31 Marzo 2014, Tokio, riparte il Dylan
neverendingtour. Prima domanda: Ci saranno cambiamenti? Probabilmente
nella backin band no di certo, forse qualcosa sarà migliorato o cambiato
per la scenografia del palco che l’anno scorso era davvero minimale, ma
per sapere qualcosa di più dovremo aspettare le prime recensioni. Non
credo nemmeno che le set list saranno diverse da quelle dello scorso
anno, ma incrocio le dita perchè è un classico di Dylan smentire tutti.
Per esempio, chi si aspettava la set list di Roma dell’anno scorso?
Credo proprio nessuno, ma lui sorprese tutto il mondo dei suoi fans con
quella scelta che molti ci hanno invidiato e molti altri si stanno
ancora chiedendo il perchè di quel particolare regalo a Roma.
Bob dovrebbe essere in buona forma dopo circa quattro mesi di riposo, se
riposo si può chiamare, perchè nessuno sa cosa faccia quando non è in
tour. Dipinge, salda pezzi di cancelli, compone, registra, va a vedere
le opere di Michelangelo e Leonardo da Vinci, qualche volta usa parole
d’altri nei suoi testi, qualche volta i testi li fa scrivere ad Hunter
perchè lui non ha tempo o non ne ha voglia, a volte vende canzoni per spot
pubblicitari, a volte interpreta spot pubblicitari, regolarmente spiazza
tutti e tutti hanno da dire la loro, ma lui probabilmente ride alla
grande di tutto questo nostro trambusto mentale e lessicale. Ancora
qualche ora di pazienza, e poi sapremo se qualcosa è cambiato, in fondo
abbiamo aspettato quatttro mesi e qualche ora in più è solo un batter di
ciglia!
Ciao a tutti.
Leggo la notizia della "riscoperta" dei Basement Tapes da parte di
diversi artisti. Esiste una serie di 11 cd con le registrazioni, pare,
degli interi Basement Tapes: sono circa 140 pezzi, a volte ripetuti, non
tutti cantati da Bob (vedi
http://www.bjorner.com/DSN01620%201967.htm#DSN01620 , anche se non
tutti i brani corrispondono a questo elenco o sono nello stesso ordine).
Sono curioso di vedere cosa altro potrebbe esser venuto fuori.
Riccardo
Come non essere
curiosi? Tutti certamente lo siamo, ma dovremo aspettare la tracklist!
:o)
Ciao Tambourine,
ti invio la locandina del mio prossimo live al Rose & Bowl di Cagliari,
venerdì 4 aprile.
Tutti i Dylaniati della zona sono invitati. ovviamente!
Un abbraccio, Al
OVVIAMENTE!!!!!!! Un
grande abbraccio anche a te, :o)
Zimmy’s, il famoso ristorante a
Hibbing, Minnesota, è in vendita
Dopo 30 anni di attività il ristorante
Zimmy’s, museo non ufficiale Di Bob Dylan / Robert Zimmerman a Hibbing,
Minnesota,
è stato messo in vendita dai proprietari Linda e Bob Hocking.
Questo posto è stato benedetto dalla
madre di Bob Beatty Stone nel 1990 e
ci sono migliaia di volumi “registro visitatori” con le firma di
viaggiatori ribelli che hanno cercato di trovare le tracce di Bob o
della sua ispirazione nel nord del Minnesota.
La magia, la connessione con il misitico Dylan sono qui!
E' un ristorante chiavi in mano, pronto perfetamente funzionante. Il
fatturato annuale è sempre stato molto buono per questa piccola attività
in ub apiccola città. Il marketing di Zimmy non si è mai esaurito e i
riconoscimenti a livello mondiale sono arrivati gratis. Abbiamo avuto la
fortuna di essere citati in libri, riviste e documentari.
Il nostro obiettivo era quello di mantenere in vita l’ arte di Bob nella
sua città natale. Qualcuno più giovane e con molto entusiasmo dovrebbe
guidarlo negli anni a venire. Questo ristorante è stato come il nostro
bambino e saremo felici di aiutare i nuovi proprietari in ogni modo
possibile.
Linda Hocking, 29 marzo 2014
gli attuali proprietari Linda e Bob Hocking
Leroy Hoikkalla & Monte Edwardson , ex membri della band della scuola di
Robert Bob Zimmerman, i Golden Chords , al Dylan's Days nel 2011 dan
Zimmy's
Il Maestro di Cerimonie Gary Ivan da New York City al Dylan's Days nel
2010
I Grunt Monkeys da Anchorage, Alaska, suonano al Dylan's Days da Zimmy's
vista dell'interno di Zimmy's
vista dell'interno di Zimmy's
vista dal patio Zimmy's che mostra l' Androy Hotel dall'altra parte
della strada dove si tenne nel 1954 il ricevimento dopo il "bar mitzvah"
di Robert Zimmerman
Salve,
Sono un ragazzo di 21 anni che suona chitarra, armonica e compone
canzoni. Sono un grandissimo fan di Bob: l'ho visto in concerto 3 volte
dal 2006 ad oggi e sono uno studioso della sua arte e poesia, tanto da
aver collezionato decine di libri e centinaia di registrazioni bootleg
live o in studio.
Al di là di questa presentazione, che ritenevo doveroso fare benché sia
piuttosto fine a se stessa, Le pongo la seguente questione: dove suonerà
Bob il prossimo autunno? Io sarò in Erasmus a Londra da settembre a
gennaio, sarebbe fantastico poter vedere un suo concerto in Gran
Bretagna.
Seguo il sito Maggie's Farm con un'attenzione quasi maniacale, come
anche Expecting Rain, Bob Links e Bjorner. La community web dylaniana è
strepitosa, una famiglia accogliente e stimolante.
Congratulazioni per il Suo/Vostro lavoro, sperando di incontrarci prima
o poi,
Samuele C.
Sfortunatamente il
management di Dylan aveva dichiarato ad inizio anno che il tour europeo 2014 si
sarebbe svolto senza visitare i paesi nei quali Bob aveva suonato nel
2013, quindi niente Svezia, Danimarca, Germania, Svizzera, Olanda,
Italia, Francia, Lussemburgo, Scozia, Inghilterra: Il 2014 Tour porterà
Bob nei seguenti paesi, partendo dal giorno 17 giugno, Irlanda, Turchia,
Grecia, Romania, Slovacchia, Austria, Germania (visitata anche nel
2013), Repubblica Ceca, Danimarca (visitata anche nel 2013), Norvegia
(visitata anche
nel 2013), Svezia
(visitata anche
nel 2013) per
finire il 17 agosto in Finlandia. Coma puoi vedere, ci sono quattro
nazioni che sono state visitate anche nel tour 2013, questo in contrasto
con quanto dichiarato dallo staff di Dylan, che però ogni tanto ha anche
lui le sue pecche come in questo caso. Quindi è probabile che in autunno
o inverno 2014 il tratto finale del tour si svolgerà nelle Americhe.
Credo proprio che dovrai rimandare il tuo prossimo appuntamento con Bob
al 2015, porta pazienza, le cose a lungo desiderate sono quelle che poi
danno più soddisfazione! In quanto all'incontrarci il mondo è piccolo
più di quanto possa sembrare, quindi non escluderei la possibilità di
incontrarci in futuro, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Gaslight Cafe 1962: Quando Bob Dylan
diventò Bob Dylan
Il tecnico del suono del Gaslight Cafe Richard Alderson ricorda la notte
nella quale Bob Dylan è diventato Bob Dylan. "Nell'autunno del '62
vivevo nel Greenwich Village, e non tutti sapevano chi era Bob Dylan. Io
avevo fatto il sistema audio al Village Gate e lo gestivo e....quando i
nuovi proprietari del Gaslight, Sam Hood e suo padre Clarence hanno
assunto la gestione del locale mi hanno assunto per installare e gestire il sistema
audio.
Una sera mi hanno detto: "Bene, Dylan ha scritto delle grandi nuove canzoni e le
eseguirà per la prima volta in un concerto dopo la mezzanotte al
Gaslight. Devi portare il registratore. "Così ho fatto. E sono
stato lì più di due notti.
Al concerto era possibile accedere solo su invito, e c'erano
probabilmente non più di 25 persone nella stanza. Tutto è iniziato
intorno alla mezzanotte, dopo che il Gaslight aveva chiuso per gli altri
avventori. La prima notte è stata una esibizione abbastanza
convenzionale di Bob Dylan con materiale di musica folk. Invece la
seconda notte fu la nascita del Bob Dylan che tutti conoscono. Era la
prima volte che eseguiva "A Hard Rain’s A-Gonna Fall". Potete sentire la
sua presentazione di "No More Auction Block" che gli era servita da base
di partenza per "Blowin' in the Wind" che non era ancora stata
registrata. (Stando a quanto riporta Alan Lomax in “Le Canzoni Folk del Nord
America”, questa canzone sulla libertà — conosciuta anche come “Many
Thousands Gone” , è originaria del Canada e veniva cantata dai neri che
fuggirono laggiù dopo che la Gran Bretagna ebbe abolito la schiavitù, in
anticipo sugli Stati Uniti, nel 1833. L’unica performance conosciuta di
Dylan di “No More Auction Block” (l’Auction Block era un blocco di
cemento sul quale gli schiavi messi all’asta venivano esposti ai
potenziali acquirenti, n.d.t.) fu registrata al Gaslight Cafe di New
York nell’ottobre 1962. Sembra sia stata una serata particolarmente
significativa, laggiù in quello che era stato per parecchio tempo il
locale preferito di Dylan, una “coffeehouse sotterranea pulsante del
rumore dei tubi del riscaldamento… sepolta proprio nel mezzo di
MacDougal Street” (come la descrisse lui stesso nella sua poesia “In The
Wind”). Dylan potrebbe benissimo aver imparato la canzone dalla versione
di Odetta contenuta nel suo LP dal vivo alla Carnegie Hall (registrato
l’8 aprile 1960 — come lui stesso ha più volte riconosciuto, Odetta ebbe
una grande influenza sul giovane Bob Dylan), ma è stato Pete Seeger il
primo a riconoscere, nell’adattamento da parte di Dylan della melodia di
questa canzone, la sua “Blowin’ in The Wind”. In effetti, Dylan stesso
avrebbe ammesso il suo debito nel 1978, quando disse al giornalista Marc
Rowland: “Blowin’ In The Wind” è sempre stato uno spiritual. L’ho presa
da una canzone intitolata “No More Auction Block”, quella è uno
spiritual, e “Blowin’ In The Wind” in un certo senso prosegue nella
stessa direzione”).
Ero seduto proprio di fronte a Dylan , proprio sul palcoscenico alla sua
sinistra. Il palcoscenico era forse alto un paio di metri. Lui
indossava gli abiti trasandati che portava nei primi tempi, la strana
giacca con il collo di pelle di pecora e quel piccolo buffo cappello.
Ho usato un “Nagra” portatile di fabbricazione svizzera, che era una
macchina a nastro che era stata fatta per i primi film. È per questo che
tutte le canzoni iniziano e finiscono stranamente. Le piccole bobine portanastri
da cinque pollici si esaurivano prima che le canzoni finivano e dovevo
cambiarle in continuazione.
Non sono mai stato uno che andava in estasi per quelle cose, ma quella
sera fu come se Gesù fosse sceso sulla terra per mostrarsi in carne e
ossa. E qui c’era questo ragazzo, che era praticamente sconosciuto al di
fuori della ristretta cerchia di gente presente in quel momento e stava
cominciando a sfondare.
E' stata davvero una specie di vera audizione per lui, nella quale stava
testando per vedere come la gente avrebbe reagito a queste sue canzoni
che non erano mai state suonate prima. Dylan voleva risentirle, così era
più che favorevole a lasciarsi registrare su nastro. E non s’era nemmeno
mai parlato a chi appartenessero quei nastri, sapete, a quel tempo non
avevano un grande valore.
Io avevo un piccolo monolocale alla Carnegie Hall con alcuni grandi
altoparlanti che avevo costruito, e con Dylan siamo andati lì a sentire
quei nastri con quell’impianto. Abbiamo fumato qualcosa insieme ed
eravamo molto rilassati. Era un pò come un momento serio, come se
Picasso avesse appena iniziato a dipingere qualcosa che sarebbe
diventata “la sua pittura”.
Mi ricordo che era felice per le regiastrazioni. Voleva portarli dal suo
manager Albert Grossman per farglieli ascoltare, e quando ho dato le
copie a Grossman, quelle sono diventate le copie dalle quali hanno
tratto il primo bootleg. Ho rimasterizzato le registrazioni del Gaslight
nel 1965. Ho messo su nastro le canzoni su nastro che ho pensato fossero
importanti, “Hard Rain”, “Don’t Think Twice”, “Hezekiah Jones”, “No More
Auction Block”, “Rocks and Gravel”, “Barbara Allen” and “Moonshiner.”
Quando i nastri sono stati infine pubblicati da Starbucks, “Hezekiah
Jones” era stata eliminata perché Dylan aveva usato la parola nigger in
essa. Loro usarono poi “Rocks and Gravel” per una pubblicità per la Jeep
e in True Detective della HBO”.
Ho appena letto la
notizia degli inediti di Dylan dei Basement Tapes, non si sa niente di
più preciso? Grazie e complimenti, Sandy.
Per il momento c'è
solo l'annuncio che i pezzi sono stati incisi, ma probabilmente, essendo
una cinquantina, ora dovranno fare il lavoro di rifinitura e quello di
scelta per ridurre a 24 i pezzi da pubblicare. Non c'è ancora una track
list con i titoli e nemmeno la copertina dell'album che penso sia ancora
da realizzare, visto che l'album uscirà verso la fine dell'autunno
accompagnato da un documentario. Credo che per avere notizie più
dettagliate al riguardo dovremo aspettare qualche mese ancora. Alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Giovedi 27
Marzo 2014
L'album dei
nuovi “Basement Tapes” chiamato “Lost on the River” uscirà in autunno
From left, Marcus Mumford, Rhiannon
Giddens, T Bone Burnett, Elvis Costello, Jim James and Taylor Goldsmith
in "Lost Songs: The Basement Tapes Continued." (Sam Jones / Showtime /
March 25, 2014)
Secondo un comunicato stampa della Big Hassle media, la registrazione di
“Lost On The River” è in via di completamento. I nuovi Basement Tapes,
un album di canzoni basate su testi che Bob Dylan ha scritto nel 1967
durante il periodo nel quale stava registrando gli originali "The
Basement Tapes" con i futuri membri della Band.
"Queste non sono testi di livello B di Bob Dylan" ha detto al Los
Angeles Times lunedi T Bone Burnett che sta producendo l'album. "Sono
testi che non sono stati mai pubblicati perchè andavano rifiniti".
Gli artisti coinvolti nel nuovo album sono Elvis Costello , Rhiannon
Giddens (Carolina Chocolate Drops) Taylor Goldsmith (Dawes) , Jim
James (My Morning Jacket) , Marcus Mumford (Mumford & Sons) e Burnett .
L'album è stato registrato ai Capitol Studios. I musicisti hanno dovuto
scrivere nuove musiche per le due dozzine di testi di Dylan.
A partire da lunedi Burnett ha detto al Times che avevano lavorato su 48
brani tra cui la canzone che ha dato il titolo all’album “Lost On the
River,” “Florida Key,” “Card Shark” and “Hi-De-Ho”.
Burnett ha detto che lui e Costello sono stati affascinati dalla magia
delle sessioni originali dei "Basement Tapes" che ebbero luogo a “Big
Pink”, la casa dei membri di The Band a Woodstock, nello stato di New
York.
Secondo quanto riportato dal L. A. Times: Un aspetto interessante del progetto attuale è la collaborazione tra
i partecipanti. Ognuno ha scritto la propria musica per diversi testi,
con conseguentemente più versioni delle stesse canzoni e consentendo una
prospettiva sui diversi modi nei quali gli artisti “sentono” i testi di
Dylan. Ogni artista guida la registrazione della sua canzone, e tutti
gli altri offrono suggerimenti e qualsiasi supporto strumentale e vocale
richiesto, con Burnett supervisore alla produzione finale.
Dylan ha dato a Burnett, che faceva parte della Rolling Thunder Review
di Dylan nel 1975 , il suo benestare per fare un album con i suoi testi.
" La grande musica è meglio sia creata quando una comunità di artisti si
riunisce per il bene comune" ha detto Burnett nel comunicato stampa.
"C'è una grande quantità di generosità e di sostegno in studio in ogni
momento, e che riflette l'enorme generosità mostrata da Bob nel
condividere questi testi con noi".
Ci sarà anche un documentario dal titolo "Lost Songs : The Basement
Tapes Continued", diretto da Sam Jones ( regista del documentario dei
Wilco , “I Am Trying To Break Your Heart”. Il film si concentrerà sulla
realizzazione di Lost On The River: The Tapes New Basement e avrà la
stessa intelaiatura degli originali "Basement Tapes".
"La scoperta di queste sconosciute canzoni di Bob Dylan che si riteneva
fossero andate perdute dal 1967 è una scoperta di proporzioni storiche",
ha detto Jones nel comunicato stampa . "E' un'occasione unica per
filmare T Bone e questi grandi artisti che collaborano con un giovane
Bob Dylan per creare nuove canzoni.Questi giorni e queste notti in
studio sono stati niente meno che magiche".
"Lost On The River” cosa interessante, è il titolo di una canzone di
Hank Williams.
Dylan, naturalmente , è stato da sempre un grande fan di Hank Williams.
Ciao Farmers,
naturalmente il nuovo video/audio del "The 30th anniversary concert
celebration" è assai migliore del precedente come qualità di immagini e
sonoro, giro sempre con la clava, ma ho avuto modo di rendermene conto
prima di prendere a mazzate la PS3 che mi fa anche da lettore Blu-ray...
:-)
Credo che la frase di T Bone Burnett che ho riportato l'altro giorno
sottintendesse un discorso un pò più complesso
che forse da quelle poche parole non era possibile evincere. D'altronde
lo stesso T Bone aveva cercato, per superare i limiti del digitale,
nuove forme di registrazione, riproducendo i dati in DVD con il suo
brevetto CODE (scritto in lettere greche), che non ebbe grande successo.
Ho una copia dell'album da lui prodotto per John Mellencamp con questa
tecnologia "Life Death Love and Freedom".
Oggi, disgustato da anni di squallidi MP3, ci riprova Neal Young
lanciando "PONO".
A cavallo tra preistoria e fantascienza, T Bone Burnett sta ora
producendo (con la benedizione di Mr. Dylan) "Lost Songs: The Basement
Tapes Continued", 24 canzoni inedite tratte dal periodo rosa di Dylan
con la Band, interpretate da Elvis costello, Taylor Goldsmith (Dawes),
Rhiannon Giddes, Jim James (My Morning Jackets), Marcus Mumford. L'album
dovrebbe uscire questo autunno. Al riguardo Costello ha detto che la
situazione è molto diversa da quella originaria perché: "Siamo nel
miglior studio di registrazione di tutto il mondo e non in un
seminterrato"...
Per quanto riguarda il Dottor K e la sua mosca chissà se ha fatto bene
la moglie a spiaccicarli o avrebbe dovuto metterli in una gabbia e
regalarli a un circo oppure chiamare il Dottor Y e fargli tentare
qualche altro geniale assemblaggio... sarebbe bello sapere cosa ne pensa
l'alter ego di K che Alessio ha scovato... :o))
Un abbraccio, Maria Rosa
Quel film era davvero terrificante, ricordo che nella fumosa sala
dove l'ho visto c'era un silenzio di tomba e la paura fra gli spettatori
la si poteva toccare con mano.
così è ridotto il dottore dopo il pazzesco
esperimento
così la moglie decide di schiacciarlo sotto
una pressa idraulica
ed ecco un
trailer di quel film con il ragno che nel finale si mangia la mosca con
la testa del dottore..............
Non ci ho dormito davvero
per diverse notti dalla paura.....ma ero solo un bambino quando vidi
quell'impressionate film.
Mercoledi
26
Marzo 2014
Talkin'
9362
- Ale '65
Ciao Mr. Tambourine,
questa sera ho visto la nuova versione appena uscita, del famoso
concerto dell’Ottobre ’92 a New York, tributo alla trentennale carriera
di Dylan. Una figata. Davvero una bella figata. Sono molto legato a quel
concerto, me lo ricordo bene alla tv, due mesi prima avevo visto Dylan a
nemmeno 6 metri al mio primo concerto qui in Italia, e ne ero rimasto
stregato, non mi sarei mai aspettato di rivederlo così presto, allora
non c’era internet. Se per me già la versione vista in differita tv e
registrata con l’ottimo commento di Angelo Branduardi era lodevole, mi
bastava e avanzava, questa, va oltre. Molto oltre. Emozione e pianto.
Per l’ottima qualità del suono, ripulito e filtrato a dovere, la superba
nitidezza delle immagini e dei particolari, le diverse nuove angolazioni
delle riprese. E… per alcuni Grandi, che sono andati “avanti”, Lou Reed,
George Harrison, Rick Danko, Johnny Cash e consorte ( e spero di non
averne dimenticato qualcuno). Come affermava tempo fa Mauriziolongo
nella talkin’ 9355 ne vale davvero la pena.
E’ stato tolto poco, ma dato tanto. Peccato, anche per me, per la
mancanza del particolare di Knockin’ dove Ron Wood come un grande
fratellone premuroso, indicava il microfono a Dylan forse un pò troppo
frastornato per l’evento, da tutto sto gran casino intorno a lui, (come
ebbe a dire in seguito in un intervista, “era tutto troppo, tutto cosi
troppo…” ). Altra nota dolente, è stata tolta la splendida esibizione di
Sophie B. Howkins con la sua dolcissima, progressiva e struggente I Want
You. Ho visto però una Sinead O’Connor ancora più infuriata,
emotivamente al limite del pianto, (fischiata per aver strappato una
foto del Papa in un’altra diretta tv), un Neil Young da urlo,
letteralmente ricurvo e aggrappato alla chitarra come se le volesse
sfuggir via, uno strepitoso Eric Clapton, davvero ottima performance
impreziosita dall’alta qualità delle riprese, come quelle su di Willie
Nelson, ora si possono leggere le scritte a penna sulla sua chitarra…
Sono convinto, se avrò la Grazia di arrivarci, che fra vent’anni, se lo
rivedrò ancora, (magari in 3d, i poteri della digitalizzazione come si
vede hanno fatto passi da gigante e non hanno confini) mi emozionerò
ancora tanto. Come adesso. E avrò un pensiero, per quegli altri che
saranno “andati avanti”. Ciao Mr. Tambourine, tante belle cose.
Alla prossima. Ale’65.
Caro Ale, altri grandi
sono "andati avanti" dopo quel meraviglioso concerto, pezzi da 90 che
rispondevano al nome di Richie Havens, Levon Helm, Donald "Duck"
Dunn, Don De Vito. Di seguito l'elenco degli artisti che parteciparono a
quello straordinario evento perchè mi sembra giusto che siano tutti
nominati:
Bob Dylan – guitar,
vocals
Rick Danko – guitar, bass guitar, vocals
Levon Helm – mandolin, vocals
Garth Hudson – accordion
Richard Bell – accordion
Randy Ciarlante - drums, vocals
Jim Weider – guitar, vocals
Jerry Barnes – choir, chorus
Katreese Barnes – choir, chorus
Mary Chapin Carpenter – guitar, vocals
John Cascella – accordion, keyboards
Johnny Cash – vocals
June Carter Cash – vocals
Rosanne Cash – guitar, vocals
Tracy Chapman – guitar, vocals
The Clancy Brothers Bobby Clancy – percussion, vocals
Liam Clancy – guitar, vocals
Paddy Clancy – Harmonica, vocals
Eric Clapton – guitar, vocals
Leotis Clyburn – choir, chorus
Dennis Collins – background vocals, choir, chorus
Shawn Colvin – guitar, vocals
Steve Cropper – guitar
Sheryl Crow – background vocals, choir, chorus
Donald "Duck" Dunn – bass guitar
Ron Fair – piano
Anton Fig – percussion, drums
Lisa Germano – violin
Nanci Griffith – guitar, vocals (home video edition only)
David Grissom – guitar
George Harrison – guitar, vocals
Richie Havens – guitar, vocals
Sophie B. Hawkins – vocals
Carolyn Hester – vocals
Cissy Houston – choir, chorus
Chrissie Hynde – guitar, vocals
Darryl Keith John – background vocals
Booker T. Jones – organ
Jim Keltner – drums
Brenda King – background vocals, choir, chorus
Curtis King – background vocals, choir, chorus
Al Kooper – organ
Kris Kristofferson – guitar, vocals
Tommy Makem – banjo, vocals
Kerry Marx – guitar
Mike McCready – guitar
Roger McGuinn – guitar, vocals
Sue Medley – background vocals
John Mellencamp – vocals
Willie Nelson – guitar, vocals
Robbie O'Connell – guitar, vocals
Sinead O'Connor – vocals
Christine Ohlman – background vocals, choir, chorus
The O'Jays Eddie Levert – vocals
Sam Strain – vocals
Walter Williams – vocals
Pat Peterson – percussion, background vocals
Tom Petty & the Heartbreakers Mike Campbell – guitar
Howie Epstein – guitar, lap-steel guitar, bass guitar, vocals
Stan Lynch – drums
Tom Petty – guitar, vocals
Benmont Tench – organ
Mickey Raphael – harmonica
Lou Reed – guitar, vocals
G. E. Smith – musical director, guitar, mandolin
George Thorogood – guitar
Eddie Vedder – vocals
Mike Wanchic – guitar
Don Was – bass guitar
Johnny Winter – guitar, vocals
Stevie Wonder – harmonica, piano, vocals
Ronnie Wood – guitar, vocals
Neil Young – guitar, vocals
Reggie Young – guitar
Technical personnel Don DeVito – production
Jeff Rosen – production
David Thoener – mixing
Kevin Wall – executive production
David Wild – liner notes
Certamente la
tecnologia da allora ha fatto passi da gigante, ma non so se questa sia
una cosa positiva o meno, sembra quasi che i ruoli si siano invertiti,
una volta la tecnologia era al servizio degli artisti invece oggi sembra
che la maggior parte degli artisti sia al servizio della tecnologia.
Forse è per questo motivo che pur nella loro crudezza, i vinili avevano
un'anima che i CD non sono mai stati in grado di ricreare. Ma se dal
lato artistico la tecnologia è stata quasi un danno, il retro della
medaglia ci ha invece riservato delle straordinarie sorprese. Pur
perdendo il feeling, nei moderni CD, e specialmente nelle riedizioni dei
più famosi vinili degli ultimi 40/50 anni, siamo stati in grado di
"sentire" in quelle registrazioni cose che non avremmo mai potuto
immaginare, perchè la tecnologia riproduttiva era molto indietro
rispetto a quella di registrazione, così molti strumenti, pur essendo
presenti nel mix, erano non udibili e quindi come se non ci fossero
stati. Dalla fine della seconda guera mondiale ad oggi, ogni decade ha
riservato agli uomini dei cambiamenti immediati ed impensabili, e
questo, in un modo o nell'altro, ci ha condizionati tutti quanti, ci ha
obbligato ad adeguarci all'andazzo dei tempi, ci ha costretto ad amare
"a breve termine" e dimenticare in un altrettanto "breve termine". Forse
ognuno di noi, nel profondo del suo animo, vorrebbe poter fermare il
tempo a quelli che sono stati i suoi momenti migliori, ma purtroppo
questo non ci è possibile. Rimane però la certezza che il ricordo di chi
ha creato cose straordinarie ed irripetibili non sarà mai cancellato, ci
saranno sempre supporti tecnologicamente sempre migliori per eternare
l'opera dell'uomo. Oggi abbiamo a disposizione questa bellissima
riedizione del concerto del 30° anniversario di Dylan con una perfezione
ed una nitidezza, sia a livello sonoro che di immagine, che le vecchie
cassette VHS non erano in grado di darci, e il futuro, se avremo la
fortuna di esserci, potrebbe riservarci altre meravigliose sorprese in
questo campo. E' naturale rientusiasmarsi ancora per una cosa vista
molti anni fa che ci viene presentata in una veste nuova e migliore
grazie al progresso che è sempre in continua evoluzione. Alla fine, chi
come noi è campato di "emozioni" sarà sempre desideroso di poter
riemozionarsi ancora una volta, e per questo dobbiamo dire grazie a
quella tecnologia che, pur togliendoci tanto, ci ha ridato tutto
moltiplicato per mille. Ho voluto postare il video di Sophie per coloro
che, non avendo visto il primo filmato del concerto, si perderebbero
certamente una meravigliosa versione di "I Want You".
Ciao Mr.Tambourine,
guarda le foto che ho allegato. Stavo facendo una ricerca sul film
“L'esperimento del dottor K. (The Fly)” quello famoso nel quale il
dottor K aveva inventato la macchina del teletrasporto che
smaterializzava le cellule di un corpo messo in una camera della stessa
e le ricomponeva in un’altra camera della macchina. Dopo diversi
esperimenti il dottor K decide di provare la sua invenzione su se
stesso. Entra nella camera ma non si accorge che prima di chiudere la
porta una mosca è riuscita ad entrare. Il risultato è che nell’altra
camera si rimaterializza un uomo con la testa ed un braccio di mosca e
una mosca con un braccio e la testa dell’uomo. Quando ho visto la foto
dell’attore che impersonava il dottor K mi è venuto un colpo, la
somiglianza con Dylan è impressionante, che ne dici?
Minchia
Alessio!!!!!!!!!!!!! Incredibile, dopo aver visto le tue foto mi è
venuto di botto in mente che le foto di Bob mi richiamavano alla mente
qualcosa che non ero mai riuscito a definire. Ricordo di aver visto quel
film, davvero impressionante, specialmente la scena dove si vede la
mosca con la testa d'uomo che grida "Aiutooooo, Aiutooooo......! Prima
che la moglie del dottore spiaccichi tutto distruggendo quella
terificante creatura dal corpo di mosca e la testa del marito. Da
brividi, spero stasera di non sognare la mosca con la testa di Bob!!!!!!
Ciao e grazie, Mr.Tambourine, :o((((((((
Martedi 25
Marzo 2014
Talkin'
9360
- Maria Rosa Ventura
Ciao Mr. Tambourine,
ho letto l'interessante scambio di opinioni tra te e Miscio su "Tempest"
e relative divagazioni, ottime riflessioni! :-) Naturalmente sono più i
punti interrogativi, le domande, che le certezze su questo lavoro
dylaniano.
La Moldava (oltre all'incidente della Costa Concordia, se vogliamo stare
in tema di naufragi...!! :o))) ) mi fa venire in mente un'opera del 1874
di Bedrich Smetana, "La Moldava" appunto, che fa parte, con altre cinque
opere, del ciclo sinfonico "La mia patria" ("Mà Vlast"), dove il
compositore dipinge in musica il corso del fiume nazionale boemo. La
melodia principale dell'opera descrive l'uomo come "homo viator"
rappresentato nell'atto del suo cammino-ricerca lungo il corso
dell'esistenza. Essa è tratta da una canzone nata nella bassa padana sul
finire del '500: "La Mantovana". A questa melodia si applicavano testi
differenti. Portata nel mondo da soldati e mercenari, si diffuse in
tutti i Balcani, diventando musica zigana e canto iddish, e, a metà del
'600, arriva anche in Inghilterra.
Il tema principale dell'opera è stato usato da Terrence Malick per la
colonna sonora di "Tree of life". A questo tema è anche ispirato l'inno
nazionale dello stato di Israele perché il fiume rimanda alla Boemia,
paese d'origine di molti ebrei ashkenaziti.
Per quanto riguarda il parallelo che Miscio fa (riallacciandosi a "La
Tempesta" di Shakespeare e al periodo storico successivo alla scrittura
dell'opera) tra l'Europa uscita dalla Guerra dei Trentanni alla ricerca
di un "punto zero" comune da cui ripartire e la situazione storica
attuale, impossibile dire se Dylan avesse in mente proprio questo, ma
che ci abbia pensato è possibile...
Parlando di situazioni limite e della ricerca di "punti zero" da cui
ripartire, penso a quanto detto da T. Bone Burnett intervistato per "A
proposito di Davis", di cui è stato produttore musicale esecutivo: "Mi
sembra che viviamo in un'epoca in cui il valore della musica sia stato
messo in discussione. Negli ultimi vent'anni abbiamo assistito a una
vera e propria aggressione all'arte da parte della comunità tecnologica.
La comunità tecnologica ha svalutato l'arte, la musica specialmente, e
si è sostituita al ruolo dell'artista nella società. Oggi ci viene detto
che gli artisti devono trarre ispirazione dalla massa per il loro
lavoro, che gli artisti devono seguire la massa anziché guidarla. Beh,
non esiste artista degno di questo nome che seguirebbe la massa".
Anche "A proposito di Davis" è un viaggio alla ricerca di qualcosa, dove
Ulisse (di nome e di fatto) è il gatto che si allontana da casa al
seguito dell'antieroe della vicenda ma poi riesce a ritornarvi. Mentre
Llewyn Davis viaggia, portandosi appresso la sua chitarra (e un nome
gaelico che anticamente significava leone) alla ricerca di un contratto
discografico in una demenziale e dolorosa piccola odissea da New York a
Chigago e ritorno. L'ispirazione alla vita e alle memorie di Dave Van
Ronk penso siano state solo un pretesto per i fratelli Cohen per
raccontare di un altro "punto zero", una nicchia in una grande metropoli
(il Greenwich Village) e una nicchia nella storia da cui si è levata la
voce di una generazione. E lo fanno raccontando la storia di un
perdente, un musicista che ama profondamente le canzoni che suona e
canta e che ha sicuramente un grande talento (come ne ha Oscar Isaac,
l'attore che lo interpreta) questo però si rivela non essere abbastanza
e non solo perché ha perso il compagno con cui suonava, che si è buttato
da un ponte. Ma, come ci fa curiosamente notare il musicista jazz Roland
Turner ( John Goodman) che darà un passaggio a Davis in cambio di una
condivisione delle spese del viaggio sino a Chicago, si tratta pure del
ponte sbagliato, quello da cui di solito non ci si butta, il George
Washington Bridge.
Stupita da questo dialogo, che mi ricordava qualcosa, ho ripreso in mano
"Chronicles": proprio nei giorni in cui i Cohen immaginano si svolga la
vicenda, c'era un altro che percorreva lo stesso ponte provenendo invece
da Chicago! Leggiamo infatti dal primo capitolo: "Non ero affatto
arrivato a bordo di un treno merci. Ero venuto dal Midwest su una
berlina a quattro porte, una impala del 1957, via da Chicago più in
fretta che potevo, a tutta velocità tra città fumose, strade tortuose,
campi verdi coperti di neve, sempre avanti, verso l'Est, passando un
confine dopo l'altro, Ohio, Indiana, Pennsylvania, un viaggio di
ventiquattrore, quasi sempre dormicchiando sul sedile posteriore,
chiacchierando casualmente, la mente fissa su obiettivi che tenevo per
me... Finché mi ritrovai sul George Washington Bridge." Ecco quindi un
doppio viaggio speculare che diventa per Davis il simbolo del muro
contro cui lui e la sua musica vanno a scontrarsi, per Dylan l'arrivo
nel luogo dove tutto avrà inizio. Niente più che due ragazzi che
navigano da club a club, da divano a divano in una New York gelata,
eppure già si profila che le loro storie sarebbero state diverse.
Un saluto, Maria Rosa.
Giustamente come hai
detto tu Dave Van Ronk è servito solo da ispirazione per un film che ha
voluto raccontare a modo suo una storia che sembra voler narrare le
vicende del fantastico “Village” degli anni ’60 ma che nel film in
realtà parte molto prima del momento storico nel quale Bob Dylan avrebbe
cambiato per sempre la storia della musica americana. La storia narrata
dal film comincia quando la musica folk è ancora immersa nel fumo dei
locali fumosi e umidi delle cantine del Village, in quei locali dove
moltissimi ragazzi che la suonano arrivano dagli outskits della
megalopoli ed appartengono alla working-class, i ragazzi dei ceti poveri
in cerca di una vita differente dalla quasi anonima ed inutile esistenza
che hanno condotto i loro padri. Llewyn Davis è uno di questi ragazzi
che tentano la grande avventura, un musicista di talento che dorme in
casa e sui divani di chi capita, che fa fatica a raccimolare qualche
soldo ed inoltre sembra essere perseguitato dalla sfiga in persona,
sfiga della quale è lui stesso il principale responsabile.
Anche Dave Van Ronk, come Llewyn Davis, nasce e cresce a New York e nel
1951 si trasferisce da Brooklyn al Queens per studiare alla Holy Child
Catholic High School. Dal 1949 suona nel “Barbershop Quartet”, un gruppo
musicale composto da quattro musicisti che solitamente si esibisce nelle
botteghe da barbiere. Dave abbandona la scuola prima di terminare gli
studi e trascorre gli anni successivi come un vagabondo per le strade di
Manhattan, per poi trasferirsi al Greenwich Village. In quel periodo,
per sbarcare il lunario, Dave si imbarca anche come marinaio di fatica
su alcune navi della marina mercantile.
Le sue prime esperienze semi-professionali nel campo della musica
avvengono seguendo le tradizionali orchestrine jazz che si esibiscono
nell'area di New York. Al riguardo, molti anni dopo, Dave disse:
"Eravamo intenzionati a suonare il jazz tradizionale nel modo peggiore
possibile, e lo facemmo!".
Il jazz revival tuttavia non prese piede e così Van Ronk cominciò a
dedicarsi al blues che aveva sentito suonare da artisti come Furry Lewis
e Mississippi John Hurt. Dal 1958 passa a suonare brani folk-blues
accompagnandosi con la chitarra acustica, spesso suonando e cantando le
canzoni che lui stesso componeva, molte volte invece arrangiava brani di
artisti della prima era folk che venivano rivalutati dal forte revival
che quella musica stava avendo in quel momenti.
Dave fece la classica trafila come molti altri giovani artisti che
brulicavano nel Village, registra il suo primo album, supporta il
movimento della sinistra radicale che appoggiava le cause per i diritti
civili, viene coinvolto suo malgrado nei Moti di Stonewall, arrestato e
imprigionato per un breve periodo. Nel 1974, insieme a Pete Seeger, Arlo
Guthrie e Bob Dylan, partecipa al concerto “An Evening with Salvador
Allende“ organizzato da Phil Ochs in favore dei rifugiati politici dal
colpo di stato cileno di Augusto Pinochet.
Dave ha poi continuato a suonare per altri quarant'anni, tenendo il suo
ultimo concerto pochi mesi prima di morire per insufficienza
cardiopolmonare in un ospedale di New York City. Van Ronk,
soprannominato “The Major of MacDougal Street”, non fu, per dirla con
Leonard Cohen, un “beautiful losers”, fu un artista che ebbe un discreto
successo, non paragonabile quindi al personaggio di Llewyn Davies che
vive una vicenda molto diversa.
Davis, anima immersa nella malinconia con un caratteraccio piuttosto
rude, rimane solo dopo che il suo compagno di duo artistico si toglie la
vita nel modo più drastico possibile, cioè suicidandosi. Il film pone
l’accento sulla sua relazione conflittuale con il successo, condita di
ebraici sensi di colpa, purismo artistico e tendenze autodistruttive.
Davies appartiene alla categoria più fragile e più bella dei personaggi
usciti dalla mente dei fratelli Coen.
Davis sembra incarnare il prototipo del classico perdente, tutti lo
insultano e si danno da fare per farlo sentire un fallito, il
complimento più bello che Llewyn riceverà sarà: “Tutto quello che tocchi
diventa merda!”.
Su un palco in penombra, solo con una sedia e una chitarra, Llewyn canta
la sua struggente ballata per il produttore. È un momento di pura
emozione, al termine del quale, il potente interlocutore lo guarda e
piazza la sentenza: “Non si fanno soldi con quella roba”.
In fondo Van Ronk e Davies non hanno niente in comune tra di loro, Dave
ha saputo costruirsi una vita modesta ma decente, Davies è soltanto lo
sfortunato protagonista di una struggente storia narrata con maestria.
Anche Dylan non ha niente a che fare con un personaggio come Van Ronk, e
tantomeno con Davies. Dylan non respirerà mai l’aria bohemiene
dell’esistenzialismo del Village, Dylan arriverà a New York e scuoterà
l’establishment americano. Dylan è un “punto di forza” naturale, un
vincente suo malgrado, poco idealista (anche se sembrerebbe il
contrario) e molto pratico, e lui interessava solo il successo ed userà
machiavellicamente tutto ciò che potrà tornargli utile per raggiungere
lo scopo che si era prefisso. Dylan rifiuterà qualsiasi etichetta, non
vorrà mai essere inquadrato in nessun movimento, mai essere racchiuso
dentro clichè immobili. Per Dylan la vita è un’esperienza che va vissuta
giorno per giorno, senza programmazioni, seguendo solo la via che il suo
smisurato istinto gli suggerisce di volta in volta. Sentendo le sue
canzoni si è portati a dire che sia un grande romantico idealista, ma
forse Dylan è completamente l’opposto di quel che appare, forse è
proprio questo che lo fa apparire unico ed inimitabile, genio e
sregolatezza, l’essenza dell’arte concentrata in meno di un metro e
sessanta.
Van Ronk e Davies si muovono soltanto in quell’ambiente rimanendone
inesorabilmente intrappolati. Tutt’altra storia quella di Dylan,
iniziata allora e ancora da finire.
Alla prossima, Mr.Tambourine.
I miei parenti non sognano Bob Dylan
(reprise)
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Lunedi 24
Marzo 2014
Confirmed the
concert date in Tokio of the 5 april 2014.
Perhaps Baron has read the post of Maggie's Farm?
What to say about the question….we have had the suspicion that the good
Baron (from long time Dylan’s bodyguard) has read our post of Thursday
March 20 titled "The concert of Saturday 04/05/14 in Tokyo will take
place or not?" because yesterday, finally, appeared on the official Bob
Dylan’s website, in the section "Upcoming dates" the confirmation of the
famous concert date, from a long time fugitive, that will take place in
Tokio (Japan) the 5 April 2014. If so we have really enjoyed, otherwise we
are equally pleased to see that the date, as anticipated by Maggie’s
Farm, has been confirmed by Dylan offical website.
Confermata la data del concerto di
Tokio del 5 aprile 2014
Forse Baron ha letto il post di Maggie’s Farm?
Che dire sulla questione .... abbiamo avuto il sospetto che il buon
Baron (da molto tempo guardia del corpo di Dylan) abbia letto il nostro
post di Giovedi 20 marzo dal titolo "Il concerto di Sabato 04/05/14 a
Tokyo avrà luogo o meno?" perché ieri, finalmente, è apparsa sul sito di
ufficiale di Bob Dylan, nella sezione "Prossimi appuntamenti", la
conferma della famosa data del concerto, da tempo latitante, che avrà
luogo a Tokio (Giappone), il 5 aprile 2014. Se è così abbiamo apprezzato
molto, altrimenti siamo ugualmente lieti di vedere che la data, come
anticipato da Maggie's Farm, è stata confermata dal sito ufficiale di
Bob Dylan.
La storia di Pat Garrett e Billy The
Kid
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Sabato 22
Marzo 2014
Bob Dylan
contro la globalizzazione
di Martin Veitch
"Cosa c'è di più americano che l'America? " Chiede Bob Dylan nella sua
pubblicità televisiva per Chrysler, ponendo una domanda che da allora è
stata più volte satirizzarta, in un annuncio che ha provocato molti
“bien pensant” liberali e ad altri ha fatto cancellare il cantante dalle
loro liste di Natale ancora una volta.
L'annuncio ha provocato un putiferio negli Stati Uniti, andato in onda
durante il Superbowl, un evento guardato alla TV in diretta da oltre 111
milioni di spettatori, perché è sembrato troppo campanilista e perchè
sembrava ignorare il fatto che Chrysler è ora parte di Fiat, una società
che è iconica in Italia ed è in procinto di spostare la sede in Olanda.
I fans si sono affannati a difendere Dylan, notando che egli ha da tempo
messo in opera uno speciale tipo di arte che è quella deludere il suo
pubblico e (riverenza silenziosa) sfidarne le aspettative. Questo è
vero, naturalmente: Dylan ha indossato molti cappelli a suo tempo, da
quello di cantante di protesta folk a quello da predicatore gospel,
quello da bluesman, da countryman, da pittore, da DJ e ultimamente da
saldatore di cancelli. Dylan è stato accusato di molte cose cattive, tra
le quali il plagio, e una volta è stato, notoriamente, anche chiamato
Giuda. E' anche interessante notare che, se Dylan è da condannare perchè
si "vende", prestando il proprio nome e / o la sua musica per uno spot,
allora si è venduto molte altre volte anche prima, a partire, forse,
dalle chitarre Fender circa cinque decenni fa. Poi ha pubblicizzato
alcuni modelli di biancheria intima per Victoria 's Secret nel 2004 e,
alcuni anni fa era in uno spot per Cadillac.
Tutto questo dovrebbe fornire un indizio che Bob Dylan (nemmeno questo
nome è originale originale, ovviamente) è un uomo che lascia dietro di
sè una scia di confusione ovunque vada nel mondo - e ferma raramente il
suo peregrinare o la creazione di sempre più falsi labirinti.
Qualcuno potrebbe dire che questa è un’ accusa giusta anche perchè la
prova sta nelle sue parole, che in un primo momento suonano degne di
accusa:
" Lasciate che la Germania ecc........, lasciate che la Svizzera
ecc..........., che l’Asia ecc..........noi costruiremo la vostra auto".
A qualcun altro queste potrebbero sembrare parole banali e stupide. Ma
la mia impressione è che Dylan stava prendendo in giro i tropi della
pubblicità che dispongono di tali arbitrii (Il tropo - dal greco
trópos, derivato da trépō, «volgo, trasferisco» - o traslato è
l'utilizzo retorico di una "deviazione e trasposizione di significato",
quando l'uso di un'espressione normalmente legata ad un campo semantico
viene attribuito "per estensione" ad altri oggetti o modi di essere. Il
suo utilizzo è detto "tropologia", termine che indica un parlare per
tropi.
Il tropo indica qualsiasi figura retorica in cui un'espressione: è
trasferita dal significato che le si riconosce come proprio ad un altro
figurato; è destinata a rivestire, per estensione, un contenuto diverso
da quello originario e letterale.
Si ha un tropo quando ad un elemento della linea sintagmatica se ne
sostituisce un altro, attraverso un’opzione paradigmatica. Particolare
esempio è la metafora, tanto è vero che la tropologia è anche denominata
metaforologia. Tipologie specifiche di metafora sono infatti quasi tutti
i tropi. La tropologia è, assieme alla figuratica, uno dei due rami
della retorica microtestuale. I tropi risultano quindi definiti anche
come figure retoriche.
Nella retorica classica, secondo Lausberg, sono classificati come tropi: Allegoria, il testo sviluppa sensi diversi: uno letterario
l'altro allegorico Catacresi, sostituzione linguistica dovuta alla mancanza di un
termine specifico Metafora, resa tramite il trasferimento di significato dovuto
alla somiglianza Sineddoche, sostituzione di un termine con un altro che ne
rappresenta solo un dettaglio Metonimia, sostituzione in base ad un criterio di contiguità o
logica o materiale Antonomasia, un nome è sostituito da una denominazione che lo
caratterizza Eufemismo, sostituzione di un termine diretto con uno attenuativo Iperbole, esagerare un concetto spingendolo oltre i limiti della
verosimiglianza Litote, negazione del contrario di ciò che si vuole affermare Ironia, l'affermazione del contrario di ciò che si pensa Perifrasi, sostituzione di un termine con un giro di parole
Esempio:
Il re della foresta (riferito al leone). La parola re normalmente viene
utilizzata per indicare un titolo di sovrano di sesso maschile nelle
regioni latine, ma per estensione (tropologia) viene utilizzato in senso
più ampio anche in altri casi con significato diverso).
Come diciamo noi inglesi, sta prendendo il mickey (Forma abbreviata di
"mickey finn". Usato per descrivere quando qualcuno ti versa nel drink
droga, veleno, lassativi, ecc. Comunemente usato come forma gergale dopo
la cattura del famigerato borseggiatore di Chicago Mickey Finn, o come
direbbe un americano, questo è Dylan che fa una pubblicità molto
deviante, interpretando un mascalzone che dice shillig (shilling è una
parola usata al posto di bullshit (merda di toro).
Dopo tutto, Shinola è un marchio famoso di orologi con sede a ...
Detroit, che è, come detto nell’annuncio, il cuore dell'industria
automobilistica americana, e ultimamente di numerosi birrifici
artigianali. Sostengo anche che Dylan stava ricamando una sua
sceneggiatura, con sentore che noi non lo dovremmo prendere in parola,
proprio come il brillante detective letterario Scott Warmuth ha
dimostrato e fa sempre nei suoi scritti.
Un indizio è in quella linea di apertura, la gnomica (gnomica significa
che contiene sentenze e precetti morali) e apparentemente senza senso
"Che cosa ci potrebbe essere di più americano che l'America?" Ma se
digitate su Google "più americano dell’ America" troverete il titolo di
un articolo del 1964 della rivista Time sugli “Zonians”: gli americani
che lavoravano nella zona attorno al Canale di Panama. Sono più
americani che l'America perché il loro senso di spiazzamento li vede
abbracciare le attività stereotipate degli americani, suggerisce
l’autore dell’articolo. Questo, naturalmente, è una delle stranezze
della globalizzazione e della diaspora: i marchi tradizionali sono
venduti con evidente facilità, anche se per fare questo si devono
licenziare migliaia di operai. I consumatori navigano nella confusione
totale e quindi cercano i prezzi più bassi in altre parti del mondo.
Questo è ciò che sta accadendo nel mondo della tecnologia. Aziende
americane come Google comprano le start-up israeliane; Microsoft ha
preso alcuni dei suoi più brillanti cervelli e anche un amministratore
delegato dall'India; Apple costruire gli iThings in Cina, mentre Lenovo
incorpora marchi iconici come IBM e Motorola. Come Dylan ha cantato in
una sua canzone (IT'S ALL RIGHT MA' (I'M ONLY BLEEDING) “It’s easy to
see without looking too far that not much is really sacred.” (è facile
capire, senza dover guardare molto lontano, che non c'è molto di
veramente sacro)".
Poi c'è lo sfondo che fa da colonna sonora all'annuncio . Si tratta di
“Things Have Changed” canzone dove, se il chorus fosse stato suonato, si
sarebbe sentito Dylan cantare che si è preoccupato, ma le cose sono
cambiate. La canzone, una rappresentazione magistrale di scetticismo e
dubbio, è un chiaro avvertimento che lui non deve niente a nessuno e non
si preoccupa per niente di cosa diranno i critici.
Ed infine ci sono le rappresentazioni in immagini degli Stati Uniti, di
per sé un paese fatto di immigrati che hanno realizzato i loro sogni. I
suoi giocatori di baseball, le stelle del cinema, i cibi preferiti, e
così sono le sue automobili e le leggende della musica.
Penso che Dylan stia dicendo che ormai la globalizzazione non può più
tornare indietro, ma questo non significa che l’orgoglio e la
comprensione del patrimonio e della tradizione locale debbano essere
dimenticati a favore di prodotti a più basso costo. Chrysler, un moderno
stabilimento con uffici e stabilimenti di produzione in tutto il mondo
ha ancora le radici a Detroit, la Motor City, e anche con questa
operazione “tecnica” rimane una cosa tipicamente americana, lo spirito
di appartenenza ad un posto.
Il "Dylan che vende" è una tempesta in un bicchier d'acqua, ma
l'annuncio di Chrysler non fa altro che cristallizzare la complessità
del mondo moderno del business con le sue catene di valore iperestese ed
inquiete. Come una canzone di Dylan che è difficile da capire al primo
ascolto ma che alla lunga diventa pervasiva e invadente (11 milioni di
visualizazioni su YouTube è il conteggio al momento). Si guarda lo spot
e si comincia a farsi domande. Da dove vengono i prodotti che
consumiamo? Che cosa significano le informazioni sulla provenienza? Che
valore si trova in una eredità e che cosa, se non altro, significa la
non autenticità? C'è qualcosa che differenzia un prodotto made in China
da uno made in USA ad eccezione del prezzo? Che cosa succede quando
arriviamo al prezzo più basso possibile e questo cosa fa per il bene
comune? Come mai la crescita del PIL non contribuire a far si che in
questi paesi la gente sia più sana e felice?
Tipicamente, Dylan sta facendo domande piuttosto che fornire risposte,
ci sollecita ad andare verso la direzione dei pensieri complicati che
giocando un ruolo importante, e sta sconvolgendo un sacco di persone
mentre fa questo. Ma per chi ha delle remore verso i profondi
cambiamenti nell'economia globale e che cosa questo significherà poi per
i cosiddetti vincitori e vinti, questa è roba importante.
A parte Infidels (1983), Empire Burlesque
(1985) e Oh Mercy (1989), probabilmente gli anni ‘80 non sono stati gli
anni migliori per Bob Dylan. Ciononostante l’etichetta indie americana
ATO Records, per questo primo tributo dedicato al cantautore di Duluth,
ha voluto raccogliere 17 canzoni poco note di Dylan che coprono il
periodo che comincia da Saved del 1980 e termina con Under The Red Sky
del 1990 (compreso qualche brano “inedito” sempre degli anni ‘80 e
qualcosa scritto con i Traveling Wilburys). Diciassette pezzi
interpretati da musicisti e gruppi noti come Built To Spill, Glen
Hansard, Bonnie “Prince” Billy, Langhorne Slim, Craig Finn, Deer Tick,
Carl Broemel, Elvis Perkins e molti altri ancora. Una deliziosa e
singolare raccolta di cover che si può ascoltare in full streaming su
Musicletter.it attraverso il widget/player di SoundCloud.
(Fonte: 80sdylan.com)
Bob Dylan in the '80s: Volume One Tracklist:
1. Langhorne Slim & The Law - "Got My Mind Made Up"(from Knocked Out
Loaded, 1986)
2. Built To Spill - "Jokerman" (from Infidels, 1983)
3. Reggie Watts - "Brownsville Girl (Reprise)" (from Knocked Out Loaded,
1986)
4. Craig Finn (The Hold Steady) - "Sweetheart Like You" (from Infidels,
1983)
5. Ivan & Alyosha - "You Changed My Life" (from Shot Of Love outtakes,
1981)
6. Deer Tick - "Night After Night" (from Hearts of Fire Soundtrack,
1987)
7. Dawn Landes & Bonnie "Prince" Billy - "Dark Eyes" (from Empire
Burlesque, 1985)
8. Tea Leaf Green - "Waiting To Get Beat" (from Empire Burlesque
outtakes, 1985)
9. Aaron Freeman of Ween & Slash - "Wiggle Wiggle (from Under The Red
Sky, 1990)
10. Elvis Perkins - "Congratulations" (from Traveling Wilburys Vol. 1,
1988)
11. Hannah Cohen - "Covenant Woman" (from Saved, 1980)
12. Marco Benevento - "Every Grain Of Sand" (from Shot Of Love, 1981)
13. Yellowbirds - "Series Of Dreams" (from Oh Mercy outtakes, 1989)
14. Blitzen Trapper - "Unbelievable" (from Under The Red Sky, 1990)
15. Lucius - "When The Night Comes Falling From The Sky" (from Empire
Burlesque, 1985)
16. Glen Hansard - "Pressing On" (from Saved, 1980)
17. Carl Broemel (My Morning Jacket) - "Death Is Not The End" (from Down
In The Groove, 1988)
A cinquanta anni da The Times They Are
a-Changin
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Giovedi 20
Marzo 2014
The concert
of Saturday 4/5/14 in Tokyo will take place or not?
The concert of Sunday, April 5th 2014 is
listed among tour dates 2014 on
expectingrain.com, on
boblinks.com and on
japanconcerttickets.com that has already put on sale tickets for the
japanese concerts, but, as usual,
bobdylan.com
seems to be always the last to know these things. There are many Dylan's
fans who are still looking for the lyrics of "Tempest", that
inconceivably, continue to be absents on the official website.
A big number of people will ask the reason why of these bullshit, may be
that someone of those who have the task of keeping updated the official
website of Bob are persons who go into hibernation for long periods of
time, or they are only a special kind of people totally lacking memory,
or they are simply large incompetents. I suppose that we will never know
it, what a sin, the official Bob Dylan's website does not deserve more
attention from the webmaster? Perhaps this might be the good time that
someone suggested to Bob that it is time to change an "Idiot Wind" with
an "Intelligent Wind". For this task i would suggest Baron, the Bob's
bodyguard, who is always by the side of Bob, come on, it's not that
difficult to understand that the Bob's site is currently managed in a
bad way!
Il concerto di Domenica 5 aprile 2014 ci
sarà o no?
Il concerto di Domenica 5 aprile 2014 è elencato tra le
date del tour 2014 su
expectingrain.com , su
boblinks.com e
japanconcerttickets.com che ha già messo in vendita i biglietti per
i concerti giapponesi, ma, come al solito,
bobdylan.com
sembra essere sempre l'ultimo a sapere queste cose. Ci sono molti fans di Dylan che stanno ancora cercando i testi di "Tempest ",
che inconcepibilmente, continuano ad essere assenti dal sito ufficiale.
Un grande numero di persone si chiederà il motivo di queste stronzate,
può essere che qualcuno di coloro che hanno il compito di tenere
aggiornato il sito ufficiale di Bob siano persone che vanno in letargo
per lunghi periodi di tempo,
o siano solo un tipo speciale di persone totalmente prive di memoria,
oppure
semplicemente dei grandi incompetenti.
Suppongo che non lo sapremo mai, che peccato, il sito ufficiale di Bob
Dylan non meriterebbe più attenzione da parte del webmaster?
Forse questo potrebbe essere il momento buono che qualcuno suggerisse a
Bob che è tempo di cambiare un "Idiot Wind" con un "Intelligent Wind".
Per questo compito vorrei suggerire Baron, la guardia del
corpo di Bob, che è sempre al suo fianco, dai, non è poi così difficile
capire che il sito di Bob è al momento gestito in malo modo!
NAMM 2014: La
Gibson espone la nuova acustica SJ-200 Bob Dylan model.
Al NAMM 2014 la Gibson guitars aveva un angolo esclusivamente riservato
ad una chitarra decisamente da “non toccare”.
La J-200, splendidamente ornata e
rifinita, è il risultato di una collaborazione tra la Gibson e Bob
Dylan, collaborazione che si tradurrà nella realizzazione di 120
esemplari della chitarra tutti firmati da Dylan stesso.
In aggiunta ci saranno altri 300 esemplari non firmati, in una versione
meno ornata ad un prezzo più basso, con un battipenna inciso e non
intarsiato. I prezzi e la disponibilità non sono stati ancora resi noti
al momento, ma questa sarà certamente una chitarra molto ambita.
La chitarra in esposizione è di proprietà della “Bob Dylan Corporation”
(e quindi presumibilmente di Bob stesso), per questo l’obbligo assoluto
di “non toccare”. Ne volete una? Andate a parlare col vostro rivenditore
locale della Gibson: la domanda di questo strumento sarà certamente
alta, qualunque sarà il prezzo.
Caro Mr. Tambourine,
complimenti per la formidabile risposta. Aggiungerei solo che forse
Dylan ha aspettato 30 anni per scrivere una canzone su Lennon proprio
perché la canzone non è per Lennon come persona ma per quello che è
stato rielaborato nella cultura popolare e nell'immaginario collettivo.
Direi che al di là di tutte le superficialità modaiole e mediatiche a
cui la figura di Lennon viene ancora oggi sottoposta, Dylan gli ha dato
il passaporto per entrare nella città di Enigma, e forse un giorno,
speriamo il più tardi possibile, si ritroveranno proprio lì.
Ciao, Miscio
Ti dirò che all'uscita
di Tempest "Roll on John" mi deluse molto, avevo pensato che era
arrivata troppo in ritardo e che aveva perso la genuinità e le
spontaneità del sentimento. Invece poi, ripensandoci, capii che era
stato giusto così. Fare una canzone-ricordo per John nei giorni subito
dopo la sua morte o dopo qualche tempo sarebbe stata una cosa troppo
scontata, una cosa che molta gente allora si era aspettata, ma sappiamo
che Bob sa tenere dentro di sè i suoi dolori e le sue gioie per tirarli
fuori quando i tempi sono maturati.
"Roll on John" è senza dubbio una canzone da
brividi, una canzone dedicata ad un uomo che nella sua breve ma intensa
vita, fece tutto quello che gli fu possibile contro la guerra e per la
pace, forse più di chiunque altro (anche più dello stesso Dylan), un
artista che arrivò ad immaginare un mondo dove la pace e la fratellanza
erano concetti universali capiti, praticati ed accettati da tutti, senza
Paradiso e senza Inferno, senza cause e/o pretesti per fomentare la
violenza, l’odio, le guerre, il potere, le religioni, la proprietà e
tutte quelle bassezze che fanno sembrare l'essere umano più simile ad
una bestia che a Dio. Quell’uomo si chiamava John Lennon e la sua vita
fu una vivida fiamma che splendette fino all’8 dicembre 1980, quando
un pazzo fanatico ed invasato la spense (lui credette per sempre) a
colpi di pistola. Così come è
stato per John, forse un giorno Bob inciderà una canzone per ricordare
anche quella ragazza che passeggia ancora attaccata al suo braccio sulla
copertina di quel disco........Forse anche lei lo sta aspettando assieme
a John nella città di Enigma, un posto dove le cose più strane sono la
normalità, anche se espresse attraverso la più sfrenata fantasia. Come
ebbe a dichiarare una volta Joan Baez: "Bob non funziona come noi",
parole vere che più vere non si potrebbe. Bob riesce a sorprenderti
anche dopo 30 anni, lui funziona nel "suo" modo, siamo noi che molte
volte vogliamo inscatolarlo dentro qualcosa che non ha niente a che fare
con il suo corpo e la sua mente, siamo noi che siamo terra-terra e
scioccamente cerchiamo di attribuire la nostra logica alle sue azioni, e
regolarmente lui ci smentisce. Avremmo dovuto imparare molto di più da
lui in tutti questi anni, il fatto è che noi siamo "solamente" persone
normali, cosa che è abbastanza per amare Bob ma non per capirlo nella
sua essenza. Ciao, Mr.Tambourine, :o)
Nel corso della mia vita ho visto molte
volte l'evoluzione di tanti personaggi che furono critici durante la
loro giovinezza con le strutture di potere nei paesi in cui vivevano,
per poi entrare a far parte di queste strutture, diventandone i
portavoce. In realtà, questo è uno sviluppo molto comune. E' così comune
che c’è perfino un modo di dire che viene ripetuto con grande frequenza:
" la persona che non è stata un ribelle radicale in gioventù è una
persona che non ha cuore, ma oltre a questo, più tardi è anche senza
testa". Questo accade in tutti i campi dell'attività umana, anche tra i
musicisti. Un esempio di questo concetto è Bob Dylan.
Bob Dylan ha rappresentato il pacifismo e l’anti-cultura che erano i
principali sentimenti diffusi nei campus universitari negli anni
sessanta.
Bob Dylan, nella sua giovinezza , è stato uno dei cantanti più critici
nei confronti dell’Establishment degli Stati Uniti. E' stato, insieme a
Joan Baez, la voce del movimento studentesco contro la guerra del
Vietnam. Il pacifismo e l’anti-cultura furono movimenti studenteschi
nati e cresciuti nei campus universitari negli anni sessanta. Furono
movimenti iniziati da studenti universitari che nella stragrande
maggioranza provenivano dalle famiglie più ricche degli Stati Uniti. E'
stato, come la ha definita Bruce Springsteen, una cultura di privilegio,
che si opponeva e si ribellava contro l'istituzione che aveva dominato i
loro genitori.
Springsteen, tuttavia , ha rappresentato una lotta la cui origine
trovava le sue radici nella classe operaia, mettendo in discussione e
criticando il narcisismo e l’edonismo presente tra i "figli dei fiori"
di Berkeley e di altri centri accademici. Il conflitto tra le due
culture era una specie di lotta di classe entro l' Establishment
Americano, dove la categoria della classe sociale è fondamentale per
capire questo paese e da cosa è composta questo tipo di società. E
questo si riflette anche nella musica e nello sport. Così, i due
principali sport americani sono il baseball (che ebbe prevalentemente
origine nella classe operaia) ed il "Football”, (che non è il calcio
europeo), ma una sorta di esasperazione del rugby che ha avuto origine
fra gli studenti della borghesia nei campus universitari.
La finale del campionato di football si è tenuta il 2 febbraio col
“Super Bowl”, quando milioni di americani hanno trascorso gran parte
della giornata a guardare la televisione. E' il giorno più costoso per
mettere in onda uno spot in tv, proprio a causa dell'alto numero di
telespettatori. Ebbene, l'annuncio che ha creato più sorpresa e rabbia
tra le forze progressiste degli Stati Uniti è stato quello della società
che produce le automobili Chrysler in cui un sciovinismo offensivo nei
riguardi di altri paesi, citava che per alcuni prodotti di consumo,
importanti ma non essenziali, gli americani potevano contare su prodotti
esteri, la birra fatta in Germania, gli orologi prodotti in Svizzera, i
cellulari prodotti in Asia, ma per i prodotti essenziali, vale a dire
per le auto, i prodotti migliori sono quelli americani, mostrando quindi
la versione più recente delle vetture Chrysler. E lo spot aveva come
interprete e testimonial niente meno che Bob Dylan in persona.
Lo spot ha creato scalpore e interesse (che era quello che Chrysler
voleva), ma ha fatto arrabbiare molti americani, sempre più stanchi
dello sciovinismo di stampo americano. Essi hanno rilevato, tra gli
altri fatti, che:
1) Chrysler non è più una società americana ma italiana. E' di proprietà
FIAT (prima era Mercedes- Benz);
2) Che il popolo tedesco fa molto di più della sola birra, e fra le
tante cose anche auto molto più efficienti e di qualità superiore a
quelle americane come le Mercedes, le BMW, le Audi e le Wolkswagen;
3) Che i popoli asiatici sono oggi sono tra le aree tecnologiche più
avanzate e molto altro.
Bob Dylan, che era stato una delle voci degli anni sessanta che
denunciavano lo sciovinismo della società Americana, è diventato, anni
dopo, suo promotore e portavoce. E questa evoluzione, che i conservatori
definiscono come "la maturità che fa usare la testa" facendo in modo che
questi ex-contestatori "abbandonino i loro vecchi principi per fare
soldi senza scrupoli". Questa la chiamano maturità, ma intanto il
livello di popolarità e di rispetto per Bob Dylan è diminuito
sensibilmente negli Stati Uniti.
Benmont Tench: il tastierista di Tom
Petty "brilla" da solo
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Martedi 18
Marzo 2014
Talkin'
9358
- Miscio
Caro Mr.Tambourine,
dopo la tua rielaborazione dell'altrui testo su Bob mi sono detto, ben
fatto! Si deve imparare dal signore degli “Outlined Epitaphs”:
Sì, sono un ladro di pensieri
ma non un ladro d'anime, prego....
e siamo al mondo proprio per usare pensieri d'altri, incastrarli come
mattoncini e vedere se funziona. Così ecco una piccola riflessione
costruita incollando pensieri altrui tra il serio e il faceto. Mi sono
chiesto se potesse esserci qualche connessione tra la "The Tempest" di
Shakespeare e l'immagine della copertina, che come Maggie's Farm ha
svelato, (non ricordo il nome del valoroso Maggiesfarmer) rappresenta il
fiume Moldava. Il taglio della foto, (che ne modifica un pò
l'espressione originale) e il colore rosso, hanno suggerito a quasi
tutti, me compreso, un'idea di sofferenza. Ma perchè la Moldava? (A
proposito si dice il Moldava o la Moldava?).
Così come e più di quelle di Dylan, le opere di Shakespeare sono state
interpretate nel tempo in mille modi e lo stesso è accaduto pure a "The
Tempest". Recentemente, per esempio, nel quadro degli "studi
postcoloniali" (http://it.wikipedia.org/wiki/Studi_postcoloniali
) vi si sono visti indizi del passato coloniale dell'Inghiterra, con
l'isola di
Prospero non più collocata nel Mediterraneo ma trasferita nel nuovo
mondo e identificata con Bermuda. Il selvaggio Caliban ("a savage and
deformed slave", ma Shakespeare, lo rappresenta in maniera complessa pur
nei limiti delle concezioni del suo tempo) sarebbe allora la
rappresentazione dei nativi americani, visti nella loro selvatichezza
contrapposta alle raffinate conoscenze e alla superiorità di Prospero.
Si è anche affermato che Shakespeare aveva investito nella Virgina
Company.(http://it.wikipedia.org/wiki/Virginia_Company)
Per i nostri scopi tuttavia, la lettura più interessante è quella che
collega "La Tempesta" alle vicende storiche dell'Europa di quel tempo. È
probabile che la statua rappresenti una delle componenti dell'impero
asburgico, quella boema; la Vltava/Moldau è il principale fiume della
Boemia e il suo simbolo nazionale. Gli studiosi di Shakespeare,
analizzando il contesto europeo in cui si inseriva "The Tempest", hanno
notato come la figura di Prospero presentasse delle analogie con quella
dell'imperatore del Sacro Romano Impero, Rodolfo di Boemia, che
nell'aprile 1611 fu deposto dal fratello (come appunto accade a
Prospero). Inoltre come Prospero, Rodolfo di Boemia si dilettava di
magia e possedeva una grande biblioteca di testi esoterici. Ora, se come
si crede, "The Tempest" fu rappresentata la prima volta il 1 Novembre
1611 risulta impossibile che Shakespeare intendesse richiamarsi a questa
usurpazione, mentre può darsi che si sia egualmente ispirato alla figura
dell'imperatore. Quello che è più importante però non sono le intenzioni
di Shakespeare, ma la modalità con cui la tragedia veniva recepita dal
pubblico, e in questo senso è difficile immaginare che la sua
rappresentazione non ricordasse, nella mente di chi vi assisteva nei
decenni successivi, le vicende imperiali del trono di Boemia. Ma cosa
forse ancor più rilevante, queste stesse vicende porteranno di lì a poco
allo scatenarsi della devastante Guerra dei Trent'anni in cui i
contrasti religiosi tra protestanti e cattolici metteranno a ferro e
fuoco l'Europa.
In “Cosmopolis” l'epistemologo Sthephen Toulmin dice: “ Nel 1630, nel
mezzo della Guerra dei Trent'Anni, il tradizionale consenso che aveva
sostenuto le imprese intellettuali d'Europa sembrava strappato via. Non
c'era unanimità nell'etica, nella religione, persino nella fisica. Di
fronte a questo collasso i filosofi cercavano un punto di partenza
alternativo per il pensiero e la pratica umana: un insieme alternativo
di “fondamenti” o “dati” che fossero disponibili alla comune esperienza
di riflessione dei pensatori. Se questo punto di partenza universale
fosse stato trovato, avrebbe potuto essere un “punto zero” da cui
scienziati e filosofi di qualunque età o cultura sarebbero potuti
partire.” La pace di Westfalia che porrà fine alla guerra, stabilirà,
sebbene in maniera imperfetta, principi di tolleranza religiosa. Con un
pò di arditezza, si può ipotizzare che Dylan abbia usato l'idea della
tragedia di Shakespeare per rappresentare una transizione nella
tempesta, qualche tipo di mutazione o di rifondazione delle coscienze
umane che sia l'America della guerra di Secessione, che l'Europa della
guerra dei Trent'anni dovettero affrontare per accedere alla loro
configurazione moderna. E per noi, nell'attuale scassata Europa,
speriamo che per una volta, Dylan non sia profeta di sventura.
Ciao, Miscio
Ricordo che Dylan ha
dichiarato, prima che uscisse “Tempest”, che il disco era una specie di
lavoro messo insieme, un collage di pezzi senza relazione di continuità,
“Non era quello che avevo in mente, volevo fare un disco dal sapore
mistico e religioso ma non ho avuto abbastanza ispirazione”. Così
“Tempest” è venuto un bel disco, ma l’idea ispiratrice del disco non è
stata palesata. Perchè il disco sia stato intitolato “Tempest” nessuno
l’ha saputo dire, perchè in copertina appariva il volto della statua
della Moldava e cosa stesse a rappresentare nessuno l’ha saputo dire. Anche leggendo brevemente la
trama di “The Tempest” di Shakespeare è impossibile stabilire un
collegamento col disco di Bob.
Il racconto della commedia inglese inizia quando gran parte degli eventi
sono già accaduti. Il mago Prospero, legittimo Duca di Milano, e sua
figlia Miranda sono stati esiliati per circa dodici anni in un'isola
(forse dell'Adriatico o in Francia, altri ipotizzano le isole Bermude,
mentre secondo l'avvocato e scrittore statunitense Richard Paul Roe
si tratta dell'isola di Vulcano, in Sicilia), dopo che il geloso
fratello di Prospero, Antonio, aiutato dal re di Napoli, lo aveva
deposto e fatto allontanare con la figlia di tre anni. In possesso di
arti magiche dovute alla sua grande conoscenza e alla sua prodigiosa
biblioteca, Prospero è servito controvoglia da uno spirito, Ariel, che
egli ha liberato dall'albero dentro il quale era intrappolato. Ariel vi
era stato imprigionato dalla strega africana Sicorace, esiliata
nell'isola anni prima e morta prima dell'arrivo di Prospero. Il figlio
della strega, Calibano, un mostro deforme, è l'unico abitante mortale
dell'isola all'arrivo di Prospero. Provocato dalla avvenenza di Miranda,
le propone di unirsi con lui per creare una nuova razza che popoli
l'isola.
A questo punto inizia la commedia. Prospero, avendo previsto che il
fratello Antonio sarebbe passato nei pressi dell'isola con una nave (di
ritorno dalle nozze della figlia di Alonso, Clarabella, con un re
cartaginese), scatena una tempesta che causa il naufragio della nave.
Sulla nave c'è anche il re Alonso, amico di Antonio e compagno nella
cospirazione, e il figlio di Alonso, Ferdinando. Prospero, con i suoi
incantesimi, riesce a separare tutti i superstiti del naufragio cosicché
Alonso e Ferdinando credono ognuno che l’altro sia morto.
La commedia ha quindi una struttura divergente e, poi, convergente, in
quanto i percorsi dei vari naufraghi si ricongiungono alla grotta di
Prospero. Calibano incappa in Stefano e Trinculo, due ubriaconi della
ciurma, che crede esseri divini discesi dalla luna, e cercano di mettere
insieme una ribellione contro Prospero, che però fallisce. Nel
frattempo, nasce una relazione romantica tra Ferdinando e Miranda. I due
si innamorano immediatamente. Infatti il loro matrimonio sarà la causa
della riconciliazione di Prospero con suo fratello Antonio. Infine
Prospero rinuncia alla magia con un famoso monologo nel quale molti
studiosi hanno visto un riferimento a Shakespeare che con quest'opera
abbandona il teatro e ha l'occasione di riconciliarsi con se stesso e la
società.
E visto che di “Tempest” si parla, lasciami riportare ancora una volta
quanto scrissi sul disco al tempo della sua pubblicazione:
"Tempest", il 35esimo album in studio, è arrivato dopo 50 anni di
onorata carriera alla bella età di quasi 72 anni, uscito l’11 settembre
proprio come nel fatidico 2001 per "Love & Theft". Sarà solo una
coincidenza? "Tempest" è un album bellissimo, tra i migliori di Dylan, a
un passo dal capolavoro, è il disco della maturità, del dolore, della
rabbia, soprattutto un disco profondamente oscuro, che racconta vecchie
storie, di grandi navi che affondano con tutto il loro carico umano di
speranze e delusioni, come spesso accade nella vita. Parla di rovine, di
decadenza e della cattiveria della società, del crollo della lealtà e
dei suoi simboli che portano al termine delle speranze.
Personaggi veri e di fantasia si mischiano in un gorgo senza fine che
tutto trascina al fondo, il Titanic, John Lennon, le città agli
sgoccioli della civiltà, vicine alla loro fine, dove ogni cosa si paga
col sangue, anche se col sangue di qualcun’altro. Storie vecchie come il
mondo, di triangoli amorosi che finiscono in tragedia pura, tra omicidi
spietati e suicidi indotti dal rimorso.
La scena raccontata da Dylan è alla “desolation row”, e per questo il
Nostro la narra con tutto il dolore e tutta la rabbia di cui è capace,
con la sua voce fangosa, afona e roca, una raspa fastidiosa e
coinvolgente, affascinante nella sua bruttezza e nella sua capacità di
emozionare come nessun’altra, rifacendosi a suoni e stili ormai passati,
forse quelli della sua infanzia, dove il suono era crudo e non
arricchito dalle maestose sale d’incisione odierne con migliaia di
sovraincisioni che creano una inattacabile fortezza sonora. Dylan sembra
marciare in senso contrario alle tendenze e alla civiltà che avanza
distruggendo quello che le generazioni precedenti avevano costruito, ma
non è forse sempre stato così? A lui interessa comunicare quello che c’è dentro
la sua anima e la sua mente, ma a modo suo come ha sempre fatto, non
sempre viene capito al volo, è vero, i suoi testi vanno girati e
rigirati per trovare il codice d’accesso al significato, idem per le sue
motivazioni. L’attuale suono è un mix tra le radici americane della
musica, Modern Times e Together Through Life, a volte ingentilito e
invece in altre occasioni volutamente esasperato nella sua efficiente
povertà e spontaneità.
Il disco comincia in modo divertente con "Duquesne Whistle", un vecchio
shuffle che ti cattura immediatamente, ti strappa un sorriso, ti strizza
l’occhio, sembra dire “vedi che il vecchio Bob c’è sempre?”, canzone e
suono dei bei tempi andati, che fa degna coppia con lo swing aggrazziato
di sapore old-jazz e l’eleganza stile crooner di "Soon After Midnight".
Duquesne potrebbe essere una Università di Pittsburgh, una città
fantasma in Arizona, un piccolo villaggio del Missouri, una piccola
città in Pennsylvania, ma già in questi primi due brani c’è tutto il
Dylan di oggi. Ci sono le storie che ti portano a percorrere una "lunga
e stretta via", c’è il rimpianto e l’amarezza di quegli “Anni lunghi e
sprecati”, c’è la rabbia di "Pago col sangue". Un percorso che conduce
pian piano all’interno della “Città scarlatta”, luogo inquietante, con
strade che han nomi che è meglio non pronunciare, un mix quasi
fotografico di momenti dove il disagio ti salta addosso, dove le parole
sono dure, dove piangere è quasi proibito, popolata da miserabili di
ogni sorta che tirano avanti tra alcolici, stupefacenti e folate di
vento gelido a rendere l’esistenza più penosa. Ci sono i fantomatici
"Early Roman Kings" un blues che più blues non si può, i re romani sono
una famigerata gang del Bronx? O la trasposizione metaforica dei prelati
del Varticano con i loro collegamenti con la mafia? Le domande sorgono
spontanee mentre la voce di cartavetrata di Dylan esegue un cover
personalizzata di Mannish boy, di I’m a man o di una nuova Hoochi
Coochie Man.
Ed ecco apparire in mezzo a tutto questo disastro il lato
cinematografico e favolistico di Dylan, che ormai è padrone assoluto di
chi l’ascolta con una ridda senza sosta di personaggi veri e bizzarri,
felici e disperati, veri o inventati, la realtà che si fonde con la
favola, il mito, il cinema e la poesia. Dylan dimostra che nessuno è
crooner come lui, nessuno racconta le storie come lui, nessuno le canta
come lui, nessuno le scrive come lui. Dylan naviga nel suo mare
personale, dove le vele lo portano dove vuol lui e non dove vuole il
vento, celestiale nocchiero di una nave in gran tempesta con suo carico
mortale di cento e cento spiriti, dove la morte è l’atto finale senza
allegorie, la morte è reale, raccontata quasi con il distacco tipico
del cronista televisivo. “Tin Angel” e “Tempest” possono annoiare o
lasciare sconvolto l’ascoltatore, non c’è via di mezzo, non c’è pietà
per nessuno, Dio e gli Angeli guardano da un’altra parte mentre la
tragedia si consuma in tutta la sua drammaticità, migliaia di vite
stanno per essere sacrificate alla vanità umana ed alla boria babilonese
di arrivare al cielo per dimostrare a Dio che l’uomo è fatto a sua
immagine e somiglianza, che l’uomo può tutto, che la mente concepisce e
la mano costruisce senza la conoscenza necessaria. Cose che stupiscono?
Assolutamente no, il Titanic sarebbe affondato anche senza la collisione
con l'iceberg,
spezzato in due dall’arroganza dei suoi costruttori, un immenso colosso
dai piedi d’argilla.
E come se tutto questo non fosse sufficiente, ecco apparire il viso
familiare di Lennon, ecco che Dylan si mette a raccontare un’altra storia
di morte, la morte di un amico, la fine di un sogno che si era
trasformato in un incubo.
“Non mollare John” lo incita ancora Dylan a distanza di trent’anni,
“Tieni Duro”, avevi ragione tu, anche se un fanatico ti ha sparato nella
schiena come il peggiore dei vigliacchi. Sembra di vederlo il caro
vecchio John, protagonista principale delle pazze pensate di Yoko,
sorvegliato speciale della C.I.A. per il suo desiderio di pace che
inevitabilmente si scontrava con le necessità dei padroni della guerra,
e stranamente, ecco di nuovo qualcuno che spara. Casualità e basta? Chi
può dirlo, anche qui si accettano scommensse, “Ti hanno legato le mani e
ti hanno chiuso la bocca, non c’era via d'uscita da quella caverna
profonda e oscura” dice Dylan, dubita anche lui o son solo parole
casuali? Forse Dylan ha preso atto che prima o poi dovrà andare a
ritrovare John in qualche angolo del cielo? Perchè 30 anni dopo? Perchè
lo spirito di John ha vinto e sconfitto la morte che tutto vorrebbe
cancellare? Le parole di Imagine sono la risposta vincente, nessuno
potrà mai cancellare il suo sorriso sornione, potrà spegnere la luce di
quegli occhi nascosti dietro gli occhialini rotondi, il suo abito bianco
e le sue scarpe da tennis continuano a vagare per New York, John è morto
viva John, John è più che mai vivo, continua così John.
Dylan termina la sua lunga sequenza di sangue e dolore con questa
canzone, chiude un grande album che fa pensare, ci obbliga a guardarci
nello specchio per vederci come siamo realmente, incapaci di uscire
dalla desolazione morale e materiale che ci circonda, che lui ci ha
costretto a rivedere come se stessimo guardandoci allo specchio per la
prima volta. Non è il disco che voleva lui ha detto, ma "Tempest" fa venire i
brividi, e se fosse stato come voleva lui? Non oso pensarci.....
Veramente, fino ad oggi,
io non ho ancora letto niente su tutto il web che spiegasse perchè Dylan
avesse chiamato il suo disco "Tempest", anzi, Bob disse proprio che il
titolo del suo disco non aveva niente a che fare con Shakespeare,
sottolineando che il dramma del poeta inglese si chiamava "The Tempest"
mentre il suo lavoro si chiamava solo "Tempest", quindi nessuna
correlazione con il grande drammaturgo. Allora perchè "Tempest", forse
perchè la canzone più lunga dell'album che era anche la title-track si
intitolava così? E' molto probabile che il motivo sia semplicemente
questo, il titolo di una canzone che descrive l'affondamento di quel
megamonumento dell'ambizione umana che trascina con sè sottacqua realtà
e sogni, povertà e ricchezza, umiltà e ambizioni in un solo grande
calderone che assume le proporzioni di una gigantesca tempesta.
Ho apprezzato la tua
ricerca su Shakespeare e l'ispirazione per "The Tempest", e
probabilmente i fatti del deposto Imperatore del Sacro Romano Impero,
Rodolfo di Boemia, hanno condizionato o ispirato il grande poeta per la
penultima delle sue commedie. La Moldava oltre che il fiume più lungo, è
anche il simbolo della Boemia, questo potrebbe spiegare l'uso
della foto della statua in copertina, ma non ci dice perchè Dylan abbia
scelto proprio questo titolo e proprio questa precisa immagine.
Il valoroso
Maggiesfarmers che svelò al mondo l'arcano della foto era l'amico Kuore
Scuro e colgo l'occasione per ringraziarlo ancora una volta, grazie a
lui Maggie's Farm fu in grado di fare un grande scoop ripreso poi dai
siti di tutto il mondo, scusa se è poco....................!!!!
Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Lunedi 17
Marzo 2014
BUON
COMPLEANNO MASSIMO! Sessant’anni di Bubola.
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"Tutti vorrebbero essere Hank
Williams, ma nessuno è disposto a morire" (Kinky Friedman)
Hiram "Hank" King Williams (Mount Olive, 17 settembre 1923 – Oak Hill, 1
gennaio 1953) è stato uno dei maggiori cantautori statunitensi.
E' un’ icona della country music e del rock 'n' roll, ed uno dei più
influenti musicisti del XX Secolo. Uno dei maggiori autori del genere
honky tonk, diede alla luce numerose hit, e le sue performance cariche
di carisma, unite ad uno stile originale aumentarono la sua fama. Le sue
composizioni compongono lo zoccolo duro del country ed altrettante sono
considerate classici del pop, del gospel, e del rock and roll. Suo
figlio Hank Williams Jr., sua figlia Jett Williams,ed i suoi nipoti Hank
Williams III, Holly Williams, sono cantautori professionisti.
Hank Williams Jr.
Jett Williams
Hank Williams III
Holly Williams
Hiram King Williams nasce nel 1923 nella piccola città fuori mano di
Mount Olive, a circa dodici chilometri a sud ovest di Georgiana,
Alabama. Il nome gli viene dato in onore di re Hiram I di Tiro secondo
la leggenda uno dei tre fondatori della massoneria, ma all'anagrafe
trascrivono errando "Hiriam".
Hank nasce con una malformazione alla colonna vertebrale, la spina
bifida, dolore che sarà una delle cause per cui poi nella vita abuserà
di alcool e droghe. I suoi genitori sono Elonzo "Lon" Huble Williams, un
capotreno e veterano della Prima guerra mondiale, e sua madre si
chiamava Lillybelle Williams. La famiglia era composta anche dalla
sorella maggiore Irene.
Left to Right: Elonzo "Lon" Huble
Williams with Lillybelle Williams - Hank Williams with his mother
Lillybelle
Irene Williams
L'infanzia di Hank è duramente segnata
dall'assenza del padre, che rimane ricoverato praticamente per otto anni
nell'ospedale di Pensacola a causa di una paresi facciale causata da un
aneurisma. La famiglia Williams si trasferisce a Georgiana e vive negli
anni della Grande depressione grazie ai duri turni notturni che la madre
presta all'ospedale ed ai lavoretti di Hiriam e della sorella.
Nonostante tutto sopravvisero bene in quei duri anni grazie alla
pensione da veterano del padre.
Nel 1931 la famiglia Williams si trasferisce a Fountain, Alabama, dagli
zii Walter e Alice McNeil, ed il figlio di questi, J.C. di sei anni più
vecchio di Hiriam. Qui acquisisce subito due attitudini che
contraddistingueranno la sua vita: impara infatti dalla zia Alice a
suonare la chitarra e dal cugino J.C. a bere whiskey smodatamente.
Dopo qualche anno i Williams tornano a Georgiana dove Hank incontrerà il
bluesman di colore Rufus Payne, che lavorava come musicista di strada.
Questi sarà sicuramente una figura importantissima per il futuro divo
del country, di cui fu l'indiscusso mentore.
Nel '34 la famiglia si trasferisce a
Greenville, dove Lillie apre un'attività in proprio ed Hank riesce a
passare più tempo con Payne (che era appunto di Greenville), con cui a
volte passa suonando intere notti. Nel 1937, dopo una rissa fra Hank con
il suo professore di ginnastica, sua madre decide di trasferirsi. La
famiglia Williams si sposta allora a Montgomery, Alabama.
Nel luglio del '37 le due famiglie, Williams e McNeil, aprono insieme una
pensione. È in questi tempi che Hiriam cambia definitivamente il nome in
Hank, che riteneva più adatto per una carriera musicale
Dopo scuola e nei weekend Hank suona la sua "Silverston" sul marciapiede
davanti a radio WSFA, e non ci volle molto perché i produttori della
stazione lo notassero, e dal primo show on air col nome di "Singin Kid"
al primo contratto (due volte alla settimana per 15 $) il passo fu breve.
Nell'Agosto del 1938 il padre Lon fu dimesso per un breve periodo, per
potere assistere al compleanno del figlio, ma Hank non nascose mai che
si considerava orfano di padre.
Il buon contratto con la radio ed il considerevole successo permisero
presto ad Hank di formare la propria band di supporto,
The Drifting Cowboys, composta dal
chitarrista Braxton Schuffert, dal violinista Freddie Beach e dal comico
Smith "Hezzy" Adair. Hank chiuse con la scuola nel 1939, dedicandosi
completamente alla band, che si esibiva per l'Alabama. Lillie Williams
diventa un'abile manager per la band, organizzando date sempre più
lontano negli U.S.A.; intanto Hank ogni weekend torna a Montgomery per
lo show alla radio.
L'entrata del Paese nella II Guerra Mondiale crea grossi problemi alla
band, in quanto tutti i membri sono chiamati a servizio, ed i rimpiazzi
si rifiutano di suonare con Hank, a causa dei suoi seri problemi con
l'alcool. Il suo idolo, Roy Arcuff, per metterlo in guardia dall'alcool,
gli disse un giorno: "tu hai una voce da un milione di dollari, ragazzo,
ma un cervello da dieci centesimi". Nonostante gli avvertimenti di
Acuff, Hank continuò ad alzare il gomito fino al punto di farsi
licenziare nel '42 dalla WSFA.
Nella sua breve carriera Hank Williams ebbe 12 canzoni al numero 1 della
Hit Parade statunitense: Lvesick Blues, I'm So Lonesome I Could Cry,
Long Gone Lonesome Blues, Why Don't You Love Me?, Moanin' the Blues,
Cold, Cold Heart, Hey Good Lookin', Jambalaya (On the Bayou) , I'll
Never Get Out of This World Alive, Kaw-Liga, Your Cheatin' Heart, Take
These Chains From My Heart — ed innumeverevoli brani nella top ten.
Nel 1943 Williams conosce Audrey Shepard, ed i due si sposano qualche
anno dopo. Lei diventa anche la sua manager, creandone una celebrità.
Hank e la moglie Audrey Shepard
Nel '46 Hank pubblica due singoli per la Sterling Rc's, Honky Tonkin' e
Never Again, entrambi riscuotono un buon successo. Williams firma allora
con la Metro-Goldwyn-Mayer Records con la quale incide Move It On Over,
con strepitoso successo. Si trasferisce in seguito in Louisiana e dà
alla luce alcuni brani discreti; ma nel 1949 rilascia la sua versione di
Lovesick Blues (un classico di Rex Griffin), che diventa uno dei più
grandi successi country di tutti i tempi, venduto in tutto il paese.
Quello stesso anno suona nell'allora tempio della musica made in USA, la
Gand Ole Opry, e fu il primo cantante di tutti i tempi a cui furono
richiesti ben sei bis. In quell'occasione ricompone quella che sarà la
più famosa formazione dei Drifters Cowboys, con Bob McNett alla
chitarra, Hillious Butrum al contrabbasso, Jerry Rivers al violino e Don
Helms alla chitarra solista. Sempre nel '49 Hank dà alla luce successi
come Lovesick Blues, che include Wedding Bells, Mind Your Own Business,
You're Gonna Change (Or I'm Gonna Leave) e My Bucket's Got a Hole ed
Audrey dà invece alla luce Randall Hank Williams, conosciuto poi come
Hank Williams Jr.
Randall Hank Williams Jr.
Nel 1950, Williams comincia ad incidere con il nome d'arte di "Luke The
Drifter" (Luke il Vagabondo) un soprannome datogli per la sua abitudine
di identificarsi in personaggi dal difficile valore morale, spesso
recitando i suoi pezzi rispetto al tipico canto da crooner. Questa
scelta anticommerciale rese esitanti i più popolari dj a mandare in onda
i suoi pezzi, incidendo sensibilmente sulle vendite del cantante ma
portando Hank ad avere come alter ego "Luke the Drifter" per le canzoni
dai temi più spinosi. Di questi tempi sono le hit My Son Calls Another
Man Daddy, They'll Never Take Her Love from Me, Why Should We Try
Anymore?, Nobody's Lonesome for Me, Long Gone Lonesome Blues, Why Don't
You Love Me?, Moanin' the Blues e I Just Don't Like This Kind of Livin'.
Dear John ebbe un discreto successo, ma la sua B-Side "Cold,Cold Heart"
rimase forse uno dei suoi più celebri pezzi, aiutata anche dal versione
pop di Tony Bennett del 1951, prima della lunga serie di pezzi non
country di Williams. Cold, Cold Heart vide le cover di, fra gli altri,
Guy Mitchell, Teresa Brewer, Dinah Washington, Lucinda Williams, Cowboy
Junkies, Frankie Laine, Jo Stafford, e Norah Jones. Dello stesso anno è
la grande hit Crazy Heart.
La leggenda di Hank Williams ha indubbiamente due facce. Se da una parte
canta della sua anima da attaccabrighe ubriacone ed impenitente (Honky
Tonkin') o di un vagabondare senza scopo nè ragione (Lost Highway), in
altri testi traspare il rimorso straziante di un uomo che ha perso la
strada I Saw The Light.
Ad ogni modo, la vita di Hank si rivelò presto incompatibile con il
successo. Il suo matrimonio, fin dall'inizio turbolento, ci mise poco a
sgretolarsi, ed all'alcolismo sempre più problematico si aggiunsero la
dipendenza dalla morfina ed altri antidolorifici, sostanze che assumeva
soprattutto a causa del suo costante già citato mal di schiena causato
dalla spina bifida. Nel '52 si separa da Audrey e torna a vivere con la
madre, pur continuando a sfornare successi come Half as Much, Jambalaya
(On the Bayou), Settin' the Woods on Fire, You Win Again e I'll Never
Get Out of This World Alive. La breve relazione con Bobby Jett ha come
risultato la figlia secondogenita Jett Williams, che non vedrà mai il
padre.
Bobby Jett
Jett Williams
La spirale della droga in cui Hank è incappato intanto si allarga
impazzita. Nell'ottobre '52 viene licenziato dalla Grand Ole Opry. Il 18
ottobre si sposa all'auditorim municipale di New Orleans con Billie Jean
Jones, cerimonia alla quale partecipano 14.000 spettatori paganti. Poco
più tardi i Drifting Cowboys decidono di sciogliersi, poiché Hank beveva
più di quanto pagassero per gli show.
Il matrimonio con Billie Jean Jones
Il 1º gennaio del 1953 Williams deve suonare a Canton, Ohio, ma il volo
gli viene annullato a causa del cattivo tempo. Affitta uno chauffeur e,
prima di lasciare il vecchio Andrew Johnson Hotel, si inietta una
soluzione di cobalamina (comune vitamina B12) e morfina. Si allontana in
Cadillac senza avere, a dispetto di quello che poi insinuarono i
giornali scandalistici, con sé del whiskey.
Quella sera il
diciassettenne Carl Curr, conducente dell'auto presa a nolo, rinveniva
sul sedile posteriore il corpo senza vita di un uomo fragile, che aveva
cambiato il modo di concepire la musica, di un artista che nei tempi
degli smoking, dei Martini Cocktail e dello stile distaccato dei vari
Frank Sinatra e Dean Martin, parlava dell'America che il '29 se lo era
sentito sulle spalle e nelle tasche, dei vagabondi e dei disperati, eroe
puro dei mediocri e degli ignoranti; un artista che cercava la
redenzione per quello che la vita gli aveva inflitto. Sul sedile su cui
Hank morì vennero trovate alcune lattine di birra ed il pezzo mai inciso
Then The Fateful Day Came ("Dunque il giorno fatale è giunto").
L'ultima canzone edita di Williams, dal titolo nefasto I'll Never Get
Out of This World Alive ("non uscirò mai vivo da questo mondo") usciva
cinque giorni dopo la sua morte, in concomitanza con la nascita della
sua figlia illegittima Jett Williams.
Dylan, Jack White ed altri completano canzoni di Hank Williams
di Josh Jackson - (traduzione di Michele Murino)
Bob Dylan è a capo di un progetto che coinvolge diversi artisti nella
scrittura e nella registrazione delle
musiche destinate ad alcuni tra gli ultimi testi di canzoni di Hank
Williams. Così afferma il bassista degli
Steppin’ In It, Dominic Suchyta, che ha suonato per una delle tracce in
questione.
“Questo progetto - ha dichiarato Suchyta a "Paste" - ha avuto inizio
quando Bob Dylan ha acquistato le
canzoni "perdute" di Hank Williams”. “Essenzialmente, cioè, quelle
liriche scritte sui fogli che furono
trovati nella sua borsa quando Hank morì. Jack White è il mio più
vecchio amico, abbiamo parlato
dell'opportunità e lui mi ha chiesto di venire a registrare. Dylan
infatti lo aveva contattato per chiedergli
se gli sarebbe piaciuto completare alcune di queste canzoni.”
White ha registrato la canzone presso i Blackbird Studios di Nashville
insieme al tecnico del suono Joe
Chiccarelli, con Suchyta al basso, Carla Azar (Autolux) alla batteria,
Donny Herron (Bob Dylan,
BR549) alla chitarra 8-corde e Dean Fertita (Raconteurs, Waxwings) alla
chitarra acustica. “Abbiamo
protratto la seduta di registrazione per un intero giorno,” ha
raccontato Suchyta a proposito di questa
seduta di registrazione segreta, “dal vivo, tutti in circolo e con
alcuni microfoni posizionati intorno, in
maniera molto simile a come avrebbe fatto Hank.”
I musicisti hanno registrato una canzone di Williams rimasta incompiuta
dal titolo “You Know That I Know.” “Nessuno l'aveva mai sentita perchè
era uno di quei testi inediti di Hank Williams al quale Jack ha aggiunto
la musica dopo averlo sistemato ed aggiustato un pò,” afferma Suchyta.
“Jack ha ricevuto gran parte o forse tutte le canzoni incomplete di Hank
e, dovendone scegliere una da completare, la sua
scelta è ricaduta su questa. Abbiamo ascoltato un pò di canzoni di Hank
mentre ero lì e ce ne stavamo tutti e due seduti a suonare i nostri
brani preferiti di Hank. Penso che Jack abbia masticato e digerito un
bel pò di Hank Williams e questo è quello che gli è venuto fuori.”
Suchyta racconta che Dylan non ha registrato insieme a White quel
giorno. “Ma fosse stato per me non avrei rinunciato a nessuno dei due.
Sembrano fatti della stessa stoffa, una sorta di fratelli separati del
Midwest. Ho sentito che Jack ha suonato con Bob sul palco ed ha
partecipato anche al suo programma radiofonico per l'emittente XM.
Quando eravamo ragazzi, al liceo, abbiamo registrato insieme un pò di
canzoni di Dylan sul nostro vecchio registratore a bobine a quattro
piste. Ricordo di avere ancora una bella versione di ‘Masters Of War’ su
qualche cassetta da qualche parte. Jack suonava la batteria e la
chitarra, io suonavo chitarra e basso.”
La lista completa degli artisti partecipanti è ancora avvolta nel
mistero. “Non ci sono dubbi che Dylan abbia registrato una canzone per
questo progetto durante le sedute di registrazione di Modern Times,”
premette Suchyta. “Ho anche sentito alcune voci secondo cui nel progetto
sono coinvolti anche Willie Nelson e Norah Jones, ma come ho detto prima
è solo un'ipotesi non confermata. Comunque si è trattato di un progetto
interessante. Sono un grande ammiratore di Hank Williams ed ero davvero
curioso di sentire il contributo di Jack.”
(da www.pastemagazine.com)
Sabato 15
Marzo 2014
Bob Dylan fa
visita al boxer Manny Pacquiao (e si fa scattare una foto con lui!)
Sorprendentemente, Bob Dylan ha fatto oggi una visita all'Accademia di
Freddie Roach chiamata Wild Card a Los Angeles, e si è fatto scattare una foto
con il pugile Manny Pacquiao.
Foto: Chris Farina
Bob Dylan ha da lungo tempo una speciale
simpatia per la boxe. Oltre a difendere Rubin
"Hurricane" Carter e farsi scattare una foto con Muhammad Ali, è noto che Dylan
stesso praticava la
boxe fini a pochi anni fa e, secondo una diceria, possiede una palestra a Santa
Monica.
Hollywood: La leggenda della musica Bob Dylan è
stata l'ultima celebrità a
far visita visitare Manny Pacquiao alla palestra Wild Card di Hollywood, Los Angeles,
per
guardarlo mentre si allenava per la rivincita con Timothy Bradley il 12
aprile.
Dylan, da molti anni appassionato di boxe, è sceso dalla palestra Giovedi
e dopo l'allenamento si è messo anche
in posa con il boxeur filippino per una foto.
Manny
Pacquiao non è estraneo a visite di celebrità allla Wild Card, hli
attori Mark Wahlberg, Christian Bale e Mickey Rourke sono tra coloro che
sono andati a vederlo combattere ed allenarsi.
Pacquiao e Bradley si scontreranno per il titolo WBO welter di
quest'ultimo al Grand MGM di Las Vegas.
Il pugile Manny Pacquiao ha avuto un visitatore molto speciale durante
la sua sessione di allenamento a Los Angeles di Giovedi (13 Mar 2014) –
la popolare leggenda del rock Bob Dylan.
Il pugile è in preparazione per la imminente rivincita con il campione
dei welter Timothy Bradley alla Wild Card Boxe Club del suo allenatore
Freddie Roach quando il cantante di Lay Lady Lay, fan della boxe da
lunga data, ha telefonato e chiesto se poteva venire in aplestra con un
amico.
Il portavoce di Pacquiao Fred Sternburg, dice il sito RollingStone.com,
" Non ho mai visto la palestra prendere un'aura come questa, e bazzico
quella palestra da quasi un decennio. Eravamo tutti sbalorditi.
" Manny ha sostenuto otto round con due sparring-partners diversi,
mentre Dylan era lì a guardarlo. Bob è rimasto per un'ora e si e seduto
su una panca di solito usata per sollevare pesi. Prima e dopo il
combattimento, Dylan ha posato per le fotografie con alcuni presenti e
firmato autografi ... è stato gentile con tutti e ha sorriso tutto il
tempo. Ma, mio Dio, vedere Bob Dylan in persona è stato come vedere uno
degli apostoli!".
Anche Pacquiao, avuta la foto con Bob, l’ha subito postata su Twitter
scrivendo:
"Bob Dylan mi ha guardato mentre mi allenavo oggi , Freddie Roach ha
detto: “Penso che su Timothy Bradley, il mio avversario, una dura
pioggia cadrà", riferendosi ad uno dei classici del cantante.
Pacquiao spera che la visita di Dylan gli porterà fortuna quando salirà
sul ring con Bradley a Las Vegas il 12 aprile 2014.
Sono in possesso di questo quadro -70 - di
cosa si tratta? Grazie.
L'unica cosa che ti
posso dire è che si tratta di una riproduzione autorizzata
(probabilmente una copia serigrafica) della copertina dell'album "Self
Portrait" di Bob Dylan pubblicato dalla Columbia nel 1970.
Self Portrait fu una
delle opere più controverse di Bob Dylan, a giudicare anche dalle
infinite (e spesso contraddittorie) interpretazioni che ne sono state
fatte. Persino il suo autore, dopo le pesantissime critiche ricevute (il
disco era stato definito, dai più gentili, come un lavoro assolutamente
mediocre, dai più schietti, francamente orribile oppure ancora peggio
come recita una famosissima recensione della rivista Rolling Stone che
inizia con le emblematiche parole: «Cos'è questa merda?!!?» («What is
this shit?»), nel giustificare questo suo ibrido folk-country
interminabile, si era appellato ad una intenzionale volontà di
"sorprendere", di "scioccare" i suoi fans, senza peraltro chiarire i
dettagli di una simile operazione; ciò significa che a Self Portrait -
essendo assolutamente inconcepibile pensare ad un'univoca lettura - si
può guardare in due modi esattamente contrapposti: o come mistero di
fede o come chiarissimo caso di istrionismo.
Per la stragrande maggioranza della critica, a stupire, in questo disco,
è soprattutto la strutturazione pedante dei brani, l'uso reiterato di
vocalismi troppo gravi o troppo acuti, l'abuso (o meglio l'enfatica
esasperazione) d'una voce fin troppo nasale, la monotonia dei ritmi,
considerati non solo posticci, ma anche diluiti, stiracchiati
all'inverosimile, tanto è stato da qualcuno sollevato il sospetto, una
volta sorbite tutte le tracce, che si sia trattato di un'unica
indistinta gragnuola di ritornelli più che stantii, assolutamente
avvilenti.
Al di là delle legittime opinioni personali, il discorso sul lavoro
concettuale di questo disco viene necessariamente dopo il discorso
specificatamente musicale: pertanto, quando parliamo di Wigwaw o di Take
a Message to Mary, non dobbiamo chiederci se si tratti o meno di una
sfida all'ascoltatore, di una voluta monotonia, di uno studiato effetto
naïf, perché altrimenti si perderebbe di vista il concetto fondamentale,
cioè il giudizio musicale in senso stretto. In altri termini, bisogna
sfatare ogni pretesa volontarietà dell'operazione che sta dietro Self
Portrait e guardare al disco così come si presenta: soltanto così sarà
possibile giudicare in maniera veridica quella che, a oltre trent'anni
di distanza dalla sua pubblicazione, sembra più che altro una strana
provocazione di un autore che vuol farsi irriconoscibile a chi credeva
di averlo puntualmente identificato in una precisa categoria, e non un
qualcosa di specificatamente progettuale.
Così, questo inedito Bob Dylan presagisce e in un certo modo performa la
sua futura svolta degli anni settanta, sebbene ancora non se ne
intraveda compiutamente alcunché di significativo. È proprio sotto
questa prospettiva, però, che Self Portrait rappresenta una tappa
fondamentale nella carriera dell'ex folksinger di Duluth, prima dei
momenti memorabili di Tangled Up in Blue e di Knockin' on Heaven's Door.
La track list del
doppio vinile era questa:
1.All the Tired Horses - 3:12 - (Dylan)
2.Alberta #1 - 2:57 - (Trad. Arr. Dylan)
3.I Forgot More Than You'll Ever Know - 2:23 - (Cecil A. Null)
4.Days of '49 - 5:27 - (Lomax/Lomax/Warner)
5.Early Morning Rain - 3:34 - (Gordon Lightfoot)
6.In Search of Little Sadie - 2:27 - (Trad. Arr.Dylan)
7.Let It Be Me - 3:00 - (Gilbert Bécaud/M. Curtis/Pierre Delanoë)
8.Little Sadie - 2:00 - (Trad. Arr. Dylan)
9.Woogie Boogie - 2:06 - (Dylan)
10.Belle Isle - 2:30 (Trad. Arr. Dylan)
11.Living the Blues - 2:42 - (Dylan)
12.Like a Rolling Stone - 5:18 - (Dylan, live 31 agosto 1969 all'Isle of
Wight Festival)
13.Copper Kettle (The Pale Moonlight) - 3:34 - (Alfred Frank Beddoe)
14.Gotta Travel On - 3:08 - (Paul Clayton/Larry Ehrlich/David Lazar/Tom
Six)
15.Blue Moon - 2:29 - (Lorenz Hart/Richard Rodgers)
16.The Boxer - 2:48 - (Paul Simon)
17.The Mighty Quinn (Quinn the Eskimo) - 2:48 - (Dylan, live 31 agosto
1969 all'Isle of Wight Festival)
18.Take Me as I Am (Or Let Me Go) - 3:03 - (Boudleaux Bryant)
19.Take a Message to Mary - 2:46 - (Felice Bryant/Boudleaux Bryant)
20.It Hurts Me Too - 3:15 - (Trad. Arr. Dylan)
21.Minstrel Boy - 3:32 - (Dylan, live 31 agosto 1969 all'Isle of Wight
Festival)
22.She Belongs to Me - 2:43 - (Dylan, live 31 agosto 1969 all'Isle of
Wight Festival)
23.Wigwam - 3:09 - (Dylan)
24.Alberta #2 - 3:12 - (Trad. Arr.Dylan)
Mi spiace di non
saperti dire di più, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Buongiorno Mr. Tambourine,
ho pubblicato ieri su YouTube questa mia versione di "Moonshiner", il
famoso traditional americano che interpretava Dylan ai tempi del
Gaslight. Una versione Studio è finita fortunatamente nel Bootleg Series
1-3!
Ho pensato di far sentire la mia versione a tutta la Fattoria:
Grazie mille per il continuo e preziosissimo lavoro per il sito!
Alberto Roma
Ti ringrazio per la
segnalazione, good rendition my friend, soprattutto perchè non hai
cercato di fare il verso a Dylan ma hai saputo rimanere te stesso.
Complimenti, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Venerdi 14
Marzo 2014
Talkin'
9355
- Mauriziolongo
Oggetto: Concertone Blu Ray
Ciao Dylaniati !
ho appena rivisto il documento video del concertone del trentennale,
consiglio a tutti il Blue Ray dell'evento, ne vale veramente la pena
anche se le riprese hanno già 22 anni.
Il montaggio è stato in parte rifatto e sono state sistemate un pò
meglio alcune sequenze del vecchio VHS doppio, interessante anche il
materiale bonus anche se era da anni fruibile su You Tube.
Mi è dispiaciuto vedere che è stata tolta l'inquadratura del finale dove
Ron Wood all'inizio del secondo verso di Knockin' invitava Bob ad
avvicinarsi al microfono.... prima che fosse troppo tardi !
La nitidezza delle immagini evidenziano ancora di più le "pezze" messe
sulla presa in diretta del concerto, My Back Pages risulta evidentemente
sistemata alla meno peggio e su Knockin' le riprese corrono dietro al
nuovo mixaggio del pezzo, che comunque e meglio del vecchio.
Da brividi rivedere l'esibizione di J.Winter e quella E.Clapton che
fanno correre le dita sulla chitarra come pochi sanno fare, poi Lou
Reed, Johnny Cash e consorte.....
Maurizio
Ciao Mr.Tambourine,
stavo leggendo il testo di "I WANNA BE YOUR LOVER" quando ho scoperto con
mia grande sorpresa che c’è un verso tale e quale in una canzone dei
Rolling Stones. La canzone degli Stones si chiama " I Wanna Be Your Man"
(foto allegata) e la frase è questa:
“I wanna be your lover, baby, I wanna be your man”. Dylan ha dunque
copiato questa frase? Un saluto ed un grazie per il lavoro che fai col
sito, Nicola.
Cominciamo col precisare che la canzone " I Wanna Be Your Man" non è di
produzione Rolling Stones ma è stata scritta dalla coppia dei Beatles
Lennon - McCartney, prima registrata e pubblicata come secondo singolo
dei Rolling Stones e poi successivamente registrata dagli stessi Beatles
sull’album "With The Beatles". La canzone fu scritta principalmente da
Paul McCartney ma fu terminata e riveduta con l’aiuto di Lennon in un
angolo di una stanza dello studio di registrazione mentre Mick Jagger e Keith Richards stavano
parlando. Pubblicata come secondo singolo dei Rolling Stones il 1°
novembre 1963, la versione degli Stones fu un successo arrivando al 12°
posto della Hit Parade dei singoli britannica. La loro versione vede
Brian Jones alla slide-guitar, Bill Wyman al basso e Jan Stewart (il
sesto Rolling Stones) alle tastiere.
Dopo aver fondato i Rolling Stones assieme a Mick Jagger e Brian Jones,
nel 1963 Jan Stewart venne allontanato dal manager Andrew Loog Oldham,
di comune accordo con gli altri membri della band.
Era il pianista del gruppo. Venne
licenziato (anche se ufficialmente "lasciò la band") per puri motivi di
marketing: brutto e sgraziato, non aveva il look giusto per far parte
del gruppo che doveva fare concorrenza ai Beatles anche in materia di
successo tra il pubblico femminile. Si dice che Stu se l'aspettasse, e
che accettò comunque di continuare a collaborare con i suoi ex-compagni
per amore della band. Infatti, svolse la funzione di road manager per
tutta la vita, e soprattutto continuò a suonare il piano in molti dei
brani degli Stones. Nel 1980 partecipò al supergruppo Rocket88 con
alcuni amici musicisti, Colin Hodgkinson, Alexis Korner, Charlie Watts e
Dick Morrissey e pubblicò un LP a tale nome. Negli anni '80 suonò in
alcuni dischi del musicista italiano Guido Toffoletti e la sua Blues
Society. Morì per un attacco cardiaco nella sala d'aspetto della clinica
dove avrebbe dovuto ricoverarsi per curare i suoi gravi problemi
respiratori.
I Rolling Stones apprezzarono il gesto di Stu che rimase a contatto
della band. Tuttavia, non riconobbero mai la sua importanza nel gruppo,
né il suo ruolo fondamentale all'epoca degli esordi. Tra l'altro, Mick
Jagger e Keith Richards, che firmarono la stragrande maggioranza delle
canzoni (in realtà fu uno stratagemma per competere con l'altra coppia
John Lennon/Paul McCartney), non concessero neppure parte delle
altissime royalties agli altri membri ufficiali del gruppo. Alla morte
di Ian, però, cambiarono atteggiamento: Jagger riuscì a far inserire il
nome di Stu nella headline ufficiale della band all'interno della Rock
and Roll Hall of Fame, e il gruppo incise un album dal nome Dirty Work,
basato sulla canzone omonima, che voleva essere un tributo al loro
"sesto Stone . " I Wanna Be Your Man" è una delle poche canzoni che vede
Brian Jones ai cori .
Invece “I wanna be your lover” di Dylan è stata pubblicata sull’album
Biograph del 1985, quindi probabilmente Bob ha usato questa frase della
celebre canzone dei Beatles, ma è solo una frase, abbastanza comune
nelle canzoni d’amore, quindi non parlerei di copiatura!
Alla prossima, Mr.Tambourine
L'ex pugile Rubin "Hurricane" Carter è in gravi condizioni
E' in condizioni gravi Rubin "Hurricane" Carter, il pugile 76enne al
quale tre anni fa è stato diagnosticato un cancro alla prostata e al
quale i medici avevano dato non più di sei mesi di vita. "Rubin pesa
solo 43 chili - racconta il suo amico John Artis - e passa la maggior
parte del tempo a letto". A Hurricane è dedicata l'omonima canzone
scritta da Bob Dylan nel 1975 e il film interpretato da Denzel
Washington nel 1999.
Carter fu condannato all'ergastolo nel 1966 per un triplice
omicidio per il quale si è sempre dichiarato innocente e nel 1985
riuscì effettivamente a ottenere la cancellazione della condanna.
The Juniors e Gianni Pettenati - Come una pietra che rotola (1966)
Se avete sottomano altri
"crimini" del genere segnalateli !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Giovedi 13
Marzo 2014
Tour europeo
2014: Aggiunta nuova data a Bucarest
La data del 25 giugno a Bucarest
(Romania) alla Sala Sala Polivalentă è stata aggiunta all'elenco dal
sito ufficiale di Bob. Rimane ancora il dubbio sulla data del 5 Aprile a
Tokio allo Zepp DiverCity, data elencata da expectingrain.com e
boblinks.com ma non ancora presente nell'elenco di bobdylan.com. Ecco
comunque l'elenco aggiornato:
31 Marzo 2014 - Tokyo, Japan - Zepp
DiverCity
01 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
03 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
04 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
05 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
07 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
08 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
09 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
10 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
13 Aprile 2014 - Sapporo, Japan - Zepp Sapporo
14 Aprile 2014 - Sapporo, Japan - Zepp Sapporo
17 Aprile 2014 - Nagoya, Japan - Zepp Nagoya
18 Aprile 2014 - Nagoya, Japan - Zepp Nagoya
19 Aprile 2014 - Fukouka, Japan - Zepp Fukuoka
21 Aprile 2014 - Osaka, Japan - Zepp Namba
22 Aprile 2014 - Osaka, Japan - Zepp Namba
23 Aprile 2014 - Osaka, Japan - Zepp Namba
26 Aprile 2014 - Maui, Hawaii - Maui Arts & Cultural Center
29 Aprile 2014 - Honolulu, Hawaii - Blaisdell Arena
16 Giugno 2014 - Cork, Ireland - Live at the Marquee (Festival)
17 Giugno 2014 - Dublin, Ireland - The O2
25 Giugno 2014 - Bucharest - Romania - Sala
Polivalentă
27 Giugno 2014 - Kosice, Slovakia - Steel Arena
28 Giugno 2014 - Vienna, Austria - Stadthalle
29 Giugno 2014 - Klam, Austria - Clam Burgarena
01 Luglio 2014 - Munich, Germany - Tollwood
02 Luglio 2014 - Prague, Czech Republic - O2 Arena
03 Luglio 2014 - Zwickau, Germany - Stadthalle
07 Luglio 2014 - Rostock, Germany - Stadthalle
08 Luglio 2014 - Flensburg, Germany - Flens Arena
09 Luglio 2014 - Aarhus, Denmark - Amfiscenen
11 Luglio 2014 - Stavern, Norway - Poles Festival
12 Luglio 2014 - Kristiansand, Norway - Bendiktsbukta
14 Luglio 2014 - Helsingborg, Sweden - Sofiero Castle
15 Luglio 2014 - Goteborg, Sweden - Tradgardsforeningen
17 Luglio 2014 - Pori, Finland - Pori Jazz 2014
Bloccato di nuovo all'interno di Bob
Dylan e Llewyn Davis
di Stephen Hazan Arnoff - Direttore della Cultura , Comunità e Società ,
Shalem College di
E ora eccolo di nuovo - e ancora e ancora e ancora e ancora - Bob Dylan,
il marchio della cultura, lo spettro, il maestro del travestimento che
non ci lascerà mai in pace. In primo luogo c'è stato il Super Bowl.
Per coloro che non erano tra i 100 e più milioni di americani e molti
altri milioni in tutto il mondo che hanno visto una delle peggiori
finali NFL della storia, Bob Dylan ha recitato un ruolo da protagonista
nella raffica di annunci che può essere tanto banale quanto il gioco può
essere stato noioso.
Secondo quanto si dice Dylan ha incassato un assegno da $ 5.000.000, e
la voce non solo roca, ma anche ironica di "Time Radio Hour", in tutta
la sua cerea gloria spettrale sovrapposta su un paesaggio di cliché di
Americana. "C'è qualcosa di più americano che l'America? " ha chiesto.
Beh, è una domanda difficile, Bob, alle quale hai risposto sin
dall'inizio della tua carriera dagli sbarchi caotici del Mayflower al
capitano Achab fino ad augurare buona fortuna a Colombo in "Bob Dylan's
115th Dream" , a ricordare che "il patriottismo è l'ultimo rifugio al
quale un farabutto si aggrappa" in "Sweetheart Like You", ad una recente
sbirciatina in una cantina americana a lungo bloccata in "Scarlet Town".
Ma è difficile mettere d’accordo la critica su una figura che ha
probabilmente significato molto per la cultura popolare di chiunque
nell'ultimo mezzo secolo. Dylan può o non può preoccuparsi della qualità
o accessibilità del prodotto che crea sul palco e su un disco non più di
quanto importa quali prodotti la sua immagine e la musica servano per
vendere un qualsiasi prodotto. (Egli ha anche concesso l’uso di "I Want
You" come colonna sonora per un annuncio della Chobani yogurt durante lo
stesso Super Bowl).
Noi semplicemente non sappiamo, come una volta ha cantato del gangster
Joey Gallo, "where he is reeeeeeally at". Ci fa l’occhiolino perchè
stiamo al suo scherzo? È sua la sofferenza per mano del suo "Dear
Landlord", cercando di lavorare sodo per avere tutto e subito? È davvero
per salvare Detroit che ha fatto quell’annuncio per Chrysler – come per
lo yogurt o la lingerie da donna? E’ un mercenario, pomposo e divertente
per tutti noi? Per ricorrere ad un’altra frase fatta, la risposta a
tutto quanto sopra è probabilmente "Only God Knows".
Tutti sappiamo bene che questo Dylan fa schifo culturalmente parlando,
ma lui si mostra in lati inaspettati per ricordare al suo pubblico di
vedere quasi tutto ciò che vuole vedere in lui. Lui è un consumato,
cosmico, disgregatore di karma.
Come il recente video interattivo di " Like a Rolling Stone " - prodotto
quasi 50 anni dopo l'uscita del brano originale - che mette Dylan sulla
bocca di ogni presentatore su tutti i canali del decoder, l’apparizione
di Dylan al Super Bowl può significare quello che le vostre orecchie e i
vostri occhi vogliono che lui significhi.
E che cosa significa Dylan ? Che cosa vuol dire con la sua arte e la sua
presenza? Queste sono le stesse domande che in silenzio e ossessivamente
animano il bel film dei fratelli Coen "Inside Llewyn Davis". Se il
musicista Llewyn Davis è una figura composita convincente e credibile
alla deriva in mezzo al caos del Greenwich Village di cui Dylan è emerso
- come Eva dalla costola di Adamo o Atena dalla testa di Zeus - è anche
un rovesciamento, un ricordo sfortunato, un'ombra, un altra specie di
Bob Dylan ma questa volta senza significato.
Se siete alla ricerca di lui, potrete trovare Dylan in agguato in ogni
scena del film, in particolare se la vostra immaginazione è stata
plasmata dalla musica dell'epoca o dai riflessi delle cronache o da
decine di altre storie della scena folk degli anni ‘60 a New York City.
Qui c’è l' umido, buio club, col vecchio divano, circondato da dischi e
libri, al quinto piano, il marciapiede affollato, la griglia a vapore
sulla strada, il vento invernale che spazza Lower Manhattan, i locali da
scaricatori di porto, col cappotto di lana, la chitarra Martin, e,
naturalmente , tutte quelle canzoni suonano come le canzoni di Dylan.
Come il film di Todd Haynes" I’m Not There”, che si basava sull’epopea
dei Basement Tapes, Dylan c’è e non c'è in " Inside Llewyn Davis ",
mentre Davis crolla lentamente ed in sordina, un'altra leggenda sta per
nascere.
"Inside Llewyn Davis " è una sorta di mito della creazione per tracciare
i contorni di un'epoca in cui la autocoscienza , la esagerata serietà,
le chitarre, portavano i giovani artisti sedicenti a contestare la
borghesia sul senso e lo spirito che si è fuso direttamente nel rock n’
roll e nelle canzoni di Dylan. Quella musica è diventata la colonna
sonora per la ricerca della comunità, la realizzazione, il divertimento,
e di un significato per le vite di moltissime altre persone, molte più
di quante hanno guardato quest' anno il Super Bowl. Ma allo stesso
tempo, purtroppo, il rock and roll è diventato una colonna sonora per
vendere auto, yogurt e pure biancheria intima. Come disse Dylan una
volta molto,tempo fa "E’ facile dire, senza guardare troppo lontano, che
non tutto è sacro".
Quello che sta accadendo sotto la maschera del commercio e della stasi
culturale è che Dylan ha indossato il vestito del Super Bowl? Quello che
sta accadendo all'interno di Bob Dylan e Llewyn Davis proprio in questi
giorni? La risposta è la musica, l'ultimo rifugio al quale entrambi
questi farabutti si aggrappano. Rimane la domanda di che cosa questa
musica sia ancora in grado di fare.
Lucca Summer
Festival 2014: assolutamente da non perdere
Mercoledi 2 luglio 2014 - Piazza
Napoleone , ore 21,00
Gli
Eagles - Glenn Frey, Don Henley, Joe Walsh, Timothy B. Schmit - si
esibiranno nel loro repertorio classico includendo in questo tour alcuni
brani mai prima di oggi suonati "live".
La prima Europea di "History of the Eagles " si è tenuta durante il
secondo Sundance London festival di film e musica il 25 aprile 2013 alla
O2 di Londra.
L'ultima esibizione degli Eagles in Italia è datata giugno 2009
Venerdi 11 Luglio 2014 - Piazza
Napoleone, ore 21,00
Un progetto speciale solo per Lucca ..... la chitarra nelle sue
molteplici espressioni!
Alcuni dei migliori chitarristi internazionali al mondo, oltre a suonare
con la propria Band, si esibiranno in Jam-Session.
Una serata esclusiva che riserverà tante emozioni con special guest
straordinari che si uniranno a sorpresa.
- Si sa se Bob ha scritto "to make you feel my love" per una donna in
particolare?
- Quando si decidono a pubblicare un bel live dal 2000 ad oggi?
- Non sarebbe ganzo ( come si dice in toscana) un gruppo facebook della
Farm dove scambiarci questo tipo di domande e considerazioni?
Grazie a tutti e buon lavoro, Nicola "Mazzo" Ciompi.
Caro Nicola, ti rispondo
punto per punto:
1) "Make you fell my
love" - Buchy Bexter, (allora malvisto dal produttore Daniel Lanois che
non lo voleva nel disco - "Non c'è assolutamente bisogno di una
steel-guitar in questo disco" disse Daniel a Buchy che però rimase in
studio per volere di Dylan) steel-guitar della backing band di Bob,
partecipò alle sessioni di registrazione di tutto "Time Out Of Mind", un
disco notevole dove il caos assoluto la faceva da padrone con 12
musicisti in studio, a volte con tre batterie che si sovrapponevano
l'una all'altra, tre o 4 chitarre, 2 steel guitar che alla fine
generavano il classico "Lanois Sound", disse che Make you feel fu
composta da Dylan in studio su richiesta di Lanois nel breve arco di
tempo di 15 minuti perchè serviva un pezzo per completare l'album,
quindi la canzone potrebbe essere nata al momento o anche essere stata
nella mente di Dylan da anni e forse ispirata da qualche donna, ma
questo nessuno lo saprà mai. Dylan non fu mai convinto della validità di
questo pezzo, fino a quando Billy Joel, Garth Brooks in duetto con
Trisha Yearwood, il bassista degli Eagles Timothy Schmit e soprattutto
Adele, con le loro cover della canzone, la faranno diventare un
successo internazionale.
2) Quando
pubblicheranno un live dal 2000 ad oggi? Quien Sabe????????????? May be
one day................
3) Sono contrario ad
un gruppo Facebook della Farm perchè alla lunga un gran numero di
persone non proprio sufficientemente competenti arriverebbe a scrivere
di tutto e di più, specie se non c'è nessun tipo di controllo. Questo è
il motivo principale per il quale non gradirei un doppione Facebook
della Fattoria. Inoltre, perchè la pagina di Facebook sia sempre in
ordine, corretta e fatta con tutti i dogmi, richiederebbe un sacco di
tempo che io non ho da dedicarle avendo già impegnato tutto ciò che ho a
disposizione come tempo per la Fattoria. Alla prossima, Mr.Tambourine,
:o)
Lunedi 10
Marzo 2014
Talkin'
9352
- Jameschild
Oggetto: Forse Napoleon in rags
Ciao Mr.
ho una rivelazione importante da fare. Credo di avere avvistato Napoleon
in Rags.
Il problema è che era letteralmente in rags e la cosa mi ha
profondamente addolorato.
Ma procediamo con ordine. Circa un mese fa, era una domenica sera, mi
trovavo a bighellonare per i vicoli del centro storico di Novara, quando
sotto i portici di piazza del Duomo avvertii quello che mi pareva il
canto di un ubriaco.
Per quanto sguaiato e fastidioso, mi avvicinai incuriosito, perché in
quel lamento riconobbi qualcosa di familiare. Gettai un soldino nella
scodella e mi fermai ad ascoltare. Ne ebbi la conferma. I versi che
continuava a ripetere, in un inglese dal sapore un pò casereccio,
erano: "Crash on the levee, baby
Waters gonna flow
Swamps gonna rise
And no boats gonna row"
Si trattava evidentemente di Down in the Flood, la cui esecuzione di
Dylan, per inciso, non è poi tanto meglio di quella del mendicante
misterioso in cui sono incappato.
A un certo punto, incuriosito dalla faccenda, giusto per attaccar
bottone gli faccio: «Guarda che Dylan non dice "Crash on the levee
baby", dice "Crash on the levee mama".
E quello per tutta risposta mi grida: «Dotto medico e sapiente… ma
vattene ‘affanculo!»
Non volevo offenderlo e quella sua reazione mi spiacque. Gli avevo
offerto aiuto e lui lo aveva rifiutato, decisi pertanto di riprendermi
la monetina.
Nell’avvicinarmi mi accorsi che la sua giacca di lana spigata a due
bottoni era tutta consunta e dai buchi sui gomiti spuntavano pagine
strappate di Tex Willer e Corto Maltese, con cui si era tutto imbottito
per allentare la morsa del
freddo. Quei fogli mostravano la tipica increspatura della carta bagnata
e poi asciugata.
Mi allontanai. Poi lo sentii ancora cantare, questa volta era il
ritornello dell’Arca di Noè di Sergio Endrigo. Sembrava un’ossessione la
sua. Chiesi a un gelataio lì vicino se lo conoscesse e questo mi rispose
che il tizio bazzicava
nei dintorni da una settimana e andava in giro raccontando di essere il
manager italiano di Joan Baez (?).
E’ solo dopo che, ripensando a quanto accaduto, ho realizzato che il
tratto somatico di quello strano personaggio in malarnese poteva essere
compatibile, seppure appesantito e coi capelli radi e incanutiti, con i
tratti del nostro
amato dylanologo, ora disertore in latitanza.
Se dovessi reincontrarlo, potrei provare a dirgli che c’è da pagare
l’abbonamento di Maggie’s Farm. Tu che dici?
Cari saluti a tutti, Michele
Io direi che la burla non è riuscita
bene, anche se non ho afferrato il motivo che l'ha generata. Facciamo
finta che tu non sappia niente ed io faccio finta di informarti: Michele
Murino continua a gestire il suo negozio di fumetti chiamato appunto "Il
Fumetto" in via Sant' Anselmo 39, 11100 Aosta. Michele ha registrato
su Facebook l'account "Il Fumetto" il 19/12/2012 e l'ultimo
aggiornamento risale al 21 dicembre 2013. Questo l'indirizzo per
verificare:
https://www.facebook.com/pages/Il-Fumetto/379954988760680
, questo
dimostra che il mendico ubriaco che hai incontrato in piazza del Duomo a
Novara non poteva assolutamente essere
Napoleon in rags. Riprova caro Michele, naturalmente lasciando perdere
le banalità sul diluvio, sulle dighe che si rompono, senza il bisogno di
mandare 'affanculo Dotti, Medici e Sapienti (http://www.maggiesfarm.it/dottimediciesapienti.htm),
l'arca di Noè ed i fumetti che spuntano dai buchi sui gomiti, sul
manager italiano della Baez, perchè dal grande Napoleon in rags mi
aspetto molto di più.
Se dovesse capitarti di reincontrare
quel mendicante sguaiato e fastidioso digli che Mr.Tambourine ti ha detto
di riferigli queste parole:
"I ain't sayin' you acted with me unkind
You could have done better but I don't mind
You just kinda wasted my precious time
But don't think twice, it's all right".
Digli anche che, dopo
la brutta disavventura che l'ha portato ad essere un disertore in
latitanza, io ho sempre una grande considerazione per l'amico e maestro
Michele "Napoleon in rags" Murino. Alla prossima dunque, e che sia
migliore della presente! Mr.Tambourine :o))))))))))))
Il sottopostato piccolo saggio è uno spudorato trucco, un meschino
plagio, un disonesto rimescolamento di qualcosa scritto da un altro
rivistato con parole mie. M’era venuta la voglia di avere per una volta
la capacità di scrivere qualcosa di significativo, che si distaccasse un
momento dalle solite normalità che scrivo. Allora ho pensato a questo
giochetto, sostanzialmente scorretto, cercare fra gli scritti in
Internet qualcosa che travalicasse le mie capacità letterarie e
linguistiche, prelevarlo con un volgarissimo copia-incolla, e poi
cambiare tutte le parole ed i significati originali con parole e
significati miei. Una specie di gioco fatto di sostituzioni con
abbondante uso di sinonimi. Per fare un esempio abbastanza terra-terra,
se avessi letto: “Dylan quel giorno aveva fame” io avrei scritto: “Dylan
quel giorno sentiva un forte languore allo stomaco”. Sostanzialmente
significa la stessa cosa ma espressa con parole diverse. Ecco, questo è
il gioco che mi sono divertito a fare, qualcuno, fra queste righe,
potrebbe riconoscere o intuire il suo scritto originale, ma spero che
non se la prenda più di tanto, è stato tutto solo un gioco senza cattive
intenzioni. Mr.Tambourine
L’influenza di Rimbaud e Blake sul
pensiero di Bob Dylan
I testi di Bob Dylan sono stati oggetto di studi, analisi,
interpretazioni e discussioni più di ogni altro songwriter al mondo,
l’influenza dei quali sulla musica rock è stata la più profonda che si
possa citare oggi.
Dylan è stato soprannominato il "portavoce della sua generazione", e
certamente ancora oggi, per alcuni milioni di persone, la musica di
Dylan riporta alla loro memoria le esperienze ed i cambiamenti sociali
degli anni Sessanta. I brani che ha scritto in quel periodo erano in
sintonia con il movimento giovanile, a partire dal rinascente fenomeno
del folk nel Greenwich Village, per poi dare voce alla protesta contro
la guerra del Vietnam, ad altre innumerevoli storture e prepotenze
sociali, all’uso ed abuso di stupefacenti, al richiamo della vita
rurale, alla rinascita cristiana e alla successiva disillusione.
Le canzoni di Bob Dylan hanno influenzato e trasformato la vita di uno
sterminato numero di persone, fans e non. Eppure Dylan è sempre riuscito
a svincolarsi da ogni momentanea classificazione di se e della sua opera
barricandosi dietro una fragile arroganza, a volte fastidiosamente snob,
spesso indisponente. Le sue parole sono spesso un insieme di vocaboli
senza una chiave chiara di decifrazione. Un songwriter che è stato
capace di inaugurare una nuova stagione piena di speranze, in cui la
musica pareva adattarsi ad un linguaggio con comprensione universale,
strumento di una nuova presa di coscienza e di un’ancor più strano
fenomeno di identificazione collettiva.
Si può tranquillamente dire che il più grande merito di Dylan è stato
quello di aver contribuito a far rinascere la popolarità della poesia.
Il suo maggior merito letterale è proprio quello di aver portato, pur
con forme più moderne, nuova dignità alla poesia.
Dylan e Rimbaud
«Il poeta si fa veggente mediante un luogo, immenso e ragionato
sregolamento di tutti i sensi. Tutte le forme d'amore, di sofferenza, di
pazzia, cerca se stesso, c0nsuma in sé tutti i veleni per non
conservarne che la quintessenza. Egli giunge all'ignoto, e quand' anche,
sbigottito, finisse col perdere l'intelligenza delle proprie visioni, le
avrebbe pur viste!»
Queste le parole scritte da Rimbaud nella “Lettre du voyant” ("Lettera
del veggente") nella quale spiegava all’amico Paul Demeny le ragioni
della sua ribellione morale mossa da brutale furore e da una
chiaroveggenza sommaria e allucinata, attraverso la quale lui si
immergeva fino al disgregamento completo di tutte le nozioni di ogni
morale tradizionale e ragionata, di tutta la tradizione poetica della
Francia e del mondo intero.
La scoperta di Rimbaud dell’esistenza di un "altro Io", un io più vero,
forse l'unico e vero “Io”, ancora inesplorato, nascosto e confuso
nell'inconscio, diventa la spinta “sine qua non” per mezzo della quale
arrivare a ricongiungersi con "l' Intelligenza universale", e l'uso
della poesia diventa l'unico mezzo attraverso il quale percepire questa
entità dentro se stessi per poi rivelarla agli altri. L'intuizione
poetica diventa, di conseguenza, l'unico mezzo reale per giungere alla
conoscenza, e questa nuova presa di coscienza del mondo può essere così
raggiunta per via intuitiva e, quindi, comunicabile agli altri soltanto
per mezzo dell'immagine poetica.
Dylan poeta simbolista
Le parole di Rimbaud devono essere penetrate a fondo in maniera forte
nella mente Dylan il quale, in quel particolare periodo della sua
maturazione, attraverso le esperienze della poesia beat, stava
avviandosi a diventare più sicuro di sé come artista e come scrittore di
liriche poetiche. Lo sconvolgimento dei sensi era iniziato insieme agli
amici beat con l’uso di sostanze allucinogene allo scopo di poter
controllare i propri flussi creativi ed esprimere i "moti di reazione"
della propria mente, ed era destinato a trovare nella mente visionaria e
ribelle di Rimbaud nuovi traguardi e nuove frontiere. Dylan riuscì a
scoprire un modo di percepire la realtà e il proprio io artistico alla
stessa maniera in cui Rimbaud era riuscito a perdersi nella sua
identità, pur conservando la "libertà" ribelle che lo caratterizzava.
Lo stesso Dylan dirà, qualche tempo dopo l'uscita di "Another Side of
Bob Dylan", di essere entrato in una fase artistica che lo aveva posto
più in contatto con il suo io artistico, in una nuova dimensione di
profondità che poteva essere percepita attraverso le sue canzoni: «La
grande differenza è che le canzoni che scrivevo lo scorso anno erano ciò
che io chiamo canzoni unidimensionali, mentre le nuove canzoni che sto
cercando di realizzare sono tridimenionali. Ci sono più simbolismi, sono
scritte a più livelli».
Nella sua biografia di Dylan, il critico musicale Robert Shelton
intuisce e riconosce le prime tracce di una scrittura "a più livelli",
profondamente influenzata dal simbolismo di Rimbaud, in canzoni come "A
Hard Rain's A-Gonna Fall" e "Bob Dylan's Dream", che compaiono
nell'album "The Freewheelin' Bob Dylan". Ma è nel lavoro successivo che
Dylan descrive i dettagli delle nuove visioni da lui percepite.
Chimes of Freedom è certamente una delle più chiare di queste visioni.
Il testo della canzone descrive una una tempesta nella quale due amici,
o due amanti, trovano riparo sotto la navata dell’ingresso di una chiesa
mentre sentono i rintocchi delle “campane della libertà” che luccicano
nella luce dei lampi della tempesta. Per il modo poetico, la grandezza
di quello che sta accadendo, l'universalità del tema, la compassione per
i miseri, per la promessa di emancipazione di massa, Shelton la
considera una delle più profonde composizioni di Dylan; prova
dell'importante cambiamento nel modo di percepire la realtà da parte di
Dylan.
La figura della gente oppressa è stata raramente espressa con tale
nobiltà d’animo. Le "campane della libertà" chiamano a raccolta una
sterminata moltitudine di miserabili e disgraziati. La canzone è
oltremodo sinestetica (Con il termine "sinestetico" si fa riferimento a
quelle situazioni in cui una stimolazione uditiva, olfattiva, tattile o
visiva viene percepita come due eventi sensoriali distinti ma conviventi
l’uno nell’altro) e pervasa da una straordinaria vividezza che, sempre
secondo Shelton, è facile ritrovare nel Sonetto delle vocali di Rimbaud,
nel quale i colori emergono dalle cinque vocali poste al principio di
ogni verso e ciascuna viena accostata ad un colore.
Questa è una delle canzoni più di stampo politico della produzione
dylaniana, ma è allo stesso tempo una delle sue più grandi canzoni
d'amore perché attraverso di essa Dylan dilata la sua capacità di
identificarsi, per mezzi di queste tragedie, in tutti coloro che vivono
ai margini della società, disoccupati, carcerati, prostitute e
fuorilegge: “suonavano per il sordo ed il cieco e suonavano per il muto
per la bistrattata madre senza marito, per la prostituta ingiuriata,
per il delinquente da poco incatenato ed imbrogliato”
“e suonavano per quelli che cercano sui loro sentieri di ricerca
senza parole,
per gli amanti con la solitudine nei cuori con una storia troppo
personale
e per ogni gentile anima innocua messa ingiustamente dentro una
prigione”
“suonavano per i malati le cui ferite non possono essere lenite,
per le schiere dei confusi, per gli accusati, i maltrattati,
per quelli disillusi o peggio, per ogni uomo imprigionato nell'intero
universo”
Nella canzone "You're Gonna Make Me Lonesome", pubblicata su "Blood on
Tracks" nel 1975, per la prima volta Dylan cita direttamente Rimbaud e
Verlaine in un suo testo. L'amante che implora di non essere
abbandonato, pur sapendo che, fatalmente, lo sarà.
Quella di Verlaine e Rimbaud è una vicenda letteraria nella quale viene
narrato il mito dell'artista moderno. Verlaine diventa amico di Rimbaud
appena questi arriva a Parigi. Lo presenta ad una ristretta cerchia di
scrittori parigini per poi fuggire con il giovane diciassettenne
divenuto suo amante abbandonando la moglie. Nell'estate del 1873, dopo
varie peripezie sentimentali, Verlaine sparerà a Rimbaud e, mentre uno
dei due colpi mancherà il bersaglio, l'altro colpirà il giovane poeta al
polso sinistro. Rimbaud allora non sporse mai alcuna denuncia ma
Verlaine fu ugualmente condannato per tentato omicidio.
Due uomini, uno adulto e l'altro giovane, alla ricerca dell'amore e
della conoscenza. Ma Verlaine e Rimbaud forse sono la stessa persona, i
due lati dello stesso Dylan che attraverso l'estremismo dell’esperienza
del male trova un varco nella porta della conoscenza; lo stesso male
capace di risvegliare nel "poeta maledetto" di Verlaine quel desiderio
profondissimo di capire il perché delle azioni e delle sofferenze
dell'uomo, allo scopo di superarne i limiti.
William Blake e Dylan
A partire dall’inizio del 1964 Dylan comincia a dimostrare che è ormai
pronto per lasciare dietro di se quella chiarezza percepibile nei
simboli che a suo tempo riempirono le canzoni dei suoi primi lavori,
impregnati di quella politicità che egli stesso in futuro giudicherà
ridicola e irrilevante. La semplicità di scrittura di canzoni come
“Blowin' in the Wind” o di “The Times Thay Are A-Changin’ “ aveva
permesso alla critica e ai suoi fans la comprensione immediata dei
significati o dei "messaggi" in esse contenuti.
Dylan all’inizio aveva sviluppato la propria identità in funzione della
lotta per i Diritti Civili. Adesso stava cercando invece di lasciarsi
alle spalle questo lato semplice e politicizzato che aveva generato
canzoni dal testo comprensibile, e cercava ora di affrontare a viso
aperto le sue nuove visioni.
Le canzoni dell'album “Bringing It All To Back Home” lasciano
intravedere un Dylan ben avviato su questa nuova via, come se avesse
trovato un mistico punto fermo per dare alle sue opere una nuova
espressività e spontaneità. Il tentativo di Dylan di definire a parole
il concetto di “libertà” lo avrebbe portato a superare le sue precedenti
ideologie filo-politiche attraverso le quali aveva manifestato le prime
sensazioni, per poi, quasi inevitabilmente sulla via dell’evoluzione,
sconfinare in una poetica nuova, meno politica e più simbolista,
concretizzando l'idea di un nuovo modo di vedere e considerare il mondo,
secondo quella che potrebbe essere definita la "politica
dell'esperienza".
Da qui in poi il riferimento all'opera di William Blake non sarà più
casuale ma, anzi, forzatamente necessario. Nel periodo seguente a quello
nel quale Dylan aveva scoperto il simbolismo di Rimbaud identificandosi
negli ideali del poeta ribelle, fu fatalmente e fortemente influenzato
da nuove letture, in particolare quelle che lo portarono alla scoperta
dell'eccentrico e ribelle poeta inglese che fece nascere in Dylan l’idea
mitizzata del poeta visionario e mistico, i cui voli sensibili e
concreti, di solito presentati come impressioni di incontri con angeli,
profeti o spettri, agirono come grande catalizzatore nel processo di
evoluzione verso il quale Dylan si era ormai avviato. Lo colpirono e
l’influenzarono particolarmente il mondo mitico, il sistema linguistico
e il materiale simbolico che popolava le opere di Blake, la serie di
contrasti che tiravano in ballo il secolare e problematico rapporto tra
innocenza ed esperienza che guidarono Dylan ad avere un punto di vista
più consapevole del suo non ancora risolto tentennare in bilico tra
l’innocenza e l’esperienza. Per ancora un’altra volta Dylan si trovava a
dover affrontare, e di conseguenza descrivere, la dualità di queste
opposte tendenze insite nell'animo umano.
I testi di Dylan cominciano a cambiare assumendo una più precisa
definizione di quell' immaginazione così virulenta e spontanea, di
quello spirito trascendentale che si ritrovava nell'opera di Blake. Se i
testi di “Another Side of Bob Dylan” rispecchiavano l'idea di una
conoscenza raggiunta per via intuitiva e casuale per mezzo dei quali la
conservazione di quella ragione alla quale Rimbaud riconduceva il motivo
della propria ricerca della conoscenza e della sua immagine poetica, nei
testi di “Bringing It All To Back Home” diventa invece preponderante
l'influenza della concezione mistica e visionaria del mondo di Blake,
concezione fondata sulla sfiducia totale nella ragione intesa come
organizzazione delle percezioni dei sensi, e sulla negazione del mondo
sensibile che trova espressione nella ricerca di quelle idee eterne più
reali delle cose racchiuse negli archetipi di solito utilizzati.
In “Gates of Eden” diventa evidente la quasi sovrapposizione di Dylan
con Blake. Come il poeta inglese, Dylan relega l'esperienza in eterna
subordinazione dell'innocenza: “I regni dell'Esperienza marciscono nei venti preziosi
Mentre i poveri si scambiano i loro averi
Ciascuno desiderando quello che possiede l'altro
E la principessa ed il principe discutono su cosa sia reale e cosa no
Ma questo non importa all'interno dei cancelli dell'Eden”.
Dylan, come Blake, capisce che esiste una trascendenza che fluisce
attraverso l'uomo, e la compassione da questa generata disseppellirà
un'umanità nascosta.
In “The Gates of Paradise” Blake aveva letteralmente dipinto una serie
di emblemi, l'uomo, l'albero, l'acqua, la terra, il fuoco, l'ignoranza,
la morte, rielaborandoli in seguito e aggiungendo un testo che chiamò
“The Keys of the Gates”. Questi emblemi avrebbero accompagnato l'uomo
dalla culla alla tomba, attraverso i vari stati di desiderio e della
frustrazione mortale dell'anima. Per Blake la tomba non era un luogo
dove celebrare ed eternare il mistero della morte, bensì un mistero
spirituale.
Gates of Eden riflette il lavoro di Blake nella ricerca della salvezza.
La paura del cielo o dell'inferno viene descritta attraverso un luogo,
l’Eden, che Eden non è, ma, anzi, rappresenta un mondo fatto di
illusioni menzognere, di barbarie, di false promesse, di profeti e di
ruffiani, di certezze sbagliate. La sola e triste consolazione è che
"dentro i cancelli dell'Eden tutte queste cose non avranno più
importanza".
La stessa ricerca di una sperata salvezza personale la potremo ritrovare
nella magica “Mr. Tambourine Man”, una delle più belle presa di
coscienza della propria vita che porta Dylan oltre i limiti delle
visioni temporanee che può dare la droga. La canzone costituisce il
primo tentativo dylaniano di trasmettere, con la sua opera, qualcosa
capace di trascendere il presente per approdare ad una una libertà
personale, una liberazione, da tutte le brutture imposte dalla società
che nega quella “Verità” che non esiste se non al di fuori dei "cancelli
dell'Eden".
Venerdi 7
Marzo 2014
Il mio
ricordo del Bob Dylan’s 30th Anniversary Concert Celebration
Era una Domenica di inizio settembre del 1992. Allora vivevo a Boston ma
tenevo controllata la sezione Arts & Leisure del New York Times ogni
fine settimana. Quel foglio è stato la linfa della mia vita musicale, la
carta sulla quale ho spesso scoperto notizie di musica e dei concerti.
Anche se vivevo a circa cinque ore di distanza dalla mia ex casa, avevo
ancora la famiglia nella zona, quindi se ci fosse stato qualcosa di
eccitante in corso avrei avuto un posto dove stare.
Su quel particolare fine settimana c'era un annuncio a pagina intera per
un concerto al Madison Square Garden per Venerdì 16 ottobre , alle
20:00, “COLUMBIA RECORDS CELEBRATES THE MUSIC OF BOB DYLAN.” Non c'erano
molte informazioni sul concerto, e solo pochi artisti erano in
cartellone. Non ho più l'annuncio originale, ma credo che programmati
per un’esibizione c’erano Neil Young, Tom Petty, Eric Clapton, Roger
McGuinn, John Mellencamp e George Harrison. Pensai che sarebbe stato
bello vedere un concerto pieno di canzoni di Dylan eseguite da questi
artisti. Avrebbero suonato separati o in gruppo tipo Traveling Wilburys?
Forse altri artisti sarebbero stati aggiunti ? Ricordate, questi erano i
giorni pre-internet. La vita era molto più misteriosa allora.
Sembrava un evento “una-volta-nella-vita” , ma l'argomento decisivo che
mi convinse ad andare era la possibilità di vedere un Certo ex - Beatle.
Ho avuto la fortuna di vedere Harrison al Nassau Coliseum nel 1974, così
questa sarebbe stata la terza volta che avrei visto un Beatle esibirsi
al Garden.
Chiamai un mio amico, che chiamerò "Jay", sapendo che sarebbe stato
interessato a venire al concerto. Avevamo l’auto e sapevano come avere i
biglietti per eventi come questi. Jay è andato a prendere un paio di
biglietti sul retro del Garden, sezione 427, fila A, per $ 50 a testa.
Davvero non mi importava dov’erano i sedili, purché fossero all'interno.
Appena prima di partire per New York, ricevetti un promo del prossimo
album di Dylan, "Good As I Been to You". Ho trovato ironico che Dylan
fosse stato premiato per il suo songwriting, ma il suo nuovo album era
pieno di cover. Non mi sono lamentato dal momento che quattro canzoni
sembravano fantastiche. Tuttavia dubitavo che Dylan avrebbe utilizzato
questo evento di alto profilo per sporcare la sua reputazione
promuovendo palesemente il nuovo disco!
Come da ulteriori informazioni che ero riuscito ad avere sull’evento,
era evidente che ci sarebbero stati molti altri artisti aggiunti al
progetto originale. Questa era, ovviamente, una benedizione. Sarei stato
felice anche solo con le persone originariamente elencate. Tuttavia
quasi tutti i nuovi performer avevano aumentato la mia eccitazione. Io
ed il mio amico avevamo fatto delle liste con le possibili canzoni che
avrebbero scelto. La mia era più precisa, ma alcune scelte fatte furono
davvero stravaganti, come quella di Booker.T & MG che fecero una
versione strumentale di "Lay Lady Lay".
Jay , un collezionista sfegatato, aveva deciso di intrufolarsi con una
videocamera per filmare l'evento, anche se il concerto sarebbe stato
trasmesso in diretta da una pay-per-view e certamente sarebbero
inevitabilmente seguiti un home video e un set di CD. La sua filosofia
era: Questi eventi avevano spesso canzoni aggiuntive che non sarebbero
state inserite nel prodotto finale.
All'arrivo, ho visto una felpa da $ 30 in vendita, ma dopo aver pagato
per lo spettacolo e il parcheggio, ho deciso di rinunciare e passai
oltre senza comprarla.
La prima parte dello spettacolo non fu trasmessa, perciò il viaggio ne
era valsa la pena. Il mio amico non filmò la maggior parte di queste
esibizioni perchè la sua teoria era che quelle canzoni sarebbero state
intervallate in tutta la serata (cosa che non avvenne).
Poco dopo il concerto è iniziato sul serio. Avrete letto su di esso
altrove, e, senza dubbio, più articoli appariranno in questa settimana,
grazie alla versione aggiornata di "Bob Dylan : The 30th Anniversary
Concert Celebration " cob un DVD / Blu - Ray e CD , con bonus ecc....!
Comunque, io dico questo. La gamma di talenti che sfilarono davanti a
noi fu quasi paralizzante. Una grande prestazione dopo l'altra, un pò
prevedibili, un pò inaspettate. La rivista "Rolling Stone" aveva deto
che ci sarebbero stati anche Van Morrison , The Arkansas Traveler Revue
con Michelle Shocked, The Taj Mahal, Elvis Costello, Joni Mitchell ma
nessuno di questi nomi apparve sul palco. Anche Axl Rose avrebbe voluto
partecipare, due membri dei Pearl Jam avrebbero suonato con chitarre
acustiche! L'articolo citava pure la probabilità che Dylan fosse apparso
su MTV Unplugged.
Per quanto riguarda la polemica con Sinead O'Connor, pochissime persone
la fischiarono all’inizio. Fu solo quando lei continuò a rimanere
immobile ed in silenzio che la folla rumoreggiò sempre di più, fino a
subissarla di fischi quando lei parlò. Il giorno dopo centinaia di
articoli parlavano dell’incidente e dei fischi che erano continuati
anche quando lei aveva lasciato il palco. Per la cronaca, io feci il
tifo per lei.
I set furono raggruppati per categoria, con sezioni di acustica, country
e musica irlandese. L'unica parte strana era la selezione complessiva
delle canzoni. Non sorprende che la maggior parte degli artisti si
bloccarono sugli anni ‘60, e solo gli O'Jays, Willie Nelson e Lou Reed
si avventurarono negli anni ‘80. Ma niente da "Blood On The Tracks" o
"Planet Waves"? Beh, Reed avrebbe voluto fare "Tangled Up In Blue" e
Neil Young voleva fare "Forever Young", ma semplicemente non c'era
abbastanza tempo per fare tutto. Un duetto Dylan / Eric Clapton avrebbe
dovuto invece aspettare fino al “Crossroads” 1999 per essere realizzato.
Come un altro mio amico disse: "Sono stati i ragazzi con le chitarre che
hanno rubato lo spettacolo. Harrison, Reed, Cash, Richie Havens, Young,
Petty, e soprattutto Clapton che soffiò via tutti.
Fu, naturalmente , la notte di Dylan. Quando finalmente apparve verso la
fine dello spettacolo si esibì da solo. La sua voce era un pò fuori, ma
fu il momento più veritiero e potente della notte. Il culmine fu con
Roger McGuinn, Tom Petty, Neil Young, Eric Clapton, Bob Dylan e George
Harrison con una celebrativa "My Back Pages". Tanto talento, tanta
storia, molto più giovane adesso. Era quasi troppo. Sembrava surreale.
Dopo il finale con "Knockin 'On Heaven’s Door", con la O'Connor che fece
la parte di Axl sopra il frastuono, Dylan tornò per un altro brano. Una
ode acustica eseguita da solo per una vecchia storia d'amore, "Girl Of
The North Country", che fu il modo perfetto per finire la serata, un
regalo speciale per i presenti, ma questa parte non fu mostrata
dalla pay-per -view.
Poi, quando stavo per tornare a casa, ho visto Chrissie Hynde fuori dal
Garden parlare con alcuni fans.
Quando il concerto, non molto tempo dopo, fu mostrato in PBS per una
raccolta di fondi da dare in beneficienza, l'ordine delle canzoni era
stato riarrangiato, con il set di Dylan che ora iniziava con "Girl Of
The North Country" in sostituzione di "Song To Woody". Cassette in VHS e
set di CD futono poi pubblicati, ma i fans misero insieme tutto quello
che potevano in una versione di 4 DVD, mescolando insieme tutto il
materiale disponibile. Tuttavia, la ristampa deluxe promette di essere
un ottimo aggiornamento.
Non perdete dunque tempo a lamentarvi di ciò che manca in questa
pubblicazione. Ci sono le questioni contrattuali e quelle artistiche.
Paul Simon disse che gli artisti della Warner Brothers ebbero il permeso
di partecipare ed essere inseriti nella versione originale in cambio
dell'impegno degli artisti della Columbia ad apparire nell’album di
Simon & Garfunkel. Chi lo sa che tipo di negoziati ebbero luogo alle
spalle di tutto questo per fare in modo che tutti avessero un ritorno di
mercato?
Hey Mr. Tambourine! Scrivo per segnalarvi
una somiglianza che ho notato tra il testo di "tell me momma" (suonato
una decina di volte live dal Nostro intorno al '66) ed il ritornello di
"baby stop crying" del '78. Magari questa cosa la
ha già segnalata precedentemente qualcuno sempre alla Farm o su
expecting rain, io comunque la ho notata da poco e se non sbaglio non è
presente sulle note finali della "bibbia di Dylan" di Alessandro Carrera
(Lyrics).
Tell me momma:
But I know that you know that I know that you show
Something is tearing up your mind
Tell me, momma
Tell me, momma
Tell me, momma, what is it?
What’s wrong
with you this time?
Baby stop crying:
Baby, please stop crying, stop crying, stop crying
Baby, please stop crying, stop crying, stop crying
Baby, please stop crying
You know, I know, the sun will always shine
So baby, please stop crying ’cause it’s tearing up my mind
Cosa ne pensi?
Grazie ciao!
Bob Dylan - Tell Me, Momma (live at The Odeon, Liverpool 1966)
Baby Stop Crying- The Petty
Heartbreakers & Rob Dylan
Ciao Tarantula, ho
postato i filmati di Tell me momma di Bob e Baby stop crying in versione
cover, non vorrei deluderti ma personalmente non trovo nessuna assonanza
in nessun senso tra le due canzoni, di conseguenza penso sia per questo
motivo che nella "Bibbia di Dylan" del Prof. Carrera non ce ne sia
menzione. Naturalmente questa è solo la mia opinione che potrebbe anche
essere sbagliata! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Mercoledi
5
Marzo 2014
Talkin'
9350
- Mauriziolongo
Ciao Dylaniati !
"è con viva e vibrante soddisfazione" che vi comunico che la nuova
edizione del 30th Anniversay Concert Celebration è stata rimasterizzata
molto bene !
In sostanza è stata tolta la patina sonora che rendeva la prima edizione
una patacca allucinante, come ho già detto recentemente.
Il suono è stato riportato molto più vicino alla presa originale, sia
nel bene che nel male, e i difetti hanno avuto correzioni nella norma,
rendendo l'impatto sonoro molto più vero e godibile.
Le "pezze" sono rimaste sia per la parte vocale di Harrison che per
l'intervento di Dylan su My Back Pages, ma quegli interventi neanche un
miracolo li poteva correggere !
Peccato solo per scarsità di bonus che dallo show e dalle rehearsal se
ne potevano pescare molte di più.
Consiglio dunque a tutti di mettere la vecchia edizione del concertone
vicino all'ultimo Bootleg Series..... nello scaffale a fare il
"ciapapulver" (Maria Rosa dixit) !!
Cinque nuove date sono state aggiunte
all'elenco del Tour 2014, una in Giappone e quattro in Europa:
05 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp
DiverCity
28 Giugno 2014 - Vienna, Austria - Stadthalle
29 Giugno 2014 - Klam, Austria - Clam Burgarena
02 Luglio 2014 - Prague, Czech Republic - O2 Arena
09 Luglio 2014 - Aarhus, Denmark - Amfiscenen
Ecco l'elenco aggiornato delle date, in rosso quelle nuove:
31 Marzo 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
01 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
03 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
04 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
05 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
07 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
08 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
09 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
10 Aprile 2014 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
13 Aprile 2014 - Sapporo, Japan - Zepp Sapporo
14 Aprile 2014 - Sapporo, Japan - Zepp Sapporo
17 Aprile 2014 - Nagoya, Japan - Zepp Nagoya
18 Aprile 2014 - Nagoya, Japan - Zepp Nagoya
19 Aprile 2014 - Fukouka, Japan - Zepp Fukuoka
21 Aprile 2014 - Osaka, Japan - Zepp Namba
22 Aprile 2014 - Osaka, Japan - Zepp Namba
23 Aprile 2014 - Osaka, Japan - Zepp Namba
26 Aprile 2014 - Maui, Hawaii - Maui Arts & Cultural Center
29 Aprile 2014 - Honolulu, Hawaii - Blaisdell Arena
16 Giugno 2014 - Cork, Ireland - Live at the Marquee (Festival)
17 Giugno 2014 - Dublin, Ireland - The O2
27 Giugno 2014 - Kosice, Slovakia - Steel Arena
28 Giugno 2014 - Vienna, Austria - Stadthalle
29 Giugno 2014 - Klam, Austria - Clam Burgarena
01 Luglio 2014 - Munich, Germany - Tollwood
02 Luglio 2014 - Prague, Czech Republic - O2 Arena
03 Luglio 2014 - Zwickau, Germany - Stadthalle
07 Luglio 2014 - Rostock, Germany - Stadthalle
08 Luglio 2014 - Flensburg, Germany - Flens Arena
09 Luglio 2014 - Aarhus, Denmark - Amfiscenen
11 Luglio 2014 - Stavern, Norway - Poles Festival
12 Luglio 2014 - Kristiansand, Norway - Bendiktsbukta
14 Luglio 2014 - Helsingborg, Sweden - Sofiero Castle
15 Luglio 2014 - Goteborg, Sweden - Tradgardsforeningen
17 Luglio 2014 - Pori, Finland - Pori Jazz 2014
Esce oggi il DVD "The 30th Anniversary
Concert Celebration" – Deluxe Edition
Oggi 4 Marzo 2014 viene pubblicato “Bob
Dylan – The 30th Anniversary Concert Celebration Deluxe Edition” grazie
alla Columbia Records e la Legacy Recordings, in DVD e Blu-Ray Disc
oltre al doppio CD in alta definizione e audio rimasterizzato. Non solo
una grande occasione per i fan di Bob Dylan di rivivere un grande
momento di musica, ma un’opportunità imperdibile per gli appassionati di
musica in generale che non potranno fare a meno di rivivere le emozioni
del ’92 in alta definizione. Interviste, notizie extra, audio, video e
due soundcheck mai ascoltati prima, tutto questo è “The 30th Anniversary
Concert Celebration – Deluxe Edition“, che arriva a celebrare a distanza
di 24 anni quel famoso 16 Ottobre 1992 a New York. In quell’occasione
numerosi colleghi del cantautore e musicista si sono riuniti per
celebrare i 30 anni di carriera della figura che sarà collocata tra le
personalità più influenti del nostro tempo, quattro ore di spettacolo
per 18.000 fan tutti uniti da un fil-rouge inconfondibile, il sentimento
d’amore per la musica. Lou Reed, Eric Clapton, Neil Young, Tom Petty,
Willie Nelson, Kriss Kristofferson, Johnny Winter, The Band,Tracy
Chapman, Johnny Cash, George Harrison e tanti altri prestano la propria
voce e la propria musica per cantare i successi di Bob Dylan, e ora a
distanza di tanti anni quelle scene rivivono in video e audio tutti
nuovi, proprio come un testamento della musica.
Bob Dylan – The 30th Anniversary Concert Celebration – Deluxe Edition
DVD and Blu-ray tracklist:
1. Like a Rolling Stone – John Mellencamp
2. Blowin’ in the Wind – Stevie Wonder
3. Foot of Pride – Lou Reed
4. Masters of War – Eddie Vedder & Mike McCready
5. The Times They Are a-Changin’ – Tracy Chapman
6. It Ain’t Me Babe – June Carter Cash & Johnny Cash
7. What Was It You Wanted – Willie Nelson
8. I’ll Be Your Baby Tonight – Kris Kristofferson
9. Highway 61 Revisited – Johnny Winter
10. Seven Days – Ron Wood
11. Just Like a Woman – Richie Havens
12. When the Ship Comes In - The Clancy Brothers and Robbie O’Connell
with special guest Tommy Makem
13. War – Sinead O’Connor
14. Just Like Tom Thumb’s Blues – Neil Young
15. All Along the Watchtower – Neil Young
16. I Shall Be Released – Chrissie Hynde
17. Love Minus Zero/No Limit – Eric Clapton
18. Don’t Think Twice, It’s All Right - Eric Clapton
19. Emotionally Yours – The O’Jays
20. When I Paint My Masterpiece – The Band
21. You Ain’t Goin’ Nowhere – Mary-Chapin Carpenter, Rosanne Cash &
Shawn Colvin
22. Absolutely Sweet Marie – George Harrison
23. License to Kill – Tom Petty & the Heartbreakers
24. Rainy Day Women #12 & 35 - Tom Petty & the Heartbreakers
25. Mr. Tambourine Man – Roger McGuinn
26. It’s Alright, Ma (I’m Only Bleeding) – Bob Dylan
27. My Back Pages – Bob Dylan, Roger McGuinn, Tom Petty, Neil Young,
Eric Clapton & George Harrison
28. Knockin’ on Heaven’s Door - Everyone
29. Girl of the North Country - Bob Dylan
DVD Bonus Tracks:
Leopard-Skin Pill-box Hat - John Mellencamp
Boots Of Spanish Leather – Nancy Griffith with Carolyn Hester
Gotta Serve Somebody – Booker T. & The M.G.'s
DVD Bonus Features:
Behind The Scenes (40 minuti di filmati inediti tratti dalle prove,
interviste ed altro)
CD Audio bonus tracks:
Sinéad O'Connor - I Believe In You (dal soundcheck - inedito)
Eric Clapton - Don't Think Twice, It's Alright (dal soundcheck -
inedito)
Lunedi 3
Marzo 2014
Talkin'
9349
- Giuseppe Bruni
Ciao Mr.Tambourine,
girando fra le bancarelle di un mercatino dell’usato ho visto uno
scatolone contenete vecchi LP in vinile. Scartabellando fra gli LP ho
trovato “Another side of Bob Dylan” che subito ho comperato perchè è un
disco che mancava nella mia piccola discoteca personale. Sul retro della
copertina ci sono stampate delle specie di poesie intitolate SOME OTHER
KINDS OF SONGS. Mi sai dire qualcosa di più? Grazie e ciao, Giuseppe
Bruni.
Ciao Giuseppe,
ho fatto una ricerca negli archivi della Fattoria, ecco cosa ho trovato
al riguardo:
Mentre, nel Giugno del 1964, portava a termine il proprio quarto album,
Another Side..., Dylan aveva espresso ancora una volta il desiderio di
includere qualcosa scritto di proprio pugno nelle note di copertina; il
problema - come nel caso di The Times They Are a-Changin' - era che
aveva troppe poesie sottomano perche potessero trovare posto sulla
copertina di un album. Come risultato, le poesie di Another Side...
(che, ironicamente, erano intitolate Some Other Kinds or Songs,
un'ammissione del fatto che, nonostante tutti i suoi sforzi, queste
poesie free-form rappresentavano qualcosa di diverso dalle sue canzoni)
vennero come pigiate a forza sulla copertina dell'album, scritte con un
carattere tanto minuscolo da essere quasi illeggibile. Nonostante questo
espediente, solo cinque di queste "specie di canzoni" poterono trovare
posto sul retro di copertina; sei ulteriori esempi di tali composizioni
vennero in seguito pubblicati come bonus sulla raccolta Writings and
Drawings, del 1973.
(«Se Richard fosse sopravvissuto a quell'incidente motociclistico,
avrebbe facilmente surclassato Dylan») scrisse il noto critico musicale
statunitense Ed Ward.
Richard George Fariña (Brooklyn, 8 marzo 1937 – Carmel, 30 aprile 1966),
scrittore e cantautore americano, fu una figura di rilievo nel panorama
della controcultura della prima metà degli anni sessanta e nella
nascente scena folk rock americana del Greenwich Village.
Fariña nacque a Brooklyn da una famiglia di origini cubane e irlandesi.
Dopo aver frequentato la Brooklyn Technical High School, studiò prima
ingegneria e poi letteratura inglese alla Cornell University. In quel
periodo pubblicò brevi racconti per riviste letterarie locali come
Transatlantic review e Mademoiselle, e divenne amico intimo di Thomas
Pynchon e Peter Yarrow. Dopo essere stato sospeso per aver partecipato a
una manifestazione studentesca contro le regole repressive del campus,
lasciò definitivamente l'università appena prima della laurea, nel 1959.
Tornato a New York, Fariña iniziò a frequentare il Greenwich Village,
luogo di incontro di numerosi artisti, poeti e cantanti folk. Lì fece
amicizia con Tommy Makem e conobbe Carolyn Hester, una cantante di
successo che sposò diciotto giorni più tardi. Nel settembre del 1961,
durante la registrazione del terzo album di Carolyn Hester, Richard
incontrò un ancora sconosciuto Bob Dylan, che suonava l'armonica a bocca
in alcuni brani del disco, con cui strinse una profonda amicizia.
Nella primavera del 1962, in Europa, Fariña incontrò Mimi Baez, sorella
minore di Joan Baez. Poco dopo la Hester ottenne il divorzio e Richard
sposò Mimi, che aveva 17 anni, nell'aprile del 1963. Si trasferirono a
Carmel, in California, dove scrissero delle canzoni e debuttarono in
coppia al Big Sur Folk Festival nel 1964, per poi pubblicare il loro
primo album, Celebrations For a Grey Day.
A causa della sua breve vita, Fariña - in cui critici hanno visto uno
dei migliori talenti della scena folk del Greenwich Village, ha potuto
realizzare con la moglie solo tre album, uno dei quali postumo. Tra le
loro canzoni più note ci sono “Pack up Your Sorrows” e “Birmingham
Sunday”, quest'ultima incisa da Joan Baez e utilizzata come colonna
sonora del documentario “4 Little Girls” di Spike Lee.
Al momento della morte, Fariña stava lavorando anche ad un album per
Joan Baez che alla fine non fu pubblicato. Due delle canzoni del disco
furono incluse nell'album postumo del cantautore, mentre un altro, una
cover di Pack up Your Sorrows, scritta da Fariña con la terza sorella
Baez, Pauline Marden, fu pubblicata come singolo nel 1966. Diverse
canzoni di Richard Fariña sono state inoltre incise in Inghilterra dai
Fairport Convention. Tra queste “Reno, Nevada” e “The Quiet Joys of
Brotherhood”.
Joan, Pauline and Mimi
Fariña è noto anche per il suo romanzo “Been Down So Long It Looks Like
Up to Me”, pubblicato nel 1966. La storia, basata principalmente sulle
esperienze universitarie e i viaggi compiuti dall'autore, è un racconto
picaresco ambientato nel West, a Cuba durante la Rivoluzione, e in una
università newyorkese. Il libro è ben presto diventato un classico tra
gli appassionati della controcultura degli anni sessanta. Da Been Down
So Long It Looks Like Up to Me è stato tratto un film nel 1971.
Il 30 aprile 1966, due giorni dopo la pubblicazione del romanzo, Fariña
partecipò ad una presentazione in una libreria di Carmel Valley Village.
Poche ore dopo, nel corso di una festa per il ventunesimo compleanno
della moglie Mimi, Richard incontrò un ospite che era arrivato in
motocicletta, e i due decisero di andare a fare un giro. Nel tragitto,
probabilmente a causa dell'eccessiva velocità, il guidatore perse il
controllo e la moto uscì di strada. Richard Fariña morì sul colpo,
mentre l'amico che era alla guida riuscì a sopravvivere.
Secondo varie testimonianze, Richard e Mimi avevano litigato lasciando
la libreria perché lui non le aveva fatto un regalo di compleanno. Fu
solo dopo qualche giorno che Mimi, tornando a casa, trovò i fiori, ormai
appassiti, che il marito le aveva fatto spedire mentre erano alla
presentazione del libro.
Il dolore della sorella per la morte del marito e la sua successiva
storia d'amore con Milan Melvin sono raccontati da Joan Baez nella
canzone “Sweet Sir Galahad”.
Mimi Fariña
Mimi Baez Fariña, nata Margarita Mimi Baez (Palo Alto, 30 aprile 1945 –
Mill Valley, 18 luglio 2001), era una cantautrice e attivista americana.
Era figlia del fisico Albert Baez e sorella della cantautrice folk Joan
Baez.
Nel 1963, all'età di 17 anni, sposò lo scrittore, musicista e
compositore Richard Fariña, con cui realizzò diversi influenti album
folk, tra cui “Celebrations for a Grey Day” (1965) e “Reflections in a
Crystal Wind” (1966). Dopo la morte del marito (avvenuta per un
incidente motociclistico nel 1966, il giorno del ventunesimo compleanno
di Mimi), la cantautrice sposò Milan Melvin e continuò ad esibirsi, a
volte realizzando album e tour con la sorella Joan o con il cantautore
folk Tom Jans.
Mimi e Melvin
Tom Jans e Mimi
Mimi e Joan
Nel 1974, Mimi Fariña fondò Bread and Roses (Il pane e le rose), una
organizzazione non profit con lo scopo di portare musica e
intrattenimento gratuito in ospedali, case di cura e prigioni,
inizialmente nella zona della Baia di San Francisco e più tardi su scala
nazionale. L'organizzazione è tuttora attiva, e realizza circa 500
spettacoli all'anno. La denominazione Bread and Roses deriva
dall'omonima poesia del 1911 di James Oppenheim, comunemente associata
allo sciopero del 1912 delle lavoratrici e dei lavoratori tessili di
Lawrence, nel Massachussets.
Sebbene abbia continuato a cantare anche successivamente, incidendo un
album nel 1985 ed eseguendo sporadici concerti, Mimi Fariña dedicò la
maggior parte del proprio tempo all'associazione. Nei tardi anni
ottanta, tenne una serie di concerti di beneficenza e di protesta
insieme a Pete Sears.
Pete Sears
Molte performance erano incentrate sulla questione
dei diritti umani nell'America Centrale, soprattutto riguardo alle
guerre civili ordite dagli Stati Uniti in Guatemala e El Salvador. In
una occasione i due musicisti tennero un concerto sui binari di una
ferrovia abbandonata nei pressi di una base navale californiana.
Circondati dai militari, Mimi Fariña e Pete Sears suonarono per le
persone che stavano protestando contro il rifornimento di armi
statunitensi alle truppe governative salvadoreñe.
Mimi Fariña morì di una rara forma di cancro del sistema endocrino nel
luglio 2001 all'età di 56 anni.
A proposito di Davis, ritratto (con
anima) di musicisti e felini
clicca qui
Sabato 1
Marzo 2014
Talkin'
9348
- Miscio
Caro Mr.Tambourine,
ringrazio come al solito Maria Rosa e mi associo ovviamente all'appello
che ha fatto a Gypsy Flag. I suoi interventi sono sempre stati
interessanti e sarebbe un peccato non leggerli più su queste pagine.
Nel frattempo spero che questa ricerchina sulle fonti di Tempest possa
interessare a tutti; nello specifico si tratta dell'uso che Dylan sembra
fare del poema del 1928 “The Wild Party” di Joseph Moncure March. (1)
Analizziamo innanzitutto le presunte
concordanze tra il testo di Moncure e quelli di Dylan. A me sembrano
abbastanza oggettive, ma saranno i Maggiesfarmer a giudicare in maniera
definitiva:
("The Wild Party" – parte I-1:)
With those shoulders,
What a back she had.
Her legs were built
To drive men mad ...
[Con quei fianchi,
Che didietro che aveva.
Le sue gambe erano fatte
per far impazzire gli uomini ...]
mentre in Scarlet Town troviamo:
You fight 'em with whiskey, morphine and gin
You've got legs that can drive men mad
Nella terza strofa di Early Roman Kings, avevo suggerito la possibile
origine di “peddlers” e “meddlers”, mentre qui abbiamo un'ipotesi per
“Treacherous” e “Lecherous” ( si può ricordare come questo fosse il modo
in cui i sudisti vedevano la modernità “portatrice di corruzione”,
veicolata dal nord. Non è che i sudisti fossero più virtuosi.):
[Early Roman Kings:]
They’re peddlers and they’re meddlers
They buy and they sell
They destroyed your city
They’ll destroy you as well
They’re lecherous and treacherous
["The Wild Party" - parte II-2 :]
She was cute,
Lecherous:
Lovable,
Treacherous:
And about as healthy as a cobra’s bite.
(Era carina,
Traditrice:
Amabile
Infida:
E salutare come il morso di un cobra)
Altre due citazioni le troviamo invece in Pay in Blood:
[Pay in Blood:]
I’ve been thru Hell, What good did it do?
You bastard!!! I’m suppose to respect you!!
["The Wild Party" - parte II-5 :]
“You’ve no idea. I’ve been through Hell.
Non ne hai idea. Ho passato l'inferno.
["The Wild Party" - parte II-4:]
“You bastard! Who the hell are you?”
Bastardo! Chi diavolo sei? (ma di “you bastard” ce ne sono a iosa nel
“wild party”)
[Pay in Blood:]
You get your lover in the bed
Come here I’ll break your lousy head
["The Wild Party" – parte II-4:]
“Come here and I’ll break your lousy head!
You cock-eyed son-of-a-bitching scut!
D’you think you own this town, or what!”
(Vieni qui e ti spaccherò la tua testa schifosa!
Succhiac** figlio di t**!
Pensi di essere il padrone di questa città!)
Il poema di Moncure è ambientato nell'America degli anni 20', la
cosiddetta “Età del Jazz”, nel cuore del proibizionismo, un intervallo
storico facile da periodizzare, dato che non si può non farlo iniziare
con la fine della prima guerra mondiale e terminare con la crisi del
'29, ma assai difficile da analizzare nei mutamenti profondi che lo
hanno attraversato. La storia raccontata da Moncure è quella della
ballerina di Vaudeville Queenie:
Queenie era una bionda e la sua età si era
fermata,
ballava due volte al giorno nel vaudeville.
Occhi grigi.
Labbra come carboni ardenti.
Il suo viso era una maschera colorata di neve.
Che fianchi
Che spalle
Che didietro che aveva!
Le sue gambe erano fatte per far impazzire gli uomini.
E lei lo faceva ...
Voleva sbandare ...
Ma prima o poi l'annoiavano:
Sedici in un anno eran di norma.
e del suo amante, il clown Burrs, miserabile ma pronto ad alzare le mani
sulle donne:
Oh sì Burrs era un affascinante compagno:
Brutale con le donne, e proporzionalmente vigliacco.
Una volta fu costretto a sposarsi.
Sfortunata ragazza!
Ha avuto un aborto spontaneo
Due giorni più tardi. Possibilmente dovuto
Al fatto che Burrs la picchiava
con il tacco di una scarpa
Finché le sue labbra non erano blu.
Queenie e Burrs hanno un violento litigio e per pacificarsi decidono di
dare una festa frenata, il “wild party” in questione. Seguiamo il
riassunto che ne dà Scott Miller (2):
“Occupati a ferirsi pubblicamente l'un l'altra fino al limite del
possibile, decidono di dare una festa per far finire tutte le feste, e
quando gli ospiti arrivano, incontriamo un assortimento di persone che
vivono ai margini della società, il demimonde artistico di New York e
possiamo gustare una inebriante miscela di tabloid sfrigolanti, hot jazz
e show biz. “
Alla festa partecipa ogni tipo di umanità: la lesbica Madelaine, Eddie,
un pugile rozzo e brutale, irsuto come un gorilla, con un pugno potente
come il calcio di un mulo e rovinato dall'alcol; la sua amante Mae,
Jackie il ballerino bisessuale, (figlio unico di qualche padre
predicatore inascoltato/che l'aveva sbattuto fuori come troppo
fastidioso), i Fratelli D'Armano pianisti e cantanti gay, poi Dolores,
la baldracca messicana, e Nadine, la sorella quattordicenne di Mae e
Kate, amica di Queenie:
Era la rossa battistrada di Queenie
alta e slanciata
gambe e fianchi snelli
occhi spregiudicati, labbra sottili
…...
Aveva distrutto più case
con le delizie del desiderio
di quanto la maggior parte delle donne
potrebbe fare con la dinamite
E' Kate che presenta Black a Queenie trascinando la storia nel dramma
della gelosia.
Black è un giovane dei quartieri alti (Vestito in modo semplice, persino
sobrio/Ma perfettamente curato: si intuiva che era un'abitudine. [..]
Sembrava sportivo, appassionato/faceva pensare alle racchette da squash;
/ Al polo e agli yacht/ E agli smoking/ E aveva quell'aria equilibrata,
senza affettazione/ Che mostrano solo le persone ben educate.)
Black e Queenie sono immediatamente attratti, e finiscono nella stanza
sul retro.
("Qualche amore è fuoco: qualche amore è ruggine :/ Ma l'amore più
feroce, più sincero è la lussuria.") Burrs è turbato e ne consegue una
zuffa. Tira fuori una pistola. Black gliela strappa. Parte un colpo e
Burrs è colpito a morte. Continua Miller:
“Dopo una lunga notte di sesso, eroina e gin illegale, la gelosia di
Burrs tracima e un duplice triangolo amoroso finisce in tragedia.”
Il commento di Miller non si riferisce solo al poema originale, ma a una
versione teatrale. Infatti dal poema di Moncure sono state recentemente
tratte due riduzioni teatrali, da Andrew Lippa e indipendentemente da
Michael John LaChiusa (entrambe se non sbaglio del 2000) e diventa
un'impresa verificare se Dylan abbia pescato anche nei testi modificati
o nelle canzoni che accompagnano questi spettacoli. Questi ultimi hanno
un collegamento più diretto al genere Vaudeville che non il poema di
Moncure, che sembra utilizzare una tale ambientazione solo come
pretesto. Non è difficile però immaginare che anche queste riedizioni
teatrali abbiano attirato l'attenzione di Dylan, dato che a prescindere
dai temi trattati le loro origini si possono ritrovare oltre che nel
teatro, nel vaudeville e negli show dei menestrelli “blackface”.
Ma torniamo al testo di Moncure, sempre
con le parole di Miller (che parla degli anni 20'):
“Era l'epoca di bootleggers, flappers (2) e talkies (3), della dura
conquista del voto per le donne; di un diffuso sconvolgimento sociale, e
della nascita della criminalità organizzata. Quando una prosperità senza
precedenti e un radicale cambiamento sociale avevano abbagliato il
pubblico americano, le restrizioni dell' 800 Vittoriano sembravano
svanire, ed emersero molte delle istituzioni, idee, e problematiche
della nostra epoca. L'America divenne, per la prima volta, completamente
moderna. Joseph Moncure March scrisse questo libro-poema nel 1926,
sebbene gli ci volessero due anni per trovare un editore abbastanza
coraggioso da pubblicarlo. Di impatto più volgare e più distruttivo del
“Sogno di una Notte di Mezza Estate” di Shakespeare, quest'opera
famigerata e smaliziata dipingeva la vivida rappresentazione di un
decadente e funesto all-night party nella Manhattan dei tardi anni 20',
catturando un miscuglio potente di innocenza sconcertante e cinismo
mondano, sospeso al culmine del ruggente fuoco dell'Età del Jazz,
proprio prima del Crash del 1929, quando molte cose in America sarebbero
collassate.
E' la storia di una disperatamente travagliata relazione tra la
ballerina vaudeville Queenie e il clown vaudeville Burrs, due persone
viziose, sconsiderate, le cui vite cadono rapidamente a fondo a spirale,
riempite fino all'orlo di sesso senza senso, droga, alcol, gelosie e
tradimenti occasionali. [..] Alcuni dicono che la storia fosse basata
liberamente sul famigerato scandalo sessuale di Fatty Arbuckle (6). Il
leggendario scrittore beat William Burroughs disse, dell'originale
poema: "è il libro che mi fece desiderare di diventare uno scrittore”.
Gli adattamenti teatrali avvicinano però il poema a tematiche ancor più
strettamente legate all'epoca contemporanea; Miller nota per esempio
come nel musical di Andrew Lippa, attraverso “l'esplorazione della
violenza e della distruzione emotiva, lo show mette sotto accusa altresì
la nostra corrente cultura di rabbia, che a volte rispecchia fin troppo
da vicino questo incubo degli anni 20 per gli stessi crimini. E per
essere sicuro che cogliamo tale risonanza, Lippa a volte usa un
vocabolario musicale rock e pop contemporaneo, interlacciato con la
partitura jazz principale. [..] Grazie all'eroina, all'erba, al gin
illegale, questa è una stanza piena di nient'altro che pulsioni
primordiali, - lussuria, gelosia, vendetta, dolore, ego – non ci sono
pensieri più alti che passino di qui. “
Se ripensiamo all'altro autore usato a piene mani da Dylan non possiamo
non convenire che non può esserci testo più lontano da quello di
Whittier di “The Wild Party”, il primo che si ferma alle soglie della
società di massa col suo idealismo fatto di paesaggi rurali, il secondo
completamente immerso nelle contraddizioni e nella contaminazione
vitalistica della società moderna. Una locandina che pubblicizzava lo
spettacolo nella versione di La Chiusa spiegava come questo musical
esprimesse la condizione umana urbana contemporanea e l'alienazione,
l'ambivalenza e il disorientamento a partire dalla maschera della
frammentata identità americana postmoderna:
“Boredom, unhappiness, dissatisfaction, madness: Blame it on your lover.
Your wife. Your career. Blame it on your apartment. Your sex life.
Yourself. Blame it on the gin."
E questo mondo contemporaneo di noia, infelicità, insoddisfazione e
follia di cui cerchiamo le cause più disparate, dall'amante, alla
moglie, alla carriera, all' appartamento, alla vita sessuale, fino ad
incolpare noi stessi prima di finire nel gin, somiglia molto di più ai
paesaggi di Scarlet Town che non a quelli agresti della Haverhill di
Whittier. Da un certo punto di vista è inquietante notare che, mentre il
testo di Moncure definisce se stesso come un mondo a parte, in cui gli
eccessi sono consentiti proprio da questa eccezionalità, (il fatto di
parlare del mondo dello spettacolo, a quel tempo tradizionalmente
sospetto alla moralità dominante), l'utilizzo che ne fa Dylan lo
“spalmi” sul mondo intero, tanto che la brutalità, la perdita di senso o
gli istinti compulsivi diventano la cifra delle canzoni in questione.
Scott Miller sottolinea come “The Wild Party” sia una favola sulla morte
della civiltà, e del prezzo che dobbiamo pagare per questo, una lezione
che vale per ogni generazione che sia degli anni '20, '60 o 2000. Nella
riduzione teatrale di Lippa, i frammenti del testo originale vengono
usati in maniera Brechtiana, per spezzare lo show e ricordare che si
tratta di una finzione e non della realtà, ma solo di un racconto
morale. Dylan mi dà precisamente l'impressione contraria, i frammenti
usati servono esattamente da collante di un incubo che non termina, ma
tende a debordare sulla vita reale, come se fosse il vero linguaggio
parlato dalla Storia.
Per ora mi fermo qui, ma penso che l'uso che Dylan fa delle citazioni
meriti altre considerazioni.
E proprio Gipsy Flag aveva tentato qualche tempo fa un approccio
sistematico...
(1) (http://everything2.com/title/Joseph+Moncure+March%2527s+The+Wild+Party
- questo dovrebbe essere il testo completo, ma ho qualche residua
perplessità sulla questione. Se qualche Maggiesfarmer possiede il libro,
potrebbe magari verificare l'esattezza delle citazioni che indico.)
Ottimo lavoro Miscio,
penso che la tua dissertazione renda palese l'interdipendenza tra
“The Wild
Party” di Joseph Moncure March e la
"Scarlet Town" di Dylan.
Trovare queste correlazioni è sempre un lavoro difficilissimo,
specialmente per noi che non abbiamo una cultura americana e nemmeno
possediamo la perfetta padronanza della lingua, per questo i lavori come
il tuo acquistano ancora più valore. Io ho letto tutto con molto
interesse e credo che non sarò il solo, complimenti ancora e resto in
attesa di altri tuoi lavori di questo tenore!!!! Ciao, Mr.Tambourine
Ciao a tutti,
ovviamente scrivendo in fretta e con poco tempo a disposizione sono
stato impreciso sulla data, ma il succo di quello che volevo dire non
cambia.
Non dimenticate che se tutti i giorni da anni entro in Maggie's Farm
significa che seguo ancora il nostro...il primo disco che ho comprato in
diretta di Dylan è stato New Morning, dal che si può dedurre più o meno
la mia età...
Nel 1976 quand'ero ancora uno studente liceale, insieme all'altro
dylaniato mio amico di allora Carlo Feltrinelli, il quale aveva
ovviamente molto più conoscenze di me, si organizzò la prima visione di
Hard Rain alla palazzina Liberty a Milano...tempi memorabili...:-)
Cat Stevens: in realtà ho visto la sua performance di Sanremo su
Youtube, il festival in Tv non lo guardo da sempre; ma anche qui cambia
poco il succo del discorso.
Se posso dare un consiglio ascoltate " Old ideas" di Leonard Cohen, buon
disco di un cantante a me caro ancora molto ispirato; da lì forse sarà
più chiaro quello che intendo dire quando appaio deluso...
ciao Stefano.
Grazie per le
precisazioni caro Stefano, mi permetti però di affermare, al di là della
tua delusione, che il bravissimo Leonard deve ancora mangiarne di patate
per arrivare ai livelli di Bob.......certo, molti artisti possono
offrire ancora oggi prestazioni discrete dal punto di vosta vocale, ma
dal punto di vista dell'importanza e del valore Dylan è sempre in cima
alla "Ladder to the stars"!