maggiesfarm.eu - sito italiano di bob dylan

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THE  BEATEN  PATH

THE DYLAN'S PAINTINGS AND THE REAL PLACES

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Giovedì 29 Febbraio 2024

Talkin' 12254 - e.pre.foto

Buongiorno,
ho visto su amazon che oltre alla versione originale sono disponibili le edizioni francese, spagnola e tedesca di “Mixing Up the Medicine”.
Forse dalle parti di Maggie’s Farm sapete se è in arrivo un’edizione in italiano?
Un caro saluto e grazie per il vostro sito.
Enrico.


Ciao Enrico, al momento non ci sono notizie e nemmeno "rumors" circa l'eventuale edizione in italiano. Appena si saprà qualcosa stai certo che tutti i siti pubblicheranno la notizia, compreso il nostro.- Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Bob Dylan con Willie Nelson per il tour di Outlaw Music Festival                         clicca qui

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Non si sa mai abbastanza di Bob Dylan, soprattutto oggi                                     clicca qui

 

 
Mercoledì 28 Febbraio 2024

Talkin' 12253 - zoppasm

Oggetto: Tour estivo

Ciao, se ho ben capito Bob sarà in tour per tutta l' estate nell' “Outlaw Music Festival Tour”.
Peccato, speriamo nell' autunno per l'Europa, ma l'ultima data di questo tour è il 17 settembre.
https://blackbirdpresents.com/concert/outlaw-music-festival-tour-2024/tickets/

Hai perfettamente ragione, ma per l' Europa non disperiamo, ci sono ancora tre mesi prima di chiudere il 2024!!! In ogni caso comunque grazie, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Confermate le date del Summer tour 2024

21 Giugno 2024 - Alpharetta, Georgia - Ameris Bank Amphitheatre

22 Giugno 2024 - Charlotte, North Carolina - PNC Music Pavilion

23 Giugno 2024 - Raleigh, North Carolina - Coastal Credit Union Music Park

26 Giugno 2024 - Virginia Beach, Virginia - Veterans United Home Loans Amphitheater

28 Giugno 2024 - Syracuse, New York - Empower Federal Credit Union Amphitheater at Lakeview

29 Giugno 2024 - Wantagh, New York - Northwell Health at Jones Beach Theater

30 Giugno 2024 - Holmdel, New Jersey - PNC Bank Arts Center

02 Luglio 2024 - Mansfield, Massachusetts - Xfinity Center

06 Luglio 2024 - Bethel, New York - Bethel Woods Center for the Arts

07 Luglio 2024 - Hershey, Pennsylvania - Hersheypark Stadium

29 Luglio 2024 - Chula Vista, California - North Island Credit Union Amphitheatre

31 Luglio 2024 - Los Angeles, California - Hollywood Bowl

03 Agosto 2024 - Mountain View, California - Shoreline Amphitheatre

04 Agosto 2024 - Wheatland, California - Toyota Amphitheatre

07 Agosto 2024 - Boise, Idaho - Ford Idaho Center Amphitheater

09 Agosto 2024 - Spokane, Washington - ONE Spokane Stadium

10 Aug 2024 - George, Washington - Gorge Amphitheatre

06 Settembre 2024 - Somerset, Wisconsin - Somerset Amphitheater

07 Settembre 2024 - Tinley Park, Illinois - Credit Union 1 Amphitheatre

08 Settembre 2024 - St. Louis, Missouri - Hollywood Casino Amphitheatre

11 Settembre 2024 - Cincinnati, Ohio - Riverbend Music Center

12 Settembre 2024 - Cuyahoga Falls, Ohio - Blossom Music Center

14 Settembre 2024 - Burgettstown, Pennsylvania - The Pavilion at Star Lake

15 Settembre 2024 - Clarkston, Michigan - Pine Knob Music Theatre

17 Settembre 2024 - Buffalo, New York - Darien Lake Amphitheater

 

 
Martedì 27 Febbraio 2024

Bob Dylan = “Mistero Buffo”?

Quanti di noi si sono chiesti, prima o poi, questa domanda: Chi è Bob Dylan?”.
Partiamo dall’assunto che “La sensibilità delle persone è diversa da individuo ad individuo”, di conseguenza una cosa che per una persona vale dieci per un’ altra potrebbe valere soltanto cinque o magari meno ancora.
Bisogna anche considerare che sono ormai 60 anni che Bob Dylan percorre in lungo ed in largo le strade di tutto il mondo, ed è più che naturale che molto, anzi, moltissimo, abbia lasciato dietro di sè dopo il suo passaggio. Prima di ogni altra considerazione bisogna dire che Bob è una delle personalità più carismatiche del mondo della canzone, in sua presenza ci si sente piccoli, ci si rende conto di essere vicini ad una leggenda in carne ed ossa, ad un uomo che ha lasciato un traccia indelebile di sè ovunque sia passato, uno che, fosse anche solo di nome, tutto il mondo conosce.
Abbiamo potuto constatare che nella maggior parte dei casi il Premio Nobel è stato assegnato a persone davvero meritevoli del riconoscimento, e se qualche volta abbiamo storto il naso, come nel caso di Dario Fo, forse è stato solo per colpa nostra, perchè probabilmente non conoscevamo ed apprezzavamo nel modo giusto il lavoro di Dario.
Quanti, specialmente nel nostro Paese, conoscono bene e sanno cosa sia il “Mistero Buffo”? Forse non molti, ma questa non è cosa che può sminuire il valore dell’opera di Dario, che, oltre che grande comico, è stato drammaturgo, attore, regista, scrittore, autore, illustratore, pittore, scenografo e attivista.
Presentato per la prima volta come giullarata popolare nel 1969, il “Mistero Buffo” è di fatto un insieme di monologhi che descrivono alcuni episodi ad argomento biblico, ispirati ad alcuni brani dei vangeli apocrifi o a racconti popolari sulla vita di Gesù. L’opera ebbe moltissimo successo e venne replicata migliaia di volte, perfino negli stadi. È recitato in una lingua completamente reinventata, una miscela di molti linguaggi fortemente onomatopeica, detta “grammelot”, che assume di volta in volta la cadenza e le parole, in questo caso, delle lingue locali padane.
“Mistero buffo”, può essere recitato, o semplicemente raccontato solo ed esclusivamente da Dario Fo. E’ un'opera originale che influenzò molti autori e attori, e viene considerato ancora oggi un modello per il genere del teatro di narrazione, sviluppato in seguito da attori/narratori come Baliani e Paolini. Una differenza che tuttavia separa nettamente le rappresentazioni di Fo dagli spettacoli narrativi della generazione successiva è il diverso uso del corpo e delle potenzialità sceniche dell'attore. Nel “Mistero Buffo” ogni suono, ogni verso, ogni parola o canto, uniti alla complessa gestualità utilizzata formano un insieme semantico inscindibile, di cui il racconto degli eventi è solo un canovaccio. Lo stile, irriverente e portato all'eccesso, si richiama infatti alle rappresentazioni medioevali eseguite dai giullari e dai cantastorie.
Il punto centrale dell'opera è costituito dalla presa di coscienza dell'esistenza di una cultura popolare, vero cardine della storia del teatro ma anche di altre arti, che è stata sempre, secondo Fo, posta in piano subalterno rispetto alla cultura ufficiale.
Tramite l'esposizione di drammi religiosi, moralità e parabole in chiave satirico/grottesca ed anticlericale, Fo rovescia il punto di vista dello spettatore ponendo l'accento sulla mistificazione degli avvenimenti storici e letterari nel corso dei secoli. Per questo motivo l'opera prende il nome di "Mistero buffo", in riferimento ai Misteri riletti in chiave buffonesca.
Le edizioni di “Mistero Buffo” furono numerose e constano di differenti integrazioni durante il corso degli anni: Rosa fresca aulentissima, componimento di Cielo d'Alcamo che apre la rappresentazione, era assente nella prima edizione dell'opera.
Lo stesso Dario Fo ha confermato che nella stesura del Mistero Buffo ha avuto una certa influenza la raccolta di novelle “Le parità e le storie morali dei nostri villani” dell'antropologo chiaramontano Serafino Amabile Guastella.

Veniamo allora a Dylan? Anche lui può essere considerato un “Mistero Buffo” al pari di quello di Fo? Nessuno ancora è riuscito a raccontare, in modo preciso e definitivo, chi o cosa sia veramente Dylan, senz’altro un grandissimo artista, un poeta? Forse! Indubbiamente un nuovo tipo di poeta, lontano anni luce dall’idea classica che si ha della poesia tradizionale. Un musicista? Assolutamente sì, ma definire la sua, ora mi invento una parola,”musicisticità” est dura res at facere et dicere, come avrebbe detto il buon Brancaleone da Norcia.
Come si fa a capire Dylan? Esiste una regola o un metodo per ascoltarlo e capirlo?
Io dico semplicemente, cominciamo ad ascoltarlo e forse cominceremo a capire. Da noi, principalmente per il problema della lingua, Dylan è come un genio sconosciuto, stereotipicamente incementato nell’ immagine dell’antico “troubadour”, il menestrello con la chitarra, l’eterno Bardo, bravo fin che vuoi, poeta fin che vuoi, profeta fin che vuoi, musicista fin che vuoi, ma dopo quattro canzoni il grande pubblico, intendo non quello che va ai suoi concerti o acquista i suoi dischi, ma quello abituato a vedere le infelici realizzazioni televisive tipo “I migliori anni”, il “Festival di Sanremo”, l’improbabile “Tale e Quale Show”, quel grande baraccone di “Amici” che di vero ha solo che fa in modo che i ragazzi che partecipano arrivino al punto di perdere la loro identità umana e musicale perchè alle loro spalle c’è sempre lo Zerbi o la Celentano di turno che dicono loro, o consigliano vivamente, cosa dire, cosa cantare, come cantare, come respirare, come dormire, come svegliarsi, cosa mangiare e cosa bere, quando andare in bagno e così via. Quando per caso nel programma subentra un “personaggio” sopra le righe della banalità quale Marco Castoldi, in arte “Morgan”, viene subito considerato da tutti lo “scemo del villaggio” da cacciare in malo modo, probabilmente perchè un artista intelligente non può essere compreso da un pubblico di bimbi-minchia che urla a comando. Lasciamo perdere poi i nostri entertainer televisivi, Littizzetto in testa, che se non parla di organi sessuali, probabilmente non saprebbe di cosa parlare. Dicevo della povertà intellettuale, morale ed etica di artisti (evito di fare nomi) che pensano di essere come l’oracolo che albergava nel tempio di Apollo a Delfi, o di spettacoli con il patrocinio e la nomina dell’Intellighenzia come “Zelig”, farcito alla “McDonald Style” con prestazioni artistiche nelle quali le volgarità ed i doppi sensi si sprecano in quantità industriale, o “Made in Sud”, detto anche lo «Zelig dei poveri», o di “Colorado”, detto anche “lo show della Cassa del Mezzogiorno”.....!
Con questi presupposti, o meglio, con queste abitudini e consuetudini, pretendiamo che questo pubblico, che da anni è sottoposto di continuo ad un becero lavaggio del cervello, prenda seriamente in considerazione l’opera di Dylan, un Dylan che se si presentasse alle selezioni di “Amici”, di “Italia got’s Talent”, di “The Voice of Italy” o di “X Factor” verrebbe interrotto e scartato dopo 10/15 secondi.

E invece proprio questo è l’errore, perché Dylan non è quell’idea che i nostri media ci hanno proposto e continuano a riproporre, giornalisti e conduttori del cavolo, non avete ancora capito o nessuno ve l’ha detto, o peggio ancora, qualcuno ve l’ha detto ma voi non l’avete afferrato che Dylan sono 50 anni che suona la chitarra elettrica, le tastiere ed il pianoforte accompagnato da una rock-band, ma voi continuiate con insistenza ingiustificata, quando parlate di lui, a chiamarlo “il menestrello”. L’Italia funziona così, ci si fa l’idea di una persona e non la si cambia più per tutta la vita. Ma Dylan non è “il menestrello”, lo è stato ma non lo è più, oggi è qualcosa di molto diverso, una cosa che sta più in alto, molto più in alto di tutti i cantanti che conosciamo, una cosa che va prima ascoltata, studiata, e poi forse si comincerà a capirne qualcosa e ad amarla. Dylan è un atipico rimatore totale che ha usato la musica per divulgare la sua poesia, per comunicare le sue idee e le sue sensazioni agli altri, quelli diversi da lui, quelli con le fette di salame sugli occhi, senza però la pretesa di imporre il suo “modus pensandi”, in questo nessuno è riuscito ad essere più grande di lui perchè è impossibile essere più grandi del più grande!

Fernanda Pivano che ha conosciuto e frequentato il mondo nel quale Dylan si è formato, ha detto di lui: “La sua poesia è immortale, rappresenta il sogno americano, quel sogno che tutti cercano di copiare, il dramma americano, le speranze americane e le proposte americane. Lui ha fatto delle proposte, non ha soltanto mostrato all’America che la nazione stava andando alla deriva, e ci sta ancora andando, ha anche suggerito cosa fare perché non ci andasse, ma a volte gli interessi riescono a cancellare le idee, e questo è lo specchio di una società in decadenza come la nostra. Se una persona è incapace di avere emozioni, sensazioni e passioni è inutile che ascolti Dylan. Le idee di Dylan sono immortali, sono universali, le sue canzoni potrebbe scriverle adesso e sarebbero altrettanto valide, si dice che certe cose siano passate di moda, io non ci credo tanto però, ecco magari Mr. Tambourine man è passata di moda, però è magnifica…”

Qualcuno potrebbe, o dovrebbe, chiedersi perchè i nostri più grandi cantautori, da De Gregori a Bubola, da De Andrè a Guccini, veneravano e venerano Dylan, lo considerano il maestro assoluto di tutto e di tutti, senza dimenticare i Beatles stessi che dissero la famosa frase “Dylan ha mostrato la strada”. Ma poi entra in gioco lo strapotere politico di insulsi personaggi strapagati dalle televisioni che ti obbligano a pagare un canone senza più farti vedere niente, a parte le sciocchezze scopiazzate dai format stranieri, e allora casca l’asino con tutta la baracca ed i burattini, ma così pare funzionare oggi il mondo.

Ma forse è meglio che torniamo a parlare del Nostro. Dylan non ha mai avuto l’intenzione di fare il figliol prodigo, di ritornare al suo paese per comprare la casa più grande del posto (tipo il Berlusca per capirci), perché altrimenti ti arrendi e rimani fossilizzato per sempre.

Massimo Bubola, assieme a De Andrè uno dei più sensibili poeti contemporanei, ha detto di Bob: ”Mi piace andare ai suoi concerti, mi mette una sensazione di allegria, quella sensazione che viene pensando, è bello stare al mondo perché ci sono persone intelligenti come lui e dunque giorni e giorni di stupidità alla fine scompariranno, noi abbiamo la fortuna di essere contemporanei di un genio, uno di cui si parlerà tra quattrocento anni come oggi noi parliamo di Shakespeare.
Dylan è uno dei grandi poeti della storia dell’umanità , è un uomo che ha previsto il futuro e lo ha fatto con la pura coscienza di farlo, l’ha fatto come facevano i profeti, con una grande facilità e semplicità. Se pensiamo ai grandi profeti della Bibbia, in genere si trattava di pastori analfabeti che parlavano in maniera “ALTA“ fra virgolette, non ho mai pensato che l’altezza dipendesse dalla cultura, la cultura a volte può essere un orpello. Dylan non è mai stato una persona squisitamente intellettuale o politica in senso stretto.
Dylan è un poeta leggibile a prescindere dalla musica, ma con la musica diventa insuperabile. Ma allora anche alcune composizioni di Palazzeschi o di D’annunzio non stanno in piedi se non vengono recitate, “La fiaccola sotto il moggio” o “La figlia di Jorio” per fare un esempio. Dylan ha un’efficacia nel testo a prescindere dalla musica o dalla performance canora, e stato lui ad insegnare a tutti noi che chiunque poteva cantare una canzone accompagnandosi con una chitarra, e non aveva importanza il tipo di voce, l’importante è quello che dici. Quello che scrive lui ti lascia sempre dei segni, ti insegna a stare al mondo, ti da delle chiavi di lettura della realtà che da soli non è facile trovare. E’ un poeta vero, non collocabile in nessuna corrente letteraria, in un contesto storico preciso, in una corrente di estetica, Dylan è universale, un poeta che può ricollegarsi a Dante o a Lorca o ad Omero. Lui è passato attraverso a tutte le mode del suo tempo, la Beat Generation di Ginsberg e soprattutto di Kerouack, lui l’ha trapassata, ci è passato attraverso come Mosè è passato tra le acque del Mar Morto. Quella era la poesia di quel periodo, quella era la gente che frequentava allora, era la gente più significativa che c’era in America, se fosse vissuto in Russia nell’ottocento avrebbe frequentato Dostovjesky”.
Dylan ha una grande potenza lirica, i suoi testi sono estremamente forti, dunque lui deve avere di base delle strutture forti come tutti gli artisti potenti, penso a Michelangelo, a Caravaggio o a Picasso.
I cultori di Dylan si scandalizzarono a Newport perché aveva imbracciato la chitarra elettrica e alle sue spalle c’era una band con gli amplificatori, una cosa rock come la nostra, ma si sbagliavano, perché loro volevano imbalsamarlo con la chitarra classica in mano, ma Dylan è uno che a 82 anni rifiuta ancora di farsi stereotipare.

C’è sempre una certa tendenza del pubblico a voler essere “padrone” dell’artista, a voler decidere per conto dell’artista la direzione verso la quale egli debba andare. In questo il pubblico è un pò infantile, come un bambino che vuole sentire sempre la stessa favola senza mai cambiare una parola. Nel caso di Dylan questo tipo di pubblico vorrebbe sempre sentire i soliti classici, ma la grande forza di Dylan è quella di non essersi mai fatto placcare in nessun modo, lui è sempre in evoluzione, nel bene o nel male, che piaccia o che non piaccia.

Son già trascorsi moltissimi anni da quando Dario Fo venne, a grande sorpresa, premiato con il Nobel per la Letteratura. E sembrerebbe quasi un "Mistero Buffo" che, poche ore dopo la sua scomparsa, quel premio sia stato consegnato anche nella mani di Bob Dylan, un altra “stranezza” della cultura popolare. Dal 1960 ad oggi, da giullare a menestrello, da rocker a Nobel, sembra quasi uno scherzo, ma ora il Nobel lega i nomi di questi due grandi.

Due "letterati" antiletterati, che si sono dedicati uno al teatro e l’altro alla musica, ognuno nel campo che preferiva, ma la loro portata culturale andava ben oltre il palcoscenico, due artisti che hanno saputo indicare l'essenza del presente dando voce alle speranze del futuro. L'ironia, la satira, lo sbeffeggio hanno caratterizzato la carriera di Dario Fo, che però non cercava il gusto della risata fine a se stesso. "In tutta la mia vita non ho mai scritto per divertire e basta – affermava - ho sempre cercato di mettere dentro i miei testi quella cosa capace di mandare in crisi le certezze, di mettere in forse le opinioni, di suscitare indignazione, di aprire un pò' le menti. Tutto il resto, la bellezza per la bellezza, non mi interessa". Amava la cultura popolare e si era reinventato una lingua che si nutriva dolcemente dei dialetti. Nel suo teatro, fatto anche di fisicità e canti, si rivedevano quei giullari medievali che irridevano il potere e la religione.

Dylan, fortemente influenzato dalla storia e dalla letteratura americana è stato, ed è tutt’ora, uno che ha ridefinito la figura del cantautore contemporaneo, ha praticamente inventato il folk-rock. Da pacifista tuonava contro le ingiustizie sociali senza mai essere coinvolto politicamente, è stato definito un menestrello, un cantore di strada, un'altra figura che, come il giullare incarnato da Fo, riemerge dal passato per combattere, semplicemente imbracciando una chitarra, per avere un mondo migliore.

Dario Fo nel 1997 fu premiato per aver "dileggiato il potere restituendo dignità agli oppressi", Bob Dylan riceve oggi il Nobel per "aver creato una nuova poetica espressiva all’interno della grande tradizione canora americana". Due motivazioni diverse ma che, scambiate, mantenengono il loro senso e vanno bene l'una per l'altro.

Ma le coincidenze erano già, si può dire, nel passato: perché la prima candidatura ufficiale di Dylan al Nobel fu proposta già nel 1996, vent'anni fa. E l'anno successivo, nel 1997, il nome di Dylan circolava come uno dei favoriti. Tanto che, prima che gli comunicassero di avere vinto il premio, lo stesso Fo aveva confessato di fare il tifo per l'americano: «Sarei proprio contento se fosse lui a vincere» aveva detto. Aggiungendo (poco, in prospettiva) profeticamente: «Purtroppo temo che non avverrà, perché da sempre vige la regola che quando si fanno previsioni queste non si avverano». E invece a volte si avverano, nei modi e nei tempi più imprevedibili. Diciannove anni dopo il premio vinto da Fo, Dylan ha vinto il Nobel nel giorno in cui Fo aveva appena smesso di vivere, e quindi non se ne è nemmeno accorto, non ha potuto neanche apprezzare la seconda stranezza dell’Accademia Svedese. Il re è morto, viva il re, dicevano a corte, per dire che il passaggio è parte della natura e che la vita continua e la storia va avanti, così come deve andare avanti il trono, il futoro di un regno è molto più importante del destino di un singolo suddito.
Così il testimone del Nobel per la letteratura è passato ad un’altro artista, altrettanto irregolare del predecessore già titolato. Già nel 2004 il Nobel stava per essere assegnato a Dylan, ma i giurati litigarono e, alla fine, vinse l'austriaca Elfriede Jelinek, allora rispettabile semi sconosciuta. E si potrebbe aggiungere, a questo punto: meglio un Nobel per la letteratura a uno che non ha mai scritto un romanzo, o a una che l’ ha scritto anche se ben pochi l’ hanno letto? Ma il Nobel, hanno deciso in Svezia, deve stupire, anche nelle coincidenze.

Mr. Tambourine.

 

 
Lunedì 26 Febbraio 2024

Talkin' 12252 - zoppasm

Oggetto: Parlamento EU Bruxelles

Caro Mr. Tambourine,
probabilmente la prima esecuzione live di "Like A Rolling Stone" in assoluto al Parlamento Europeo:

 

Ciao, Marco.

Tutto grazie a te!!!!!! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Verbania: FerMenti rock - Massimo Bonelli                                                             clicca qui

 

 
Sabato 24 Febbraio 2024

Talkin' 12251 - stefanileraffaele

Oggetto: Supporto

Ciao, ho visto il tuo contatto su http maggiesfarm.eu, essendo un giovane appassionato di Dylan ed essendo un programmatore, volevo dirti innanzitutto complimento per il super lavoro e poi se nel caso ti servisse una mano per il sito sono qui a disposizione,
Saluti, Raffaele Stefanile.

Caro Raffaele, una delle tue più belle doti è quella di essere appassionato di Bob!!! Ti ringrazio per l'offerta di collaborazione e ti prometto che se avrò qualche problema chiederò senz'altro il tuo aiuto. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Mark Knopfler dice addio a Newcastle in ‘Watch Me Gone’                                    clicca qui

 

 
Venerdì 23 Febbraio 2024

Libri: “Tom Petty. Da Elvis a Dylan e Johnny Cash”                                              clicca qui

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A New York il processo per furto degli appunti di "Hotel California"                    clicca qui

 

 
Giovedì 22 Febbraio 2024

Talkin' 12250 - mmontesano

Oggeto: Budokan

Cari amici,
sperando di fare cosa gradita, invio il link alla recensione di ’ Bob Dylan – The Complete Budokan 1978’ uscita oggi su TomTomRock.

https://www.tomtomrock.it/review/recensione-bob-dylan-the-complete-budokan-1978/

Un cordiale saluto, Marina.

Come sempre grazie un sacco cara Marina, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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“A ruota libera”, Bob Dylan raccontato da Ivano Bison                                        clicca qui

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Al Vallemaggia Magic Blues il fuoriclasse Duke Robillard                                    clicca qui

 

 
Lunedì 19 Febbraio 2024

Dylan: Naoki Urasawa ha realizzato un manga su Bob                                          clicca qui

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CAT POWER SINGS DYLAN: Anfiteatro del Vittoriale, 5 luglio 2024                     clicca qui     

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Anche Rod Stewart vende il suo catalogo                                                             clicca qui

Rod Stewart paga le spese mediche per 20 persone bisognose                           clicca qui

 

 
Sabato 17 Febbraio 2024

La prima volta di Bob Dylan al primo posto                                                           clicca qui

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We Are The World, tutte le curiosità sulla canzone                                               clicca qui

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Paul McCartney, ritrovato il basso rubato dopo più di 50 anni                             clicca qui

 

 
Venerdì 16 Febbraio 2024

Stasera: Le sonorità di Bob Dylan al Teatro Pazzini di Verucchio                         clicca qui

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We Are The World, perché Bob Dylan non canta il ritornello                                clicca qui

 

 
Giovedì 15 Febbraio 2024

Talkin' 12249 - miscio.tux

Oggetto: Rimuginazioni su Scarlet Town

Caro Mr.Tambourine,
scusa se mi cimento in venali pensieri, ma l’esegesi dei fatti minuti mi si addice, e poi è l’unica cosa che mi è rimasta dopo che con l’esilio volontario di Sir Eglamore sono crollate le grandi narrazioni. Riflettevo su Scarlet Town, quella frase "Gold is down to a quarter of an ounce" che è tradotta come “l’oro è sceso ad un quarto per oncia”. Ma a un quarto de che? Dollaro, sterlina? E quando mai nella storia l’oro è sceso a quel prezzo? Certo uno può dire: lo scenario è preapocalittico quindi nessuno si preoccupa più del denaro, anche se la storia ci dice il contrario, che quando le cose sono incerte l’oro sale, non lo chiamano “bene rifugio”? Ma anche ammettendo la cosa, perché proprio quarter, un quarto? E non magari un terzo, un quinto, un decimo, non mi pare che c’entri la metrica qui. Che Bob usi il solido principio di andare a vanvera? Propongo un’alternativa. Down potrebbe significare non che il prezzo è sceso, ma che l’oro è “messo giù” in un quarto d’oncia, cioè coniato. Il quarto d’oncia è infatti è un’unità di misura standard per le monete d’oro, almeno così mi diceva il Sir, perché io di monete d’oro non ne ho mai viste. A dire il vero ci gettava sempre qualcosa dal balcone, noi speravamo che fossero monete, ma erano sempre ghiande, come ai maiali. Comunque, per proseguire le venalità, ce n’ho anche per la frase prima, quella dei nomi delle strade che non ti riesce di pronunciare.
"The streets have names that you can’t pronounce".
Anche qui ho un’interpretazione contemporanea: quante strade, statue, edifici, istituzioni, portano il nome di razzisti, schiavisti, colonialisti, fascisti, massacratori di vari gironi e categorie? E’ il tema attuale di quella che provocatoriamente viene chiamata “cancel culture”, non tanto che bisogna cancellare il passato, quanto piuttosto che quel passato ci fa schifo, che ci è diventato insopportabile trovarcelo di fronte in un allestimento celebrativo, che ostenta orgogliosamente rapporti di potere coloniali che non ci sono più. Ricapitolando le interpretazioni: qui sostengo che Bob sta descrivendo il nostro mondo, mentre l’interpretazione consueta è che sta descrivendo una visione distopico/infernale della realtà. O forse le due cose si possono compendiare, non sta descrivendo l’inferno o il nostro mondo, ma purtroppo entrambi, quell’inferno che è il nostro mondo. Beh, in ogni modo, visto che adesso ho cambiato padrone e lavoro per te, stasera passerò sotto il tuo balcone, spero in una salsiccia, o un pò d'insalata, al limite una brioche, come quelle che Maria Antonietta lanciava al popolo.
ciao, Miscio.

Carissimo servo Miscio, mi fai sentire molto Onofrio del Grillo, marchese di Santa Cristina e conte di Portula. Di solito lancio ai pezzenti monetine arroventate per punirli della loro fastidiosa petulanza!!! Ma a te, fedele e umile servitore, farò portare da Ricciotto caciotte, pecorino, farina e ceci, e cosciotti di cinghiale per soddisfare i tuoi desiderata di origine materiale/mangereccia.

La frase delle brioches è stata attribuita alla povera (per modo di dire) a Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena, che l'avrebbe pronunciata riferendosi al popolo affamato, durante una rivolta dovuta alla mancanza di pane. In realtà la frase è sicuramente precedente: infatti, nel Libro VI delle Confessioni, pubblicate postume nel 1782, Jean-Jacques Rousseau afferma che nel 1741 si trovava da Madame de Mably e, non volendo entrare in panetteria vestito in maniera elegante poiché sarebbe stato considerato poco consono, racconta questo aneddoto: «Infine mi ricordai il ripiego suggerito da una grande principessa a cui avevano detto che i contadini non avevano pane e che rispose: che mangino brioche. Comprai brioche.»

Ascoltando “Scarlet Town” la prima cosa che ci colpisce è la descrizione di una città, difficilmente collocabile nel tempo, una città piena di zone oscure, miseria, diperazione e soprattutto di ingiustizia e prepotenza. La canzone è senz’altro un’allegoria, come spesso ci ha abituato Dylan, di come possa essere brutta e difficile la vita, quando chi comanda è una società pervasa dall’avidità, dalla disuguaglianza e dal decadimento morale. Dylan ha sempre usato la sua musica e le sue parole per mandarci messaggi di attenzione, e “Scarlet Town” assolve bene questo compito in modo affascinante e anche un pò misterioso.

Quanti personaggi illustri sono carichi di fama sbagliata? Non voglio fare nomi e fare inutili polemiche, ma vorrei ricordarte a tutti che ogni moneta o medaglia ha sempre due facce, quella buona e quella cattiva, quella chiara e quella scura, come la luna!

Spiace anche a me che il nostro stimatissimo Sir Eglamore si sia ritirato dalle schermaglie  scritte, era bello leggere lui e i suoi personaggi che ogni tanto si inventava per esasperare le sue assurdità letterarie. Però bisogna capire che ognuno di noi ha le sue esigenze e bisogna rispettarla!!! Questo non vuol dire che ci dimenticheremo di Sir Eglamore, anzi, lo penseremo sempre con stima e grande simpatia. Alla prossima e mi raccomando, tiene gli stallaggi sempre netti e lindi!!! Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 12248 - aurtag62

Oggetto: Raistoria

Ciao Mr. Tambourine man, domani sera appuntamento su Raistoria.
Paolo Mieli, dai toni pacati, sempre sul pezzo e meno showman di Barbero, potrebbe sorprenderci.
Grazie per quello che fai ogni giorno. Ciao! Aurelio.

Caro Aurelio, grazie per la segnalazione che, causa un paio di giorni di leggera febbre, non ho fatto in tempo a pubblicare. Comunque penso che i nostri aficionados dylaniani non se lo siano perso. Spero invece che qualcuno ci invii la sua opinione dopo la visione. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Martedì 13 Febbraio 2024

Chrysler and Bob Dylan Super Bowl Commercial 2014

 

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Joan Baez, vita, canzoni e battaglie                                                                      clicca qui

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Metà del catalogo di Michael Jackson venduto per 600 milioni di dollari           clicca qui

 

 
Sabato 10 Febbraio 2024

Talkin' 12247 - ivanobison

Oggetto: Spettacolo dylaniano a Cinisello Balsamo

Gentilissimi,
da tempo non mi faccio vivo e chiedo scusa. Vi leggo sempre con interesse.
Vorrei segnalarvi questo evento, sperando che trovi spazio sulla vostra bacheca.
Si tratta di uno spettacolo con parole e musica dal vivo che stiamo mettendo in scena fin dal 2016.
Dovunque ha registrato ottimi riscontri di pubblico e buone recensioni.
Invio locandina e due note, semmai risultassero di una qualche utilità.
Vi ringrazio molto e auguro le migliori cose.
Ivano Bison.


"A RUOTA LIBERA-PARLANDO DI BOB DYLAN" - AL PAX

VENERDI' 23 FEBBRAIO - Ingresso Libero
 

Eccoci di nuovo tra voi.
Il solo pensiero di affrontare l’intera l’opera di Bob Dylan, farebbe impallidire anche il più documentato dei professori. Perciò noi abbiamo costituito un approccio divulgativo e niente affatto dottorale. Illustreremo, attraverso i testi del Premio Nobel, parti del suo percorso letterario e artistico. Come sempre Bob Dylan ha voluto, sarà condito con le note delle sue creazioni musicali, che altro non sono che un caleidoscopio dei fondamenti della musica moderna americana. Lo sforzo maggiore pertanto graverà sulle spalle dei nostri musicisti e dei nostri cantanti, nonché sulla bravura degli attori che si misureranno in due monologhi dedicati a Dylan e a Joan Baez.
Questo nostro rientro è dovuto alla tenacia con la quale, Fabrizia Berneschi, ha condotto i contatti con il Sindaco e gli enti comunali preposti. A lei un doveroso ringraziamento, unito a tutta l’Amministrazione Comunale; al personale dell’Assessorato Cultura; agli Amici del Pertini e di Villa Ghirlanda e all'Associazione Culturale Polis.


Carissimo Ivano, è davvero un piacere risentirti dopo tanto tempo, ma vedo che non molli mai l'osso!!!! Bravo, ce ne vorrebbero molti di più di appassionati ed organizzatori dylaniani come te. Purtroppo i tempi cambiano, il mondo è al comando dei "Padroni della Guerra" e noi siamo costretti a subire e ad assistere impotenti a questa strage degli innocenti. I tempi sono cambiati, ma sembrano essere ritornati indietro nel tempo alle malefiche gesta di gente come Erode. Speriamo, almeno per i nostri figli, che un giorno tutto questo smetta!!! Mentre aspettiamo che il mondo cambi rituffiamoci quando ne abbiamo l'occasione nel mondo dylaniano che è completamente diverso. Ti ringrazio per questa tua nuova fatica e se potrò verrò anch'io a godermi il vostro spettacolo. Un caloroso abbraccio, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

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Venerdì 9 Febbraio 2024

Talkin' 12246 - mike.lenzi

Oggetto: Shadow Kingdom

Salve a tutti, la scorsa settimana ho acquistato il cd di Dylan "Shadow kingdom". Ho notato purtroppo che vi è una completa assenza dei credits: nessuna notizia su chi sono i musicisti, quando e dove è stato registrato.. E' segnalato che è un live anzi, colonna sonora del film, ma non si sente un minimo di applauso in sottofondo, inoltre non vi è assolutamente spazio tra le canzoni, anzi spesso gli ultimi secondi di alcune canzoni sono accordature degli strumenti per il brano successivo. qualcuno sa dirmi "il razionale" (eufemismo) di questo disco?
Grazie, Michele Lenzi.

Ciao Michele, ancora ti stupisci delle stranezze dylaniane? Che cos’è l’idea alla base di Shadow Kingdom? Come disse il Sommo Poeta "Ahi quanto a dir qual era è cosa dura", però si può pensare che il film e il successivo disco facciano capire quanto le aspettative dei suoi fans possano interessare a Dylan, cioè meno di zero. Il filmato ha una funzione di supporto a una manciata di canzoni realizzate in un fantomatico Bob Bob Club di Marsiglia, che in realtà era uno studio di posa in Santa Monica, con l’aiuto di musicisti e figuranti. Nel filmato tutti, eccetto Dylan, hanno il volto coperto da una mascherina. E’ tutto una finta perchè in realtà i brani suonati nel film erano stati preregistrati e si vede che in realtà i musicisti stanno fingendo, e forse persimo Dylan canta in playback. Il film, girato nel classico bianco e nero anni 40/50, mostra la scena di un vecchio e fumoso club marsigliese, con il pubblico in abiti in stile e atmosfere ambigue come era nei club di allora.

Cast del film
 Bob Dylan - vocals, guitar, harmonica
Alex Burke, guitar (simulazione con le dita)
Alex Burke, guitar (simulazione con le dita)
Buck Meek, guitar (simulazione con le dita)
Shahzad Ismaily, accordion (simulazione con le dita)
Janie Cowan, upright bass (simulazione con le dita)
Joshua Crumbly, guitar (simulazione con le dita)

Musicisti in studio
Bob Dylan - vocals, guitar, harmonica
Jeff Taylor - accordion
Greg Leisz - guitar, pedal steel guitar, mandolin
Tim Pierce - guitar
T-Bone Burnett - guitar
Ira Ingber - guitar
Don Was - upright bass
John Avila - electric bass
Doug Lacy - accordion
Steve Bartek - additional acoustic guitar[13]Finger synching)
Buck Meek, guitar (Finger synching)
Shahzad Ismaily, accordion (Finger synching)
Janie Cowan, upright bass (Finger synching)
Joshua Crumbly, guitar (Finger synching)[12]

Il prossimo disco, se non sarà una raccolta di vecchie registrazioni, ma una serie di nuove canzoni, sicuramente ci stupirà ancora una volta, ma Dylan è Dylan, take it or leave it!!! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

"Shadow Kingdom", le canzoni di Bob Dylan corrose dal tempo                             clicca qui

 

 
Mercoledì 7 Febbraio 2024

Spring Tour 2024, aggiunte 5 nuove date

01 Aprile 2024 - New Orleans, Louisiana - Saenger Theatre
02 Aprile 2024 - Lafayette, Louisiana - Heymann Performing Arts Center
04 Aprile 2024 - Dallas, Texas - Music Hall at Fair Park
05 Aprile 2024 - Austin, Texas - ACL Live at the Moody Theater
06 Aprile 2024 - Austin, Texas - ACL Live at the Moody Theater

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We are the World – recensione del documentario Netflix                                       clicca qui

 

 
Lunedì 5 Febbraio 2024

Shadows in the Night è il trentaseiesimo album in studio del cantautore statunitense Bob Dylan, pubblicato il 3 Febbraio 2015 dalla Columbia Records. Si tratta di un album di cover composto da 10 canzoni del cosiddetto "standard pop", portate al successo da Frank Sinatra nel periodo compreso fra il 1942 e il 1963.

Da dove cominciare con questo Shadow In The Nigh? Il titolo stesso ci indirizza verso il sapore crepuscolare di questo lavoro minimale, molto personale, troppo semplice per lo stile dylaniano, a volte noioso e tedioso. Però non possiamo negare la verità del messaggio nescosto nel disco, io sono quello che sono ed il mio passato fa parte di me.
Tutti i vecchi artisti hanno i loro segrteti, non c’è nulla di stupido nei loro ricordi, nella loro gioventù, e se hanno voglia di prendersi lo sfizio di cantare le ballate smielate della loro giovinezza perchè no? Le ombre nel buio sono quelle cose impossibili da definire ma che ci sono sempre state, la raccolta delle sensazioni e delle emozioni della vita mai capite a fondo. Sentire la voce quasi nuda e stanca di questo Bob, consumata dal passare del tempo ci sorprende ci stupisce, specie il sentirlo cantare parole e strofe che son lontane mille miglia dal suo modo di esprimersi.
Questo disco non è solo un omaggio a Sinatra (se anche fosse non ci sarebbe nientre di male) ma sembra essere l’esigenza di un uomo giunto nella sua quarta parte del giorno che vuole divertirsi cantando i pezzi che erano degli Hits al momento della sua gioventù. Certamente non è un “Masterpiece” dylaniano, era forse solo un’esigenza personale o la voglia di staccarsi per un momento dalla sua età per tuffarsi un un’altra che non c’è più. Bob ci ha stupito e sorpreso un’altra volta, sarà l’ultima?

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"Shadows in The Night": E' straordinario, è il suono di un vecchio che scava nei suoi ricordi

di Neil McCormick

Dylan canta Sinatra? Non dovrebbe funzionare ma “Shadows In The Night” è abbastanza stupendo, il suono di un vecchio che scava fra i suoi ricordi, amori persi, rimpianti, trionfi e le speranze in dissolvenza in una inquietante caduta in un ambiente con strumentazione elettrica. E’ inquietante, agrodolce, un canto ipnotizzante e commovente che mette in mostra il meglio del canto di Dylan degli ultimi 25 anni.
Il concetto sembra molto scandaloso, che è forse il motivo per cui il management di Dylan si è preoccupato di insistere che questo disco non è un omaggio a Sinatra. Uno era un gigante vocale con un perfetto mix di toni, tecnica ed espressione emotiva, l'altro ha una voce che David Bowie ha descritto come "una palata di sabbia e colla" (e che è stato inteso come un complimento). I due sono artisti si ascoltano per ragioni molto diverse, eppure, come i giovani che soffrivano per una delusione romantica, due loro album hanno aiutato molta gente a superare quelle miserie, "Blood on On The Tracks" di Dylan e "In the Wee Small Hours" di Sinatra. Shadows In The Night è una miscela perfetta di quei classici strazianti, che scava a fondo nella autocommiserazione per rivelare profonde verità di relazione.
Per quanto io ami Dylan, gli album recenti mi hanno reso evidente il fatto che il suo abbaiare e ringhiare significano che Dylan è stato colpito in modo irreparabile nella voce. Ma qui il suo canto è delicato, tenero e preciso. Vi è l'età nelle note, di sicuro, una oscillazione ed un gracchiare quando affronta accordi da angolazioni insolite, e cade via con la dissolvenza del respiro. Eppure in qualche modo questo antico crooner concentra le canzoni, convincendo gli ascoltatori ad affrontare il loro mondo interiore in modo da glissare con grazia quello che potrebbe mascherare.
Si è perfettamente collocato nel campo delle semplici esecuzioni per una band di cinque elementi, sostituendo le solite orchestre nostalgiche con il pianto delle pedal steel guitars, il contrabbasso dolcemente sordo e una marea di fiati in mezzo a teste coi cappelli tirati a lucido. Il suono è così scarso e presente che si possono sentire i piedi tenere il tempo, le dita graffiare le corde, Dylan che respira. “Autumn Leaves” è così dolorosa da stordire, “Stay with me” si trasforma in una preghiera sacra, “That Lucky Old Sun” ha il potere di impatto di un inno gospel folk.
Sappiamo dell’affetto di Dylan per le radici della musica pop del 20° secolo dal suo “Theme Time Radio Hour”, e da quella ciocca di canto stile jazzy che attraversa i suoi ultimi lavori. Dylan ha parlato non di cover di questi brani classici ma di riscoperta, "Tiriamoli fuori dalla tomba e riportiamoli a vedere la luce del giorno". Lui prende ottime canzoni scritte da artisti del calibro di Rodgers e Hammerstein e le indossa come fossero un abito, rivisita “Some Enchanted Evening” con l'intimità malinconica di qualcuno che spalanca gli occhi indietro attraverso le nebbie del tempo.

(Fonte: http://www.telegraph.co.uk/culture/music/bob-dylan/11366536/Bob-Dylan-Shadows-in-The-Night-review-extraordinary.html)

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Bob Dylan Shadows In The Night - di Gabriele Benzing                                           clicca qui

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Shadows In The Night - tutti e testi e le traduzioni                                                 clicca qui

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"We Are the World", Tom Bahler l’arma segreta delle session                               clicca qui

 

 
Sabato 3 Febbraio 2024

Il docufilm musicale che sta spaccando Netfix, primo nella top 10                        clicca qui

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Dylan "50th Anniversary Collection 1973" pubblicata in Europa                            clicca qui

“50th Anniversary Collection 1973”: la nuova raccolta di Bob Dylan                     clicca qui

La storia del disco di Bob Dylan con le registrazioni del 1973                               clicca qui 

 

 
Venerdì 2 Febbraio 2024

Il serpente di Michael Jackson, Dylan che fa il vago, Stevie Wonder in swahili     clicca qui

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La notte che ha cambiato il pop: le rivelazioni più assurde                 clicca qui

 

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