ottobre
2014
Sydney, Australia - State Theatre.
September 3, 2014
di Nick Miller
Prima notte di Dylan a Sydney 2014 alla grande, nel bellissimo State
Theatre, costruito, decorato e ornato nel 1929. Dylan aveva suonato qui
l'ultima volta nel 1992.
Abbiamo avuto un mix di posti proprio nella parte centrale della fila!
Dato che il teatro ha una capienza di 2.000 posti la vista era
fantastica. Suono eccellente, come essere in cima ad una tribuna a una
partita di calcio , si ha una prospettiva totalmente diversa su ciò che
sta accadendo.
È possibile regolare l'orologio con l’ora d’inizio, esattamente alle
20:00 suona il gong. La folla di stasera è un mix di tutte le età, molti
giovani e tutti entusiasti.
La set list è come quella delle passate notti e di nuovo è stato un
grande spettacolo. Per me gli highlights sono stati Workingman’s Blues #
2, Early Roman Kings e Long And Wasted Years che è la mia canzone
preferita di Tempest. Mia figlia ha preferito Pay in Blood. Le canzoni
di Blood on the tracks spiccano sempre, come anche il suono
dell’armonica.
Non c'è molto altro da dire oltre che la serata è stata ottima!
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di James Mackie
Sono venuto al concerto di stasera con mio figlio di 18 anni. La set
list è stata naturalmente la stessa. La folla sembrava meno coinvolta
che a Canberra, e questo mi ha sorpreso. Anche la molto buona recensione
su SMH aveva notato questo fatto. La recensione era on line e valeva la
pena leggerla. Il recensore sapeva qualcosa soltamto sull' argomento.
Mi chiedevo se il vecchio teatro molto bello poteva aver avuto una
influenza rilassante.
I punti salienti sono stati ancora Workingman’s Blues # 2, Duquesne
Whistle, Forgetful heart. Improvvisamente Long And Wasted Years chiude
il set regolare. Canzone molto molto potente che non avevo notato prima,
non credo che la performance sia stata diversa, sono stato solo io che
sto scoprendo qualcosa in più nel repertorio dylaniano. Le magiche
riproposizioni di Watchtower e Blowin’ sono state incredibili ancora una
volta. Bob non è brillante al pianoforte, ma in queste canzoni funziona.
Sto pensando a come Bob ed a come usa le sue voci differenti, il forte
ringhio e auella più tranquilla e rilassata molto più pulita. Non c'e
stato l’assalto al palco, forse è stato l’impegno con i telefonini per
fare le foto che ha rilassato tutti.
Ciao Tamnourine,
dove hai trovato la copertina di BOTT con la foto di Sara al posto di
Bob Dylan?
Giorgia.
Niente di particolare
cara Giorgia, è stato solo un "divertissement" fatta in casa, così alla
buona, ho preso una foto di Sara e l'ho messa di fianco alla parte
dell'album con il titolo. Mi è sembrata un'idea simpatica perchè questo
fu il disco del dolore e della rabbia di Dylan per la fine del suo
matrimonio. Naturalmente se soffrì così tanto fu perchè in fondo a Sara
ci teneva. Così ho pensato di abbinare le due cose in modo che
assumessero un significato totale. Spero che questa idea sia piaciuta
anche ad altri Maggiesfarmers. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Martedi 7 Ottobre
2014
Ricerche con i
titoli di Dylan: sfida tra scienziati
clicca qui
Edie Sedgwick, la sexy musa che ispirò
Bob Dylan
clicca qui
Lunedi 6 Ottobre
2014
Talkin'
9468 - tamburino66
Oggetto: Ho un sogno
Pensa se la Sony e Dylan avessero
dato a suo tempo il via libera per fare un video di un intero show del
1978, mi viene in mente Blackbushe o Parigi, e magari a quest'ora era
disponibile anche in versione blu-ray! Occasione persa di uno dei
migliori tour di Dylan! Mai capito certe scelte. Inoltre se con il tour
del 1978 chiamato dai critici il "tour degli alimenti", funzionale per
parare il buco finanziario per il divorzio e il flop di Renaldo and
Clara, ed altre beghe, sarebbe stata anche una buona occasione, facendo
uscire il video, di avere per le tasche della casa discografica e di
Dylan un maggior introito finanziaro e un documento live per noi fans e
per il mondo musicale in genere. Solo nel 1986 a conclusione del tour
con Petty (non del 1978) è un uscito un live zoppo di 53 minuti, una
testimonianza live buttata lì. E l'intero show dello stesso che fine ha
fatto? Mai capito certe scelte. Con Dylan niente o quasi è lineare.
Inoltre sarebbe bello che facesse uscire un live di questo ultimo
segmento del net, soprannominato da me "Tempest Tour", se non altro, per
i 50 anni di onorata carriera. Ci saranno telecamere puntate al Beacon
in quel di New York a riprendere l'evento? Con Dylan mi aspetto sempre
qualche novità anche se so che non ci sarà nessuna ripresa ufficiale.
Stefano C.
Caro Stefano, i concerti
al Pavillon di Parigi furono cinque, 3 Luglio, 4 Luglio
(Registrato), 5, 6 e 7 Luglio1978. Queste le specifiche del disco
registrato il 4 Luglio:
Disc 1
Track 101. My Back Pages (Instrumental)
Track 102. She’s Love Crazy
Track 103. Baby Stop Crying
Track 104. Mr. Tambourine Man
Track 105. Shelter From The Storm
Track 106. It’s All Over Now, Baby Blue
Track 107. Tangled Up In Blue
Track 108. Ballad Of A Thin Man
Track 109. Maggie’s Farm
Track 110. I Don’t Believe You (She Acts Like We Never Have Met)
Track 111. Like A Rolling Stone
Track 112. I Shall Be Released
Track 113. Going, Going, Gone/Interval
Track 114. Rainy Day Women # 12 & 35 (Instrumental)
Track 115. True Love Tends To Forget
Disc 2
Track 201. It Ain’t Me, Babe
Track 202. The Man In Me
Track 203. One More Cup Of Coffee (Valley Below)
Track 204. Blowin’ In The Wind
Track 205. I Want You
Track 206. Senor (Tales Of Yankee Power)
Track 207. Masters Of War
Track 208. Just Like A Woman
Track 209. We Better Talk This Over
Track 210. All Along The Watchtower
Track 211. All I Really Want To Do
Track 212. It’s Alright, Ma (I’m Only Bleeding)
Track 213. Forever Young
Track 214. I’ll Be Your Baby Tonight
Track 215. The Times They Are A-Changin’
Lineup:
Bob Dylan - guitar, harp, vocal
Billy Cross - lead guitar
Ian Wallace - drums
Alan Pasqua - keyboards
Jerry Scheff - bass, vocal
Steven Soles - rhythm guitar, vocal
David Mansfield - pedal steel, violin, mandolin, dobro
Steve Douglas - saxophone, flute, recorder
Bobbye Hall - percussion
Background vocal - Helena Springs, Jo Ann Harris, Caroline Dennis
il Festival a
Blackbushe si svolse invece il 15 luglio a Camberley nel Surrey all'aerodromo
di Blackbushe col nome di "The Picnic at Blackbushe Aerodrome 1978", con
la partecipazione, oltre a quella di Bob Dylan, di Eric Clapton, Joan Armatrading e di Graham Parker and The Rumour Lake ..
Esiste anche un filmato:
Bob Dylan Live 1978 Blackbushe
Festival
Ma come puoi vedere e
sentire la qualità è quanto di meno si possa avere. Durante quel
concerto Dylan esegui la seguente set list:
Bob Dylan Blackbushe
1978 set list
My Back Pages (Instrumental)
Love Her With A Feeling
Baby Stop Crying
Just Like Tom Thumb's Blues
Shelter From The Storm
It's All Over Now Baby Blue
Girl From The North Country
Ballad Of A Thin Man
Maggie's Farm
Simple Twist Of Fate
Like A Rolling Stone
I Shall Be Released
Is Your Love In Vain?
Where Are You Tonight? (Journey Through Dark Heat)
A Change Is Gonna Come (
Carolyn Dennis vocal)
Mr. Tambourine Man (Helena
Springs vocal)
The Long And Winding Road (Jo
Ann Harris vocal)
What Would We Do If No One's Dreams Came True? (Steven
Soles vocal)
Gates Of Eden (Acoustic)
True Love Tends To Forget
One More Cup Of Coffee
Blowin' In The Wind
I Want You
Senor (Tales Of Yankee Power)
Masters Of War
Just Like A Woman
To Ramona
Purtroppo in quel periodo le
videocassette erano in periodo di sviluppo e quindi, anche dopo aver
filmato un concerto, coi relativi costi molto superiori a quelli di
oggi, difficilmente si poteva trovare un supporto adatto per essere
riprodotto. qualche anno dopo le cassette VHS ed i relativi
lettori/registratori furono finalmente disponibili sul mercato a prezzi
ragionevoli, e dopo molti anni farà la comparsa sul mercato il DVD.
Dubito che quei concerti siano stati registrati, ma come sempre, la
speranza è sempre l'ultima a morire. Nei depositi della Sony ci deve
essere tanto di quel materiale dylaniano da far paura. Ho il dubbio che
Sony conservi il tutto per una pubblicazione postuma che renderebbe
molto di più in fatto di numeri e cifre. Purtroppo è brutto dover
pensare cose simili, ma il mondo degli affari è spietato e sfrutta
queste situazioni per trarne il massimo profitto. la famosa frase
"Businnes is Businnies" è completamente senza etica e giustifica,
macchiavellisticamente, ogni azione.
Può darsi che questo tour che
tu, abbastanza a ragione hai chiamato "Tempest Tour", sia stato oggetto
di registrazioni audio, questo giustificherebbe la staticità delle
scalette. Invece per quando riguarda eventuali video sono più
pessimista, l'oscurità tipica del palco di quest'anno e la pochissima
illuminazione sarebbero dei grossi ostacoli per una ripresa filmata
decente.
Comunque. come giustamente hai detto tu, con Dylan ci si può aspettare
di tutto, perciò armiamoci di pazienza ed aspettiamo, da Dylan
potrebbero arrivare anche le cose più impensate. Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
"Diamond and rust", ovvero il ricordo
di Joan Baez di un pomeriggio con Dylan
Joan stava scrivendo una canzone, in quel momento squilla il telefono,
lei risponde e dall’altro capo del filo sente la voce di Bob (Ecco che
arriva di nuovo il tuo fantasma). E’ un colpo al cuore, una specie di
scivolone a distanza di dieci anni, lei dimentica i motivi per i quali
stava scrivendo quella canzone e comincia a riscriverla ricordando un
tenero momento di abbandono con Dylan tra le sue braccia in un hotel
squallido a Washington Square. La canzone si chiamerà “Diamond and
rust”, cioè quello che lasciano i ricordi amorosi, momenti sfolgoranti
come diamanti e la ruggine che rovina poi tutto.
Lui è un pistolino appena arrivato a New York che sta cercando,
scimmiottando Woody, di farsi conoscere nel giro dei folksingers. Lei è
già una star che di lì a poco avrà l’onore della copertina di «Time». Si
incontrano, si innamorano e percorrono la stessa strada per qualche
anno. Le loro canzoni contro le disuguaglianze sociali, le ingiustizie,
la guerra, la corsa agli armamenti, la paura della bomba, diventano “la
causa” e la “ragione”per la quale milioni di giovani americani
scenderanno nelle piazze e nelle strade americane per proterstare contro
l’establishment con cortei e proteste. Lei gli dedica diverse canzoni ma
lui non pensa nemmeno lontanamente di sposarla, non vuole entrare in
competizione con lei, anzi, lui vorrebbe che lei fosse la sua schiava,
ma Joan non è donna per stare a questi giochi, così il pistolino, ormai
diventato una celebrità sposa una ex-bunnygirl di Playboy i cui
requisiti rispondono ai suoi desideri ed alle sue necessità. In realtà
Dylan avvicina la Baez perchè a lui piace la di lei sorella Mimi (che
sposerà poi Richard Farina), ma la Baez, innamorata e gelosa, riesce
facilmente ad irretirlo e trascinarlo nel suo di un letto. Allo stesso
tempo lui parte per un tour in Inghilterra e l'idea del matrimonio, se
mai ci fosse stata, e di un futuro insieme vengono spazzate via dalla
improvvisa celebrità che travolge il “puzzone di Duluth”, come era
chiamato Dylan dagli amici del Village.
Quando Joan Baez si mise con Bob Dylan, dopo averlo vietato alla
sorella, lo fa per una forte simpatia e per pura gelosia nei confronti
della sorellina minore, ma poi sarà travolta dalla dirompente e
debordante personalità del piccolo vagabondo del Minnesota.
«Ora ti guardo mentre stai in piedi/ foglie d’autunno ti cadono attorno/
c’e neve fra i tuoi capelli/ Sorridi guardando fuori dalla finestra di
quell'hotel fatiscente». Così scriverà la Baez in «Diamonds & Rust»
ricordando un tenero pomeriggio passato con lui.
All'inizio della “Baez-Dylan story” a Bob interessava la sorella di lei,
Mimi Baez. La prima volta che Dylan, allora un ragazzetto che si sta
facendo le ossa nei localini folk del Greenwich Village cantando
principalmente canzoni di Woody Guthrie , incontra Joan e Mimi Baez,
Joan, la sorella maggiore, era già una folk-star in predicato di
apparire sulla copertina di Time. Ma Dylan è più attizzato dalla sorella
Mimi. Lui tenta di invitarla fuori, ma Joan, madre/sorella maggiore, che
era rimasta fulminata da quel ragazzino, le proibisce di frequentarlo.
«Ero gelosa del suo interesse verso di lei, ma riuscii a distoglierlo
dal suo intento prendendolo in giro. Lui era piccolino e molto giovane,
io ero di poco, forse sei mesi più grande di lui, mi sentivo come se
fossi sua madre», ha ricordato anni dopo Joan nella sua autobiografia
«And a Voice to Sing With: A memoir». Nonostante la partenza con altri
obiettivi, la storia amorosa fra Dylan e la Baez diventerà una storia
che non segnerà solamente i due protagonisti, ma addiruttura un’intera
generazione, e per di più diventerà il simbolo di quella generazione che
si stava trasformando in qualcosa di nuovo e diverso da quella dei
genitori (Non a caso una strofa di The Times They Are A-Changin’
suggerisce alle madri ed ai padri di non criticare quello che non
possono capire - Come mothers and fathers Throughout the land And don't
criticize What you can't understand -).
Dieci anni prima dell’altra
celeberrima coppia formata da John Lennon e Yoko Ono, Bob e Joan saranno
i primi a dar voce in pubblico, attraverso le loro canzoni, al fermento
sociale che sta nascendo nelle classi giovanili del dopoguerra che
sentono la necessità di cambiare le regole che andavano bene per un
mondo che è stato spazzato via con la passata seconda guerra mondiale.
Le loro canzoni contro le disuguaglianze sociali, i diritti dei meno
abbienti continuamente calpestati, contro l’assurda ed orribile nuova
guerra che si è scatenata in Vietnam, contro la corsa agli armamenti
spinta a più non posso dai fabbricanti di armi (”The Masters of War” –
come li chiamerà Dylan), lo stop al nucleare per uso militare diventano
allora la colonna sonora delle marce di protesta che riempiono le strade
degli Stati Uniti.
«Diamonds & Rust», scritta dalla cantautrice nel 1975, ricorda un
pomeriggio in cui i due erano assieme in un hotel per tossici,
travestiti e scappati di casa per non rilasciare interviste ed avere un
pò di riposo dalla bolgia mediatica nella quale, loro malgrado, erano
coinvolti ed assediati. “Mi ero innamorata” ammise la Baez “Quella fu la
volta in cui mi sentii più vicina a lui. E mai dopo quel giorno ho più
sentito la stessa spontaneità nello stare con lui”. Bob le è rimasto nel
cuore, è ancora il testo di «Diamonds & Rust» a suggerirlo con il
racconto che si apre sulla telefonata di un cosidetto «fantasma che
ritorna». Sicuramente meno profonde le altre due volte che la Joan
scrive in ricordo dell'ex amato. La prima in assoluto, «To Bobby»,
risalente al 1972, invitava Dylan a tornare all'impegno civile con le
sue canzoni. Stesso rimprovero in «Winds of the Old Days», ma Dylan è
ormai una celebrità elettrica che non avrà più tempo e voglia da
dedicare ai motivi umanitario/sociali della Baez.
Perchè nasce la storia fra lei e Bob? Forse era arrivato il momento in
cui la regina del folk aveva bisogno di dare una svolta decisa alla sua
carriera ormai stagnante, aveva bisogno di nuove canzoni impegnate. I
tempi stavano cambiando e tutti se ne stavano accorgendo, e le canzoni
di Dylan erano come il rosolio per la sua voce da usignolo. Quel giovane
dall'aspetto trasandato ma dalla penna così affascinante e innovativa
poteva dare concretezza alle sue esigenze. E lui aveva bisogno di farsi
un nome. Nel 1963 Joan lo invita come ospite durante la sua esibizione
al Monterey Festival e poi per tutto il suo tour. Vince anche le
resistenze dei fans che all'inizio accolgono freddamente il quasi
sconosciuto Bob Dylan. Coppia combinata? Forse, anche gli amici di Dylan
gli suggeriscono di lasciare perdere Mimi e di pensare alla carriera
puntando su Joan, e così il nasce anche il sentimento frta di loro.
Nella sua autobiografia la Baez ha ripescato dai ricordi della sua
gioventù una conversazione dell'estate del 1964 in cui i due
affrontarono il tema di un futuro assieme, spingendosi addirittura a
pensare a un nome, Shannon avrebbero voluto, per un eventuale bimbo. Ma
Bob era sfuggente. Come sul palco, non è mai stato uno molto espansivo,
se non refrattario o respingente, così doveva esserlo anche nel privato.
Al telefono lui butta lì la parola «matrimonio». Ma Joan, con quella
sensibilità che solo le donne hanno, capisce che c'è qualcosa che non
va, che non c'è convinzione in quella parola, che dietro quella parola
non c'è un impegno per costruire qualcosa di duraturo. «Ho detto no. Non
c'era una proposta dietro». Non si lasciarono subito. Un altro tour
americano assieme, nel 1965, fu un successone. Ormai erano la coppia
reale della musica folk. Ma le differenze iniziavano a farsi sentire.
Lei sente che l’impegno di Bob si limita alle canzoni cantate assieme,
che oltre a questo, da parte del giovane menestrello non c’è qualcosa di
più profondo. Di lì a qualche anno lei si farà addirittura arrestare per
una manifestazione, ma lui non si farà vedere. “Diceva che io pensavo di
poter cambiare le cose con qualche canzone mentre lui sapeva che nessuno
avrebbe potuto fare una cosa del genere”, scrisse lei anni dopo. Poi
arriva il momento per Dylan di varcare l'oceano ed andare in Inghilterra
a farsi conoscere. L'occasione perfetta per restituire il favore
all'amata: portarla sui palchi europei e presentarla ad un pubblico che
non la conosce come lei aveva fatto con quello in patria. L'avventura è
immortalata nel film/documentario «Don’t Look Back», di D.A. Pennebaker.
La fama travolge di botto il giovane cantautore. Dylan si chiude in se
stesso, o forse è il suo entourage che lo nega al resto del mondo: tutti
lì a pendere dalle sue labbra e a dire che è un genio. Sindrome
pericolosa per Bob, ma il conto, sia professionale che umano, lo paga
Joan. Portata al seguito del tour, sarà deliberatamente ignorata e mai
invitata sul palco. C’è anche una certa Sara che è sempre con lui... Ma
questa è un'altra storia. Joan capisce che la loro love-story è ormai
finita, abbandona la troupe e ritorna a casa.
Diamond and rust
La canzone allude al rapporto che Joan Baez aveva avuto con Bob Dylan
dieci anni prima. Anche se Dylan non è specificamente nominato nella
canzone, nel terzo capitolo del suo libro di memorie, And a Voice to
Sing With (1987), la Baez usa frasi del brano nel descrivere il suo
rapporto con Dylan, ed è esplicito che Dylan era l'ispirazione per
la canzone. Lei racconta di come inizialmente disse a Dylan che la
canzone era dedicata al suo ex-marito David Harris, cosa che ovviamente
non era vera. Nel testo della canzone per esempio ci sono le frasi:.
"Scoppiò sulla scena che era già una leggenda / il fenomeno che non si
lavava, il vagabondo originale ... " parole che descrivono Bob Dylan e
non il marito David Harris.
La Baez riporta una conversazione tra lei e Dylan nel libro delle sue
memorie “And a Voice to Sing With”:
«Hai intenzione di cantare quella canzone sulle uova di pettirosso ed i
diamanti? (Per quanto mi ricordo i tuoi occhi erano più blu delle uova
di pettirosso – dice il testo della canzone)" Bob mi aveva chiesto il
primo giorno di prove.
"Quale?"
"Sai, quella su gli occhi blu ed i diamanti ..."
"Oh", dissi, "devi riferirti a “Diamonds And Rust”, la canzone che ho
scritto per mio marito David. L’ho scritta mentre lui era in prigione ".
«Per tuo marito?" Bob ha chiesto.
"Già. Per chi hai pensato che l’abbia scritta?" chiesi io con la faccia
di pietra.
"Oh, ehi, che cazzo ne so?"
"Non importa. Sì, la canterò, se vuoi."
Il matrimonio della Baez a Harris era già finito quando la canzone fu
scitta. In un'intervista con lo scrittore musicale Mike Ragogna, la Baez
in seguito ammise che il personaggio della canzone era Dylan:
MR: "Diamonds And Rust" è stato un altro momento magico. Hai detto
quando hai cominciato a scrivere la canzone, è iniziata come qualcosa di
diverso fino a quando Dylan ti ha telefonato. Da quel momento è
diventato lui il soggetto della canzone. Deve essere stata una helluva
di chiamata (Helluva è una espressione slang che sta per la contrazione
di “hell of a” ed ha un significato accrescitivo, sia in positivo che in
negativo, usato anche col significato di - gran, del diavolo, bella (in
senso accrescitivo), terribilmente, diabolico, spettacolo di, fino al
collo, a tutta birra, infernale, molto peggio, da sballo,
fenomenale, sudare sette camicie, pazzesco.. -).
JB: Mi ha letto l'intero testo di "Lily, Rosmary and the jack of heart"
da una cabina telefonica nel Midwest.
MR: Qual’era stata l’ispirazione originale per la canzone?
JB: Io non ricordo per cosa avevo cominciato a scriverla, ma all’inizio
non aveva niente a che fare con colui per il quale l’ho scritta alla
fine.
Well I'll be damned
Here comes your ghost again
But that's not unusual
It's just that the moon is full
And you happened to call
And here I sit
Hand on the telephone
Hearing a voice I'd known
A couple of light years ago
Heading straight for a fall Beh, che io sia dannata
Ecco che arriva di nuovo il tuo fantasma
Ma questo non è insolito
E' solo che la luna è piena
E ti è capitato di telefonarmi
Ed io son qui seduta
La mano sul telefono
Sentendo una voce che avevo conosciuto
Un paio di anni luce fa,
ancora buona per una caduta
As I remember your eyes
Were bluer than robin's eggs
My poetry was lousy you said
Where are you calling from?
A booth in the midwest
Ten years ago
I bought you some cufflinks
You brought me something
We both know what memories can bring
They bring diamonds and rust Per quanto io mi ricordi i tuoi occhi
Erano più blu delle uova di pettirosso
La mia poesia era scadente hai detto
Da dove stai chiamando?
Da una cabina nel midwest
Dieci anni fa
Ti ho comprato alcuni gemelli
Tu mi hai portato qualcosa
Sappiamo entrambi cosa i ricordi possano portare
Portano diamanti e ruggine
Well you burst on the scene
Already a legend
The unwashed phenomenon
The original vagabond
You strayed into my arms
And there you stayed
Temporarily lost at sea
The Madonna was yours for free
Yes the girl on the half-shell
Would keep you unharmed Beh sei apparso sulla scena
Eri già una leggenda
Il fenomeno che non si lavava
Il vagabondo originale
Ti sei perso nelle mie braccia
E li sei stato
Come temporaneamente disperso in mare
La Madonna era tua a gratis
Sì, la ragazza nella semiconchiglia (probabilmente riferita alla Nascita
di Venere di Botticelli)
Ti avrebbe preservato incolume
Now I see you standing
With brown leaves falling around
And snow in your hair
Now you're smiling out the window
Of that crummy hotel
Over Washington Square
Our breath comes out white clouds
Mingles and hangs in the air
Speaking strictly for me
We both could have died then and there Ora ti vedo in piedi
Con le foglie autunnali che cadono intorno
E la neve tra i capelli
Ora stai sorridendo dalla finestra
Di quell'hotel scadente
Giù a Washington Square
I nostri respiri diventavano nuvole bianche
Si mescolano e rimangono sospesi nell’aria
Parlando rigorosamente per me
Entrambi avremmo potuto morire lì per lì
Now you're telling me
You're not nostalgic
Then give me another word for it
You who are so good with words
And at keeping things vague
Because I need some of that vagueness now
It's all come back too clearly
Yes I loved you dearly
And if you're offering me diamonds and rust
I've already paid Ora mi stai dicendo
Che tu non sei un nostalgico
Allora dammi un'altra parola per questo
Tu che sei così bravo con le parole
E a mantenere le cose nel vago
Perché ho bisogno di un pò di quella vaghezza ora
E' il tutto che ritorna troppo chiaramente
Sì, ti ho amato teneramente
E se mi stai offrendo diamanti e ruggine
Ho già pagato
Un anticipo del
Vol. 11 delle Bootlegs Series: The Basement Tapes complete
Dopo aver esplorato la maggior parte del catalogo Dylan, ho finalmente
ripreso i Basement Tapes, quasi come un ripensamento. Conoscevo il loro
status leggendario per merito di mia zia Monnie, che mi aveva dato una
copia del disco quando avevo appena conosciuto Dylan e stavo entrando al
liceo. Tuttavia, sono stato confuso dal materiale a causa delle canzoni
della Band, che si stagliano in netto contrasto con le registrazioni
senza pretese provenienti dalla cantina. E' stata davvero una cosa
inopportuna mettere Dylan e la Band sullo stesso album, e peggio ancora
intercalare le canzoni. E' particolarmente difficile ascoltarle su un LP
perché devi saltare manualmente ogni traccia. Quando finalmente ho
scaricato gli album alcuni anni più tardi e ho creato una playlist con
solo le canzoni di Dylan è stato un momento di gioia. L’esecuzione
vocale rilassata, la natura surreale dei testi e la Band compatta
nell’accompagnarlo era tutto quello che avrei potuto sperare.
La sua voce è stata quello che veramente mi ha agganciato. Dopo aver
provato, senza successo, di entrare in suoi lavori degli anni ‘80, avevo
bisogno di qualcosa in cui la sua voce mancava di quella fastidioso
qualità. La sua voce è molto semplice e naturale sui Basement Tapes. E
quasi non sembrava lui al primo ascolto. Eppure, forse questa è la sua
vera voce, senza tutta la roba hillbilly e le altre strane cose. Questa
è la sua voce allo stato più rilassato e naturale. Basta immaginarlo giù
nel seminterrato con i suoi amici, a suonare canzoni casuali senza
pressione divertendosi in ciompagnia. E, secondo la leggenda, fumando un
sacco di tabacco strano. Questo lavoro si distingue come un “unico” tra
tutta l'opera di Dylan.
Più tardi, ho avuto frale mani i bootleg "completi" delle sessioni, come
un torrente in piena, 104 brani! Non ci potevo credere. Era troppo da
assorbire tutto assieme. Tante canzoni con tale diversa di qualità del
suono. Sono rimaste nel mio ipod per sette anni prima che io davvero
abbia avuto il tempo di scavare profondamente dentro di esse. La scorsa
estate ho acquistato il libro "Invisible Republic" che è stato
aggiornato come: "The Old, Weird America”??) da Greil Marcus. Dopo aver
letto il libro, ho ascoltato i bootleg leggendo la descrizione di ogni
canzone in appendice del libro. Era una lezione di storia della musica,
era la ricerca, era il lavoro, il documento che chiariva che le
registrazioni complete sul bootleg erano una finestra su Dylan, un
manufatto proveniente da qualche mondo strano.
Oggi sono 138 brani che saranno pubblicati ufficialmente, con eccellente
qualità audio e mastering, e naturalmente, sarà molto più facile da
assorbire. Inoltre, non sapevo fino ad ora che Robbie Robertson aveva
fatto alcune sovraincisioni sulle versioni originale dei Basement Tapes,
che non ci saranno su questa versione, così possiamo sentire le
registrazioni originali in buona qualità! Questa versione non sarà così
rivelante come la pubblicazione del Vol.10 delle Bootleg Series Another
Self Portrait della scorsa estate, dal momento che quella roba non era
mai stato effettivamente diffusa nemmeno su bootleg e quindi era inedita
e mai sentita. Tuttavia, per chi non ha ancora sentito il bootleg
completo dei Basement Tapes, questi sarannoaltrettanto, se non di più,
una rivelazione.
Nessun artista si è fatto strada sul
palco del ventesimo secolo con una collezione di facce diverse più di
Bob Dylan. A partire dal folksinger cantore di ballate che all’inizio si
presentò non come figlio di una rispettabile famiglia ebrea della
midclass del Minnesota ma preferì vestire i panni di uno dei tanto hobos
vagabondi, inventando ogni giorno storie diverse sui suoi genitori e
sulla sua gioventù, fino al rocker che, quando esplose la controversia
sulla sua svolta elettrica, disse candidamente che il suo impegno nella
musica folk era stato solo un imbroglio per raggiungere una certa fama.
Dylan era una persona diversa ogni volta che lo si incontrava. Come
artista era furbo, divertente, oltraggioso, profetico, scomodo, temuto,
imprevedibile; dentro a ognuna di queste qualità si poteva trovare
cautela, astuzia, ragionevolezza, la volontà di essere sempre un passo
avanti, di avere il controllo su tutto ciò che lo riguardava. Ma quando
si presentò sul palco nell’autunno 1965 accompagnato dagli Hawks e poi
in Inghilterra nella primavera 1966 il suo show divenne un finimondo,
una vera battaglia senza esclusione di colpi fra i musicisti ed il
pubblico. Bob era l’insolenza in persona, quasi nudo di fronte alla
folla senza una delle sue abituali maschere.
Iniziati circa un anno dopo l’incidente
in moto che lo allontanò dal clamore di giornali e televisioni, i
"Basement Tapes" sono delle strimpellate fatte da un gruppo di amici
suonati senza tanta cura per farsi ancora una volta i fatti altrui in
materia di familiarità e di fede, ma in fondo in fondo adeguatamente
vestiti e con una confortevole maschera. Grandissima parte dei "Basement
Tapes" sono il modo più libero di dire quello che Dylan voleva, un modo
semplice, se vogliamo, normale e poco forbito, bislacco e non eroico di
parlare liberamente. E’ un esprimersi in libertà ma allo stesso tempo
criptico, quello che qualcuno, forse Raymond Chandler, descrisse come la
“voce americana, piatta, senza intonazione e noiosa", il tono di voce di
"Clothesline Saga" e "Lo And Behold!", che dice quasi tutto mentre
sembra che non dica quasi niente. Potrebbe sembrare un linguaggio
segreto, con l’accompagnamento di una musica suonata pensando che
nessuno l’avrebbe mai ascoltata eccetto loro e forse qualcuno dei loro
discendenti in qualche momento di nostalgia, un segreto alla portata di
tutti. Greil Marcus sembra conoscere Dylan molto, ma molto bene, come si
capisce dalle sue parole, o forse chissà, è convinto e crede solamente
di conoscerlo bene, comunque, sia l’una o l’altra la verità, scrive con
una confidenza che ha pochi eguali. Marcus piazza il periodo dei
"Basement Tapes", le leggendarie incisioni di Dylan in compagnia di The
Band nei lunghi momenti della convalescenza successiva al suo dichiarato
serissimo incidente motociclistico, momento topico non solo nella storia
della poetica dylaniana, ma anche di tutta la storia musicale e
letteraria americana. Mentre il mondo stava cambiando fuori dalla
cantina improvvisata a studio di registrazione, la leggendaria cantina
della casetta chiamata "Big Pink" nei pressi di Woodstock, Dylan
rileggeva a suo modo le radici della tradizione musicale del suo paese,
creando una musica ineffabile, che non può essere espressa o spiegata
con semplici parole, indefinibile e al tempo stesso fondamentale per
quanti sarebbero venuti dopo di lui. Marcus ricostruisce quei momenti
con accuratezza e maestria, arricchendoli con riflessioni proprie,
asciutte e dettagliate. Dylan stesso, dopo aver letto “La Repubblica
Invisibile”, ha dichiarato: "Questo è un libro definitivo, penetra
profondamente nel mio subconscio e passa al setaccio quel periodo
storico con grande efficacia. Greil Marcus ce l’ha fatta di nuovo".
Intervista a Greil Marcus di Paolo
Vites per la rivista "JAM" - (c) copyright degli aventi diritto
Quando uno dei più grandi critici rock del mondo scrive un libro su uno
dei più grandi musicisti rock di tutti i tempi, accade per forza di cose
qualcosa di speciale.
E infatti La Repubblica Invisibile, il volume di Greil Marcus dedicato a
Bob Dylan e ai Basement Tapes, è un libro davvero speciale, un evento
nel mondo della letteratura rock. Ne parliamo con l'autore.
"Non hai bisogno di una chitarra per essere un
eroe del rock'n'roll" (Paul Williams)
Bill Flanagan, Peter Guralnick, Dave Marsh, Paul Williams, Robert Palmer
e lui, l'oggetto di questa intervista, Greil Marcus. Se questi nomi non
vi dicono niente, vi siete sicuramente persi qualcosa: un vero articolo
di musica rock, o un vero libro dedicato al rock. Sono loro che hanno
creato dal nulla (perché prima di loro neanche esisteva) il concetto
stesso di 'critica rock', e ancora oggi la loro lezione è talmente
debordante che non teme confronti.
Specie nella nostra Italietta musicale. Grazie a loro il rock è stato
valorizzato (in America, naturalmente) come una delle forme d'arte e di
cultura più rilevanti del Novecento, al pari della letteratura, della
poesia, della politica, della sociologia.
Degli esempi? Scritto nell'anima di Bill Flanagan ancora oggi insegna
cosa vuol dire fare un'intervista con dei contenuti che non siano il
solo pettegolezzo; Performing Artist di Paul Williams ci dice che per
cominciare a capire qualcosa di Bob Dylan non basta avere tutti i suoi
dischi allineati sullo scaffale, ma bisogna prima aver studiato a fondo
Pablo Picasso e William Shakespeare; Robert Palmer, per spiegare cosa è
il rock'n'roll, è andato a girare per tutti i luridi juke joint rimasti
ancora nel Delta del Mississippi (Deep Blues); Greil Marcus, per
raccontare la storia del punk, ha scritto la storia del movimento dada e
dei fermenti culturali dell'Europa degli anni Venti e Trenta (Lipstick
Traces, in Italia Tracce di rossetto).
Il critico rock, grazie a loro e a pochi altri, è oggi in America
rispettato, interrogato, valorizzato, gira per le Università a tenere
conferenze al pari dell'editorialista che scrive di politica o del
sociale. Una chimera, per l'Italia? Lo lasciamo giudicare al lettore.
Greil Marcus ha da poco pubblicato Invisible Republic - Bob Dylan's
Basement Tapes, oggi pubblicato in italiano da Arcana. L'occasione è un
tale evento nella storia della critica musicale per non cercare di
raggiungerlo a Berkeley, dove vive, per intervistarlo.
Nato nel 1945 a San Francisco, Greil Marcus comincia a collaborare con
Rolling Stone nel 1969 e poco dopo a insegnare all'Università di
Berkeley. Di suo pugno è una di quelle recensioni che sono rimaste negli
annali della critica rock, quando, a proposito di Selfportrait, album di
Bob Dylan del 1970, esordì con: "Cos'è 'sta merda?" (alla faccia del
politically correct). Dal 1983 al 1988 è Direttore del National Book
Critics Circle, mentre presta la sua collaborazione a riviste come
Village Voice, New Yorker, Creem, New Musical Express e altre. Ha
scritto "Mystery Train: Images Of America In Rock'n'Roll Music", "Dead
Elvis: A Chronicle Of A Cultural Obsession", "Lipstick Traces: A Secret
History Of The 20th Century".
Attualmente pubblica rubriche musicali su Artforum e Interview.
JAM: Come è cominciata la sua carriera di giornalista e di critico
musicale?
Greil Marcus: Ho cominciato a scrivere di rock'n'roll sul giornale del
mio college, all'incirca nel 1965, ma il vero inizio fu qualche anno
dopo, quando fui attratto sempre più da quella incredibile scena
musicale che allora era San Francisco alla fine degli anni Sessanta. In
quel periodo Jann Wenner fondò la rivista Rolling Stone. Lo conoscevo da
tempo perché anche lui, come me, era uno studente dell'Università di
Berkeley, ma non mi piaceva assolutamente il loro modo di recensire i
dischi di rock'n'roll, usavano lo stesso approccio che si usava con la
vecchia musica folk: si parlava solo dei testi delle canzoni, non della
musica. Un giorno comprai un disco che non mi piacque per niente, e
rimasi deluso soprattutto dal fatto che questo disco veniva
pubblicizzato bene, mentre invece era una schifezza. Decisi allora di
scriverne la recensione e la inviai a Rolling Stone: quando la settimana
dopo comprai il giornale, vi trovai dentro la mia recensione. Pensai: ma
allora è davvero semplice fare il giornalista musicale! Mi misi a
scriverne altre, e un giorno Jann Wenner mi chiamò a casa dicendomi: "Ho
sentito che ti lamenti del modo in cui Rolling Stone recensisce i
dischi, perché non diventi il nostro responsabile delle recensioni?".
Okay, risposi, e così iniziò la mia carriera da professionista, a trenta
dollari alla settimana.
JAM: Una di queste sue recensioni è passata alla storia, come esempio
di coraggio e spregiudicatezza, in un campo dove difficilmente i
giornalisti hanno il coraggio di parlar male di un grande nome del rock.
Nel 1970, la sua recensione del disco di Bob Dylan, Selfportrait,
cominciava
con la frase "Cos'è 'sta merda?". Non ebbe paura di qualche reazione da
parte dell'artista o della casa discografica?
G.M.: Assolutamente no, riportai semplicemente quello che tutti dicevano
di quel disco. Credo che ebbe tanta eco perché era la prima volta che un
giornalista usava quell'espressione.
Non volevo imporre il mio giudizio personale con quella frase, era
piuttosto come l'inizio di una conversazione tra amici che ascoltano un
disco, tanto che nel corso della recensione riportavo i commenti di
amici, di colleghi giornalisti e della gente per la strada a proposito
di Selfportrait. Bisogna ricordare che, a quei tempi, un disco così da
parte di Bob Dylan fu un vero shock nella società americana: pessime
canzoni, quasi tutte di altri cantanti... Per essere precisi, poi, la
frase "Cos'è 'sta merda?" era il commento alla prima canzone del disco,
All The Tired Horses. Se avessi cominciato con una frase tipo "Molta
gente è turbata dal nuovo disco di Bob Dylan", credo che nessuno sarebbe
rimasto colpito da quella recensione, fu davvero un inizio efficace...
JAM: Non ci fu nessuna reazione da parte di Bob Dylan?
G.M.: Ci fu, seppur indiretta, quando circa un anno dopo, durante una
intervista, un giornalista chiese a Bob Dylan cosa ne pensasse di Greil
Marcus. Lui rispose: "Greil Marcus è pieno di merda" (oggi Marcus e
Dylan sono ottimi amici, ndr).
JAM: In America c'è una incredibile tradizione di grandi scrittori di
musica rock, a differenza di
quanto accade in Europa, dove scrivere di musica vuol dire scrivere di
pettegolezzi, mode
passeggere e chi è in testa alle classifiche. Come si spiega questa
differenza? Come nasce questo
approccio unico alla critica musicale che avete in America?
G.M.: Non so esattamente come mai succeda questo. Sono rimasto davvero
sorpreso delle reazioni che la gente ha avuto in Italia a proposito
dell'ultimo disco di Bruce Springsteen, The Ghost Of Tom Joad, e anche
del suo tour acustico. La reazione del pubblico italiano è stata più
forte, più attenta al significato e più emotiva anche di quella da parte
del pubblico americano.
Questo vuol dire che in Italia esiste un pubblico, esiste un'audience
attenta alla musica. Per questo non mi so spiegare
perché non esiste da voi una generazione di critici attenta alle
esigenze della gente, soprattutto pensando che la critica jazz è nata,
negli anni Venti, in Francia mentre in America neanche esisteva e furono
i collezionisti e gli appassionati inglesi di blues negli anni Cinquanta
a capire, ancor prima che in America, che il blues era una musica
speciale, una musica viva. Così non so spiegarmi perché non esiste in
Francia o in Inghilterra una critica musicale legata al sociale, a
quello che la gente vorrebbe veramente sapere.
Eccetto per Simon Fricke e Jon Savage, in Inghilterra non esiste un vero
concetto di critica musicale. Per quello che riguarda noi, gente come
me, Paul Williams o Robert Palmer, abbiamo tutti cominciato a scrivere
negli anni Sessanta, e credo che l'influenza di quel particolare periodo
storico abbia generato il nostro approccio alla critica musicale. Esiste
però oggi in America una nuova generazione di scrittori e di critici,
specialmente donne, che ha cominciato negli anni Ottanta e nei Novanta,
che ha trovato un proprio stile personale per portare avanti questa
tradizione. Per quanto riguarda l'Italia, credo che uno scrittore come
Umberto Eco sarebbe un perfetto critico musicale.
JAM: Uno dei caratteri distintivi del suo modo di scrivere, è il modo
in cui lei sa connettere il
rock'n'roll alla storia politica e sociale del suo Paese, ed è evidente
in modo particolare nel libro La
Repubblica Invisibile. Come nasce questo approccio alla scrittura?
G.M.: Non è mai stato un approccio intenzionale, non sono mai stato
capace di scrivere in modo differente da questo. Mentre andavo al
college e anche quando ho cominciato a scrivere di musica, era un
periodo particolare della storia americana, in cui le istanze politiche
erano all'ordine del giorno; qualunque cosa si studiasse ai corsi
universitari, era messo in relazione con la contestazione studentesca o
con il movimento per i diritti civili. Al mattino si discuteva di
politica e al pomeriggio si ascoltava musica, non c'era separazione tra
questi due mondi. Per me era normale, e rimasi davvero
sorpreso quando, cominciando a scrivere, mi accorsi che nessuno teneva
conto di questo, separando la musica dalla politica o dalla vita
sociale. Eppure capita a ciascuno di noi: quando stai ascoltando una
canzone, ti sembra per un momento che nulla è più grande del
rock'n'roll, tutto il mondo con tutte le sue esigenze viene in quel
momento contenuto in una canzone. E allora non puoi fare a meno di
chiederti: come è possibile questo, come è possibile che tutto il mondo
sia contenuto in una canzone? E' così che nasce il mio modo di scrivere
e anche se oggi sono costretto a spiegare questo concetto, allora, negli
anni Sessanta, era ovvio e scontato che fosse così, era naturale.
C'è un capitolo di La Repubblica Invisibile dedicato interamente a una
sola canzone dei Basement Tapes, Lo And Behold!. Ma quella canzone è
solo la motivazione di partenza per partire alla scoperta di un intero
mondo: il blues di Frank Hutchison degli anni Venti, quindi la
situazione dei minatori della West Virginia in quel periodo per poi
ritornare al blues e alla canzone di Bob Dylan. Ascoltando una canzone,
possiamo parlare allora di politica, di sociale, di cultura: tutto il
mondo è dentro una canzone.
JAM: Il punto di partenza per scrivere La Repubblica Invisibile è
stato l'ascolto di una serie di
bootleg (dischi pirata, non ufficiali, ndr) che raccolgono tutte le
registrazioni effettuate da Bob Dylan a Woodstock. Non si è mai
preoccupato di una possibile reazione da parte di Bob Dylan o della sua
casa discografica per del materiale che, a termine di legge, dovrebbe
essere considerato proibito?
G.M.: Sì, il libro dipende da questi cinque CD dedicati ai Basement
Tapes e anche da molti altri bootleg contenenti i concerti che Dylan e
The Hawks tennero nel corso del 1965 e del 1966.
Senza quel materiale non avrei mai potuto lavorare. Prima di cominciare
a scrivere contattai l'editore di Bob Dylan spiegandogli cosa volevo
fare e il permesso di citare dei versi dalle canzoni dei Basement Tapes.
La risposta fu sorprendente: dissero sì, puoi usare i testi di Dylan, ma
facci un favore, non citare quelle poche canzoni che sono uscite in
forma ufficiale, usa le canzoni contenute nei bootleg!
JAM: Perché, secondo lei, Dylan non autorizza la pubblicazione
ufficiale di tutto questo materiale di enorme valore, musicale e
storico?
G.M.: Per quanto riguarda i concerti dal vivo di Dylan And The Hawks nel
1966, un paio di anni fa la Columbia aveva lavorato a lungo su quei
nastri per una uscita ufficiale sicura, tanto che avevano chiesto a Tony
Glover, un musicista vecchio amico di Dylan, di scrivere le note di
accompagnamento al disco. Il progetto è stato cestinato, e la mia
opinione è che la casa discografica, ancora non sapendo dell'uscita di
un nuovo disco di canzoni di Dylan che ormai mancava da oltre cinque
anni, abbia avuto paura che l'emissione di materiale di trenta anni fa
potesse affossare definitivamente l'immagine di Bob Dylan, relegarlo per
sempre al suo passato, come dire: guardate come era bravo una volta,
guardate cosa sapeva fare mentre oggi non pubblica più niente di
notevole. L'uscita di Time Out Of Mind, con l'incredibile interesse che
ha suscitato nella critica mondiale e nel pubblico, ha fortunatamente
riportato Dylan alla considerazione dei suoi contemporanei. Adesso
potrebbe essere il momento buono per l'uscita di quei concerti di
trent'anni fa, o dei Basement Tapes originali (nota
di Michele Murino: ovviamente i "concerti di trent'anni fa" come li
chiama Marcus hanno poi visto la luce in Bootleg series IV con il mitico
concerto della "Royal Alber Hall", che era in realtà quello di
Manchester).
JAM: Per una strana coincidenza, contemporaneamente a La Repubblica
Invisibile, è stata ristampata per la prima volta su CD The Anthology Of
American Folk Music, che insieme ai Basement Tapes costituisce il nucleo
da cui si è sviluppato il suo libro. Era al corrente di questo progetto
mentre scriveva il libro?
G.M.: No, non lo sapevo. Sono stato aiutato molto dall'Amministratrice
degli archivi di Harry Smith (l'uomo che pubblicò The Anthology) che mi
ha dato parecchie informazioni, ma non mi disse niente di questo
progetto.
JAM: Come pensa che questa ristampa possa essere recepita dalle nuove
generazioni di musicisti? Potrà avere una parte dell'enorme impatto che
ebbe, negli anni Sessanta, su artisti come Bob Dylan e tutta la sua
generazione?
G.M.: Non so dire se l'impatto sui musicisti sarà adeguato, ma
sicuramente posso dire che mostrerà ai giovani che il loro paese, e il
mondo in generale, è molto più ricco, più complesso e più interessante
di quanto hanno mai potuto immaginare. Perché questa antologia non è
solo una raccolta di musica, ma racchiude l'America, è un ritratto
dell'America, ma anche un ritratto della vita in se stessa.
JAM: Qual è la sua opinione riguardo alla nomination di Bob Dylan al
premio Nobel?
G.M.: Bé, se Dario Fo ha vinto il premio Nobel, credo che anche Bob
Dylan lo possa vincere...Seriamente, come non credo che quella di Dario
Fo sia vera letteratura, non credo neanche che le canzoni di Dylan siano
vera letteratura.
JAM: Per concludere, quali sono, oltre ai suoi naturalmente, i libri
dedicati al rock'n'roll che lei considera imprescindibili?
G.M.: Spero di non dimenticarne qualcuno... Sicuramente il libro che mi
ha ispirato quando ho cominciato la mia carriera, uno dei migliori in
assoluto ancora oggi, e cioè Rock From The Beginning. Quindi Psychotic
Reactions And Carburetor Dung di Lester Bangs; The Heart Of Rock And
Soul (Thousands And One Greatest Rock'n'Roll Singles) di Dave Marsh;
Louie Louie ancora di Dave Marsh; England's Dreaming di Jon Savage; Hell
Fire, la biografia di Jerry Lee Lewis, che credo sia la miglior
biografia, e anche la più breve, di un musicista rock mai scritta.
(Nota di
Mr.Tambourine: Questa intervista è stata pubblicata da Michele Murino su
maggiesfarm.it: http://www.maggiesfarm.it/greil.htm)
Venerdi 3 Ottobre
2014
Bob Dylan: Anteprima di "Things We
Said Today"
La canzone registrata da Dylan per l'album
tributo a Paul "The Art Of McCartney"
Glenn Berger: Le mie sessioni di
registrazione con Bob Dylan
Che cosa è stato essere in studio per Blood on the Tracks
di Glenn Berger
Qualche settimana fa è stato il 40 ° anniversario delle sessioni di
registrazione a New York per uno dei più grandi album di Dylan di tutti
i tempi, Blood On The Tracks. Io sono l'unica persona in vita, oltre a
Dylan stesso, che ha assistito a tutte quelle sessioni. A 18 anni, ero
apprendista per il leggendario produttore/engineer Phil Ramone. Dylan
aveva scelto Phil per registrare l'album, e io, suo assistente fidato,
ero quello che premeva i pulsanti al banco.
La data che Dylan aveva scelto per iniziare la registrazione era
propizia. Era “Rosh Hashanah”, il Nuovo anno ebreo. Dopo aver fatto due
dischi per la Asilum, Dylan aveva preferito tornare alla Columbia
Records, la mitica etichetta con la quale aveva iniziato la sua
carriera. La registrazione doveva avvenire allo studio A-1, al # 799
della 7th Avenue a Manhattan. Questo studio era appartenuto alla
Columbia finchè non fu acquistatao da Phil Ramone nel 1968, che cambio
la denominazione in “A & R Studios”. Da ricordare che la sorprendente
"Like a Rolling Stone" fu registrata in questi studios.
Dylan aveva chiesto a Ramone di mettergli insieme una band. Phil aveva
scelto Eric Weissberg, virtuoso di banjo e chitarrista straordinario, e
la sua "Deliverance Band", un gruppo di musicisti per super sessioni. Ho
piazzato microfoni sulla batteria, al basso, alle chitarre e alla
tastiera. Ho messo i microfoni per Dylan al centro della stanza. In
mezzo a tutta quella confusione, Dylan è entrato furtivamente. Ha
grugnito un ciao e si è ritirato verso l'angolo più lontano della sala
di controllo, mantenendo la testa chinata ed ignorando tutti noi.
Nessuno osava disturbarlo.
Dylan si rivolse a noi nella sala di controllo e disse, nel suo ringhio
sarcastico, "E’ tutto pronto? "
Mentre guardavo in giro per ricontrallare se tutto fosse a posto, John
Hammond entrò in sala. Questo ha alleggerito la tensione. Hammond era
stato un veggente talent scout quando aveva scoperto Dylan. Per
qualsiasi fan di Dylan, questo è stato un momento classico: Dylan e
Hammond in questo studio di nuovo insieme per il ritorno di Dylan alla
Columbia.
Anche se i musicisti in studio solitamente incarnano l'essenza del
rilassamento, questa volta erano palesemente pompati. Non capita tutti i
giorni di poter lavorare con Dylan.
Dopo aver controllato tutta l’attrezzatura ho dato a Ramone il via
libera, i session-men sono stati molto veloci nel fare i suoni in pochi
minuti. Eravamo pronti per il rock. Mi avvicinai cautamente a Dylan e
gli dissi che potevamo cominciare quando voleva lui. Bob annuì e mi
lasciò uscire dalla sala di registrazione. Dylan si mise in spalla la
sua chitarra acustica ed il supporto per l’armonica al collo. In piedi a
pochi centimetri da lui ho spostato i microfoni. Il tempo si fermò e
l'istantanea mi divenne chiara. Ero in piedi accanto a Bob Dylan: il
piccolo corpo muscoloso, gilet nero a vita bassa stile rabbino e camicia
bianca aggrovigliata. Aveva 33 anni. Guardò oltre me, in qualche posto
in un'altra dimensione. Sono scappato, nella stanza di controllo più in
fretta che potevo.
Ha accennato una melodia.
"Facciamo If You See Her, Say Hallo".
Aveva appena provato la canzone quando ci ha detto di registrare. I
suonatori stavano appena iniziando a capire i cambiamenti di accordi e
cosa suonare. Al terzo tentativo, ha gettato tutti fuori strada suonando
un altro brano. I musicisti si bloccarono. Stavano cercando di seguire
la nuova armonia, ma il tastierista non era abbastanza sveglio. Dylan
agitò la mano, segnalando al tastierista di lasciar perdere.
I musicisti furono scossi. Appena dopo essersi ripresi dallo shock,
un’altra escursione con un’altra canzone. Dylan cambiò canzone ancora
una volta, senza che nessuno conoscesse quello che lui stava suonando.
Un altro dei musicisti aveva beccato un accordo sbagliato, diverso da
quello che Dylan stava suonando, e Dylan lo interruppe. Uno per uno, i
musicisti hanno smesso di suonare. Questo era male. Si poteva vedere la
tristezza negli occhi dei musicisti mentre si sedevano silenziosamente
dietro i loro strumenti, costretti a non suonare secondo il capriccio
mercuriale del ragazzo prodigio.
Nessuno gli avrebbe mai detto che non poteva fare una cosa simile, ma
dopo tutto, lui era Dylan ed era fatto così. Ma questo era sbagliato.
Anche se sei Dylan devi dire ai musicisti che canzone stai facendo, far
loro imparare gli accordi, e trovare la quadratura. La sensazione andava
dalla tensione alla tristezza. E lentamente cominciò a crescere nei
musicisti la certezza che il sogno di suonare in un disco di Dylan non
si sarebbe avverato.
Abbiamo finito con solo Dylan e il bassista Tony Brown. Tony si era
seduto vicino a Dylan guardando le sue mani cercando di seguire i cambi
di accordi come Bob li stava facendo, senza mai sapere che accordo
sarebbe stato il successivo. Abbiamo registrato l’intero album di
materiale come quello in sei ore. Ora, che ci ripenso, lo stile di quel
tempo era quello dei musicisti con cui lavoravo per Paul Simon, che
potevano metterci anche un anno per fare un album. Dylan ha fatto il
tutto nella notte di Lunedi.
La mia confusione aumentò quando diluimmo più volte tutto quello che
avevamo registrato in due diverse notti. Il buio e l’atmosfera dolorosa
in studio rifletteva il materiale che Bob stava registrando. Canzoni che
narravano della perdita di un amore e la relativa angoscia erano più che
evidenti. Seduto davanti al registratore, ho potuto sentire il bruciore
della sua creazione dall'altra parte del vetro. Dylan era a pochi metri
di distanza, la gola tirata, tutto sudato, con una sensazione di
profondo dolore, torcendo le vocali, "You're an eeeeeeeee-iihhhdiot,
babe/It's a wonder we can even feed ourselves!"
La canzone finì con il gemito lamentoso della sua armonica e poi il
silenzio.
Ci siamo seduti e abbiamo aspettato.
Dylan si rivolse a noi nella sala di controllo e chiese col suo ringhio
sarcastico, "Ero abbastanza sincero?"
Una vita di ideali spazzata via in una sola frase. Che cosa potrebbe
significare questo? Aveva ucciso i suoi musicisti con l'aplomb di uno
psicopatico; ha registrato il suo album frettolosamente in un giorno e
poi lo ha rifatto ancora due volte; e ora questo ” Era abbastanza
sincero? L'icona di un'epoca, il ragazzo che ha puntualizzato ogni
pretesa, che ha tirato giù l'intero edificio dell’ipocrisia, il ragazzo
che scherniva le istituzioni, totalmente pieno di se stesso.
Dylan non si presentò per il mixaggio. Mentre la maggior parte degli
artisti usavano lo studio come uno strumento, a Dylan non importava
questa parte del lavoro di rifinitura. Aveva lasciato tutto nelle mani
di Ramone.
Glenn Berger nello studio di Ramone, 1974.
Stavamo lavorando da giorni per circa 20 ore al giorno. Non avevo
dormito più di tre ore a notte in un anno. Era passata la mezzanotte,
eravamo soli io e Ramone in studio. Mi sedetti vicino a lui, guardando
ed ascoltando. Lui era bravo ed i più grandi musicisti del mondo
venivano a bussare alla sua porta, lui aveva l'incantesimo e anche la
magia.
Tra una take e l’altra gli ho chiesto come facesse. In un primo momento
non mi rispose. Poi, senza preavviso, lui mi girò intorno ad un
centimetro da me, paonazzo in volto e tremante di rabbia.
"Chi ti credi di essere per fare una domanda al grande Ramone? Non devi
discutere quello che faccio, basta che obbedisci!".
Mi sono reso conto che Ramone deve aver pensato che lo stavo
rimbrottando per un errore. Ho provato a protestare, a dirgli che volevo
solo imparare ... Ma ogni parola lo faceva arrabbiare ulteriormente. La
sua voce si fece più forte, le urla più insensibili, gli insulti più
viziosi. "Tu sei una nullità! Per te io sono un dio!"
Tutto iniziò a turbinare intorno a me: le ore, il tormento, la mancanza
di sonno, "sono stato sinceeeeeeeeero abbastanza ... "
Diedi un colpo sul pulsante di arresto del registratore e corsi fuori
dalla stanza di controllo e attraverso il corridoio silenzioso fino al
bagno. Sotto le luci fluorescenti ed abbaglianti, mi sono riverso sul
lavandino ed ho vomitato. Nonostante la mia ritrovata certezza che ero
del tutto inutile, sapevo che Ramone aveva bisogno di me per finire il
mixaggio. Ho dovuto riprendermi e tornare a fare il mio lavoro. Sono
entrato barcollando nella stanza di controllo, la stanza era vuota. Mi
avvicinai alla consolle. Mi sedetti sulla sedia di Ramone e toccai le
sacre manopole. Vidi piccoli pezzi di carta spiegazzati sul tavolo. Ne
spiegai uno, e in uno scarabocchio maciullato c’era scritto "Ramone è
Dio". Improvvisamente ebbi una sensazione di ansia, rispiegazzai il
foglietto, mi alzai ed in silenzio presi il mio posto accanto al
registratore.
Abbiamo finito il mixaggio quella notte. Rimasi fino all'alba, mentre il
maestro, facendosi la barba con un rasoio elettrico decideva l’ordine
finale delle canzoni.
Mentre ero seduto nella sala di controllo lavorando su alcune
sovraincisioni per il prossimo album, "Judith", di Judy Collins, il
telefono squillò. Sentii Phil che diceva: "Bob è incredibile. Davvero,
probabilmente il miglior album di sempre. Non preoccuparti. È ottimo".
Poco tempo dopo mi disse sconvolto che Dylan era insicuro dell’album e
mi guardò con uno sguardo perplesso sul volto. Ci stringemmo la testa
fra le mani increduli. Dylan insicuro? Eh?
Quando tornai dalle vacanze di Natale, Phil si sedette con me, pallido e
scoraggiato. Bob era in preda al panico. Durante la visita a suo
fratello in Minnesota, David gli aveva detto di ri-registrare alcune
delle tracce a Minneapolis. L'album uscì un paio di settimane più tardi.
Quando ne ebbi una copia, capovolsi subito per guardare il retro
copertina. Avevo fatto tutto il mio meglio per la gloria, ma aspettavo
il credit, ma il mio nome non era da nessuna parte sulla copertina.
Ora, a 50 anni, con la mia professione di medico psicoterapeuta, a
guardarmi nessuno avrebbe potuto dire che io ero stato là. Ho cominciato
a chiedermi se era vero. Poi mi sono ricordato, c’era la prova. Il mio
nome era sui fogli che avevo compilato come parte del lavoro di
assistente. Sapevo che in Internet c’era probabilmente ogni cosa, quindi
ho cercato con Google, "fogli di lavorazione per Blood on the Tracks".
Sorprendentemente, un ragazzo di nome Michael Krogsgaard aveva inviato i
dati. Ho fatto scorrere verso il basso la pagina per trovare le
informazioni relative all’album. Ho letto le parole: Studio A, A & R
Records di New York, 16 settembre 1974.
Mezzanotte. Ecco è qui ho pensato. La riga diceva "Ingegneri: Phil /
Lenn." Ah bene. Lo scherzo finale di Dylan.
Quaranta anni dopo, mi chiedo che lezione che ho imparato da quei
giorni. Ramone e Dylan mi hanno insegnato, ma io non so bene cosa o
come. Sono stato certamente importante in quei giorni, ma non ho mai
fatto nulla di immortale come quello che hanno fatto questi ragazzi. Io
non sono riuscito a capire che essere un artista non devi essere
necessariamente solo molto bello. E’ come se loro fossero in missione,
scavano sempre più giù, più in profondità dentro se stessi, più di
quanto tutti noi sappiamo osare, passano attraverso l'inferno durante il
viaggio, rubano il fuoco sacro, e lo portano sù per condividerlo con il
resto di noi. Chi siamo noi per giudicare il loro modo di comportarsi
quando fanno tanto per noi?
E Phil. Il suo compito era quello di rompermi a pezzi in modo da potermi
rimettere di nuovo insieme e farmi diventare un uomo. Io porto la sua
visione dentro di me ed i suoi movimenti nelle mie dita ancora adesso.
"Che casino Berger, rifai tutto da capo" lo sento ancora dire. Sono
sempre stato in lotta con Phil, bloccato nell’eterna lotta per il
dominio dell'universo. il
vecchio uomo ancora vince ogni volta, accidenti a lui.
Blood on the Tracks. Dylan versato le sue budella in queste canzoni e
per questo esse dureranno a lungo. Lui ha avuto accesso alla fonte in un
modo che io posso solo invidiarlo dolcemente. Posso vedere la
brillantezza, ma tutto mi sfugge come l’acqua tra le dita.
So che è il sangue di Dylan che c'è in quei solchi e questo è ciò che li
rende grandi. Ma prendo qualche piccola dose di conforto per il mio
dolore e le umiliazioni che ho subito allora dicendo a me stesso che con
il suo sangue ce n’è anche un pò del mio.
Oggi Glenn Berger è un Dottore, scrittore, psicoterapeuta ed ex
ingegnere del suono che vive a New York. È possibile leggere il suo blog
qui. http://www.glennberger.com/
Blood on the Tracks è il titolo di un
album di Bob Dylan, pubblicato nel 1975 dalla Columbia Records. L'album
raggiunse la prima posizione nella classifica pop di Billboard, in Nuova
Zelanda e Canada, la seconda in Norvegia, mentre nella corrispondente
classifica inglese raggiunse la quarta posizione e la quinta in Olanda.
Il singolo Tangled Up in Blue si piazzò alla posizione 31 della
classifica dei singoli pop. Blood on the Tracks è uno degli album
dell'artista ad avere realizzato le maggiori vendite. Ha infatti
guadagnato un disco d'oro (12 febbraio 1975) e 2 di platino (il primo il
9 agosto 1989, il secondo il 14 novembre 1994)
È inoltre presente nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling
Stone alla posizione 16, e nella classifica dei 100 migliori album della
rivista Q, alla posizione 23.
Le canzoni che compongono Blood on the Tracks sono state generalmente
interpretate da critica e pubblico come un riflesso dei tumulti
personali che Dylan stava attraversando all'epoca, in particolare la sua
separazione dalla prima moglie Sara Lownds. In realtà, Dylan non ha mai
voluto confermare questa ipotesi, e nella sua autobiografia del 2004,
Chronicles - Vol. 1, affermò che i brani del disco non avevano niente a
che fare con la sua vita privata, e che erano stati ispirati dalla
lettura dei racconti di Anton Čechov.
Tutte le dieci canzoni dell'album furono originariamente registrate a
New York e prodotte da Phil Ramone. Quando la Columbia aveva già
preparato gli acetati definitivi per la stampa dell'LP, Dylan cambiò
idea sugli arrangiamenti dei brani, e volle ri-registrare cinque delle
canzoni a Minneapolis con un gruppo di musicisti locali assemblati da
suo fratello, il produttore David Zimmerman. Le teorie sul perché Dylan
abbia così drasticamente voluto riscrivere l'album sono molteplici, una
delle più note è quella che Dylan abbia ritenuto gli arrangiamenti dei
brani troppo scarni e monotoni, con le canzoni troppo simili tra loro. È
stato anche detto che, solo due settimane prima dell'uscita di Blood on
the Tracks, Dylan suonò un acetato di prova del disco a suo fratello, e
che il commento negativo dello stesso lo abbia portato a rimettere mano
ai brani dell'album. Nonostante la versione originaria del disco sia
stata ampiamente resa disponibile su bootleg, solamente una delle cinque
versioni originarie dei brani reincisi è stata pubblicata ufficialmente
(You're a Big Girl Now sull'album del 1985 Biograph). Versioni
alternative di Tangled Up in Blue, Idiot Wind, e If You See Her, Say
Hello provenienti dalle stesse sessioni sono state pubblicate in The
Bootleg Series, Vol. 1-3, insieme a Call Letter Blues, un inedito poi
scartato. Up To Me, altra outtake delle stesse sedute di registrazione,
venne pubblicata su Biograph. Lily, Rosemary and the Jack of Hearts è
l'unica canzone delle sedute di New York a non essere stata ancora
pubblicata ufficialmente.
Il disco è ritenuto il lavoro migliore del Dylan degli anni settanta, in
grado di rivaleggiare con i suoi capolavori più celebri degli anni
sessanta. A proposito della popolarità dell'album presso i fan e la
critica, Dylan disse (durante una intervista radiofonica con Mary
Travers): «Un sacco di persone mi dicono che amano quell'album. È
difficile per me capirne il perché. Voglio dire, alle persone piace quel
tipo di dolore?».
Secondo il giornalista musicale Jimmy McDonough, prima dell'uscita di
Blood on the Tracks, Dylan si recò a far visita a Neil Young nella sua
casa in Florida, per chiedere la sua opinione circa i brani del disco.
BOB DYLAN: Blood On The Tracks - di
Gabriele Benzing
clicca
qui
Giovedi 2 Ottobre
2014
Talkin'
9467 - a.genovese
Oggetto: Serata della MFSB al Mercadante
Caro Mr. Tambourine,
la serata di sabato 27 settembre è stata davvero bella. Nel bel mezzo
delle performance di artisti prestigiosi, la Maggie’s Farm Southern Band
se l’è cavata, suonando Hurricane.
Allego la foto ‘ufficiale’ della serata (purtroppo il fotografo ha
ripreso solo me), la targa ricordo ricevuta dalla band ed il link del
video ripreso da cellulare da Elio Rooster (qualche problema tecnico
della ripresa, sound sfasato a volte con immagini, etc., ma comunque
‘carino’ ed un bel ‘ricordo’). Noterai gli applausi ‘scroscianti’ che
proprio non ci aspettavamo… Nota di colore: abbiamo utilizzato la
batteria di Tullio De Piscopo (!) che più tardi ha sfoderato una
prestazione superba e toccante.
Antonio Genovese - Maggie's Farm Southern Band
Un abbraccio a te e a tutti i MFarmers, Antonio.
Caro Antonio, la
vostra versione di Hurricane è davvero accattivante, bello il suono,
bello il ritmo, ottima la dinamica, ottimo l'insieme, bella armonica,
bel coro, meritato applauso, e infine, last but not least, che magnifica
Gibson acoustic!!!. Complimenti per la bellissima esecuzione, un
abbraccio a tutti voi, grazie, Mr.Tambourine, :o)
Sydney, Australia - State Theatre,
September 3, 2014
di Michael King
Il grande occhio brillava sulla parete posteriore oscurata del grande
palco vintage con le luci sospese sopra la band, le luci si sono
abbassate e lui è apparso. Il pubblico inchiodato in soggezione dalle
capacità di Bob a 73 anni di spiegare la ricca messe del suo catalogo
musicale e di piegare e ruotare ogni melodia e nota ad una nuova
interpretazione. Questo era il mio 5° concerto in oltre 20 anni e
ciascuno ha avuto dei momenti speciali. Per me, dal momento che tutti
conoscevano la scaletta ormai, aspettavo la sua commovente e ottima voce
in Forgetful Heart. Il pubblico era riverente di fronte ad uno dei
talenti più creativi del pianeta. Bob si pavoneggiava davanti all’asta
del microfono, pestava sul pianoforte e soffiava le note alte della sua
armonica con una freschezza che smentiva la sua età.
Mia moglie ed io abbiamo fatto un viaggio di 3 ore dalla nostra casa a
Gloucester per vedere His Bobness in tutta la gloria che Dio gli ha
dato. Non siamo rimasti delusi! Lasciatemi solo dire che il luogo era
spettacolare nel suo fascino da vecchio mondo e per la sua intimità. E'
qui che abbiamo visto per la prima volta Bob nel 1992, ed è qui che
purtroppo crediamo di averlo visto per l’ultima volta, anche se la
longervità mercuriale di questo artista è in grado di sorprenderci
ancora nel futuro, infatti noi speriamo che torni ancora in Australia.
C'era molto nello show di stasera, cose a volte sottovalutate, ma sempre
prestazioni coinvolgenti. L'illuminazione del palco però era così debole
che alla volte era difficile vedere i musicisti e le ombre create dal
multimicrofono sul suo viso impedivano di vedere chiaramente le sue
espressioni facciali. Grazie Bob per averci riscaldati dopo la tempesta
del nostro viaggio a Sydney.
Mercoledi 1 Ottobre
2014
Adelaide, Australia - Adelaide
Entertainment Centre, August 31, 2014
di Nick Miller
Per me il quarto show in quattro città diverse in questo Nuova Zelanda/
Australia Tour 2014 prima di spostarmi per i prossimi 5 spettacoli a
Sydney, mia città natale.
Anche in questo caso Dylan è salito sul palco giusto in tempo con il
suono del gong. L'Adelaide Entertainment Centre è simile alla
Claudelands Arena di Hamilton, NZ, e non ha certo la storia o la
grandezza delle sedi di Melbourne e Sydney.
Il suono è ottimo e il pubblico meraviglioso. Ci sediamo accanto a un
fan di lungo corso che veniva da Port Lincoln e dietro una ragazza che
ha poi ballato tutta la notte. In evidenza stasera per me sono stati
Workingman Blues # 2, Simple Twist Of Fate, Early Roman Kings e Long And
Wasted Years, e stasera anche Blowin' in the Wind è stata grande. Va
ricordata l'eccellente energia della attuale band, in più l’armonica di
Dylan ha un suono davvero azzeccato per queste canzoni. Durante il
tragitto in tram a casa la folla era soddisfatta per la notte.......ed
ora via per Sydney.