Broomfield, Colorado - 1STBANK Center
- October 29, 2012
1. I'll Be Your Baby Tonight
2. It's All Over Now, Baby Blue
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. The Levee's Gonna Break (with Mark Knopfler on guitar)
6. Shelter From The Storm
7. High Water (For Charley Patton)
8. A Hard Rain's A-Gonna Fall
9. Highway 61 Revisited
10. Tryin' To Get To Heaven
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower
Los Angeles, California - Hollywood
Bowl - October 26, 2012
Bob Dylan all'Hollywood Bowl: i fans esprimono indignazione (come al
solito)
By Randall Roberts - Los Angeles Times Pop Music Critic
October 29, 2012, 12:55 p.m.
C'è una cosa sulla quale i fans di Bob Dylan non saranno mai d'accordo:
se i suoi concerti degli ultimi dieci anni sono terribili, eccellenti o
semplicemente strani.
Questo è stato certamente il caso per le sue prestazioni di venerdì sera
all' Hollywood Bowl, con gente alternativamente entusiasta, confusa e
frustrata - almeno secondo le valutazioni raccolte per la mia
recensione, sia nella sezione di commento sia nelle e-mail, un sacco di
persone erano piuttosto deluse dello show.
Quelle che seguono sono alcune opinioni stralciate dai lettori sul
concerto di Dylan al Bowl.
Mitch Perliss ha inviato una lettera appassionata contro il concerto:
"Questa è stata la prima volta che ho visto più persone trastullarsi con
i loro cellulari, parlare o anche fare di tutto fuorchè ascoltare la
musica. Questa è stata la prima volta che ho visto molta, molta gente
lasciare il concerto presto scuotendo la testa. Avevamo preso la navetta
per lo spettacolo e durante il tragitto di ritorno, il 90% delle persone
esprimevano il loro disappunto per la performance, tutti hanno
commentato l’impossibilità di essere in grado di vedere Dylan (gli
scermi n0on funzionavano... Se volevo solo “sentire” Dylan, bastava una
registrazione del concerto, avrei guardato un paio di canzoni su YouTube
o ascoltato le mie versioni in vinile delle sue canzoni. Sono andato a
vivere Dylan, per vederlo e gustarlo".
Nel suo commento, il lettore Musiclover4 ha scritto: "Bob Dylan dovrebbe
capire quando è il momento di farla finita. La sua voce era così cattiva
ed imbarazzante, ho visto tanti artisti iconici degli anni '60, '70 e
anni '80 in concerto, tra cui Paul McCartney, Don Henley, Paul Simon,
Huey Lewis, Joe Cocker, The Beach Boys, Elton John e Neil Diamond. Tutti
hanno fatto prestazioni memorabili ed accattivanti. La parte del
concerto nella quale si è esibito Bob Dylan all'Hollywood Bowl è stata
uno spreco totale! "
Un lettore di nome Bookman ha trovato "Blowin 'in the Wind"
problematica. "Sono contento che qualcuno sia stato in grado di
identificare l'ultima canzone come “Blowin' in the Wind”. Non ne avevo
idea. Ho pensato che fosse una nuova canzone che non avevo mai sentito
prima. Riesco a capire un artista che cambi il modo di eseguire un paio
di canzoni qua e là. Ma fare questo ogni canzone è davvero truffare il
pubblico. Lui avrebbe potuto eseguitre il suo nuovo album nella sua
interezza, che differenza avrebbe fatto? In entrambi i casi avremmo
ottenuto una serie completa di canzoni irriconoscibili ".
La lettrice Barbara Dancy ha apprezzato il concerto ma è stata
sconcertata dalla impossibilità di vedere immagini ravvicinate: "Ero nei
posti economici ma gli schermi trasmettevano solo immagini in campo
lungo e non ravvicinate. Sono stata al Bowl più volte e non ho mai visto
fare questo prima .... come mai?? "
(Ecco la mia risposta a lei: Dal momento che questo è stato un evento
dove il Bowl è stato preso un affitto ed il concerto non è stato
prodotto dalla direzione dell’ Hollywood Bowl, le decisioni su come
impostare lo show spettavano al promoter Bill Silva o al management di
Dylan, e Dylan ha deciso di non voler fare un concerto ripreso
attraverso gli schermi grandi, quindi il personale addetto alle macchine
da presa non è stato richiesto (ma questa è cosa nota da molto). So di
essere in minoranza, ma io in realtà sono un tipo a cui piace essere
costretto ad ascoltare la musica piuttosto che essere distratto dalle
immagini delle diverse camere).
(Aggiornamento, 15:25 29 ottobre: In risposta alla domanda di cui sopra
circa la mancanza della copertura dei grandi schermi video in occasione
dello show di Bob Dylan, una portavoce dell’ Hollywood Bowl ha detto che
tutte le condizioni riguardanti l'uso degli schermi video sono
state dettate dall'artista).
Più urgente è la questione che Jeff Drees affrontata in una e-mail: "Ti
sei dimenticato di commentare l'atto di apertura! Dylan è stato
terribile e anche gli hard-core fans se ne sono andati, noi siamo
tornati a casa alle 22,00. [Mark] Knopfler, oltre alla sua band, è stato
personalmente brillante. Hai fatto ai tuoi lettori un cattivo servizio.
"
Risposta: Ho preso buona nota. Il set di Knopfler è stato davvero
eccellente, avrei dovuto dare a Knopfler più spazio nella mia
recensione.
Il lettore Kaker1, infatti, ha apprezzato
la sua performance: "Molto più piacevole è stato Mark Knopfler. Ha
effettivamente soddisfatto la folla cantando per loro. La sua band è
stata grande, il suo lavoro alla chitarra era magico e le sue canzoni
suonavano diverse l'una dall'altra. Non conoscevo nessuna delle canzoni
che ha cantato, ma non mi importava. La musica era bella e la sua voce
appassionata. Dylan può fare l' introverso a casa sua, ma sul palco deve
rispettare la gente che paga un sacco di soldi per vederlo. Lui non dà
una accidenti al suo pubblico, allora vada solo in studio con la sua
band a fare dischi, o forse sul palco viene solo per i soldi? Io l'ho
visto diverse volte in concerto, ma questa è la prima volta che mi sono
sentito derubato. "
Anche il lettore Pat Farber picchia duro sull’esibizione di Dylan:...
"Smettila di assecondare gli artisti. La sua voce era incomprensibile.
Eravamo nei box del giardino e nessuno di noi riusciva a capire una sola
parola di tutto quello che ha ha detto. Ma, mentre la sua band è
composta da bravi musicisti, lui cantava ogni melodia suonava nello
stesso modo ed il sound era sempre quello. Sei sicuro di essere stato al
concerto e non a casa tua ad ascoltare le sue registrazioni? "
Risposta: Io ero lì, e come ho scritto nella mia recensione, ho pensato
che fosse uno spettacolo eccellente.
Grazie per il riscontro. Sentitevi liberi di aggiungere altri commenti.
Las Vegas, Nevada - Mandalay Bay
Events Center - October 27, 2012
di Phil Levine
Zimmy aveva scosso Las Vegas l'anno scorso con il suo show, senza dubbio
il migliore da anni, o quello che era stato, leggendo le recensioni del
precedenti concerti di questo tour ... il 'macabro' ringhiare di Bob nel
cantare le canzoni che sono state tutte chiamate, in sostanza, "WTF?"
Fortunatamente, sono in grado di affermare che è andato in scena un
buonissimo show ieri sera qui a Sin City. Dopo una grande prestazione di
Mark Knopfler, di gran lunga uno dei più sottovalutati dei della
chitarra, con la sua band di 7 elementi, il nostro eroe e la sua band
sono saliti sul palco senza presentazioni. Ma è poi necessaria la
presentazione?
Dagli accordi di apertura di una ben riconoscibile “You Ain’t Going
Nowhere” si è avuta la sensazione che Bob era di buon umore, e anche la
band, tutti di fronte a lui con una grande intensità sui loro volti.
Con il suo solito piatto cappello a tesa larga, vestito elegantemente
come un cameriere italiano, stivali straordinari, il vecchio “hobo di
Hibbing” si è seduto dietro al suo pianoforte a coda, e la festa ha
avuto inizio.
Dopo è arrivata “Girl From The North
Country” che, certamente non assomigliava neanche lontanamente alla
bucolica o melodica versione originale, anche se è stata completamente
riconoscibile e gradita.
Come è avvenuto l'anno scorso qui, Bob era in modalità di pronuncia
piena, senza sollevare il minimo dubbio sul testo di ogni canzone ...
anche se la melodia non era sempre immediatamente (e in alcuni casi,
mai) riconoscibile. E, come
l'anno scorso, la sua versione di “Things Have Changed” che ha vinto un
oscar (ben visibile sul piano) era spensierata e divertente. Bob è anche
uscito da dietro il suo gigantesco pianoforte per venire al centro della
scena e cantare “Ho fatto attenzione, ma le cose sono
cambiaaaaaaaaaaate...”.
Una bella, anche se non eccezionale, versione di “Tangled Up In Blue” è
seguita ... ma ah. Aggrappatevi al vostro Stetson, ragazzi e ragazze.
Arriva uno dei due punti salienti della notte.
Tranquillamente, senza fanfare, una figura scura è salita sul palco per
unirsi a Bob in una magnifica versione di “Beyond Here Lies Nothing”.
Grande Mark, strimpellando apparentemente senza sforzo la sua chitarra,
maestosa sia con il tintinnio del piano di Bob e con la chitarra del
sempre grande Charlie Sexton. Alla fine della canzone (che è finita
troppo presto dato che era un momento davvero grande) Bob ha gridato nel
microfono un sincero "Grazie a te, Mark! Questo è Mark Knopfler" come se
qualcuno non ne fosse stato consapevole. Una grande combinazione
musicale di "vecchio" (Zimmy) e "nuovo" (Mark) che dovrebbe essere
ripetuta il più spesso possibile.
Il prossimo è stato uno dei brani più epici di tutti i tempi di Bob,
“Every Grain Of Sand” - anche se molto lontana dall'originale, solo
sentire il Zim-master recitare le parole come una poesia, che è quello
che ha fatto, ha reso una gradita aggiunta e un promemoria di quanto sia
stato incredibile il nostro eroe come grande paroliere, e lo è ancora.
Una versione dondolante sopra la media e abbastanza dura di Tweedle Dee
& Tweedle Dum, con alcuni potenti liks del poderoso texano alla
chitarra, l'onorevole Charlie Sexton.
E poi, devo mettere in evidenza la seconda sorpresa della serata: la
raramente vista / sentita “Delia" sull’ ingiustamente trascurato album
folk / blues "World Gone Wrong". Un momento davvero meravigliaoso in cui
ci è stato ricordato che c’è gente come Mr. Dylan le cui radici blues e
la sua notevole capacità di richiamare i fantasmi di Woody o Howlin Wolf
o qualsiasi glorioso pioniere della musica americana. Pronunciata
chiaramente, la canzone da sola valeva il prezzo del biglietto.
Il brano successivo ha contrassegnato l'ultimo grande momento della
serata, una versione tirata e battura di Highway 61. Non sono sicuro se
Bob avesse mai fatto un patto "Robert Johnson-esque" con Satana in
qualsiasi crocevia nel paese del nord, ma se è così, questa canzone è
stata certamente parte intergrale del patto. Fedele alle sue radici, se
non proprio alla sua melodia originale, Bob ha letteralmente recitato il
testo.
Il resto della serata è stata piacevole, anche se meno degno di nota con
l’ eccezione di Ballad of a Thin Man che, ancora una volta, proprio come
l'anno scorso, è stata superba e, ovviamente, data la sua possente
erogazione, una canzone che ricorda ogni volta che qualcosa sta per
succedere, ma ovviamente, ne l’autore ne Mr.Jones sanno cosa sia.
Tra il trittico di chiusura - Rolling Stone, Watchtower e (una
notevolmente diversa dall’originale) Blowing in the Wind, All along the
Watchtower rimane la migliore, evocando sul palco gli spiriti di Jimi
(la cui versione Bob ha da tempo preferito
alla sua originale) e il buon vecchio Neil Young che, in qualche modo,
ha fatto sua questa classica canzone con la sua interpretazione senza
tempo alla Bobfest del 1992. Bob ci ha ricordato che questi due
"cavalieri che si avvicinano" stanno arrivando nel vento urlando il loro
avvertimento, proprio come Dylan.
Bob ha salutato la folla era un caloroso "Grazie, amici" ed ha
presentato la band. Ma lui non era qui par parlare ma per fare le sue
canzoni....questo è il suo lavoro.
Anche se il grande luogo cavernoso era solo mezzo pieno, anche se c’è
stata la chitarra sensazionale di Knopfler e un Bob ben sopra la media
(per il 2012, comunque), il concerto ha deluso troppa gente che è uscita
prima della fine. Certo, non c'è stata traccia di un qualsiasi brano dal
suo ultimo mini-album capolavoro, ma hey, perché trasformare una festa
in una Tempesta lanciando piatti in aria dappertutto?
Date le vibrazioni sottili lasciate questa sera, penso di parlare a nome
di tutti gli abitanti di Sin City, quando dico che sia His Bobness che
il Sultano dello Swing sono sempre i benvenuti nella mia città in
qualsiasi momento - e così, fino al prossimo ritorno in città,
lasciatemi dire: goodbye is too good word... so let's just say 'fare
thee well'.
Buon viaggio, Mr. D….. fino a quando ci incontreremo di nuovo.
Tangled Up In Blue - Bob Dylan @ The
Hollywood Bowl (10.26.12)
Lunedi 29
Ottobre 2012
Las Vegas, Nevada - Mandalay Bay
Events Center - October 27, 2012
1. You Ain't Goin' Nowhere
2. Girl Of The North Country
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Beyond Here Lies Nothin' (with Mark Knopfler on guitar)
6. Every Grain Of Sand
7. Tweedle Dee & Tweedle Dum
8. Delia (Bob on piano)
9. Highway 61 Revisited
10. Mississippi
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower
Delia was a gambling girl, gambled all around,
Delia was a gambling girl, she laid her money down.
All the friends I ever had are gone.
Delia's dear ol' mother took a trip out West,
When she returned, little Delia gone to rest.
All the friends I ever had are gone.
Delia's daddy weeped, Delia's daddydaddymoaned,
Wouldn't have been so bad if the poor girl died at home.
All the friends I ever had are gone.
Curtis' looking high, Curtis' looking low,
He shot poor Delia down with a cruel forty-four.
All the friends I ever had are gone.
High up on the housetops, high as I can see,
Looking for them rounders, looking out for me.
All the friends I ever had are gone.
Men in Atlanta, tryin' to pass for white,
Delia's in the graveyard, boys, six feet out of sight.
All the friends I ever had are gone.
Judge says to Curtis, "What's this noise about?"
"All about them rounders, Judge, tryin' to cut me out."
All the friends I ever had are gone.
Curtis said to the judge, "What might be my fine?"
Judge says, "Poor boy, you got ninety-nine."
All the friends I ever had are gone.
Curtis' in the jail house, drinking from an old tin cup,
Delia's in the graveyard, she ain't gettin' up.
All the friends I ever had are gone.
Delia, oh Delia, how can it be?
You loved all them rounders, never did love me.
All the friends I ever had are gone.
Delia, oh Delia, how can it be?
You wanted all them rounders, never had time for me.
All the friends I ever had are gone.
DELIA
traditional - arrangiamento di Bob Dylan - Traduzione di Michele Murino
Delia era una giocatrice d'azzardo, giocava d'azzardo da tutte le parti
Delia era una giocatrice d'azzardo, puntava il suo denaro
Tutti gli amici che avevo sono morti
La vecchia e cara mamma di Delia fece un viaggio verso Ovest,
Quando ritornò a casa la piccola Delia era morta
Tutti gli amici che avevo sono morti
La mamma di Delia pianse, Il papà di Delia si lamentò
Non sarebbero stati così male se la povera ragazza fosse morta a casa
Tutti gli amici che avevo sono morti
Curtis guardò in alto, Curtis guardò in basso,
sparò alla povera Delia con una crudele quarantaquattro
Tutti gli amici che avevo sono morti
In alto sui tetti delle case, quanto più in alto riesco a guardare
cerco quegli ubriaconi, che stanno in guardia da me
Tutti gli amici che avevo sono morti
Uomini ad Atlanta che cercano di spacciarsi per bianchi
Delia è al camposanto, ragazzi, sei piedi fuori vista
Tutti gli amici che avevo sono morti
Il giudice dice a Curtis: "Cosa sono queste voci?"
"Sono quegli ubriaconi, Giudice, che cercano di eliminarmi"
Tutti gli amici che avevo sono morti
Curtis disse al giudice: "Quale sarà la mia condanna?"
Il giudice rispose: "Povero ragazzo, ne avrai 99"
Tutti gli amici che avevo sono morti
Curtis è in prigione che beve da una vecchia tazza di latta
Delia è al camposanto, morta
Tutti gli amici che avevo sono morti
Delia, oh Delia, come può essere successo?
Amavi tutti quegli ubriaconi, non hai mai amato me
Tutti gli amici che avevo sono morti
Delia, oh Delia, come può essere successo?
Volevi tutti quegli ubriaconi, non hai mai avuto tempo per me
Tutti gli amici che avevo sono morti
All'uscita del suo terzo LP, The Times They
Are a-Changin', (pubblicato nel gennaio 1964), la Canadian Broadcasting
Corporation gli offrì una mezz'ora speciale per promuovere l'album. Dylan
cantò :
The Times They Are a-Changin '
Talkin 'World War III Blues
The Lonesome Death Of Hattie Carroll
Girl From The North Country
A Hard Rain A -Gonna Fall
Restless Farewell
Vorrei dedicare questa strepitosa versione di "Girl from the north
country" ,a tutti i ..... Dylaniani nostalgici che rimpiangono la voce
degli anni andati.
Buon ascolto.
(AVEC LE TEMPS - COL TEMPO - LEO FERRE' - 1970)
Col tempo sai,
col tempo, tutto se ne va
non ricordi piu' il viso
non ricordi la voce
quando il cuore ormai tace
a che serve cercare
ti lasci andare,
e forse e' meglio cosi'.
Col tempo sai,
tutto scompare........
Grazie cimar, il filmato
contiene altri pezzi oltre a Girl from, ho dovuto prenderlo da youtube
perchè quello che mi hai mandato è troppo grande e non potevo
trasferirlo sul server. Alla prossima, :o)
Domenica
28
Ottobre 2012
Los Angeles, California - Hollywood
Bowl - October 26, 2012
1. You Ain't Goin' Nowhere
2. To Ramona
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. The Levee's Gonna Break
6. Make You Feel My Love
7. Cry A While
8. Desolation Row
9. Highway 61 Revisited
10. Love Sick
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower
domanda oziosa, semplicemente abbiamo capito da un pezzo che non lo farà
mai e allora chiediamoci:
COSA "SUCCEDEREBBE" SE ........?
Se avete mai letto la biografia di qualche GRANDE scrittore o pittore
troverete, come tratto comune, l'impegno
del lavoro quotidiano, l'alzarsi alla mattina e, con in mano gli
attrezzi del mestiere, sedersi alla scrivania o al tavolo
di lavoro con la metodicità e la costanza del monaco o dell'artigiano o
di chi comunque fa il proprio lavoro con
passione.
(non credo molto all'idiozia del "genio e sregolatezza" se non nel senso
che il genio si da le proprie regole)
Voglio dire che, se smettiamo di pensare a Dylan come a una rockstar
(anche se, a suo modo, comunque lo è, anzi
forse è la più grande) e ci decidiamo una buona volta a considerarlo, in
senso assoluto, come uno dei più grandi
ARTISTI se non altro del nostro tempo, allora è più facile capire che il
palco per Dylan è una necessità del
proprio genio, un modo per essere in continuo contatto con la propria
ispirazione (il professor Carrera, al
quale dico semplicemente "grazie", la chiamerebbe forse "la propria
musa") senza la quale non avremmo
avuto gli ultimi lavori; che siano capolavori o meno non ho i mezzi per
giudicare e forse non è questo il
problema.
Lavori come Time out of mind e tutti gli altri fino a quest'ultima gemma
di uno scrigno inesaurabile non possono
nascere solo in studio: c'è troppa vita in loro....e cosa è la vita per
un musicista se non quello che Dylan fa tutti i giorni ?
Che gli dei ti siano eternamente benigni Zimmerman.
paolo1951
San Diego, California - Valley View
Casino Center - October 24, 2012
Bob Dylan: Concerto di San Diego, una
cosa elastica
di George Varga
I tempi stanno cambiando, e i classici di Bob Dylan anche.
Questo è stato esattamente ciò che questo vecchio trovatore 71enne senza
tempo, ha fatto durante gran parte della sua esibizione Mercoledì sera
nel concerto al Valley View Casino Center (ex-San Diego Sports Arena).
Questo è sempre stato il suo modus operandi preferito negli ultimi
decenni, Dylan si crogiola nell'arte della spontanea reinvenzione
artistica dei suoi brani. Lui e la sua band di cinque elementi trattano
i suoi brani, classici o meno famosi, tutti allo stesso modo come se si
trattasse di un pezzo di Silly Putty messo in musica (il Silly Putty è
un aggregato di polimeri aggrovigliati fra di loro, che possono essere
modellati e che interagiscono con la temperatura e da luogo a molti
diversi effetti. E' una sostanza che si presenta come un solido, ma in
realtà è allo stato liquido, pronto per essere rimodellato a
piacimento).
"It Ain’t Mer baby", la seconda canzone di Dylan, è stata trasformata da
morbida ballata lamentosa a un quasi vivace full -band gioco chiassoso.
Con le successive versioni di "Things Have Changed", "Tangled Up in
Blue" e una quasi surreale "Visions of Johanna" e il suo bis
ingegnosamente rielaborato di "Blowin 'in the Wind", ha trasformato
alcuni dei suoi pezzi più noti in canzoni che utilizzano tonalità, ritmi
e stili diversi da farli sembrare brani nuovi di zecca.
Se i fans più anziani avessero registrato l’esibizione dal vivo del solo
accompagnamento strumentale (tolte le parole che potrebbero in qualche
modo fornire una traccia per il riconoscimento) di quello che Dylan e la
sua band hanno suonato Mercoledì, è certo che quasi nessuno sarebbe
stato in grado di identificare le canzoni correttamente.
Aggiungere la voce di Dylan nel mix non può certo aiutare i presenti al
concerto non abituati alle sue libertà di fraseggio sempre più conditi
di inflessioni idiosincrasistiche. Ma per coloro ai quali piace
assaporare come si allungano e si accorciano le sue parole - una pausa
di enfasi qui, perdere un colpo là, allungando così la battuta
successiva - il concerto è stato una vera lezione di come prendere uno
strumento limitato (vale a dire, la voce di Dylan, sempre più roca e
ghiaiosa), e renderlo davvero irresistibile.
Durante "You Ain’t Going Nowhere” il "Oh, oh" del chorus sembrava
diventato quasi un jodel o un guaito. Alcune delle canzoni di Dylan
hanno 40 o 50 anni, e lui si rifiuta di trattare come pezzi da museo
polverosi. Il suo scopo è quello di piacere a se stesso, non di far
piacere ai nostalgici. Che ci riesce una volta, fallisca in altre, o
riesca a fare entrambe le cose nello stesso show, come ha fatto qui
Mercoledì, fa parte del rischio di chi va ai suoi concerti. E con
un pò di fortuna, è anche la ricompensa.
La band sembrava suonare soggiogata il più delle volte. Ma anche così,
han chiaramente suonato le sue canzoni seguendolo nei diversi modi più
strani e confusi che lui imposta all’inizio dei pezzi che suona. In
qualche modo ha trasformato il centro di "Like a Rolling Stone" in
qualcosa dal sapore alla Smokey Robinson e del Motown suond (pensate a:
"The Tracks of My Tears") che è stato tanto inaspettato quanto
delizioso.
Dylan ha trascorso gran parte dello show seduto al pianoforte a coda.
Lui chiaramente martella accordi elementari e semplici trilli, evocando
lo stesso fervore e la stessa tecnica limitata che probabilmente è stata
la causa per la quale fu estromesso dopo una breve permaneza come
tastierista nella backing-band di Bobby Vee intorno al 1959.
Ci sono stati pochi assoli nel concerto di Mercoledì, anche se Dylan e
il chitarrista Charlie Sexton si sono allegramente scambiati dei tags
musicali durante le parti senza canto. Alcune persone del pubblico hanno
senza dubbio fatto una smorfia quando Dylan ha eseguito una serie di
cazzate al pianoforte. Idem quando ha iniziato "It Ain’T Me Baby” in una
tonalità diversa dalla sua band (i musicisti si sono corretti seguendolo
dopo un attimo di disagio).
Ma in un'epoca dominata da esecutori pop fatti in serie, dove ogni nota
è assolutamente piatta come una chiazza di petrolio, sentire qualche
errore è un tonico, fa sentire di essere veri e vivi. Dylan, più di ogni
altro artista ancora in attività, è una leggenda del rock fin
dall’inizio degli anni ‘60, sempre infarcito di imperfezioni per meglio
conservare l'elemento umano che separa la musica dalla carta da parati
sonora.
Ha suonato una serie di appassionati assoli armonica, spesso accentuati
con movimenti del braccio e altri movimenti del corpo. Si è rivolto alla
platea solo per presentare i membri della band, che ha fatto in un modo
che sembnrava una vendita di una trasmissione radiofonica di Guy
Lombardo.
Non era prevista alcuna canzone del suo acclamato nuovo album "Tempest."
E’ vero, è stata una delusione ma non certo una sorpresa. Tutti gli
artisti devono regolarmente inserire i loro nuovi album nei loro
concerti, per Dylan, far queste cose è un anatema.
Il suo repertorio Mercoledì ha beneficiato dell’inserimento di gemme
meno conosciute come la bluesy "Cry a While" e "Forgetful Heart”". Idem
il simil-gospel di "Joey", che lo ha visto canticchiare in modo così
convincente che uno quasi si aspettava che rompesse le scarpe per i
tanti passi di danza. Ci è andato vicino.
L'ex leader di Dire Straits Mark Knopfler e la sua band di sette
elementi hanno suonato un set impeccabile d’apertura. E' un mix di
lamenti celtici, ballate con tinte country e suoni dondolanti, che si
sono conclusi con una versione incantevole della canzone dei Dire
Straits' "So Far Away". Knopfler ha poi raggiunto Dylan per una
boogie-woogie-stile "Summer Days", è la prima volta dopo 14 show del
tour autunnale che i due hanno suonato una canzone insieme, forse era un
warm-up per il loro concerto di Venerdì sera all'Hollywood Bowl.
La qualità del suono per il set di apertura Knopfler è stato esemplare.
Il mix audio per Dylan era meno limpido, ma ancora molto buono,
soprattutto per gli standard di un luogo che Billy Joel, una volta ha
ironicamente chiamato "il boom-boom in camera." Chiaramente, quegli
artisti che si prendono il tempo per mettere le cose a posto, e che
portano esperti tecnici del suono con loro, possono rendere l'ascolto
della musica nella più vecchia arena di San Diego una piacevole
esperienza (proprio come Peter Gabriel ha fatto un paio di settimane fa,
nella stessa sede) .
Forse momento più affascinante di Mercoledì notte è arrivata poco prima
di "Blowin 'In The Wind". Le luci sul palco buio si sono accese un
istante prima del previsto, proprio mentre Dylan si stava tirando su i
pantaloni. Lui ha sorriso timidamente, poi ha fatto un inchino. Fedele
al suo personaggio, mai voltarsi indietro.
Ciao Mr. Tambourine
mi chiamo Alessandro e colgo l'occasione per ringraziarti del lavoro
immenso che fai quotidianamente. Sono in questo momento all'ascolto di un
recente concerto di Dylan. Per la precisione, quello tenuto a Bethel
all'inizio di Ottobre. Questo ascolto segue quello pomeridiano del
concerto tenuto a Port Chester. Avevo letto cose non eccelse a
proposito dell'ultimo Dylan dal vivo, ma ciò che sto ascoltando da un
tre ore é davvero qualcosa che va oltre. Per chi conosce l'opera di
Dylan dal vivo (parlo di "opera" perché meriterebbe un capitolo tutto a
sé) non si può che rimanerne sconcertati. Non conta tanto la tenuta
vocale del nostro quanto lo scempio musicale del Dylan musicista. Il
primo passo alla tastiere c'era stato sul finire del 2002, da allora di
acqua ne é passata parecchia e ora Dylan si fa portare direttamente un
piano a coda. Il risultato é sconcertante, per non dire allucinante. Ad
ascoltare la resa musicale di questi concerti si è spinti a credere che
Dylan si stia davvero scavando la fossa da solo. A partire dal 2005
Dylan ha asciugato sempre più gli “orpelli” della sua musica facendosi
progressivamente più ruvido ed essenziale (Tempest è in questo senso un
esempio). Quello che però assistiamo oggi è una vera e propria
confusione performativa. Ragione di questo blocco risiede esclusivamente
nel Dylan solista. In questo Dylan dà non solo prova del basso livello
tecnico di cui dispone (indifferente se si occupasse esclusivamente
della parte ritmica) ma anche di una tremenda arroganza a tenere fuori i
suoi musicisti; su questi ultimi si può pensare ciò che si vuole ma su
una cosa siamo certi; rispetto a quello che propone Dylan non c’è
neanche discussione. Prova ne è che le canzoni migliori dell’ultimo
Dylan siano Blind Willie Mctell o High Water in cui il nostro,
concentrato solo sul cantato, riesce ancora a colpire il segno.
Se dovessi spendere cinquanta euro ed assistere ad un concerto del
genere, rimarrei davvero dispiaciuto. Non so voi della fattoria….
Ciao a tutti
Caro Alessandro, le
tue osservazioni contengono anche delle dure verità, ma forse dovremmo
metterci tutti definitivamente in testa che a Dylan non gliene frega un
cazzo di quello che succede sul palco, se è buono va bene, se non è
buono va bene lo stesso, a lui interessa stare sul palco e suonare per
quella gente che fa finta di non vedere. Non gli interessa come suona,
lui parte con una prova e la band lo deve capire e seguire, vada come
vada. Finchè la gente affollerà i suoi concerti ha ragione lui,
considerando anche il fatto che se non fosse così non sarebbe così
grande ai nostri occhi. Vi immaginate un Dylan sdolcinato e
finto-bamboccione come Paul McCartney? Suona male il piano a coda? Chi
se ne frega, a lui va di suonarlo e lo suona come è capace, lo stesso
che faceva con la tastiera. Inutile ripetere sempre le solite cose,
sappiamo tutti che Dylan non è mai stato un bravo pianista e non è mai
stato un bravo chitarrista, l'abbiamo sempre saputo e per questo abbiamo
sempre apprezzato i bravi musicisti che suonavano con lui. Che Dylan
"non ha una voce" nel senso più "Mainstream" dell'espressione lo
sappiamo dagli inizi, la cosa si è prolungata per 50 anni, 50 anni di
cambiamenti di voci e di ogni tipo di stile, quindi di cosa dovremmo
stupirci o lamentarci oggi?. Dylan è così, ed è così che piace ed è
venerato, lui sarà sempre quel giovane ribelle che va controcorrente
facendoti riflettere anche quando avrà 100 anni. Poi se valga la pena o
no spendere una certa cifra per andare a vederlo in concerto è una cosa
strettamente personale, ognuno fa la sua valutazione e decide in libertà
se andare o rinunciare. Più o meno l'andazzo è questo, capisco che a
volte qualcuno possa essere deluso, ma certo che sentire le lamentele di
Carlo Verdone sull'esibizione di Dylan a Barolo è stato davvero il
massimo dell'ironia, ma lui (il nostrano bianco, rosso e verdone) non si
è ancora reso conto che i personaggi che interpreta sono stampati col
ciclostile. Forza Carlo, datti una rinnovata come Dylan, osa qualcosa di
più che andare "in viaggio con papà". Forse, se non ci mettiamo in testa
queste cose non ne usciremo mai, e i fans ed i critici che verranno dopo
di noi e di Dylan, fra cinquant'anni ripeteranno le stesse cose che
diciamo noi oggi, era grande al'inizio, poi è andato elettrico, ma aveva
ragione lui, chi lo fischiava e lo chiamava Giuda non aveva capito un
cazzo, ha infilato alcune pietre miliari della storia del rock, ha fatto
dischi bruttissimi, ha fatto dischi belli, meno belli, più belli, però
ha cambiato voce in quel disco..........per poi ritornare alla sua
primigenia...........a volte si è presentato sul palco in condizioni
pietose, a volte è stato grande, smagliante e righgiante. Quante parole
abbiamo consumato e continueremo a consumare per lui? Quies sabe? Tutto
sommato non ha molta importanza, finchè ci sarà questo Dylan noi ne
parleremo in tutti i modi possibili, con gioia, rispetto o con
dispiacere, tutto dipende da come la pensiamo, a volte siamo duri nel
giudizio, altre volte molto più mordidi, a volte ci entusiasmiamo anche
solo per una canzone, ma allora, non è che anche noi siamo un pò strani
come lui? Altrimenti non saremmo suoi fans, o no?
Per fortuna qualcuno che la pensa come me
sul fatto di preferire la voce di Bob oggi a quella di una volta (il
figlio 18enne dell'amico che ha scritto ieri).
Allora...tornando al discoso Bubola..il concerto a cui hai assistito a
Milano di Massimo era lo stesso dove c'ero anche io, nel maggio 2010 al
Ciak!, con Giacomo che non c'era ma si faceva già ben vedere dal
pancione di mia sorella.
Quanto a ciò che pensa Massimone dell'ultimo cd mi pare di averlo detto
nella mia recensione su Tempest, che ho avuto il piacere grazie a lui di
averlo un pò di tempo prima...quanto a ciò che pensa di Bob lui mi ha
sempre detto che è il "genio", il migliore in tutti i campi, già per
aver messo la "poesia nel joke-box" (come diceva Ginsberg) e per i
diversi generi da lui toccati nel corso di tutti questi anni;
soprattutto la cultura musicale di Bob è vastissima...ancora prima di
scrivere i suoi primi capolavori si era buttato anima e corpo alla
ricerca delle proprie radici folk..questo è molto importante per un
musicista, ma ancora di più per un cantautore...conoscere il proprio
passato ..da dove veniamo. Qui c'è la risposta al perchè al giorno
d'oggi circola molta roba mediocre....ma mediocre forte..e li troviamo
tutti nella top ten: proprio perchè mancano le basi della nostra
cultura, l'approfondimento della musica...ma l'era delle immagini, del
"bel canto" e delle vendite fanno diventare la musica-poesia poco più
che un prodotto commerciale pari a delle saponette o al dentifricio
appena uscito.
Comunque, nelle rare occasioni che avrò in futuro di vedere Massimo gli
chiederò di mettere qualche riga su Maggie's Farm...di sicuro potrà
soddisfare meglio la vostra curiosità in meritoa ciò che pensa. Scusa se
sono di fretta ma mi sembrava doveroso darti questa piccola
"anticipazione"...spero che la prossima volta di poter avere più
materiale a riguardo...ora devo andare in città e dato il tempo mi
TEMPESTerò un pò di questo ultimo lavoro di Bob, che più ascolto più lo
amo....
Ultima cosa: Bertoncelli, che con Bob ci è andato giù pesante da "Love
and Left" in poi, ha fatto una bella recensione su XL, il mensile de
"laRepubblica", dando al disco come voto 8,5..a mio avviso poteva dare
qualcosa di più, però direi che è un voto più che eccellente.
alla prossima...Daniele Ardemagni
Vedi Daniele, in Italia i
veri artisti che sanno scrivere delle vere canzoni li conti sulla punta
delle dita di una mano, non serve fare nomi, li sappiamo, e sappiamo
anche che Massimo è fra questi, sappiamo anche che Massimo avrebbe
meritato di più di quello che ha avuto, ma la grandezza di un artista
non è misurata da quello che ha guadagnato ma da quello che ha scritto.
Oggi la gioventù si sta perdendo in un mare di cazzate,
ipod,iphone,smartphone, notepad e via con sigle di questo genere. Che
vuoi che sappiano questi "stranieri di se stessi" chi é Bob Dylan, chi è
Massimo Bubola! Quando sento al telegiornale che un rapper coreano da
cinque lire scrive un pezzo idiota cliccato su Youtube ben 500 milioni
di volte i cosidetti mi vanno sotto le scarpe, comprendo sempre di più
Dylan e mi piace sempre di più, anche se sul palco stesse zitto o
leggesse l'elelco del telefono, Credo che ci sia un limite di decenza a
tutte le cose, almeno l'ho sempre creduto, ma se mi guardo intorno e
ascolto quello che la gente dice mi sento come un granello di sabbia nel
deserto del Sahara. Spero davvero che Massimo trovi la voglia ed il
tempo di dedicare una mezz'ora dei suoi pensieri a Dylan per Maggie's
Farm, ne saremmo tutti veramente felici, quindi resto fiduciosi in
attesa. Un salutone, :o)
Bob Dylan & Mark Knopfler: Things have
changed - Rome, November 12, 2011
Venerdi 26
Ottobre 2012
San Diego, California - Valley View
Casino Center - October 24, 2012
1. You Ain't Goin' Nowhere
2. It Ain't Me, Babe
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Cry A While
6. Joey
7. Summer Days (with Mark Knopfler on guitar)
8. Visions Of Johanna
9. Highway 61 Revisited
10. Forgetful Heart
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower
Caro Mr. Tambourine,
mi sono preso il mio tempo, è vero, ma non ho mai dubitato di aderire al
tuo gentilissimo invito a "recensire" Tempest (gentilissimo, ma
addirittura definirmi musicista... non è proprio il caso).
Dunque.
La cosa stupefacente non è che lo Zio abbia realizzato un nuovo album:
questo ogni tanto gli succede; nemmeno che io l'abbia già acquistato: di
solito li acquisto abbastanza in fretta quando escono, certo, senza fare
code.
La cosa davvero stupefacente è che lo abbia già ascoltato: di solito
lascio passare dei mesi, poi lo ascolto una prima volta come se
sfogliassi velocemente un libro, auspicando che almeno un lampo colpisca
il mio gusto estetico (devo dire che succede praticamente sempre).
Questa volta per una serie di eventi fortuiti l'ho ascoltato appena l'ho
avuto in mano e devo dire che con...DUQUESNE WHISTLE
ha subito fatto centro. Un brano divertente e divertito in sintonia col
mio umore medio, che è allegrotto e scanzonato con uno lontano sfondo di
inquietudine.
Accidenti quanto mi piace con quelle ripetizioni ossessive che invece di
ossessionare vorresti non finissero. Non vedo l'ora di riunire una Band.
SOON AFTER NIGHT:
Delicata, tenera, eterea. Fosse stata scritta sessanta anni prima
avrebbe rivaleggiato con Blue Moon.
NARROW WAY: L'ascolto di questa canzone ha subito, se non una trasfigurazione,
almeno una metamorfosi.
Al primo impatto mi sono detto: "Cavolo, il solito riempitivo". Ho
resistito alla tentazione di passare alla successiva. Anche la seconda
volta ho resistito. Poi a volte ho resistito, altre no, finché non non
l'ho collegata ai pezzi più vivaci di Blonde on blonde. Da quel momento
l'ho rispettata di più. Certo, di Blonde on Blonde ci vorrebbe anche la
voce.
Finché non mi sono sorpreso ad essere del tutto coinvolto, tanto che non
volevo che finisse. Ah, se solo la voce fosse quella di Blonde on
blonde.
Un inciso sulla voce nell'album. Mi ha fatto pensare a Mohamed Alì
contro Larry Holmes, quando è riuscito a stare in piedi quattro riprese
solo grazie all'immensa classe e all'immenso carisma. Si sente che la
voce non ha quattro riprese, ma alla fine classe e carisma hanno il
sopravvento (per dirti, mio figlio, 18 anni, preferisce la voce attuale
a quella degli anni d'oro. Vai a capire).
LONG AND WASTED YEARS:
E' una di quelle canzoni che io definisco monodimensionali, così
ripetitive eppure riescono a non annoiarti nemmeno per un attimo: una
sorta di magia inspiegabile. Mi ricorda Brownsville girl, e ti posso
assicurare che dal mio punto di vista non è affatto poco.
PAY IN BLOOD:
Atmosfera musicale di Empire Burlesque. Si lascia ascoltare ma non mi
sembra particolarmente ispirata.
SCARLET TOWN:
Le ballate in tonalità minore non sono mai state il mio forte, però con
l'età che avanza riserbo loro sempre maggior favore. Come a questa. La
sua lunghezza le conferisce un che di solenne e intangibile. Certo,
l'unica ballata in minore che davvero mi entusiasma è -non scherzo- The
Lily of the West, dell'album quasi bootleg "Dylan" (1973).
EARLY ROMAN KINGS:
Un blues lento, noiosetto. Per il mio rivedibile gusto, ovvio.
TIN ANGEL:
Questa è un altra cosa. Non voglio inoltrarmi in argomentazioni che non
saprei sostenere. Mi ricorda Misery dei Green Day, canzone che adoro per
la sua andatura mediorientale (vedi che non devo inoltrarmi?). Questa è
più profonda, non ammiccante, ma sincera e solida come fosse scolpita
nella roccia.
TEMPEST:
Mi sono trovato dalla prima metà della prima strofa in un fumoso pub
irlandese davanti ad un enorme boccale di birra e di gente come si deve
che annuiva intenta nell'ascolto (mai stato in Irlanda, ovviamente). Per
quanto mi riguarda potrei ascoltarla una giornata intera fino a notte e
risvegliarmi al mattino contento che stia suonando ancora.
Aver saputo che tratta del Titanic non mi ha aggiunto niente, anzi.
Checché ne dica lo Zio, l'argomento non mi interessa affatto.
Quando ho scritto che era un po' lunga non pensavo a me, ma all'idea
irrefrenabile di farla ascoltare ai miei figli.
E' ben strana questa malattia dei fans che si consumano nel desiderio di
far provare ad altri -quasi imporre di provare- lo stesso piacere che
suscita in te l'opera dell'artista amato.
Io, alla mia veneranda età, non sono ancora uscito da questo buco nero.
Mi sento un po' pirla per questo, ma che vuoi farci, rendendomi conto
evito il pericolo di prendermi troppo sul serio.
ROLL ON JOHN:
In questo caso saper che è dedicata all'amico la rende più struggente ed
autentica di quanto già non sia. Davvero commovente.
Inciso sui testi. I testi dello Zio sono stati mari in tempesta con
tuoni e fulmini scagliati con veemenza sulle coscienze irrequiete.
In verità la tempesta stava in quei tempi pssati. Lui, da genio qual è
della ricerca musicale e della frase, li ha intercettati e accesi la sua
parte, grazie alla sua arte e al suo inedito punto di vista.
Oggi, cosa vuoi, se uno il genio ce l'ha mica gli passa; di luci che
accende (soprattutto nelle love songs), ma sono fari di lampione ad
aprire un effimero squarcio nel buio pesto.
Il problema non è lui, ma i tempi che viviamo, che non esigono e non
meritano un Bob Dylan. A lui non si può, in tutta coscienza, chiedere di
più.
Per trasfigurare i tempi attuali ci vogliono un apparato percettivo
inedito e un'arte inedita.
Ai saggi come lui non rimane -per richiamarmi a Sansonetti- che
celebrare i centenari.
Bene: non puoi negare di essertela cercata.
Ciao, spero a presto, con amicizia e complicità
lo zio Bob
In questi ultimi anni, abbiamo assistito, a periodi alterni, ad un
vivace dibattito su Bob Dylan, con molte persone che dicevano che
avrebbe dovuto lasciarsi alle spalle il palcoscenico, perché la sua voce
e il suo canto son diventati così ruvidi e poco attraenti. Per lo meno,
essi sostengono, Dylan non è più quello che era una volta – così sarebbe
giusto il tempo per lui di tornare a tempo pieno a Malibù e dipingere,
oppure scrivere la seconda parte di "Chronicles".
Come ho già detto, credo che Dylan lo farà quando vorrà lui - fino a
quando i suoi concerti continueranno a vendere bene, continuerà ad
esibirsi. La folla si è allontanata raramente da Dylan o gli ha imposto
dei comportamenti, o di smettere di salire sul palco.
Il Wall Street Journal ha sollevato l'idea qualche anno fa in un pezzo
provocatorio. E non è il solo tra i critici c’è l’idea che i giorni
migliori di Dylan siano ormai di gran lunga dietro di lui.
Però c’è da dire che, se Dylan avesse seguito il loro suggerimento, o ha
deciso da solo, di smettere di stare incessantemente in tour, le stesse
persone probabilmente scatenerebbero un gran clamore per il suo ritorno
a tempo pieno sul palco.
Cosa potrebbe fare Dylan per passare il tempo, se non avesse da fare i
soliti 100 spettacoli ogni anno? Avrebbe più tempo da dedicare alla
pittura, o alla scrittura, attingendo palate di dollari da quel mega
contratto letterario al quale è legato. Forse potrebbe rilanciare il suo
programma alla radio satellitare. Probabilmente apparirebbe come
"special guest star" ai concerti dei suoi amici, solo per divertirsi, e
chissà - potrebbe anche scrivere altre canzoni e decidere di
registrarle.
Forse la voce di Dylan, martoriata da queste migliaia di show in ogni
parte del mondo non tornerà più quella di prima. Nessuno potrebbe
aspettarsi un altro “Nashville Skyline”, ma anche quella fu una
scioccante metamorfosi rispetto a come cantava negli album precedenti.
Non ha molta importanza. Di certo c’è che Dylan farà quello che vuole
lui.
Berkeley, California - Greek Theater -
October 19, 2012
di Michael Lederman
Ultime riflessioni su Dylan.
Ted Williams, forse il più grande battitore della Major League di
Baseball di tutti i tempi, ha scritto un libro chiamato "La scienza di
colpire". Io sostengo che, a 71 anni di età, Bob Dylan dovrebbe scrivere
un libro intitolato "La scienza dell'intrattenimento".
Ora, prima che smettiate di leggere, vorrei poter dire la mia tesi. Ci
sono musicisti che regalano molto al pubblico negli stadi...artisti come
Bono, il maestro degli showman, un predicatore che funziona in pubblico
come nessun altro, oppure Springsteeen, ben dotato come cantante e
musicista, cantautore e performer senza limiti fisici o interruttore
"off".
E poi c'è Bob ... imbarazzante, misterioso, non il più grande
chitarrista e non Keith Jarrett al piano. Bob, un uomo la cui voce a 71
è più brutta di quella di Tom Waits, più ghiaiosa di una strada di
campagna. Ma l'uomo può .... il ragazzo mette su uno spettacolo quasi
ogni notte, con 5 dei 15 brani che cambiano, 5 nuovi estratti da un
cappello pieno di nomi di quelle... 70-80 canzoni che questa band è
pronta a suonare. I musicisti sono votati a reimmaginare e reinventare
queste canzoni magiche, mistiche, uniche nel loro genere classico
americano. Bisognerebbe vedere più di uno spettacolo e rimanere stupiti
di come ogni notte, questa banda di zingari, trova un nuovo riff per
creare una diversa interpretazione di una canzone familiare in modo
fresco e speciale ... canzoni che diventano momenti unici, ogni sera.
In evidenza ieri sera ... Make You Feel My Love, Shelter From The Storm
e una bella Desolation Row.
Bob, grazie per 40 anni di emozioni e brividi. L'unica cosa che mancava
questa volta erano i nani giocolieri e una mangiatrice di spade poco
vestita. Tu sei sempre l'uomo!
Santa Barbara, California - Santa
Barbara Bowl - October 22, 2012
di Subbscriber Edhat
Ieri sera al Bowl si sono esibiti Mark Knopfler & Bob Dylan (proibite le
macchine fotografiche). Ci siamo innamorati di Mark Knopfler. Grande
prestazione e muscisti eccezionali. Abbiamo resistito solo due canzoni
di Dylan. La sua voce non c'è più e il suono era terribile. Siamo usciti
delusi assieme a molte altre persone. Camminando verso la macchina
sembrava diverso, come se fosse pre-registrato. Qualcuno che c'era ieri
sera può scrivere il suo parere?
Quando le rock star iniziare a indossare Depends (i Depends sono i
pannoloni per gli anziani incontinenti), in quel momento io smetto di
pagare soldi per vedere le loro esibizioni. Prossima band da lasciar
perdere, il tour dei Rolling Stones il prossimo anno.
Io non sono sicuro quando affermo che la sua voce è andata. Io sono un
suo fan fin dai primi anni '60, anche allora non aveva una voce. E'
logico pensare tutti questi anni di farmaci e di vita difficile abbiano
preteso il loro pedaggio.
Che fregatura. Biglietti asser l' impressione che gli interessi il
pubblico,sembra che l'unica ragione per la quale suona sia perchè ha
bisogno di un pò di $ $ $. E poi non ha nemmeno suonato per molto tempo,
il prezzo al minuto è un insulto.
In tutta la sua carriera, Dylan non ha mai guardato il pubblico o
parlato tra i brani. La sua voce non è il suo punto di forza: è la sua
visione, la sua poesia e la sua creazione ad arte di musica. Spesso,
come gli altri interpretano le sue creazioni è ciò che porta la vera
bellezza a ciò che egli dà.
L'unica persona le cui parole sono meno facilmente comprensibili di Bob
Dylan è Stevie Nicks. Che diavolo dicono questi due? Riuscite ad
immaginare un duetto Dylan / Nicks: "Hyunh vuh duh duh MRRF voooooon muh
grrfff ...."
Dylan ha detto nella sua biografia che che sarà starà in tour fino a
quando la gente continuerà ad andare a vederlo. La gente continua ad
andare!
Sono anche uno di quelli che sono usciti quasi subito. In termini di
prestazione ha rotto e non ci sono scuse.
E' stato un urlare i testi senza un minimo di senso melodico. Faceva
male alle mie orecchie e non rendeva giustizia alle sue canzoni. Sono
stato dolorosamente deluso da questo show.
Mio marito ed io siamo stati fan di Dylan fin dagli anni '60. Ho
partecipato a tutti i suoi concerti di Santa Barbara e un paio in altre
città. Non sai mai in che modo Dylan canterà la prossima canzone,
certamente non nel modo che l'ha incisa su disco. Sapendo questo, non
siamo rimasti delusi. Anche se Dylan non parlare al pubblico e non
racconta storie, sorride, passeggia per il palco ed è coinvolgente. Che
abbia la voce o no, non si può negare che lui è tuttora una leggenda ed
è sempre un privilegio il vederlo ancora una volta.
Ho visto Dylan qualche anno fa al Bowl di SB. Era totalmente
incomprensibile e scollegato dal pubblico, anche se la sua band era
eccellente. Dylan ci ha abbandonato al vento e continua chiaramente a
farlo!
Anch'io visto Dylan al Bowl circa 15 anni fa ed ero seduto in prima
fila. La cosa più divertente dello spettacolo erea guardare la
comunicazione non verbale con quelli della sua band che cercavano di
capire cosa stava per fare in modo da poterlo seguire. Dylan sembrava
non avere alcun riguardo ne per il pubblico ne per la sua band.
Santa Barbara, California - Santa Barbara
Bowl - October 22, 2012
1. Watching The River Flow
2. Man In The Long Black Coat
3. Things Have Changed (with Freddy Koella on guitar)
4. Tangled Up In Blue (with Freddy Koella on guitar)
5. Cry A While
6. A Hard Rain's A-Gonna Fall
7. High Water (For Charley Patton)
8. Chimes Of Freedom
9. Highway 61 Revisited
10. Mississippi
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower
Carissimo Mr.Tambourine,
ho letto con stupore, dopo le tue, anche le belle parole di Piero
Nicola.
Se lo ritieni opportuno (ma decidi liberamente!), pubblica pure la mail
che ti ho mandato sabato, é un modo per ringraziare anche lui. Grazie
ancora peri il lavoro che fai su Maggie's Farm!
Buona giornata, Fausto
Carissimo Fausto, le mie parole e l'apprezzamento di Piero sono
dovute al fatto che te le sei più che meritate scrivendo tutte le
bellissime cose che si possono leggere nel tuo stupendo blog. Spero che
continuerai per molto ancora a mettere a disposizione degli altri le tue
riflessioni ed i tuoi pensieri che son certo servono a far star bene
tante persone! Grazie per avermi dato il permesso di pubblicare la tua
mail che trovi qui sotto, naturalmente ho tolto i nomi e le cose che erano personali e non
essenziali, alla prossima, Mr.Tambourine.
Carissimo Mr.
Tambourine,
davvero non so come ringraziarti per le tue bellissime parole su
Maggie's Farm.
Dici che non siamo amici, che non ci siamo mai conosciuti di persona,
eppure ciò che esprimi ha il sapore e la bellezza dell'amicizia più
profonda. E forse é proprio questo ciò che accade, quando non si ha
timore a spalancare reciprocamente il proprio cuore. E' quello che é
accaduto tra noi e sono frammenti di reciprocità che ti fanno dire:
valeva la pena di scrivere su un blog anche solo per questo.
Ho iniziato ad ascoltare Dylan nel 1975 ed il primo disco "nuovo" che
acquistai fu Desire. Ricordo quando, da giovane, chiuso nella mia
stanzetta, leggevo la biografia di Anthony Scaduto, la mente
scaraventata per mezzo della fantasia tra gli spettatori di Newport 1965
o della Royal Albert Hall del '66. E ricordo l'emozione - irripetibile -
che provai quando finalmente i primi nastri con le registrazioni di quei
concerti giunsero nella mia casa. Non ho mai smesso di segurlo ed
ascoltarlo. E di lasciare che le sue canzoni interrogassero il mio
cuore, così come la realtà fa ogni giorno, attraverso le circostanze ed
i rapporti che mi mette di fronte. E che sono richiamo al Disegno di un
Altro sulla mia vita, che ha sempre e soltanto a cuore il mio bene.
Quando scrivo su Dylan, non cerco mai di scandagliare ed analizzare il suo lavoro. Non ne sono in grado e ci sono altri che hanno strumenti e
capacità ben superiori delle mie per farlo. Ma per fortuna c'è Maggie's
Farm, da cui attingere sempre tutto ciò con gioia.
Nella sua intervista a Rolling Stone, Dylan dice: "la gente ascolta le
mie canzoni e pensa che io debba essere fatto in un certo modo; e forse
é così che sono davvero. Ma si può andare oltre. “Penso che quelli che
ascoltano le mie canzoni possano capire anche chi sono loro".
Mi basterebbe questo per continuare ad ascoltare Bob come non ho mai
smesso di fare fino adesso. Anche solo per tenere desta la domanda,
quella del mio cuore che é fatto per l'infinito. E per continuare a
percorrere la strada: Ain't talkin', just walkin'. Grazie ancora di
tutto, per aver aperto anche tu il tuo cuore con me.
Spero davvero d'incontrarti prima o poi di persona, magari al prossimo
concerto di Bob!
Un abbraccio, Fausto
E' tempo per Bob Dylan di andare in
pensione, o almeno di far riposare la voce?
di Stephen Pate
I critici stanno vagliando le recenti prestazioni vocali di Dylan,
l’intonazione e la tempistica – e il risultato sembra sia quello che Bob
Dylan ha ormai fatto il suo tempo.
Io sono da lungo tempo un fan di Bob Dylan. Ho recensito "The
Freewheelin' Bob Dylan" quando è uscito nel maggio del 1963 per l’
Halifax Mail Star . Possiedo ogni album di Dylan, tranne “Christmas in
the heart” e seguo le sue performance dal vivo da quasi 50 anni. Ho
studiato la sua musica ed i suoi testi per decenni.
Tuttavia, quando è troppo è troppo. Ha perso la voce e, a quanto pare,
ora anche il senso ritmico. Potrebbe aver bisogno di dare un bel pò di
riposo alle sue corde vocali.
Le persone che pagano per vederlo meritano di più che una caricatura del
suo antico splendore.
"Bob Dylan gracchia il Blues al Bill Graham Civic Auditorium" stampa il
San Francisco Weekly.
"Dylan ha cantato fuori ritmo, tanto che sembrava buttare fuori tempo
anche i suoi musicisti, di solito precisi come strumenti al quarzo.
Sapevamo che lui è intelligente nell’eseguire le sue melodie, nel modo
che è noto fare dal vivo. Ma la figura col cappello sul palco ha
aspettato così tanto tempo per cantare il ritornello di "Tangled up in
Blue" che quando il pasticcio carbonizzato di parole è finalmente uscito
dalla sua bocca, la band era già da un'altra parte. "
"E anche se si capisce abbastanza per riconoscere le canzoni, c’è anche
il fatto di dover sentire a volte canzoni dove non si sente il cantato
di Dylan. L'uomo è un paroliere, un poeta - e non c'è stato nessun
grande assolo di chitarra o assoli di altri per compensare il fatto che
la maggior parte delle volte non si riusciva a capire quello che stava
dicendo ".
Le cose non sono andate molto meglio a Vancouver BC, Canada, 4 giorni
fa.
"A quel punto Dylan ha preso una posizione scomoda al centro della scena
per cantare una movimentata " Things Have Changed " che non avrebbe
potuto essere più tempestiva, perché a quel punto era chiaro che la
scelta era: O si toccava il fondo per vedere Dylan in una forma quasi
irriconoscibile ( come in Like A Rolling Stone), o la delusione della
realtà ti faceva scappare".
"Ultimo difetto nella fila, il mix del
suono irregolare, Dylan ha completato il passaggio asduna completa
caricatura di se stesso in "Tangled Up In Blue", il suo urlare, la sua
esecuzione convulsa generava sguardi disorientati tra il pubblico,
mentre in "Cry A While" è riuscito a prendere poche note giuste sul
pianoforte", (Vancouver Sun).
CTV non è stata entusiasta per le prestazioni di Dylan.
"Things Have Changed" e "High Water (For Charley Patton)" erano momenti,
pieni di energia inquieta e performance vocali che, anche se del tutto
incomprensibili, hanno espresso un notevole grado di passione. Il
materiale più recente Dylan sembrava piuttosto robusto. La questione
rimane il modo in cui sono stati rimaneggiati i suoi classici.
"Tangled Up In Blue" è stata la prima vittima, eseguita con una nuova
melodia e un riff di chitarra saccheggiato direttamente da "Suspicious
Minds" di Elvis, i suoi testi radicali riscritti in questo modo
"Oobba-nu-wonna-mmm-th-Mooooo".
Pochi giorni prima a Calgary, Alberta, metà del pubblico è uscito
dall'arena durante la performance indecifrabile di Dylan. L’articolo del
giorno dopo sul Calgary Herald accusava il pubblico e la città di
Calgary per non avuto la classe di apprezzare non importa quanto male
stava cantando Dylan. I risultati poco brillanti di Dylan sono stati
attibuiti ai fans che se ne sono andati.
Aggiornamento - "Sono vicino al punto di dichiarare ciò che è accaduto
al Rexall Place Martedì notte è stato un disastroso fallimento, sia per
il performer sia per il comportamento del pubblico”, ha scritto David
Falk su Sound and Noise.
Questo può accadere quando un artista si scoraggia. Ho visto Ray Charles
quasi morire mentre stava suonando sul un sudicio pavimento che sembrava
una stalla di bovini a Charlottetown una volta. Non riusciva a credere a
quanto il pubblico era come morto e che lo show era già finito prima di
cominciare.
Il Regina Leader Post è stato educato sul concerto di Regina, ha
scritto: Mark Knopfler ha rubato la notte.
"Già famoso per non avere una pronuncia chiara, il più famoso dei
cantautori è diventato ancora più incomprensibile con l'età, e ciò rende
difficile per tutti, anche per i fans più accaniti, comprendere i testi
che sta cantando. Per gli appassionati occasionali che vanno al
concerto, non possono fare a meno di sentirsi eccitati per essere nella
stessa stanza col musicista tanto acclamato, ma stanno ancora
ridacchiando per i loro tentativi di decifrare ciò che veniva cantato.
Meglio conosciuto come front-man dei Dire Straits, il 63enne Mark
Knopfler, ha reso incredibilmente difficile per Dylan salire sul palco
dopo di lui, per molti Knopfler ha veramente la scena a Dylan.
Qualcosa sta
succedendo a Dylan, ma tu non sai cos’è, vero Mr.Jones?
I Mr. Jones che non stanno capendo quello che sta succedendo siamo noi.
Leggendo le recensioni di questo ultimo tratto del tour balza chiaro
agli occhi che il Dylan di questo periodo non è come quello che abbiamo
visto a Barolo, quello di oggi è un Dylan che sembra avere lo
spinterogeno fuori fase.
I critici e quelli tra il pubblico che scrivono le recensioni sono stati
chiari, in Dylan o nell’apparato che chiamiamo convenzionalmente
Neverendingtour c’è qualcosa che non funziona più bene.
Può anche essere che a 71 anni ci siano dei periodi dove una persona non
stia bene fisicamente e che sia obbligata dai contratti stipulati a
salire sul palchi anche se in condizioni fisiche o di salute menomanti.
Dylan, a quanto scrivono, sembra essere confuso e spento, proprio come
una persona che ha problemi fisici (voglio ricordare che a Chatillon
ebbe una crisi tra la fine del main set e il bis, tanto che un medico fu
urgentemente chiamato ma il dottore arrivò che la crisi era
fortunatamente passata e Dylan ritornò sorridendo sul palco). Questo è
capibile ed accettabile, ho visto fior di cantanti italiani acclamati o
paragonati a nomi famosi del Music System (ma chi scrive queste
scemenze?), fare pietose figure di merda o stonate inenarrabili ( quando
si deve cantare in diretta senza il playback diventan cavoli amari!)
anche con la metà degli anni di Bob (vi prego di non pretendere che
faccia nomi). Oltretutto, con quasi cento concerti anche quest’anno, la
media è di un concerto ogni tre giorni, ma in realtà non è così, possono
capitare tre concerti di fila in tre nazioni diverse prima dei avere due
o tre giorni-off per riposarsi, e credo che la cosa sia pesante per
chiunque, i viaggi, il vivere tra il tuor bus e le stanze d’albergo,
giusto il tempo di mangiare qualcosa, un pisolino di poche ore e via per
una nuova tappa. C’è n’è abbastanza da stroncare anche un vent’enne,
immaginiamoci uno di 71 anni che fa questa vita da ormai vent’anni.
Allora queste cose possono capitare, puoi capitare nel concerto dove Bob
è stanco, i musicisti anche, il morale non è alle stelle e tu assisti ad
un concerto sotto il minimo sindacale. Ma questo è il rischio dei
concerti di Bob, se capiti nella venue dove il mix del sound è carente
ed i musicisti sono allo stremo, allora molto probabilmente dovrai
lamentarti del concerto. Ripeto che non è per niente facile cambiare
quasi ogni giorno aria, acqua, alimentazione, nazione, quindi su cento
concerti c’è una buona probabilità che una ventina non risultino essere
all’altezza.
Credo che ci sia anche un problema Charlie Sexton a questo punto, il
ragazzo prodigio del Texas che da troppo tempo ha smesso di fare il
prodigio (non siamo in grado di dire se per scelta sua o per scelta di
altri, ma posso dire che le cose che ha fatto a Barolo erano all’altezza
di un qualunque chitarrista semi-professionista che girano per le nostre
balere o per i nostri pianobar). Charlie sembra essere stato rimesso in
gabbia e in quarantena, nessuno può dire o dice il perchè, se i rapporti
con Bob si siano esauriti e se Charlie sia ormai arrivando al capolinea,
ma i segnali ci sono tutti, specialmente dopo il concerto di ieri dove
il buon vecchio Freddy Koella è tornato ad esibirsi con Dylan il
campanello d'allarme ha cominciato a trillare. La cosa mi fa venire in
mente l’allontanamento di Freeman che avvenne dopo dopo che Charlie salì
sul palco per un paio di concerti. Se questo fosse il prologo per un
cambiamento non lo vedrei male, il Charlie dell’ultimo anno è molto meno
di Koella, anche se forse a livello di numeri potrebbe essere superiore,
ma se continua a suonare così si autoelimina dalla stima dei critici e
dei fans. Dylan è scusabile e capibile per l’età e le condizioni
fisiche, per capirlo basta che vi guardiate in giro quando siete per
strada in città e incontrate qualche anziano, basta osservare come si
muove per capire che la forma è una cosa che non fa più parte del suo
patrimonio.
Certo che anche Dylan dovrebbe capire che forse non è più fisicamente in
grado di reggere questa quantità di concerti, che quello che resta della
sua voce deve essere centellinato col contagocce. Son convinto che Bob
sappia perfettamente queste cose, ma che lo stare sul palco sia oggi la
sua unica ragione di vita e che valga per questo la pena di rischiare il
tutto per tutto. Dove pensate che voglia terminare la sua carriera il
Nostro, nel comodo letto di una delle sue tante dimore sparse per il
mondo o al centro del palco con microfono ed armonica in mano?
Mr.Tambourine
Martedi 23
Ottobre 2012
Portland, Oregon - Rose Garden -
October 15, 2012
di David Harper
Ricordate le parole: "Quando sentirete il fischio vi darò tutto quello
che ho da dare ..."? L' uomo è generoso stasera al Rose Garden di
Portland.
Stasera luci soffuse e musica ad alto volume. L’uomo canta e balla al
centro del palco, è dannatamente cool. Stasera abbiamo una scaletta
favolosa completamente ricostruita. Questa band merita elogi. Hanno un
elegante look vintage, in abito grigio su misura, camicie nere. Nessuno
è rimasto indietro o si è perso in qualche liks inutile.
Son partiti con Watching The River Flow e si è capito subito questo show
era caldo. La band era tutta martello e chiodi.
Forse la migliore che abbia mai sentito.
It’s All Over Now Baby Blue è aggiornata, ma la cosa principale che ho
notato è che l’armonica viene suonata un sacco stasera, mirata e forte.
A volte come la lama di un samurai, oppure un'aquila che lancia il suo
grido nel vento freddo del cielo. Per lo più Bob al suo meglio.
Poi una completamente nuova Things Have Changed, e lo vediamo ballare
come un dandy. E’ bello quando si muove.
Tangled Up In Blue si potrebbe pensare che l’abbiamo sentita in tutti i
modi che si poteva suonare, e questa sera è stata in rilievo nella set
list, ben eseguita. Un sacco di impegno.
Cry A While aveva un rifacimento totale da quella sul disco che era
abbastanza buona, per me questa versione è buona in concerto.
Spirit On The Water, forse con poca grinta, è scaduta un pò di
intensità.
High Water è ritornata a sollevare il tono, fatta bene. Ci ricorda
ancora una volta quanto è buono questo brano.
Chimes Of Freedom è una canzone eccellente. Rielaborata e più pompata.
Highway 61 è ancora un cavallo il campione dei cavalli di battaglia e la
band gli dà piena corsa.
Desolation Row è così familiare a tutti. Reale come sempre.
Thunder On The Mountain, hit veloce e vola via, Bob si diverte. Si muove
qui e là, è veramente il padrone dello show.
Ballad Of A Thin Man, come una comitiva che scendeva le scale a testa
bassa guardando altrove. Si stava facendo tardi e la musica sembrava
sempre più forte, come un terremoto.
Like A Rolling Stone mi ha infastidito un pò a causa di ricordi
appassionati di prestazioni precedenti in questi stessi luoghi a
Portland, il pubblico illuminato aveva una connessione magnifica, ma la
canzone non è la stessa.
All Along The Watchtower con i fans scalmanati che facevano il tifo ad
alta voce.Blowing In The Wind va bene in qualsisai
modo venga suonata, e questo sapore country blues era davvero giusto.
Davvero uno spettacolo favoloso. Certo che avrei preferito uno show
intero con le canzoni di Tempest. Quando questi brani arriveranno sul
palco sarà una gran cosa.
Ciao caro Michele sono Vincent ( il
Vincent di Pino Cacioppo ) ricordi??????????
Allora come te la passi, tutto bene?
Ascolta ho finito da poco un disco in inglese dove ho dedicato una
canzone al nostro Bob, o meglio si tratta di diverse canzoni di Bob
unite in una sola che s'intitola Nashville.
Son sicuro che appena l'ascolterai, capirai subito.
Ti lascio qui sotto il link dove puoi ascoltarlo o scaricarlo.
Se per caso ti piace e hai voglia di metterlo su Maggie's Farm, fai
pure.
Spero di vederti presto un abbraccio Vincent.
Ciao Vincent, la tua mail mi fa piacere, mi ricordo di te, Pino e di
tutta la vostra band di amici gaudienti al 2° Maggie's Farm Folk
Festival organizzato a Città di Castello. Ricordo la notte passata a
suonare fino al mattino con Pino Tocco ed al Diesan nel vostro camper
dopo la 1° serata. Il comune amico Michele "Napoleon in rags" è
desaparecidos da oltre un anno e mezzo, cioè da quando ha dovuto subire la
brutta disavventura dell'allagamento del suo negozio di fumetti ad Aosta. Non c'è
verso di contattarlo, ha abbandonato la sua Maggie's Farm come se fosse
una cosa che non è mai appartenuta a lui, così, senza dimostrare almeno
un pò di dispiacere. Abbiamo provato a contattarlo in tutti i modi ma
finora il risultato è stato zero, l'uomo è irreperibile. Non so se ha
ancora un PC e se visiti il sito ogni tanto, dopo averlo chiamato
inutilmente al telefono per giorni, gli ho mandato una mail, ma questa è
ritornata indietro in quanto il suo indirizzo e-mail spettral@tin.it non è
più attivo. quindi non posso passargli il tuo messaggio, posso solo che
ogni tanto si ricordi di essere stato il fondatore di questo sito che,
per motivi a noi sconosciuti, ha abbandonato sembra senza rimpianto. Ho
ascoltato i tuoi pezzi e li ho apprezzati, complimenti! Ciao,
Mr.Tambourine
Livin on the road my friend,
is gonna keep you free and clean
Now you wear your skin like iron
Your breath as hard as kerosene
You weren't your momma's only boy
but her favorite one it seems
She began to cry when you said goodbye
And sank into your dreams
Pancho was a bandit boy,
his horse was fast as polished steel
He wore his gun outside his pants
For all the honest world to feel
Pancho met his match you know
on the deserts down in Mexico
Nobody heard his dyin words
ah but that's the way it goes
All the Federales say,
they could've had him any day
They only let him slip away,
out of kindness I suppose
Lefty he can't sing the blues
all night long like he used to
The dust that Pancho bit down south
ended up in Lefty's mouth
The day they laid poor Pancho low,
Lefty split for Ohio
Where he got the bread to go,
there ain't nobody knows
All the Federales say,
they could've had him any day
They only let him slip away
out of kindness I suppose
The boys tell how old Pancho fell,
and Lefty's livin in cheap hotels
The desert's quiet, Cleveland's cold
And so the story ends we're told
Pancho needs your prayers it's true
but save a few for Lefty too
He only did what he had to do,
and now he's growing old
All the Federales say,
they could've had him any day
They only let him go so long,
out of kindness I suppose
A few gray Federales say,
they could've had him any day
They only let him go so long
out of kindness I suppose
Scusate se ho postato
ancora questo video che ho già postato tempo fa, ma ogni volta che vedo
Dylan in questa clip con Willie mi viene la pelle d'oca!!!!
Lunedi 22
Ottobre 2012
Sacramento, California - Power Balance
Pavilion - October 20, 2012
1. You Ain't Goin' Nowhere (Bob on keyboard, Donnie on pedal steel, Stu
on acoustic guitar)
2. Girl Of The North Country (Bob on grand piano and harp, Donnie on
pedal steel, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
3. Things Have Changed (Bob center stage with harp, Donnie on pedal
steel, Stu on acoustic guitar)
4. Tangled Up In Blue (Bob center stage with harp then grand piano,
Donnie on pedal steel)
5. Tweedle Dee & Tweedle Dum (Bob on grand piano, Donnie on pedal steel,
Stu on white Fender electric)
6. The Lonesome Death Of Hattie Carroll (Bob on grand piano, Donnie on
electric mandolin, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
7. Ballad Of Hollis Brown (Bob center stage - no harp, Donnie on banjo,
Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
8. Mississippi (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu on
acoustic guitar)
9. Highway 61 Revisited (Bob on grand piano, Donnie on lap steel, Stu on
Gibson electric)
10. Ain't Talkin' (Bob on grand piano, Donnie on viola, Stu on acoustic
guitar)
11. Thunder On The Mountain (Bob on grand piano, Donnie on lap steel,
Stu on white Fender electric)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp then grand piano,
Donnie on lap steel)
13. Like A Rolling Stone (Bob on grand piano, Donnie on pedal steel, Stu
on black Gibson electric, Tony on red Rickenbacker bass)
14. All Along The Watchtower (Bob on grand piano, Donnie on lap steel,
Stu on white Fender electric, Tony on red Rickenbacker bass)
(encore)
15. Blowin' In The Wind (Bob on grand piano then center stage with harp,
Donnie on violin, Stu on acoustic guitar, Tony on white 6 string Fender
bass)
Bob Dylan -Guitar Harmonica
Ron Wood- Guitar
Al Kooper -Organ
Bucky Baxter (pedal-steel guitar/mandolin)
Tony Garnier (bass)
John Jackson (guitar)
Winston Watson (drums)
Domenica
21
Ottobre 2012
Berkeley, California - Greek Theatre -
October 19, 2012
1. Watching The River Flow
2. To Ramona
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Cry A While
6. Make You Feel My Love
7. The Levee's Gonna Break
8. Shelter From The Storm
9. Highway 61 Revisited
10. Desolation Row
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower
anch'io sono daccordo con te
sul sito di Fausto, che
seguo regolarmente.
sicuramente la sua profondita', la sua cultura, la sua ricchezza
intelletuale provengono da una sua esperienza, giorno dopo giorno che
nasce in particolare in quei nuovi movimenti che sono nati dopo il
concilio, e che favoriscono e incoraggiano l'incontro con gli altri,
sopratutto quelli piu' in difficolta', proprio come faceva Gesu'. La
pace.
Piero
Sono andato a vedere Bob Dylan alla Key Arena di Seattle sabato notte.
Ora, prima di iniziare, voglio solo dire che ho letto molte delle
recensioni sul tratto attuale del tour. Sono stato molto felice di
sentire il suono troppo alto del pianoforte e il suono semplice che veniva
descritto. Dopo tutto, questo è Bob Dylan - che tipo di divertimento
deve avere Lui in questo tour?
Così, arrivo in città e prendo il mio posto. C'era una (molto bella!)
giovane donna seduta sulla sedia accanto a me, al suo primo Dylan show.
Abbiamo abbozzato una conversazione, e ho scoperto che di recente si era
trasferita dal Vermont meridionale. Ma questo fatto entra in gioco alla
fine di questa recensione, quindi pazienza ...
In ogni caso, le luci si abbassano e Mark Knopfler sale sul palco. Un
fantastico musicista, le cui canzoni non hanno assolutamente nessuna
anima in loro. Molto egocentrico, roba da Mr. Knopfler. Mi annoia già
dopo la seconda canzone. La folla ha rumoreggiato solo alla fine, quando
ha suonato un brano dei Dire Straits - So Far Away From Me.
Durante la pausa, quando il palco per Dylan era in fase di allestimento,
mi chiedevo "Cosa diavolo sono tutti questi specchi sul palco per i
quali la gente si lamenta ?" C’erano forse 6-7 specchi, alcuni molto
piccoli, altri più grandi, collocati nella parte anteriore del palco.
Niente di cui lamentarsi, questo è il 21° secolo, non è vero?
Poi, le luci si spengono, e al posto del familiare annuncio "Signore e
signori .... ", la band esce sul palco buio, guidata da
uno dei chitarristi che suona un liks di blues. Le luci si accendono, e
Dylan è alla sua tastiera elettrica e incomincia Watching the River
Flow. Potrei dire dai primi accordi che questo stava per essere uno di
QUEGLI spettacoli.
To Ramona era semplicemente bella. Il piano funziona a meraviglia, non
c'e sovrapposizione di suoni, il mix è quasi perfetto. I livelli
potrebbero essere migliorati ancora, ma io non ho intenzione di
lamentarmi. Ho potuto sentire di ogni musicista quello che stavano
suonando, che era molto meglio che l'atto di apertura di Knopfler.
Things Have Changed era semplicemente mostruosa. Il ritornello - "Ho
fatto attenzione, ma le cose sono cambiate " era un vero ringhio. A
questo punto ero al settimo cielo.
Quando hanno iniziato Tangled Up In Blue l’arrangiamento era simile alla
versione dell'album. Mi piace la versione dell’album, ma questa era
anche meglio. Non ho preso appunti, quindi non posso ricordare i nuovi
versi, ma l'articolazione di questa canzone, e per tutto lo spettacolo,
era assolutamente perfetta.
Cry A While è stata, ancora una volta, semplicemente perfetta. E ancora,
ogni parola era cristallina per me.
Hattie Carroll - Questa canzone ha veramente preso una nuova vita con il
pianoforte che, ancora una volta, è stato sublime.
Hollis Brown - Questa è stata la prima volta che ho visto Dylan cantare
questa canzone, e non avevo molta familiarità con essa. Ora sono un
grande fan di questo brano. L’ultima strofa è inquietante, e lo ha
eseguita con la convinzione di un
predicatore Battista.
Mississippi - un altra prima per me. Mi piace molto la seconda versione
uscita con la Bootleg Series. Questa era una versione completamente
diversa (e perché no? Una full-band anziché due chitarre acustiche), ed
estremamente movimentata.
Highway 61, rock, rock duro, con il pianoforte a far la melodia di
guida. Nuovamente, un sacco di fuoco da parte dell'uomo. Sembrava
ispirato a questo punto.
Rolling Stone - Che cosa si può dire? E' solo una delle più grandi
canzoni rock in assoluto, eseguita di nuovo con il fuoco e grande
convinzione.
Watchtower - Si potrebbe pensare che Bob suona questa canzone ogni volta
che viene a Seattle, quella con l’arrangiamento di Jimi Hendrix. La
versione migliore di questa canzone che io abbia mai sentito è stata al
Champs Brionne Winery, con G.E. Smith quando era nella band, l’hanno
suonata mentre il sole stava tramontando. Questa versione, però, era
dannatamente buona.
Blowing In The Wind - Questa è stato deludente, dopo la serie
principale, ma il riarrangiamento era ancora, per me, emozionante da
sentire.
E quella ragazza della quale ho parlato all'inizio di questa recensione
- dopo che lo spettacolo era finito, mentre si preparava ad uscire, le
ho chiesto che cosa pensasse del concerto. Ha risposto qualcosa che non
mi aspettavo da una ventenne "E' stato fottutamente straordinario".
San Francisco, California - Bill
Graham Civic Auditorium - October 18, 2012
1. Watching The River Flow
2. Love Minus Zero/No Limit
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Tweedle Dee & Tweedle Dum
6. A Hard Rain's A-Gonna Fall
7. High Water (For Charley Patton)
8. Chimes Of Freedom
9. Highway 61 Revisited
10. Love Sick
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower
BOB DYLAN, LA DOMANDA. E LA STRADA.
- di Fausto Lealiclicca qui
C’è un blog che, assieme a
quello di Paolo Vites, leggo sempre con piacere, si chiama "Ain’t Talkin’, Just
Walkin’" ed è il diario dove i pensieri di Fausto Leali, che non è il
cantante (giusto perchè qualcuno non pensi che sto parlando di un
altra persona), vengono messi a disposizione di
chi li vuol leggere, una specie di libro aperto del suo cuore, una
finestra che permette a tutti di dare uno sguardo anche alla sua anima.
In realtà non conosco Fausto di persona, ci siamo soltanto sentiti via
mail qualche volta per via che anche lui è un “dylaniato” come molti di
noi e perchè ha scritto e scrive cose su Bob. Cose diverse, mai banali o
scontate,
le sue osservazioni vengono da un altro punto di vista, più profondo,
quando scrive cerca sempre il lato umano e mai quello spettacolare. Non
posso dire nemmeno di essere amico, ma lasciatemi dire che le sue parole
sono di quelle che fanno bene al cuore ed alla mente, parole che ti
mettono in pace con te stesso e spesse volte anche con gli altri, perchè
personalmente, proprio attraverso la lettura del suo Blog, ho trovato in
Fausto una ricchezza intellettiva e umana espressa a livelli altissimi.
Perciò lo ringrazio di cuore, mi
piace leggere le cose che scrive e continuerò a farlo, con la speranza
che lui non smetta di scriverle: Ain’t Talkin’, Just Walkin’!
Mr.Tambourine.
When you're sad and when you're lonely
And you haven't got a friend
Just remember that death is not the end
And all that you held sacred
Falls down and dows not bend
Just remember that death is not the end.
Not the end, not the end
Just remember that death is not the end. Quando sei triste e quando sei solo
e non hai un amico
ricordati solo che la morte non è la fine
E quando tutto ciò hai considerato sacro
crolla irrimediabilmente
ricordati solo che la morte non è la fine
Non è la fine, non è la fine
ricordati solo che la morte non è la fine
When you're standing on the cross-roads
That you cannot comprehend
Just remember that death is not the end
And all your dreams have vanished
And you don't know what's up the bend
Just remember that death is not the end.
Not the end, not the end
Just remember that death is not the end. Quando te ne stai in piedi agli incroci
e non sai che strada prendere
ricordati solo che la morte non è la fine
E quando tutti i tuoi sogni svaniscono
e non sai cosa c'è in cima alla salita
ricordati solo che la morte non è la fine
Non è la fine, non è la fine
ricordati solo che la morte non è la fine
When the storm clouds gather round you
And heavy rains descend
Just remember that death is not the end
And there's nowhere there to comfort you
With helping hand to lend
Just remember that death is not the end.
Not the end, not the end
Just remember that death is not the end. Quando le nuvole tempestose incombono su di te
e cade la pioggia a dirotto
ricordati solo che la morte non è la fine
E quando non c'è nessuno che ti dia conforto
tendendoti una mano
ricordati solo che la morte non è la fine
Non è la fine, non è la fine
ricordati solo che la morte non è la fine
Oh the tree of life is growing
Where the spirit never dies
And the bright light of salvation
Shines in dark and empty skies
When the cities are on fire
When the burning flesh of men
Just remember that death is not the end
And you search in vain to find
Just one law abiding citizen
Just remember that death is not the end.
Not the end, not the end
Just remember that death is not the end. Oh, l'albero della vita sta crescendo
dove lo spirito è immortale
e la luce gloriosa della salvezza
risplende nei cieli scuri e vuoti
Quando le città andranno a fuoco
con la bruciante carne degli uomini
ricordati solo che la morte non è la fine
E quando sei alla vana ricerca
di un solo ed unico cittadino che obbedisca alla legge
ricordati solo che la morte non è la fine
Non è la fine, non è la fine
ricordati solo che la morte non è la fine
L'inizio.
Cosa accadde realmente il 24 Maggio del 1941 nel mondo invisibile?
In un ospedale di Hibblin venne alla luce un bambinello...due "Angeli di
Latta" che passarono di la' parlando tra se' dissero:
Sai chi e' il bambinello che vediamo?
Si,lo so'...e' mandato da Dio, un giorno si chiamera' Bob Dylan e sara'
l'unico al di sopra di ogni musicista, nessuno potra' competere con Lui,
la sua orma si estendera' per tutto il pianeta. Milioni di discepoli lo
seguranno, i critici lo perseguiranno, non ci sara' pace per Lui in
terra, gli diranno di essere un Giuda, gli diranno ogni nefandezza, ma
giorno come nel Tempio puntera' il dito contro coloro che lo hanno
perseguitato scagliando su di essi la maledizione, rovescera' i tavoli
del Tempio disinnestando i fili come nella song SENOR.
Poi i due Angeli di Latta se ne andarono. Il destino di Robert era
appena iniziato.
Stefano C.
Caro Stefano, bello il tuo
inizio, mi ha fatto venire in mente che un paio d'anni fa, un altro
lettore, che si firmava con il nickname di "a man with no name", mi aveva
mandato un fantaracconto che potrebbbe essere il prologo perfetto per
il tuo "inizio", lo riposto qui sotto, buon divertimento, :O)
La curiosa vita di Numero
3
La navicella si stava pigramente allontanando dall’astronave madre che
stazionava nello spazio fungendo da base di partenza e di arrivo di
tutte le missioni che Numero 1 assegnava ai suoi subalterni.
“Bene , questa volta che dovrò fare di bello ?” chiese Numero 3.
“Questa volta ti ho assegnato un compito divertente mio caro Numero 3!”
fu la risposta del Capo Supremo delle 6 galassie, una federazione di
pianeti che da qualche miliardo di anni si era assunta l’incarico di
mantenere stabile l’equilibrio spaziale in quel settore dell’universo.
“Come quella volta che mi avete fatto fare Socrate?” chiese ridendo
Numero 3.
“Non sempre si può fare quello che si vuole, a volte bisogna anche
adattarsi” disse gravemente Numero 1.
“D’accordo, ma perchè sempre a me le cose più sgradevoli? Una volta mi
avete mandato nel bel mezzo di un’era glaciale, a vivere in una caverna,
a combattere contro uomini che erano più scimmie che umani, animali
ferocissimi, orsi delle caverne, tigri dai denti a sciabola, bufali
grandi come la nostra navicella, Mammut alti come un palazzo di tre
piani, ed io dovevo abbatterli con dei pezzi di legno con una pietra
appuntita legata in cima, e poi non so cos’altro ancora...ah....un
freddo pazzesco, coperto in qualche modo da rozze e puzzolenti pelli di
animali, fumo a volontà negli antri oscuri dove gli occhi piangevano
anche se non ne avevano voglia.....”
“Numero 3, non essere così disfattista, la tua presenza è stata più che
utile, hai insegnato a quella gente il senso di appartenenza tribale,
hai mostrato loro come costruire asce, lance, arco e frecce servendosi
di legno, pietra e nervi d’animali, hai insegnato loro a mangiare la
carne cotta, ad avere un senso di rispetto per gli dei e, soprattuto hai
insegnato loro una delle più nobili arti che un uomo possa mai imparare,
la pittura” disse compiaciuto Numero 1.
“Si, va bene, intanto però voi ve ne stavate al caldo nella vostra
stanza sull’astronave madre, in mezzo alla neve e al ghiaccio c’ero io,
è stato forse bello, forse utile, ma per niente divertente. Per non
parlare poi delle altre impossibili cose che mi avete dato il compito di
realizzare a beneficio di questo minuscolo pianeta, è la trentesima
volta che mi mandate giù a mettermi nei panni di quello che insegna le
cose, e tutti mi hanno sempre guardato come un qualcosa di
sovrannaturale, uno stregone, un mago, ho evitato il rogo un sacco di
volte, ma voi non capite queste cose“.
“Caro numero 3, prima di diventare Numero 1 sono stato anch’io un numero
qualunque, e ben peggio di numero tre, le cose che tu stai facendo qui
io le ho fatte milioni di anni fa in altre galassie, non lo sapevi ?”
chiese alquanto seccato Numero 1.
“Chi l’avrebbe mai detto – esclamò Numero 3 – ho sempre pensato che voi
siate nato Numero 1, senza far la trafila che abbiamo dovuto fare io e
Numero 2 , perdonatemi questa sciocchezza“.
“Non preoccuparti Numero 3, un giorno anche tu diventarai Numero 1 di
qualche altra galassia, ma qui ne abbiamo ancora per 500.000 anni
terrestri, perciò mettiti in pace, l’attesa non sarà vana ma sarà
certamente lunga”.
“Meno male , sono già morto una ventina di volte e non è una cosa
piacevole, la morte in se stessa non conta perchè mi fa tornare al mio
stato attuale, ma le torture ed i supplizzi sono una cosa dura da
sopportare, le pugnalate poi non fanno per niente piacere“.
“Si, ricordo – disse Numero 1 – quando ti ho mandato a fare Giulio
Cesare, hai costruito un impero, non sei stato contento della tua
opera?”
“Della mia sì, ma di quella di Bruto e Cassio mica tanto!" esclamò
ridendo Numero 3.
“Sei stato grande quando ti ho mandato a costruire le piramidi,
incredibile il sistema che hai inventato per sollevare quei giganteschi blocchi ad
altezze potremmo dire per quei tempi vertiginose “ commentò Numero 1.
“Si , l’idea di sfruttare la forza del vento combinata con quella
dell’acqua fu veramente geniale, un’ispirazione che mi venne così, sui
due piedi, senza averci pensato troppo, un'intuizione, l’idea giusta
al momento giusto“.
“Come ti chiamavi quella volta ?” chiese Numero 1.
“Imothep , primo architetto del regno dall’Alto e del Basso Egitto,
venerato e stimato da tutti, Faraone compreso....e sì....fu una grande
impresa, gigantesca , ancora oggi gli uomini, con tutta la tecnologia moderna
a disposizione, non sono in grado costruire una piramide
come ho fatto io!”.
“Questo è vero, ma il ruolo più bello in assoluto che hai interpretato
qual’è stato ?” chiese curioso Numero 1.
“Umh.....senz’altro Leonardo da Vinci, il più affascinante.....in quel
periodo mi venivano le idee come mai, mi svegliavo e qualcosa di nuovo
appariva ai miei occhi, sensazioni direi uniche, profonde, che hanno
lasciato un’impronta indelebile nell’umanità”.
“Ora hai un’altra occasione di questo genere, sei pronto ?” chiese
Numero 1.
“Prontissimo – rispose Numero 3 – chi devo fare stavolta ?”.
“Dovrai dare una svolta alla musica, scrivere un capitolo indelebile
nella storia musicale dell’umanità“.
“Interessante , davvero interessante, credo che mi piacerà “ disse
Numero 3.
“Ti chiamerai Bob Dylan – disse Numero 1 – e dovrai essere il meglio di
tutti“.
“State tranquillo Numero 1, sono perfettamente all’altezza di questo
incarico, credo che sarà anche divertente”.
“Sono d’accordo con te Numero 3 , allora buon viaggio , ci vediamo fra
qualche anno“.
“Va bene Numero 1, allora arrivederci......comincia un'altra avventura,
andiamo a cambiare la musica sulla terra , a fare questo........come si
chiama.......ah si , Bob Dylan “ disse Numero 3 con il cuore gonfio di
felicità.
Tributo DE GREGORI, CRU Lounge Bar,
domenica 21/10/2012, ORE 21
Piazza Don Mapelli, 2 - 20099 - Sesto San Giovanni - (MI)
Probabilmente deve essere strada, la vita lavorata
per il tempo ed il denaro e la casa costruita
come un ponte su una cascata
un ponte su una cascata
e quel che vedi dai finestrini di questa macchina usata
è difficile capire cos'è, ma deve essere strada
Tra circa un mese è prevista l'uscita del nuovo album di Francesco De
Gregori, "SULLA STRADA". Per ingannare l'attesa, ecco un nuovo live dei
TROPPE VOLTE ZERO: Franco Costa (voce), Luca Tondini (tastiere), Ettore
Menguzzo (basso), Fabio Verri (batteria), Andrea Morreale (chitarra). In
scaletta anche traduzioni di Coen e Dylan.
San Francisco, California - Bill
Graham Civic Auditorium - October 17, 2012
1. Watching The River Flow
2. Man In The Long Black Coat
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Cry A While
6. Joey
7. Beyond Here Lies Nothin'
8. Visions Of Johanna
9. Highway 61 Revisited
10. Forgetful Heart
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower
Qualche giorno fa avevo pubblicato un
articolo circa la possibilità di un estensione "Blood On The Tracks",
come parte delle "Bootleg Series". Il messaggio,
postato domenica
su Expecting Rain, era:
• Duquesne Whistle (2012 Record Store) Lato B: outtake inedita da Blood
On The Tracks "Meet Me in the Morning" tratto dalle Bootleg Series # 11?
A quanto pare, la pubblicazione era stato postata sul sito web della
Record Store.
Naturalmente, ci sono solo nove volumi delle "The Bootleg Series"
finora. Perché questo sarebbe dal volume 11 quando il volume 10 non è
nemmeno stato annunciato?
Ho contattato qualcuno della Sony. Ecco le risposte:
• Cosa potete dirmi di questo pezzo(unico)? Il Lato-B?
• Il lato B è una versione inedita di "Meet Me In The Morning" tratto
dalle sessioni di "Blood on the Tracks" ed è un brano che sarà
pubblicato su "The Bootleg Series Volume 11."
• "Bootleg Series # 11"? Mi sono perso la numero 10?
• Mi è stato detto che sarà di fatto il volume 11, già pianificato per
il futuro. Lei ha ragione che il prossimo volume sarà il numero 10.
Come riportato in precedenza, si è anche parlato di altre uscite di
materiale d'archivio, tra cui:
• CD / DVD versione di spettacoli di Dylan al Supper Club nel 1993.
• In arrivo un DVD come "Bootleg Series", tra cui lo speciale per la TV
del 1976 "Hard Rain".
• di Rolling Thunder Revue Un documentario “on the road” della Rolling
Thunder Revue.
• Un possibile box con le sessioni di "Blonde On Blonde.
Il mistero resta fitto. Ulteriori informazioni quando avrò chiaro come
stanno le cose.
Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"
http://www.examiner.com/article/three-tour-debuts-for-dylan-oregon-some-more-on-bootleg-series-10-and-11?CID=PROD-topic-email-articles
Dopo tanta attesa ecco da Dylan store il
mio acquisto online. Come immaginavo questa dimensione sonora è perfetta
per l'opera di bobby, non la migliore del nostro ma sicuramente onesta e
con momenti alti. Lo spin the black circle (come dicono i Pearl Jam) è
la giusta chiave per entrare nella polverosa stanza fatta di vecchi
libri vecchi 78giri foto ingiallite, chitarre e sigari da 4soldi.
Funziona. Da quando si posa la puntina tutto è più chiaro.
Ciao, Massimo B.
Giovedi 18
Ottobre 2012
Vancouver, British Columbia - Rogers
Arena - October 12, 2012
di Jerry Tenenbaum
Il Rogers Center è un campo da hockey che serve bene per l’hockey e
meno bene per i concerti musicali, e in un tale contesto abbiamo visto
Mark Knopfler e Bob Dylan. Nonostante questo triste difetto il suono era
accettabile. L’esibizione di Mark Knopfler è stata superba, con una band
meravigliosa di supporto, blues e suono celtico irlandese che ti portava
in altri luoghi. La chitarra Knopfleriana naturalmente era basilare e ha
reso questa performance superba.
Lo stesso non si può dire per Dylan e la sua band. Nel complesso,
abbiamo sentito che la performance della band era irregolare. Se avete
intenzione di vedere Dylan cantare le sue canzoni, scordatevelo. Si
tratta di una recita dei suoi testi, a volte ringhia fuori la poesia, a
volte la sputa fuori con veleno. È una riproduzione diversa e in
evoluzione del materiale precedentemente cantato deve tutto è
reinterpretato in modo nuovo e diverso dal modo in cui l'avevamo sentito
prima. Questa cosa ha funzionato bene per la maggior parte del materiale
con un ritmo di blues sostenuto (stasera purtroppo non per "Watchtower")
come "Watching The River Flow", "Thunder on the Mountain" e "Highway
61". Ha funzionato meno bene per "To Ramona", "Love Sick" è stata una
delusione (una bella canzone che è stato suonata dalla band in un modo
che può solo essere definito “spaventoso e atonale”), si sono persi
totalmente in questo pezzo. Dylan era il migliore al centro della scena
con il microfono e l’armonica in entrambe le mani. Era vivace e animato,
apparentemente felice e vivo, ballava e danzava come un tipico "song and
dance man". Sembrava coinvolto e impegnato. Il mixaggio del suono a
volte era carente questa sera e, come già osservato da altre recensioni
e per i motivi indicati, a volte tutto l’insieme funzionava e altre
volte invece mancava del tutto (cosa non inusuale negli ultimi tempi per
i concerti di Dylan ai quali sono stato presente). Sono stato felice di
aver sentito “Desolation Row” e “Tangled”, ma deluso dall’arrangiamento
di quest'ultima e dell’esecuzione della prima.”Ballad of a Thin Man” è
stata superbamente eseguita. Dylan era al pianoforte ed il suo modo di
suonare era elementare ma appropriato. Siamo andati nella speranza di
ascoltare una canzone o due da 'Tempest', sapendo che solo una canzone
('Scarlet Town') era stata suonata finora in concerto.
Siamo rimasti delusi, ma non sorpresi. Forse ci arriveranno “Duquesne
Whistle" o qualcuno degli altri brani in futuro. Vedrò Dylan e Knopfler
di nuovo a Toronto. Sono un vero fan e mantengo la fede in Bob come
tanti altri, in attesa che le gemme compaiano. Dylan sta chiaramente
facendo tutto questo per i suoi motivi, e il rock, in questo momento, è
uno di quelli.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
di Jeff
Prima di tutto il piano di Dylan è troppo alto nel mix. Il modo di
suonare il piano di Bob, che comanda tutto il suono della band, a volte
è un po traballante.
Desolation Row è stata quasi ammazzata a metà canzone per colpa di un
maldestro picchiare in modo rudimentale sul piano. La maggior parte
degli interventi solisti sono fatti col pianoforte, anche quando ha
suonato la chitarra ha fatto il solista. Dylan sembra stia facendo le
prove (questa volta al pianoforte) sul palco di fronte al pubblico.
Charlie Sexton è sottoutilizzato, e questo che porta a chiedersi perché
sia ancora lassù.
Detto questo, lo show è stato uno dei migliori di Dylan che ho visto.
Egli era animato e coinvolto, il suo canto era davvero buono, a volte
eccellente, la musica suonava diversa da un numero all’altro, e ci sono
stati anche momenti salienti in sospeso nell’aria.
To Ramona è stata la seconda canzone in scaletta, grande.
Tangled Up In Blue ha avuto qualche nuova riga di testo.
Cry A While aveva un arrangiamento nuovo molto interessante. High Water
e Love Sick erano davvero davvero fantastiche, soprattutto la prima.
Un esteso riff di pianoforte nel mezzo di Rolling Stone ha dato un punto
di vista completamente nuovo di interesse per il vecchio cavallo di
battaglia. Non ho potuto fare a meno di osservare, come Dylan seduto al
piano, gamba sinistra di traverso sul pianoforte, sottolineava il testo
con divertenti gesti delle mani – come un “song and dance man” appunto,
come faceva scherzando molti anni fa.
Una piccola ma costante fila di persone usciva dalla venue durante il
set di Dylan, come suppongo accada sempre. Immagino le loro
conversazioni mentre paragonano il set Knopfler - che era in effetti
estremamente gustoso ed esauriente - con quello a volte apparentemente
confusionario di Dylan. Ma Knopfler è un artista prevedibile, e quindi
non c'è sfida per il pubblico. Personalmente, preferisco di gran lunga
Dylan, la soddisfazione è maggiore se si è disposti ad andare dove lui
sta andando. Bob continua l’evoluzione della sua musica, e sta lavorando
su alcune cose nuove in questo tour.
Esce il nuovo album dei veneziani The
Beards con la produzione del leggendario produttore di The Band, il
gruppo di Bob Dylan immortalato da Martin Scorsese nel film capolavoro
The Last Waltz.
Widmann's Mansion è il nuovo disco in uscita in questi giorni del gruppo
veneziano The Beards, primo gruppo italiano a essere prodotto dallo
storico produttore di una delle band più famose degli Stati Uniti: The
Band.
Un bell'evento per la musica italiana, lo storico produttore Aaron
'Professor Louie' Hurwitz leggendario produttore di The Band (gruppo che
collaborò con Bob Dylan dal vivo e in studio) produce e partecipa al
nuovo disco del gruppo veneziano The Beards.
Il loro nuovo disco si intitola Widmann Mansion ed è in uscita in questi
giorni, registrato nell' Estate 2010 assieme a Aaron 'Professor Louie'
Hurwitz, la polistrumentista e cantante Marie Spinosa e l'australiano
Julien Poulson in una location inedita ed evocativa, l'auditurium di
Villa Widmann a Mira in provincia di Venezia.
La Woodstock Records è una storica etichetta americana che può vantare
dischi di Rick Danko e Levon Helm (del gruppo The Band). Nel 2010
Professor Louie ha avuto 5 nominations ai Grammy Awards con il disco
Whispering Pines.
Aaron 'Professor Louie' Hurwitz è stato il produttore di The Band,
Mercury Rev, un musicista a 360 gradi che vanta collaborazioni con Eric
Clapton, Bob Dylan, ingegnere del suono durante la caduta del muro di
Berlino per il concerto live THE WALL con Roger Waters, presente al
Festival di Woodstock e giovanissimo ha diviso la ribalta con Black
glSabbath, Chuck Berry e gli Stooges di Iggy Pop.
Il gruppo The Band ha scritto alcune tra le pagine più belle della
musica Statunitense, come la leggendaria The Weight presente nella
colonna sonora del film cult Easy Rider, è stato il gruppo che ha
segnato l’epocale rivoluzione elettrica di Bob Dylan, ha preso parte al
primo Festival di Woodstock e Martin Scorsese ha diretto loro nel
film-musicale capolavoro The Last Waltz.
Aaron Hurwitz assieme alla compagna Marie Spinoza porta avanti l’eredità
di The Band con il progetto Professor Louie and Crowmatix che negli anni
ha visto l’alternarsi di musicisti del calibro di Gary Burke, Frank
Campbell, Josh Colow, e vanta collaborazioni con mostri sacri come Eric
Clapton, Louis 'Blue Lou' Marini, Tom Malone, Levon Helm e Garth Hudson.
Il gruppo veneziano The Beards che non ama molto le luci della ribalta,
ha continuato in sordina in questi anni a registrare e suonare la loro
musica in giro per l'Italia, Stati Uniti ed Europa.
Durante le loro tournèe americane ed europee hanno conosciuto Professor
Louie e il musicista/sceneggiatore australiano Julien Poulson, che
nell'estate del 2010 si sono uniti a The Beards all'interno della
straordinaria cornice di Villa Widman (un villa veneta del 1600) situata
a Mira nella provincia di Venezia, per la realizzazione di due progetti
molto ambiziosi: Widmann's Mansion (che è stato pubblicato in download
digitale il 1 Settembre e sarà disponibile in CD e Vinile dal 27
Dicembre 2012) e la colonna sonora del film australiano 'Muskito' che
verrà pubblicata il 9 Novembre 2012 in CD e Vinile Deluxe Edition.
Nei primi mesi del 2013 verrà invece pubblicato il primo album in
italiano dei Beards prodotto sempre da Aaron 'Professor Louie' Hurwitz
chiamato 'El Brigante'.
The Beards saranno in tour per la presentazione dei 2 nuovi album in
Australia, Cambogia, Honk Kong, Stati Uniti dal Maggio 2013.
Grazie, Anna Krammer
****************************************************
Press Agent - Ancient Records Management Woodstock Records | PO Box 158
- Woodstock, NY 12498
MANDOLIN' BROTHERS
JIMMY RAGAZZON (voce, armonica e chitarra acustica)
PAOLO CANEVARI (chitarre, slide e National Steel)
BRUNO DE FAVERI (chitarre, mandolino e voce)
RICCARDO MACCABRUNI (fisarmonica, tastiere e voce)
JOE BARRECA (basso elettrico e contrabbasso)
DANIELE NEGRO (batteria e percussioni).
Grazie T-lips, è davvero
una bella canzone ed un ottimo testo, alla prossima, :o)
Mercoledi
17
Ottobre 2012
Portland, Oregon - Rose Garden -
October 15, 2012
1. Watching The River Flow
2. It's All Over Now, Baby Blue
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Cry A While
6. Spirit On The Water
7. High Water (For Charley Patton)
8. Chimes Of Freedom
9. Highway 61 Revisited
10. Desolation Row
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower
Ciao Mr, beccati queste due super
performance di Bob e dimmi se ti piacciono. P.S. Sai dirmi chi è il
chitarrista che suona in “Girl of the north country”? Ciao
Fantastici video e
fantastico Bob, questo è il concerto di: London, England - Hammersmith
Apollo - November 24, 2003
1) Drifter's Escape (Bob on piano and harp)
2) You Ain't Goin' Nowhere (Bob on piano and harp, Larry on pedal steel)
3) Cry A While (Bob on piano, Larry on slide guitar)
4) Girl Of The North Country (Bob on piano and harp, Larry on acoustic
guitar, Freddy on electric guitar, Tony on standup bass)
5) Romance In Durango (Bob on piano)
6) Dear Landlord (Bob on piano)
7) High Water (For Charley Patton) (Bob on piano)
8) Tough Mama (Bob on piano and harp)
9) Floater (Too Much To Ask) (Bob on piano and harp, Freddy on violin,
Tony on standup bass)
10) Million Miles (Bob on piano)
11) Jokerman (Bob on piano)
12) Honest With Me (Bob on piano, Larry on slide guitar)
13) The Lonesome Death Of Hattie Carroll (Bob on piano, Larry on
acoustic guitar, Freddy on electric guitar, Tony on standup bass)
14) Summer Days (Bob on piano, Tony on standup bass)
(encore)
15) Cat's In The Well (Bob on piano)
16) Like A Rolling Stone (Bob on piano)
17) All Along The Watchtower (Bob on piano)
Band Members
Bob Dylan - piano, harp
Larry Campbell - guitar, slide guitar, pedal steel
Freddy Koella - guitar, violin
Tony Garnier - bass
George Recile - drums
Il chitarrista è il
grande Freddy Koella, e
qui puoi trovare l'intervista a Freddy in una versione adattata per
Maggie's Farm per gentile concessione della rivista Jam.
Questo invece si svolse
sempre a Londra all'Hammersmith Apollo nelle seguenti date:
February 3, 1990
February 4, 1990
February 5, 1990
February 6, 1990
February 7, 1990
February 8, 1990
con la seguente Band:
Bob Dylan (Piano, Guitar,
Mouth harp)
Tony Garnier (bass)
Christopher Parker (drums)
G.E. Smith (guitar)
Infine grazie per la
segnalazione, io li ho rivisti con molto piacere ,e credo che lo stesso
sarà per molti dei nostri amici lettori, alla prossima :O)
Ciao a tutti della Farm, qui c'è un pezzo dedicato al Supremo di un
gruppo roots rock italiano.....
Grazie, la canzone è
molto bella, avevo già ricevuto una segnalazione riguardante la band dei
Mandolin Brothers molto tempo fa,
clicca qui, fa
sempre piacere vedere che c'è gente che sà apprezzare le belle canzoni e
chi le suona bene. Ho cercato il testo di "I Went To See The Poet" in
Internet ma non sono riuscito a trovarlo, peccato, è molto bello, se
qualcuno l'ha sottomano potrebbe mandarmelo?
Martedi 16
Ottobre 2012
Calgary, Alberta - Scotiabank
Saddledome - October 10, 2012
di Mark Kryzan
Grazie a Dio il signor Knopfler ha deciso di suonare una canzone dei
Dire Strait del 1980 (So Far Away From You) che ha sollevato l'umore
della venue.
E' un chitarrista fingerstyle molto buono e guardarlo da vicino è stato
interessante, ma gran parte della sua roba solista soffre del fatto di
essere piuttosto effimera --- per la costruzione di un paesaggio
musicale ci vogliono più di 5 a 6 minuti per arrivare al climax --- e
poi ha la tendenza a ripetere il modello e diventa noioso. Ha 63 anni e
si appoggia al suo grande talento per piacere. Rispetto a Neil Young,
che è 4 anni più grande, o Pete Townshend che è 3 anni più grande, MK
manca decisamente di vigore.
Ora parliamo di Bob. Andando a vedere Dylan (71 anni) il suo Never
Ending Tour è qualcosa non per i deboli di cuore e non consigliato se
avete particolari aspettative e non amate il suo lavoro recente.
Bob ha sorpreso anche questa volta.
Prima di tutto lui è il tutto, ma ha abbandonate le tastiere
elettroniche (la chitarra l’ha lasciata molto tempo fa) a favore del
piano a coda, molto alto nel mix rispetto alla band. A tratti sembrava
strano. Lo stile era più rock ieri sera dell'eccellente rockabilly-swing
che ha perfezionato nei suoi ultimi quattro album.
A volte riesce a suonare una ritmica decente su un tempo rag / rock /
blues / boogie-woogie nello stile di pianoforte e altre volte, suona
come se pestasse su un giocattolo, una cosa orrendamente semplice, come
se suonasse il piano con le bacchette. Ouch!!
L'armonica è solo un riempitivo, fortunatamente la band è grande e molti
di loro conoscono Bob bene e possono adattarsi a qualsiasi stato d'animo
o tempo che lui suoni.
Ieri sera è stato generoso: camminava a grandi passi per il palco
durante Ballad of a Thin Man, senza nessun motivo particolare, ha speso
circa il 30% del tempo davanti al piano --- molto per lui. Lui non è un
uomo che vuole essere visto --- lui vuole solo essere ascoltato.
Ha fatto Visions of Johanna e Joey al pianoforte, ma il suo suonare il
pianoforte era troppo orribile --- davvero male, da piangere per queste
canzoni.
Ma poi altre sorprese: Tangled Up in Blue (con qualche nuovo verso), It
Ain’t Me Babe & Beyond Here Lies Nothing, tutti guidate da Bob al
plunking-piano, erano canzoni potentemente eseguite. Era animato: Ballad
of a Thin (con un orrendo e abusato effetto eco), Things Have Changed e
All Along the Watchtower avevano vita, in particolare Things Have
Changed --- era minacciosa e tirava fuori ogni possibile senso e
sfumatura, avete visto l’oscar sul pianoforte assegnatogli proprio per
quelle canzoni?
Per Simple Twist of Fate Dylan ha preso la Fender e si è lanciato dritto
nella canzone. L'ultima volta che era stato qui non aveva suonato la
chitarra, così è stata una vera delizia. Ha suonato senza fare accordi
col barrè ma lui si è girato verso la band,--- insolito per Bob.
Come ho detto: o ti piace quello che vedi ed entri nel nuovo rockabilly
e swinging-Bob (non così nuovo a 71 anni, ma sapete cosa intendo) o lo
rifiuti. Un sacco di gente non è rimasta per assistere al bis (una
versione da dimenticare di Blowin' In The Wind).
Parole e musica di Bob Dylan
Versione in italiano di Andrea Buriani
Che ogni tuo sogno si avveri e ci sia sempre Dio con te.
Non negarti mai agli altri, lascia che gli altri aiutino te ...
E nell’ andare verso le stelle sia tu sempre un passo oltre
e che restassi tu, …. io vorrei … giovane sempre.
Per sempre, giovane sempre.
Che restassi così, oh oh oh si … giovane sempre.
Che tu possa crescere onesta, che tu possa esser sincera,
camminare nella luce, che tu possa conoscere il vero…
Sia tu sempre coraggiosa, guarda oltre l’orizzonte
e che restassi tu, …. io vorrei … giovane sempre.
Per sempre, giovane sempre.
Che restassi così, oh oh oh si … giovane sempre.
Le tue mani sian’ operose, veloci i piedi come il vento,
ma anche fermi sulla roccia quando soffia il cambiamento…
Che il tuo cuore sia gioioso e i tuoi versi cantali sempre
e che restassi tu, …. Io vorrei … giovane sempre.
Per sempre, giovane sempre.
Che restassi così, oh oh oh si … giovane sempre.
Visto che mi si chiama in causa,
rispondo.
Quello che fa 10 “Tempest” all’ anno, se li tiene in cantina per 2
validi motivi:
1) perché nel frattempo cerca di fare dei pezzi migliori di quelli,
pezzi che valga la pena fare ascoltare
2) Perché, quand’ anche volesse pubblicarli, non troverebbe nessuno
disposto a farlo: quello che si vende è il nome di Dylan, non la qualità
dei pezzi.
Saluti dalla Lucertola
Lunedi 15
Ottobre 2012
Seattle, Washington - KeyArena -
October 13, 2012
1. Watching The River Flow (Bob on
keyboard)
2. To Ramona (Bob on grand piano and harp, Donnie on electric mandolin,
Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
3. Things Have Changed (Bob center stage with harp, Donnie on pedal
steel, Stu on acoustic guitar)
4. Tangled Up In Blue (Bob center stage with harp then grand piano,
Donnie on pedal steel, Stu on acoustic guitar)
5. Cry A While (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin)
6. The Lonesome Death Of Hattie Carroll (Bob on grand piano, Donnie on
electric mandolin, Stu on acoustic guitar)
7. Ballad Of Hollis Brown (Bob center stage with harp, Donnie on banjo,
Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
8. Mississippi (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu on
acoustic guitar)
9. Highway 61 Revisited (Bob on grand piano, Donnie on lap steel, Stu on
gold Gibson)
10. Visions Of Johanna (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin,
Stu on acoustic guitar)
11. Thunder On The Mountain (Bob on grand piano, Donnie on lap steel)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp, Donnie on lap
steel)
13. Like A Rolling Stone (Bob on grand piano, Donnie on pedal steel,
Tony on red Rickenbacker bass)
14. All Along The Watchtower (Bob on Grand piano, Donnie on lap steel,
Tony on red Rickenbacker bass)
(encore)
15. Blowin' In The Wind (Bob on grand piano then center stage with harp,
Donnie on violin, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
Caro Mr. Tamborine, io vedo poco sia mia
sorella, sia Massimo purtroppo...ho sentito qualche pezzo "inedito" live
ma non il disco..e quei pezzi meritano davvero...appena avrò l'occasione
di ascoltarlo magari in anteprima la recensione non si farà aspettare
molto..intanto spero che ti sia piaciuto l'aneddoto con mio papà ed il
suo amico,due dylaniani di prima ora. Per quanto riguarda il parere di
Massimo su Tempest lo avevo scritto già nella recensione,e per lui è un
capolavoro sia da un punto di vista sia lirico, sia musicale...che
vocale...ma se riuscirò a strappargli qualche altro punto di vista te lo
scriverò... Intanto grazie per la pazienza e lo spazio che mi dedichi
quando scrivo...vorrei solo darvi una chicca...ascoltate sul tubo "Piper
Club" di Renato Zero in cui canta e parla in parte del Nostro...penso
che molti di voi lo apprezzerebbero e ci si possano rispecchiare...e
quando il mio cd sarà pronto spero di potertelo far ascoltare perchè
alla tua (vostra) opinione ci tengo...un abbraccio forte...
Daniele
The answer my friend
Is blowing in the wind
The answer is blowing in the wind.
E si viveva ,
Cantando Bob Dylan ,
Ci si raccontava
Gli umori e la vita che cambiava .
Grande canzone di Renato,
uno dei migliori autori italiani e un grandissimo interprete degli umori
e dei sentimenti della gioventù di allora, l' ho sempre apprezzato,
anche se cantava in Italiano. L'aneddoto di tuo padre e del suo amico a
me è piaciuto, così credo a molti altri, forse ci sarà stato anche
qualcuno che non ha apprezzato ma non importa! Trovo
che i dylaniati abbiano il diritto di scrivere su queste pagine tutto
quello che passa loro per la testa, indipendentemente dai giudizi
altrui. Vedi se riesci a "rubare" a Massimo qualcosa in più su Dylan da
tirar fuori un articoletto di sicuro interesse per tutti, magari una
volta che sei a cena, accendi un registratorino sotto il tavolo e lo
trascini in una retrospettiva dylaniana e lo lasci parlare a ruota
libera, lui è molto bravo, Ricordo che una sera sul lago di Como qualche
anno fa, mentre si mangiava una pizza prima del suo show, parlammo a
lungo, veramente parlo solo lui, io stavo ad ascoltare a bocca
aperta, e fece una lunga disamina su John Lennon, una cosa davvero oltre
l'interessante. Quindi l'opinione di Massimo su Dylan è da
prendere in seria considerazione! Resto in attesa, non spaccarti il
cervello però, se riesci bene altrimenti non muore nessuno.Quando avrai
pronto il tuo disco ti dirò come farmelo avere. Un abbraccio,
Mr.Tambourine.
Vancouver, British Columbia - Rogers
Arena - October 12, 2012
di Luigi B.
Non è facile trasferire le emozioni in parole, almeno non per la gente
comune come me. Bob può, ma dubito che io sarò in grado di trasmettere
quello che è successo venerdì notte a Vancouver alla Rogers Arena.
Facciamo comunque un tentativo. Ero in uno stato d'animo cupo dopo aver
visto le scalette dalla tratto del tour delle praterie.
Ho capito che Bob non avrebbe suonato la chitarra né cantato rarità. Ho
anche dovuto rinunciare ad andare al concerto con tutta la famiglia, mia
moglie e le mie due figlie, a causa del prezzo esagerato che avevo
dovuto pagare per il biglietto comperato sei settimane prima. Ho sentito
di persone che hanno speso mille dollari per un pacchetto per i palchi
riservati. Io non appartengo a quella fascia di reddito e così ho
lasciato moglie e figlie alle 18,00 e sono salito sulla metropolitana
per l’Arena. Luce del giorno stava scendendo, proprio come la pioggia
che veniva giù, avevo una giacca non molto antipioggia e l’umido della
costa del Pacifico mi impregnava le ossa. Quando la sicurezza
all'ingresso mi ha indicato di mettermi in una coda su una passerella
traballante, ho iniziato a sperare che tutto questo doveva essere
compensato dalla sua musica. La folla era un bel campionario di gente
della città, guardavo i baby-boomers con spose al seguito e prole
occasionale, che compravano alcoolici (mi scuso ma, come italiano sono
ancora in disaccordo con l'atteggiamento inglese di bere alcoolici). Ero
così eccitato che sono andato dritto nella sezione e nella fila
sbagliata, e ha iniziato a perdermi in conversazioni di altre persone
che potevo origliare. Concerto lungo e poche emozioni nel cavernoso
palazzo del ghiaccio. Mark Knopfler è arrivato per riscaldarci. Mi
sentivo anche un pò in colpa perchè dopo 30 minuti di musica per lo più
impeccabile mi sentivo annoiato, ma ero lì per qualcos'altro. E quando
le luci si sono spente e senza un avvertimento, è sbucato da dietro le
quinte col cappello color crema ed ha iniziato l'intro blues di Watchin'
The River Flow ho capito che ero venuto per cose di quel genere. Avrebbe
potuto fare meglio di ripescare To Ramona da 50 anni fa? Non puoi mai
avere quello che vuoi da Bob, devi prendere quello che lui ti da. Così
si mette a fare un concerto senza suonare la chitarra, senza la classica
stratocaster che fino a pochi anni fa era il principale alimento del suo
concerto, e allora puoi scoprire il vero significato di un 71enne poeta
e intrattenitore, per lo più seduto dietro ad un pianoforte a coda o
quando canticchia frasi piene di saggezza con un microfono in mano e una
armonica. Stava sorridendo mentre suonava gli accordi di Things have
Changed, Tangled Up in Blue e in seguito High Water? Tutto suonava come
un concerto classico, e forse per questo ho comprato una T-Shirt con
scritto Thunder on the Mountain prima del concerto ... Comunque,
evidenza a parte, un concerto per ricordare lo stato doloroso delle cose
che stanno accadendo. Un concerto di certo ancora attuale, di sicuro.
Domenica
14
Ottobre 2012
Vancouver, British Columbia - Rogers
Arena - October 12, 2012
1. Watching The River Flow (Bob on
keyboard)
2. To Ramona (Bob on grand piano and harp, Stu on acoustic guitar, Tony
on standup bass)
3. Things Have Changed (Bob center stage with harp, Stu on acoustic
guitar)
4. Tangled Up In Blue (Bob center stage with harp, Stu on acoustic
guitar)
5. Cry A While (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu on
Gibson hollow body electric)
6. Make You Feel My Love (Bob on grand piano, Stu on acoustic guitar)
7. High Water (For Charley Patton) (Bob center stage with harp, Donnie
on banjo, Tony on standup bass)
8. Desolation Row (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu
on acoustic guitar, Tony on standup bass)
9. Highway 61 Revisited (Bob on grand piano)
10. Love Sick (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin)
11. Thunder On The Mountain (Bob on grand piano)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp)
13. Like A Rolling Stone (Bob on grand piano)
14. All Along The Watchtower (Bob on grand piano)
(encore)
15. Blowin' In The Wind (Bob on grand piano then center stage with harp,
Donnie on violin, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
Ciao a tutti..come riferito tempo fa mio
padre, 64anne all'anagrafe ma molto più giovane si sta mangiando Tempest
in auto, tale e quale come faccio io..ma questa è un'altra
storia...qualche giorno fa con mio papà e un suo amico appassionato di
funghi, da Brescia partiamo per Bolzano in cerca di qualche fungo...mio
padre accende lo stereo e fa ascoltare le prime note di Tempest..la
canzone proprio, non il disco intero..l'amico di una decina di anni meno
chiede "ma chi è questo?"...mio papà gli risponde "ascolta un attimo..."
dopo un pò, sempre mio papà.."allora che ne dici, ti piace?"...."è
splendida ma chi può essere?" (questo rimasto fermo agli anni '70)...mio
papà "ma scusa..chi può fare una canzone del genere...nessuno a parte.."
risp. "cacchio, Bob Dylan" e vai...da Brescia a Bolzano la title trakcs
di 14 minuti è volata e ogni volta che finiva l'amico di mio papà.." ma
è già finita? rimettimela ancora per favore..." e così è andata per le
ore di viaggio di andata..nel ritorno tutto l'album, con mia grande
soddisfazione visto che Bob ha saputo un'altra volta riunire non solo
generazioni ma anche discussioni familiari..so che può sembrare un
racconto sciocco, ma per me è stato importante..perchè lo stesso è
successo di recente con miei coentanei e ragazzi più giovani...e questo
non è bello gente? Bob forever young...e a mio modesto avviso Tempest
non è un grande album (se sa fare queste cose) ma è il grande album che
ci aspettavamo da tempo..mio papà che da anni non lo ascoltava, il suo
amico che nel capire che era una grande canzone ha capito all'istante
che solo Bob può creare una certa magia e ventenni e trent'enni
abituatia alla musica "usa e getta" che amano questo gioiello. Grazie
della pazienza..ciao
Daniele "ardez" Ardemagni
Un'ultima notizia poi per un pò toglo il
disturbo...l'album di Massimo (Bubola) vedrà la luce a fine anno o
all'inizio del 2013, erronemente come pensavamo tutti uscisse a
settembre/ottobre..ho sentito qualche anteprima e credetemi
merita...intanto Giacomo viene a strimpellare la chitarra dello zio che
gli sta leggermente inculcando la passione dylaniana..ma.. quello che
faceva 10 tempest all'anno che fine ha fatto?? va bè..!!! un abbraccio a
tutti e grazie Mr.Tambourine per la pazienza che mi riservi ogni
tanto...
con amicizia e stima Daniele "ardez"..(che anche lui sta incindendo un
album in una cantina :) )...vi volgio bene ragazzi.
Ti suggerisco una cosa,
perchè non fai una bella recensione "casalinga" del nuovo disco di Massimo per Maggie's
Farm? Ricordo che sorella Erika, una persona squisita, mi invitò qualche
tempo fa al teatro al Ciak di Milano alla
presentazione del DVD di Massimo e ci andai più che volentieri, e più di una volta si è parlato e
recensito di Massimo su queste pagine. Quindi recensione per il nuovo
disco di Massimo Bubola, se poi Massimo volesse essere così gentile da
scrivere due righe sul suo modo di "sentire" ed "interpretare" Tempest
sempre per la Fattoria saremmo davvero felici. Ti prego di salutarmi
affettuosamente Massimo ed Erika, e occhio che se il piccolo Giacomo non
diventa dylaniato come suo padre e suo zio sono c....i tuoi, chiaro? Con
molta simpatia, Mr.Tambourine
Per l'ennesima volta,
vorrei ringraziare Giuseppe Gazerro per l'enorme lavoro svolto e per
l'eccellenza della traduzione che ci ha dato modo di vedere alcune
sfaccettature molto significative di un artista che ha passato i
settant'anni, con tutto quello che ne consegue. Grazie Beppe, spero alla
prossima di poter ancora contare su di te! Mr.Tambourine :o)
Ciao Mr. T.
Vorrei dire la mia su Tempest.
Non mi convince, non c'è niente da fare. Alcuni pezzi presi uno a uno
sono molto belli alcuni davvero notevoli ma permettimi di dire che come
insieme non va.
La mia impressione è che veramente il nostro voleva creare un album
diverso ma inevitabilmente ha finito per "cedere" al songwriting più
"facile" come potrebbe essere il pop tastieristico di "pay in blood" o
il blues un po' scontato di "roman kings".
In tutti i casi quello che mi torna indietro è la mancanza di un filo
conduttore che leghi il tutto, è come una squadra di calcio nella quale
giocano tanti grandi giocatori ma che non costituiscono un 'ossatura di
squadra.
Tempest mi dà la stessa sensazione di quando si ascolta un greatest hits
, cioè una sequenza di brani completamente slegati tra di loro.
In tutti i casi e per finire "Long and wasted years" è un pezzo che ogni
artista vorrebbe scrivere. Anche questo è Bob Dylan.
Fabrizio Z.
Caro Fabrizio, rispetto
la tua opinione, ma lasciami tentare di convincerti a cambiare idea. Ritorna
indietro al mio articolo "Un frullato di Tempest" del 10 ottobre, che è
un riassunto di tutte le cose che ho letto su "Tempest" in quest'ultimo
mese. Forse non sarà un album a tema, ma certo è un album con una grande
coerenza e un'idea comune per tutte le canzoni, anche quelle di "easy
listening" come Roman King e Duquesne, anch'esse contengono la
loro dose abbondante di delusione, pessimismo, tristezza, amarezza,
rimpianto e rabbia, che sono i diversi temi che compongono l'album, temi
che alla fine possono essere raccolti in un unico contenitore che
riguarda la durezza della società ed i rapporti interpersonali al giorno d'oggi. In questo è
veramante indicativo il video di Duquesne dove Dylan scavalca il povero
ragazzo abbandonato sul marciapiede dopo il pestaggio. Anche Roll on
John, nella sua semplicità, contiene una precisa accusa alla società, in
particolare quella americana, che non esita a chiudere per sempre la
bocca a chi da fastidio con le sue parole. Long and Wasted Years, come hai detto tu, è, senza il
minimo dubbio, una grande canzone. Io lo scrissi subito dopo il primo
ascolto. La title track sarà forse eccessivamente lunga, ma è una
canzone con una grande tensione e delle accuse terribili, gli angeli che
si voltano dall'altra parte mentre tutti quegli innocenti stanno
morendo. La frase è di quelle che fanno venire i brividi, una frase che
non passa inosservata, una frase troppo pesante per essere ignorata.
Potremmo dire che l'album è anche un elenco dei difetti umani, molti vizi e poche
virtù, come in Pay in Blood, luogo terribile per viverci, quindi c'è un tema
ricorrente e coerente nell'album, non è una raccolta di canzoni che non
si guardano in faccia l'una con l'altra. Certo, non è un album
"concept" nel senso classico del termine, ma contiene i suoi messaggi espressi molto chiaramente, e
questa mi sembra un'ottima ragione per promuovere "Tempest" a pieni
voti. Certo non è un capolavoro, ma "must" come Blonde o Blood non si
incidono ogni 5 minuti. Tempest ha una sua bellezza, una sua dignità e
una sua importanza, rappresenta anche la maturità di un uomo che sente
dentro di se di essere in qualche modo in dirittura d'arrivo, e allora
lascia andare la sua mente ai ricordi, a quelle speranze che molto
spesso si sono trasformate in delusioni, Long and Wasted Years docet,
Narrow way pure. Non è un dischetto stupido e nemmeno un
Greatest Hits, è molto ma molto di più, spero che in futuro tu riesca a
vedere quest'album con altri occhi, perchè Dylan, con questo lavoro, non
merita una stroncatura. Senza gridare al miracolo ci ha dato in mano uno
dei suoi lavori migliori. Alla prossima, :o)
Calgary, Alberta - Scotiabank
Saddledome - October 10, 2012
di Peter
Calgary ha avuto il primo assaggio dell’ inverno oggi, con la neve che è caduta per tutto il giorno. Dopo aver visto Dylan dare il via
al
suo Nord American tour a Lloydminster, Saskatchewan, pochi mesi fa, non
avevo intenzione di andare a questo concerto. Ma come lo show si
avvicinava, ovviamente, ho cominciato a
sentire il richiamo, come ogni bravo fan di lunga data, dico la verità: a
questo punto, ogni volta potrebbe essere la mia ultima occasione per
vedere il bardo in concerto), così ho chiamato un amico che, molto tempo
fa si era ripromesso di non andare mai più ad un altro concerto, ma
fortunatamente era anche interessato a vedere Knopfler. Così, d'impulso,
siamo saltati sul camioncino e siamo venuti in città. Ci siamo sistemati
nei nostri posti
ad una dozzina di file dal palco proprio mentre le luci che calavano
annunciavano l'arrivo di Knopfler. Non ho seguito la carriera di
Knopfler, anche se sono stato un fan dei Dire Straits e li vidi in
concerto in questa stessa terribile sede più di 25 anni fa. In ogni
caso, nonostante la mia scarsa familiarità con le canzoni, li ho trovati
tutti istantaneamente coinvolgenti. Knopfler e la sua band
hanno fornito un molto piacevole mash-up di stili popolari inglesi e
americani con un pò di rockabilly e blues sparso in buona misura. Sapevo
che Dylan sarebbe stato un profondo e stridente contrasto, tanto che
potevo anche non essere preparato per questo.
Ma, alla fine, penso che quello che mi ha sorpreso di più è stata la
velocità con cui lui era in grado di spostare l'energia nella venue. Ha
iniziato con “Watching the River Flow”, picchiava sul pianoforte e
belava, “che cosa c'è che non va con me?”.
Non ho molto da dire ...tutti erano in piedi seguendo il ritmo. Certo, è
come se stesse predicando dal pulpito. Eppure, Dylan e il pubblico
sembra alimentarsi a vicenda.
It Ain’t Me Baby è stata un pò svogliata e soffriva degli evidenti
limiti vocali di Dylan, ma poi è tornato al centro della scena per
Things Have Changed e Tangled Up in Blue ben eseguite, sputando fuori il
testo delle canzoni con convinzione, mentre la band era stretta dietro
di lui, con una eccellente interazione tra Charlie Sexton e Donnie
Herron. A questo punto, le cose
stavano andando meravigliosamente bene. Ma sapevo che non poteva durare.
Lo showman Bob scompare per un pò e al suo posto salta fuori un Bob
selvaggio, mercuriale e caotico. Honest With Me è senza una meta e
indecifrabile. Ma non è niente in confronto alla catastrofe che è
arrivata dopo un paio di canzoni: Bob inizia a martellare le stesse tre
note di un accordo che sembra non avere alcun rapporto con ciò che il
resto della band sta suonando. Thelonius Monk? Direi più Thelonious
Scimmia. Donnie
Herron sbirciava costantemente oltre la spalla di Dylan sperando un
qualche tipo di segno per capire qualcosa.
Che cosa è? Desolation Row? ... Just Like Tom Thumbs Blues ...
Il bassista Tony Garnier guardava perplesso. Sapeva che probabilmente non
poteva imbrigliare il suo capo in questa canzone. Infine, si sente dire:
'ain't it just like the night ..” Ciò rende possibile tentare
l’identificazione, Visions of Johanna, ma la melodia e il ritmo
rimangono M.I.A. (Missing In Action) per tutta la durata della canzone.
Invece, impetuoso e infantile, Dylan continua con il suo sconsiderato
lavoro molesto e atonale sui tasti, allegramente soffocando e
confondendo i membri della band. Non c'è stata una sola persona nella sede che
non abbia tirato un sospiro di sollievo alla fine di questo abominio, forse
Bob Dylan, ma questo è tutto.
E tuttavia, in mezzo alle due catastrofiche canzoni, Dylan ha infilato
una sensibile e immediatamente riconoscibile escuzione di Joey che ha
visto cantare anche alcuni di noi tra il pubblico. Vai a capirlo.
E Simple Twist of fate è stata ben eseguita con Bob alla chitarra
solista con un tocco sorprendentemente abile. Dopo aver allontanato
l'ultimo dei miscredenti, la catarsi di Dylan del caos
era apparentemente completata e il resto del concerto è continuato con una
versione stellare di All Along the Watchtower e di Ballad of a Thin Man. Il
mio amico si premeva fortemente le mani sulle orecchie. Ci sono molte
testimonianze, nel giornale locale del giorno dopo, di quelli che se ne
sono andati dopo dopo tre o quattro canzoni, scontenti, disgustati e
sgomenti. Mancava solo di leggere: Dylan è andato elettrico. Ehi, Dylan è
stato sul palco per circa 90 minuti e ci ha dato una grande ora. Infine,
alcune riflessioni sul palco e
l’illuminazione: C’erano svariati specchi nella parte anteriore del
palco puntati verso il pubblico. E per una buona parte dello spettacolo,
la band era retroilluminata, con quelle luci forti puntate verso di noi.
Ho pensato che questa disposizione fosse pe, r scoraggiare quelli che
volevano prendere fotografie. Ma potrebbero anche essere un messaggio, un promemoria che in realtà siamo tutti qui
per sentire la musica
- e la musica è il suono - non è il vedere, non è lo spettacolo. Bravo,
Mr. Dylan! In verità, non hai pari.
Venerdi 12
Ottobre 2012
Calgary, Alberta - Scotiabank
Saddledome - October 10, 2012
1. Watching The River Flow
2. It Ain't Me, Babe
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Honest With Me
6. Joey
7. Beyond Here Lies Nothin'
8. Visions Of Johanna
9. Highway 61 Revisited
10. Simple Twist Of Fate (Bob on guitar)
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower
Caro Mr. Tambourine,
mi sembra di cogliere un esempio abbastanza calzante della sincerità
dell'intervista di Dylan. Nella prima parte della traduzione, (alla
domanda se pensa che la sua musica dopo il 97 continui ancora a
riflettere gli umori dell'ambiente sociale circostante come negli anni
60') Bob dice: la mia musica è personale, non comunitaria. Questa frase
potrebbe essere fraintesa, ma lui precisa subito: "Quello che devi
ottenere e’ che il pubblico senta le proprie emozioni. Ma l’artista, se
sta facendo quello che deve fare, non sente emozione alcuna. E’ come una
specie di alchimia che un artista ha." Lo stesso concetto lo possiamo
trovare in uno stralcio del testo "The History Of The Blues: The Roots,
The Music, The People di Francis Davis":
[Un performer blues è come un medico che prescrive il blues come cura
per il blues, dice Roosevelt Sykes a Margaret McKee e Fred Chisenhall,
gli autori di Beale Black and Blue. "Un medico che studia medicina non è
malato, ma studia medicina per aiutare le persone." spiega Sykes. "Un
suonatore di blues, non ha nessun blues, ma suona per la gente che ha
problemi .. .
Come il medico, che lavora dall'esterno del corpo verso l'interno del
corpo. Ma il blues lavora sull'interno dell'interno. Vedi?" Sykes ha
continuato a dire che praticamente tutti quelli che avesse mai
incontrato avevano il blues, tra cui "migliaia di persone preoccupate
dalla morte, per la casa finita bruciata, per aver perso la loro
famiglia", che non riuscivano a suonare o cantare neanche una nota.
Quello era il lavoro di Sykes. In altre parole, il blues a livello
professionale non è mai solo espressione del sé. E non è necessariamente
solo l'interprete blues che ha preso il blues: lo hanno preso anche i
suoi o le sue ascoltatrici. Lui o lei cantano dal loro punto di vista.
Come nota Charters Sam, riferendosi al rimuginare di Lonnie Johnson,
autore degli anni 30' dalla misoginia sfegatata, "Nonostante tutto
quello che è stato scritto sui cantanti blues e sulla loro onestà, la
maggior parte dei blues è metaforica." Secondo Charters, questo
significa spesso che "il cantante sta solo riflettendo lo stato d'animo
del pubblico. "Un folklorista potrebbe modificare quest' ultima
affermazione leggendola come "lo stato d'animo della sua comunità,"
essendo il cantante un membro di tale comunità. Che il punto di vista
espresso dai testi di una canzone possa non essere quello del cantante è
probabilmente vero per tutte le forme di canzone popolare, incluso il
rock n 'roll. Ma una differenza tra il blues e il rock degli anni
cinquanta è che quest'ultimo ha raggiunto prima la maggior parte di
coloro che sono diventati il suo pubblico via radio o attraverso il
giradischi - due forme di mass media che estendevano il concetto di
"comunità" al di là di una definizione significativa.]
Ora, per esempio, grazie a una segnalazione su Expectingrain, si sa che
probabilmente la prima linea di Roll On John ha a che fare con Oh!
Doctor The Blues (1926) proprio di Lonnie Johnson:
Oh doctor, doctor, tell me the time of day.
Oh doctor, tell me the time of day.
All I wants is a good drink of whiskey, to drive my blues away
Oh doctor, doctor, tell me the time
of day.
Oh doctor, tell me the time of day.
All I wants is a good drink of whiskey, to drive my blues away.
Some people say, that it's women, wine, and song.
Some people say, that it's women, wine, and song.
But it's the blues and whiskey, that lead another good man wrong.
People when you get worried, you have to drink sometime.
People when you feel worried, you have to drink sometime.
When this blues, love, and whiskey, gets drunk with your mind
Come dire che Bob, oltre che il suo, esprime il senso di smarrimento
provato dalla gente per la morte di Lennon. E dimostra un'ottima
coerenza di pensiero.
(Qui sotto riporto il testo originale dello stralcio, così potrai
controllare, non mi fido molto delle mie doti di traduttore.....)
[A blues performer is like a doctor who
prescribes the blues as a cure for the blues, Roosevelt Sykes told
Margaret McKee and Fred Chisenhall, the authors of Beale Black and Blue.
"Doctor studies medicine course he ain’t sick, but he studies medicine
to help them people." Sykes explained. “A blues player ain’t got no
blues, but he plays for the worried people.. . .
Like the doctor works from outside of the body to the inside of the
body. But the blues works on the insides of the inside. See?”. Sykes
went on to say that practically everyone he’d ever met had the blues,
including “thousands a people worried to death, house done burned down,
lost their family,” who couldn’t play or sing a lick. That was Sykes’s
job. In other words, the blues at the professional level is never just
selfexpression. It isn’t necessarily just the blues performer who’s down
with the blues: it's his or her listeners too. He or she is singing from
their point of view. As Sam Charters put it, referring to Lonnie
Johnson’s brooding, borderline misogynist recordings of the 1930’s,
“Despite all that has been written about blues singers and their
honesty,’ most of the blues is metaphoric.” According to Charters, this
often means that "the singer is only reflecting the mood of the
audience.” A folklorist might amend this last statement to read “the
mood of his community,” the singer being a member of said community.
That the point of view expressed by a song’s lyrics might not be the
singer’s is probably true of all forms of popular song, including rock
n’ roll. But a difference between the blues and fifties rock was that
the latter first reached most of those who became its audience via radio
or phonograph records— two forms of mass media that stretched the notion
of “community” beyond meaningful definition.]
ciao, Miscio
Non posso
fare altro che complimentarmi con te! Alla prossima, :o)
Edmonton, Alberta - Rexall Place -
October 9, 2012
1. Watching The River Flow
2. Love Minus Zero/No Limit
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. John Brown
6. Mississippi
7. Summer Days
8. Nettie Moore
9. Highway 61 Revisited
10. Shadows (song by Gordon Lightfoot - Bob said it was a request)
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower
Dylan sorprende i fan con una cover di
una canzone dal suo 'mentore'
Ancora una volta, Bob Dylan non ha eseguito nessuna canzone del suo
nuovo album al concerto di Edmonton, Alberta, la notte scorsa. Tuttavia
i fans hanno assistito a qualcosa di ancora più speciale.
Dylan ha avuto una inaspettata "richiesta" alla show, secondo quanto
riportato su Bob Links. E' stata la prima volta che ha suonato dal vivo
"Shadows", una canzone del cantautore canadese Gordon Lightfoot.
Dylan è stato un grande fan di Lightfoot, anche coverizzando "Rain Early
Morning" su "Self Portrait" nel 1970, e l'esecuzione di "I'm Not
Supposed to Care" sul palco. Lightfoot, come Dylan, ha avuto Albert
Grossman come manager.
Nel 1986, Dylan Lightfoot è stato inserito nella Hall Of Fame Canadian
Music con la motivazione "una persona di raro talento." Lightfoot fece
una comparsa in uno show della Rolling Thunder Revue al Maple Leaf
Garden nel 1975, e la sua cover di "Ballad In Plain D" è apparsa nel
film "Renaldo & Clara". Si è anche esibito suonando "Just Like Tom Thumb
Blues" al The Tonight Show con Johnny Carson, e più recentemente ha
fatto una cover di "Ring Them Blues" sull'album "Waiting For You".
Dylan ha elogiato diverse volte Lightfoot, una volta disse: "E’
diventato un mentore molto tempo fa. Penso che probabilmente lo sia
ancora oggi". Dylan ha avuto questo da dire su Lightfoot, e "Shadows",
nel 2009:
• Bill Flannigan: Chi sono i tuoi autori preferiti?
• Bob Dylan: Buffett credo. Lightfoot. Warren Zevon. Randy (Newman).
John Prine. Guy Clark. Questi tipi di scrittori. ...
• BF: Tu e Lightfoot siete sulla via del ritorno.
• BD: Oh si. Gordon è stato in giro tutto il tempo come me.
• BF: Quali sono le tue canzoni preferite di Gordon?
• BD: "Shadows", "Sundown", "If You Could Read My Mind". Non riesco a
pensare ad una che non mi piaccia.
Ciao, innanzittutto complimenti per il
sito, da quando l'ho scoperto più di un decennio fa, credo, è stata la
mia prima fonte di informazioni su Bob Dylan. E ancora oggi trovo sempre
le cose più interessanti sul nostro grande cantautore.
Volevo segnalare, chiedo scusa non vorrei sembrare lezioso, che manca
ancora la traduzione della terzultima e penultima strofa di "Roll on,
John". Ho provato a dare una mia traduzione ma nei confronti del
menestrello sono sempre intimorito a tradurre i suoi versi, mentre noto
che ci sono sul sito altre persone assai più brave di me a renderne in
italiano il senso polifonico.
Grazie, e continua così!
Antonio Varriale
Hai perfettamente ragione
Antonio, ho talmente tanto da fare che a volte non mi accorgo di fare
queste dimenticanze. Ti ringrazio, almeno ho potuto correggere ed
evitare altre figure da fesso in futuro. Alla prossima, :o)
Mercoledi
10
Ottobre 2012
Saskatoon, Saskatchewan - Credit Union
Centre - October 8, 2012
1. Watching The River Flow (Bob on
keyboard, Donnie on lap steel)
2. Man In The Long Black Coat (Bob on grand piano, Donnie on lap steel,
Stu on acoustic guitar)
3. Things Have Changed (Bob center stage with harp, Donnie on pedal
steel, Stu on acoustic guitar)
4. Tangled Up In Blue (Bob center stage with harp, Donnie on pedal
steel, Stu on acoutic guitar)
5. The Levee's Gonna Break (Bob on grand piano, Donnie on electric
mandolin, Stu on white Fender, Tony on standup bass)
6. Shelter From The Storm (Bob on grand piano, Donnie on pedal steel,
Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
7. High Water (For Charley Patton) (Bob on white Fender guitar then
grand piano, Donnie on banjo, Stu on white Fender, Tony on standup bass)
8. Visions Of Johanna (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin,
Stu on acoustic guitar)
9. Highway 61 Revisited (Bob on grand piano, Donnie on pedal steel, Stu
on Gibson acoustic)
10. Ain't Talkin' (Bob on piano, Donnie on viola, Stu on acoustic
guitar)
11. Thunder On The Mountain (Bob on grand piano, Donnie on lap steel,
Stu on white Fender)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp then grand piano,
Donnie on lap steel, Stu on white Fender)
13. Like A Rolling Stone (Bob on grand piano, Donnie on pedal steel, Stu
on black and white Gibson hollow body electric, Tony on Red Rickenbacker
bass)
14. All Along The Watchtower (Bob on grand piano, Donnie on lap steel,
Stu on white Fender, Charlie on white Fender, Tony on Red Rickenbacker
bass)
(encore)
15. Blowin' In The Wind (Bob on grand piano then center stage with harp,
Donnie on violin, Stu on acoustic guitar, Tony on white 6 string Fender
bass)
N.B.: Charlie, che al
momento sembra essere stato messo in "isolamento" proprio come accadde
l'anno scorso, non viene citato nemmeno di striscio. Questa cosa avrà
uno strascico? Ci sarà rottura fra Bob e Charlie?
Ho letto molte recensioni di "Tempest", anche quelle che non ho postato
perchè sapevano di copia-incolla con qualche aggiustamento personale, ne
ho ricevute a migliaia in questo mese, naturalmente ho postato quelle
che ho ritenuto più interessanti, ma questo non vuol dire che le altre
non lo erano. Comunque ho voluto fare un esperimento, ho preso tutte le
opinioni, le ho buttate in un frullatore e ne è venuto fuori l’articolo
sottostante, non è tutta farina del mio sacco naturalmente, c’è un pò di
plagio quà e là, qualcuno potrebbe riconoscere le sue parole camuffate
fra le mie, ma fondamentalmente è quello che penso anch’io.
"Tempest", il 35esimo album in studio, è arrivato dopo 50 anni di
onorata carriera alla bella età di quasi 72 anni, uscito l’11 settembre
proprio come nel fatidico 2001 per "Love & Theft". Sarà solo una
coincidenza? "Tempest" è un album bellissimo, tra i migliori di Dylan, a
un passo dal capolavoro, è il disco della maturità, del dolore, della
rabbia, soprattutto un disco profondamente oscuro, che racconta vecchie
storie, di grandi navi che affondano con tutto il loro carico umano di
speranze e delusioni, come spesso accade nella vita. Parla di rovine, di
decadenza e della cattiveria della società, del crollo della lealtà e
dei suoi simboli che portano al termine delle speranze.
Personaggi veri e di fantasia si mischiano in un gorgo senza fine che
tutto trascina al fondo, il Titanic, John Lennon, le città agli
sgoccioli della civiltà, dove ogni cosa si paga
col sangue, anche se col sangue di qualcun’altro. Storie vecchie come il
mondo, di triangoli amorosi che finiscono in tragedia pura, tra omicidi
spietati e suicidi indotti dal rimorso.
La scena raccontata da Dylan è alla “desolation row”, e per questo il
Nostro la narra con tutto il dolore e tutta la rabbia di cui è capace,
con la sua voce fangosa, afona e roca, una raspa fastidiosa e
coinvolgente, affascinante nella sua bruttezza e nella sua capacità di
emozionare come nessun’altra, rifacendosi a suoni e stili ormai passati,
forse quelli della sua infanzia, dove il suono era crudo e non
arricchito dalle maestose sale d’incisione odierne con migliaia di
sovraincisioni che creano una inattacabile fortezza sonora. Dylan sembra
marciare in senso contrario alle tendenze e alla civiltà che avanza
distruggendo quello che le generazioni precedenti avevano costruito, ma
non sempre stato così? A lui interessa comunicare quello che c’è dentro
la sua anima e la sua mente, ma a modo suo come ha sempre fatto, non
sempre viene capito al volo, è vero, i suoi testi vanno girati e
rigirati per trovare il codice d’accesso al significato, idem per le sue
motivazioni. L’attuale suono è un mix tra le radici americane della
musica, Modern Times e Together Through Life, a volte ingentilito e
invece in altre occasioni volutamente esasperato nella sua efficiente
povertà e spontaneità.
Il disco comincia in modo divertente con "Duquesne Whistle", un vecchio
shuffle che ti cattura immediatamente, ti strappa un sorriso, ti strizza
l’occhio, sembra dire “vedi che il vecchio Bob c’è sempre?”, canzone e
suono dei bei tempi andati, che fa degna coppia con lo swing aggrazziato
di sapore old-jazz e l’eleganza stile crooner di "Soon After Midnight".
Duquesne potrebbe essere una Università di Pittsburgh, una città
fantasma in Arizona, un piccolo villaggio del Missouri, una piccola
città in Pennsylvania, ma già in questi primi due brani c’è tutto il
Dylan di oggi. Ci sono le storie che ti portano a percorrere una "lunga
e stretta via", c’è il rimpianto e l’amarezza di quegli “Anni lunghi e
sprecati”, c’è la rabbia di "Pago col sangue". Un percorso che conduce
pian piano all’interno della “Città scarlatta”, luogo inquietante, con
strade che han nomi che è meglio non pronunciare, un mix quasi
fotografico di momenti dove il disagio ti salta addosso, dove le parole
sono dure, dove piangere è quasi proibito, una città popolata da miserabili di
ogni sorta che tirano avanti tra alcolici, stupefacenti e folate di
vento gelido che rendono l’esistenza più penosa. Ci sono i fantomatici
"Early Roman Kings" un blues che più blues non si può, i re romani sono
una famigerata gang del Bronx? O la trasposizione metaforica dei prelati
del Varticano con i loro collegamenti con la mafia? Le domande sorgono
spontanee mentre la voce di cartavetrata di Dylan esegue un cover
personalizzata di Mannish boy, di I’m a man o di una nuova Hoochi
Coochie Man.
Ed ecco apparire in mezzo a tutto questo disastro il lato
cinematografico e favolistico di Dylan, che ormai è padrone assoluto di
chi l’ascolta con una ridda senza sosta di personaggi veri e bizzarri,
felici e disperati, veri o inventati, la realtà che si fonde con la
favola, il mito, il cinema e la poesia. Dylan dimostra che nessuno è
crooner come lui, nessuno racconta le storie come lui, nessuno le canta
come lui, nessuno le scrive come lui. Dylan naviga nel suo mare
personale, dove le vele lo portano dove vuol lui e non dove vuole il
vento, celestiale nocchiero di una nave in gran tempesta con suo carico
mortale di cento e cento spiriti, dove la morte è l’atto finale senza
allegorie, la morte è reale, raccontata quasi con il distacco tipico
del cronista televisivo. “Tin Angel” e “Tempest” possono annoiare o
lasciare sconvolto l’ascoltatore, non c’è via di mezzo, non c’è pietà
per nessuno, Dio e gli Angeli guardano da un’altra parte mentre la
tragedia si consuma in tutta la sua drammaticità, migliaia di vite
stanno per essere sacrificate alla vanità umana ed alla boria babilonese
di arrivare al cielo per dimostrare a Dio che l’uomo è fatto a sua
immagine e somiglianza, che l’uomo può tutto, che la mente concepisce e
la mano costruisce senza la conoscenza necessaria. Cose che stupiscono?
Assolutamente no, il Titanic sarebbe affondato anche senza scontrarsi
con l'iceberg,
sarebbe stata solo questione di tempo, poi si sarebbe certamente spezzato in due
a causa dall’arroganza, dell'ignoranza e della brama di accomulare
denaro facile risparmiando sui materiali e le strutture dei suoi costruttori, un immenso colosso
dai piedi d’argilla che sarebbe imploso su se stesso.
E come se tutto questo non fosse sufficiente, ecco apparire il viso
familiare di Lennon, ecco che Dylan si mette a raccontare un’altra storia
di morte, la morte di un amico, la fine di un sogno che si era
trasformato in un incubo, la fine di un'utopia per rientrare nella nuda
realtà.
“Non mollare John” lo incita ancora Dylan a distanza di trent’anni,
“Tieni Duro”, avevi ragione tu, anche se un fanatico ti ha sparato nella
schiena come il peggiore dei vigliacchi. Sembra di vederlo il caro
vecchio John, protagonista principale delle pazze pensate di Yoko,
sorvegliato speciale dell' F.B.I con tanto di Dossier segreto per il suo desiderio di pace che
inevitabilmente si scontrava con le necessità dei padroni della guerra,
e stranamente, dopo M.L. King ed i Kennedy, ecco di nuovo qualcuno che spara.
Solo casualità? Chi
può dirlo, si accettano scommensse, “Ti hanno legato le mani e
ti hanno chiuso la bocca, non c’era via d'uscita da quella caverna
profonda e oscura” dice Dylan, anche il "menestrello" dubita o son solo parole
casuali? Forse Dylan ha preso atto che prima o poi dovrà andare a
reincontrare John in qualche angolo del cielo? Perchè 30 anni dopo? Perchè
lo spirito di John ha vinto e sconfitto la morte che tutto vorrebbe
cancellare? Le parole di Imagine sono la risposta vincente, nessuno
potrà mai cancellare il suo sorriso sornione di Lennon, potrà spegnere la luce di
quegli occhi nascosti dietro gli occhialini rotondi, il suo abito bianco
e le sue scarpe da tennis continuano a vagare per New York, John è morto
viva John, John è più che mai vivo, continua così John.
Dylan termina la sua lunga sequenza di sangue e dolore con questa
canzone, chiude un grande album che fa pensare, ci obbliga a guardarci
nello specchio per vederci come siamo realmente, incapaci di uscire
dalla desolazione morale e materiale che ci circonda, che lui ci ha
costretto a rivedere come se stessimo guardandoci allo specchio per la
prima volta. Non è il disco che voleva lui ha detto, Tempest fa venire i
brividi, e se fosse stato come voleva lui? Non oso pensarci.....
L'articolo che gentilmente mi hai segnalato era
già stato pubblicato da Maggie's Farm in due spezzoni e in date diverse,
perchè così li aveva scritti il Prof. Carrera, con i seguenti titoli:
"Tempestoso Dylan" il 13 settembre 2012 e "L’intervista dopo la
tempesta" di lunedi 1 ottobre 2012. Quello che appare sul tuo blog è la
fusione dei due scritti in uno solo, comunque ti ringrazio della
segnalazione. Alla prossima, :o)
Blowin' in the Wind - Winnipeg, MB -
October 5, 2012
Martedi 9
Ottobre 2012
Croatia vs.
Bob Dylan
Now there is this story of Croatia really pissed off vs Bob Dylan. I
believe that Bob had not the slightest intention to hurt the Croatian
People, probably he meant to say that all that remain after a war may
enter naturally in the blood and in the minds of those who have fought
and lived those events, for better or for worse. In Italy, 70 years
later, people still remember the sad years of the WW II and the
vicissitudes through which the fascism brought us. Many Italians have
not forgotten, we can rightly say, those who have lost sons, husbands,
parents or friends may be they have no more desire for revenge, but to
forget those facts is impossible. Same thing for the Jews who have lived
on their skin the atrocities and horrors of the Nazi death camps. The
Jews have accepted the reality, but i'm almost sure they have not
forgiven and forgotten, that enormous tragedy has become part of their
DNA and it is normal to feel that sensation in their blood. The same
thing for the American slaves’ sons, try to ask to a black American if
the blood of the slaves does not still flows through his veins. I think
that to do misdemeanors is a thing common to all People of the world, no
people, races or tribes on the earth’s face has been free from this kind
of crimes from when men discovered that they could use a piece of bone
or a stick as a weapon to kill or get food, and that is a war that
continues by two or three million years. Surely Dylan has to be more
careful in his spoken, especially knowing that these statements,
inevitably, would been around the world, howewer Radio Split can delete
Dylan's songs from his programs, but at the same time Split Radio should
broadcast a program maybe just to refresh the memory to the whole world
about the Ustasha and Ante Pavelic.
Now, even without the slightest intention to offend, the omelet was
made, now the egg must be eaten, digested and, in some way, evacuated,
so there will be no more discussion about this bad story.
Mr.Tambourine
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° La Croazia contro Bob Dylan
Ora c’è questa storia della Croazia incazzata nera con Bob Dylan. Io
credo che Bob non avesse la minima intenzione di offendere i Croati,
probabilmente intendeva dire che tutto quello che rimane dopo una guerra
entra naturalmente nel sangue e nella testa di chi l’ha combattuta e
vissuta, nel bene e nel male. In Italia, dopo 70 anni, la gente ricorda
ancora i tristi anni della II guerra mondiale e le vicissitudini
attraverso le quali ci portò il fascismo. Molti italiani non hanno
ancora dimenticato, giustamente potremmo dire, chi ha perso figli,
mariti, parenti o amici forse non avrà più desiderio di vendetta, ma
dimenticare è un’altra cosa. Stessa cosa per gli Ebrei che hanno vissuto
sulla loro pelle le nefandezze e gli orrori dei campi di sterminio
nazisti. Gli Ebrei forse hanno perdonato, dimenticato no di sicuro,
quella tragedia è entrata a far parte del loro DNA ed è normale che la
sentano nel sangue. Stesso discorso per l’America schiavista, chiedete
ad un nero americano se il sangue degli schiavi non scorre ancora nelle
sue vene. Credo che sbagliare sia cosa comune a tutti i popoli, nessuno
ne è stato indenne, da quando l’uomo ha scoperto che poteva usare un
pezzo d’osso o un bastone come un’arma per uccidere e procurarsi il cibo
cominciò una guerra che dura da due o tre milioni di anni. Forse i
Croati hanno avuto motivo di offendersi, forse Dylan doveva essere più
accorto, specialmente nel rilasciare dichiarazioni che inevitabilmente
avrebbero fatto il giro del mondo, però Radio Spalato, oltre che
cancellare le canzoni di Dylan dai suoi programmi,
dovrebbe mandare in onda un programma magari solo per rinfrescare la
memoria al mondo intero su chi erano gli Ustascia e
Ante Pavelic. Ormai, anche senza la minima intenzione di offendere,
la frittata è stata fatta, ora si tratta solo di mangiarla, digerirla ed
in un certo qual modo evacuarla, così non se ne parlerà più.
Questo era il mio primo concerto di Dylan dopo quello alla Kool Haus in
Toronto nel marzo 2004. Quello fu un bello spettacolo - ed ero così
vicino - che pensai – non avrò più bisogno di vedere un altro show in
futuro. Ma questo succedeva tre grandi album fa, in più Knopfler stava
inixiando, quindi ...
Mark Knopfler e la sua band sono stati superlativi. Non recensirò
nessuna canzone, ma il suono era impeccabile. Il mio amico Bill era in
paradiso. “Privateer” è stato un highlight.
Dopo una pausa di più o meno mezz'ora, Bob e la sua band sono saliti sul
palco mentre Stu Kimball, che era entrato per primo, suonava alcuni liks
di chitarra blues davvero buoni. Bob era li davanti a me, e sembrava in
forma. Il mio primo pensiero è stato – ha un aspetto molto alla Rolling
Thunder Revue.
Ha aperto con Watching the River Flow, all'organo. Una versione, forte,
con un grande cantato. ho notato subito che Bob era molto alto nel mix, e
le chitarre erano troppo basse. Per le mie orecchie comunque. Ma questo
squilibrio è continuato per tuttto lo show, veramente.
Avevamo posti davvero buoni, al centro della 4° fila, ho potuto vedere
tutto bene. Bob era infuocato, sorrideva a Tony e Donnie. Sembrava avere
poca interazione con Charlie e Stu, cosa che mi ha sorpreso. Ma questo
cosa sarebbe continuare per tutta la notte.Chitarra elettrica per “It
Ain`t Me Babe” e “Things Have Changed” e la gente alzava le mani
applaudendo. Bello vedere Bob con una telecaster. La sua chitarra era
fragorosa e forte.
Poi si è seduto al pianoforte a coda, era chiaro che sarebbe stato
molto alto nel mix. Ogni plunk su un tasto del pianoforte era un
ruggito. Bob era lo strumento più rumoroso sul palco. Ha suonato come un
jazzista, tirando fuori piccoli riff e alcune svisate. Erano
interessanti e guidavano la band, ma era a volte difficile distinguere i
ragazzi. Ci sono stati alcuni momenti “interessanti”. Bob cantava alla
grande e la band cercava di seguirlo da vicino come al solito. Posso
solo supporre che questo mix sia stato voluto così da His Bobness,
perchè nessun tecnico del suono potrebbe sistemare un mixer in quel modo
tanto sfasato.
Questo problema del mix è venuto fuori alla grande durante “Tangled up
in Blue”. I riff di chitarra erano bassi e i tasti di Bob erano super
fragorosi. Cercare di seguire i cambi di accordo era stato davvero
dura.Poteva vedere i membri della band che facevano del loro meglio per
sentirsi e seguirsi l'un l'altro. Era questo il mix che avevano provato
nel sound check?
Bob stava avendo nuovamente un grande momento, come un bambino col suo
nuovo giocattolo.
Muoveva le gambe, tirava calci, suonava con una mano sola. Si muoveva in
modo Chapliniano. Se avessero regolato un pò il mix sarebbe stato un
pezzo killer. E’ stato come è stato, ma non come avrebbe dovuto essere.
Questo è successo più e più volte.
Il che non vuol dire che non mi sia piaciuto lo show. Bob era davvero si
era calato in esso.
“Ballad of a Thin Man” è stata la migliore performance di Dylan che
abbia mai visto in 6 shows negli ultimi 27 anni. Lui ha veramente
suonato alla grande l’armonica, eccitando la folla che saltava in piedi.
E' stato fantastico, anche la band.
Highway 61 è volata alta, con buoni liks al grand piano, ma Ma Charlie
era soffocato, è stato davvero strano vederlo pennare sulle corde appena
udibile. Stessa cosa in All Along the Watchtower e Stone Rolling Stone.
Lui è un chitarrista mostruoso, ma Stu Kimball ha preso quasi tutte le
parti soliste.
Avevo sperato che facesse qualche canzone da Tempest, ma abbiamo avuto
solo “Scarlet Town”, ed era quasi perfetta. Ha scatenato un tifo molto
grande sin dalle prime battute. La gente ha ascoltato il nuovo album.
Sembrava fantastico e ho davvero sperato che Bob tirtasse fuori un paio
in più, come Pay in Blood o Dusquesne Whistle.
E' stato uno spettacolo breve, solo 15 canzoni. Compreso un molto strano
“Blowing in the Wind” come encore, che ha visto Bob alla tastierta,
suonando un ripetuto riff che la band avrebbe seguito. E così è finito
lo show.
Devo dire che lo MTS center era quasi pieno, c'era la consueta gamma di
vecchietti che hanno un che di religiosa vera e propria esperienza di
concerti di Bob. Così lo show non è stato proprio quello che mi
aspettavo, ma quando lo è con Bob? Mi sembra che stia sprecando il
talento di Charlie Sexton tenendolo in quarantena, ma questo è Dylan.
Bob, ancora nuove canzoni per favore. Ma è stato davvero bello rivederlo
con così tanto divertimento. Roll on Bob.
Salve sono Piero, e vi seguo regolarmente
sin da gli inizi ( anche se non ho mai avuto occasione di parlare ).
Per mè l'ultimo disco e un lavoro buonino, a parte 2/3 canzoni che, come
dice Greil Marcus non dicono niente, sopratutto la noiosa Tempest.
Ma sarei stato anche curioso di ascoltare le canzoni che Dylan stesso
dice di aver preparato ma poi aver messo da parte a tema religioso, alla
veneranda eta' di 71 anni credo che anche lui stia tirando le somme,
facendo un riassunto della sua vita, e forse continuare quel cammino che
non a mai lasciato col Padreterno. che ne pensi?
Piero.
Penso che chiunque, verso
dopo i 70 anni, cominci a fare un riassunto della propria vita, perchè
Bob dovrebbe fare eccezione? Greil Marcus non è un depositario della
verità, come tanti altri dice cose giuste e qualche volta delle cazzate,
quindi prendi le sue parole sempre con beneficio di inventario. Conosco
gente che scrive molto meglio di Greil Marcus, per esempio il Prof.
Alessandro Carrera, scrive meglio e si esprime meglio, e sopratutto non
ha mai scritto castronerie su Bob. Risentiti tutto l'album e cerca di
vederlo con altri occhi, Tempest è un pezzo veramente lungo, ma per
niente noioso, ha una sua ragione d'essere così, deve dare il tempo di
creare la tensione e poi stemperarla facendo capire alla gente che in
fondo si tratta di una canzone e non della tragica cronaca di un
disastro. Il mix tra personaggi veri, cinematografici o di fantasia è
l'ideale per catturare l'attenzione, creare tensione e alla fine
rassegnazione, con una piccola accusa agli Angeli che si son voltati
dall'altra parte mentre tutta quella povera gente stava morendo senza
colpa. Anch'io viorei sentire le canzoni che di sicuro Dylan avrà messo
in serbo per l'abum "come dice lui", chi lo sà, potremmo essere in grado
di sentirlo l'anno prossimo o forse non le sentiremo mai. La speranza è
semprel'ultima a morire! Alla prossima, :o)
Regina, Saskatchewan - Brandt Centre -
October 6, 2012
1. Watching The River Flow
2. Girl Of The North Country
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Ballad Of Hollis Brown
6. The Lonesome Death Of Hattie Carroll
7. The Levee's Gonna Break
8. A Hard Rain's A-Gonna Fall
9. Highway 61 Revisited
10. Simple Twist Of Fate
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower
Caro Mr. Tambourine, cara Maggie's Farm
tutta,
con questa mail vorrei solamente un po' contribuire alla discussione sul
nuovo album di Bob, "Tempest", che ho naturalmente acquistato in cd
appena uscito.
Sarò breve e riferirò solo le emozioni che ha suscitato in me
immediatamente.
Al primo ascolto mi ha sorpreso, mi ha commosso: anche io alla fine ho
pianto su "Roll On John"...
Conferma l'impressione che avevo avuto al mio primo concerto dylaniano,
al Mandela Forum di Firenze, il 18 aprile del 2009: quest'uomo è una
"Fenice di Fuoco", che sempre si rinnova e rinasce dalle proprie ceneri.
Ha una forza creativa che non ha pari: sarà a causa del suo cosiddetto
"patto col diavolo"?
Ad ogni modo, questo album è uno dei migliori che ho sentito, è
finalmente ritornato ai suoi anni '70 e '80-'90, dio mio, una summa e
insieme sintesi della sua carriera!
"Brownsville Girl", il talkin' blues, "'Cross The Green Mountain", le
canzoni che diventano dei film...Francesco De Gregori: "Dylan non ha una
voce. Dylan semplicemente è una voce. E raggiunge col suo canto
latitudini omeriche."
E' passato dalla lirica all'epica. Il ritmo rapsodico e la titanica
estensione di molte canzoni di questo disco sono pura poesia epica in
musica.
Ah, dimenticavo: la mia preferita (per ora) è "Tin Angel".
Grazie a tutti, vi leggo sempre.
Giovanni Zecchi
Caro tamburino ... mi scusi per il mio
ardire frettoloso .... .... su sto fatto della trasfigurazione ... mi
chiedo ma poi siamo tutti dei trasfigurati?? ...e cosa trasfigura? ...
la mente? ... l'anima? ...e il corpo ndò va? ... è il paradiso,
l'inferno? ... insomma l'anima al paradiso ... la mente trasmigura e il
corpo diventa polvere? .... .... ma poi ... come la mettiamo con
Sant'Agostino e con i padri della chiesa che tanto se so impegnati
sull'argomento che so costati pure un po di morti?? .... che facciamo
buttiamo tutto al mare? .... .... e poi da cristiano a cristiano ...
tutto questo è compatibile con lo Spirto Santo? .... e con Gesù? ....
nooo ... nooo ... nooo ... ... troppa confusione .... sarà che sono un
fans-dylan sempliciotto sempliciotto ma la verità è che della storia
della prematurata morte del motociclista omonimo ...non ci ho capito un
caxx ..... urge bolla dylaniana che fughi ogni dubbio interpretativo.
Con ironia, Antonio
WALLFLOWERS: "Glad All Over" - di Paolo
Vites
clicca qui
Sabato 6
Ottobre 2012
Winnipeg, Manitoba - MTS Centre - October
5, 2012
1. Watching The River Flow (Bob on keyboard)
2. It Ain't Me, Babe (Bob on guitar)
3. Things Have Changed (Bob on guitar)
4. Tangled Up In Blue (Bob on piano)
5. Tweedle Dee & Tweedle Dum (Bob on piano)
6. This Dream Of You (Bob on piano and harp)
7. Summer Days (Bob on piano)
8. Desolation Row (Bob on piano)
9. Highway 61 Revisited (Bob on piano)
10. Scarlet Town (Bob on piano, Donnie on
banjo)
11. Thunder On The Mountain (Bob on piano)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp)
13. Like A Rolling Stone (Bob on piano)
14. All Along The Watchtower (Bob on piano)
(encore)
15. Blowin' In The Wind
Debutto a sorpresa di
"Scarlet Town", prima canzone dell'album Tempest ad essere eseguita dal
vivo.
Ciao Mr. Tambourine,
ho raccolto su un blog le mie traduzioni di Tempest; se vuoi segnalarlo
sulla Farm il sito è questo:
http://alcunetraduzioni.wordpress.com.
Grazie mille per tutto quello che fai
per tutti noi dylaniani, tenendoci sempre aggiornati!
Alla prossima. Francesco Alunni
Per il momento faccio la
segnalazione, poi, con un pò più di tempo, guarderò attentamente le tue
traduzioni per vedere se posso plagiarti qualcosa per migliorare le
traduzioni di Maggie's Farm!!! Grazie, :o)
Un saluto a tutti i lettori della Farm.
Approfitto per complimentarmi per il continuo lavoro che ci sta dietro.
Mi presento: mi chiamo Marco Lava e sono un giovane scrittore, oltre che
universitario ed appassionato di Dylan.
Fin dalla mia adolescenza scrivo ascoltandolo. Non faccio copie nè
decido
cosa egli voglia dire, ma mi perdo nel suono e nelle parole più potenti
e
da lì traccio una trama.
La primissima volta che scrissi, infatti, lo feci perchè ispirato da
"One more cup of coffee", e non ho mai smesso. Ho scritto decine di
racconti
mai editi ispirati alle sue canzoni, ed ora dopo tanti anni ho scritto
un romanzo
pubblicato.
Non sono un amante dell'autoproclamazione, ma penso che a qualcuno su
questo blog
possa interessare quello che ho scritto. Si chiama Pastiche, e si snoda
in tre personaggi,
tre diversi frammenti dell'essere umano: Francis, intellettuale, è
caratterizzato
dal tipico ego solitario del Bob anni '60; Orlando, "innamorato", perde
la testa per una
Françoise Baez, cantante lirica ed allo stesso tempo militante nell'IRA;
Dylan, l'uomo di pancia, che viaggia da un punto della Terra ad un altro
nella sola
aspettativa di saziare sè stesso di vino, sesso, denaro.
Nello scrivere cito tantissimi testi di Dylan, e da altre canzoni traggo
interi
paragrafi: Senor, Rainy day woman, Tangled up in blue..... lo stesso
stile prende
spunto da quello di Bob, involontariamente, ma influenzato,
dalle mille letture dei suoi testi: per frasi spezzate,
come quello di Bob, ma in cui ogni frammento ha un suo motivo d'esserci,
e dove
i frammenti nel loro insieme formano uno schema più grande, dove tutto
ha una
propria logica ed una propria armonia.
Se qualcuno fosse interessato, lascio in basso un link.
(libro ordinabile in ogni libreria)
http://www.eraclesrl.it/index.php?page=shop.product_details&flypage=flypage.
tpl&product_id=100&category_id=11&option=com_virtuemart&Itemid=53&vmcchk=1&Itemid=53
Caro Mr.Tambourine,
vorrei far notare a Gipsy Flag che in qualche modo il Prof. Carrera ha
già un po' risposto ai suoi interrogativi. Se si legge bene
l'intervista si nota che
quando Dylan mostra il libro sulla morte del motociclista degli Hells
Angels, ride, e dice, lascia che ti mostri questa cosa qui, "potresti
voler riformulare le tue domande,
o pensarne delle nuove". Successivamente, alle richieste del
giornalista, ovviamente incuriosito da questa "trasfigurazione", lo
avverte che non si tratta di "trasmigrazione delle anime", e che: Now, you can put this together any way
you want. You can work on it any way you
want.
Possiamo lavorarci sopra come vogliamo: è un permesso e un invito.
Possiamo prendere quello che dice Dylan alla lettera e mandarlo al
diavolo, come fa quel tal Peter Higginson che pensa che Bob sia un
vampiro
perché dice che i neri sentono scorrere il razzismo nel sangue di chi
sta loro di fronte, o bandirlo come ha fatto quella radio croata solo
perché suggerisce che i serbi forse si ricordano delle stragi degli
ustascia,
o ancora pensare che sia stato trasfigurato così:
Oppure come dice Carrera nel suo ultimo intervento (e in attesa
impaziente del prossimo...), "possiamo provare a prenderlo sul serio".
E magari ricordarci che il termine greco per trasfigurazione era
"metamorfosi", e tutto ridiventa un po' più normale.
ciao, Miscio
Io credo che Bob nell'intervista
abbia volutamente forzato un pò le cose, sappiamo che Dylan quando vuole
mettere in difficoltà chi lo ascolta inizia a parlare in modo
"dylaniano", così che le cose si fanno difficili. Penso che la tua
osservazione sia validissima. :o)
Ho gia' affrontato l'argomento nella talkin'
8903 dell'1 ottobre. Qui aggiungo solo che Dylan ha sempre detto cose
strane e sconcertanti, questa della trasfigurazione non e' ne' la prima
ne' sarà' l'ultima. A me interessano solo se gettano una luce ulteriore
sulla sua opera, e come ho cercato di spiegare nella talkin' che ho
citato, credo di si', credo che questo suo delirio di trasfigurazione,
se lo vogliamo chiamare così', effettivamente fa capire meglio la sua
produzione degli ultimi anni. Il resto lo lascio a lui.
Alessandro Carrera
Caro Gypsy, scrolla la pagina di qualche giorno e rileggiti la talkin'
8903 che riporta proprio l'opinione del Prof. Carrera sull'intervista
rilasciata da Bob a RS. Miscio ha ha visto giusto nella mail qui sopra
ed io ho avallato la sua osservazione. :o)
Bob Dylan's 'Tempest': A Q&A with Greil
Marcus
The Nation. (blog)
Greil Marcus has been writing about Bob Dylan for more than forty years,
and all those pieces were collected and published in the book Bob Dylan
by Greil Marcus: Writings 1968-2010. (He's written more than a dozen
other books, including Lipstick Traces ...
See all stories on this topic »
Ti ringrazio per la
segnalazione ma la storia è in inglese, e come saprai i nostri lettori
non tutti conoscono l'inglese. Questa volta ho avuto il tempo di fare
una traduzione veloce, ma non sempre sono in grado di farla, "il tembo è
tiranna" come diceva quello coi capelli color carota! Alla prossima, :o)
Bob Dylan’s 'Tempest': Domande e
risposte con Greil Marcus
by Jon Wiener
Siamo tornati nella vecchia America con questo disco
Greil Marcus ha scritto su Bob Dylan per più di quaranta anni, e tutti i
suoi scritti sono stati raccolti e pubblicati nel libro intitolato “Bob
Dylan by Greil Marcus: Writings 1968-2010”.
(Ha scritto più di una
dozzina di libri, tra cui “Lipstick Traces” e il classico “Mystery
Train”). Ho parlato con lui di recente alla radio KPFK-FM di Los Angeles
sul nuovo album di Bob Dylan “Tempest”: il 35°album in studio, uscito 50
anni dopo il suo album di debutto nel 1962.
D: Come ti sembra Dylan in Tempest?
R: Mi sembra sempre lo stesso Dylan, sornione come è sempre stato.
Sembra che i suoi occhi emanino un luccichio, come se stesse facendoti
uno scherzo, magari a metà strada, dovi trovare la soluzione allo
scherzo da solo. Questo è sempre stato più o meno il suo modo di fare in
tutti questi anni. E lui sembra assolutamente desideroso di continuare
ad esplorare le domande senza risposta della musica che lo ha
affascinato per molto tempo, per lo più musica del passato, vecchia
musica folk americana che per prima lo ha trasformato da Robert
Zimmerman in Bob Dylan, a Minneapolis, verso la fine degli anni
cinquanta ed i primi anni sessanta.
D: Hai scritto di quella musica che tu chiami "La vecchia, strana
America," ballate che raccontano di omicidi e canzoni di catastrofi ed
inondazioni. Siamo di nuovo nella vecchia, strana America in questo
disco?.
R: Ci sono quattro o cinque canzoni di questo album che non mi dicono
niente, che sembrano molto ripetitive, canzoni con una sorta di enfasi
esagerata che non danno ciò che pretendono di contenere. Ma ci sono
altre canzoni: c'è "Long and WastedYears", "Scarlet Town", una canzone
divertente chiamata "Early Roman Kings". "Tin Angel", "Tempest" e "Roll
On John". La maggior parte di queste si rifanno a vecchie ballate
di montagna come "Gypsy Daisy", " Mattie Groves" o "Barbara Allen", e
anche "The Titanic", che non è una ballata di montagna ma una canzone
popolare che si diffuse in tutto il paese nel 1912, che è stato cantata
e registrata da innumerevoli artisti nel 1920, e lo è ancora oggi. Bob
ha preso questi brani, li ha valutati e ha detto "queste canzoni sono
incomplete, sono ancora tutte molto vaghe, sono piene di indizi ma non
entrano nello specifico. Questo significa che c'è spazio per raccontare
di nuovo queste storie in altri modi, per scavare sotto la superficie
delle storia che già conosciamo e dire: “Perché questo è accaduto?
Perché la gente ancora ne parla?"
"Long and Wasted Years" è una canzone che parla di un matrimonio ormai
morto da tempo. E' la canzone che mi ha trascinato dentro questo disco.
Semplicemente lo adoro. Devo dire che non ho ascoltato bene tutte le
parole. Non ho idea di quale storia si sta raccontando. Mi piace il modo
in cui sibila le parole del testo. Sembra Luke the Drifter, l’alter-ego
di Hank Williams. Lui suona come Elmer Gantry, è un predicatore, un
truffatore, sputa le parole tra i denti, e crede che in ogni parola che
dice. Per me questa è una una voce declamatoria, e aumenta il valore del
disco.
D: "Scarlet Town" inizia così: "In Scarlet Town, dove sono nato / Ci
sono foglie di edera e spine d'argento."
R: "Città Scarlet" è la canzone di questo album che, secondo me, è la
più notevole e la più scioccante. La vecchia ballata "Barbara Allen",
probabilmente la ballata folk più ampiamente diffusa e amata in lingua
inglese, inizia proprio con le parole “In Scarlet Town”, ma qui non sta
cantando "Barbara Allen". Non sta parlando di un giovane uomo disperato
e di una donna che lo rifiuta per poi girarsi verso il muro e darsi la
morte con un suicidio. Qui si sta parlando di cosa vuol dire crescere in
una città dove l’orrore sovrasta tutto. La canzone è affascinante, forse
una specie di cenno al proprio annientamento, o una specie fascinosa di
romanticismo che, insieme con la bruttezza, la paura e il terrore, la
rende un luogo che è impossibile dimenticare.
D: Cosa ne pensi della band su questo album?
R: La band con la quale Bob Dylan suona attualmente non è un gruppo
davvero valido. Non è una band impegnata, ad eccezione di Charlie
Sexton, la chitarra solista della band. Non c'è nessuno che abbia una
propria sensibilità individuale, la sua propria comprensione di un brano
e dove andare a prenderla per incitare e sfidare la creatività di Dylan.
La musica per la maggior parte è backup e basta. E' spesso uno schema
ripetitivo suonato più e più volte, in modo che tutta la tua attenzione
sia rivolta verso il canto e la voce. Ma Bob Dylan ha sempre cantato
meglio di così, è sempre stato più vivo, combattivo e scovava nuove
sorprese in una canzone quando la band lo sta sfidando, quando i
musicisti stanno andando da qualche parte che lui non aveva previsto.
Non credo sia quello che è successo in questo disco.
D: Ma poi abbiamo ... "Tempest", un brano di quattordici minuti, cronaca
sul naufragio del Titanic nel 1912, un valzer in 6/8 con 45 strofe.
R: Sì. Non c'è niente di noioso, e questo perché il suo impegno con la
storia che sta raccontando è totale. E' una canzone che è un po' come
l'album nel suo insieme: per i primi tre o quattro minuti si potrebbe
pensare "Be ', va bene, torno tra un minuto", ma è un brutto
avvenimento, allora si comincia a sentire un senso di orrore e di
terrore per quello che sta succedendo sulla nave. I personaggi che aveva
presentato prima vengono ora eliminati, vengono spazzati via della
canzone. Diventa come una battaglia, come una guerra, piuttosto che un
sentimentale "oh, era triste quando la grande nave è andata giù."
D: Molti critici hanno sottolineato la violenza e il numero elevato di
vittime presenti in questo album, alcuni hanno pensato che questa è
fosse una specie di contemporanea rilevanza politica.
R: Dal 2001, dopo Love and Theft, c'è sempre stata una vena di vendetta
e qualche carneficina in tutti i dischi di Dylan, tranne che per quello
di Natale (Christmas in the heart), particolare in Modern Times del
2006. Risenti "Ain’t Talkin”, una delle più grandi canzoni della sua
carriera.
D: "Scarlet Town" ti ha ricordato "Ain’t Talkin".
R: Sono molto affini. Il cantante si mette in cerca dei suoi nemici per
vendicarsi in "Ain’t Talkin" , arriva mentre dormono e fa una strage li
sul posto. Non vorrei speculare su dove questo avviene e di cosa si
tratta. E' un tema che è stato oscuro per molto tempo. Credo che Bob
Dylan viaggi sempre col suo orologio, col suo calendario. In Chronicles
parla di ciò che era così meraviglioso nell’ambiente folk del Greenwich
Village: si poteva ignorare tutto il rumore del mondo di allora, tutta
la sua presunzione, e se qualcuno ti chiedeva "Cosa c'è di nuovo? Che
cosa sta succedendo?" si sarebbe potuto rispondere " Hanno sparato al
Presidente Garfield!" Il mitico calendario di Bob Dylan era più reale
del calendario di tutti i giorni che la maggior parte delle persone
seguivano. Credo che abbia sia così anche questa volta.
Vi è un punto dell’intervista a Rolling Stone che trovo davvero
inquietante. All’inizio Dylan espone la sua interessante teoria
temporale, per cui il “vecchio” e il “nuovo” vanno a sovrapporsi, e
mentre il vecchio decade – ma ancora dura - già il nuovo si profila. Una
sorta di “piega” temporale, che Dylan utilizza per spiegare gli eventi
degli anni sessanta, che in questa visione, fino alla loro metà erano
ancora “anni ‘50” e solo nel 1966 cominciarono realmente. Si può
effettivamente riscontrare, pensando alla storia musicale di quegli
anni, come nel 1964 non ci fosse (quasi) niente (di nuovo) mentre nel
1966 c’era già “tutto” bello dispiegato – ed è dunque fondamentale
l’elaborazione compiuta nel corso del 1965, e il ruolo dello stesso
Dylan in questa elaborazione.
A un certo punto dell’intervista, secondo Mikal Gilmore, Dylan viene
preso da una specie di eccitazione o euforia, esprime il desiderio di
mostrare qualcosa, si alza, prende un libro e ne legge un brano
all’intervistatore. Il libro è quello di Sonny Barger sugli Hell’s
Angels, il brano che legge parla dell’incidente motociclistico mortale
accaduto a uno dei capibanda, dal nome Bobby Zimmerman. Dylan mette in
relazione la sua teoria temporale con questa curiosa omonimia e il suo
celebre incidente motociclistico avvenuto nel 1966, che rappresentò,
come tutti sanno, una sorta di morte simbolica. Questa omonimia e questo
rapporto tra una morte reale e una simbolica, per Dylan
rappresenterebbero un evento di natura mistica, che nell’intervista
chiama “trasfigurazione”. Incalzato dall’allibito intervistatore che gli
chiede di cosa stia parlando, Dylan infittisce il mistero, accennando
alla mistica cattolica e a concetti teologici che avrebbe letto “in un
libro trovato a Roma”. Gli editori della rivista, in una scheda sullo
Hell’s Angel Robert Zimmermann, correggono l’informazione del libro di
Barger, aggiungendo un particolare ancora più intrigante: la morte di
questo motociclista sarebbe avvenuta non nel 1964 ma nel 1961 – poco
prima cioè che avvenisse la prima “morte simbolica”, ovvero il cambio di
nome (e personalità) da Zimmerman a Dylan. “Stai facendo domande a una
persona morta da lungo tempo, a qualcuno che non esiste più”, così Dylan
si rivolge a Gilmore e la rivista mette in evidenza queste parole.
What “on hell” is happening? Dylan è impazzito? Sta provando una nuova
trovata pubblicitaria? Sta proponendoci la verifica di una oscura teoria
mistica?
Leggo questa intervista mentre sono alle prese con The ballad of Bob
Dylan, di David Mark Epstein (Arcana 2011), libro a mio parere molto
bello, tra i più belli che ho letto della serie. Nella prima parte
Epstein mette in risalto, come nessuno forse aveva fatto, le vicende
della doppia personalità Zimmerman/Dylan, che hanno caratterizzato il
periodo 1961-62. Quando Dylan aveva costruito una storia leggendaria
sulla sua persona, sostenendo di essere un orfano mezzosangue indiano
venuto dal New Mexico. Per poi ritrovarsi in forte imbarazzo quando,
sotto le luci della ribalta, pezzi della sua vera identità negata
rispuntavano fuori (ad es. la cartolina di leva che gli scivolava dalla
tasca agli occhi di una sconcertata Suze Rotolo, ecc.). Un altro
elemento intrigante che emerge dal libro di Epstein è che sembra che nel
’66 non ci fu nessun vero incidente motociclistico, a Woodstock, ma un
infortunio di banali proporzioni, che invece servì come pretesto per
“salvargli la vita” a Dylan, in una fase nella quale, all’apice del
successo, se la stava bruciando.
Dunque quest’ultima uscita su Rolling Stone aggiunge un ulteriore
elemento a quella rappresentazione della morte simbolica che lo stesso
Dylan ha alimentato, a partire dal celebre auto-epitaffio che compare su
Tarantula “Qui giace Bob Dylan, ucciso da un Edipo scartato”… Un Edipo
destituito (discarded) da chi, da colui che ha negato le sue reali
origini familiari? Misteri della Psycodylanologia.
Chiedo aiuto ai più esperti, al Prof. Carrera, se ha qualche idea su
cosa questa trasfigurazione possa essere o su quale nuova teoria (o
tempesta) temporale stia venendo alla luce…
Un caro saluto, Gypsy Flag
La settimana ventura tutti i
nostri lettori potranno trovare la traduzione completa dell'intervista,
così potranno meglio comprendere il tutto. Per la risposta del Prof.
Carrera temo dovremo aspettare la settimana l'altra perchè nella
prossima sarà impegnato in un giro di conferenze, basta avere un pò di
pazienza e vedrai che il Prof. Carrera non ti negherà la sua opinione.
Alla prossima, :O)
__________________________________________________________________________________________________
Le versioni italiane di Andrea Buriani
COME SI STA? ( Like a Rolling
Stone )
Parole e musica di Bob Dylan - Versione in italiano di Andrea Buriani
Donavi ai mendicanti, uscendo la sera,
vestivi così bene nella tua primavera,………. ora più?
Tutti gridavan : “Stai attenta ragazza,
finirai col cadere”, “ ma io non son pazza” pensavi tu.
Usavi tu rider di più
di chiunque provava a stare un po’ su.
Parlavi forte, ora non più,
Non sei più fiera, non lo sei più,
e il pasto ora vai raccattando senza più una dignità.
Come si sta?……………...
come si sta……………….
da completa sconosciuta
come una pietra che già
rotolando va.
Oh, hai frequentato, ogni migliore scuola,
dove hai imparato, a bere a fiumi da sola whisky e poi
nessuno ti ha insegnato com’è la strada,
ma dovrai imparare questa vita amara” di rischi e poi
Dicevi sempre : “compromessi mai
coi vagabondi”, ma tu realizzerai
che lui non può venderti alibi mai?
ma nei suoi occhi anche morire tu potrai,
e alla fine, un accordo poi fra di voi si farà.
Come si sta?……………...
come si sta……………….
senza saper dove si va
da completa sconosciuta
come una pietra che già
rotolando va.
Oh tu, mai lo sguardo hai girato, verso il ciglio aggrottato,
di chiunque ha provato, che sia clown o innamorato a esibirsi per te.
Quando mai hai capito che un amante impazzito
se faceva il buffone ad un pubblico allibito era solo per far ridere te.
Cavalcavi sicura il tuo cavallo cromato
col diplomatico(*) ed un siamese gatto pezzato
com’è dura ora che tu lo hai provato,
è tutto diverso da come lui ti ha parlato,
ora che ti ha preso tutto e chissà che ne farà.
Come si sta?……………...
come si sta……………….
senza saper dove si va
da completa sconosciuta
come una pietra che già
rotolando va.
Oh, se la principessa sulla torre han portato,
tra la folla qualcuno, che ha bevuto, ha pensato: “son arrivato”
Ma allo scambio dei doni, per quanto siano buoni
quel diamante serbato per le grandi occasioni …… impegnalo.
Ti divertiva, è chiaro, eri innamorata
Napoleone in stracci, con la sua parlata
corri da lui ora, senti, ti ha chiamata
nulla hai da perdere, non ti ha mai rifiutata,
sei invisibile ora, non hai segreti, nè alcuna dignità.
Come si sta?……………...
come si sta……………….
senza saper dove si va
da completa sconosciuta
come una pietra che già
rotolando va.
Spett. Maggie's Farm,
chiedo una consulenza, se possibile, circa la traduzione più precisa
possibile del verso che chiude le strofe della canzone Narrow Way perchè
non mi convince la traduzione che ho letto e cioè "Se non posso lavorare
per voi, sarete sicuramente voi a lavorare per me un giorno."
"to work up" mi pare significhi "preparare il terreno" ma "to work down"
non sono riuscito a chiarirlo: mi pare ci sia un senso più succoso di
quello che emerge dalla traduzione sopra riportata. Può essere che mi
sbagli ma...Prof. Carrera, la prego, aiuto!!!
Grazie mille dell'attenzione, Gabriele.
Caro Gabriele, come
saprai, io faccio del mio meglio ma non sono certo un'esperto in fatto
di traduzioni o interpretazioni di frasi dylaniane (ben vengano
suggerimenti in merito!!!), quindi ho sottoposto la tua richesta
all'attenzione del Prof.Carrera che, con la consueta gentilezza, ha la
pazienza di rispondere alle nostre domande, ecco la sua interpretazione:
Allora, secondo me la
frase potrebbe essere tradotta con: “Se non riesco a salire fino a te,
prima o poi sarai tu a dover scendere da me.” Ma questo non spiega
tutto. Il verso è una di quelle espressioni polisense che Dylan riesce a
tirar fuori dal niente. Qui ad esempio manca il pronome, non c’è “work
it up” o “work it down”. Dovrebbe essere dato per sottinteso che “it” si
riferisca alla “narrow way”, la “strada stretta” della virtù che porta
alla salvezza, e che molto probabilmente è in salita e ardua da
percorrere, ma il fatto che “it” non ci sia rende il verso più ambiguo.
Quindi, pur tenendo ferma la prima traduzione che ho dato, che mi sembra
la più gestibile, il verso ha anche il senso di: “Se non riesco ad
arrivare al culmine della salita dove sei tu, prima o poi sarai tu a
dover affrontare la discesa per venirmi incontro”. Ma anche (perché “to
work up” vuol dire prepararsi per una prova, come anche scaldarsi,
entusiasmarsi, eccitarsi): “Se non riesco a ‘scaldarmi’ abbastanza per
te, sarai tu che dovrai ‘raffreddarti’ per me”. Spero di aver dato
un’interpretazione accettabile. Dylan è fatto così, e chi crede che
adesso scriva cose banali perché ha rinunciato a versi come “il fantasma
dell’elettricità urla nelle ossa del tuo viso” (che si può scrivere a
vent’anni, ma a settanta no) dovrebbe ripensarci.
Un saluto a tutti, Alessandro Carrera
Da domani sarà per così dire "in
tour" per una settimana, impegnato in diverse conferenze a New York e a
Long Island sulla letteratura italiana, ma anche una a Princeton sulle
cover italiane di Dylan (Princeton, cioe' "The Day of the Locusts" e la
prima laurea honoris causa di Dylan), la prestigiosa conferenza, fa
parte di un corso sulla canzone italiana insegnato dal professor Simone
Marchesi (esperto di Dante e Petrarca, ma non solo) per il quale il
programma di italiano di Princeton ha avuto un finanziamento speciale.
Perciò, se vi trovate dalle parti di Princeton lunedi 8 ottobre, don't
dare to miss it!!!!!! Se avete qualche dubbio o qualche domanda per il
Prof. Carrera, sappiate di dover aver un pò di pazienza ed aspettare che
abbia terminato i suoi impegni prima di potervi/ci dare una risposta.
Dylan dividerà il palco ancora una volta con Mark Knopfler per il
tratto autunnale del tour 2012 che partirà domani sera in Canada da Winnipeg,
Manitoba e terminerà a New York il 21 Novembre. Non si hanno notizie di
un eventuale tratto invernale, ma è molto probabile che il tour 2012 si
concluda con il concerto al Barclay Center di Brooklin. In tutti gli
shows
è prevista la partecipazione di Knopler con la sua band. Ecco le date
previste:
10/05/12 Winnipeg, Manitoba - MTS Centre
details
10/06/12 Regina, Saskatchewan - Brandt Centre
10/08/12 Saskatoon, Saskatchewan - Credit Union Centre
10/09/12 Edmonton, Alberta - Rexall Place
10/10/12 Calgary, Alberta - Scotiabank Saddledome
10/12/12 Vancouver, British Columbia - Rogers Arena
10/13/12 Seattle, Washington - KeyArena
10/15/12 Portland, Oregon - Rose Garden
10/17/12 San Francisco, California - Bill Graham Civic Auditorium
10/18/12 San Francisco, California - Bill Graham Civic Auditorium
10/19/12 Berkeley, California - Greek Theatre
10/20/12 Sacramento, California - Power Balance Pavilion
10/22/12 Santa Barbara, California - Santa Barbara Bowl
10/24/12 San Diego, California - Valley View Casino Center
10/26/12 Los Angeles, California - Hollywood Bowl
10/27/12 Las Vegas, Nevada - Mandalay Bay Events Centerl
10/29/12 Broomfield, Colorado - 1st Bank Center
10/30/12 Broomfield, Colorado - 1st Bank Center
11/01/12 Grand Prairie, Texas - Verizon Theatre
11/02/12 Tulsa, Oklahoma - BOK Center
11/03/12 Omaha, Nebraska - CenturyLink Center
11/05/12 Madison, Wisconsin - Alliant Energy Center
11/07/12 St. Paul, Minnesota - Xcel Energy Center
11/08/12 Milwaukee, Wisconsin - BMO Harris Bradley Center
11/09/12 Chicago, Illinois - United Center
11/10/12 Chicagoland area, Illinois - (unconfirmed)
11/12/12 Grand Rapids, Michigan - Van Andel Arena
11/13/12 Auburn Hills, Michigan - The Palace of Auburn Hills
11/14/12 Toronto, Ontario - Air Canada Centre
11/16/12 Montreal, Quebec - Centre Bell
11/18/12 Boston, Massachusetts - TD Garden
11/19/12 Philadelphia, Pennsylvania - Wells Fargo Center
11/20/12 Washington, DC - Verizon Center details
11/21/12 Brooklyn, New York - Barclays Center
E’ TUTTO A POSTO, ORMAI ( Don’t Think Twice It’s All Right )
Parole e musica di Bob Dylan, versione in
italiano di Andrea Buriani
Non serve a star seduti a interrogarsi
non serve, quasi mai.
Non serve a star seduta a interrogarti.
Non capisci ? Capirai .
Quando il gallo canterà ad un’alba che verrà,
guarda alla finestra e lontano sarò già.
Sei tu il motivo per cui io vado via,
ma non ci pensare, è tutto a posto, ormai.
Non serve che tu accenda la tua luce,
nei tuoi occhi, non l’ho vista mai.
Non serve che tu accenda la tua luce
oltre il buio sarò già .
Fino all’ultimo ho sperato che arrivassi a dire o fare
qualcosa che mi desse motivo per restare,
ma non ci siam mai detti : “Sai? Per te io morirei”.
ma non ci pensare, è tutto a posto, ormai.
Ti prego non chiamarmi col mio nome
come mai hai fatto tu .
Ti prego non chiamarmi col mio nome
non lo vorrei sentire più .
Mi sto chiedendo ora, sulla strada che ho voluto,
se è la donna che ho amato la bambina che ho perduto.
Le ho dato un giorno il cuore e la mia anima ha spremuto,
ma non ci pensar, è tutto a posto, ormai.
Ed ora me ne andrò per la mia strada.
Dove porta? Lo sa sol Dio.
E dirti “Ciao” mi sembra esagerato
Così ti dico solo “Addio” .
Non voglio ora dire che mi son trovato male,
ma avresti anche potuto per un pò lasciarti andare.
Del tempo mio prezioso mi hai fatto sol sprecare,
ma non ci pensare, è tutto a posto, ormai.
Abbiate ancora un pò di pazienza, è in
arrivo sul treno di Duquesne la traduzione completa delle oltre 10
pagine di intervista che Dylan ha rilasciato alla rivista Rolling Stone.
Per troppo tempo, a partire probabilmente dai primi anni 80, gli album
di Bob Dylan hanno smesso di interessare più di quel tanto.
Forse era la prolungata predicazione basata sul fuoco dell’inferno e
sullo zolfo del predicatore cristiano rinato Bob Dylan, forse era il
cambiamento degli stili musicali, forse le canzoni erano semplicemente
mediocri, ma gli album di Dylan avevano smesso di essere un evento, così
come la il suo Never-Ending Tour (iniziato nel 1988) era diventato molto
meno di un evento.
Ma nel 1997, Dylan, scampato ad una brutta esperienza che l’aveva quasi
ridotto in fin di vita, risale la china e torna ad essere rilevante con
"Time Out of Mind", che resta a mio parere la migliore opera di Dylan
dopo "Blood on the Tracks" del 1975, "l’album del divorzio", che rimane
una delle uscite più buie e migliori della storia della musica rock.
Ora, la macchina della campagna pubblicitaria dice che il nuovo album di
Dylan, "Tempest" è tra le migliori opere prodotte da uno dei più grandi
parolieri del rock. Non credete alle montature, non è come dicono.
Questo non vuol dire che "Tempest" sia un brutto album o un album
debole. E' abbastanza buono. Se non si eleva ai livelli di altri album
di Dylan, beh, non c'è niente di male se dico che non è l’album migliore
della sua carriera. Se vogliamo proprio fare qualche nome ecco: "Time
Out Of Mind", i suoi sei album 1963-1966, in particolare "Highway 61
Revisited" e "Blonde on Blonde" e poi "Blood on the Tracks".
Ma le cinque stelle delle recensioni mi hanno fatto scuotere la testa.
Ma cosa hanno sentito queste persone? E perchè dire che questo sia
l’album più scuro di Dylan? Questo è stato detto dai critici mentre la
stampa strombazzava l’uscita imminente dell'album, allora uno si chiede
se usare la parola “dark” per descrivere i testi di Dylan sia stata una
condizione sine qua non per poter essere scelti fra coloro che hanno
potuto usufruire delle sessione di preascolto del disco.
Ed è impossibile non chiedersi quanto siano a conoscenza del lavoro di
Dylan, queste persone che hanno definito questo album "oscuro" e tetro".
Dylan non ha trascorso la sua carriera nei panni di Captain Sunshine.
C'è un sacco di morte e distruzione nell’album – c’è il tributo e
l’elogio di John Lennon, c’è il triangolo amoroso che sfocia nella morte
di tre persone, omicidi e suicidi, e canta 45 strofe per 14 minuti
sull’affondamento del Titanic nella title track dell’album.
Ma Dylan è distaccato da tutte le canzoni, anche nel pezzo "Roll On
John" Dylan è lontano pur elogiando John, cosa curiosa, dato che i due
erano più che semplici conoscenti. "Tempest" uccide molti dei suoi
personaggi, e contiene la sua buona dose di metafore sulla fine del
pianeta. Ma su "Blood on the Tracks", Dylan ci aveva coinvolto e
trascinato nel suo dramma, ci aveva fatto sentire ogni centimetro del
suo dolore, odio e rimpianto. Da un uomo che sa creare grandi
aspettative nelle menti della gente, sentirlo cantare “Shake it up baby,
twist and shout, you know what it’s all about” porta l’ascoltatore a
dire "Questo è il meglio che poteva dire? "
La melodia popolare in stile irlandese scelta per supportare il testo di
Tempest poteva andare bene per creare la tensione e la drammaticità
della storia raccontata dal testo, ma 100 anni dopo l'affondamento della
nave, sembra che Dylan poteva trovare qualcosa di più di una strana
miscela di scene dal film di James Cameron e visioni quasi da fiction
nelle strofe come "Tutti i signori e le signore pregavano per la loro
vita ormai destinata all’eterno riposo" e "si sono riparati dietro i
portelli, ma i portelli non avrebbe retto." E il tempo in 6/8 musicale e
la decisione di Dylan di limitarsi a strofe di quattro righe con versi
di 6-8 sillabe per linea rendono l’idea delle sue precedenti maratone di
chitarra acustica come "Desolation Row" e "Sad-Eyed Lady of the
Lowlands".
L'omaggio a Lennon è imbarazzante. La canzone da l’impressione di essere
stata scritta tra le lacrime da una matricola del liceo la notte stessa
nella quale fu assassinato Lennon. Di sicuro non dà l’impressione di
aver il peso di 30 e più anni di considerazione di un 71enne. Le cose
peggiori potrebbero essere i riferimenti alle canzoni dei Beatles "A Day
in the Life", "Slow Down", "Come Together" e "The Ballad of John e Yoko"
- gli ultimi tre stipati goffamente in un unico verso.
L'album ha i suoi momenti positivi, che vengono fuori dopo diversi
ascolti. "Pay in Blood", "Scarlet Town" e "Tin Angel" forniscono la
parte rilevante del centro dell’album. L’opener " Duquesne Whistle" può
sembrare un pezzo usa e getta, ma il suo swing western e il tempo
ritmato sostengono il pezzo smentendo alcune delle prevedibilità che
seguono. E "Narrow Way" ha una delle mie strofe preferite nel finale di
ogni strofa "Se non posso lavorare per voi, sarete sicuramente voi a
lavorare per me un giorno."
Il problema è se i nuovi adepti troveranno nell’album ciò che era stato
promesso nelle rassegne dai vari giornali e televisioni.
E' difficile spiegare l’importanza di Dylan e di quello che ha fatto
nella sua carriera a gente che non conosce il suo modo di scrivere i
testi ed è magari fuorviata dalla sua voce distrutta. Girare la schiena
e lodare “Tempest” come uno tra i suoi lavori migliori, quando in realtà
non lo è - anche se si tratta di un bell’album e una delle uscite
migliori di 2012 - rende un cattivo servizio sia Dylan che agli
ascoltatori.
Bob Dylan
bandito da Radio Spalato dopo l'intervista a Rolling Stone
Bob Dylan è stato bandito dalla radio croata per aver paragonato,
nell'intervista rilasciata alla rivista Rolling Stone, i croati agli
schiavisti del Ku Klux Klan ed ai nazisti.
Il cantante - parlando delle radici del razzismo - aveva detto che i i
neri poteva sentire il "sangue Klan" e gli ebrei potrebbero "percepire
sangue nazista", aggiungendo: "E i serbi potrebbero sentire il sangue
croato". Così, la stazione radio del Paese - Split Radio - ha ritirato
"Duquesne Whistle", il nuovo singolo di Dylan, dalla sua playlist degli
hit della settimana.
Caro Mr. Tambourine
come sai Scarlet Town è piena di riferimenti "botanici". In particolare
mi ha incuriosito una linea, che sembra completamente fuori contesto: There's walnut groves and maplewood
In Scarlet Town cryin' won't do no good.
Cosa c'entrano i boschi di noce e gli aceri? Poi mi sono imbattuto in
queste
singolari coincidenze che sottopongo all'attenzione di tutti.
Nel libro "Ozarks Gunfights and Other Notorious Incidents" di Larry Wood
si racconta come durante la guerra di secessione si fossero manifestati
fenomeni di banditismo più o meno collaterali.
Ma dopo la fine del conflitto fu chiaro a molti che l'armistizio non
aveva fatto cessare questi fenomeni.
Una banda organizzata di ladri aveva la sua base a "Walnut Grove" nella
contea di Greene e sembrava operare in tutto il sudovest del Missouri;
raramente i briganti venivano catturati e anche in tal caso si
guadagnavano la libertà con testimoni prezzolati o con l'intimidazione
della corte.
Un gruppo di cittadini dei dintorni di Walnut Grove decise allora di
prendere in mano la situazione.
Nella primavera del 1866 essi formarono il gruppo dei "Regolatori"
(viene in mente il fim "Missouri" con Jack Nicholson e Marlon Brando
nella parte del "regolatore")
con il preciso scopo di spazzare via la tana dei fuorilegge senza andar
troppo per il sottile.
Sempre nello stesso testo si vede una foto della tomba in cui è sepolto
Davis Tutt, il pistolero ucciso da Wild Bill Hickok nel celebre duello
del 21 Luglio 1865.
E questa si trova al "Maplewood Cemetery" di Springfield.
Buoni e cattivi sono mischiati in un gran calderone, sembra dire Bob.
Meglio comunque che mi fermi qui, non vorrei che il nostro mi
sprofondasse
giù all'inferno, nel girone degli esegeti.
Ciao, Miscio
Good search Miscio, con
Dylan tutto può essere e non essere, chi può veramente dire a cosa si
riferisce Bob quando scrive una frase? Oltre alla cittadina di Walnut
Grove nella Green County del Missouri, esiste anche un'alta Walnut Grove
nel Minnesota, la patria di Bob.
La comunità di Walnut
Grove è stata fondata nel 1870, la nazione, appena uscita dalla guerra
civile, era stata letteralmente fatta a pezzi. I cittadini cercarono
allora di ricominciare da un'altra parte, lontano dagli insediamenti
dell'est, favoriti anche dall' Homestead Act del 1862, che esortava
pionieri e gli immigrati ad andare verso l'ovest per insediarsi nelle
grandi praterie. Nel corso del 1870 il villaggio di Walnut Grove
cominciò a crescere, i pionieri si erano stabiliti lungo le sponde del
Plum Creek. La terra era ricca, e la selvaggina era abbondante. I disagi
erano comuni nella prateria. Un' invasione di cavallette aveva quasi
distrutto l'insediamento nel 1870.
Ti ricordi il telefilm
"La casa nella prateria"? Ti ricordi Laura Ingalls? Laura Ingalls
Wilder, cresciuta a Walnut Grove, Minnesota, era una scrittrice per
bambini che scrisse il libro "Little House in the Big Woods" (1932), al
quale si ispirò la serie televisiva, girata nei dintorni di Walnut
Grove.
Salve Mr. Tambourine e Prof. Carrera,
ritorno sull’argomento “Lyrics”. Ad oggi nessuna novità quindi? Non è
possibile nemmeno reperire l’edizione con i testi fino al 2001?
Maledizione, e dire che l’avevo sottomano all’epoca dell’uscita, ma non
lo comprai perché decisi di aspettare l’edizione economica, in primis, e
poi perché non mi ero lanciato nell’opera dylaniata (sì, dylaniata
perché hanno smembrato ogni sua produzione) ….
Ebbene, oggi, dopo 35 album, bootleg series, Chonicles, Carrera,
Scaduto, Sounes, Marcus, riviste, siti (?), mi manca la ciliegina,
quelle “Lyrics”, di cui almeno ho delle pagine estratte dalla rete….
Per esempio. Mi accingo, a comprare la versione rimasterizzata di
“Magical Mystery Tour” dei Beatles in dvd. Gradevole sì, ma meritevole
di edizioni “deluxe”?
No, “Lyrics” non può restare nell’oblio per così tanto tempo….Dopo quella “dell’America” voglio un’altra spiegazione….
A presto e grazie per il vostro splendido lavoro.
Ecco la risposta del
Prof: Carrera:
Salve,
purtroppo le cose stanno come stanno. Forse qualche copia di "Lyrics
1962-2001" si trova sul mercato dell'usato. Anche a me dispiace molto
che non ci sia stato il tempo di pubblicare un'edizione economica. Spero
in futuro di poter lavorare a un'edizione completa, che comprenda anche
gli ultimi dischi. Di piu' non posso dire perche' di piu' non so.
Un cordiale saluto, Alessandro Carrera
Anch'io sono cresciuto a
pane e Beatles, ma il "Magical Mystery Tour", come film l' ho sempre
considerato noioso ed irritante, mentre le canzoni mi piacevano di
brutto. Ne vale la pena per una riedizione DeLuxe? Perchè no....io avevo
la vecchia cassetta VHS che avevo comprato a Londra, quindi per i vecchi
fans che non hanno avuto la possibilità di vedere il film anni fa la
riedizione va benissimo. Un saluto anche a lei, alla prossima,
Mr.Tambourine
Caro Tambourine, seguo Bob proprio
dall'inizio (per essere precisi dal secondo album) e per la prima volta
sento di dover scrivere un commento, sia pur breve, sull'ultimo suo
lavoro, licenziato alla bella età di 71 anni (non dimentichiamolo).
Non saprei dire se Tempest sia un capolavoro o meno, sono troppi i
parametri che dovrebbero essere considerati e poi un capolavoro in
relazione a cosa? Alla sua discografia o in generale rispetto alla
musica contemporanea? Personalmente ho sempre pensato che in assoluto il
vecchio zio Bob sia il più grande musicista del novecento alla pari con
Puccini e questo per una serie di ragioni che sarebbe troppo lungo
esplicare in questa sede.
La ragione è semplice: Dylan quando è ispirato riesce ad essere
toccante, fa vibrare le più recondite corde del mio animo; in una parola
"commuove". E questo Tempest è un album molto, molto ispirato e
commovente; addirittura la sua voce (che in effetti dal vivo a volte è
imbarazzante) nei lavori di studio diventa un plus, uno strumento
aggiunto, non potrei farne a meno. Tempest, the song, è lunga 14 minuti,
ma se anche durasse il doppio non mi disturberebbe talmente quegli
accordi ripetuti sono ipnotici e pacificanti. Era da quell'inimitabile
"Not dark yet" (a mio parere la sua canzone più bella di sempre) che non
sentivo le vibrazioni che mi producono "Long and wasted years" o "Roll
on John" per citarne solo due.
Insomma, capolavoro o no, per me trattasi di un lavoro straordinario
certo non inferiore ai suoi migliori del passato che per me rimangono
John Wesley Harding, Desire, Oh Mercy e Time out of mind. Grazie per
l'attenzione, distinti saluti e complimenti per il sito che credo, senza
voler fare della piaggeria, sia il migliore del web.
PS. Mi sembra di aver notato che nella traduzione di "Roll on John di
Dean" e Mirella Spencer manchino 3 strofe
Enrico Bonacina
Caro Enrico, anch'io ho
dichiarato che Tempest potrebbe stare tra i primi cinque album di Dylan,
sia come bellezza, intensità, tristezza, realismo e la presa di
coscienza che a quell'età un uomo, bene o male, ha l'impressione di
essere sulla retta finale, almeno questa è stata una fra le tante
impressioni che l'album mi ha suggerito,. Non credo importino tanto i
parametri per giudicarlo, con Bob è sempre così tutto relativo. Per me
(ma vale esclusivamente come parere personale) il vero ed unico
"capolavoro" è "Blonde On Blonde", poi gli altri sono dei bellissimi
album, ognuno con il suo valore particolare, ma il disco che ha segnato
le regole per tutti è stato BoB. Quando un disco piace molto e lo
ascolti molto per te è un capolavoro, se stiamo a fare sottigliezze non
ce la caviamo più, sono diversi gli album che hanno gli attributi per
essere i migliori, ma il capolavoro è una cosa unica e difficilmente
ripetibile, infatti nemmeno Dylan stesso riuscì più a ripetere quel
suono magico. Tempest è molto suggestivo ed ha dei pezzi coinvolgenti,
certo è un album importante e fra i più belli, poi le sfumatore di
valutazione sono assolutamente personali, ognuno ha le sue preferenze e
fa le sue classifiche. Una cosa è certa, elencando i dieci migliori
album di Bob Tempest ci sarebbe di sicuro, con Blood On The Tracks,
Desire, Time Out Of Mind, Oh Mercy, Modern Times, Highway 61, Blonde on
Blonde, John Wesley Harding, Saved. Ma è tutto così personale che
diventa impossibile fare una giusta classifica del genere. Io suggerirei
a tutti di ascoltare e godersi fino in fondo "Tempest" senza stare a
farsi strane paranoie se è o non è un capolavoro. Roll On John corretto,
:o)
Ciao Mr. Tambourine,
Qui il video di forgetful Heart a Barolo da 2 metri in prima fila...
Presto caricherò anche LARS, TOTM e BOATM....
Grazie per tutto!!!
Un ringraziamento da
parte di tutti, quelli che a Barolo c'erano e quelli che non c'erano,
aspettiamo che carichi gli altri video, ciao, :o)
Questa è la prima volta che scrivo,
nonostante siano anni che visito quotidianamente il sito.
Premetto che seguo Dylan da più di 40 anni, ho tutti i suoi dischi e lo
seguo in diretta, cioè acquistando i suoi lavori non appena escono, dai
tempi di Planet Waves.
Avendo però mio fratello 4 anni più di me, Dylan in casa mia si sentiva
già dai tempi dell'LP bianco dei Beatles, cioò dal 68.
Scrivo perchè sento commenti entusiasti riguardo Tempest, ma io
francamente non lo trovo per niente un gran bel disco, non sento
innovazione, la musica è abbastanza piatta e la voce è ormai un
disastro. Qualcuno parla di capolavoro, di miglior disco di sempre, ma,
in confronto a Blonde on blonde o John Wesley Harding, giusto per fare 2
esempi, ma potrei farne almeno altri 20, Tempest è poca cosa.
Ascolto persino più volentieri Self Portrait, il che è abbastanza
indicativo, ma veramente lo trovo più interessante e vario.
Per quanto riguarda l'oggetto-canzoni, cioè la musicalità e modalità con
cui Bob 'trasmette' i suoi testi, scrivo queste brevi impressioni, non
potendo per ora soffermarmici più a lungo:
Duquesne whistle: carina, orecchiabile, ma non mi sembra certo un
capolavoro.
Soon after midnight: sicuramente la mia preferita; è vero ricorda pezzi
di Nashville Skyline o Self Portrait, come dice Sansonetti, ma questo
per me è un pregio.
Narrow way: già sentita e risentita, mi fa venire in mente Obviously
five believers...
Long and wasted Years: interessante, ma la musica troppo monocorde e
ripetitiva non mi appassiona proprio
Pay in blood : carina, un po' abbaiata... preferisco Forgetful heart..
Scarlet Town : buona canzone, ma non credo lascerà il segno nel mio
cuore
Early Roman Kings : nulla di nuovo
Tin Angel : l'altra mia preferita. Mi ricorda un po' Ain't talkin', che
però mi sembra superiore
Tempest : l'ho ascoltata per intero una sola volta, tutte le altre volte
l'ho tolta prima della fine, di una lunghezza e monotonia esasperanti
Roll on John : discreta, ma mi aspettavo ben di più da un omaggio al
genio di Lennon; anche il testo non mi piace molto.
Scusa se sono stato troppo sintetico, ma non avevo molto tempo; qualcuno
penserà che sono impietoso nel valutare questo disco. Può darsi, vorrei
concludere però dicendo che comunque per me Bob è stato fonte
d'ispirazione per molti anni, le sue canzoni sono la colonna sonora
della mia vita e lo considero il più grande songwriter di tutti i tempi.
ciao, Stefano
Caro Stefano, il consiglio
che mi sentirei di darti è di riascoltare ancora un pò Tempest, di
apprezzare e godere delle belle canzoni, in ognuna si può scovare
qualcosa di interessante o particolare, poi, fra un pò di tempo,
potresti anche scrivermi delle cose diverse da quelle di adesso. Anch'io
mi aspettavo molto di più da "Roll On John", ma forse l'errore è mio e
non di Bob. Anche per me Tempest è troppo lunga, ma allo stesso tempo
rimane sempre un'ottima canzone con qualcosa di particolare ed
indefinibile, con un senso di angoscia e di tragedia veramente unico,
sembra che Bob stia vivendo quella storia, sembra che sia coinvolto
personalmente ed emotivamente pur essendo solo il crooner. Non saprei
dire se con la metà delle strofe avrebbe ottenuto lo stesso effetto
ipnotico, allucinogeno e catastrofico. Dire che ascolti più volentieri
Self Portrait mi sembra davvero grossa, ma rispetto la tua opinione
senza però condividerla, alla prossima, :o)
La Croazia offesa “scomunica” Bob
Dylan
clicca qui
Lunedi 1
Ottobre 2012
Talkin'
8903 - Alessandro Carrera
Caro Mr.Tambourine,
ho visto su maggiesfarm che alcuni sono (giustamente) curiosi
dell'intervista che Dylan ha dato a Rolling Stone. L'ho letta, ed e' una
grande intervista con un Dylan mistico e furioso. Ti mando questo
inervento in cui ne ho sintetizzato alcune parti, ma me ne sono anche
servito per riascoltare Tempest (e in particolare la canzone omonima)
sotto una luce piu' precisa. Se a qualcuno fa piacere leggere le mie
impressioni, eccole.
Un cordiale saluto, Alessandro Carrera
Pochi giorni dopo l’uscita di Tempest leggo su “Rolling Stone” del 27
settembre 2012 l’intervista di rito, condotta, come spesso in passato,
da Mikal Gilmore, uno degli intervistatori con i quali Dylan si lascia
più andare, E questa volta si lascia andare davvero. Ha sempre detto
quello che pensava, anche quando non si capiva che cosa pensasse, e
anche quando non lo sapeva nemmeno lui. Ha sempre sparato a zero contro
chi e che cosa non gli andava, anche quando aveva molto da perdere.
Adesso che è osannato dalla critica e dalle classifiche come non gli
accadeva dalla metà degli anni Settanta, ed è l’unico artista del rock a
trovarsi tra i numeri uno pur avendo passato i settant’anni, spara a
zero ancora e più di prima.
Contro la commercializzazione della vita
americana e la morte della musica che rese grandi gli anni Cinquanta
(“gli anni Sessanta veri e propri, almeno in America, sono cominciati
solo nel 1965” dice all’incirca, e dovrebbe saperlo, perché li ha fatti
cominciare lui imbracciando la chitarra elettrica al Festival di Newport
proprio quell’anno).
Contro quelli che vogliono a tutti i
costi sapere perché fa quello che fa e perché non fa quello che non fa,
perché ha smesso di dare concerti nel ’66, perché ha inciso canzoni
country dopo avere inciso canzoni rock, perché è diventato diverso da
come era prima (“Sono anime perdute, è una cosa veramente triste, che
Dio abbia pietà di loro. E poi, che cosa sono io, un artista incompreso
che vive in una soffitta? Che cosa c’è da capire? Per favore, la
smettiamo?”).
Contro la schiavitù dei neri sulla quale
è stata fondata la nazione americana.
Contro quelli che tradiscono (“Alla gente
piace tradire. C’è qualcosa nella gente che li spinge a tradire.
‘Eccolo, è lui!’ Vogliono essere loro a fare la soffiata. Come hanno
fatto con Gesù. Vogliono essere loro a farlo. Ne ho fatto esperienza. Un
bel po’”). E anche qui sa di che cosa parla, visto che non ha mai perso
occasione di tradire chi credeva di averlo portato finalmente dalla sua
parte, qualunque parte fosse.
Contro l’intervistatore, anche se
scherzosamente, che cerca di strappargli un appoggio esplicito a Obama
che Dylan non vuole lasciarsi sfuggire (“Che cosa penso di lui? Mi
piace. Ma l’ho incontrato solo qualche volta. La domanda dovresti
rivolgerla a sua moglie, è lei la più indicata a rispondere. Io, che
cosa vuoi che ti dica? Gli piace la musica. È cordiale. Veste bene. Che
cazzo vuoi farmi dire?”).
Contro quelli che lo accusano di plagiare
altri autori, noti e meno noti (“Chi leggeva Henry Timrod? [Il poeta
dell’epoca della guerra di secessione che Dylan cita abbondantemente in
Modern Times] Chi è che l’ha rimesso in circolazione? Se credete che sia
così facile usare i suoi versi, provateci e vediamo un po’ dove
arrivate. Solo pappemolli e sfigati [wussies and pussies] fanno chiasso
su queste cose. Ci sono perfino quelli che mi hanno dato del Giuda.
Giuda, il nome più odiato della storia! E per che cosa? Perché suonavo
una chitarra elettrica? Come se la cosa fosse paragonabile a tradire
nostro Signore e mandarlo alla crocefissione! Figli di puttana, che
vadano a marcire all’inferno!”).
Dylan, come si vede, non manca mai di
congiungere il suo cristianesimo con una passione tutta
veterotestamentaria (Deuteronomio insegna) per l’occhio per occhio e il
dente per dente. Ma aggiunge: “Tutto quello che dicono di me, lo dicono
di loro stessi”. E questo è vero. Chi segue gli innumerevoli blog che si
avventano su ogni nuovo disco dylaniano sa bene che sono spesso esercizi
di autoanalisi tanto esasperata quanto disperata. Il fondo della
depressione è stato probabilmente raggiunto da un certo Peter Higginson
che dopo una vita di adorazione dylaniana ha sconsolatamente concluso,
in <http://peterhigginson.wordpress.com/2012/09/25/reflections-on-tempest-and-bob-dylan-generally/>
, che Dylan “forse capisce come vanno le cose del mondo, ma prova a
chiamarlo per vedere se ti aiuta a pagare l’affitto e ti accorgi che lì
non c’è niente, è un meccanismo di adorazione, certamente una valevole
forma d’arte ma che non ha nessun effetto sulla realtà della tua vita”.
Si potrebbe consigliare a Peter Higginson di telefonare a Paul McCartney
e a Eric Clapton, o magari anche a Bruce Springsteen, chissà che non lo
aiutino loro a pagare l’affitto. Se poi fosse vissuto nell’Ottocento
avrebbe potuto scrivere una lettera a Verdi o a Wagner (“Voi che siete
adorati da mezzo mondo, se non mi aiutate a pagare l’affitto perché mai
dovrei spender soldi per venire a sentire le vostre opere?”).
Deprimente. Ma anche illuminante. Fa capire che cosa Dylan ha dovuto
affrontare per tutta la vita. Di quale durezza ha dovuto essere capace
per continuare il suo lavoro mentre il mondo intero in fondo non voleva
altro che lui smettesse (“O tu scrivi canzoni come dico io, che sono il
tuo Fan e il tuo Signore, altrimenti non ci sei, non sei nessuno”).
In questa intervista, però, Dylan si
lascia andare anche in un altro modo, spiegando nella sua maniera più
esaltata, più mistica, più folle, e in fondo più sincera, quale
giustificazione metafisica ha trovato per la sua incredibile
sopravvivenza artistica. La risposta è questa: è stato trasfigurato.
Esatto: come Gesù sul Monte Tabor in Matteo 17, 1-2 (“Sei giorni dopo
Gesú prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse
sopra un alto monte, in disparte; e fu trasfigurato alla loro presenza:
la sua faccia risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide
come la luce”).
Dylan afferma di aver trovato un libro sulla trasfigurazione in una
biblioteca di Roma (e sarebbe interessante sapere quale, e quando), così
che infine ha capito che cosa gli è successo dopo il famoso incidente di
moto del 1966 che gli ha cambiato la vita. Anzi, che cosa gli era
successo ancora prima. Sapeva di un omonimo Robert Zimmerman, uno degli
Hell’s Angels, morto in un incidente motociclistico nel 1964 (lo cita
anche in Chronicles Vol. 1; in realtà quel Zimmerman era morto nel 1961,
ma questo si è scoperto dopo e non importa) e già gli era sembrato un
segno del destino: Bobby Zimmerman non c’è più, è morto; al suo posto è
sorto Bob Dylan. Ma ora, ad anni di distanza, Dylan rincara la dose: non
solo Bob Dylan è sopravvissuto a Bobby Zimmerman, prendendone il posto,
ma si è trasfigurato. Né trasformato né reincarnato, quanto, piuttosto,
passato attraverso quel processo “che ti permette di strisciare fuori
dal caos e fluttuarci al di sopra” (come nelle trasfigurazioni del Beato
Angelico o di Raffaello? Come nel mosaico della Chiesa della
Trasfigurazione sul Monte Tabor, dove Gesù è leggermente innalzato sopra
la roccia?) “È per questo che posso ancora fare quello che faccio,
scrivere le canzoni che canto e continuare per la mia strada”.
Va bene, Dylan può dirci di tutto. Ma
proviamo a prenderlo sul serio. Sono ormai vent’anni, a partire da Good
As I Been to You, che Dylan sta “trasfigurando” il repertorio della
canzone americana. E a mio modesto parere nessuna trasfigurazione gli è
riuscita meglio di “Tempest”, la canzone che dà il titolo al suo ultimo
disco. Forse “Tempest” non sarà mai veramente popolare. Anche il
dylaniano più fedele potrà sempre trovarla eccessiva, noiosa, troppo
lunga, sconcertante nella sua esibita semplicità. Personalmente, su
“Tempest” concordo in pieno con ciò che ne ha detto Greil Marcus in
un’intervista a una radio californiana che ho ascoltato in rete. Giunti
al sesto o settimo minuto (ne dura quattordici) si può pensare di uscire
a prendere una boccata d’aria o di farsi un caffè, tanto al ritorno la
canzone non sarà ancora finita, ma se dopo la metà si comincia ad
ascoltarla attentamente ci si accorge che qualcosa è successo, che
quello che sembrava il racconto di un naufragio avvenuto cent’anni fa in
realtà è una battaglia senza quartiere che si sta svolgendo adesso, qui
ed ora, per il possesso delle anime di ogni personaggio menzionato nella
canzone, e che il culmine della narrazione, il suo momento più intenso,
è raggiunto alla terza comparsa della sentinella dormiente, il
“watchman” che sta sognando che il Titanic sta affondando, e nel sogno
vorrebbe dirlo a qualcuno (“He dreamed the Titanic was sinking, and he
tried to tell someone”).
Al commento di Marcus vorrei solo aggiungere questo: che quando Dylan
conclude la canzone con la quarta comparsa della sentinella, solo a quel
punto riprende uno dei versi originali di “The Titanic” della Carter
Family, la canzone dalla quale è partito. La sentinella stava sognando
che il Titanic stava affondando “nel profondo mare azzurro (“out on the
deep blue sea”). Chiunque pensi che Dylan stia semplicemente riscrivendo
(o magari plagiando) vecchie canzoni dovrebbe fermarsi un momento a
considerare come le sta riscrivendo (o come lui stesso forse direbbe,
“trasfigurando”). Pare che sia stato Virgilio (anche lui accusato di
plagio) a dire: “È più facile rubare la clava dalle mani di Ercole che
un verso a Omero”. Modernizzando l’espressione, potremmo dire che oggi è
più facile ricostruire il Titanic che rubare una riga alla Carter
Family. Come nessuno può più permettersi di scrivere, se non come
citazione ironica, che il mare ha il colore del vino o che l’aurora ha
le bianche braccia, così nell’anno di grazia 2012 per poter cantare
impunemente un verso come “nel profondo mare azzurro” bisogna prepararlo
per quattordici minuti. Perché Dylan non intende affatto essere ironico
o postmoderno. Lui vuole ancora essere in grado di cantare che il
Titanic è affondato nel profondo mare azzurro, ma è anche abbastanza
smagato per sapere che l’immediatezza della Carter Family è perduta, e
che molto più lavoro è necessario per arrivare a poter dire la stessa,
stessissima cosa.
Ma in “Tempest” ci riesce. La canzone non sarà la sua migliore, ma è la
più perfetta. Nessuna parola è fuori posto, nessuna inflessione della
voce è men che calcolata. Basti ascoltare, alle parole “saw the changing
of his world” - “vide come mutava il suo mondo” - il modo in cui Dylan
cambia la melodia; di pochissimo, ma dando tutt’altro respiro al verso.
E gli esempi potrebbero continuare.
Ora, immaginiamo un pittore che per tutta la vita ha creato opere
complesse, originali, aggressive, rivoluzionarie. Ormai è celebre,
anziano, e non ha più doveri verso nessuno. Aveva una visione e l’ha
imposta al mondo. Ma un giorno, in macchina su una strada di campagna,
intravede una cappella diroccata al cui interno è dipinto un affresco
ingenuo, popolare, raffigurante forse l’assunzione di Maria o la
trasfigurazione di Gesù. Il pittore scende, la contempla a lungo, poi
torna in macchina, prende i colori, il pennello e la spatola da cui non
si separa mai e in un solo tratto aggiunge un minimo particolare
all’affresco, che non lo rende affatto diverso da ciò che era prima, non
lo fa più riconoscibile o originale. L’affresco rimane ciò che era, né
più né meno. Di quel nuovo tratto il mondo potrà accorgersi oppure no.
Ma il celebre pittore sa che gli ci è voluta tutta una vita di
esperimenti e controversie per aggiungere quel minimo sbaffo di colore a
un piccolo, dimenticato affresco di campagna. Questo è il Dylan che alla
conclusione di “Tempest” canta “La sentinella era immersa nel sogno / di
tutto ciò che potrebbe mai essere. / Sognò che il Titanic affondava /
nel profondo mare azzurro” (“into the deep blue sea”).
Lasciamo pur perdere le fantasie di trasfigurazione, il risentimento e
la nostalgia. Tutto quello che ancora si potrebbe dire su chi è oggi
Dylan, ciò che ha fatto e ciò che ha mancato, l’ha già detto Henry James
nella conclusione suo racconto The Middle Years: “Lavoriamo al buio,
facciamo quello che possiamo, diamo quello che abbiamo. Il dubbio è la
nostra passione, e la passione è il nostro dovere. Il resto è la follia
dell’arte.”
Caro Alessandro, come
potrò mai sdebitarmi per tutte le perle che ci hai regalato (intendo a
me ed a tutti i maggiesfarmers). Posso solo gridare: "Anatema su chi non
ha in casa almeno 3 libri di Alessandro Carrera!!!!" :o)
Mate,
leggo che hai difficolta’ di tempo a tradurre l’intervista di Rolling
Stone. Se vuoi, lo faccio io ben volentieri. :o)
Basta che me lo dici.(e che me la spedisci) :o)
Beppe http://www.giuseppegazerro.com
Complimenti per il sito e soprattutto grazie per quello che tu e Michele
Murino avete fatto: grazie a voi riesco ad apprezzare ogni giorno di più
il nostro Bob.
Ciao, Luca M.73
Caz....pita, grazie
davvero, gravissima sbadataggine, rimediata grazie a te, alla prossima
:o)
Ho ascoltato piu' volte l'album , devo
dire che il lavoro di Bob mi e' sembrato un ritorno al passato con
vecchie melodie blues. Come giustamente hai detto, bisogna
metabolizzarlo per un po' di tempo.
Sicuramente ai primi ascolti non mi pare che per quanto riguarda la
parte musicale abbia lo stesso impatto dei suoi migliori dischi , uno su
tutti "Time out of mind" per citarne uno.
La cosa che certamente mi ha colpito , e su questo non avevo dubbi, sono
i testi veramenti belli ed intensi nella sua migliore tradizione .
La canzone che mi sta piacendo di piu' e mi trasmette grandi sensazioni
e' LONG AND WASTED YEARS .
Posso anche dire che nel mondo dei grandi artisti nessuno ha mai avuto
una evoluzione e sperimentazione cosi' vasta come Lui . Da tutti i
grandi fans dobbiamo solo dire a BOBBY ...... FOREVER YOUNG .........un
caro saluto a te ed a tutti gli amici di MAGGIE'S FARM.
Marcello duluth 49
Long and Wasted Years,
per il momento, è anche la mia preferita, ma sto ascoltando gli altri
pezzi, e fra un pò di tempo sarò certamente molto confuso, non saprò più
a quale canzone dare la mia preferenza! Un saluto a te e alla tua
simpaticissima moglie, Mr.Tambourine