PAT GARRETT & BILLY THE KID |
Billy The Kid, come William Cody, come Wild Bill Hickock,
come
il generale Custer o Cavallo Pazzo, appartiene a
una galleria di personaggi
mitici che sconfina dalle
pagine dei giornali, dai resoconti del tempo, per
divenire pura essenza mitologica.
Attorno alla vita di Billy The Kid germinò una pletora di
scritti, più o
meno tendenziosi, spesso non aderenti
alla realtà, liberamente affidati al
galoppare di
sbrigliate fantasie. In qualche caso vi fu un grado di
affidabilità maggiore che produsse stesure più verosimili, aderenti
all'effettivo svolgersi dei fatti. Abbiamo cercato di raccogliere un po' di
dati
per fare chiarezza e conoscere più a fondo la
cornice di uno dei più
affascinanti dischi della storia
del rock.
La fonte principale da cui
derivarono
varie biografie, buone o cattive, è "The autentic life of Billy
the Kid", diario dei fatti che proprio lo sceriffo Pat Garrett stilò
di
propria mano, affidando la stesura definitiva al
giornalista Ash Upson.
Da adolescente Billy frequentò dubbie compagnie che lo
indussero a
furtarelli, procurandogli una temporanea
reclusione. La prima evasione della
sua vita passò per
la cappa di un camino. Allontanatosi definitivamente
dalla casa materna, alternò un regolare lavoro presso fattorie a furti
di
bestiame, conducendo una vita libera e selvatica.
Incline alla musica, buon
parlatore e lettore,
sensibile e brillante nei rapporti personali, di modi
cortesi benché facile a scoppi d'ira, turbolento spirito libero, il
17
Agosto 1877 in Arizona, freddò un prepotente che
probabilmente non aveva
accettato di perdere al gioco
d'azzardo, specialità nella quale il giovane
"vaquero"
sembrava eccellere.
Da qui iniziò una vita randagia, raminga, per pascoli e alture,
al di sopra
della legge, forte di un codice morale
tutto personale che escludeva la
rapina a treni e
banche, lo stupro, l'omicidio che non fosse dettato dalle
necessità della legittima difesa, della rappresaglia per un'azione
uguale.
Ma non era un Robin Hood, non rubava ai ricchi
per dare ai poveri. Viveva la
sua vita selvaggia, al di
là del bene e del male.
Come William H. Bonney,
nome che
assunse non si sa per quale ragione, si unì nel New Mexico alla
banda dei Regolatori, finendo coinvolto fino in fondo nell'annosa e
cruenta
faida fra Ragazzi e Regolatori, durissimo
conflitto che si protrasse dal
1878 al 1879 nella
contea di Lincoln.
Fu l'antivigilia del Natale 1880. Cascarono nella rete il Kid e
altri
quattro compagni. Charlie Bodrie restò sul campo,
gli altri si arresero.
Billy fu processato e condannato
all'impiccagione, con sentenza da eseguirsi
nell'Aprile
1881. Ma riuscì a cavarsela ancora una volta, dopo due settimane
di detenzione, lasciandosi la prigione alle spalle e i corpi
di due custodi
stesi per sempre. La caccia senza
quartiere continuò implacabile. La notte
del 14 Luglio
1881, Pat Garrett lo colse nell'abituale rifugio di Fort
Sumner. Danno da pensare le scarse cautele che Billy prese per tutelare
la
propria vita. Era come calamitato da un destino già
scritto. Di questa
ineluttabilità il Kid possedeva
un'imperscrutabile coscienza. Una stanza
buia nella
quale Pat si era appostato. Penetrando l'oscurità, Billy avvertì
una presenza estranea. "Quien es? Quien es?" ripeté, forse
presagendo la
fine. La risposta immediata furono due
pallottole, una delle quali lo
raggiunse al cuore.
Garrett tornò dal suo committente compiuta la missione.
Billy dimenticò la Colt "Thunderer"41 e gentilmente bussò alla porta
del
cielo.
Alias, cioè tutto quello che vuoi
tu
Quando Dylan incontrò Sam
Peckinpah
James Coburn e Kris Kristofferson furono chiamati ad
interpretare due
personaggi che per almeno venticinque
volte erano già comparsi nella storia
del cinema. Nel
1958 Arthur Penn, con "Furia selvaggia" aveva assoldato Paul
Newman per riscrivere la storia del più famoso pistolero americano di
tutti
i tempi. Ma una delle prime trascrizioni da un
testo letterario era arrivata
con il regista King Vidor
che, pescando da un romanzo di Noble Burns, aveva
diretto "Billy the Kid" nel 1939. Vale la pena di ricordare, fra gli
altri,
anche "Billy the Kid returns" del 1938, di
Joseph Kane, "The Kid of Texas"
de1 1950, di Kurt
Newmann, "The outlaw is coming" del 1965, di Norman Maurer e "Dirty little
Billy" di Stan Dragoti, del 1972, in chiave anti-romantica.
Negli anni più recenti, la coppia "Young guns" (1988) di
Christopher Cain e
"Young guns II - La leggenda di
Billy the Kid" (1990) hanno riesumato il
mito del
giovane fuorilegge.
Alias, interpretato da Bob Dylan, non è un personaggio di
fantasia. Sulle pagine autobiografiche vergate da Pat Garrett il personaggio
compare e riveste un ruolo fondamentale, quale braccio destro del "Kid".
Dylan non conosceva a menadito l'opera cinematografica di
Peckinpah ma si guardò tutti i film disponibili dopo che ebbe ricevuto una
telefonata da Rudolph Wurlitzer. Il giovane amico, romanziere dell'East Coast di
belle speranze, già abbastanza conosciuto quale sceneggiatore di "Strada a
doppia corsia" di
Monte Hellman, gli proponeva di
entrare nel cast per un film che Sam stava
allestendo e
per il quale aveva scritto la sceneggiatura.
Anche Kris Kristofferson, protagonista del film insieme a James
Coburn, si
adoperò perché Bob desse il suo consenso,
conoscendo la sua passione per l'ambiente messicano e l'epopea del West.
I suoi interventi smorzano dunque i toni tetri e scuri delle
scene,
stemperando quel senso di ineluttabilità che
incombe ovunque. Chiuso in un
inespugnabile mutismo del
quale pagavano le conseguenze non solo i
giornalisti,
accuratamente evitati, ma anche la moglie Sara, Dylan si mise
all'opera e il secondo giorno di riprese stava già provando
"Billy".
Peckinpah, convinto dalle pressanti insistenze
del trio Kristofferson,
Wurlitzer, Coburn che
caldeggiavano la partecipazione di Bob, si appartò con
il folksinger e dalla stanza dove Dylan gli aveva eseguito qualche
canzone uscì completamente entusiasta. Si consolidarono quindi una stima e
una
fiducia reciproca, unitamente ad una comune visione
di intenti nella lettura
del film.
Ombroso, romantico, pervaso di fatalità, scandito da una
cadenza
molto lenta, il film subì i rimaneggiamenti e
le limitazioni imposte da una
produzione miope,
preoccupata di risparmiare sui costi, insensibile alle
esigenze artistiche e alla linea che Peckinpah voleva seguire, accusando
il
regista di deviare largamente dagli obiettivi
iniziali. Diverse scene
furono brutalmente tagliate
senza il consenso di Peckinpah (fra le altre,
una dove
il regista interpretava il ruolo di un becchino, la scena iniziale
in cui Garrett è abbattuto da Poe) e le musiche composte da
Bob, ad
eccezione di Knockin' On Heaven's Door,
sparpagliate qua e là senza
costrutto, mai
sincronizzate con i tempi delle sequenze. Un incidente
tecnico, la caduta di una macchina da presa, falsò alcune riprese,
dando
agli sfondi una luce opaca e sfocata.
La MGM e il suo produttore Gordon Carroll ostacolarono il
rifacimento delle
scene rovinate e, all'insaputa di
tutti, solo qualche breve tratto fu girato
nuovamente.
I giorni a Durango furono un inferno per Dylan e i suoi
familiari, oppressi dalla noia, da insofferenza e insoddisfazione,
tutti
desiderosi di tornarsene a casa e di attendere ai
propri casi, non ultimo il
ritorno ai tour dopo ben
otto anni di assenza dalle arene. Nel Febbraio 1973
finirono le riprese e si diede il via al montaggio. Le registrazioni
che
erano state iniziate in un granaio-studio,
proseguirono con risultati
deludenti a Città del
Messico, negli studi CBS, per essere completati ai
Burbank Studios di Hollywood, dove il suono trovò i giusti
ingredienti.
"Pat Garrett e Billy The Kid" arrivò nei locali cinematografici
nell'estate 1973,
alterato nel ritmo, nell'assemblaggio
delle scene, tradendo, almeno in
parte, quelle che
erano le aspettative di regista e cast. Tutti ne restarono
delusi e la critica, per prima, non sempre fu benevola nei confronti
della
pellicola. Dylan stesso non mancò di esternare il
suo rammarico per il
risultato finale. Qualche anno
dopo "Renaldo & Clara"(1978) ribadirà con
la sua
discussa, ambigua, ciclopica realizzazione, un rapporto mai
completamente sviluppato e armonico fra Dylan e il cinema, destinati
ad
attrarsi e a respingersi nello stesso tempo.
La porta del cielo
"A loro non piace che tu sia così libero", "Ci sono pistole
oltre il fiume
pronte a mirare contro te, lo sceriffo
sta seguendo la tua pista per
prenderti, cacciatori di
taglie vorrebbero anche loro agguantarti, Billy a
loro
non piace che tu sia così libero. Accampato tutta la notte nella
berenda, giocando a carte fino al sorgere del sole
nell'hacienda, lassù a
Boot Hill vorrebbero spedirti,
ma Billy non mi voltare le spalle.
Corteggiando qualche
senorita che nel suo scuro corridoio ti porterà al buio
in qualche posto solitario, lei ti saluterà, Billy sei così lontano
da
casa". Con questi versi e altri Dylan accompagna
Billy the Kid sulla soglia
dell'immortalità. La musica
che vestirà queste liriche sembra essere già
stata
scritta da un ispirato Orfeo della sierra che veglia da anni sull'agave e sul
cactus, sulle scabre rocce rossicce e sulle sponde del Rio
Grande, sui tavoli delle posade imbandite di tequila e tortillas,
sul
galoppo di broncos, criniere al vento. Dylan ha
disseppellito una melodia
che era inabissata da qualche
parte. Peckinpah aveva imparato ad ammirare
Dylan ma
non poté impedire l'ingaggio di Jerry Fielding, uno specialista in
colonne sonore, perché coordinasse il lavoro di Bob e lo
instradasse sul
giusto binario.
Precedentemente, durante gli uggiosi giorni sul set, Dylan
aveva effettuato
lunghe prove in uno studio di fortuna,
mettendo su nastro i suoi tentativi
di abbozzare
qualche canzone per il film. Una sera di gennaio, con Kris,
Rita Coolidge e Coburn, con i musicisti di Kristofferson, si era
prodotto in
una "Will The Circle Be Unbroken", anthem
della country song. Aveva anche
preparato una "Holly's
Song" che poi verrà esclusa dal disco. Il contributo di
due sessionmen messicani, trombettisti, si era rivelato
infruttuoso.
Organizzò pertanto un viaggio a Mexico
City per registrare qualcosa.
Kristofferson che si era
portato i suoi musicisti perché potessero togliersi
la
soddisfazione di suonare con Dylan, si scontrò con la legislazione
messicana che prevedeva un musicista locale per ogni artista
"gringo" che
partecipasse alle incisioni. Ci furono
anche dei malintesi fra Kris e Bob e,
soprattutto, ce
ne furono fra questi e i musicisti, ai quali secondo un uso
frequentissimo Dylan comunicava a stento gli accordi da eseguire,
procedendo
per proprio conto per tutta la durata dei
pezzi. Disagio che cento altri fra
i quali Mike
Bloomfield testimonieranno negli anni a venire.
Dylan non era soddisfatto delle svariate versioni che di Billy
erano state
registrate. Ne sopravviveranno tre sul
disco, decisamente diverse l'una dall'altra, sia nell'esecuzione strumentale che
nell'impostazione vocale. Con la
politica del carciofo,
Dylan ridusse il gruppo accompagnatore, eliminando
prima le trombe, poi la batteria e infine la chitarra elettrica. Con
il
bassista Terry Paul salvò una versione essenziale ma
pregnante, denominata
Billy 4, comparsa poi nella
seconda facciata del "soundtrack". Sparito anche
il
brano Goodbye Holly (torneranno mai alla luce tali inediti?), Dylan si
riservò gran parte delle registrazioni per le session
californiane. Fielding
cercò di rivoluzionare tutto,
trovandosi di fronte un interlocutore
stranamente
docile e disponibile. Pretendeva di far cantare a Dylan una
strofa di Billy in svariati punti del film. Le cose presero poi una
piega
diversa. Fa pensare che Knockin' On Heaven's Door
(relata refero) fu
definita da Fielding "una cacata
mostruosa". In California le sedute ebbero
risultati
diversi e ottimali. Con Jim Keltner alla batteria, il chitarrista
Bruce Langhorn, il bassista Terry Paul della band di Kris e la
stella, Roger
McGuinn, Dylan lavorò al meglio.
Donna Weiss, Brenda Patterson e Priscilla Jones coprirono la
parte rilevante
di quei cori che grande ruolo avrebbero
avuto nella fortuna dei pezzi
cantati. Riferisce
Clinton Heylin, al cui prezioso lavoro ci siamo
abbondantemente riferiti nel redigere queste pagine, che con rara
accondiscendenza Dylan avesse costruito le musiche per il film
più in
ottemperanza alle idee del regista che alle
proprie. Pat Garrett & Billy The
Kid, fu pubblicato
nel 1973 dalla CBS e come un vino di grande qualità ebbe
bisogno di qualche anno per essere apprezzato pienamente dalla
critica
specializzata. Ci fu una netta spaccatura fra
la risposta del pubblico e
quella degli esegeti. Al
"Semplicemente orrendo" di John Landau, risposero i fan assetati di Zimbo,
scaraventando il singolo nei
Top 30, avvenimento che
non accadeva dai tempi
di Lay Lady Lay. Dylan si stizzì
per l'accoglienza ricevuta dalla critica e
forse covò
la sua vendetta ponendo le basi per il capolavoro che sarà Blood
On The Tracks. Ma a distanza di anni, a bocce ferme, la
colonna sonora che
veste le imprese di Pat Garrett ha
un suo irresistibile fascino,
indipendentemente
dall'apogeo toccato con Knockin' On Heaven's Door.
Dedicato a Peckinpah, il disco si apre con uno splendido
strumentale in cui
giganteggia la chitarra di Bruce
Langhorn con i suoi suadenti fraseggi.
È l'atmosfera "caliente", messicaneggiante che Dylan adorava e
che
riproporrà poi in "Romance In Durango". Cadenzata e
contrassegnata dal
costante rullio dei bongos di Russ
Kunkel segue "Cantina theme (Workin' for
the law)".
Langhorn affianca Jim Mc Guinn, ali abituate ad alte quote, per un
brano interlocutorio, meno magico del precedente, ma pronto a
suggerire
colori e aromi della sierra. "Billy 1" parte
con l'armonica che disegna il
tema portante, mentre le
chitarre costituiscono un solido tappeto sonoro.
Dylan
canta con un pathos fuori ordinanza una canzone ariosa e soleggiata,
fra il pulsare del basso e un intreccio di corde arpeggiate.
"Bunkhouse Theme"
è ancora uno strumentale, solo Dylan
e Carol Hunter. Una notte calda,
ridondante di stelle,
nel patio. Scintillio di arpeggi e una fitta di
nostalgia in fondo al cuore. Conclude la facciata "River Theme" i
cui
vocalizzi volteggiano sul fondo di basso e
chitarre. Brano estatico,
contemplativo, con la voce di
Byron Berline che si aggiunge a quelle
femminili. La
seconda facciata si apre con il luccicante strumentale "Turkey
Chase", old-time trasportato dal facondo fiddle di Byron Berline e dal
Jolly
Roger che altri non è che l'ex leader dei Byrds.
È una preparazione all'epos
del brano guida. Eccola
Knockin' On Heaven's Door, con Dylan che lancia la sua preghiera alle stelle. Un
giro di accordi che ti entra nelle dita e che suoni
naturalmente se solo sei vicino a una chitarra.
Un lamento funebre di angelica consistenza, un ode che è uno dei sigilli
base fra le mille ballate rock.
Qualcuno spieghi ai "kids" che i Guns & Roses non
c'entrano. Si affiggano
manifesti per le strade dove
sia scritto a caratteri cubitali che questa
canzone è
di Dylan, solo di Dylan. Dopo questo lampo, il disco procede
coerente lungo la sua linea. "Final Theme", uno strumentale di grande
rilievo
con il flauto di Gary Foster che conduce la
melodia. Con le chitarre, l'inconfondibile jingle jangle di Roger McGuinn
inghirlanda uno strumentale
ricco di pieni melodici.
Altre due versioni di "Billy" chiudono il disco:
"Billy
4", session messicana sopravvissuta in cui ci sono soltanto Dylan e
Terry Paul, come sarà su Blood On The Tracks, sinfonia
introdotta dal nobile
preludio di Planet Waves. Dylan
canta con voce sfacciata, hobo e gambler,
viandante del
sogno. È lui alla chitarra, con il suo tocco asciutto ed è
lui, naturalmente, nel devastante finale di armonica. "Billy 7" è molto
più
lenta. Anche la voce ha un timbro più profondo.
Scandisce, tesse piccoli
fili. È questa una versione
ancora più intima e confidenziale, quasi
sussurrata
all'orecchio. A lume di candela, nel nerofumo di una cantina, fra
botti di tequila e di vino odoroso. Fa solecchio accostando le
mani sulla
fronte, il vecchio Bob, cercando una luce
lontana che illumini diafane
figure di
cavalieri.
Qualcuno laggiù, nelle riserve indiane, giura che quando il
tramonto si
tuffa nel grande pozzo della notte Billy
The Kid sfianchi ancora il suo
purosangue in lunghe
cavalcate selvagge, al chiarore della luna. Giurano che
canti una triste canzone. A voi che leggete questa storia e siete
arrivati
fino in fondo io so che è stata data in dono
la possibilità di avere questa
visione.
Il grande spirito vi protegga e vi accompagni, amici per
sempre, miei navajos. Andate ad ascoltarvi anche Me and Billy The Kid eseguita
da
Ramblin' Jack Elliott e The Ballad Of Billy The Kid
di Billy Joel, sono
entrambe molto suggestive e se
vogliamo in linea con la leggenda!
BILLY
parole e musica Bob Dylan
Ci sono fucili al di là del fiume puntati
su di te
uomini della legge
sulle tue tracce cercano di catturarti
anche i cacciatori di taglie vorrebbero
acciuffarti
Billy, non gli
piace che tu sia così libero
Accampato tutta la notte alla
berenda
giocando a carte
fino all'alba nella hacienda
vorrebbero spedirti sulla collina degli stivali
Billy, non voltarmi le spalle
Divertendoti con qualche dolce
senorita
la quale ti conduce
nel suo passaggio oscuro
tra
le ombre solitarie
Billy,
sei così lontano da casa
Ci sono occhi dietro gli specchi in spazi
vuoti
buchi di proiettili e
graffi tra gli spazi
c'è
sempre una tacca e dieci passi in più
Billy, e tu te ne vai camminando da
solo
Dicono che Pat Garrett sa dove ti
nascondi
perciò tieni un
occhio aperto quando dormi
ogni piccolo rumore potrebbe essere il tuono
della canna del suo fucile
Le chitarre suoneranno il tuo gran
finale
giù in qualche vicolo
di Tularosa
o forse nella
valle del Rio Pecos
Billy,
sei così lontano da casa
C'è sempre qualche nuovo forestiero che ti
guarda di sottecchi
qualche
stupido dal grilletto facile che tenta la fortuna
e qualche vecchia puttana di San Pedro a fare
avances
avances al tuo
spirito ed alla tua anima
Gli uomini d'affari di Taos vogliono
vederti morto
hanno
assoldato Pat Garrett per forzarti allo scontro
Billy, non ti fa sentire triste
essere ucciso dall'uomo che una volta era
tuo amico?
Abbraccia la tua donna se ne hai
una
ricorda che ad El Paso
una volta ne hai uccisa una
forse era una puttana ma era bollente
Billy, stai correndo da troppo tempo
Le chitarre suoneranno il tuo gran
finale
giù in qualche vicolo
di Tularosa
o forse nella
valle del Rio Pecos
Billy,
sei così lontano da casa
BILLY
words and music Bob Dylan
There's guns across the river aimin' at
ya
Lawman on your trail,
he'd like to catch ya
Bounty
hunters, too, they'd like to get ya
Billy, they don't like you to be so free.
Campin' out all night on the
berenda
Dealin' cards 'til
dawn in the hacienda
Up to
Boot Hill they'd like to send ya
Billy, don't you turn your back on me.
Playin' around with some sweet
senorita
Into her dark
hallway she will lead ya
In
some lonesome shadows she will greet ya
Billy, you're so far away from home.
There's eyes behind the mirrors in empty
places
Bullet holes and
scars between the spaces
There's always one more notch and ten more paces
Billy, and you're walkin' all alone.
They say that Pat Garrett's got your
number
So sleep with one eye
open when you slumber
Every
little sound just might be thunder
Thunder from the barrel of his gun.
Guitars will play your grand
finale
Down in some Tularosa
alley,
Maybe in the Rio
Pecos valley
Billy, you're
so far away from home.
There's always some new stranger sneakin'
glances
Some trigger-happy
fool willin' to take chances
And some old whore from San Pedro to make advances
Advances on your spirit and your
soul.
The businessmen from Taos want you to go
down
They've hired Pat
Garrett to force a showdown.
Billy, don't it make ya feel so low-down
To be shot down by the man who was your
friend?
Hang on to your woman if you got
one
Remember in El Paso,
once, you shot one.
She may
have been a whore, but she was a hot one
Billy, you been runnin' for so long.
Guitars will play your grand
finale
Down in some Tularosa
alley
Maybe in the Rio Pecos
valley
Billy, you're so far
away from home.