Moon Township, PA - Robert Morris
University - UPMC Events Center - November 15, 2021
di Daniel Chester
Watching: un allegro tributo a Pittsburgh e ai suoi fiumi.
Most Likely: buona energia, frizzante e amichevole e fedele e carina,
ben fatta.
Moltitudes: grande sensazione/suono per una grande canzone, cantata
bene... che meraviglia. E’ che questo stesso ragazzo ha scritto Song to
Woody 60 anni fa ed è ancora on the road verso un’altra città!
False Prophet: triste approccio, OK (bluezzzzzzz)
Masterpiece: meravigliosa (violino e pianoforte e chitarra acustica
intrecciati), fortunato a sentirla di nuovo.
Black Rider: bella atmosfera ma niente di speciale...preferirei sentire
qualcosa da New Morning o Infedels.
I'll Be Your Baby: versione completamente diversa, ha fatto un bel
cambiamento (in contrasto con il ritmo dell'originale).
My Own Version: un'altra bella atmosfera e alcune linee molto belle
cantate bene, beh... forse una performance in cui un piccolo assolo di
chitarra avrebbe avuto effetto.
To Be Alone: la chitarra acustica, il violino e il contrabbasso fanno
una potente combinazione... scelta divertente.
Early Roman: privo della necessaria grinta... non sono un grande fan di
questo brano, ma non sono sicuro che un brano possa sopravvivere a
questo trattamento.
Key West: il pianoforte ha preso delle belle note e la fisarmonica ha
funzionato.
Serve Somebody: quasi una melodia diversa eppure ha catturato
l'attenzione, in particolare con i nuovi testi, fatta a modo suo ed è
stata abbastanza piacevole.
I've Made Up My Mind: ben concepita ed eseguita, completamente in forma,
serata con certe righe che catturano di nuovo l'attenzione.
Melancholy: breve e dolce (e triste) e perfettamente adatta a questo
spettacolo.
Mather of Muses: tenera e ben eseguita e ben cantata...pianoforte e
chitarra durante le pause stavamo bene insieme... non la conoscevo
ancora davvero, proprio bene...”Ho già vissuto di gran lunga la mia
vita”'...avrebbe potuto chiudere con questa.
Jimmy Reed: niente male...buona scelta per questa preziosa slot.
Every Grain: uno dei suoi hit di tutti i tempi e la scelta perfetta per
mandare le persone a casa con... felice di risentirti.
I chitarristi (soprattutto Britt) bene, Herron anche e il pianoforte
verticale e il contrabbasso sono perfetti: suonare roba nuova a 80 anni
e farlo sembrare così naturale e del suo tempo non è un semplice trucco
da festa tra amici.
Il canto andava benissimo, così divertente essere di nuovo tra il
pubblico.
Band unita e il suono e i testi e l'atmosfera fatti per una speciale
notte – Highlights (in ordine): Moltitudes; Masterpiece, Every Grain,
Mother of Muses.
Grazie a tutti, Daniel Chester
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Recensione di Mitchell
Non ho mai scritto una recensione di un concerto di Dylan, ma mi sono
sentito in dovere di scriverne una per il concerto di ieri alla Moon
Township PA. Se fosse il nostro 53° concerto di Dylan, tornando indietro
al tour con The Band negli anni '70. Non farò un'analisi dettagliata di
ogni canzone. Generalmente, è stata una rielaborazione totale
dell'ultimo spettacolo che abbiamo visto a Washington, D.C. pre-COVID
(in realtà il suo ultimo spettacolo pre-COVID). È stata una
rielaborazione totale della scaletta e della band.
Sento che la rielaborazione della scaletta è stata più di una semplice
pubblicità per il nuovo disco. Tutte le selezioni delle canzoni
puntavano chiaramente al passato guardando al futuro - un futuro non in
questo mondo. È contemplativo e mondano. Che ci piaccia o no, sento che
sta cercando di riportare un messaggio con le due gospel songs che ha
ripreso.
La band sta ancora cercando di trovare spunti da Bob. Hanno fatto un
buonissimo lavoro. Non sono un musicista, ma sono sicuro che non sia
facile suonare con Bob. E il pubblico è stato fantastico, molto
riconoscente ma anche molto rispettoso dell'uomo e della musica. Per
quanto riguarda le singole canzoni, “Mother of Muses” è ancora più
simile a un inno che sull'album. Chiaramente una preghiera
e un'offerta di ringraziamento. Mi ha fatto venire i brividi lungo la
schiena. La cosa che mi ha reso triste per lo spettacolo è stato il
chiaro dolore fisico in cui Bob sta navigando. Lui è chiaramente ancora
molto acuto mentalmente, era fantastico con i testi, la sua voce era
fantastica e sembrava divertirsi. Ma, contrariamente alla sua posizione
al centro della scena pre COVID, semplicemente non poteva farlo ora. Lui
ha dovuto tenersi al pianoforte e anche così, è stato dietro al
pianoforte per la maggior parte delle canzoni. Si è seduto molto dietro
il pianoforte. Non sta in piedi dritto. È stato aiutato a scendere i
gradini dal retro del palco.
Chiaramente la sua schiena/fianchi gli fanno male. Penso che dobbiamo
accettarlo così com’è, lui significherà sempre tanto per noi, ma il suo
corpo è quello di un uomo di 80 anni.
Non so perché continui a fare spettacoli dopo spettacoli quando è così
difficile fisicamente. Forse fa parte di un "patto" che ha fatto molti
anni fa come disse una volta. Forse vuole esibirsi finché potrà. Forse
la pura gioia di suonare. Chi lo sa. Mi ricorda quasi Papa Giovanni
Paolo II, che ha insistito per viaggiare e predicare anche quando
soffriva molto. Qualunque sia la ragione, ero così felice per essere lì
e spero di rivederlo a Washington il 2 dicembre.
Mitchell
Lunedì 29 Novembre 2021
Boston, Massachusetts - BOCH Center -
Wang Theatre - November 27, 2021
1. Watching The River Flow
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine)
3. I Contain Multitudes
4. False Prophet
5. When I Paint My Masterpiece
6. Black Rider
7. I'll Be Your Baby Tonight
8. My Own Version of You
9. Early Roman Kings
10. To Be Alone With You
11. Key West (Philosopher Pirate)
12. Gotta Serve Somebody
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You
14. Melancholy Mood
15. Mother of Muses
16. Goodbye Jimmy Reed
Non è ancora detta l'ultima parola su uno
dei periodi più controversi della parabola artistica di Bob Dylan. La
pubblicazione per il grande pubblico di questa nuova uscita antologica
getta luce su un periodo che divide da più di cinquant'anni i suoi
estimatori, i detrattori e in certi casi anche i fan più sfegatati.
Eppure se ci si abbandona davvero all'ascolto, in senso pieno e
profondo, questo "1970" convince tutti a mani basse. Di certo avrà
influito essermi trovato ben predisposto e in fase dylaniana e
dylanista. Confesso che da un po' di giorni non ascolto altro, a
eccezione di artisti comunque limitrofi e paralleli come The Band, Tom
Petty, Van Morrison e George Harrison.
Proprio l'ex Beatle gentile arricchisce queste registrazioni con alcune
performance, forse non proprio memorabili, ma che sono il primo atto
formale di quella che poi sarebbe diventato una lunga e proficua
amicizia. Bob Dylan e George Harrison incroceranno infatti i flussi
(passatemi la citazione di Ghostbusters) e le note delle loro chitarre
più avanti, lungo la strada. Le uscite retrospettive di Bob Dylan sono
una cosa per veri appassionati e collezionisti completisti. Se come me
aspirate a conoscere tutto quello che Dylan ha realizzato in studio di
registrazione, questa "50th Anniversary Collection 1970" farà di sicuro
al caso vostro, mentre in caso contrario vi consiglio di passare
direttamente alla prossima, più importante uscita. Presto o tardi ci
sarà altra carne al fuoco, in questo grande falò che accompagna la
nostra esistenza del ricco, monumentale canzoniere dylaniano. Ed è
interessante come questo sia il materiale che andrà a comporre quello
che il critico Greil Marcus commentava con la famosa espressione "What
is this shit?" frase ripresa in apertura da Michael Simmons nel suo
testo che accompagna le immagini del booklet dai titolo: This is what
this shit is.
Ed è anche vero che questi tre dischi erano già più o meno noti, in
formato di bootleg, oggi però possiamo ascoltarli e ammirarli in una
veste sonora decisamente migliore. Il ché visto che parliamo di un
artista eccellente come Bob Dylan fa eccome la differenza!
Evito di fare citazioni ai brani, perché salvo in qualche caso, si
tratta di pezzi già noti, incluse le versioni alternative delle canzoni
che compongono Self Portrait e New Morning. Eppure basta dare
un'occhiata al ricco booklet per renderci conto del valore di queste
sessioni e dei musicisti che vi hanno preso parte. Non solo Dylan e
George Harrison, dato che gli altri musicisti sono personalità come Al
Kooper, David Bromberg, Harvey Brooks, Charlie Daniels e Ron Cornelius.
Mi fermo qui perché non stiamo parlando di recensire e giudicare brani o
materiale nuovo, ma solo di fare una retrospettiva alternativa di cose
che avevamo già ascoltato e apprezzato. Ciò nonostante per chi conosce
nel dettaglio la discografia di Bob Dylan, ci saranno belle sorprese!
Naturalmente serve, tanto per cambiare, trasporto, interesse e passione.
Merce rara di questi tempi, in effetti. Time Passes Slowly, direbbe
il Buon vecchio Bob!
“Go on, get out! Last words are for fools who haven't said enough!"
(Karl Marx)
Dario Twist of fate
Domenica
28 Novembre 2021
Providence, Rhode Island - Providence
Performing Arts Center - November 26, 2021
1. Watching The River Flow
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine)
3. I Contain Multitudes
4. False Prophet
5. When I Paint My Masterpiece
6. Black Rider
7. I'll Be Your Baby Tonight
8. My Own Version of You
9. Early Roman Kings
10. To Be Alone With You
11. Key West (Philosopher Pirate)
12. Gotta Serve Somebody
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You
14. Melancholy Mood
15. Mother of Muses
16. Goodbye Jimmy Reed
-- Band introductions
17. Every Grain of Sand
Sabato 27 Novembre 2021
Shadows in the Night
“Realizzare questo disco è stato un
autentico privilegio. Tutti conoscevamo molto bene questi brani. È stato
fatto tutto dal vivo, forse in una o due registrazioni. Senza alcuna
sovra incisione. Niente cuffie, niente cabina di registrazione per il
cantante. Di cover ne sono state fatte abbastanza: seppellite. Quello
che io e la mia band stiamo tentando è il procedimento inverso.
Disseppellire i pezzi dalla tomba, per riportarli alla luce del giorno.
Perché questa band non lavora con il favore delle tenebre, o meglio non
sempre!”
(Bob Dylan on “Shadows in the Night”)
Ora, ammetto di non aver seguito con grande interesse "il periodo
Sinatra" di Bob Dylan, tanto che ho acquistato e ascoltato in tempo
reale solo l'ultimo dei tre (o cinque) lavori: Triplicate, ma più che
altro in seguito all'hype post Nobel. Nel 2014 e successivamente nei
primi mesi del 2015, cioè sei anni fa, avevo da poco archiviato una
delle mie parentesi musicali più intense, ma rovinose e fallimentari. Mi
stavo reiventando, grazie anche al coinvolgimento di un amico, che mi
aveva inserito in un discorso di selezione musicale, in giro per Cosenza
e Rende. Confesso che questo Shadows in the Night non mi aveva proprio
coinvolto e preso subito. Ci sono voluti anni e molti ascolti. Successe
di peggio con il secondo, Fallen Angels che per quasi 4 anni non ho
nemmeno ascoltato, e oggi mi rendo conto del grave sbaglio, visto che
dei tre lavori dedicati al songbook americano noto come "Sinatra Era"
resta attualmente il mio preferito.
Eppure, tutto inizia, si fa per dire, il 3 febbraio 2015, quando Dylan
ha dato alle stampe questo 36esimo lavoro in studio: Shadows in the
Night, composto da dieci tracce e nessun brano autografo, ovviamente,
sequel del fortunato Tempest, che fino allo scorso 2020 resterà l'ultimo
disco di Bob Dylan con brani autografi. Passata la tempesta Dylan
tornerà a dimostrare il proprio valore come autore di brani propri. Qui
si cimentava per la prima volta con il repertorio Sinatra, portando
all'estremo le proprie idee che già dal 2001, con Love and Theft, aveva
iniziato ad esplorare, con brani composti in stile swing, jazzati e
altro. Piaccia o meno, la visione musicale e poetica di Dylan si
allontana sempre più dallo stile che lo aveva reso celebre e popolare,
quello del folk-rock anni 60-70. Per cultori e per veri audiofili
appassionati.
Dario Twist of Greco
Venerdì 26 Novembre 2021
Charleston, West Virginia - Charleston
Municipal Auditorium - November 13, 2021
di Susan Laing
… dita tese che puntavano in aria per dare enfasi, per me questo era la
sua magistrale posizione di fronte al denigratore di "Giuda" a
Manchester il 16 maggio 1966.
Sabato sera, Charleston W.V. - 13 novembre 2021 e quel ribelle è stato
un confronto con la verità universale che il tempo conferma e offre.
Ancora una volta è stato magistrale. Liscio e memorabile come il miglior
whisky completo di retrogusto… una miscela davvero complessa. L'intero
concerto è stato il mio momento clou personale.
Commenti degli amici:
Dan (venuto da Superior W.I.)
“Questa è la prima volta che vedo Dylan e mi sono davvero divertito con
la forte
voce, è stato un'icona per tutta la mia vita ed è stato fantastico
colmare con lui la mia lista dei desideri”
Isaac (venuto da Houston TX - ascoltato Dylan dalla nascita)
" In questo periodo di tempo la performance di Dylan continua a
migliorare in
tutte le sfumature"
PS Bob si muove in modi misteriosi - Isaac ha finalmente deciso di fare
il vaccino il giorno in cui i biglietti di New York sono stati messi in
vendita.
Rich (venuto da Duluth MN … il padre di Isaac)
“Seguo Dylan dal 1980 e lo spettacolo di stasera è stato grandioso,
forte come sempre”
PS tutta la sua famiglia sarà insieme per il concerto al Beacon Theatre.
Lauren (da Charleston)
"Ho sempre desiderato vedere Dylan ed era diverso da quello che mi ero
immaginata…l'ho studiato sui dischi ma dal vivo è proprio così
diverso... 'Key West' era il mio preferito!”
L'intero concerto è stato il mio momento clou.
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Review by Brien Lewis
Questo è stato il mio terzo spettacolo in questo tour dopo Cincinnati e
Louisville.
Rispetto al nuovo e imponente Aronoff Center di Cincinnati e lo
spettacolare palazzo decorato di Louisville, l'Auditorium municipale di
Charleston era un pò' antico, un brutale pasticcio architettonica. La
sua ampiezza lo faceva sentire molto meno intimo, una sensazione
aggravata dal fatto che c'erano diversi posti nella parte posteriore,
lati e balcone rimasti invenduti. Detto questo, le persone tra la folla
erano cordiali e
riconoscenti - specialmente la giovane donna vicino a me (non avrebbe
potuto avere più di circa 15 anni) ed era al suo primo spettacolo di
Dylan. Lei era così
eccitata e ha detto che l'unica cosa che poteva renderlo migliore per
lei era
quando suonava con The Band o Johnny Cash, quindi lei conosceva molto
bene quel periodo di Bob.
La folla è rimasta per lo più seduta (il che ha aiutato la visibilità
del locale che non era invidiabile e se qualcuno un pò alto fosse stato
in piedi di fronte a te la tua vista sarebbe stata notevolmente
ostacolata). Era un pubblico entusiasta però, con
applausi forti e sinceri anche in determinate battute o momenti come
alla fine di ogni canzone. L'unica chiacchierata di Bob è arrivata
durante la presentazione della band,
e mentre stava presentando Tony Garnier ha fatto un riferimento al
cantautore di "Giddy Up Go" come proveniente da "questo posto". (A
proposito, Bob ha ragione: Woodrow Wilson "Red" Sorvine è di Charleston,
West Virginia - il Premio Nobel non smette mai di stupire con la sua
enciclopedica conoscenza della musica americana e tradizionale!)
Dato che la scaletta era la stessa degli spettacoli precedenti, non mi
soffermerò su di essa tranne che per citare alcuni elementi che si sono
distinti. La band migliora ad ogni spettacolo mentre imparano a vicenda
le canzoni e le mosse di Bob, particolarmente evidenti su "Key West" che
migliora ad ogni performance.
"Goodbye Jimmy Reed" sembrava iniziare un pò lenta e irregolare ma si è
aggiustata anche se non sembrava avere la stessa grinta delle notti
precedenti.
"Gotta Serve Somebody" continua ad essere il rock di spicco con un
arrangiamento che fa davvero alzare e muovere la folla. Per me i momenti
salienti continuano
per essere i momenti (e a volte sono solo momenti) in cui Bob esce allo
scoperto
da dietro il pianoforte, si accovaccia un pò, e davvero ci *consegna* i
testi del nuovo materiale di "Rough and Rowdy Ways". Il fuoriclasse
continua ad essere l'affascinante "I Contain Multitudes" ma "Black
Rider" diventa più interessante dopo ogni interpretazione.
Dovrebbe essere ovvio ma... non perdetevi uno spettacolo se potete farne
a meno.
Le prestazioni vocali di Bob continuano ad essere le migliori negli
ultimi dodici anni che sono andato ai suoi concerti ed è stata una bella
sensazione divertirsi
di nuovo con musica dal vivo. Grazie, Bob e band, per essere venuti
ancora in tour
ancora.
Il rapporto tra Van Morrison e Jack
Kerouac (padre del movimento Beat)
clicca qui
Giovedì 25 Novembre 2021
Port Chester, New York - Capitol
Theatre - November 23, 2021
1. Watching The River Flow
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine)
3. I Contain Multitudes
4. False Prophet
5. When I Paint My Masterpiece
6. Black Rider
7. I'll Be Your Baby Tonight
8. My Own Version of You
9. Early Roman Kings
10. To Be Alone With You
11. Key West (Philosopher Pirate)
12. Gotta Serve Somebody
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You
14. Melancholy Mood
15. Mother of Muses
16. Goodbye Jimmy Reed
Louisville, Kentucky - Louisville
Palace - November 12, 2021
di Laurette Maillet
Louisville Novembre 11. Dopo il disastro di Knoxville; ho perso lo
spettacolo a causa del ritardo dell'autobus Greyhound, spero in meglio
qui a Louisville. Mi hanno già assicurato un biglietto. Grazie a Corky,
mio buon Samaritano locale. Dopo il ritardo dell'autobus Greyhound di 4
ore a Knoxville (di nuovo) raggiungo Louisville giusto in tempo perché
l’amico David mi venga a prendere dopo il suo lavoro. Questo è un giorno
libero, quindi David mi invita a una festa con vino ed amici la sera. Mi
diverto ma mi sento stanca e fuori posto. Non bevo molti alcolici. Provo
i vini bianchi ma non mi va.
12 novembre, David mi porta alla casa natale di Muhammad Ali e alla sua
tomba (di Muhammad Ali non di David :)) al cimitero di Louisville.
Finora tutto bene! David mi lascia al Palace intorno alle 18:00, faccio
una passeggiata in giro per il teatro per un'ora in attesa di entrare.
La mia borsa a mano è troppo grande per la Security del teatro, quindi
metto tutti i miei oggetti in tasca e nascondo la borsa sotto la mia
giacca! Il teatro è stupendo, un vero museo in sé. Mi sono persa perché
non c'erano indicazioni evidenti e gli uscieri sono scarsi. Ero sicura
di essere sulla balconata ma no, sono al piano terra. Mi siedo vicino ad
un uomo, ops! Lui è Corky, vecchio amico. Iniziamo a chiacchierare
quando Bob Dylan decide di presentarsi tutto vestito di nero. Subito il
pubblico si alza in piedi e così resterà fino alla 7° o all'8° canzone.
Buon per me. Il mio posto è sull'isola e posso... ballare! Bob raccoglie
le buone vibrazioni e offre uno spettacolo notevole. La mia maschera è
abbassata e posso davvero fare il karaoke con Bob. Corky non è meno
entusiasta di me e anche un giovanotto dietro di noi. Ci si sente bene
dopo essersi ritrovati, memoria dei vecchi spettacoli del 2012. E anche
se è un piccolo teatro e una capacità limitata a 3000 posti, l'atmosfera
non è affatto riservata. Non sceglierò di commentare TUTTE le canzoni
perchè per me sono state tutte eseguite perfettamente. Almeno a me, a
ME, sono piaciute tutte. Solo, per me, un aspetto negativo su "Mother Of
Muses”. È anche il tempo per i fans di andare ai... bagni. Era su ERK:
(C'è qualcosa in quella canzone con cui non riesco proprio a
connettermi! Una specie di noiosa preghiera? Ma niente da eccepire sulla
dizione perfetta. Prima di EGOS.
Bob fa una battuta che non capisco e presenta la band. L'intero teatro è
in piedi per il finale. Alla fine Bob passa ancora qualche secondo di
fronte alla folla prima di scomparire. Ottima comunicazione stasera su
entrambi lati. Louisville è una città fantastica! Corky un angelo così
anche David. Io non dormirò stanotte mentre prendo l'autobus delle 2.30
per il .... Prossimo spettacolo. Grazie alla brava gente di Louisville!
Cordialement M.me Maillet.
Mercoledì
24 Novembre 2021
Talkin' 11924 -
sireglamore
Oggetto: Il nostro perfido Lamkin
Preg.mo Tamburo,
sto via qualche mese per affari e subito devo tornare per rimettere
ordine. Senza di me questo sito deraglia. Leggo delle mail imbarazzanti.
Nemmeno distinguo più il vero Miscio dagli apocrifi, mi spiace dirlo
però Miscio, ora che fa il muratore, dimostrandosi più ingrato e infido
di Lamkin, è un po’ una delusione.
Stefano comunque dice bene. Ricordo che molti anni fa, ai tempi del
maggio francese, un vecchietto pugliese mi condusse nel suo orto e mi
implorò: “Sali, forestiero, ti prego, sali sull’albero di fico laggiù e
cogli per me la bella fica nera”. C’erano anche alberi di fiche bianche,
ma lui no, lui voleva la fica nera, l’aveva proprio mitizzata. Anche un
vecchio pescatore, che aveva girato tutti i mari del mondo pur di
evitare la chiamata alle armi, all’alba sulla sua barchetta malferma,
mentre mi insegnava a pescare con le bottiglie esplosive, l’occhio
gonfio di nostalgia per quei bei giorni andati, mi disse: “Le ho provate
di tutti i colori, ma è la donna negra la più calda”. Ecco,
probabilmente anche Dylan ha tale preferenza, io almeno ho sempre avuto
questa sensazione e ora Stefano me lo conferma. L’ultima moglie, per
altro, non è niente male, un bel bocconcino, sembra la Ferilli scolpita
nel cioccolato. Del resto questo mal d’Africa colpisce anche le donne,
soprattutto le donne. Mi raccontano infatti che le rare signore che
hanno avuto il privilegio di venire iniziate ai piaceri del big bamboo
condividano maliziosamente questo segreto: once black, never come back.
Un argomento tabù a cui Dave Van Ronk e Peter, Paul and Mary dedicarono
un brano memorabile: https://youtu.be/tRio-G26y-I
Io provengo dagli altipiani del Nord e tutto ciò non può che
dispiacermi, ma con onestà e spirito sportivo, noi bianchi, dobbiamo
riconoscere alle popolazioni negre questa loro piccola supremazia (mica
tanto piccola, a dire il vero!). Meglio che niente comunque, poveri
disgraziati. Fra le tante cose invece che, con tutta la buona volontà,
non si può riconoscere loro, come avete giustamente già fatto notare
voi, c’è la passione per Dylan. Non è che a loro non piaccia, o che lo
detestino, no, per loro non esiste proprio. Non sanno nemmeno chi sia e,
se anche lo conoscessero, in lui non vedrebbero niente più che un
pallido ragno ashkenazi, intento a tessere una tela di benessere e
privilegi.
Io credo che Bob abbia venduto meno dischi dei Beatles, dei Rolling
Stones e di Michael Jacksons solo perché ha un pubblico circoscritto a
maschi bianchi nordici eterosessuali e istruiti. Quasi tutti ormai molto
anziani per altro e anche un po’ rincoglioniti, come faceva giustamente
notare il nostro Lamkin. Invece donne e omosessuali, bianche intendo,
non è che non lo conoscano, proprio lo odiano, con tutte le loro forze.
Pensano che sia una creatura maligna giunta sulla terra solo per recare
fastidio al prossimo. Sulle lesbiche non ho dati disponibili, credo però
che quelle bianche lo detestino (soprattutto da quando Bob ha disertato
la celebrazione del matrimonio contro natura della figlia meticcia),
mentre quelle negre lo ignorino (ma lo compiangerebbero nel momento in
cui lo dovessero conoscere). Come pure credo lo ignorino i viados (che
però gli etnologi della notte giurano aver sentito talvolta fischiettare
Yesterday). Per quanto riguarda le altre razze penso che gli italiani ne
siano sostanzialmente infastiditi (perché non canta Hurricane ai
concerti), i francesi lo guardino con sospetto, spagnoli e greci lo
ignorino, come del resto, ma per motivi diversi, tutte le popolazioni
oppresse dal Comunismo. E’ poi noto che gli arabi lo vorrebbero far
saltare in aria, mentre gli israeliani (potenzialmente dei supporter)
sono occupati in faccende più urgenti. Coi cinesi, fatta eccezione per
la dolce Juju, c’è l’interazione che si può avere con le cavallette, è
una distanza culturale incolmabile, pertanto non vedo cosa potrebbe
accumunare i pipistrelli bolliti a Bob Dylan. In India invece lo
considerano la reincarnazione di Duryodhana, il principe maligno del
Mahābhārata
https://youtu.be/lBEGDnd9M1k
Gli Indiani d’America, in quei rari momenti in cui non sono ubriachi, ne
rimangono letteralmente sconcertati; è quello che emerge dalle riprese
della Rolling Thunder Revue nella riserva dei Tuscarora (comunque di
Tuscarora ne sono rimasti sette od otto, una riserva è sprecata,
basterebbe un trilocale). Agli zingari, decisamente più integrati nel
contesto sociale, piacerebbe invece occupargli la villa di Malibù mentre
lui è in tournée e arrostire gli agnelli bordo piscina, bevendo birre
stappate coi denti d’oro. A Malta non lo so.
In definitiva penso che Dylan piaccia davvero sono in UK, USA,
Australia, Giappone, paesi del Nord e Scandinavia.
Quindi non credo che Dylan suonerà mai a Kabul, Mombasa, o Saintes
Maries de la Mer. E nemmeno in un gay club. Non penso ci sia da
stupirsene.
Comunque dopo aver colto la fica nera, che il vecchietto pugliese tanto
desiderava, notai stagliarsi all’orizzonte il profilo, velato dalla
foschia, di alcune alture che non ricordavo e pertanto chiesi: “Cosa
sono quelle ombre chiare lassù?”
“Sono le colline dorate della beatitudine, ma non sono per me e per te”
rispose.
”E cosa sono quelle altre ombre scure laggiù?” aggiunsi.
Lui mi rispose: “Quelle sono le buie colline del Metaverso ed è il luogo
in cui siamo tutti diretti”.
Forse un tempo ci si poteva illudere del contrario, ma ora è evidente
che siamo tutti diretti lì.
Il vecchio addentò la fica nera, fece sette giri su sé stesso e cadde
addormentato.
E Johnny Cash? No, quel tanghero non c’entra proprio niente. Al limite
il suo cappotto.
Scusate, ora devo tornare ai miei affari, Sir Eglamore.
Welcome back mio carissimo e prode Sir
Eglamore, sentivo davvero la mancanza del tuo medioevale modo di
giudicare da Margravio plenipotenziario. Forse hai ragione, la mancata
supervisione del tuo vigile occhio fa vacillare questo povero sito, ma
queste sono le logiche conseguenze dell’assenza dell’occhio di Horus,
colui che tutto vede, e vorrei esagerare ancora di più considerandoti
come Udjat, l’occhio della perfezione.
Capisco il tuo disappunto nel constatare che il vile Miscio si sia
inconsapevolmente approfittato della tua assenza per confondersi con la
massa degli apocrifi, infatti, come diceva Martin Luther King: “Nulla al
mondo è più pericoloso di un’ignoranza sincera e una stupidità
coscienziosa”.
Ma di questo non possiamo incolpare il misero Miscio per il suo stato
sociale di servo dei servi, che è peggio dello status di schiavo perchè
lo schiavo è obbligato a fare quello che fa, invece il servo si umilia
per sua libera scelta, e questo potrebbe essere trascurabile, anche
sorvolabile se vogliamo, ma assolutamente imperdonabile.
Non so se con Lampkin intendi il triviale personaggio della child ballad
#93, intendendo in questo modo far risaltare la bassezza di Miscio, ma
se è così ci stà, anche se il fatto ti delude profondamente!
Per quanto
concerne i gusti sessuali non credo si possa fare una discussione serena
perchè, a mio parere, ognuno di noi è condizionato dal proprio modo di
essere, quindi i gusti in campo sessuale a volte non sono scelti ma sono
parte del nostro DNA. Se a Bob piacciono le donne di colore a me sta
bene, infatti ne ha sposate due, e molte altre sono state legate a lui
sentimentalmente. Si dice che con Clydie King abbia avuto due figli, ma
questo è gossip non confermato. Jo Ann Harris, una delle sue prime
vocalist, dice che lui ha avuto rapporti con quasi tutte le sue coriste
tranne lei, ma anche qui non possiamo dire dove sia la verità o il
chiacchiericcio. La superiorità materiale dei “coloured” o “colored” che
dir si voglia, sia uomini che donne, è ormai fatto acquisito, dimostrato
soprattutto in quegli sport dove la prestanza e la resistenza fisica è
alla base della prestazione. Ogni razza ha le sue caratteristiche,
quella nera è superiore fisicamente, meglio per loro!
Dobbiamo anche pensare che in Africa, al di fuori delle grandi città
costruite dai bianchi, le immense distese delle savane e delle praterie
sono quasi prive di qualsiasi segno di civiltà, e questo è senz’altro
una grave colpa dei bianchi che, invece di emancipare i neri, hanno
sempre preferito tenerli sotto il loro gioco per depredarli di tutto
quanto era possibile. Quindi non esiste un mercato discografico vero e
prorio nel continente nero, non dovrebbero esserci i numeri per poter
portare il NET attraverso le sconfinate terre africane. Concordo con la
tua dissertazione sulle diverse nazioni che hanno nei confronti di Dylan
opinioni a volte completamente diverse. Fortunatamente Bob se ne fotte
delle opinioni degli altri e tira dritto per la sua strada!
Concordo con te anche sul fatto che tutti siamo preda del Metaverso,
oggi milioni di persone vivono e si esprimono, provano emozioni virtuali
attraverso il proprio avatar, e qui tornano come mazzate ancora le
parole del Reverendo King: “Nulla al mondo è più pericoloso di
un’ignoranza sincera e una stupidità coscienziosa”. Scusa la ripetizione
ma anch’io soffro a volte di cadute di stile!
Son stato davvero contento di leggerti ancora, non saprei dirti perchè
ma le tue parole mi mancavano, spero che continuerai a bacchettarci dal
tuo dorato castello, ovunque esso sia.
Alla prossima, e, scusami, se non ho ancora un avatar che agisce e parla
per me! Mr.Tamburo, :o)
Martedì 23 Novembre 2021
New York, New York - Beacon Theatre -
November 21, 2021
1. Watching The River Flow
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine)
3. I Contain Multitudes
4. False Prophet
5. When I Paint My Masterpiece
6. Black Rider
7. I'll Be Your Baby Tonight
8. My Own Version of You
9. Early Roman Kings
10. To Be Alone With You
11. Key West (Philosopher Pirate)
12. Gotta Serve Somebody
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You
14. Melancholy Mood
15. Mother of Muses
16. Goodbye Jimmy Reed
Cincinnati, Ohio - Aronoff Center for
the Arts - Procter & Gamble Hall - November 9, 2021
di Tom Burke
Bob Dylan ha portato il suo tour "Rough and Rowdy Ways" a Cincinnati
martedì notte. Il poster promozionale proclamava, "le cose non sono
quelle che erano", ma per fortuna, qualcosa non cambia mai, poiché Dylan
e la sua band hanno fornito un grande serata di musica e divertimento.
La band era vestita di nero, così come Dylan, anche se il suo vestito
era impreziosito da un sottile ricamo bianco. Il palco era incorniciato
ai lati e sul retro da un sipario nero, con la band posizionata ben
compatta con Dylan leggermente a centro palco dietro al pianoforte.
L'ambientazione e l'effetto potevano sembrare austeri, ma la musica lo
era di più, spesso fedele al soprannome dei modi rudi e turbolenti del
tour. Lo spettacolo è iniziato con una allegra, ad alta energia,
Watching the River Flow, che è stata seguita da una sbarazzina Most
Likely You Go Your Way (e I'll Go Mine), in entrambe le canzoni Bob al
pianoforte che suonava con grande spirito e vigore. Molte delle canzoni
di Rough and Rowdy Ways, tra cui I Contain Multitudes, False Prophet,
Black Rider, Key West, I've Made up My Mind to Give Myself to You e
Goodbye Jimmy Reed sono state eseguite con Dylan all’inizio al centro
della scena usando un microfono a mano e a metà canzone ritornava al
pianoforte per il finale. Tutte queste tracce, anche se suonano alla
grande nel disco, eseguite dal vivo erano intrise di una profondità
molto maggiore, effetto e risonanza, grazie alle espressioni facciali di
Dylan, al linguaggio del corpo, e il suo stile vocale ineguagliabile.
In uno spettacolo caratterizzato da numerosi highlights, si è distinto
quanto segue: la voce di Dylan enfatica, quasi ringhiosa in False
Prophet; il suo umore malinconico in Key West; e la sua versione
assolutamente all-in e sincera di I've Got My Mind Made Up to Give
Myself to You.
I momenti salienti della band: tutto il lavoro di Tony Garnier di ritmo
accompagnamento, l'accompagnamento di Donnie Herron al violino, lap
steel e molto altro in particolare la sua bellissima fisarmonica che
suona a Key West; Doug Lancio e il doppio lavoro di chitarra solista di
Bob Britt sulla versione hard drive di Gotta Serve Somebody. Prima della
canzone di chiusura, Dylan, che sembrava di buon umore, ha presentato i
membri della band, e poi si è impegnato in un pò di chiacchiere con il
il pubblico, ha detto che Roy Rogers e Marty Balin erano di Cincinnati,
e chiedendosi stravagante, "chissà se si sono mai conosciuti". Lo
spettacolo si è concluso con Dylan che si è esibito nella bellissima
Every Grain of Sand.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
di Joe Hollon
Lo spettacolo del 21/11/21 all'Arnoff Center di Cincinnati era un
duplicato della scaletta di un paio di giorni prima a Columbus, come mi
aspettavo. Tutto quanto la performance era praticamente la stessa ma
senza l'armonica. Io continuo a sentire e leggere le persone che
commentano quanto suona bene la voce di Bob ed è proprio vero. "False
Prophet" ha ha fatto salire alle stelle la mia lista di canzoni
preferite di tutti i tempi ed è stato il momento clou di entrambi gli
spettacoli in Ohio. Un momento divertente in una delle prime canzoni,
Bob si era seccato perchè il cavo del microfono era scollegato! Si è
girato rapidamente e tornato al pianoforte in modo che potesse essere
sentito per il resto della canzone mentre qualcuno si precipitava sul
palco per riparare il microfono. Qualcosa che non ho notato affatto a
Columbus, ma che era in mostra qui: la battaglia in corso tra i fans e
la Security. Molte persone che scattavano foto o video e molti della
Security e Uscieri che puntavano le luci delle loro torce sulle loro
facce. Distraente e frustrante tutt'intorno.
Lunedì 22 Novembre 2021
New York, New York - Beacon Theatre -
November 20, 2021
1. Watching The River Flow
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine)
3. I Contain Multitudes
4. False Prophet
5. When I Paint My Masterpiece
6. Black Rider
7. I'll Be Your Baby Tonight
8. My Own Version of You
9. Early Roman Kings
10. To Be Alone With You
11. Key West (Philosopher Pirate)
12. Gotta Serve Somebody
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You
14. Melancholy Mood
15. Mother of Muses
16. Goodbye Jimmy Reed
Cincinnati, Ohio - Aronoff Center for
the Arts - Procter & Gamble Hall - November 9, 2021
di E.B.
Alcuni dei miei compagni vicini di posto
nella sezione orchestra erano al loro primo (PRIMO!) concerto di Bob
Dylan e ci siamo chiesti ad alta voce cosa aspettarci.
Ho cercato di essere incoraggiante, che potremmo avere la fortuna di
sentire NUOVA musica dal NUOVO album…. Sembravano perplessi nello
scoprire che per loro era qualcosa di molto nuovo da Bob. Qualcosa di
nuovo, diciamo... Sì!
Bob si è esibito in piedi dietro il suo pianoforte verticale a destra
del palco circondato dalla sua band, alcuni volti nuovi e anche alcuni
familiari. Il palco era disadorno (non c'erano più i manichini, luci e
oggetti di scena del 2019) ma la scena era spaventosamente ben
illuminata su un palco drappeggiato in tende scure.
A volte Bob si ritirava al sicuro dietro al pianoforte dopo essersi
spostato al centro del palco per cantare di tanto in tanto - facendo
alcuni piegamenti laterali col ginocchio e facendo passi di danza, così
dimostra che il suo campanello suona ancora.
La cosa che mi ha colpito questa notte è stata la sua impressionante
performance vocale, forte e volitiva, a raccontare storie in modo
ammonitore, enfatico ed enigmatico ma, oh, così irresistibile, eravamo
tutti appesi ad ogni parola.
“Every Grain Of Sand” (una delle mie preferite e una pietra di paragone
per me, perché Bob l'ha cantata al mio primo concerto nell'anno 2006) ha
completato la serata ed è stata una gioia e un dono tremendo e cantata
con bellezza e grazia e molto gradita dal pubblico che non era chiassoso
ma educato, la nostra benedizione a Bob!
(Come proclamava il vecchio manifesto: “In Show e Concert…. Non abbiate
il coraggio di perderlo!”) *****
New York, New York - Beacon Theatre -
November 19, 2021
1. Watching The River Flow
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine)
3. I Contain Multitudes
4. False Prophet
5. When I Paint My Masterpiece
6. Black Rider
7. I'll Be Your Baby Tonight
8. My Own Version of You
9. Early Roman Kings
10. To Be Alone With You
11. Key West (Philosopher Pirate)
12. Gotta Serve Somebody
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You
14. Melancholy Mood
15. Mother of Muses
16. Goodbye Jimmy Reed
Ciao Mr.Tambourine,
trovi anche tu che queste setlists diciamo ingessate tolgano sapore allo
show pur senza niente togliere alla validità? Toglie la speranza nel
pezzo che non senti da molto, e, sapendo cosa andrai a sentire, diventa
un pò come vedere un film già visto.
Comunque Bob è sempre Bob! Che Dio ce lo conservi!
Marina.
Fondamentalmente devo
darti ragione cara Marina, ma lasciami dire che, a mio modestissimo
parere, questi primi spettacoli dopo la forzata sosta Covid-19 e la
nuova formazione necessitano di un buon rodaggio per limare le piccole
cose che inevitabilmente fan parte di uno show ed di una band
praticamente debuttante. Son convinto che nel proseguio delle prossima
tappe, quando tutti avranno preso maggior fiducia e sicurezza potremo
certamente leggere recensioni migliori delle ultime, recensioni che non
sottolineeranno più le incertezze! Sinceramente al momento sembra che
questa prima parte di spettacoli si concluda il 2 Dicembre non essendo
state comunicate altre date, quindi per il prossimo tratto del Tour
dovremo aspettare l'anno venturo. Grazie per il parere, alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Sabato 20 Novembre 2021
Talkin' 11922 -
sillcatt
Oggetto: Intervista a Colin Allen
Carissimo Tambourine, ecco un’altra bella
intervista di Ray Padgett per la serie “Ho
suonato con Bob”. È con Colin Allen,
batterista nel tour europeo 1984 che vide finalmente Dylan esibirsi
anche in Italia.
Saluti a tutti e alla prossima!
Silvano.
HO SUONATO CON
BOB
Un’intervista con Colin Allen,
batterista di Bob Dylan nel 1984
Oggi [8 luglio 2020] ricorre il 36°
anniversario del concerto conclusivo del tour 1984 di Bob Dylan. Non
posso quindi fare a meno di pubblicare questa intervista con Colin
Allen, batterista di quel tour.
Prima di Bob, Colin Allen aveva avuto una brillante carriera come
batterista blues suonando con John Mayall e i suoi Bluesbreakers, Focus
e Andy Summers prima dei Police. Oltre al lavoro con le sue band, ha
scritto canzoni per i Wings di Paul McCartney, Fleetwood Mac e altri. Ha
lavorato molto con Mick Taylor, sia prima che dopo il periodo di Mick
con i Rolling Stones.
Un paio di anni fa ha pubblicato il suo libro di memorie, “From
Bournemouth to Beverly Hills: Tales of a Tub-Thumper”. C’è anche una
bella ed esauriente biografia sul sito Bournemouth Beat Boom.
Ecco la mia conversazione con Colin Allen, condotta via e-mail il mese
scorso.
(La band 1984. Da sinistra: Bob Dylan,
Colin Allen, Greg Sutton, Ian McLagan, Mick Taylor.)
Ray Padgett: Come entrasti nella band
di Dylan? Fu Mick Taylor il collegamento?
Colin Allen: Sì, esattamente. In genere nel mondo della musica conta chi
conosci, non quello che conosci, purché tu sia considerato
sufficientemente bravo da reggere un concerto. Da quando suonammo
insieme con John Mayall nel '68/'69, Mick e io non ci siamo mai persi di
vista e di tanto in tanto mi sono trovato coinvolto in vari progetti con
lui.
Nell'82 vivevo a Los Angeles, il che mi aveva portato quell'anno e
l’anno dopo a suonare di nuovo con Mick e John Mayall in una reunion dei
Bluesbreakers [*nota 1]. Quando programmarono il tour europeo di Dylan,
io ero a Los Angeles e ancora fresco nella memoria di Mick: così lui mi
chiamò per dirmi che Bob stava selezionando i batteristi e se mi
interessava provare. Mi presentai e ottenni il lavoro, soprattutto,
penso, perché avevo Mick dalla mia parte.
RP: Eri un fan di Bob? Quando proponeva brani relativamente oscuri
come "When You Gonna Wake Up", li conoscevi?
CA: Fan è una parola un pò forte, non sono mai stato un fan della musica
legata alla scena folk americana, fatta eccezione per Joni Mitchell e
Tim Hardin. Ma naturalmente conoscevo Bob. Non puoi sfuggire alle sue
canzoni. Era sempre alla radio e sui giornali per un motivo o per un
altro. Il tour doveva promuovere l'album “Infidels” e fortunatamente il
mio coinquilino ne aveva una copia, quindi l'avevo ascoltato. Ovviamente
conoscevo anche i suoi pezzi più famosi e quello che non conoscevo
poteva essere imparato velocemente, le sue canzoni non sono molto
complicate. Per aiutarci, diede a ogni membro della band quattro
cassette piene di suoi brani.
RP: Poco prima, Bob si era esibito al Dave Letterman Show
accompagnato da un trio punk di Los Angeles, The Plugz. [*nota 2]
Immagino che alcune persone si chiedessero se sarebbe andato in tournée
con loro. Conoscevi quella performance? Se ne parlò?
CA: Sì, sapevo di quella cosa al Letterman e dopo la vidi. Solo Bob sa
cosa c’entrasse.
Non se ne parlò, anche se al mio primo giorno di prove con Bob c’era
Tony Marsico a suonare il basso. Non ci scambiammo una parola - immagino
che volesse alla batteria il suo compagno dei Plugz, Charlie Quintana
[*nota 3]. In precedenza [Marsico] aveva provato con il mio amico Ian
Wallace, che era già stato in tournée con Bob [nel tour mondiale 1978].
Il mio secondo giorno a casa di Bob, [il bassista] Greg Sutton era lì e
ci siamo subito piaciuti. Come me, aveva familiarità con l'album
“Infidels”, quindi tutte le canzoni che suonammo di quell'album erano in
qualche modo come il disco. E questa potrebbe essere stata la ragione
per cui dissero a entrambi che il tour era nostro.
RP: Quando hai saputo che il lavoro era tuo? Te lo disse Bob?
CA: Lo scoprii il secondo giorno, quando incontrai Greg [Sutton]. Ad un
certo punto Mick [Taylor] scomparve in un'altra stanza con Bob. Quando
tornarono, Mick si avvicinò a me, si chinò e mi sussurrò: "Hai il
lavoro". Questo è tutto. Anche a Greg fu detto lo stesso giorno, da chi
non ho idea.
RP: Puoi dirmi di più su come andarono le audizioni? Sto cercando di
immaginare com'erano, chi c'era, dove, quanto tempo c’è voluto,
eccetera.
CA: Per incontrare Bob, come prima cosa guidai lungo l'autostrada
costiera del Pacifico, direzione nord, fino alla sua polverosa
abitazione simile a un ranch, a Point Dume, circa due miglia e mezzo
dopo Malibu. Immagino mi ci volle un'ora dal mio appartamento. Mick
Taylor mi salutò appena scesi dalla macchina e mi portò in casa. Salutai
e strinsi la mano a Bob, e iniziai a sistemare la mia batteria con il
resto dell'attrezzatura nell'area della cucina. A Bob non fu detto molto
di più. Salutai il bassista e questo è tutto. Per lo più scambiai
commenti con Mick che non vedevo da un pò.
Tra una canzone e l’altra penso di aver trascorso circa quattro ore in
compagnia del grande uomo. Non ricordo che ci fossero altri lì, anche se
in casa poteva esserci qualcuno. Alla fine mi chiesero di presentarmi il
giorno dopo. Dissi ok e me ne andai.
Le prove a casa di Bob continuarono per altri tre giorni, principalmente
per trovare un tastierista. Vennero Benmont Tench e Nicky Hopkins, ma
per motivi personali non poterono accettare. Alla fine arrivò Ian
McLagan e fu perfetto - un altro vecchio amico nella band!
Una volta entrato Ian, la fase successiva delle prove si spostò al
Beverly Hills Theatre. Era sempre la stessa procedura: Bob iniziava le
canzoni strimpellando e noi lo seguivamo. A volte poteva essere una
canzone dei Rolling Stones, giusto per divertirci. Una volta iniziò a
cantare "Karma Chameleon" di Boy George.
Fondamentalmente, direi che Bob stesse facendo un elenco mentale di
tutte le canzoni che portavano un soddisfacente livello di buone
sensazioni, senza alcun approccio del tipo "Tu suona questa e io suonerò
quella" - non c'è mai stato niente di tutto ciò. Alla fine immagino che
pensasse di avere una scaletta.
A parte un paio di brani abbandonati all'inizio del tour, le cose
rimasero più o meno le stesse, anche se c'era sempre la possibilità che
lui volesse suonare qualcosa che aveva in testa. Verso la fine del tour
suonammo un paio di volte "Knocking on Heaven's Door", e non l’avevamo
mai provata. "Señor" è stata un'altra canzone che entrò in setlist verso
la fine. Suonammo anche “Lay Lady Lay", una sola volta in Spagna,
proprio davanti a migliaia di persone. Durante i bis, poi, poteva
succedere di tutto e spesso accadeva.
RP: Come approcciavi le parti di batteria? In molti casi gli
arrangiamenti erano assai diversi dalle registrazioni in studio.
CA: Non ho dato molti pensieri alle parti di batteria, a meno che non
fossero cose particolari. Per lo più ascoltavo quello che veniva suonato
e mi univo - se suonava bene, allora quella era la parte di batteria,
tranne ravvivarla un pò man mano che mi abituavo alla canzone. C'erano
alcuni brani in cui io battevo il tempo, ma per il resto iniziava Bob
con la sua chitarra. La band si sarebbe poi unita suonando i lick
introduttivi dei rispettivi strumenti, se previsti.
Anche se stavo battendo il tempo sul charleston, aspettavo sempre il
primo verso della canzone, così che il mio controtempo sul rullante
fosse nel posto giusto in relazione alla melodia. Artisti come Bob, che
hanno suonato per molto tempo da soli, a volte possono ritardare
l’entrata e iniziare a cantare senza pensare a dove si trovano nella
battuta; il che significa che il povero vecchio batterista deve
arrangiarsi e provare un ritmo diverso. Ma ero determinato a non farlo
succedere, e così è stato.
RP: Bob ti sembrava a suo agio? Erano anni che non faceva un tour con
una band così piccola.
CA: Nessuno di noi ebbe mai un atteggiamento che non fosse totalmente
positivo.
Persino all’inizio, quando succedeva di tutto, con i giornalisti che
dicevano quanto fossero pessimi gli spettacoli, eccetera eccetera.
Quegli scribacchini non avevano idea che stavamo facendo aggiustamenti
sul palco mentre ci esibivamo, rischiando, in tempo reale. Dopo circa
una settimana le cose andarono a posto, come previsto. Cosa pensasse Bob
è impossibile saperlo; con lui era qualcosa tipo "andiamo, ci vediamo
alla fine".
RP: Com'erano le cose nel backstage e negli spostamenti? Stavate
assieme o ognuno si faceva le proprie cose?
CA: Il backstage era divertente: molte risate, specialmente con il
progredire del tour. Fu fantastico avere Santana in quel tour. Lui e la
sua band erano tipi fantastici. Bello anche avere un nostro aereo, un
vecchio Vickers Viscount, così che viaggiammo tutti insieme, incluso il
promotor Bill Graham. Anche i figli di Bob, Jesse e Jakob, viaggiarono
con noi, oltre al cugino di Bob, Stan Golden, il “dentista delle star”
di Los Angeles, che fungeva da compagno di viaggio del pezzo grosso. In
tour portarono anche un tavolo da ping-pong e siccome da adolescente
avevo giocato ad alti livelli, giocavo spesso un pò con tutti, incluso
Bill Graham e il giovane Jesse Dylan.
RP: Ogni sera Greg Sutton cantava un brano, in genere "I’ve Got to
Use My Imagination". Come mai? Bob aveva bisogno di una pausa?
CA: La cantò in quasi tutti gli show. Uno degli autori era Barry
Goldberg, che credo fosse un amico di Greg [*nota 4]. Sono sicuro che
Bob fosse felice di prendersi una pausa. Come sia successo, non ne ho
idea. Greg era davvero un bravo cantante e ha scritto grandi canzoni. È
uno degli autori di “Stop”, il successo di Sam Brown. Joe Cocker ha
anche registrato suoi brani.
RP: Hai interagito molto con Carlos
Santana?
CA: No. Bob lo invitò a unirsi a noi per i bis e lui lo fece. A parte
questo, chiacchierammo di tanto in tanto, in aereo o nel backstage, era
molto amichevole. In una data in Francia, i suoi tre percussionisti si
unirono alla nostra band per "All Along the Watchtower". Gran
divertimento!
RP: Nel suo libro di memorie, Joan Baez ha scritto che fu frustrata
da quel tour al punto che se ne andò presto. A quanto pare le era stato
detto che si sarebbe esibita un sacco con Bob, ma non successe. Hai
avuto molti contatti con lei mentre era lì?
CA: Nessuna interazione con Miss Baez, a parte uno strano saluto. Per
quanto riguarda la sua partecipazione al tour, questa è una novità per
me. Il suo nome non fu mai menzionato fino alla sua prima apparizione,
credo in Germania. Si è esibita forse in quattro date. Non ricordo che
abbia cantato qualcosa da sola. Di sicuro non provammo niente con lei.
Arrivò sul palco, fece una specie di duo improvvisato con Bob, eseguì
una sorta di danza libera mentre venivano suonati gli assoli e basta.
Tutto un pò superfluo in realtà, ma dico così anche perché non sono mai
stato un suo fan.
RP: C'è qualcosa in particolare che ricordi degli ultimi due
spettacoli, allo stadio di Wembley e allo Slane Castle in Irlanda?
CA: Beh, certo, Wembley fu il colpo grosso. Eric Clapton, Mick Taylor e
Carlos Santana insieme sul palco, oltre a Van Morrison e Chrissie Hynde.
Mi sembra che nel backstage ci fosse anche Mark Knopfler. Parlai
brevemente con l'ex batterista dei Traffic, Jim Capaldi. Anche il
party-boy del tennis Vitas Gerulaitis si fece vedere. Pete Townsend era
seduto accanto a mio cognato nel palco reale. Disse che gli sembrava
suonassimo come gli Stones, il che non era sorprendente, considerando
che nella band c’erano due ex Stones [Mick Taylor e Ian McLagan]. La mia
cara vecchia mamma nel backstage diede un bacio a sorpresa sulla guancia
a Mick Jagger: si è ripreso bene.
Subito dopo lo show partì il volo per Dublino. Allo Slane Castle, il
concerto finale, fummo nuovamente raggiunti da Van the Man e anche da
Bono, che a quanto pare in quel periodo viveva nel castello.
RP: Aspetta un attimo, com’è successo
che tua madre ha baciato Mick Jagger?
CA: Come puoi vedere dalle foto assomigliavo molto a Mick, a parte le
labbra. Nel backstage dello spettacolo di Wembley, trovandomi molto
vicino a Mick, decisi di dirgli che ero seccato per non aver ricevuto il
pagamento di una sessione fatta per l'etichetta degli Stones. All'epoca,
molti anni prima, Mick stava producendo brani per un album di John
Phillips, l'ex cantante dei Mamas & Papas. Mentre parlavo con Jagger,
apparve improvvisamente mia madre e dopo aver esclamato "C'è il sosia di
mio figlio!", afferrò Mick e gli piantò un grosso bacio sulla guancia.
RP: Pensi che l'album “Real Live” abbia reso giustizia al tour?
CA: Non proprio. Alcune tracce andavano bene, ma c'erano altre canzoni
che mi è sempre piaciuto suonare. "Simple Twist of Fate", ad esempio: mi
sembra di ricordare che avessimo un bel ritmo su quella. Anche "Every
Grain of Sand" di solito era molto buona. Nei bis suonavamo "Leopard
Skin Pill Box Hat" che era uno shuffle e avrebbe potuto essere una bella
aggiunta. Furono registrati solo gli ultimi concerti, forse le takes
migliori sono quelle scelte. Immagino che Bob abbia deciso cosa dovesse
andare sull’album. Chissà. Ora non importa tanto, sono passati quasi 40
anni e comunque non sono stato pagato un centesimo per la registrazione.
C'era una clausola nel contratto che stabiliva che qualsiasi
registrazione dal vivo non avrebbe significato alcun compenso extra.
RP: Quando finì il tour, si parlò mai di un seguito? O si sapeva che
finiva così?
CA: Nessun discorso, niente di niente. Non avevamo idea di cosa ci
riservasse il futuro. Una settimana dopo la fine del tour seppi che Bob
era in studio a provare con altri musicisti. Ad ogni modo è stato
divertente viaggiare in giro per l'Europa con un gruppo così grande di
persone. E non è da tutti aver suonato con una leggenda vivente, vero?
*Note:
[1] Quell’edizione dei Bluesbreakers venne in tour anche in Italia, alla
fine del 1982. Con John Mayall, oltre a Mick Taylor e a Colin Allen,
c’era Stephen Thompson al basso.
[2] Mi sia concessa una parentesi personale: nel luglio 1981 vidi i
Plugz in concerto al CBGB’s di New York e non immaginavo proprio che un
giorno avrebbero condiviso il palco con Bob Dylan.
Segnalo inoltre un album apparentemente bizzarro, ma molto interessante
di Daniel Romano che ha rifatto integralmente “Infidels” come se Dylan
si fosse fatto accompagnare dai Plugz anche in sala di incisione.
L’album è uscito nel 2020, si chiama “Daniel Romano’s Outfit Do (What
Could Have Been) Infidels by Bob Dylan & the Plugz”. Vale l’ascolto!
[3] Charlie Quintana entrò poi nella band di Dylan nel 1992,
affiancandosi a Ian Wallace come secondo batterista per 44 concerti.
[4] Scritta da Gerry Goffin e Barry Goldberg, “I’ve Got to Use My
Imagination” è stato un singolo di grande successo di Gladys Knight &
the Pips nel 1973
Bloomington, Indiana - Indiana
University - Indiana University Auditorium - November 7, 2021
di Luke M. Jacobus
Bob Dylan ha fatto uno delle sue tappe nell'Indiana centrale anche
quest' anno. Ho attraversato il campus nel freddo autunnale e le foglie
cadute. Davanti all'Auditorium IU, vicino alla fontana, un artista di
strada, che sembrava aver assorbito più di un pò di bevande liquide, ha
fatto una serenata alla folla che stava entrando nel locale con quelle
che sembravano parodie umoristiche di canzoni di Bob Dylan. Gli sforzi
sembravano vani, ma si sono aggiunti all’aria surreale che è solita per
un concerto di Bob Dylan. Oggi è il primo giorno del cambio dell'ora
legale. Questo è stato probabilmente il mio nono spettacolo in un
periodo di 25 anni.
Una volta dentro, ho esaminato il merchandising, sono passato davanti al
murale Thomas Hart Benton, e salito al mio posto sulla balconata. Questo
si è rivelato essere una bella vista.
Il palco aveva una piattaforma rialzata che era il pavimento per la
band. Pensa a un scatola luminosa gigante. La posizione dei musicisti
era più ravvicinata che in passato. Inoltre, non ho visto l'Academy
Award, né il solito busto che c’era sul palco. Era molto scarso per gli
standard recenti. E’ stato bello sentire le persone parlare di musica,
idee ed esperienze prima dello spettacolo. Ad un certo punto, mentre il
palco era particolarmente buio lo spettacolo è iniziato intorno alle
20:03. Quello che seguì fu uno dei concerti di Bob Dylan più interattivi
che abbia mai visto.
È uscito forte e sembrava molto energico. Una leggera incurvatura che
due anni fa non aveva. Sembrava orgoglioso di stare dritto e alto, anche
mettendo in scena una serie di pose alla Elvis e facendo mosse evocative
del King.
Ho contato quattro volte che tra le canzoni si è preso del tempo per
ringraziare il pubblico e a volte ha fatto altri commenti. Penso che sia
stato dopo To Be Alone WithYou, ci ha ringraziato e che aveva
dimenticato le parole di una strofa. Mi è sembrata una confessione
genuina. Durante le presentazioni della band, ha detto che era bello
essere in un luogo dove ognuno pensa per se stesso. Questo piccolo
discorso potrebbe essere il nuovo schtick, ma sembrava davvero genuino.
Ne ho ascoltati alcuni degli altri spettacoli di questo tour, e non ho
notato questo livello di confidenza. Ero molto sorpreso. Anche tra le
canzoni, ha risposto alle battute del pubblico con un occasionale "ok!",
"sì" o altri piccoli segni di riconoscimento. Penso di aver rilevato
anche un pò di rotazione degli occhi.
Le esibizioni sono state incredibili. Le parole erano chiare e forti
(tranne all’ inizio di alcuni versi). Il mix sonoro e il volume generale
nell'auditorium era eccellente, quasi ideale. Grande, grande cura è
stata data all'esecuzione di queste canzoni, con estremo controllo
vocale. Il suo lavoro al pianoforte per lo più riempiva le lacune, a
volte in modo abbastanza efficace con una sola nota suonata su
importanti passaggi. Altre volte, alcuni abili giochi erano in cima al
mix. Ha suonato l’armonica solo un paio di volte. I microfoni sempre
accesi gli hanno permesso di parlare con la band in sottofondo. Viveva
davvero le canzoni.
Vorrei poter ascoltare di nuovo Gotta Serve Somebody. Sembra che una
riga avesse parole sull'essere in una "casa di cura o una honky tonk",
ma forse ho sentito sbagliato.
Quando non suonava il piano, ero abbastanza in alto per vederlo bene.
Era molto vivo con i gesti quando non martellava i tasti del piano, e
sembrava dare indicazioni alla band, ad un certo punto l'ho visto
condurre con i movimenti di un direttore d'orchestra. Questo è stato
interessante, guardare quello che sembrava essere il controllo diretto
sui musicisti che lo accompagnano.
Per la maggior parte dello spettacolo, Bob Dylan era in ombra. Non
riuscivi a distinguere la sua faccia. Tuttavia, con I've Made Up My Mind
To Give Myself To You tutto è cambiato. Con questa canzone il suo viso
si è illuminato, ed è rimasto così, o almeno visibile, durante tutte le
canzoni che seguirono.
Lo spettacolo, però, non è stato privo di intoppi. All'inizio di Dark
Rider, c'era quello che sembrava essere commozione e un certo
abbassamento di volume durante delle parole. Vorrei aver capito tutto,
perché si è svolto con un microfono aperto. L'ultima cosa che ho
sentito, poco prima che tutto si fosse calmato, suonava come "Suona in
Fa!" E questo è stato detto quasi direttamente nel microfono. Non ho
trovato nulla di tutto questo distraente, ma piuttosto intrigante.
L'unico vero problema che potrei segnalare della serata sarebbe che
diversi versi, sparsi durante lo spettacolo, avevano quello che sembrava
essere un inizio falso, un sussurro o un balbettio. Pensavo che avesse
difficoltà a usare il microfono e tenendolo alla giusta distanza dalla
bocca quando lui iniziato a cantare o a parlare, per avere il suono
giusto, altrimenti c'è stato un qualche problema tecnico con uno dei
microfoni, che ha portato al silenziamento o alla interruzione del
suono. Inoltre, sembrava che il cantante e la band non avevano ancora
capito tutti i tempi reciproci, che si manifestavano come esitazione e
incertezza. C'è anche il problema di ricordare le parole. Dato il numero
di brani nuovi e rispolverati, e il fatto che siano stati fermi per un
anno fa diventare tutto è interamente perdonabile.
Il pubblico sembrava dargli un supporto extra in questi momenti, che è
quello che ho penso che abbia evocato i ringraziamenti extra e un
livello di genuina gratitudine, cosa rara nei concerti di Bob Dylan.
Stanotte sembrava offrire scorci dell'essere umano che c’è dietro il
personaggio Bob Dylan.
Come solo preferenza personale, mi piacerebbe aver sentito l'armonica
sulla canzone di chiusura, Every Grain of Sand. È una canzone che ho
sempre voluto sentire dal vivo, e ho ricevuto il regalo stasera; allora,
grazie mille!
Dopo lo spettacolo, ho chiacchierato con uno dei giovani che lavoravano
per l'Auditorium. Hanno detto che avevano 2500 dei 3200 posti occupati.
2353 biglietti venduti il giorno prima. Si potrebbe pensare che questa
sia stata scarsa affluenza, ma hanno detto che era la folla più numerosa
che avessero avuto dalla pandemia. Abbiamo chiacchierato e tutti
indossano le mascherine. Hanno sottolineato che era la politica
dell'Università, dell'Auditorium e di Bob Dylan (!) che le mascherine
fossero obbligatorie. La maggior parte delle persone si son comportate
bene rispettando questa regola stasera.
Luke M. Jacobus, PhD
Professore Associato, Biologia
Indiana Univ. Purdue Univ. Colombo
Giovedì 18 Novembre 2021
Hershey, Pennsylvania - Hershey
Theatre - November 16, 2021
1. Watching The River Flow
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine)
3. I Contain Multitudes
4. False Prophet
5. When I Paint My Masterpiece
6. Black Rider
7. I'll Be Your Baby Tonight
8. My Own Version of You
9. Early Roman Kings
10. To Be Alone With You
11. Key West (Philosopher Pirate)
12. Gotta Serve Somebody
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You
14. Melancholy Mood
15. Mother of Muses
16. Goodbye Jimmy Reed
Caro Mr.Tambourine,
caspiterina, come direbbe Marge, la moglie di Omer, va bè che su questo
sito siam tutti ottuagenari, ma guarda qui alla risposta n°5 (dove
Stefano C. risponde a se stesso, a meno che non sia un altro Stefano,
diciamo Stefano Caspiterina):
http://www.maggiesfarm.eu/talking466.htm .
Che dire, tutti con la memoria fulminata? Come spiega Carrera la
grandezza della canzone sta nel porre quesiti che non hanno soluzione o
possono averne diverse a seconda che cambino i tempi, i luoghi, i
personaggi. Il dilemma è quello tra libertà e responsabilità: quale
prevale? La donna e il tentatore sono figure quasi allegoriche e sono lì
perché vengono dalla tradizione, ma per il dilemma potrebbe andar bene
anche l'autista che per un attimo è indeciso tra il fuggire e il
soccorrere il pedone investito. Occhio ragazzi, che se Sir Eglamore si
accorge che siamo rincitrulliti ci revoca tutti i biglietti omaggio per
la casa del benessere di Ju-Ju. Per quanto riguarda i concerti africani
invece l'osservazione di Stefano è molto azzeccata, in effetti è
un'evidenza che nessuno vedeva. Da una parte ci dice una cosa ovvia, che
la gestione della musica è anch'essa una branca del mercato, un affare,
e in Africa non credo si facciano grandi affari di questo genere.
Dall'altra la condizione sociale africana rende evidente l'aspetto
coloniale dell'industria culturale occidentale, in un contesto in cui la
civilizzazione non ha ancora subito del tutto il processo di
omogeneizzazione che il mercato infligge ad ogni realtà premoderna.
Anche un graffito di Banski funziona male a Nairobi, deve aspettare
l'avvento di un mondo che confonda Anna Frank con Indiana Jones. Un
concerto di Dylan in Africa presupporrebbe l'esistenza di una borghesia
diffusa, benestante e cosmopolita, come nei paesi
industrializzati, preoccupata più dell'introspezione sentimentale che di
portare a casa la pelle giorno per giorno. Invece, rebus stantibus, oggi
Dylan finirebbe solo per fare il buffone di corte della borghesia
compradora africana o dei suoi rampolli, che però ad un concerto di Bob
ci sono già stati quando erano alla London School of Economics.
Ciao, Miscio.
Concordo pienamente
con le tue parole caro Miscio, ma che vogliamo farci, in Africa ed in
Medio Oriente e nei paesi dell'est il mondo sembrta essersi fermato ai
tempi della 1 guerra mondiale, modernità degli armamenti a parte, dove
tutti erano contro tutti senza sapere a chi erano contro, i nostri
soldati, ricordo che nel 1915 la metà della popolazione italiana era
analfabeta, non sapevano ne leggere ne scrivere, in trincea si trovarono
militari provenienti da ogni parte d' Italia che nemmeno potevano
parlarsi perchè ognuno parlava un dialetto diverso dall'altro, non
capivano gli ordini che venivano loro impartiti, capivano solo che
dovevano uccidere o essere uccisi da gente che vestiva una divisa
diversa dalla loro, disperati di ogni contrada agli ordini di un pazzo
dotato del potere assoluto, il Gen. Luigi Cadorna. Cadorna, convinto
sostenitore dell'assalto frontale a oltranza, condusse le massacranti
offensive italiane con una rigidità assoluta durante tutto l'arco del
conflitto sino alla sua destituzione. Per oltre due anni continuò a
sferrare durissime e sanguinose offensive frontali, le cosiddette
"spallate", contro le munite linee difensive austro-ungariche
sull'Isonzo e sul Carso, ottenendo modesti risultati di avanzamento
territoriale. Essi misero a dura prova il nemico, ma ancora di più
l'esercito italiano con perdite enormi di uomini; sorpreso
dall'offensiva austro-tedesca di Caporetto, dovette battere in ritirata
fino alla linea del Piave e, ritenuto responsabile della disfatta, da
lui invece attribuita alla scarsa combattività di alcuni reparti, venne
sostituito dal generale Armando Diaz.
Nel novembre del 1916, Cadorna introdusse tramite circolare il ricorso
alla decimazione, pratica risalente all'antica Roma e assolutamente non
prevista dal codice penale militare, provvedimento che fu disapprovato
con fermezza anche dalla Commissione d'inchiesta di Caporetto che la
definì un "provvedimento selvaggio, che nulla può giustificare".
Credo che in Africa
stiano succedendo cose simili anche se inquadrate in un'altro contesto,
lo ha detto anche in questi giorni Papa Francesco che stanno succedendo
cose orribili, ma tutti se ne fottono, l' Africa è ancora terra di
conquista dalla quale portare via tutto ciò che è possibile. Quanta
verità nelle tue parole, e viva i figli della borghesia africana che
Dylan, loro, l'hanno visto a Londra, e non gliene può fregà de meno dei
loro sudditi!!!
Meglio ragionare sulle
canzoni e sui loro testi, di certo c'è sempre qualcosa da imparare da
Bob!!! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Mercoledì
17 Novembre 2021
Moon Township, Pennsylvania - Robert
Morris University - UPMC Events Center - November 15, 2021
1. Watching The River Flow
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine)
3. I Contain Multitudes
4. False Prophet
5. When I Paint My Masterpiece
6. Black Rider
7. I'll Be Your Baby Tonight
8. My Own Version of You
9. Early Roman Kings
10. To Be Alone With You
11. Key West (Philosopher Pirate)
12. Gotta Serve Somebody
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You
14. Melancholy Mood
15. Mother of Muses
16. Goodbye Jimmy Reed
-- Band introductions
17. Every Grain of Sand
Martedì 16 Novembre 2021
Talkin' 11920 -
catestef
Mentre leggevo l'intervista alla cantante
di colore Regina McCrary qui su Maggie's Farm pensavo che Dylan non ha
mai suonato in Africa. Eppure Dylan ha un forte legame con le genti
afro. Basti pensare alle numerose songs dedicate alle persone di
colore...McTell, Hattie Carroll, Rubin Carter, Emmet Till, anche la
stessa Man In The Long Balck Coat o al tour religioso con le ragazze del
coro tutte di colore e anche nel tour del 1986 e del 1987 tanto per
dire. Oppure in concerti recenti con la presenza come supporter di Mavis
Staples...e anche nel filmato Shadow Kingdom si vede durante una song
una "attrice" di colore che spolvera la giacca a Dylan mentre canta.
Oppure come non ricordare la sua presenza al video Usa For Africa e al
seguente Live Aid.
Si possono vedere anche delle foto anni 60 di Dylan che canta circondato
da gente afro....Inoltre e non è un mistero che Dylan abbia un anima
blues essendo lui stesso, a detta di molti musicisti che hanno
collaborato con lui, un grande conoscitore di blues e che molte sue
liriche o interpretazioni live suonano molto spesso blues.
Si può aggiungere, nel privato ha sposato una cantante di colore e avuto
una figlia di colore.
Il bello è che in alcuni posti del mondo Dylan non lo conoscono affatto
tipo in Africa....ma anche in Europa la gente afro azzarderei a dire che
non conosce Dylan o non lo ascoltano o non lo seguono. Io personalmente
ai concerti che ho visto di Dylan (circa 40) non ho mai visto ad esempio
tra gli spettatori gente afro. Anche quando sono stato a Londra nel 1995
a vedere Dylan al Brixton....
Cosi ho fatto una piccola ricerca su internet e ho trovato questo.....
Man In The Long Black Coat non parla di gente di colore ma il racconto,
essendo libero a molte interpretazioni, mi piace pensare che sia
ambientato in terra africana....quando Dylan dice nella strofa "african
trees....." oppure pensare che il predicatore nella song sia una persona
afro.
Buona lettura.
Stefano C.
Caro Stefano, nessuno sà perchè Bob non si è
mai esibito in Africa, certo ci saranno delle ragioni, forse di tipo
organizzativo, che non hanno permesso che il NET facesse tappa in
qualche grande città africana.
La figura di Man In
The Long Black Coat pare sia stata ispirata a Bob da Johhny Cash, ma
solo per la parte figurativa.
Nel loro libro Bob
Dylan All the Songs: The Story Behind Every Track, gli autori Philippe
Margotin e Jean-Michel Guesdon riflettono su chi potrebbe essere il
personaggio del titolo: "L'incarnazione della morte, il diavolo stesso?
Ma Satana menzionerebbe la Bibbia? Più poeticamente, il misterioso uomo
vestito di nero potrebbe essere il simbolo di un viaggio, la solitudine
del pellegrino in cammino alla ricerca della verità, ma Dylan non vuole
svelare nulla sull'identità del personaggio e nemmeno della sua
compagna. Nelle sue memorie Chronicles: Volume One, Dylan ha paragonato
la canzone a uno dei più grandi successi di Johnny Cash: "L'ho pensata
come la mia versione di "I Walk the Line", una canzone che avevo sempre
considerato lassù in cima, una tra le più misteriose e rivoluzionarie di
tutti i tempi, una canzone che attacca i tuoi punti più vulnerabili,
parole taglienti che vengono da un maestro».
Per quanto riguarda le
donne di colore Dylan ha sempre mostrato un particolare interesse,
infatti ne ha sposate due, la prima,Carolyn Dennis, figlia della sua
corista Madelyn Quebec. Questa è una breve intervista a Carolyn
pubblicata su "Follow That Dream international" nel dicembre del 1992,
una fanzine di Bruce Springsteen. Sono state tagliate le altre parti
lasciando solo il pezzo relativo a Bob Dylan.
D. Dopo esserti avvicinata al teatro e aver lavorato con Stevie Wonder e
Burt Bacharach hai iniziato la tua lunga collaborazione con Bob Dylan...
R. Sì, sono andata in tournée per un paio di settimane con Burt
Bacharach facendo un tour in Sud America, e sono tornata in seguito ad
una telefonata sorprendente di una ragazza che all'epoca usciva con
Dylan (Clydie King). Ho risposto - per quanto imbarazzante potesse
essere - che non sapevo chi fosse Dylan, Così ho chiamato il sindacato e
ho chiesto "Chi è Bob Dylan? Ho ricevuto una chiamata, vuole che vada a
fare un provino per lui. Chi è?". E il sindacato ha detto "Cosa? Oh mio
Dio! Negli anni Sessanta non c'era nessuno tranne Bob Dylan ed i
Beatles!". Era il maggio 1978 quando l'ho incontrato per la prima volta
e ho iniziato a lavorare per lui, abbiamo fatto un tour e iniziato a
registrare con lui.
D. Dopo il tuo primo tour con lui, hai avuto un ruolo speciale nel
creare le parti vocali...
R. Beh, voglio dire, parlavo con le altre coriste e poi, sai, lui
ovviamente le ascoltava e la decisione finale era sua. Ma sapeva quello
che cercava, persone che potessero inseguire un sentimento, che non
erano presenti tanto per essere lì, ma con la musica dovevano cercare di
dimostrare non quanto si potesse cantare perfettamente, ma che avevano
un storia nelle loro voci, quando cantavamo c'era quella sensazione lì.
Quella sensazione deriva dalle esperienze della vita, ed era quello che
lui cercava. Voleva che il suo spettacolo avesse quel tipo di sentimento
spirituale spontaneo.
Gustati anche questo
video di Carolyn:
La seconda moglia è
stata Darlene Springs, di lei si sà poco, ma pare che il divorzio sia
stato causato dalla eccessiva prodigalità di lei nel fare shopping.
Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 15 Novembre 2021
Charleston, West Virginia - Charleston
Municipal Auditorium - November 13, 2021
1. Watching The River Flow
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine)
3. I Contain Multitudes
4. False Prophet
5. When I Paint My Masterpiece
6. Black Rider
7. I'll Be Your Baby Tonight
8. My Own Version of You
9. Early Roman Kings
10. To Be Alone With You
11. Key West (Philosopher Pirate)
12. Gotta Serve Somebody
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You
14. Melancholy Mood
15. Mother of Muses
16. Goodbye Jimmy Reed
-- Band introductions
17. Every Grain of Sand
Domenica
14 Novembre 2021
Louisville, Kentucky - Louisville
Palace - November 12, 2021
1. Watching The River Flow
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine)
3. I Contain Multitudes
4. False Prophet
5. When I Paint My Masterpiece
6. Black Rider
7. I'll Be Your Baby Tonight
8. My Own Version of You
9. Early Roman Kings
10. To Be Alone With You
11. Key West (Philosopher Pirate)
12. Gotta Serve Somebody
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You
14. Melancholy Mood
15. Mother of Muses
16. Goodbye Jimmy Reed
-- Band introductions
17. Every Grain of Sand
Sabato 13 Novembre 2021
Talkin' 11919 -
silcatt
Carissimo Tamburino, ecco la seconda
parte dell’intervista di Ray Padgett a Larry Campbell (la prima parte è
stata pubblicata sulla Talkin’ 11910
del 3 novembre).
Queste testimonianze raccolte da Padgett cominciano a essere un bel
corpus e a svelarci un quadro interessante del Dylan musicista e
performer. Finora abbiamo quelle di Jim Keltner, Christopher Parker,
Larry Campbell e Regina McCrary (tradotta e pubblicata su Maggie's Farm
proprio oggi. Grazie!).
A breve conto di dedicarmi all’intervista con Colin Allen (batterista
del tour europeo 1984 che vide Dylan per la prima volta in Italia).
Penso che altre ne arriveranno ancora, Ray Padgett mi sembra uno sempre
sul pezzo. Forse si potrebbero raggruppare in un capitolo ad hoc nella
sezione Archivi del sito, ma vedi tu.
Saluti a tutti e alla prossima, Silvano.
Ciao Silvano, credo che la tua sia
un'ottima idea, una sezione dedicata a coloro che hanno suonato con Bob
ed alle loro parole mi sembra proprio perfetta. Raccoglierò le
interviste su una pagina che chiamerò "Ho suonato con Bob" (potete
suggerire un'altro nome). Per il momento rinnovo il grandissimo grazie a
te che impegni tanto del tuo tempo per darci modo di fruire queste
piccole perle che senza di te non ci sarebbero! Un abbraccio, alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Dal Papa a Soy Bomb: Larry Campbell
ricorda undici insoliti show con Bob Dylan.
Qualche giorno fa ho pubblicato una lunga
conversazione con il grande chitarrista (e non solo) Larry Campbell sui
suoi otto anni trascorsi nella band di Bob Dylan. Abbiamo parlato degli
alti e bassi del suo periodo con Dylan, di come si è unito al gruppo e
del perchè se n'è andato.
Come piccolo e divertente poscritto, alla fine della nostra
conversazione ho citato a Larry alcune esibizioni che pensavo ricordasse
particolarmente. Per la maggior parte non erano concerti normali, ma
serate di award, registrazioni di film, all-stars tour e pezzi unici
vari. Li ricordava tutti, abbastanza sicuro e aveva alcuni aneddoti
dietro le quinte da condividere.
Quindi, andando cronologicamente dai suoi primi concerti con Dylan nel
1997 fino al suo ultimo spettacolo nel 2004, ecco Larry Campbell su
undici delle esibizioni più strane o insolite che ha dato con Dylan.
27 SETTEMBRE 1997 – CONCERTO PER IL PAPA
Larry Campbell: Lo ricordo molto bene.
C’erano 400.000 persone là fuori. Il Papa era rimasto lì tutto il giorno
con queste esibizioni internazionali, acrobati, maghi. Poi toccò a noi
suonare alcune canzoni. Eravamo di fronte al pubblico e a sinistra sul
palco c'era il trono del Papa. Era seduto con il mento appoggiato alla
mano, doveva essere esausto.
Suonammo un paio di brani. Io ero alla destra del palco e Bob stava
facendo - ho dimenticato quale canzone fosse, forse "Knockin' on
Heaven's Door". Il regista televisivo, con le sue cuffie, mi si avvicina
mentre sto suonando e dice: "Deve incontrare il Papa! Deve incontrare il
Papa!" Mi guarda come se io dovessi fare qualcosa al riguardo. Tipico
stile italiano. Scuote la testa, guarda l'orologio.
"Deve-incontrare-il-Papa!" E io stavo cercando di suonare.
La canzone finisce, mi avvicino a Bob e gli dico: "Ehi, Bob, questo tipo
mi sta dicendo che devi andare a incontrare il Papa". Bob si guarda
intorno come per dire "Cosa?" Poi il regista gli indica con la mano il
Papa. Allora Bob lascia la sua chitarra a qualcuno, si avvicina al Papa
e gli stringe la mano. Il Papa gli regala un rosario o qualcosa del
genere, Bob torna, suoniamo un altro pezzo e poi è finita. Fu
un'esperienza che non mi sarei mai aspettato di fare. Semplicemente
surreale.
25 FEBBRAIO 1998 – "LOVE SICK" AI GRAMMY AWARDS
Larry Campbell: Bob ebbe l’idea
fantastica di far sembrare la nostra esibizione come una vecchia
performance di Shindig! [Nota 1], dove un gruppo di ragazzi bazzicava
dietro le band, si muoveva e si divertiva. Assunsero delle comparse e le
piazzarono appena dietro di noi, in cerchio.
Al soundcheck andò tutto bene. Poi arrivò l’esibizione. Cominciammo la
canzone e, prima che me ne accorgessi, una di queste comparse arrivò di
corsa, iniziò a ballare e si tolse la maglietta. Sul suo petto aveva
scritto "Soy Bomb" ed era in piedi a ballare accanto a Bob. Bob si gira
verso di me e dice: "Chi diavolo è questo tizio?"
Rispondo: "Non lo so, amico, non lo so." Finché due della sicurezza
uscirono di corsa, afferrarono il ragazzo e lo portarono via. Furono i
suoi 60 secondi di celebrità, o qualunque cosa fosse, proprio lì. Bob
mantenne la calma e continuò. Non ne fu affatto scosso, credo. Per un
attimo pensai che fosse pianificato o qualcosa del genere, ma quando Bob
si è girato a chiedermi "Chi diavolo è questo tizio?" ho capito che non
lo era. Dopo ci abbiamo riso sopra.
MAGGIO 1998 – ALL-STAR TOUR CON VAN MORRISON E JONI MITCHELL
Larry Campbell: Fu fantastico stare con
loro. Dopo ogni spettacolo ci fermavamo nella lounge dell'hotel a
parlare di musica e cose del genere. Van raccontava le sue esperienze in
tour e altre cose. E poi ascoltare Joni ogni notte… Gesù, amico, wow!
Fu davvero un grande tour. Bob voleva migliorare l’esibizione ogni sera.
Avvertivo una sorta di competitività, ma in senso positivo. Non nasceva
da un senso di frustrazione, cosa che potrebbe accadere con Bob. Nasceva
da "Siamo tutti coinvolti insieme. Usciamo e facciamo qualcosa di
forte". E l'abbiamo fatto. Il peso artistico di quelle tre personalità
fu per noi un buon trampolino di lancio per dare il nostro meglio ogni
sera.
Ray Padgett: Cosa intendi quando dici che la competitività a volte
veniva da un senso di frustrazione? Era qualcosa già successo?
LC: Sì, a volte ho avuto questa sensazione. Se c’era stata un’esibizione
particolarmente buona dell’artista di supporto, Bob diventava
competitivo e apparentemente insicuro. Apparentemente. Non lo so per
certo, ma questa è la mia analisi psichiatrica amatoriale. Siamo tutti
insicuri e a volte questo sembrava venir fuori anche da lui.
RP: E questo come influenzava te e la band? Notavi qualcosa sul palco,
oppure si lavorava più sodo al soundcheck del giorno dopo?
LC: Entrambi. Lo vedi a disagio sul palco, ma tu non puoi farci niente.
Tu suoni al meglio che puoi e vai avanti. Ma non voglio che sembri che
succeda solo a Bob, perché capita a tutti. È una cosa normale quando
stai cercando di essere al meglio delle tue possibilità artistiche. Una
sorta di insicurezza, di frustrazione, di sentire che per qualche motivo
non stai dando quello che vorresti dare.
18 APRILE 1999 – "TRAIN OF LOVE" AL JOHNNY CASH TRIBUTE SHOW [Nota 2]
Larry Campbell: In sala prove a New York
eseguimmo la canzone in un sacco di modi diversi. Il modo Johnny Cash,
il modo blues più sporco, il modo più uptempo, ma nessuno ci colpiva.
Poi, mentre eravamo in pausa, successe che David [Kemper, batteria],
Tony [Garnier, basso] e io iniziammo una sorta di jam, una specie di
blues. Non aveva niente a che fare con la canzone. Stavamo solo
improvvisando su una progressione di accordi, o qualcosa del genere.
Allora Bob prese la sua chitarra e disse: "Proviamo qualcosa che abbia
un feeling come questo". Ecco come siamo finiti a fare quella versione.
L’adoro. Sto provando a convincere Teresa [Williams] a fare quella
canzone nello stesso modo. Lei ne tirerebbe fuori il massimo.
GIUGNO - LUGLIO 1999 – TOUR CON PAUL SIMON
Larry Campbell: Ogni sera si alternavano
per chi avrebbe dovuto esibirsi per primo. Se aprivamo noi lo
spettacolo, Paul usciva a fare una canzone con noi alla fine, poi
toccava a lui e alla sua band. Quando invece apriva Paul, Bob usciva e
cantava una canzone con lui e la sua band prima che arrivassimo noi. Era
fantastico, davvero fantastico.
In quel tour ho conosciuto abbastanza bene Paul Simon e ho finito per
lavorare con lui al suo album [“You're the One”] e a un paio di altre
cose. Penso che lui e McCartney siano i due più grandi musicisti della
melodia del 20° secolo.
In più Paul aveva un gran bel lancio. Una delle mie cose preferite in
questi tour estivi, prima o dopo il soundcheck, è uscire sul campo e
lanciare la palla.
Ray Padgett: Adesso mi fai innervosire retroattivamente, al pensiero di
te e Paul Simon che giocate a baseball. Fate tutt’e due un fingerpicking
complicato, sono contento che nessuno si sia rotto il mignolo o qualcosa
del genere.
LC: Sì, buona osservazione! [ride] Paul all'inizio del tour fece una
considerazione, disse: "Io e Bob veniamo dallo stesso punto, ma finiamo
a due estremità diverse. Quello che fa Bob è sempre stato molto più
vicino all'anarchia musicale, io ho cercato di essere il più sofisticato
e controllato possibile.” È davvero interessante, perché
fondamentalmente attingono acqua dallo stesso pozzo, ma la servono in
due modi diversi.
25 MARZO 2001 – "THINGS HAVE CHANGED" AGLI ACADEMY AWARDS
Larry Campbell: Eravamo in Australia e
dovemmo andare in uno studio laggiù. Il regista televisivo aveva
pianificato tutta la faccenda. A Bob non piaceva: l'illuminazione, la
panoramica e tutto il resto. Disse: "Amico, no, no, no. Sbarazzati di
quelle luci, sbarazzati di quelle luci, sbarazzati di quelle luci!”
Finimmo con solo le luci dello studio, cosa che diede un'atmosfera
oscura a lui e alla band sul palco. Ebbi la sensazione che stesse
prendendo in giro il regista, ma funzionò alla grande. Qualche mese fa
ho visto il filmato su YouTube. L'illuminazione sembrava proprio più
naturale di quella che il regista stava cercando. Il regista voleva
qualcosa più sparato e appariscente, Bob solo questa semplice
illuminazione. Suonammo la canzone, era fatta, punto e basta.
In questo tipo di esibizioni per premiazioni, cerimonie e cose del
genere, Bob cercava sempre di dimenticare la parte spettacolare.
Dimentica il fumo, le luci, i lustrini e tutta quella roba. Basta
suonare, filmare lui, filmare la band, in modo che nulla distragga dalla
canzone.
27 FEBBRAIO 2002 – "CRY A WHILE" AI GRAMMY AWARDS
Larry Campbell: Stessa cosa. Avevano un
enorme palco che stavano cercando di vendere a Bob. Lui disse "No,
amico". Gli fece costruire una tenda sul lato del palco. Disse:
“Restringiamo l'ambiente. Metteteci in questo palchetto e lasciate che
la band suoni e faccia la band. Dimenticate tutto il resto”. Ancora una
volta si discusse dell'illuminazione. Non voleva che ci fosse un light
show, voleva solo una luce oppure un'illuminazione uniforme, come se
stessimo suonando in un club da qualche parte.
Anche nell’episodio di Soy Bomb in cui avevamo le comparse intorno, lui
voleva solo suonare la canzone. Che fossero tutti gli altri a fare il
grande spettacolo con i ballerini, i fumogeni e tutta quella roba.
MAGGIO 2002 – PERFORMANCE PER "MASKED & ANONYMOUS"
Larry Campbell: Quello che vedi nel film
è esattamente ciò che stavamo suonando. Indossammo tutti microfoni a
bavero e microfonarono gli strumenti. La performance che vedi è genuina,
niente trucchi, niente manipolazioni. Hanno fatto bene, era importante
per me. In genere nei film, quello che vedi non è quello che sta
suonando la band. Larry Charles, il regista di “Masked & Anonymous”, fu
davvero fantastico nell'usare le performance reali. Penso che quella
parte sia venuta benissimo.
Ray Padgett: Molte delle canzoni che suonaste in quel film non erano
quelle dei vostri show. Erano canzoni diverse, arrangiamenti diversi. Ci
furono prove ad hoc?
LC: Sì, ricordo che passammo parecchio tempo a riarrangiare alcune
canzoni. Ad esempio, "Cold Irons Bound" ebbe il suo arrangiamento
specifico. O "Diamond Joe", suonata solo per il film. Le altre non le
ricordo adesso, ma le canzoni che suonammo le arrangiammo appositamente
per il film.
3 AGOSTO 2002 – DYLAN TORNA A NEWPORT
Larry Campbell: Per ma la cosa più
notevole fu quando salimmo sul palco ed ecco che arriva Bob con
parrucca, barba e baffi finti e un cappello. Non aveva detto niente a
nessuno, non c'era stata nessuna avvisaglia. Lo stavamo scoprendo sul
palco nello stesso momento in cui lo stava scoprendo tutto il pubblico.
Ne fui divertito. Quale fosse lo scopo, non lo sapevo allora e non lo so
ancora adesso, ma va bene. Non cercherò di analizzarlo.
Ricordo che fu una grande esibizione. Ricordo anche di aver capito la
monumentale importanza di quel concerto. L’esibizione di Dylan a Newport
nel 1965 fu un momento iconico, e ora io potevo partecipare con lui alla
successiva e forse unica altra esibizione lì. Quello fu fantastico.
21 FEBBRAIO 2003 – BOB CANTA "HAPPY BIRTHDAY" A LARRY IN NUOVA
ZELANDA
Ray Padgett: Tempo fa ho provato a
cercare tutte le volte che Bob ha cantato a qualcuno “Happy Birthday”
sul palco e non sono state molte. Erano solo cinque o sei e una è stata
per te. Te la ricordi?
Larry Campbell: Sì, disse “Che ne dici? Lo faccio? Sì, lo faccio!” Fui
molto commosso e toccato. [ride]
RP: Dopo lo hai ringraziato o sei passato al concerto successivo
mantenendo un profilo basso?
LC: Andammo avanti, come se nulla fosse. Non penso che bisognasse farne
un caso.
21 NOVEMBRE 2004 – ULTIMO CONCERTO DI LARRY CAMPBELL CON BOB DYLAN
Ray Padgett: Sapevi che sarebbe stato il
tuo ultimo concerto? L’avevi già comunicato o prendesti la decisione
dopo?
Larry Campbell: No, non lo sapevo. Iniziai a rimuginarci sopra in quel
tour. Durante quell'ultimo tour ci furono progetti che avrei voluto fare
e non riuscii. Non li ricordo tutti. Uno di questi era suonare su un
disco con Paul McCartney e non potei proprio farlo. Non fu questo il
motivo scatenante, ma queste cose si stavano sommando.
RP: Decisione dura, però. È uno dei tuoi eroi.
LC: Si, esatto. Volevo anche stare con Teresa [Williams]. Quando finii
l’ultimo tour con Bob, Teresa era impegnata in uno spettacolo dedicato
alla Carter Family. Passammo il Natale assieme, poi lei riprese questa
cosa sulla Carter Family. A casa guardai la programmazione dei tour con
Bob per l’anno a venire e le cose iniziarono a sommarsi.
Fu in quel tempo libero che decisi che dovevo fare qualcosa. Chiamai [il
manager di Dylan] Jeff Kramer. Il tour successivo sarebbe stato con
Merle Haggard. Volevo farlo, gli dissi: "Non posso più continuare. Ti do
tutto il preavviso di cui hai bisogno". Gli spiegai e lui capì. Pensava
che avrei potuto fare il tour con Merle Haggard, ma dopo averne discusso
con Bob dissero: "Okay, via libera, troveremo qualcun altro per il
prossimo tour". [Nota 3]
Ero spaventato. Stavo abbandonando una grande nave. Sapevo solo che
dovevo farlo e che qualcosa di interessante sarebbe successo. Due
settimane dopo ricevetti una chiamata da Levon [Helm] che mi disse:
"Ehi, ho sentito che hai lasciato Bob, vieni qui e cominciamo a fare un
pò di musica".
Quello fu l'inizio del più grande capitolo nella mia vita di musicista.
Non che Bob non lo fosse stato, ma in quei quasi dieci anni con Levon ci
fu tutto ciò di cui avevo bisogno come artista e come essere umano. Lui
volle subito che Teresa si unisse a noi. Facevamo musica con lui e
avevamo completa libertà di farla nel modo in cui volevamo. Divenni il
suo produttore, realizzando quel mio desiderio. Levon incoraggiò tutti i
componenti della band a farsi avanti e fare le loro cose, in un contesto
davvero confortevole.
In più potevamo suonare tutte quelle canzoni fantastiche con una figura
che, come ho detto prima, aveva assoluta autorevolezza su qualsiasi
genere riconducibile alla musica americana delle radici. Era il
paradiso. Teresa dice che era musica fatta di onore ed è esattamente
così. È da lì che lei ed io siamo stati in grado di sviluppare quello
che facciamo adesso. Suonare la musica che ami, con la persona con cui
vuoi stare, cos'altro puoi chiedere di più? Era la situazione perfetta.
E all'interno di questa situazione, avere pure la libertà di lavorare
anche con altre persone. Davvero realizzai tutto quello che mi era
mancato negli anni con Bob.
Note:
[1] Show televisivo della rete ABC andato in onda da settembre 1964 a
gennaio 1966, presentato dal dee-jay Jimmy O’Neil. Tantissimi gli
artisti che si esibirono nel programma: Beatles, Rolling Stones,
Animals, Yardbirds, Who, James Brown, Sam Cooke, Aretha Franklin, Bo
Diddley, Roy Orbison, Beach Boys… e persino la nostra Rita Pavone.
[2] Trasmesso in tv il 18 aprile 1999, il concerto tributo a Johnny Cash
si svolse in realtà il 6 aprile all’Hammerstein Ballroom di New York.
Parteciparono diversi artisti, tra cui Bruce Springsteen, Willie Nelson,
Lyle Lovett, Mavericks, U2, Kris Kristofferson, Emmylou Harris, Chris
Isaak e lo stesso Johnny Cash. L’esibizione di Dylan fu invece
pre-registrata durante le prove per il tour europeo di quell’anno, che
iniziò a Lisbona il 7 aprile.
[3] Larry Campbell fu sostituito da Denny Freeman che rimase con Dylan
dal 2005 al 2009. Freeman è purtroppo scomparso quest’anno all’età di 76
anni.
Venerdì 12 Novembre 2021
Knoxville, Tennessee - Knoxville Civic
Auditorium - November 10, 2021
1. Watching The River Flow
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine)
3. I Contain Multitudes
4. False Prophet
5. When I Paint My Masterpiece
6. Black Rider
7. I'll Be Your Baby Tonight
8. My Own Version of You
9. Early Roman Kings
10. To Be Alone With You
11. Key West (Philosopher Pirate)
12. Gotta Serve Somebody
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You
14. Melancholy Mood
15. Mother of Muses
16. Goodbye Jimmy Reed
Ciao, mi chiamo Jacopo. Sono anni ormai
che seguo il sito essendo stato rapito dalla musica di Bob da quando ho
cominciato ad ascoltarlo. È gestito e strutturato alla grande, c'è
praticamente tutto, anche se contenere Bob è impossibile. Ti scrivo
poichè è da tempo che cerco qualcuno con cui condividere questa passione
ma non semplicemente parlandone, ma suonandola. Ho sempre cercato amanti
della sua musica e questo sito pullula di appassionati. Perchè quindi
non riunirci qualche volta e suonare insieme? Sarebbe fantastico
condividere questa passione per Bob insieme ad altri, di persona. Spero
che possa accadere, nel frattempo ti auguro una buona serata.
Che Dylan sia con te.
Caro Jacopo, la tua
mail mi ha fatto molto piacere, ed anche la tua idea di trovarti con
altri dylaniani (anche se forse sembrerebbe una cosa un pochino
difficile da realizzare, ma non è detto) è eccellente. Però, per fare in
modo che qualcuno possa mettersi in contatto con te devi farci sapere
almeno dove abiti e darmi il permesso di pubblicare il tuo indirizzo
mail per intero. Resto dunque in attesa, alla prossima, ciao,
Mr.Tambourine, :o)
Columbus, Ohio - Palace Theatre -
November 6, 2021
di Murray Davis
Il mio spettacolo di Dylan dal 30° al 50°, quindi ho visto una vasta
gamma dei suoi spettacoli. Sono felice di scrivere, è stata una
performance di alto livello, ha cantato meglio di quanto ricordari e mi
sentivo come in un sogno. Il sogno era Bob che faceva impazzire
Dylan usando tutte le sue abilità per intrattenere il pubblico. Per lo
più nuove canzoni, mostrando le sue capacità di cantautorato e musicali
e con i suoi famosi phasing, creando un'insolita vetrina del suo
indiscutibile talento. Lui in realtà ha parlato e credo di averlo
sentito dire correttamente: "Questo posto deve essere infestato da
fantasmi o spiriti, non riesco a sentire le mie gambe. Qualcuno dovrebbe
inventare le scarpette da ginnastica per le Rock Stars." Sembrava essere
in pace con se stesso e penso di aver capito una parte del suo genio, la
sua capacità di concentrarsi intensamente sul suo mestiere. Penso che
lui si sia impegnato tanto per diventare una leggenda della musica
americana ed una Rock-Star e finalmente oggi era a suo agio.
Murray Davis, Youngstown, Ohio
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
di Joe Hollon
Dopo la follia degli ultimi due anni, vedere Bob Dylan in concerto di
nuovo ha sicuramente riportato una sensazione di normalità! Lo show del
Palace Theater è stato il mio 27° concerto di Dylan e il primo dal
novembre del 2019. Io ero molto entusiasta di ascoltare le canzoni di
Rough and Rowdy Ways e non mi ha deluso. Suonavano tutti alla grande,
con "False Prophet" come mio preferito della serata. La folla ha davvero
risposto bene alle nuove canzoni, quindi immagino che la gente stia
ascoltando l'album! La band e Bob hanno suonato davvero bene per tutto
il tempo dello spettacolo. Sono contento che stia facendo di nuovo le
presentazioni della band, è solo che non mi sembrava giusto non farlo.
Lui non ha bisogno della teatralità del bis, quindi ha iniziato
direttamente "Every Grain of Sand" per chiudere il concerto, il
prossimo: Cincinnati!
Joe Hollon
Giovedì 11 Novembre 2021
Cincinnati, Ohio - Aronoff Center for
the Arts - Procter & Gamble Hall - November 9, 2021
1. Watching The River Flow
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine)
3. I Contain Multitudes
4. False Prophet
5. When I Paint My Masterpiece
6. Black Rider
7. I'll Be Your Baby Tonight
8. My Own Version of You
9. Early Roman Kings
10. To Be Alone With You
11. Key West (Philosopher Pirate)
12. Gotta Serve Somebody
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You
14. Melancholy Mood
15. Mother of Muses
16. Goodbye Jimmy Reed
Caro Alesandro, interessante segnalazione
relativa ad un intervista rilasciata da Regina McCrary (aka Regina
Havis) che è stata una delle più importanti Queen Of Rhythm dylaniane.
Naruralmente, e a beneficio di tutti, me la son fatta tradurre da un
amico che ha voluto restare anonimo......! Alla prossima, Mr.Tambourine,
:o)
Regina McCrary parla del cantare i
Gospel con Bob Dylan
1979-11-01, Warfield Theatre, San Francisco, CA
Ray Padgett, Nov 1
Nei tre anni dal 1979 al 1981, quando Bob
Dylan suonava la musica cristiana, ha registrato e fatto tournée con una
varietà di coriste. Ma solo una cantante è rimasta al suo fianco per
ogni singolo spettacolo di ogni singolo tour: Regina McCrary.
McCrary ha la musica gospel nel suo DNA, essendo cresciuta cantando
insieme a suo padre, il reverendo Sam McCrary, il leader dei pionieri
del gospel “The Fairfield Four”. Tutti questi anni dopo, continua a
esibirsi con la sua famiglia, cantando con le sue tre sorelle Ann,
Deborah e Alfreda nelle “McCrary Sisters”, così giustamente chiamate.
Esattamente 42 anni fa, il primo di novembre del 1979, Bob Dylan si
esibì nel suo primo spettacolo dell' era gospel, al Warfield Theatre di
San Francisco. Così ho chiamato Regina McCrary per farmi raccontare dei
tour e delle registrazioni con Bob Dylan durante i suoi anni gospel.
Come sei stata coinvolta per la prima
volta con quella band e con Dylan?
Ho ricevuto una telefonata da una delle mie amiche (Carolyn Dennis) che
stava cantando con lui. Stavano cercando un’altra corista. Lei mi ha
chiesto se ero interessata? Ho detto di sì. Sono andata all'hotel dove
alloggiavano a Nashville e ho fatto il provino.
Conoscevo certe canzoni: "Lay Lady Lay", "Blowin' In The Wind", cose del
genere. Non sapevo chi fosse Bob Dylan e non l’avrei riconosciuto se
fosse stato in piedi accanto a me alla fermata dell' autobus. A parte
alcune canzoni, non ho mai saputo chi fosse.
Ho cantato tre canzoni. La prima canzone, non credo lo abbia commosso.
La seconda canzone sembrava essergli piaciuta,alla terza canzone saltò in
piedi e disse: "Questo è quello che voglio".
Ricordi quali erano le canzoni?
Sì, la prima canzone era "Everything Must Change ", la seconda canzone
era "Precious Lord Take My Hand" e la terza canzone era
" Amazing Grace".
Quello che è successo dopo? Sei partita quel giorno sapendo che avevi
acquisito un lavoro?
Bene, dopo che ho finito di cantare "Amazing Grace " , è balzato in
piedi e ha detto: "Sì, è quello che mi piacerebbe!" L’ amica che mi ha
chiamato per l'audizione, Carolyn Dennis, ha iniziato ad armonizzare con
me in "Amazing Grace". Lui saltò in piedi, disse: "Sì, questo è il suono
che voglio. Questo è quello che voglio". L'abbiamo cantata di nuovo e
lui l'ha registrata sul suo stereo. Poi ha detto: "Hai avuto il tuo
lavoro" e io ho detto: "Okay".
Ha detto che voleva che mi intrecciassi i capelli. Ho detto: "Va bene,
paghi tu il parrucchiere, lui ha riso e detto di sì, poi ha detto:
"Voglio che tu veda il mio spettacolo".
Voleva che andassi allo spettacolo del 3 dicembre, che era il compleanno
di mia madre. Ho detto bene. Disse: "Bene, quanti biglietti ti servono?"
Gli ho detto 17. Lui fa "Cosa?" Ho detto: "Sì. Ho quattro fratelli, tre
sorelle, un marito. mio figlio, io stessa..." Ha detto: "Fermati, avrai
17 biglietti a tuo nome ."
Io e la mia famiglia abbiamo visto il suo spettacolo. Quando lo
spettacolo è finito, siamo tornati tutti nel backstage e Bob ha incontrato
tutta la mia famiglia. Poi tutti se ne sono andati tranne me e mio
padre. Mio padre guardò Bob Dylan e disse: "Porti la mia bambina in
tour?" Bob Dylan ha detto: "Sì". Mio padre ha messo la sua mano nella
mano di Bob e ha lo ha tirato verso di lui con molta delicatezza e gli
ha detto: "Non farla piangere". Bob ha detto: "Te lo prometto".
Circa due mesi dopo ho ricevuto una telefonata per registrare un disco [
Slow Train Coming ]. Ho preso un aereo e sono andata ai Muscle Shoals,
in Alabama. Quando sono arrivata, abbiamo alloggiato in una grande
vecchia casa. Bob Dylan andava con la band in studio e registrava, e poi
tornavano nella casa in cui stavamo noi. Lasciavano che noi coriste
ascoltassimo la musica. Creavamo le parti di sottofondo per la canzone,
e poi andavamo in studio e registravamo le parti di sottofondo.
Da sinistra: Mona Lisa Young, Regina McCrary, Bob, Clydie King.
Quando hai scoperto che era diventato un cristiano rinato? Nel dicembre
del 1978, quando hai visto quello spettacolo, di certo la cosa allora
non era di dominio pubblico.
Sapevi quando sei andata a Muscle Shoals che quelle sarebbero state
canzoni influenzate dal gospel?
Sapevo qualcosa, perché poco prima di entrare in studio per registrare,
è uscito un grande articolo a Nashville, nel Tennessee, che diceva "Bob
Dylan ha confessato di essere un cristiano rinato". La cosa non
m’importò in quel momento. Essendo una cantante professionista, ero lì
per fare il mio lavoro.
Ho letto che anche tuo figlio ha avuto un ruolo in quel disco. Puoi
raccontarmi quella storia?
Beh, eravamo seduti in casa e Bob è tornato. Lui e i produttori Jerry
Wexler e Barry Beckett avevano ovviamente avuto un grande dibattito su
una particolare canzone che non sapevano se sarebbe dovuta andare nel
disco. Il dibattito è andato avanti così tanto tra loro che hanno
riportato la canzone a casa per farcela ascoltare.
Mentre lo ascoltavamo, la canzone iniziò a parlare di "Penso che lo
chiamerò maiale, penso che lo chiamerò orso". All'epoca mio figlio aveva
circa due, tre anni, e quando diceva: "Penso che lo chiamerò maiale",
Tony si chinava e rideva davvero forte. "Mamma! Mamma! Ha detto un
maiale! Ha detto, penso che lo chiamerò maiale, mamma." Poi hanno detto:
"Penso che lo chiamerò orso", e Tony sarebbe caduto e avrebbe riso.
"Mamma, ha detto, penso che lo chiamerò orso!" Bob inizia a guardare
Tony. Ha appena iniziato a guardarlo. Ogni volta che Bob chiamava il
nome di un animale, Tony scoppiava a ridere. Bob ha detto , "Ok,
metteremo la canzone nel disco".
Cosa succede dopo quelle sessioni? Lo sapevi che stava arrivando la
partenza del tour?
Quando abbiamo finito di registrare il disco, sono tornata a casa. Ci è
stato detto dal management di Bob che si sarebbero messi in contatto con
noi. Poi siamo andati a Santa Monica. Abbiamo provato per alcune
settimane, poi siamo andati a New York per partecipare al “Saturday
Night Live”.
Com'era?
È stato fantastico e sorprendente. Ho adorato il Saturday Night Live.
Ho adorato guardare Gilda Radner, John Belushi e Dan Aykroyd e tutti
loro. Andare a fare Saturday Night Live e incontrare tutti questi
ragazzi che vedevo in TV ogni sabato è stato molto eccitante.
Dopo il Sarurday, sono tornata a casa per alcune settimane, poi a Santa
Monica abbiamo fatto le prove per quasi tre mesi di fila prima di andare
in tournée.
Wow, è un sacco di prove.
Bene sì. Ha detto al mondo che è un cristiano rinato. Ha detto al mondo:
"Quest'uomo ebreo crede in Gesù Cristo e crede nella Parola di Dio" e
tutto il resto. Uscirà per la strada e farà qualcosa che, in tutti
questi anni, non aveva fatto prima...! Perché se ascolti i testi di
molte delle sue canzoni, stava parlando le parole positive di Dio, amore,
giustizia, solidarietà e uguaglianza. Stava parlando di tutto questo in
tutte le altre sue canzoni. Ora ha detto con coraggio al mondo che crede
in Gesù Cristo.
Quindi ecco le prove, stiamo lavorando a questo spettacolo, lavorando
su questo show in modo che quando sarà nei teatri la gente non pensi che
sia solo un espediente. Devono capire che è sincero e veritiero reale
riguardo a quello che sta cantando.
Musicalmente, in tutte quelle prove, la band e tutti i cantanti si sono
uniti velocemente?
È andata bene, ma vedi, sono una ragazza della vecchia scuola. Entro,
faccio quello che devo fare e poi esco. C'era solo una persona con cui
avevo un rapporto stretto, e questo perché la conosco da quando avevo
sette anni, Carolyn Dennis. Quando le prove sono finite, vado a
prendermi qualcosa da mangiare, torno indietro, ascolto la musica, provo
le canzoni, e poi mi rilasso e mi sveglio il giorno dopo per andare di
nuovo alle prove.
Cosa ricordi di quei primi spettacoli?
Mi sentivo benissimo, e il motivo per cui mi sentivo benissimo era
perché ero nella mia confort zone. Possiamo andare là fuori e cantare la
Parola di Dio e sperare che le persone che hanno pagato i loro soldi per
venire ad ascoltare ricevano il messaggio. Quando arrivo nel backstage
per salire sul palco, ascolto e guardo le persone.... e mi sintonizzo
spiritualmente su quello che sto per fare.
Diversi articoli dicevano che c'erano alcune persone incazzate,
arrabbiate che fischiavano. Beh, indovina un po' Ray? Non ne ho mai
sentito parlare. Immagino che Dio abbia bloccato il mio udito in modo
che non lo sentissi. Perché io sono salita su quel palco da sola,
raccontando la storia di una donna anziana che sale su un treno, se
avessi sentito alcune di quelle persone che fischiavano, come dicevano
alcuni articoli di giornale, la cosa mi avrebbe devastato. Questo
avrebbe incasinato la mia mente e il mio cuore. Devo davvero dire che
Dio mi ha portato via tutto questo. Tutto quello che so è che sono
andata fuori sul palco concentrata su quello che stavo per dire e quello
che stavo per fare. Questo è quello che ho fatto.
Com'è successo che hai aperto lo spettacolo con quella storia del treno?(Regina ha iniziato i primi spettacoli gospel di Dylan in piedi da sola
sul palco, raccontando una storia spirituale su una donna che cercava di
salire su un treno)
Eravamo a teatro, avevamo fatto il soundcheck e tutto il resto. Ho visto
Bob grattarsi la testa e ho pensato, okay, qualcosa non va. Sta pensando
intensamente. Così mi sono avvicinato a lui e gli ho detto: "Cosa c'è
che non va?" Disse: "Manca qualcosa". Ho detto: "Cosa vuoi dire?" Ha
detto: "Questo è un grande spettacolo, ma manca qualcosa e non so cosa
sia".
Sono una burlona, settima figliao di otto fratelli. Vengo da una famiglia che ama
giocare, scherzare e fare le sciocchezze. L'ho guardato e ho detto: "Ok,
so cos'è". Ha detto: "Cosa?" Dissi: "Sto per salire sul palco e
racconterò questa storia su questa vecchia che piangeva..."... Dopodiché, le altre ragazze saliranno sul palco e la prima canzone
che canteremo è ‘If I’ve got my ticket lord, can I ride?’”
Mi ha guardato come se avessi perso la testa. Uscì dalla stanza e io
iniziai a ridere. È tornato con i membri della band Jim Keltner, Tim
Drummond, Fred Tackett e gli altri. Disse: "Dì loro quello che hai
appena detto a me". Ho detto: "Stavo giocando!" Disse: "Okay, beh,
fallo
di nuovo e dì loro quello che hai appena detto a me".
Ho raccontato l'intera storia di nuovo, tranne che ora siamo nel
camerino e tutte le ragazze, tutte le coriste, il ragazzo delle luci,
eravamo tutti lì dentro. Ho raccontato di nuovo la storia e, quando ho
raccontato la storia, nessuno ha detto niente.
Poi, sono passati circa 15, 20 minuti prima che arrivasse il momento di
salire sul palco. Noi ragazze ci stavamo mettendo i vestiti, il trucco e
tutto il resto. Bob è entrato nel camerino e ha detto: "Ecco come
apriremo il mio spettacolo". Ho detto: "No, no, no. Stavo giocando,
stavo solo giocando!" Ha detto: "Va bene. Canta. Vai là fuori. È così
che apriremo il mio spettacolo".
Ho detto a una persona: "Oh amico. Hai un quarto di dollaro?" Disse: "Un
quarto? Perché vuoi un quarto?" Dissi: "Devo usare un telefono pubblico
e chiamare mio padre". Ha detto: "Cosa?" Dissi: "Quella storia che ti ho
raccontato era la storia che mio padre raccontava spesso in chiesa". Mio
padre, essendo un pastore, raccontava storie, e questa era una delle
storie che ricordo che raccontava.
Mi ha dato i soldi. Sono andato al telefono pubblico. Ho chiamato mio
padre e gli ho detto: "Papà, ti ricordi quando mi dicevi che il mio
parlare mi avrebbe benedetto o mi avrebbe maledetto?" Ha detto: "Sì". Ho
detto: "Beh..." e gli ho detto cosa era successo. Ha iniziato a ridere.
Mi ha detto: "Questa è una benedizione". Ho detto: "Papà, non posso
farlo!" Ha detto: "Sì, puoi. Ti dirò cosa fare. Quando uscirai su quel
palco, quel grande riflettore luminoso che sarà su di te, guarda in quel
riflettore". Ho detto: "Perché?" Disse: "Perché Dio sarà lì, e io sarò
lì. Saremo proprio lì, quindi ogni volta che ti innervosisci, guarda in
quella luce e sappi che siamo proprio lì". Ho detto: "Va bene".
La moglie di Fred Tackett, il chitarrista, era in tour con noi in quel
momento e, essendo un'attrice, mi ha tirato da parte e mi ha dato alcune
indicazioni. Disse: " Quando stai raccontando la storia, bisogna che tu
sia il narratore e racconti la storia come un narratore. Quando il
narratore inizia a parlare del conduttore, devi cambiare la tua voce e
diventare il conduttore. Quando la vecchia donna inizia a parlare, devi
cambiare la tua voce ed essere la vecchia. Quando stai leggendo la
lettera del figlio che è ferito in ospedale, cambia la tua voce e sii il
figlio". Ero tipo "Oh mio Dio".
Stava succedendo tutto questo prima di salire sul palco per farlo per la
prima volta?
Esatto, assolutamente.
Sono entrata nella stanza, ho pregato e poi è arrivato il momento di
iniziare lo spettacolo. Sono salita sul palco, da sola, e ho raccontato
la storia. Quando sono arrivata alla parte in cui si dice: "Il
conducente ha rimesso la vecchia sul treno e, quando la vecchia è salita
sul treno, il treno inizia lentamente a muoversi", in quel momento, il
pianista inizia a emettere suoni per imitare le ruote del treno in
movimento. Mentre il tastierista faceva ciò, le altre coriste uscirono,
perché la luce in quel momento era solo accesa su di me. Quando il
tastierista suonò era il segnale, e le coriste si sono messe in
posizione.
Avevo ancora il microfono in mano e la prima canzone è stata "If I Got
My Ticket, Lord". Ero la prima voce di quella canzone. Quindi sono
passato da [imita il suono del pianoforte] a “If I got my ticket Lord…”
e siamo andate avanti.
Abbiamo fatto 25 minuti di gospel. Alla fine di quelle canzoni, la luce
si è abbassata. Quando la luce si è riaccesa, Bob Dylan era in piedi sul
palco e stavamo facendo "Gotta Serve Somebody".
È un modo potente per aprire lo spettacolo ogni sera.
Sì, molto potente.
C'è un duetto che hai fatto con lui, "Mary From The Wild Moor", in cui
suonavi l'autoharp. Era anche l'unica canzone su cui hai suonato uno
strumento?
Altro che tamburello, sì. Mi ha insegnato l'autoharp. Mi ha insegnato
gli accordi.
Oh veramente? Immaginavo fosse uno strumento che già suonavi.
Oh no. Non ne sapevo niente.
Sta facendo un'altra di quelle serie pirata che include alcune delle
cose successive che avete fatto insieme. Nella tracklist c'è "Mary From
The Wild Moor". Dice che viene da una prova, quindi spero che sia uno
dei duetti. [Springtime in New York è uscito dopo che abbiamo parlato, e
"Mary" è davvero in uno dei loro duetti.]
Oh, spero che lo sia, perché te lo dico, mi è piaciuto farlo. L'avevo
sentito fare quella canzone da solo e poi ha deciso: "Regina, voglio che
tu impari questa canzone". Ero tipo "Okay". La sfida era imparare i
testi e voltarsi dopo aver imparato i testi per imparare a suonare l' autoharp.
“Mary The Wild Moor” ha così tanti versi, non è divertente.
Questo è davvero essere gettato nel profondo. Non solo imparando la
canzone, ma poi devi imparare uno strumento nuovo di zecca da suonare
davanti a migliaia di persone.
Oh, sì, uno strumento che non avevo mai suonato prima.
C'erano molte cose che venivano aggiunte durante il tour e che non avevi
provato, o cose cambiate che dovevi imparare al volo?
Beh, Bob non ha mai cantato sempre la stessa canzone allo stesso modo.
Ci sono state volte in cui è salito sul palco e si poteva dire che si
sentiva e pensava in modo diverso. Ho imparato a guardare la sua bocca e
a guardare i suoi piedi. Questo mi ha aiutato a capire se cambiava il fraseggio
di una canzone, o voleva che il ritmo cambiasse, o che rallentasse o
accelerasse, o dargli un'altra sensazione. Lo guardi e puoi
semplicemente entrare in azione.
Hai delle canzoni preferite in particolare che ti piaceva cantare ogni
sera?
Mi è piaciuta “Man Gave Names to All the Animals” perché Carolyn Dennis
è la madrina di mio figlio. Quando siamo andati in studio per
registrarla, eravamo solo io e Carolyn a fare da sottofondo a quella
particolare canzone. Jim Keltner mi ha insegnato a tenere il tempo con
le bacchette. Quando senti quel donk, de-donk, de-donk , sono io che
suono i bastoncini.
Ovviamente, era uno spettacolo molto religioso. Era così anche nel
backstage? Stavate pregando insieme? C'era una sorta di lettura della
Bibbia, qualcosa del genere accadeva?
Oh si. Abbiamo pregato. Abbiamo pregato prima ancora di salire sul
palco. Ci siamo tutti alternati quando abbiamo girato intorno prima che
fosse il momento dell'inizio dello spettacolo. È stato fantastico poter
sapere che tutti si tenevano per mano e che tutti pregavano. Forse
c’erano uno o due che non erano nel cerchio, ma andava bene anche
questo, abbiamo pregato per loro.
Una cosa che non hanno incluso nel cofanetto [Trouble No More] sono i
lunghi sermoni che Bob ha tenuto dal palco. Chissà se erano simili a
quelli della tua infanzia, anche se Dylan è diverso ovviamente non è un
predicatore tradizionale.
Questo è come lo vedo. Puoi andare a scuola tutto il giorno e uscire e
dire alla gente che sei stato addestrato, ma sei chiamato? Posso solo
dire questo: so che essendo in viaggio con Bob Dylan, Bob è stato
chiamato. Dio lo ha chiamato. Aprendo la bocca e parlando del mondo,
delle bugie e di Dio, e citare le scritture era naturale per lui perché
gli era stato detto da Dio di fare ciò che aveva fatto. Per me, è stato
perfetto, come ascoltarlo citare le scritture e parlare con le persone e
assistere le persone come guardare un bambino che nasce. Molto naturale.
Come ti sei sentita più tardi quando ha iniziato a suonare canzoni più
vecchie? Ti è piaciuto suonare isuoi più grandi successi o hai preferito
fare tutte le nuove canzoni, tutte le canzoni cristiane?
Lascia che te lo dica: posso alzarmi tutto il giorno e cantare canzoni
su Dio. Amo il Signore, e questo è il mio cuore, e questa è la mia
passione, e questo è ciò che sono. È il mio DNA quando si tratta di
musica. Voglio sempre cantare canzoni e presentare alle persone Gesù
Cristo. Voglio farlo sempre. Voglio avere sempre una preghiera nel mio
cuore, sulle mie labbra, per aiutare qualcuno ed essere quel faro di
luce di cui qualcuno potrebbe aver bisogno e che potrebbe essere perso.
Ma allo stesso tempo, Dio mi ha dato un lavoro per salire sul palco ed
esibirmi con Bob Dylan. Sono contenta che Bob stesse cantando la sua
musica gospel, e quando ha iniziato ad aggiungere un po' della sua altra
musica, anche a me andava bene.
Abbiamo parlato molto di Slow Train Coming, ma hai fatto anche Saved e
Shot of Love. Ti salta fuori qualcosa riguardo alle sessioni di quei due
dischi, che sono anche fantastici?
Amo, amo, amo Saved. " Saved" è una di quelle canzoni che mettono quella
cosa dello Spirito Santo nel tuo feed e vuoi solo cantare e ballare.
Adoravo suonare il tamburello e in "Saved" ho avuto modo di suonare quel
tamburello. È stato meraviglioso.
Registrare l'album Saved è stato simile a Slow Train Coming ?
Sì. Anche andare in studio per registrare Saved è stato davvero
fantastico e potente. In Slow Train Coming, non sapevamo con certezza
quali fossero le canzoni finché non le riportava a casa dove stavamo
tutti, ma con Saved lo sapevamo tutti. Stavamo per entrare e divertirci
con lo Spirito Santo.
La band e il team di produzione "Saved": The Quenn are
Monalisa Young, Regina McCrary (aka Regina Havis), Clydie King.
Hai scritto un paio di canzoni con lui, tra cui "Don't Make Her Cry",
ispirata a ciò che gli ha detto tuo padre, e "Give Him My All " , che
alla fine hai registrato tu stesso. Come è avvenuta la scrittura con
lui?
Ho sempre ricordato a Bob quello che ha detto mio padre. Ho detto: "Alla
fine dovremo scrivere questa canzone". Lui ha iniziato a ridere e ha
detto: "Quale canzone?" Dissi: "Le parole che ha detto mio padre: non
farla piangere". Ha detto bene.
"Give Him My All" è stato scritta mentre ero in viaggio con lui, ed
eravamo sull'autobus in viaggio verso un'altra città. Avevo carta e
penna in mano e lui disse: "Cosa stai facendo?" Dissi: "Sto scrivendo
una canzone e sono bloccata. Non so cosa fare ora". Disse: "Posso
vederla?" Gliela ho fatta vedere e lui l'ha guardata. Ha preso la penna,
ha girato la pagina e iniziò a scrivere. Gli ho chiesto: "Cosa stai
scrivendo?" Ha detto: "Sto scrivendo il ponte della canzone". Ha scritto
il ponte per "Give Him My All".
Come mai hai deciso di registrarlo con le tue sorelle così tanti anni
dopo?
Quando abbiamo registrato il nostro primo disco, abbiamo inserito
"Blowin' in the Wind" sul nostro disco, e volevo anche mettere quella
canzone dato che era una canzone di cui parlava di dare tutto di te
stesso a Dio. È quello che facciamo io e le mie sorelle ogni volta che
ci alziamo e cantiamo. Cantiamo come se non ci fosse un domani. Questo è
quello che facciamo.
Hai mai registrato “Don't Make Her Cry”?
Non ancora. Non lo registrerò. Sto cercando di trovare un artista
maschio che la voglia registrare. Sto cercando di convincere Buddy
Miller a registrarla. Quello è mio fratello ma di un'altra madre.
Come hai agganciato Buddy?
Ha sentito me e le mie sorelle cantare su un disco con il bassista dei
Fairfield Four. Isaac Freeman ha registrato il suo primo disco da
solista e non voleva che nessuno cantasse in sottofondo se non le figlie
di Sam McCrary. Buddy Miller l'ha sentito e ha detto: "Chi sono quelle
ragazze? Le voglio nel mio prossimo disco".
Hai girato molto per tre anni. Cosa succede alla fine del 1981? Si parla
di altro?
Beh, sono rimasta con Bob e ho fatto altre cose con lui. Poi sono
rimasta sul suo libro paga ancora per qualche altro anno, e poi ho
iniziato a cantare e fare altre cose.
Che tipo di lavoro hai fatto per quei due anni dopo i grandi tour?
Sono uscita on the road e ho fatto spettacoli teatrali con Tyler Perry.
Ho cantato con un uomo di nome Dr. Bobby Jones che aveva uno show
televisivo su BET. Quindi ho fatto ancora il lavoro di sessione. Sono
spesso in viaggio con le mie sorelle. Prima di fondare le McCrary
Sisters, avevamo un gruppo chiamato CBS Singers, che stava per cugini,
fratelli e sorelle. Era uno dei nostri fratelli e tre dei nostri cugini
e tutte e quattro le ragazze. Abbiamo viaggiato e cantato e abbiamo
registrato un disco.
Hai fatto qualcos'altro con Dylan mentre eri sul suo libro paga in
quegli anni?
Ogni tanto mi chiamava. Esco e canto questo, canto quello, faccio un po'
questo, faccio un po' quello e questo, era tutto.
Ho visto te e le tue sorelle un paio di volte di recente [nel 2012 e nel
2013] fare " Blowin' in the Wind" con Bob. Come è successo?
È venuto in città, mi ha chiamato e mi ha detto che sarebbe venuto a
vederci. Ho detto: "Finisci ancora il tuo spettacolo con 'Blowin' in
the Wind'?" Ha detto: "Sì". Dissi: "Beh, io e le mie sorelle saremo sul
palco e la canteremo con te". Rise e disse: "Va bene, dai".
Avete dovuto provarlo con lui tutti questi anni dopo o siete
semplicemente saliti sul palco e l'avete fatto?
Come ho detto, quando l'ho incontrato per la prima volta, quella era una
delle canzoni che ricordavo da molto tempo. Le mie sorelle e tutti noi
lo sapevamo già. Ci siamo appena presentati sul palco e lui credeva che
sapessimo cosa stavamo facendo.
È bello che voi due siate rimasti in contatto.
Terrò sempre il contatto con Bob. Sarò sempre preoccupata e starò sempre
in contatto con lui perché è un brav'uomo. È davvero un gran brav' uomo.
Grazie a Regina McCrary per aver trovato il tempo di parlare! Seguite le
McCrary Sisters tramite il loro sito web o Facebook . E date un'occhiata
al loro ultimo singolo "Amazing Grace".
1979-11-01, Warfield Theatre, San Francisco, CA
Martedì 9 Novembre 2021
Bloomington, Indiana - Indiana
University - Indiana University Auditorium - November 7, 2021
1. Watching The River Flow (Bob on piano,
Donnie on lap steel, Tony on standup bass)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) (Bob on piano, Donnie
on Electric Mandolin, Tony on standup bass)
3. I Contain Multitudes (Bob center stage then on piano, Donnie on pedal
steel, Tony on standup bass)
4. False Prophet (Bob Center stage then on piano, Donnie on lap steel)
5. When I Paint My Masterpiece (Bob on piano and harp, Donnie on violin,
Tony on standup bass, Bob Britt on acoustic guitar)
6. Black Rider (Bob close to center stage but leaning on piano, Donnie
on electric mandolin, Tony on standup bass)
7. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on piano, Donnie on electric mandolin,
Tony on standup bass)
8. My Own Version of You (Bob on piano, Donnie on pedal steel, Tony on
standup bass)
9. To Be Alone With You (Bob on piano, Donnie on violin, Tony on standup
bass, Bob Britt on acoustic guitar)
10. Early Roman Kings (Bob on piano, Donnie on lap steel, Tony on
standup bass)
11. Key West (Philosopher Pirate) (Bob center stage then on piano,
Donnie on accordian, Tony on standup bass)
12. Gotta Serve Somebody (Bob on piano, Donnie on lap steel)
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob center stage then on
piano, Donnie electric mandolin, Tony standup bass)
14. Melancholy Mood (Bob center stage, Donnie on padal steel, Tony on
standup bass)
15. Mother of Muses (Bob on piano, Donnie on electric mandolin, Tony on
standup bass)
16. Goodbye Jimmy Reed (Bob center stage then on piano, Donnie on lap
steel, Tony on standup bass)
-- Band introductions
17. Every Grain of Sand (Bob on piano,
Donnie on pedal steel)
Cleveland, Ohio - Auditorium Theatre -
November 5, 2021
di Timothy Burns
Non sarò esauriente e completo come i recensori dei due concerti
precedenti, ma ecco i miei pensieri, in nessun ordine particolare:
Allestimento palco:
Molto scarso...non c' era più l' illuminazione delle ultime due volte
che ho visto Bob ad Akron, Ohio. L' illuminazione dal pavimento era
buona, Bob e la band erano meglio illuminati rispetto al passato col
palco che era troppo buio, specialmente nel 2017. Ora si può vedere Bob
abbastanza bene, il che è stato apprezzato.
La band:
Non commenterò troppo la loro performance, non sono un esperto per
poterlo fare. Mi è sembrata essere insicura in alcuni punti, ma non ne
sono certo e non importa.
La sensazione generale:
Se hai sentito Shadow Kingdom, il suono e la sensazione erano abbastanza
ovvie nella scelta delle canzoni non-Rough e Rowdy Ways. Mi è stato
tutto completamente bene, era Grande.
La scaletta:
Non elencherò tutto, solo alcune riflessioni:
Conoscevo le scalette dei primi due spettacoli, ed ero contento che Bob
presentasse così tante canzoni dal nuovo album. Non ricordo l'ultima
volta che ha fatto così tante canzoni "in tournée" da un nuovo album,
forse dalla prima volta che l'ho visto, ironia della sorte, 32 anni
prima, nella stessa sede nel 1989 con le canzoni di Oh Mercy.
Quello che non mi aspettavo era che mi piacessero di più le nuove
canzoni di quasi tutte le altre. Anche se Masterpiece è stata davvero
sorprendente. Se leggete questa rece prima di andare allo spettacolo,
assicuratevi di assimilare bene le canzoni del nuovo album. È
fantastico, e capirete molto mentre ascoltate, sarà meraviglioso, ed è
stato meraviglioso.
Su Bob stesso:
Vestito tutto di nero, andava avanti e indietro a volte cantando con il
microfono in mano, per poi appoggiarlo sul pianoforte verticale (con un
leggero rumore che era fantastico). Due volte prima della fine ha detto
"Grazie!" e una volta ha detto anche "È buio qui!". Come sappiamo,
sentirlo dire qualsiasi cosa è eccezionale.
Il mio interesse principale era duplice. In primo luogo, la band e gli
arrangiamenti, mentre a volte era simile a Shadow Kingdom, ha permesso a
Bob stesso di essere il più centrale in ogni momento per ogni canzone,
tranne forse per Gotta serve samebody. Questo mi è sembrato davvero
importante e grande.
Il secondo, che era forse il migliore, non sono entrato con aspettative
tipo "Quanto sarà buona la sua voce?". Mi sono solo chiesto se sarebbe
stato simile a Shadow Kingdom in cui sembrava assolutamente fantastico.
A metà della canzone #1 (Watching the river flow) ho rilevato (o penso
di averlo fatto) un notevole cambiamento nel mix audio dove hanno alzato
la voce di Bob per essere al di sopra di tutto il resto. Nel proseguio
del concerto aveva la sua voce incredibilmente forte e così chiara.
Complimenti ai tecnici del suono.
Dopo averlo fatto, almeno 5 volte durante lo spettacolo (probabilmente
di più), scuotevo la testa da un lato all' altro pensando: "Non è
possibile per lui suonare così bene..." Non sono abbastanza un apologeta
di Bob per fare confronti con gli spettacoli precedenti, ma questo era
diverso. In ogni singola canzone la sua voce era nitida e chiara. Come
altri hanno detto, aveva dei fogli con i testi davanti a sé, ma se sulle
canzoni di Rough e Rowdy non ho potuto vedere. Se si è aiutato, in
qualche modo, così sia, ne è valsa la pena.
Ancora una volta, non riesco a credere quanto ha suonato bene. Chi l'ha
visto forse dal 2010 ad oggi, rimarrà piacevolmente sorpreso. La sua
voce era la star dello spettacolo. "I've Made Up My Mind To Give Myself
To You" non solo suonava in modo perfetto, ma anche meglio dell'album.
Alla fine:
Dopo la presentazione dei musicisti, è tornato al pianoforte dopo
essersi soffermato sul fronte del palco con Tony e la band. Poi in
pratica la mia mascella ha colpito il pavimento, quando lui ha iniziato
con "In the time of my confession..." Wow, Every Grain of Sand!" Non non
potevo crederci. È di gran lunga la mia canzone preferita di Bob e mi è
sembrata una fortuna sentirla in chiusura dello spettacolo.
Quello che mi è sembravato strano, era 1) nessun bis 2) che finiva con
Every Grain of Sand.
Anche se era un pò strano, e presumo fosse pianificato, non posso dire,
ma forse ha scoperto che dopo Every grain of sand tutti erano in piedi e
applaudivano come più non si potrebbe.
Durante lo spettacolo, anche il pubblico era abbastanza sottotono.
Capisco che se non hai ascoltato il nuovo album, non conosci quelle
canzoni, ma lui ha suonato così bene tutta la notte. Questo unito al
fatto che avete appena visto il più grande cantautore rock di sempre,
non credete sia giusto alzarsi in piedi alla fine dello show? Son
curioso di vedere come finiranno gli spettacoli futuri.
Sono rimasto molto, molto piacevolmente sorpreso da tutto il nuovo
materiale e ho pensato che Bob fosse fantastico. Se PENSATE di non
andare a vederlo, per favore, pensateci due volte. Procuratevi il nuovo
album e...dateci dentro, e andate a vedere Bob.
BOB DYLAN 80 ANNI/ 15 dischi, dal
peggiore al migliore - di Paolo Vites
clicca qui
Lunedì 8 Novembre 2021
Columbus, Ohio - Palace Theatre -
November 6, 2021
1. Watching The River Flow (Bob on piano,
Donnie on lap steel, Tony on standup bass)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) (Bob on piano, Donnie
on Electric Mandolin, Tony on standup bass)
3. I Contain Multitudes (Bob center stage then on piano, Donnie on pedal
steel, Tony on standup bass)
4. False Prophet (Bob Center stage then on piano, Donnie on lap steel)
5. When I Paint My Masterpiece (Bob on piano, Donnie on violin, Tony on
standup bass, Bob Britt on acoustic guitar)
6. Black Rider (Bob center stage then on piano, Donnie on electric
mandolin, Tony on standup bass)
7. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on piano, Donnie on electric mandolin)
8. My Own Version of You (Bob on piano, Donnie on pedal steel, Tony on
standup bass)
9. To Be Alone With You (Bob on piano and harp, Donnie on violin, Tony
on standup bass, Bob Britt on acoustic guitar)
10. Early Roman Kings (Bob on piano, Donnie on lap steel, Tony on
standup bass)
11. Key West (Philosopher Pirate) (Bob on piano, Donnie on accordian,
Tony on standup bass)
12. Gotta Serve Somebody (Bob on piano, Donnie on lap steel)
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob piano then center
stage, Donnie on electric mandolin, Tony on standup bass)
14. Melancholy Mood (Bob center stage, Donnie on padal steel, Tony on
standup bass)
15. Mother of Muses (Bob on piano, Donnie on electric mandolin, Tony on
standup bass)
16. Goodbye Jimmy Reed (Bob center stage then on piano, Donnie on lap
steel)
-- Band introductions
17. Every Grain of Sand (Bob on piano,
Donnie on pedal steel)
Cleveland, Ohio - KeyBank State
Theatre - November 5, 2021
1. Watching The River Flow (Bob on piano,
Donnie on lap steel, Tony on standup bass)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) (Bob on piano, Donnie
on Electric Mandolin, Tony on standup bass)
3. I Contain Multitudes (Bob center stage then on piano, Donnie on pedal
steel, Tony on standup bass)
4. False Prophet (Bob on piano, Donnie on lap steel)
5. When I Paint My Masterpiece (Bob on piano and harp, Donnie on violin,
Tony on standup bass, Bob Britt on acoustic guitar)
6. Black Rider (Bob center stage then on piano, Donnie on electric
mandolin, Tony on standup bass)
7. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on piano, Donnie on electric mandolin,
Tony on standup bass)
8. My Own Version of You (Bob on piano, Donnie on pedal steel, Tony on
standup bass)
9. To Be Alone With You (Bob on piano, Donnie on violin, Tony on standup
bass, Bob Britt on acoustic guitar)
10. Early Roman Kings (Bob on piano, Donnie on lap steel, Tony on
standup bass)
11. Key West (Philosopher Pirate) (Bob on piano, Donnie on accordian,
Tony on standup bass)
12. Gotta Serve Somebody (Bob on piano, Donnie on lap steel)
13. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob center stage then on
piano, Donnie on electric mandolin, Tony standup bass)
14. Melancholy Mood (Bob center stage, Donnie on padal steel, Tony on
standup bass)
15. Mother of Muses (Bob on piano, Donnie on electric mandolin, Tony on
standup bass)
16. Goodbye Jimmy Reed (Bob center stage then on piano, Donnie on lap
steel)
-- Band introductions
17. Every Grain of Sand (Bob on piano,
Donnie on pedal steel)
Chicago, Illinois - Auditorium Theatre
- November 3, 2021
di Adam Selzer
Torno all'Auditorium! Lo splendido teatro progettato da Louis Sullivan
dove
Bob, Merle Haggard e Amos Lee hanno suonato cinque serate nel 2005. Era
stata una
settimana meravigliosa; molti di noi erano rimasti nei dintorni del
teatro per la maggior parte del tempo. Merle è uscito e ha parlato un pò
con noi.
E quando oggi sono arrivato nel vicolo oggi, Matt Steichen e Jennifer,
sua moglie (una superfan di Dylan) erano lì con i loro bambini. Abbiamo
guardato la band entrare e scambiato un pò di "Grande spettacolo ieri sera" tipo "Grazie"
e
saluti mentre passavano.
L'Auditorium di Chicago è un luogo stupendo, il secondo progettato da
Louis
Sullivan in cui Bob ha suonato a Chicago. Acusticamente perfetto, con
murales a tema sulla vita e la morte sul muro. Bob e la band sono usciti
un pò prima starsera, verso le 8:10, e le prime due canzoni sono state
fantastiche fin dall'inizio.
Sono stupito di quanto sia chiara la sua voce; tutte le tracce del
ringhio dell'uomo lupo di qualche anno fa se ne sono andate, tranne
quando ne ha bisogno.
"I Contain Multitudes" è stato il momento clou della serata per me.
Anziché
stare per la maggior parte del tempo al pianoforte, consultando gli
spartiti dei testi, Bob era al centro della scena per l' intera canzone,
chiaramente divertendosi mentre cantava, aggirandosi accucciato come un
personaggio dei cartoni animati che va
ad un safari. Molto più dinamico e DIVERTENTE rispetto all'album.
Per “Fals Prophet” è tornato al pianoforte.
"Whem I Pain My Masterpiece", la prima sorpresa della serata, è stata
più vicina alla versione di Shadow Kingdom rispetto a quella 2018-19;
rimbalzante e sciolta.
"My Own Version Of You" è stata leggermente migliore rispetto a ieri
sera; la band
si stava diventando ed era più unita, e Bob ha chiuso con una sezione di
pianoforte che sembrava il tipo di musica che si suona quando gli scheletri
ballano. Il tendone e le tende sono tutte rosse, un colore neutro e la
nuova illuminazione dal pavimento li fa sembrare colori a tinta
unita, non come tende colorate da illuminazione scenica.
Bob ha provato anche a fare "Black Rider" al centro, ma ha dimenticato
un paio
di versi nella prima strofa e per la maggior parte è tornato al
pianoforte.
“To Be Alone With You,” arrivata subito dopo “My Own Version of You” e
“Black Rider,” sembrava un pò cambiata nel testo ed anche “Black Rider”
sembrava particolarmente oscura.
"Key West" sembrava molto più unita stasera - non credo ancora che
la band abbia ABBASTANZA capito come fare la canzone, in particolare il
passaggio ai cori, ma questa volta era molto meglio di Milwaukee, dove
l'arrangiamento era più disordinato. La band stava bene la prima notte,
ma
stanotte era meglio. Il mix di pianoforte era migliore.
"I’ve Made Up My Mind..." è stato di nuovo un grande momento clou, con
Dylan
che teneva le parole più lunghe di quanto immagini, e "Jimmy Reed" ha
avuto un grande miglioramento rispetto a ieri sera.
Nella presentazione della band ha chiesto a Doug di fare un inchino e
poi Bob ha detto “Siamo felici di suonare qui. Amiamo Chicago".
"Love Sick" era più stretta, anche se Bob ha visibilmente dimenticato un
verso e sembrava frustrato per questo, queste son cose che succedono
quando fai un set di 18 canzoni di cui 8 nuove di zecca.
Coloro che erano anche a Milwaukee generalmente hanno ritenuto che
alcune canzoni fossero migliori stasera, altri non erano così sicuri. Non
ho visto Charlie fare tante cose strane con i tamburi, ma gli spettacoli
erano entrambi eccellenti, con
la voce di Bob che è il punto più alto - non potevo credere quanto fosse
chiara la sua
la voce era in "Most Likely", in particolare, sembrava quasi una
performance del 1966. La sua gamma è molto migliorata da qualche anno
fa, e qualunque faccia al microfono ed al piano lo fanno sembrare
fantastico.
C’è ancora qualcosina da limare nello show, però i prossimi shows saranno
probabilmente ancora migliori, e le canzoni RARW diventeranno belle come
lo era "Multitides" stasera.
Adam Selzer
Sabato 6 Novembre 2021
Talkin' 11917 -
benede
Oggetto: Le mie impressioni sui primi due
concerti del nuovo tour
E così, a fine 2021, Bob è tornato ad esibirsi dal vivo a 80 anni
compiuti. Il nuovo Tour ”Rough and Rowdy Ways” - world wide
tour/2021-2024, annunciato tempo fa è cominciato.
I primi due concerti rispettivamente a Milwaukee e Chigago hanno visto
esordire le nuove canzoni dell’ultimo disco che dà il nome al tour.
Dylan ha suonato il piano accompagnato dal fedele Tony Garnier al basso,
insieme a Bob dal 1989, Donnie Herron alla pedal steel, Bob Britt alla
chitarra e i nuovi componenti la band Charley Drayton alla batteria e
Doug Lancio alla chitarra.
Come già avevamo visto ed ascoltato in Shadow Kingdom, sembra che Dylan
suoni più volentieri vecchie canzoni.
Le prime due che aprono i concerti sono” Watching the river flow”, di
inizio anni 70, e “Most likely you go your way", registrata per “Blonde
on Blonde” nel 1966. La quinta canzone in scaletta è stata Simple twiste
of fate del 1975 a Milwakee e “When a paint my masterpiece“ a Chigago. A
seguire ”I’ll be your baby tonight” del 1967 da John Wesley Harding.”To
be alone whit you” da Nashville Skyline,1968.
I concerti sono proseguiti con“Gotta serve somebody” del 1979 da “Slow
train coming”. Le più recenti suonate, sono “Early roman kings” e “Soon
after midnight” da Tempest, del 2012. Da segnalare “Melancholy
mood”cantata a Chigago.
In questi due concerti gli encore sono stati “love Sick” del 1997 da
Time out of time, e “It takes a lot to laugh,it takes a train to cry”
dal mitico ”Highway 61 Revisited” del 1965.
Dalle prime registrazioni sentite che circolano in rete la nuova band è
perfetta nell’accompagnare Bob che è in grande forma con la voce ancora
potente, e con una grande voglia di cantare e suonare la sua musica.
Saluti Benedè.
E' vero ed io penso
che nei prossimi mesi la band si stringerà intorno a Bob ancora di più
quando avrà un pò più di esperienza e confidenza. Il vecchio Bob è un
osso duro e prima di mollare deve farcene vedere ancora tante. Grazie
per il tuo commento, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Guardando questa pic. La scarna scenografia (solo un tendone) con le
luci che illuminano dal basso ricorda vagamente i concerti del 1965....
Guardando le altre foto postate su fb la scenografia con le luci rosse
predominanti sembra di un film di Dario Argento, qualcuno ha detto anche
di Tween Peak.
Mi chiedo se il colore rosso che avvolge il palco ed i musicisti c'e'
dall'inizio alla fine del concerto....(?)
Per quanto riguarda la scaletta, che dire? Ancora non ho sentito nulla,
aspetto che esce qualche registrazione decente.....per il resto Bob sta
promuovendo l'ultimo suo album in studio......
Inoltre quello che non capisco è come fa una persona a 81 anni a
ricordarsi a memoria tutti i testi....
Stefano C.
Per la scenografia
stiamo a vedere quando ci sarà qualche video, in tante vecchie foto ho
notato che appoggiati sul piano ci sono diversi fogli penso con i testi,
oppure ci sarà qualche schermo che fa da gobbo, anche se Bob preferisce
inventare che leggere! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Tralasciando i meriti dell'opera, vorrei
far notare alcune coincidenze, chiamiamole così, che ho trovato in due
pezzi tratti dall'album New Morning, "if not For you" e "Father of
night" con due brani di ... Sergio Cammariere, rispettivamente con
"Tutto quello che un uomo" e "Padre della notte". Premetto che il
paroliere dei testi di Cammariere è Roberto Kunstler.
Se ci fate caso in "Tutto quello che un uomo", ci sono alcune frasi che
iniziano "se non fosse per te..." che tradotte in inglese, (o
viceversa), fa " If not for you..."; inoltre si noti come la frase " Se
non fosse per te cadrebbe il mio cielo" che è praticamente la frase " If
not for you, My sky Would fall..."; comunque vi è una forte somiglianza
nella costruzione delle frasi.
Padre della notte, ha invece in comune addirittura il titolo "Father of
night" e poi diverse esortazioni "Padre della terra, ... padre di ogni
uomo... padre dell'arcobaleno che praticamente sono gli incipit di quasi
tutti i versi del testo di Dylan; faccio notare una stretta somiglianza
di significato tra "Ttu che ci hai dato la fede come agli uccellini in
volo" con " Father , who teacheth the bird to fly".
Certo, affermare che ci sia stato un plagio dei testi può sembrare un
azzardo, poichè kunstler è stato bravo a mettere anche del suo; si può
dire però che l'ispirazione la si trova in questi pezzi che casualmente
(?) appartengono allo stesso album di Dylan.
Michele Lenzi
Dovrei concordare ma
non conosco niente di Sergio Cammariere purtroppo, ma sapendo che non
sei una persona che parla a vanvera, sento di potermi fidare ciecamente
delle tue parole e condivederle in toto. Dylan è ed è sempre stato un'
ispirazione per tutti i nostri cantautori, fin dai tempi di De
Andrè, Bubola e De Gregori, per citare solo gli esempi più lampanti,
quindi non mi stupisco se altri si sono ispirati, ma propio copiare e
tradurre i testi di Bob paro paro mi sembra oltre l'ispirazione.
Grazie Mike, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Milwaukee, Wisconsin - Riverside
Theatre - November 2, 2021
di Don Romundson
Lo spettacolo al Riverside è stato incredibile. A Milwaukee c'è stata
una standing ovation dopo ogni canzone. Bob bene in forma, era chiaro
fin dall'inizio che sarebbe stata uno spettacolo speciale. In effetti,
Bob ha fatto una sorta di inchino alla folla, dopo ogni canzone, un
ringraziamento se vogliamo, al suo posto al centro del palco guardando,
molto riconoscente, verso la folla, la quale ha accettato bene il
cambiamento ed ha gradito ciò che Bob ha messo sul tavolo.
E Bob ha messo tutto sul tavolo. La sosta del Tour ha fatto è stata
utile perché ha permesso la rottura di una riprtitività che durava da
tanto. Bob ha eseguito quello che nessuno si aspettava, praticamente l'
intero Rough and Rowdy Ways, escludendo solo Crossing the Rubicon e
Murder Most Foul. Otto canzoni che hanno cambiato tutta la setlist. Ci
dato occasione per parlare, c'era qualcosa da dire. Ha dedicato lo show
a Les Paul. In alcuni momenti era meglio di una lettura di poesie beat e
Bob ha pronunciato un fraseggio semplicemente classico, anche sua voce
era fresca e concentrata. Tutti quelli con cui ho parlato all' uscita
dal teatro hanno detto che era stato uno dei migliori spettacoli che
avevano mai visto. Non vedevo una folla così felice e piena di energia
da molto tempo. E so che Bob e la Band dicevano, mentre lasciavano il
teatro, "Abbiamo spaccato ragazzi!" La band con Matt Chamberlain e Bob
Britt era buona, ma ora c'è una nuova dinamica tra i chitarristi, Doug
Lancio dà più morso e presenza alle note. Bob e Doug sono eccezionali
insieme, professionisti totali. E Charlie Drayton è semplicemente
eccellente. Bob ha sempre una buona band, ma questi ragazzi sono
qualcosa di speciale.
Avevo visto un pò del sound check, quindi sapevo che avremmo sentito
Watching The River Flow che è un vecchio cavallo di battaglia, ma la
spinta fumosa che Bob gli ha dato era perfetta per l'apertura. Poi Bob
si butta nel rock con You Go Your Way. L'energia della folla era
sfrigolante. Poi ha scosso la folla ancora con Gotta Serve Somebody e
Goodbye Jimmy Reed. Saranno pezzi in scaletta per molto tempo. E con la
voce paludosa ha affrontarlo It Takes A Lot To Laugh, è stato geniale!
Pensavamo tutti di essere tornati ai vecchi tempi e che Bob sarebbe
uscito per un terzo bis, ma.... avremmo dovuto saperlo prima che non
sarebbe successo.
Ho visto alcuni screzi in qualche pezzo, la presentazione della band è
stata caotica, bla bla bla. Bob ha ottant'anni e ci offre una serata
davvero storica. Vai a un concerto dei Rolling Stones se vuoi che ogni
nota e ogni parola siano eseguite esattamente nello stesso modo ogni
notte. Bob è a un livello molto più alto, molto ma molto più alto. Un
artista in continuo divenire. Chicago sarà un' altro show speciale, e a
tutti voi piacerà.
Don Romundson
Venerdì 5 Novembre 2021
Chicago, Illinois - Auditorium Theatre
- November 3, 2021
1. Watching The River Flow (Bob center
stage then on piano, Donnie on lap steel, Tony on standup bass)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) (Bob on piano, Donnie
on electric mandolin, Tony on standup bass)
3. I Contain Multitudes (Bob center stage, Donnie on pedal steel, Tony
on standup bass)
4. False Prophet (Bob on piano, Donnie on lap steel)
5. When I Paint My Masterpiece (Bob on
piano, Donnie on violin, Tony on standup bass, Bob Britt on acoustic
guitar)
6. My Own Version Of You (Bob on piano, Donnie on pedal steel, Tony on
standup bass)
7. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on piano with harp, Donnie on electric
mandolin)
8. Black Rider (Bob center stage, Donnie on electric mandolin, Tony on
standup bass)
9. To Be Alone With You (Bob on piano with
harp, Donnie on violin, Tony on standup bass, Bob Britt on acoustic
guitar)
10. Mother Of Muses (Bob on piano, Donnie on electric mandolin, Tony on
standup bass)
11. Gotta Serve Somebody (Bob center stage then on piano, Donnie on lap
steel)
12. Key West (Philosopher Pirate) (Bob on piano, Donnie on pedal steel,
Tony on standup bass)
13. Early Roman Kings (Bob center stage then on piano, Donnie on lap
steel, Tony on standup bass)
14. Melancholy Mood (Bob center stage, Donnie on pedal steel, Tony on
standup bass)
15. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob center stage, Donnie
on electric mandolin, Tony on standup bass)
16. Goodbye Jimmy Reed (Bob on piano, Donnie on lap steel, Tony on
standup bass)
-- Band introduction
(encore)
17. Love Sick (Bob center stage, Donnie on pedal steel)
18. It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry (Bob center stage,
Donnie on pedal steel)
Sarebbe bello vedere un concerto completo del ‘66 non inframezzato da
tutte quelle, pur interessanti, interviste stile no direction home.
Avete già parlato da qualche parte dell’apertura di questo BOB DYLAN
CENTRE a Tulsa? Magari me lo sono perso :)
Complimenti per il costante lavoro su questa pagina.
Gianmarco.
Il progetto è
promettente, bisogna poi vedere come sarà portato avanti e sviluppato,
stiamo a vedere, per il B.D. Tulsa Center ci sono stati diversi
articoli su expectingrain ma tutti annunciavano l'apertura del centro,
un sacco di parole che bisognerà vedere se a quelle seguiranno fatti
concreti. Anche qui stiamo a vedere! Grazie, alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Milwaukee, Wisconsin - Riverside Theatre
- November 2, 2021
Bob Dylan è tornato sulla strada. Nessuno sembrava più felice di Bob
stesso, con espressioni facciali spesso gioiose.
Anche il pubblico al Riverside Theatre di Milwaukee era eccitato ma è
rimasto
rispettosamente silenzioso durante le canzoni. Dylan era di buona voce,
e il
mix sonoro era eccellente – sia i testi di Dylan che il suo pianoforte
si sentivano chiaramente. E si è esibito per quasi due ore.
La promozione ha battezzato questo tour “The Rough and Rowdy Ways”, dal
nome
il suo ultimo album. È insolito che Bob leghi un titolo ad una
serie di concerti. Non ci sono stati un Modern Times od un Oh Mercy
tour.
Dopo questa performance di apertura, tuttavia, è chiaro perché questo
tour è
chiamato Rough e Rowdy Ways, poiché Dylan ha cantato otto canzoni
dell’album.
Riprodurre materiale da un nuovo album potrebbe sembrare ovvio e
uniforme
da fare, ma Bob ha tenuto concerti dopo l’uscita di albums dai quali
non ha cantato niente del suo nuovo materiale. Questo era vero quando io
l'ha visto poco dopo l'uscita di Tempest.
La serata è iniziata con "Watching the River Flow", una hit radiofonica
minore del 1971. Forse Bob stava ha usato questa canzone per dirci cosa
stava facendo
durante il suo tempo libero – niente. “Most Likely You Go Your Way and
I’ll Go Mine” è seguita. Dylan apriva spesso i suoi concerti del 1974
con
questa canzone – forse ricordando ai fans che lui e loro vivono
in due mondi diversi. Dopo questi numeri, è iniziato il vero programma
quando Bob ha cominciato a suonare il materiale dal nuovo album.
In effetti, la maggior parte del set era dedicata a Rough and Rowdy
Ways, che
è stato ben accolto. Il programma, come l'album, era basato su ballate e
numeri down-tempo. Bob ha suonato da spartito alcune di queste canzoni,
qualcosa che non dovrebbe sorprendere nessuno. Il pubblico ha reagito
con
particolare entusiasmo per i versi specifici di "I Contain Multitudes".
In mezzo a queste nuove canzoni, Bob ha intervallato brani riconoscibili
anche dai fans occasionali. Ha suonato "Simple Twist of Fate" e "I'll Be
Your Baby
Tonight", così come una versione rock di "Gotta Serve Somebody".
Dylan ha poi toccato il suo catalogo con "Early Roman Kings" e
"Soon after midnight", entrambe da Tempest. Il pubblico era con lui
per tutto.
Anche la band di supporto era con lui, ed è stato affascinante guardare
gli strumentisti che navigano nelle acque musicali in cui Dylan li aveva
portati.
Bob Britt e Doug Lancio hanno offerto un accompagnamento di chitarra
elettrica tutta la notte, mentre Donnie Herron è passato dal violino
alla steel guitar. Tony Garnier suonava spesso il contrabbasso. Garnier ha dato
alcune indicazioni manuali specifiche al nuovo batterista Charlie
Drayton, e ciascuno dei membri della band erano spesso in contatto
visivo con lui per avere indicazioni sul cosa fare a metà canzone. Tutto
questo, mentre mai
distoglievano lo sguardo da quello che Dylan stava facendo al
pianoforte. Hanno lavorato duro, ma senza commettere errori: il
quintetto ha suonato come un tutt'uno ed era pronto per la performance di
questa serata di apertura. Va bene, dal momento che il tour è prenotato
fino al 2024.
L'unica volta in cui la band sembrava incerta su qualcosa che non fosse
correlato alla
musica di Dylan riguardava Dylan stesso. Bob ogni tanto è emerso da
dietro il pianoforte verticale per cantare, emozionare o suonare
l’armonica. Sorridendo ampiamente con le braccia tese, sembrava
divertirsi. Ma quando Bob si è fatto strada dal pianoforte al centro del
palcoscenico sembrava fragile e a volte instabile sulle gambe.
Era solo allora che i suoi musicisti di supporto sembravano apprensivi,
ma preparati a...prestare altre forme di sostegno, se necessario. Il
pianoforte di Dylan era forte ed anche il suo canto. Ma guardando questo
uomo che attraversa il palco non c'era modo di dimenticare che Bob Dylan
ha compiuto 80 anni quest'anno.
L'unica canzone che non ha attirato il riconoscimento del pubblico
quando è iniziata è stata "Melancholy Mood", un numero tributo a Frank
Sinatra tratto dall’album Fallen Angels. Anche se meno noto, “Melancholy
Mood” potrebbe riassumere al meglio la scaletta della serata. Il
pubblico era chiaramente entusiasta del ritorno di Dylan sul palco, ma
molti dei testi delle canzoni della serata parlavano della fine della
strada e degli addii.
"Black Rider", "False Prophet" e "Goodbye Jimmy Reed", tutte parlano di
disillusione e perdita. Dylan potrebbe raccontarci qualcosa di sé. Lui
contiene moltitudini, sì, ma sa anche di essere mortale. Bob capisce,
come lui stesso ha scritto in “Oh Sister” - “Time is an ocean, but it
ends at the shore”. - E forse questo fa parte del
motivo per cui il pubblico di Milwaukee era così esultante, anche in
mezzo a queste
canzoni stanche del mondo. Abbiamo ancora Bob con noi; godiamocelo oggi.
Potremmo non vederlo domani.
Milwaukee, Wisconsin - Riverside
Theatre - November 2, 2021
1. Watching The River Flow (Bob on piano,
Donnie on Lap steel, Tony on standup bass)
2. Most Likely You Go Your Way (and I'll Go Mine) (Bob on piano, Donnie
on electric mandolin, Tony on standup bass)
3. I Contain Multitudes (Bob center stage then on piano, Donnie on pedal
steel, Tony on standup bass)
4. False Prophet (Bob on piano, Donnie on lap steel)
5. Simple Twist Of Fate (Bob on piano and harp, Donnie on pedal steel)
6. My Own Version Of You (Bob on piano, Donnie on pedal steel, Tony on
standup bass)
7. I'll Be Your Baby Tonight (Bob center stage then on piano, Donnie on
electric mandolin)
8. Black Rider (Bob center stage then on piano, Donnie on electric
mandolin, Tony on standup bass)
9. Melancholy Mood (Bob on piano, Donnie on pedal steel, Tony on standup
bass)
10. Mother Of Muses (Bob on piano, Donnie on electric mandolin, Tony on
standup bass)
11. Gotta Serve Somebody (Bob on piano, Donnie on lap steel)
12. Key West (Philosopher Pirate) (Bob center stage then on piano,
Donnie on pedal steel, Tony on standup bass)
13. Early Roman Kings (Bob on piano, Donnie on lap steel, Tony on
standup bass)
14. Soon After Midnight (Bob on piano and harp, Donnie on pedal steel)
15. I've Made Up My Mind To Give Myself To You (Bob center stage then on
piano, Donnie on el. mandolin, Tony on standup bass)
16. Goodbye Jimmy Reed (Bob on piano, Donnie on lap steel, Tony on
standup bass)
-- Band introduction
(encore)
17. Love Sick (Bob on piano, Donnie on pedal steel)
18. It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry (Bob on piano,
Donnie on pedal steel)
Band Members
Bob Dylan - piano
Tony Garnier - bass
Charlie Drayton - drums
Bob Britt - guitar
Doug Lancio - guitar
Donnie Herron - violin, pedal steel, lap steel
Chi è Doug Lancio il nuovo
chitarrista della band di Bob?
Doug Lancio è un chitarrista e produttore
discografico di Nashville, Tennessee. Ha lavorato con una vasta gamma di
artisti tra cui John Hiatt, Nanci Griffith e Patty Griffin e Bob Dylan.
Biografia - Lancio era un membro
del gruppo degli anni '80 Questionnaires, insieme a Tom Littlefield
(chitarra, voce), Chris Feinstein (basso) e Hunt Waugh (batteria).
Con il chitarrista Jay Joyce e il bassista Chris Feinstein, Lancio ha
formato il gruppo Bedlam nel 1991. Hanno pubblicato un EP omonimo e
l'album Into the Coals, entrambi su MCA. Bedlam ha anche registrato la
musica per l'album della colonna sonora del film Reservoir Dogs:
"Harvest Moon" e una cover di "Magic Carpet Ride".
Lancio è stato in tour e registrato dischi con numerosi artisti
famosi. A metà degli anni '90 è stato membro della band itinerante e di
registrazione di Tommy Womack. Lancio è membro della touring-band di
John Hiatt dal 2008. Lancio ha anche prodotto l'album di Hiatt del 2014
Terms of My Surrender. Lancio ha avuto un lungo rapporto di lavoro
professionale con Patty Griffin. Ha suonato per la prima volta con Patty
nel suo album Silver Bell e ha contribuito ad altre registrazioni, come
Flaming Red, Children Running Through, Downtown Church e American Kid.
Ha prodotto 1000 Kisses e il suo album dal vivo A Kiss in Time. Lancio
ha anche fatto un tour con Tom Jones a sostegno delle sue recenti
registrazioni.
Premi - Lancio è stato nominato
per l'American Music Award 2013 come strumentista dell'anno.
Studio G - Lancio gestisce Studio
G (in collaborazione con Patty Griffin), uno studio di registrazione di
Nashville che dispone di una console di missaggio Trident 324,
registratore analogico Studer A827 e preamplificatori Telefunken V76.
Grazie Seba, ho
riportato quella presa da Boblink che vedi sopra, è praticamente
identica a quella che mi hai mandato tu, perciò penso sarebbe stato
inutile ripetere due volte la stessa setlist. Comunque un grande grazie,
alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Ciao Mr. Tambourine,
Il prof. Pierluigi Lanfranchi organizza con un seminario su Dylan. Pensi
che agli amici di MF possa interessare?
Un abbraccio, Corrado.
Bonjour,
Nous avons le plaisir de vous annoncer la tenue de la première séance du
séminaire interlaboratoire « Bob Dylan : pistes méditerranéennes /
Mediterranean Tracks », qui aura lieu le 10 novembre 2021 à 17h30 en
visio-conférence.
L’inscription est obligatoire.
Lien pour s’inscrire :
Il s’agit d’un dialogue entre Alessandro Portelli, professeur émérite de
littérature anglo-américaine à l’université de Rome « La Sapienza »,
spécialiste de la chanson américaine et des traditions musicales
populaires, auteur du livre Bob Dylan. Pioggia e veleno. «Hard Rain»,
una ballata fra tradizione e modernità, Roma, Donzelli, 2018 et Piers
Faccini, musicien et compositeur britannique, dont le dernier album
Shapes of the Fall est sorti en 2021. La rencontre sera modérée par
Claudio Milanesi, professeur de littérature italienne à AMU et directeur
du CAER.
Les organisateurs
Matthew Graves (LERMA)
Pierluigi Lanfranchi (TDMAM)
Claudio Milanesi (CAER)
Grazie mille per la
segnalazione carissimo Corrado, un abbraccio anche a te, alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Gentilissimo Tambourine, volevo
condividere la traduzione di una recente intervista di Ray Padgett a
Larry Campbell, che va ad aggiungersi alle precedenti con Jim Keltner
(vedi Talkin’ 11859 del 6 settembre) e Christopher Parker (Talkin’
11890, 7 ottobre).
Trovo sempre molto interessanti, ben condotte e ricche di spunti queste
lunghe chiacchierate di Padgett con musicisti che hanno accompagnato Bob
Dylan nel corso degli anni. Sulle pagine della Fattoria si discute
spesso e volentieri della poetica di Dylan (e giustamente, si tratta pur
sempre di un Nobel); ma credo sia importante anche la dimensione più
“prosaica” della sua arte (la vita in tour, i rapporti con i musicisti,
la scelta delle scalette e degli arrangiamenti…).
Dylan stesso, nel discorso di accettazione del Nobel, ha sottolineato
come le sue attenzioni, più che alle disquisizioni “alte” sul suo lavoro
(“Le mie canzoni sono letteratura?”), siano rivolte ad aspetti più
pratici: “Chi sono i musicisti migliori per questi brani? Sto
registrando nello studio giusto? Questa canzone è nella tonalità
adatta?”
Senza dimenticare che la cosa che più l’ha coinvolto negli ultimi
trent’anni non è stata scrivere canzoni, ma esibirsi in concerto (sosta
Covid a parte), e sicuramente verrà anche ricordato come l’artista che
più di ogni altro è salito su un palco.
Ecco allora il punto di vista di Larry Campbell, per otto anni
chitarrista di Dylan nonché stimatissimo musicista e profondo
conoscitore di tutto quell’universo musicale oggi etichettato come
“Americana”. L’intervista è del marzo scorso ed è stata pubblicata da
Ray Padgett divisa in due parti. Qui c’è la prima, tra qualche giorno
invio la seconda parte.
Grazie! Saluti a tutti, Silvano.
Carissimo Silvano, non è inutile che io lo ripeta, ma sei per me un
collaboratore ed un aiuto preziosissimo oltre che un amico, sempre
pronto a raccogliere e richieste per le traduzioni, ma questo è bene,
molto bene, non solo per me ma anche per tutti coloro che seguono questo
vecchio sito che ha il vizio di parlare di Bob Dylan e di tutto quello
che lo riguarda. Credo che a breve avrò unìaltra richiesta per la
traduzione di un'intervista
Larry
Campbell riflette sui suoi otto anni con Bob Dylan.
Nel 2013, il sito dei fan
di Bob Dylan Expecting Rain lanciò un sondaggio per votare il miglior
chitarrista tra i tanti che hanno accompagnato Bob nel Never Ending
Tour. Il vincitore? Larry Campbell. Nel 2016 fecero un altro sondaggio.
Il vincitore? Larry Campbell. Nel 2018 un terzo sondaggio. E chi vinse
quella volta? Charlie Sexton... a pari merito con il suo ex compagno di
band e compagno di duelli di chitarra Larry Campbell.
Larry Campbell ha suonato con Dylan dal 1997 al 2004: una bella
testimonianza della sua carriera, anche se oggi non è nemmeno la cosa
per cui è meglio conosciuto. Potrebbe esserlo invece il suo rapporto
decennale con Levon Helm, per cui ha prodotto dischi e suonato nella sua
band insieme alla moglie Teresa Williams. Dopo la morte di Levon, Larry
e Teresa hanno continuato a collaborare con amici come Jackson Browne e
Hot Tuna, e registrato album in coppia.
Un nuovo documentario in dieci parti intitolato “It Was the Music”
ripercorre il percorso delle loro carriere, singolarmente e insieme. Lo
consiglio vivamente anche se conoscete Larry per il suo lavoro con Bob,
o Larry e Victoria per il loro lavoro con Levon Helm. Relix lo ha
definito "un documento profondo e commovente" e Americana UK "uno
sguardo affascinante e dettagliato sulle vite di due musicisti di spalla
che si prendono la scena". [Nota 1]
Oggi [31 marzo 2021] ricorre il 24° anniversario del primo concerto di
Larry Campbell con Dylan, e di recente ho avuto con lui una lunga
conversazione telefonica sui suoi otto anni nella band. È un argomento
su cui è stato riluttante in passato, ma era disponibile ad aprirsi e a
condividere uno sguardo approfondito su cosa è stato suonare tutti
quegli anni accanto a Bob. La nostra conversazione è durata così a lungo
che l'ho divisa in due parti. Ecco la prima.
Ray Padgett: Una cosa su
cui fa luce “It Was the Music”, il documentario che hai realizzato, è
quanto tu fossi immerso nel mondo della musica roots prima di entrare in
contatto con Dylan. Come sei passato da quel mondo a suonare con Dylan?
Larry Campbell: Proverò a essere sintetico, per quanto possibile. Negli
anni '60 c'era così tanta musica fantastica che mi ha realmente parlato:
dai Beatles all'Ed Sullivan Show fino alle radio FM, musica
psichedelica, Bob Dylan, Rolling Stones, tutta quella roba feconda nel
mondo del rock ‘n’ roll e della musica popolare. Ero davvero estasiato
da quella musica. Compravi un disco dei Beatles e c’era una canzone di
Chuck Berry [Roll Over Beethoven]. Chi è Chuck Berry? Allora lo
scoprivi. Da Chuck Berry andavi a BB King, da BB King ad Albert King e
da loro risalivi a Robert Johnson e a tutto il country blues, e
continuavi su quella strada. I Beatles hanno fatto una canzone di Buck
Owens [Act Naturally]. Chi è Buck Owens? Da lui andavi a Hank Williams e
George Jones fino alla Carter Family. Tutto questo si stava
sovrapponendo al boom del folk. Non ne avevo mai abbastanza, ero
insaziabile.
All'inizio degli anni '70 cominciai a essere un po' deluso da quello che
sentivo nelle radio rock. Ero più incline alle radici profonde della
musica. Decisi che in quel momento New York non era il posto per me.
Feci le valigie e mi trasferii in California, forte della mia ambizione.
Per farla breve, finii per andare in tour con una band e per stabilirmi
un paio d’anni a Jackson, Mississippi, dove assorbii a fondo la cultura
della musica che più mi parlava.
Alla fine degli anni '70 tornai a New York, giusto in tempo per quel
boom da “urban cowboy”, quando la musica country era di moda. Si rivelò
una situazione davvero redditizia per me perché trovavo lavoro negli
studi e suonavo nei club ogni settimana: il Lone Star Cafe, il City
Limits e tutti quei posti dove suonavano questo tipo di musica country,
la musica delle radici che attirava pubblico.
Rividi Tony Garnier, uno dei ragazzi che avevo incontrato in California.
A New York diventammo amici, era nel mio stesso giro. Quando l'avevo
conosciuto in California era il bassista degli Asleep at the Wheel. Si
era trasferito a New York più o meno nello stesso periodo in cui ero
tornato anch’io. Insieme suonavamo un sacco di concerti, lavoravamo in
studio e tutto il resto. Io cercavo solo di continuare a essere un
musicista di New York. Suonavo nei club e andavo in tour con gente come
Doug Sahm, Rosanne Cash, k.d. lang, Cyndi Lauper… è una lunga lista.
Arriviamo alla fine del 1996, quando decisi che non sarei andato più in
tournée. Avevo appena finito un tour con k.d. lang, ma volevo essere
solo un musicista di studio e dedicarmi di più alla produzione di
dischi. Pochi mesi dopo ricevetti una telefonata da Jeff Kramer, il
manager di Dylan. Mi disse che Bob era interessato a sentirmi, se potevo
raggiungerli e passare un po’ di tempo a suonare insieme. Se Bob mi
conosceva era grazie a Tony Garnier.
Inizialmente rifiutai. Avevo preso la decisione che non sarei più andato
in tour. Ma quando mi risvegliai il giorno dopo, mi ricordai quale era
stato il mio primo impulso per diventare musicista. Furono i Beatles, i
Rolling Stones e Bob Dylan. Pensai: "Aspetta un attimo, avrò mica
intenzione di rifiutare l’opportunità di lavorare con questo tipo?"
Richiamai Kramer, la risolvemmo, li raggiunsi, suonammo per circa tre
giorni e poi per otto anni sono stato in tour con Bob.
RP: Sei passato dal non voler andare più in tour a qualcuno che sta
girando più di qualsiasi essere umano in vita.
LC: Esatto, sì. [ride] È stato un conflitto per tutti gli otto anni in
cui l'ho fatto. E in effetti, è per questo che alla fine me ne sono
andato. Volevo produrre dischi. Mi arrivavano opportunità, ma il più
delle volte non potevo approfittarne perché magari programmavo un giorno
per farlo e poi venivamo chiamati per partire.
Suonare con Bob è fantastico. Stai suonando grande musica con questo
tipo completamente originario americano. Probabilmente il nostro meglio.
Ma avevo il mio bisogno di esprimermi e quando sei nella band con Bob
puoi farlo solo in misura limitata. Ci sono dei paletti intorno alla tua
espressione personale. È assolutamente comprensibile, deve essere così
perché è la sua musica. Ma quel bisogno stava emergendo e se volevo
farlo dovevo darmi una mossa. Questo, unito al desiderio di stare di più
con Teresa, di voler essere più un musicista di studio e la mia
personale creatività, sono le cose che alla fine mi hanno fatto smettere
di girare con lui.
RP: In uno degli episodi [del documentario “It Was the Music”], c'è un
momento in cui Teresa mostra una foto del vostro decimo anniversario
alle Hawaii e dice: "Beh, eravamo lì perché lui era lì con Bob". Mi ha
fatto pensare alla tua vita personale. Se sei in viaggio otto, nove mesi
l'anno ogni anno, che vita personale hai?
LC: Hai completamente ragione. Questa è la verità. È il prezzo che devi
pagare per fare una cosa del genere. Ma finché ho resistito, ne ero
attratto.
RP: Tornando all'inizio del tuo rapporto con Bob: Tony Garnier ti
introduce e tu arrivi. Ci furono delle audizioni? Come passasti da lì al
tuo primo concerto?
LC: Beh, non la chiamavano proprio “audizione”, anche se chiaramente era
così. Mi presentai allo studio, incontrai Bob e iniziammo a suonare.
Passammo tre giorni a suonare insieme. Per lo più suonavamo vecchi brani
rock and roll e country. Anche alcune delle sue canzoni, ma per lo più
si trattava di pezzi tipo Hank Williams e Buddy Holly. Fu molto
divertente. Immagino che Bob stesse assorbendo quello che tiravo fuori.
Dopo il terzo giorno Kramer mi chiamò e disse: "Okay, andremo in tour la
prossima settimana. Vieni?" Risposi: "Beh, sì, immagino di sì".
Il tour iniziò in Nuova Scozia, Canada. Noi volammo lì, ma
l’imbarcazione con l'attrezzatura rimase bloccata nel ghiaccio durante
l’attraversamento di uno di quegli stretti. Restammo in Nuova Scozia con
tutte le date ritardate perché non c'era l'attrezzatura. Fu un po'
snervante perché ero pronto a cominciare, ma tutto poi ha funzionato.
Quel primo tour è stato fantastico. Avevamo provato - beh, non proprio
“provato”, avevamo solo suonato un po' di musica insieme - e poi ecco
che sono sul palco a suonare tutte queste canzoni di Bob Dylan, la
maggior parte delle quali non avevo mai suonato prima e alcune non le
avevo nemmeno mai sentite. Devi solo buttarti e fare quello che sai
fare.
RP: Come le imparasti? Qualcuno ti diede una cassetta dicendoti "Ecco
cosa ha suonato nell'ultimo tour. Vai e imparale".
LC: No. Avevo una scatola piena di cassette di tutti i suoi dischi. Una
volta arrivati in Nuova Scozia, cercai di ascoltare le sue cose il più
possibile. Durante il soundcheck del primo concerto eseguimmo alcuni
brani che avremmo fatto quella sera, e così fu per il resto del tour. La
maggior parte delle prove per gli spettacoli erano al soundcheck. Alcuni
brani li avremmo fatti, altri no, e poi ci sarebbero state canzoni mai
eseguite al soundcheck e che avremmo iniziato a fare. Era interessante!
[ride]
RP: Ti sei sentito intimidito a essere il nuovo arrivato e nel calarti
nei panni di un gruppo di chitarristi iconici che avevano suonato con
Bob prima di te?
LC: Non so se intimidito sia la parola giusta. Ero decisamente sulle
spine, come lo sarei stato in qualsiasi situazione musicale. Ma una
volta che sei sul palco, se l'hai fatto abbastanza a lungo, ti dici
semplicemente "Ok, questo è il mio concerto. Devo fare il lavoro
migliore che so fare. Devo solo prestare orecchio a tutto quello che
succede e reagire". Sono sicuro che se ci ho pensato, e probabilmente
l'ho fatto a un certo punto, mi sarò detto che ero in una situazione
davvero inebriante. Quel tipo l’avevo sempre rispettato come uno dei
nostri più grandi artisti, ed eccomi lì, a due metri da lui, a suonare
le cose che me lo hanno fatto ammirare. Non volevo rovinare tutto,
questo è sicuro. In qualche modo ti cali in una modalità professionale:
ti metti quel cappello che ti impedisce di andare fuori di testa,
qualsiasi concerto fai.
RP: A proposito di andare fuori di testa, sembrava che le cose stessero
andando alla grande quando all'improvviso Bob fu ricoverato di corsa in
ospedale e il tour successivo venne cancellato. Quale fu la tua
reazione?
LC: Avevamo suonato da qualche parte nel Midwest e ci fu una tempesta di
polvere davvero densa. Stavo camminando per la strada e incrociai Bob
sulla sua moto che guidava in questa tempesta di polvere. Sembra che la
polvere sollevata arrivasse dal fiume e contenesse escrementi d'oca
essiccati. E noi la inalammo. Anch'io mi ammalai un po', ma lui finì con
l'istoplasmosi che è una cosa davvero seria. Lo scoprii mentre ci
stavamo preparando per il tour successivo, che venne cancellato. Quando
sentii quanto fosse grave speravo solo che migliorasse. Mi dissero che
soffriva molto, e tutto il mio affetto era con lui. Ero preoccupato
perché nessuno poteva darmi una risposta definitiva su eventuali danni
duraturi o permanenti. Ero preparato alla possibilità che quella potesse
essere stata la mia prima e ultima esperienza con Bob.
Mi chiamò Tracy Chapman perché seppe che il nostro tour era stato
cancellato. Feci alcune date con lei, aspettando novità da Bob. Per
fortuna andò tutto bene e ritornò come nuovo.
RP: Ricordi la sensazione o l'emozione del primo concerto al suo
ritorno?
LC: Oh, fu fantastico. Era di buon umore e anche noi eravamo tutti
carichi. Penso che stesse progettando un nuovo disco e iniziò a parlarne
all'inizio di quel tour. Ero eccitato all'idea di fare un album con lui.
In quel secondo tour iniziai a sentirmi più a mio agio. Bob stava
iniziando ad avventurarsi in musica più roots, cover, bluegrass, vecchie
canzoni folk e pensavo che fosse grandioso perché molte di quelle cose
erano proprio nelle mie corde. Sembrava che con quella particolare band
stessimo cercando di colorare tutto con un tocco di radici - il che è
stato una grande soddisfazione per me, te lo posso garantire!
RP: Sono un grande fan di quelle registrazioni, c’erano quei brani
gospel che cantavate tutti insieme. Come arrivarono nella band? Fu Bob
che durante i soundcheck suggeriva: "Ecco una vecchia canzone degli
Stanley Brothers, lavoriamoci su"?
LC: Sì, più o meno. Oppure ci dava una cassetta con tre o quattro brani.
"Ehi, amico, proviamo questa canzone." Tornavamo in hotel, ascoltavamo e
poi il giorno dopo al soundcheck iniziavamo a lavorarci. Distribuiva
cassette, oppure sceglieva un pezzo al soundcheck e vedevamo se ne
veniva fuori qualcosa. O si arrivava da qualche parte o lo lasciavamo
perdere perché non lo sentiva. È stato molto divertente suonare quei
vecchi pezzi della Carter Family, di Ralph Stanley e le canzoni folk che
aveva suonato nei suoi esordi.
RP: Volevo chiederti dell'arrangiamento delle canzoni. Persino i suoi
stessi brani possono suonare in modo piuttosto diverso. Verso la fine
del tuo periodo, io stavo imparando la chitarra e trovai su un sito la
tablatura di una bella cosa di fingerpicking che facevi su "Girl from
the North Country" - e, tra l'altro, mi ci sono voluti quasi due anni
per impararla. Per cose del genere, eri tu che inventavi qualcosa e lo
suggerivi alla band? O era lui che dava istruzioni tipo: "Voglio che la
chitarra suoni come X, trova qualcosa"?
LC: Un po’ tutto questo. Bob poteva suggerire un riff per alcune
canzoni. Suonava un riff di tre note che prendevo io, o Bucky [Baxter],
o Charlie [Sexton] quando è entrato nella band, e poi lo abbellivo
oppure no. Ricordo che con alcune canzoni diceva: "Suoniamo sempre
questo stesso riff dopo ogni strofa". E suonavamo quel riff nota per
nota.
Nel caso di canzoni come "Girl from the North Country", si limitava a
suonare la chitarra e io lo accompagnavo una volta che avevo capito dove
andavano a parare le strofe, in uno stile che sentivo avrebbe migliorato
quello che stava facendo. Poi [il batterista] David Kemper o George
Receli iniziava con un groove. Bob poteva chiedergli di cambiarlo, o di
provare una cosa diversa, o mantenerlo ma modificato. Ognuno si lanciava
con le proprie idee, ma rispettavamo anche quello che lui era in grado
di spiegare. Spesso non sapeva nemmeno cosa stesse cercando di tirar
fuori. Voleva solo che atterrasse in un posto che gli piaceva.
Lavoravamo ai fianchi ognuna di queste canzoni finché non ci sembrava
giusta. Molte volte all’inizio non c’era nulla di strutturato. Era solo
un continuare a suonarla finché tutti trovavamo qualcosa che funzionasse
bene.
RP: Queste sessioni si svolgevano principalmente durante i soundcheck o
c’erano prove più strutturate?
LC: Potevano essere a un soundcheck o a una prova prima di un tour.
Normalmente provavamo per quattro o cinque giorni prima di partire in
tour. Quello era il momento per provare il nuovo arrangiamento di una
canzone, che però poi avrebbe continuato a evolversi nel corso del tour.
Facevamo soundcheck di due ore e molto spesso iniziavamo a lavorare sul
nuovo materiale in quel momento.
RP: Poco fa hai citato Bucky Baxter [chitarrista steel di Dylan dal 1992
al 1999], mi è dispiaciuto quando è morto l'anno scorso. Che ricordi hai
di quando hai suonato con lui?
LC: Bucky era un grande musicista, amico. Un suonatore di steel e di
altri strumenti davvero talentuoso. Era grande alla chitarra e aveva
cominciato anche con il violino. Gli stavo giusto insegnando qualcosa al
violino prima che lasciasse la band. Mi è anche piaciuto molto cantare
con lui. Quando lui, Bob e io cantavamo insieme eravamo una combinazione
fantastica.
Teresa [Williams] veniva in tour con noi, stava sul nostro bus più o
meno per una settimana. Dopo i concerti ci sedevamo nel salottino sul
retro e suonavamo vecchi brani bluegrass, io, Teresa e Bucky. Mark
Rutledge, che era il road manager, tirava fuori il suo dobro. Avevamo
questa piccola band semi-bluegrass che si esibiva nel retro del bus.
RP: La partenza di Bucky cambiò il tuo ruolo? Tu ti facesti carico anche
degli strumenti che suonava lui, quando vi ho visti nel 2004 suonavi
diverse cose.
LC: Si, esattamente. Inizialmente io ero il chitarrista e Bucky suonava
la steel. Quando se ne andò, arrivò Charlie [Sexton]. Charlie divenne il
chitarrista e io saltavo dalla chitarra al violino, alla steel, al
mandolino, al banjo. La presenza di Charlie nella band mi permise di
fare tutte le altre cose che so fare e Bob cercava di capitalizzare
questo, il che è stato bello anche se ero un po’ sulle spine. C’erano
alcune canzoni in cui mi ero sentito proprio a mio agio con la parte di
chitarra, e ora dovevo improvvisamente passare a una parte di steel o a
una parte di violino. Ma è il mio lavoro, ed ero in grado di farlo.
RP: Forse non sarà una novità per te, ma quando tra i fan si tratta di
scegliere la migliore band del Never Ending Tour, quella con te e
Charlie credo sia indicata più di ogni altra.
LC: Wow, grande! Quando la nostra band dava il massimo era piuttosto
difficile da battere. Devo dire che c'era una buona chimica lì.
RP: C’è qualche canzone in particolare che ti è piaciuto suonare sul
palco?
LC: Mmh, è dura. Adoravo fare “Summer Days”, ma è davvero difficile
stilare una classifica. Nella nostra serie di documentari ho citato "Mr
Tambourine Man". Suonare quella, suonare "Blowin' in the Wind", suonare
i brani iconici di Dylan con lui lì che si lasciava andare. Brani che
avevano significato così tanto per me quando stavo imparando chi ero.
Quei momenti sono stati davvero speciali.
I pezzi più blues sono stati molto divertenti da suonare con lui. "Crash
on the Levee", "Maggie's Farm", "Serve Somebody", roba divertente da
suonare.
RP: A proposito, che mi dici delle cose blues che saltavano fuori?
LC: Bob non è un vecchio nero, ma ha questa autenticità in quel genere
che non so da dove venga. Il blues nasce dalla sofferenza. Viene fuori
dall’esperienza che gli afroamericani hanno vissuto negli Stati Uniti, e
tu senti che è davvero autentico solo se interpretato da qualcuno a cui
quell’esperienza è stata tramandata attraverso le generazioni.
Quando Bob cantava un brano blues, suo o di qualcun altro, trovava
sempre una strada. Anche se da lui non può uscire l'esperienza nera, c’è
comunque qualcosa nella sua capacità di fare blues. Ho avuto la stessa
impressione anche con David Bromberg. Bromberg è un ragazzone ebreo di
Brooklyn, ma può interpretare una canzone blues con una sua personale
autenticità che gli dà la licenza per farlo, ed è lo stesso per Bob. Non
so bene come definirla o spiegarla, ma è una cosa istintiva che cogli.
Quando suonavamo dal vivo i brani blues che avevamo inciso per “Love &
Theft”, in una serata in cui lui si lasciava andare davvero avevi
proprio questa sensazione profonda.
RP: Com'era una tipica giornata on the road con Bob?
LC: Si entrava in hotel alle 3 del mattino o qualunque ora fosse, perché
ci spostavamo di notte. Sveglia, sperabilmente dopo qualche buona ora di
sonno. Mangiavi qualcosa. Magari, se eri in grado, passavi prima in
palestra. Ti vestivi e andavi al soundcheck. La band si scaldava un po'
per circa mezz'ora. Arrivava Bob ed erano altre due ore a ripassare le
cose. Magari due ore sulla stessa canzone, magari un paio di canzoni,
magari qualche canzone che non avremmo mai più suonato. Fatto così il
soundcheck è sempre stato interessante. Poi ci fermavamo e andavamo a
cena. I ristoratori viaggiavano con noi, era una società di catering di
Knoxville. Il cibo in quei tour era incredibile, era il meglio di quel
genere. Credimi, era qualcosa per cui non vedevi l'ora.
RP: Di solito non sento persone impazzire per il cibo del backstage.
LC: Lo so, ma tutti in quei tour, tutta la troupe e la band, hanno fatto
bene. Mangiavamo, ci rilassavamo per mezz'ora e poi facevamo il
concerto. Questa era la routine. Poi, dopo l'ultima canzone, subito
fuori dal palco e sul bus verso la città successiva. Nessun cazzeggio.
Se eri fortunato erano due ore di viaggio, arrivavi in hotel a un'ora
ragionevole e dormivi un po', ma molto spesso ci volevano dalle cinque
alle otto ore. Sì, amico, la strada non è per i deboli di cuore. È
piuttosto estenuante.
RP: Dopo uno spettacolo c’era una sorta di commento post-partita, un
momento in cui la band o Bob o chiunque altro dicesse: "Questo ha
funzionato, questo non ha funzionato, proviamoci domani"?
LC: C’era una piccola area dietro il palco che veniva allestita ogni
sera. Scesi dal palco, ci si ritrovava tutti lì. Bob commentava,
qualunque cosa volesse commentare. "Sì, è stato grande." "No, non ha
funzionato." "Dobbiamo cambiare questo." Era un appuntamento abbastanza
regolare. Qualcun altro diceva la sua. E poi avremmo affrontato la cosa
il giorno dopo al soundcheck, ma anche no.
RP: Era sufficiente per andare avanti? Alcuni musicisti con cui ho
parlato lo trovano frustrante. La gente pensa che sia difficile leggere
la sua mente.
LC: Sì, Bob può essere volubile, di sicuro. Magari pensi che gli stai
dando quello che ha manifestato di volere, e poi il giorno dopo è la
cosa più distante da quello che ha in testa in quel momento. Succede, ma
basta abituarsi. Potrebbe essere frustrante, ma penso che in una certa
misura tutti possiamo diventare così quando cerchiamo di essere artisti
creativi. Non è raro. Penso che con la nostra band, la mia e di Teresa
[Williams], anch’io potrei essere stato colpevole della stessa cosa
alcune volte. Sai, fa parte del gioco.
RP: C'è un periodo in particolare a cui ripensi con affetto?
LC: C'è stato un tour in cui stavamo suonando alcuni brani di Warren
Zevon e alcuni dei Rolling Stones, quando tutto è entrato in sintonia in
molti modi. Non ricordo che anno fosse. Quel tour sembrava una macchina
dove tutto filava liscio. Non so come spiegarlo né il perché, ma il
materiale che stavamo facendo, l'apparente soddisfazione di Bob per ogni
cosa, sembrava che tutti fossimo in sintonia. [2]
RP: Quale lezione hai portato dalla tua esperienza con Dylan nei tuoi
lavori successivi? Mi riferisco sia alle cose con Teresa Williams e sia
alla tua collaborazione con Levon Helm, con Phil Lesh e tutti gli altri.
LC: La cosa grande per me è questa - e l’ha espressa molto bene Teresa
guardando uno spettacolo di Dylan: se lo senti e lo capisci, non devi
limitarti a nessun genere di musica. Teresa ed io siamo attratti dagli
stessi stili di musica. Lei è una grande cantante country, una grande
cantante di ballate, una grande cantante folk, una grande cantante rock
and roll, e può anche essere una grande cantante blues. Lei può fare
tutte queste cose, ma ha sempre pensato di dover scegliere e
concentrarsi su una cosa sola, e in una certa misura l'ho fatto anch'io.
Dopo gli anni con Bob, entrambi abbiamo sentito di poter esplorare come
interpreti qualsiasi genere volessimo, a condizione di avere affinità e
rispetto per quel genere.
Questa cosa l’abbiamo portata con noi quando abbiamo iniziato a lavorare
con Levon Helm. Levon poteva muoversi in uno qualsiasi di questi generi
con assoluta autorità. Qualsiasi genere collegato alle radici della
musica americana, o quella che adesso è raccolta sotto la definizione
ombrello di “Americana”, qualsiasi genere c’entri con quello. E,
naturalmente, anche con Phil Lesh. I Grateful Dead volevano prendere
questi generi delle radici ed estenderli ovunque potessero andare.
Teresa ed io suonavamo con Levon Helm e con Phil Lesh allo stesso tempo.
Ci fu persino un tour con Phil e Levon e noi suonavamo in entrambe le
band. Con Levon questo mix di generi era più di un modo per fare la
struttura di una canzone, mentre con Phil la struttura della canzone
veniva buttata fuori dalla finestra. Bastava salire sul palco, iniziare
a suonare, entrare nella canzone e vedere dove ti portava. Avere queste
esperienze con loro due è stato incredibilmente appagante. Poi Teresa ed
io abbiamo suonato con gli Hot Tuna, che avevano il “loro” modo di
mescolare tutti questi generi. E poi con i Little Feat, che avevano il
“loro” modo di mescolare tutti questi generi. È una cosa bellissima.
Ma tornando alla tua domanda iniziale, questo è ciò che ho imparato
suonando con Bob. Questo concetto di sentirti a tuo agio in qualsiasi
genere da cui ti senti attratto e avere la libertà di mettere tutte
queste cose insieme nello stesso spettacolo. È qualcosa che si è
consolidato in me a cominciare dagli anni passati con Bob.
Note
[1] La serie “It Was the Music” è sulla piattaforma Prime Video, ma
purtroppo non ancora disponibile in Italia. Speriamo arrivi presto!
[2] Si riferisce allo US Tour dell’autunno 2002. Fu il primo in cui
Dylan si divise tra chitarra e piano. Nelle scalette trovarono posto
diverse cover: tutte le sere “Brown Sugar” dei Rolling Stones e almeno
un paio di brani di Warren Zevon (la scelta era tra “Accidentally Like a
Martyr”, “Boom Boom Mancini”, “Mutineer” e “Lawyers, Guns and Money”).
In quel tour eseguirono spesso anche “Old Man” di Neil Young, “The End
of the Innocence” di Don Henley, “Carrying a Torch” di Van Morrison e
“Not Fade Away” di Buddy Holly.
Martedì
2 Novembre 2021
THE WEIGHT - Bob Dylan, Jeff Tweedy, Jim
James, Peter Wolf
Americanarama - Hoboken, NJ - 07/26/13
Alla fine del suo set all' Americanarama in
Hoboken, NJ, il 26 Luglio 2013, Bob Dylan ha invitato Jeff Tweedy dei
Wilco, Jim James dei My Morning Jacket, and Peter Wolf dei The J. Geils
Band ad unirsi a lui per la cover di "The Weight", un classico di "The
Band".
Caro Mr. Tambourine,
naturalmente puoi inviare il mio indirizzo a Dario, così sentiamo.
Magari ha in mente di rifondare la Carboneria. Potremmo far saltare il
castello di Sir Eglamore!
Ciao, Miscio.
L'idea non è niente
male!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Indirizzo spedito, se vi serve esplosivo
vediamo di trovarlo, anche se la rocca di Eglamore dicono sia
inespugnabile!!! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Ciao Mr.Tambourine,
ti scrivo perché avrei tanta voglia di coinvolgere il nostro caro Miscio
in una mia iniziativa dedicata a Dylan, dal titolo:
Dylaniani per il social(e).
Scherzi a parte, vorrei fargli un'offerta che non potrà certo rifiutare!
(Padrino docet)
Un abbraccio a tutti i membri della Farm dal Vostro Dario makeking an
offer you can't refuse!
Mi fido poco di te e
Miscio messi assieme!!! Comunque restiamo tutti in attesa di assaggiare
la farina del vostro sacco! Ti ho già inviato via mail il suo indirizzo
email, così potrei fargli la tua proposta che sono certo lui non
rifiuterà! Speriamo in bene! Alla prossima e buon lavoro, Mr.Tambourine,
:o)
In occasione dell'inizio del nuovo tour,
voglio ricordare l'omaggio della città di Duluth al suo illustre
concittadino.
Nel maggio del 2006, nella città di Duluth, in Minnesota, nota per aver
dato i natali a Bob Dylan, un gruppo di cittadini ha raccolto dei fondi
privati per creare un percorso culturale in onore del menestrello per
commemorare il suo 65esimo compleanno. Da allora, sono stati installati
diversi segnali stradali per segnare tale percorso. La Bob Dylan Way è
lunga 1,8 miglia, poco meno di 3 km, e si snoda attraverso il centro di
Duluth, estendendosi da Michigan Street alla 5th Avenue West fino alla
15th Avenue East e London Road.
Saluti Benedetto.
Ben fatto Bene!!!
Grazie, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Salve Mister Tambourine,
volevo solo dire che quello che scrivi è molto importante per me, come
credo per tutti i Farmers. Leggo il sito tutti i giorni e ne traggo
sempre conoscenze e, soprattutto, buon umore! Lunga vita! Carla.
Grazie carissima Carla,
le parole come le tue scaldano il cuore! Alla prossima, live long and
prosper you too! Mr.Tambourine, :o)