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"TEMPEST" LYRICS 

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Mercoledi 31 Ottobre 2012

Broomfield, Colorado - 1STBANK Center - October 29, 2012

1. I'll Be Your Baby Tonight
2. It's All Over Now, Baby Blue
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. The Levee's Gonna Break (with Mark Knopfler on guitar)
6. Shelter From The Storm
7. High Water (For Charley Patton)
8. A Hard Rain's A-Gonna Fall
9. Highway 61 Revisited
10. Tryin' To Get To Heaven
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Blowin' In The Wind

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Los Angeles, California - Hollywood Bowl - October 26, 2012

Bob Dylan all'Hollywood Bowl: i fans esprimono indignazione (come al solito)

By Randall Roberts - Los Angeles Times Pop Music Critic

October 29, 2012, 12:55 p.m.

C'è una cosa sulla quale i fans di Bob Dylan non saranno mai d'accordo: se i suoi concerti degli ultimi dieci anni sono terribili, eccellenti o semplicemente strani.
Questo è stato certamente il caso per le sue prestazioni di venerdì sera all' Hollywood Bowl, con gente alternativamente entusiasta, confusa e frustrata - almeno secondo le valutazioni raccolte per la mia recensione, sia nella sezione di commento sia nelle e-mail, un sacco di persone erano piuttosto deluse dello show.
Quelle che seguono sono alcune opinioni stralciate dai lettori sul concerto di Dylan al Bowl.

Mitch Perliss ha inviato una lettera appassionata contro il concerto: "Questa è stata la prima volta che ho visto più persone trastullarsi con i loro cellulari, parlare o anche fare di tutto fuorchè ascoltare la musica. Questa è stata la prima volta che ho visto molta, molta gente lasciare il concerto presto scuotendo la testa. Avevamo preso la navetta per lo spettacolo e durante il tragitto di ritorno, il 90% delle persone esprimevano il loro disappunto per la performance, tutti hanno commentato l’impossibilità di essere in grado di vedere Dylan (gli scermi n0on funzionavano... Se volevo solo “sentire” Dylan, bastava una registrazione del concerto, avrei guardato un paio di canzoni su YouTube o ascoltato le mie versioni in vinile delle sue canzoni. Sono andato a vivere Dylan, per vederlo e gustarlo".

Nel suo commento, il lettore Musiclover4 ha scritto: "Bob Dylan dovrebbe capire quando è il momento di farla finita. La sua voce era così cattiva ed imbarazzante, ho visto tanti artisti iconici degli anni '60, '70 e anni '80 in concerto, tra cui Paul McCartney, Don Henley, Paul Simon, Huey Lewis, Joe Cocker, The Beach Boys, Elton John e Neil Diamond. Tutti hanno fatto prestazioni memorabili ed accattivanti. La parte del concerto nella quale si è esibito Bob Dylan all'Hollywood Bowl è stata uno spreco totale! "

Un lettore di nome Bookman ha trovato "Blowin 'in the Wind" problematica. "Sono contento che qualcuno sia stato in grado di identificare l'ultima canzone come “Blowin' in the Wind”. Non ne avevo idea. Ho pensato che fosse una nuova canzone che non avevo mai sentito prima. Riesco a capire un artista che cambi il modo di eseguire un paio di canzoni qua e là. Ma fare questo ogni canzone è davvero truffare il pubblico. Lui avrebbe potuto eseguitre il suo nuovo album nella sua interezza, che differenza avrebbe fatto? In entrambi i casi avremmo ottenuto una serie completa di canzoni irriconoscibili ".

La lettrice Barbara Dancy ha apprezzato il concerto ma è stata sconcertata dalla impossibilità di vedere immagini ravvicinate: "Ero nei posti economici ma gli schermi trasmettevano solo immagini in campo lungo e non ravvicinate. Sono stata al Bowl più volte e non ho mai visto fare questo prima .... come mai?? "
(Ecco la mia risposta a lei: Dal momento che questo è stato un evento dove il Bowl è stato preso un affitto ed il concerto non è stato prodotto dalla direzione dell’ Hollywood Bowl, le decisioni su come impostare lo show spettavano al promoter Bill Silva o al management di Dylan, e Dylan ha deciso di non voler fare un concerto ripreso attraverso gli schermi grandi, quindi il personale addetto alle macchine da presa non è stato richiesto (ma questa è cosa nota da molto). So di essere in minoranza, ma io in realtà sono un tipo a cui piace essere costretto ad ascoltare la musica piuttosto che essere distratto dalle immagini delle diverse camere).
(Aggiornamento, 15:25 29 ottobre: In risposta alla domanda di cui sopra circa la mancanza della copertura dei grandi schermi video in occasione dello show di Bob Dylan, una portavoce dell’ Hollywood Bowl ha detto che tutte le condizioni  riguardanti l'uso degli schermi video sono state dettate dall'artista).

Più urgente è la questione che Jeff Drees affrontata in una e-mail: "Ti sei dimenticato di commentare l'atto di apertura! Dylan è stato terribile e anche gli hard-core fans se ne sono andati, noi siamo tornati a casa alle 22,00. [Mark] Knopfler, oltre alla sua band, è stato personalmente brillante. Hai fatto ai tuoi lettori un cattivo servizio. "
Risposta: Ho preso buona nota. Il set di Knopfler è stato davvero eccellente, avrei dovuto dare a Knopfler più spazio nella mia recensione.

Il lettore Kaker1, infatti, ha apprezzato la sua performance: "Molto più piacevole è stato Mark Knopfler. Ha effettivamente soddisfatto la folla cantando per loro. La sua band è stata grande, il suo lavoro alla chitarra era magico e le sue canzoni suonavano diverse l'una dall'altra. Non conoscevo nessuna delle canzoni che ha cantato, ma non mi importava. La musica era bella e la sua voce appassionata. Dylan può fare l' introverso a casa sua, ma sul palco deve rispettare la gente che paga un sacco di soldi per vederlo. Lui non dà una accidenti al suo pubblico, allora vada solo in studio con la sua band a fare dischi, o forse sul palco viene solo per i soldi? Io l'ho visto diverse volte in concerto, ma questa è la prima volta che mi sono sentito derubato. "

Anche il lettore Pat Farber picchia duro sull’esibizione di Dylan:... "Smettila di assecondare gli artisti. La sua voce era incomprensibile. Eravamo nei box del giardino e nessuno di noi riusciva a capire una sola parola di tutto quello che ha ha detto. Ma, mentre la sua band è composta da bravi musicisti, lui cantava ogni melodia suonava nello stesso modo ed il sound era sempre quello. Sei sicuro di essere stato al concerto e non a casa tua ad ascoltare le sue registrazioni? "
Risposta: Io ero lì, e come ho scritto nella mia recensione, ho pensato che fosse uno spettacolo eccellente.

Grazie per il riscontro. Sentitevi liberi di aggiungere altri commenti.

(Fonte: http://www.latimes.com/entertainment/music/posts/la-et-ms-bob-dylan-at-the-hollywood-bowl-fans-express-outrage-as-usual-20121029,0,2666009.story)

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The Band - When i pain my masterpiece

 

 

 
Martedi 30 Ottobre 2012

Las Vegas, Nevada - Mandalay Bay Events Center - October 27, 2012

di Phil Levine

Zimmy aveva scosso Las Vegas l'anno scorso con il suo show, senza dubbio il migliore da anni, o quello che era stato, leggendo le recensioni del precedenti concerti di questo tour ... il 'macabro' ringhiare di Bob nel cantare le canzoni che sono state tutte chiamate, in sostanza, "WTF?"

Fortunatamente, sono in grado di affermare che è andato in scena un buonissimo show ieri sera qui a Sin City. Dopo una grande prestazione di Mark Knopfler, di gran lunga uno dei più sottovalutati dei della chitarra, con la sua band di 7 elementi, il nostro eroe e la sua band sono saliti sul palco senza presentazioni. Ma è poi necessaria la presentazione?

Dagli accordi di apertura di una ben riconoscibile “You Ain’t Going Nowhere” si è avuta la sensazione che Bob era di buon umore, e anche la band, tutti di fronte a lui con una grande intensità sui loro volti.
Con il suo solito piatto cappello a tesa larga, vestito elegantemente come un cameriere italiano, stivali straordinari, il vecchio “hobo di Hibbing” si è seduto dietro al suo pianoforte a coda, e la festa ha avuto inizio.
 

Dopo è arrivata “Girl From The North Country” che, certamente non assomigliava neanche lontanamente alla bucolica o melodica versione originale, anche se è stata completamente riconoscibile e gradita.

Come è avvenuto l'anno scorso qui, Bob era in modalità di pronuncia piena, senza sollevare il minimo dubbio sul testo di ogni canzone ... anche se la melodia non era sempre immediatamente (e in alcuni casi, mai) riconoscibile. E, come
l'anno scorso, la sua versione di “Things Have Changed” che ha vinto un oscar (ben visibile sul piano) era spensierata e divertente. Bob è anche uscito da dietro il suo gigantesco pianoforte per venire al centro della scena e cantare “Ho fatto attenzione, ma le cose sono cambiaaaaaaaaaaate...”.

Una bella, anche se non eccezionale, versione di “Tangled Up In Blue” è seguita ... ma ah. Aggrappatevi al vostro Stetson, ragazzi e ragazze. Arriva uno dei due punti salienti della notte.

Tranquillamente, senza fanfare, una figura scura è salita sul palco per unirsi a Bob in una magnifica versione di “Beyond Here Lies Nothing”. Grande Mark, strimpellando apparentemente senza sforzo la sua chitarra, maestosa sia con il tintinnio del piano di Bob e con la chitarra del sempre grande Charlie Sexton. Alla fine della canzone (che è finita troppo presto dato che era un momento davvero grande) Bob ha gridato nel microfono un sincero "Grazie a te, Mark! Questo è Mark Knopfler" come se qualcuno non ne fosse stato consapevole. Una grande combinazione musicale di "vecchio" (Zimmy) e "nuovo" (Mark) che dovrebbe essere ripetuta il più spesso possibile.

Il prossimo è stato uno dei brani più epici di tutti i tempi di Bob, “Every Grain Of Sand” - anche se molto lontana dall'originale, solo sentire il Zim-master recitare le parole come una poesia, che è quello che ha fatto, ha reso una gradita aggiunta e un promemoria di quanto sia stato incredibile il nostro eroe come grande paroliere, e lo è ancora.

Una versione dondolante sopra la media e abbastanza dura di Tweedle Dee & Tweedle Dum, con alcuni potenti liks del poderoso texano alla chitarra, l'onorevole Charlie Sexton.

E poi, devo mettere in evidenza la seconda sorpresa della serata: la raramente vista / sentita “Delia" sull’ ingiustamente trascurato album folk / blues "World Gone Wrong". Un momento davvero meravigliaoso in cui ci è stato ricordato che c’è gente come Mr. Dylan le cui radici blues e la sua notevole capacità di richiamare i fantasmi di Woody o Howlin Wolf o qualsiasi glorioso pioniere della musica americana. Pronunciata chiaramente, la canzone da sola valeva il prezzo del biglietto.

Il brano successivo ha contrassegnato l'ultimo grande momento della serata, una versione tirata e battura di Highway 61. Non sono sicuro se Bob avesse mai fatto un patto "Robert Johnson-esque" con Satana in qualsiasi crocevia nel paese del nord, ma se è così, questa canzone è stata certamente parte intergrale del patto. Fedele alle sue radici, se non proprio alla sua melodia originale, Bob ha letteralmente recitato il testo.

Il resto della serata è stata piacevole, anche se meno degno di nota con l’ eccezione di Ballad of a Thin Man che, ancora una volta, proprio come l'anno scorso, è stata superba e, ovviamente, data la sua possente erogazione, una canzone che ricorda ogni volta che qualcosa sta per succedere, ma ovviamente, ne l’autore ne Mr.Jones sanno cosa sia.

Tra il trittico di chiusura - Rolling Stone, Watchtower e (una notevolmente diversa dall’originale) Blowing in the Wind, All along the Watchtower rimane la migliore, evocando sul palco gli spiriti di Jimi (la cui versione Bob ha da tempo preferito
alla sua originale) e il buon vecchio Neil Young che, in qualche modo, ha fatto sua questa classica canzone con la sua interpretazione senza tempo alla Bobfest del 1992. Bob ci ha ricordato che questi due "cavalieri che si avvicinano" stanno arrivando nel vento urlando il loro avvertimento, proprio come Dylan.

Bob ha salutato la folla era un caloroso "Grazie, amici" ed ha presentato la band. Ma lui non era qui par parlare ma per fare le sue canzoni....questo è il suo lavoro.

Anche se il grande luogo cavernoso era solo mezzo pieno, anche se c’è stata la chitarra sensazionale di Knopfler e un Bob ben sopra la media (per il 2012, comunque), il concerto ha deluso troppa gente che è uscita prima della fine. Certo, non c'è stata traccia di un qualsiasi brano dal suo ultimo mini-album capolavoro, ma hey, perché trasformare una festa in una Tempesta lanciando piatti in aria dappertutto?

Date le vibrazioni sottili lasciate questa sera, penso di parlare a nome di tutti gli abitanti di Sin City, quando dico che sia His Bobness che il Sultano dello Swing sono sempre i benvenuti nella mia città in qualsiasi momento - e così, fino al prossimo ritorno in città, lasciatemi dire: goodbye is too good word... so let's just say 'fare thee well'.

Buon viaggio, Mr. D….. fino a quando ci incontreremo di nuovo.

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Tangled Up In Blue - Bob Dylan @ The Hollywood Bowl (10.26.12)

 

 

 
Lunedi 29 Ottobre 2012

Las Vegas, Nevada - Mandalay Bay Events Center - October 27, 2012

1. You Ain't Goin' Nowhere
2. Girl Of The North Country
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Beyond Here Lies Nothin' (with Mark Knopfler on guitar)
6. Every Grain Of Sand
7. Tweedle Dee & Tweedle Dum
8. Delia (Bob on piano)
9. Highway 61 Revisited
10. Mississippi
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Blowin' In The Wind

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DELIA (Live in Newcastle, U.K. September 19, 2000) - From the album "World Gone Wrong! 

 

Era dal 2000, anno in cui fu eseguita 4 volte nel 2000 nelle sottoelencate città:
Zurich, Switzerland - May 6, 2000 - Hallenstadion
Regensburg, Germany - May 25, 2000 - Donauarena
Del Mar, California - July 1, 2000 - Del Mar Fairgrounds Grandstand
Newcastle, England - Telewest Arena (Newcastle Arena) - September 19, 2000

che "Delia" non era stata più suonata dal vivo.

DELIA
traditional - arranged by Bob Dylan

Delia was a gambling girl, gambled all around,
Delia was a gambling girl, she laid her money down.
All the friends I ever had are gone.

Delia's dear ol' mother took a trip out West,
When she returned, little Delia gone to rest.
All the friends I ever had are gone.

Delia's daddy weeped, Delia's daddydaddymoaned,
Wouldn't have been so bad if the poor girl died at home.
All the friends I ever had are gone.

Curtis' looking high, Curtis' looking low,
He shot poor Delia down with a cruel forty-four.
All the friends I ever had are gone.

High up on the housetops, high as I can see,
Looking for them rounders, looking out for me.
All the friends I ever had are gone.

Men in Atlanta, tryin' to pass for white,
Delia's in the graveyard, boys, six feet out of sight.
All the friends I ever had are gone.

Judge says to Curtis, "What's this noise about?"
"All about them rounders, Judge, tryin' to cut me out."
All the friends I ever had are gone.

Curtis said to the judge, "What might be my fine?"
Judge says, "Poor boy, you got ninety-nine."
All the friends I ever had are gone.

Curtis' in the jail house, drinking from an old tin cup,
Delia's in the graveyard, she ain't gettin' up.
All the friends I ever had are gone.

Delia, oh Delia, how can it be?
You loved all them rounders, never did love me.
All the friends I ever had are gone.

Delia, oh Delia, how can it be?
You wanted all them rounders, never had time for me.
All the friends I ever had are gone.
 

DELIA
traditional - arrangiamento di Bob Dylan - Traduzione di Michele Murino

Delia era una giocatrice d'azzardo, giocava d'azzardo da tutte le parti
Delia era una giocatrice d'azzardo, puntava il suo denaro
Tutti gli amici che avevo sono morti

La vecchia e cara mamma di Delia fece un viaggio verso Ovest,
Quando ritornò a casa la piccola Delia era morta
Tutti gli amici che avevo sono morti

La mamma di Delia pianse, Il papà di Delia si lamentò
Non sarebbero stati così male se la povera ragazza fosse morta a casa
Tutti gli amici che avevo sono morti

Curtis guardò in alto, Curtis guardò in basso,
sparò alla povera Delia con una crudele quarantaquattro
Tutti gli amici che avevo sono morti

In alto sui tetti delle case, quanto più in alto riesco a guardare
cerco quegli ubriaconi, che stanno in guardia da me
Tutti gli amici che avevo sono morti

Uomini ad Atlanta che cercano di spacciarsi per bianchi
Delia è al camposanto, ragazzi, sei piedi fuori vista
Tutti gli amici che avevo sono morti

Il giudice dice a Curtis: "Cosa sono queste voci?"
"Sono quegli ubriaconi, Giudice, che cercano di eliminarmi"
Tutti gli amici che avevo sono morti

Curtis disse al giudice: "Quale sarà la mia condanna?"
Il giudice rispose: "Povero ragazzo, ne avrai 99"
Tutti gli amici che avevo sono morti

Curtis è in prigione che beve da una vecchia tazza di latta
Delia è al camposanto, morta
Tutti gli amici che avevo sono morti

Delia, oh Delia, come può essere successo?
Amavi tutti quegli ubriaconi, non hai mai amato me
Tutti gli amici che avevo sono morti

Delia, oh Delia, come può essere successo?
Volevi tutti quegli ubriaconi, non hai mai avuto tempo per me
Tutti gli amici che avevo sono morti

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Talkin' 8941 - cimar2003

All'uscita del suo terzo LP, The Times They Are a-Changin', (pubblicato nel gennaio 1964), la Canadian Broadcasting Corporation gli offrì una mezz'ora speciale per promuovere l'album. Dylan cantò :

The Times They Are a-Changin '
Talkin 'World War III Blues
The Lonesome Death Of Hattie Carroll
Girl From The North Country
A Hard Rain A -Gonna Fall
Restless Farewell
Vorrei dedicare questa strepitosa versione di "Girl from the north country" ,a tutti i ..... Dylaniani nostalgici che rimpiangono la voce degli anni andati.
Buon ascolto.

(AVEC LE TEMPS - COL TEMPO - LEO FERRE' - 1970)
Col tempo sai,
col tempo, tutto se ne va
non ricordi piu' il viso
non ricordi la voce
quando il cuore ormai tace
a che serve cercare
ti lasci andare,
e forse e' meglio cosi'.
Col tempo sai,
tutto scompare........

 

Grazie cimar, il filmato contiene altri pezzi oltre a Girl from, ho dovuto prenderlo da youtube perchè quello che mi hai mandato è troppo grande e non potevo trasferirlo sul server. Alla prossima, :o)

 

 
Domenica 28 Ottobre 2012

Los Angeles, California - Hollywood Bowl - October 26, 2012

1. You Ain't Goin' Nowhere
2. To Ramona
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. The Levee's Gonna Break
6. Make You Feel My Love
7. Cry A While
8. Desolation Row
9. Highway 61 Revisited
10. Love Sick
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Blowin' In The Wind

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Talkin' 8941 - paolo1951

COSA FAREBBE BOB DYLAN SE .... SMETTESSE IL TOUR?

domanda oziosa, semplicemente abbiamo capito da un pezzo che non lo farà mai e allora chiediamoci:
COSA "SUCCEDEREBBE" SE ........?
Se avete mai letto la biografia di qualche GRANDE scrittore o pittore troverete, come tratto comune, l'impegno
del lavoro quotidiano, l'alzarsi alla mattina e, con in mano gli attrezzi del mestiere, sedersi alla scrivania o al tavolo
di lavoro con la metodicità e la costanza del monaco o dell'artigiano o di chi comunque fa il proprio lavoro con
passione.
(non credo molto all'idiozia del "genio e sregolatezza" se non nel senso che il genio si da le proprie regole)
Voglio dire che, se smettiamo di pensare a Dylan come a una rockstar (anche se, a suo modo, comunque lo è, anzi
forse è la più grande) e ci decidiamo una buona volta a considerarlo, in senso assoluto, come uno dei più grandi
ARTISTI se non altro del nostro tempo, allora è più facile capire che il palco per Dylan è una necessità del
proprio genio, un modo per essere in continuo contatto con la propria ispirazione (il professor Carrera, al
quale dico semplicemente "grazie", la chiamerebbe forse "la propria musa") senza la quale non avremmo
avuto gli ultimi lavori; che siano capolavori o meno non ho i mezzi per giudicare e forse non è questo il
problema.
Lavori come Time out of mind e tutti gli altri fino a quest'ultima gemma di uno scrigno inesaurabile non possono
nascere solo in studio: c'è troppa vita in loro....e cosa è la vita per un musicista se non quello che Dylan fa tutti i giorni ?
Che gli dei ti siano eternamente benigni Zimmerman.
paolo1951


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2 voices, two guitars, what else?

 

 

 
Sabato 27 Ottobre 2012

San Diego, California - Valley View Casino Center - October 24, 2012

Bob Dylan: Concerto di San Diego, una cosa elastica

di George Varga

I tempi stanno cambiando, e i classici di Bob Dylan anche.
Questo è stato esattamente ciò che questo vecchio trovatore 71enne senza tempo, ha fatto durante gran parte della sua esibizione Mercoledì sera nel concerto al Valley View Casino Center (ex-San Diego Sports Arena).
Questo è sempre stato il suo modus operandi preferito negli ultimi decenni, Dylan si crogiola nell'arte della spontanea reinvenzione artistica dei suoi brani. Lui e la sua band di cinque elementi trattano i suoi brani, classici o meno famosi, tutti allo stesso modo come se si trattasse di un pezzo di Silly Putty messo in musica (il Silly Putty è un aggregato di polimeri aggrovigliati fra di loro, che possono essere modellati e che interagiscono con la temperatura e da luogo a molti diversi effetti. E' una sostanza che si presenta come un solido, ma in realtà è allo stato liquido, pronto per essere rimodellato a piacimento).

"It Ain’t Mer baby", la seconda canzone di Dylan, è stata trasformata da morbida ballata lamentosa a un quasi vivace full -band gioco chiassoso. Con le successive versioni di "Things Have Changed", "Tangled Up in Blue" e una quasi surreale "Visions of Johanna" e il suo bis ingegnosamente rielaborato di "Blowin 'in the Wind", ha trasformato alcuni dei suoi pezzi più noti in canzoni che utilizzano tonalità, ritmi e stili diversi da farli sembrare brani nuovi di zecca.

Se i fans più anziani avessero registrato l’esibizione dal vivo del solo accompagnamento strumentale (tolte le parole che potrebbero in qualche modo fornire una traccia per il riconoscimento) di quello che Dylan e la sua band hanno suonato Mercoledì, è certo che quasi nessuno sarebbe stato in grado di identificare le canzoni correttamente.
Aggiungere la voce di Dylan nel mix non può certo aiutare i presenti al concerto non abituati alle sue libertà di fraseggio sempre più conditi di inflessioni idiosincrasistiche. Ma per coloro ai quali piace assaporare come si allungano e si accorciano le sue parole - una pausa di enfasi qui, perdere un colpo là, allungando così la battuta successiva - il concerto è stato una vera lezione di come prendere uno strumento limitato (vale a dire, la voce di Dylan, sempre più roca e ghiaiosa), e renderlo davvero irresistibile.

Durante "You Ain’t Going Nowhere” il "Oh, oh" del chorus sembrava diventato quasi un jodel o un guaito. Alcune delle canzoni di Dylan hanno 40 o 50 anni, e lui si rifiuta di trattare come pezzi da museo polverosi. Il suo scopo è quello di piacere a se stesso, non di far piacere ai nostalgici. Che ci riesce una volta, fallisca in altre, o riesca a fare entrambe le cose nello stesso show, come ha fatto qui Mercoledì,  fa parte del rischio di chi va ai suoi concerti. E con un pò di fortuna, è anche la ricompensa.

La band sembrava suonare soggiogata il più delle volte. Ma anche così, han chiaramente suonato le sue canzoni seguendolo nei diversi modi più strani e confusi che lui imposta all’inizio dei pezzi che suona. In qualche modo ha trasformato il centro di "Like a Rolling Stone" in qualcosa dal sapore alla Smokey Robinson e del Motown suond (pensate a: "The Tracks of My Tears") che è stato tanto inaspettato quanto delizioso.

Dylan ha trascorso gran parte dello show seduto al pianoforte a coda. Lui chiaramente martella accordi elementari e semplici trilli, evocando lo stesso fervore e la stessa tecnica limitata che probabilmente è stata la causa per la quale fu estromesso dopo una breve permaneza come tastierista nella backing-band di Bobby Vee intorno al 1959.

Ci sono stati pochi assoli nel concerto di Mercoledì, anche se Dylan e il chitarrista Charlie Sexton si sono allegramente scambiati dei tags musicali durante le parti senza canto. Alcune persone del pubblico hanno senza dubbio fatto una smorfia quando Dylan ha eseguito una serie di cazzate al pianoforte. Idem quando ha iniziato "It Ain’T Me Baby” in una tonalità diversa dalla sua band (i musicisti si sono corretti seguendolo dopo un attimo di disagio).

Ma in un'epoca dominata da esecutori pop fatti in serie, dove ogni nota è assolutamente piatta come una chiazza di petrolio, sentire qualche errore è un tonico, fa sentire di essere veri e vivi. Dylan, più di ogni altro artista ancora in attività, è una leggenda del rock fin dall’inizio degli anni ‘60, sempre infarcito di imperfezioni per meglio conservare l'elemento umano che separa la musica dalla carta da parati sonora.

Ha suonato una serie di appassionati assoli armonica, spesso accentuati con movimenti del braccio e altri movimenti del corpo. Si è rivolto alla platea solo per presentare i membri della band, che ha fatto in un modo che sembnrava una vendita di una trasmissione radiofonica di Guy Lombardo.

Non era prevista alcuna canzone del suo acclamato nuovo album "Tempest." E’ vero, è stata una delusione ma non certo una sorpresa. Tutti gli artisti devono regolarmente inserire i loro nuovi album nei loro concerti, per Dylan, far queste cose è un anatema.

Il suo repertorio Mercoledì ha beneficiato dell’inserimento di gemme meno conosciute come la bluesy "Cry a While" e "Forgetful Heart”". Idem il simil-gospel di "Joey", che lo ha visto canticchiare in modo così convincente che uno quasi si aspettava che rompesse le scarpe per i tanti passi di danza. Ci è andato vicino.

L'ex leader di Dire Straits Mark Knopfler e la sua band di sette elementi hanno suonato un set impeccabile d’apertura. E' un mix di lamenti celtici, ballate con tinte country e suoni dondolanti, che si sono conclusi con una versione incantevole della canzone dei Dire Straits' "So Far Away". Knopfler ha poi raggiunto Dylan per una boogie-woogie-stile "Summer Days", è la prima volta dopo 14 show del tour autunnale che i due hanno suonato una canzone insieme, forse era un warm-up per il loro concerto di Venerdì sera all'Hollywood Bowl.
La qualità del suono per il set di apertura Knopfler è stato esemplare. Il mix audio per Dylan era meno limpido, ma ancora molto buono, soprattutto per gli standard di un luogo che Billy Joel, una volta ha ironicamente chiamato "il boom-boom in camera." Chiaramente, quegli artisti che si prendono il tempo per mettere le cose a posto, e che portano esperti tecnici del suono con loro, possono rendere l'ascolto della musica nella più vecchia arena di San Diego una piacevole esperienza (proprio come Peter Gabriel ha fatto un paio di settimane fa, nella stessa sede) .

Forse momento più affascinante di Mercoledì notte è arrivata poco prima di "Blowin 'In The Wind". Le luci sul palco buio si sono accese un istante prima del previsto, proprio mentre Dylan si stava tirando su i pantaloni. Lui ha sorriso timidamente, poi ha fatto un inchino. Fedele al suo personaggio, mai voltarsi indietro.

(Fonte: http://www.nctimes.com/entertainment/music/bob-dylan-s-san-diego-concert-an-elastic-affair/article_43b0e0bf-71e0-5570-8425-9f665eef75a8.htm)

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Talkin' 8940 - Alessandro (giuales)

Ciao Mr. Tambourine
mi chiamo Alessandro e colgo l'occasione per ringraziarti del lavoro immenso che  fai quotidianamente. Sono in questo momento all'ascolto di un recente concerto di Dylan. Per la precisione, quello tenuto a Bethel all'inizio di Ottobre. Questo ascolto segue quello pomeridiano del concerto tenuto a Port Chester. Avevo letto cose non eccelse a proposito dell'ultimo Dylan dal vivo, ma ciò che sto ascoltando da un tre ore é davvero qualcosa che va oltre. Per chi conosce l'opera di Dylan dal vivo (parlo di "opera" perché meriterebbe un capitolo tutto a sé) non si può che rimanerne sconcertati. Non conta tanto la tenuta vocale del nostro quanto lo scempio musicale del Dylan musicista. Il primo passo alla tastiere c'era stato sul finire del 2002, da allora di acqua ne é passata parecchia e ora Dylan si fa portare direttamente un piano a coda. Il risultato é sconcertante, per non dire allucinante.  Ad ascoltare la resa musicale di questi concerti si è spinti a credere che Dylan si stia davvero scavando la fossa da solo. A partire dal 2005 Dylan ha asciugato sempre più gli “orpelli” della sua musica facendosi progressivamente più ruvido ed essenziale (Tempest è in questo senso un esempio). Quello che però assistiamo oggi è una vera e propria confusione performativa. Ragione di questo blocco risiede esclusivamente nel Dylan solista. In questo Dylan dà non solo prova del basso livello tecnico di cui dispone (indifferente se si occupasse esclusivamente della parte ritmica) ma anche di una tremenda arroganza a tenere fuori i suoi musicisti; su questi ultimi si può pensare ciò che si vuole ma su una cosa siamo certi; rispetto a quello che propone Dylan non c’è neanche discussione. Prova ne è che le canzoni migliori dell’ultimo Dylan siano Blind Willie Mctell o High Water in cui il nostro, concentrato solo sul cantato, riesce ancora a colpire il segno.
Se dovessi spendere cinquanta euro ed assistere ad un concerto del genere, rimarrei davvero dispiaciuto. Non so voi della fattoria….
Ciao a tutti

Caro Alessandro, le tue osservazioni contengono anche delle dure verità, ma forse dovremmo metterci tutti definitivamente in testa che a Dylan non gliene frega un cazzo di quello che succede sul palco, se è buono va bene, se non è buono va bene lo stesso, a lui interessa stare sul palco e suonare per quella gente che fa finta di non vedere. Non gli interessa come suona, lui parte con una prova e la band lo deve capire e seguire, vada come vada. Finchè la gente affollerà i suoi concerti ha ragione lui, considerando anche il fatto che se non fosse così non sarebbe così grande ai nostri occhi. Vi immaginate un Dylan sdolcinato e finto-bamboccione come Paul McCartney? Suona male il piano a coda? Chi se ne frega, a lui va di suonarlo e lo suona come è capace, lo stesso che faceva con la tastiera. Inutile ripetere sempre le solite cose, sappiamo tutti che Dylan non è mai stato un bravo pianista e non è mai stato un bravo chitarrista, l'abbiamo sempre saputo e per questo abbiamo sempre apprezzato i bravi musicisti che suonavano con lui. Che Dylan "non ha una voce" nel senso più "Mainstream" dell'espressione lo sappiamo dagli inizi, la cosa si è prolungata per 50 anni, 50 anni di cambiamenti di voci e di ogni tipo di stile, quindi di cosa dovremmo stupirci o lamentarci oggi?. Dylan è così, ed è così che piace ed è venerato, lui sarà sempre quel giovane ribelle che va controcorrente facendoti riflettere anche quando avrà 100 anni. Poi se valga la pena o no spendere una certa cifra per andare a vederlo in concerto è una cosa strettamente personale, ognuno fa la sua valutazione e decide in libertà se andare o rinunciare. Più o meno l'andazzo è questo, capisco che a volte qualcuno possa essere deluso, ma certo che sentire le lamentele di Carlo Verdone sull'esibizione di Dylan a Barolo è stato davvero il massimo dell'ironia, ma lui (il nostrano bianco, rosso e verdone) non si è ancora reso conto che i personaggi che interpreta sono stampati col ciclostile. Forza Carlo, datti una rinnovata come Dylan, osa qualcosa di più che andare "in viaggio con papà". Forse, se non ci mettiamo in testa queste cose non ne usciremo mai, e i fans ed i critici che verranno dopo di noi e di Dylan, fra cinquant'anni ripeteranno le stesse cose che diciamo noi oggi, era grande al'inizio, poi è andato elettrico, ma aveva ragione lui, chi lo fischiava e lo chiamava Giuda non aveva capito un cazzo, ha infilato alcune pietre miliari della storia del rock, ha fatto dischi bruttissimi, ha fatto dischi belli, meno belli, più belli, però ha cambiato voce in quel disco..........per poi ritornare alla sua primigenia...........a volte si è presentato sul palco in condizioni pietose, a volte è stato grande, smagliante e righgiante. Quante parole abbiamo consumato e continueremo a consumare per lui? Quies sabe? Tutto sommato non ha molta importanza, finchè ci sarà questo Dylan noi ne parleremo in tutti i modi possibili, con gioia, rispetto o con dispiacere, tutto dipende da come la pensiamo, a volte siamo duri nel giudizio, altre volte molto più mordidi, a volte ci entusiasmiamo anche solo per una canzone, ma allora, non è che anche noi siamo un pò strani come lui? Altrimenti non saremmo suoi fans, o no?

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Talkin' 8939 - Daniele "ardez" Ardemagni

Per fortuna qualcuno che la pensa come me sul fatto di preferire la voce di Bob oggi a quella di una volta (il figlio 18enne dell'amico che ha scritto ieri).
Allora...tornando al discoso Bubola..il concerto a cui hai assistito a Milano di Massimo era lo stesso dove c'ero anche io, nel maggio 2010 al Ciak!, con Giacomo che non c'era ma si faceva già ben vedere dal pancione di mia sorella.
Quanto a ciò che pensa Massimone dell'ultimo cd mi pare di averlo detto nella mia recensione su Tempest, che ho avuto il piacere grazie a lui di averlo un pò di tempo prima...quanto a ciò che pensa di Bob lui mi ha sempre detto che è il "genio", il migliore in tutti i campi, già per aver messo la "poesia nel joke-box" (come diceva Ginsberg) e per i diversi generi da lui toccati nel corso di tutti questi anni; soprattutto la cultura musicale di Bob è vastissima...ancora prima di scrivere i suoi primi capolavori si era buttato anima e corpo alla ricerca delle proprie radici folk..questo è molto importante per un musicista, ma ancora di più per un cantautore...conoscere il proprio passato ..da dove veniamo. Qui c'è la risposta al perchè al giorno d'oggi circola molta roba mediocre....ma mediocre forte..e li troviamo tutti nella top ten: proprio perchè mancano le basi della nostra cultura, l'approfondimento della musica...ma l'era delle immagini, del "bel canto" e delle vendite fanno diventare la musica-poesia poco più che un prodotto commerciale pari a delle saponette o al dentifricio appena uscito.
Comunque, nelle rare occasioni che avrò in futuro di vedere Massimo gli chiederò di mettere qualche riga su Maggie's Farm...di sicuro potrà soddisfare meglio la vostra curiosità in meritoa ciò che pensa. Scusa se sono di fretta ma mi sembrava doveroso darti questa piccola "anticipazione"...spero che la prossima volta di poter avere più materiale a riguardo...ora devo andare in città e dato il tempo mi TEMPESTerò un pò di questo ultimo lavoro di Bob, che più ascolto più lo amo....
Ultima cosa: Bertoncelli, che con Bob ci è andato giù pesante da "Love and Left" in poi, ha fatto una bella recensione su XL, il mensile de "laRepubblica", dando al disco come voto 8,5..a mio avviso poteva dare qualcosa di più, però direi che è un voto più che eccellente.
alla prossima...Daniele Ardemagni

Vedi Daniele, in Italia i veri artisti che sanno scrivere delle vere canzoni li conti sulla punta delle dita di una mano, non serve fare nomi, li sappiamo, e sappiamo anche che Massimo è fra questi, sappiamo anche che Massimo avrebbe meritato di più di quello che ha avuto, ma la grandezza di un artista non è misurata da quello che ha guadagnato ma da quello che ha scritto. Oggi la gioventù si sta perdendo in un mare di cazzate, ipod,iphone,smartphone, notepad e via con sigle di questo genere. Che vuoi che sappiano questi "stranieri di se stessi" chi é Bob Dylan, chi è Massimo Bubola! Quando sento al telegiornale che un rapper coreano da cinque lire scrive un pezzo idiota cliccato su Youtube ben 500 milioni di volte i cosidetti mi vanno sotto le scarpe, comprendo sempre di più Dylan e mi piace sempre di più, anche se sul palco stesse zitto o leggesse l'elelco del telefono, Credo che ci sia un limite di decenza a tutte le cose, almeno l'ho sempre creduto, ma se mi guardo intorno e ascolto quello che la gente dice mi sento come un granello di sabbia nel deserto del Sahara. Spero davvero che Massimo trovi la voglia ed il tempo di dedicare una mezz'ora dei suoi pensieri a Dylan per Maggie's Farm, ne saremmo tutti veramente felici, quindi resto fiduciosi in attesa. Un salutone, :o)      

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Bob Dylan & Mark Knopfler: Things have changed - Rome, November 12, 2011

 

 

 
Venerdi 26 Ottobre 2012

San Diego, California - Valley View Casino Center - October 24, 2012

 

1. You Ain't Goin' Nowhere
2. It Ain't Me, Babe
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Cry A While
6. Joey
7. Summer Days (with Mark Knopfler on guitar)
8. Visions Of Johanna
9. Highway 61 Revisited
10. Forgetful Heart
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Blowin' In The Wind

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Talkin' 8938 - Biagio Gagliano

Caro Mr. Tambourine,
mi sono preso il mio tempo, è vero, ma non ho mai dubitato di aderire al tuo gentilissimo invito a "recensire" Tempest (gentilissimo, ma addirittura definirmi musicista... non è proprio il caso).
Dunque.
La cosa stupefacente non è che lo Zio abbia realizzato un nuovo album: questo ogni tanto gli succede; nemmeno che io l'abbia già acquistato: di solito li acquisto abbastanza in fretta quando escono, certo, senza fare code.
La cosa davvero stupefacente è che lo abbia già ascoltato: di solito lascio passare dei mesi, poi lo ascolto una prima volta come se sfogliassi velocemente un libro, auspicando che almeno un lampo colpisca il mio gusto estetico (devo dire che succede praticamente sempre).
Questa volta per una serie di eventi fortuiti l'ho ascoltato appena l'ho avuto in mano e devo dire che con...DUQUESNE WHISTLE ha subito fatto centro. Un brano divertente e divertito in sintonia col mio umore medio, che è allegrotto e scanzonato con uno lontano sfondo di inquietudine. Accidenti quanto mi piace con quelle ripetizioni ossessive che invece di ossessionare vorresti non finissero. Non vedo l'ora di riunire una Band.

SOON AFTER NIGHT: Delicata, tenera, eterea. Fosse stata scritta sessanta anni prima avrebbe rivaleggiato con Blue Moon.

NARROW WAY: L'ascolto di questa canzone ha subito, se non una trasfigurazione, almeno una metamorfosi.
Al primo impatto mi sono detto: "Cavolo, il solito riempitivo". Ho resistito alla tentazione di passare alla successiva. Anche la seconda volta ho resistito. Poi a volte ho resistito, altre no, finché non non l'ho collegata ai pezzi più vivaci di Blonde on blonde. Da quel momento l'ho rispettata di più. Certo, di Blonde on Blonde ci vorrebbe anche la voce. Finché non mi sono sorpreso ad essere del tutto coinvolto, tanto che non volevo che finisse. Ah, se solo la voce fosse quella di Blonde on blonde. Un inciso sulla voce nell'album. Mi ha fatto pensare a Mohamed Alì contro Larry Holmes, quando è riuscito a stare in piedi quattro riprese solo grazie all'immensa classe e all'immenso carisma. Si sente che la voce non ha quattro riprese, ma alla fine classe e carisma hanno il sopravvento (per dirti, mio figlio, 18 anni, preferisce la voce attuale a quella degli anni d'oro. Vai a capire).

LONG AND WASTED YEARS: E' una di quelle canzoni che io definisco monodimensionali, così ripetitive eppure riescono a non annoiarti nemmeno per un attimo: una sorta di magia inspiegabile. Mi ricorda Brownsville girl, e ti posso assicurare che dal mio punto di vista non è affatto poco.

PAY IN BLOOD: Atmosfera musicale di Empire Burlesque. Si lascia ascoltare ma non mi sembra particolarmente ispirata.

SCARLET TOWN: Le ballate in tonalità minore non sono mai state il mio forte, però con l'età che avanza riserbo loro sempre maggior favore. Come a questa. La sua lunghezza le conferisce un che di solenne e intangibile. Certo, l'unica ballata in minore che davvero mi entusiasma è -non scherzo- The Lily of the West, dell'album quasi bootleg "Dylan" (1973).

EARLY ROMAN KINGS: Un blues lento, noiosetto. Per il mio rivedibile gusto, ovvio.

TIN ANGEL: Questa è un altra cosa. Non voglio inoltrarmi in argomentazioni che non saprei sostenere. Mi ricorda Misery dei Green Day, canzone che adoro per la sua andatura mediorientale (vedi che non devo inoltrarmi?). Questa è più profonda, non ammiccante, ma sincera e solida come fosse scolpita nella roccia.

TEMPEST: Mi sono trovato dalla prima metà della prima strofa in un fumoso pub irlandese davanti ad un enorme boccale di birra e di gente come si deve che annuiva intenta nell'ascolto (mai stato in Irlanda, ovviamente). Per quanto mi riguarda potrei ascoltarla una giornata intera fino a notte e risvegliarmi al mattino contento che stia suonando ancora.
Aver saputo che tratta del Titanic non mi ha aggiunto niente, anzi. Checché ne dica lo Zio, l'argomento non mi interessa affatto. Quando ho scritto che era un po' lunga non pensavo a me, ma all'idea irrefrenabile di farla ascoltare ai miei figli.
E' ben strana questa malattia dei fans che si consumano nel desiderio di far provare ad altri -quasi imporre di provare- lo stesso piacere che suscita in te l'opera dell'artista amato. Io, alla mia veneranda età, non sono ancora uscito da questo buco nero. Mi sento un po' pirla per questo, ma che vuoi farci, rendendomi conto evito il pericolo di prendermi troppo sul serio.

ROLL ON JOHN: In questo caso saper che è dedicata all'amico la rende più struggente ed autentica di quanto già non sia. Davvero commovente. Inciso sui testi. I testi dello Zio sono stati mari in tempesta con tuoni e fulmini scagliati con veemenza sulle coscienze irrequiete. In verità la tempesta stava in quei tempi pssati. Lui, da genio qual è della ricerca musicale e della frase, li ha intercettati e accesi la sua parte, grazie alla sua arte e al suo inedito punto di vista.
Oggi, cosa vuoi, se uno il genio ce l'ha mica gli passa; di luci che accende (soprattutto nelle love songs), ma sono fari di lampione ad aprire un effimero squarcio nel buio pesto.
Il problema non è lui, ma i tempi che viviamo, che non esigono e non meritano un Bob Dylan. A lui non si può, in tutta coscienza, chiedere di più.
Per trasfigurare i tempi attuali ci vogliono un apparato percettivo inedito e un'arte inedita.
Ai saggi come lui non rimane -per richiamarmi a Sansonetti- che celebrare i centenari.

Bene: non puoi negare di essertela cercata.
Ciao, spero a presto, con amicizia e complicità
lo zio Bob

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Cosa farebbe se... Bob Dylan smettesse il tour?

In questi ultimi anni, abbiamo assistito, a periodi alterni, ad un vivace dibattito su Bob Dylan, con molte persone che dicevano che avrebbe dovuto lasciarsi alle spalle il palcoscenico, perché la sua voce e il suo canto son diventati così ruvidi e poco attraenti. Per lo meno, essi sostengono, Dylan non è più quello che era una volta – così sarebbe giusto il tempo per lui di tornare a tempo pieno a Malibù e dipingere, oppure scrivere la seconda parte di "Chronicles".
Come ho già detto, credo che Dylan lo farà quando vorrà lui - fino a quando i suoi concerti continueranno a vendere bene, continuerà ad esibirsi. La folla si è allontanata raramente da Dylan o gli ha imposto dei comportamenti, o di smettere di salire sul palco.
Il Wall Street Journal ha sollevato l'idea qualche anno fa in un pezzo provocatorio. E non è il solo tra i critici c’è l’idea che i giorni migliori di Dylan siano ormai di gran lunga dietro di lui.
Però c’è da dire che, se Dylan avesse seguito il loro suggerimento, o ha deciso da solo, di smettere di stare incessantemente in tour, le stesse persone probabilmente scatenerebbero un gran clamore per il suo ritorno a tempo pieno sul palco.
Cosa potrebbe fare Dylan per passare il tempo, se non avesse da fare i soliti 100 spettacoli ogni anno? Avrebbe più tempo da dedicare alla pittura, o alla scrittura, attingendo palate di dollari da quel mega contratto letterario al quale è legato. Forse potrebbe rilanciare il suo programma alla radio satellitare. Probabilmente apparirebbe come "special guest star" ai concerti dei suoi amici, solo per divertirsi, e chissà - potrebbe anche scrivere altre canzoni e decidere di registrarle.
Forse la voce di Dylan, martoriata da queste migliaia di show in ogni parte del mondo non tornerà più quella di prima. Nessuno potrebbe aspettarsi un altro “Nashville Skyline”, ma anche quella fu una scioccante metamorfosi rispetto a come cantava negli album precedenti.
Non ha molta importanza. Di certo c’è che Dylan farà quello che vuole lui.

(Fonte:http://jonfriedman.net/notes/what-if-bob-dylan-stopped-touring/)

 

 
Giovedi 25 Ottobre 2012

Berkeley, California - Greek Theater - October 19, 2012

di Michael Lederman

Ultime riflessioni su Dylan.
Ted Williams, forse il più grande battitore della Major League di Baseball di tutti i tempi, ha scritto un libro chiamato "La scienza di colpire". Io sostengo che, a 71 anni di età, Bob Dylan dovrebbe scrivere un libro intitolato "La scienza dell'intrattenimento".
Ora, prima che smettiate di leggere, vorrei poter dire la mia tesi. Ci sono musicisti che regalano molto al pubblico negli stadi...artisti come Bono, il maestro degli showman, un predicatore che funziona in pubblico come nessun altro, oppure Springsteeen, ben dotato come cantante e musicista, cantautore e performer senza limiti fisici o interruttore "off".
E poi c'è Bob ... imbarazzante, misterioso, non il più grande chitarrista e non Keith Jarrett al piano. Bob, un uomo la cui voce a 71 è più brutta di quella di Tom Waits, più ghiaiosa di una strada di campagna. Ma l'uomo può .... il ragazzo mette su uno spettacolo quasi ogni notte, con 5 dei 15 brani che cambiano, 5 nuovi estratti da un cappello pieno di nomi di quelle... 70-80 canzoni che questa band è pronta a suonare. I musicisti sono votati a reimmaginare e reinventare queste canzoni magiche, mistiche, uniche nel loro genere classico americano. Bisognerebbe vedere più di uno spettacolo e rimanere stupiti di come ogni notte, questa banda di zingari, trova un nuovo riff per creare una diversa interpretazione di una canzone familiare in modo fresco e speciale ... canzoni che diventano momenti unici, ogni sera.
In evidenza ieri sera ... Make You Feel My Love, Shelter From The Storm e una bella Desolation Row.
Bob, grazie per 40 anni di emozioni e brividi. L'unica cosa che mancava questa volta erano i nani giocolieri e una mangiatrice di spade poco vestita. Tu sei sempre l'uomo!

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Santa Barbara, California - Santa Barbara Bowl - October 22, 2012

di Subbscriber Edhat

Ieri sera al Bowl si sono esibiti Mark Knopfler & Bob Dylan (proibite le macchine fotografiche). Ci siamo innamorati di Mark Knopfler. Grande prestazione e muscisti eccezionali. Abbiamo resistito solo due canzoni di Dylan. La sua voce non c'è più e il suono era terribile. Siamo usciti delusi assieme a molte altre persone. Camminando verso la macchina sembrava diverso, come se fosse pre-registrato. Qualcuno che c'era ieri sera può scrivere il suo parere?

Quando le rock star iniziare a indossare Depends (i Depends sono i pannoloni per gli anziani incontinenti), in quel momento io smetto di pagare soldi per vedere le loro esibizioni. Prossima band da lasciar perdere, il tour dei Rolling Stones il prossimo anno.

Io non sono sicuro quando affermo che la sua voce è andata. Io sono un suo fan fin dai primi anni '60, anche allora non aveva una voce. E' logico pensare tutti questi anni di farmaci e di vita difficile abbiano preteso il loro pedaggio.

Che fregatura. Biglietti asser l' impressione che gli interessi il pubblico,sembra che l'unica ragione per la quale suona sia perchè ha bisogno di un pò di $ $ $. E poi non ha nemmeno suonato per molto tempo, il prezzo al minuto è un insulto.

In tutta la sua carriera, Dylan non ha mai guardato il pubblico o parlato tra i brani. La sua voce non è il suo punto di forza: è la sua visione, la sua poesia e la sua creazione ad arte di musica. Spesso, come gli altri interpretano le sue creazioni è ciò che porta la vera bellezza a ciò che egli dà.

L'unica persona le cui parole sono meno facilmente comprensibili di Bob Dylan è Stevie Nicks. Che diavolo dicono questi due? Riuscite ad immaginare un duetto Dylan / Nicks: "Hyunh vuh duh duh MRRF voooooon muh grrfff ...."
Dylan ha detto nella sua biografia che che sarà starà in tour fino a quando la gente continuerà ad andare a vederlo. La gente continua ad andare!

Sono anche uno di quelli che sono usciti quasi subito. In termini di prestazione ha rotto e non ci sono scuse.

E' stato un urlare i testi senza un minimo di senso melodico. Faceva male alle mie orecchie e non rendeva giustizia alle sue canzoni. Sono stato dolorosamente deluso da questo show.

Mio marito ed io siamo stati fan di Dylan fin dagli anni '60. Ho partecipato a tutti i suoi concerti di Santa Barbara e un paio in altre città. Non sai mai in che modo Dylan canterà la prossima canzone, certamente non nel modo che l'ha incisa su disco. Sapendo questo, non siamo rimasti delusi. Anche se Dylan non parlare al pubblico e non racconta storie, sorride, passeggia per il palco ed è coinvolgente. Che abbia la voce o no, non si può negare che lui è tuttora una leggenda ed è sempre un privilegio il vederlo ancora una volta.

Ho visto Dylan qualche anno fa al Bowl di SB. Era totalmente incomprensibile e scollegato dal pubblico, anche se la sua band era eccellente. Dylan ci ha abbandonato al vento e continua chiaramente a farlo!

Anch'io visto Dylan al Bowl circa 15 anni fa ed ero seduto in prima fila. La cosa più divertente dello spettacolo erea guardare la comunicazione non verbale con quelli della sua band che cercavano di capire cosa stava per fare in modo da poterlo seguire. Dylan sembrava non avere alcun riguardo ne per il pubblico ne per la sua band.

(Fonte http://www.edhat.com/site/tidbit.cfm?nid=102274)

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Le rockstar in posa raccontate da Guido Harari                     clicca qui

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Video: Duquesne Whistle con testo 

 

 
Mercoledi 24 Ottobre 2012

Santa Barbara, California - Santa Barbara Bowl - October 22, 2012

1. Watching The River Flow
2. Man In The Long Black Coat
3. Things Have Changed (with Freddy Koella on guitar)
4. Tangled Up In Blue (with Freddy Koella on guitar)
5. Cry A While
6. A Hard Rain's A-Gonna Fall
7. High Water (For Charley Patton)
8. Chimes Of Freedom
9. Highway 61 Revisited
10. Mississippi
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Blowin' In The Wind

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Talkin' 8937 - Fausto Leali

Carissimo Mr.Tambourine,
ho letto con stupore, dopo le tue, anche le belle parole di Piero Nicola.
Se lo ritieni opportuno (ma decidi liberamente!), pubblica pure la mail che ti ho mandato sabato, é un modo per ringraziare anche lui. Grazie ancora peri il lavoro che fai su Maggie's Farm!
Buona giornata, Fausto

visita il mio blog! http://talkin-walkin.blogspot.com

Carissimo Fausto, le mie parole e l'apprezzamento di Piero sono dovute al fatto che te le sei più che meritate scrivendo tutte le bellissime cose che si possono leggere nel tuo stupendo blog. Spero che continuerai per molto ancora a mettere a disposizione degli altri le tue riflessioni ed i tuoi pensieri che son certo servono a far star bene tante persone! Grazie per avermi dato il permesso di pubblicare la tua mail che trovi qui sotto, naturalmente ho tolto i nomi e le cose che erano personali e non essenziali, alla prossima, Mr.Tambourine.

Carissimo Mr. Tambourine,
davvero non so come ringraziarti per le tue bellissime parole su Maggie's Farm.
Dici che non siamo amici, che non ci siamo mai conosciuti di persona, eppure ciò che esprimi ha il sapore e la bellezza dell'amicizia più profonda. E forse é proprio questo ciò che accade, quando non si ha timore a spalancare reciprocamente il proprio cuore. E' quello che é accaduto tra noi e sono frammenti di reciprocità che ti fanno dire: valeva la pena di scrivere su un blog anche solo per questo.
Ho iniziato ad ascoltare Dylan nel 1975 ed il primo disco "nuovo" che acquistai fu Desire. Ricordo quando, da giovane, chiuso nella mia stanzetta, leggevo la biografia di Anthony Scaduto, la mente scaraventata per mezzo della fantasia tra gli spettatori di Newport 1965 o della Royal Albert Hall del '66. E ricordo l'emozione - irripetibile - che provai quando finalmente i primi nastri con le registrazioni di quei concerti giunsero nella mia casa. Non ho mai smesso di segurlo ed ascoltarlo. E di lasciare che le sue canzoni interrogassero il mio cuore, così come la realtà fa ogni giorno, attraverso le circostanze ed i rapporti che mi mette di fronte. E che sono richiamo al Disegno di un Altro sulla mia vita, che ha sempre e soltanto a cuore il mio bene.
Quando scrivo su Dylan, non cerco mai di scandagliare ed analizzare il suo lavoro. Non ne sono in grado e ci sono altri che hanno strumenti e capacità ben superiori delle mie per farlo. Ma per fortuna c'è Maggie's Farm, da cui attingere sempre tutto ciò con gioia.
Nella sua intervista a Rolling Stone, Dylan dice: "la gente ascolta le mie canzoni e pensa che io debba essere fatto in un certo modo; e forse é così che sono davvero. Ma si può andare oltre. “Penso che quelli che ascoltano le mie canzoni possano capire anche chi sono loro".
Mi basterebbe questo per continuare ad ascoltare Bob come non ho mai smesso di fare fino adesso. Anche solo per tenere desta la domanda, quella del mio cuore che é fatto per l'infinito. E per continuare a percorrere la strada: Ain't talkin', just walkin'. Grazie ancora di tutto, per aver aperto anche tu il tuo cuore con me.
Spero davvero d'incontrarti prima o poi di persona, magari al prossimo concerto di Bob!
Un abbraccio, Fausto

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E' tempo per Bob Dylan di andare in pensione, o almeno di far riposare la voce?

di Stephen Pate

I critici stanno vagliando le recenti prestazioni vocali di Dylan, l’intonazione e la tempistica – e il risultato sembra sia quello che Bob Dylan ha ormai fatto il suo tempo.
Io sono da lungo tempo un fan di Bob Dylan. Ho recensito "The Freewheelin' Bob Dylan" quando è uscito nel maggio del 1963 per l’ Halifax Mail Star . Possiedo ogni album di Dylan, tranne “Christmas in the heart” e seguo le sue performance dal vivo da quasi 50 anni. Ho studiato la sua musica ed i suoi testi per decenni.
Tuttavia, quando è troppo è troppo. Ha perso la voce e, a quanto pare, ora anche il senso ritmico. Potrebbe aver bisogno di dare un bel pò di riposo alle sue corde vocali.

Le persone che pagano per vederlo meritano di più che una caricatura del suo antico splendore.

"Bob Dylan gracchia il Blues al Bill Graham Civic Auditorium" stampa il San Francisco Weekly.
"Dylan ha cantato fuori ritmo, tanto che sembrava buttare fuori tempo anche i suoi musicisti, di solito precisi come strumenti al quarzo. Sapevamo che lui è intelligente nell’eseguire le sue melodie, nel modo che è noto fare dal vivo. Ma la figura col cappello sul palco ha aspettato così tanto tempo per cantare il ritornello di "Tangled up in Blue" che quando il pasticcio carbonizzato di parole è finalmente uscito dalla sua bocca, la band era già da un'altra parte. "
"E anche se si capisce abbastanza per riconoscere le canzoni, c’è anche il fatto di dover sentire a volte canzoni dove non si sente il cantato di Dylan. L'uomo è un paroliere, un poeta - e non c'è stato nessun grande assolo di chitarra o assoli di altri per compensare il fatto che la maggior parte delle volte non si riusciva a capire quello che stava dicendo ".

Le cose non sono andate molto meglio a Vancouver BC, Canada, 4 giorni fa.
"A quel punto Dylan ha preso una posizione scomoda al centro della scena per cantare una movimentata " Things Have Changed " che non avrebbe potuto essere più tempestiva, perché a quel punto era chiaro che la scelta era: O si toccava il fondo per vedere Dylan in una forma quasi irriconoscibile ( come in Like A Rolling Stone), o la delusione della realtà ti faceva scappare".

"Ultimo difetto nella fila, il mix del suono irregolare, Dylan ha completato il passaggio asduna completa caricatura di se stesso in "Tangled Up In Blue", il suo urlare, la sua esecuzione convulsa generava sguardi disorientati tra il pubblico, mentre in "Cry A While" è riuscito a prendere poche note giuste sul pianoforte", (Vancouver Sun).

CTV non è stata entusiasta per le prestazioni di Dylan.
"Things Have Changed" e "High Water (For Charley Patton)" erano momenti, pieni di energia inquieta e performance vocali che, anche se del tutto incomprensibili, hanno espresso un notevole grado di passione. Il materiale più recente Dylan sembrava piuttosto robusto. La questione rimane il modo in cui sono stati rimaneggiati i suoi classici.
"Tangled Up In Blue" è stata la prima vittima, eseguita con una nuova melodia e un riff di chitarra saccheggiato direttamente da "Suspicious Minds" di Elvis, i suoi testi radicali riscritti in questo modo "Oobba-nu-wonna-mmm-th-Mooooo".

Pochi giorni prima a Calgary, Alberta, metà del pubblico è uscito dall'arena durante la performance indecifrabile di Dylan. L’articolo del giorno dopo sul Calgary Herald accusava il pubblico e la città di Calgary per non avuto la classe di apprezzare non importa quanto male stava cantando Dylan. I risultati poco brillanti di Dylan sono stati attibuiti ai fans che se ne sono andati.
Aggiornamento - "Sono vicino al punto di dichiarare ciò che è accaduto al Rexall Place Martedì notte è stato un disastroso fallimento, sia per il performer sia per il comportamento del pubblico”, ha scritto David Falk su Sound and Noise.
Questo può accadere quando un artista si scoraggia. Ho visto Ray Charles quasi morire mentre stava suonando sul un sudicio pavimento che sembrava una stalla di bovini a Charlottetown una volta. Non riusciva a credere a quanto il pubblico era come morto e che lo show era già finito prima di cominciare.

Il Regina Leader Post è stato educato sul concerto di Regina, ha scritto: Mark Knopfler ha rubato la notte.
"Già famoso per non avere una pronuncia chiara, il più famoso dei cantautori è diventato ancora più incomprensibile con l'età, e ciò rende difficile per tutti, anche per i fans più accaniti, comprendere i testi che sta cantando. Per gli appassionati occasionali che vanno al concerto, non possono fare a meno di sentirsi eccitati per essere nella stessa stanza col musicista tanto acclamato, ma stanno ancora ridacchiando per i loro tentativi di decifrare ciò che veniva cantato. Meglio conosciuto come front-man dei Dire Straits, il 63enne Mark Knopfler, ha reso incredibilmente difficile per Dylan salire sul palco dopo di lui, per molti Knopfler ha veramente la scena a Dylan.

(Fonte: http://www.oyetimes.com/music/mainstream/30654-is-it-time-for-bob-dylan-to-retire-or-at-least-rest-his-voice)

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Qualcosa sta succedendo a Dylan, ma tu non sai cos’è, vero Mr.Jones?

I Mr. Jones che non stanno capendo quello che sta succedendo siamo noi. Leggendo le recensioni di questo ultimo tratto del tour balza chiaro agli occhi che il Dylan di questo periodo non è come quello che abbiamo visto a Barolo, quello di oggi è un Dylan che sembra avere lo spinterogeno fuori fase.
I critici e quelli tra il pubblico che scrivono le recensioni sono stati chiari, in Dylan o nell’apparato che chiamiamo convenzionalmente Neverendingtour c’è qualcosa che non funziona più bene.
Può anche essere che a 71 anni ci siano dei periodi dove una persona non stia bene fisicamente e che sia obbligata dai contratti stipulati a salire sul palchi anche se in condizioni fisiche o di salute menomanti. Dylan, a quanto scrivono, sembra essere confuso e spento, proprio come una persona che ha problemi fisici (voglio ricordare che a Chatillon ebbe una crisi tra la fine del main set e il bis, tanto che un medico fu urgentemente chiamato ma il dottore arrivò che la crisi era fortunatamente passata e Dylan ritornò sorridendo sul palco). Questo è capibile ed accettabile, ho visto fior di cantanti italiani acclamati o paragonati a nomi famosi del Music System (ma chi scrive queste scemenze?), fare pietose figure di merda o stonate inenarrabili ( quando si deve cantare in diretta senza il playback diventan cavoli amari!) anche con la metà degli anni di Bob (vi prego di non pretendere che faccia nomi). Oltretutto, con quasi cento concerti anche quest’anno, la media è di un concerto ogni tre giorni, ma in realtà non è così, possono capitare tre concerti di fila in tre nazioni diverse prima dei avere due o tre giorni-off per riposarsi, e credo che la cosa sia pesante per chiunque, i viaggi, il vivere tra il tuor bus e le stanze d’albergo, giusto il tempo di mangiare qualcosa, un pisolino di poche ore e via per una nuova tappa. C’è n’è abbastanza da stroncare anche un vent’enne, immaginiamoci uno di 71 anni che fa questa vita da ormai vent’anni.
Allora queste cose possono capitare, puoi capitare nel concerto dove Bob è stanco, i musicisti anche, il morale non è alle stelle e tu assisti ad un concerto sotto il minimo sindacale. Ma questo è il rischio dei concerti di Bob, se capiti nella venue dove il mix del sound è carente ed i musicisti sono allo stremo, allora molto probabilmente dovrai lamentarti del concerto. Ripeto che non è per niente facile cambiare quasi ogni giorno aria, acqua, alimentazione, nazione, quindi su cento concerti c’è una buona probabilità che una ventina non risultino essere all’altezza.
Credo che ci sia anche un problema Charlie Sexton a questo punto, il ragazzo prodigio del Texas che da troppo tempo ha smesso di fare il prodigio (non siamo in grado di dire se per scelta sua o per scelta di altri, ma posso dire che le cose che ha fatto a Barolo erano all’altezza di un qualunque chitarrista semi-professionista che girano per le nostre balere o per i nostri pianobar). Charlie sembra essere stato rimesso in gabbia e in quarantena, nessuno può dire o dice il perchè, se i rapporti con Bob si siano esauriti e se Charlie sia ormai arrivando al capolinea, ma i segnali ci sono tutti, specialmente dopo il concerto di ieri dove il buon vecchio Freddy Koella è tornato ad esibirsi con Dylan il campanello d'allarme ha cominciato a trillare. La cosa mi fa venire in mente l’allontanamento di Freeman che avvenne dopo dopo che Charlie salì sul palco per un paio di concerti. Se questo fosse il prologo per un cambiamento non lo vedrei male, il Charlie dell’ultimo anno è molto meno di Koella, anche se forse a livello di numeri potrebbe essere superiore, ma se continua a suonare così si autoelimina dalla stima dei critici e dei fans. Dylan è scusabile e capibile per l’età e le condizioni fisiche, per capirlo basta che vi guardiate in giro quando siete per strada in città e incontrate qualche anziano, basta osservare come si muove per capire che la forma è una cosa che non fa più parte del suo patrimonio.
Certo che anche Dylan dovrebbe capire che forse non è più fisicamente in grado di reggere questa quantità di concerti, che quello che resta della sua voce deve essere centellinato col contagocce. Son convinto che Bob sappia perfettamente queste cose, ma che lo stare sul palco sia oggi la sua unica ragione di vita e che valga per questo la pena di rischiare il tutto per tutto. Dove pensate che voglia terminare la sua carriera il Nostro, nel comodo letto di una delle sue tante dimore sparse per il mondo o al centro del palco con microfono ed armonica in mano?

Mr.Tambourine

 

 
Martedi 23 Ottobre 2012

Portland, Oregon - Rose Garden - October 15, 2012

di David Harper

Ricordate le parole: "Quando sentirete il fischio vi darò tutto quello che ho da dare ..."? L' uomo è generoso stasera al Rose Garden di Portland.
Stasera luci soffuse e musica ad alto volume. L’uomo canta e balla al centro del palco, è dannatamente cool. Stasera abbiamo una scaletta favolosa completamente ricostruita. Questa band merita elogi. Hanno un elegante look vintage, in abito grigio su misura, camicie nere. Nessuno è rimasto indietro o si è perso in qualche liks inutile.

Son partiti con Watching The River Flow e si è capito subito questo show era caldo. La band era tutta martello e chiodi.
Forse la migliore che abbia mai sentito.
It’s All Over Now Baby Blue è aggiornata, ma la cosa principale che ho notato è che l’armonica viene suonata un sacco stasera, mirata e forte. A volte come la lama di un samurai, oppure un'aquila che lancia il suo grido nel vento freddo del cielo. Per lo più Bob al suo meglio.
Poi una completamente nuova Things Have Changed, e lo vediamo ballare come un dandy. E’ bello quando si muove.
Tangled Up In Blue si potrebbe pensare che l’abbiamo sentita in tutti i modi che si poteva suonare, e questa sera è stata in rilievo nella set list, ben eseguita. Un sacco di impegno.
Cry A While aveva un rifacimento totale da quella sul disco che era abbastanza buona, per me questa versione è buona in concerto.
Spirit On The Water, forse con poca grinta, è scaduta un pò di intensità.
High Water è ritornata a sollevare il tono, fatta bene. Ci ricorda ancora una volta quanto è buono questo brano.
Chimes Of Freedom è una canzone eccellente. Rielaborata e più pompata.
Highway 61 è ancora un cavallo il campione dei cavalli di battaglia e la band gli dà piena corsa.
Desolation Row è così familiare a tutti. Reale come sempre.
Thunder On The Mountain, hit veloce e vola via, Bob si diverte. Si muove qui e là, è veramente il padrone dello show.
Ballad Of A Thin Man, come una comitiva che scendeva le scale a testa bassa guardando altrove. Si stava facendo tardi e la musica sembrava sempre più forte, come un terremoto.
Like A Rolling Stone mi ha infastidito un pò a causa di ricordi appassionati di prestazioni precedenti in questi stessi luoghi a Portland, il pubblico illuminato aveva una connessione magnifica, ma la canzone non è la stessa.
All Along The Watchtower con i fans scalmanati che facevano il tifo ad alta voce.Blowing In The Wind va bene in qualsisai modo venga suonata, e questo sapore country blues era davvero giusto.

Davvero uno spettacolo favoloso. Certo che avrei preferito uno show intero con le canzoni di Tempest. Quando questi brani arriveranno sul palco sarà una gran cosa.

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Talkin' 8936 - Vincent Russo

Ciao caro Michele sono Vincent ( il Vincent di Pino Cacioppo ) ricordi??????????
Allora come te la passi, tutto bene?
Ascolta ho finito da poco un disco in inglese dove ho dedicato una canzone al nostro Bob, o meglio si tratta di diverse canzoni di Bob unite in una sola che s'intitola Nashville.
Son sicuro che appena l'ascolterai, capirai subito.
Ti lascio qui sotto il link dove puoi ascoltarlo o scaricarlo.
Se per caso ti piace e hai voglia di metterlo su Maggie's Farm, fai pure.
Spero di vederti presto un abbraccio Vincent.

http://lindacomes.bandcamp.com/

Ciao Vincent, la tua mail mi fa piacere, mi ricordo di te, Pino e di tutta la vostra band di amici gaudienti al 2° Maggie's Farm Folk Festival organizzato a Città di Castello. Ricordo la notte passata a suonare fino al mattino con Pino Tocco ed al Diesan nel vostro camper dopo la 1° serata. Il comune amico Michele "Napoleon in rags" è desaparecidos da oltre un anno e mezzo, cioè da quando ha dovuto subire la brutta disavventura dell'allagamento del suo negozio di fumetti ad Aosta. Non c'è verso di contattarlo, ha abbandonato la sua Maggie's Farm come se fosse una cosa che non è mai appartenuta a lui, così, senza dimostrare almeno un pò di dispiacere. Abbiamo provato a contattarlo in tutti i modi ma finora il risultato è stato zero, l'uomo è irreperibile. Non so se ha ancora un PC e se visiti il sito ogni tanto, dopo averlo chiamato inutilmente al telefono per giorni, gli ho mandato una mail, ma questa è ritornata indietro in quanto il suo indirizzo e-mail spettral@tin.it non  è più attivo. quindi non posso passargli il tuo messaggio, posso solo che ogni tanto si ricordi di essere stato il fondatore di questo sito che, per motivi a noi sconosciuti, ha abbandonato sembra senza rimpianto. Ho ascoltato i tuoi pezzi e li ho apprezzati, complimenti! Ciao, Mr.Tambourine

Vincent Russo, Pino Cacioppo e la Camper band

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Willie Nelson & Bob Dylan - Pancho And Lefty

 

Pancho And Lefty

Words & Music: TOWNES VAN ZANDT

Livin on the road my friend,
is gonna keep you free and clean
Now you wear your skin like iron
Your breath as hard as kerosene
You weren't your momma's only boy
but her favorite one it seems
She began to cry when you said goodbye
And sank into your dreams

Pancho was a bandit boy,
his horse was fast as polished steel
He wore his gun outside his pants
For all the honest world to feel
Pancho met his match you know
on the deserts down in Mexico
Nobody heard his dyin words
ah but that's the way it goes

All the Federales say,
they could've had him any day
They only let him slip away,
out of kindness I suppose

Lefty he can't sing the blues
all night long like he used to
The dust that Pancho bit down south
ended up in Lefty's mouth
The day they laid poor Pancho low,
Lefty split for Ohio
Where he got the bread to go,
there ain't nobody knows

All the Federales say,
they could've had him any day
They only let him slip away
out of kindness I suppose

The boys tell how old Pancho fell,
and Lefty's livin in cheap hotels
The desert's quiet, Cleveland's cold
And so the story ends we're told
Pancho needs your prayers it's true
but save a few for Lefty too
He only did what he had to do,
and now he's growing old

All the Federales say,
they could've had him any day
They only let him go so long,
out of kindness I suppose
A few gray Federales say,
they could've had him any day
They only let him go so long
out of kindness I suppose

Scusate se ho postato ancora questo video che ho già postato tempo fa, ma ogni volta che vedo Dylan in questa clip con Willie mi viene la pelle d'oca!!!!

 

 
Lunedi 22 Ottobre 2012

Sacramento, California - Power Balance Pavilion - October 20, 2012

1. You Ain't Goin' Nowhere (Bob on keyboard, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic guitar)
2. Girl Of The North Country (Bob on grand piano and harp, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
3. Things Have Changed (Bob center stage with harp, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic guitar)
4. Tangled Up In Blue (Bob center stage with harp then grand piano, Donnie on pedal steel)
5. Tweedle Dee & Tweedle Dum (Bob on grand piano, Donnie on pedal steel, Stu on white Fender electric)
6. The Lonesome Death Of Hattie Carroll (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
7. Ballad Of Hollis Brown (Bob center stage - no harp, Donnie on banjo, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
8. Mississippi (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu on acoustic guitar)
9. Highway 61 Revisited (Bob on grand piano, Donnie on lap steel, Stu on Gibson electric)
10. Ain't Talkin' (Bob on grand piano, Donnie on viola, Stu on acoustic guitar)
11. Thunder On The Mountain (Bob on grand piano, Donnie on lap steel, Stu on white Fender electric)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp then grand piano, Donnie on lap steel)
13. Like A Rolling Stone (Bob on grand piano, Donnie on pedal steel, Stu on black Gibson electric, Tony on red Rickenbacker bass)
14. All Along The Watchtower (Bob on grand piano, Donnie on lap steel, Stu on white Fender electric, Tony on red Rickenbacker bass)

(encore)
15. Blowin' In The Wind (Bob on grand piano then center stage with harp, Donnie on violin, Stu on acoustic guitar, Tony on white 6 string Fender bass)

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Springsteen scende in campo. Dylan invece resta in silenzio

di Alessandro  Carrera                                                            clicca qui

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Bob Dylan – Tempest                                                              clicca qui

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Bob Dylan – "Tempest"                                                           clicca qui

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29 Giugno 1996 - Concert in Hide ParK - London

Bob Dylan -Guitar Harmonica
Ron Wood- Guitar
Al Kooper -Organ
Bucky Baxter (pedal-steel guitar/mandolin)
Tony Garnier (bass)
John Jackson (guitar)
Winston Watson (drums)

 

 

 
Domenica 21 Ottobre 2012

Berkeley, California - Greek Theatre - October 19, 2012

1. Watching The River Flow
2. To Ramona
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Cry A While
6. Make You Feel My Love
7. The Levee's Gonna Break
8. Shelter From The Storm
9. Highway 61 Revisited
10. Desolation Row
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Blowin' In The Wind

 

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Talkin' 8935 - Piero Nicola

anch'io sono daccordo con te sul sito di Fausto, che seguo regolarmente.
sicuramente la sua profondita', la sua cultura, la sua ricchezza intelletuale provengono da una sua esperienza, giorno dopo giorno che nasce in particolare in quei nuovi movimenti che sono nati dopo il concilio, e che favoriscono e incoraggiano l'incontro con gli altri, sopratutto quelli piu' in difficolta', proprio come faceva Gesu'. La pace.
Piero

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Seattle, Washington - KeyArena - October 12, 2012

di Geoffrey Hahn

Sono andato a vedere Bob Dylan alla Key Arena di Seattle sabato notte. Ora, prima di iniziare, voglio solo dire che ho letto molte delle recensioni sul tratto attuale del tour. Sono stato molto felice di sentire il suono troppo alto del pianoforte e il suono semplice che veniva descritto. Dopo tutto, questo è Bob Dylan - che tipo di divertimento deve avere Lui in questo tour?

Così, arrivo in città e prendo il mio posto. C'era una (molto bella!) giovane donna seduta sulla sedia accanto a me, al suo primo Dylan show. Abbiamo abbozzato una conversazione, e ho scoperto che di recente si era trasferita dal Vermont meridionale. Ma questo fatto entra in gioco alla fine di questa recensione, quindi pazienza ...

In ogni caso, le luci si abbassano e Mark Knopfler sale sul palco. Un fantastico musicista, le cui canzoni non hanno assolutamente nessuna anima in loro. Molto egocentrico, roba da Mr. Knopfler. Mi annoia già dopo la seconda canzone. La folla ha rumoreggiato solo alla fine, quando ha suonato un brano dei Dire Straits - So Far Away From Me.
Durante la pausa, quando il palco per Dylan era in fase di allestimento, mi chiedevo "Cosa diavolo sono tutti questi specchi sul palco per i quali la gente si lamenta ?" C’erano forse 6-7 specchi, alcuni molto piccoli, altri più grandi, collocati nella parte anteriore del palco. Niente di cui lamentarsi, questo è il 21° secolo, non è vero?

Poi, le luci si spengono, e al posto del familiare annuncio "Signore e signori .... ", la band esce sul palco buio, guidata da
uno dei chitarristi che suona un liks di blues. Le luci si accendono, e Dylan è alla sua tastiera elettrica e incomincia Watching the River Flow. Potrei dire dai primi accordi che questo stava per essere uno di QUEGLI spettacoli.

To Ramona era semplicemente bella. Il piano funziona a meraviglia, non c'e sovrapposizione di suoni, il mix è quasi perfetto. I livelli potrebbero essere migliorati ancora, ma io non ho intenzione di lamentarmi. Ho potuto sentire di ogni musicista quello che stavano suonando, che era molto meglio che l'atto di apertura di Knopfler.

Things Have Changed era semplicemente mostruosa. Il ritornello - "Ho fatto attenzione, ma le cose sono cambiate " era un vero ringhio. A questo punto ero al settimo cielo.

Quando hanno iniziato Tangled Up In Blue l’arrangiamento era simile alla versione dell'album. Mi piace la versione dell’album, ma questa era anche meglio. Non ho preso appunti, quindi non posso ricordare i nuovi versi, ma l'articolazione di questa canzone, e per tutto lo spettacolo, era assolutamente perfetta.

Cry A While è stata, ancora una volta, semplicemente perfetta. E ancora, ogni parola era cristallina per me.

Hattie Carroll - Questa canzone ha veramente preso una nuova vita con il pianoforte che, ancora una volta, è stato sublime.

Hollis Brown - Questa è stata la prima volta che ho visto Dylan cantare questa canzone, e non avevo molta familiarità con essa. Ora sono un grande fan di questo brano. L’ultima strofa è inquietante, e lo ha eseguita con la convinzione di un
predicatore Battista.

Mississippi - un altra prima per me. Mi piace molto la seconda versione uscita con la Bootleg Series. Questa era una versione completamente diversa (e perché no? Una full-band anziché due chitarre acustiche), ed estremamente movimentata.

Highway 61, rock, rock duro, con il pianoforte a far la melodia di guida. Nuovamente, un sacco di fuoco da parte dell'uomo. Sembrava ispirato a questo punto.

Rolling Stone - Che cosa si può dire? E' solo una delle più grandi canzoni rock in assoluto, eseguita di nuovo con il fuoco e grande convinzione.

Watchtower - Si potrebbe pensare che Bob suona questa canzone ogni volta che viene a Seattle, quella con l’arrangiamento di Jimi Hendrix. La versione migliore di questa canzone che io abbia mai sentito è stata al Champs Brionne Winery, con G.E. Smith quando era nella band, l’hanno suonata mentre il sole stava tramontando. Questa versione, però, era dannatamente buona.

Blowing In The Wind - Questa è stato deludente, dopo la serie principale, ma il riarrangiamento era ancora, per me, emozionante da sentire.

E quella ragazza della quale ho parlato all'inizio di questa recensione - dopo che lo spettacolo era finito, mentre si preparava ad uscire, le ho chiesto che cosa pensasse del concerto. Ha risposto qualcosa che non mi aspettavo da una ventenne "E' stato fottutamente straordinario".

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Cover dylaniate                                                                        clicca qui

 

 
Sabato 20 Ottobre 2012

San Francisco, California - Bill Graham Civic Auditorium - October 18, 2012

1. Watching The River Flow
2. Love Minus Zero/No Limit
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Tweedle Dee & Tweedle Dum
6. A Hard Rain's A-Gonna Fall
7. High Water (For Charley Patton)
8. Chimes Of Freedom
9. Highway 61 Revisited
10. Love Sick
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Blowin' In The Wind

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BOB DYLAN, LA DOMANDA. E LA STRADA. - di Fausto Leali     clicca qui

C’è un blog che, assieme a quello di Paolo Vites, leggo sempre con piacere, si chiama "Ain’t Talkin’, Just Walkin’" ed è il diario dove i pensieri di Fausto Leali, che non è il cantante (giusto perchè qualcuno non pensi che sto parlando di un altra persona), vengono messi a disposizione di chi li vuol leggere, una specie di libro aperto del suo cuore, una finestra che permette a tutti di dare uno sguardo anche alla sua anima. In realtà non conosco Fausto di persona, ci siamo soltanto sentiti via mail qualche volta per via che anche lui è un “dylaniato” come molti di noi e perchè ha scritto e scrive cose su Bob. Cose diverse, mai banali o scontate, le sue osservazioni vengono da un altro punto di vista, più profondo, quando scrive cerca sempre il lato umano e mai quello spettacolare. Non posso dire nemmeno di essere amico, ma lasciatemi dire che le sue parole sono di quelle che fanno bene al cuore ed alla mente, parole che ti mettono in pace con te stesso e spesse volte anche con gli altri, perchè personalmente, proprio attraverso la lettura del suo Blog, ho trovato in Fausto una ricchezza intellettiva e umana espressa a livelli altissimi. Perciò lo ringrazio di cuore, mi piace leggere le cose che scrive e continuerò a farlo, con la speranza che lui non smetta di scriverle: Ain’t Talkin’, Just Walkin’! Mr.Tambourine.

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Il nuovo video di Neil Young paga tributo a Bob Dylan e Roy Orbison 

Neil Young with Crazy Horse: Twisted Road

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E quando invece Dylan si ispirava a Neil Young

 

DEATH IS NOT THE END (album "Down in the groove")

words and music Bob Dylan

When you're sad and when you're lonely
And you haven't got a friend
Just remember that death is not the end
And all that you held sacred
Falls down and dows not bend
Just remember that death is not the end.
Not the end, not the end
Just remember that death is not the end.
Quando sei triste e quando sei solo
e non hai un amico
ricordati solo che la morte non è la fine
E quando tutto ciò hai considerato sacro
crolla irrimediabilmente
ricordati solo che la morte non è la fine
Non è la fine, non è la fine
ricordati solo che la morte non è la fine

When you're standing on the cross-roads
That you cannot comprehend
Just remember that death is not the end
And all your dreams have vanished
And you don't know what's up the bend
Just remember that death is not the end.
Not the end, not the end
Just remember that death is not the end.
Quando te ne stai in piedi agli incroci
e non sai che strada prendere
ricordati solo che la morte non è la fine
E quando tutti i tuoi sogni svaniscono
e non sai cosa c'è in cima alla salita
ricordati solo che la morte non è la fine
Non è la fine, non è la fine
ricordati solo che la morte non è la fine

When the storm clouds gather round you
And heavy rains descend
Just remember that death is not the end
And there's nowhere there to comfort you
With helping hand to lend
Just remember that death is not the end.
Not the end, not the end
Just remember that death is not the end.
Quando le nuvole tempestose incombono su di te
e cade la pioggia a dirotto
ricordati solo che la morte non è la fine
E quando non c'è nessuno che ti dia conforto
tendendoti una mano
ricordati solo che la morte non è la fine
Non è la fine, non è la fine
ricordati solo che la morte non è la fine

Oh the tree of life is growing
Where the spirit never dies
And the bright light of salvation
Shines in dark and empty skies
When the cities are on fire
When the burning flesh of men
Just remember that death is not the end
And you search in vain to find
Just one law abiding citizen
Just remember that death is not the end.
Not the end, not the end
Just remember that death is not the end.
Oh, l'albero della vita sta crescendo
dove lo spirito è immortale
e la luce gloriosa della salvezza
risplende nei cieli scuri e vuoti
Quando le città andranno a fuoco
con la bruciante carne degli uomini
ricordati solo che la morte non è la fine
E quando sei alla vana ricerca
di un solo ed unico cittadino che obbedisca alla legge
ricordati solo che la morte non è la fine
Non è la fine, non è la fine
ricordati solo che la morte non è la fine

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Talkin' 8934 - Stefano Catena

L'inizio.
Cosa accadde realmente il 24 Maggio del 1941 nel mondo invisibile?
In un ospedale di Hibblin venne alla luce un bambinello...due "Angeli di Latta" che passarono di la' parlando tra se' dissero:
Sai chi e' il bambinello che vediamo?
Si,lo so'...e' mandato da Dio, un giorno si chiamera' Bob Dylan e sara' l'unico al di sopra di ogni musicista, nessuno potra' competere con Lui, la sua orma si estendera' per tutto il pianeta. Milioni di discepoli lo seguranno, i critici lo perseguiranno, non ci sara' pace per Lui in terra, gli diranno di essere un Giuda, gli diranno ogni nefandezza, ma giorno come nel Tempio puntera' il dito contro coloro che lo hanno perseguitato scagliando su di essi la maledizione, rovescera' i tavoli del Tempio disinnestando i fili come nella song SENOR.
Poi i due Angeli di Latta se ne andarono. Il destino di Robert era appena iniziato.

Stefano C.


Caro Stefano, bello il tuo inizio, mi ha fatto venire in mente che un paio d'anni fa, un altro lettore, che si firmava con il nickname di "a man with no name", mi aveva mandato un fantaracconto che potrebbbe essere il prologo perfetto per il tuo "inizio", lo riposto qui sotto, buon divertimento, :O)

La curiosa vita di Numero 3

La navicella si stava pigramente allontanando dall’astronave madre che stazionava nello spazio fungendo da base di partenza e di arrivo di tutte le missioni che Numero 1 assegnava ai suoi subalterni.
“Bene , questa volta che dovrò fare di bello ?” chiese Numero 3.
“Questa volta ti ho assegnato un compito divertente mio caro Numero 3!” fu la risposta del Capo Supremo delle 6 galassie, una federazione di pianeti che da qualche miliardo di anni si era assunta l’incarico di mantenere stabile l’equilibrio spaziale in quel settore dell’universo.
“Come quella volta che mi avete fatto fare Socrate?” chiese ridendo Numero 3.
“Non sempre si può fare quello che si vuole, a volte bisogna anche adattarsi” disse gravemente Numero 1.
“D’accordo, ma perchè sempre a me le cose più sgradevoli? Una volta mi avete mandato nel bel mezzo di un’era glaciale, a vivere in una caverna, a combattere contro uomini che erano più scimmie che umani, animali ferocissimi, orsi delle caverne, tigri dai denti a sciabola, bufali grandi come la nostra navicella, Mammut alti come un palazzo di tre piani, ed io dovevo abbatterli con dei pezzi di legno con una pietra appuntita legata in cima, e poi non so cos’altro ancora...ah....un freddo pazzesco, coperto in qualche modo da rozze e puzzolenti pelli di animali, fumo a volontà negli antri oscuri dove gli occhi piangevano anche se non ne avevano voglia.....”
“Numero 3, non essere così disfattista, la tua presenza è stata più che utile, hai insegnato a quella gente il senso di appartenenza tribale, hai mostrato loro come costruire asce, lance, arco e frecce servendosi di legno, pietra e nervi d’animali, hai insegnato loro a mangiare la carne cotta, ad avere un senso di rispetto per gli dei e, soprattuto hai insegnato loro una delle più nobili arti che un uomo possa mai imparare, la pittura” disse compiaciuto Numero 1.
“Si, va bene, intanto però voi ve ne stavate al caldo nella vostra stanza sull’astronave madre, in mezzo alla neve e al ghiaccio c’ero io, è stato forse bello, forse utile, ma per niente divertente. Per non parlare poi delle altre impossibili cose che mi avete dato il compito di realizzare a beneficio di questo minuscolo pianeta, è la trentesima volta che mi mandate giù a mettermi nei panni di quello che insegna le cose, e tutti mi hanno sempre guardato come un qualcosa di sovrannaturale, uno stregone, un mago, ho evitato il rogo un sacco di volte, ma voi non capite queste cose“.
“Caro numero 3, prima di diventare Numero 1 sono stato anch’io un numero qualunque, e ben peggio di numero tre, le cose che tu stai facendo qui io le ho fatte milioni di anni fa in altre galassie, non lo sapevi ?” chiese alquanto seccato Numero 1.
“Chi l’avrebbe mai detto – esclamò Numero 3 – ho sempre pensato che voi siate nato Numero 1, senza far la trafila che abbiamo dovuto fare io e Numero 2 , perdonatemi questa sciocchezza“.
“Non preoccuparti Numero 3, un giorno anche tu diventarai Numero 1 di qualche altra galassia, ma qui ne abbiamo ancora per 500.000 anni terrestri, perciò mettiti in pace, l’attesa non sarà vana ma sarà certamente lunga”.
“Meno male , sono già morto una ventina di volte e non è una cosa piacevole, la morte in se stessa non conta perchè mi fa tornare al mio stato attuale, ma le torture ed i supplizzi sono una cosa dura da sopportare, le pugnalate poi non fanno per niente piacere“.
“Si, ricordo – disse Numero 1 – quando ti ho mandato a fare Giulio Cesare, hai costruito un impero, non sei stato contento della tua opera?”
“Della mia sì, ma di quella di Bruto e Cassio mica tanto!" esclamò ridendo Numero 3.
“Sei stato grande quando ti ho mandato a costruire le piramidi, incredibile il sistema che hai inventato per sollevare quei giganteschi blocchi ad altezze potremmo dire per quei tempi vertiginose “ commentò Numero 1.
“Si , l’idea di sfruttare la forza del vento combinata con quella dell’acqua fu veramente geniale, un’ispirazione che mi venne così, sui due piedi, senza averci pensato troppo, un'intuizione, l’idea giusta al momento giusto“.
“Come ti chiamavi quella volta ?” chiese Numero 1.
“Imothep , primo architetto del regno dall’Alto e del Basso Egitto, venerato e stimato da tutti, Faraone compreso....e sì....fu una grande impresa, gigantesca , ancora oggi gli uomini, con tutta la tecnologia moderna a disposizione, non sono in grado costruire una piramide come ho fatto io!”.
“Questo è vero, ma il ruolo più bello in assoluto che hai interpretato qual’è stato ?” chiese curioso Numero 1.
“Umh.....senz’altro Leonardo da Vinci, il più affascinante.....in quel periodo mi venivano le idee come mai, mi svegliavo e qualcosa di nuovo appariva ai miei occhi, sensazioni direi uniche, profonde, che hanno lasciato un’impronta indelebile nell’umanità”.
“Ora hai un’altra occasione di questo genere, sei pronto ?” chiese Numero 1.
“Prontissimo – rispose Numero 3 – chi devo fare stavolta ?”.
“Dovrai dare una svolta alla musica, scrivere un capitolo indelebile nella storia musicale dell’umanità“.
“Interessante , davvero interessante, credo che mi piacerà “ disse Numero 3.
“Ti chiamerai Bob Dylan – disse Numero 1 – e dovrai essere il meglio di tutti“.
“State tranquillo Numero 1, sono perfettamente all’altezza di questo incarico, credo che sarà anche divertente”.
“Sono d’accordo con te Numero 3 , allora buon viaggio , ci vediamo fra qualche anno“.
“Va bene Numero 1, allora arrivederci......comincia un'altra avventura, andiamo a cambiare la musica sulla terra , a fare questo........come si chiama.......ah si , Bob Dylan “ disse Numero 3 con il cuore gonfio di felicità.

( A man with no name )

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TROPPE VOLTE ZERO - De Gregori Tribute band

Tributo DE GREGORI, CRU Lounge Bar, domenica 21/10/2012, ORE 21
Piazza Don Mapelli, 2 - 20099 - Sesto San Giovanni - (MI)

Probabilmente deve essere strada, la vita lavorata
per il tempo ed il denaro e la casa costruita
come un ponte su una cascata
un ponte su una cascata
e quel che vedi dai finestrini di questa macchina usata
è difficile capire cos'è, ma deve essere strada

Tra circa un mese è prevista l'uscita del nuovo album di Francesco De Gregori, "SULLA STRADA". Per ingannare l'attesa, ecco un nuovo live dei TROPPE VOLTE ZERO: Franco Costa (voce), Luca Tondini (tastiere), Ettore Menguzzo (basso), Fabio Verri (batteria), Andrea Morreale (chitarra). In scaletta anche traduzioni di Coen e Dylan.

http://www.facebook.com/events/518771941483457/
http://troppevoltezero.blogspot.it/

 

 
Venerdi 19 Ottobre 2012

San Francisco, California - Bill Graham Civic Auditorium - October 17, 2012

1. Watching The River Flow
2. Man In The Long Black Coat
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Cry A While
6. Joey
7. Beyond Here Lies Nothin'
8. Visions Of Johanna
9. Highway 61 Revisited
10. Forgetful Heart
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Blowin' In The Wind

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Bootleg Series # 11?

Qualche giorno fa avevo pubblicato un articolo circa la possibilità di un estensione "Blood On The Tracks", come parte delle "Bootleg Series". Il messaggio, postato domenica su Expecting Rain, era:
• Duquesne Whistle (2012 Record Store) Lato B: outtake inedita da Blood On The Tracks "Meet Me in the Morning" tratto dalle Bootleg Series # 11?
A quanto pare, la pubblicazione era stato postata sul sito web della Record Store.

Naturalmente, ci sono solo nove volumi delle "The Bootleg Series" finora. Perché questo sarebbe dal volume 11 quando il volume 10 non è nemmeno stato annunciato?

Ho contattato qualcuno della Sony. Ecco le risposte:

• Cosa potete dirmi di questo pezzo(unico)? Il Lato-B?
• Il lato B è una versione inedita di "Meet Me In The Morning" tratto dalle sessioni di "Blood on the Tracks" ed è un brano che sarà pubblicato su "The Bootleg Series Volume 11."
• "Bootleg Series # 11"? Mi sono perso la numero 10?
• Mi è stato detto che sarà di fatto il volume 11, già pianificato per il futuro. Lei ha ragione che il prossimo volume sarà il numero 10.

Come riportato in precedenza, si è anche parlato di altre uscite di materiale d'archivio, tra cui:

• CD / DVD versione di spettacoli di Dylan al Supper Club nel 1993.
• In arrivo un DVD come "Bootleg Series", tra cui lo speciale per la TV del 1976 "Hard Rain".
• di Rolling Thunder Revue Un documentario “on the road” della Rolling Thunder Revue.
• Un possibile box con le sessioni di "Blonde On Blonde.
Il mistero resta fitto. Ulteriori informazioni quando avrò chiaro come stanno le cose.

Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"
http://www.examiner.com/article/three-tour-debuts-for-dylan-oregon-some-more-on-bootleg-series-10-and-11?CID=PROD-topic-email-articles

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Talkin' 8933 - Alessandro 77

Ciao a tutti gli amici della fattoria! La versione audio del concerto London,
England - Hammersmith Apollo - November 24 2003 con Freddy Koella, si può scaricare su questo link:
http://crystal-dog.blogspot.it/2011/10/bob-dylan-hammersmith-apollo-2003.html#!/2011/10/bob-dylan-hammersmith-apollo-2003.html.

Saluti, Alessandro77

Un grande grazie ad Ale per l'interessantissima segnalazione, scaricate dunque, scaricate! :o)

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Talkin' 8932 - Massimo B.

Dopo tanta attesa ecco da Dylan store il mio acquisto online. Come immaginavo questa dimensione sonora è perfetta per l'opera di bobby, non la migliore del nostro ma sicuramente onesta e con momenti alti. Lo spin the black circle (come dicono i Pearl Jam) è la giusta chiave per entrare nella polverosa stanza fatta di vecchi libri vecchi 78giri foto ingiallite, chitarre e sigari da 4soldi. Funziona. Da quando si posa la puntina tutto è più chiaro.
Ciao, Massimo B.

 

 
Giovedi 18 Ottobre 2012

Vancouver, British Columbia - Rogers Arena - October 12, 2012

di Jerry Tenenbaum

Il Rogers Center è un campo da hockey che serve bene per l’hockey e  meno bene per i concerti musicali, e in un tale contesto abbiamo visto Mark Knopfler e Bob Dylan. Nonostante questo triste difetto il suono era accettabile. L’esibizione di Mark Knopfler è stata superba, con una band meravigliosa di supporto, blues e suono celtico irlandese che ti portava in altri luoghi. La chitarra Knopfleriana naturalmente era basilare e ha reso questa performance superba.
Lo stesso non si può dire per Dylan e la sua band. Nel complesso, abbiamo sentito che la performance della band era irregolare. Se avete intenzione di vedere Dylan cantare le sue canzoni, scordatevelo. Si tratta di una recita dei suoi testi, a volte ringhia fuori la poesia, a volte la sputa fuori con veleno. È una riproduzione diversa e in evoluzione del materiale precedentemente cantato deve tutto è reinterpretato in modo nuovo e diverso dal modo in cui l'avevamo sentito prima. Questa cosa ha funzionato bene per la maggior parte del materiale con un ritmo di blues sostenuto (stasera purtroppo non per "Watchtower") come "Watching The River Flow", "Thunder on the Mountain" e "Highway 61". Ha funzionato meno bene per "To Ramona", "Love Sick" è stata una delusione (una bella canzone che è stato suonata dalla band in un modo che può solo essere definito “spaventoso e atonale”), si sono persi totalmente in questo pezzo. Dylan era il migliore al centro della scena con il microfono e l’armonica in entrambe le mani. Era vivace e animato, apparentemente felice e vivo, ballava e danzava come un tipico "song and dance man". Sembrava coinvolto e impegnato. Il mixaggio del suono a volte era carente questa sera e, come già osservato da altre recensioni e per i motivi indicati, a volte tutto l’insieme funzionava e altre volte invece mancava del tutto (cosa non inusuale negli ultimi tempi per i concerti di Dylan ai quali sono stato presente). Sono stato felice di aver sentito “Desolation Row” e “Tangled”, ma deluso dall’arrangiamento di quest'ultima e dell’esecuzione della prima.”Ballad of a Thin Man” è stata superbamente eseguita. Dylan era al pianoforte ed il suo modo di suonare era elementare ma appropriato. Siamo andati nella speranza di ascoltare una canzone o due da 'Tempest', sapendo che solo una canzone ('Scarlet Town') era stata suonata finora in concerto.
Siamo rimasti delusi, ma non sorpresi. Forse ci arriveranno “Duquesne Whistle" o qualcuno degli altri brani in futuro. Vedrò Dylan e Knopfler di nuovo a Toronto. Sono un vero fan e mantengo la fede in Bob come tanti altri, in attesa che le gemme compaiano. Dylan sta chiaramente facendo tutto questo per i suoi motivi, e il rock, in questo momento, è uno di quelli.

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di Jeff

Prima di tutto il piano di Dylan è troppo alto nel mix. Il modo di suonare il piano di Bob, che comanda tutto il suono della band, a volte è un po traballante.
Desolation Row è stata quasi ammazzata a metà canzone per colpa di un maldestro picchiare in modo rudimentale sul piano. La maggior parte degli interventi solisti sono fatti col pianoforte, anche quando ha suonato la chitarra ha fatto il solista. Dylan sembra stia facendo le prove (questa volta al pianoforte) sul palco di fronte al pubblico. Charlie Sexton è sottoutilizzato, e questo che porta a chiedersi perché sia ancora lassù.

Detto questo, lo show è stato uno dei migliori di Dylan che ho visto. Egli era animato e coinvolto, il suo canto era davvero buono, a volte eccellente, la musica suonava diversa da un numero all’altro, e ci sono stati anche momenti salienti in sospeso nell’aria.
To Ramona è stata la seconda canzone in scaletta, grande.
Tangled Up In Blue ha avuto qualche nuova riga di testo.
Cry A While aveva un arrangiamento nuovo molto interessante. High Water e Love Sick erano davvero davvero fantastiche, soprattutto la prima.
Un esteso riff di pianoforte nel mezzo di Rolling Stone ha dato un punto di vista completamente nuovo di interesse per il vecchio cavallo di battaglia. Non ho potuto fare a meno di osservare, come Dylan seduto al piano, gamba sinistra di traverso sul pianoforte, sottolineava il testo con divertenti gesti delle mani – come un “song and dance man” appunto, come faceva scherzando molti anni fa.

Una piccola ma costante fila di persone usciva dalla venue durante il set di Dylan, come suppongo accada sempre. Immagino le loro conversazioni mentre paragonano il set Knopfler - che era in effetti estremamente gustoso ed esauriente - con quello a volte apparentemente confusionario di Dylan. Ma Knopfler è un artista prevedibile, e quindi non c'è sfida per il pubblico. Personalmente, preferisco di gran lunga Dylan, la soddisfazione è maggiore se si è disposti ad andare dove lui sta andando. Bob continua l’evoluzione della sua musica, e sta lavorando su alcune cose nuove in questo tour.

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Talkin' 8931 - Anna Kramer

In uscita il nuovo album di The Beards

Esce il nuovo album dei veneziani The Beards con la produzione del leggendario produttore di The Band, il gruppo di Bob Dylan immortalato da Martin Scorsese nel film capolavoro The Last Waltz.

Widmann's Mansion è il nuovo disco in uscita in questi giorni del gruppo veneziano The Beards, primo gruppo italiano a essere prodotto dallo storico produttore di una delle band più famose degli Stati Uniti: The Band.

Un bell'evento per la musica italiana, lo storico produttore Aaron 'Professor Louie' Hurwitz leggendario produttore di The Band (gruppo che collaborò con Bob Dylan dal vivo e in studio) produce e partecipa al nuovo disco del gruppo veneziano The Beards.
Il loro nuovo disco si intitola Widmann Mansion ed è in uscita in questi giorni, registrato nell' Estate 2010 assieme a Aaron 'Professor Louie' Hurwitz, la polistrumentista e cantante Marie Spinosa e l'australiano Julien Poulson in una location inedita ed evocativa, l'auditurium di Villa Widmann a Mira in provincia di Venezia.

La Woodstock Records è una storica etichetta americana che può vantare dischi di Rick Danko e Levon Helm (del gruppo The Band). Nel 2010 Professor Louie ha avuto 5 nominations ai Grammy Awards con il disco Whispering Pines.
Aaron 'Professor Louie' Hurwitz è stato il produttore di The Band, Mercury Rev, un musicista a 360 gradi che vanta collaborazioni con Eric Clapton, Bob Dylan, ingegnere del suono durante la caduta del muro di Berlino per il concerto live THE WALL con Roger Waters, presente al Festival di Woodstock e giovanissimo ha diviso la ribalta con Black glSabbath, Chuck Berry e gli Stooges di Iggy Pop.

Il gruppo The Band ha scritto alcune tra le pagine più belle della musica Statunitense, come la leggendaria The Weight presente nella colonna sonora del film cult Easy Rider, è stato il gruppo che ha segnato l’epocale rivoluzione elettrica di Bob Dylan, ha preso parte al primo Festival di Woodstock e Martin Scorsese ha diretto loro nel film-musicale capolavoro The Last Waltz.
Aaron Hurwitz assieme alla compagna Marie Spinoza porta avanti l’eredità di The Band con il progetto Professor Louie and Crowmatix che negli anni ha visto l’alternarsi di musicisti del calibro di Gary Burke, Frank Campbell, Josh Colow, e vanta collaborazioni con mostri sacri come Eric Clapton, Louis 'Blue Lou' Marini, Tom Malone, Levon Helm e Garth Hudson.

Il gruppo veneziano The Beards che non ama molto le luci della ribalta, ha continuato in sordina in questi anni a registrare e suonare la loro musica in giro per l'Italia, Stati Uniti ed Europa.
Durante le loro tournèe americane ed europee hanno conosciuto Professor Louie e il musicista/sceneggiatore australiano Julien Poulson, che nell'estate del 2010 si sono uniti a The Beards all'interno della straordinaria cornice di Villa Widman (un villa veneta del 1600) situata a Mira nella provincia di Venezia, per la realizzazione di due progetti molto ambiziosi: Widmann's Mansion (che è stato pubblicato in download digitale il 1 Settembre e sarà disponibile in CD e Vinile dal 27 Dicembre 2012) e la colonna sonora del film australiano 'Muskito' che verrà pubblicata il 9 Novembre 2012 in CD e Vinile Deluxe Edition.
Nei primi mesi del 2013 verrà invece pubblicato il primo album in italiano dei Beards prodotto sempre da Aaron 'Professor Louie' Hurwitz chiamato 'El Brigante'.
The Beards saranno in tour per la presentazione dei 2 nuovi album in Australia, Cambogia, Honk Kong, Stati Uniti dal Maggio 2013.

SITO WEB:
www.thebeards.it
www.facebook.com/beards.band
www.woodstockrecords.com

Grazie, Anna Krammer
****************************************************
Press Agent - Ancient Records Management Woodstock Records | PO Box 158 - Woodstock, NY 12498


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Talkin' 8930 - Tarantulalips

Ecco il testo di "I went to see the poet"...

 

MANDOLIN' BROTHERS
JIMMY RAGAZZON (voce, armonica e chitarra acustica)
PAOLO CANEVARI (chitarre, slide e National Steel)
BRUNO DE FAVERI (chitarre, mandolino e voce)
RICCARDO MACCABRUNI (fisarmonica, tastiere e voce)
JOE BARRECA (basso elettrico e contrabbasso)
DANIELE NEGRO (batteria e percussioni).


Grazie T-lips, è davvero una bella canzone ed un ottimo testo, alla prossima, :o)

 

 
Mercoledi 17 Ottobre 2012

Portland, Oregon - Rose Garden - October 15, 2012

1. Watching The River Flow
2. It's All Over Now, Baby Blue
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Cry A While
6. Spirit On The Water
7. High Water (For Charley Patton)
8. Chimes Of Freedom
9. Highway 61 Revisited
10. Desolation Row
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Blowin' In The Wind

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Talkin' 8929 - Marco Severgnini

Ciao Mr, beccati queste due super performance di Bob e dimmi se ti piacciono. P.S. Sai dirmi chi è il chitarrista che suona in “Girl of the north country”? Ciao

 

Fantastici video e fantastico Bob, questo è il concerto di: London, England - Hammersmith Apollo - November 24, 2003

1) Drifter's Escape (Bob on piano and harp)
2) You Ain't Goin' Nowhere (Bob on piano and harp, Larry on pedal steel)
3) Cry A While (Bob on piano, Larry on slide guitar)
4) Girl Of The North Country (Bob on piano and harp, Larry on acoustic guitar, Freddy on electric guitar, Tony on standup bass)
5) Romance In Durango (Bob on piano)
6) Dear Landlord (Bob on piano)
7) High Water (For Charley Patton) (Bob on piano)
8) Tough Mama (Bob on piano and harp)
9) Floater (Too Much To Ask) (Bob on piano and harp, Freddy on violin, Tony on standup bass)
10) Million Miles (Bob on piano)
11) Jokerman (Bob on piano)
12) Honest With Me (Bob on piano, Larry on slide guitar)
13) The Lonesome Death Of Hattie Carroll (Bob on piano, Larry on acoustic guitar, Freddy on electric guitar, Tony on standup bass)
14) Summer Days (Bob on piano, Tony on standup bass)
(encore)

15) Cat's In The Well (Bob on piano)
16) Like A Rolling Stone (Bob on piano)
17) All Along The Watchtower (Bob on piano)

Band Members
Bob Dylan - piano, harp
Larry Campbell - guitar, slide guitar, pedal steel
Freddy Koella - guitar, violin
Tony Garnier - bass
George Recile - drums

Il chitarrista è il grande Freddy Koella, e qui puoi trovare l'intervista a Freddy in una versione adattata per Maggie's Farm per gentile concessione della rivista Jam.

 

Questo invece si svolse sempre a Londra all'Hammersmith Apollo nelle seguenti date:
February 3, 1990
February 4, 1990
February 5, 1990
February 6, 1990
February 7, 1990
February 8, 1990

con la seguente Band:

Bob Dylan (Piano, Guitar, Mouth harp)
Tony Garnier (bass)
Christopher Parker (drums)
G.E. Smith (guitar)

Infine grazie per la segnalazione, io li ho rivisti con molto piacere ,e credo che lo stesso sarà per molti dei nostri amici lettori, alla prossima :O)

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Talkin' 8928 - Beppe Gazerro

Bob doesn’t play Tempest. Someone will have to do it, don’t you think? :o)
That’s what I came up with. Hope you appreciate.

 

Beppe

Appreciate a lot, Thanks man! :o)

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Talkin' 8927 - Tarantulalips

Ciao a tutti della Farm, qui c'è un pezzo dedicato al Supremo di un gruppo roots rock italiano.....

Grazie, la canzone è molto bella, avevo già ricevuto una segnalazione riguardante la band dei Mandolin Brothers molto tempo fa, clicca qui, fa sempre piacere vedere che c'è gente che sà apprezzare le belle canzoni e chi le suona bene. Ho cercato il testo di "I Went To See The Poet" in Internet ma non sono riuscito a trovarlo, peccato, è molto bello, se qualcuno l'ha sottomano potrebbe mandarmelo?

 

 
Martedi 16 Ottobre 2012

Calgary, Alberta - Scotiabank Saddledome - October 10, 2012

di Mark Kryzan

Grazie a Dio il signor Knopfler ha deciso di suonare una canzone dei Dire Strait del 1980 (So Far Away From You) che ha sollevato l'umore della venue.
E' un chitarrista fingerstyle molto buono e guardarlo da vicino è stato interessante, ma gran parte della sua roba solista soffre del fatto di essere piuttosto effimera --- per la costruzione di un paesaggio musicale ci vogliono più di 5 a 6 minuti per arrivare al climax --- e poi ha la tendenza a ripetere il modello e diventa noioso. Ha 63 anni e si appoggia al suo grande talento per piacere. Rispetto a Neil Young, che è 4 anni più grande, o Pete Townshend che è 3 anni più grande, MK manca decisamente di vigore.

Ora parliamo di Bob. Andando a vedere Dylan (71 anni) il suo Never Ending Tour è qualcosa non per i deboli di cuore e non consigliato se avete particolari aspettative e non amate il suo lavoro recente.
Bob ha sorpreso anche questa volta.
Prima di tutto lui è il tutto, ma ha abbandonate le tastiere elettroniche (la chitarra l’ha lasciata molto tempo fa) a favore del piano a coda, molto alto nel mix rispetto alla band. A tratti sembrava strano. Lo stile era più rock ieri sera dell'eccellente rockabilly-swing che ha perfezionato nei suoi ultimi quattro album.
A volte riesce a suonare una ritmica decente su un tempo rag / rock / blues / boogie-woogie nello stile di pianoforte e altre volte, suona come se pestasse su un giocattolo, una cosa orrendamente semplice, come se suonasse il piano con le bacchette. Ouch!!
L'armonica è solo un riempitivo, fortunatamente la band è grande e molti di loro conoscono Bob bene e possono adattarsi a qualsiasi stato d'animo o tempo che lui suoni.

Ieri sera è stato generoso: camminava a grandi passi per il palco durante Ballad of a Thin Man, senza nessun motivo particolare, ha speso circa il 30% del tempo davanti al piano --- molto per lui. Lui non è un uomo che vuole essere visto --- lui vuole solo essere ascoltato.
Ha fatto Visions of Johanna e Joey al pianoforte, ma il suo suonare il pianoforte era troppo orribile --- davvero male, da piangere per queste canzoni.
Ma poi altre sorprese: Tangled Up in Blue (con qualche nuovo verso), It Ain’t Me Babe & Beyond Here Lies Nothing, tutti guidate da Bob al plunking-piano, erano canzoni potentemente eseguite. Era animato: Ballad of a Thin (con un orrendo e abusato effetto eco), Things Have Changed e All Along the Watchtower avevano vita, in particolare Things Have Changed --- era minacciosa e tirava fuori ogni possibile senso e sfumatura, avete visto l’oscar sul pianoforte assegnatogli proprio per quelle canzoni?
Per Simple Twist of Fate Dylan ha preso la Fender e si è lanciato dritto nella canzone. L'ultima volta che era stato qui non aveva suonato la chitarra, così è stata una vera delizia. Ha suonato senza fare accordi col barrè ma lui si è girato verso la band,--- insolito per Bob.

Come ho detto: o ti piace quello che vedi ed entri nel nuovo rockabilly e swinging-Bob (non così nuovo a 71 anni, ma sapete cosa intendo) o lo rifiuti. Un sacco di gente non è rimasta per assistere al bis (una versione da dimenticare di Blowin' In The Wind).

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Le versioni italiane di Andrea Buriani

GIOVANE SEMPRE [ Forever Young ]

Parole e musica di Bob Dylan
Versione in italiano di Andrea Buriani

Che ogni tuo sogno si avveri e ci sia sempre Dio con te.
Non negarti mai agli altri, lascia che gli altri aiutino te ...
E nell’ andare verso le stelle sia tu sempre un passo oltre
e che restassi tu, …. io vorrei … giovane sempre.
Per sempre, giovane sempre.
Che restassi così, oh oh oh si … giovane sempre.

Che tu possa crescere onesta, che tu possa esser sincera,
camminare nella luce, che tu possa conoscere il vero…
Sia tu sempre coraggiosa, guarda oltre l’orizzonte
e che restassi tu, …. io vorrei … giovane sempre.
Per sempre, giovane sempre.
Che restassi così, oh oh oh si … giovane sempre.

Le tue mani sian’ operose, veloci i piedi come il vento,
ma anche fermi sulla roccia quando soffia il cambiamento…
Che il tuo cuore sia gioioso e i tuoi versi cantali sempre
e che restassi tu, …. Io vorrei … giovane sempre.
Per sempre, giovane sempre.
Che restassi così, oh oh oh si … giovane sempre.

ascolta MP3

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Talkin' 8926 - Roberto "the lizard"

Visto che mi si chiama in causa, rispondo.
Quello che fa 10 “Tempest” all’ anno, se li tiene in cantina per 2 validi motivi:
1) perché nel frattempo cerca di fare dei pezzi migliori di quelli, pezzi che valga la pena fare ascoltare
2) Perché, quand’ anche volesse pubblicarli, non troverebbe nessuno disposto a farlo: quello che si vende è il nome di Dylan, non la qualità dei pezzi.
Saluti dalla Lucertola


 

 
Lunedi 15 Ottobre 2012

Seattle, Washington - KeyArena - October 13, 2012

1. Watching The River Flow (Bob on keyboard)
2. To Ramona (Bob on grand piano and harp, Donnie on electric mandolin, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
3. Things Have Changed (Bob center stage with harp, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic guitar)
4. Tangled Up In Blue (Bob center stage with harp then grand piano, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic guitar)
5. Cry A While (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin)
6. The Lonesome Death Of Hattie Carroll (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu on acoustic guitar)
7. Ballad Of Hollis Brown (Bob center stage with harp, Donnie on banjo, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
8. Mississippi (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu on acoustic guitar)
9. Highway 61 Revisited (Bob on grand piano, Donnie on lap steel, Stu on gold Gibson)
10. Visions Of Johanna (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu on acoustic guitar)
11. Thunder On The Mountain (Bob on grand piano, Donnie on lap steel)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp, Donnie on lap steel)
13. Like A Rolling Stone (Bob on grand piano, Donnie on pedal steel, Tony on red Rickenbacker bass)
14. All Along The Watchtower (Bob on Grand piano, Donnie on lap steel, Tony on red Rickenbacker bass)

(encore)
15. Blowin' In The Wind (Bob on grand piano then center stage with harp, Donnie on violin, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)

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Talkin' 8925 - Daniele "ardez" Ardemagni

Caro Mr. Tamborine, io vedo poco sia mia sorella, sia Massimo purtroppo...ho sentito qualche pezzo "inedito" live ma non il disco..e quei pezzi meritano davvero...appena avrò l'occasione di ascoltarlo magari in anteprima la recensione non si farà aspettare molto..intanto spero che ti sia piaciuto l'aneddoto con mio papà ed il suo amico,due dylaniani di prima ora. Per quanto riguarda il parere di Massimo su Tempest lo avevo scritto già nella recensione,e per lui è un capolavoro sia da un punto di vista sia lirico, sia musicale...che vocale...ma se riuscirò a strappargli qualche altro punto di vista te lo scriverò... Intanto grazie per la pazienza e lo spazio che mi dedichi quando scrivo...vorrei solo darvi una chicca...ascoltate sul tubo "Piper Club" di Renato Zero in cui canta e parla in parte del Nostro...penso che molti di voi lo apprezzerebbero e ci si possano rispecchiare...e quando il mio cd sarà pronto spero di potertelo far ascoltare perchè alla tua (vostra) opinione ci tengo...un abbraccio forte...
Daniele


The answer my friend
Is blowing in the wind
The answer is blowing in the wind.
E si viveva ,
Cantando Bob Dylan ,
Ci si raccontava
Gli umori e la vita che cambiava .

Grande canzone di Renato, uno dei migliori autori italiani e un grandissimo interprete degli umori e dei sentimenti della gioventù di allora, l' ho sempre apprezzato, anche se cantava in Italiano. L'aneddoto di tuo padre e del suo amico a me è piaciuto, così credo a molti altri, forse ci sarà stato anche qualcuno che non ha apprezzato ma non importa! Trovo che i dylaniati abbiano il diritto di scrivere su queste pagine tutto quello che passa loro per la testa, indipendentemente dai giudizi altrui. Vedi se riesci a "rubare" a Massimo qualcosa in più su Dylan da tirar fuori un articoletto di sicuro interesse per tutti, magari una volta che sei a cena, accendi un registratorino sotto il tavolo e lo trascini in una retrospettiva dylaniana e lo lasci parlare a ruota libera, lui è molto bravo, Ricordo che una sera sul lago di Como qualche anno fa, mentre si mangiava una pizza prima del suo show, parlammo a lungo, veramente parlo solo lui, io stavo ad ascoltare a bocca aperta, e fece una lunga disamina su John Lennon, una cosa davvero oltre l'interessante. Quindi l'opinione di Massimo su Dylan è da prendere in seria considerazione! Resto in attesa, non spaccarti il cervello però, se riesci bene altrimenti non muore nessuno.Quando avrai pronto il tuo disco ti dirò come farmelo avere. Un abbraccio, Mr.Tambourine.

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Vancouver, British Columbia - Rogers Arena - October 12, 2012

di Luigi B.

Non è facile trasferire le emozioni in parole, almeno non per la gente comune come me. Bob può, ma dubito che io sarò in grado di trasmettere quello che è successo venerdì notte a Vancouver alla Rogers Arena. Facciamo comunque un tentativo. Ero in uno stato d'animo cupo dopo aver visto le scalette dalla tratto del tour delle praterie.
Ho capito che Bob non avrebbe suonato la chitarra né cantato rarità. Ho anche dovuto rinunciare ad andare al concerto con tutta la famiglia, mia moglie e le mie due figlie, a causa del prezzo esagerato che avevo dovuto pagare per il biglietto comperato sei settimane prima. Ho sentito di persone che hanno speso mille dollari per un pacchetto per i palchi riservati. Io non appartengo a quella fascia di reddito e così ho lasciato moglie e figlie alle 18,00 e sono salito sulla metropolitana per l’Arena. Luce del giorno stava scendendo, proprio come la pioggia che veniva giù, avevo una giacca non molto antipioggia e l’umido della costa del Pacifico mi impregnava le ossa. Quando la sicurezza all'ingresso mi ha indicato di mettermi in una coda su una passerella traballante, ho iniziato a sperare che tutto questo doveva essere compensato dalla sua musica. La folla era un bel campionario di gente della città, guardavo i baby-boomers con spose al seguito e prole occasionale, che compravano alcoolici (mi scuso ma, come italiano sono ancora in disaccordo con l'atteggiamento inglese di bere alcoolici). Ero così eccitato che sono andato dritto nella sezione e nella fila sbagliata, e ha iniziato a perdermi in conversazioni di altre persone che potevo origliare. Concerto lungo e poche emozioni nel cavernoso palazzo del ghiaccio. Mark Knopfler è arrivato per riscaldarci. Mi sentivo anche un pò in colpa perchè dopo 30 minuti di musica per lo più impeccabile mi sentivo annoiato, ma ero lì per qualcos'altro. E quando le luci si sono spente e senza un avvertimento, è sbucato da dietro le quinte col cappello color crema ed ha iniziato l'intro blues di Watchin' The River Flow ho capito che ero venuto per cose di quel genere. Avrebbe potuto fare meglio di ripescare To Ramona da 50 anni fa? Non puoi mai avere quello che vuoi da Bob, devi prendere quello che lui ti da. Così si mette a fare un concerto senza suonare la chitarra, senza la classica stratocaster che fino a pochi anni fa era il principale alimento del suo concerto, e allora puoi scoprire il vero significato di un 71enne poeta e intrattenitore, per lo più seduto dietro ad un pianoforte a coda o quando canticchia frasi piene di saggezza con un microfono in mano e una armonica. Stava sorridendo mentre suonava gli accordi di Things have Changed, Tangled Up in Blue e in seguito High Water? Tutto suonava come un concerto classico, e forse per questo ho comprato una T-Shirt con scritto Thunder on the Mountain prima del concerto ... Comunque, evidenza a parte, un concerto per ricordare lo stato doloroso delle cose che stanno accadendo. Un concerto di certo ancora attuale, di sicuro.

 

 
Domenica 14 Ottobre 2012

Vancouver, British Columbia - Rogers Arena - October 12, 2012

1. Watching The River Flow (Bob on keyboard)
2. To Ramona (Bob on grand piano and harp, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
3. Things Have Changed (Bob center stage with harp, Stu on acoustic guitar)
4. Tangled Up In Blue (Bob center stage with harp, Stu on acoustic guitar)
5. Cry A While (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu on Gibson hollow body electric)
6. Make You Feel My Love (Bob on grand piano, Stu on acoustic guitar)
7. High Water (For Charley Patton) (Bob center stage with harp, Donnie on banjo, Tony on standup bass)
8. Desolation Row (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
9. Highway 61 Revisited (Bob on grand piano)
10. Love Sick (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin)
11. Thunder On The Mountain (Bob on grand piano)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp)
13. Like A Rolling Stone (Bob on grand piano)
14. All Along The Watchtower (Bob on grand piano)

(encore)
15. Blowin' In The Wind (Bob on grand piano then center stage with harp, Donnie on violin, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)

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Talkin' 8924 - Daniele "ardez" Ardemagni

Ciao a tutti..come riferito tempo fa mio padre, 64anne all'anagrafe ma molto più giovane si sta mangiando Tempest in auto, tale e quale come faccio io..ma questa è un'altra storia...qualche giorno fa con mio papà e un suo amico appassionato di funghi, da Brescia partiamo per Bolzano in cerca di qualche fungo...mio padre accende lo stereo e fa ascoltare le prime note di Tempest..la canzone proprio, non il disco intero..l'amico di una decina di anni meno chiede "ma chi è questo?"...mio papà gli risponde "ascolta un attimo..." dopo un pò, sempre mio papà.."allora che ne dici, ti piace?"...."è splendida ma chi può essere?" (questo rimasto fermo agli anni '70)...mio papà "ma scusa..chi può fare una canzone del genere...nessuno a parte.." risp. "cacchio, Bob Dylan" e vai...da Brescia a Bolzano la title trakcs di 14 minuti è volata e ogni volta che finiva l'amico di mio papà.." ma è già finita? rimettimela ancora per favore..." e così è andata per le ore di viaggio di andata..nel ritorno tutto l'album, con mia grande soddisfazione visto che Bob ha saputo un'altra volta riunire non solo generazioni ma anche discussioni familiari..so che può sembrare un racconto sciocco, ma per me è stato importante..perchè lo stesso è successo di recente con miei coentanei e ragazzi più giovani...e questo non è bello gente? Bob forever young...e a mio modesto avviso Tempest non è un grande album (se sa fare queste cose) ma è il grande album che ci aspettavamo da tempo..mio papà che da anni non lo ascoltava, il suo amico che nel capire che era una grande canzone ha capito all'istante che solo Bob può creare una certa magia e ventenni e trent'enni abituatia alla musica "usa e getta" che amano questo gioiello. Grazie della pazienza..ciao
Daniele "ardez" Ardemagni

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Talkin' 8923 - Daniele "ardez" Ardemagni

Un'ultima notizia poi per un pò toglo il disturbo...l'album di Massimo (Bubola) vedrà la luce a fine anno o all'inizio del 2013, erronemente come pensavamo tutti uscisse a settembre/ottobre..ho sentito qualche anteprima e credetemi merita...intanto Giacomo viene a strimpellare la chitarra dello zio che gli sta leggermente inculcando la passione dylaniana..ma.. quello che faceva 10 tempest all'anno che fine ha fatto?? va bè..!!! un abbraccio a tutti e grazie Mr.Tambourine per la pazienza che mi riservi ogni tanto...
con amicizia e stima Daniele "ardez"..(che anche lui sta incindendo un album in una cantina :) )...vi volgio bene ragazzi.

Ti suggerisco una cosa, perchè non fai una bella recensione "casalinga" del nuovo disco di Massimo per Maggie's Farm? Ricordo che sorella Erika, una persona squisita, mi invitò qualche tempo fa al teatro al Ciak di Milano alla presentazione del DVD di Massimo e ci andai più che volentieri, e più di una volta si è parlato e recensito di Massimo su queste pagine. Quindi recensione per il nuovo disco di Massimo Bubola, se poi Massimo volesse essere così gentile da scrivere due righe sul suo modo di "sentire" ed "interpretare" Tempest sempre per la Fattoria saremmo davvero felici. Ti prego di salutarmi affettuosamente Massimo ed Erika, e occhio che se il piccolo Giacomo non diventa dylaniato come suo padre e suo zio sono c....i tuoi, chiaro? Con molta simpatia, Mr.Tambourine

 

 
Sabato 13 Ottobre 2012

Rolling Stone intervista Bob Dylan

Traduzione di Giuseppe Gazerro                                           clicca qui

Per l'ennesima volta, vorrei ringraziare Giuseppe Gazerro per l'enorme lavoro svolto e per l'eccellenza della traduzione che ci ha dato modo di vedere alcune sfaccettature molto significative di un artista che ha passato i settant'anni, con tutto quello che ne consegue. Grazie Beppe, spero alla prossima di poter ancora contare su di te! Mr.Tambourine :o)

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Talkin' 8922 - Fabrizio Z.

Ciao Mr. T.
Vorrei dire la mia su Tempest.
Non mi convince, non c'è niente da fare. Alcuni pezzi presi uno a uno sono molto belli alcuni davvero notevoli ma permettimi di dire che come insieme non va.
La mia impressione è che veramente il nostro voleva creare un album diverso ma inevitabilmente ha finito per "cedere" al songwriting più "facile" come potrebbe essere il pop tastieristico di "pay in blood" o il blues un po' scontato di "roman kings".
In tutti i casi quello che mi torna indietro è la mancanza di un filo conduttore che leghi il tutto, è come una squadra di calcio nella quale giocano tanti grandi giocatori ma che non costituiscono un 'ossatura di squadra.
Tempest mi dà la stessa sensazione di quando si ascolta un greatest hits , cioè una sequenza di brani completamente slegati tra di loro.
In tutti i casi e per finire "Long and wasted years" è un pezzo che ogni artista vorrebbe scrivere. Anche questo è Bob Dylan.
Fabrizio Z.

Caro Fabrizio, rispetto la tua opinione, ma lasciami tentare di convincerti a cambiare idea. Ritorna indietro al mio articolo "Un frullato di Tempest" del 10 ottobre, che è un riassunto di tutte le cose che ho letto su "Tempest" in quest'ultimo mese. Forse non sarà un album a tema, ma certo è un album con una grande coerenza e un'idea comune per tutte le canzoni, anche quelle di "easy listening" come Roman King e Duquesne, anch'esse  contengono la loro dose abbondante di delusione, pessimismo, tristezza, amarezza, rimpianto e rabbia, che sono i diversi temi che compongono l'album, temi che alla fine possono essere raccolti in un unico contenitore che riguarda la durezza della società ed i rapporti interpersonali al giorno d'oggi. In questo è veramante indicativo il video di Duquesne dove Dylan scavalca il povero ragazzo abbandonato sul marciapiede dopo il pestaggio. Anche Roll on John, nella sua semplicità, contiene una precisa accusa alla società, in particolare quella americana, che non esita a chiudere per sempre la bocca a chi da fastidio con le sue parole. Long and Wasted Years, come hai detto tu, è, senza il minimo dubbio, una grande canzone. Io lo scrissi subito dopo il primo ascolto. La title track sarà forse eccessivamente lunga, ma è una canzone con una grande tensione e delle accuse terribili, gli angeli che si voltano dall'altra parte mentre tutti quegli innocenti stanno morendo. La frase è di quelle che fanno venire i brividi, una frase che non passa inosservata, una frase troppo pesante per essere ignorata. Potremmo dire che l'album è anche un elenco dei difetti umani, molti vizi e poche virtù, come in Pay in Blood, luogo terribile per viverci, quindi c'è un tema ricorrente e coerente nell'album, non è una raccolta di canzoni che non si guardano in faccia l'una con l'altra. Certo, non è un album "concept" nel senso classico del termine, ma contiene i suoi messaggi espressi molto chiaramente, e questa mi sembra un'ottima ragione per promuovere "Tempest" a pieni voti. Certo non è un capolavoro, ma "must" come Blonde o Blood non si incidono ogni 5 minuti. Tempest ha una sua bellezza, una sua dignità e una sua importanza, rappresenta anche la maturità di un uomo che sente dentro di se di essere in qualche modo in dirittura d'arrivo, e allora lascia andare la sua mente ai ricordi, a quelle speranze che molto spesso si sono trasformate in delusioni, Long and Wasted Years docet, Narrow way pure. Non è un dischetto stupido e nemmeno un Greatest Hits, è molto ma molto di più, spero che in futuro tu riesca a vedere quest'album con altri occhi, perchè Dylan, con questo lavoro, non merita una stroncatura. Senza gridare al miracolo ci ha dato in mano uno dei suoi lavori migliori. Alla prossima, :o)

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Bob Dylan, lo scampato alla rottamazione                             clicca qui

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Calgary, Alberta - Scotiabank Saddledome - October 10, 2012

di Peter

Calgary ha avuto il primo assaggio dell’ inverno oggi, con la neve che è caduta per tutto il giorno. Dopo aver visto Dylan dare il via al suo Nord American tour a Lloydminster, Saskatchewan, pochi mesi fa, non avevo intenzione di andare a questo concerto. Ma come lo show si avvicinava, ovviamente, ho cominciato a sentire il richiamo, come ogni bravo fan di lunga data, dico la verità: a questo punto, ogni volta potrebbe essere la mia ultima occasione per vedere il bardo in concerto), così ho chiamato un amico che, molto tempo fa si era ripromesso di non andare mai più ad un altro concerto, ma fortunatamente era anche interessato a vedere Knopfler. Così, d'impulso, siamo saltati sul camioncino e siamo venuti in città. Ci siamo sistemati nei nostri posti ad una dozzina di file dal palco proprio mentre le luci che calavano annunciavano l'arrivo di Knopfler. Non ho seguito la carriera di Knopfler, anche se sono stato un fan dei Dire Straits e li vidi in concerto in questa stessa terribile sede più di 25 anni fa. In ogni caso, nonostante la mia scarsa familiarità con le canzoni, li ho trovati tutti istantaneamente coinvolgenti. Knopfler e la sua band hanno fornito un molto piacevole mash-up di stili popolari inglesi e americani con un pò di rockabilly e blues sparso in buona misura. Sapevo che Dylan sarebbe stato un profondo e stridente contrasto, tanto che potevo anche non essere preparato per questo.
Ma, alla fine, penso che quello che mi ha sorpreso di più è stata la velocità con cui lui era in grado di spostare l'energia nella venue. Ha iniziato con “Watching the River Flow”, picchiava sul pianoforte e belava, “che cosa c'è che non va con me?”. Non ho molto da dire ...tutti erano in piedi seguendo il ritmo. Certo, è come se stesse predicando dal pulpito. Eppure, Dylan e il pubblico sembra alimentarsi a vicenda.
It Ain’t Me Baby è stata un pò svogliata e soffriva degli evidenti limiti vocali di Dylan, ma poi è tornato al centro della scena per Things Have Changed e Tangled Up in Blue ben eseguite, sputando fuori il testo delle canzoni con convinzione, mentre la band era stretta dietro di lui, con una eccellente interazione tra Charlie Sexton e Donnie Herron. A questo punto, le cose
stavano andando meravigliosamente bene. Ma sapevo che non poteva durare. Lo showman Bob scompare per un pò e al suo posto salta fuori un Bob selvaggio, mercuriale e caotico. Honest With Me è senza una meta e indecifrabile. Ma non è niente in confronto alla catastrofe che è arrivata dopo un paio di canzoni: Bob inizia a martellare le stesse tre note di un accordo che sembra non avere alcun rapporto con ciò che il resto della band sta suonando. Thelonius Monk? Direi più Thelonious Scimmia. Donnie Herron sbirciava costantemente oltre la spalla di Dylan sperando un qualche tipo di segno per capire qualcosa. Che cosa è? Desolation Row? ... Just Like Tom Thumbs Blues ... Il bassista Tony Garnier guardava perplesso. Sapeva che probabilmente non poteva imbrigliare il suo capo in questa canzone. Infine, si sente dire: 'ain't it just like the night ..” Ciò rende possibile tentare l’identificazione, Visions of Johanna, ma la melodia e il ritmo rimangono M.I.A. (Missing In Action) per tutta la durata della canzone.
Invece, impetuoso e infantile, Dylan continua con il suo sconsiderato lavoro molesto e atonale sui tasti, allegramente soffocando e confondendo i membri della band. Non c'è stata una sola persona nella sede che non abbia tirato un sospiro di sollievo alla fine di questo abominio, forse Bob Dylan, ma questo è tutto.
E tuttavia, in mezzo alle due catastrofiche canzoni, Dylan ha infilato una sensibile e immediatamente riconoscibile escuzione di Joey che ha visto cantare anche alcuni di noi tra il pubblico. Vai a capirlo.
E Simple Twist of fate è stata ben eseguita con Bob alla chitarra solista con un tocco sorprendentemente abile. Dopo aver allontanato l'ultimo dei miscredenti, la catarsi di Dylan del caos era apparentemente completata e il resto del concerto è continuato con una versione stellare di All Along the Watchtower e di Ballad of a Thin Man. Il mio amico si premeva fortemente le mani sulle orecchie. Ci sono molte testimonianze, nel giornale locale del giorno dopo, di quelli che se ne sono andati dopo dopo tre o quattro canzoni, scontenti, disgustati e sgomenti. Mancava solo di leggere: Dylan è andato elettrico. Ehi, Dylan è stato sul palco per circa 90 minuti e ci ha dato una grande ora. Infine, alcune riflessioni sul palco e
l’illuminazione: C’erano svariati specchi nella parte anteriore del palco puntati verso il pubblico. E per una buona parte dello spettacolo, la band era retroilluminata, con quelle luci forti puntate verso di noi. Ho pensato che questa disposizione fosse pe, r scoraggiare quelli che volevano prendere fotografie. Ma potrebbero anche essere un messaggio, un promemoria che in realtà siamo tutti qui per sentire la musica - e la musica è il suono - non è il vedere, non è lo spettacolo. Bravo, Mr. Dylan! In verità, non hai pari.

 

 
Venerdi 12 Ottobre 2012

Calgary, Alberta - Scotiabank Saddledome - October 10, 2012

1. Watching The River Flow
2. It Ain't Me, Babe
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Honest With Me
6. Joey
7. Beyond Here Lies Nothin'
8. Visions Of Johanna
9. Highway 61 Revisited
10. Simple Twist Of Fate (Bob on guitar)
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Blowin' In The Wind

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Talkin' 8921 - Miscio

Caro Mr. Tambourine,
mi sembra di cogliere un esempio abbastanza calzante della sincerità dell'intervista di Dylan. Nella prima parte della traduzione, (alla domanda se pensa che la sua musica dopo il 97 continui ancora a riflettere gli umori dell'ambiente sociale circostante come negli anni 60') Bob dice: la mia musica è personale, non comunitaria. Questa frase potrebbe essere fraintesa, ma lui precisa subito: "Quello che devi ottenere e’ che il pubblico senta le proprie emozioni. Ma l’artista, se sta facendo quello che deve fare, non sente emozione alcuna. E’ come una specie di alchimia che un artista ha." Lo stesso concetto lo possiamo trovare in uno stralcio del testo "The History Of The Blues: The Roots, The Music, The People di Francis Davis":

[Un performer blues è come un medico che prescrive il blues come cura per il blues, dice Roosevelt Sykes a Margaret McKee e Fred Chisenhall, gli autori di Beale Black and Blue. "Un medico che studia medicina non è malato, ma studia medicina per aiutare le persone." spiega Sykes. "Un suonatore di blues, non ha nessun blues, ma suona per la gente che ha problemi .. .
Come il medico, che lavora dall'esterno del corpo verso l'interno del corpo. Ma il blues lavora sull'interno dell'interno. Vedi?" Sykes ha continuato a dire che praticamente tutti quelli che avesse mai incontrato avevano il blues, tra cui "migliaia di persone preoccupate dalla morte, per la casa finita bruciata, per aver perso la loro famiglia", che non riuscivano a suonare o cantare neanche una nota. Quello era il lavoro di Sykes. In altre parole, il blues a livello professionale non è mai solo espressione del sé. E non è necessariamente solo l'interprete blues che ha preso il blues: lo hanno preso anche i suoi o le sue ascoltatrici. Lui o lei cantano dal loro punto di vista.
Come nota Charters Sam, riferendosi al rimuginare di Lonnie Johnson, autore degli anni 30' dalla misoginia sfegatata, "Nonostante tutto quello che è stato scritto sui cantanti blues e sulla loro onestà, la maggior parte dei blues è metaforica." Secondo Charters, questo significa spesso che "il cantante sta solo riflettendo lo stato d'animo del pubblico. "Un folklorista potrebbe modificare quest' ultima affermazione leggendola come "lo stato d'animo della sua comunità," essendo il cantante un membro di tale comunità. Che il punto di vista espresso dai testi di una canzone possa non essere quello del cantante è probabilmente vero per tutte le forme di canzone popolare, incluso il rock n 'roll. Ma una differenza tra il blues e il rock degli anni cinquanta è che quest'ultimo ha raggiunto prima la maggior parte di coloro che sono diventati il suo pubblico via radio o attraverso il giradischi - due forme di mass media che estendevano il concetto di "comunità" al di là di una definizione significativa.]
Ora, per esempio, grazie a una segnalazione su Expectingrain, si sa che probabilmente la prima linea di Roll On John ha a che fare con Oh! Doctor The Blues (1926) proprio di Lonnie Johnson:
Oh doctor, doctor, tell me the time of day.
Oh doctor, tell me the time of day.
All I wants is a good drink of whiskey, to drive my blues away

 

Oh doctor, doctor, tell me the time of day.
Oh doctor, tell me the time of day.
All I wants is a good drink of whiskey, to drive my blues away.

Some people say, that it's women, wine, and song.
Some people say, that it's women, wine, and song.
But it's the blues and whiskey, that lead another good man wrong.

People when you get worried, you have to drink sometime.
People when you feel worried, you have to drink sometime.
When this blues, love, and whiskey, gets drunk with your mind

Come dire che Bob, oltre che il suo, esprime il senso di smarrimento provato dalla gente per la morte di Lennon. E dimostra un'ottima coerenza di pensiero.
(Qui sotto riporto il testo originale dello stralcio, così potrai controllare, non mi fido molto delle mie doti di traduttore.....)

[A blues performer is like a doctor who prescribes the blues as a cure for the blues, Roosevelt Sykes told Margaret McKee and Fred Chisenhall, the authors of Beale Black and Blue. "Doctor studies medicine course he ain’t sick, but he studies medicine to help them people." Sykes explained. “A blues player ain’t got no blues, but he plays for the worried people.. . .
Like the doctor works from outside of the body to the inside of the body. But the blues works on the insides of the inside. See?”. Sykes went on to say that practically everyone he’d ever met had the blues, including “thousands a people worried to death, house done burned down, lost their family,” who couldn’t play or sing a lick. That was Sykes’s job. In other words, the blues at the professional level is never just selfexpression. It isn’t necessarily just the blues performer who’s down with the blues: it's his or her listeners too. He or she is singing from their point of view. As Sam Charters put it, referring to Lonnie Johnson’s brooding, borderline misogynist recordings of the 1930’s, “Despite all that has been written about blues singers and their honesty,’ most of the blues is metaphoric.” According to Charters, this often means that "the singer is only reflecting the mood of the audience.” A folklorist might amend this last statement to read “the mood of his community,” the singer being a member of said community.
That the point of view expressed by a song’s lyrics might not be the singer’s is probably true of all forms of popular song, including rock n’ roll. But a difference between the blues and fifties rock was that the latter first reached most of those who became its audience via radio or phonograph records— two forms of mass media that stretched the notion of “community” beyond meaningful definition.]

ciao, Miscio

Non posso fare altro che complimentarmi con te! Alla prossima, :o)

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Nobel per la letteratura a Mo Yan, Dylan (ancora) snobbato  clicca qui

 

 
Giovedi 11 Ottobre 2012

Rolling Stone intervista Bob Dylan

Traduzione di Giuseppe Gazerro - Parte Seconda                 clicca qui

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Edmonton, Alberta - Rexall Place - October 9, 2012

1. Watching The River Flow
2. Love Minus Zero/No Limit
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. John Brown
6. Mississippi
7. Summer Days
8. Nettie Moore
9. Highway 61 Revisited
10. Shadows (song by Gordon Lightfoot - Bob said it was a request)
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Blowin' In The Wind

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Dylan sorprende i fan con una cover di una canzone dal suo 'mentore'

Ancora una volta, Bob Dylan non ha eseguito nessuna canzone del suo nuovo album al concerto di Edmonton, Alberta, la notte scorsa. Tuttavia i fans hanno assistito a qualcosa di ancora più speciale.
Dylan ha avuto una inaspettata "richiesta" alla show, secondo quanto riportato su Bob Links. E' stata la prima volta che ha suonato dal vivo "Shadows", una canzone del cantautore canadese Gordon Lightfoot.
Dylan è stato un grande fan di Lightfoot, anche coverizzando "Rain Early Morning" su "Self Portrait" nel 1970, e l'esecuzione di "I'm Not Supposed to Care" sul palco. Lightfoot, come Dylan, ha avuto Albert Grossman come manager.
Nel 1986, Dylan Lightfoot è stato inserito nella Hall Of Fame Canadian Music con la motivazione "una persona di raro talento." Lightfoot fece una comparsa in uno show della Rolling Thunder Revue al Maple Leaf Garden nel 1975, e la sua cover di "Ballad In Plain D" è apparsa nel film "Renaldo & Clara". Si è anche esibito suonando "Just Like Tom Thumb Blues" al The Tonight Show con Johnny Carson, e più recentemente ha fatto una cover di "Ring Them Blues" sull'album "Waiting For You".
Dylan ha elogiato diverse volte Lightfoot, una volta disse: "E’ diventato un mentore molto tempo fa. Penso che probabilmente lo sia ancora oggi". Dylan ha avuto questo da dire su Lightfoot, e "Shadows", nel 2009:

• Bill Flannigan: Chi sono i tuoi autori preferiti?
• Bob Dylan: Buffett credo. Lightfoot. Warren Zevon. Randy (Newman). John Prine. Guy Clark. Questi tipi di scrittori. ...
• BF: Tu e Lightfoot siete sulla via del ritorno.
• BD: Oh si. Gordon è stato in giro tutto il tempo come me.
• BF: Quali sono le tue canzoni preferite di Gordon?
• BD: "Shadows", "Sundown", "If You Could Read My Mind". Non riesco a pensare ad una che non mi piaccia.

http://www.examiner.com/article/dylan-surprises-fans-with-a-cover-of-song-by-his-mentor-edmonton-alberta

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Talkin' 8920 - Antonio Varriale

Ciao, innanzittutto complimenti per il sito, da quando l'ho scoperto più di un decennio fa, credo, è stata la mia prima fonte di informazioni su Bob Dylan. E ancora oggi trovo sempre le cose più interessanti sul nostro grande cantautore.
Volevo segnalare, chiedo scusa non vorrei sembrare lezioso, che manca ancora la traduzione della terzultima e penultima strofa di "Roll on, John". Ho provato a dare una mia traduzione ma nei confronti del menestrello sono sempre intimorito a tradurre i suoi versi, mentre noto che ci sono sul sito altre persone assai più brave di me a renderne in italiano il senso polifonico.
Grazie, e continua così!
Antonio Varriale


Hai perfettamente ragione Antonio, ho talmente tanto da fare che a volte non mi accorgo di fare queste dimenticanze. Ti ringrazio, almeno ho potuto correggere ed evitare altre figure da fesso in futuro. Alla prossima, :o)

 

 
Mercoledi 10 Ottobre 2012

Saskatoon, Saskatchewan - Credit Union Centre - October 8, 2012

1. Watching The River Flow (Bob on keyboard, Donnie on lap steel)
2. Man In The Long Black Coat (Bob on grand piano, Donnie on lap steel, Stu on acoustic guitar)
3. Things Have Changed (Bob center stage with harp, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic guitar)
4. Tangled Up In Blue (Bob center stage with harp, Donnie on pedal steel, Stu on acoutic guitar)
5. The Levee's Gonna Break (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu on white Fender, Tony on standup bass)
6. Shelter From The Storm (Bob on grand piano, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic guitar, Tony on standup bass)
7. High Water (For Charley Patton) (Bob on white Fender guitar then grand piano, Donnie on banjo, Stu on white Fender, Tony on standup bass)
8. Visions Of Johanna (Bob on grand piano, Donnie on electric mandolin, Stu on acoustic guitar)
9. Highway 61 Revisited (Bob on grand piano, Donnie on pedal steel, Stu on Gibson acoustic)
10. Ain't Talkin' (Bob on piano, Donnie on viola, Stu on acoustic guitar)
11. Thunder On The Mountain (Bob on grand piano, Donnie on lap steel, Stu on white Fender)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp then grand piano, Donnie on lap steel, Stu on white Fender)
13. Like A Rolling Stone (Bob on grand piano, Donnie on pedal steel, Stu on black and white Gibson hollow body electric, Tony on Red Rickenbacker bass)
14. All Along The Watchtower (Bob on grand piano, Donnie on lap steel, Stu on white Fender, Charlie on white Fender, Tony on Red Rickenbacker bass)

(encore)
15. Blowin' In The Wind (Bob on grand piano then center stage with harp, Donnie on violin, Stu on acoustic guitar, Tony on white 6 string Fender bass)

N.B.: Charlie, che al momento sembra essere stato messo in "isolamento" proprio come accadde l'anno scorso, non viene citato nemmeno di striscio. Questa cosa avrà uno strascico? Ci sarà rottura fra Bob e Charlie?

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Un frullato di “Tempest”

Ho letto molte recensioni di "Tempest", anche quelle che non ho postato perchè sapevano di copia-incolla con qualche aggiustamento personale, ne ho ricevute a migliaia in questo mese, naturalmente ho postato quelle che ho ritenuto più interessanti, ma questo non vuol dire che le altre non lo erano. Comunque ho voluto fare un esperimento, ho preso tutte le opinioni, le ho buttate in un frullatore e ne è venuto fuori l’articolo sottostante, non è tutta farina del mio sacco naturalmente, c’è un pò di plagio quà e là, qualcuno potrebbe riconoscere le sue parole camuffate fra le mie, ma fondamentalmente è quello che penso anch’io.

"Tempest", il 35esimo album in studio, è arrivato dopo 50 anni di onorata carriera alla bella età di quasi 72 anni, uscito l’11 settembre proprio come nel fatidico 2001 per "Love & Theft". Sarà solo una coincidenza? "Tempest" è un album bellissimo, tra i migliori di Dylan, a un passo dal capolavoro, è il disco della maturità, del dolore, della rabbia, soprattutto un disco profondamente oscuro, che racconta vecchie storie, di grandi navi che affondano con tutto il loro carico umano di speranze e delusioni, come spesso accade nella vita. Parla di rovine, di decadenza e della cattiveria della società, del crollo della lealtà e dei suoi simboli che portano al termine delle speranze.
Personaggi veri e di fantasia si mischiano in un gorgo senza fine che tutto trascina al fondo, il Titanic, John Lennon, le città agli sgoccioli della civiltà, dove ogni cosa si paga col sangue, anche se col sangue di qualcun’altro. Storie vecchie come il mondo, di triangoli amorosi che finiscono in tragedia pura, tra omicidi spietati e suicidi indotti dal rimorso.
La scena raccontata da Dylan è alla “desolation row”, e per questo il Nostro la narra con tutto il dolore e tutta la rabbia di cui è capace, con la sua voce fangosa, afona e roca, una raspa fastidiosa e coinvolgente, affascinante nella sua bruttezza e nella sua capacità di emozionare come nessun’altra, rifacendosi a suoni e stili ormai passati, forse quelli della sua infanzia, dove il suono era crudo e non arricchito dalle maestose sale d’incisione odierne con migliaia di sovraincisioni che creano una inattacabile fortezza sonora. Dylan sembra marciare in senso contrario alle tendenze e alla civiltà che avanza distruggendo quello che le generazioni precedenti avevano costruito, ma non sempre stato così? A lui interessa comunicare quello che c’è dentro la sua anima e la sua mente, ma a modo suo come ha sempre fatto, non sempre viene capito al volo, è vero, i suoi testi vanno girati e rigirati per trovare il codice d’accesso al significato, idem per le sue motivazioni. L’attuale suono è un mix tra le radici americane della musica, Modern Times e Together Through Life, a volte ingentilito e invece in altre occasioni volutamente esasperato nella sua efficiente povertà e spontaneità.

Il disco comincia in modo divertente con "Duquesne Whistle", un vecchio shuffle che ti cattura immediatamente, ti strappa un sorriso, ti strizza l’occhio, sembra dire “vedi che il vecchio Bob c’è sempre?”, canzone e suono dei bei tempi andati, che fa degna coppia con lo swing aggrazziato di sapore old-jazz e l’eleganza stile crooner di "Soon After Midnight". Duquesne potrebbe essere una Università di Pittsburgh, una città fantasma in Arizona, un piccolo villaggio del Missouri, una piccola città in Pennsylvania, ma già in questi primi due brani c’è tutto il Dylan di oggi. Ci sono le storie che ti portano a percorrere una "lunga e stretta via", c’è il rimpianto e l’amarezza di quegli “Anni lunghi e sprecati”, c’è la rabbia di "Pago col sangue". Un percorso che conduce pian piano all’interno della “Città scarlatta”, luogo inquietante, con strade che han nomi che è meglio non pronunciare, un mix quasi fotografico di momenti dove il disagio ti salta addosso, dove le parole sono dure, dove piangere è quasi proibito, una città popolata da miserabili di ogni sorta che tirano avanti tra alcolici, stupefacenti e folate di vento gelido che rendono l’esistenza più penosa. Ci sono i fantomatici "Early Roman Kings" un blues che più blues non si può, i re romani sono una famigerata gang del Bronx? O la trasposizione metaforica dei prelati del Varticano con i loro collegamenti con la mafia? Le domande sorgono spontanee mentre la voce di cartavetrata di Dylan esegue un cover personalizzata di Mannish boy, di I’m a man o di una nuova Hoochi Coochie Man.

Ed ecco apparire in mezzo a tutto questo disastro il lato cinematografico e favolistico di Dylan, che ormai è padrone assoluto di chi l’ascolta con una ridda senza sosta di personaggi veri e bizzarri, felici e disperati, veri o inventati, la realtà che si fonde con la favola, il mito, il cinema e la poesia. Dylan dimostra che nessuno è crooner come lui, nessuno racconta le storie come lui, nessuno le canta come lui, nessuno le scrive come lui. Dylan naviga nel suo mare personale, dove le vele lo portano dove vuol lui e non dove vuole il vento, celestiale nocchiero di una nave in gran tempesta con suo carico mortale di cento e cento spiriti, dove la morte è l’atto finale senza allegorie, la morte è reale, raccontata quasi con il distacco tipico del cronista televisivo. “Tin Angel” e “Tempest” possono annoiare o lasciare sconvolto l’ascoltatore, non c’è via di mezzo, non c’è pietà per nessuno, Dio e gli Angeli guardano da un’altra parte mentre la tragedia si consuma in tutta la sua drammaticità, migliaia di vite stanno per essere sacrificate alla vanità umana ed alla boria babilonese di arrivare al cielo per dimostrare a Dio che l’uomo è fatto a sua immagine e somiglianza, che l’uomo può tutto, che la mente concepisce e la mano costruisce senza la conoscenza necessaria. Cose che stupiscono? Assolutamente no, il Titanic sarebbe affondato anche senza scontrarsi con l'iceberg, sarebbe stata solo questione di tempo, poi si sarebbe certamente spezzato in due a causa dall’arroganza, dell'ignoranza e della brama di accomulare denaro facile risparmiando sui materiali e le strutture dei suoi costruttori, un immenso colosso dai piedi d’argilla che sarebbe imploso su se stesso.
E come se tutto questo non fosse sufficiente, ecco apparire il viso familiare di Lennon, ecco che Dylan si mette a raccontare un’altra storia di morte, la morte di un amico, la fine di un sogno che si era trasformato in un incubo, la fine di un'utopia per rientrare nella nuda realtà.
“Non mollare John” lo incita ancora Dylan a distanza di trent’anni, “Tieni Duro”, avevi ragione tu, anche se un fanatico ti ha sparato nella schiena come il peggiore dei vigliacchi. Sembra di vederlo il caro vecchio John, protagonista principale delle pazze pensate di Yoko, sorvegliato speciale dell' F.B.I con tanto di Dossier segreto per il suo desiderio di pace che inevitabilmente si scontrava con le necessità dei padroni della guerra, e stranamente, dopo M.L. King ed i Kennedy, ecco di nuovo qualcuno che spara. Solo casualità? Chi può dirlo, si accettano scommensse, “Ti hanno legato le mani e ti hanno chiuso la bocca, non c’era via d'uscita da quella caverna profonda e oscura” dice Dylan, anche il "menestrello" dubita o son solo parole casuali? Forse Dylan ha preso atto che prima o poi dovrà andare a reincontrare John in qualche angolo del cielo? Perchè 30 anni dopo? Perchè lo spirito di John ha vinto e sconfitto la morte che tutto vorrebbe cancellare? Le parole di Imagine sono la risposta vincente, nessuno potrà mai cancellare il suo sorriso sornione di Lennon, potrà spegnere la luce di quegli occhi nascosti dietro gli occhialini rotondi, il suo abito bianco e le sue scarpe da tennis continuano a vagare per New York, John è morto viva John, John è più che mai vivo, continua così John.
Dylan termina la sua lunga sequenza di sangue e dolore con questa canzone, chiude un grande album che fa pensare, ci obbliga a guardarci nello specchio per vederci come siamo realmente, incapaci di uscire dalla desolazione morale e materiale che ci circonda, che lui ci ha costretto a rivedere come se stessimo guardandoci allo specchio per la prima volta. Non è il disco che voleva lui ha detto, Tempest fa venire i brividi, e se fosse stato come voleva lui? Non oso pensarci.....

Mr.Tambourine

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Talkin' 8918 - Giacomo Giossi

Vi segnalo questa versione fortemente ampliata del testo di Alessandro Carrera pubblicato su Europa
http://doppiozero.com/materiali/musica/tempestoso-dylan
Cordialmente, Giacomo Giossi
www.doppiozero.com

L'articolo che gentilmente mi hai segnalato era già stato pubblicato da Maggie's Farm in due spezzoni e in date diverse, perchè così li aveva scritti il Prof. Carrera, con i seguenti titoli: "Tempestoso Dylan" il 13 settembre 2012 e "L’intervista dopo la tempesta" di lunedi 1 ottobre 2012. Quello che appare sul tuo blog è la fusione dei due scritti in uno solo, comunque ti ringrazio della segnalazione. Alla prossima, :o)

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Blowin' in the Wind - Winnipeg, MB - October 5, 2012

 

 

 
Martedi 9 Ottobre 2012

Croatia vs. Bob Dylan

Now there is this story of Croatia really pissed off vs Bob Dylan. I believe that Bob had not the slightest intention to hurt the Croatian People, probably he meant to say that all that remain after a war may enter naturally in the blood and in the minds of those who have fought and lived those events, for better or for worse. In Italy, 70 years later, people still remember the sad years of the WW II and the vicissitudes through which the fascism brought us. Many Italians have not forgotten, we can rightly say, those who have lost sons, husbands, parents or friends may be they have no more desire for revenge, but to forget those facts is impossible. Same thing for the Jews who have lived on their skin the atrocities and horrors of the Nazi death camps. The Jews have accepted the reality, but i'm almost sure they have not forgiven and forgotten, that enormous tragedy has become part of their DNA and it is normal to feel that sensation in their blood. The same thing for the American slaves’ sons, try to ask to a black American if the blood of the slaves does not still flows through his veins. I think that to do misdemeanors is a thing common to all People of the world, no people, races or tribes on the earth’s face has been free from this kind of crimes from when men discovered that they could use a piece of bone or a stick as a weapon to kill or get food, and that is a war that continues by two or three million years. Surely Dylan has to be more careful in his spoken, especially knowing that these statements, inevitably, would been around the world, howewer Radio Split can delete Dylan's songs from his programs, but at the same time Split Radio should broadcast a program maybe just to refresh the memory to the whole world about the Ustasha and Ante Pavelic. Now, even without the slightest intention to offend, the omelet was made, now the egg must be eaten, digested and, in some way, evacuated, so there will be no more discussion about this bad story.

Mr.Tambourine

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La Croazia contro Bob Dylan

Ora c’è questa storia della Croazia incazzata nera con Bob Dylan. Io credo che Bob non avesse la minima intenzione di offendere i Croati, probabilmente intendeva dire che tutto quello che rimane dopo una guerra entra naturalmente nel sangue e nella testa di chi l’ha combattuta e vissuta, nel bene e nel male. In Italia, dopo 70 anni, la gente ricorda ancora i tristi anni della II guerra mondiale e le vicissitudini attraverso le quali ci portò il fascismo. Molti italiani non hanno ancora dimenticato, giustamente potremmo dire, chi ha perso figli, mariti, parenti o amici forse non avrà più desiderio di vendetta, ma dimenticare è un’altra cosa. Stessa cosa per gli Ebrei che hanno vissuto sulla loro pelle le nefandezze e gli orrori dei campi di sterminio nazisti. Gli Ebrei forse hanno perdonato, dimenticato no di sicuro, quella tragedia è entrata a far parte del loro DNA ed è normale che la sentano nel sangue. Stesso discorso per l’America schiavista, chiedete ad un nero americano se il sangue degli schiavi non scorre ancora nelle sue vene. Credo che sbagliare sia cosa comune a tutti i popoli, nessuno ne è stato indenne, da quando l’uomo ha scoperto che poteva usare un pezzo d’osso o un bastone come un’arma per uccidere e procurarsi il cibo cominciò una guerra che dura da due o tre milioni di anni. Forse i Croati hanno avuto motivo di offendersi, forse Dylan doveva essere più accorto, specialmente nel rilasciare dichiarazioni che inevitabilmente avrebbero fatto il giro del mondo, però Radio Spalato, oltre che cancellare le canzoni di Dylan dai suoi programmi, dovrebbe mandare in onda un programma magari solo per rinfrescare la memoria al mondo intero su chi erano gli Ustascia e Ante Pavelic. Ormai, anche senza la minima intenzione di offendere, la frittata è stata fatta, ora si tratta solo di mangiarla, digerirla ed in un certo qual modo evacuarla, così non se ne parlerà più.

Mr.Tambourine

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Winnipeg, Manitoba - MTS Centre - October 5, 2012

by Gord Ellis

Questo era il mio primo concerto di Dylan dopo quello alla Kool Haus in Toronto nel marzo 2004. Quello fu un bello spettacolo - ed ero così vicino - che pensai – non avrò più bisogno di vedere un altro show in futuro. Ma questo succedeva tre grandi album fa, in più Knopfler stava inixiando, quindi ...

Mark Knopfler e la sua band sono stati superlativi. Non recensirò nessuna canzone, ma il suono era impeccabile. Il mio amico Bill era in paradiso. “Privateer” è stato un highlight.

Dopo una pausa di più o meno mezz'ora, Bob e la sua band sono saliti sul palco mentre Stu Kimball, che era entrato per primo, suonava alcuni liks di chitarra blues davvero buoni. Bob era li davanti a me, e sembrava in forma. Il mio primo pensiero è stato – ha un aspetto molto alla Rolling Thunder Revue.
Ha aperto con Watching the River Flow, all'organo. Una versione, forte, con un grande cantato. ho notato subito che Bob era molto alto nel mix, e le chitarre erano troppo basse. Per le mie orecchie comunque. Ma questo squilibrio è continuato per tuttto lo show, veramente.

Avevamo posti davvero buoni, al centro della 4° fila, ho potuto vedere tutto bene. Bob era infuocato, sorrideva a Tony e Donnie. Sembrava avere poca interazione con Charlie e Stu, cosa che mi ha sorpreso. Ma questo cosa sarebbe continuare per tutta la notte.Chitarra elettrica per “It Ain`t Me Babe” e “Things Have Changed” e la gente alzava le mani applaudendo. Bello vedere Bob con una telecaster. La sua chitarra era fragorosa e forte.

Poi si è seduto al pianoforte a coda, era chiaro che sarebbe stato
molto alto nel mix. Ogni plunk su un tasto del pianoforte era un ruggito. Bob era lo strumento più rumoroso sul palco. Ha suonato come un jazzista, tirando fuori piccoli riff e alcune svisate. Erano interessanti e guidavano la band, ma era a volte difficile distinguere i ragazzi. Ci sono stati alcuni momenti “interessanti”. Bob cantava alla grande e la band cercava di seguirlo da vicino come al solito. Posso solo supporre che questo mix sia stato voluto così da His Bobness, perchè nessun tecnico del suono potrebbe sistemare un mixer in quel modo tanto sfasato.
Questo problema del mix è venuto fuori alla grande durante “Tangled up in Blue”. I riff di chitarra erano bassi e i tasti di Bob erano super fragorosi. Cercare di seguire i cambi di accordo era stato davvero dura.Poteva vedere i membri della band che facevano del loro meglio per sentirsi e seguirsi l'un l'altro. Era questo il mix che avevano provato nel sound check?
Bob stava avendo nuovamente un grande momento, come un bambino col suo nuovo giocattolo.
Muoveva le gambe, tirava calci, suonava con una mano sola. Si muoveva in modo Chapliniano. Se avessero regolato un pò il mix sarebbe stato un pezzo killer. E’ stato come è stato, ma non come avrebbe dovuto essere. Questo è successo più e più volte.
Il che non vuol dire che non mi sia piaciuto lo show. Bob era davvero si era calato in esso.
“Ballad of a Thin Man” è stata la migliore performance di Dylan che abbia mai visto in 6 shows negli ultimi 27 anni. Lui ha veramente suonato alla grande l’armonica, eccitando la folla che saltava in piedi. E' stato fantastico, anche la band.

Highway 61 è volata alta, con buoni liks al grand piano, ma Ma Charlie era soffocato, è stato davvero strano vederlo pennare sulle corde appena udibile. Stessa cosa in All Along the Watchtower e Stone Rolling Stone. Lui è un chitarrista mostruoso, ma Stu Kimball ha preso quasi tutte le parti soliste.

Avevo sperato che facesse qualche canzone da Tempest, ma abbiamo avuto solo “Scarlet Town”, ed era quasi perfetta. Ha scatenato un tifo molto grande sin dalle prime battute. La gente ha ascoltato il nuovo album.
Sembrava fantastico e ho davvero sperato che Bob tirtasse fuori un paio in più, come Pay in Blood o Dusquesne Whistle.

E' stato uno spettacolo breve, solo 15 canzoni. Compreso un molto strano “Blowing in the Wind” come encore, che ha visto Bob alla tastierta, suonando un ripetuto riff che la band avrebbe seguito. E così è finito lo show.

Devo dire che lo MTS center era quasi pieno, c'era la consueta gamma di vecchietti che hanno un che di religiosa vera e propria esperienza di concerti di Bob. Così lo show non è stato proprio quello che mi aspettavo, ma quando lo è con Bob? Mi sembra che stia sprecando il talento di Charlie Sexton tenendolo in quarantena, ma questo è Dylan. Bob, ancora nuove canzoni per favore. Ma è stato davvero bello rivederlo con così tanto divertimento. Roll on Bob.

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Talkin' 8917 - Piero Nicola

Salve sono Piero, e vi seguo regolarmente sin da gli inizi ( anche se non ho mai avuto occasione di parlare ).
Per mè l'ultimo disco e un lavoro buonino, a parte 2/3 canzoni che, come dice Greil Marcus non dicono niente, sopratutto la noiosa Tempest.
Ma sarei stato anche curioso di ascoltare le canzoni che Dylan stesso dice di aver preparato ma poi aver messo da parte a tema religioso, alla veneranda eta' di 71 anni credo che anche lui stia tirando le somme, facendo un riassunto della sua vita, e forse continuare quel cammino che non a mai lasciato col Padreterno. che ne pensi?
Piero.

Penso che chiunque, verso dopo i 70 anni, cominci a fare un riassunto della propria vita, perchè Bob dovrebbe fare eccezione? Greil Marcus non è un depositario della verità, come tanti altri dice cose giuste e qualche volta delle cazzate, quindi prendi le sue parole sempre con beneficio di inventario. Conosco gente che scrive molto meglio di Greil Marcus, per esempio il Prof. Alessandro Carrera, scrive meglio e si esprime meglio, e sopratutto non ha mai scritto castronerie su Bob. Risentiti tutto l'album e cerca di vederlo con altri occhi, Tempest è un pezzo veramente lungo, ma per niente noioso, ha una sua ragione d'essere così, deve dare il tempo di creare la tensione e poi stemperarla facendo capire alla gente che in fondo si tratta di una canzone e non della tragica cronaca di un disastro. Il mix tra personaggi veri, cinematografici o di fantasia è l'ideale per catturare l'attenzione, creare tensione e alla fine rassegnazione, con una piccola accusa agli Angeli che si son voltati dall'altra parte mentre tutta quella povera gente stava morendo senza colpa. Anch'io viorei sentire le canzoni che di sicuro Dylan avrà messo in serbo per l'abum "come dice lui", chi lo sà, potremmo essere in grado di sentirlo l'anno prossimo o forse non le sentiremo mai. La speranza è semprel'ultima a morire! Alla prossima, :o)

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Bob Dylan bandito dalla destra croata                                    clicca qui

 

 
Lunedi 8 Ottobre 2012

Rolling Stone intervista Bob Dylan

Traduzione di Giuseppe Gazerro - Parte Prima               clicca qui

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Regina, Saskatchewan - Brandt Centre - October 6, 2012

1. Watching The River Flow
2. Girl Of The North Country
3. Things Have Changed
4. Tangled Up In Blue
5. Ballad Of Hollis Brown
6. The Lonesome Death Of Hattie Carroll
7. The Levee's Gonna Break
8. A Hard Rain's A-Gonna Fall
9. Highway 61 Revisited
10. Simple Twist Of Fate
11. Thunder On The Mountain
12. Ballad Of A Thin Man
13. Like A Rolling Stone
14. All Along The Watchtower

(encore)
15. Blowin' In The Wind

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Talkin' 8916 - Giovanni Zecchi

Caro Mr. Tambourine, cara Maggie's Farm tutta,
con questa mail vorrei solamente un po' contribuire alla discussione sul nuovo album di Bob, "Tempest", che ho naturalmente acquistato in cd appena uscito.
Sarò breve e riferirò solo le emozioni che ha suscitato in me immediatamente.
Al primo ascolto mi ha sorpreso, mi ha commosso: anche io alla fine ho pianto su "Roll On John"...
Conferma l'impressione che avevo avuto al mio primo concerto dylaniano, al Mandela Forum di Firenze, il 18 aprile del 2009: quest'uomo è una "Fenice di Fuoco", che sempre si rinnova e rinasce dalle proprie ceneri. Ha una forza creativa che non ha pari: sarà a causa del suo cosiddetto "patto col diavolo"?
Ad ogni modo, questo album è uno dei migliori che ho sentito, è finalmente ritornato ai suoi anni '70 e '80-'90, dio mio, una summa e insieme sintesi della sua carriera!
"Brownsville Girl", il talkin' blues, "'Cross The Green Mountain", le canzoni che diventano dei film...Francesco De Gregori: "Dylan non ha una voce. Dylan semplicemente è una voce. E raggiunge col suo canto latitudini omeriche."
E' passato dalla lirica all'epica. Il ritmo rapsodico e la titanica estensione di molte canzoni di questo disco sono pura poesia epica in musica.
Ah, dimenticavo: la mia preferita (per ora) è "Tin Angel".
Grazie a tutti, vi leggo sempre.
Giovanni Zecchi

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Talkin' 8915 - Antonio Schiattarelli

Caro tamburino ... mi scusi per il mio ardire frettoloso .... .... su sto fatto della trasfigurazione ... mi chiedo ma poi siamo tutti dei trasfigurati?? ...e cosa trasfigura? ... la mente? ... l'anima? ...e il corpo ndò va? ... è il paradiso, l'inferno? ... insomma l'anima al paradiso ... la mente trasmigura e il corpo diventa polvere? .... .... ma poi ... come la mettiamo con Sant'Agostino e con i padri della chiesa che tanto se so impegnati sull'argomento che so costati pure un po di morti?? .... che facciamo buttiamo tutto al mare? .... .... e poi da cristiano a cristiano ... tutto questo è compatibile con lo Spirto Santo? .... e con Gesù? .... nooo ... nooo ... nooo ... ... troppa confusione .... sarà che sono un fans-dylan sempliciotto sempliciotto ma la verità è che della storia della prematurata morte del motociclista omonimo ...non ci ho capito un caxx ..... urge bolla dylaniana che fughi ogni dubbio interpretativo.
Con ironia, Antonio

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Winnipeg: riparte il tour di Bob Dylan con Mark Knopfler...   clicca qui

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WALLFLOWERS: "Glad All Over" - di Paolo Vites                  clicca qui

 

 
Sabato 6 Ottobre 2012

Winnipeg, Manitoba - MTS Centre - October 5, 2012

1. Watching The River Flow (Bob on keyboard)
2. It Ain't Me, Babe (Bob on guitar)
3. Things Have Changed (Bob on guitar)
4. Tangled Up In Blue (Bob on piano)
5. Tweedle Dee & Tweedle Dum (Bob on piano)
6. This Dream Of You (Bob on piano and harp)
7. Summer Days (Bob on piano)
8. Desolation Row (Bob on piano)
9. Highway 61 Revisited (Bob on piano)
10. Scarlet Town (Bob on piano, Donnie on banjo)
11. Thunder On The Mountain (Bob on piano)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp)
13. Like A Rolling Stone (Bob on piano)
14. All Along The Watchtower (Bob on piano)

(encore)
15. Blowin' In The Wind

Debutto a sorpresa di "Scarlet Town", prima canzone dell'album Tempest ad essere eseguita dal vivo.

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Talkin' 8914 - Francesco Alunni

Ciao Mr. Tambourine,
ho raccolto su un blog le mie traduzioni di Tempest; se vuoi segnalarlo sulla Farm il sito è questo:
http://alcunetraduzioni.wordpress.com.
Grazie mille per tutto quello che fai per tutti noi dylaniani, tenendoci sempre aggiornati!
Alla prossima. Francesco Alunni


Per il momento faccio la segnalazione, poi, con un pò più di tempo, guarderò attentamente le tue traduzioni per vedere se posso plagiarti qualcosa per migliorare le traduzioni di Maggie's Farm!!! Grazie, :o)

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Talkin' 8913 - Marco Lava

Un saluto a tutti i lettori della Farm.
Approfitto per complimentarmi per il continuo lavoro che ci sta dietro.

Mi presento: mi chiamo Marco Lava e sono un giovane scrittore, oltre che
universitario ed appassionato di Dylan.
Fin dalla mia adolescenza scrivo ascoltandolo. Non faccio copie nè decido
cosa egli voglia dire, ma mi perdo nel suono e nelle parole più potenti e da lì traccio una trama.

La primissima volta che scrissi, infatti, lo feci perchè ispirato da
"One more cup of coffee", e non ho mai smesso. Ho scritto decine di racconti
mai editi ispirati alle sue canzoni, ed ora dopo tanti anni ho scritto un romanzo pubblicato.

Non sono un amante dell'autoproclamazione, ma penso che a qualcuno su questo blog
possa interessare quello che ho scritto. Si chiama Pastiche, e si snoda in tre personaggi,
tre diversi frammenti dell'essere umano: Francis, intellettuale, è caratterizzato
dal tipico ego solitario del Bob anni '60; Orlando, "innamorato", perde la testa per una
Françoise Baez, cantante lirica ed allo stesso tempo militante nell'IRA;
Dylan, l'uomo di pancia, che viaggia da un punto della Terra ad un altro nella sola
aspettativa di saziare sè stesso di vino, sesso, denaro.
Nello scrivere cito tantissimi testi di Dylan, e da altre canzoni traggo interi
paragrafi: Senor, Rainy day woman, Tangled up in blue..... lo stesso stile prende
spunto da quello di Bob, involontariamente, ma influenzato, dalle mille letture dei suoi testi: per frasi spezzate,
come quello di Bob, ma in cui ogni frammento ha un suo motivo d'esserci, e dove
i frammenti nel loro insieme formano uno schema più grande, dove tutto ha una
propria logica ed una propria armonia.
Se qualcuno fosse interessato, lascio in basso un link.
(libro ordinabile in ogni libreria)
http://www.eraclesrl.it/index.php?page=shop.product_details&flypage=flypage.
tpl&product_id=100&category_id=11&option=com_virtuemart&Itemid=53&vmcchk=1&Itemid=53


Grazie, e buon lavoro!
Marco Lava

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Talkin' 8912 - Miscio

Caro Mr.Tambourine,
vorrei far notare a Gipsy Flag che in qualche modo il Prof. Carrera ha già un po' risposto ai suoi interrogativi. Se si legge bene l'intervista  si nota che  quando Dylan mostra  il libro sulla morte del motociclista degli Hells Angels, ride, e dice, lascia che ti mostri questa cosa qui, "potresti voler riformulare le tue domande, o pensarne delle nuove". Successivamente, alle richieste del giornalista, ovviamente incuriosito da questa "trasfigurazione", lo avverte che non si tratta di "trasmigrazione delle anime", e che:
Now, you can put this together any way you want. You can work on it any way you want.
Possiamo lavorarci sopra come vogliamo: è un permesso e un invito. Possiamo prendere quello che dice Dylan alla lettera e mandarlo al diavolo, come fa quel tal Peter Higginson che pensa che Bob sia un vampiro perché dice che i neri sentono scorrere il razzismo nel sangue di chi sta loro di fronte, o bandirlo come ha fatto quella radio croata solo perché  suggerisce che i serbi forse si ricordano  delle stragi degli ustascia, o ancora pensare che sia stato trasfigurato così:

 

Oppure come dice Carrera nel suo ultimo intervento (e in attesa impaziente del prossimo...), "possiamo provare a prenderlo sul serio".
E magari ricordarci che il termine greco per trasfigurazione era "metamorfosi", e tutto ridiventa un po' più normale.
ciao, Miscio

Io credo che Bob nell'intervista abbia volutamente forzato un pò le cose, sappiamo che Dylan quando vuole mettere in difficoltà chi lo ascolta inizia a parlare in modo "dylaniano", così che le cose si fanno difficili. Penso che la tua osservazione sia validissima. :o)

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Il Prof. Carrera per Gypsy Flag

Ho gia' affrontato l'argomento nella talkin' 8903 dell'1 ottobre. Qui aggiungo solo che Dylan ha sempre detto cose strane e sconcertanti, questa della trasfigurazione non e' ne' la prima ne' sarà' l'ultima. A me interessano solo se gettano una luce ulteriore sulla sua opera, e come ho cercato di spiegare nella talkin' che ho citato, credo di si', credo che questo suo delirio di trasfigurazione, se lo vogliamo chiamare così', effettivamente fa capire meglio la sua produzione degli ultimi anni. Il resto lo lascio a lui.
Alessandro Carrera

Caro Gypsy, scrolla la pagina di qualche giorno e rileggiti la talkin' 8903 che riporta proprio l'opinione del Prof. Carrera sull'intervista rilasciata da Bob a RS. Miscio ha ha visto giusto nella mail qui sopra ed io ho avallato la sua osservazione. :o)

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Croazia vs Bob Dylan                                                              clicca qui

 

 

Venerdi 5 Ottobre 2012

Talkin' 8911 - Grandi

Bob Dylan's 'Tempest': A Q&A with Greil Marcus
The Nation. (blog)
Greil Marcus has been writing about Bob Dylan for more than forty years, and all those pieces were collected and published in the book Bob Dylan by Greil Marcus: Writings 1968-2010. (He's written more than a dozen other books, including Lipstick Traces ...
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Ti ringrazio per la segnalazione ma la storia è in inglese, e come saprai i nostri lettori non tutti conoscono l'inglese. Questa volta ho avuto il tempo di fare una traduzione veloce, ma non sempre sono in grado di farla, "il tembo è tiranna" come diceva quello coi capelli color carota! Alla prossima, :o)

Bob Dylan’s 'Tempest': Domande e risposte con Greil Marcus

by Jon Wiener

Siamo tornati nella vecchia America con questo disco

Greil Marcus ha scritto su Bob Dylan per più di quaranta anni, e tutti i suoi scritti sono stati raccolti e pubblicati nel libro intitolato “Bob Dylan by Greil Marcus: Writings 1968-2010”.

(Ha scritto più di una dozzina di libri, tra cui “Lipstick Traces” e il classico “Mystery Train”). Ho parlato con lui di recente alla radio KPFK-FM di Los Angeles sul nuovo album di Bob Dylan “Tempest”: il 35°album in studio, uscito 50 anni dopo il suo album di debutto nel 1962.

D: Come ti sembra Dylan in Tempest?

R: Mi sembra sempre lo stesso Dylan, sornione come è sempre stato. Sembra che i suoi occhi emanino un luccichio, come se stesse facendoti uno scherzo, magari a metà strada, dovi trovare la soluzione allo scherzo da solo. Questo è sempre stato più o meno il suo modo di fare in tutti questi anni. E lui sembra assolutamente desideroso di continuare ad esplorare le domande senza risposta della musica che lo ha affascinato per molto tempo, per lo più musica del passato, vecchia musica folk americana che per prima lo ha trasformato da Robert Zimmerman in Bob Dylan, a Minneapolis, verso la fine degli anni cinquanta ed i primi anni sessanta.

D: Hai scritto di quella musica che tu chiami "La vecchia, strana America," ballate che raccontano di omicidi e canzoni di catastrofi ed inondazioni. Siamo di nuovo nella vecchia, strana America in questo disco?.

R: Ci sono quattro o cinque canzoni di questo album che non mi dicono niente, che sembrano molto ripetitive, canzoni con una sorta di enfasi esagerata che non danno ciò che pretendono di contenere. Ma ci sono altre canzoni: c'è "Long and WastedYears", "Scarlet Town", una canzone divertente chiamata "Early Roman Kings". "Tin Angel", "Tempest" e "Roll On John".  La maggior parte di queste si rifanno a vecchie ballate di montagna come "Gypsy Daisy", " Mattie Groves" o "Barbara Allen", e anche "The Titanic", che non è una ballata di montagna ma una canzone popolare che si diffuse in tutto il paese nel 1912, che è stato cantata e registrata da innumerevoli artisti nel 1920, e lo è ancora oggi. Bob ha preso questi brani, li ha valutati e ha detto "queste canzoni sono incomplete, sono ancora tutte molto vaghe, sono piene di indizi ma non entrano nello specifico. Questo significa che c'è spazio per raccontare di nuovo queste storie in altri modi, per scavare sotto la superficie delle storia che già conosciamo e dire: “Perché questo è accaduto? Perché la gente ancora ne parla?"
"Long and Wasted Years" è una canzone che parla di un matrimonio ormai morto da tempo. E' la canzone che mi ha trascinato dentro questo disco. Semplicemente lo adoro. Devo dire che non ho ascoltato bene tutte le parole. Non ho idea di quale storia si sta raccontando. Mi piace il modo in cui sibila le parole del testo. Sembra Luke the Drifter, l’alter-ego di Hank Williams. Lui suona come Elmer Gantry, è un predicatore, un truffatore, sputa le parole tra i denti, e crede che in ogni parola che dice. Per me questa è una una voce declamatoria, e aumenta il valore del disco.

D: "Scarlet Town" inizia così: "In Scarlet Town, dove sono nato / Ci sono foglie di edera e spine d'argento."

R: "Città Scarlet" è la canzone di questo album che, secondo me, è la più notevole e la più scioccante. La vecchia ballata "Barbara Allen", probabilmente la ballata folk più ampiamente diffusa e amata in lingua inglese, inizia proprio con le parole “In Scarlet Town”, ma qui non sta cantando "Barbara Allen". Non sta parlando di un giovane uomo disperato e di una donna che lo rifiuta per poi girarsi verso il muro e darsi la morte con un suicidio. Qui si sta parlando di cosa vuol dire crescere in una città dove l’orrore sovrasta tutto. La canzone è affascinante, forse una specie di cenno al proprio annientamento, o una specie fascinosa di romanticismo che, insieme con la bruttezza, la paura e il terrore, la rende un luogo che è impossibile dimenticare.

D: Cosa ne pensi della band su questo album?

R: La band con la quale Bob Dylan suona attualmente non è un gruppo davvero valido. Non è una band impegnata, ad eccezione di Charlie Sexton, la chitarra solista della band. Non c'è nessuno che abbia una propria sensibilità individuale, la sua propria comprensione di un brano e dove andare a prenderla per incitare e sfidare la creatività di Dylan. La musica per la maggior parte è backup e basta. E' spesso uno schema ripetitivo suonato più e più volte, in modo che tutta la tua attenzione sia rivolta verso il canto e la voce. Ma Bob Dylan ha sempre cantato meglio di così, è sempre stato più vivo, combattivo e scovava nuove sorprese in una canzone quando la band lo sta sfidando, quando i musicisti stanno andando da qualche parte che lui non aveva previsto. Non credo sia quello che è successo in questo disco.

D: Ma poi abbiamo ... "Tempest", un brano di quattordici minuti, cronaca sul naufragio del Titanic nel 1912, un valzer in 6/8 con 45 strofe.

R: Sì. Non c'è niente di noioso, e questo perché il suo impegno con la storia che sta raccontando è totale. E' una canzone che è un po' come l'album nel suo insieme: per i primi tre o quattro minuti si potrebbe pensare "Be ', va bene, torno tra un minuto", ma è un brutto avvenimento, allora si comincia a sentire un senso di orrore e di terrore per quello che sta succedendo sulla nave. I personaggi che aveva presentato prima vengono ora eliminati, vengono spazzati via della canzone. Diventa come una battaglia, come una guerra, piuttosto che un sentimentale "oh, era triste quando la grande nave è andata giù."

D: Molti critici hanno sottolineato la violenza e il numero elevato di vittime presenti in questo album, alcuni hanno pensato che questa è fosse una specie di contemporanea rilevanza politica.

R: Dal 2001, dopo Love and Theft, c'è sempre stata una vena di vendetta e qualche carneficina in tutti i dischi di Dylan, tranne che per quello di Natale (Christmas in the heart), particolare in Modern Times del 2006. Risenti "Ain’t Talkin”, una delle più grandi canzoni della sua carriera.

D: "Scarlet Town" ti ha ricordato "Ain’t Talkin".

R: Sono molto affini. Il cantante si mette in cerca dei suoi nemici per vendicarsi in "Ain’t Talkin" , arriva mentre dormono e fa una strage li sul posto. Non vorrei speculare su dove questo avviene e di cosa si tratta. E' un tema che è stato oscuro per molto tempo. Credo che Bob Dylan viaggi sempre col suo orologio, col suo calendario. In Chronicles parla di ciò che era così meraviglioso nell’ambiente folk del Greenwich Village: si poteva ignorare tutto il rumore del mondo di allora, tutta la sua presunzione, e se qualcuno ti chiedeva "Cosa c'è di nuovo? Che cosa sta succedendo?" si sarebbe potuto rispondere " Hanno sparato al Presidente Garfield!" Il mitico calendario di Bob Dylan era più reale del calendario di tutti i giorni che la maggior parte delle persone seguivano. Credo che abbia sia così anche questa volta.

http://www.thenation.com/blog/170289/bob-dylans-tempest-qa-greil-marcus#

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Talkin' 8910 - Gypsy Flag

E’ impazzito?

Vi è un punto dell’intervista a Rolling Stone che trovo davvero inquietante. All’inizio Dylan espone la sua interessante teoria temporale, per cui il “vecchio” e il “nuovo” vanno a sovrapporsi, e mentre il vecchio decade – ma ancora dura - già il nuovo si profila. Una sorta di “piega” temporale, che Dylan utilizza per spiegare gli eventi degli anni sessanta, che in questa visione, fino alla loro metà erano ancora “anni ‘50” e solo nel 1966 cominciarono realmente. Si può effettivamente riscontrare, pensando alla storia musicale di quegli anni, come nel 1964 non ci fosse (quasi) niente (di nuovo) mentre nel 1966 c’era già “tutto” bello dispiegato – ed è dunque fondamentale l’elaborazione compiuta nel corso del 1965, e il ruolo dello stesso Dylan in questa elaborazione.
A un certo punto dell’intervista, secondo Mikal Gilmore, Dylan viene preso da una specie di eccitazione o euforia, esprime il desiderio di mostrare qualcosa, si alza, prende un libro e ne legge un brano all’intervistatore. Il libro è quello di Sonny Barger sugli Hell’s Angels, il brano che legge parla dell’incidente motociclistico mortale accaduto a uno dei capibanda, dal nome Bobby Zimmerman. Dylan mette in relazione la sua teoria temporale con questa curiosa omonimia e il suo celebre incidente motociclistico avvenuto nel 1966, che rappresentò, come tutti sanno, una sorta di morte simbolica. Questa omonimia e questo rapporto tra una morte reale e una simbolica, per Dylan rappresenterebbero un evento di natura mistica, che nell’intervista chiama “trasfigurazione”. Incalzato dall’allibito intervistatore che gli chiede di cosa stia parlando, Dylan infittisce il mistero, accennando alla mistica cattolica e a concetti teologici che avrebbe letto “in un libro trovato a Roma”. Gli editori della rivista, in una scheda sullo Hell’s Angel Robert Zimmermann, correggono l’informazione del libro di Barger, aggiungendo un particolare ancora più intrigante: la morte di questo motociclista sarebbe avvenuta non nel 1964 ma nel 1961 – poco prima cioè che avvenisse la prima “morte simbolica”, ovvero il cambio di nome (e personalità) da Zimmerman a Dylan. “Stai facendo domande a una persona morta da lungo tempo, a qualcuno che non esiste più”, così Dylan si rivolge a Gilmore e la rivista mette in evidenza queste parole.
What “on hell” is happening? Dylan è impazzito? Sta provando una nuova trovata pubblicitaria? Sta proponendoci la verifica di una oscura teoria mistica?
Leggo questa intervista mentre sono alle prese con The ballad of Bob Dylan, di David Mark Epstein (Arcana 2011), libro a mio parere molto bello, tra i più belli che ho letto della serie. Nella prima parte Epstein mette in risalto, come nessuno forse aveva fatto, le vicende della doppia personalità Zimmerman/Dylan, che hanno caratterizzato il periodo 1961-62. Quando Dylan aveva costruito una storia leggendaria sulla sua persona, sostenendo di essere un orfano mezzosangue indiano venuto dal New Mexico. Per poi ritrovarsi in forte imbarazzo quando, sotto le luci della ribalta, pezzi della sua vera identità negata rispuntavano fuori (ad es. la cartolina di leva che gli scivolava dalla tasca agli occhi di una sconcertata Suze Rotolo, ecc.). Un altro elemento intrigante che emerge dal libro di Epstein è che sembra che nel ’66 non ci fu nessun vero incidente motociclistico, a Woodstock, ma un infortunio di banali proporzioni, che invece servì come pretesto per “salvargli la vita” a Dylan, in una fase nella quale, all’apice del successo, se la stava bruciando.
Dunque quest’ultima uscita su Rolling Stone aggiunge un ulteriore elemento a quella rappresentazione della morte simbolica che lo stesso Dylan ha alimentato, a partire dal celebre auto-epitaffio che compare su Tarantula “Qui giace Bob Dylan, ucciso da un Edipo scartato”… Un Edipo destituito (discarded) da chi, da colui che ha negato le sue reali origini familiari? Misteri della Psycodylanologia.
Chiedo aiuto ai più esperti, al Prof. Carrera, se ha qualche idea su cosa questa trasfigurazione possa essere o su quale nuova teoria (o tempesta) temporale stia venendo alla luce…
Un caro saluto, Gypsy Flag


La settimana ventura tutti i nostri lettori potranno trovare la traduzione completa dell'intervista, così potranno meglio comprendere il tutto. Per la risposta del Prof. Carrera temo dovremo aspettare la settimana l'altra perchè nella prossima sarà impegnato in un giro di conferenze, basta avere un pò di pazienza e vedrai che il Prof. Carrera non ti negherà la sua opinione. Alla prossima, :O)
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Le versioni italiane di Andrea Buriani

COME SI STA?  ( Like a Rolling Stone )

Parole e musica di Bob Dylan - Versione in italiano di Andrea Buriani

Donavi ai mendicanti, uscendo la sera,
vestivi così bene nella tua primavera,………. ora più?
Tutti gridavan : “Stai attenta ragazza,
finirai col cadere”, “ ma io non son pazza” pensavi tu.
Usavi tu rider di più
di chiunque provava a stare un po’ su.
Parlavi forte, ora non più,
Non sei più fiera, non lo sei più,
e il pasto ora vai raccattando senza più una dignità.

Come si sta?……………...
come si sta……………….
da completa sconosciuta
come una pietra che già
rotolando va.

Oh, hai frequentato, ogni migliore scuola,
dove hai imparato, a bere a fiumi da sola whisky e poi
nessuno ti ha insegnato com’è la strada,
ma dovrai imparare questa vita amara” di rischi e poi
Dicevi sempre : “compromessi mai
coi vagabondi”, ma tu realizzerai
che lui non può venderti alibi mai?
ma nei suoi occhi anche morire tu potrai,
e alla fine, un accordo poi fra di voi si farà.

Come si sta?……………...
come si sta……………….
senza saper dove si va
da completa sconosciuta
come una pietra che già
rotolando va.

Oh tu, mai lo sguardo hai girato, verso il ciglio aggrottato,
di chiunque ha provato, che sia clown o innamorato a esibirsi per te.
Quando mai hai capito che un amante impazzito
se faceva il buffone ad un pubblico allibito era solo per far ridere te.
Cavalcavi sicura il tuo cavallo cromato
col diplomatico(*) ed un siamese gatto pezzato
com’è dura ora che tu lo hai provato,
è tutto diverso da come lui ti ha parlato,
ora che ti ha preso tutto e chissà che ne farà.

Come si sta?……………...
come si sta……………….
senza saper dove si va
da completa sconosciuta
come una pietra che già
rotolando va.

Oh, se la principessa sulla torre han portato,
tra la folla qualcuno, che ha bevuto, ha pensato: “son arrivato”
Ma allo scambio dei doni, per quanto siano buoni
quel diamante serbato per le grandi occasioni …… impegnalo.
Ti divertiva, è chiaro, eri innamorata
Napoleone in stracci, con la sua parlata
corri da lui ora, senti, ti ha chiamata
nulla hai da perdere, non ti ha mai rifiutata,
sei invisibile ora, non hai segreti, nè alcuna dignità.

Come si sta?……………...
come si sta……………….
senza saper dove si va
da completa sconosciuta
come una pietra che già
rotolando va.

(*) il “diplomatico” è un tipo di cappello


ascolta MP3

 

 
Giovedi 4 Ottobre 2012

Talkin' 8909 - Gabriele

Spett. Maggie's Farm,
chiedo una consulenza, se possibile, circa la traduzione più precisa possibile del verso che chiude le strofe della canzone Narrow Way perchè non mi convince la traduzione che ho letto e cioè "Se non posso lavorare per voi, sarete sicuramente voi a lavorare per me un giorno."
"to work up" mi pare significhi "preparare il terreno" ma "to work down" non sono riuscito a chiarirlo: mi pare ci sia un senso più succoso di quello che emerge dalla traduzione sopra riportata. Può essere che mi sbagli ma...Prof. Carrera, la prego, aiuto!!!
Grazie mille dell'attenzione, Gabriele.

Caro Gabriele, come saprai, io faccio del mio meglio ma non sono certo un'esperto in fatto di traduzioni o interpretazioni di frasi dylaniane (ben vengano suggerimenti in merito!!!), quindi ho sottoposto la tua richesta all'attenzione del Prof.Carrera che, con la consueta gentilezza, ha la pazienza di rispondere alle nostre domande, ecco la sua interpretazione:

Allora, secondo me la frase potrebbe essere tradotta con: “Se non riesco a salire fino a te, prima o poi sarai tu a dover scendere da me.” Ma questo non spiega tutto. Il verso è una di quelle espressioni polisense che Dylan riesce a tirar fuori dal niente. Qui ad esempio manca il pronome, non c’è “work it up” o “work it down”. Dovrebbe essere dato per sottinteso che “it” si riferisca alla “narrow way”, la “strada stretta” della virtù che porta alla salvezza, e che molto probabilmente è in salita e ardua da percorrere, ma il fatto che “it” non ci sia rende il verso più ambiguo. Quindi, pur tenendo ferma la prima traduzione che ho dato, che mi sembra la più gestibile, il verso ha anche il senso di: “Se non riesco ad arrivare al culmine della salita dove sei tu, prima o poi sarai tu a dover affrontare la discesa per venirmi incontro”. Ma anche (perché “to work up” vuol dire prepararsi per una prova, come anche scaldarsi, entusiasmarsi, eccitarsi): “Se non riesco a ‘scaldarmi’ abbastanza per te, sarai tu che dovrai ‘raffreddarti’ per me”. Spero di aver dato un’interpretazione accettabile. Dylan è fatto così, e chi crede che adesso scriva cose banali perché ha rinunciato a versi come “il fantasma dell’elettricità urla nelle ossa del tuo viso” (che si può scrivere a vent’anni, ma a settanta no) dovrebbe ripensarci.
Un saluto a tutti, Alessandro Carrera

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A proposito del Prof. Carrera

Da domani sarà per così dire "in tour" per una settimana, impegnato in diverse conferenze a New York e a Long Island sulla letteratura italiana, ma anche una a Princeton sulle cover italiane di Dylan (Princeton, cioe' "The Day of the Locusts" e la prima laurea honoris causa di Dylan), la prestigiosa conferenza, fa parte di un corso sulla canzone italiana insegnato dal professor Simone Marchesi (esperto di Dante e Petrarca, ma non solo) per il quale il programma di italiano di Princeton ha avuto un finanziamento speciale. Perciò, se vi trovate dalle parti di Princeton lunedi 8 ottobre, don't dare to miss it!!!!!! Se avete qualche dubbio o qualche domanda per il Prof. Carrera, sappiate di dover aver un pò di pazienza ed aspettare che abbia terminato i suoi impegni prima di potervi/ci dare una risposta.


 

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Domani sera riparte il Tour 2012

Dylan dividerà il palco ancora una volta con Mark Knopfler per il tratto autunnale del tour 2012 che partirà domani sera in Canada da Winnipeg, Manitoba e terminerà a New York il 21 Novembre. Non si hanno notizie di un eventuale tratto invernale, ma è molto probabile che il tour 2012 si concluda con il concerto al Barclay Center di Brooklin. In tutti gli shows è prevista la partecipazione di Knopler con la sua band. Ecco le date previste:

10/05/12 Winnipeg, Manitoba - MTS Centre details
10/06/12 Regina, Saskatchewan - Brandt Centre
10/08/12 Saskatoon, Saskatchewan - Credit Union Centre
10/09/12 Edmonton, Alberta - Rexall Place
10/10/12 Calgary, Alberta - Scotiabank Saddledome
10/12/12 Vancouver, British Columbia - Rogers Arena
10/13/12 Seattle, Washington - KeyArena
10/15/12 Portland, Oregon - Rose Garden
10/17/12 San Francisco, California - Bill Graham Civic Auditorium
10/18/12 San Francisco, California - Bill Graham Civic Auditorium
10/19/12 Berkeley, California - Greek Theatre
10/20/12 Sacramento, California - Power Balance Pavilion
10/22/12 Santa Barbara, California - Santa Barbara Bowl
10/24/12 San Diego, California - Valley View Casino Center
10/26/12 Los Angeles, California - Hollywood Bowl
10/27/12 Las Vegas, Nevada - Mandalay Bay Events Centerl
10/29/12 Broomfield, Colorado - 1st Bank Center
10/30/12 Broomfield, Colorado - 1st Bank Center
11/01/12 Grand Prairie, Texas - Verizon Theatre
11/02/12 Tulsa, Oklahoma - BOK Center
11/03/12 Omaha, Nebraska - CenturyLink Center
11/05/12 Madison, Wisconsin - Alliant Energy Center
11/07/12 St. Paul, Minnesota - Xcel Energy Center
11/08/12 Milwaukee, Wisconsin - BMO Harris Bradley Center
11/09/12 Chicago, Illinois - United Center
11/10/12 Chicagoland area, Illinois - (unconfirmed)
11/12/12 Grand Rapids, Michigan - Van Andel Arena
11/13/12 Auburn Hills, Michigan - The Palace of Auburn Hills
11/14/12 Toronto, Ontario - Air Canada Centre
11/16/12 Montreal, Quebec - Centre Bell
11/18/12 Boston, Massachusetts - TD Garden
11/19/12 Philadelphia, Pennsylvania - Wells Fargo Center
11/20/12 Washington, DC - Verizon Center details
11/21/12 Brooklyn, New York - Barclays Center


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Le versioni italiane di Andrea Buriani

E’ TUTTO A POSTO, ORMAI ( Don’t Think Twice It’s All Right )

Parole e musica di Bob Dylan, versione in italiano di Andrea Buriani

Non serve a star seduti a interrogarsi
non serve, quasi mai.
Non serve a star seduta a interrogarti.
Non capisci ? Capirai .
Quando il gallo canterà ad un’alba che verrà,
guarda alla finestra e lontano sarò già.
Sei tu il motivo per cui io vado via,
ma non ci pensare, è tutto a posto, ormai.

Non serve che tu accenda la tua luce,
nei tuoi occhi, non l’ho vista mai.
Non serve che tu accenda la tua luce
oltre il buio sarò già .
Fino all’ultimo ho sperato che arrivassi a dire o fare
qualcosa che mi desse motivo per restare,
ma non ci siam mai detti : “Sai? Per te io morirei”.
ma non ci pensare, è tutto a posto, ormai.

Ti prego non chiamarmi col mio nome
come mai hai fatto tu .
Ti prego non chiamarmi col mio nome
non lo vorrei sentire più .
Mi sto chiedendo ora, sulla strada che ho voluto,
se è la donna che ho amato la bambina che ho perduto.
Le ho dato un giorno il cuore e la mia anima ha spremuto,
ma non ci pensar, è tutto a posto, ormai.

Ed ora me ne andrò per la mia strada.
Dove porta? Lo sa sol Dio.
E dirti “Ciao” mi sembra esagerato
Così ti dico solo “Addio” .
Non voglio ora dire che mi son trovato male,
ma avresti anche potuto per un pò lasciarti andare.
Del tempo mio prezioso mi hai fatto sol sprecare,
ma non ci pensare, è tutto a posto, ormai.


ascolta MP3

 

 
Mercoledi 3 Ottobre 2012

In arrivo l'intervista completa di Dylan a RS

Abbiate ancora un pò di pazienza, è in arrivo sul treno di Duquesne la traduzione completa delle oltre 10 pagine di intervista che Dylan ha rilasciato alla rivista Rolling Stone.

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“Tempest” è buono, ma non il migliore

Di Tim Cain – columnist dell’Herald-Review.com

Per troppo tempo, a partire probabilmente dai primi anni 80, gli album di Bob Dylan hanno smesso di interessare più di quel tanto.
Forse era la prolungata predicazione basata sul fuoco dell’inferno e sullo zolfo del predicatore cristiano rinato Bob Dylan, forse era il cambiamento degli stili musicali, forse le canzoni erano semplicemente mediocri, ma gli album di Dylan avevano smesso di essere un evento, così come la il suo Never-Ending Tour (iniziato nel 1988) era diventato molto meno di un evento.
Ma nel 1997, Dylan, scampato ad una brutta esperienza che l’aveva quasi ridotto in fin di vita, risale la china e torna ad essere rilevante con "Time Out of Mind", che resta a mio parere la migliore opera di Dylan dopo "Blood on the Tracks" del 1975, "l’album del divorzio", che rimane una delle uscite più buie e migliori della storia della musica rock.
Ora, la macchina della campagna pubblicitaria dice che il nuovo album di Dylan, "Tempest" è tra le migliori opere prodotte da uno dei più grandi parolieri del rock. Non credete alle montature, non è come dicono.
Questo non vuol dire che "Tempest" sia un brutto album o un album debole. E' abbastanza buono. Se non si eleva ai livelli di altri album di Dylan, beh, non c'è niente di male se dico che non è l’album migliore della sua carriera. Se vogliamo proprio fare qualche nome ecco: "Time Out Of Mind", i suoi sei album 1963-1966, in particolare "Highway 61 Revisited" e "Blonde on Blonde" e poi "Blood on the Tracks".
Ma le cinque stelle delle recensioni mi hanno fatto scuotere la testa. Ma cosa hanno sentito queste persone? E perchè dire che questo sia l’album più scuro di Dylan? Questo è stato detto dai critici mentre la stampa strombazzava l’uscita imminente dell'album, allora uno si chiede se usare la parola “dark” per descrivere i testi di Dylan sia stata una condizione sine qua non per poter essere scelti fra coloro che hanno potuto usufruire delle sessione di preascolto del disco.
Ed è impossibile non chiedersi quanto siano a conoscenza del lavoro di Dylan, queste persone che hanno definito questo album "oscuro" e tetro". Dylan non ha trascorso la sua carriera nei panni di Captain Sunshine. C'è un sacco di morte e distruzione nell’album – c’è il tributo e l’elogio di John Lennon, c’è il triangolo amoroso che sfocia nella morte di tre persone, omicidi e suicidi, e canta 45 strofe per 14 minuti sull’affondamento del Titanic nella title track dell’album.
Ma Dylan è distaccato da tutte le canzoni, anche nel pezzo "Roll On John" Dylan è lontano pur elogiando John, cosa curiosa, dato che i due erano più che semplici conoscenti. "Tempest" uccide molti dei suoi personaggi, e contiene la sua buona dose di metafore sulla fine del pianeta. Ma su "Blood on the Tracks", Dylan ci aveva coinvolto e trascinato nel suo dramma, ci aveva fatto sentire ogni centimetro del suo dolore, odio e rimpianto. Da un uomo che sa creare grandi aspettative nelle menti della gente, sentirlo cantare “Shake it up baby, twist and shout, you know what it’s all about” porta l’ascoltatore a dire "Questo è il meglio che poteva dire? "
La melodia popolare in stile irlandese scelta per supportare il testo di Tempest poteva andare bene per creare la tensione e la drammaticità della storia raccontata dal testo, ma 100 anni dopo l'affondamento della nave, sembra che Dylan poteva trovare qualcosa di più di una strana miscela di scene dal film di James Cameron e visioni quasi da fiction nelle strofe come "Tutti i signori e le signore pregavano per la loro vita ormai destinata all’eterno riposo" e "si sono riparati dietro i portelli, ma i portelli non avrebbe retto." E il tempo in 6/8 musicale e la decisione di Dylan di limitarsi a strofe di quattro righe con versi di 6-8 sillabe per linea rendono l’idea delle sue precedenti maratone di chitarra acustica come "Desolation Row" e "Sad-Eyed Lady of the Lowlands".
L'omaggio a Lennon è imbarazzante. La canzone da l’impressione di essere stata scritta tra le lacrime da una matricola del liceo la notte stessa nella quale fu assassinato Lennon. Di sicuro non dà l’impressione di aver il peso di 30 e più anni di considerazione di un 71enne. Le cose peggiori potrebbero essere i riferimenti alle canzoni dei Beatles "A Day in the Life", "Slow Down", "Come Together" e "The Ballad of John e Yoko" - gli ultimi tre stipati goffamente in un unico verso.
L'album ha i suoi momenti positivi, che vengono fuori dopo diversi ascolti. "Pay in Blood", "Scarlet Town" e "Tin Angel" forniscono la parte rilevante del centro dell’album. L’opener " Duquesne Whistle" può sembrare un pezzo usa e getta, ma il suo swing western e il tempo ritmato sostengono il pezzo smentendo alcune delle prevedibilità che seguono. E "Narrow Way" ha una delle mie strofe preferite nel finale di ogni strofa "Se non posso lavorare per voi, sarete sicuramente voi a lavorare per me un giorno."
Il problema è se i nuovi adepti troveranno nell’album ciò che era stato promesso nelle rassegne dai vari giornali e televisioni.
E' difficile spiegare l’importanza di Dylan e di quello che ha fatto nella sua carriera a gente che non conosce il suo modo di scrivere i testi ed è magari fuorviata dalla sua voce distrutta. Girare la schiena e lodare “Tempest” come uno tra i suoi lavori migliori, quando in realtà non lo è - anche se si tratta di un bell’album e una delle uscite migliori di 2012 - rende un cattivo servizio sia Dylan che agli ascoltatori.

(Fonte: http://herald-review.com/entertainment/local/tim-cain-column-tempest-is-good-but-not-the-best)

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Martedi 2 Ottobre 2012

Bob Dylan bandito da Radio Spalato dopo l'intervista a Rolling Stone

Bob Dylan è stato bandito dalla radio croata per aver paragonato, nell'intervista rilasciata alla rivista Rolling Stone, i croati agli schiavisti del Ku Klux Klan ed ai nazisti.
Il cantante - parlando delle radici del razzismo - aveva detto che i i neri poteva sentire il "sangue Klan" e gli ebrei potrebbero "percepire sangue nazista", aggiungendo: "E i serbi potrebbero sentire il sangue croato". Così, la stazione radio del Paese - Split Radio - ha ritirato "Duquesne Whistle", il nuovo singolo di Dylan, dalla sua playlist degli hit della settimana.

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Talkin' 8908 - Miscio

Caro Mr. Tambourine
come sai Scarlet Town è piena di riferimenti "botanici". In particolare mi ha incuriosito una linea, che sembra completamente fuori contesto:
There's walnut groves and maplewood
In Scarlet Town cryin' won't do no good.

Cosa c'entrano i boschi di noce e gli aceri? Poi mi sono imbattuto in queste singolari coincidenze che sottopongo all'attenzione di tutti.
Nel libro "Ozarks Gunfights and Other Notorious Incidents" di Larry Wood si racconta come durante la guerra di secessione si fossero manifestati fenomeni di banditismo più o meno collaterali.
Ma dopo la fine del conflitto fu chiaro a molti che l'armistizio non aveva fatto cessare questi fenomeni.
Una banda organizzata di ladri aveva la sua base a "Walnut Grove" nella contea di Greene e sembrava operare in tutto il sudovest del Missouri; raramente i briganti venivano catturati e anche in tal caso si guadagnavano la libertà con testimoni prezzolati o con l'intimidazione della corte.
Un gruppo di cittadini dei dintorni di Walnut Grove decise allora di prendere in mano la situazione.
Nella primavera del 1866 essi formarono il gruppo dei "Regolatori" (viene in mente il fim "Missouri" con Jack Nicholson e Marlon Brando nella parte del "regolatore") con il preciso scopo di spazzare via la tana dei fuorilegge senza andar troppo per il sottile.
Sempre nello stesso testo si vede una foto della tomba in cui è sepolto Davis Tutt, il pistolero ucciso da Wild Bill Hickok nel celebre duello del 21 Luglio 1865. E questa si trova al "Maplewood Cemetery" di Springfield.
Buoni e cattivi sono mischiati in un gran calderone, sembra dire Bob.
Meglio comunque che mi fermi qui, non vorrei che il nostro mi sprofondasse giù all'inferno, nel girone degli esegeti.
Ciao, Miscio

Good search Miscio, con Dylan tutto può essere e non essere, chi può veramente dire a cosa si riferisce Bob quando scrive una frase? Oltre alla cittadina di Walnut Grove nella Green County del Missouri, esiste anche un'alta Walnut Grove nel Minnesota, la patria di Bob.

 La comunità di Walnut Grove è stata fondata nel 1870, la nazione, appena uscita dalla guerra civile, era stata letteralmente fatta a pezzi. I cittadini cercarono allora di ricominciare da un'altra parte, lontano dagli insediamenti dell'est, favoriti anche dall' Homestead Act del 1862, che esortava pionieri e gli immigrati ad andare verso l'ovest per insediarsi nelle grandi praterie. Nel corso del 1870 il villaggio di Walnut Grove cominciò a crescere, i pionieri si erano stabiliti lungo le sponde del Plum Creek. La terra era ricca, e la selvaggina era abbondante. I disagi erano comuni nella prateria. Un' invasione di cavallette aveva quasi distrutto l'insediamento nel 1870.

 Ti ricordi il telefilm "La casa nella prateria"? Ti ricordi Laura Ingalls? Laura Ingalls Wilder, cresciuta a Walnut Grove, Minnesota, era una scrittrice per bambini che scrisse il libro "Little House in the Big Woods" (1932), al quale si ispirò la serie televisiva, girata nei dintorni di Walnut Grove.

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Talkin' 8907 - Dott. Edoardo Tancredi

Salve Mr. Tambourine e Prof. Carrera, ritorno sull’argomento “Lyrics”. Ad oggi nessuna novità quindi? Non è possibile nemmeno reperire l’edizione con i testi fino al 2001?
Maledizione, e dire che l’avevo sottomano all’epoca dell’uscita, ma non lo comprai perché decisi di aspettare l’edizione economica, in primis, e poi perché non mi ero lanciato nell’opera dylaniata (sì, dylaniata perché hanno smembrato ogni sua produzione) ….
Ebbene, oggi, dopo 35 album, bootleg series, Chonicles, Carrera, Scaduto, Sounes, Marcus, riviste, siti (?), mi manca la ciliegina, quelle “Lyrics”, di cui almeno ho delle pagine estratte dalla rete….
Per esempio. Mi accingo, a comprare la versione rimasterizzata di “Magical Mystery Tour” dei Beatles in dvd. Gradevole sì, ma meritevole di edizioni “deluxe”?
No, “Lyrics” non può restare nell’oblio per così tanto tempo….Dopo quella “dell’America” voglio un’altra spiegazione….
A presto e grazie per il vostro splendido lavoro.

Ecco la risposta del Prof: Carrera:

Salve,
purtroppo le cose stanno come stanno. Forse qualche copia di "Lyrics 1962-2001" si trova sul mercato dell'usato. Anche a me dispiace molto che non ci sia stato il tempo di pubblicare un'edizione economica. Spero in futuro di poter lavorare a un'edizione completa, che comprenda anche gli ultimi dischi. Di piu' non posso dire perche' di piu' non so.
Un cordiale saluto, Alessandro Carrera

Anch'io sono cresciuto a pane e Beatles, ma il "Magical Mystery Tour", come film l' ho sempre considerato noioso ed irritante, mentre le canzoni mi piacevano di brutto. Ne vale la pena per una riedizione DeLuxe? Perchè no....io avevo la vecchia cassetta VHS che avevo comprato a Londra, quindi per i vecchi fans che non hanno avuto la possibilità di vedere il film anni fa la riedizione va benissimo. Un saluto anche a lei, alla prossima, Mr.Tambourine

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Talkin' 8906 - Enrico Bonacina

Caro Tambourine, seguo Bob proprio dall'inizio (per essere precisi dal secondo album) e per la prima volta sento di dover scrivere un commento, sia pur breve, sull'ultimo suo lavoro, licenziato alla bella età di 71 anni (non dimentichiamolo).
Non saprei dire se Tempest sia un capolavoro o meno, sono troppi i parametri che dovrebbero essere considerati e poi un capolavoro in relazione a cosa? Alla sua discografia o in generale rispetto alla musica contemporanea? Personalmente ho sempre pensato che in assoluto il vecchio zio Bob sia il più grande musicista del novecento alla pari con Puccini e questo per una serie di ragioni che sarebbe troppo lungo esplicare in questa sede.
La ragione è semplice: Dylan quando è ispirato riesce ad essere toccante, fa vibrare le più recondite corde del mio animo; in una parola "commuove". E questo Tempest è un album molto, molto ispirato e commovente; addirittura la sua voce (che in effetti dal vivo a volte è imbarazzante) nei lavori di studio diventa un plus, uno strumento aggiunto, non potrei farne a meno. Tempest, the song, è lunga 14 minuti, ma se anche durasse il doppio non mi disturberebbe talmente quegli accordi ripetuti sono ipnotici e pacificanti. Era da quell'inimitabile "Not dark yet" (a mio parere la sua canzone più bella di sempre) che non sentivo le vibrazioni che mi producono "Long and wasted years" o "Roll on John" per citarne solo due.
Insomma, capolavoro o no, per me trattasi di un lavoro straordinario certo non inferiore ai suoi migliori del passato che per me rimangono John Wesley Harding, Desire, Oh Mercy e Time out of mind. Grazie per l'attenzione, distinti saluti e complimenti per il sito che credo, senza voler fare della piaggeria, sia il migliore del web.
PS. Mi sembra di aver notato che nella traduzione di "Roll on John di Dean" e Mirella Spencer manchino 3 strofe
Enrico Bonacina

Caro Enrico, anch'io ho dichiarato che Tempest potrebbe stare tra i primi cinque album di Dylan, sia come bellezza, intensità, tristezza, realismo e la presa di coscienza che a quell'età un uomo, bene o male, ha l'impressione di essere sulla retta finale, almeno questa è stata una fra le tante impressioni che l'album mi ha suggerito,. Non credo importino tanto i parametri per giudicarlo, con Bob è sempre così tutto relativo. Per me (ma vale esclusivamente come parere personale) il vero ed unico "capolavoro" è "Blonde On Blonde", poi gli altri sono dei bellissimi album, ognuno con il suo valore particolare, ma il disco che ha segnato le regole per tutti è stato BoB. Quando un disco piace molto e lo ascolti molto per te è un capolavoro, se stiamo a fare sottigliezze non ce la caviamo più, sono diversi gli album che hanno gli attributi per essere i migliori, ma il capolavoro è una cosa unica e difficilmente ripetibile, infatti nemmeno Dylan stesso riuscì più a ripetere quel suono magico. Tempest è molto suggestivo ed ha dei pezzi coinvolgenti, certo è un album importante e fra i più belli, poi le sfumatore di valutazione sono assolutamente personali, ognuno ha le sue preferenze e fa le sue classifiche. Una cosa è certa, elencando i dieci migliori album di Bob Tempest ci sarebbe di sicuro, con Blood On The Tracks, Desire, Time Out Of Mind, Oh Mercy, Modern Times, Highway 61, Blonde on Blonde, John Wesley Harding, Saved. Ma è tutto così personale che diventa impossibile fare una giusta classifica del genere. Io suggerirei a tutti di ascoltare e godersi fino in fondo "Tempest" senza stare a farsi strane paranoie se è o non è un capolavoro. Roll On John corretto, :o)

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Talkin' 8905 - tarantulalips

Ciao Mr. Tambourine,
Qui il video di forgetful Heart a Barolo da 2 metri in prima fila...
Presto caricherò anche LARS, TOTM e BOATM....
Grazie per tutto!!!

 

Un ringraziamento da parte di tutti, quelli che a Barolo c'erano e quelli che non c'erano, aspettiamo che carichi gli altri video, ciao, :o)

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Talkin' 8904 - Stefano Barbieri

Questa è la prima volta che scrivo, nonostante siano anni che visito quotidianamente il sito.
Premetto che seguo Dylan da più di 40 anni, ho tutti i suoi dischi e lo seguo in diretta, cioè acquistando i suoi lavori non appena escono, dai tempi di Planet Waves.
Avendo però mio fratello 4 anni più di me, Dylan in casa mia si sentiva già dai tempi dell'LP bianco dei Beatles, cioò dal 68.
Scrivo perchè sento commenti entusiasti riguardo Tempest, ma io francamente non lo trovo per niente un gran bel disco, non sento innovazione, la musica è abbastanza piatta e la voce è ormai un disastro. Qualcuno parla di capolavoro, di miglior disco di sempre, ma, in confronto a Blonde on blonde o John Wesley Harding, giusto per fare 2 esempi, ma potrei farne almeno altri 20, Tempest è poca cosa.
Ascolto persino più volentieri Self Portrait, il che è abbastanza indicativo, ma veramente lo trovo più interessante e vario.
Per quanto riguarda l'oggetto-canzoni, cioè la musicalità e modalità con cui Bob 'trasmette' i suoi testi, scrivo queste brevi impressioni, non potendo per ora soffermarmici più a lungo:

Duquesne whistle: carina, orecchiabile, ma non mi sembra certo un capolavoro.

Soon after midnight: sicuramente la mia preferita; è vero ricorda pezzi di Nashville Skyline o Self Portrait, come dice Sansonetti, ma questo per me è un pregio.

Narrow way: già sentita e risentita, mi fa venire in mente Obviously five believers...

Long and wasted Years: interessante, ma la musica troppo monocorde e ripetitiva non mi appassiona proprio

Pay in blood : carina, un po' abbaiata... preferisco Forgetful heart..

Scarlet Town : buona canzone, ma non credo lascerà il segno nel mio cuore

Early Roman Kings : nulla di nuovo

Tin Angel : l'altra mia preferita. Mi ricorda un po' Ain't talkin', che però mi sembra superiore

Tempest : l'ho ascoltata per intero una sola volta, tutte le altre volte l'ho tolta prima della fine, di una lunghezza e monotonia esasperanti

Roll on John : discreta, ma mi aspettavo ben di più da un omaggio al genio di Lennon; anche il testo non mi piace molto.

Scusa se sono stato troppo sintetico, ma non avevo molto tempo; qualcuno penserà che sono impietoso nel valutare questo disco. Può darsi, vorrei concludere però dicendo che comunque per me Bob è stato fonte d'ispirazione per molti anni, le sue canzoni sono la colonna sonora della mia vita e lo considero il più grande songwriter di tutti i tempi.
ciao, Stefano


Caro Stefano, il consiglio che mi sentirei di darti è di riascoltare ancora un pò Tempest, di apprezzare e godere delle belle canzoni, in ognuna si può scovare qualcosa di interessante o particolare, poi, fra un pò di tempo, potresti anche scrivermi delle cose diverse da quelle di adesso. Anch'io mi aspettavo molto di più da "Roll On John", ma forse l'errore è mio e non di Bob. Anche per me Tempest è troppo lunga, ma allo stesso tempo rimane sempre un'ottima canzone con qualcosa di particolare ed indefinibile, con un senso di angoscia e di tragedia veramente unico, sembra che Bob stia vivendo quella storia, sembra che sia coinvolto personalmente ed emotivamente pur essendo solo il crooner. Non saprei dire se con la metà delle strofe avrebbe ottenuto lo stesso effetto ipnotico, allucinogeno e catastrofico. Dire che ascolti più volentieri Self Portrait mi sembra davvero grossa, ma rispetto la tua opinione senza però condividerla, alla prossima, :o) 

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La Croazia offesa “scomunica” Bob Dylan                              clicca qui

 

 
Lunedi 1 Ottobre 2012

Talkin' 8903 - Alessandro Carrera

Caro Mr.Tambourine,
ho visto su maggiesfarm che alcuni sono (giustamente) curiosi dell'intervista che Dylan ha dato a Rolling Stone. L'ho letta, ed e' una grande intervista con un Dylan mistico e furioso. Ti mando questo inervento in cui ne ho sintetizzato alcune parti, ma me ne sono anche servito per riascoltare Tempest (e in particolare la canzone omonima) sotto una luce piu' precisa. Se a qualcuno fa piacere leggere le mie impressioni, eccole.
Un cordiale saluto, Alessandro Carrera

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L’intervista dopo la tempesta

di Alessandro Carrera

Pochi giorni dopo l’uscita di Tempest leggo su “Rolling Stone” del 27 settembre 2012 l’intervista di rito, condotta, come spesso in passato, da Mikal Gilmore, uno degli intervistatori con i quali Dylan si lascia più andare, E questa volta si lascia andare davvero. Ha sempre detto quello che pensava, anche quando non si capiva che cosa pensasse, e anche quando non lo sapeva nemmeno lui. Ha sempre sparato a zero contro chi e che cosa non gli andava, anche quando aveva molto da perdere. Adesso che è osannato dalla critica e dalle classifiche come non gli accadeva dalla metà degli anni Settanta, ed è l’unico artista del rock a trovarsi tra i numeri uno pur avendo passato i settant’anni, spara a zero ancora e più di prima.

Contro la commercializzazione della vita americana e la morte della musica che rese grandi gli anni Cinquanta (“gli anni Sessanta veri e propri, almeno in America, sono cominciati solo nel 1965” dice all’incirca, e dovrebbe saperlo, perché li ha fatti cominciare lui imbracciando la chitarra elettrica al Festival di Newport proprio quell’anno).

Contro quelli che vogliono a tutti i costi sapere perché fa quello che fa e perché non fa quello che non fa, perché ha smesso di dare concerti nel ’66, perché ha inciso canzoni country dopo avere inciso canzoni rock, perché è diventato diverso da come era prima (“Sono anime perdute, è una cosa veramente triste, che Dio abbia pietà di loro. E poi, che cosa sono io, un artista incompreso che vive in una soffitta? Che cosa c’è da capire? Per favore, la smettiamo?”).

Contro la schiavitù dei neri sulla quale è stata fondata la nazione americana.

Contro quelli che tradiscono (“Alla gente piace tradire. C’è qualcosa nella gente che li spinge a tradire. ‘Eccolo, è lui!’ Vogliono essere loro a fare la soffiata. Come hanno fatto con Gesù. Vogliono essere loro a farlo. Ne ho fatto esperienza. Un bel po’”). E anche qui sa di che cosa parla, visto che non ha mai perso occasione di tradire chi credeva di averlo portato finalmente dalla sua parte, qualunque parte fosse.

Contro l’intervistatore, anche se scherzosamente, che cerca di strappargli un appoggio esplicito a Obama che Dylan non vuole lasciarsi sfuggire (“Che cosa penso di lui? Mi piace. Ma l’ho incontrato solo qualche volta. La domanda dovresti rivolgerla a sua moglie, è lei la più indicata a rispondere. Io, che cosa vuoi che ti dica? Gli piace la musica. È cordiale. Veste bene. Che cazzo vuoi farmi dire?”).

Contro quelli che lo accusano di plagiare altri autori, noti e meno noti (“Chi leggeva Henry Timrod? [Il poeta dell’epoca della guerra di secessione che Dylan cita abbondantemente in Modern Times] Chi è che l’ha rimesso in circolazione? Se credete che sia così facile usare i suoi versi, provateci e vediamo un po’ dove arrivate. Solo pappemolli e sfigati [wussies and pussies] fanno chiasso su queste cose. Ci sono perfino quelli che mi hanno dato del Giuda. Giuda, il nome più odiato della storia! E per che cosa? Perché suonavo una chitarra elettrica? Come se la cosa fosse paragonabile a tradire nostro Signore e mandarlo alla crocefissione! Figli di puttana, che vadano a marcire all’inferno!”).

Dylan, come si vede, non manca mai di congiungere il suo cristianesimo con una passione tutta veterotestamentaria (Deuteronomio insegna) per l’occhio per occhio e il dente per dente. Ma aggiunge: “Tutto quello che dicono di me, lo dicono di loro stessi”. E questo è vero. Chi segue gli innumerevoli blog che si avventano su ogni nuovo disco dylaniano sa bene che sono spesso esercizi di autoanalisi tanto esasperata quanto disperata. Il fondo della depressione è stato probabilmente raggiunto da un certo Peter Higginson che dopo una vita di adorazione dylaniana ha sconsolatamente concluso, in <http://peterhigginson.wordpress.com/2012/09/25/reflections-on-tempest-and-bob-dylan-generally/> , che Dylan “forse capisce come vanno le cose del mondo, ma prova a chiamarlo per vedere se ti aiuta a pagare l’affitto e ti accorgi che lì non c’è niente, è un meccanismo di adorazione, certamente una valevole forma d’arte ma che non ha nessun effetto sulla realtà della tua vita”. Si potrebbe consigliare a Peter Higginson di telefonare a Paul McCartney e a Eric Clapton, o magari anche a Bruce Springsteen, chissà che non lo aiutino loro a pagare l’affitto. Se poi fosse vissuto nell’Ottocento avrebbe potuto scrivere una lettera a Verdi o a Wagner (“Voi che siete adorati da mezzo mondo, se non mi aiutate a pagare l’affitto perché mai dovrei spender soldi per venire a sentire le vostre opere?”).
Deprimente. Ma anche illuminante. Fa capire che cosa Dylan ha dovuto affrontare per tutta la vita. Di quale durezza ha dovuto essere capace per continuare il suo lavoro mentre il mondo intero in fondo non voleva altro che lui smettesse (“O tu scrivi canzoni come dico io, che sono il tuo Fan e il tuo Signore, altrimenti non ci sei, non sei nessuno”).

In questa intervista, però, Dylan si lascia andare anche in un altro modo, spiegando nella sua maniera più esaltata, più mistica, più folle, e in fondo più sincera, quale giustificazione metafisica ha trovato per la sua incredibile sopravvivenza artistica. La risposta è questa: è stato trasfigurato. Esatto: come Gesù sul Monte Tabor in Matteo 17, 1-2 (“Sei giorni dopo Gesú prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte; e fu trasfigurato alla loro presenza: la sua faccia risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”).
Dylan afferma di aver trovato un libro sulla trasfigurazione in una biblioteca di Roma (e sarebbe interessante sapere quale, e quando), così che infine ha capito che cosa gli è successo dopo il famoso incidente di moto del 1966 che gli ha cambiato la vita. Anzi, che cosa gli era successo ancora prima. Sapeva di un omonimo Robert Zimmerman, uno degli Hell’s Angels, morto in un incidente motociclistico nel 1964 (lo cita anche in Chronicles Vol. 1; in realtà quel Zimmerman era morto nel 1961, ma questo si è scoperto dopo e non importa) e già gli era sembrato un segno del destino: Bobby Zimmerman non c’è più, è morto; al suo posto è sorto Bob Dylan. Ma ora, ad anni di distanza, Dylan rincara la dose: non solo Bob Dylan è sopravvissuto a Bobby Zimmerman, prendendone il posto, ma si è trasfigurato. Né trasformato né reincarnato, quanto, piuttosto, passato attraverso quel processo “che ti permette di strisciare fuori dal caos e fluttuarci al di sopra” (come nelle trasfigurazioni del Beato Angelico o di Raffaello? Come nel mosaico della Chiesa della Trasfigurazione sul Monte Tabor, dove Gesù è leggermente innalzato sopra la roccia?) “È per questo che posso ancora fare quello che faccio, scrivere le canzoni che canto e continuare per la mia strada”.

Va bene, Dylan può dirci di tutto. Ma proviamo a prenderlo sul serio. Sono ormai vent’anni, a partire da Good As I Been to You, che Dylan sta “trasfigurando” il repertorio della canzone americana. E a mio modesto parere nessuna trasfigurazione gli è riuscita meglio di “Tempest”, la canzone che dà il titolo al suo ultimo disco. Forse “Tempest” non sarà mai veramente popolare. Anche il dylaniano più fedele potrà sempre trovarla eccessiva, noiosa, troppo lunga, sconcertante nella sua esibita semplicità. Personalmente, su “Tempest” concordo in pieno con ciò che ne ha detto Greil Marcus in un’intervista a una radio californiana che ho ascoltato in rete. Giunti al sesto o settimo minuto (ne dura quattordici) si può pensare di uscire a prendere una boccata d’aria o di farsi un caffè, tanto al ritorno la canzone non sarà ancora finita, ma se dopo la metà si comincia ad ascoltarla attentamente ci si accorge che qualcosa è successo, che quello che sembrava il racconto di un naufragio avvenuto cent’anni fa in realtà è una battaglia senza quartiere che si sta svolgendo adesso, qui ed ora, per il possesso delle anime di ogni personaggio menzionato nella canzone, e che il culmine della narrazione, il suo momento più intenso, è raggiunto alla terza comparsa della sentinella dormiente, il “watchman” che sta sognando che il Titanic sta affondando, e nel sogno vorrebbe dirlo a qualcuno (“He dreamed the Titanic was sinking, and he tried to tell someone”).
Al commento di Marcus vorrei solo aggiungere questo: che quando Dylan conclude la canzone con la quarta comparsa della sentinella, solo a quel punto riprende uno dei versi originali di “The Titanic” della Carter Family, la canzone dalla quale è partito. La sentinella stava sognando che il Titanic stava affondando “nel profondo mare azzurro (“out on the deep blue sea”). Chiunque pensi che Dylan stia semplicemente riscrivendo (o magari plagiando) vecchie canzoni dovrebbe fermarsi un momento a considerare come le sta riscrivendo (o come lui stesso forse direbbe, “trasfigurando”). Pare che sia stato Virgilio (anche lui accusato di plagio) a dire: “È più facile rubare la clava dalle mani di Ercole che un verso a Omero”. Modernizzando l’espressione, potremmo dire che oggi è più facile ricostruire il Titanic che rubare una riga alla Carter Family. Come nessuno può più permettersi di scrivere, se non come citazione ironica, che il mare ha il colore del vino o che l’aurora ha le bianche braccia, così nell’anno di grazia 2012 per poter cantare impunemente un verso come “nel profondo mare azzurro” bisogna prepararlo per quattordici minuti. Perché Dylan non intende affatto essere ironico o postmoderno. Lui vuole ancora essere in grado di cantare che il Titanic è affondato nel profondo mare azzurro, ma è anche abbastanza smagato per sapere che l’immediatezza della Carter Family è perduta, e che molto più lavoro è necessario per arrivare a poter dire la stessa, stessissima cosa.
Ma in “Tempest” ci riesce. La canzone non sarà la sua migliore, ma è la più perfetta. Nessuna parola è fuori posto, nessuna inflessione della voce è men che calcolata. Basti ascoltare, alle parole “saw the changing of his world” - “vide come mutava il suo mondo” - il modo in cui Dylan cambia la melodia; di pochissimo, ma dando tutt’altro respiro al verso. E gli esempi potrebbero continuare.
Ora, immaginiamo un pittore che per tutta la vita ha creato opere complesse, originali, aggressive, rivoluzionarie. Ormai è celebre, anziano, e non ha più doveri verso nessuno. Aveva una visione e l’ha imposta al mondo. Ma un giorno, in macchina su una strada di campagna, intravede una cappella diroccata al cui interno è dipinto un affresco ingenuo, popolare, raffigurante forse l’assunzione di Maria o la trasfigurazione di Gesù. Il pittore scende, la contempla a lungo, poi torna in macchina, prende i colori, il pennello e la spatola da cui non si separa mai e in un solo tratto aggiunge un minimo particolare all’affresco, che non lo rende affatto diverso da ciò che era prima, non lo fa più riconoscibile o originale. L’affresco rimane ciò che era, né più né meno. Di quel nuovo tratto il mondo potrà accorgersi oppure no. Ma il celebre pittore sa che gli ci è voluta tutta una vita di esperimenti e controversie per aggiungere quel minimo sbaffo di colore a un piccolo, dimenticato affresco di campagna. Questo è il Dylan che alla conclusione di “Tempest” canta “La sentinella era immersa nel sogno / di tutto ciò che potrebbe mai essere. / Sognò che il Titanic affondava / nel profondo mare azzurro” (“into the deep blue sea”).
Lasciamo pur perdere le fantasie di trasfigurazione, il risentimento e la nostalgia. Tutto quello che ancora si potrebbe dire su chi è oggi Dylan, ciò che ha fatto e ciò che ha mancato, l’ha già detto Henry James nella conclusione suo racconto The Middle Years: “Lavoriamo al buio, facciamo quello che possiamo, diamo quello che abbiamo. Il dubbio è la nostra passione, e la passione è il nostro dovere. Il resto è la follia dell’arte.”

Caro Alessandro, come potrò mai sdebitarmi per tutte le perle che ci hai regalato (intendo a me ed a tutti i maggiesfarmers). Posso solo gridare: "Anatema su chi non ha in casa almeno 3 libri di Alessandro Carrera!!!!" :o)

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Talkin' 8902 - Giuseppe Gazerro

Mate,
leggo che hai difficolta’ di tempo a tradurre l’intervista di Rolling Stone. Se vuoi, lo faccio io ben volentieri. :o)
Basta che me lo dici.(e che me la spedisci) :o)
Beppe
http://www.giuseppegazerro.com

http://www.youtube.com/GiuseppeGazerro


God bless you, dear Beppe, ti ho già spedito il tutto, restiamo tutti in attesa, e un big grazie da parte di tutta la Fattoria, :o)

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Talkin' 8901- Luca M.73

Ciao Mr. Tambourine,
ti volevo segnalare che la traduzione della bellissima Roll On John è incompleta: manca la traduzione delle ultime 3 strofe!!!
http://www.maggiesfarm.eu/tempestrollonjohntraduzione.htm

Complimenti per il sito e soprattutto grazie per quello che tu e Michele Murino avete fatto: grazie a voi riesco ad apprezzare ogni giorno di più il nostro Bob.
Ciao, Luca M.73

Caz....pita, grazie davvero, gravissima sbadataggine, rimediata grazie a te, alla prossima :o)

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Talkin' 8900 - duluth49

Ho ascoltato piu' volte l'album , devo dire che il lavoro di Bob mi e' sembrato un ritorno al passato con vecchie melodie blues. Come giustamente hai detto, bisogna metabolizzarlo per un po' di tempo.
Sicuramente ai primi ascolti non mi pare che per quanto riguarda la parte musicale abbia lo stesso impatto dei suoi migliori dischi , uno su tutti "Time out of mind" per citarne uno.
La cosa che certamente mi ha colpito , e su questo non avevo dubbi, sono i testi veramenti belli ed intensi nella sua migliore tradizione .
La canzone che mi sta piacendo di piu' e mi trasmette grandi sensazioni e' LONG AND WASTED YEARS .
Posso anche dire che nel mondo dei grandi artisti nessuno ha mai avuto una evoluzione e sperimentazione cosi' vasta come Lui . Da tutti i grandi fans dobbiamo solo dire a BOBBY ...... FOREVER YOUNG .........un caro saluto a te ed a tutti gli amici di MAGGIE'S FARM.
Marcello duluth 49

Long and Wasted Years, per il momento, è anche la mia preferita, ma sto ascoltando gli altri pezzi, e fra un pò di tempo sarò certamente molto confuso, non saprò più a quale canzone dare la mia preferenza! Un saluto a te e alla tua simpaticissima moglie, Mr.Tambourine

 

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