maggiesfarm.eu - sito italiano di bob dylan

SITO ITALIANO DEDICATO A BOB DYLAN

created by Michele "Napoleon in rags" Murino                                                                 managed by Mr. Tambourine

                                                                                               

a

                                                                                                                  

invia le tue e-mail a : spettral@alice.it
il presente sito, amatoriale, non riveste alcun carattere commerciale, ma intende solo onorare l'artista cui è dedicato. I testi delle canzoni e le immagini che appaiono in questo sito sono coperti da copyright © ed appaiono a solo scopo illustrativo e di studio (diritto di citazione), appartenendo ogni titolo di proprietà e di utilizzo ai rispettivi autori ed editori. Gli aventi diritto potranno richiedere la rimozione delle pagine qualora si sentano lesi. Nella nostra personale convinzione che questo sito, come altri simili, non possa che costituire di riflesso un veicolo promozionale. Ove possibile verranno riportate le fonti.
Questa è una fan page non ufficiale e non è affiliata a Bob Dylan


send your e-mail to : spettral@alice.it
this amateur site has no commercial character, but will only honor the artist which is dedicated. The lyrics and images that appear on this site are copyrighted © and are for illustration purposes only and study (right to quote), and belong to each title and use to their respective authors and publishers. Rightholders can request removal of pages if they feel damages or injuried. Is our personal conviction that this site, as similar ones, can only be a reflection of a promotional vehicle. Where possible the sources will be listed.
This is an unofficial fan page and is not affiliated with Bob Dylan

THE  BEATEN  PATH

THE DYLAN'S PAINTINGS AND THE REAL PLACES

a

GLI  SCRITTI  DI  DARIO  "TWIST OF FATE"  GRECO

a

Lunedì 31 Gennaio 2022

30/01/1969, la fine di un’epoca                                                                                      clicca qui

____________________________________________________________________________________________________________________________________

Venditti e De Gregori: le nuove versioni di Generale e Ricordati di Me                      clicca qui

____________________________________________________________________________________________________________________________________

DOVE VA LA MUSICA/ Da Dylan a Springsteen, la vendita dei diritti - di Paolo Vites  clicca qui

 

 
Sabato 29 Gennaio 2022

Talkin' 11947 - lucaciuti

Oggetto: Recensione Triplicate

Ciao io ci provo...mi chiamo Luca e adoro Dylan da quando le sue note riempivano i weekend della mia infanzia grazie a mio padre...ho collaborato fino al 2019 con un magazine online per il quale ho scritto alcune recensioni di Dylan. Una di queste é Triplicate. Non penso di crearvi grane legali perché da quanto mi risulta il vecchio database non é online. Semplicemente mi piace scrivere e vorrei dare un contributo alla vostra interessantissima pagina.
Un saluto.

“I premi sono per le reginette di bellezza”. Così afferma Sepùlveda, per bocca di un indignato Klaus Kucimavic nel celeberrimo “Patagonia Express”. Deve averla pensata così anche Bob Dylan una volta messo al corrente dell’assegnazione al Premio Nobel per la letteratura. Come lo scrittore cileno, anche il menestrello di Duluth ha fatto della libertà artistica e dell’impegno politico dei punti fermi nella propria carriera; Dylan è sempre stato un antidivo, poco avvezzo alle logiche dello star system e del red carpet, sfiorando talvolta atteggiamenti ai limiti dell’arroganza. Vietato stupirsi, semplicemente questo è Dylan, e chi lo conosce non poteva aspettarsi niente di meno. Parlare di lui è semplicemente fantascienza, definire la sua musica un mondo a parte è riduttivo, è “una autentica geografia, un universo semiotico, un’intera cultura concentrata in un unico performer”, come lo ha definìto Alessandro Carrera nel suo “La Voce di Bob Dylan - Una Spiegazione dell’America”. Dylan ha schiuso più di tutti le porte del pop alla tradizione e viceversa, mostrandosi altresì capace di tornare alla semplicità degli accordi e delle emozioni fondamentali.

Per il suo trentottesimo disco in studio Dylan non lascia né raddoppia ma, per la prima volta nella sua carriera, si fa addirittura in tre, caratterizzando sempre di più in senso imprevedibile e inaffidabile il suo peregrinaggio artistico. Lo fa attingendo ancora una volta a quell’autentico universo parallelo rappresentato dalle canzoni tradizionali americane. D’altra parte Dylan non ha mai nascosto il suo amore per la musica degli anni ’50, passione già emersa nell’ultima fase della sua carriera, quella da “Time Out Of Mind” in avanti (parliamo degli ultimi vent’anni…), che ha portato il nostro ad abbracciare uno stile ben definito portato avanti con alcuni dischi fra i migliori della sua carriera. “Triplicate” si compone di ben trenta composizioni dei più grandi songwriters americani, suddivise per tema e rilette da Dylan secondo il suo straordinario talento. Dylan non è nuovo a questo tipo di operazioni, dai tempi del suo debutto numerose sono state le riletture della tradizione americana, per arrivare sino al recentissimo “Fallen Angels” (2016). Trenta canzoni divise in tre dischi distinti, mutuate dal repertorio di autori americani come Charles Strouse e Lee Adams (“Once Upon A Time”), Harold Arlen e Ted Koehler (“Stormy Weather”), Harold Hupfield (“As Time Goes By”) e Cy Coleman e Carolyn Leigh (“The Best Is Yet To Come”). Delicati ritmi shuffle, tappeti di hammond e fiati che disegnano splendidi notturni, fraseggi di chitarre anni ’50 e di settime diminuite, con “Triplicate” Dylan pesca nel lato più nobile e colto della musica yankee, quello delle Big Bands, delle colonne sonore anni ’50 e del soul. Dylan continua a rappresentare con ineguagliata maestria i sogni e le paure dell’America profonda e recondita, senza tronfi patriottisimi. Brani a cavallo fra il soul e il blues, ideali per serate passate in qualche fumoso club in compagnia di una splendida donna, in cui la voce di Dylan assume per l’ennesima volta in carriera dei tratti inediti a metà fra il crooner e il singer d’autore.

Diciamolo chiaro, “Triplicate” non è certo uno di quei dischi che si ascoltano con disinvoltura, la vastità e la compattezza dell’opera metteranno a dura prova anche il pubblico più old school oriented. Diciamo che se subite il fascino di un certo tipo di sonorità retrò, quelle dei vostri nonni per esempio, l’ascolto di “Triplicate” potrebbe essere l’equivalente di un viaggio straordinario. Per gli altri, potrebbe essere un modo curioso per confrontarsi con un arzillo vecchietto di settantasei anni continua, in qualche modo, a fare la storia e a raccontarla.

 

Grazie Luca per la tua recensione! Certamente Bob ha un modo tutto suo di fare le cose che più gli piacciono, e Triplicate e Fallen Angels, pur con tutto il loro valore sonoro e documentaristico di un mondo che è stata la gioventù di Dylan, quando, nelle serate di Hibbing, molto probabilmente la musica trasmessa dalle radio era proprio quella perchè Elvis e tutta la rivoluzione al suo seguito era ancora di là da venire. Dylan ha voluto cantare quelle canzoni che, da piccolo, sono state la sua colonna sonora serale e testimoniare così che la musica americana spazia nei più disparati campi sonori, e non per questo la musica "datata od old style" che dir si voglia sia una cosa da dimenticare. Certo non era quello che i fans si aspettavano da lui, ma questo a lui non interessava, per lui contano le sue idee e non quelle degli altri, e, ad onor del vero, dobbiamo dire che non ha mai fallito. Grazie per il tuo scritto e spero che ce ne mandi altri, se ti piace scrivere queste pagine sono proprio quello che fa per te. Alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

_________________________________________________________________________________________________________________________________

Talkin' 11946 - aurtag62

Ciao, ti invio questo articolo pubblicato oggi da la Repubblica.
Contiene imprecisioni e banalità, ma può interessare.
Grazie per quello che fai. Aurelio.

Caro Aurelio, ti ringrazio e mi scuso per non aver pubblicato prima la tua mail, ma ho dovuto pubblicare l'articolo in questione "L'addio di Bob Dylan alle utopie" di Anna Lombardi con il link diretto il giorno 27, in quanto la riproduzione era protetta da un copyright. Comunque hai ragione, l'articolo è proprio stiracchiato e per noi dylaniani sembra essere robetta scontata e banale. Ma, ad onor del vero, diciamo grazie a chi ha scritto il pezzo che, nell' intento era positivo, poi, quando qualcuno parla di Dylan è sempre una cosa piacevole, anche se a volte gli scritti sono superficiali e mancano di quella profondità di analisi che per noi è "il cibo quotidiano". Penso che Dylan è un nome che fa sempre notizia e che molte volte chi scrive non è un fan sfegatato e quindi sia costretto a fare dei riassunti di quello che ha letto, certo che se invece di Himming avesse scritto almeno il nome giusto Hibbing sarebbe stato per lo meno non criticabile. Probabilmente è solo una svista, anch'io ne ho fatte tante in questi tanti anni che gerstisco il sito, ma nessuno è perfetto, nemmeno Bob, in fondo ne ha fatta qualcuna delle sue anche lui, pur essendo una mente geniale e potremmo dire unica. Tutto sommato, come diceva Aristotele, il maestro di color che sanno, “Le persone perfette non combattono, non mentono, non commettono errori e non esistono”. Alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Venerdì 28 Gennaio 2022

Rough and Rowdy Ways: un Dylan ruvido nell’era dei Millenials



E’ un Dylan diverso quello che torna a calcare le scene. Fermamente convinto del fatto che ogni sette anni il nostro corpo possa mutare, l’Autore si presenta con un pugno di canzoni durante l’ora più buia. Ad attenderlo, manco a farlo apposta sono davvero Rough and Rowdy Times. Già il tempo, i tempi: chi meglio di un artista con una carriera alle spalle lunga mezzo secolo, potrebbe giocare con il tempo, con lo spazio? Bob Dylan aveva scritto queste canzoni presumibilmente prima dell’emergenza da Covid-19, specialmente prima che l’America tornasse a bruciare. Ed è strano non abbia citato, in un disco dove c’è tanto cinema l’Orson Welles che parlando dell’antica Roma elogiava le qualità dell’orchestra di Nerone, che suonava magnificamente, mentre il mondo intorno bruciava. Non sappiamo se Dylan sia un appassionato di Paolo Sorrentino e della sua Grande Bellezza, ma ricordiamo di certo la sua passione per Fellini e per Claudia Cardinale. Canzoni che inneggiano alla satira, come i classici greci prima, latini poi. La gente diceva che era una spugna; lui si definiva uno spedizioniere musicale per il quale i diritti di proprietà erano provvisori, scriveva Daniel Mark Epstein in "The Ballad of Bob Dylan".

Rough and Rowdy Ways ha un titolo che fa il verso, strizzando l’occhio a uno dei suoi dischi meno apprezzati dalla critica: Street-Legal. Altro contesto, altra epoca. Street-Legal usciva in piena esplosione punk e new wave; giustamente non venne capito, né apprezzato, se non a distanza di tempo. Era un lavoro enigmatico e oscuro, proprio come questo Rough and Rowdy Ways: comune denominatore è l’energia, in quel caso legata alla crisi matrimoniale, stavolta invece più spirituale, trascendentale. Per certi versi questo disco segna un ritorno, a distanza di otto anni dall’ultimo lavoro autografo: Tempest del 2012. Nella sua lunga e sterminata produzione in studio, lo spedizioniere musicale Bob Dylan non si era mai fermato così a lungo. L’ultima lunga pausa, come autore di canzoni, era stata proprio negli anni novanta, quando dopo Oh, Mercy e il meno importante Under the Red Sky, era tornato a incidere brani tradizionali e cover. Ci fu poi il ritorno con Time Out of Mind, lavoro che di fatto riaccese la miccia della creatività, da cui arrivarono in successione quattro nuovi lavori, tutti di livello medio-alto. Quasi dei capolavori, sicuramente dei classici contemporanei. Alla sua maniera. Ed era tanto che non scriveva e non raccontava storie con un taglio così evocativo, ispirato: dichiaratamente cinematografico. Difficile e dispendioso citare tutti i rimandi e annotare tutti i nomi contenuti in questo pregevole ritorno discografico. Di certo balza agli occhi un richiamo all’horror, al gotico nordamericano. Poe e Lovecraft, ma per restare nell’ambito dell’immaginario pop, Dylan parla il linguaggio della Hollywood classica, tirando in ballo Al Pacino e Marlon Brando, Indiana Jones e Nightmare, Boris Karloff e American Graffiti, Marilyn Monroe, Elvis Presley e Frank Sinatra, Woody Allen, Buster Keaton e Bob Fosse, riportando tutto a casa, compreso il mito, includendo i poeti e gli eroi, includendo la propria esperienza e questo scomodo fardello.

Shakespeare, he’s in the alley, ma è una tragedia ancora una volta filtrata attraverso uno schermo cinematografico, come nella pellicola del 1953 di Joseph L. Mankiewicz, con Marlon Brando e James Mason. L’atmosfera ricorda anche una vecchia pellicola di Vincent Price, mentre aleggia il fantasma di Robert Mitchum in The Night of the Hunter. Spirit on the water! Spettri, trascendenza e oscurità. Il baratro, così come la fine, è prossimo. Conduce però non in un luogo allegorico, ma semplicemente al Black Horse Tavern di Armageddon Street.

 

 

 

 

 

Oggi più che mai è davvero facile riavvolgere il nastro e far partire un brano a caso, una volta ho visto un film che parlava di un uomo che attraversava il deserto ed era interpretato da Gregory Peck. Veniva ucciso da un ragazzo assetato di gloria che cercava di farsi un nome. Tutto ciò avviene prima di giungere dalle parti di Key West, girando la manopola di una vecchia radio valvolare analogica. Ironia della sorta, Dylan citando stazioni radio pirata lontane nel tempo e nella memoria ci riporta alle suggestioni di In the Days Before Rock ‘N’ Roll, brano di Van Morrison dove comparivano proprio le frequenze di Luxembourg e Budapest. E’ come se ci fosse la piena volontà di trascinare sulle spalle o solo nella memoria, tutto ciò che è stato, capace di viaggiare leggero, come una piccola valigia, portando dietro tutte le cose importanti e anche quelle futili. C’è l’idea di America e di Occidente, c’è la voce di una Nazione, oppure no. C’è un riferimento alla Terra di Oz, ma anche ai presidenti degli Stati Uniti che Dylan ha conosciuto e attraversato, forse con indifferenza, più probabile con piena coscienza. Non è certo casuale il riferimento a Ginsberg, Corso e Kerouac, le maggiori voci della Beat Generation. Senso di appartenenza? Probabilmente. In un disco che fa della citazione la sua arma prediletta, è necessario menzionare almeno Billy “The Kid” Emerson e Jimmy Reed, così come Louis Armstrong e Bud Powell. Non può mancare un riferimento alla Sacra Bibbia, immancabile totem dylaniano. Sceglietelo da voi però il salmo che preferite. Solo un suggerimento: visti i tempi evitate il Libro della Rivelazione. I opened my heart to the world and the world came in.

Rough and Rowdy Ways: focus on the tracks

My Own Version of You è una delle tre gemme prezioso di questo disco. Il passo è sinuoso ed elegante: una nuova, audace, Ain’t Talkin'. Più aggraziata, meno sentenziosa e definitiva. Quasi a dare lo start al disco, dopo una falsa partenza e un blues-stomp ingannevole e fuorviante. Il testo è esemplare, un affresco che trasuda un gusto per il gotico. Un vero e proprio racconto in prima persona, davvero simile a quelli a cui ci aveva abituato negli anni sessanta e settanta. Un ennesimo ritorno con impeccabile e implacabile sagacia. Un Bob Dylan sardonico e mefistofelico, a metà tra Poe, Lovecraft e Mary Shelley. Un nuovo classico?

Black Rider è un altro brano capolavoro, sia da un punto di vista stilistico che formale. A metà tra un racconto di Italo Calvino e il Cavaliere Nero di Proietti. Ricorda per certe atmosfere e intarsi di chitarra il Leonard Cohen andaluso e il Tom Waits più teatrale e oscuro.

Key West (Philosopher Pirate) è un pezzo dedicato alla città della Florida dove il regista Joe Dante aveva ambientato uno dei suoi film più ispirati, Matinée, pellicola del 1993, che si svolgeva durante la crisi dei missili di Cuba dell’ottobre 1962. Dylan descrive questo posto come una specie di paradiso in terra attraverso un ispirato e poetico flusso di coscienza dove trovano spazio anche i poeti beat Ginsberg, Corso e Kerouac. La melodia fa pensare subito a The Band e alla fisarmonica di Garth Hudson, ma anche al Tom Waits di Cold Cold Ground. “Key West è il posto migliore dove trovarsi se si cerca l’immortalità, Key West è il paradiso divino. Se hai perso il senno, lo ritroverai là. Key West è sulla linea dell’orizzonte”. Un pezzo che da solo vale il disco, se non fosse che stiamo parlando di uno degli album più ispirati di Bob Dylan degli ultimi 30 anni.

Dario Greco, blogger

 

 

 
Giovedì 27 Gennaio 2022

Talkin' 11945 - benedettolandi

Oggetto: Serie TV "Monterossi" - Colonna sonora con alcune canzoni di Bob Dylan.

Mi piace seguire le serie tv, in particolare quelle di fantascenza e i gialli polizieschi. In questi giorni è uscita la serie tv Monterossi e visto che si trattava di un giallo ho deciso di iniziare a guardarla. La serie è tratta dai romanzi di Alessandro Robecchi,

"Questa non è una canzone d'amore", e "Di rabbia e di vento", è girata a Milano ai giorni nostri. La prima puntata inizia con il sottofondo di Knocking on Heaven's door, e già questo mi ha sorpreso, ed ho così iniziato a seguire tutta la serie. Nel frattempo leggendo del personaggio Carlo Monterossi, interpretato da Fabrizio Bentivoglio, il quale nella serie è un autore televisivo, vedo che è un grande appassionato di Bob Dylan, infatti nel suo appartamento accanto al suo stereo ha molti vinili di Dylan e anche un quadro con la foto di Bob sulla copertina di "Infidels". E' proprio li che va a finire il proiettile con cui un uomo incappucciato tenta di ucciderlo, e in seguito a quel tentativo di omicidio, fortunatamente per lui andato a vuoto, cerca di capire il motivo dell'attentato indagando per conto proprio in parallelo alla Polizia.Tanto che diventa amico del Sovrintendente Tarcisio Ghezzi. Negli episodi si sente in sottofondo un'armonica che riempie le scene e che ricorda il suono dell'armonica del primo Dylan. Altre canzoni negli episodi sono "Girl from the north country", "Don't think twice,it's all right", "Nettie More", "Hurricane" e "Like a rolling stone".
Molto bella una delle scene finali dove Monterossi e il Sovrintendente si ritrovano sulla tomba di una ragazza sfortunata che avevano conosciuto durante le indagini e citano Like a rolling stone: "Monterossi:Quando non hai niente, non hai niente da perdere, sei invisibile adesso", ed il Sovrintendente aggiunge: "Non hai segreti da nascondre".
In coclusione complimenti allo scrittore Alessandro Robecchi e a Monterossi/Bentivoglio un Dylaniato vero.
Un saluto, Benedetto.

Grazie Benedetto, sapevo che molti di voi hanno seguito gli episodi di "Monterossi" e che nelle puntate c'erano alcune canzoni di Bob! Certamente meglio Bob che altri, con tutto il rispetto per gli altri artisti, ma sai, noi dylaniati abbiamo una debolezza per Bob!!! Grazie del tuo piacevole commento, alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

_________________________________________________________________________________________________________________________________

Talkin' 11944 - fyguns

Oggetto: Travelin' Thru - Bootleg Series Vol. 15

Ciao Tambourine,
nel mio percorso di completamento della discografia dylaniana ho da poco aggiunto alla mia collezione More Blood, More Tracks - vol. 14 delle Bootleg Series, il bellissimo Springtime in New York (vol. 16) mentre a breve mi arriverà Travelin' Thru (vol. 15) che ho notato è pubblicizzato nella home page di bobdylan.com, mentre non si trova nella sezione Albums del sito...
Hai delucidazioni in proposito?
Saluti, Simone.

Caro Simone, più di una volta ho espresso grossi dubbi sulla gestione del sito di Bob. Certamente è un sito vasto e richiede moltissima attenzione per non commettere errori. Comunque perchè il Vol.14 delle Bootleg Series non figura nella pagina che elenca tutti gli albums di Bob è un grosso mistero per noi, probabilmente ci sarà una ragione, ma non non la sappiamo, l'unica cosa che possiamo dire è  quello che diceva sempre  Maurizio Ferrini nella mitica trasmissione "Quelli della notte" di Renzo Arbore nella quale interpretava il ruolo di un rappresentante di pedalò della fantomatica ditta la "Cesenautica", lanciando il popolarissimo tormentone "Non capisco, ma mi adeguo"..! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

_________________________________________________________________________________________________________________________________

L'addio di Bob Dylan alle utopie                                                                              clicca qui

 

 
Mercoledì 26 Gennaio 2022

Dylan on the road again, ecco le date del tour:

3 Marzo 2022 - Phoenix, Arizona - Arizona Federal Theatre

4 Marzo 2022 - Tucson, Arizona - Tucson Music Hall

6 Marzo 2022 - Albuquerque, New Mexico - Kiva Auditorium

8 Marzo 2022 - Lubbock, Texas - Buddy Holly Hall of Performing Arts & Sciences

10 Marzo 2022 - Irving, Texas - Toyota Music Factory

11 Marzo 2022 - Sugar Land, Texas - Smart Financial Centre

13 Marzo 2022 - San Antonio, Texas - Majestic Theatre

14 Marzo 2022 - San Antonio, Texas - Majestic Theatre

16 Marzo 2022 - Austin, Texas - Bass Hall

18 Marzo 2022 - Shreveport, Louisiana - Municipal Auditorium

19 Marzo 2022 - New Orleans, Louisiana - Saenger Theatre

21 Marzo 2022 - Montgomery, Alabama - Montgomery PAC

23 Marzo 2022 - Nashville, Tennessee - Ryman Auditorium

24 Marzo 2022 - Atlanta, Georgia - Fox Theatre

26 Marzo 2022 - Savannah, Georgia - Johnny Mercer Theatre

27 Marzo 2022 - North Charleston, South Carolina - North Charleston PAC

29 Marzo 2022 - Columbia, South Carolina - Township Auditorium

30 Marzo 2022 - Charlotte, North Carolina - Ovens Auditorium

1 Aprile 2022 - Greensboro, North Carolina - Steven Tanger Center

2 Aprile 2022 - Asheville, North Carolina - Thomas Wolfe Auditorium

4 Aprile 2022 - Chattanooga, Tennessee - Tivoli Theatre

5 Aprile 2022 - Birmingham, Alabama - BJCC Concert Hall

7 Aprile 2022 - Mobile, Alabama - Saenger Theatre

9 Aprile 2022 - Memphis, Tennessee - Orpheum Theatre

11 Aprile 2022 - Little Rock, Arkansas - Robinson Center

13 Aprile 2022 - Tulsa, Oklahoma - Tulsa Theater

14 Aprile 2022 - Oklahoma City, Oklahoma - Civic Center Music Hall

_________________________________________________________________________________________________________________________________

Bob Dylan and Clydie King: Let's Begin - (Words & music by Jimmy Layne Webb)

“She was my ultimate singing partner, no one ever came close. We were two soul mates..” - Bob Dylan, 2019.

 

_________________________________________________________________________________________________________________________________

Talkin' 11943 - catestef

Bob Dylan ha venduto a Sony l'intero catalogo - clicca qui

Riguardo la vendita di tutto il materiale di dylan registrato alla sony, se ho ben capito la sony stessa a questo punto può far uscire, volendo, tutte le registrazione del net senza vincolo dell autore o il suo benestare, in piena autonomia e libertà.

Credo anch'io che sia così. Grazie per la segnalazione, la notizia è stata data ieri sera al telegiornale, pare che la cifra sia 200 milioni di dollari!!! Alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Martedì 25 Gennaio 2022

Talkin' 11942 - alunni.f

Ciao Mr. Tambourine,
non so se la cosa può interessare, ma ho tradotto due delle mie canzoni preferite di Dylan, Tangled up in blue e Simple twist of fate, da Blood on the tracks. Ad ogni modo te le mando in calce alla mail.
Un caloroso saluto e grazie mille per tenere il sito sempre vivo e aggiornato. Francesco Alunni

Nel groviglio dell'amarezza

Una mattina presto che il sole splendeva
ero sdraiato a letto,
a domandarmi se lei fosse così cambiata,
se i capelli li portasse ancora rossi.
I suoi l’avevano detto che la nostra vita assieme
sarebbe stata di sicuro dura.
A loro non era mai piaciuto il vestito fatto in casa della sposina,
il conto in banca del maritino non era poi abbastanza grande.
E io me ne stavo sul ciglio della strada,
la pioggia che mi cadeva nelle scarpe,
intanto che mi dirigevo verso la costa est.
Dio sa cosa avevo pagato per venirne fuori,
nel groviglio dell'amarezza.

Era sposata la prima volta che ci incontrammo,
in procinto di divorziare.
L’aiutai a uscir fuori da una brutta situazione, credo,
ma usai un pò troppo le maniere forti.
Guidammo quella macchina tanto lontano quanto potemmo,
l’abbandonammo a ovest,
ci separammo una sera scura e triste
entrambi d’accordo che fosse la cosa migliore.
Lei si voltò per guardarmi
mentre io camminavo via,
la sentii dire alle mie spalle:
“Ci rivedremo di nuovo un giorno, lungo il viale”,
nel groviglio dell'amarezza.

Avevo un lavoro nelle grandi foreste del nord,
facendo il cuoco per un breve periodo,
ma non è che mi piacesse così tanto
e un giorno l’ascia semplicemente cadde.
Così andai alla deriva fino a New Orleans
dove ebbi la fortuna di trovare un impiego,
lavorando per un po’ su un peschereccio, subito fuori Delacroix.
Ma tutto il tempo ero solo,
il passato mi stava alle calcagna,
di donne ne vidi molte
ma lei non mi uscì mai di testa e così ero sempre più
nel groviglio dell'amarezza.

Lei lavorava in un bar con le cameriere in topless
e io mi ci fermai per una birra.
Continuavo a fissare il suo profilo
così chiaro sotto la luce del riflettore.
E più tardi quando la folla scemava,
e io stavo per fare la stessa cosa,
eccola dietro la mia sedia,
mi disse: “Non conosco il tuo nome?”.
Io borbottai qualcosa a mezza voce,
lei studiò le rughe del mio viso.
Devo ammettere che mi sentii un po’ a disagio
quando si chinò a legarmi i lacci delle scarpe,
nel groviglio dell'amarezza.

Lei accese un fornello della stufa e mi offrì un tiro.
“Pensavo che non mi avresti mai detto ciao” mi disse, “Sembri un tipo taciturno”.
Poi aprì un libro di poesie e me lo porse,
scritto da un poeta italiano del tredicesimo secolo.
E ognuna di quelle parole risuonava vera
e fiammeggiava come un carbone ardente,
traboccando da ogni pagina
come se fosse stata scritta nella mia anima da me per te,
nel groviglio dell'amarezza.

Vivevo con loro a Montague Street
in un seminterrato sotto le scale.
C’era musica nei caffè la sera
e in giro aria di rivoluzione.
Poi lui cominciò a trattare schiavi
e qualcosa dentro di lui morì.
Lei dovette vendere tutto ciò che possedeva
e dentro di lei si fece il gelo.
E quando alla fine la situazione precipitò
io mi ritirai in me stesso.
L’unica cosa che sapessi fare
era tirare avanti come un uccello che volava
nel groviglio dell'amarezza.

Così adesso torno di nuovo indietro,
devo trovarla in qualche modo.
Tutte le persone che conoscevamo
non sono che un’illusione per me ora.
Alcuni sono matematici,
altre mogli di falegnami.
Non so come tutto sia cominciato,
non so cosa facciano delle loro vite.
Ma io, io sono ancora per strada
diretto a un altro locale.
Abbiamo sempre avuto lo stesso modo di sentire,
solo che la vedevamo da un diverso punto di vista,
nel groviglio dell'amarezza.

---------------------------------------------------------

Semplice piega del destino

Sedettero insieme nel parco
mentre il cielo della sera scuriva.
Lei lo guardò e lui sentì una scintilla pizzicarlo fin nelle ossa:
fu allora che si sentì solo e desiderò d’aver tirato dritto
e si mise in guardia da una semplice piega del destino.

Passeggiarono lungo il vecchio canale,
un po’ confusi, lo ricordo bene,
e si fermarono in uno strano albergo con un neon che brillava sgargiante.
Lui sentì il calore della notte colpirlo come un treno merci
che viaggiava insieme a una semplice piega del destino.

Un sassofono suonava in qualche posto lontano,
mentre lei passava accanto al porticato,
intanto che la luce irrompeva per una logora tapparella dove lui si stava svegliando.
Lei lasciò cadere una moneta nella tazza di un cieco al portone
e si dimenticò di una semplice piega del destino.

Lui si svegliò, la stanza spoglia,
non la vide da nessuna parte;
si disse che non gli importava, spinse la finestra che si spalancò.
Sentì un vuoto dentro col quale non sapeva proprio relazionarsi,
determinato da una semplice piega del destino.

Lui ascolta il ticchettare degli orologi
e cammina con un pappagallo parlante.
Le fa la posta presso i moli del porto dove giungono tutti i velieri.
Forse lei se lo sceglierà di nuovo, quanto a lungo dovrà lui aspettare?
Ancora una volta per una semplice piega del destino.

La gente mi dice che è un peccato
il troppo sapere e sentire nell’intimo.
Ancora credo che fosse lei la mia gemella, ma ho perduto l'anello.
Lei è nata in primavera, ma io sono nato troppo tardi:
tutta colpa di una semplice piega del destino.

Caro Francesco, ho letto con piacere le tue traduzioni e, naturalmente, ho fatto il confronto con le traduzioni pubblicate nel sito. Al di là di qualche piccola differenza nella traduzione di qualche parola, ho constatato che non hai assolutamente cambiato il senso del testo. Che dire, complimentissimi e grazie, alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

_________________________________________________________________________________________________________________________________

30 Le migliori recensioni di Bob Dylan Triplicate testato                clicca qui

 

 
Sabato 22 Gennaio 2022

Talkin' 11941 - dinve56

Oggetto: Romance in Durango

Salve Mister Tambourine,
prima di tutto grazie per aver corretto la mia talkin' 11938 del 14 gennaio, anzi meglio, per averla completata inserendo un'informazione importante. La simpatica parodia di Stefano (talkin' 11940) di "Romance in Durango", mi ha indotto a riascoltare la canzone di Bob Dylan e Jacques Levy. Settima traccia dell'album "Desire", "Romance in Durango" è una canzone dal ritmo rapido e coinvolgente, ben lontana dalle usuali sonorità dylaniane, tendenti - quando non è rock - al tono elegiaco (scusate l'utilizzo di termini letterari, ma non saprei definire altrimenti certo sound del Nostro). Racconta l'avventura dell' io poetico con Magdalena. Stanno fuggendo verso Durango, citta reale, capitale dello Stato Federale di Durango, nel Messico. L' io Poetico chiede a Magdalena, e, insieme, al lettore, se sia stato lui a colpire con la sua arma un certo Ramon, in una cantina, in un luogo non meglio precisato. Dramma della gelosia? Sembrerebbe di sì. La "collisione" tra cultura anglosassone e cultura ispanica è evidente. Nelle strofe 3,6,10,13, l' io poetico utilizza lo spagnolo. Dice infatti il testo:" no llores mi querida/ Dios nos vigila...Agarrame, mi vida...". L' io poetico promette a Magdalena che, giunti a Durango, balleranno il fandango. Il fandango è un'antica danza ispanica. L'immagine più letterariamente poetica del testo è nella quarta strofa, dove Dylan poeta dice "oltre le rovine atzeche ed i fantasmi della nostra gente/ zoccoli come nacchere sulla pietra/ di notte sogno le campane del villaggio/ poi vedo il viso insanguinato di Ramon". Dylan, con Levy, crea questa metafora bellissima, secondo me, tra le nacchere, usate nel fandango, e lo scalpiccio degli zoccoli del cavallo sulla pietra. Il cawboy che fugge a cavallo con Magdalena e gli zoccoli del suo cavallo sulla pietra come nacchere, è una similitudine che evoca, in un unico verso, un'immagine ed un suono. La conclusione della canzone è ambigua. Il protagonista (l'ho chiamato io poetico... sono la stessa cosa, fondamentalmente) crede di essere stato colpito e dice all'amata Magdalena :" Svelta Magdalena, prendi il mio fucile/guarda sulle colline quel lampo di luce/mira bene piccola mia/potremmo non uscirne vivi stanotte". Non ho mai sentito il fandango, ma sarei curiosa di sapere se il ritmo di questa bellissima canzone - bella la musica e bello il testo - sia in qualche modo simile al ritmo ed alla musicalità della danza spagnola. Saluti. Lunga vita. Carla.

Cara Carla, condivido la tua disamina di Romance in Durango e mi piace l'accostamento che hai fatto tra le nacchere e gli zoccoli del cavallo che sembrerebbero dettare e dare un ritmo continuativo e gioioso al pezzo dylaniano. Il fandango è uno stile musicale spagnolo; il termine contraddistingue anche la danza omonima in ritmo ternario (3/4 o 6/8), che si balla in coppia ed è accompagnata con nacchere e chitarra e, talora, cantata. Considerata la caratteristica della danza, l'espressione "Fandango" è stata utilizzata come sinonimo di trambusto (ajetreo), tumulto o anche come esibizione di maestria. Essendo una miscela eclettica di danze popolari e flamenco, il Fandango ha radici profonde nella cultura che risale al periodo barocco e alla corte reale di Madrid, in Spagna. Le origini della danza Fandango e la creazione della musica Fandango sono talvolta intese come risalenti alla prima cultura romana e greca, e talvolta sono associate come espressione erotica della danza che era particolarmente popolare a Roma. Tuttavia, i puristi affermano che le vere origini della musica Fandango e il Fandango come unica mossa di danza iniziano in realtà con la presenza di compositori italiani nella corte reale spagnola durante il periodo barocco. In effetti, a Luigi Boccherini viene spesso attribuito lo sviluppo del primo lento Fandango a Madrid. Queste miscele di danza spagnola con sensibilità europea hanno creato una danza e un accompagnamento musicale che sarebbero iniziati come una melodia lenta e delicata, per poi aumentare di tempo man mano che la musica e la danza avanzavano. La costruzione lenta che porta alla conclusione è stata inizialmente creata per la danza solista, ma in pochissimo tempo ha coinvolto le coppie ballando e ha creato variazioni sulla premessa originale. Prima della fine del secolo, il Fandango era saldamente inserito come una danza spagnola essenziale. La produzione di musica e danza di Fandango è caratterizzata da un modello ¾ che inizia con un minore e poi passa a un maggiore. Le nacchere sono state incluse nella musica all’inizio e rimangono ancora una parte importante del Fandango. Nella pratica, il Fandango ha un aspetto non dissimile dalla tip tap, con un rapido movimento del piede di passi intenzionali che portano naturalmente ai passi successivi. Un individuo può eseguire la danza Fandango, ma la danza può essere eseguita da una coppia.
Il Fandango è stata un’attrazione popolare anche negli Stati Uniti per molti anni, in particolare nella parte sud-occidentale del paese. Utilizzato spesso in spettacoli teatrali e parte delle istruzioni di danza di base in molti studi di danza, il Fandango è considerato un elemento essenziale quando si tratta di imparare mosse di danza da utilizzare nella società educata. Dylan , fanatico com'è di tutti i tipi di musica, conosceva certamente questa danza importata dalla Spagna, quindi non c'è da stupirsi se ha inserito il ballo come conclusione della fuga dei due protagonisti della canzone, fuga che avviene verso la città di Durango, ufficialmente Victoria de Durango, che è la città più popolosa nonché capitale dello stato federale di Durango, in Messico. Durango è uno Stato del Messico situato nella parte centro-settentrionale del paese. Confina a nord-ovest con lo Stato del Chihuahua, a nord-est con lo Stato del Coahuila, a sud-est con lo Stato Zacatecas, a sud con lo Stato Nayarit e a est con lo Stato di Sinaloa.
La capitale è Victoria de Durango (chiamata abitualmente Durango), il cui nome origina da quello del primo presidente messicano, Guadalupe Victoria, che era originario dello Stato.

Romance in Durango è la settima traccia dell'album "Desire". Il primo verso della canzone sembra essere stato ispirato da una cartolina inviata a Jaques Levy dal commediografo Jack Gelber raffigurante dei peperoncini. Da questo verso si svilupperà poi tutta la canzone che ha come protagonisti due fidanzati che fuggono verso Durango dopo che lui ha ucciso una persona chiamata Ramon in un'osteria.
La canzone è stata tradotta in italiano da Massimo Bubola e Fabrizio De André, ed inserita nell'album "Rimini"; i due traducono il ritornello della canzone (che nell'originale è una lingua inventata anglo-ispanica) in una sorta di dialetto meridionale (simile all'abruzzese), lasciando inalterata la struttura narrativa del testo.
Una cover di questa canzone, nella versione tradotta da Bubola e De André, è stata incisa dal cantautore lombardo Andrea Parodi insieme al cantautore fiorentino Massimiliano Larocca con un arrangiamento Tex-mex, ed inclusa nell'antologia-tributo a Fabrizio De André Duemila papaveri rossi.

Ecco la traduzione del testo in modo che tutti possano capire la liricità del testo anche se la canzone parla di una fuga dopo un omicidio.

Avventura a Durango
(Dylan/Levi)

Peperoncini rossi nel sole cocente
Polvere sulla faccia e sul mantello
Io e Maddalena in fuga
Credo che stavolta riusciremo a fuggire

Ho venduto la chitarra al figlio del fornaio
per qualche briciola e un posto dove nasconderci
ma potrò sempre comprarne un'altra
e suonerò per Maddalena mentre cavalchiamo

Non piangere, mia cara
Dio ci proteggerà
Presto i cavalli ci porteranno a Durango
Stringimi, vita mia
Presto il deserto finirà
Presto danzeremo il fandango

Oltre le rovini dei tempi aztechi
e i fantasmi della nostra gente
Il suono degli zoccoli come nacchere sulla pietra
di notte sogno le campane del villaggio
e la faccia insanguinata di Ramon

Sono stato io a sparargli in cantina
Era la mia mano a tenere la pistola?
Andiamo, scappiamo, Maddalena
I cani abbaiano quel che è fatto è fatto

Non piangere, mia cara
Dio ci proteggerà
Presto i cavalli ci porteranno a Durango
Stringimi, vita mia
Presto il deserto finirà
Presto danzeremo il fandango

Alla corrida sedieremo all'ombra
e guarderemo il torero ergersi solo
Berremo tequila dove sedevano i nostri nonni
Quando combattevano con Villa a Torreón

Il prete dirà le sue vecchie preghiere
nella chiesetta da questa parte del villaggio
porterò i miei stivali nuovi e un orecchino d'oro
e tu splenderai come i diamanti del tuo abito nuziale

La strada è lungo ma la fine è vicina
La fiesta è già cominciata
Il volto di Dio apparirà
coi suoi sibilanti occhi verdi di ossidiana

Non piangere, mia cara
Dio ci proteggerà
Presto i cavalli ci porteranno a Durango
Stringimi, vita mia
Presto il deserto finirà
Presto danzeremo il fandango

E' un tuono quello che ho sentito?
La mia testa vibra, sento un dolore intenso
Siedimi vicino, non dire nulla
Oh, sono riusciti a uccidermi?

Svelta, Maddalena, prendi il mio fucile
Guarda sulle colline, quel colpo di luce
Mira bene, piccola mia
potremmo non riuscire a superare la notte

Non piangere, mia cara
Dio ci proteggerà
Presto i cavalli ci porteranno a Durango
Stringimi, vita mia
Presto il deserto finirà
Presto danzeremo il fandango

Se ti interessa anche vedere come si balla il Fandango clicca sullink sotto:

https://www.youtube.com/watch?v=eEjGgt8nrCo

Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

_________________________________________________________________________________________________________________________________

Simpson, quella volta che Dylan rifiutò una parte nello show                                clicca qui

_________________________________________________________________________________________________________________________________

È morto Meat Loaf, icona del rock                                                                            clicca qui

 

 
Giovedì 20 Gennaio 2022

“Girl From The North Country” chiude a Broadway                                                clicca qui

_________________________________________________________________________________________________________________________________

Talkin' 11940 - catestef

Giocando con Dylan...

Romance in Durango (Dolor in Durango)
(testo di Stefano Catena)

Patatine fritte Sotto il sole cocente
ketchup e senape sul mantello
Io e la mia senora ce ne andremo
Arriveremo a Durango sotto un cielo stellato.
Non piangere amica mia
Se il Big burger ti dole nella panza
Un medico presto troveremo lungo la strada.
Non piangere bella mia la medicina ti darà
Ed il mal di panza in un baleno sparirà
E balleremo il fandango.
Ho venduto la pistola
per il digestivo mi hai vomitato sul vestito.
Piangevi sotto la luna e il cuscino tra i dolori
vedevi il Ramon in lontananza
mi hai detto corri presto
che me la sto facendo sotto.
Tieni duro bella mia l'arrivo non è lontano
un gabinetto alla stazione troveremo.

Grazie Stef, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Martedì 18 Gennaio 2022

Bob Dylan, donne e femminismo: una relazione complicata                                   clicca qui

_________________________________________________________________________________________________________________________________

Gli 80 anni di Bob Dylan, l'uomo-mondo senza tempo                                            clicca qui

 

 
Lunedì 17 Gennaio 2022

Talkin' 11939 - renzoalessi

Carissimo, ho visto l'interessante articolo sul disco di Gian Pieretti "NOBEL", da folle ricercatore di tutto quello che sa di "BOB" ho sconfinante desiderio di acquisirlo, mi sapete indicare un sito o qualcosa di simile, grazie BOB FOREVER !!!!
Renzo.

Caro Renzo, purtroppo credo che "Nobel" pubblicato nel 2019 dopo essere stato bloccato per 2 anni per motivi non noti, sia purtroppo oggi un disco introvabile. Se qualcuno dei nostri lettori ne fosse in possesso e volesse vendertelo o regalartelo può scrivere alla Fattoria! Di questo disco ho trovato il video del brano "Una pioggia forte cadrà" che ho trovato avere un testo molto bello ed abbastanza in armonia con l'originale. Se saprò qualcosa te lo farò sapere. SE vuoi saperne di più Pieretti puopi leggere la pagina: https://it.wikipedia.org/wiki/Nobel_(album). Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

 

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

Gian Pieretti: intervista di WebMagazine24                                                           clicca qui

_______________________________________________________________________________________________________________________________

Quel mistero chiamato Bob Dylan: a 80 anni è ancora sulla strada                      clicca qui

 

 
Sabato 15 Gennaio 2022

Gian Pieretti e il "Nobel" di Bob Dylan                                                                    clicca qui

________________________________________________________________________________________________________________________________

Addio a Ronnie Spector, icona e voce delle Ronettes                                            clicca qui

________________________________________________________________________________________________________________________________

A chi pensava Bob Dylan quando scrisse “Like a Rolling Stone?”                       clicca qui

 

 
Venerdì 14 Gennaio 2022

Talkin' 11938 - dinve56

Oggetto: Talkin' 11937 e recensione dei Basement Tapes

Buongiorno Mr.Tambourine, mi è piaciuta la breve poesia di "catestef", perchè mi comunica due idee che ritengo valide : la prima è che Dylan sia un poeta destinato a durare nel tempo come Omero e Dante; la seconda idea è che sia un eroe americano, cioè, per me, un eroe della libertà, della gioventù e dell'ottimismo. Foscolo pensava che l' unica immortalità sia quella dei poeti... non so, è difficile dire se sia proprio così. Certo è che i poeti più suggestivi e in grado di comunicare ancora idee, sentimenti, passioni attraverso i secoli e i millenni, sono quelli che segnano gli albori di una civiltà : Omero di quella greca e occidentale, Dante di quella neo-latina e Dylan di quella del Nuovo Mondo che si "separa" letterariamente e culturalmente dalla madre patria inglese.
I "Basament Tapes" sono la prova inconfutabile che la produzione musicale dylaniana è immensa. Sono convinta che il tempo, la sensibilità e il gusto dei fan selezioneranno un "canone", cioè una scelta di testi ritenuti altamente significativi e artisticamente validi. Saluti a tutti i Farmer e lunga vita! Carla.

Carissima Carla, son davvero contento di leggerti di nuovo. Mi piace come affronti gli argomenti e come trai sempre delle indicazioni e conclusioni assai precise e condivisibili. Inoltre rendi impossibile confutarti qualcosa perchè tutto ciò che scrivi è di una giustezza indiscutibile. Ottimo il tuo trittico Omero-Dante-Dylan, anche se l'accostamento Omero/Dante con Dylan potrebbe sembrare una scortesia verso i due grandi (forse solo uno perchè non siamo sicuri che Omero sia esistito o che sia solo un nome che raccoglie la maggior parte della tradizione orale ellenica, gli aedi del tempo cantavano ognuno una loro "Iliade" personale, finchè l'introduzione della scrittura permise di raggruppare tutti questi episodi ed attribuirli al nome Omero), ma pensandoci bene nessuno, dopo Dante e specialmente nel nostro secolo ha avuto un impatto maggiore sulla persone. Non penso che Bob sia un filosofo, forse è solo uno che aveva il dono di saper dire quello che aveva da dire, influenzando milioni di persone con il suo trasformismo letterale e poetico. Molti non hanno capito (peggio per loro), molti lo hanno contestato (peggio per loro), molti hanno contestato chi gli ha riconosciuto le sue capacità di influenzare le masse assegnandogli il Nobel (peggio per loro), a noi Bob va benissimo così, con le sue strabilianti ed inconcepibili e inclassificabili trasformazioni artistiche. Resto in attesa della tua prossima, un abbraccio, Mr.Tambourine, :o)

________________________________________________________________________________________________________________

Timothée Chalamet interpreterà Bob Dylan                                                          clicca qui

 

 
Giovedì 13 Gennaio 2022

Talkin' 11937 - catestef

Ti invio questa mia breve composizione, spero che piaccia e sia gradita.

Per Bob Dylan
(testo di S.Catena)

Con i tuoi versi di poesia
Con la tua chitarra e armonia
Con i tuoi testi Immortali
Canti a Dio e agli esseri umani.

Bob Dylan c’e’ sempre stato
Dicesti una volta ad un giornalista
Lo credo anche io, ci sarai sempre
Come Omero e Dante
Su questo vecchio mondo
Come un eroe Americano.

Caro Stefano, grazie per le tue parole rivolte a Bob! Tutti dobbiamo essergli grati e riconoscenti perchè con le sue frasi ha suscitato in noi emozioni e sensazioni diverse che si sono stampate nella nostra memoria, come se fossero le tavole della legge dylaniana! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)

__________________________________________________________________________________________________________________________________

Bob Dylan, non ancora chiusa la causa per i diritti dell'album "Desire"                  clicca qui

 

 
Mercoledì 12 Gennaio 2022

The Basement Tapes (1975)



The Basement Tapes and The Bootleg Series Vol. 11 (1975)

"L'idea era di registrare dei demo per altri artisti. Non sono mai stati concepiti per essere pubblicati, per diventare un disco, per essere presentati al pubblico". Fortunatamente Robbie Robertson ci conferma ciò che appare evidente dopo l'ascolto di questo doppio disco pubblicato per la prima volta il 26 giugno 1975. Otto dei 24 brani sono eseguiti da The Band, senza Dylan, ma bisogna tenere un altro numero ben più imponente e voluminoso, per questa raccolta che conta 139 tracce complessive. Le registrazioni risalgono però al periodo che va da giugno 1967 al 1968. Successivamente verranno eseguite delle sovraincisioni durante il 1975. La gestazione di questo disco non è quindi molto omogenea, così come la scaletta. Le composizioni sono di Dylan, Robbie Robertson, Richard Manuel e Rick Danko, alcune delle quali scritte in collaborazione a quattro mani. Il materiale include almeno 4-5 brani che entreranno di diritto nella storia della musica popolare, ma la cosa più importante, in termini di documento storico è come avvengono le sessions e le prove. Resta da dire che non si può parlare di un vero lavoro in studio, ma che sarebbe riduttivo dire che si tratti di semplici provini, visto anche il valore e l'intensità con cui vengono eseguite. Purtroppo le registrazioni e l' acustica della cantina renderanno il suono decisamente lo-fi, ma se il disco viene ascoltato oggi il problema non sussiste, dato che spesso la musica viene spesso prodotta in modo simile, anche se la tecnologia ha fatto passi in avanti, naturalmente.

Escludendo il primo triennio (1962-1964) più qualche occasionale ripensamento, Bob Dylan ha scritto, inciso e pubblicato dischi supportato da una band elettrica o comunque elettro-acustica. Nonostante abbia pubblicato solo 6 album su 39 con questo tipo di line-up per moltissimi lui sarà sempre una voce folk, un menestrello armato di chitarra acustica e armonica pronto a regalare note emozioni e nuove canzoni al mondo. Questa premessa obbligatoria ci conduce nella cantina più famosa degli anni sessanta. Perlomeno per un certo tipo di pubblico affascinato dal fenomeno crescente del folk rock. Di quel genere musicale che oggi abbiamo imparato a chiamare Americana. The Basement Tapes sono una mappa alternativa, cartina tornasole di un gruppo che stava muovendo i primi passi e di un autore già celebre e incensato alla ricerca di ispirazione di un nuovo sound del groove con cui prima o poi sarebbe tornato a far parlare di sé. Ufficialmente queste registrazioni risalgono al periodo 1966-1967 ma il disco venne pubblicato dalla Columbia Records solo durante l' estate del 1975. Bob Dylan all' epoca era già tornato sia in studio che dal vivo, prima con "The Band" e successivamente con un altro nucleo di musicisti che lo avrebbero accompagnato in studio e nelle esibizioni live di quel carrozzone noto come Rolling Thunder Revue. Le canzoni e le registrazioni, eccettuate alcune sovraincisioni che fecero più danno che altro, risalgono quindi a circa 8 anni prima. E questo non è certo un elemento trascurabile per un artista sfuggente e mutevole come il Nostro.

La qualità è rozza, cruda, l'approccio diretto, spontaneo e inconsapevolmente lo-fi. In maniera libera e informale prende vita un ritratto totale della cultura americana, attingendo da ogni vena pulsante della storia della musica degli States. Qui respiriamo l' aria di pianure sterminate, dei deserti e sentiamo gli odori della terra, dei fiumi, percependo infinite sfumature cromatiche di questo luogo infinito. I testi si ispirano gioco-forza a quell' America rurale, entrando nelle viscere di personaggi che sono al contempo santi e peccatori, prostitute e vergini, amanti del vizio alla ricerca della salvezza dell'anima. Il fatto che Bob Dylan e The Band si siano chiusi a fare questa musica arcana e blasfema mentre il mondo sta andando a ferro e fuoco, è un dettaglio da non trascurare. In effetti ascoltando bene tra le tracce, qualcosa si avverte anche. Tears of Rage, You Aint' Goin' Nowhere, This Wheel's on Fire e I Shall Be Realesed (che tuttavia non sarà inclusa nel doppio album, ma pubblicata separatamente prima da The Band e poi dallo stesso Dylan.) sono figlie illegittime di questi tempi turbolenti e solo per alcuni mitizzati e ancora oggi celebrati come una stagione irripetibile. Nota a parte per il brano I’m Not There, pubblicato ufficialmente solo nel 2007 come colonna sonora dell’omonimo film ispirato alle molte vite di Dylan e diretto dal talentuoso e visionario regista statunitense Todd Haynes (ma della pellicola e della colonna sonora vi parlerò in maniera estesa in un post a parte, più in là nel tempo).
Non tutto il lavoro verrà però svolto invano, visto che The Byrds, Peter, Paul and Mary e soprattutto i britannici Manfred Mann sapranno valorizzare questo materiale. Personalmente ho sempre apprezzato molto un brano come Goin' to Apaculpo o lo stesso Million Dollar Bash, mentre il valore di Quinn the Eskimo (Mighty Quinn) è certificato dal primo posto di questo singolo nelle classifiche UK, nella versione dei Manfred Mann.

Che dite, ne valeva la pena raccogliersi in uno scantinato con un gruppo di amici, cane sdraiato sul pavimento a fare da groupie casuale?

A rendere giustizia a queste takes ci penserà il tempo e la storia, visto che nel 2014 viene pubblicata la compilation di registrazioni edite, inedite, nastri demo e versioni alternative che troverete su The Bootleg Series Vol.11: The Basement Tapes Complete. Se posso suggerirvi, vi consiglierei di recuperare direttamente questa versione delle incisioni, se non siete dei completisti anche in versione RAW a due compact disc. Trentotto tracce che fanno da mappa riduttiva rispetto alla versione completa da 139 tracce e 6 cd.

Dario Twist of Fate

 

 
Martedì 11 Gennaio 2022

Talkin' 11936 - benede

Oggetto: Bob Dylan 1987

Ho sempre pensato che il 1987 fosse stato per Dylan un anno molto importante, per quanto riguarda le esibizioni live. Proprio durante quei concerti ritrova la sua imprevedibilità nel suonare le canzoni. Nell'estate inizia un mini tour con i Grateful Dead, il 4 luglio a Foxborough, poi Philadelphia, East Rutherford, Eugene, Oakland per finire ad Anaheim il 26.
Ma secondo me i vertici vocali e musicali vengono raggiunti con il tour europeo "Temples in Flames", insieme a Tom Petty, gli Heartbreakers, the Queens of Rhythm e la partecipazione di Roger Mc Guinn.
Il tour parte da Tel-Aviv il 5 settembre e l'ultima canzone eseguita è un tradizional, Go Down,Moses che verrà eseguita soltanto quella sera e nell'ultimo concerto a Londra il 17 ottobre.

Go Down, Moses
When Israel was in Egypt's land
Let my people go
Oppressed so hard they could not stand
Let my people go
Go down, Moses, way down in Egypt's land
Tell ol' Pharaoh, Let my people go.

Thus saith the Lord, bold Moses said,
Let my people go,
If not, I'll smite your first-born dead,
Let my people go.
Go down...

No more shall they in bondage toil,
Let my people go,
Let them come out with Egypt's spoil,
Let my people go.
Go down...

The Lord told Moses what to do,
Let my people go,
To lead the Hebrew children through,
Let my people go.
Go down...

O come along Moses, you'll not get lost,
Let my people go,
Stretch out your rod and come across,
Let my people go.
Go down...

As Israel stood by the waterside,
Let my people go,
At God's command it did divide,
Let my people go.
Go down...

When they reached the other shore,
Let my people go,
They sang a song of triumph o'er,
Let my people go.
Go down...

Pharaoh said he'd go across,
Let my people go,
But Pharaoh and his host were lost,
Let my people go.
Go down...

Jordan shall stand up like a wall,
Let my people go,
And the walls of Jericho shall fall,
Let my people go.
Go down...

Your foes shall not before you stand,
Let my people go,
And you'll possess fair Canaan's land,
Let my people go.
Go down...

O let us all from bondage flee,
Let my people go,
And let us all in Christ be free,
Let my people go.
Go down...

We need not always weep and mourn,
Let my people go,
And wear these slavery chains forlorn,
Let my people go.

https://youtu.be/LtGn22SHWIE

Il 1987 e' anche l'anno che ho visto per la prima volta Dylan, a Modena il 12 settembre all'ex autodromo.
In quella larga distesa c'era molta confusione quando è arrivato sul palco, e questo ha fatto si che avessi difficoltà a riconoscere il primo brano, Rainy day Women 12&35. Ricordo la su figura vestita di bianco come la chitarra acustica anch'essa bianca, bellissima. E semmai ci fosse stata la prova toccai con mano che dal vivo Dylan reinventa le sue canzoni con nuove melodie, anche musicalmente.

Tre giorni dopo a Dortmund fece una grandissima versione a inizio spettacolo di Knokin' On Heaven's Door con una voce potentissima.

https://youtu.be/ubTE6iIMkrs

Il tour andava avanti, rividi Bob a Verona il primo ottobre e a Milano il 4/10.
Il concerto di Verona fu bellissimo, come lo era l' Arena quella sera. La prima canzone fu When the night comes falling from the sky, perfetta per inziare uno spettacolo, ma quando cominciò a cantare LARS, mi resi conto che stavo assistendo ad una delle più grandi interpretazioni di quella canzone, per come intonò la prima strofa, dentro di me sperai che qualcuno stesse registrando il concerto perchè non vedevo l'ora di poterlo risentire. Questo avvenne tempo dopo ed ebbi la conferma di quello che pensavo quella sera davanti al mito.
Della data di Milano ricordo una grade versione di Don't think twice,it's all right, eseguita soltanto con piano e chitarra, di Benmont Tench e Mike Campbell, come Tomorrow is a long time a Londra. Poi c'è Forever Young cantata diverse volte, con una lunga introduzione di armonica.

https://youtu.be/0D2UepupzL4

https://youtu.be/-OkfhU8G3Fc

Ma è a Locarno che succede qualcosa, come scrive Dylan in Chronicles vol.1, nelle prime date aveva cantato circa ottanta canzoni diverse, per mettersi alla prova, e tutto andava per il meglio senza problemi, ma quella sera gli successe qualcosa, vuoi anche per il maltempo il vento e la pioggia copiosa, ebbe difficoltà a fare uscire fuori la sua voce, non era piacevole essere in quella situazione davanti a circa ottomila persone. Molte delle tecniche che aveva usato non funzionavano, poi all'improvviso, come scrive, pronunciò il suo incantesimo per far arretrare il diavolo. Istantaneamente fu come avere liberato un purosangue, e tutto ritornò e in più di una dimensione. Era avvenuta una metamorfosi davanti a tutti, ma forse non era stata percepita.
"Adesso l'energia mi veniva da cento angoli diversi, completamente imprevedibili. Possedevo una facoltà nuova che sembrava superare tutti gli altri umani requisiti. Se mai avessi voluto una nuova motivazione, ora l'avevo. Era come se fossi diventato un artista nuovo, uno sconosciuto nel senso della parola. In piu' di trent'anni di concerti, questo era un luogo che non avevo mai visto e in cui non ero mai stato. Se non esisteva, qualcuno avrebbe dovuto inventarlo per me".

Bob Dylan preso da questo nuovo entusiasmo e questa nuova voglia di cantare, diede mandato ad Elliot Roberts, il quale aveva organizzato i suoi concerti di quell'anno, di fissare nuove e numerose date per l'anno dopo.

Nel 1988 da Concord il 7 giugno, partiva ufficialmente il Never Ending Tour. Le date furono 71, la band che accompagnò Dylan era formata da G.E.Smith alla chitarra, Kenny Aaronson al basso e Christofer Parker alla batteria.

Temples in Flames Tour - Europa 1987.

SETTEMBRE

5 Tel-Aviv, IsraelHayarkon Park
7 Jerusalem, IsraelSultan's Pool
10 Basel, SwitzerlandSt. Jakobshalle
12 Modena, ItalyArea Ex Autodromo
13 Turin, ItalyPalasport
15 Dortmund, West GermanyWestfalenhalle 1
16 Nuremberg, West GermanyFrankenhalle
17 East Berlin, East GermanyTreptower Festwiese
19 Rotterdam, The NetherlandsSportpaleis Ahoy
20 Hanover, West GermanyMessehalle 20
21 Copenhagen, DenmarkValby Hallen
23 Helsinki, FinlandJäähalli
25 Gothenburg, SwedenScandinavium
26 Stockholm, SwedenJohanneshovs Isstadion
28 Frankfurt, West GermanyFesthalle
29 Stuttgart, West GermanyHanns Martin Schleyerhalle
30 Munich, West GermanyOlympiahalle

OTTOBRE

1 Verona, ItalyArena di Verona
3 Rome, ItalyRoma Palaeur
4 Milan, ItalyArena Civica di Milano
5 Locarno, SwitzerlandPiazza Grande
7 Paris, FranceP.O.P.B. Bercy
8 Brussels, BelgiumVorst Nationaal
10 Birmingham, EnglandInternational Arena, National Exhibition Center
11 Birmingham, EnglandInternational Arena, National Exhibition Center
12 Birmingham, EnglandInternational Arena, National Exhibition Center
14 London, EnglandWembley Arena
15 London, EnglandWembley Arena
16 London, EnglandWembley Arena
17 London, EnglandWembley Arena

Fine prima parte.

Benedetto.

Bravissimo Benedetto, bellissimo il tuo ricordo di questo importantissiomo periodo della carriera/live di Bob. A Verona e Milano c'ero anch'io, erano le prime volte che vedevo Bob!!! Ora restiamo in attesa della seconda parte per continuare questo bellissimo ricordo dylaniano. A presto, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Sabato 8 Gennaio 2022

Talkin' 11935 - benede/catestef

Un pò di sano gossip. Avete visto come Bob Dylan ha decorato casa sua con le luci natalizie?

https://www.rockol.it/news-727190/bob-dylan-luci-natalizie-come-ha-decorato-casa

Carissimi Benedetto e Stefano, ho ritenuto giusto accumunarvi nella stessa mail perchè tutti e due mi avete fatto la medesima segnalazione. Molto probabilmente questo Merrill Markoe, il giornalista vicino di casa di Bob, soffre della della Sindrome di Procuste. Chi ne soffre prova un’invidia per i successi degli altri e, per sentirsi meglio, può arrivare anche a fare azioni per sabotarli. Non a caso questa patologia prende il nome da un brigante della mitologia Greca, famoso per la sua indole di torturatore, che non tollerava chi era diverso o migliore di lui. Le sue vittime infatti venivano fatte sdraiare in un letto e se non si adattavano perfettamente alla lunghezza subivano due tipi di sevizie: a chi sporgeva venivano amputate le gambe, mentre chi era più corto venivano stirati gli arti. In seguito, questo mito è stato usato nella psicologia per quelle persone che non riescono a sopportare il successo degli altri e mossi da un’invia tremenda verso chi reputano migliore, fanno di tutto per umiliarli e boicottarli.
Può capitare a tutti di incontrare una persona che invece di gioire delle nostre vittorie, faccia di tutto per metterci i bastoni tra le ruote. Ma il post ed il commento di Markoe mi sembra banale, ed uso questo termine per cortesia, così come trovo ottusamente stupido cercare di dare una interpretazione correlata alle canzoni di Dylan guardando la disposizione delle luci. Mi sembra proprio una cosa ancora più sciocca del "Grande fratello", intendo più sciocca riferendomi all'attuale GFVIP condotto da Alfonso Signorini che ha trasformato la trasmissione (che già in partenza non aveva pretese filosofiche, in una copia del giornale che dirige, giornale che vive di gossip e chiacchiericcio su altre persone, naturalmente persone famose, perchè quello che faccio io non interesserebbe e non attirerebbe l'attenzione di nessun morboso telespettatore. Il titolo della trasmissione, s'ispira all'omonimo personaggio del romanzo "1984" di George Orwell (quello di "La fattoria degli animali" tanto per intenderci), romanzo nel quale Orwell immagina che nel futuro, (infatti 1984 deriva dalla inversione delle ultime due cifre dell'anno 1948, anno di stesura del romanzo), il mondo sia dominato da un Grande Fratello che nessuno conosce che detta legge nello stato totalitario di Oceania attraverso l'uso delle telecamere con le quali sorveglia costantemente e reprime il libero arbitrio dei suoi cittadini. Lo slogan del libro "Il Grande Fratello vi guarda" si riferisce al meccanismo del programma televisivo, nel quale gli autori della trasmissione (il Grande Fratello appunto) hanno il controllo della situazione in casa. Purtroppo oggi, a mio modesto avviso, non c’è più l’eroe tragico W. Smith di 1984, che tenta disperatamente di sfuggire all’occhio vigile del controllo per riaffermare la sua individualità, ma ci sono milioni di individui in tutto il mondo che, pur di raggiungere notorietà ed il successo, chiedono volontariamente di essere eterodiretti, ignorando la propria dignità e consegnandosi strumentalmente nelle mani di perversi meccanismi televisivi che generano i moderni eroi anti-eroi. Questo significa che ognuno di noi ha un suo prezzo, e vi confesso che se mi pagassero profumatamente, un due o tre mesi di cretinate la farei volentieri anch'io nella casa! Detto questo mi chiedo de davvero ci sono persone che siano interessate a come e se Dylan decori la sua casa con le luci natalizie..........Come dice la locuzione "De gustibus non disputandum est"! Vi ringrazio per la segnalazione che, molto contortamente, mi ha dato modo di esprimere un mio modo di vedere una cosa il cui scopo non riesco a capire!!! Ma non importa, penso di sopravvivere anche senza capire, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)  


 

 

Venerdì 7 Gennaio 2022

Bob Dylan: la sua accusatrice ora cambia versione                                                   clicca qui

___________________________________________________________________________________________________________________________________

Fallen Angels (2016)



Fallen Angels, secondo capitolo dell'omaggio di Bob Dylan al Great American Songbook è una sorprendente raccolta di classici della canzone americana popolare che ricalca a grandi linee il manifesto programmatico a cui avevamo assistito due anni prima, con il predecessore Shadows in the Night. Trentasettesimo lavoro in studio, registrato con la stessa band che lo accompagna dal vivo, più l'aggiunta del chitarrista Dean Parks, per irrobustire la line-up, propone una selezione di dodici brani, undici dei quali erano stati in precedenza registrati e pubblicati da Frank Sinatra. L'eccezione è rappresentata da uno dei brani più coinvolgenti di questo disco: la traccia numero cinque, Skylark. Questo brano è una composizione a firma di Johnny Mercer e Hoagy Carmichael, del 1941.

Carmichael deve la propria fama a brani come "Stardust", "Georgia on My Mind", "The Nearness of You", "Heart and Soul" e “Baltimore Oriole”, brani scritti principalmente durante gli anni quaranta. Dello stesso co-autore di Skylark è anche il brano That Old Black Magic, firmato da Harold Arlen e Johnny Mercer. Per sfatare il luogo comune secondo cui Fallen Angels non rappresenterebbe una importante produzione all'interno della discografia di Bob Dylan, vorrei citare la recensione di Mat Snow, il quale sulle colonne di Mojo sostiene come Dylan in queste registrazioni ci consegni una specie di memoriale sentimentale, le quali apparentemente non hanno niente in comune con le sue canzoni elettrizzanti e moderne ma ben radicate in alcune composizione come Moonlight, Spirit on the Water, Soon After Midnight o Life is Hard.

Sembra scontato, eppure questo disco si fa notare per la bellezza e la limpidezza degli arrangiamenti, per la qualità della produzione e per la voce sempre più presente e dinamica, visto il materiale che va a trattare.

Andy Gill su The Independent ha scritto, "il tocco sobrio e la pastosa chitarra pedal-steel di Donnie Herron impongono uno stato d'animo country morbido ma colloquiale dietro l'elegante e stanco canto di Dylan". Allo stesso modo, Jim Farber di Entertainment Weekly ha scritto: "Dylan si posa su queste parole con ironica delicatezza. La sua voce può essere roca e danneggiata da decenni di esibizioni, ma c'è bellezza nel suo carattere. Offrendo una interpretazione compassata di queste canzoni d’amore perduto e di passione ardente la malinconia dell'esperienza". Helen Brown nella sua recensione (dopo avergli assegnato cinque stelle) per The Daily Telegraph ha elogiato le capacità vocali di Dylan nell'album, affermando: "Anche se alcune persone hanno sempre sostenuto che Dylan "non sa cantare", la verità è che, come Sinatra, ha sempre avuto un talento straordinario per trasmettere un testo. Qui lo vediamo muoversi con disinvoltura sui versi di Johnny Mercer".

Per farla breve Fallen Angels è come una lezione di storia rilassata con tanti colpi di scena enigmatici che sovverte gli archetipi del romanticismo, dell’eroismo e delle connessioni interpersonali per rivelare qualcosa di più sinistro sulle intenzioni umane, il tutto racchiuso in una bellissima musicalità di primissimo ordine.

Non è così scontato per Bob Dylan realizzare suonare e cantare un lavoro così coeso, sobrio, concentrato e dinamico. Una sfida vinta a mani basse, con un repertorio solo apparentemente e superficialmente distante dalle sue corde. Sicuramente più significativo di tanti album pubblicati dai suoi colleghi maggiormente dotati come Willie Nelson, Rod Stewart, lo stesso Van Morrison o Linda Ronstadt.

Da veri appassionati del genere non possiamo non citare almeno i titoli di brani come "Polka Dots and Moonbeams", "All the Way", "All or Nothing at All", "That Old Black Magic" e la conclusiva ed eterna "Come Rain or Come Shine". Prodotto da Bob Dylan con lo pseudonimo di Jack Frost, questo disco è stato realizzato tra il 2015 e il 2016 nei Capitol Studios di Los Angeles ed è stato pubblicato per Columbia Records il 20 maggio 2016.

Il pregiudizio verso questa operazione Sinatra lo delegittima rendendolo un disco difficile da scovare per chi non rientri nella categoria dell'appassionato del genere e del completista. Da rivalutare e riascoltare. Non a caso la rivista musicale Mojo lo inserisce tra i migliori 50 dischi del 2016, dove occupa la posizione numero 20. Giudizio che ci sentiamo di condividere e sposare in toto.

Dario Twist of Fate

___________________________________________________________________________________________________________________________________

Tiny Tim, il reietto trovatore

     
"Ricorda, è meglio essere una vecchia gloria che non essere mai stato nessuno" (Tiny Tim).

Il fatto che un outsider come Tiny Tim sia arrivato al successo, seppure breve, è senza dubbio da imputare all’appetito per le stranezze tipico degli anni ’60, quelli dell’etica/estetica del Freak Out!, perennemente alla ricerca di un pop non allineato e dalla follia liberatoria e sovversiva. Eppure, rispetto a molti altri weird acts dell’epoca, questo bizzarro personaggio incarnava a suo modo un’innocenza e una purezza in cui la Love Generation si rispecchiava in pieno.

Al secolo Herbert Khaury nato a New York nel 1932, Tiny Tim era un omone grande e grosso, dall’enorme naso aquilino e dai lunghi capelli disordinati. Nonostante in realtà fosse un maniaco della pulizia e non avesse passato un giorno della sua vita senza farsi una doccia, dava sempre l’impressione di una certa untuosità. Si presentava sul palcoscenico in maniera quasi imbarazzata, il volto ricoperto di uno strato di cerone bianco, e tirava fuori da un sacchetto di carta il suo fido ukulele; i suoi occhi roteavano in maniera ambigua, caricati di un’enfasi melodrammatica fuori luogo. E quando incominciava a cantare, arrivava l’ultimo shock. Da quel volto vagamente inquietante si levava un incredibile, tremolante falsetto da bambina. Come se una Shirley Temple fosse rimasta imprigionata nel corpo di un gigante.

Ad aumentare l’effetto straniante contribuiva anche la scelta dei brani eseguiti da Tiny Tim sul suo ukulele: quasi invariabilmente oscure melodie degli anni ’20 o ’30, dal sapore già antico, reinterpretati in maniera affettata e ironica.

https://www.youtube.com/watch?v=c71RCAyLS1M

Facile sospettare che si trattasse di un personaggio creato a tavolino, con l’intento di perturbare e al tempo stesso di suscitare una risata. E le risate di sicuro non infastidivano Tiny Tim. Ma il vero segreto di questo eccentrico artista è che non portava alcuna maschera. Tiny Tim era sempre rimasto un bambino.

Justin Martell, autore della biografia più completa sull’artista (Eternal Troubadour: The Improbable Life of Tiny Tim, con A. Wray Mcdonald), ha avuto occasione di decifrare alcuni diari di Tiny, compilati talvolta in scrittura bustrofedica: e qui si scopre che effettivamente per poco egli evitò l’ospedale psichiatrico.
Che i tratti peculiari della sua personalità avessero o meno a che fare con qualche disturbo nello spettro autistico, come è stato ipotizzato, l’unica cosa certa è che il suo infantilismo non era una messinscena. In grado di ricordare i nomi di chiunque incontrasse, mostrava un rispetto d’altri tempi per qualsiasi interlocutore – fino a riferirsi alle sue tre mogli chiamandole invariabilmente “signorina”: Miss Vicki, Miss Jan, Miss Sue. I primi due matrimoni fallirono anche per il suo dichiarato disgusto per il sesso, alle cui tentazioni resisteva strenuamente, da fervente cristiano. Un altro elemento che fece scalpore all’epoca era proprio il candore e la schiettezza con cui Tiny Tim parlava pubblicamente della sua vita sessuale, o dell’assenza della stessa. “Ringrazio Dio che mi ha dato la capacità di guardare tranquillamente le donne nude e avere solo pensieri puri”, diceva.

  

A sentire lui, era stato proprio Gesù che gli aveva rivelato l’abilità di cantare in falsetto, nonostante il suo timbro di baritono naturale (che spesso utilizzava come “seconda voce”, da alternare al registro più alto). “Stavo cercando uno stile originale che non suonasse come Tony Bennett o chiunque altro. Così pregai il Signore, e mi risvegliai con questa voce acuta e verso il 1954 partecipavo già a concorsi per principianti, e vincevo”.

Il palco era evidentemente tutta la sua vita, e che il pubblico lo trovasse buffo oppure che ne apprezzasse le qualità canore era tutto sommato indifferente: a Tiny Tim interessava portare gioia. Questa era la sua ingenua idea di show business – si trattava soltanto di essere amato, e di contraccambiare l’affetto regalando un po’ di allegria.

Tiny era un avido ricercatore d’archivio della musica americana di inizio secolo, di cui possedeva una conoscenza enciclopedica. Idolatrava i classici crooner come Rudy Vallee, Bing Crosby e Russ Columbo: e in un certo senso proprio ai suoi eroi faceva il verso, quando cantava degli standard come Livin’ In The Sunlight, Lovin’ In The Moonlight o My Way. Il suo humor cartoonesco non cessava comunque mai di essere rispettoso e reverenziale.

Tiny Tim ebbe un clamoroso e inaspettato successo nel 1968 con il singolo Tiptoe Through The Tulips, che raggiunse il diciassettesimo posto della classifica annuale; l’album di debutto da cui era tratto, God Bless Tiny Tim, godette di analoga fortuna di critica e pubblico.
Di colpo proiettato verso un’implausibile fama, accettò l’anno seguente di sposare la fidanzata Victoria Budinger in diretta TV al Tonight Show di Johnny Carson, di fronte a un’audience da record di 40 milioni di spettatori.
Nel 1970 si esibì al famoso rock festival dell’Isola di Wight, dopo Joan Baez e prima di Miles Davis; con la sua versione di There’ll Always Be An England riuscì, nelle parole della stampa, a rubare la scena “senza un singolo strumento elettrico”.

Ma il trionfo non durò a lungo: Tiny Tim ritornò poco dopo alla relativa oscurità che lo avrebbe accompagnato per il resto della sua carriera. Durante tutti gli anni ’80 e ’90 visse di alterne fortune, tra matrimoni falliti e difficoltà economiche, invitato sporadicamente a programmi televisivi o radiofonici, e incidendo album in cui i suoi amati brani del passato erano inframezzati a cover di successi pop contemporanei (dagli AC/DC ai Bee Gees, da Joan Jett ai Doors).

Secondo una delle leggende che circolano sul suo conto, ogni volta che faceva una telefonata chiedeva al suo interlocutore: “hai fatto partire il registratore?”
E in effetti in ogni intervista Tiny sembrava sempre intento a costruire una sua personale mitologia, a sviluppare il suo ideale romantico di artista “maestro di confusione”, spiazzante, sfuggente a qualsiasi categoria. Secondo alcuni, rimase sempre “un reietto solitario inebriato dalla fama”; anche quando la fama l’aveva ormai abbandonato. L’uomo che un tempo si accompagnava con i Beatles o con Bob Dylan, invitato a tutti i compleanni delle star, a poco a poco venne dimenticato e finì a suonare per pochi spiccioli in locali di terz’ordine, e perfino nei circhi. “Finché la mia voce resiste, e c’è un Holiday Inn che mi aspetta, va tutto alla grande”.

Come performer non smise mai di esibirsi, instancabilmente impegnato in logoranti tour attraverso gli States che alla fine richiesero il dazio: malato di cuore, contro il parere del medico Tiny Tim decise di continuare a cantare di fronte ai suoi sempre meno numerosi fan. Il secondo, fatale infarto arrivò il 30 novembre 1996 sul palcoscenico di una serata di beneficenza, mentre cantava la sua hit più celebre, Tiptoe Through The Tulips.

E proprio così, “in punta di piedi”, come recitava la canzone, quest’essere eternamente romantico, idealista, di rara gentilezza lasciò il mondo, e la scena, senza grande clamore. Il pubblico se n’era già andato, e la sala era ormai semivuota.

(Fonte: https://www.bizzarrobazar.com/2017/03/01/tiny-tim-reietto-trovatore/)

 

PAGINA PRECEDENTE

MOTORE DI RICERCA INTERNO

cerca in maggiesfarm.eu

ARCHIVIO NEWS