Grazie per la segnalazione caro Stefano
e......affrettatevi a prenotarlo, la RTR è stata la cosa "più migliore"
che Bob abbia mai fatto!!! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Dylan scrisse "Lay Lady Lay" per
cantarla in duetto con Barbra Streisand
Di Daniel Arkin
In una vecchia intervista Bob Dylan parla apertamente dei pregiudizi
antisemiti e rivela di aver scritto la canzone "Lay Lady Lay" per il
film “Midnight Cowboy” e che la canzone doveva essere cantata da Barbra
Streisand.
Le osservazioni sono contenute nelle trascrizioni dattiloscritte delle
conversazioni avvenute nel 1971 tra Dylan e il suo amico Tony Glover, un
musicista blues morto l'anno scorso. Le trascrizioni, con le annotazioni
con scritte a mano di Dylan in persona, saranno messe all'asta a Boston,
insieme ad altri cimeli provenienti dall’archivio di Glover.
La vedova di Glover, Cynthia Nadler, ha messo in vendita i materiali,
con offerte online che inizieranno il 12 novembre e finiranno il 19
novembre.
Dylan, 79 anni, nato Robert Allen Zimmerman a Duluth, Minnesota, è
cresciuto nella comunità ebraica della zona. Nella trascrizione di
un'ampia conversazione con Glover del 22 marzo 1971, Dylan ha riflettuto
scherzosamente sulla sua decisione di adottare un nuovo nome.
"Voglio dire, non avrebbe funzionato se avessi cambiato il nome in Bob
Levy. O Bob Neuwirth. O Bob Donut", dice Dylan a Glover.
Glover ha chiesto a Dylan se avesse cambiato nome a causa dei pregiudizi
contro glòi ebrei, a cui l'icona folk ha risposto: "No, credo di no". Ma
in annotazioni scritte a mano scarabocchiate con inchiostro blu, Dylan
ha elaborato il pregiudizio antisemita e la sua identità ebraica.
"Molte persone hanno l'impressione che gli ebrei siano solo prestatori
di denaro e commercianti. Molte persone pensano che tutti gli ebrei
siano così", ha scritto Dylan. "Be', lo erano perché era tutto ciò che
era consentito loro di fare"
In una trascrizione separata di un'intervista datata 24 marzo 1971,
Glover ha chiesto a Dylan delle canzoni "Father of Night", presenti
nell'album "New Morning" (1970), e "Lay Lady Lay", da "Nashville
Skyline" (1969).
Glover ha ripetuto la convenzionale storia che "Lay Lady Lay" era stata
originariamente scritta per la colonna sonora del film vincitore di tre
premi Oscar "Midnight Cowboy" (1969), ma Dylan lo ha interrotto per
rivelare le vere origini della canzone.
"In realtà, è stata scritta perchè la cantasse Barbra Streisand", ha
detto Dylan.
Nel contesto, Dylan sembra dire che ha scritto "Lay Lady Lay" come una
canzone per la Streisand da cantare, e non come un omaggio a lei. Dylan,
un artista notoriamente enigmatico che protegge la sua privacy, non ha
fornito ulteriori informazioni sui suoi rapporti con la Streisand.
Mercoledì in una dichiarazione a NBC News, la Streisand ha dichiarato:
"Sono molto lusingata di scoprire che Bob Dylan aveva scritto 'Lay Lady
Lay' per me. Quello che ricordo è che ricevevo fiori da lui con un
bigliettino scritta a mano nel quale mi chiedeva di cantare un duetto
con lui, ma allora non riuscivo a immaginare la cosa. Indovina, Bob,
posso immaginare di farlo ora! "
Le interviste facevano parte di un articolo che Glover stava scrivendo
per la rivista Esquire. Ma la rivista alla fine decise di non pubblicare
l'articolo e Dylan alla fine perse interesse per il progetto, questo
riferisce Livingston, il dirigente della casa d'aste nella quale i
cimeli di Glover andranno all’asta.
Nelle interviste, registrate su cassette audio, Dylan riflette anche su
film, droghe, Johnny Cash, lo sbarco sulla luna dell'Apollo 11 e il
passaggio all' elettricità al Newport Folk Festival del 1965.
Ho avuto la fortuna di
conoscere Billy Joe molti anni fa, quando, lavorando come fonico di
palco per “Musica Vera Service”, ebbi il privilegio di lavorare per
tutti quegli artisti americani che, se non fosse stato per lo spirito
filantropico e la smisurata passione per la musica americana del mai
dimenticato amico Carlo Carlini, non sarebbero mai arrivati nel nostro
paese.
E così, fra tutti quegli artisti, mi capitò di lavorare una sera al Lido
di Bellagio come fonico di palco per Billy Joe Shaver e per quello
stupendo chitarrista che era il compianto figlio Eddy Shaver, scomparso
un paio d’anni dopo quella serata per una overdose d’eroina.
La cosa che più mi rimase impressa di Billy Joe, a parte le bellissime
canzoni, fu la sua educazione e la sua pacatezza. Finito il concerto
venne dritto a ringraziarmi per avergli dato un suono bellissimo (parole
sue) sul palco “Great sound, great sound” mi disse “ se tu lavori bene
io suono bene, se tu lavori male io suono male e faccio una figura di
merda, questa sera hai lavorato davvero bene, moltissime grazie”, firmò
la t-shirt che indossavo e poi scese dal palco e si mise sulla porta
d’uscita per stringere la mano, per firmare autografi e ringraziare ad
una ad una le persone che erano venute a sentirlo, cosa che non ho mai
visto fare da un artista italiano. Conservo ancora come una reliquia la
maglietta della “Ernie Ball Strings” che indossavo quella sera e che mi
firmò sulla spalla con un pennarello. Indossavo la stessa maglietta al
parcheggio di P.zza Volta a Como quando arrivò una limousine americana,
credo fosse stata una Cadillac, nera, si aprirono le porte e quasi non
potei credere ai miei occhi. Dall’auto scesero Jon Anderson (cantante
degli Yes) e Rick Wakeman (tastierista degli Yes che ha sposato una
ragazza di Como e credo abiti in una villa sul lago vicino a quella di
Julian Lennon) ed una coppia di vecchi benestanti americani, lei
naturalmente bionda e prosperosa e lui con regolare cappello da Cowboy e
sigaro in bocca. Come mi videro, Jon Anderson venne da me e mi chiese
dove avevo preso quella maglietta e di chi era la firma sulla spalla.
“Di Billy Joe Shaver” gli risposi. Rimase stupito, mi guardo e disse “Lo
conosco”, poi mi indicò la coppia di anziani vicino alla macchina con
Rick e disse “Quello col cappello da cowboy è Mr. Ernie Ball e lei è la
moglie, vorrebbero fare una foto con te per ricordo. Non ho mai visto
quella foto scattata da Jon ma che ci posso fare, non si può avere tutto
dalla vita. Rividi Anderson e Wakeman diverse altre volte a Como, e
sempre si scherzò sulla storia della foto con Ernie e consorte.
Shaver è stato allevato dalla madre, Vittoria Watson Shaver, dopo che
suo padre Virgil lasciò la famiglia prima che lui nascesse. Fino all'età
di 12 anni trascorse molto tempo con la nonna nel villaggio di
Corsicana, Texas, in modo che sua madre potesse lavorare a Waco. A volte
accompagnava sua madre al lavoro in una discoteca locale, dove iniziò ad
interessarsi alla musica country.
La madre di Shaver si risposò dopo poco tempo che la nonna era morta,
così Billy Joe e sua sorella maggiore Patricia si trasferirono con la
madre e il nuovo patrigno. Shaver lasciò la scuola dopo la terza media
per aiutare i suoi zii a raccogliere il cotone, ma di tanto in tanto
tornava alla scuola per fare sport.
Shaver si arruolò nella Marina degli Stati Uniti per il suo
diciassettesimo compleanno. Al suo congedo, ha svolto una serie di
lavori pericolosi, compreso il tentativo di fare il cowboy da rodeo. In
questo periodo, Shaver incontrò e sposò Brenda Joyce Tindell. Con lei
ebbe un figlio, John Edwin, grandissimo e poliedrico chitarrista, più
noto come Eddy, che nacque il 30 giugno 1962 e morì per overdose di
eroina il 31 dicembre 2000. I due divirziarono e si risposarono più
volte.
Shaver trovò lavoro in una segheria per sbarcare il lunario. Un giorno,
la sua mano destra (mano dominante) venne presa in un ingranaggio, perse
la parte migliore di due dita e contrasse una grave infezione.
Finalmente recuperato, imparò a suonare la chitarra senza quelle dita
mancanti.
Shaver decise un giorno di fare l'autostop per andare a Los Angeles,
California. Le sue risorse non gli permettevano un viaggio fino
all’ovest, così finì per accompagnare un uomo che lo fece scendere alla
periferia di Memphis, Tennessee. Il successivo viaggio lo portò a
Nashville, dove trovò un lavoro come compositore di canzoni per $ 50 a
settimana. Il suo lavoro venne a conoscenza di Waylon Jennings, che usò
le canzoni di Billy Joe Shaver per la maggior parte del suo album “Honky
Tonk Heroes”. Altri artisti, tra cui Elvis Presley e Kris Kristofferson,
cominciarono a registrare le sue canzoni e questo portò Billy ad avere
il suo primo contratto discografico.
Billy non è mai stato in grado di ottenere una diffusa notorietà come
cantante, anche se non ha mai smesso di registrare la propria musica.
Nei suoi dischi, è stato accompagnato da grandi musicisti rock e country
come Willie Nelson, Nancy Griffith, Chuck Leavell e Dickey Betts (degli
Allman Brothers), Charlie Daniels, Flaco Jiménez, e Al Kooper.
Dopo aver perso la moglie Brenda e la madre per cancro nel 1999, Shaver
perse anche il figlio Eddy, che morì a soli 38 anni per un'overdose di
eroina l'anno successivo. Shaver quasi morì l'anno seguente per un
attacco di cuore sul palco durante la giornata per l’Independence Day
Show a Gruene Hall nel New Braunfels, Texas. Dopo un intervento
chirurgico al cuore con successo, Shaver ha pubblicato “Freedom's Child”
nel 2002.
Nel 1999, Shaver si esibì al Grand Ole Opry. Nel novembre 2005, e si
esibi anche al CMT Outlaws 2005. Nel 2006, Shaver è stato introdotto
nella “Texas Country Music Hall of Fame”. Recentemente ha lavorato come
consigliere spirituale del candidato governatore indipendente Kinky
Friedman del Texas. Per il suo lavoro, l’Americana Music Convention gli
ha assegnato il “Lifetime Achievement Award in Songwriting”. Attualmente
Billy vive a Waco, Texas.
Bob Dylan ha citato Shaver nella canzone "I Feel a Change Comin 'On"
(Bob Dylan & Robert Hunter) che è stata pubblicata sull’ album, Together
Through Life nel 2009. "Sto ascoltando Billy Joe Shaver, e sto leggendo
James Joyce".
L’arresto a Lorena, Texas
La polizia di Lorena, Texas, emise un mandato d'arresto per Shaver 2
Aprile 2007 con l'accusa di aggressione aggravata e possesso di arma da
fuoco in un luogo pubblico. Questo per il fatto avvenuto fuori da una
taverna, il “Papa Joe Texas Saloon” di Lorena il 31 Marzo 2007, in cui
Shaver sparò in faccia a Billy Bryant Coker, un colpo di pistola. Coker
fu ricoverato d'urgenza ma la ferita no era mortale.
I testimoni intervistati dalla polizia riferirono di aver sentito Shaver
chiedere "Dove lo vuoi?" e poi, dopo che il colpo fu sparato, "Dimmi che
sei dispiaciuto" e "Nessuno mi dice di stare zitto." Coker disse alla
polizia di essere stato provocato. L'avvocato di Shaver dichiarò che
Shaver aveva sparato a Coker per "autodifesa", dopo che Coker aveva
minacciato Shaver con un coltello ed una pistola.
Dopo aver invano tentato di arrendersi alla polizia di Austin, TX, che
erano a conoscenza del mandato, Shaver si è presentato alla McLennan
County Jail a Waco, TX, Martedì 3 aprile. Fu rilasciato dopo un'ora su
cauzione di 50 mila dollari e fece il suo spettacolo alla Waterloo
Records di Austin quella sera stessa, dove disse ai suoi fans, "Non
dimenticare di pregare per me, e dite anche ai vostri figli di pregare
anche per me".
Shaver è stato assolto dal tribunale di Waco il 9 aprile 2010 dopo aver
testimoniato di aver agito per legittima difesa.
Il musicista country texano Dale Watson, ha scritto una canzone
sull'incidente dal titolo "Where Do You Want It?"
Ora te ne sei andato, R.I.P. vecchio "Outlow" Billy.......
Giovedì 29
Ottobre 2020
Talkin'
10985 - miscio.tux
Caro Mr. Tambourine,
ecco una serie di riflessioni sconclusionate, stimolate dalla lettura
degli ultimi post di Maggiesfarm:
1- A proposito dell'ascia di Marx in "My Own Version of You", mi
sovvengo che anche Pete Seeger, a Newport, voleva tagliare (almeno si
dice) i cavi con un'ascia, ed era pure marxista... Anche qui Bob
potrebbe fare dell'ironia.
2- Dopo le riflessioni prufrockiane di Dario, dal Prufrock di Eliot (1)
recupero il frammento
Nella stanza le donne vanno e vengono
Parlando di Michelangelo.
A dir la verità in un racconto di Raymond Chandler qualcuno chiedeva a
Marlowe proprio il significato di questo verso, e Marlowe da buon
misogino, rispondeva :"..secondo me significa che quel tale conosceva
poco le donne.(2) "Ma noi dylaniani non possiamo non sapere che lo
stesso verso viene citato da Carrera nel commento a All Along the
Watchtower. La vuotezza di senso delle relazioni umane, insieme alle
matrone snob di Eliot, sono dileguati all'istante da...le donne vanno e
vengono, insieme ai servitori scalzi.
L'analogia con questa poesia è rafforzata dal fatto che Prufrock viene
descritto come "Almost, at times, the Fool" e appunto il "Fool" è il
"Joker". Nello scenario dell'Apocalisse, con parole da Sermone della
Montagna, le donne e gli ultimi sembrano ereditare il mondo. Al tavolino
di Prufrock, dopo "il té, le paste e i gelati", Dylan serve la dinamite.
O almeno serviva, dato che oggi il senso di futilità sembra tornare, con
i fast food, le auto veloci e Anna Frank a braccetto con Indiana Jones.
Le talpe dylaniane dovranno scavare ancora.
3 - Una galleria la rosicchiano sotto i piedi di Tondelli, a proposito
della versione di Visions of Johanna che accompagna il video di John
Hillcoat. Dice: "È quasi un riff techno, è impossibile che qualcuno
suonasse il pianoforte così nel 1965-66.. È evidentemente un remix....Si
tratta insomma di revisionismo storico bello e buono...". Si tratta
invece di Visions Of Johanna – Take 5 (11/30/1965) Complete, Disc 09,
Track 17, secondo la classificazione del Cutting Edge Complete. (No, non
ho comprato la versione "superlusso", ho solo quella cinese, acqua in
bocca...). Hanno tagliato via la parte che separa la prima e l'ultima
strofa. Ultima che è di per sé interessante, perchè il testo è un po'
diverso da quello della versione definitiva:
Madonna she still has not showed
and we see the empty cage now corrode
Where her cape of the stage once had flowed
the peddler he steps to the road
Everything’s gone which was owed
He examines the nightingale’s code
still written on the fish truck that loads
My conscience explodes
The harmonicas play, the skeleton keys, and the rain
And these visions of Johanna are all that remain
Madonna non si è ancora mostrata
e noi vediamo questa gabbia vuota corrodersi
Dove una volta il suo mantello da scena sventolava
il venditore si avvia per la strada
Tutto ciò che era dovuto è stato restituito
Lui esamina il codice dell'usignolo
ancora scritto sul camion che carica il pesce
La mia coscienza esplode
Le armoniche suonano chiavi universali e la pioggia
e queste visioni di Johanna sono tutto ciò che rimane
Come si vede qui si cita indirettamente la Nightingale's Ode di Keats,
che diventa un "code" , un codice da decifrare. Poco prima Bob aveva
tuonato contro l'arte segregata e giudicata nei musei, strappata dal suo
ambiente vitale fino a toglierle l' anelito di infinità. Il celestiale
Keats finisce scritto sulla fiancata del camion che carica il pesce.
L'alto e il basso, il Paradiso e il quotidiano, il cielo e la terra
uniti insieme. Ancora la vecchia utopia del rivoluzionario che vuol
fondere l'arte e la vita, si dirà. Saranno stati i tempi, ma qui non mi
sembra che il quotidiano assuma il ruolo del correlativo oggettivo di
un'interiorità miserabile, svuotata, come nel Prufrock. Qui è la poesia
che scende (o sale) nei Juke Box, che ha la forza di reincantare anche
il camion del pesce. Si obietterà che sono illusioni, e che il tempo le
ha dileguate, ma direi che coveranno sempre sotto la cenere, perché non
abbiamo molti altri modi per ridare un senso alla vita, anche se è certo
che la poesia non può fare tutto da sola.
4- Un ultimo appunto sul Black Rider. Non conoscevo la canzone di Cohen
(grave, gravissimo!), il "Famoso Impermeabile Blu" (3) che pare, il
nostro, possedesse veramente. Per fare edotti tutti gli ignavi come me,
il testo ha la forma di una lettera scritta da Cohen all'amante della
sua donna, tale Jane. Tuttavia il fatto che Cohen stesso fosse un
formidabile donnaiolo, fa sì che nella canzone le identità si confondano
e non siamo più del tutto sicuri che lui parli ad un altro o a qualche
parte nascosta di se stesso. Molte volte si è trovato nel ruolo di terzo
incomodo, per cui le cose che dice vanno bene anche se intese come
autoriflessioni.Come osserva Alunni, c'è una dinamica simile di
attrazione/repulsione anche in Black Rider, ma non mi spingerei oltre
perché la figura di quest'ultimo mi sembra più "vasta" di quella di un
amante traditore.C'è anche da dire che, riflettendoci bene, mentre io ho
interpretato l'accenno di Carrera alla figura del Diavolo in maniera
troppo letterale (come del resto capita a chi è di vile pensiero), lui,
che di vile pensiero non è, probabilmente lo richiamava come presenza
carica di ambiguità, più come elemento perturbante, che come
personaggio. Forse è proprio questo "perturbante" che è il vero soggetto
della canzone, e la mancanza di attributi specifici che non permettono
di caratterizzarlo in maniera univoca sembra calcolata da Dylan con lo
scopo di accentuarne la carica inquietante. Come capita spesso ci sono
molte interpretazioni, che sono possibili perché la canzone lascia dei
vuoti appositi. Come osservava Heinrich Detering, dylanologo patentato,
siamo autorizzati a proporre ogni interpretazione che sia ben
congegnata, a patto di tener presente che ce ne sono altre 50.
Ultimissima cosa: la terza parte del commento a Key West è pronta da un
pezzo, è lì che mi guarda con un sorrisetto ironico, come se fosse di
fronte a un vile. Se riesco a riportarla sulla terra presto sarà a
disposizione, anche perché se Alunni è riuscito a sopravvivere alle
prime due si merita il colpo di grazia.
Ciao vile Miscio, è
giusto chiarire che la poesia di Eliot si intitola "Il canto d’amore di
J. Alfred Prufrock":
Eliot scrisse questa poesia tra il 1910 e il 1911 (aveva 22 anni). La
sua opera allora poteva essere ascritta alla corrente poetica del
Modernismo, un movimento culturale abbastanza eterogeneo che si sviluppò
a partire dalla seconda metà dell’Ottocento e che prese le mosse dalla
volontà di opposrsi al passato. In sostanza, quello che i modernisti
operarono era un distacco radicale: via i soliti vecchi discorsi sul
mondo interiore del poeta, largo ad una riflessione intellettuale di più
ampio respiro, sull’uomo in generale. Questo non vuol dire
necessariamente scartare l’interiorità, quanto, piuttosto, usarla come
uno strumento per conferire un carattere universale agli argomenti
trattati.
Il contesto storico non è infelice, gli orrori della Prima guerra
mondiale sono ancora dietro l’angolo, ma non sono ancora arrivati,
eppure il mondo è cambiato molto e molto in fretta: nel giro di pochi
anni la società si industrializzò e le città crescettero a dismisura -
ma dietro l’ottimismo per il progresso e le distanze che si
rimpicciolivano si nascondeva un malessere fino a quel momento
sconosciuto e a cui era difficile dare un nome. Si trattava
dell’incapacità di trovare il proprio posto nel mondo, di un sentimento
di disagio fortissimo, reso più grave dall’impossibilità di uscire dalla
propria solitudine.
Prufrock è l’eroe di questa inerzia esistenziale, un uomo rimasto
avviluppato negli infiniti fili di una ragnatela che il mondo gli
tesseva intorno, privo di volontà e incapace di relazionarsi con il
prossimo. Insomma, contrariamente a quello che il titolo farebbe
sospettare, Il canto d’amore di J. Alfred Prufrock è una poesia sulla
solitudine esistenziale e sull’impossibilità di comunicare in un mondo
di plastica.
In epigrafe si trova una citazione dall’Inferno di Dante, canto XVII:
"S’io credesse che mia risposta fosse
A persona che mai tornasse al mondo,
Questa fiamma staria senza più scosse.
Ma perciocché giammai di questa fondo
Non tornò vivo alcun, s’i’ odo il vero,
Senza tema d’infamia ti rispondo".
in questi versi Guido da Montefeltro dice a Dante che gli risponderà
solo perché non pensa che potrà tornare nel mondo e ripetere quello che
ha sentito. Probabilmente il significato è che, siccome l’intera poesia
è una sorta di monologo interiore, Prufrock ha il coraggio di confidarsi
solo perché sta parlando con se stesso, ma non avrebbe mai il coraggio –
o la capacità – di comunicare il suo stato interiore a qualcun altro.
in realtà Prufrock non sta parlando con un’altra persona, bensì con se
stesso.
Comunque Dylan ha
scritto diverse canzoni spinto da un sentimento di disagio che in genere
tutte le persone, specialmente i giovani, trovano nell'inserirsi nel
mondo della realtà cercando il modo migliore per restarci. L'amore,
argomento nel quale Dylan si è tuffato volentieri in centinaia di testi,
è uno dei veicoli che portano il disagio e la sofferenza nella mente
dell'uomo normale, mentre il poeta come lo è Dylan, più incline a
comprendere gli stati d'animo, lo sente maggiormente e cerca di calmare
la sensazione descrivendola molteplici volte nelle sue canzoni. Anche
Dylan, proprio come il Prufrock Eliotiano sembra a volte parlare con se
stesso, consapevole che difficilmente la persona normale si sofferma in
lunghe dissertazioni mentali per capire tutto quello che prova giorno
per giorno, la forma poi della canzone facilità l'accostamento del
"common people" a questi sentimenti diffusissimi ma difficili da
chiarificare, voglio dire, non è abbastanza sentire una sensazione per
saperla identificare con chiarezza e certezza. Forse se anche noi,
avendo il talento geniale dylaniano, scrivessimo delle meravigliose
canzoni con altrettanto meravigliosi testi sapremmo comprenderci meglio
e forse sbagliare di meno, ma questa è solo una mia ipotesi che lascia
il tempo che trova.....
Ti ringrazio perchè
riesci sempre a rinnovare l'attenzione a Dylan attraverso le tue
osservazioni! Restiamo tutti in attesa della terza parte di "Black
Rider", alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 26
Ottobre 2020
Addio a Jerry
Jeff Walker, autore di "Mr. Bojangles"
clicca qui
La vera storia di Mr. Bojangles
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Mr. Bojangles - Bob Dylan
Sabato 24
Ottobre 2020
Talkin'
10984 - calabriaminimum
Ciao Mr.Tambourine, innanzitutto ti devo
ringraziare per le belle parole.
Dico sul serio. Non so se rientro nel gruppo da te citato.
Mi considero più che altro uno scribacchino con la passione per la
musica.
Purtroppo rispetto a quando ho iniziato a coltivare questa mia passione
(musica e scrittura) le cose si sono evolute e non sempre per il meglio.
Credo ancora nel web e nel potenziale di internet e della condivisione,
ma troppo spesso mi capita di leggere e sentire cose indegne. Non mi
riferisco propriamente a Bob Dylan, anche se spesso anche lui termina in
questo turbinoso calderone che viviamo costantemente.
Come probabilmente saprai il mio lavoro consiste nella creazione di
contenuti per il web. Quando posso ci tiro dentro anche Bob Dylan o
comunque quelli che per me sono i massimi esponenti della musica
popolare nordamericana.
Il genere che conosco meglio e che più mi scalda, regalandomi emozioni.
In tempi recenti ho riascoltato e apprezzato molto le canzoni di Brian
Wilson.
Questo è un pezzo che gli ho dedicato, parla dell' influenza musicale
che alcune canzoni dei Beach Boys hanno avuto su di me e su altre
persone simili a me.
Ecco qui il link al mio blog:
Mi auguro ti piaccia, vi piaccia.
In fede, Dario twist of fate
Carissimo Dario, certo
che anche tu rientri nel novero delle persone (non ho citato tutti ma
siete tutti nel mio pensiero) che per me e per questo sito hanno
un' importanza fondamentale, perchè le tue parole, così come quelle di
tanti altri Maggiesfarmers che spendono parte del loro tempo per
manifestarci la loro opinione, sono proprio quello che fa la differenza.
Voglio dire che questo
nostro (e dico "nostro" perchè ho sempre considerato il sito al Vostro
servizio, quindi di tutti) sito non è soltanto un noioso elenco di
sapore quasi statistico, mi riferisco ai testi delle canzoni, alle
recensioni dei concerti ed a tutto quello che riguarda le news sull'
attività di His Bobness, ma ci sono le vostre parole, i vostri pensieri
che ci spiegano le cose da punti di vista ai quali i cronisti sono poco
interessati, essendo il loro lavoro basato più sulla stretta cronaca che
sull'interpretazione del fenomeno che risponde al nome di Bob Dylan! I
vostri commenti sono dei piccoli capolavori degni di ribalte molto più
significative della piccola Maggie's Farm, ma va bene così, un vecchio
adagio dice "chi si accontenta gode", e tutti noi godiamo col valore
aggiunto delle vostre parole. Ancora un immenso grazie a tutti voi che
"contenete moltitudini" e le condividete con tutti noi! Alla prossima e,
come dice il motto dell'America, "IN BOB WE TRUST"!!! Mr.Tambourine, :0)
Per il 70esimo compleanno di Tom Petty
cinque ore di eventi online
clicca qui
Giovedì 22
Ottobre 2020
Talkin'
10983 - alunni.f
Oggetto: Black Rider
Ciao Mr. Tambourine,
dopo la bella intervista di Corrado Ori Tanzi al Prof. Carrera e
l'interessante e accurata disamina di Miscio (a proposito, sono/siamo
ancora in attesa della terza parte su Key West), vorrei anch'io
esprimere qualche considerazione su Black Rider. A me la canzone sembra
una riscrittura di "Famous Blue Raincoat" di Leonard Cohen (che è
incentrata sui sentimenti di un marito tradito che passa dalla rabbia
alla compassione nei confronti dell'amante della moglie, anche lì non
senza qualche ambiguità), dal punto di vista di un marito più stanco e
inquieto rispetto all'originale. Ci sono dei versi molto diretti come
«Go home to your wife, stop visiting mine» («và a casa da tua moglie,
smetti di venire a trovare la mia») che faticherei a interpretare in
senso metaforico.
Tutta la canzone è poi costruita su una
continua e instabile tensione tra accettazione e minaccia: la prima
strofa è una via di mezzo tra la descrizione delle difficoltà della vita
del Black Rider, che non può nemmeno dormire per la paura di essere
assalito e che deve fare continua attenzione, e la sottintesa minaccia
della voce narrante (in quanto marito tradito proprio chi canta sarebbe
colui che potrebbe assalirlo). Nella seconda strofa il verso «You fell
into the fire and you're eating the flame» («Sei caduto nel fuoco e ne
mangi la fiamma»), che ricorda "Ring of Fire" di Johnny Cash («I fell in
to a burning ring of fire»), potrebbe riferirsi alla passione che ha poi
portato al tradimento; il verso seguente sul sigillare le labbra
indicherebbe quindi la necessità di mantenere il silenzio su quanto ha
fatto mentre l'ultimo distico, con l'invito alla ragionevolezza e
all'onestà e a trasformare i propri pensieri in preghiera, sembra essere
una richiesta di smetterla con questo suo comportamento.
Le strofe seguenti esprimono il dissidio
del cantante, che da una parte afferma di avere il cuore in pace e il
desiderio di allontanarsi dalla lotta (sempre che il Black Rider smetta
di venire a trovare sua moglie), dall'altra sostiene di avere l'anima
angosciata e la mente in guerra e sembra che sia invece immediatamente
pronto a sfidarlo a duello o quantomeno a tagliargli un braccio. Anche
la strofa finale è costruita su questa contraddizione: prima il cantante
afferma che resterà in silenzio e che forse si accontenterà della
propria superiorità morale (quel maybe già ci rivela il dissidio del
narratore) e poi si congeda con una velata minaccia: «you've been on the
job too long» («fai questo lavoro da troppo tempo»), che come è stato
giustamente notato è una citazione dalla ballata tradizionale "Duncan
and Brady" e lì si riferisce a un omicidio. Quanto al titolo il Black
Rider mi sembra il diretto discendente di un'altra ballata tradizionale,
"Blackjack Davey" (incisa da Dylan in Good as I Been to You), e di "Man
in the Long Black Coat" di Oh Mercy: entrambe le canzoni narrano di un
misterioso straniero vestito di nero che ha convinto la moglie del
protagonista a seguirlo.
Un saluto a tutti e grazie mille per gli aggiornamenti quotidiani.
Francesco Alunni.
Caro Francesco, permettimi di dire che la tua
(con quella di Miscio, di Corrado Ori Tanzi, di Sir Eglamore, di Dario
twist of fate, solo per citarne alcuni ma la lista sarebbe lunghissima,
perciò non me ne vogliano i non nominati) conoscenza dylaniana e non
solo mi stupisce sempre. Ho la grande fortuna di avere dei fans
dylanianani che seguono da anni questo piccolo grande sito amatoriale
che non si limitano ad esprimere opinioni su una canzone o un momento
della vita del Nostro ma sanno andare oltre, sanno scrivere oltre che
"sulle righe" anche "tra le righe", e questa è una capacità ed una
preziosità che conferiscono al sito una marcia in più, un fascino in
più, e mi vede felicemente costretto a ringraziarVi e lodarVi ancora una
volta perchè sapete stupire con le vostre argomentazioni, e scusate se è
poco..............! Continuate a scrivere, questo sito resta più che mai
vivo anche grazie alle vostre parole!!! Alla prossima, Mr.Tambourine,
:o)
___________________________________________________________________________________________________________________
De Gregori, la sua severa opinione su Bruce Springsteen
clicca qui
Mercoledì
21
Ottobre 2020
Bob Dylan,
dal Nobel a materia di studio
clicca qui
Dylan al lavoro con Clooney su un
film basato su un libro di John Grisham
clicca qui
Venerdì 16
Ottobre 2020
Talkin'
10981 - corradooritanzi
Caro Mr Tambourine, cari Farmers,
solo un breve spazio per ringraziare delle belle parole miscio.tux.
Non entro nella dialettica su Black Rider, ma ci tengo a sottolineare la
corposità della tesi di miscio.tux sulla canzone di Bob. Perché questo
mi conferma una volta di più come gli appassionati di Bob che
frequentano questo sito dimostrino uno spesso profilo di conoscenza
sull'artista che non è proprio abituale trovare navigando in acque extra
maggiesfarmariane. Senza alcun nazionalismo eh?
Buon tempo a tutti voi e sempre Bob on!
Corrado Ori Tanzi
Concordo con te caro
Corrado, il vile Miscio è davvero un grande dylanista come molti altri
amici dei quali ho la fortuna di poter ospitare i loro scritti su queste
pagine! Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Led Zeppelin: quando rifiutarono 14
milioni di $ per suonare al Desert Trip
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Giovedì 15
Ottobre 2020
15 grandi
cover delle canzoni di Bob Dylan
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Mercoledì
14
Ottobre 2020
Talkin'
10980 - miscio.tux
Oggetto: Black Rider
Caro Mr. Tambourine,
è doveroso ringraziare Corrado Ori Tanzi e Alessandro Carrera per la
magnifica intervista, due tizi da cui c’è sempre da imparare. Ma poiché
si impara probabilmente più dal disaccordo, farò il solito peccato di
hybris, sfiderò gli dei con arroganza, nel mettere giù quello che non mi
convince nel commento di Black Rider. Le canzoni di Dylan raramente sono
semplici, e ridurre questo cavaliere nero al Diavolo mi sembra troppo
semplicistico. Non nego che la puzza di zolfo si senta, ma pochi indizi
sono a favore, molti altri meno: chi si preoccuperebbe del fatto che il
Diavolo “sta facendo una vita troppo dura”, o di metterlo in guardia
sulle insidie del sentiero che percorre? Se anche fosse soltanto ironia,
non mi sembra che nel mondo attuale il Satanasso se la passi poi così
male o abbia bisogno delle “dritte” di un aiutante. La “stumbling block”
del primo verso può provenire da un blues (1), ma piuttosto da San Paolo
(2) ed avrebbe un effetto assai spiazzante ricordare al Diavolo la
Bibbia. Nel secondo verso troviamo un accenno che potrebbe più
chiaramente corroborare questa interpretazione : “Sei caduto nel fuoco e
ti sei mangiato la fiamma”. Tuttavia alla luce degli altri versi tale
punto di vista rimane secondo me assai debole; se il “mister” successivo
si riferisce al Black Rider, troviamo una richiesta di onestà e lealtà
che dovrebbe essere rivolta ancora al Diavolo. Nel verso 4 poi questo
“Lasciami passare, apri la porta”, pretenderebbe che il Diavolo apra la
porta del Paradiso? (Se è quella dell’Inferno non c’è bisogno di
chiederlo, è sempre aperta). Non meraviglia che in tale contesto la
frase di Giovenale caschi come i cavoli a merenda, uno sbeffeggio poco
originale, come troppo lineare è tutta questa interpretazione. A mio
parere è saggio, nei commenti, evitare di far proliferare personaggi
come il Diavolo, il destino, la morte, che rischiano di essere
proiezioni del nostro framework immaginario, nella loro astrazione priva
di spessore storico, se usati fuori da un contesto preciso.
L’ipotesi
(alternativa), che ti ho già espresso, è (invece) che il soggetto di
Black Rider sia la relazione razziale che è alla base della società
americana. Non è una mia idea, ma mi è sembrato coglierla dalle
osservazioni di Sir Eglamore, che non so se la rivendichi ancora. Come
al solito il lestofante tace aspettando di vedere come si metterà: se
risulterà una cosa azzeccata mi accuserà di essere un vile plagiatore,
se invece si rivelerà fallace sarà il primo a darmi del vile saccentello
(sempre vile insomma). Ma dimentichiamo la mia malasorte e torniamo al
commento. L'alone negativo che irradia la canzone filtra più attraverso
la concretezza di una relazione sociale che da una figura astratta.
Nessuno che provenga da quella società, come Dylan, può avere il diritto
di parlare della morte come esperienza poetica, o pensare che un termine
come Black Rider evochi soltanto precursori letterari, o figure
demoniache. A meno che non si voglia fare di Bob un ottuagenario un pò
rincretinito che ha troppo vissuto e rimugina le sue rimembranze
sorseggiando whisky davanti al caminetto. La morte e il negativo sono
fatti troppo reali nell'America di oggi per filosofarci sopra
romanticamente.
E’ Carrera stesso che ce lo ricorda in tanti suoi
articoli che parlano di quella realtà, del senso di un movimento come
Black Lives Matter, di un’epidemia che falcidia soprattutto i neri e i
poveri, del fatto che mentre per la borghesia bianca la morte è una
presenza che si può (almeno temporaneamente) rimuovere, per i neri è una
consuetudine, una compagna quotidiana che li segue ovunque, persino
nell’ossessione con cui insegnano ai figli ad aver sempre cura della
propria vita nelle azioni banali, con precauzioni come quella di non
correre per strada. Di fronte a questa morte, quella in versi
dell’ottuagenario è una morte del cazzo, e Dylan è troppo intelligente
per non saperlo. Ciò di cui parla la canzone allora potrebbe essere la
dialettica del riconoscimento/rifiuto razziale. Una relazione che è
fatta di fascinazione, di seduzione, ma anche di sfruttamento, esproprio
e violenza, tanto che forse non è un caso che la prima impressione di
molti nell’ascoltare la canzone sia stata macabra, come se parlasse
veramente di morte. Eric Lott ha usato il termine “Black Mirror” per
definirla, dove lo specchio non solo riflette immagini e identità, ma le
deforma, ed è nero anche in senso letterale perché non è solo il piano
sul quale lo sguardo incontra quello dell’altro razziale, ma anche
quello in cui può intravedere la sua base fondativa, la tenebra,
l’istinto di morte. L'icona di uno di questi sguardi è rappresentata da
una illustrazione abbastanza nota di Michael Ray Charles, White Power
(rewoP etihW):
Lo sguardo dominante vede l’immagine stereotipata di un nero degradato a
“Zambo”, mentre è soltanto guardando dalla parte del nero che si può
leggere la scritta, rendersi conto del potere bianco. I due sguardi sono
l’immagine speculare l’uno dell’altro. Se qui abbiamo a che fare con
un’immagine brutalmente razzista, la relazione contenuta nella canzone è
più complessa. Non è difficile pensare, in concomitanza con la prima
strofa, che il sentiero dell’emancipazione dei neri sia duro e
difficile, che sia pieno di insidie, che gli ostacoli che incontra
mutino continuamente, dalla brutalità del linciaggio di un tempo alla
violenza della polizia di oggi, fino alla modalità di integrazione
ruffiana del “negro bianco” Obama, vessillo di una borghesia di colore
che si presenta come l’alibi per continuare la violenza contro la
maggioranza. In fondo anche personaggi come Obama sono “caduti nel fuoco
e si sono mangiati la fiamma”. Sarà un caso, ma “tenere le labbra
sigillate”, essere “ragionevoli, onesti e leali”, lasciare i pensieri
mondani per la preghiera, non solo rappresentano la visione
politicamente corretta dell’integrazione dei neri da parte della
maggioranza bianca, ma sono anche l’esatta ricetta che l’amministrazione
Obama ha loro proposto, una ricetta riassumibile dalla figura dello Zio
Tom, il “buon negro”.
Prima di rincarare la dose, analizzando le ultime
strofe, dobbiamo chiederci se questo Black Rider, oltre che nella
soggettività nera che lo sguardo razziale legge (anche) come un
cavaliere oscuro e demoniaco, non possa coagularsi in figure
particolari. Mentre un uomo di cultura può trovare antecedenti del Black
Rider nel Franco Cacciatore di Weber, un vile, come sono e fui, può
allegramente scambiarlo per Deadwood Dick(3). Che poi è esistito
realmente, col nome di Nat Love (4),ed ha realmente compiuto un percorso
di emancipazione: niente metafora, almeno in superficie.
Nel verso 3 troviamo un supporto all’interpretazione diavologica, perché
è la tentazione a voltarsi che tramuta la moglie di Lot in una statua di
sale ed è la curiosità di Orfeo che fa ripiombare Euridice nell’Ade.
Tuttavia se vogliamo essere pignoli non è direttamente il Diavolo a
causare questi infortuni; nella penultima linea del verso, potrebbe
essere lui a far vista ad Eva, la generica moglie dell’Uomo, ma il
“torna a casa da tua moglie” dovrebbe essere una vaga esortazione,
perché non c’è letteratura sulla moglie del Diavolo. Si può ricordare
che anche il “Pò Boy” di Love and Theft bussava alla porta e chiedeva di
“tua moglie”; anche se il Pò Boy è più multirazziale che nero, tuttavia
è “anche” nero. Allora penso che in definitiva questo “Diavolo” abbia a
che fare con il modo in cui un bianco, non necessariamente razzista,
percepisce l’identità nera, con un misto di sentimenti ambivalenti, che
oscillano tra la benevolenza, la fascinazione, il timore, il pregiudizio
e il disprezzo. Anche la frase presa da Giovenale assume un senso in
questa prospettiva, perché sappiamo bene come sia circolata
nell’inconscio dei bianchi la fantasmatizzazione della sessualità dei
neri. Lo stesso “alto livello morale” si può valutare come l’approccio
di chi si sente superiore o che di fronte alle attuali proteste di
piazza per le uccisioni della polizia si ritrae schifato dalle
inevitabili devastazioni, come se i rivolgimenti storici che comportano
modifiche negli assetti di potere potessero avvenire a colpi di
gogliardici gavettoni.
L’ultimo verso potrebbe contenere invece degli
elementi rivelatori. Nell’ottica della relazione bianco/nero, la
citazione di Sinatra (“Some enchanted evening”) ha un senso. Eric Lott
(5) si è soffermato sulla complessa relazione di Sinatra con la
“blackness”. Non è possibile in questa sede ripercorrere le sue
argomentazioni, ma come dice Sammy Davis Jr. in “Colpo Grosso”(6) alla
fine il colore può tornare utile. E’ qui calzante un commento di
Springsteen riportato da Lott in cui il boss sottolinea la “deep
bluesness” di Sinatra: “mentre la sua musica è diventata sinonimo di
cravatta nera, bella vita, gran bevute, donne, raffinatezza, la sua voce
blues era sempre il suono della malasorte e di uomini a tarda notte con
gli ultimi dieci dollari in tasca che cercano di trovare una via
d’uscita”. Una struttura di sentimenti” – aggiunge Lott – “che per me
comprende non soltanto la raffinata eleganza e insieme l’atteggiamento
da working-class ma anche il suo generale indebitamento coi canoni dello
swing Afro-Americano, del cui abbraccio Sinatra è sempre stato
totalmente conscio - e da qui la sua gestione attraverso il
blackface”(Che non significa soltanto, per chiarire, il dipingersi la
faccia di nero, ma anche l’uso di tonalità, atteggiamenti, allusioni,
furti,volti a creare quell’aura da duro che a Sinatra, il “mamas’s boy”,
mancava totalmente). La presenza di Sinatra, nella canzone di Dylan,
diventa allora solo l’esempio di un’ulteriore modalità di relazione, una
fra le tante prospettive dei bianchi nei confronti dello specchio
razziale.
L’ultima linea mi sembra confermare quanto già detto. La
citazione di “Duncan and Brady” (“you've been on the job too long”) (7)
non è per niente buttata lì. Com’è noto la canzone narra di un fatto
avvenuto a St. Louis nel 1890, l’uccisione di un poliziotto irlandese,
James Brady, da parte di Harry Duncan che lavorava in un locale di
proprietà di Charles Starkes, anche lui di colore. Le prevaricazioni dei
poliziotti irlandesi nei confronti dei neri erano consuete a St.Louis, e
del resto anche oggi l’attrito tra minoranze alla ricerca di una
collocazione nella gerarchia razziale è uno degli elementi
dell’impalcatura del potere nella società americana. Ci sono forti dubbi
sulla colpevolezza di Duncan ma non è per questo che la ballata è durata
per più di un secolo ed è giunta fino a noi. Il suo genere è quello di
“Stagolee”, del “bad black man”, che trascende il fatto reale per
rappresentare la rivalsa dei neri, un trickster impegnato in una
violenza cieca, una specie di “empowerment” immaginario nei confronti di
una realtà oppressiva (8). Non mi è chiaro se in Duncan & Brady la linea
“Sei stato nell’impiccio troppo a lungo” sia del tutto riferita a Brady
o se coinvolga anche Duncan. In effetti calzerebbe per entrambi. Se
anche Dylan si riferisse al Diavolo, si sa, il cornuto ci lavora dalla
notte dei tempi, è il suo lavoro, e non ha intenzione di smettere. Chi
può smettere sono gli uomini, sono loro che potrebbero frantumare per
sempre il “black mirror” da entrambi i lati e far finire questo sordido
“job” della razza e del potere che è durato anche troppo.
-------------------------
NOTE
(1) I’m gonna grab me a freight train, ride it till it stops/I ain’t
gonna be your, low-down stumbling block. (Prenderò un treno merci,
viaggerò finché non si ferma/ Non sarò la tua pietra d’inciampo) - Blind Blake, “Stonewall Street Blues” 1926
(2)
https://www.biblegateway.com/passage/?search=Romans+14%3A13&version=KJV
Romans 14:13 - Let us not therefore judge one another any more: but
judge this rather, that no man put a stumblingblock or an occasion to
fall in his brother's way.
(Non giudichiamoci più l’un con l’altro: ma consideriamo piuttosto che
nessuno ponga una pietra d’inciampo o un’occasione di caduta sulla via
del fratello)
(3)
https://www.fumettologica.it/2018/07/deadwood-dick-1-fumetto-bonelli-recensione/
Sulla figura di Deadwood Dick, ecco cosa dice Blake Allmendinger in
“Imagining the African American West” - University of Nebraska Press,
2008:
[Il primo rimanzesco eroe “nero” del western compare in "Deadwood Dick,
the Prince of the Road; or, The Black Rider of the Black Hills" (1877).
In questo primo fascicolo di una serie di dime novels (genere
ottocentesco precursore di quello scandalistico o pulp) scritto da
Edward L. Wheeler, un giovane gentiluomo dell’est viene defraudato della
sua legittima eredità. Si sposta allora nel West, diventa un fuorilegge
e promette di vendicare altre vittime del crimine. La serie di Deadwood
Dick era enormemente popolare. Tra il 1877 e il 1885, Wheeler scrisse
trentatré romanzi di Deadwood Dick per la casa editrice di Beadle e
Adams. La serie è stata anche innovativa sotto diversi aspetti. Prima di
Deadwood Dick, l'eroe della “dime novel” era un boscaiolo, un uomo delle
Grandi Pianure o uno scout, una figura di naturale nobiltà e raffinati
sentimenti morali. Deadwood Dick era in esilio dalla civiltà dell’Est,
un fuorilegge motivato dalla sete di vendetta. Usava metodi violenti e
illegali per sconfiggere i suoi avversari. Per distinguere Deadwood Dick
dagli eroi delle precedenti dime novels, e per enfatizzare la sua
ambiguità morale, Wheeler creò per il suo personaggio un travestimento
simbolico. Il "Black Rider" indossava una maschera e un costume scuri
per nascondere la sua identità, dato che agiva al di fuori della legge.
In "Deadwood Dick as Detective: A Story of the Great Carbonate Region"
(1879), l'eroe si maschera "con un completo di stivali neri al
ginocchio, cappello nero e una maschera nera", nascondendo tutto "tranne
una bocca ferma , un paio di baffi e un mento che portava segni di
carattere ". In "Deadwood Dick's Doom; o, Calamity Jane's Last
Adventure" (1881), sfoggia anche una barba nera. Di tanto in tanto
Wheeler attribuiva l'aspetto del suo eroe alla natura, non
all'artificio. In "Deadwood Dick’s Dream; or, The Rivals of the Road"
(1881) scrive che il fuorilegge ha gli occhi "scuri" e la pelle
"marrone" abbronzata all’aria. La sua costituzione robusta è un segno di
buona salute. Ma altrove nella serie il suo colore suggerisce qualcosa
di sinistro. In "Deadwood Dick’s Device; or, The Sign of the Double
Cross" (1879) il suo aspetto "scuro" completa la sua "natura selvaggia e
oscura". Il colore diventa un indicatore regionale, nonché
un'indicazione del temperamento. Associa Deadwood Dick agli aspri spazi
aperti, rivela il suo carattere tempestoso e suggerisce la sua
affiliazione con emarginati o sfavoriti. L'eroe si identifica con i
diseredati, le classi lavoratrici e gli economicamente vulnerabili, che
sono vittime di coloro che occupano illegalmente la terra, corporazioni
ferroviarie e “baroni” immobiliari di frontiera. Non ci sono prove
testuali, tuttavia, che Deadwood Dick sia letteralmente "nero" o che
estenda la sua protezione alle minoranze razziali. Nella sua ricerca
sulla pulp fiction, un critico ha scoperto che non c'erano romanzi del
diciannovesimo secolo destinati ai lettori afroamericani. Inoltre, "non
sono state sviluppate formule narrative in grado di raccontare una
storia razziale, come mostrano i pochi resoconti della razza nelle dime
novels”. Tuttavia, un cowboy afroamericano ha suggerito nella sua
autobiografia di essere stato l'ispiratore del protagonista di Wheeler.
Nella prefazione di "The Life and Adventures of Nat Love, Better Known
in the Cattle Country as “Deadwood Dick” " (1907), l'autore affermava
che il suo racconto avrebbe interessato i lettori "che preferiscono i
fatti alla finzione". Secondo Love, egli ricevette il soprannome di
"Deadwood Dick" nel 1876 in occasione di una celebrazione del 4 luglio a
Deadwood, Dakota, dove ha vinse gare di equitazione, lancio del lazo e
tiro al bersaglio.]
(4) https://en.wikipedia.org/wiki/Nat_Love
(5) Eric Lott - Black Mirror: The Cultural Contradictions of American
Racism, Harvard University Press 2017
(6) https://www.youtube.com/watch?v=HDnSZAAlm6Y
(7) https://en.wikipedia.org/wiki/Duncan_and_Brady -
https://singout.org/duncan-and-brady-been-on-the-job-too-long/
(8) http://www.maggiesfarm.eu/testiD/duncanandbrady.htm
Anche nel testo cantato da Dylan si vede come i giudizi negativi non
siano rivolti all’assassino, (o presunto tale, visto che quello reale
era probabilmente Starkes) quanto al poliziotto Brady, che è pronto a
“sparare a qualcuno solo per vederlo morire”, che entra nel bar
spaccando finestre e buttando giù le porte. Insomma un prepotente,
probabilmente al servizio della “Big Cinch”, l’oligarchia di magnati
corrotti che controllava la città di St. Louis.
Ai tempi della traduzione di Murino, Wikipedia non era completa come
oggi, per cui per noi è facile riempire i punti interrogativi traducendo
“mother hubbard” con “vestaglioni”
( https://en.wikipedia.org/wiki/Mother_Hubbard_dress ). Diverse fonti
riportano come Brady tiranneggiasse le prostitute, impedendo loro di
vestirsi di rosso come “segnalazione” del mestiere. (Si ricordi che
molto spesso le donne nere dovevano prostituirsi per nutrire le loro
famiglie). Per questo nella canzone, dopo la sua morte, se ne vanno a
casa e per scherno indossano i pudichi vestaglioni “mother hubbard”, ma
di colore rosso. Forse è sempre con ironia che Brady viene chiamato
King. Una spiegazione dell’accenno apparentemente strampalato ad una
“macchina elettrica” lo troviamo qui
https://territorialimperatives.com/2013/12/01/duncan-and-bradys-electric-car/ .
Meglio riassumere perché i link hanno vita effimera: si tratterebbe di
un esempio del processo di riscrittura sempre in atto nelle ballate
tradizionali. Nel 1890 non c’erano macchine elettriche a St.Louis, ma
subito dopo, nel 1895, il ricco finanziere di New York Diamond Jim
Brady, omonimo dell’assassinato, si fece molta pubblicità sui giornali
per averne guidato una per la prima volta a Manhattan.(Come si vede, gli
Elon Musk c’erano anche un tempo). Può darsi quindi che chi all’inizio
si trovò a cantare il pezzo abbia introdotto la “macchina elettrica”
come una specie di gag umoristica nei confronti del riccone. Oppure la
versione originale poteva essere come quella di Leadbelly, in cui Brady
entra nel bar in cui serviva Duncan con la sua “shining star”, la sua
stella da poliziotto, e qualcuno successivamente può aver inteso
“’lectric car”. Comunque troviamo questa macchina già presente nella
prima registrazione del brano fatta nel 1929 da Wilmer Watts.
Ciao Miscio,
ottimo lavoro, interessantissimo da leggere perchè suggerisce punti di
vista che magari uno non ha mai pensato.
Più o meno l’immagine del “Black Rider” o meglio del “Cavaliere Nero” è
legata, nel nostro immaginario e nella iconografia sociale, a qualcosa
di assolutamente negativo che può arrivare anche a significare il
Diavolo nell’accezione più terribile del termine.
Credo che sia il colore nero ad essere associato con la negatività e ciò
potrebbe essere nato dal fatto che col bianco si è sempre voluto
indicare la purezza. Anche se si cerca nell’iconografia cristiana gli
angeli sono sempre bianchi perchè devono rappresentare l’emanazione
della giustizia e della bellezza di Dio. Poi naturalmente la
contrapposizione a questo concetto di perfezione trova la realizzazione
nell’uso del colore nero per significare ciò che di brutto e sbagliato
ci possa essere, la contapposizione negativa dell’essenza divina, ecco
dunque apparire l’immagine del Diavolo, sempre bruttissimo e nero, con
lo più sgraziate e terribili forme che la mente umana sia mai riuscita a
concepire.
Anche nella filmografia il “cavaliere nero” ha sempre rappresentato la
figura negativa dell’idealizzazione dell’eroe per eccellenza, così bene
narrato nella saga della tavola rotonda Arturiana, dove il “Cavaliere”
diventa la cosa più nobile che possa esistere, difensore fino alla morte
dei diritti dei deboli contro la prevaricazione dei potenti malvagi e
crudeli.
Probabilmente anche nella musica la figura del cavaliere nero
rappresenta allegoricamente la negatività delle cose o delle persone,
che siano le cose peggiori che potremmo incontrare nella nostra vita,
come dolori, malattie, pestilenze ed altre malefici di questo genere
fino ad arrivare al Diavolo che è la rappresentazione del male per
eccellenza.
Probabilmente anche Dylan ha seguito in tutte le sue liriche questo
principio, descrivendo col bianco la positività umana e col nero la
negatività. A volte le allegorie di questo genere sono comodissime per
spiegare in parole semplici dei concetti filosoficamente difficili. Non
è un caso che la rappresentazione allegorica di Dio assuna spesso la
forma della “luce bianca ed abbagliante” e mai quella del buio, cosa che
è lasciata al Diavolo per durare tutta l’eternità nella tenebra più
profonda che impedirebbe di avere la visione di Dio come premio per una
vita proba ed onesta. Il concetto dell’Inferno è proprio la
rappresentazione della punizione divina per coloro che han fatto della
loro vita una grande accozzaglia di male azioni.
Ma restiamo sempre nel capo dell’esigenza umana di dar una forma ai
diversi concetti per poter meglio essere spiegati ed insegnati alle
generazioni successive perchè ne portino avanti i concetti finchè
esisterà il mondo vivibile che l’uomo sta distruggendo con le proprie
mani. Ne consegue che il mondo è pieno di “Diavoli” che tendono a
distruggere tutto il buono che i loro predecessori hanno costruito. Idea
che spaventa ma che nessuno sembra intenzionato a far qualcosa per
modificare questa corsa verso l’autodistruzione dell’unamità. Come si
diceva una volta, c’è poco da stare allegri!
Ti ringrazio davvero di cuore per la tua particolareggiata dissertazione
sul testo di “Black Rider”. Spero che tu voglia continuare su questa
bellissima strada che ci fornisce il piacere di leggere ed imparare cose
diverse. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 12
Ottobre 2020
Bob Dylan, la
musica da Nobel è un elogio della tradizione Usa
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Nessuno sbaglia come Dylan -
di Leonardo Tondelli
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The Cutting Edge 1965-1966 (The
Bootleg Series Vol. 12)
Venerdì 9
Ottobre 2020
Talkin'
10979 - walter.chiesa
Oggetto: Fulmini e saette
Ciao Tambourine e voi tutti,
può darsi che ne siate già a conoscenza (in tal caso non pubblicate la
mail) ma nel dubbio vi segnalo questa performance del nostro, nel 2002,
che attorno al minuto 2:17 fulmina con lo sguardo il povero Charlie (in
quel momento fuori dal campo visivo), reo di aver prolungato di un paio
di secondi la sua frase alla chitarra, coprendo per un istante la voce
di Bob.
A giudicare dai commenti al video nessuno pare essersene accorto, ma lo
sguardo di Bob in quel momento fa davvero paura. Se ci fate caso quasi
smette tutta la band di suonare... Il fatto che vi sia una tale
attenzione nei suoi confronti, da parte dei musicisti, la dice lunga sul
carattere del nostro, ma d'altra parte se così non fosse difficilmente
avrebbe fatto quel che ha fatto, vale a dire un percorso incredibile che
nessun altro cantautore può vantare.
Difficilmente, se non fosse dotato di una personalità all'occorrenza
granitica, avrebbe retto alla valanga di pressioni che ha dovuto subire
nel corso degli anni, un aspetto solitamente sottovalutato da parte di
chi preferisce affibbiargli la facile etichetta dell'artista scontroso.
Saluti e "buon Bob" a tutti, Walter.
Bob Dylan, All Along The Watchtower,Brighton
04.05.2002
Bob Dylan (Voice, electric guitar)
Larry Campbell (guitar/pedal-steel guitar/mandolin/violin)
Tony Garnier (bass)
Jim Keltner (drums)
Charlie Sexton (guitar)
Grazie per la
segnalazione Walter, a quel tempo Bob era molto più improvvisatore di
quanto non lo sia oggi, di conseguenza per i musicisti che
l'accompagnavano era sempre un problema che li teneva sempre sul chi
vive ed a volte li portava anche all'errore. Ci sono molti altri altri
esempi di, chiamamole "mancanze momentanee", da parte di Bob e della sua
Band nei video su Youtube, ma allora era così, nessuno era certo di
niente, al contrario di quanto avviene nello show odierno, e credo che
per un musicista sia importante sapere sempre in anticipo cosa farà il
suo band/leader, cosa che in passato era affidata alla fortuna ed al
caso. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Giovedì 8
Ottobre 2020
Talkin'
10978 - francescoanania71
Oggetto: Università di Bob Dylan
Salve a tutti, interessante articolo.
Talkin'
10977 - atagliabue
Oggetto: Notizia
Finchè il dottore ti proibisce qualcosa,
va tutto bene.
E' quando ti dice che puoi permetterti tutto, che ti devi preoccupare.
Tutti aprono le porte a Dylan... e questo mi preoccupa!
Buon lavoro! Aurelio.
Carissimi Frana (così
è il tuo simpatico nikename) e Aurelio, siate felici di condividere il
fatto di essere stati voi a dare questa notizia che oggi riporta anche
expectingrain.com, però Voi siete arrivati un giorno prima!!! Dare a
Cesare quel che è di Cesare ed a Voi quello che è vostro!!! Grazie a
tutti e due ed alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Grazie Marina,
articolo davvero molto ben fatto, Marco Zoppas e Rudy Salvagnini non
hanno niente da imparare da nessuno, sono preparati e praticamente
perfetti. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
A proposito dell'amore perduto a
Perugia,Bob Dylan fa una performance straordinaria di BOOTS OF SPANISH
LEATHER,ad Oslo nel 2019.
Il mio video per ricordare Suze Rotolo.
Grazie Benedetto, Suze è spesso
dimenticata e non è giusto pwerchè ha avuto una parte importantissima
nell'evoluzione del giovane artista Bob! Alla prossima, Mr.Tambourine,
:o)
Martedì 6
Ottobre 2020
Talkin'
10974 - corradooritanzi
Oggetto: Intervista al prof: Alessandro
carrera
Mister Tambourine buondì,
Sul mio sito 8th ho caricato l'intervista che il professor Alessandro
Carrera ha concesso al mio blog 8th Of May incentrata su Rough And Rowdy
Ways. Spero che a te a tutti i Farmer possa interessare.
Buongiorno,
segnalo la difficoltà a cercare i testi e traduzioni della canzoni di
tempest nell’archivio.
Ad esempio "Pay in Blood" non si trova. Non c’è un modo di ricerca
rapida dei testi?
Grazie mille.
Hai pienamente ragione
Federico e ti ringrazio per avermi segnalato questa mia grossa mancanza,
cosa che provvederò al più presto possibile ad aggiornare.
Per il momento i testi
e le traduzioni di "Tempest" li puoi trovare nell'archivio:
Ciao Mr.Tambourine,
Ecco qua i credits ufficiali di “Huck’s Tune” come riportati dal sito
dell’IMDB (che, oltre a occuparsi di cinema ad ampio raggio, indica
anche con grande precisione i copyright delle canzoni che fanno parte di
film):
https://m.imdb.com/title/tt0338216/soundtrack .
Come al solito il sito di Bob, che è pieno di imprecisioni ed errori,
dimentica di indicare che la canzone è scritta interamente da Bob
stesso, ma il copyright che viene riportato alla fine del testo sul sito
di Bob ne è la prova: 2007 Special Rider Music. Questa è la “etichetta”
di copyright che Bob ideò per i suoi brani ancora negli Anni Ottanta.
Certo che è scritta e composta da Bob. Da chi dovrebbe essere stata
scritta, altrimenti? Non c’è alcun mistero intorno ad “Huck’s Tune”.
Laddove i credits di un brano non appartengono (interamente o in parte)
a Bob, il disco (e/o il web) lo indica. Per esempio, nel booklet del
Bootleg Series 8 viene indicato che “32-20 Blues” è scritta da Robert
Johnson, non da Bob. Non c’è alcun mistero intorno ad “Huck’s Tune”,
scritta e composta da Bob nel 2006 per un film che si occupa di gioco
d’azzardo. E infatti il testo del brano parla proprio di quello.
Un caro saluto e a presto!
Samuele
Mi è piaciuto il tuo
self-service domanda/risposta! Sulla gestione del sito di Bob stendiamo
un velo pietoso, ne abbiamo parlato e non vale la pena ritornare
sull'argomento. Grazie ancora, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Grazie per la bella
segnalazione Benedetto, Lenny è uno che non manca certo di buon gusto!!!
Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Sabato 3
Ottobre 2020
Talkin'
10971 - catestef
Il sito ufficiale (Facebook) di Bob Dylan ha appena pubblicato la
pubblicità The Best of the Bootleg Series, raccolta presumo di prossima
uscita 2CD edito CBS. Qui il link che ho trovato per Amazon:
clicca qui
Non credo che questa uscita sostituisca la prossima uscita (rumors) del
Bootleg Series Vol.16 programmata (rumors) per il 31 Ottobre.
Quest'ultima nulla confermata sono solo rumors.
Qualcuno ne sa di più di queste uscite?
Grazie,
Stefano C.
Ciao Stefano, proprio
ieri si parlava della trascuratezza con la quale è gestito il sito
ufficiale di Bob! Pensa che "The Bootleg Series Vol. 15: Travelin' Thru, 1967-1969",
pubblicato il
1º novembre 2019 non è ancora stato inserito nella pagina degli albums
pubblicati:
Il sito ufficiale non fa menzione nemmeno di "The Best of the Bootleg
Series" citata sulla pagina Facebook! Difficile capire il criterio di
gestione del sito....!!! Per quanto riguarda il Vol. 16 della Bootleg
Series ci sono solo i più disparati rumors che discutono quale sarà
l'album oggetto di questa prossima (quando?) uscita. Speriamo di sapere
qualcosa di più preciso sulla questione perchè i "rumors" restano solo
rumors inaffidabili. Comunque grazie, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Venerdì 2
Ottobre 2020
Talkin'
10970 - corradooritanzi
Ciao Mr. Tambourine e buongiorno a tutti
i Farmers,
Mi accodo anche io al giudizio negativo sul modo in cui è curato il sito
ufficiale di Bob. Una trascuratezza che fa a pugni con il profilo
dell'artista.
Tanto per citare un caso, non so se vi siete accorti ma nella pagina
sulla discografia illustrata di Dylan i compilatori si sono dimenticati
di inserire ad esempio Travelin' Thru (BS 15) nelle varie forme in cui
il disco è uscito. In pratica è come se quel titolo non fosse mai
uscito. Una perizia davvero lodevole.
Benvenuto nel club degli "Ingenui & Illusi"
caro Corrado, il
club esclusivo di coloro che non riescono a capire come si possa gestire il sito
dell'Artista più importante del mondo in questa becera maniera, come
fosse "nave sanza nocchiere in gran tempesta, non sito di provincia, ma
bordello!". Credo che se avessimo voglia di stare a spulciare nel sito
troveremmo ancora una miriade di mancanze! Una vera vergogna ma, come
dico spesso "Questo passa il convento". Ci sono diverse interpretazioni
sull'origine della locuzione, probabilmente il campo si può restringere
a due versioni. Una fa riferimento alle opere di carità dei conventi che
soprattutto in passato cucinavano per i poveri, i quali dovevano
"accontentarsi" di quello che gli veniva offerto.
L'altra interpretazione riguarda i monaci stessi che dovevano
"accontentarsi" del cibo che la "Provvidenza" gli donava e di ciò che
producevano loro stessi nell'orto del convento!»
Insomma, sia che siamo "i poveri" o "i monaci" la parola d'ordine è una
sola, "ACCONTENTARSI"!!! Prima o poi ce ne faremo una ragione.............Alla
prossima, Mr.Tambuorine, :o)
Bob Dylan and Bruce Springsteen -
"Forever Young" - September 2, 1995 - Cleveland Stadium,
Cleveland, Ohio
Bob Dylan (vocal & guitar)
Bucky Baxter (pedal steel guitar & electric slide guitar)
John Jackson (guitar)
Tony Garnier (bass)
Winston Watson (drums & percussion)
Bruce Springsteen (guitar & shared vocal on Forever Young)
Giovedì 1
Ottobre 2020
Talkin'
10969 - samuconf93
Oggetto: Huck's Tune credits
Come al solito il sito di Bob, che è pieno di imprecisioni ed errori,
dimentica di indicare che la canzone è scritta interamente da Bob
stesso, ma il copyright che viene riportato alla fine del testo sul sito
di Bob ne è la prova: 2007 Special Rider Music. Questa è la “etichetta”
di copyright che Bob ideò per i suoi brani ancora negli Anni Ottanta.
Certo che è scritta e composta da Bob. Da chi dovrebbe essere stata
scritta, altrimenti? Non c’è alcun mistero intorno ad “Huck’s Tune”.
Laddove i credits di un brano non appartengono (interamente o in parte)
a Bob, il disco (e/o il web) lo indica. Per esempio, nel booklet del
Bootleg Series Vol. 8 viene indicato che “32-20 Blues” è scritta da
Robert Johnson, non da Bob. Non c’è alcun mistero intorno ad “Huck’s
Tune”, scritta e composta da Bob nel 2006 per un film che si occupa di
gioco d’azzardo. E infatti il testo del brano parla proprio di quello.
Un caro saluto e a presto!
Samuele
Caro Samuele, abbiamo
già avuto modo di vedere che il sito ufficiale di Bob è gestito in
maniera volgare, scarsa ed etica "O"! Ma se a Bob va bene
così....probabilmente non gliene frega assolutamente niente di come il
suo sito viene gestito, ma , come si dice, contento lui......., e se
questo passa il convento questo si prende! Ti ringrazio ancora una volta
per la tua puntualissima precisazione. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)