MAGGIE'S FARM - SITO ITALIANO DI BOB DYLAN

             

           

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THE  BEATEN  PATH

THE DYLAN'S PAINTINGS AND THE REAL PLACES

a
Sabato 29 Febbraio 2020

Bob Dylan, Time Out Of Mind                                                                                    clicca qui

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Brian Jones, quel legame strettissimo con Bob Dylan                                              clicca qui

 

 
Venerdì 28 Febbraio 2020

Talkin' 10828 - ncasca66

Oggetto: The Blackstones

Ciao Mr. Tambourine,
ho letto la notizia che i Blackstones hanno smesso di suonare. Ricordo di averli visti all’Auditorium di Sezze in una serata dedicata alla musica di Bob con anche Luigi Grechi, il fratello di De Gregori, poi a Trevignano Romano, sul palco montato nell’acqua a qualche metro dalla riva, con l’apertura di Al Diesan e Pino Tocco e gran finale tutti assieme, anche quella una serata da ricordare. Se hai occasione di vederli o sentirli potresti dire loro che erano fortissimi? Grazie, Ferdinando.

Certo caro Ferdinando, il primo a chiedere ai Blacks perchè avevano deciso di smettere sono stato naturalmente io. Mick mi ha detto sorridendo pressapoco queste parole, che io virgoletto ma che non sono sicuro essere proprio quelle, comunque rispettano il senso di quello che mi ha detto: "Tutte le cose hanno un inizio ed una fine, così anche il nostro gruppo. Dopo quasi 15 anni di attività abbiamo avuto molto di più di quello che ci aspettavamo alla partenza, la possibilità di esibirci in posti meravigliosi fino ad arrivare a Rai2 per il programma "Leggende Rock: Bob Dylan". Sicuramente fare la cover band di un artista solo per molti anni ti genera una sensazione di appagamento, così qualcuno ha ritenuto, vista l'età media, che fosse arrivata l'ora di appendere la chitarra al classico chiodo, qualcun'altro ha sentito il bisogno di provare nuove esperienze, così, per non rovinare con la routine le belle cose che avevamo fatto abbiamo deciso di chiudere le nostre belle esperienze nella scatola dei ricordi". Possiamo dar loro torto? Certamente no, quindi, a malincuore, rinnoviamo il nostro grazie e la nostra stima a quel meraviglioso gruppo che per tanti anni ha continuito a diffondere la musica dal Maestro. Live long and prosper, Mr.Tamborine, :o)

 

 
Giovedì 27 Febbraio 2020

Ora che i Blackstones hanno cessato l'attività dopo 15 anni di girovagare per l'Italia mi sembra bello ricordare ed omaggiare un gruppo che è stato fra i migliori esecutori delle canzoni di Bob.

THE BLACKSTONES: "I SHALL BE RELEASED" - Remise Theater, Bludenz, Austria, May 5, 2009

  

Mick Dylan: Voce - chirarra ritmica
Frank Night: Coro - chitarra solista
Lanny Brush: Basso
Darius McCharty : Coro - Piano - Hammond
Riki Van Der Wall: Batteria

BLUDENZ ( OSTERREICH ), REMISE THEATER - A MAGIC NIGHT

by Mr.Tambourine

5 Maggio 2009, eccomi ancora una volta ospite dei Blackstones per la loro seconda sortita in Austria. Ottimo lo SchloosHotel sulla collina sovrastante l’abitato, immerso nella pace e nella tranquillità tipiche delle cittadine alpine.
Devo dire che anche questa volta ci hanno trattato con i guanti bianchi e la cosa è stata molto apprezzata da tutti.
Bellissima cena con deliziosi superpiatti austriaci, ci hanno riempito di leccornie fino a farci scoppiare, poi tutti a dormire con due o tre sassi sullo stomaco da digerire, sassi piacevoli, ma quando è troppo è troppo, e diventa difficile riposare serenamente.
Sabato mattina tutti in centro città al mercato, una banda di ottoni in regolare costume locale, suonava valzer, polke e mazurke per la delizia della gente seduta fuori dai bar della piazza che ascoltava ed applaudiva mentre si rimpinziva di birra, wurstels, strudel, gelati sormontati da chili di panna montata, uno spettacolo nello spettacolo.

Eccoci dunque al Remise Theathre, 220 posti, acustica perfetta, precisione teutonica di Charlie ed Oliver, i due tecnici del suono, un’ora ed è tutto montato, altri 10 minuti per il soundcheck and The Blackstones are ready for the gig.
Inizia il concerto con una bella suite strumentale che all’improvviso sfocia nel familiare riff di Hurricane. Devo dire, dopo aver sentito tutti i pezzi, che i Blackstones non si fermano mai, i loro arrangiamenti sono in eterna fase di perfezionamento, arricchiti di volta in volta di sfumature, di colori e di suoni. “Quello che è bello si può sempre migliorare” dice Mick, e non posso dargli torto visto la qualità delle loro esecuzioni.
Una nota sorprendente sul pubblico, l’80% era costituito da giovani dai 15 ai 30 anni , potenza della musica del Maestro? SI !!!!
Hurricane è un pezzo dylaniano fra i più conosciuti, così come I shall be released, Lay lady lay, Mr. Tambourine man.
Grande apprezzamento dell’audience anche per le meno note, specialmente Workingman’s blues, Mississippi, Make you fell my love ed I’ll remember you.
Versione rock strappaapplausi di When I paint my masterpiece, highlight della serata insieme con l’ottima performance di Joey.
Alla fine del set principale Micke compagni lasciano il palco e cominciano gli applausi ed il battere di piedi (impressionante, sembrava un terremoto) per gli encore. I Blackstones tornano sul palco fra gli applausi del pubblico e cominciano una dolcissima ed applauditissima Forever young alla quale segue la versione di Jagger & company di Like a Rolling StoneRS che fa venire giù il teatro. Al secondo accordo dell’intro di Knockin’ on heaven’s door ripartono le urla del pubblico che ha riconosciuto la immortale canzone. Frank Night, con la sua "Relic Fender Stratocaster" incanta tutti, Lanny sembra un orologio svizzero che fa il tandem perfetto con la batteria di Riki, questa sera più in forma che mai, l’Hammond di Darius mette i brividi sulla pelle, specialmente nel riff di Like a rolling stone.

I blackstones lasciano il palco fra una bolgia di applausi e fischi, quindi rientrano per un secondo encore. Parte una hendrixiana versione di All along the watchtower, col pubblico che batte le mani ed i piedi sottolineando il ritmo.
Inchini, saluti e ringraziamenti, i Blackstones lasciano il palco esausti ma felici. Ma non è finita, il pubblico non se ne vuole andare e continua a pestare i piedi, vuole un’altro encore. Loro rientrano per rifare Hurricane ed è l’apoteosi. Il concerto è davvero finito, si esce sulla piazzetta per bere qualcosa ed i ragazzi vengono assediati e complimentati in tutte le maniere dal pubblico che esce dal teatro. Una grande serata ed una grande soddisfazione per i Blackstones che vedono così premiato un volta ancora il loro sforzo e la loro voglia di proporre la musica di Dylan. Una bella pizza in compagnia e tutti a nanna , domani si ritorna a casa.

Set list
1) Hurricane
2) I shall be released
3) Highway 61 revisited
4) Make you feel my love
5) Love minus zero/no limit
6) Mr. Tambourine
7) Lay lady lay
8) Don’t think twice
9) A hard rain’s a-gonna fall
10) Workingman’s blues #2
11) When I paint my masterpiece
12) Mississippi
13) I’ll remember you
14) Just like a woman
15) Joey

( 1st encore)
16) Forever young
17) Like a rolling stone
18) Knockin on heaven’s door

( 2nd encore )
All along the watchtower

( 3rd encore )
Hurricane

 

 
Mercoledì 26 Febbraio 2020

Bob Dylan, World Gone Wrong                                                                                   clicca qui

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Linda Ronstadt - Tumbling Dice (Jagger - Richards) - Atlanta 1977

 

Linda's band:
Waddy Wachtel: guitar, vocals
Dan Dugmore: guitar, vocals
Kenny Edwards: bass
Rick Marotta: drums
Don Grolnick: keyboards (e.g. Fender Rhodes electric piano, ARP/Solina String Synthesizer)


La cantante statunitense Linda Ronstadt (100 milioni di album venduti) annunciò il suo ritiro dalle scene e nell' Agosto del  2013 spiegò alla giornalista Alanna Nash che scriveva per AARP  di essere stata colpita dal morbo di Parkinson spiegando che non era più in condizione di «cantare una sola nota».
Nel corso della sua lunga carriera ha prestato la sua voce in qualità di vocalist ad artisti del calibro di Doors, Neil Young, Jackson Browne e dei nascenti Eagles.
Nel 1971, Linda Ronstadt e il suo manager di allora John Boylan reclutarono due musicisti, Glenn Frey e Don Henley, per la sua backing band. Henley si era trasferito a Los Angeles dal Texas con la sua band “Shiloh” per registrare un album prodotto da Kenny Rogers, e Frey era venuto dal Michigan e aveva formato i “Longbranch Pennywhistle”; si erano conosciuti nel 1970 al Troubadour di Los Angeles dove la Amos Records aveva fatto loro firmare un contratto. Randy Meisner, che aveva lavorato come bassista per la band di Ricky Nelson, la Stone Canyon Band, e Bernie Leadon, veterano proveniente dai Flying Burrito Brothers, si unirono successivamente al gruppo di artisti della Ronstadt per il suo tour estivo che promuoveva l'album Silk Purse.
Durante il tour, Frey e Henley decisero di formare una band insieme e informarono la Ronstadt delle loro intenzioni. Frey in seguito accreditò a Linda Ronstadt il suggerimento di far entrare nella band Bernie Leadon e di aver scritturato proprio Leadon affinché suonasse per lei in modo che Frey ed Henley potessero avvicinarsi a lui per formare una band insieme. I tre lanciarono poi l'idea a Randy Meisner che accettò di entrare nella band, così nacquero gli Eagles. I futuri quattro Eagles suonarono dal vivo tutti insieme come backing band di Linda Ronstadt solo una volta per un concerto nel mese di luglio a Disneyland, ma tutti e quattro apparvero poi nel suo album omonimo. Successivamente fu loro proposto che anche John David Souther, marito di Linda, si unisse alla band, ma Meisner obiettò. Col nome di Eagles i quattro furono messi sotto contratto nel settembre 1971 dalla Asylum Records.
Linda Ronstadt, nata a Tucson, Arizona, è stata una delle più brave (e belle) interpreti del country-rock al femminile. Dopo tre album con gli Stone Poneys, firmò un contratto con la Capitol e debuttò come solista alla fine degli anni ’60. Dopo due album all’insegna del più tradizionale country/western, sposò la causa del nascente country-rock con il terzo album omonimo, supportata dagli Eagles.
Sempre, stranamente, snobbata in Europa ed invece amatissima negli USA, Linda dimostrò il suo grande talento con il suo album più bello e riuscito, Simple Dream (Asylum, 1977).
Nel 2013, a 67 anni, Linda Ronstadt viene colpita dal morbo di Parkinson ed è stata costretta ad abbandonare la musica.

Il 10 Aprile 2014 Linda Ronstadt ebbe il suo meritatissimo posto nella Rock and Roll Hall of Fame. Nel Luglio del 2019, il Presidente Obama conferì a Linda la National Medal of Arts durante la cerimonia di premiazione, che si tenne nella East Room della Casa Bianca. Linda salì sul palco aiutata da un ufficiale di marina senza poter dire una parola. Il giorno 8 Dicembre 2019 al Kennedy Center Honors Linda, costretta su di una carrozzina, ebbe la sua serata d'onore presentata dall' ex Eagle Don Henley che disse “The first time I heard Linda Ronstadt sing, everything stopped”.

   

 

 
Sabato 22 Febbraio 2020

Talkin' 10827 - alessandro.sottoriva

Oggetto: Va tutto bene...

Ciao Mr. Tambourine, per la serie, quando la classe non è acqua..! Bob Dylan stupisce e sbalordisce anche quando commette qualche errore di distrazione!! Grande, grande davvero, sono i dettagli che fanno la differenza, la potenza è nulla senza il controllo..
Guardando in rete qualche suo video live (la mia dose quotidiana) mi sono imbattuto in una sua esecuzione di "Blind Willie Mc Tell" non recente ma di ottima qualità, forse la migliore che ho sentito e visto, in onore a Martin Scorsese registrata il 12 Gennaio 2012 al Film Music Awards.
Ottima performance, eseguita magistralmente sotto gli occhi di tanti fortunati Vip.. se nonché, verso la fine, alla ripresa dell'ultimo riff di armonica, (a 4:30 circa) gli "capita" in mano al contrario, la suona e rendendosi conto dell'imprevisto, con nonchalance abbassa la mano, la gira, Sorride e riprende a suonarla.. L'incredibile è che questa nota sbagliata in apertura, passa quasi, inavvertita, quasi fosse un effetto voluto, una sua tecnica! E in molti non se ne saranno nemmeno accorti... Altri sarebbero caduti in affanno. Lui no, lui tira dritto. Non c'è che dire, una spanna sopra tutti.
Ciao, alla prossima, Ale '65.
Il link https://youtu.be/eo4wiUIUKNs

Caro Ale, così fa Bob! Tutti noi siamo da sempre convinti che Bob sia un genio, quindi qualunque cosa lui faccia non ci stupisce più di tanto anche se a volte è difficile da comprendere. Ma esiste poi una ricetta per diventare geni? Chi lo potrebbe dire? Ci sono centinaia di frasi dette da uomini famosi, gente come Pound, Mailer, Schopenhauer, Tolstoj, Wilde, Baudelaire, Balzac, Joyce, Proust, Poe, Conan Doyle, Camus, Nietzsche, Mann, e ognuno di questi grandi ha, a suo vedere, definito cos' è un genio. Di solito i geni sono coloro che aprono nuove strade, gli altri poi le appianano e le abbelliscono. Sembrerebbe ridicolo ma se si desidera conoscere la forza di un genio si può leggere i testi di Dylan, ma, per poi constatare quanto sia la pochezza umana basterà leggere i suoi critici e commentatori.Grazie per la segnalazione, alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Venerdì 21 Febbraio 2020

Al Diesan & Pino Tocco con The Blackstones - Knockin' On Heaven's Door
Trevignano Romano – 12 Luglio 2008 – Palco sull’acqua

  

Musicisti:
Al Diesan: Voce - armonica
Pino Tocco: Coro - chitarra acustica
Mick Dylan: Voce - chirarra ritmica
Frank Night: Coro - chitarra solista
Lanny Brush: Basso
Darius McCharty : Coro - Piano - Hammond
Riki Van Der Wall: Batteria

 

 
Giovedì 20 Febbraio 2020

Rolling Thunder Revue: Martin Scorsese racconta Bob Dylan - di Rudy Salvagnini    clicca qui

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New York, New York - Beacon Theatre - November 27, 2019

di Jeffrey Gonzalez

Dopo molti anni che seguo le recensioni su boblinks, questo è il mio primo contributo. Questa è stata la mia seconda volta che vedevo Bob e la band Al Beacon Theatre. C’ero anche la prima notte (23/11/19). Lo spettacolo di stasera era abbastanza simile (pensavo che la prima notte era stata fantastica) ma il pubblico è stato molto più reattivo e attivo questa sera. Ciò potrebbe aver influenzato la mia percezione della performance, ma anche Bob e la band sembravano più energici rispetto alla prima notte. L'intera folla si è alzata in piedi durante le sezioni orchestrali, durante Gotta Serve Somebody è rimasta in piedi per tutto il bis. La setlist era ovviamente identica ma c'è molto nell’esecuzione di Bob e la stretta esibizione della band che non è mai stata noiosa, nonostante il prezzo che ho pagato per queste due notti nel posto dell'orchestra.
La prima volta che ho visto Bob è stato nel 1997 o giù di lì e l'ho visto probabilmente circa 10/12 da allora. Queste esibizioni sono state le sue più impegnate che abbia visto. Probabilmente avrei detto, se avessi recensito l’ultimo spettacolo dell'anno al Beacon, che era stato grande. Mi sembra un passo avanti rispetto allo scorso anno. Forse è principalmente il suo martellante pianoforte verticale in contrasto con il tintinnio del mezza coda di prima, non sono sicuro di cosa si tratti, ma c'è qualcosa in più nelle setlist e performances di quest'anno. C'è qualcosa, probabilmente molto ben provato, che gli permette di fare molto con ciò che gli è rimasto della voce. La sua campana suona ancora, come si dice.
Sono stato sorpreso di sentire alcuni fans commentare che non potevano capire cosa stava dicendo mentre uscivano dal teatro (ad es: "Penso che stesse parlando russo”). Le parole suonavano chiare e fedeli alle mie orecchie, ma credo che ormai siano allenate ed è più facile, grazie anche al fatto di aver diversi albums negli anni.
Per me, stava usando intenzionalmente il suo ringhio basso. E canta in realtà sui numeri più morbidi in un modo che sembra essere stato influenzato dal lavoro sugli American Standards negli ultimi albums.
Questo tour è davvero da non perdere. Anni fa avevo pensato che probabilmente non avrei continuato ad andare ai suoi spettacoli perché mi sembnravano un pò senza ispirazione. Ma ora mi chiedo se tornerò per una terza notte al Beacon (avviso spoiler: lo farò).
Not Dark Yet è un punto culminante rivelatore. È un riarrangiamento molto efficace e la sua esecuzione è agghiacciante. Quella canzone è sicuramente una delle mie preferite di Time Out of Mind, ma questa versione è in realtà un grande miglioramento. Meno melodica ma più cool, il che rende i testi ancora più d'impatto.
Durante i silenziosi numeri basati sul piano - When I Paint My Masterpiece, Girl From the North Country, e in particolare Lenny Bruce, potevi davvero sentire uno spillo cadere. Simple Twist è eccezionale e sempre nei miei preferiti, anche se la maggior parte delle riscritture dei testi sono inferiori alle linee originali. Io davvero amo Early Roman Kings e lui che ama sputare quelle parole alla Muddy Waters. Generalmente non sono un fan di Pay In Blood ma questo nuovo arrangiamento è un vero miglioramento e mi è piaciuto. Takes a Lot to Laugh è un
ottimo modo per terminare lo spettacolo e ha risuonato nella mia testa per molto tempo dopo.
Anche Honest With Me mi ha davvero divertito. Bob si sta divertendo e lo farai anche tu se vai a vedere questi spettacoli. Non fare tardi!

 

 
Mercoledì 19 Febbraio 2020

Shelter From The Storm- Andy Hill & Renee Safier

  

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Jimi Hendrix: l’incontro con Bob Dylan                                                                       clicca qui

 

 
Martedì 18 Febbraio 2020

Talkin' 10826 - daniela.tissino

Buonasera, ho sentito su YOUTUBE tre brani del concerto a Melbourne 1986 in cui c’era ospite dei Dire Straits Bob Dylan. Ci sono solo quattro pezzi è possibile trovare il live completo? Grazie.

Bob Dylan fece un'apparizione come ospite in un concerto dei Dire Straits, il 19 febbraio 1986, mentre era impegnato in Australia per il suo True Confessions Tour al Melbourne Sports And Entertainment Centre di Melbourne, Victoria, Australia.
Brani eseguiti:
1. All Along The Watchtower
2. Leopard-Skin Pill-Box Hat
3. License To Kill
4. Knockin’ On Heaven’s Door

Musicisti:
Bob Dylan (voce e chitarra)
Mark Knopfler (chitarra)
Jack Sonni (chitarra)
Alan Clark (tastiere)
Guy Fletcher (tastiere)
John Illsley (basso)
Terry Williams (batteria)

A questo indirizzo puoi trovare diverse foto di quella sera scattate da un fotografo rimasto sconosciuto:

https://www.needsomefun.net/bob-dylan-made-a-guest-appearance-at-a-dire-straits-concert-19th-february-1986-photographs/

La conferma dell'evento la trovi sul famosissimo sito www.bjorner.com che riporta tutte le date di tutte le esibizioni di Dylan negli anni:

http://www.bjorner.com/DSN07660%20-%201986%20Down%20Under%20Tour.htm#DSN07760

Io non ho notizie di un eventuale live completo di quel concerto, ma se qualcuno dovesse avere un bootleg di quell'evento ce lo farà sicuramente sapere! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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New York, New York - Beacon Theatre - November 26, 2019

Recensione di Larry K.

La nostra riunione annuale: Gary, Chuck, Angela ed io ci siamo uniti a Sarah, una neofita australiana... e Bob al Beacon.
Incredibile come reinventa il suo lavoro e il materiale orchestrale. Adesso è in fase mutazione barocca / heavy metal a volume prevalentemente elevato e intenso. Dovrei dare un giudizio; alcuni arrangiamenti funzionano meglio di altri ... con momenti di magnificenza celeste, incredibile interazione, musicalità superiore ... punti salienti per me: Not Dark Yet, Girl from the North Country, Ballad of a thin man (arrangiamento in stile retrò), Things Have Changed (rumba beat) ... il nuovo chitarrista è molto diverso da Charlie ... Il piano di Bob è diventato un elemento principale nell'orchestrazione, e il violino di Donnie sta ora fornendo o completando il suono orchestrale. La voce di Bob si sentiva in qualche modo confusa dai nostri posti sulla balconata, ma la sua esecuzione è stata forte .... merito di Bob e della sua band nella creazione di musica nuova di zecca. Pubblico contento.
Larry K.

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di Evan Bergman

Sono andato allo spettacolo ieri sera. Sono stato a molti, molti spettacoli in molti diversi tipi di locali negli ultimi 25 anni incluso il Supper Club. Quindi ecco il mio pensiero su ieri sera. Spettacolo solido con 5 o 6 gemme. Quello in sé che fa andare a vedere Dylan è che vale sempre il prezzo del biglietto d’ingresso. La band è davvero stretta ma non decolla mai come potrebbe. Io continuo a cercare di capire cosa gli dà piacere sul palco. Forse è il suonare e suonare? Come un grande bluesman, penso che continuerà a suonare fino a quando vorrà lui. Penso che una volta abbia detto qualcosa in proposito, ma non ricordo nè dove nè quando nè come.

 

 
Lunedì 17 Febbraio 2020

Talkin' 10825 - rudysalvagnini

Oggetto: Dylan & Me

Ciao Mr. Tambourine,
se ti può interessare ti segnalo questa mia breve recensione di un libro che è molto interessante per ogni dilaniano: Dylan & Me: 50 Years of Adventures di Louie Kemp.
Questo è il link: http://rudysalvagnini.blogspot.com/2020/02/dylan-me-50-years-of-adventures-di.html
Sempre complimenti per il sito e in bocca al lupo! Rudy Salvagnini.

Grazie caro Rudy, speriamo che qualche editore abbia la buona idea di fgarlo tradurre e pubblicarlo perchè sarei davvero molto curioso di poterlo leggere! Nei giorni scorsi ho riletto il tuo libro "Il cinema di Bob Dylan"

che consiglio a tutti gli appassionati di leggere, troveranno una notevole quantità di aneddotti sconosciuti! Chi non l'avesse può reperirlo a questo indirizzo:

https://www.amazon.it/cinema-Bob-Dylan-Rudy-Salvagnini/dp/8880124811

Alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

 

 

 

 

 

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New York, New York - Beacon Theatre - November 26, 2019

di Barry Gloffke

Terza notte per Bob ed i ragazzi al Beacon Theatre di New York City. Il mio quarto spettacolo in questo tour. Una serata calda per una notte di fine novembre.
Bob e la band escono ancora in ritardo di 15 minuti e armeggiano / si accordano fino all'inizio di una dura versione di Things Have Changed. La voce di Bob era aspra e il suono sembrava essere irregolare ... annegava la voce di Bob qua e là un paio di volte.
It Ain’t Me Babe ha caratterizzato alcuni ricami stellari di Donnie e Bob ed uno splendido suono complessivo dalla band. La voce di Bob era ancora aspra, ma sembrava ottima in questo pezzo.
Highway 61, oscillante come al solito ... Non mi stanco mai di sentire questa versione.
Il primo momento clou per me è stato una squisita e slinky di Can’t Wait.
E’ seguita una fantastica esecuzione di Masterpiece... musica meravigliosa, bello Il pianoforte e una conclusione davvero bella.
Deludente Tryin’ To Get To Heaven, il basso era troppo rumoroso nel mix, i ragazzi sembravano essere fuori di testa, si suonavano in testa l'uno con l'altro, ma c'era un bel violino di Donnie.
Make You Feel My Love è seguita. Bob sembrava borbottare molte delle sue parole, bella l' armonica e Donnie, come al solito, fece ottimo uso della pedal steel. La cosa divertente di questa canzone, era che il mio amico Anthony, che è un grande fan di Billy Joel, era con me stasera per il suo primo spettacolo di Dylan. Non è un fan di Dylan, ma voleva tuttavia vederlo. Quindi, essendo lui un fan di Joel, gli ho chiesto dopo lo spettacolo quello che ha pensato di Bob stasera ... ha detto che non l’ha nemmeno riconosciuto durante lo spettacolo! Bha!
Ma Bob offre una versione dura e potente di Pay In Blood, con crescendo di suoni e begli interventi di Britt. Il resto dello spettacolo segue l'esempio.
Bellissimi piano, violino e voce su Lenny Bruce.
Killer blues per early Roman Kings che è uno dei miei preferiti nel tour. Donnie di nuovo con spettacolare violino e Bob che canta dolcemente su Girl from The North Country.
Not Dark Yet... echo, spooky, un suono etereo che immagino fosse una combinazione del piano di Bob e della pedal steel di Donnie. Charlie uccide tutti in Thunder On The Mountain e Tony / Matt portano questa canzone a casa.
Una fantastica interpretazione di Soon After Midnight... di nuovo, un suono etereo emana dal palco, avvolge la stanza nella magia sonora. Il finale è ancora una volta un risveglio, quasi spirituale per Gotta Serve Somebody. La folla la adora. La band esce per circa cinque minuti e riappare dopo per una versione spumeggiante di It Takes a Lot To Laug, It Takes A Lot To Cry. Bob sputa le strofe e la band suona con intensità. Gran finale.
Ancora una volta è bello vedere Ed, Kathleen, Phil e pochi altri. Ci vediamo Mercoledì, da non perdere

 

 

Sabato 15 Febbraio 2020

Aggiunta una data alla Japan Leg 2020

24 Aprile 2020 - Tokio, Japan - NHK Hall

ecco l'elenco aggiornato delle date del Tour 2020 aggiornate ad oggi:

01 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
02 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
04 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
05 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
06 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
08 Aprile 2020 - Osaka, Japan - Zepp Namba
09 Aprile 2020 - Osaka, Japan - Zepp Namba
10 Aprile 2020 - Osaka, Japan - Zepp Namba
14 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp Tokyo
15 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp Tokyo
17 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
19 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
20 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
21 Aprile 2020 - Tokyo, Japan - Zepp DiverCity
24 Aprile 2020 - Tokio, Japan - NHK Hall

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New York, New York - Beacon Theatre, November 26, 2019

di Jeff Dellin

Quando sono state comunicate le dieci date al Beacon di NYC nella mia mente c'era la speranza che Bob avrebbe potuto fare alcuni spettacoli speciali e mescolare un pò l'elenco della set list, ma, non potendo andare per motivi finanziari a tutti e 10 gli shows, ho optato per due spettacoli, il primo è stato ieri sera.
La mia esperienza è stata di prim'ordine con un favoloso posto in 3° fila al centro del corridoio nel loggione. Dalla prima canzone ho capito subito che questo spettacolo sarebbe stato diverso dalle dozzine e dozzine di altri che ho visto negli scorsi anni e sicuramente diverso dagli ultimi due anni. E’ tornato ad aprire lo show con la chitarra come previsto, ma era molto più che una novità, suonava di nuovo con la band. Ricordo l'ultima volta che ho visto Bob suonare la chitarra in un meraviglioso momento 11 anni fa.
Gran parte dello spettacolo è salito di tono fino alle stelle. I punti salienti sono stati:
Simple Twist Of Fate - C’erano alcune nuove frasi (alcuni ascoltati ma presto dimenticati) ma la canzone è venuta meravigliosamente bene.
Masterpiece - mi sono ricordato di un testo rinnovato, qualcosa come: "Li ho visti arrivare, ho potuto leggere i loro volti come un libro".
Pay In Blood - Potevo sentire quasi ogni parola chiaramente, eccellente e drammatica versione.
Lenny Bruce - Certo, inseguo questa canzone dagli anni ‘80.
Girl From The North Country - Versione stimolante che prende il pubblico, amabile.
Not Dark Yet - Gli effetti vocali, a differenza di qualsiasi cosa lo abbia mai visto fare prima, cantato con scopo e passione.
Gli Encores - La chitarra in Thin Man mi ha rimandato indietro di molti anni. Il ragazzo del Texas Charlie ci ha dato dentro per ottenere un suono alla ZZ Top. Slinky e divertente.
Mi è piaciuto anche gran parte del resto dello spettacolo. L'unica canzone che suonava lo stesso dei tour precedenti è stata Soon After Midnight. Stranamente era esattamente lo stesso arrangiamento (penso). Ho preso alcuni dei testi alternativi a Gotta Serve Somebody, qualcosa sulle allucinazioni lungo la strada.
Ho adorato percorrere la strada con Bob Dylan. Il tempo di questo viaggio ne è valsa la pena.

Jeff Dellin

 

 
Lunedì 10 Febbraio 2020

Bob Dylan, il giorno in cui il cantante divenne una rockstar mondiale                     clicca qui

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La Brexit e i Beatles, mondi alla rovescia                                                                    clicca qui

 

 
Sabato 8 Febbraio 2020

Talkin' 10824 - miscio.tux

Oggetto: Un pizzico di poesie

Caro Mr.Tambourine,
mi è scivolato dalle mani un hard disk pieno di studi miscio-dylaniani pertanto finiti direttamente in discarica. Con malcelato sollievo dei
Maggiesfarmers. Ma non rilassatevi troppo: ancor mi sovvengono le rimembranze. Quindi vorrei iniziare in ritardo l'anno con pensieri
soavi, in attesa poi di scatenare auspicabili sanguinose polemiche. Per cui ecco qui. Il primo riguarda la signora delle terre basse,
With your mercury mouth in the missionary times....

Tutti citano al riguardo il "suono mercuriale", ma perché non pensare al famoso poema scritto da Auden in morte di Yeats ("In Memory of
W.B.Yeats"), che inizia con:
He disappeared in the dead of winter:
The brooks were frozen, the air-ports almost deserted.
And snow disfigured the public statues;
The mercury sank in the mouth of the dying day.
O all the instruments agree
The day of his death was a dark cold day.
Disparve nel pieno dell'inverno:
i ruscelli erano gelati, gli aeroporti quasi deserti,
e la neve sfigurava le statue pubbliche;
il mercurio sprofondava nella bocca del giorno morente.
Sì, tutti gli strumenti concordano:
il giorno della sua morte era un giorno scuro e freddo.


Qui rantola pure la natura, di fronte alla morte del poeta; per Dylan invece una bocca umana misura la temperatura di tempi straordinari.
Sulla stessa poesia, per altri motivi, si sofferma Carrera, nel suo libro (p.80), e ci avverte che la presenza di Auden nei testi di Dylan è
ancora tutta da studiare. Come non lasciarsi suggestionare ad esempio dall'analogia tra il peregrinare di Dignity:
Sono andato nella metropoli, sono andato nella città
Sono andato nella terra del sole di mezzanotte
Cerco di sopra, cerco di sotto
Cerco dappertutto
Chiedo alla polizia dovunque vada
Avete visto la dignità?


e quello di "La Verità vi prego sull'Amore" di Auden:
Sono andato a guardare nel bersò; lì non c'era mai stato;
ho esplorato il Tamigi a Maidenhead e poi l'aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo o che cosa dicesse il tulipano
ma non era nascosto nel pollaio,
e non era nemmeno sotto il letto.


E infine, (la memoria regge ma fino a un certo punto), anche se mi dirai che è solo un pretesto per riportare per intero una splendida poesia di Pound, che dire di "Born in Time":
Nella notte solitaria
nella lampeggiante polvere di stelle di una pallida luce azzurra
Vieni verso di me in bianco e nero
Quando eravamo fatti di sogni


e "Francesca"?
Venivi innanzi uscendo dalla notte
Recavi fiori in mano,
Ora uscirai fuori da una folla confusa,
Da un tumulto di parole intorno a te.
Io che ti avevo veduta fra le cose prime
Mi adirai quando sentii dire il tuo nome
In luoghi volgari.
Avrei voluto che le onde fredde sulla mia mente fluttuassero
E che il mondo inaridisse come una foglia morta,
O vuota bacca di dente di leone, e fosse spazzato via,
Per poterti ritrovare,
Sola.

(Ezra Pound)

Di fronte a tanto sono un pò intimorito e vergognoso (...vile,dirai tu), e quindi non mi firmo,
Ciao.

Caro sempre vile  Miscio, dalla tua sfacciata sagacia c'è sempre da imparare, e chissà quanti altri riferimenti a poeti o letterati ci sono nelle canzoni dylaniane che nessuno ha ancora scovato. Credo che questa cosa di trovare riferimenti sia un pò come il NeverEndingTour, una cosa infinita, come lo spazio siderale che pare non abbia ne principio e nemmeno una fine. Potremmo tranquillamente dire che di riferimenti (o ispirazioni, o scopiazzature fino ad arrivare al plagio) è piena l'arte mondiale, tutti gli scrittori hanno tratto qualcosa uno dall'altro, ma questo non è male, quando uno dice una cosa giusta è più che logico che gli altri gli credano e lo seguano ciecamente, altrimenti Gesù Cristo sarebbe morto di fame e di sete nel deserto. Essere un artista è un compito difficile, un caposcuola ancora più difficile, un Maestro cosa rara, un Genio ancora di più. Ma questo non esclude il fatto che un genio possa ascoltare anche le parole e le idee di altre persone e probabilmente rielanborale dando ad esse più sapore. Come diceva Valentino Zeichen : "La mira dell’artista deve essere superiore a quella dell’arciere poiché punta all’infinito…"

Si racconta questa storiella che non saprei dirti se è vera o pura invenzione, comunque la storia è questa: "Si presentò a Michelangelo un pittore che voleva un suo giudizio su un proprio quadro, ritenendolo un capolavoro. In realtà l’opera era stata realizzata scopiazzando vari pittori. Michelangelo sorrise, e disse: "Dovreste guardare il vostro quadro nel giorno del Giudizio: allora, se ognuno vorrà riprendere le proprie membra, a voi non rimarrà che la tela!". “Il plagio - come diceva  Jean Girardoux - è la base di tutte le letterature, eccettuata la prima, peraltro ignota.”  Anche Oscar Wilde era di questa opinione: "Quelli di seconda scelta imitano, i grandi rubano” . Qualcuno sostiene che rubare idee da una persona è plagio, rubarle da molte è ricerca. Bill Bryson diceva che anche “Shakespeare era un magnifico raccontatore di storie, a patto che qualcuno le avesse raccontate prima” . Eppure mai nessuno si è mai preso la responsabilità di definire plagiatore il grande drammaturgo.

Dylan ha ammesso diverse volte di essersi ispirato o di aver preso spunti da altri poeti, scrittori, testi sacri e cose del genere, l'ha detto e ridetto, eppure qualcuno si è ritenuto in ragione di chiamarlo plagiarista. Poverino, morirà certamente dimenticato da tutti mentre la leggenda di Dylan continuerà ad ingigantire anche quando la campana per lui sarà suonata.

Quindi non vedo perchè dovresti sentirti un in vergogna e non firmarti, non pensi ad Eglanore, al quale potresti mostrare il fianco con queste dichiarazioni? Continua a scrivere e firmati tranquillamente, niente e nessuno troverà da dire per questo! C'era un granissimo poeta che era anche un uomo umile e pieno di dubbi e di pessimismo e che non smetteva mai di interrogarsi su se stesso, eppure scriveva cose mirabili come questa:

E quando miro in cielo arder le stelle,
dico fra me pensando:
a che tante facelle?
Che fa l’aria infinita, e quel profondo
infinito seren? Che vuol dir questa
solitudine immensa? Ed io che sono?

Si chiamava Giacomo Leopardi.....e scusa se è poco......Alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Venerdì 7 Febbraio 2020

Talkin' 10823 - ilponte2010

Oggetto: Nuovo disco di Valerio Billeri

la trasfigurazione di Delta Blind Billy in crowdfounding su Eppela,
un disco e un racconto blues di Valerio Billeri

Qualche spiegazione:

Tra i tanti fantasmi della storia del blues c’è uno specialmente inafferrabile e sfuggente. Delta Blind Billy: tre canzoni, soltanto tre canzoni negli archivi della Library of Congress e, per il resto, soltanto voci, contraddittorie leggende, dicerie. Si dice che fosse cieco, e che fosse un bandito, un fuorilegge. Veniva dal fondo del Mississippi, e a parte questo di lui non si sa molto: nessuna tomba in qualche cimitero o in un campo all’aperto, nessuna prova che sia mai veramente morto. Uno dei suoi pezzi si intitola programmaticamente “Hidden Man”, l’uomo nascosto. Ma negli anni cinquanta, un oscuro scrittore, John Wesley Irving, si imbatte nella pista giusta, scopre di piu’…

Tramite la loro scrittura Vittorio Giacopini e Valerio Billeri ridanno vita ad un personaggio perduto, il loro affresco tra parole e musica ci trasporta nel Delta del Mississippi tra suonatori , donne e stregoni.
Quello che ne viene fuori è una scusa, un quadro per esplorare il proprio animo e l'oscurità che lo pervade, il tutto in un CD di 11 canzoni del cantautore Valerio Billeri accompagnato da un racconto illustrato da Vittorio Giacopini sul misterioso bluesman del delta.
Faranno parte del progetto i musicisti membri delle Ombrelettriche, Emanuele Carradori, Damiano Minucci, Andrea Nebbiai, Antonio Zirilli e il cantautore Marco De Annuntiis.

link per partecipare:
https://www.eppela.com/it/projects/25890-la-trasfigurazione-di-delta-blind-billy

Grazie Valerio per tenerci sempre aggiornati sulla tua produzaione che, come al solito, è sempre di ottima e pregevole fattura! Alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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La Rolls Royce di John Lennon esposta al Royal BC Museum                                  clicca qui

 

 
Martedì 4 Febbraio 2020

Talkin' 10822 - mariamoldova65

Dear Bob Dylan's fans from all the world, I created this poem for you,

THE 30° DYLAN FESTIVAL IS COMING

Dear people, if you want to relax and enjoy the music for a day in a paradise
You should come at the Torrance Cultural Arts Center, may 30th 2020, it will be nice!
You will listen the incredible and great Andy ,and the special sweet and beautiful angel Renee!
The fantastic Hard Rain, a lot of talented musicians, a lot of lovely and kind persons there will be!
All they sing and play and love unconditional, so much, the genius BOB DYLAN!
One of them is the genuine Bob Dylan tribute, the extraordinary Italian Al Diesan!
Don't think twice, organize your holiday ahead of time, come and enjoy!
You will feel good, as in a big family, like a young girl and a young boy!
You will never, never, never forget this nice and amazing day!
This is the Festival ,where all the people feel the same way!
Smile, be happy, make a wonderful wish,
The life is short, try to be healthy as a fish.
Forgive all your problems and pains, the life is nice!
Come, sing, dance, enjoy and be in the real paradise...
With respect, Maria, the wife of Al Diesan.

Cari fans di Bob Dylan di tutto il mondo,

IL 30° DYLAN FESTIVAL STA ARRIVANDO

Cari amici, se volete rilassarvi e godervi la musica per un giorno in un posto di paradiso dovreste venire al Torrance Cultural Arts Center, il 30 maggio, sarà una cosa bellissima!

Ascolterete l'incredibile e fantastico Andy e lo speciale angelico, dolce e bello Renee! Ci saranno inoltre la fantastica Hard Rain, molti musicisti di talento, un sacco di persone adorabili e gentili! Tutti cantano, suonano e amano incondizionatamente, il geniale BOB DYLAN! Uno di questi è il vero tributo a Bob Dylan, lo straordinario interprete italiano Al Diesan!!!

Non pensateci due volte, organizzate la vostra vacanza in anticipo, venite e divertitevi! Vi sentirete bene, come in una grande famiglia! Non dimenticherete mai e poi mai questa bella e fantastica giornata! Questo è il Festival, dove tutte le persone si sentono uguali! Sorridete, siate felici, esprimete un desiderio meraviglioso, la vita è breve, cercate di stare sempre bene. Dimenticate tutti i vostri problemi e dolori, la vita è bella! Venite, cantate, ballate, divertitevi e sentitevi nel vero paradiso!

Con rispetto, Maria, moglie di Al Diesan.

Grazie di nuovo cara Maria per averci ricordato l'evento che sarà certemente bello ed entusiasmante. Sono certo che Al (posso dirlo con cognizione di causa perchè ho suonato tante volte con lui), spaccherà certamente tutti i partecipanti in due pezzi, lui è veramente l'unico e vero "tribute artist" di Bob Dylan! La California è lontana, ma se c'è qualcuno dei nostri Maggiesfarmers che in quel periodo si troverà da quelle parti non mancherà certamente di venire a trovarvi! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 10821 - calabriaminimum

Carissimo Mr5.Tambourine,
ti segnalo questo mio recente articolo sul mondo del poker e sulla musica rock (dove cito anche Robbie Robertson e Bob Dylan)
spero sia di vostro gradimento!

https://www.lagazzettadilucca.it/index.php/rubriche/2020/01/il-gioco-del-poker-e-la-musica-rock-che-cosa-unisce-questi-due-mondi/

Saluti a tutti i Farmers...Dario Twist of fate.

Carissimno Dario, grazie, come al solito è sempre un piacere leggere i tuoi scritti!!! Alla prossima, un abbraccio, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Lunedì 3 Febbraio 2020

Bob Dylan: la storia segreta delle sue prime due incisioni                                      clicca qui

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London, Wembley Arena, October 15, 1987 - "Señor (Tales of Yankee Power)"

  

 

 
Sabato 1 Febbraio 2020

L’effetto Rauben

Possono essere state le parole e le opinioni di Norman Rauben ad influenzare Bob Dylan fino al punto di far finire il suo matrimonio? Probabilmente no, ma certamente Rauben ha contribuito in modo importante a far sì che Dylan, pare probabilmente già da molto tempo in crisi con Sara, decidesse di lasciare la moglie attribuendo a lei la colpa del fallimento del loro rapporto. Abbiamo imparato tutti che con Dylan bisogna andare sempre coi piedi di piombo, fare supposizioni che probabilmente non verrannno mai confermate, nemmeno da lui stesso, perchè abbiamo constatato più volte che Bob si diverte, a distanza di tempo, a confondere tutti dicendo l’esatto contrario di quello che aveva detto prima.
Naturalmente la vita di una persona che diventa oggetto di un culto e di una venerazione quasi ossessiva da parte dei suoi fans è quanto di più difficile si possa immaginare, quando il tuo stesso mito ti prende la mano ed ingigantisce spandendosi per il mondo a macchia d’olio e nessuno lo può più fermare. Le cose subiscono accellerazioni che una persona normale non riuscirebbe a sopportare senza l’aiuto di sostenze che ti diano la possibilità di reggere lo stress e la difficoltà di non avere praticamente più una vita privata normale, quando tutto ciò che dici e che fai viene regolarmente riportato ed ingigantito sui giornali, sia nel bene che nel male. Moltissimi artisti si sono persi per sempre per non aver saputo reggere la pressione e le pagine delle cronache sono piene dei loro nomi e delle loro tragiche storie.

Oscar Wilde diceva : “Vivere è la cosa più bella del mondo, peccato che la maggior parte della gente esiste e basta!”. Sembra terribilmente profondo come pensiero, una osservazione che viene dall’esperienza o dall’intuito? O forse dall’intelligenza? Ci si potrebbe anche chiedere se i geni sono coscienti di esserlo, in fondo sono persone con una marcia in più, con intuizioni che per gli altri comuni mortali sono estremamente difficili da cogliere. In pratica tutti possono essere Professori ed insegnare agli altri, ma pochissimi possono essere Maestri ed insegnare ai Professori. Ma chi insegna ai Maestri? Nessuno, l’idea nasce dentro di loro, per questo la gente comune li chiama geni. Quanti di noi sbagliano qualcosa nella vita? Praticamente tutti commettono errori, l’importante, secondo James Joyce, è capirlo, capire che la vita è come un’eco - dice lui - se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii.
Come se fosse facile, ma, oltre che di cose serie, la vita è fatta anche di grandi banalità tipo “chi fissa il sole rimane accecato”.

E’ una cosa che sanno tutti, anche Bob Dylan lo sapeva, ma una mattina d'estate del 1966, forse mentre pensava ad altro, guardò il disco giallo del sole infuocato mentre percorreva una strada di campagna con la sua moto e ne rimase accecato, perdendo così il controllo del mezzo e rotolando rovinosamente a terra, evento che cambiò il corso della sua vita, almeno così riferisce la “storia”.
Ma Dylan, era ormai già da tempo abbagliato, o peggio, era caduto in un baratro ben più pericoloso che guardare il sole nella sua insidiosa corsa alla ricerca delle visioni più strane, in cerca di chissà cosa, per spiegare chissà che, col rischio che la sua corsa, che raggiunse il suo zenit con gli eccessi nel tour del 1966, in qualche modo avrebbe potuto essere tragicamente interrotta a causa del “modus vivendi” (per usare la locuzione latina usata per la prima volta da Marco Tullio Cicerone nel “De Re Publica”) di Dylan. Naturalmente questo è quanto recita la storia della dylanologia, ma quale sia l’effettiva verità invece nessuno lo saprà mai. Il destino (si fa per dire) decise che a salvare la vita di Bob appena prima che cadesse nel baratro mortale fosse il tanto celebrato e discusso incidente motociclistico, cosa che fece dire “basta” a Dylan. Per andare avanti era necessario, in un modo o nell’altro, voltare pagina, e la “storiella” (da usare alla bisogna) dell’incidente in moto e del sole che abbaglia servì decisamente bene allo scopo.

Dylan si rintanò allora nella sua casa di Woodstock con la moglie Sara ed i figlioletti, e quello che fino ad allora era stato considerato da tutti il profeta del futuro divenne il fantasma del presente, inaccessibile ed incomprensibile a tutti ed alla sua stessa generazione che lo stava ancora acclamando, sparizione certamente dovuta all’esigenza di cercare un modo per sfuggire a quell’immenso mito che ormai non era più in grado di controllare e che lo stava annullando, un modo per tornare alle sue primitive radici nel tentativo di uccidere quel mostro mitologico che lui stesso aveva inconsapevolmente contribuito a creare.
Ma quando Dylan sentì il bisogno di riprendere la strada dalla quale era partito, capì immediatamente che qualcosa dentro di lui era andato perduto per sempre. Che fare allora? Sedersi sulla sponda del fiume a compiangersi o sterzare di colpo cercando di spalmare nuovi colori su di una tela per dipingere il suo capolavoro? Fu così che il più geniale dei cantautori di tutti i tempi capì di dover imparare a muoversi e pensare in altri modi, lontani da quelli che l’avevano portato sull’orlo della distruzione, doveva, in parole povere, reimparare a fare in modo pensato quello che prima faceva inconsapevolmente.
Allora Bob si ritirò nella sua casa di Woodstock per alcuni anni assieme ai suoi cari, facendo il buon padre di famiglia che la mattina va a prendere il pane, il latte ed altre cose del genere...! Ma col tempo qualcosa nel suo matrimonio cominciò a scalfirsi, le incomprensioni e le liti diventarono il pane quotidiano finchè Dylan sentì il bisogno di cercare qualche stimolo nuovo per la sua vita e per la sua carriera che aveva avuto, in quegli anni di isolamento, un declino notevole.

Ed eccolo allora ricomparire nel 1974, da solo, in una New York diversa da quella che aveva lasciato, eccolo riprendere a bazzicare i mitici locali del Village che lo avevano visto nascere come artista all’inizio degli anni ‘60. Ritrova vecchi e nuovi amici, inizia a frequentare le strane lezioni del pittore Norman Raeben e comincia ad avere problemi a riconoscere se stesso nella vita vissuta fino a quel momento. "Non ti insegnava tanto a dipingere o a disegnare", dirà Dylan, "ti insegnava però a mettere insieme la tua testa, la tua mente e i tuoi occhi, per farti cogliere e riprodurre in modo visivo qualcosa di concreto… Guardava nel tuo animo e ti diceva ciò che eri". Le lezioni di Raeben avevano già trovato posto nella mente di Dylan quando cominciò ad impostare alcuni nuovi brani nell'estate del 1974, nel corso di una vacanza in Minnesota con i propri figli. Ormai Sara si era allontanata dalla vita di Bob ed il tormento di questa incolmabile distanza ed il dolore dell’assenza cominciava a manifestarsi con sempre maggiore intensità nelle nuove liriche. Dylan dirà in seguito che, dopo il suo incontro con Raeben, sua moglie Sara "Non riusciva più a capire di cosa stessi parlando o a cosa stessi pensando, né io ero in grado di spiegarglielo".

All’inizio dell’autunno dello stesso anno Dylan comincia ad mettere su nastro a New York le bozze delle canzoni che avrebbero segnato uno dei più intensi vertici della sua carriera di cantautore, una sequenza scarna ed essenziale di canzoni eseguite con la sola chitarra coadiuvata da un morbido suono di un basso, e a volte si sentivano anche il suono lamentoso della sua armonica, la dolcezza di una steel guitar o di un discreto e soffuso tappeto di tastiere.

Nei testi di questi abbozzi, che sarebbero poi diventate le canzoni di "Blood On The Tracks", c’è principalmente la coscienza dylaniana dell’importanza che hanno l'amore ed i sentimenti nella rappresentazione del suo mondo ormai cambiato radicalmente rispetto al sarcasmo che lo aveva caratterizzato ad inizio carriera nelle canzoni degli anni Sessanta.
Seguendo, come dice Dylan, la strada dello stilnovista "italian poet from the thirteenth century" citato in "Tangled Up In Blue" (qualcuno dice Petrarca, altri dicono trattarsi di Dante, o forse qualche altro poeta minore, nessuno può dirlo con certezza), Dylan comincia a vedere la donna come strumento di redenzione e di salvezza, una specie di “donna angelicata” che gli offrirà, forse in gerco allegorico, un riparo dalla tempesta che stava imperversando fuori. Bonagiunta Orbicciani da Lucca aveva coniato il temine “dolce stil novo” per definire lo stile della canzone dantesca "Donne ch'avete intelletto d'amore", stile nel quale di solito, “Al cor gentil rempaira sempre amore”, come scrisse Guido da Guinizzello di Magnano, più noto col none semplificato di Guido Guinizzelli.

Questo si evince dallo stupore quasi mistico fra le strofe di "Shelter From The Storm": "Avvenne in un'altra vita, una vita di sudore e di sangue, quando l’oscurità era una virtù e la strada era piena di fango, io venivo dal deserto, una creatura senza forma, "Entra" - disse lei - "Ti darò riparo dalla tempesta". E ancora “Improvvisamente mi voltai e lei era lì, con braccialetti d'argento ai polsi e fiori nei capelli, venne verso di me con grande grazia e mi tolse la corona di spine, "Entra" - disse lei - "Ti darò riparo dalla tempesta", come una novella Beatrice dantesca.
Ma, come tutti sanno, ogni medaglia ha il suo rovescio, così come le rose, oltre alla loro bellezza, hanno anche le spine, spine che a volte si ficcano nel cuore di un uomo, proprio come canta Dylan in "Simple Twist Of Fate", dove c'è un vuoto incolmabile che sembra dovuto ad un semplice scherzo del destino e che aspira alla certezza indissolubile di una totale comunione della propria anima con la persona amata, l'amore per la donna è il segno di questa ricerca, ma sembra essere sempre destinato ad un'inevitabile delusione, che lascia soltanto l'insopportabile amarezza della solitudine.

In "Idiot Wind", che sembra accennare all’inizio dei motivi del dissidio, si cominciano ad intravedere la ragioni del suo disagio, fino ad arrivare allo sfogo più completo e totale con un Dylan che grida tutta la sua disillusione: “Qualcuno ce l'ha con me, si inventano storie sui giornali, chiunque sia vorrei che la smettesse ma quando lo faranno posso solo indovinarlo” e poi ” La gente mi vede a tutte le ore e proprio non riescono a ricordare come comportarsi, le loro menti sono piene di grandi idee, immagini e fatti distorti - ed ecco spuntare l’accusa - persino tu, ieri, hai dovuto chiedermi il perchè ed il percome, io non potevo crederci, dopo tutti questi anni non mi conosci meglio di allora, dolce signora”. E ancora "Non saprai mai il dolore che ho sofferto nè la pena che devo sopportare ed io non saprò mai lo stesso di te, della tua santità o del tuo amore, e questo mi dispiace”. Ed il vento idiota continua a soffiare e la rabbia trova sfogo nell’offendere la persona una volta oggetto del suo amore, la donna che, secondo lui, si è persa nel nulla, ma in fondo, se si legge bene fra le righe, la piccola idiota che produce solo aria quando muove la bocca sembra essere proprio lo stesso Dylan, che dice a lei quello che che invece sembra essere riferito a se stesso: “Vento idiota che soffia ogni volta che muovi la bocca, che soffia sulle strade che portano a Sud, vento idiota che soffia ogni volta che muovi i denti, sei un'idiota piccola, è un miracolo che tu sappia ancora come respirare”. Lo stesso Dylan aveva detto di essere cambiato e di ragionare in modo diverso, quasi incomprensibile, dopo le lezioni di Rauben, e che la moglie non riusciva più a capirlo, ma qui la difficoltà assume i contorni di una vera e propria colpa. Continua lo sfogo in “Idiot Wind”, “Mi sono svegliato sul lato della strada, sognando ad occhi aperti del modo in cui le cose vanno alle volte, le visioni della tua cavalla saura balenano nella mia testa e mi stanno facendo vedere le stelle, tu ferisci gli unici che io amo di più e copri la verità con le menzogne. Un giorno sarai nel fosso con mosche ronzanti intorno ai tuoi occhi ed il sangue sulla tua sella”. In queste parole la rabbia e la necessità dylaniana di far male alla persona oggetto della canzone sembra derivare da un’esasperazione non più sopportabile, l’amore che si trasforma in cattiveria e malvagità.

Eppure Dylan, sempre animato dal senso ineluttabilmente fatale del destino, esprime il sentore, come un presentimento, che quel legame che era capace di soddisfare la sua sete si era mutato, e qui si aggiunge anche il dubbio, forse solo per una semplice scherzo del destino: "Lui si svegliò, la stanza era deserta, non la vide da nessuna parte. Disse tra sè che non gliene importava, spalancò completamente la finestra, sentì un vuoto dentro che proprio non poteva spiegare, causato da un semplice scherzo del destino”.
Non è solo l'amore per la donna, ma è anche la ricerca di un punto che vada oltre l’agognata meta, come dice in "You're gonna make me lonesome when you go": "Mi lascerai lo so. Ma ti vedrò, in alto nel cielo, nell'erba alta, nelle cose che amo”.
Infatti, verso la fine del disco, le parole di "Shelter From The Storm" finalmente svelano che nel cuore di Dylan ci sono quell’ amore e quella bellezza ideale che lui va inseguendo nella sua infinita ricerca: "La bellezza cammina sul filo del rasoio, un giorno la farò mia, se solo potessi tornare indietro all'ora in cui Dio e lei nacquero. "Entra" - disse lei - "Ti darò riparo dalla tempesta".
Il dolore più crudele è scoprire che, nel tentativo di trovare la felicità, lui abbia finito col distruggere con le proprie mani la meravigliosa cosa che la sua mente anelava da una vita. E allora che fare? Resta solo da riprendere da capo il viaggio, altro tema fondamentale in "Blood On The Tracks", per ritrovarsi ancora una volta "Sulla strada, diretto verso un altro crocevia”, come scrive Dylan nell’ultima strofa di "Tangled Up In Blue".

Ciò che si intravede nelle bozze delle NY sessions è l’anima nuda e cruda di Bob che viene mostrata senza vergogna nel suo essere scarna e facilmente feribile come mai lo era stata prima. Ma arriva il momento del colpo di svolta, Dylan, recatosi in Minnesota per passare il Natale con i propri parenti, viene convinto dal fratello David a registrare da capo alcuni dei brani che Bob gli aveva fatto ascoltare. Si radunano quindi alcuni musicisti locali (i cui nomi non appariranno mai sul disco) e si comincia ad elaborare una nuova e diversa versione delle canzoni. Nasce in questo modo la versione definitiva di "Blood On The Tracks" che, pur essendo arricchita di più eleganti e diverse sfumature e colori musicali, manca di quell' immediatezza e di quella sincerità che forse spiccava maggiormente nelle New York sessions.
Alcuni testi vengono così quasi totalmente riscritti rispetto alla prima stesura (come "Idiot Wind"), mentre il tono disperato e triste della voce di Dylan viene sostituito da una enfasi più poetica, quasi da attore di teatro che recita un dramma che dovrebbe essere un lamento di dolore intenso. Le chitarre acustiche impreziosiscono con i loro intrecci il suono di "Tangled Up In Blue" e "If You See Her, Say Hello", in pezzi come "Idiot Wind" o "Lily, Rosemary And The Jack Of Hearts" il suono dell'organo diviene predominante e la presenza della batteria da maggiore vigore al modo col quale Dylan aggredisce le strofe. Per capirlo basta confrontare la versione di "Idiot Wind" pubblicata sull'album con quella inserita anni dopo nella "Bootleg Series Vol. 1-3", proprio la versione delle New York sessions, per rendersi conto di come sia un forte rancore a prendere il posto della disperazione originale, fino ad arrivare alla furiosa ira della versione live del film "Hard Rain" nella quale Dylan sibila le parole come un serpente pronto ad uccidere la sua preda col veleno.

Nell' emozionante totalità temporale di "Tangled Up In Blue", dove il tempo viene mischiato con una sconcertante facilità, si evince con più chiarezza l'influsso di Norman Raeben, mentre la lunga cavalcata di "Lily, Rosemary And The Jack Of Hearts" è intrisa del mistero dell'immagine pittorica e della narrazione cinematografica. Si passa così dalla leggerezza apparentemente quasi spensiertata di "You're Gonna Make Me Lonesome When You Go" al bollente blues di "Meet In The Morning", per arrivare alla dolcezza del folk in "Buckets Of Rain": "La vita è triste, la vita è un pasticcio. Tutto ciò che puoi fare è fare ciò che devi. Fà quello che devi e fallo bene. Così faccio io per te, dolcezza, non lo sai?”.
Forse la chiave di lettura dell’anima del Dylan di quel periodo sta nella semplicità di questa ricerca di una dirittura morale di stampo e sapore antico, con la quale Dylan chiude il disco: c'è solo una cosa da fare, tornare di nuovo “on the road”!
Il grande carrozzone della caotica Rolling Thunder Revue stava prendendo forma nella mente di Bob.

Comunque, per dare a Cesare ciò che è di Cesare, ecco i nomi dei musicisti di Minneapolis che hanno suonato in Blood on the Tracks.

LA REGISTRAZIONE
Nel settembre del 1974, Bob Dylan registrò i brani per il suo album "Blood on the Tracks" a New York. Durante una visita a casa di suo fratello David a Minneapolis, questi lo convinse che alcuni pezzi dovessero essere rifatti, così David radunò un gruppo di musicisti locali per la reincisione.
Quei musicisti erano:
• Bill Berg - Batteria
• Gregg Inhofer - Piano
• Kevin Odegard - Guitar
• Peter Ostroushko - Mandolin
• Billy Peterson - Bass
• Chris Weber - Guitar

Venerdì 27 dicembre 1974, il gruppo si incontrò ai Sound 80 Studios con l'ingegnere Paul Martinson e registrò "Idiot Wind" e "You're a Big Girl Now".

Il lunedì successivo, il 30 dicembre, incisero "Tangled in Blue", "Lily, Rosemary e Jack of Hearts" e "If You See Her Say Hallo".

Il disco fu pubblicato negli Stati Uniti il 20 gennaio 1975. Raggiunse il numero 1 nelle classifiche di Billboard e il singolo "Tangled Up in Blue" raggiunse il numero 31 nella classifica Billboard Hot 100 single. L'album rimane una dei più venduti di Dylan, guadagnando con un doppio disco di platino. Nel 2015 è stato inserito nella Grammy Hall of Fame.

I musicisti di Minneapolis non erano elencati nella copertina del disco. Inizialmente fu detto loro che migliaia di copie del disco erano già stati stampate e che l'errore sarebbe stato corretto nelle successive ristampe. Non è mai stato fatto. E’ stato spiegato che il problema non sono i diritti d'autore perchè i session-man erano già stati pagati per il loro lavoro. Ma quando un disco arriva in vetta, altri vogliono usare lo stesso studio, lo stesso ingegnere, gli stessi microfoni e, soprattutto, gli stessi musicisti. Il rifiuto dell'etichetta di identificare questi musicisti di talento, attribuendo l'intero album ai musicisti di New York, è stata una mossa frustrante e imbarazzante che è durata per quasi 50 anni.


 

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