Brian Jones, quel legame strettissimo con Bob Dylan
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Venerdì 28
Febbraio 2020
Talkin'
10828 - ncasca66
Oggetto: The Blackstones
Ciao Mr. Tambourine,
ho letto la notizia che i Blackstones hanno smesso di suonare. Ricordo
di averli visti all’Auditorium di Sezze in una serata dedicata alla
musica di Bob con anche Luigi Grechi, il fratello di De Gregori, poi a
Trevignano Romano, sul palco montato nell’acqua a qualche metro dalla
riva, con l’apertura di Al Diesan e Pino Tocco e gran finale tutti
assieme, anche quella una serata da ricordare. Se hai occasione di
vederli o sentirli potresti dire loro che erano fortissimi? Grazie,
Ferdinando.
Certo caro Ferdinando,
il primo a chiedere ai Blacks perchè avevano deciso di smettere sono
stato naturalmente io. Mick mi ha detto sorridendo pressapoco queste
parole, che io virgoletto ma che non sono sicuro essere proprio quelle,
comunque rispettano il senso di quello che mi ha detto: "Tutte le cose
hanno un inizio ed una fine, così anche il nostro gruppo. Dopo quasi 15
anni di attività abbiamo avuto molto di più di quello che ci aspettavamo
alla partenza, la possibilità di esibirci in posti meravigliosi fino ad
arrivare a Rai2 per il programma "Leggende Rock: Bob Dylan". Sicuramente
fare la cover band di un artista solo per molti anni ti genera una
sensazione di appagamento, così qualcuno ha ritenuto, vista l'età media,
che fosse arrivata l'ora di appendere la chitarra al classico chiodo,
qualcun'altro ha sentito il bisogno di provare nuove esperienze, così,
per non rovinare con la routine le belle cose che avevamo fatto abbiamo
deciso di chiudere le nostre belle esperienze nella scatola dei
ricordi". Possiamo dar loro torto? Certamente no, quindi, a malincuore,
rinnoviamo il nostro grazie e la nostra stima a quel meraviglioso gruppo
che per tanti anni ha continuito a diffondere la musica dal Maestro.
Live long and prosper, Mr.Tamborine, :o)
Giovedì 27
Febbraio 2020
Ora che i Blackstones hanno
cessato l'attività dopo 15 anni di girovagare per l'Italia mi sembra
bello ricordare ed omaggiare un gruppo che è stato fra i migliori
esecutori delle canzoni di Bob.
THE BLACKSTONES: "I SHALL BE RELEASED"
- Remise Theater, Bludenz, Austria, May 5, 2009
Mick Dylan: Voce - chirarra ritmica
Frank Night: Coro - chitarra solista
Lanny Brush: Basso
Darius McCharty : Coro - Piano - Hammond
Riki Van Der Wall: Batteria
BLUDENZ ( OSTERREICH ), REMISE THEATER
- A MAGIC NIGHT
by Mr.Tambourine
5 Maggio 2009, eccomi ancora una volta ospite dei Blackstones per la loro
seconda sortita in Austria. Ottimo lo SchloosHotel sulla collina
sovrastante l’abitato, immerso nella pace e nella tranquillità tipiche
delle cittadine alpine.
Devo dire che anche questa volta ci hanno trattato con i guanti bianchi
e la cosa è stata molto apprezzata da tutti.
Bellissima cena con deliziosi superpiatti austriaci, ci hanno riempito
di leccornie fino a farci scoppiare, poi tutti a dormire con due o tre
sassi sullo stomaco da digerire, sassi piacevoli, ma quando è troppo è
troppo, e diventa difficile riposare serenamente.
Sabato mattina tutti in centro città al mercato, una banda di ottoni in
regolare costume locale, suonava valzer, polke e mazurke per la delizia
della gente seduta fuori dai bar della piazza che ascoltava ed
applaudiva mentre si rimpinziva di birra, wurstels, strudel, gelati
sormontati da chili di panna montata, uno spettacolo nello spettacolo.
Eccoci dunque al Remise Theathre, 220 posti, acustica perfetta,
precisione teutonica di Charlie ed Oliver, i due tecnici del suono,
un’ora ed è tutto montato, altri 10 minuti per il soundcheck and
The Blackstones are ready for the gig.
Inizia il concerto con una bella suite strumentale che all’improvviso
sfocia nel familiare riff di Hurricane. Devo dire, dopo aver sentito
tutti i pezzi, che i Blackstones non si fermano mai, i loro
arrangiamenti sono in eterna fase di perfezionamento, arricchiti di
volta in volta di sfumature, di colori e di suoni. “Quello che è bello
si può sempre migliorare” dice Mick, e non posso dargli torto visto la
qualità delle loro esecuzioni.
Una nota sorprendente sul pubblico, l’80% era costituito da giovani dai
15 ai 30 anni , potenza della musica del Maestro? SI !!!!
Hurricane è un pezzo dylaniano fra i più conosciuti, così come I shall
be released, Lay lady lay, Mr. Tambourine man.
Grande apprezzamento dell’audience anche per le meno note, specialmente
Workingman’s blues, Mississippi, Make you fell my love ed I’ll remember
you.
Versione rock strappaapplausi di When I paint my masterpiece, highlight
della serata insieme con l’ottima performance di Joey.
Alla fine del set principale Micke compagni lasciano il palco e
cominciano gli applausi ed il battere di piedi (impressionante, sembrava
un terremoto) per gli encore. I Blackstones tornano sul palco fra gli
applausi del pubblico e cominciano una dolcissima ed applauditissima
Forever young alla quale segue la versione di Jagger & company di Like a
Rolling StoneRS che fa venire giù il teatro. Al secondo accordo
dell’intro di Knockin’ on heaven’s door ripartono le urla del pubblico
che ha riconosciuto la immortale canzone. Frank Night, con la sua "Relic
Fender Stratocaster" incanta tutti, Lanny sembra un orologio svizzero
che fa il tandem perfetto con la batteria di Riki, questa sera più in
forma che mai, l’Hammond di Darius mette i brividi sulla pelle,
specialmente nel riff di Like a rolling stone.
I blackstones lasciano il palco fra una bolgia di applausi e fischi,
quindi rientrano per un secondo encore. Parte una hendrixiana versione
di All along the watchtower, col pubblico che batte le mani ed i piedi
sottolineando il ritmo.
Inchini, saluti e ringraziamenti, i Blackstones lasciano il palco
esausti ma felici. Ma non è finita, il pubblico non se ne vuole andare e
continua a pestare i piedi, vuole un’altro encore. Loro rientrano per
rifare Hurricane ed è l’apoteosi. Il concerto è davvero finito, si esce
sulla piazzetta per bere qualcosa ed i ragazzi vengono assediati e
complimentati in tutte le maniere dal pubblico che esce dal teatro. Una
grande serata ed una grande soddisfazione per i Blackstones che vedono
così premiato un volta ancora il loro sforzo e la loro voglia di
proporre la musica di Dylan. Una bella pizza in compagnia e tutti a
nanna , domani si ritorna a casa.
Set list
1) Hurricane
2) I shall be released
3) Highway 61 revisited
4) Make you feel my love
5) Love minus zero/no limit
6) Mr. Tambourine
7) Lay lady lay
8) Don’t think twice
9) A hard rain’s a-gonna fall
10) Workingman’s blues #2
11) When I paint my masterpiece
12) Mississippi
13) I’ll remember you
14) Just like a woman
15) Joey
( 1st encore)
16) Forever young
17) Like a rolling stone
18) Knockin on heaven’s door
Linda Ronstadt - Tumbling Dice (Jagger
- Richards) - Atlanta 1977
Linda's band:
Waddy Wachtel: guitar, vocals
Dan Dugmore: guitar, vocals
Kenny Edwards: bass
Rick Marotta: drums
Don Grolnick: keyboards (e.g. Fender Rhodes electric piano, ARP/Solina
String Synthesizer)
La cantante statunitense
Linda Ronstadt (100 milioni di album venduti) annunciò il suo ritiro
dalle scene e nell' Agosto del 2013 spiegò alla giornalista Alanna
Nash che scriveva per AARP di essere stata colpita dal morbo di Parkinson spiegando che non era più in condizione di
«cantare una sola nota».
Nel corso della sua lunga carriera ha prestato la sua voce in qualità di
vocalist ad artisti del calibro di Doors, Neil Young, Jackson Browne e
dei nascenti Eagles.
Nel 1971, Linda Ronstadt e il suo manager di allora John Boylan
reclutarono due musicisti, Glenn Frey e Don Henley, per la sua
backing band. Henley si era trasferito a Los Angeles dal Texas con la
sua band “Shiloh” per registrare un album prodotto da Kenny Rogers, e
Frey era venuto dal Michigan e aveva formato i “Longbranch
Pennywhistle”; si erano conosciuti nel 1970 al Troubadour di Los Angeles
dove la Amos Records aveva fatto loro firmare un contratto. Randy
Meisner, che aveva lavorato come bassista per la band di Ricky Nelson,
la Stone Canyon Band, e Bernie Leadon, veterano proveniente dai Flying
Burrito Brothers, si unirono successivamente al gruppo di artisti della
Ronstadt per il suo tour estivo che promuoveva l'album Silk Purse.
Durante il tour, Frey e Henley decisero di formare una band insieme e
informarono la Ronstadt delle loro intenzioni. Frey in seguito accreditò
a Linda Ronstadt il suggerimento di far entrare nella band Bernie Leadon
e di aver scritturato proprio Leadon affinché suonasse per lei in modo
che Frey ed Henley potessero avvicinarsi a lui per formare una band
insieme. I tre lanciarono poi l'idea a Randy Meisner che accettò di
entrare nella band, così nacquero gli Eagles. I futuri quattro Eagles
suonarono dal vivo tutti insieme come backing band di Linda Ronstadt
solo una volta per un concerto nel mese di luglio a Disneyland, ma tutti
e quattro apparvero poi nel suo album omonimo. Successivamente fu loro
proposto che anche John David Souther, marito di Linda, si unisse alla
band, ma Meisner obiettò. Col nome di Eagles i quattro furono messi
sotto contratto nel settembre 1971 dalla Asylum Records.
Linda Ronstadt, nata a Tucson, Arizona, è stata una delle più brave (e belle)
interpreti del country-rock al femminile. Dopo tre album con gli Stone
Poneys, firmò un contratto con la Capitol e debuttò come solista alla
fine degli anni ’60. Dopo due album all’insegna del più tradizionale
country/western, sposò la causa del nascente country-rock con il terzo
album omonimo, supportata dagli Eagles.
Sempre, stranamente, snobbata in Europa ed invece amatissima negli USA,
Linda dimostrò il suo grande talento con il suo album più bello e riuscito,
Simple Dream (Asylum, 1977).
Nel 2013, a 67 anni, Linda Ronstadt viene colpita dal morbo di Parkinson
ed è stata costretta ad abbandonare la musica.
Il 10 Aprile 2014 Linda Ronstadt ebbe il
suo meritatissimo posto nella Rock and Roll Hall of Fame. Nel Luglio del
2019, il Presidente Obama conferì a Linda la National Medal of Arts
durante la cerimonia di premiazione, che si tenne nella East Room della
Casa Bianca. Linda salì sul palco aiutata da un ufficiale di marina
senza poter dire una parola. Il giorno 8 Dicembre 2019 al Kennedy Center
Honors Linda, costretta su di una carrozzina, ebbe la sua serata d'onore presentata
dall' ex Eagle Don Henley che disse “The first time I
heard Linda Ronstadt sing, everything stopped”.
Sabato 22
Febbraio 2020
Talkin'
10827 -
alessandro.sottoriva
Oggetto: Va tutto bene...
Ciao Mr. Tambourine, per la serie, quando la classe non è acqua..! Bob
Dylan stupisce e sbalordisce anche quando commette qualche errore di
distrazione!! Grande, grande davvero, sono i dettagli che fanno la
differenza, la potenza è nulla senza il controllo..
Guardando in rete qualche suo video live (la mia dose quotidiana) mi
sono imbattuto in una sua esecuzione di "Blind Willie Mc Tell" non
recente ma di ottima qualità, forse la migliore che ho sentito e visto,
in onore a Martin Scorsese registrata il 12 Gennaio 2012 al Film Music
Awards.
Ottima performance, eseguita magistralmente sotto gli occhi di tanti
fortunati Vip.. se nonché, verso la fine, alla ripresa dell'ultimo riff
di armonica, (a 4:30 circa) gli "capita" in mano al contrario, la suona
e rendendosi conto dell'imprevisto, con nonchalance abbassa la mano, la
gira, Sorride e riprende a suonarla.. L'incredibile è che questa nota
sbagliata in apertura, passa quasi, inavvertita, quasi fosse un effetto
voluto, una sua tecnica! E in molti non se ne saranno nemmeno accorti...
Altri sarebbero caduti in affanno. Lui no, lui tira dritto. Non c'è che
dire, una spanna sopra tutti.
Ciao, alla prossima, Ale '65.
Il link
https://youtu.be/eo4wiUIUKNs
Caro Ale, così fa Bob!
Tutti noi siamo da sempre convinti che Bob sia un genio, quindi
qualunque cosa lui faccia non ci stupisce più di tanto anche se a volte
è difficile da comprendere. Ma esiste poi una ricetta per diventare
geni? Chi lo potrebbe dire? Ci sono centinaia di frasi dette da uomini
famosi, gente come Pound, Mailer, Schopenhauer, Tolstoj, Wilde,
Baudelaire, Balzac, Joyce, Proust, Poe, Conan Doyle, Camus, Nietzsche,
Mann, e ognuno di questi grandi ha, a suo vedere, definito cos' è un
genio. Di solito i geni sono coloro che aprono nuove strade, gli altri
poi le appianano e le abbelliscono. Sembrerebbe ridicolo ma se si
desidera conoscere la forza di un genio si può leggere i testi di Dylan,
ma, per poi constatare quanto sia la pochezza umana basterà leggere i
suoi critici e commentatori.Grazie per la segnalazione, alla prossima,
live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Venerdì 21
Febbraio 2020
Al Diesan
& Pino Tocco con The Blackstones - Knockin' On Heaven's Door
Trevignano Romano – 12 Luglio 2008 –
Palco sull’acqua
Musicisti:
Al Diesan: Voce - armonica
Pino Tocco: Coro - chitarra acustica
Mick Dylan: Voce - chirarra ritmica
Frank Night: Coro - chitarra solista
Lanny Brush: Basso
Darius McCharty : Coro - Piano - Hammond
Riki Van Der Wall: Batteria
Giovedì 20
Febbraio 2020
Rolling
Thunder Revue: Martin Scorsese racconta Bob Dylan - di Rudy
Salvagnini
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New York, New York - Beacon Theatre -
November 27, 2019
di Jeffrey Gonzalez
Dopo molti anni che seguo le recensioni su boblinks, questo è il mio
primo contributo. Questa è stata la mia seconda volta che vedevo Bob e
la band Al Beacon Theatre. C’ero anche la prima notte (23/11/19). Lo
spettacolo di stasera era abbastanza simile (pensavo che la prima notte
era stata fantastica) ma il pubblico è stato molto più reattivo e attivo
questa sera. Ciò potrebbe aver influenzato la mia percezione della
performance, ma anche Bob e la band sembravano più energici rispetto
alla prima notte. L'intera folla si è alzata in piedi durante le sezioni
orchestrali, durante Gotta Serve Somebody è rimasta in piedi per tutto
il bis. La setlist era ovviamente identica ma c'è molto nell’esecuzione
di Bob e la stretta esibizione della band che non è mai stata noiosa,
nonostante il prezzo che ho pagato per queste due notti nel posto
dell'orchestra.
La prima volta che ho visto Bob è stato nel 1997 o giù di lì e l'ho
visto probabilmente circa 10/12 da allora. Queste esibizioni sono state
le sue più impegnate che abbia visto. Probabilmente avrei detto, se
avessi recensito l’ultimo spettacolo dell'anno al Beacon, che era stato
grande. Mi sembra un passo avanti rispetto allo scorso anno. Forse è
principalmente il suo martellante pianoforte verticale in contrasto con
il tintinnio del mezza coda di prima, non sono sicuro di cosa si tratti,
ma c'è qualcosa in più nelle setlist e performances di quest'anno. C'è
qualcosa, probabilmente molto ben provato, che gli permette di fare
molto con ciò che gli è rimasto della voce. La sua campana suona ancora,
come si dice.
Sono stato sorpreso di sentire alcuni fans commentare che non potevano
capire cosa stava dicendo mentre uscivano dal teatro (ad es: "Penso che
stesse parlando russo”). Le parole suonavano chiare e fedeli alle mie
orecchie, ma credo che ormai siano allenate ed è più facile, grazie
anche al fatto di aver diversi albums negli anni.
Per me, stava usando intenzionalmente il suo ringhio basso. E canta in
realtà sui numeri più morbidi in un modo che sembra essere stato
influenzato dal lavoro sugli American Standards negli ultimi albums.
Questo tour è davvero da non perdere. Anni fa avevo pensato che
probabilmente non avrei continuato ad andare ai suoi spettacoli perché
mi sembnravano un pò senza ispirazione. Ma ora mi chiedo se tornerò per
una terza notte al Beacon (avviso spoiler: lo farò).
Not Dark Yet è un punto culminante rivelatore. È un riarrangiamento
molto efficace e la sua esecuzione è agghiacciante. Quella canzone è
sicuramente una delle mie preferite di Time Out of Mind, ma questa
versione è in realtà un grande miglioramento. Meno melodica ma più cool,
il che rende i testi ancora più d'impatto.
Durante i silenziosi numeri basati sul piano - When I Paint My
Masterpiece, Girl From the North Country, e in particolare Lenny Bruce,
potevi davvero sentire uno spillo cadere. Simple Twist è eccezionale e
sempre nei miei preferiti, anche se la maggior parte delle riscritture
dei testi sono inferiori alle linee originali. Io davvero amo Early
Roman Kings e lui che ama sputare quelle parole alla Muddy Waters.
Generalmente non sono un fan di Pay In Blood ma questo nuovo
arrangiamento è un vero miglioramento e mi è piaciuto. Takes a Lot to
Laugh è un
ottimo modo per terminare lo spettacolo e ha risuonato nella mia testa
per molto tempo dopo.
Anche Honest With Me mi ha davvero divertito. Bob si sta divertendo e lo
farai anche tu se vai a vedere questi spettacoli. Non fare tardi!
Buonasera, ho sentito su YOUTUBE tre brani del concerto a
Melbourne 1986 in cui c’era ospite dei Dire Straits Bob Dylan. Ci sono
solo quattro pezzi è possibile trovare il live completo? Grazie.
Bob Dylan fece un'apparizione come ospite in un
concerto dei Dire Straits, il 19 febbraio 1986, mentre era impegnato in
Australia per il suo True Confessions Tour al Melbourne Sports And
Entertainment Centre di Melbourne, Victoria, Australia.
Brani eseguiti:
1. All Along The Watchtower
2. Leopard-Skin Pill-Box Hat
3. License To Kill
4. Knockin’ On Heaven’s Door
Musicisti:
Bob Dylan (voce e chitarra)
Mark Knopfler (chitarra)
Jack Sonni (chitarra)
Alan Clark (tastiere)
Guy Fletcher (tastiere)
John Illsley (basso)
Terry Williams (batteria)
A questo indirizzo
puoi trovare diverse foto di quella sera scattate da un fotografo
rimasto sconosciuto:
Io
non ho notizie di un eventuale live completo di quel concerto, ma se
qualcuno dovesse avere un bootleg di quell'evento ce lo farà sicuramente
sapere! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
New York, New York - Beacon Theatre -
November 26, 2019
Recensione di
Larry K.
La nostra riunione annuale: Gary, Chuck, Angela ed io ci siamo uniti a
Sarah, una neofita australiana... e Bob al Beacon.
Incredibile come reinventa il suo lavoro e il materiale orchestrale.
Adesso è in fase mutazione barocca / heavy metal a volume
prevalentemente elevato e intenso. Dovrei dare un giudizio; alcuni
arrangiamenti funzionano meglio di altri ... con momenti di magnificenza
celeste, incredibile interazione, musicalità superiore ... punti
salienti per me: Not Dark Yet, Girl from the North Country, Ballad of a
thin man (arrangiamento in stile retrò), Things Have Changed (rumba
beat) ... il nuovo chitarrista è molto diverso da Charlie ... Il piano
di Bob è diventato un elemento principale nell'orchestrazione, e il
violino di Donnie sta ora fornendo o completando il suono orchestrale.
La voce di Bob si sentiva in qualche modo confusa dai nostri posti sulla
balconata, ma la sua esecuzione è stata forte .... merito di Bob e della
sua band nella creazione di musica nuova di zecca. Pubblico contento.
Larry K.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
di Evan Bergman
Sono andato allo spettacolo ieri sera. Sono stato a molti, molti
spettacoli in molti diversi tipi di locali negli ultimi 25 anni incluso
il Supper Club. Quindi ecco il mio pensiero su ieri sera. Spettacolo
solido con 5 o 6 gemme. Quello in sé che fa andare a vedere Dylan è che
vale sempre il prezzo del biglietto d’ingresso. La band è davvero
stretta ma non decolla mai come potrebbe. Io continuo a cercare di
capire cosa gli dà piacere sul palco. Forse è il suonare e suonare? Come
un grande bluesman, penso che continuerà a suonare fino a quando vorrà
lui. Penso che una volta abbia detto qualcosa in proposito, ma non
ricordo nè dove nè quando nè come.
Lunedì 17
Febbraio 2020
Talkin'
10825 -
rudysalvagnini
Oggetto: Dylan & Me
Ciao Mr. Tambourine,
se ti può interessare ti segnalo questa mia breve recensione di un libro
che è molto interessante per ogni dilaniano: Dylan & Me: 50 Years of
Adventures di Louie Kemp.
Questo è il link:
http://rudysalvagnini.blogspot.com/2020/02/dylan-me-50-years-of-adventures-di.html
Sempre complimenti per il sito e in bocca al lupo! Rudy Salvagnini.
Grazie caro Rudy,
speriamo che qualche editore abbia la buona idea di fgarlo tradurre e
pubblicarlo perchè sarei davvero molto curioso di poterlo leggere! Nei
giorni scorsi ho riletto il tuo libro "Il cinema di Bob Dylan"
che consiglio a tutti
gli appassionati di leggere, troveranno una notevole quantità di
aneddotti sconosciuti! Chi non l'avesse può reperirlo a questo
indirizzo:
New York, New York - Beacon Theatre -
November 26, 2019
di Barry Gloffke
Terza notte per Bob ed i ragazzi al Beacon Theatre di New York City. Il
mio quarto spettacolo in questo tour. Una serata calda per una notte di
fine novembre.
Bob e la band escono ancora in ritardo di 15 minuti e armeggiano / si
accordano fino all'inizio di una dura versione di Things Have Changed.
La voce di Bob era aspra e il suono sembrava essere irregolare ...
annegava la voce di Bob qua e là un paio di volte.
It Ain’t Me Babe ha caratterizzato alcuni ricami stellari di Donnie e
Bob ed uno splendido suono complessivo dalla band. La voce di Bob era
ancora aspra, ma sembrava ottima in questo pezzo.
Highway 61, oscillante come al solito ... Non mi stanco mai di sentire
questa versione.
Il primo momento clou per me è stato una squisita e slinky di Can’t
Wait.
E’ seguita una fantastica esecuzione di Masterpiece... musica
meravigliosa, bello Il pianoforte e una conclusione davvero bella.
Deludente Tryin’ To Get To Heaven, il basso era troppo rumoroso nel mix,
i ragazzi sembravano essere fuori di testa, si suonavano in testa l'uno
con l'altro, ma c'era un bel violino di Donnie.
Make You Feel My Love è seguita. Bob sembrava borbottare molte delle sue
parole, bella l' armonica e Donnie, come al solito, fece ottimo uso
della pedal steel. La cosa divertente di questa canzone, era che il mio
amico Anthony, che è un grande fan di Billy Joel, era con me stasera per
il suo primo spettacolo di Dylan. Non è un fan di Dylan, ma voleva
tuttavia vederlo. Quindi, essendo lui un fan di Joel, gli ho chiesto
dopo lo spettacolo quello che ha pensato di Bob stasera ... ha detto che
non l’ha nemmeno riconosciuto durante lo spettacolo! Bha!
Ma Bob offre una versione dura e potente di Pay In Blood, con crescendo
di suoni e begli interventi di Britt. Il resto dello spettacolo segue
l'esempio.
Bellissimi piano, violino e voce su Lenny Bruce.
Killer blues per early Roman Kings che è uno dei miei preferiti nel
tour. Donnie di nuovo con spettacolare violino e Bob che canta
dolcemente su Girl from The North Country.
Not Dark Yet... echo, spooky, un suono etereo che immagino fosse una
combinazione del piano di Bob e della pedal steel di Donnie. Charlie
uccide tutti in Thunder On The Mountain e Tony / Matt portano questa
canzone a casa.
Una fantastica interpretazione di Soon After Midnight... di nuovo, un
suono etereo emana dal palco, avvolge la stanza nella magia sonora. Il
finale è ancora una volta un risveglio, quasi spirituale per Gotta Serve
Somebody. La folla la adora. La band esce per circa cinque minuti e
riappare dopo per una versione spumeggiante di It Takes a Lot To Laug,
It Takes A Lot To Cry. Bob sputa le strofe e la band suona con
intensità. Gran finale.
Ancora una volta è bello vedere Ed, Kathleen, Phil e pochi altri. Ci
vediamo Mercoledì, da non perdere
Sabato 15
Febbraio 2020
Aggiunta
una data alla Japan Leg 2020
24 Aprile 2020 - Tokio, Japan - NHK Hall
ecco l'elenco aggiornato delle date del Tour
2020 aggiornate ad oggi:
01 Aprile
2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
02 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
04 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
05 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
06 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
08 Aprile 2020 - Osaka, Japan - Zepp Namba
09 Aprile 2020 - Osaka, Japan - Zepp Namba
10 Aprile 2020 - Osaka, Japan - Zepp Namba
14 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp Tokyo
15 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp Tokyo
17 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
19 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
20 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
21 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
24 Aprile 2020 - Tokio, Japan - NHK Hall
New York, New York -
Beacon Theatre,
November 26, 2019
di Jeff Dellin
Quando sono state comunicate le dieci date al Beacon di NYC nella mia
mente c'era la speranza che Bob avrebbe potuto fare alcuni spettacoli
speciali e mescolare un pò l'elenco della set list, ma, non potendo
andare per motivi finanziari a tutti e 10 gli shows, ho optato per due
spettacoli, il primo è stato ieri sera.
La mia esperienza è stata di prim'ordine con un favoloso posto in 3°
fila al centro del corridoio nel loggione. Dalla prima canzone ho capito
subito che questo spettacolo sarebbe stato diverso dalle dozzine e
dozzine di altri che ho visto negli scorsi anni e sicuramente diverso
dagli ultimi due anni. E’ tornato ad aprire lo show con la chitarra come
previsto, ma era molto più che una novità, suonava di nuovo con la band.
Ricordo l'ultima volta che ho visto Bob suonare la chitarra in un
meraviglioso momento 11 anni fa.
Gran parte dello spettacolo è salito di tono fino alle stelle. I punti
salienti sono stati:
Simple Twist Of Fate - C’erano alcune nuove frasi (alcuni ascoltati ma
presto dimenticati) ma la canzone è venuta meravigliosamente bene.
Masterpiece - mi sono ricordato di un testo rinnovato, qualcosa come:
"Li ho visti arrivare, ho potuto leggere i loro volti come un libro".
Pay In Blood - Potevo sentire quasi ogni parola chiaramente, eccellente
e drammatica versione.
Lenny Bruce - Certo, inseguo questa canzone dagli anni ‘80.
Girl From The North Country - Versione stimolante che prende il
pubblico, amabile.
Not Dark Yet - Gli effetti vocali, a differenza di qualsiasi cosa lo
abbia mai visto fare prima, cantato con scopo e passione.
Gli Encores - La chitarra in Thin Man mi ha rimandato indietro di molti
anni. Il ragazzo del Texas Charlie ci ha dato dentro per ottenere un
suono alla ZZ Top. Slinky e divertente.
Mi è piaciuto anche gran parte del resto dello spettacolo. L'unica
canzone che suonava lo stesso dei tour precedenti è stata Soon After
Midnight. Stranamente era esattamente lo stesso arrangiamento (penso).
Ho preso alcuni dei testi alternativi a Gotta Serve Somebody, qualcosa
sulle allucinazioni lungo la strada.
Ho adorato percorrere la strada con Bob Dylan. Il tempo di questo
viaggio ne è valsa la pena.
Jeff Dellin
Lunedì 10
Febbraio 2020
Bob Dylan,
il giorno in cui il cantante divenne una rockstar mondiale
clicca qui
La Brexit e i Beatles, mondi alla
rovescia
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Sabato 8
Febbraio 2020
Talkin'
10824 -
miscio.tux
Oggetto: Un pizzico di poesie
Caro Mr.Tambourine,
mi è scivolato dalle mani un hard disk pieno di studi miscio-dylaniani
pertanto finiti direttamente in discarica. Con malcelato sollievo dei
Maggiesfarmers. Ma non rilassatevi troppo: ancor mi sovvengono le
rimembranze. Quindi vorrei iniziare in ritardo l'anno con pensieri
soavi, in attesa poi di scatenare auspicabili sanguinose polemiche. Per
cui ecco qui. Il primo riguarda la signora delle terre basse,
With your mercury mouth in the missionary times....
Tutti citano al riguardo il "suono mercuriale", ma perché non pensare al
famoso poema scritto da Auden in morte di Yeats ("In Memory of
W.B.Yeats"), che inizia con:
He disappeared in the dead of winter:
The brooks were frozen, the air-ports almost deserted.
And snow disfigured the public statues;
The mercury sank in the mouth of the dying day.
O all the instruments agree
The day of his death was a dark cold day. Disparve nel pieno dell'inverno:
i ruscelli erano gelati, gli aeroporti quasi deserti,
e la neve sfigurava le statue pubbliche;
il mercurio sprofondava nella bocca del giorno morente.
Sì, tutti gli strumenti concordano:
il giorno della sua morte era un giorno scuro e freddo.
Qui rantola pure la natura, di fronte alla morte del poeta; per Dylan
invece una bocca umana misura la temperatura di tempi straordinari.
Sulla stessa poesia, per altri motivi, si sofferma Carrera, nel suo
libro (p.80), e ci avverte che la presenza di Auden nei testi di Dylan è
ancora tutta da studiare. Come non lasciarsi suggestionare ad esempio
dall'analogia tra il peregrinare di Dignity:
Sono andato nella metropoli, sono andato nella città Sono andato nella terra del sole di mezzanotte
Cerco di sopra, cerco di sotto
Cerco dappertutto
Chiedo alla polizia dovunque vada
Avete visto la dignità?
e quello di "La Verità vi prego sull'Amore" di Auden: Sono andato a guardare nel bersò; lì non c'era
mai stato;
ho esplorato il Tamigi a Maidenhead e poi l'aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo o che cosa dicesse il tulipano
ma non era nascosto nel pollaio,
e non era nemmeno sotto il letto.
E infine, (la memoria regge ma fino a un certo punto), anche se mi dirai
che è solo un pretesto per riportare per intero una splendida poesia di
Pound, che dire di "Born in Time": Nella notte solitaria
nella lampeggiante polvere di stelle di una pallida luce azzurra
Vieni verso di me in bianco e nero
Quando eravamo fatti di sogni
e "Francesca"? Venivi innanzi uscendo dalla notte
Recavi fiori in mano,
Ora uscirai fuori da una folla confusa,
Da un tumulto di parole intorno a te.
Io che ti avevo veduta fra le cose prime
Mi adirai quando sentii dire il tuo nome
In luoghi volgari.
Avrei voluto che le onde fredde sulla mia mente fluttuassero
E che il mondo inaridisse come una foglia morta,
O vuota bacca di dente di leone, e fosse spazzato via,
Per poterti ritrovare,
Sola. (Ezra Pound)
Di fronte a tanto sono un pò intimorito e
vergognoso (...vile,dirai tu), e quindi non mi firmo,
Ciao.
Caro sempre vile
Miscio, dalla tua sfacciata sagacia c'è sempre da imparare, e chissà
quanti altri riferimenti a poeti o letterati ci sono nelle canzoni
dylaniane che nessuno ha ancora scovato. Credo che questa cosa di
trovare riferimenti sia un pò come il NeverEndingTour, una cosa
infinita, come lo spazio siderale che pare non abbia ne principio e
nemmeno una fine. Potremmo tranquillamente dire che di riferimenti (o
ispirazioni, o scopiazzature fino ad arrivare al plagio) è piena l'arte
mondiale, tutti gli scrittori hanno tratto qualcosa uno dall'altro, ma
questo non è male, quando uno dice una cosa giusta è più che logico che
gli altri gli credano e lo seguano ciecamente, altrimenti Gesù Cristo
sarebbe morto di fame e di sete nel deserto. Essere un artista è un
compito difficile, un caposcuola ancora più difficile, un Maestro cosa
rara, un Genio ancora di più. Ma questo non esclude il fatto che un
genio possa ascoltare anche le parole e le idee di altre persone e
probabilmente rielanborale dando ad esse più sapore. Come diceva
Valentino Zeichen : "La mira dell’artista deve essere superiore a quella
dell’arciere poiché punta all’infinito…"
Si racconta questa
storiella che non saprei dirti se è vera o pura invenzione, comunque la
storia è questa: "Si presentò a Michelangelo un pittore che voleva un
suo giudizio su un proprio quadro, ritenendolo un capolavoro. In realtà
l’opera era stata realizzata scopiazzando vari pittori. Michelangelo
sorrise, e disse: "Dovreste guardare il vostro quadro nel giorno del
Giudizio: allora, se ognuno vorrà riprendere le proprie membra, a voi
non rimarrà che la tela!". “Il plagio - come diceva Jean Girardoux
- è la base di tutte le letterature, eccettuata la prima, peraltro
ignota.” Anche Oscar Wilde era di questa opinione: "Quelli di
seconda scelta imitano, i grandi rubano” . Qualcuno sostiene che rubare
idee da una persona è plagio, rubarle da molte è ricerca. Bill Bryson
diceva che anche “Shakespeare era un magnifico raccontatore di storie, a
patto che qualcuno le avesse raccontate prima” . Eppure mai nessuno si è
mai preso la responsabilità di definire plagiatore il grande
drammaturgo.
Dylan ha ammesso
diverse volte di essersi ispirato o di aver preso spunti da altri poeti,
scrittori, testi sacri e cose del genere, l'ha detto e ridetto, eppure
qualcuno si è ritenuto in ragione di chiamarlo plagiarista. Poverino,
morirà certamente dimenticato da tutti mentre la leggenda di Dylan
continuerà ad ingigantire anche quando la campana per lui sarà suonata.
Quindi non vedo perchè
dovresti sentirti un in vergogna e non firmarti, non pensi ad Eglanore,
al quale potresti mostrare il fianco con queste dichiarazioni? Continua
a scrivere e firmati tranquillamente, niente e nessuno troverà da dire
per questo! C'era un granissimo poeta che era anche un uomo umile e
pieno di dubbi e di pessimismo e che non smetteva mai di interrogarsi su
se stesso, eppure scriveva cose mirabili come questa:
E quando miro in cielo
arder le stelle,
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
infinito seren? Che vuol dir questa
solitudine immensa? Ed io che sono?
Si chiamava Giacomo
Leopardi.....e scusa se è poco......Alla prossima, live long and
prosper, Mr.Tambourine, :o)
Venerdì 7
Febbraio 2020
Talkin'
10823 -
ilponte2010
Oggetto: Nuovo disco di Valerio
Billeri
la trasfigurazione di Delta Blind Billy in crowdfounding su Eppela,
un disco e un racconto blues di Valerio Billeri
Qualche spiegazione:
Tra i tanti fantasmi della storia
del blues c’è uno specialmente inafferrabile e sfuggente. Delta Blind
Billy: tre canzoni, soltanto tre canzoni negli archivi della Library of
Congress e, per il resto, soltanto voci, contraddittorie leggende,
dicerie. Si dice che fosse cieco, e che fosse un bandito, un fuorilegge.
Veniva dal fondo del Mississippi, e a parte questo di lui non si sa
molto: nessuna tomba in qualche cimitero o in un campo all’aperto,
nessuna prova che sia mai veramente morto. Uno dei suoi pezzi si
intitola programmaticamente “Hidden Man”, l’uomo nascosto. Ma negli anni
cinquanta, un oscuro scrittore, John Wesley Irving, si imbatte nella
pista giusta, scopre di piu’…
Tramite la loro scrittura Vittorio Giacopini e Valerio Billeri ridanno
vita ad un personaggio perduto, il loro affresco tra parole e musica ci
trasporta nel Delta del Mississippi tra suonatori , donne e stregoni.
Quello che ne viene fuori è una scusa, un quadro per esplorare il
proprio animo e l'oscurità che lo pervade, il tutto in un CD di 11
canzoni del cantautore Valerio Billeri accompagnato da un racconto
illustrato da Vittorio Giacopini sul misterioso bluesman del delta.
Faranno parte del progetto i musicisti membri delle Ombrelettriche,
Emanuele Carradori, Damiano Minucci, Andrea Nebbiai, Antonio Zirilli e
il cantautore Marco De Annuntiis.
Grazie Valerio per tenerci sempre
aggiornati sulla tua produzaione che, come al solito, è sempre di ottima
e pregevole fattura! Alla prossima, live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
La Rolls Royce di John Lennon esposta
al Royal BC Museum
clicca qui
Martedì 4
Febbraio 2020
Talkin'
10822 -
mariamoldova65
Dear Bob Dylan's fans from all the world, I created this
poem for you,
THE 30° DYLAN FESTIVAL IS COMING
Dear people, if you want to relax and enjoy the music for a day in a
paradise
You should come at the Torrance Cultural Arts Center, may 30th
2020, it will be nice!
You will listen the incredible and great Andy ,and the special sweet and
beautiful angel Renee!
The fantastic Hard Rain, a lot of talented musicians, a lot of lovely
and kind persons there will be!
All they sing and play and love unconditional, so much, the genius BOB
DYLAN!
One of them is the genuine Bob Dylan tribute, the extraordinary Italian
Al Diesan!
Don't think twice, organize your holiday ahead of time, come and enjoy!
You will feel good, as in a big family, like a young girl and a young
boy!
You will never, never, never forget this nice and amazing day!
This is the Festival ,where all the people feel the same way!
Smile, be happy, make a wonderful wish,
The life is short, try to be healthy as a fish.
Forgive all your problems and pains, the life is nice!
Come, sing, dance, enjoy and be in the real paradise...
With respect, Maria, the wife of Al Diesan.
Cari fans di Bob Dylan
di tutto il mondo,
IL 30° DYLAN FESTIVAL STA ARRIVANDO
Cari amici, se volete rilassarvi e godervi la musica per un giorno in un
posto di paradiso dovreste venire al Torrance Cultural Arts Center, il
30 maggio, sarà una cosa bellissima!
Ascolterete
l'incredibile e fantastico Andy e lo speciale angelico, dolce e bello
Renee! Ci saranno inoltre la fantastica Hard Rain, molti musicisti di
talento, un sacco di persone adorabili e gentili! Tutti cantano, suonano
e amano incondizionatamente, il geniale BOB DYLAN! Uno di questi è il
vero tributo a Bob Dylan, lo straordinario interprete italiano Al
Diesan!!!
Non pensateci due
volte, organizzate la vostra vacanza in anticipo, venite e divertitevi!
Vi sentirete bene, come in una grande famiglia! Non dimenticherete mai e
poi mai questa bella e fantastica giornata! Questo è il Festival, dove
tutte le persone si sentono uguali! Sorridete, siate felici, esprimete
un desiderio meraviglioso, la vita è breve, cercate di stare sempre
bene. Dimenticate tutti i vostri problemi e dolori, la vita è bella!
Venite, cantate, ballate, divertitevi e sentitevi nel vero paradiso!
Con rispetto, Maria,
moglie di Al Diesan.
Grazie di nuovo cara
Maria per averci ricordato l'evento che sarà certemente bello ed
entusiasmante. Sono certo che Al (posso dirlo con cognizione di causa
perchè ho suonato tante volte con lui), spaccherà certamente tutti i
partecipanti in due pezzi, lui è veramente l'unico e vero "tribute
artist" di Bob Dylan! La California è lontana, ma se c'è qualcuno dei
nostri Maggiesfarmers che in quel periodo si troverà da quelle parti non
mancherà certamente di venire a trovarvi! Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Carissimo Mr5.Tambourine,
ti segnalo questo mio recente articolo sul mondo del poker e sulla
musica rock (dove cito anche Robbie Robertson e Bob Dylan)
spero sia di vostro gradimento!
London, Wembley Arena, October 15,
1987 - "Señor (Tales of Yankee Power)"
Sabato 1
Febbraio 2020
L’effetto
Rauben
Possono essere state le parole e le opinioni di Norman Rauben ad
influenzare Bob Dylan fino al punto di far finire il suo matrimonio?
Probabilmente no, ma certamente Rauben ha contribuito in modo importante
a far sì che Dylan, pare probabilmente già da molto tempo in crisi con
Sara, decidesse di lasciare la moglie attribuendo a lei la colpa del
fallimento del loro rapporto. Abbiamo imparato tutti che con Dylan
bisogna andare sempre coi piedi di piombo, fare supposizioni che
probabilmente non verrannno mai confermate, nemmeno da lui stesso,
perchè abbiamo constatato più volte che Bob si diverte, a distanza di
tempo, a confondere tutti dicendo l’esatto contrario di quello che aveva
detto prima.
Naturalmente la vita di una persona che diventa oggetto di un culto e di
una venerazione quasi ossessiva da parte dei suoi fans è quanto di più
difficile si possa immaginare, quando il tuo stesso mito ti prende la
mano ed ingigantisce spandendosi per il mondo a macchia d’olio e nessuno
lo può più fermare. Le cose subiscono accellerazioni che una persona
normale non riuscirebbe a sopportare senza l’aiuto di sostenze che ti
diano la possibilità di reggere lo stress e la difficoltà di non avere
praticamente più una vita privata normale, quando tutto ciò che dici e
che fai viene regolarmente riportato ed ingigantito sui giornali, sia
nel bene che nel male. Moltissimi artisti si sono persi per sempre per
non aver saputo reggere la pressione e le pagine delle cronache sono
piene dei loro nomi e delle loro tragiche storie.
Oscar Wilde diceva : “Vivere è la cosa
più bella del mondo, peccato che la maggior parte della gente esiste e
basta!”. Sembra terribilmente profondo come pensiero, una osservazione
che viene dall’esperienza o dall’intuito? O forse dall’intelligenza? Ci
si potrebbe anche chiedere se i geni sono coscienti di esserlo, in fondo
sono persone con una marcia in più, con intuizioni che per gli altri
comuni mortali sono estremamente difficili da cogliere. In pratica tutti
possono essere Professori ed insegnare agli altri, ma pochissimi possono
essere Maestri ed insegnare ai Professori. Ma chi insegna ai Maestri?
Nessuno, l’idea nasce dentro di loro, per questo la gente comune li
chiama geni. Quanti di noi sbagliano qualcosa nella vita? Praticamente
tutti commettono errori, l’importante, secondo James Joyce, è capirlo,
capire che la vita è come un’eco - dice lui - se non ti piace quello che
ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii.
Come se fosse facile, ma, oltre che di cose serie, la vita è fatta anche
di grandi banalità tipo “chi fissa il sole rimane accecato”.
E’ una cosa che sanno tutti, anche Bob
Dylan lo sapeva, ma una mattina d'estate del 1966, forse mentre pensava
ad altro, guardò il disco giallo del sole infuocato mentre percorreva
una strada di campagna con la sua moto e ne rimase accecato, perdendo
così il controllo del mezzo e rotolando rovinosamente a terra, evento
che cambiò il corso della sua vita, almeno così riferisce la “storia”.
Ma Dylan, era ormai già da tempo abbagliato, o peggio, era caduto in un
baratro ben più pericoloso che guardare il sole nella sua insidiosa
corsa alla ricerca delle visioni più strane, in cerca di chissà cosa,
per spiegare chissà che, col rischio che la sua corsa, che raggiunse il
suo zenit con gli eccessi nel tour del 1966, in qualche modo avrebbe
potuto essere tragicamente interrotta a causa del “modus vivendi” (per
usare la locuzione latina usata per la prima volta da Marco Tullio
Cicerone nel “De Re Publica”) di Dylan. Naturalmente questo è quanto
recita la storia della dylanologia, ma quale sia l’effettiva verità
invece nessuno lo saprà mai. Il destino (si fa per dire) decise che a
salvare la vita di Bob appena prima che cadesse nel baratro mortale
fosse il tanto celebrato e discusso incidente motociclistico, cosa che
fece dire “basta” a Dylan. Per andare avanti era necessario, in un modo
o nell’altro, voltare pagina, e la “storiella” (da usare alla bisogna)
dell’incidente in moto e del sole che abbaglia servì decisamente bene
allo scopo.
Dylan si rintanò allora nella sua casa di
Woodstock con la moglie Sara ed i figlioletti, e quello che fino ad
allora era stato considerato da tutti il profeta del futuro divenne il
fantasma del presente, inaccessibile ed incomprensibile a tutti ed alla
sua stessa generazione che lo stava ancora acclamando, sparizione
certamente dovuta all’esigenza di cercare un modo per sfuggire a
quell’immenso mito che ormai non era più in grado di controllare e che
lo stava annullando, un modo per tornare alle sue primitive radici nel
tentativo di uccidere quel mostro mitologico che lui stesso aveva
inconsapevolmente contribuito a creare.
Ma quando Dylan sentì il bisogno di riprendere la strada dalla quale era
partito, capì immediatamente che qualcosa dentro di lui era andato
perduto per sempre. Che fare allora? Sedersi sulla sponda del fiume a
compiangersi o sterzare di colpo cercando di spalmare nuovi colori su di
una tela per dipingere il suo capolavoro? Fu così che il più geniale dei
cantautori di tutti i tempi capì di dover imparare a muoversi e pensare
in altri modi, lontani da quelli che l’avevano portato sull’orlo della
distruzione, doveva, in parole povere, reimparare a fare in modo pensato
quello che prima faceva inconsapevolmente.
Allora Bob si ritirò nella sua casa di Woodstock per alcuni anni assieme
ai suoi cari, facendo il buon padre di famiglia che la mattina va a
prendere il pane, il latte ed altre cose del genere...! Ma col tempo
qualcosa nel suo matrimonio cominciò a scalfirsi, le incomprensioni e le
liti diventarono il pane quotidiano finchè Dylan sentì il bisogno di
cercare qualche stimolo nuovo per la sua vita e per la sua carriera che
aveva avuto, in quegli anni di isolamento, un declino notevole.
Ed eccolo allora ricomparire nel 1974, da
solo, in una New York diversa da quella che aveva lasciato, eccolo
riprendere a bazzicare i mitici locali del Village che lo avevano visto
nascere come artista all’inizio degli anni ‘60. Ritrova vecchi e nuovi
amici, inizia a frequentare le strane lezioni del pittore Norman Raeben
e comincia ad avere problemi a riconoscere se stesso nella vita vissuta
fino a quel momento. "Non ti insegnava tanto a dipingere o a disegnare",
dirà Dylan, "ti insegnava però a mettere insieme la tua testa, la tua
mente e i tuoi occhi, per farti cogliere e riprodurre in modo visivo
qualcosa di concreto… Guardava nel tuo animo e ti diceva ciò che eri".
Le lezioni di Raeben avevano già trovato posto nella mente di Dylan
quando cominciò ad impostare alcuni nuovi brani nell'estate del 1974,
nel corso di una vacanza in Minnesota con i propri figli. Ormai Sara si
era allontanata dalla vita di Bob ed il tormento di questa incolmabile
distanza ed il dolore dell’assenza cominciava a manifestarsi con sempre
maggiore intensità nelle nuove liriche. Dylan dirà in seguito che, dopo
il suo incontro con Raeben, sua moglie Sara "Non riusciva più a capire
di cosa stessi parlando o a cosa stessi pensando, né io ero in grado di
spiegarglielo".
All’inizio dell’autunno dello stesso anno
Dylan comincia ad mettere su nastro a New York le bozze delle canzoni
che avrebbero segnato uno dei più intensi vertici della sua carriera di
cantautore, una sequenza scarna ed essenziale di canzoni eseguite con la
sola chitarra coadiuvata da un morbido suono di un basso, e a volte si
sentivano anche il suono lamentoso della sua armonica, la dolcezza di
una steel guitar o di un discreto e soffuso tappeto di tastiere.
Nei testi di questi abbozzi, che sarebbero poi diventate le canzoni di
"Blood On The Tracks", c’è principalmente la coscienza dylaniana
dell’importanza che hanno l'amore ed i sentimenti nella rappresentazione
del suo mondo ormai cambiato radicalmente rispetto al sarcasmo che lo
aveva caratterizzato ad inizio carriera nelle canzoni degli anni
Sessanta.
Seguendo, come dice Dylan, la strada dello stilnovista "italian poet
from the thirteenth century" citato in "Tangled Up In Blue" (qualcuno
dice Petrarca, altri dicono trattarsi di Dante, o forse qualche altro
poeta minore, nessuno può dirlo con certezza), Dylan comincia a vedere
la donna come strumento di redenzione e di salvezza, una specie di
“donna angelicata” che gli offrirà, forse in gerco allegorico, un riparo
dalla tempesta che stava imperversando fuori. Bonagiunta Orbicciani da
Lucca aveva coniato il temine “dolce stil novo” per definire lo stile
della canzone dantesca "Donne ch'avete intelletto d'amore", stile nel
quale di solito, “Al cor gentil rempaira sempre amore”, come scrisse
Guido da Guinizzello di Magnano, più noto col none semplificato di Guido
Guinizzelli.
Questo si evince dallo stupore quasi
mistico fra le strofe di "Shelter From The Storm": "Avvenne in un'altra
vita, una vita di sudore e di sangue, quando l’oscurità era una virtù e
la strada era piena di fango, io venivo dal deserto, una creatura senza
forma, "Entra" - disse lei - "Ti darò riparo dalla tempesta". E ancora
“Improvvisamente mi voltai e lei era lì, con braccialetti d'argento ai
polsi e fiori nei capelli, venne verso di me con grande grazia e mi
tolse la corona di spine, "Entra" - disse lei - "Ti darò riparo dalla
tempesta", come una novella Beatrice dantesca.
Ma, come tutti sanno, ogni medaglia ha il suo rovescio, così come le
rose, oltre alla loro bellezza, hanno anche le spine, spine che a volte
si ficcano nel cuore di un uomo, proprio come canta Dylan in "Simple
Twist Of Fate", dove c'è un vuoto incolmabile che sembra dovuto ad un
semplice scherzo del destino e che aspira alla certezza indissolubile di
una totale comunione della propria anima con la persona amata, l'amore
per la donna è il segno di questa ricerca, ma sembra essere sempre
destinato ad un'inevitabile delusione, che lascia soltanto
l'insopportabile amarezza della solitudine.
In "Idiot Wind", che sembra accennare
all’inizio dei motivi del dissidio, si cominciano ad intravedere la
ragioni del suo disagio, fino ad arrivare allo sfogo più completo e
totale con un Dylan che grida tutta la sua disillusione: “Qualcuno ce
l'ha con me, si inventano storie sui giornali, chiunque sia vorrei che
la smettesse ma quando lo faranno posso solo indovinarlo” e poi ” La
gente mi vede a tutte le ore e proprio non riescono a ricordare come
comportarsi, le loro menti sono piene di grandi idee, immagini e fatti
distorti - ed ecco spuntare l’accusa - persino tu, ieri, hai dovuto
chiedermi il perchè ed il percome, io non potevo crederci, dopo tutti
questi anni non mi conosci meglio di allora, dolce signora”. E ancora
"Non saprai mai il dolore che ho sofferto nè la pena che devo sopportare
ed io non saprò mai lo stesso di te, della tua santità o del tuo amore,
e questo mi dispiace”. Ed il vento idiota continua a soffiare e la
rabbia trova sfogo nell’offendere la persona una volta oggetto del suo
amore, la donna che, secondo lui, si è persa nel nulla, ma in fondo, se
si legge bene fra le righe, la piccola idiota che produce solo aria
quando muove la bocca sembra essere proprio lo stesso Dylan, che dice a
lei quello che che invece sembra essere riferito a se stesso: “Vento
idiota che soffia ogni volta che muovi la bocca, che soffia sulle strade
che portano a Sud, vento idiota che soffia ogni volta che muovi i denti,
sei un'idiota piccola, è un miracolo che tu sappia ancora come
respirare”. Lo stesso Dylan aveva detto di essere cambiato e di
ragionare in modo diverso, quasi incomprensibile, dopo le lezioni di
Rauben, e che la moglie non riusciva più a capirlo, ma qui la difficoltà
assume i contorni di una vera e propria colpa. Continua lo sfogo in
“Idiot Wind”, “Mi sono svegliato sul lato della strada, sognando ad
occhi aperti del modo in cui le cose vanno alle volte, le visioni della
tua cavalla saura balenano nella mia testa e mi stanno facendo vedere le
stelle, tu ferisci gli unici che io amo di più e copri la verità con le
menzogne. Un giorno sarai nel fosso con mosche ronzanti intorno ai tuoi
occhi ed il sangue sulla tua sella”. In queste parole la rabbia e la
necessità dylaniana di far male alla persona oggetto della canzone
sembra derivare da un’esasperazione non più sopportabile, l’amore che si
trasforma in cattiveria e malvagità.
Eppure Dylan, sempre animato dal senso ineluttabilmente fatale del
destino, esprime il sentore, come un presentimento, che quel legame che
era capace di soddisfare la sua sete si era mutato, e qui si aggiunge
anche il dubbio, forse solo per una semplice scherzo del destino: "Lui
si svegliò, la stanza era deserta, non la vide da nessuna parte. Disse
tra sè che non gliene importava, spalancò completamente la finestra,
sentì un vuoto dentro che proprio non poteva spiegare, causato da un
semplice scherzo del destino”.
Non è solo l'amore per la donna, ma è anche la ricerca di un punto che
vada oltre l’agognata meta, come dice in "You're gonna make me lonesome
when you go": "Mi lascerai lo so. Ma ti vedrò, in alto nel cielo,
nell'erba alta, nelle cose che amo”.
Infatti, verso la fine del disco, le parole di "Shelter From The Storm"
finalmente svelano che nel cuore di Dylan ci sono quell’ amore e quella
bellezza ideale che lui va inseguendo nella sua infinita ricerca: "La
bellezza cammina sul filo del rasoio, un giorno la farò mia, se solo
potessi tornare indietro all'ora in cui Dio e lei nacquero. "Entra" -
disse lei - "Ti darò riparo dalla tempesta".
Il dolore più crudele è scoprire che, nel tentativo di trovare la
felicità, lui abbia finito col distruggere con le proprie mani la
meravigliosa cosa che la sua mente anelava da una vita. E allora che
fare? Resta solo da riprendere da capo il viaggio, altro tema
fondamentale in "Blood On The Tracks", per ritrovarsi ancora una volta
"Sulla strada, diretto verso un altro crocevia”, come scrive Dylan
nell’ultima strofa di "Tangled Up In Blue".
Ciò che si intravede nelle bozze delle NY sessions è l’anima nuda e
cruda di Bob che viene mostrata senza vergogna nel suo essere scarna e
facilmente feribile come mai lo era stata prima. Ma arriva il momento
del colpo di svolta, Dylan, recatosi in Minnesota per passare il Natale
con i propri parenti, viene convinto dal fratello David a registrare da
capo alcuni dei brani che Bob gli aveva fatto ascoltare. Si radunano
quindi alcuni musicisti locali (i cui nomi non appariranno mai sul
disco) e si comincia ad elaborare una nuova e diversa versione delle
canzoni. Nasce in questo modo la versione definitiva di "Blood On The
Tracks" che, pur essendo arricchita di più eleganti e diverse sfumature
e colori musicali, manca di quell' immediatezza e di quella sincerità
che forse spiccava maggiormente nelle New York sessions.
Alcuni testi vengono così quasi totalmente riscritti rispetto alla prima
stesura (come "Idiot Wind"), mentre il tono disperato e triste della
voce di Dylan viene sostituito da una enfasi più poetica, quasi da
attore di teatro che recita un dramma che dovrebbe essere un lamento di
dolore intenso. Le chitarre acustiche impreziosiscono con i loro
intrecci il suono di "Tangled Up In Blue" e "If You See Her, Say Hello",
in pezzi come "Idiot Wind" o "Lily, Rosemary And The Jack Of Hearts" il
suono dell'organo diviene predominante e la presenza della batteria da
maggiore vigore al modo col quale Dylan aggredisce le strofe. Per
capirlo basta confrontare la versione di "Idiot Wind" pubblicata
sull'album con quella inserita anni dopo nella "Bootleg Series Vol.
1-3", proprio la versione delle New York sessions, per rendersi conto di
come sia un forte rancore a prendere il posto della disperazione
originale, fino ad arrivare alla furiosa ira della versione live del
film "Hard Rain" nella quale Dylan sibila le parole come un serpente
pronto ad uccidere la sua preda col veleno.
Nell' emozionante totalità temporale di "Tangled Up In Blue", dove il
tempo viene mischiato con una sconcertante facilità, si evince con più
chiarezza l'influsso di Norman Raeben, mentre la lunga cavalcata di
"Lily, Rosemary And The Jack Of Hearts" è intrisa del mistero
dell'immagine pittorica e della narrazione cinematografica. Si passa
così dalla leggerezza apparentemente quasi spensiertata di "You're Gonna
Make Me Lonesome When You Go" al bollente blues di "Meet In The
Morning", per arrivare alla dolcezza del folk in "Buckets Of Rain": "La
vita è triste, la vita è un pasticcio. Tutto ciò che puoi fare è fare
ciò che devi. Fà quello che devi e fallo bene. Così faccio io per te,
dolcezza, non lo sai?”.
Forse la chiave di lettura dell’anima del Dylan di quel periodo sta
nella semplicità di questa ricerca di una dirittura morale di stampo e
sapore antico, con la quale Dylan chiude il disco: c'è solo una cosa da
fare, tornare di nuovo “on the road”!
Il grande carrozzone della caotica Rolling Thunder Revue stava prendendo
forma nella mente di Bob.
Comunque, per dare a Cesare ciò che è di Cesare, ecco i nomi dei
musicisti di Minneapolis che hanno suonato in Blood on the Tracks.
LA REGISTRAZIONE
Nel settembre del 1974, Bob Dylan registrò i brani per il suo album
"Blood on the Tracks" a New York. Durante una visita a casa di suo
fratello David a Minneapolis, questi lo convinse che alcuni pezzi
dovessero essere rifatti, così David radunò un gruppo di musicisti
locali per la reincisione.
Quei musicisti erano:
• Bill Berg - Batteria
• Gregg Inhofer - Piano
• Kevin Odegard - Guitar
• Peter Ostroushko - Mandolin
• Billy Peterson - Bass
• Chris Weber - Guitar
Venerdì 27 dicembre 1974, il gruppo si incontrò ai Sound 80 Studios con
l'ingegnere Paul Martinson e registrò "Idiot Wind" e "You're a Big Girl
Now".
Il lunedì successivo, il 30 dicembre, incisero "Tangled in Blue", "Lily,
Rosemary e Jack of Hearts" e "If You See Her Say Hallo".
Il disco fu pubblicato negli Stati Uniti il 20 gennaio 1975. Raggiunse
il numero 1 nelle classifiche di Billboard e il singolo "Tangled Up in
Blue" raggiunse il numero 31 nella classifica Billboard Hot 100 single.
L'album rimane una dei più venduti di Dylan, guadagnando con un doppio
disco di platino. Nel 2015 è stato inserito nella Grammy Hall of Fame.
I musicisti di Minneapolis non erano elencati nella copertina del disco.
Inizialmente fu detto loro che migliaia di copie del disco erano già
stati stampate e che l'errore sarebbe stato corretto nelle successive
ristampe. Non è mai stato fatto. E’ stato spiegato che il problema non
sono i diritti d'autore perchè i session-man erano già stati pagati per
il loro lavoro. Ma quando un disco arriva in vetta, altri vogliono usare
lo stesso studio, lo stesso ingegnere, gli stessi microfoni e,
soprattutto, gli stessi musicisti. Il rifiuto dell'etichetta di
identificare questi musicisti di talento, attribuendo l'intero album ai
musicisti di New York, è stata una mossa frustrante e imbarazzante che è
durata per quasi 50 anni.