Ciao Mr.Tamburine,
sto ancora aspettando dal mio "pusher", l'edizione deluxe del nuovo
bootleg series, come al solito i piccoli negozi vengono snobbati dalla
distribuzione; ogni anno si celebra la festa del disco ma poi per il
resto dell'anno saluti e baci...vabbè, è un'altra storia.
Ho letto la bella recensione di Samuele anche se ho trovato un errore da
matita rossa!: Sweet Caroline è di Neil Diamond, e non di John Denver,
che sarebbe un pò come dire che "il ragazzo della via Gluck" è di Gianni
Morandi; mi sono confrontato spesso con dylaniani e ho notato che sono
ferrattissimi sulle tematiche del menestrello e un pò meno sull'universo
musicale pop rock in generale, anche qui poco importa, questo è un sito
di fans di Dylan!
Piuttosto ho visto che c'è questa bella intervista al primo batterista
del N.E.T. Christopher Parker, visto che il mio inglese fa schifo, non è
che la pubblichi tradotta? Articolo originale
clicca qui
Grazie per tenere in piedi il sito,
Saluti, Alessandro.
Hai ragione caro
Ale, anche il sito di Bob Dylan riporta come autore di Sweet Caroline
Neil Diamond, però esiste anche una Sweet Caroline scritta da Denver :
https://songsear.ch/song/John-Denver/Sweet-Caroline/4905184
. Può darsi che l'amico samuele nello sacrivere il
suo bell'articolo abbia avuto un momento di Blackout e sia stato indotto
in errore, in questo caso son certo che prenderà buona nota e correggerà
il suo articolo.
Christopher
Parker è stato il primo batterista del Never Ending Tour di Bob Dylan.
Per tre anni a partire dal 1988, ha diviso la strada con Bob, dopo aver
fatto parte della house band dello show televisivo Saturday Night Live,
prima di lasciare la band alla fine del 1990.
Parker ha suonato con Bob dal 7 Giugno 1988 (Concord Pavilion, Concord,
CA), anche se il vero inizio del NET è stato il giorno 8 Giugno 1989
(Wembley Arena, London, England), con la seguente formazione:
Kenny Aaronson (bass)*
Christopher Parker (drums)
George Edward (G. E.) Smith (guitar)
*Tony Garnier ha sostituito Aaronson il 3 Giugno 1989 (RDS Simmons
Court, Dublin, Eire)
Parker è rimasto nella band fino al 28 Gennaio 1991 (Hallenstadion,
Zurich, Switzerland) quando è stato sostituito da Ian Wallace.
L'articolo è molto lungo e nemmeno io sono in grado di tradurlo
correttamente, se qualche amico si sentirà di tradurlo ce lo invierà
certamente. Stay tuned, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Grazie per la segnalazione caro Frana_71, alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Mercoledì
29
Settembre 2021
Talkin'11885- samuconf93
Oggetto: Recensione Bootleg Series Vol.16
per Music Map
Ciao, Mr. Tambourine, a te e a tutta la
Farm!
Per Music Map ho scritto un approfondimento sul nuovo Bootleg Series del
nostro amato Bob. Potete leggerlo a questo link:
Credo avrò modo di occuparmene presto
anche per un altro sito web. Colgo l’occasione per esprimere la mia
felicità in relazione al World Wide Tour del Nostro, che durerà, a
quanto pare, fino al 2024. Strepitoso!
Un caro saluto, Samuele.
Grazie carissimo
Samuele, ho letto con piacere la tua recensione che giudico ottima,
complimenti! Consiglio a tutti di leggerla, ne vale la pena. Grazie,
alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Salve Mr.Tambourine.
Io non ci avevo fatto caso, ma non so se avete notato che il tour è 2021
2024.
2024! Veramente instancabile Bob.
Un saluto a tutti. Massimo.
Una conferma
ulteriore, se ce ne fosse bisogno, che il nostro Bob riesce sempre a
sorprenderci! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Martedì 28
Settembre 2021
Talkin'11883- catestef
Oggetto: Poster
Bel poster....ma noto che non c'e'
scritto and "His Band. Staremo a vedere....
02 Novembre 2021 - Milwaukee, Wisconsin -
Riverside Theatre
03 Novembre 2021 - Chicago, Illinois - Auditorium Theatre
05 Novembre 2021 - Cleveland, Ohio - KeyBank State Theatre
06 Novembre 2021 - Columbus, Ohio - Palace Theatre
07 Novembre 2021 - Bloomington, Indiana - Indiana University - Indiana
University Auditorium
09 Novembre 2021 - Cincinnati, Ohio - Aronoff Center for the Arts -
Procter & Gamble Hall
10 Novembre 2021 - Knoxville, Tennessee - Knoxville Civic Auditorium
12 Novembre 2021 - Louisville, Kentucky - Louisville Palace
13 Novembre 2021 - Charleston, West Virginia - Charleston Municipal
Auditorium
15 Novembre 2021 - Moon Township, Pennsylvania - Robert Morris
University - UPMC Events Center
16 Novembre 2021 - Hershey, Pennsylvania - Hershey Theatre
19 Novembre 2021 - New York, New York - Beacon Theatre
20 Novembre 2021 - New York, New York - Beacon Theatre
21 Novembre 2021 - New York, New York - Beacon Theatre
23 Novembre 2021 - Port Chester, New York - Capitol Theatre
24 Novembre 2021 - Port Chester, New York - Capitol Theatre
26 Novembre 2021 - Providence, Rhode Island - Providence Performing Arts
Center
27 Novembre 2021 - Boston, Massachusetts - BOCH Center - Wang Theatre
29 Novembre 2021 - Philadelphia, Pennsylvania - The Met
30 Novembre 2021 - Philadelphia, Pennsylvania - The Met
DICEMBRE
02 Dicembre 2021 - Washington, D.C. - The
Anthem
Prima di quanto
pensassi, grazie Stefano, certamente hai visto che a Novembre sono state
aggiunte altre date, forse per questo ieri expectingrain ha fatto quella
strana azione di postare e cancellare. Ora l'unica domanda è "Con quale
Band?". Fortunatamente non abbiamo molto da aspettare per saperlo! Alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 27
Settembre 2021
Talkin'11882- catestef
Oggetto: Bob Dylan Fall Tour 2021
Intanto su expectingRain sono uscite le
date invernali....
the Bob Dylan Show:
--- November 2021 ---
Sun 7 Bloominton
Wed 10 Knoxville
Fri 12 Louisville
Sat 13 Charleston
Mon 15 Moon Township
Tue 16 Hershey
Fri 19 Beacon NYC
Sat 20 Beacon NYC
Sun 21 Beacon NYC
Tue 23 Port Chester
Wed 24 Post Chester
Sat 27 Boston
Mon 29 Philadelphia
Tue 30 Philadelphia
--- December 2021 ---
Thu 2 Washington DC
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Oggetto: Rettifica tour
Le date del tour messe oggi pomeriggio su
expectingrain.com sono state cancellate questa sera.
Rimane solo un grande MAH!
Caro Stefano,
certamente qualcosa sta bollendo in pentola, probabilmente a breve
saranno pubblicate e confermate le date del Tour invernale. E' probabile
che anche Karl Erik Andersen, fondatore di expectingrain, abbia deciso
che sia sempre meglio aspettare la conferma ufficiale del sito di Bob.
Stiamo a vedere, forse è solo questione di pochi giorni, le date di
Novembre dovrebbero essere quelle pubblicate e cancellate, alle quali si
aggiungeranno le date di Dicembre. Grazie comunque, alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Ciao Mr. Tambourine,
scusa se ti rompo ancora ma mi è venuta una curiosità. Ho notato che sul
sito non hai pubblicato molte recensioni dell’ultima uscita delle
Bootleg.Vol.16 di Bob. Mi son chiesto perchè, ma poi ho concluso che era
meglio chiederlo direttamente a te.
Ciao, Rocco.
Ciao Rocco, prima di
tutto lasciami dire che nessuno di coloro che scrivono alla Fattoria mi
rompono, è sempre un piacere leggere e rispondere o commentare quello
che scrivete su Bob. Riguardo al Vol.16 delle Bootleg Series la risposta
è semplice, ho pubblicato alcune recensioni e ne ho lette un buon
numero, ma ho constatato una cosa, praticamente sono tutte uguali, quasi
un vergognoso copia incolla con qualche parola cambiata, quindi, quando
ne hai lette un paio che vanno un pò al di là della semplice cronaca,
come diceva il buon vecchio Franco Califano "Tutto il resto è noia".
Alla prossima Mr.Tambourine, :o)
Sabato 25
Settembre 2021
Talkin'11880- calabriaminimum
Mie considerazioni (scritte a caldo) su
Shadow Kingdom.
Io capisco la tua
infarinata di depressione, ho anch'io l'idea che in questo Shadow
Kingdom di Dylan (oltre alla presenza) ci sia solo la musica, tutto il
resto, inquadrature, bianco e nero ecc....ecc.....mi sembrano idee
cinematografiche mica neanche tanto nuove, sembrano essere state
scopiazzate da vecchi "cult". Ma non è questo che conta, il fatto è che
Bob ci ha spiazzato tutti ancora una volta, tu ti aspetti il conghiale
con la polenta e lui ti fa servire l'anatra all'arancia. Mi chiedo cosa
farà per stupirci la prossima volta, forse il licenziamento della
attuale live band a favore dei musicisti del videoclip? Potrebbe essere
anche se mi sembra assai improbabile, però con la fantasia dylaniana non
è possibile prevedere niente, tu pensi rosso e lui fa verde, pensi
bianco e ti arriva il nero. Restiamo in attesa, intanto godiamoci questo
filmino e il Vol.16 delle Bootleg Series. Alla prossima, mr.Tambourine,
:o)
I terribili incidenti che sconvolsero
la vita di Roy Orbison
clicca qui
Giovedì 23
Settembre 2021
Talkin'11879- alessandro.sottoriva
Oggetto: Quello che c'è dentro
Ehiii....ciao Mr.Tambourine, fa sempre un
gran piacere seguirti nelle tue eccellenti spiegazioni, negli
approfondimenti di aneddoti e storie reali sparse qua e là nel bizzarro
mondo musicale. Da grande stimatore dei Procol Harum, dopo Dylan
s'intende, con il loro progressive-rock di Homburg o di una grande A
Salty Dog, solo per citarne alcune, ero a conoscenza dell'origine
"gattara" della scelta del loro nome, e rileggerla nelle tue righe mi ha
piacevolmente rinfrescato la memoria.. E... sempre a proposito di gatti,
permettimi il gioco di parole, come non elencare A Proposito Di Davis,
un gran film dei fratelli Coen uscito alcuni anni fa su uno stralcio di
vita vissuta di Dave Van Ronk, nel film Davis, appunto, che si
guadagnava da vivere nei quartieri delle buie e fumose Coffeehouse nelle
fredde notti New Yorkesi degli anni sessanta. Un anima, e un cuore
grande questo Davis che trovandosi un gatto in camera e, in principio,
non sapendo a chi darlo, se lo porta dietro non senza problemi, pur di
non abbandonarlo... Una breve, piccola, grande lezione di vita. Esempio
che tu, Mr.Tambourine hai seguito benissimo, con soddisfazione
ricambiata a quanto mi sembra di aver capito. Chapeau.
Aggiungo sotto il link del trailer, per chi volesse darci un'occhiata,
non si sa mai, potrebbe riuscire a tirar fuori il lato, "quel"
meraviglioso lato umano che abbiamo, quello che a volte, noi comuni
mortali, non sappiamo neanche di avere...
Ciao, alla prossima, Ale '65.
Caro Ale, Enzo
Jannacci che è risaputo era un valente medico che, oltre a cantare,
suonare e scrivere meravigliose canzoni, ha lavorato all'ospedale di
Cantù per moltissimi anni curando le persone malate, ha detto "Ho visto
guarire più persone grazie alla compagnia di un gatto di quanto non
abbiano fatto tonnellate di medicine". Ti giuro che in vita mia non ho
mai pensato nemmeno da lontano di avere un gatto in casa, anche se ogni
tanto mi prendevo cura di quello di mio figlio quando era lontano da
casa per lavoro, e pian piano mi sono accorto che avevo cominciato a
volergli bene e che lui riusciva a farsi capire ed a farmi fare quello
che voleva. Quando poi mio figlio mi ha regalato due gattini di
due mesi li ho accettati volentieri ed ora sono diventati parte della
mia giornata e della mia vita. Ho sempre pensato che l'addomesticamento
coi gatti fosse una cosa difficilissima, ma mi sbagliavo, i miei due mi
hanno addomesticato nel giro di pochi giorni. La realtà è che noi non
riusciremo mai a possedere un gatto, è lui che ci lascia far parte della
sua vita. A volte ci capitano delle fortune che, come dici tu, neanche
sappiamo di avere. Oggi mi rendo conto di quante cose mi sanno dare Memù
e Pisolo (questi i loro nomi) e che fortuna è vivere con loro.......e
poi, cosa provi quando il tuo gatto ti guarda negli occhi? Un grande
grazie, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Caro Tamburino,
ancora una volta la sagacia e il tuo intuito sopraffino ti accompagnano.
Devi sapere che sono anche io un recente acquisto del
numeroso club dei gattari. Non ho un gatto personale, ma mi prendo cura
di un bell'esemplare di gatto nero randagio. Una femmina. Le do da
mangiare e la accudisco da circa un anno e mezzo, da quando è iniziata
'sta brutta storia del Covid-19. In qualche maniera credo ci sia un
nesso tra il primo Dylan e i gatti, anche se in seguito il nostro
divenne più che altro un accanito cinofilo. Del resto, nessuno è
perfetto, men che meno il grande cantautore nordamericano. In effetti se
ricordo bene ci sono altri artisti e musicisti che sono molto più
legati ai gatti rispetto a Dylan. Così a memoria ricordo Kerouac, ma
forse anche lo stesso Hemingway, vedi link qui:
https://www.ansa.it/lifestyle/notizie/passioni/animali/2014/10/13/a-key-west-tra-i-gatti-a-sei-dita-di-ernest-hemingway_1fb8bb3f-0d99-4722-9776-3f9e36295de2.html
A livello musicale a parte l'opera Cats,
l'esempio più lampante è quello del compianto Freddie Mercury, che ne
possedeva una decina,
circa. Avevo letto tempo fa che in uno dei dischi di maggior successo
della seconda fase dei Queen ci fosse un pezzo dedicato a uno dei suoi
preziosi felini: Delilah, su Innuendo.
Qui un articolo di approfondimento sul tema:
https://www.vanityfair.com/hollywood/2018/11/freddie-mercury-and-his-love-affair-with-his-cats
Ti auguro buona fortuna e spero tu non sia troppo triste per questa
nuova uscita, mi riferisco al Bootleg Series 16, Bob Dylan Springtime in
New York, ormai imminente. Noto che non ne parli con piacere e che hai
tentato in ogni modo di esprimere il tuo disappunto per questa uscita.
La vita a volte sa essere molto dura, anche per un vero appassionato di
musica, di Bob Dylan e di gatti come te e come me.
Ti abbraccio calorosamente!
Dario Twist of Felix
Carissimo Dario,
ti sei dimenticato il gatto più famoso del mondo? Tale Procol Harum (che
deriva da una storpiatura del nome del gatto di un amico del produttore
della band Denny Cordell, "Procul Harum", che peraltro in latino
significa qualcosa come "lontano da queste". I Procol Harum, erano e
sono il gruppo del tastierista Gary Brooker, quello che scrisse quella
famosissima canzone dal titolo "A Whiter Shade Of Pale" che fu definita
la canzone perfetta dalle maggiori riviste musicali. John Lennon disse:
“E’ la canzone che avevo sempre desiderato scrivere!” L’intro
suonata da Mattew Fisher con l’Hammond M 102 fece diventare famoso
l’organo in tutto il mondo. La canzone raggiunse il primo posto in quasi
tutto il mondo alla fine vendette più di 10 milioni di copie.
Allora molta gente si chiese cosa significasse questo oscuro testo di
difficile interpretazione. Molti hanno dato la loro interpretazione
personale, ma sulla pagina ufficiale del sito dei Procol Harum ci
saranno un centinaio di spiegazioni diverse del significato della
canzone, ma alla resa dei conti, quello che conta è la dichiarazione
fatta da Matthew Fisher alla BBC Radio il 2 Marzo del 2000.
“Non so che cosa significano. E mi ha mai infastidito il fatto che non
so che cosa significano. Questo è quello che ho trovato piuttosto
difficile, soprattutto in America, dove le persone sono terribilmente
aggrappate ai testi e vogliono sapere che cosa significano, e dicono:
"Lo so, ho capito cosa significano questi testi". A me non me ne frega
un accidente di quello che significano. Sai, suonano alla grande ...
questo è tutto quello che devono fare”.
Leggete le diverse interpretazioni cliccando sul link sotto:
http://www.procolharum.com/awsoplyrics.htm
La storia della
canzone, come spesso accade, ha anche il suo eroe oscuro, l'uomo che
quel giorno si trovò lì per caso.
Quell'uomo era un turnista e un batterista jazz, e il suo nome era Bill
Eyden. "A Whiter Shade of Pale" fu registrata in un pomeriggio
d'inverno, nei primi mesi del 1967. Quel giorno il batterista titolare
dei Procol Harum, Bobby Harrison, non prese parte alla registrazione.
Per qualche motivo mai del tutto chiarito, il produttore della band,
Denny Cordell, decise che in quella sessione dietro i tamburi doveva
sedere Bill Eyden, ben noto nell'ambiente londinese.
Eyden diede al brano un tocco di vivacità, con quelle rullate e quei
"fill-in" di impronta jazzistica fra una battuta e l'altra, contribuendo
in definitiva al risultato finale al pari degli altri strumentisti (gli
appassionati potranno fare il confronto con la versione stereo, in cui
alla batteria c'è Bobby Harrison). Fu liquidato con la paga sindacale,
15 sterline e 15 scellini, e non rivide mai più i Procol Harum.
Fu solo più tardi, dopo l'enorme successo della canzone, che a Bill
Eyden fu riconosciuta una cifra più alta, a titolo morale, per le sole
esecuzioni televisive in playback nelle quali Bobby Harrison mimava la
sua parte. Alla fin fine, forse la vera "ombra pallida" di tutta la
storia è proprio Bill Eyden…
Artefice
dell’operazione fu la Decca Records che nell’intento di rinnovare il
mercato discografico inglese, consigliò anche ai Procol Harum (come
aveva fatto con i Moody Blues) di tentare una compenetrazione tra musica
classica e rock. La band accettò e per una serie di combinazioni
fortuite e di intuizioni straordinarie, sortì per mano del pianista Gary
Brooker, dell’organista Matthew Fisher e del paroliere Keith Reid un
vero e proprio miracolo artistico e commerciale. La canzone infatti non
solo si innestava perfettamente nel proprio tempo storico per struttura,
mole e qualità degli ingredienti musicali, ma anche per l’ appetibilità
dei suoi riferimenti letterari, per la loro consecutio narrativa e per
quella giusta dose di visionarietà che aderiva perfettamente al lato più
psichedelico della “swinging London”.
Musicalmente, i riferimenti principali erano tre: "l’Aria sulla quarta
corda” di Bach su cui era imperniata l’intro di Hammond M 102 di Fisher,
la cantata BWW 140 “Wachet auf, ruft uns die Stimme”, sempre di Bach e a
sua volta ispirata alla “Parabola delle Vestali” di Gesù Cristo e
infine, dalla hit del 1966 di Percy Sledge “When a man loves a woman” a
cui Broker e Fisher si ispirarono per il groove dell’inciso.
Consiglio a tutti di
andare a risentire questo capolavoro, la buona musica non guasta mai!
A te Dario, intanto
che continui a portare avanti il nobile gesto di nutrire una gatta
randagia, cosa che ti fa davvero onore perchè quell'animaletto ora
dipende da te, spero che in futuro tu possa diventare il proprietario e
l'amico di un paio di gattini appena svezzati e di vederli crescere
giorno per giorno e ti accorgerai delle grandissime soddisfazioni e del
grande amore che saranno capace di darti.
Per finire, non sono
contrario alle uscite delle Bootleg Series, vorrei soltanto che fossero
meno speculative e maggiormente curate nella selezioni dei brani. Un
abbraccio, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Martedì 21
Settembre 2021
Talkin'11877- catestef
Oggetto: Pic
Saluti.
Stefano C.
Forse perchè non ci
stavano, giusto????? Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Caro Mr.Tambourine,
un grazie a F. Alunni per aver reso meno vile il mio commento alla
poesia. Del resto questo è o dovrebbe essere lo spirito di Maggie's
Farm, dico bene? Perché tu lo sai che mi applico, ma non è facile qui al
villaggio, tra le scudisciate dei Kapò di Sir Eglamore, che non l'hanno
seguito sulle montagne, ma sono rimasti a strozzare i miei capponi da
mandargli ogni tanto per il brodo. Temo anche che se i no-vax
scoprissero le polpette di Juju le userebbero come rimedio per il virus,
insieme al vermifugo, quindi nascondi bene la ricetta che cominciano già
a sparire i gatti.
Ciao, Miscio.
"CHI TOCCA I GATTI
MUORE" c'è scritto su tutti i tralicci dell'alta corrente, non saprei
spiegarti il perchè, ma così è!!! Naturalmente i kapò (nella lingua
Lagersprache - "lingua dei lager" in tedesco - il kapò era un detenuto
che aveva il compito di comandare gli altri detenuti, un incarico infame
svolto da persone infami. IL Lagersprache era il linguaggio utilizzato
nei lager nazisti. Era composto per una parte dal tedesco, l'unica
lingua ammessa nei campi di concentramento, parlata dalle SS secondo un
particolare vocabolario, impiegato per impartire ordini ai prigionieri;
per un'altra parte era composta da una nuova lingua basata sulla
mescolanza delle lingue dei paesi di origine dei deportati (polacco,
russo, spagnolo, francese, italiano, ecc.) con il quale i prigionieri di
diverse nazionalità comunicavano per lavorare, per procurarsi cose utili
alla sopravvivenza, per evitare situazioni pericolose, per resistere.
Lagersprache era così una sorta di lingua franca attraverso la quale gli
internati provenienti da diversi paesi potevano capirsi) di Sir Eglamore
fanno il loro immondo lavoro per soddisfare i vizi di una persona ricca,
agiata e di nobil lignaggio, i prototipi di quell'immaginario Ciacco che
Dante mette all'inferno fra i golosi "per la dannosa colpa della gola" e
Boccaccio ne fa il protagonista dell'ottava novella del Decamerone dopo
averlo già citato nelle "Esposizioni". Non c'è nessun riferimento
storico al personaggio, è probabile che il nome Ciacco, usato dai
fiorentini per indicare un porco, sia stato usato dai due poeti per
questo motivo. Per i cinesi non mi esprimo perchè credo che siano capaci
di qualunque cosa, senza voler significare che siano peggiori di altri,
almeno finora non han tirato in testa a nessuno una bomba atomica.
Comunque non ti devi abbattere a causa del tuo bassissimo lignaggio,
purtroppo non siamo noi a scegliere dove, quando e da chi dobbiamo
nascere. Io credo che con i tuoi scritti tu ti sia completamente
riscattato e ti sia elevato al livello di coloro che sfruttano le
persone misere come te a loro vantaggio come Sir Eglamore. Però credo
che anche lui abbia cambiato opinione su di te, ma, naturalmente, non
può confessarlo ne darlo a vedere, specialmente quando si trovi in
gozzoviglia coi suoi pari.
Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 20
Settembre 2021
Talkin'11875- alunni.f
Oggetto: Miscio e Cummings
Ciao Mr. Tambourine,
vorrei ringraziare Miscio per la bella traduzione della poesia di
Cummings e credo che abbia piena ragione per quanto riguarda il
riferimento al verso di Pay in Blood. Tra l'altro la poesia mi sembra
molto vicina ad alcuni temi di Dylan, non solo di metà anni '60; in
particolare è attraversata da una spiccata vena apocalittica (ad es. il
quarto verso della prima strofa, con l'immagine delle stelle strappate
via (immagine tra l'altro presente in diverse canzoni di Dylan), rimanda
ad Apocalisse 6,13 e 12,4 e il settimo verso sempre della prima strofa
allude a sconvolgimenti cosmici con le suggestive immagini dei cieli
impiccati e degli oceani annegati). Nella lirica di Cummings c'è dunque
questa sorta di vento apocalittico che sovverte tutti i tipi di ordine:
quello della natura (fino a "soffiare" lo spazio nel tempo), quello
sociale (con il re "soffiato" in mendicante), quello morale/spirituale
(con la speranza "soffiata" in terrore, la pietà in invidia e l'anima in
mente) e potremmo anche dire anche quello temporale/cosmico (con il
presto "soffiato" in mai e il mai in ancora e con la suggestiva immagine
del "per sempre" spellato (infinitamente?) dalla sua tomba) fino ad
arrivare a quello personale (io e te spruzzati, come due minuscole
gocce, nel nulla). Se dovessi arrischiarmi in un'interpretazione
complessiva della lirica, partendo dal primo distico ("cosa se molto di
un quale di vento dà verità alla menzogna dell'estate?"), direi che
l'intento è quello di svelare la verità nascosta della realtà, che
Cummings individua nella sua impermanenza, nel fatto che ogni cosa è
inerentemente passeggera (la menzogna dell'estate, col suo pieno
rigoglio dopo la primavera, sarebbe quindi spazzata via dal vento
autunnale che mostrerebbe come tutto è transeunte), fino ad arrivare a
una conclusione nichilista (non a caso il penultimo verso della poesia
dice che "tutto niente è solo la nostra casa più grande"). Questo vento
apocalittico avrebbe quindi una duplice funzione, da una parte
distruttiva, dall'altra rivelatoria. L'ultimo distico della seconda
strofa sembra poi suggerire che ci vogliano caratteristiche quasi
sovrumane (cuori grandi come montagne e radici così profonde da essere
esse stesse alberi) per poter sopportare la portata di questa
rivelazione, superare l'inverno e poter salutare la primavera col suo
rinnovamento (forse un riferimento alla ciclicità di questo processo
continuo di distruzione/ricostruzione; questa ipotesi sarebbe confermata
dal fatto che nell'ultima strofa il vento "soffia il presto in mai e il
mai in ancora", come a sottolineare come questo collassamento della
temporalità sia esso stesso infinito). Quanto all'ultimo verso ("i più
che muoiono, più noi viviamo") sono d'accordo con l'interpretazione di
Miscio; come aggiunta (ma quella di Miscio è migliore) ne propongo anche
un'altra: se per "we" intendessimo l'umanità come specie, allora sarebbe
necessario che ci fosse qualcuno prima di noi che non potrebbe che
morire; da questo punto di vista sarebbe quindi un riferimento al ciclo
di nascite e morti che costituisce la catena della sopravvivenza umana.
Sull'uso che Dylan fa di questa citazione preferisco non sbilanciarmi:
ritengo Pay in Blood una delle sue canzoni più misteriose e di più
difficile comprensione (già non saprei dire chi è che sta parlando e se
questa voce narrante cambi nel corso delle strofe).
Un saluto a tutti e un grosso ringraziamento a te per gli aggiornamenti
quotidiani.
Francesco Alunni.
Caro Francesco, non
posso che condividere la tua analisi sulla poesia di Cummings. E' un
poeta che non conoscevo, come si fa a conoscere tutto? Ma dopo la mail
di Miscio ho dovuto informarmi sul suo lavoro e sul suo modo di
scrivere, la sua filosodia ed il suo modo di esasperare le cose grandi
per farle sembrare ancora più assurde nella loro semplicità. Miscio sarà
certamente contento di sapere che i suoi sforzi sono letti con
attenzione ed apprezzati. Le interpretazioni dei pensieri sono sempre
difficoltose, specialmente se le idee sono quelle degli altri, e,
purtroppo, con tutta la nostra sapienza, esperienza e con l'aiuto della
moderna tecnologia, ci sono ancora cose che per noi rimangono
misteriose, per esempio non sappiamo ancora, o meglio, non siamo ancora
riusciti a capire come gli Egizi (se sono stati loro) abbiano fatto a
costruire le piramidi. Ma nella vita bisogna accontentarsi, non sempre
si può sapere tutto di tutto....e questo è un'altro grande problema per
l'umanità! A rigor di logica nello spazio dovrebbero esistere altre
forme di vita più o meno sviluppate della nostra, ma noi non sappiamo se
qualcuna di queste forme di vita sia riuscita ad arrivare fino a noi. A
me piace pensare di si e che le grandi idee che hanno permesso ad
un'umanità, priva di mezzi meccanici e tecnologici, di costruire cose
mirabili ed irripetibili, come i 16 acquedotti che rifornivano l'Urbe di
acqua fresca, possa essere stata suggerita da qualche forma di vita
aliena. Ancora oggi quello dell’Aqua Virgo, acqua “Vergine”, risalente
al 19 avanti Cristo, voluto da Agrippa, braccio destro di Augusto, porta
acqua ai cittadini romani, e alimenta ancora tre fra i capolavori
artistici più ammirati e fotografati di Roma: la Fontana di Trevi, la
Barcaccia di Piazza di Spagna e la fontana dei Quattro Fiumi in Piazza
Navona. Noi possiamo solo restare ammirati di fronte a queste opere
dell'ingegno umano, consci che senza la tecnologia di oggi non
sopravviveremmo che pochi giorni. Poi giustamente ci si chiede come
abbia fatto una sola mente a concepire un'opera come la "Comedia", come
abbia fatto Omero (se è stato lui) a scrivere L'Iliade e l'Odissea in un
tempo nel quale quasi nessuno sapeva leggere e scrivere, quindi facendo
diventare il tramandare da una generazione all'altra simili opere
un'impresa monumentale. Noi oggi ci scervelliamo ancora per capire e
sviscerare ogni parola uscita dalla penna di Dylan, qualche volta
diciamo cose giuste e probabile altre invece diciamo fesserie senza
sapere di dirle. Comunque è bello, è nella natura umana cercare di
sapere e capire, quindi noi, da buon umani, cerchiamo di capire uno di
noi leggermente molto più grande di noi.
Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Sabato 18 Settembre 2021
Talkin'11874- miscio.tux
Oggetto: Cummings e Pay In Blood
Caro Mr. Tambourine,
Sei proprio sicuro che di Miscio ce ne sia uno solo? Io avrei qualche
dubbio. Comunque, tanto per ringraziare l'amore di Sir Eglamore, gli
dedico questa difficilissima poesia di Cummings, ("what if a much of a
which of a wind") anche perché l'ultima linea potrebbe essere stata
utilizzata da Dylan in "Pay in Blood".
what if a much of a which of a wind
gives the truth to summer's lie;
bloodies with dizzying leaves the sun
and yanks immortal stars awry?
Blow king to beggar and queen to seem
(blow friend to fiend:blow space to time)
—when skies are hanged and oceans drowned,
the single secret will still be man
what if a keen of a lean wind flays
screaming hills with sleet and snow:
strangles valleys by ropes of thing
and stifles forests in white ago?
Blow hope to terror;blow seeing to blind
(blow pity to envy and soul to mind)
- whose hearts are mountains,roots are trees,
it's they shall cry hello to the spring
what if a dawn of a doom of a dream
bites this universe in two,
peels forever out of his grave
and sprinkles nowhere with me and you?
Blow soon to never and never to twice
(blow life to isn't: blow death to was)
- all nothing's only our hugest home;
the most who die, the more we live
Devo essere folle per imbarcarmi nella traduzione di una roba del
genere. Tanto per iniziare già la prima linea è micidiale. Per fortuna è
stato osservato che l’uso del linguaggio da parte di Cummings
disarticola la convenzione e si rifà alle libere possibilità
combinatorie, allo stesso modo di un bambino che non conosce le regole
di composizione di una frase e se le inventa: il “molto di un pò di
vento” è simile al bambino che vuole “tanto di un pò di gelato” o
“tantissimo di un gelatino”. Questo genere di “sgrammatica” continua
nelle altre strofe. Ma procediamo:
che accade se molto di un pò di vento
dona verità alla menzogna dell’estate
insanguina con instabili foglie il sole
strappa via le stelle immortali?
Soffia il re a mendicare e la regina all’apparire
(soffia l’amico a demone: muta lo spazio in tempo)
- quando i cieli saranno impiccati e gli oceani annegati,
l’unico segreto sarà ancora l’uomo
che accade se un impeto di un magro vento scortica
colline urlanti con nevischio e neve:
strangola valli con corde di cose
e soffoca foreste in un vuoto c’era?
Soffia speranza in terrore; soffia il vedere in cecità
(soffia pietà in invidia e anima in mente)
- i cui cuori sono montagne, le radici alberi,
sono loro che devono gridare ciao alla primavera
che accade se un’alba di una condanna di un sogno
sbrana quest’universo in due,
scoperchia il per sempre fuori dalla sua tomba
e spruzza il nulla di me e di te?
Soffia il presto a mai e il mai ad ancora
(soffia la vita a non essere: soffia la morte a fu)
- tutto niente è solo la nostra casa più grande
più c’è chi muore, più noi viviamo
Ognuna delle 3 strofe è divisa in due parti: le prime 6 linee spiegano
come l’essenza dell’universo non sia la ragione, e che quindi non è con
questo strumento che possiamo sentirci parte di esso: la realtà è in
continuo tumultuoso mutamento che se ne frega degli ingegni minuti che
calcolano certosini come me (stelle strappate via, amico che diventa
demone, spazio che diventa tempo…). Anche le categorie a cui siamo più
affezionati, anche quelle che consideriamo antitetiche come pietà e
invidia, anima e mente (intesa come ragione), sono tutte sradicate da
questo tornado vitalistico come rottami del nostro inutile tentativo di
comprensione. L’ atteggiamento di Cummings qui è simile a quello a cui
Dylan si era avvicinato alla metà degli anni 60, quando diceva: “il
mondo è assurdo e basta” o “io accetto il caos”. Ancora: acuti
commentatori hanno osservato come le prime 4 linee evidenzino la forza
distruttiva del cosmo, mentre le due successive quella creativa. Mi
viene in mente che in maniera più grossolana la struttura della poesia
somiglia a quella di “Queen Jane Approximately”, in cui la prima parte
di ogni strofa si chiede alla protagonista che cosa farà quando tutti i
suoi progetti razionali o presunti tali sul mondo si rivelano fallaci.
Le due ultime linee di ogni strofa, dovrebbero abbozzare la risposta di
Cummings al caos. L’ ultima contrappone un chi impersonale ad un noi
personale (“the most who die,the more we live”). Si potrebbe pensare che
per Cummings la vita prenda forma proprio dal caos e dalla morte, ne sia
inscindibile. Se Dylan ha usato questa linea in Pay in Blood (“più
muoio/più vivo”) il senso non è certamente più “cosmico”, ma forse
storico (più ho storia in me (più muoio), più essa rispunta in forme
nuove di vita) o addirittura sociale e in questo caso in senso negativo
(la partecipazione agli stereotipi della socialità moderna è una forma
di morte che viene presa per vita). Comunque è risaputo che Cummings
scrive in maniera totalmente refrattaria alla parafrasi per cui
interpretarlo è un pò un'impresa disperata. Anzi sono certo che Sir
Eglamore collocherebbe Cummings al livello 3 di consapevolezza, e io non
sono in grado, meglio lasciare la parola finale a chi leggerà, sempre
che ci sia qualcuno che si prenda la briga oltre a Cacasenno.
Ciao, Miscio.
Carissimo, vilissimo
ed ora anche paraculissimo (paraculo è uno che sa abilmente e con
disinvoltura volgere a proprio favore una situazione, o fare comunque il
proprio interesse) di Sir Eglanmore, Hai tirato in ballo un artista
difficilissimo da capire e comprendere, celebre per il suo uso poco
ortodosso delle maiuscole e delle regole della punteggiatura, e per il
fatto di servirsi delle convenzioni sintattiche in modo avanguardista e
innovativo. Nei suoi scritti si trovano segni di punteggiatura
inaspettati ed apparentemente fuori posto che interrompono frasi intere
o perfino singole parole. Molte delle sue poesie, per via dell'accurata
disposizione grafica dei versi, sono più facilmente comprensibili sulla
pagina scritta, rispetto alla lettura ad alta voce. Non saprei dirti se
il saggio Sir Eglamore si degnerà di rispondere ad una persona di
bassissimo lignaggio. Ci ha fatto sapere attraverso la simpatica Juju
Zhang che probabilmente non ci scriverà più perchè si è ritirato a fare
lo strozzacapre sui monti, in una valle sperduta dove si è rifugiato,
disgustato da uno Stato che non fa altro che continuare a chiedergli
soldi, ma come non dargli ragione quando a governarci ci sono persone
(ancora una volta evitiamo di fare nomi) che quando dicono qualcosa ci
vogliono sette od otto telegiornali per spiegarci cosa intendevano dire.
Ma stendiamo un velo pietoso su ministri e Capo di Governo
diciamo.....inadatti allo scopo per il quale sono stati nominati. Gente
che, al contrario degli ignavi danteschi, vive con molta infamia e sanza
lodo, perciò seguiamo il consiglio del buon Virgilio ed andiamocene
senza ragionar di loro, tanto non serve a niente......purtroppo!!! Credo
che Cacasenno potrebbe essere un buon Primo Ministro perchè con la sua
sgrammaticatezza, in questo sembra essere tale e quale a Cummings,
riesce a farsi capire. Giustamente io mi tiro da parte, sperando che il
buon Eglamore abbia avuto la buona idea di portarsi un PC che lo tenga
in contatto col mondo reale e possa leggere le tue parole e sentirsi di
risponderti in base al suo modus pensandi!!! Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Venerdì 17 Settembre 2021
Talkin'11873- benede
Oggetto: New Booltleg Series Vol.16
Ti mando questo video trovato in rete, ho
aggiunto di sottofondo l'inizio di One more Cup of coffee del'88.
Benedetto.
Ciao benedetto, devi
mandarmi il link del video altrimenti non posso publicarlo. Credo sia lo
stesso che mi ha mandato l'amico catestef che trovi qui sotto.
Piccola anticipazione del nuovo Bootleg
Series.
Ti ringrazio ma anche questo non posso pubblicarlo a beneficio di
tutti, Comunque grazie, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Io l'ho ordinato, circa 600 pagine e
niente spese di spedizione (promozione).
Magari molte interviste le conosciamo già, (parlo dei fan sfegatati)
magari ne contiene altre mai lette. Però la buona cosa è che sono
raccolte in un libro e tradotte in italiano:
Ciao Mr.Tambourine, ecco il trailer
ufficiale del Bootleg Vol.16
Rocco.
Grazie Rocco, alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Giovedì 16 Settembre 2021
Talkin'11870- catestef
Oggetto: Cancellazione concerto
La notizia della cancellazione del
concerto alla Buddy Holly Hall - Helen DeVitt Jones Theater - di Lubbock
non mi sorprende più di tanto. Vista la non più giovane età di Dylan è
meglio che i concerti li tiene nei periodi caldi e non viaggiare in
pullman nel freddo invernale degli Stati Uniti. Se questa è la ragione
ovvero la mia opinione ben venga.
Si parla quindi di posticipare il concerto nel Maggio 2022 e tutto ci
sta perchè ho sentito di rumors che parlano di Dylan nella nostra
penisola in luglio-agosto.
Mentre io aspetto il prossimo anno, viaggio con la fantasia sperando che
la band di Dylan sia con gli stessi musicisti di Shadow Kingdom...e non
con la sua His Band.
Un pò di novità Bob dai!
Saluti, Stefano C.
Ciao Stefano, come
avrai letto anche il concerto del 22 Maggio 2022 è stato per il momento
depennato, sparito dal WEB, ma non dimentichiamoci che bobdylan.com non
l'aveva ancora confermato. Non sappiamo perchè questo annunciare un
concerto, spostarlo di alcuni mesi e poi farlo sparire del tutto.
Potrebbe essere stato uno scherzo molto ben riuscito di qualche burlone,
oppure una verità che ha avuto le sue ragioni per essere annunciata,
spostata e ritirata, ma noi difficilmente sapremo il perchè. Tutti
aspettiamo il ritorno nel "bel paese di Dante e di Petrarca", ma avrei
dei dubbi sull'efficacia in concerto della formazione che accompagnava
Bob nel video, forse troppo fini e sofisticati, non saprei se sarebbero
l'ideale per un live-swow. Comunque sia quel che sia, Bob deciderà come,
quando, e se tornare nella vecchia Europa, ed in qualunque forma a
noi andrà certamente bene!
Ciao Tambù,
che coincidenze, ho appena finito massaggino a bellissimo e famosissimo
giornalista musicale de “L’ultimo Imbarcadero”, è di Varese ed è gattaro
come te. Aspetta che mi lavo le mani e torno a raccontarti cosa facciamo
noi con gatti in mio paese.
Eccomi, ti posso dedicare solo dieci minuti, perché poi mi arriva Re
Mascetti che vuole un trattamento da re, come convienensi a un Cav.
dell’antiguerra come lui. Allora, ti stavo dicendo che anche a noi
piacciono i gatti. Pensa che maestro Wang Yang Ming ha scritto
bellissima poesia su gatto in poltrona che parla di sua vita, Diavolo in
Me si intitola. A Cin Ciun Cian c’è antichissima usanza di prendere
sette barattoli vuoti di latta, praticare con sottile punteruolo piccolo
foro in ognuno di loro e infilarci dentro robusto cordino, come infilare
collana, fino a formare sonaglio che va legato stretto stretto a coda di
felino demoniaco. A quel punto la indemoniata bestiolina comincerà a
correre in tondo come razzo lunare in orbita. Tutti i bambini della
città lo guarderanno ridendo mentre, con sua linguetta di fuori e
occhioni sbarrati, sfreccerà su cresta dei sette colli di Cin Ciun Cian.
Al traguardo del settimo giro, quando tutte le sue demoniache tossine
saranno emanate, addetto specializzato calerà grande rete
accalappiagatti in cui la bestiolina si aggroviglierà, a questo punto
sacco ululante verrà appeso al ramo di un albero e tutti i bambini lo
colpiranno forte settantasette volte con canne di bambù, finché sarà
tornata la quiete. A quel punto, secondo prescrizioni tratte da
antichissimo ricettario di maestro Wang Yang Ming, alla piccola tigre
maligna andrà tagliata la coda con sonagli e data ai bambini per
giocare, la carcassa andrà appesa a testa in giù e scuoiata; una volta
eviscerata, andrà disossata e tritata. Questa polpa andrà poi impastata
con ossa di cane macinate per creare stuzzicante contrasto, insieme a
latte di cocco, farina di riso (io però uso farina di lenticchie), sale
di montagna, miscela cinque spezie e pepe di Sichuan. Creata una grossa
polpettona la si dovrà impolverare nella polvere da sparo e interrare
sotto un cavolo, cinese ovviamente. Dopo sette anni polpettona verrà
riesumata e fritta in olio nero di antico treno a carbone cinese,
rarissimo e costosissimo. Affettata e servita con topino rosa vivo sopra
(codina va legata a stuzzicadente infilato in polpettona affettata se no
scappa via). Altre varianti della ricetta prevedono, in alternativa al
sonaglio legato alla coda, di introdurre in sederino della felina
bestiola grosso peperoncino-sette-fiamme o fuoco d’artificio cinese per
grande spettacolo notturno. In antichità invece bambini introducevano
coda felina dentro barattolo di petrolio e poi accendevano coda, ma ora
è stato vietato da ONU.
Scusa, mi è arrivato il Mascetti, devo scappare.
Ciao Tambù, tua Juju.
Cara Juju, io amo
davvero i miei gatti ed anche quelli di mio figlio e di altre persone
amiche che come me condividono l'amore per queste straordinarie
bestiole, quindi non ho particolarmente apprezzato l'abitudine cinese di
attaccare alla coda del gatto le tolle e tutto il resto della tiritera.
Spero che il tuo Paese, che è stato uno dei primi a sviluppare la
civiltà, prima o poi si accorga di essere rimasto in panne
sull'autostrada del progresso. Come dice il proverbio "Un buon cavallo
corre per tre chilomentri, un buon asino corre trecento metri". Poi uno
deve sciegliere da che parte preferisce stare. Un salutone, alla
prossima, Mr.Tambù, :o)
Mercoledì
15 Settembre 2021
Talkin'11868- paolo.manclossi
Al netto delle considerazioni
condivisibili senza se e senza ma di un predominante interesse con fini
commerciali dei "bootleg series" personalmente gli stessi, con
preferenze più o meno marcate, li ho apprezzati e li apprezzo se riesco
a contestualizzarli nei singoli periodi di uscita dei dischi ufficiali.
Avendo a suo tempo già ascoltato su Bootleg e/o nastri, di quest'ultimi
ne ho qualche centinaia, naturalmente in qualità censurabile la
stragrande maggioranza di inediti, rehersal o demo, poche le novità ma
se non altro apprezzabili e gustose le versioni su CD. Nel tempo ho
rivalutato periodi e dischi e questo ancor più ascoltando le relative BS
...non tanto nei molteplici esempi di "work progress" ma soprattutto per
gli incredibili "inediti" e le performance "live" che nulla avevano e
hanno da spartire con quelle "ufficiali" limitate e poco significative
se confrontate con quelle presenti nella discografia ufficiale.
Lasciando stare a proposito il NET, non mi meraviglierei se dopo aver
esaurito e sviscerato tutti i nastri possibili presenti nei cassetti a
certificare i lavori in studio si partirà con i documenti "live" dove
esiste un archivio infinito. Testimonianza complete e registrate come
Dio comanda del tour del 1974 con la Band ... della 2° RTR del 1976
(troppo poco e striminzito "Hard Rain" .... i concerti europei o
americani del 1978 (At Budokan poco rappresentativo) .... l'esperienza
con Tom Petty & Heartbreakers sia del 1986 che 1987 (di cui il video
Hand & Handle ne è un gustosissimo esempio...poi arriveremmo al NET dal
1988 in poi...e qui l'archivio da cui pescare infinito per noi e i
nostri posteri.
Caro Paolo, apprezzo molto il fatto
che tu abbia a disposizione qualche centinaia di registrazioni di cose
"non ufficiali", e sicuramente questo ti avrà dato la possibilità di
allargare ed approfondire la tua conoscenza di Bob e di apprezzarlo
meglio in tutte le sue sfumature. Grazie per la tua testimonianza e
speriamo che i posteri (quelli che gestiranno Maggie's Farm e quelli che
manderanno le loro mail con i loro pensieri) siano grandi appassionati
come te e me! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
__________________________________________________________________________________________________________________
Talkin'11867- calabriaminimum
Intervista di Nicola Gervasini per la rubrica "Dieci
Pillole Springsteeniane".
Come diceva il Dott.
Albert Schweitzer “Ci sono due modi di sfuggire alle miserie della vita:
la musica e i gatti”, io di gatti ne ho due e ti garantisco che mi
riempiono la vita e mi danno emozioni forse anche più della musica.
Ormai riesco a capire cosa vogliono dal loro sguardo e dal modo di
comportarsi, a volte mi sento cretino perchè mi trovo a parlare con
loro, e loro mi rispondono non con la voce (spesse volte ci scappano
diversi Miaooo, specie vicino all'ora dei pasti) ma con lo sguardo e
tante altri piccoli segni che ho imparato a comprendere. Spero che anche
tu abbia un gatto, e se non ne hai procuratene uno il più in fretta
possibile! Alla prossima, un abbraccio, Mr.Tambourine, :o)
Martedì 14 Settembre 2021
Talkin'11866- juju.zhan79
Oggetto: Ammazza il Sir
Ciao Tambù!
Sono qui in via del Pungiglione col Sir, ma che bell’uomo che è ancora!
Ammazza, guarda che roba! Gli sto facendo uno di quei massaggetti che
neanche ti puoi immaginare. Io avevo invitato anche te, ma tu ti lasci
scappare sempre tutto. Bisogna prendere la quaglia quando ce l’hai sotto
il piede dice maestro Wang Yang Ming. In questo periodo lui fa lo
strozzacapre sui monti, su in una valle dove si è rifugiato, disgustato
da uno Stato che non fa altro che continuare a chiedergli soldi. E ti
dirò che pure io lo disprezzo il vostro Stato sanguisuga ma esangue, la
pensiamo proprio allo stesso modo io e Eglamore. Lui ormai non vi scrive
più, perché, volervi bene un pò ve ne vuole anche, soprattutto a Miscio
(a te meno perché speri che non pubblichino la Bootleg Series), il fatto
è che non siete alla sua altezza. E anche io sto cominciando a pensarlo.
Come zafferano ai maiali dice maestro Wang Yang Ming.
Stiamo ascoltando All Over You in questo momento, lo sto facendo
sciogliere come una candela, mi sa che sta per andare in brodo di
giuggiole adesso. Ah no, si è distratto, ha visto sul mio laptop la
homepage di Maggie’s Farm e ha detto: “Xxxxx xxx, la grafica, cazzo, è
raccapricciante”. Eh, lo so, lui un pò bestemmia in questo periodo,
perché dice che i truzzi sono la nostra unica salvezza. Vuole scrivere
“Elogio del truzzo”, con tanto di scuse.
E’ talmente intelligente che ha elaborato questa teoria, quasi
hegeliana, che ora vi spiego. Lui mi dice sempre che esistono tre
livelli di consapevolezza. Il primo livello, quello del buon selvaggio,
è il livello dell’inconsapevolezza (di Dio sono umile servo). Il secondo
livello equivale a un primo livello critico di consapevolezza, si
contrappone violentemente al primo e lo ribalta, è tipicamente
adolescenziale (Dio è oppio per i popoli), quello di Miscio per
intenderci. Il terzo livello, che è quello della piena consapevolezza,
la sapienza, acquisisce il secondo e lo supera, confermando
incidentalmente la validità del primo (Dio è componente essenziale della
società umana a prescindere dalla sua esistenza). E’ universale, vale
per tutto, dal funerale agli spaghetti alla carbonara, c’è solo
un’eccezione: con gli ebrei non va usato. Comunque ora, già che siamo
qui, mi dice di dire a Miscio che si è stufato di venire screditato. La
deve smettere di scrivere queste goffe email autografe che nelle sue
intenzioni vorrebbero sembrare apocrife (non ci casca nemmeno il
Tamburone), tutto per gettare infamia su Sir Eglamore che, ve lo dico
io, non è un plagiatore (Tambù, tu non cercare di capire, fai finta di
niente); lo dico una volta per tutte: di Miscio ne esiste uno solo ed è
Miscio. E comunque, siamo tutti e due vaccinati, caro il mio Miscio,
mica siamo fessi noi. Abbiamo anche il Green Pass, solo che Eglamore mi
ha detto di non mostrarlo mai e di scassare i coglioni più che posso,
come Cacciari. Niente dai, adesso lasciatemi finire il massaggio al Sir,
che se no mi si scuoce.
Ciao a tutti! E viva i concerti di Bob, viva la Bootleg Series, i
bootleg veri, i nastri, gli mp3 e pure le litigate con Joan.
Juju.
Carissima Juju, sono
contentissimo di saperti in compagnia di Sir Eglamore e, soprattutto, di
avere, se pur attraverso te, sue notizie. Al di là del significato delle
parole, ciò che conta per me, è sapere che sta bene pur avvendo fatto le
sue attuali scelte di vita. Saperlo in salute mi fa contento, così come
lo sarà Miscio e credo molti altri che si erano magari abituati a
leggere le sue bellissime paralipomeniche elucubrazioni. Sono davvero
dispiaciuto di venire a conoscenza del fatto che non sciverà più alla
Fattoria e che la grafica della Home Page è, a suo giudizio,
raccapricciante. Purtroppo io non so fare di meglio, anche se prima di
arrivare a questa ho esaminato tutti i siti degli artisti a me cari per
prendere ispirazione e magari scopiazzare qualcosa, ma sinceramente non
ho ancora trovato niente che mi piaccia di più della grafica attuale.
Ogni tanto la modifico cercando di fare delle migliorie, se ci riesco
bene, in caso contrario non importa, non è una grafica che da valore ad
un sito ma piuttosto quello che contiene, e da questo punto di vista,
punto di vista dylaniano, non mi posso lamentare, anche perchè è l'unico
sito italiano dedicato a Bob. Scusa ma ho dovuto sostituire
l'imprecazione di Eglamore con delle xxxxx...perchè ho giudicato inutile
un'espressione simile, ma son certo che Eglamore capirà. Lasciami
precisare che non sono per niente contro la pubblicazione delle Bootleg
Series, ma permettimi di avere una mia personale opinione, e cioè, a me
quelle pubblicazioni interessano poco. Considero queste cose operazioni
di mercato che niente aggiungono e niente tolgono a quello che è Bob
Dylan! Gradirei veder pubblicato un disco di materiale nuovo con canzoni
inedite, anche se capisco che ad una persona col vissuto di Bob non si
possa più chiedere la realizzazione di un album di canzoni nuove ogni
sei mesi. La storia poi del green pass è, a mio avvio, ridicola e al top
delle cretinate politiche, arrivato alla mia veneranda età, credevo di
averle sentite tutte, invece questi fenomeni della più alta espressione
del pensiero emettono direttive che sembrano uscire direttamente dal
Cottolengo, con tutto il rispetto per il Cottolengo. Del resto, come
diceva Napoleone "Non interrompere mai il tuo nemico mentre sta facendo
un errore”. Per tutto e per tutti c'è sempre una resa dei conti prima di
presentarci al gran setaccio che tutto cribbia e tutto paragona, solo
che per la gravità degli errori di certi personaggi politici non è stata
trovata ancora una pena adeguata, e coloro che sono stati vittime di
questi errori non avranno mai la possibilità di avere la solidarietà ed
il cordoglio degli altri perchè semplicemente hanno cessato di fare
parte di questo mondo, purtroppo.....!
Un salutone cinese,
alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Ciao Benedetto,
articolo bellissimo e lunghissimo, che io non sono in grado, purtroppo,
di tradurre correttamente. Comunque "Joey" era la sesta traccia
dell'album forse più venduto di sempre di Bob Dylan: Desire. È la
canzone più lunga dell'album, nonché anche la più controversa perchè
racconta la storia del defunto gangster Joseph "Crazy Joe" Gallo
(1929-1972) che fu all'origine di molte critiche da parte dei Mass
Media.
Dylan descrive Joe Gallo come un fuorilegge con una morale, forse dietro
ispirazione della canzone Pretty Boy Floyd di Woody Guthrie.
Nella canzone Gallo si rifiuta di uccidere degli innocenti, mette pace
fra i neri e cerca invano di protegge la sua famiglia quando, con
un’imbostaca, viene ucciso nel ristorante Umberto’s Clam House di Little
Italy, mentre nella biografia scritta da Goddard (da cui Dylan e Levy
prenderanno i dettagli sull'uccisione), Gallo è un razzista che
picchiava la moglie e abusava dei figli e che aveva partecipato allo
stupro di un ragazzo in prigione. Nessuno di questi dettagli è citato
nella canzone di Dylan/Levy. Molti critici, tra cui Lester Bangs, hanno
ricordato che Gallo era uno spietato mafioso e che la canzone non
racconta fedelmente la sua vita.
Dylan e Levy scrissero la canzone in una sola notte, dopo una serata
passata in casa dell'attore Jerry Orbach, che conosceva personalmente
Gallo. Inoltre la figura di Gallo aveva particolarmente colpito Levy,
che lo aveva conosciuto.
Diversamente da altri fuorilegge la cui vita è stata romanzata, come
Jesse James o Billy the Kid, la figura di Gallo, morto appena quattro
anni prima, era ancora viva nelle menti delle persone, per questo la
canzone fu molto criticata sia dal pubblico che dai giornali.
"Per me", ha detto Dylan, "è una grande canzone, e non perde mai il suo
fascino. È una canzone tremenda. Me ne sono accorto solo cantandola
notte dopo notte.
Alcuni fans che erano d'accordo sul fatto che la scrittura fosse
fantastica e che amano Dylan e le sue altre canzoni, odiano ancora
"Joey", perchè la grandezza della scrittura non perdonava la
trasgressione di glorificare un mafioso malvagio.
Anch'io mi son
domandato spesse volte perchè Dylan avesse scelto questa forma di
trasformare in una triste storia la realtà di una vita disdicevole e
condannabile, ma la realtà delle imprese di "Crazy Joe" ha stroncato,
giustamente quella che, verità a parte, rimane sempre una bella canzone.
Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 13 Settembre 2021
Talkin'11864- miscio.tux
Oggetto: Ah Ah Ah, ero io
Era uno scherzo, Tamburone!
Non so se hai capito, ma non era mio nipote, ero io che con il mio
tipico umorismo curatoriale volevo sfottere i novax, in mezzo ai quali
temo si sia rifugiato il nostro prode ma latitante Eglamore. Guarda che
Scacciati e Agabomben sono Cacciari e Agamben, a noi dei salotti
libertari ci piace molto prendere in giro quelli che non hanno studiato.
Ciao alla prossima, il tuo Miscione.
Grazie
dell'informazione Miscio, davvero hai pensato che io avessi potuto
credere alla storia di Cacasenno? Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Sparito dal WEB il presunto concerto di
ripresa del NET
Le notizie del concerto e del successivo
posticipo al 31 Maggio 2022 erano state date da expectingrain.com, con relativi
link che rimandavano alla pagina che annunciava il concerto e la
relativa possibilità di prenotare i biglietti. Da un paio di giorni è
sparito tutto, exectingrain ha cancellato le notizie e del concerto non
è rimasta alcuna traccia. Io avevo scritto qualche giorno addietro:
"Il concerto alla
Buddy Holly Hall - Helen DeVitt Jones Theater - di Lubbock, Texas,
sembra essere stato rimandato alla data del 31 Maggio 2022, annullando
quindi la precedente "voce" che lo dava fissato per il 14 Ottobre 2021.
Come dico sempre io, finchè non è pubblicato sul sito di Bob le voci
rimangono voci senza nessuna ufficialità, restiamo dunque in attesa
della conferma che, quando verrà, sarà certamente accompagnata da altre
date che faranno ripartire il NET negli U.S.A."
L'annullamento e la
sparizione della notizia su expectingrain mi ha sorpreso non poco in
quanto il sito è il più quotato per quanto riguarda le notizie su Dylan.
Quindi la mia teoria che le notizie non sono ufficiali finchè non sono
pubblicate sul sito ufficiale di Bob sono solo voci e niente più resta
ancora valida.
Sabato 11 Settembre 2021
Talkin'11863- miscio.tux
Oggetto: No Vax
Eccelensa Mr.Tamburine,
sono Cacasenno, il nipote di Misio, e a me mi sembra che sia un
ingiustisia obligare di fare il vacino sperimentale che ci fanno
esperimenti su di noi per farci diventare dei robot che dopo ci
controlano col microcip. Mio sio Misio no lo dice ma dopo che a
punturato prende la radio e la TV e le partite di calcio nela sua testa,
e l’è anca cuntent, col sandròn. Voi che siete fanz di quell’ansiano
stonato che canta lo sapete, anche lui l’an punturato e dopo quando
andava a Key West pigliava la radio sensa l’antenna, ma sicome è vecio
come Pantalòn ciapa le notisie del 1901. Perchè non sono mica semo io,
lo dicono anche Scacciati e Bambomben che il potere ci voliono
selesionare con la Tennica, che l’Esere non è più l’Esere di una volta,
ma un eserino, che era melio quando la bigopolitica la faceva Caio Mario
sui Cimbri e sui Teutoni, o Sir Eglamore con le negrette. Perchè la
sienza non è neutrale, è una vacca come nonna papera, l’a detto anche il
prof. Panzironi che da quando la CIA a inventato i numeri primi li usa
per cifrare i messaggi segreti che ci spiano. Maledeto Stato fasista
comunista maosta stalinista capitalista! E poi basta aprire gli occhi
razza di ignorantici, lo sanno tutti che Dante era comunista, come la
relatività relativa di Einstein, mentre la Meccanica Quasistica è
fasista. E gli Fulminati allora? Cioè volevo dire e gli Illuminati
allora? Si,si, fate finta di niente, ridete,ridete, siete tutti dei vili
topastri come Misio che a me e ai miei amici ci dice branco di
microcefali, che non so neanche cosa siano, saran pesci. Ma noi non ci
pieghiamo, cantiamo il nostro canto di libertà, Bella Ciao
bell’Abissina!
Carissimo Cacasenno,
felice di poterti leggere. Specialmente tuo zio Miscio sarà contento di
sapere che almeno il suo nipotino si interessa del modus pensandi dello
zio anche se non lo condivide del tutto.
Sulla questione dell’obbligo di vaccinarsi o della libertà di sciegliere
se farlo o no in questi giorni si è sviluppato un acceso dibattito degno
di Star Trek (almeno quello era chiaro che era basato esclusivamente
sulla fantasia). Stiamo sentendo di tutto, stupidaggini, cose giuste e,
come al solito, sembra che a guidarci e darci le indicazioni di cosa
fare e come comportarci siano una commissione di fuoriusciti dal
Cottolengo. Mi chiedo perchè se devo prendere un treno che fa il tratto
Como-Milano non ho bisogno di alcun salvacondotto mentre se salgo su
“Italo” invece sì, perchè due poliziotti che stanno in macchina assieme
per tutta la giornata, al momento del pranzo uno va in mensa e l’altro
mangia fuori all’aperto per poi risalire sulla stessa macchina e finire
il turno di servizio. Sono cose ai confini della realtà difficilissime
da capire, ma i nostri momentanei dittatori ci chiedeno di non discutere
ed ubbidire, quasi come la fede, bisogna credere senza farsi domande,
altrimenti il dogma va a farsi friggere. Tutti noi siamo convinti che il
principio di libertà vada difeso con tutti i mezzi possibili, ma il
confine fra libertà e necessità in questi casi diventa talmente sottile
che qualunque decisione si scelga di prendere sembra essere sbagliata.
Nessuno di noi, giovane o vecchio che sia, era preparato a vivere
un’esperienza del genere, la generazione di mio padre e mia madre hanno
vissuto l’esperienza di due guerre mondiali con in mezzo la pandemia
della “spagnola”, ma ben poco delle loro esperienze sono giunte a noi,
cancellate come le parole scritte sulla sabbia dalle onde. Teniamo conto
che la spagnola fece in tutto il mondo una cifra stimata vicina ai
50.000.000 milioni di morti, su una popolazione di un miliardo di
persone. Cifre che se confrontate con quelle di oggi (circa 4 milioni e
mezzo di morti su una popolazione di 7 miliardi e più) sono spaventose.
Eppure la generazione dei miei genitori, in qualche modo è sopravvissuta
a tutte queste disgrazie senza l’aiuto della medicina come invece è ai
nostri giorni, e forse per questa ragione le loro menti hanno preferito
dimenticare e non raccontare.
Io non saprei che direttive usare oggi, se obbligare al vaccino per una
salvaguardia comune della popolazione o se invece sia meglio lasciare ad
ognuno la libertà di scegliere. La situazione è talmente complicata che
qualunque decisione diventa come un muro invalicabile. E’ peraltro vero
che dopo mesi di massicce vaccinazioni le cose han cominciato e
riprendersi e quel terrore di ammalarsi, specialmente per le persone
anziane si è notevolmente mitigato. Io non saprei dire se ci sarò ancora
il giorno che finalmente potremo dire “basta” con questo virus, ma per
ora, mi accontento di essere sopravvissuto e di essere stato fortunato
più di molti amici che non ce l’hanno fatta. Se c’è stato un lato
divertente in tutto questo è stato ascoltare le cazzate che
quotidianamente i nostri responsabili politici ci hanno propinato,
evitando di fare nomi per educazione.
Per quanto riguarda la tendenza comunista nella “Divina Commendia”
consiglio a tutti di leggere questo esauriente trattato scritto da
Roberto Sidoli, Massimo Leoni e Daniele Burgio:
Salutami lo zio, un
ciao ed un grazie, Mr.Tambourine, :o)
Venerdì 10 Settembre 2021
Talkin'11862- frank_rizzi
Oggetto: I Bootleg di Dylan
Caro Tamburino (e cari tutti),
ti scrivo dopo aver un pò riflettuto sulla tua opinione sulla Bootleg
edition. In particolare, dicevi che i Bootleg non ti entusiasmano tanto
e ricordo che, non so quando nel passato, sottolineavi che sono state
una mossa commerciale molto astuta (cosa su cui concordo pienamente).
Ne approfitto per dirti la mia opinione, che è poi quella di un
"giovane" (non di età) ascoltatore di Bob. In effetti, diciamo che
l'unico album di canzoni nuove che è uscito da quando lo ascolto è
proprio quello dell'anno scorso "Rough and Rowdy Ways" (che bello quando
uscirono i primi singoli, che accesero una bellissima luce in un periodo
buissimo).
Ho letto un pò della vita di Bob (tramite soprattutto il Prof. Carrera)
e ascoltato un pò di tutto della sua musica. È molto interessante
secondo me seguire i suoi percorsi musicali con il trascorrere del tempo
e capire come essi si siano sviluppati, costantemente "in direzione
ostinata e contraria" per citare Fabrizio. Suonare il Rock, in
opposizione al Folk; suonare il Country in opposizione al Rock; il Bob
"incomprensibile" di Self Portrait contro il Bob osannato dalle folle; e
così via. Il film "I'm Not There" di Todd Haynes ci descrive tutto
questo.
Sono proprio questi percorsi "ostinati" che lo rendono un protagonista
di prima e unica grandezza della musica Americana e Internazionale. Una
figura "tetragona" avrebbe detto la mia Prof di italiano, una "sfinge"
incomprensibile e inscalfibile.
Il ruolo dei bootleg è restituirci la sua figura sotto un'altra
prospettiva: il Bob che provava le melodie in cerca della ispirazione
mercuriale; il Bob incerto della direzione da prendere; il Bob perso,
probabilmente, nella temperie incomprensibile degli anni '80.
Addirittura, il Bob che rinuncia a dei pezzi incredibili e non li
pubblica (mi riferisco al Bootleg no. 8 - Tell Tale Signs con dei pezzi
"unrealeased" fantastici e che magari non vengono fuori a causa dello
scontro tra titani Dylan - Lanois).
Insomma, i bootleg mi restituiscono un Dylan che è lì presente ("I'm
there" per contraddire il pezzo e il film). Sai che ascolto più i
bootleg che gli album ufficiali? Chissà, sarà forse perché sono quelli
che compro adesso e che ascolto proprio con il gusto della "prima uscita
discografica".
Auguro a tutta la comunità dei "Farmers" un buon anno, migliore di
quelli precedenti, e che si possa stare bene anche grazie alla nostra
colonna sonora preferita, la musica di Bob Dylan.
Un abbraccio a tutti, Francesco "FranK" Rizzi.
Carissimo Frank, quello che dici è
vero, personalmente i bootleg di Bob non mi hanno mai entusiasmato,
principalmente perchè molti di essi, ormai siamo arrivati al Vol.16 dopo
Great White Wonder, primo bootleg nella storia del rock, contenevano
veramente cose inascoltabili, registrate e suonate di malavoglia, con
ripetizioni dello stesso pezzo che non avevano molto senso. Ricordo che
arrivai a dire che di questo passo la Sony sarebbe arrivata a pubblicare
anche le litigate fra Bob e Sara e quelle fra Bob e Joan. Devo però
riconoscere che fra queste "cose pirata" c'erano anche tante cose
veramentre buone, buonissime e degne di apparire su un album ufficiale,
tanto che a volte non si riusciva a capire perchè certe "takes" erano
state scartate mentre erano certamente migliori di quelle pubblicate
sull'album ufficiale. Ma forse queste cose fanno parte integrante di
quel personaggio tetragono (come avrebbe detto la tua Prof) che è Bob.
Tutti coloro che sono stati catturati dal charisma del personaggio e
dalla bellezza e dalla profondità delle canzoni difficilmente sono
riusciti a comprenderlo fino in fondo. La verità è che stiamo discutendo
e scrivendo fiumi di parole per ogni cosa che riguarda lui, convinti di
aver trovato la chiave per entrare nella sua mente e poi capire che non
avevamo capito niente. Ma non importa, si ricomincia sempre daccapo e si
trovano sempre nuove sfumature che prima non avevamo considerato.
Seguire, studiare, analizzare, capire Bob Dylan è, e sarà sempre un Work
in progress, anche quando lui avrà smesso di scivere canzoni e di girare
il mondo per farci sentire le sue bizzare e geniali rielaborazioni.
Voglio dire, quando si parla di Dylan, nulla è inutile perchè, come
diceva Voltaire "Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola.
Soltanto gli imbecilli sono sicuri di ciò che dicono". Bob ci ha
riempito la testa di dubbi e questo può non essere piacevole, ma assieme
ai dubbi ci ha regalato i suoi pensieri, anche se difficilissimi da
decriptare! Alla prossima e grazie, Mr.Tambourine, :o)
Grazie Riccardo, sono
certo che tutti andranno a rivedersi questo filmato. La versione di When
i paint my masterpiece è stratosferica, carica di ricordi e
rincrescimenti, come se Bob volesse essere ancora a Roma. Qui sotto
allego le parole di questa versione così tutti potranno seguirla
perfettamente.
When I Paint My
Masterpiece (Shadow Kingdom version)
Oh, the streets of Rome are filled with rubble,
Ancient footprints are everywhere.
You can almost think that you're seein' double
On a cold dark night by the Spanish Stairs.
Got to hurry your back to my hotel room,
Gonna wash my clothes, scrape off all of the grease.
Gonna lock the doors and turn my back on the world for a while
Gonna stay right there till I paint my masterpiece.
Well, the hours I've spent inside the Coliseum
dodging lions with that mean and a hungry look
those mighty kings of the Jungle
I could hardly stand to see 'em
I could see 'em coming, I could read their faces like a book
Train wheels runnin'
through the back of my memory,
when I ran a hilltop following a pack of wild.
Someday, everything is going to be a different.
When I paint, I paint my masterpiece.
Sailin' 'round the world
full of crimson and clover
sometimes I feel just like my cup is runnin' o……ver
I left Rome and I pulled
into Brussels
on a plane ride so bumpy that it made me ill
Clergymen in uniform, young girls pullin' muscles
everyone was there to meet me comin' down the hill
Newspapermen eating candy
Had to be held back by big police.
Someday, everything is going to be beautiful
When I paint my masterpiece.
Inoltre se portate il
cursore in alto a destra sulla freccetta accanto alla scritta
"REGISTRATI" avrete la possibilità di scaricare il video sul vostro
desktop in circa tre minuti. Buona ri-visione a tutti e grazie ancora a
Riccardo. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Ron Cornelius, chitarrista per Dylan e
Cohen scomparso in Agosto
Cornelius ha suonato nell’album “Self
Portrait” di Bob Dylan, suonando con Charles E. Daniels e Bubba Fowler
ai Columbia Recording Studios di Nashville, Tennessee nel Marzo del
1970. La session venne prodotta da Bob Johnston e le tracks furono
"Early Morning Rain" (cover della canzone di Gordon Lightfoot) and
"Woogie Boogie" dello stesso Dylan. Cornelius inoltre lavorò a fianco di
Charlie McCoy, Al Kooper e David Bromberg nelle sessions di
registrazione dell’album “Dylan” del 1973.
I manager più infami della storia del
rock
clicca qui
Martedì 7 Settembre 2021
Talkin'11860- miscio.tux
Oggetto: Fwd: Scarlet Town
Caro Mr.Tambourine,
bentornato a te e a tutti i Farmers. Quest’estate ho lavorato nella
corvèe di Sir Eglamore ma lui mi ha spiegato che si tratta di lavoro di
cittadinanza, per cui sono stanco ma contento. Ma vengo subito al sodo
perchè mi sono imbattuto in una curiosità che sembrerebbe materia di uno
specialista, come Carrera. Si tratta di questo inedito di E.E.Cummings,
ritrovato, penso nel 2011,
Come vedi Cummings non ci va giù piano con i termini, per cui è stato
accusato di razzismo. Ma su questo torno tra un attimo. Quello che mi ha
colpito è che nel testo ci sono tutti i colori citati nell’ultima strofa
di Scarlet Town (“The black and the white, the yellow and the brown/
It’s all right there in front of you in Scarlet Town”) e la cosa mi è
sembrata interessante, perché molti commentatori hanno associati i
colori alle razze, ed è quello che si fa anche in questa poesia. Inoltre
non sono del tutto convinto che si tratti di una poesia razzista, perché
nel sogno, quando Dio getta il mondo all’Inferno, aspetta che i
“niggers” siano addormentati e non è chiaro se ci vadano pure loro.
Quello che è chiaro è che all’inferno le razze vengono tutte
abbrustolite e diventano nere, suscitando le risate dei “niggers” che
sembrano divertiti spettatori. Alla fine si diverte pure Dio, che
cancella il giorno del giudizio. La scena sembra quella di uno
spettacolo “minstrelsy” invertito, con i neri che
ora sono spettatori, e al limite se Dylan ha mai usato tale fonte,
potrebbe essere proprio questa scena che lo ha incuriosito.
Carissimo Miscio, felice di
risentirti. Spero che la vicinanza di Sir Eglamore abbia contribuito a
non montarti la testa, umile e vile di natali sei e tale resterai,
nonostante tutti i tuoi sforzi (lodevoli per altro) per emanciparti.
L'idea di Cummings di vedere le razze come dei colori è davvero geniale,
come la poesia del resto, dopo averla letta nemmeno io la considero
razzista. La parola "negro", oggi usata in termine dispregiativo, è, a
mio modo di vedere, un punto di vista sbagliato. Credo che la parola
negro derivi dal latino "niger" (che significa nero), quindi il termine
è sempre stato usato per indicare la diversità del colore della pelle,
ma non in senso offensivo o dispregiativo. Forse il cinema di Hollywood
ci ha insegnato a disprezzare le razze diverse da quella bianca, nei
film sulla II guerra mondiale i giapponesi sono sempre chiamati dai
marines "musi gialli", nei westerns gli indiani piuttosto che pellerossa
vengono chiamati "musi rossi", invece i bianchi non sono chiamati "musi
bianchi" ma "visi pallidi" che ha un sapore poetico e non razzista.
Purtroppo l'America non si è ancora lasciata alle spalle la storia della
schiavitù e di tutti gli annessi e connessi. Un'indagine del Washington
Post sulla "N-word" ha scoperto che la parola "nigger" o "nigga" è la
parola più usata su Twitter e che gli stessi neri americani usano la
parola per riferirsi a se stessi come motivo d'orgoglio e di
appartenenza ad una razza che negli anni ha domostrato di aver tutte le
carte in regola per essere considerata e trattata come qualunque altra
persona di razza diversa. Certo negli U.S.A. questo processo sarà ancora
lungo prima di essere completato, il KU KLUX KLAN esiste ancora, come
esistono organizzazioni di stampo nazista e chiudiamola qui perchè per
fare l'elenco dei difetti americani ci vorrebbero alcuni libri di
storia, d'altronde, come dice il vecchio adagio, la mamma dei cretini è
sempre incinta.
Non credo che nemmeno
il Prof. Carrera potrebbe con certezza dirti se Dylan abbia tratto
ispirazione, se fosse a conoscenza di questa poesia, se conosca Cummings
e se abbia trovato buono usare i colori per indicare le razze nella
strofa di "Scarlet Town". Certamente il tuo accostamento è una
intuizione felice ma forse indimostrabile, a meno che lo stesso Bob dica
in qualche intervista che per Scarlet Town la poesia di Cummings gli
abbia fatto buon gioco. Naturalmente se qualcuno dei nostri amici
lettori ha una sua opinione su questa faccenda queste pagine sono a loro
disposizione!
Un vile
abbraccio, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 6 Settembre 2021
Talkin'11859- silcatt
Oggetto: Intervista a Jim Keltner
Gentilissimo Tamburino, mi sono imbattuto in una bella intervista a Jim
Keltner di un paio di mesi fa, quasi tutta incentrata sulla sua
pluridecennale collaborazione con Bob Dylan.
Credo che tutti sappiano chi è Jim Keltner, “the leading session drummer
in America”, come l’ha definito Howard Sounes. La lista degli artisti
che l’hanno voluto dietro i tamburi, in studio o sul palco, è infinita e
comprende il gotha della nostra musica: George Harrison, John Lennon,
Ringo Starr, Mick Jagger, Charlie Watts, Ry Cooder, Neil Young, David
Crosby, Jackson Browne, Simon & Garfunkel, Willie Nelson, J.J. Cale,
Eric Clapton, B.B. King, Bill Frisell, Richard Thompson, Randy Newman,
Warren Zevon, Joni Mitchell, Rickie Lee Jones, Robbie Robertson, Tom
Petty, Elvis Costello… solo per ricordare quelli a me più cari. E
naturalmente Bob Dylan.
Ho trovato l'intervista (una lunga chiacchierata tra Keltner e Ray
Padgett, curatore del sito dylanlive.substack) molto interessante, il
punto di vista particolare e privilegiato di un grande musicista che ha
lavorato con Dylan in situazioni e momenti artistici diversi. Così ho
pensato di tradurla e inviartela. Vedi tu se e come pubblicarla per gli
amici della Fattoria. Di cose da raccontare Jim ne aveva tante e vale
sicuramente la lettura.
Chi volesse andare al testo originale, lo trova diviso in due parti qui:
Jim Keltner ha suonato la batteria per quel genere di artisti che per
ricordarli basta semplicemente il nome. Neil, Joni, Mick, Elton, Willie,
Tom, John, George e Ringo. E, naturalmente, Bob.
In effetti, pochi musicisti hanno lavorato con Bob Dylan per un periodo
di tempo più lungo di Jim Keltner. Si incontrarono la prima volta in una
session del 1971: la sezione ritmica di Keltner, guidata da Leon
Russell, accompagnò Bob in "Watching the River Flow" e "When I Paint My
Masterpiece". Trent’anni dopo, Keltner andò in tour con Dylan
sostituendo senza alcun preavviso il batterista George Receli che si era
infortunato al tunnel carpale.
Nel mezzo sono successe parecchie cose. Keltner è stato il batterista
dei tre "anni gospel" di Dylan. Ha suonato in diversi album – Pat
Garrett & Billy the Kid, Saved, Shot of Love, Empire Burlesque, Time Out
of Mind – e vari brani. È diventato il batterista di riferimento di Bob
per gli eventi unici, dallo speciale per il decimo anniversario del
Letterman Show al Japan's Great Music Experience in cui Bob ha suonato
accompagnato da una grande orchestra; fino, ovviamente, al “Bobfest”, il
concerto dove le più grandi star hanno celebrato i trent’anni di
attività di Dylan.
E vogliamo forse dimenticare che Keltner era il sesto Travelling
Wilbury? George Harrison gli chiese persino di diventare un membro
ufficiale della band, ma Jim disse no (però ha ancora il suo soprannome
di Wilbury: Buster Sidebury).
Quando ci siamo sentiti al telefono un mese fa, c'erano perciò molte
cose da discutere. Non siamo riusciti a parlare di tutto, ma nel corso
di una conversazione lunga, argomentata e affascinante, ho cercato di
affrontare il più possibile le sue collaborazioni con Dylan.
La prima volta che incontrasti Bob Dylan fu la session del 1971 con Leon
Russell?
Sì. Ero in Inghilterra con la mia famiglia e ricevetti una telefonata da
Leon per incontrarmi a New York con Carl [Radle, bassista] e Jesse [Ed
Davis, chitarrista].
All'epoca non mi rendevo conto di quanto fossero importanti quei ragazzi
nella mia vita. Leon, Jesse e Carl. Eravamo una sezione ritmica. In
realtà, io non avevo ancora combinato granché, ma stavo facendo delle
session e ne sarebbero arrivate molte altre. Ho sempre amato il fatto
che venissimo tutti e quattro dall'Oklahoma, c’era anche quel piccolo
legame.
I miei ricordi di quella session sono come un sogno, davvero. Ero seduto
alla batteria, Leon stava suonando e noi ci siamo accodati. Ho dato
un’occhiata in giro e ho visto Bob in piedi di fronte al muro. Potevo
vedere le sue labbra muoversi. Stava scrivendo su un blocchetto. Pensai:
"Wow, scrive i testi mentre suoniamo." Forse aggiustò qualche verso,
sistemando qualcosa per adattarlo al ritmo. Mi fece impazzire.
Il suo fraseggio è unico. Ho appena fatto un'intervista su Willie Nelson
e stavo parlando del suo fraseggio completamente originale, molto simile
a quello di un jazzista. Mentre parlavo di Willie, mi sembrava di
parlare di Bob. C’è questa somiglianza tra loro: entrambi sono unici nel
loro cantato, nel modo in cui si esprimono e come le loro voci suonano.
Li ho messi tutti e due nella categoria jazz. Non cantano come il tipico
cantante rock.
Ascoltare quello che allora registrammo fu semplicemente straordinario,
come un’esperienza extracorporea per me. Quella piccola canzone era
Watching the River Flow e ancora oggi mi emoziona quando la sento. Mi
riporta indietro. Nel corso degli anni mi sono sempre chiesto cosa
sarebbe successo se fossimo diventati la sezione ritmica di Bob per
altre cose. Ma non è andata così.
Ne hai parlato come di un cantante jazz, o quasi. So che tu hai iniziato
suonando jazz. Pensi che sia stata quella la strada attraverso cui ti
sei collegato alla sua musica?
È una forte possibilità, anche se non è stata una cosa cosciente. Per
me, suonare con Bob è sempre stata una delle cose più naturali che
potessi fare. Ma forse ci hai visto giusto. Potrebbe essere quella
sensazione di libertà che provi quando suoni jazz, come se avessi solo
bisogno di conoscere la canzone, conoscerne la forma e poi provarci,
senza paura.
La cosa che amo di Bob è il suo coraggio. Da parte di alcuni artisti c'è
un coraggio che si trasmette ai musicisti che li accompagnano. E quando
accade ottieni il meglio dai musicisti perché non sono preoccupati se
sono perfettamente in tempo, se stanno correndo troppo o se stanno
andando troppo lentamente.
Non si tratta di trovare il tempo esatto o l’atmosfera giusta, ma
trovare quella cosa che fa sì che la canzone prenda vita. Io adoro
essere in grado di trovare il tempo giusto, ma amo anche la fase
esplorativa, quando lasci che la canzone ti viene addosso anziché essere
tu a saltare su di lei.
L'altro giorno, ad esempio, stavo parlando con il mio grande amico Matt
Chamberlain che attualmente suona la batteria con Bob. Conosco Matt da
molto tempo, fin da quando aveva appena iniziato. Mi raccontava che una
volta Bob gli ha detto, prima che iniziassero a registrare: "Suona e
basta. Non cercare di trovare una cosa per accontentarti di quella".
Magari non ricordo esattamente le sue parole, ma il senso era quello,
proprio come ti dicevo io prima. Lascia che la musica accada. Non
sforzarti di trovare "una parte" per la canzone. Questo è abbastanza
simile al jazz. E questo è il Bob Dylan che ho sempre conosciuto.
Un paio di anni dopo incidesti Knocking on Heaven's Door e la colonna
sonora di Pat Garrett e Billy the Kid. In che modo fare una session per
una colonna sonora fu diverso dalla prima session?
A quei tempi registrare la canzone per un film significava suonare
mentre guardavi le immagini. Oggi non credo si faccia più così, ora il
compositore riceve tutto già ben definito prima.
Knockin' on Heaven's Door doveva colpire profondamente le corde del
cuore perché era una scena di morte. La sequenza indugiava su Katy
Jurado, questa grande attrice messicana, sui suoi grandi occhi marroni
pieni di sentimento. Piange perché suo marito sta morendo in riva al
fiume. Guardare la scena mentre ascoltavo la voce di Bob fu davvero...
Piansi. Fu la prima volta che piansi mentre suonavo. Pensai: "Gesù, devo
stare attento o farò diventare questo take uno schifo.”
Credo che essere commosso fino alle lacrime mentre suoni il tuo
strumento sia un regalo. Anni dopo, al contrario, feci una session con
Randy Newman dove il testo della canzone mi colpì così tanto che non
potei fare a meno di ridere. Non potevo ridere ad alta voce, ma dentro
di me ridevo così forte che mi spaventai di nuovo allo stesso modo. E
ripensai: "Oh no, sto per far diventare questo take uno schifo.”
Facciamo un salto in avanti di qualche anno, ai gospel tour, il tuo
periodo più lungo con Dylan: tre anni. Ho letto che prima avevi
declinato alcuni inviti ad andare in tour con lui. Perché allora
decidesti di partecipare a quei tour?
Bob mi chiese di unirmi alla sua band un paio di volte, ma per vari
motivi ebbi sempre qualche timore. Inoltre, a quei tempi lavoravo così
tanto in studio che non volevo perdermi niente. Pensavo che se non fossi
andato in tournée con lui era lo stesso okay, perché prima o poi l’avrei
incontrato in studio.
Una sua chiamata per un tour cominciava con un invito a suonare. Era
quasi come un'audizione, ma sapevo già che se mi fossi presentato avrei
avuto la parte.
Quella volta, invece, fu un pò diverso. Le istruzioni ricevute erano che
avrei dovuto scendere [nello studio], sedermi nella stanza da solo e
ascoltare il suo nuovo disco [Slow Train Coming]. Poi, finito di
sentirlo, tornare su e incontrare Bob. Pensai: okay, è interessante.
Arrivai nel suo studio, a Santa Monica in Main Street. Mi sedetti lì e
un’assistente fece partire la musica. Una canzone dopo l'altra cominciò
a prendermi a pugni in testa, a colpirmi il cuore. Hanno iniziato a
succedermi tutte le cose più sdolcinate che puoi immaginare. Ecco di
nuovo Dylan che mi fa piangere, ed è stato un pianto incontrollabile!
[ride] Quando il disco finì, avevo consumato mezza scatola di Kleenex.
Andai di sopra, aprii la porta e lui era seduto lì, davanti alla sua
macchina da scrivere. Dissi: "Bob, non so cosa farai, ma qualunque cosa
sia, voglio venire a farla con te." E così fu.
Poi iniziarono le prove. Provammo tanto. Ricordo che mi sembrava tutto
molto naturale. Aveva dei musicisti davvero fantastici. Aveva Tim
Drummond al basso e Tim era un grande musicista innato. Non c'era logica
nel suo modo di suonare. Era esattamente il tipo di musicista che Bob
amava, nel senso che non cercava di capire ma ci si attaccava. Suonava
proprio accordandosi a quello che stava succedendo in quel momento. Poi
c’era Fred Tackett alla chitarra. Conoscevo Fred dai Little Feat.
Avevamo già suonato insieme in alcune session ed era sempre molto facile
e divertente suonare con lui. Fred e Tim erano incredibili. Poi c’era
Spooner [Oldham] all’organo e Spooner era l'eroe di tutti. L'uomo che
aveva suonato il Farfisa in When a Man Loves a Woman.
Quel tipo è una leggenda!
La leggenda dei Muscle Shoals [Studios]. Ma forse è anche la persona più
dolce del mondo intero. Quella era la sezione ritmica principale. E poi
Terry Young, il pianista, aveva delle doti incredibili.
Mi sentivo circondato dal soul. Era una band davvero piena di
sentimento, persone piene di sentimento. Il coro gospel alle sue spalle
era assolutamente irreale. Mi sentivo proprio nel posto giusto. Poi, in
virtù della natura della musica, iniziai ad avere una specie di vita di
preghiera. E sai com’è, più preghi e più acquisti fiducia in te stesso,
fa parte della preghiera. E aumenti la tua fede. Pensai: "Wow, è proprio
sorprendente."
Partimmo in tour iniziando da San Francisco, al Warfield [Theatre], la
casa di Bill Graham. È un ottimo posto per suonare. Il palco è molto
vicino al pubblico. Il modo in cui è costruito è che sale ripidamente,
così che quando sei sul palco stai quasi guardando un muro di persone
piuttosto che un mare di persone.
Ero seduto lì, a suonare dietro a Bob, e guardavo le facce. Non
dimenticherò mai quel ragazzo con una bandana rossa intorno alla testa.
Penso che stesse fumando perché aveva qualcosa in mano, e probabilmente
non era una sigaretta. [ride] Si alzò e disse: "Fottiti Dylan! Rock and
roll!" Poi proprio accanto a lui – amico, lo ricordo chiaro come il sole
– proprio accanto a lui era seduto un ragazzo con addosso una giacchetta
sportiva, assieme a sua moglie, o la sua ragazza, e un bambino piccolo.
Si alzò in piedi dopo il "Rock and roll!" e disse: "Ti amiamo, Bob!
Adoriamo la tua musica!"
Fu così fino alla fine del tour. Come una rissa tra il pubblico. Non una
lotta nel senso letterale, ma un sovrapporsi di urla e di inviti ad
andare avanti. Ho avuto proprio l'impressione che a Bob piacesse perché
sapeva che stava colpendo un nervo scoperto.
Come quando passò all’elettrico e suscitò più o meno le stesse reazioni.
Esattamente. Non che lo volesse. Non ho mai avuto l'impressione che
facesse quelle cose solo per attirare l'attenzione o qualcosa del
genere. Stava facendo ciò che intendeva fare, e il suo pubblico lo
avrebbe amato o lo avrebbe odiato.
Man mano che il tour proseguì, penso che la gente si rese conto che la
musica parlava da sola. Non stava solo parlando di Gesù. Penso che le
persone – i non credenti, dovrei dire – abbiano iniziato a rendersi
conto di quanto fosse splendida la musica. Perché era davvero musica
splendida. Per quanto mi riguarda, quelle canzoni gospel sono tra le più
belle mai scritte. Puoi immaginare quanto sia stato eccitante far parte
di tutto quel progetto. È stato il periodo più lungo in cui sono stato
con qualcuno in una band.
Ci fu una notte a Seattle che non dimenticherò mai. Era un bel concerto,
tutto stava andando bene, tutto girava al massimo. Finché arrivammo a
Solid Rock, brano che adoravo suonare perché era veloce e aveva la
ferocia dentro. Bob andava a mille quella notte e le parole colpivano
forte. Alla fine della canzone ci furono gli applausi che ci si
aspettava, ma andarono avanti per almeno cinque minuti. Posso
dimostrarlo: ho una copia del nastro registrato dal mixer. Dovetti
insistere parecchio per averne una copia, ma quello fu un evento
straordinario per uno che suona in una band. Non riesco a immaginare
cosa sia stato per Bob. Cinque minuti di standing ovation per una
canzone che non era nemmeno in chiusura di concerto. Ci furono momenti
così.
Ne era passata di strada dal ragazzo con la bandana rossa che urla
"Fottiti"!
Penso che dovrei definirlo un momento clou della mia carriera di
musicista. È una di quelle cose che non dimentichi mai. Ci furono altri
momenti simili durante quel periodo.
Avesti la percezione che il tour era cambiato durante quei tre anni? So
che alcune persone andavano e venivano, specialmente tra le coriste, ma
era cambiata anche l’atmosfera?
Sì. Una delle cose che cambiò e che rese le cose più facili per il
pubblico, fu che gli furono date alcune delle canzoni più vecchie. Nel
primo tour suonammo solo le canzoni di Slow Train Coming. Ad ogni tour
successivo sembrava che aggiungessimo sempre più i suoi classici.
Ricordo la sera in cui suonammo per la prima volta Like a Rolling Stone.
Ricordo di aver avuto i brividi perché il pubblico impazzì.
Dopo i gospel tour, il tuo lavoro successivo con Dylan è stato Empire
Burlesque. A quel punto avevi alle spalle già un certo numero di album e
parecchi tour. Qual è la differenza tra suonare con lui in studio o in
concerto?
Con la maggior parte degli altri artisti, suonare dal vivo e suonare in
studio sono due cose piuttosto diverse. Quando suono per un disco, di
solito cerco di portare in studio cose differenti dall'ultima volta che
ho suonato. Per me è sempre stato così. Suonare in studio è una specie
di divertente avventura, mentre andare in tour significa provare e
imparare le canzoni.
Con Bob suonare dal vivo non era poi così diverso dall'essere in uno
studio perché la parte avventurosa rimaneva intatta. È quello che ti ho
detto prima: lui non vuole dover ascoltare sempre e sempre la stessa
cosa, proprio come io non voglio dover suonare sempre e sempre la stessa
cosa.
Ci sono situazioni in cui ogni volta devi suonare un arrangiamento
esattamente nel modo in cui è stato provato e perfezionato. L'ho fatto
durante il tour “Old Friends” di Simon & Garfunkel. In questi casi, se
la musica è davvero buona non è proprio un lavoro, è anche divertimento.
Però è un divertimento disciplinato.
Come sei stato coinvolto nei Traveling Wilburys? È stato grazie a Dylan?
So che avevi lavorato anche con George Harrison.
Fu tutto merito di George. George divenne come un fratello. Gli piaceva
avermi intorno per qualunque cosa. Quando stava lavorando a un progetto,
io c’ero. Mi sembra ci fosse stato l'album Cloud 9 [di George Harrison]
prima dei Wilburys, corretto?
Cloud 9 è del 1987. Quindi sì, penso che abbia preceduto i Wilburys di
poco.
Ero nel suo studio. Lo chiamavamo HOT Studio, da Henley-on-Thames, e ci
stavamo divertendo un mondo. Ci siamo sempre divertiti a suonare,
specialmente in quello studio perché era in casa sua. La casa era un
enorme parco dei frati del monastero. Era come un sogno.
Jeff Lynne stava lavorando con lui a quell’album, Cloud 9. Jeff e George
avevano lo stesso senso dell'umorismo. Quel genere di folle umorismo
inglese alla Monty Python. Più birre bevevano, più stupidi diventavano.
Eravamo seduti lì una notte, penso avessimo appena inciso This Is Love,
la mia canzone preferita del disco. Si stavano divertendo e cominciarono
a inventare nomi per una band. Continuarono ad andare avanti finché si
focalizzarono su Traveling Wilbury. Pensavano che fosse semplicemente
esilarante.
Poi, finito quel lavoro, sentii da George che erano andati a casa di Bob
e avevano inciso una canzone [Handle with Care]. La cosa successiva che
mi disse fu proprio: “Ehi, stiamo per formare una band. Saremo i
Traveling Wilburys. Faremo un disco." E così iniziammo a registrare.
A proposito di nomi divertenti, chi ti diede il soprannome di Buster
Sidebury?
Sempre George. Si aspettavano che diventassi un Wilbury. Ma io allora
pensavo: hai Roy [Orbison], hai Bob [Dylan], hai Tom [Petty], hai Jeff
[Lynne] e hai George [Harrison]. Sono cinque ragazzi, uno al centro, due
ai lati. Se ci metti un altro Wilbury, si sbilancia. Da che parte dovrei
stare? So che è uno strano modo di ragionare, ma pensavo così.
Inoltre erano cinque icone. Io potrei essere considerato un'icona nel
mondo della batteria, ma non è di questo che stiamo parlando. [ride] Per
me fu naturale dire di no. Poi mi venne in mente: io sono un Sidebury.
George rise. Lo adorava, ma dovevo ancora convincerlo. Così aggiunsi:
"Sono un cugino Sidebury, il tuo primo cugino."
Sai, ero molto legato a Tom [Petty]. A lui piaceva che avessi
partecipato, ne ha sempre parlato nelle interviste. È così che sono
diventato Buster Sidebury.
Gli altri fumavano tutti, io avevo smesso. Prova a pensare di essere in
uno di quei camper che tengono nel parcheggio degli studi per girare i
video: quattro tipi tutti che fumavano, era troppo per me. Durante uno
dei video saltai giù dal camper e andai da Roy [Orbison]. Roy era da
solo perché sua moglie Barbara gli aveva detto: "Farai meglio a non
puzzare di fumo quando vengo sul set!" Gli aveva lanciato il guanto di
sfida.
Andai al suo bus, bussai, entrai e iniziammo a parlare. Mi disse: "Jim,
questa cosa è davvero divertente, no?" Risposi: "Amico, è incredibile.
Sai Roy, i ragazzi sono tutti qui solo per te, davvero. Tutti vogliono
sentirti cantare." E lui: "Beh, io sono il solo autentico cantante della
band. Gli altri quattro sono raffinati autori." Dovetti trattenere la
risata. Era la verità, un dato di fatto, ma lo disse in modo così
divertente! La prima cosa che feci fu raccontarlo a George, che scoppiò
a ridere. Poi lo dissi anche agli altri. "Io sono il solo autentico
cantante della band. Gli altri quattro sono raffinati autori." Era
assolutamente vero.
Mi piace. Si è mai parlato di suonare dal vivo?
Sì, certo. C'erano piani, grandi progetti per andare in tour. Stavamo
per fare un tour in treno che doveva attraversare tutti gli Stati Uniti.
La cosa divertente è che tutti pensavano che sarebbe stato Bob a
bocciarlo, ma Bob era assolutamente d'accordo. Si è scoperto che fu
George. Non mi interessa speculare sul motivo per cui non volle farlo,
ma non volle farlo.
Peccato.
Sì, davvero. Mi sembra che Roy fosse già morto. E forse c'entrò anche
questo.
L'energia sembrava diversa nel secondo album senza il "cantante", come
[Roy] si definiva?
Fu diverso perché il primo album lo realizzammo nel modo classico,
mettendo giù le tracce e poi sovraincidendo singolarmente. Il secondo
album, invece, l’abbiamo fatto dal vivo, suonando tutti seduti nella
stessa stanza.
Più come un album di Dylan.
Esattamente. Non ho più ripensato a cosa sarebbe stato un tour dei
Wilbury. Per me è come se la morte di George avesse steso un’ombra su
tutto quel progetto. Con George che se n’era andato, svanì ogni
interesse. George era più giovane di me, dovrebbe essere il mio
fratellino che vedo sempre. Lui non era fatto per andare in giro. Amava
Los Angeles e amava il suo Friar Park [lo studio casalingo in
Inghilterra]. Avremmo dovuto continuare ad andare avanti e indietro come
abbiamo fatto in tutti quegli anni.
Bob è ancora qui, e ti dirò una cosa: George Harrison era il più grande
fan al mondo di Bob Dylan. Non c'è nessuno che io abbia conosciuto che
fosse un così grande fan di Bob Dylan. Conosceva il testo di ogni sua
canzone, vecchia e nuova.
Hai mai sentito il nastro del 1970 dove loro due suonano insieme,
passando il tempo in studio a divertirsi? Io l'ho ascoltato proprio
l'altro giorno.
Potrei averlo sentito. Questa è un'altra cosa da andare a riprendere
appena posso.
Fanno una cover di Da Doo Ron Ron, la canzone di quel gruppo femminile
[le Crystals]. Non ricordano una parola del testo tranne "da doo ron
ron", ma si divertono così tanto a cantarlo e ricantarlo che è
assolutamente contagioso.
Fantastico!
Proseguendo col tuo lavoro seguente con Dylan, come sei stato coinvolto
nel “BobFest”, il concerto per il 30º anniversario della sua carriera?
Potrebbe essere stato Bob a chiedermi di farlo. O Bob o George. O forse
entrambi. Vediamo. [Jim sfoglia un'agenda.] Il 7 [ottobre] abbiamo fatto
le prove con Tom Petty. Il 12 abbiamo provato con Sophie B., gli O'Jays,
e Johnny Winter. Il 13 abbiamo provato con Clapton, Stevie Wonder,
Sinéad O’Connor, Bob e la house band. Il 14 con Rosanne Cash, Shawn
Colvin, George Harrison e Lou Reed. Poi il 15 abbiamo provato con Neil
Young.
Una bella settimana!
Sì. Poi il 16 ci fu il concerto. E il giorno dopo iniziai un album con
Willie [Nelson] ai Power Station [Studios].
Ti ricordi di qualcuno in particolare di quei nomi?
Ricordo le prove con Neil e poi la gioia di provare con Stevie Wonder.
Stevie era come se fosse di un altro pianeta. E Clapton. Ho sempre amato
Eric.
Cosa c’era in quei tre?
Immagina come ti sentiresti. Sei a questo evento importante per onorare
Bob Dylan e poi improvvisamente ti ritrovi tutti i più grandi artisti
del momento. Stai suonando la musica di Bob con loro. Vederli tutti
insieme per Bob, è questo che mi ha steso.
Quello fu l'inizio della nostra collaborazione con Neil Young. Io, Steve
Cropper e Duck Dunn [entrambi nella house band del BobFest]. L’anno dopo
andammo in tour con Neil e metà della band erano gli M.G.’s. Cropper e
Duck. Fu incredibile suonare dal vivo con loro.
Neil è un altro artista molto simile a Bob. Ce ne sono pochi e Neil è
sicuramente uno di quelli. Neil vuole che tu interpreti la sua musica,
che tu lo ascolti e lo segui. Ed è quello che abbiamo fatto.
Suonare con Duck Dunn al basso è stato come un sogno. E anche la ritmica
di Cropper era irreale. A volte c'era un pò di tensione, nella musica
intendo, perché Cropper è così potente con il suo groove e a Neil piace
davvero nuotarci dentro. Ero in paradiso. Potevo esprimermi come volevo,
volteggiare dentro e fuori questa cosa incredibilmente ritmata e
immergermi con Neil nelle acque più profonde. Fu un grande tour. Ed è
successo grazie al BobFest.
Dobbiamo parlare di un'altra session, Time Out of Mind, uno dei grandi
album di Dylan dei tempi più recenti. Sia Bob che Daniel Lanois hanno
parlato della tensione che c’era tra loro. Tu eri una delle persone
chiamate da Bob per aiutarlo?
Sì, mi chiamò Bob, o qualcuno dei suoi collaboratori. Ero sicuramente lì
per Bob. Bob e Lanois non la vedevano sempre allo stesso modo. C'era
tensione. Devo dire che Bob non è il solo ad essere così. Penso ci siano
alcune persone che si nutrono di tensione e, in un certo senso, anch’io
sono una di quelle. Quando c'è tensione, c'è una ragione in più per cui
le cose cambiano. Non ho avuto alcun problema con Lanois. In realtà, per
me è stato più divertente, ma in un modo quasi insano.
Quello che ho sempre amato di quel disco è che la voce è così grande.
C'erano molti musicisti che suonavano contemporaneamente, ma come è
stato mixato – in modo che la musica sia tutta dietro, quasi sfocata,
mentre la voce è ben in primo piano – mi ha sempre meravigliato.
Ricordo che una sera, mentre eravamo tutti lì intorno, Bob fece una
domanda. Chiese: "Cosa ti piace? Ti piacciono i pezzi o ti piace
l'insieme?" Quello a cui si riferiva parlando di “pezzi” erano le tante
singole parti presenti nella musica, piccole cose musicalmente davvero
fantastiche. Risposi: "Mi piacciono i pezzi." Quando è uscito il disco,
ho poi capito cos’era successo. Ha tenuto i pezzi di cui parlavamo, e
quei piccoli pezzi di musica tutti assieme sono diventati come una
parete, uno sfondo per uno voce immensa, in modo che i testi
risaltassero magnificamente e la voce suonasse incredibile.
Non molto tempo fa stavo suonando con Eric Clapton e lui mi ha detto che
Tryin' to Get to Heaven è una delle sue canzoni preferite in assoluto.
Anche David Bowie ne ha fatto una cover.
Oh, sì. Time Out of Mind è un disco molto, molto amato da tanti artisti
perché è semplicemente fantastico. Voglio dire, la musica è killer. Il
modo in cui è stato mixato, la sua voce così grande, è incredibile. È
una delle mie cose preferite.
Il modo in cui il disco suonava! Quando è uscito e l'ho sentito per la
prima volta, ho pensato: "Wow, Bob ha ottenuto quello che stava
cercando." Solo che ci è arrivato dopo. Nel mix l'hanno fatto
funzionare!
L'ultimo tuo tour con Bob è capitato quasi per caso. Nel 2002, George
Receli, il suo batterista, si infortunò e tu hai suonato nella band per
qualche settimana.
Esatto, [George Receli] ebbe un grave problema al tunnel carpale. Così
mi chiamarono e fu un cosa tipo: "Mi stai dicendo che vuoi che venga
subito senza aver provato?" Bob voleva proprio che fossi a Milano
l’indomani. "Wow, non so se posso farlo. Non credo di poter arrivare
così presto." Arrivai due giorni dopo. Il mio primo concerto con loro fu
il 21 aprile a Zurigo. George, un grande batterista e davvero un buon
amico, rimase in modo che io potessi… fammici pensare, forse suonò nel
sound-check.
Mi sembra che per quel primo concerto, lui suonò metà dello show e tu
l’altra metà. Poi, per le date rimanenti, suonasti tu.
Giusto, ecco com’è andata. George suonò la prima parte del concerto [di
Zurigo] in modo che potessi farmi un'idea di quello che stavano facendo
in termini di volume, e cogliere l'atmosfera dell'intera cosa. Poi ho
finito io. Proprio così.
Ma lui non suonò le canzoni che avresti dovuto suonare tu dopo. Sei
stato gettato sul palco a suonare altre cose.
Si, esattamente. Anche in quel caso fu la fiducia che Bob aveva in me.
La fiducia che potevo fare le cose che lui amava davvero, ovvero suonare
semplicemente la musica. Basta adattarsi alla musica in qualche modo.
Non cercare di trovare una parte da recitare e tutto quel genere di
cose. Non preoccuparti se non sei perfettamente preciso in tutto. Non
importa. Bob è un vero campione di questo tipo di pensiero e perciò fu
facile per me.
Avevi mai dovuto fare una cosa simile con qualcun altro prima,
letteralmente senza nessuna prova?
Assolutamente no. Come ti ho detto, quello è Dylan. È stato incredibile,
amico, ora che ci penso. Mi piacerebbe ricordare ogni particolare.
Tenemmo due concerti a Parigi, mi rivedo seduto alla batteria, dietro
Bob. Ricordo che furono piuttosto buoni. Mentre suonavano, Tony
[Garnier] e i membri della band tutti... C'era Charlie Sexton, giusto?
Sì, c’era.
Okay, i membri della band tutti si prendevano cura di me. Mi lanciavano
segnali.
E tu, in qualche modo, rispondevi?
Oh, sì. Mi stavano davvero dando una mano.
Nel tipico stile di Bob, non suoni mai lo stesso show. Ogni sera ci sono
nuove canzoni in cui vieni catapultato. Non è come riuscire a superare
il primo concerto e poi navigare senza problemi.
Proprio così. Con Bob molte volte non sapevi nulla. È così che dovrebbe
essere, se ci pensi. Non c'è niente di sbagliato nell'avere uno show
veramente buono e ben provato, ma penso che la vera arte sia un pò più
di questo. Penso che aggiungere alla situazione un piccolo elemento di
pericolo o di tensione, o come vuoi chiamarlo, in certi casi sia una
buona cosa. Di nuovo, torniamo alla paura. Se non sei senza paura, avrai
paura. Io e molti musicisti che conosco possiamo sentire l'odore della
paura. So che sembra strano, ma deriva dall'essere in uno studio con
altri artisti e fare dischi in cui tutto è in gioco. Lì il tempo è
denaro, le carriere delle persone vengono create o modellate, c'è molta
responsabilità. Se senti che qualcuno ha paura o è riluttante in qualche
modo, allora devi cambiare atteggiamento. Quelli eccitanti, quelli
davvero davvero eccitanti come Bob, Willie [Nelson], Neil [Young],
Clapton, sono del genere senza paura. E questo rende la cosa eccitante
anche per i musicisti.
Adoro riascoltare quello che registriamo, è la cosa che più mi piace. E
poi commentare: "L’abbiamo fatta bene? Okay, ma riproviamo di nuovo",
oppure "Fantastico, non saremo più in grado di farla così".
Funziona così una tipica session di Dylan? Fate uno o due take e poi
andate assieme nella sala di controllo a riascoltare?
Sì. Sono tutti un pò diversi. Bob è un pò più convenzionale, il più
anticonformista è Neil Young. Con Neil c'è una sorta di prova sommaria
della canzone e poi il primo take. Prima di quella prova sommaria, si
sta solo cazzeggiando. Ho suonato con Neil in dischi dove il cazzeggio è
diventato il take, senza nemmeno arrivare alla prova. Può essere un pò
scioccante.
Ad oggi, le tue più recenti collaborazioni con Dylan chiudono il cerchio
perché abbiamo parlato molto di Willie Nelson. E l'ultima cosa segnata
sulla mia lista è che hai suonato con Bob Dylan e Willie Nelson
contemporaneamente. L’hai fatto un paio di volte: hai registrato con
loro Heartland negli anni '90 e un decennio dopo (maggio 2004) c'è stato
lo speciale televisivo in cui Bob e Nelson hanno cantato You Win Again.
Che grande accoppiata! In quella intervista [su Willie Nelson],
l'intervistatore mi aveva chiesto – e si tratta di un video ufficiale e
io sono davanti alla telecamera e tutto il resto – il tipo mi aveva
chiesto: "Hai suonato in Heartland?" E io avevo risposto: "Non ne sono
sicuro. Non so se c’è della batteria su quel brano." Tornato a casa l’ho
riascoltato e sicuro che c'è la batteria! Mi sono detto: "Oh no! Sono un
fottuto idiota." Se per 50 anni hai suonato e inciso dischi, ci sono
cose che non riesci a ricordare. Ora è troppo tardi per dirlo in quella
intervista su Willie, ma posso certamente dirlo in questa: in Heartland
Willie Nelson e Bob Dylan sono due delle voci più distintive nel mondo
della musica. Sei d’accordo?
Assolutamente.
Capisci subito quando cantano e sentirli cantare insieme è bellissimo.
Adoro come si combinano in Heartland. Vorrei che lo facessero di nuovo.
Sono entrambi qui, amico! Entrambi su questo pianeta e continuano a
ricevere tutta l'attenzione che meritano. Ne abbiamo bisogno. Lo dirò a
Jeff Kramer [manager di Dylan]. Lo chiamerò non appena avremo finito.
Fai parte di un ristretto gruppo di musicisti che Bob ha chiamato e
richiamato per decenni. Perché pensi che continui a farlo?
Penso sia per i nostri precedenti insieme. La prima volta lo incontrai
suonando in Watching The River Flow. Non fu un successo gigantesco, ma
sicuramente è una delle sue canzoni memorabili. Poi Knockin' on Heaven's
Door, brano iconico. Poi gli anni del Vangelo. Penso che con questi
precedenti penserà sempre a me.
Uno dei miei momenti preferiti con Bob è stato durante i Traveling
Wilbury. Era così divertente. Vorrei che le persone come te e tutti i
suoi grandi fan potessero conoscere o vedere quel lato di Bob, anche se
non puoi averlo senza momenti speciali come quello. Mi faceva scoppiare
dal ridere. Una volta gli dissi: "Amico, sei come Lenny Bruce tornato
dal passato." È davvero molto più simpatico di quello che la gente
immagina.
Chissà se glielo dicesti prima o dopo aver inciso con lui la canzone su
Lenny Bruce…
Io e mia moglie andavamo a vedere Lenny Bruce nei club di Los Angeles i
primi tempi che stavamo insieme, prima di sposarci. Le persone della
nostra generazione erano grandi fan di Lenny Bruce.
Lo sai che stava eseguendo quella canzone nel suo ultimo tour? L'ha
ripresa di nuovo.
Davvero? Ha suonato Lenny Bruce?
Sì, nell'ultimo tour con Matt Chamberlain. Un arrangiamento lento,
davvero cool.
Oh, fantastico. È un peccato che abbiano dovuto fermarsi perché questa
band sarà davvero una buona band.
Sì, e c’è Bob Britt, che ha lavorato anche con te in Time Out of Mind.
Pure lui? Grande!
Lui e Matt si sono uniti negli ultimi tre mesi del tour, poi hanno
dovuto fermarsi per il Covid.
Ci starà pensando tutto il tempo.
Bob Britt è un altro che compare e ricompare. Prima Time Out of Mind e
venticinque anni dopo nella band live. Ho parlato con Duke Robillard un
paio di settimane fa, anche a lui è successo lo stesso: ha fatto un paio
di session con Bob e decenni dopo l’ha seguito in tour.
Da quello che avevo capito, Duke [Robillard] aveva partecipato a Time
Out of Mind per Bob. So per certo che quelli che furono chiamati da Bob
e non avevano nulla a che fare con [Daniel] Lanois eravamo io, Jim
Dickinson e Duke Robillard, oltre alla sua band.
Per quanto mi riguarda, pensavo: finché sono qui, sono qui per Dylan e
basta. So perché sono qui e cosa devo fare, cioè intuire quello che Bob
vuole da me. Posso capirlo riascoltando le registrazioni o da qualunque
cosa lui dica. Ma sono qui perché Bob Dylan vuole che io sia qui.
Sabato 4 Settembre 2021
Talkin'11858- dinve56
Oggetto: Ripresa di Settembre
Ciao Mister Tambourine, un saluto a tutti
gli amici della Farm. Mai come oggi è stato bello sentirvi, risentirvi.
Lunga vita a tutti!
Carla.
Carissima Carla, le
tue pochissime parole sono come una cantica completa perchè contengono
tutto, tutto ciò che di bello, di nobile e di desiderabile possa
esistere fra persone che, tutto sommato, non si conoscono nemmeno,
eppure, in qualche modo, sono legate da un sentimento di amicizia, di
partecipazione, di condivisione e di tutte quelle cose che tutti
vorrebbero avere ma che a volte è difficilissimo trovare.
Davvero felice di
averti risentito! Cominciamo una nuova strada assieme, fino a quando la
pietra non smetterà di rotolare! Portati bene, alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Il concerto alla Buddy Holly Hall -
Helen DeVitt Jones Theater - di Lubbock, Texas, sembra essere stato
rimandato alla data del 31 Maggio 2022, annullando quindi la precedente
"voce" che lo dava fissato per il 14 Ottobre 2021. Come dico sempre io,
finchè non è pubblicato sul sito di Bob le voci rimangono voci senza
nessuna ufficialità, restiamo dunque in attesa della conferma che,
quando verrà, sarà certamente accompagnata da altre date che faranno
ripartire il NET negli U.S.A.
Chi è Steve Jordan, il batterista che
sostituirà Charlie Watts
clicca qui
Venerdì 3 Settembre 2021
Mirino & The Maggie's Farm Band
Durante le
vacanze mi sono sentito con il sempre grandissimo Michele Murino,
creatore di questo sito, che mi ha parlato di questo suo nuovo progetto
artistico e musicale. Naturalmente la cosa mi ha subito interessato ed
ho cominciato a fargli qualche domanda. Lui mi rispondeva ed il giorno
dopo io gliene facevo un'altra, e così via. In questo modo, come in un
perfetto work in progress che non è ancora finito, è nata questa prima
parte di intervista. Naturalmente il progetto è in fase di realizzazione
e quindi Vi terrò informati sullo sviluppo della realizzazione. Per il
momento ecco le prime "news" su Mirino & The Maggie's Farm Band!
MF: Allora, Michele Murino, dal website Maggie’s Farm agli spettacoli
con i Blackstones (“All you need is rock”), dai libri scritti su Bob
Dylan ad autore di cover in italiano sempre ovviamente di canzoni di
Bob. Parlaci di questo nuovo progetto che ti vede in veste di autore dei
testi e cantante.
MM: In realtà in fin dei conti si tratta di un progetto che nasce oltre
20 anni fa proprio con il sito Maggie’s Farm. Risale infatti a
quell’epoca la stesura in italiano di parecchie canzoni di Dylan che
avevo adattato metricamente rendendole cantabili nella nostra lingua e
che avevo poi pubblicato su Maggie’s Farm nella rubrica “Italian
version”, invitando poi i lettori del nostro sito a mandare a loro volta
i propri testi. Passando gli anni, mi sono reso conto che molti di quei
testi, nel cantarli, suonavano davvero bene (naturalmente, per provarli,
li cantavo e ricantavo direttamente sulla base originale di Dylan).
Negli ultimi quattro o cinque anni soprattutto, sono passato a vedere,
grazie a basi strumentali karaoke, come funzionavano.
Da lì in avanti il passo è stato relativamente breve. Qui ad Aosta (dove
vivo) già da molti anni avevo conosciuto tanti musicisti molto bravi,
con molti dei quali ho anche collaborato in veste di autore di testi
(ricordo ad esempio l’Elettrocirco per cui scrissi tra l’altro “Il sogno
di Prometeo”) e circa un anno fa mi sono detto che era il caso di
provare a vedere se queste canzoni in italiano funzionavano anche con
una band. Ed ho quindi creato il progetto “Mirino and the Maggie’s Farm
Band”.
MF: Chi hai coinvolto come musicisti?
MM: In ordine rigorosamente alfabetico: Paolo “Pol” Broglio al basso,
Gabriele “Tino” Martinet all’armonica, Stefano “Steo” Trieste alla
batteria e Stefano “Bulga” Ungari alla chitarra. Tutti bravissimi e con
molta esperienza alle spalle.
MF: Questo progetto si trasformerà in un CD?
MM: Sì. Al momento abbiamo registrato due brani, “Quando il mio
capolavoro io dipingerò” (When I paint my masterpiece) e “Nel mezzo del
nulla andrai” (You ain’t goin’ nowhere). Poi ne abbiamo già provati e
perfezionati altri 4: “Falso Profeta” (False Prophet), “La mia versione
personale di te” (My own version of you), “Lungo le torri di vedetta”
(All long the watchtower) e “Maestri di guerra” (Masters of war).
Naturalmente metteremo i pezzi anche su Youtube e altre piattaforme.
MF: Da quanti brani sarà composto il CD?
MM: Dodici. Oltre ai sei che ho citato prima avremo: “Ti voglio” (I want
you), “Aggrovigliato nel blues” (Tangled up in blue), “Ballata di un
uomo magro” (Ballad of a thin man), “Come una pietra rotolata” (Like a
rolling stone), “Highway 61” e “Hurricane”
MF: Perché pensi che questo progetto sia una novità?
MM: Naturalmente nel corso degli anni abbiamo avuto nel nostro Paese
molte cover di brani di Dylan in italiano, da quelle degli anni sessanta
che personalmente trovo per nulla convincenti, ai capolavori di De
Andrè, De Gregori e Bubola tra cui citerei soprattutto “Via della
povertà” e “Avventura a Durango”.
Perché queste di “Mirino and the Maggie’s Farm Band” dovrebbero
costituire una novità, dunque? Perché io mi sono sempre detto che brani
come i due che ho appena citato sono bellissimi, anzi sono le canzoni
che mi hanno fatto scoprire Dylan, quindi per me delle pietre miliari,
però resta il fatto che, parlando da un punto di vista esclusivamente
del rispetto del testo originale di Dylan, sono canzoni “altre”, ovvero
diventano canzoni differenti. Se noi andiamo ad analizzare i testi
infatti ci sono molte strofe e molti versi completamente differenti
rispetto a quello che dice Dylan, spesso inventati di sana pianta dai
vari De Gregori, Bubola e soci.
MF: Questa però non è una critica, giusto?
MM: Assolutamente no. Anzi questo va anche a merito di De Andrè, De
Gregori etc. che essendo dei grandi cantautori, che hanno ovviamente
prodotto materiale originale, nel momento in cui hanno adattato i pezzi
di Dylan, hanno messo molta farina del proprio sacco, trasformando i
pezzi di Dylan quasi in canzoni proprie. Alle volte magari lo hanno
fatto anche per comodità, perchè modificando il testo inglese era più
facile cantarlo in italiano, altre volte per la loro personalità, per la
loro capacità poetica. Per mettere insomma una propria impronta che in
qualche modo rendesse quei pezzi un pò anche “loro”.
Per fare un esempio solo, cito per brevità il verso di “Via della
povertà” che recita “Einstein travestito da ubriacone / ha nascosto i
suoi appunti in un baule / è passato di qui un’ora fa / diretto verso
l’ultima Thule”. Se lo confronti con il testo di Dylan è quasi tutto
inventato di sana pianta. Cito solo questo verso ma ne potrei elencare
decine e decine in cui gli autori italiani hanno radicalmente modificato
i versi di Dylan, inventando e ricreando versi completamente differenti.
Il risultato è comunque straordinario, naturalmente, soprattutto se
parliamo – come dicevo prima – di Fabrizio De Andrè, Francesco De
Gregori e Massimo Bubola, ma resta il fatto che noi abbiamo così delle
canzoni bellissime sì ma che tradiscono in moltissimi versi quello che
ha scritto Dylan realmente.
Io invece faccio l’esatto opposto. Ho preso cioè i testi di Dylan e li
ho adattati metricamente cercando di rispettare al 99 per cento i versi
scritti da Bob. Devo dire, con mia stessa sorpresa, che dopo anni di
lavoro mi sono ritrovato con molti brani che a mio avviso reggono alla
grande in italiano e che rispettano appunto il 90 per cento, se non di
più in alcuni casi, quello che Dylan ha scritto.
MF: E’ stato un lavoro difficile, immagino…
MM: E’ stato un lavoro lungo e difficile. Ho limato in continuazione
ogni singolo verso per mesi e mesi fino ad arrivare ad un risultato
definitivo che come dicevo prima rispetta il lavoro di Dylan e che
risulta cantabile benissimo in italiano (o almeno questa è la mia
speranza, naturalmente).
MF: Ci terrai naturalmente aggiornati sul progetto?
MM: Naturalmente. MF avrà sempre l’esclusiva e l’anteprima.
Ciao, possibile che dopo tanti anni non si sono trovati
video del concerto di Milano 26-4-1984?
Se esistono...dove posso visionarli...se esistono.
Grazie.
Purtroppo nel web non
si trova nessun filmato di quel concerto, credo dovremo accontentarci
delle foto che hai allegato alla tua mail. Ciao, alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Uéi Tamburino,
sono la solita Elvira scassambrella. Ammazza quante vacanze che fai!
Oggi è il primo settembre, sai? Sei rimasto bloccato su qualche isola
esotica, o sei schiattato? Sulla questione pedofilia manco un
editorialino, un commentino, un’edizioncina straordinaria? Speriamo che
a Bob Dylan non venga in mente, un giorno molto lontano, di morire in
agosto! Non offenderti se dico così, lo sai che scherziamo. Siamo
burloni noi. Certo che quest’anno, a pensarci bene, non ne hai azzeccata
una, non ho capito davvero perché non ti volevi rassegnare all’idea che
uscisse il Bootleg Series vol. 16; di fronte a tutte le numerose
evidenze che c’erano, la tua ci appariva una speranza disperata,
legittima, ma manifestata forse nel luogo meno indicato. Ma non ti piace
Infidels? Guarda che contiene anche una take alternativa di I’ll
Remember You, che mi sembra di aver letto sia la tua canzone di Dylan
preferita. Questa volta lo devi prendere. E che mi dici delle tre Blind
Millie McTell? Non sarà I’ll Remember You, ma è pur sempre una passabile
canzoncina. E’ un bel trilemma, qual è la versione definitiva, quella
acustica, la take 1 con l’organo, o la take 5 elettrica? Tu che ne
pensi, qual è la tua preferita?
Ciao, a prestissimo.
Elvira.
Carissima Elvira, sono
sempre qui e non ho nessuna intenzione di schiattare per il momento, ma
sai, noi vecchi abbiamo i nostri tempi che non sono più quelli di una
volta e some time arriviamo in ritardo, in ritardo ma arriviamo!
Per la questione
pedofilia (come dici tu) non ho mai ritenuto dover scrivere o pubblicare
qualcosa perchè è una cosa talmente scema e vecchia di molti decenni fa
che a mio parere non era proprio il caso di discuterne, per me una
stronzata è e rimane e non ho parole inutili da sprecare sull'argomento,
se qualcuno di voi vuole però esprimere la sua sulla questione, come
sempre, queste pagine sono a Vostra disposizione.
Questione Bootleg Vol.
16, i rumors e le evidenze restano sempre rumors ed evidenze finchè non
sono confermate dal sito ufficiale di Bob, quindi, finchè non vedo
l'ufficializzazione è giusto che abbia i miei dubbi. Anche la notizia
che il 21 ottobre Dylan riprenderà l'attività concertistica dal vivo
alla The Buddy Holly Hall - Helen Devitt Jones Theater, Lubbock, Texas è
pubblicata da tutti i siti dedicati a Dylan e non, ma sul sito di Bob la
data non è ancora elencata e quindi non ufficiale. Il compito di
Maggie's Farm è di dare le notizie giuste e non in anticipo, quindi
attendiamo l'ufficializzazione.
Non ho comprato la
Bootleg Series Vol. 16 perchè, per me e solo esclusivamente per me,
l'album non contiene cose che possano destare la mia curiosità, sono
canzoni che abbiamo sentito e risentito e non mi interessa la
versione solo con l'acustica, solo col pianoforte o solo la take con una
band. Questo non vuol dire che non mi piaccia più Dylan, ma vorrei poter
sentire un nuovo album di canzoni inedite, le Bootleg Series non mi
hanno mai entusiasmato più di tanto.
Ognuno di noi ha la
sua canzone preferita o il suo album preferito, allora? Che c'è di male?
Niente, è solo questione di gusti o di momenti, voglio dire, magari
ascolti un disco o una canzone in un momento particolare della tua vita
ed a quelle resti particolarmente legato!
Comunque la tua mail
mi ha fatto davvero molto piacere, mille grazie ed un sincero abbraccio,
quello scassamarroni di Mr.Tambourine, :o)