Caro Mr.Tambourine,
sono contento che Carla abbia apprezzato lo stralcio dell'intervista a
Walcott e la ringrazio, è stata gentilissima. Naturalmente sono un
semplice messaggero che riporta farina del sacco altrui, ma sto cercando
di applicarmi per riuscire a intervistare direttamente Capitan
Trinchetto come ha fatto Sir Eglamore. Mettendo da parte gli scherzi,
vorrei aggiungere alcune riflessioni su quanto detto circa "Simple Twist
of Fate". Se si compendiano le numerose varianti della canzone che
troviamo su Maggiesfarm, su
http://dylanchords.info/16_bott/simple_twist_of_fate.htm , e su
http://www.dylyricus.com/search?q=Simple+Twist+of+Fate , e se si
aggiunge che è molto probabile che ce ne siano altre, non riportate
ancora da nessuno, viene l'idea che si tratti di una specie di flusso di
coscienza, forse non terminato o interminabile. I due amanti “si
fermarono in uno strano hotel con una luce al neon lampeggiante”, e
l'hotel doveva essere ben strano dato che si trasforma in un “hotel in
riva al fiume” (river side hotel) poi nelle versioni del 75,
“rinnovato”, “ a buon mercato”, “piccolo” (renovated/cheap/little
hotel). A volte passeggiano per Waterfront Street ai rintocchi delle
campane, (Down Waterfront Street, by the tolling bell), per finire nel
Grand Hotel (Wembley-7-7-84), nel Saint Claire Hotel (Bruxelles-7-6-84),
nel Riverfront Hotel (Barcellona 28-6-84) e qui devono sgombrare entro
le otto, ("Check out time's at eight") il che fa pensare ad un incontro
fugace in un albergo a ore. Quasi quasi viene in mente il palazzo di
Atlante (1). L'accostamento con Ariosto mi sembra intelligente e avrei
voluto dire qualcosa di più, ma stasera siete graziati, l'abbiocco me lo
impedisce. Nella versione del "Budokan" (1-3-1978 -
http://www.maggiesfarm.eu/testiS/simpletwistoffatebudokan.htm )
troviamo la stessa frase della versione su disco,ma con la sostituzione
di "lui" con "lei" (he/she, him/her):
She felt the heat of the night
Hit her like a freight train
Movin' with a simple twist of fate.
(Lei sentì il calore della notte/Investirla come un treno merci/Alla
maniera di un semplice scherzo del destino.) I confini dell'identità
personale sembrano offuscarsi, e i protagonisti vengono definiti più per
la loro reciproca relazione che per le azioni che compiono. La cosa
ancor più strabiliante è questa rivelazione del 30 Giugno 1981, a
Londra:
He walked along through the city blocks
All the time he remembers Suze when she talks
Hunts for her by the waterfront docks where the sailors all roll in
Maybe he'll find her there once again, how long must he wait
One more time for a simple twist of fate
(Lui camminava tra gli isolati della città/Tutte le volte che la sentiva
parlare si ricordava di Suze/La cerca sulle banchine di fronte al mare
dove tutti i velieri fanno ritorno/Forse la troverà qui ancora una
volta,ma quanto dovrà aspettare/una volta ancora il capriccio del
destino.) Non sono riuscito a trovare questa registrazione, ma se fosse
confermato il testo,”Lui si ricorda di Suze tutte le volte che sente
parlare lei”, non sarebbe un gran complimento verso la propria amata,
citare una vecchia fiamma. Bisogna però fare tesoro del monito di Dylan
contenuto in un'intervista a Rolling Stone nel 1978:
[...quando la gente dice che “Sara” è stata scritta per “sua moglie
Sara” - non deve necessariamente riguardare lei solo perchè capita che
il nome di mia moglie sia Sara. In ogni modo, si trattava della Sara
reale o della Sara nel sogno? Io ancora non lo so.] (citato in “The Bob
Dylan Albums: A Critical Study” di Anthony Varesi p.130)
Che sia la Suze reale o quella del sogno, anche in questo caso
potrebbero esserci molte donne in una. Ma c'è un'altra sorpresa, il 10
Giugno 2013 ( ripetuta anche negli anni seguenti,
https://www.youtube.com/watch?v=NtU6TBtUzOA ):
He woke up and she was gone
He didn’t see nothing but the dawn
He got out of bed and put his shoes back on, and he pushed back the
blinds
He found a note she’d left behind – what’d it say? It said, “You should
have met me back in ’58.
We could have avoided this little simple twist of fate.”
(Lui si svegliò e lei se n'era andata/non vide niente tranne
l'alba/Scese giù dal letto , si rimise le scarpe e spinse indietro le
persiane/Trovò un biglietto che lei gli aveva lasciato - Cosa diceva?
Diceva, "Avresti dovuto incontrarmi allora, nel 58/Avremmo potuto
evitare questo insignificante scherzo del destino). Lei dice che si
sarebbero dovuti incontrare nel 58, quando Dylan aveva 16 anni. Ci
sarebbe stata un'altra storia e non quel semplice “scherzo del destino”.
Quell'incontro avrebbe potuto cambiargli l'intera vita, magari farlo
restare un negoziante di elettrodomestici, per fortuna, non è andata
così.
Da anni sappiamo tutti che Simple è un
"masterpiece in progress", la neverending song di Bob. Non ha molta
importanza cercare di identificare una donna od un'altra, è una
bellissima canzone d'amore, una storia quotidiama raccontata in modo
incredibile.
E' anche vero che nel concerto del 30 Giugno 1981 alla Earls Court di
Londra, a quanto ho potuto sapere attraverso ricerche, fu l'unica volta
che fece il nome di una donna in questa canzone e nominò Suze, il verso
era:
He walked along
through the city blocks
I remember Suze and the way that she talked
Hunts for her by the waterfront docks where the sailors all roll in
Maybe he'll find her there once again, how long must he wait
One more time for a simple twist of fate
Suze aveva sposato nel 1972 l'italiano Enzo Bartoccioli e forse Bob
aveva lasciato scappare Suze perchè troppo preso dalla sua carriera e
dalla corsa verso il successo, e questo potrebbe avergli generato una
specie di rimorso perchè probabilmente aveva davvero amato Suze, forse
molto più di Joan Baez che in fondo fu solo un viatico per la
celebrità, e dal momento che Joan era un tipino accattivante e per
niente male una storiella ci stava pure bene. Probabilmente la canzone,
che è sempre in evoluzione, ha parlato negli anni di diverse donne mai
citate per nome, ripeto, l'unica è stata Suze, probabilmente il cambio
delle parole nella strofa dipendeva dagli umori di Bob in quei momenti e
da quanto poteva essere preso dai ricordi del suo passato o dalla realtà
del suo presente. E' una canzone che con piccole variazioni può
adattarsi a qualunque relationship, ma di chi stia parlando Bob lo sa
solo lui.
Per quanto
concerne la frase “You should have met me back in ’58" potrebbe essere
riferita a Echo Helstrom
che Dylan conobbe nell' estate del 1957, una ragazza di Hibbing di
origini finlandesi. Fu la sua prima "girlfriend" di una certa
importanza. La loro relazione durò un anno.
Potrebbe essere Bonnie
Beecher, nata Bonnie Jean Boettcher nel 1941 a Minneapolis, attrice
abbastanza nota soprattutto per aver partecipato ad un episodio di Star
Trek, o Lorna Sullivan, amica
della Beecker, o Gretel Hoffman, studentessa
della University of Minnesota che Dylan conobbe nel 57 ai tempi di
Minneapolis.
Certamente in tutti
questi anni ci saranno stati riferimenti ad altre donne, ma siccome è
stato impossibile riportare tutte le versioni di questa canzone che
Dylan ha cantato dal 1975 ad oggi, nessuno può saperne di più. Live long
and prosper, Mr.Tambourine, :o)
________________________________________________________________________________________________________
Bob Dylan riceverà il premio Nobel nel
week end
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Bob Dylan in Svezia: nel fine
settimana la consegna del Nobel
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Giovedì 30
Marzo 2017
Finita la
Telenovela Nobel
L'abbiamo sempre saputo, o sempre
immaginato, o semplicemente previsto, che la storiaccia fra Dylan e
L'accademia di Svezia si sarebbe conclusa in questo modo. Dylan è Dylan,
ma un Premio Nobel è un Premio Nobel, e 910.000 euri sono 910.000 euri.
Non era difficile essere dei bravi oracoli, così la storia finirà in
gloria.
Dylan ritirerà il suo premio Nobel
e relativo appannaggio (a patto che faccia la sua "Nobel Lecture"
che può essere svolto in diversi modi, compresa una canzone, entro il 10
Giugno)
prossimi giorni a Stoccolma, in occasione di due
concerti che si terranno domani e dopo, 1 e 2 Aprile 2017 allo
Stockholm Waterfront. Ad annunciarlo è stata Sara Danius, segretario
permanente dell'Accademia di
Svezia. ''La buona notizia - scrive - è che l'Accademia di Svezia e Bob
Dylan hanno deciso di incontrarsi questo fine settimana. L'Accademia
consegnerà il diploma di Nobel e la medaglia e si congratulerà con il
Premio Nobel per la Letteratura: "Sarà una riunione intima e nessun
giornalista sarà presente, tutto secondo i suoi desideri''. La domanda
sorge spontanea: Ma il Re di Svezia si scomoderà in privato per premiare
Bob Dylan o manderà un lacchè qualunque per rendere la pariglia al
novello Premio Nobel?
Nel weekend di inizio
mese, 1 e 2 aprile, Dylan sarà a Stoccolma per due concerti e in quella
occasione riceverà la medaglia e il diploma. La cerimonia,
però, avverrà senza la presenza della stampa con più di tre mesi di
ritardo e dopo molte polemiche.
Assente alla cerimonia ufficiale il cantautore aveva declinato l'invito a
partecipare alla tradizionale cerimonia dei consegna dei premi che si
era
tenuta lo scorso dicembre, guadagnandosi molte critiche e l'irritazione
di alcuni membri dell'Accademia. Al suo posto si era esibita un’emozionatissima
Patti Smith, che si era eccessivamente commossa durante la propria performance
come se la premiata fosse stata lei. Robert
Allen Zimmerman, aka Bob Dylan, è stato insignito del riconoscimento
per la Letteratura "Per aver creato nuove espressioni poetiche nella
grande tradizione musicale americana".
Premio a sorpresa, annunciato lo scorso
13 ottobre, che aveva suscitato molta sorpresa perché il cantautore di
Duluth a 75 anni era diventato il primo cantautore a ottenere il
prestigioso riconoscimento di solito riservato a scrittori e poeti. In
un primo momento Dylan si era rifiutato di commentare il premio, poi
aveva annunciato che avrebbe partecipato alla cerimonia di premiazione
il 16 novembre, e, infine, tramite una lettera inviata all’Accademia,
aveva fatto sapere di non poter partecipare a causa di "altri impegni".
La lettera, però, non lo esentava dall’unico “obbligo” che la Fondazione
Nobel richiede ai suoi vincitori, ossia il tradizionale discorso di
accettazione che può essere fatto in diversi modi da tenersi non necessariamente
a Stoccolma. Quindi dopo la notizia del ritiro del premio, potrebbe
arrivare anche quella di una "lectio magistralis".
Ciao Mr. Tambourine,
sembra che stavolta ci siamo. Bob ritirerà finalmente il travagliato
Nobel che gli è stato assegnato. Molti potranno rasserenarsi, altri
aggiorneranno gli anatemi. Poi tutto andrà avanti e quindi potremo
ricollocare nella giusta inquadratura questa vicenda. Resterà il
riconoscimento, per la soddisfazione dei fans e degli estimatori oltre
che, naturalmente, del diretto interessato.
Ma questa notizia è ormai nota da qualche ora per cui vengo al reale
motivo di questa mail e all’oggetto della stessa. E’ da un po’ che seguo
la Farm, non so bene da quando neanch’io, ma sicuramente da prima che tu
ne ereditassi la guida e l’impegno. Ho pensato di dovere scrivere perché
ritengo sia giusto mettere in luce il modo in cui hai portato avanti il
tuo “lavoro” in questi anni. Mi lascia sempre sorpreso l’equilibrio con
cui riesci a rispondere a qualsiasi intervento. E non tutti sono sempre
dello stesso tenore ed è naturale, in quanto ognuno ha il suo carattere,
la sua sensibilità, le sue preferenze musicali o letterarie. Le tue
considerazioni riescono invariabilmente a rispettare le idee di chi
scrive, anche quando non ne sei del tutto d’accordo. Penso che sia una
qualità rara. Soprattutto in una persona che dimostra una competenza e
una cultura che, ti confesso, a volte riescono quasi a intimidire.
Spesso chi è ignorante è aggressivo e chi è colto è arrogante. Perciò è
ancora più apprezzabile il tuo modo di confrontarti con noi che
interloquiamo con tante idee spesso variegate. A maggior ragione su un
argomento complesso e opinabile come quello di cui ci occupiamo: la
produzione artistica di Dylan. Per non parlare di quella di questi
ultimi anni di ‘cover’. Che giustamente hanno lasciato molti perplessi,
se non indispettiti. Vedo che già si parla maluccio anche del nuovo
triplo. Ma io ritengo che anche negli ultimi due dischi in studio, tanto
bersagliati, qualcosa di buono, forse di più, ci sia. E se in Triplicate
non troveremo <Most of the Time> o < Changing of the Guards> e neanche
<Blowin’ in the Wind> penso che, dopo tutto il resto che ci ha regalato,
potremo anche perdonarlo.
Forse non è necessario a questo punto spiegare il titolo/oggetto di
questa mail; mi piacerebbe, questo si, che la Farm venisse letta da chi
frequenta le piazze e i salotti, televisivi e non. E se quello che
dovessero imparare, in termini di rispetto del prossimo, di serietà e di
competenza, potesse essere anche in parte assimilato e tradotto in
comportamenti, forse finalmente vedremmo nei ‘tempi cambiare’ qualcosa.
Ciao e tanti complimenti.
L. l. & p.
Mario
Ciao Mario e grazie
per aver scritto. Se volevi farmi arrossire ci sei riuscito in pieno,
però devo dire che la tua analisi del mio operato mi vede d'accordo. Ho
sempre, fin dall'inizio della mia gestione, cercato di evitare
espressioni esageratamente volgari e allo stesso tempo cercato di
instaurare un tipo di confronto basato sull'ironia reciproca ma senza
offese e volgarità. In questo credo di essere riuscito e che qualcuno,
in questo caso tu, lo riconosca mi riempie di soddisfazione, le ore di
lavoro passate a costruire la Fattoria giorno per giorno non sono state
inutili. Per quanto concerne l'esempio della Farm da seguire, Bhè....che
dire...basta sentire le discussioni alla televisione, o meglio cercare
di capire, perchè di solito parlano in cinque o sei uno sopra l'altro
con la conseguenza che il poverino che vorrebbe capire di cosa stanno
parlando tutti quei Soloni deve rinunciarci. L'educazione dovrebbe
essere la base della democrazia, ma la domanda sorge spontanea: "Oggi in
Italia c'è la democrazia?" Come diceva Alessandro Manzoni "Ai posteri
l'ardua sentenza", la nostra vita è troppo breve per poter capire queste
cose. La democrazia è composta da diverse e sottili sfumature, e forse è
per questo che i nostri rappresentanti hanno perso il senso della realtà
e vivono in un mondo virtuale fatto solo di discorsi triti e ritriti,
tangenti, appalti, mazzette e via di questo passo, parlano tra loro
scordando che anche noi vorremmo avere degli stipendi decenti e delle
pensioni paperoniane. Purtroppo l'aveva già capito 50 anni fa anche il
grande Chuck Berry quando cantava: "C'est la vie," say the old folks,
"It goes to show you never can tell" ("è
la vita", dicono gli anziani, "ti mostrerà cose che non potrai mai
raccontare". Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan ritirerà il Premio Nobel a
Stoccolma
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Mercoledì
29
Marzo 2017
Talkin' 10074
- duluth49
Oggetto: Triplicate
Carissimi amici devo dirvi che, dopo aver
ascoltato 10 brani di questo nuovo lavoro di Bob, sono rimasto molto
deluso dalla qualita' esecutiva di queste canzoni. Sara' forse la prima
volta che non comprero' questo disco. Per un vecchio fan e' una cosa che
mi rattrista. Per conto mio nella sterminata complessita' delle sue
liriche puo' succedere di fare qualche cosa di non ben riuscito. Colgo
l'occasione di fare moltissimi complimenti a Mr.Tambourine per il suo
immenso lavoro di qualita'.
Un saluto a tutta la fattoria, Marcello.
Caro Marcello, non mi
sento di darti torto perchè ognuno di noi vive e "sente" Bob a modo suo.
Queste cover può benissimo darsi che entusiasmino Dylan e lo portino al
settimo cielo, ma questa è una sensazione sua, non è detto che tutti i
suoi fans debbano avere lo stesso feeling che prova Bob per questo tipo
di canzoni. Giustamente sono solo cover, forse commercialmente avranno
una valenza ed una potenzialità, ma questo è fuori dalle nostre
possibilità di conoscenza. La domanda è una sola: Mi piacciono queste
cover o no?". Se la risposta è si allora si compera il disco, se è no
non lo si compera, non muore nessuno, non è un tradimento di un fan nei
confronti dell'artista che ammira, è solo un modo diverso di apprezzare
qualcosa dandogli poco valore, naturalmente giudicato col nostro metro
personale di misura del valore delle cose. Perciò non rattristarti,
questa volta è andata così, anche se Bob ha calcato la mano in modo
pesante, altre trenta cover di classici degli anni 40/50 possono essere
indigeste. Magari il prossimo disco sarà migliore di "Highway 61
Revisited", o di "Blonde on Blonde", o di "Blood On The Tracks.
Chi lo può dire? Nessuno, perciò sperare non costa niente, ma forse non
è più nemmeno giusto pretendere masterpieces da un artista che ha dato
moltissimo, certamente più di molti altri. Oggi Dylan si diverte a
dipingere, a fare saldature come il fabbro e chissà quali altri hobby
personali avrà che noi non sappiamo, quindi il tempo che dedica alla
musica non è più totale come anni fa. Un salutone, live long and
prosper, Mr.Tambourine, :o)
Ciao Francesco, la tua
mail l'ho vista dopo che avevo già postato l'articolo che parlava della
morte di Don. Comunque un calorosissimo grazie per la attenzione e la
sollecitudine. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Buongiorno Mr. Tambourine,
sul sito ci sono due grandi novità: l'intervista a Dylan... speriamo che
qualcuno la traduca integralmente per chi non sa l'inglese e,
bellissima, la notizia riportata da Miscio-tux, relativa all'intervista
in cui il poeta Walcott, parlando di Dylan afferma, tra l'altro, "la
musica e le parole di Dylan sono vicine al pulsare delle cose" e,
ancora, "Dylan è arcaico e universale". Walcott ha intuito che Dylan è
riuscito a creare una comunicazione collettiva, una comunità di
sentimenti, come Omero nell'antichità. Non c'è che dire... i poeti hanno
una marcia in più. Grazie a chi ha condiviso sul sito questa notizia
importante. Aggiungo: "I Nobel non si assegnano a caso !..". Opinione
personale, ovviamente. Lunga vita e grazie per il sito, una boccata di
ossigeno! Carla
Ciao Carla, per
l'intervista si è messo gentilmente a disposizione l'amico Silvano, ma è
lunghissima, sono più di venti pagine, e lui la traduce quando è libero
dagli impegni di lavoro. Credo che ci vorrà qualche giorno di pazienza
poi potremo leggerla completa e non a spizzichi e bocconi come sui vari
siti che hanno fatto sunti brevissimi e quasi inutili, voglio dire, è
stupido ridurre e riassumere venti pagine di discorso in una sola o meno
ancora. Tutto arriva a chi sa aspettare! Credo che Miscio gradirà il tuo
grazie! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 27
Marzo 2017
Talkin' 10071
- cerutti.andrea70
Oggetto: La strada
Carissimo Mr. Tambourine,
ieri ho attraversato per lavoro quasi tutta la strada da Torino a
Trieste e ritorno con il furgone per lavoro. Ho deciso di portare con me
una chiavetta USB su cui ho registrato tutto il Dylan ufficiale dischi
in studio e live. Ho interrotto al ritorno per un paio di trasmissioni
radio che mi interessavano.
È stato bello. Direi che le canzoni di Dylan si prestano molto alla
strada mischiate tra motore e fruscio aerodinamico. Allo arrivo si
concludeva Blonde on blonde. Otto ore di strada sei di Dylan circa.
La prima cosa che vorrei scrivere è che Freeweelin' a differenza della
parodia che ne è stata fatta da un blogger riportata da questo sito è un
disco bellissimo e gradevole. Dylan peraltro in blowin' in the wind
rischia di perdere il filo ad un certo punto cosa che segnala una certa
vena poco opportunista. È un disco semplice come il primo registrato
senza pretese con il piglio dell'hobo lo dimostra Masters of war per me
sempre foriera di riflessioni in cui l'hobo Dylan scrive e canta come
facevano negli anni venti le sue idee immagini e riflessioni sulla
guerra. Un modo di comporre in linea con la tradizione folk americana
più antica. Non si propone come un capo generazionale esprime concetti
nuovi su un metodo antico (vedi pagine dedicate in Steinbeck su
chitarra armonica violino e cantato). Don't think twice è stupenda gli
States in persona e Hard rain fa accapponare la pelle, ma tutte le
canzoni sono curiose, gradevoli e strane un poco antiche un poco nuove.
Times changing' è un disco più studiato e coerente bello il migliore
della trilogia acustica ma molto cupo nei contenuti, mentre di Another
side risaltano colpi di genio e una maggiore leggerezza. All i really
want to do è
una canzone bellissima ripresa at Budokan che si sposa bene con il
piccolo capolavoro che è My Back pages. A inciso va detto che My back
pages è famosissima nel mondo anglosassone perché l'autocritica è
esercizio comune a quelle latitudini meno da noi. Ah ah ah.
Straordinario Bringing per me tra i migliori dischi di Dylan
probabilmente il più bello anche se un poco slegato come stile tra prima
e seconda parte. Una bomba Highway 61 e poi il gentile Blonde on Blonde.
Alla fine su ottanta canzoni almeno cinquanta considerando che sul primo
album ci sono solo cover sono da tenere strette roba da farci tre o
quattro carriere. Pensavo mentre ascoltavo quanti artisti vorrebbero
avere tra le proprie creazioni canzoni come To Ramona o Boots of Spanish
leather,
tanti si sarebbero venduti casa pur di averle e passavano così
immensamente tra una e l'altra. Perfetta ed emozionante Chimes of
freedom eccezionale nel suo essere sessanta Gates of eden un cancello di
una casa che diventa il cancello dell'Eden.
Mi sono trovato a cantare It ain't me babe vecchia e eccellente
riscoperta e la stupenda Queen Jane. Che bella canzone! E quante
immagini di quegli anni l' arte senza tempo e dal fascino enorme.
Verrai a vedermi queen Jane!
Un viaggio stupendo un viaggio in America. Ascoltare Dylan è come
viaggiare sulla Highway 61 da su e giù quando si ha a che fare con i
grandi artisti è sempre così, regalano spaccati della loro terra senza
tempo e senza età.
Ciao!!!!!!
E' dannatamente vero,
le canzoni di Dylan sono il complemento perfetto per chi sta guidando,
se le segui dimentichi la tua realtà ed esse ti trasportano nel loro
mondo, il mondo descritto da un genio assoluto. Per il prossimo viaggio
ti suggerisco di farti una chiavetta USB partendo dalla trilogia
cristiana, il bellissimo Empire Burlesque con I'll remember you,
Emotionally yours, Oh Mercy con Shooting Star, Most of the time, Man in
ther long black coat, Time out of mind con Not dark yet e Make you feel
my love. E' davvero bello riascoltare le canzoni di Bob che magari non
si sentono da molto tempo, è un salto nel tempo, nella sua e nella tua
gioventù, un salto raffinato nella poesia, come se ognuno di noi fosse
Tangled up in blue. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Addio a Don Hunstein, il fotografo di
Freewheelin'
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Sabato 25
Marzo 2017
Talkin' 10070
-
dinve56
Buongiorno Mr. Tambourine,
ho ascoltato e riascoltato "Tangled up in blue"; ho letto e riletto il
testo. Nella quinta strofa il poeta dice "Lei accese una stufa... poi
aprì un libro di poesie / e me lo porse / Era scritto da un poeta
italiano del XIII secolo / Ed ognuna di quelle parole suonò vera / e
splendente come un carbone ardente / trasudando da ogni pagina / come
fosse scritta nella mia anima da me per te / aggrovigliato nella
tristezza". Escluderei che Dylan parli di Petrarca, che è nato nel 1304,
e quindi appartiene al XIV secolo; poi Petrarca è troppo "grammaticale e
selettivo" per incontrare la sensibilità dylaniana. Il libro di poesie
del poeta italiano della quinta strofa di "Tangled..." potrebbe essere
una raccolta di poesie d'amore del XIII secolo che comprende, oltre alle
liriche dantesche, anche quelle di altri poeti d'amore. Rimango comunque
abbastanza convinta che il tramite verso i temi della lirica amorosa,
dai poeti siciliani agli stilnovisti passando per i lirici provenzali,
resti Eliot, ampiamente citato da Dylan nei primi episodi di
"Tarantula". Il poema più importante di Eliot ,"The waste land" è
dedicato ad Ezra Pound, che Eliot definisce, con esplicito richiamo
dantesco "il miglior fabbro" . Spiegherò in un altro messaggio...sempre
che interessi... il richiamo dantesco, che è un richiamo "di fuoco",
proprio come dice Dylan "...ognuna di quelle parole suonò vera e
splendente come carbone ardente...". Dylan è un musicista... fuor di
dubbio ed è interessante il commento musicale a "Blood on the tracks",
ma è anche un "letterato". Di certo ha letto e si è ispirato a Eliot.
Temi, atmosfere, ampiezza della strofa e uso del verso libero sono stati
ispirati da uno dei più significativi poeti del novecento. Anche in
"Tangled up..." c'è l'armonica, ritmata in tono vivace, che contrasta
con il titolo malinconico della canzone. Lunga vita. Carla
Non sapremo mai
con certezza a quale poeta italiano Dylan facesse riferimento, il più
probabile è Dante, ma questi sono solo i nostri pareri, la parola
definitiva potrebbe dirla solo Bob! Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan: Un'intervista a ruota
libera
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Venerdì 24
Marzo 2017
Talkin' 10069
-
roccosaracino72
oggetto: Talkin'
10006
Se è per questo, a me ricorda anche She belongs to me.. Hai
ragione, anche a me, grazie, bellissima canzone, forse la prima song
anti-sentimentale nella quale Bob dipinge la donna "strega ed
ammaliatrice", la donna che non appartiene a nessuno ma solo a se
stessa, (She's nobody's child, the law can't touch her at all - Lei non
è la bimba di nessuno, nemmeno la legge può toccarla), il cui titolo è
assolutamente ironico e che nelle intenzioni di Dylan significa
esattamentre il contrario, cioè non: "Lei appartiene a me" ma "Io
appartengo a lei", qualcuno dice sia stata scritta per Joan Baez perchè
nei primi tempi Dylan le regalò un anello con geroglifici egiziani
incisi, poi perchè, dopo averla lasciata, per lui era diventata una vera
"walking antique", altri velati riferimenti alla Baez potrebbero essere
le frasi che definiscono la donna "un'artista" che non deve guardarsi
indietro, una regina quindi, che potrebbe essere un maligno riferimento
al fatto che la Baez, vera ed unica regina del folk, avrebbe voluto che
Dylan continuasse a scrivere canzoni di protesta folk rimanendo ancorato
al suo vecchio stile.
John Cale, dei Velvet Underground, dichiarò di aver sempre pensato che
la canzone parlasse di Nico, la cantante del gruppo, con la quale Dylan
era uscito qualche volta all'epoca della composizione del brano. Altra
interpretazioone vuole la canzone dedicata a Sara Lownds, futura moglie
di Bob, ma niente nel testo lascia intendere una simile ipotesi.
Un'altra interpretazione alternativa vorrebbe la canzone essere un peana
(Il peàna era un canto corale in onore di
Apollo, intonato con funzione di: propiziazione in occasione di
sacrifici; invocazione del dio per ottenerne la protezione o di
ringraziamento per la vittoria conseguita. Veniva intonato dagli
spartani quando muovevano all'attacco del nemico: il ritmo del canto
aveva lo scopo di mantenere l'ordine della formazione e di infondere
terrore nell'avversario, che sentiva il loro avvicinarsi dal canto che
si faceva via via più forte. Con il tempo si estese ad altre divinità,
tra cui Artemide. Il termine è oggi usato per indicare un discorso o uno
scritto di vittoria o di esaltazione. Viene spesso usato inoltre per
indicare un discorso in cui non sono presenti critiche, ma solo lodi. Il
termine deriva dal latino paeāna, che a sua volta viene dal greco
paián–anôs, che significa "colui che guarisce", epiteto di Apollo)
di Dylan alla sua musa, dipinta come irraggiungibile ma dominante.
Secondo l'artista inglese, giornalista ed attivista politica
Caroline Coon,
la canzone sarebbe a lei dedicata, ma questa opzione si trova solo nel
suo sito. Secondo Robert Shelton la canzone non è dedicata a nessuna
donna, Dylan potrebbe semplicemente aver inventato la canzone
anti-amore. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Ciao Mr. Tamburine,
non sarò certo la prima a dirtelo, ma su bobdylan.com è uscita
un'intervista al Nostro.....la sto leggendo ora e mi sembra molto
interessante.
https://bobdylan.com/news/qa-with-bill-flanagan/
Basi - The woman in the street
Ciao Basi, vedo che hai usato la mail
dell’amico Sam Weller (speriamo che la dolce Mary non si ingelosisca per
questo), forse la prossima volta userai addirittura la mail di Dickens,
ma sono affascinato da questa tua capacità di essere un giorno una
persona ed un giorno un’altra, è indice di personalità oltre che di
fantasia. Avevo letto dell’intervista a Dylan da parte di Flanagan, ma
non so se sarò in grado di tradurla correttamente col mio inglese “the
pen is on the table”. Spero che qualcuno che parla inglese come se
stesse mangiando un panino accolga questo disperato appello e la traduca
per tutti noi. Comunque grazie per la segnalazione. Buona caccia (anche
se in questo periodo i draghi non si sono ancora svegliati completamente
dal letargo invernale), live long an prosper, Mr.Tambourine, :o)
Giovedì 23
Marzo 2017
Talkin' 10067
- dinve56
Oggetto: Dylan e la poesia
Buongiorno Mr. Tambourine,
i tuoi ultimi interventi, insieme a quelli di altri amici, inducono una
valanga di riflessioni. Onde evitare un fiume di parole, cerco di
ordinare i pensieri essenziali. Hai ben spiegato il tema della "perdita"
e della "ricerca" in Ariosto, di cui è possibile cogliere un'eco in
"Simple twist of fate". Nella lirica dylaniana prevale un tono
malinconico, mentre il tono prevalente dell'"Orlando" è gioioso e
divertito; resta il fatto che, per entrambi, la vita umana è soggetta ai
capricci del destino, mentre noi ci illudiamo di "avere tutto sotto
controllo". Nell'intervento in cui commenti "Blood on the tracks",
ricordi una canzone nella quale Dylan cita un poeta italiano del XIII
secolo (Dante?, Petrarca?, Cavalcanti?). Se ricordo bene la canzone in
questione è "Tangled up in blue". Andrò certamente a sentirla e a
recuperarne la traduzione. Torna infatti la curiosità circa la
conoscenza della poesia italiana, e specificamente di Dante, da parte di
Dylan. In "Tarantula" non mancano indizi, ma occorre una ripresa di
lettura, soprattutto dei primi episodi, che contengono riferimenti alla
scuola. Ora sono affascinata da "Up to me" che è un testo ricco di
immagini belle e allusive di temi profondi e complessi. Sto leggendo e
ascoltando. Mi ha sorpreso ancor più "My back pages", che ha attirato la
mia attenzione per la presenza dell'armonica. (Dalla lettura di
"Tarantula" mi è rimasta la fissa del "boccalibro" che allude
all'armonica e agli "harmonica-battalions). Anche qui alcuni temi sono
sorprendenti e davvero nuovi. L'inversione del tempo e il significato
reale da attribuire a "gioventù" e "vecchiaia" sono tra questi. A
proposito di scuola, pensi sia sensato ipotizzare che uno dei possibili
tramiti della conoscenza di Dante siano le Rotolo, donne colte e forse
ancora legate alla cultura del paese d'origine? Lunga vita. Carla.
Potrebbe essere che
siano state le sorelle Rotolo a far conoscere Dante a Dylan, ma nessuno
potrebbe mai provarlo......! La tua ipotesi non è per niente priva di
logica, live long and prosper Mr.Tambourine, :o)
So che puo' essere una castroneria ma a me
Lights of taormina di knopler ricorda Red river shore.
Grazie, Nicola Ciompi.
Ciao Nicola, anche a me
!!!!! Grazie a te, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Mercoledì
22
Marzo 2017
Comunicate le
nuove date del Tour Estivo in Usa e Canada
02 Luglio 2017 - Barrie Ontario - Molson
Centre
04 Luglio 2017 - Oshawa, Ontario - Tribute Communities Centre
05 Luglio 2017 - Toronto Ontario - Air Canada Centre
06 Luglio 2017 - London Ontario - Budweiser Gardens
12 Luglio 2017 - Winnipeg, Manitoba - MTS Centre
14 Luglio 2017 - Saskatoon, Saskatchewan - SaskTel Centre
15 Luglio 2017 - Moose Jaw, Saskatchewan - Mosaic Place
17 Luglio 2017 - Calgary, Alberta - Southern Alberta Jubilee Auditorium
18 Luglio 2017 - Medicine Hat, Alberta - Canalta Centre
19 Luglio 2017 - Edmonton, Alberta - Rogers Place
21 Luglio 2017 - Dawson Creek, British Columbia - Encanta Events Centre
22 Luglio 2017 - Dawson Creek, British Columbia - Encanta Events Centre
24 Luglio 2017 - Kelowna, British Columbia - Prospera Place
25 Luglio 2017 - Vancouver, British Columbia - Pepsi Lived at Rogers
Arena
27 Luglio 2017 - Victoria, British Columbia - Save On Foods Centre
Ecco l'elenco completo delle date
aggiornato ad oggi:
01 Aprile 2017 - Stockholm, Sweden -
Stockholm Waterfront
02 Aprile 2017 - Stockholm, Sweden - Stockholm Waterfront
04 Aprile 2017 - Oslo, Norway - Spektrum
06 Aprile 2017 - Copenhagen, Denmark - Opera House
07 Aprile 2017 - Copenhagen, Denmark - Opera House
09 Aprile 2017 - Lund, Sweden - Sparbanken Skåne Arena
11 Aprile 2017 - Hamburg, Germany - Barclaycard Arena
12 Aprile 2017 - Lingen (EMS), Germany - EmslandArena
13 Aprile 2017 - Dusseldorf,Germany - Mitsubishi Electric HALLE
16 Aprile 2017 - Amsterdam, Netherlands - AFAS Live (ex Heineken Music
Hall)
17 Aprile 2017 - Amsterdam, Netherlands - AFAS Live (ex Heineken Music
Hall)
18 Aprile 2017 - Amsterdam, Netherlands - AFAS Live (ex Heineken Music
Hall)
20 Aprile 2017 - Paris, France – Le Zenith Paris-La Villette
21 Aprile 2017 - Paris, France - La Seine Musicale
22 Aprile 2017 - Esch-sur-Alzette, Luxembourg - Rockhal
24 Aprile 2017 - Antwerp, Belgium - Lotto Arena
25 Aprile 2017 - Frankfurt, Germany - Festhalle Frankfurt
28 Aprile 2017 - London, England - London Palladium
29 Aprile 2017 - London, England - London Palladium
30 Aprile 2017 - London, England - London Palladium
03 Maggio 2017 - Cardiff, Wales - Motorpoint Arena
04 Maggio 2017 - Bournemouth, England - Bournemouth Interational Centre
05 Maggio 2017 - Nottingham, England - Motorpoint Arena
07 Maggio 2017 - Glasgow, Scotland - SECC Clyde Auditorium
08 Maggio 2017 - Liverpool, England - Echo Arena
09 Maggio 2017 - London, England - The SSE Arena, Wembley
11 Maggio 2017 - Dublin, Ireland - 3Arena
13 Giugno 2017 - Port Chester, New York - Capitol Theatre
14 Giugno 2017 - Port Chester, New York - Capitol Theatre
15 Giugno 2017 - Port Chester, New York - Capitol Theatre
17 Giugno 2017 - Dover, Delaware, U.S.A. - Firefly Festival - The
Woodlands of Dover
18 Giugno 2017 - Wallingford, Connecticut - Toyota Presents Oakdale
Theatre
21 Giugno 2017 - Providence, Rhode Island - Providence Performing Arts
Center
24 Giugno 2017 - Kingston, New York - Hutton Brickyards
25 Giugno 2017 - Syracuse, New York - Lakeview Amphitheater
27 Giugno 2017 - Kingston, Ontario - Rogers K-Rock Centre
29 Giugno 2017 - Kanata, Ontario - Canadian Tire Centre
30 Giugno 2017 - Montreal, Quebec - Centre Bell
02 Luglio 2017 - Barrie Ontario - Molson Centre
04 Luglio 2017 - Oshawa, Ontario - Tribute Communities Centre
05 Luglio 2017 - Toronto Ontario - Air Canada Centre
06 Luglio 2017 - London Ontario - Budweiser Gardens
12 Luglio 2017 - Winnipeg, Manitoba - MTS Centre
14 Luglio 2017 - Saskatoon, Saskatchewan - SaskTel Centre
15 Luglio 2017 - Moose Jaw, Saskatchewan - Mosaic Place
17 Luglio 2017 - Calgary, Alberta - Southern Alberta Jubilee Auditorium
18 Luglio 2017 - Medicine Hat, Alberta - Canalta Centre
19 Luglio 2017 - Edmonton, Alberta - Rogers Place
21 Luglio 2017 - Dawson Creek, British Columbia - Encanta Events Centre
22 Luglio 2017 - Dawson Creek, British Columbia - Encanta Events Centre
24 Luglio 2017 - Kelowna, British Columbia - Prospera Place
25 Luglio 2017 - Vancouver, British Columbia - Pepsi Lived at Rogers
Arena
27 Luglio 2017 - Victoria, British Columbia - Save On Foods Centre
Restano ancora da vedere le date del
tratto autunno/inverno che potrebbero vedere un ritorno in Europa del
Tour oppure prevedere un Tour in Oriente. Speriamo che la scelta ricada
sul ritorno in Europa compresa l'Italia. Probabilmente le date saranno
rese note in Agosto o Settembre.
Bob Dylan, cercasi street artist per
decorare la sua città natale
clicca qui
Martedì 21
Marzo 2017
Talkin' 10065
- alessandro.sottoriva
Cazzoooohhhh… Mr.Tambourine con la tua
storia, il tuo racconto vissuto di persona del Grande Chuck, mi hai
fatto un po’ commuovere… grazie a te, e ancor prima a Chuck. Pian piano,
uno alla volta… Avevo sentito qualcosa di sfuggita sabato sera in tv,
ero rimasto all’altro pilastro del Rock anni 50, quello in bianco e nero
per intenderci, Little Richard, col suo piano e la sua Tutti Frutti…
Chuck Berry però con la sua Gibson mi sa proprio che era oltre … ho
visto il video di Jonny B. Goode che hai messo sotto, beh, tanta tanta
energia. Mi chiedo chissà cosa ne sarebbe venuto fuori se avessero
suonato assieme… Vai alla Grande Chuck, se lassù incontri un certo
Hendrix, non prestargli la chitarra, quello te la brucia… R.I.P.
Ciao Mr.Tambourine, alla prossima, Ale 65’.
Ciao Ale, anch'io sono stato preso dalla
commozione mentre scrivevo ricordando quella irripetibile serata. Nel
rock ci sono stati tanti grandi artisti, ma le regole per tutti le ha
scritte lui, il country boy named Johnny B. Goode (nella prima
registrazione era “colored boy” poi cambiato in country boy per paura
che il brano non fosse trasmesso dalle radio), il ragazzo venuto dalla
campagna che un giorno avrà il suo meritato “name in light” perchè “he
could play a guitar just like a ringing a bell”.
Berry fu soprannominato “Johnny” quando iniziò la collaborazione con il
pianista e compositore Johnnie Johnson, con il quale lavorò ad alcuni
dei suoi brani più celebri come "Maybellene" e "Roll Over Beethoven"
(che Johnson scrisse al piano lasciando a Berry la stesura del testo e
l'arrangiamento delle parti di chitarra). La celeberrima Johnny B. Goode
prende nome proprio da questo, Johnny era il soprannome di Chuck, B.
Stava per Berry, Goode assunse la funzione di cognome del protagonista
della canzone perchè Berry era nato in Goode Avenue a Saint Louis,
Missouri.
Berry ebbe una vita
turbolenta, già nel 1944, ancora studente, venne arrestato e chiuso in
carcere per rapina a mano armata dopo aver rapinato tre negozi di Kansas
City e rubato un'auto insieme a un gruppo di amici. A proposito di
questo spiacevole episodio, lo stesso Berry nella sua autobiografia
racconta che la sua macchina si ruppe e che quindi fermò un'auto che
passava di lì e la rubò puntando al conducente una pistola scarica e non
funzionante. Berry venne immediatamente spedito al riformatorio di
Algoa, nei pressi di Jefferson City, nel Missouri. Alla fine degli anni
cinquanta, quando Berry era ormai un artista di ampio e consolidato
successo internazionale fu improvvisamente arrestato per avere avuto
rapporti sessuali con una ragazzina quattordicenne di razza Apache che
faceva la guardarobiera in un locale di sua proprietà e condannato a
scontare cinque anni di prigione e ad una multa di 5.000 dollari. Berry
si appellò definendo la sentenza ingiusta e razzista, e in un secondo
processo nel 1961 ottenne una riduzione di pena a tre anni di
reclusione.
A fine anni ottanta Berry comprò un ristorante a Wentzville, Missouri,
il "The Southern Air", e nel 1990 venne accusato da molte donne di aver
installato una videocamera nei bagni delle signore per spiarle a loro
insaputa. Berry si difese dichiarando che la telecamera era stata
installata per controllare una sua dipendente sospettata di rubare nel
ristorante. Nonostante la sua colpevolezza non venne mai accertata in
tribunale, Berry optò per un risarcimento collettivo in via privata a 59
donne che gli avevano fatto causa che gli costò non meno di 1 milione di
dollari più le spese legali. In aggiunta, una perquisizione effettuata
dalla polizia nella residenza di Berry, svelò l'esistenza di numerosi
nastri video contenenti immagini di donne che utilizzavano il bagno del
locale, e una di queste risultò essere minorenne. Durante la
perquisizione furono trovati anche 62 grammi di marijuana. Per evitare
eventuali accuse di pedofilia, Berry si dichiarò colpevole di possesso
di marijuana e patteggiò la pena. Venne condannato a sei mesi di
prigione (sentenza poi sospesa), due anni di libertà vigilata, e a una
multa di 5.000 dollari da donarsi all'ospedale locale.
Certamente l'episodio che riassume meglio il carattere di Berry avvenne
nel 1981 nel suo camerino. Il concerto era appena finito e seduto
accanto a lui c'era Keith Richards. Berry non aveva ancora risolto la
questione che più gli interessava dei suoi concerti: i soldi. Per tutta
la vita volle sempre essere pagato in contanti per evitare le fregature
che aveva preso quando era un giovane musicista nero appena arrivato
alla ribalta del music businnes. Lasciò Keith Richards da solo in
camerino a custodirgli la chitarra. E Keith, da fan, non resistette alla
tentazione di suonare lo strumento del suo idolo. Purtroppo Berry
rientrò proprio mentre Richards suonava e lo colpì con un diretto al
volto, lasciandogli un occhio nero, “Nessuno può toccare la chitarra di
Chuck Berry” disse a Richards.
Keith Richards, nonostante l'episodio dell'occhio nero, nel 1987
organizzò per i 60 anni del suo idolo un mega concerto con ospiti come
Eric Clapton, Linda Ronstadt, Etta James, Robert Cray e il leggendario
Johnnie Johnson, il pianista degli esordi di Berry. Da quel concerto fu
ricavato un film "Heil Heil Rock'n'Roll". Come ringraziamento per il
lavoro svolto, Richards fu maltrattato davanti a telecamere, media e
ospiti durante la prova generale, "reo" di suonare "troppo" durante le
parti vocali del leader.
Chuck Berry non ha mai voluto una band: non conosceva neanche i
musicisti con cui suonava. Dovunque andasse ad esibirsi l’erganizzatore
doveva procurargli una band locale e pagarlo sempre in contanti, che
Berry riponeva accuratamente nella sua valigetta.
Possiamo dire che Berry era un genio, ma come molti altri come lui, era
anche un essere umano con tutte le debolezze tipiche dell' uomo normale.
Il mondo però ricorderà solo le sue canzoni, e forse non solo il mondo,
perchè Johnny B. Goode è stata mandata nella spazio dalla NASA per
rappresentare la musica del nostro pianeta, e chissà che un giorno
un’altra razza extraterrestre non trovi la canzone che potrebbe
diventare un successo interplanetario. Mica poco per un ragazzo di
campagna che suonava la chitarra come suonare un campanello. Live long
and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Caro Mr.Tambourine,
venerdì è scomparso Derek Walcott, Nobel per la letteratura nel 1992,
che Carrera considerava "probabilmente, il più significativo poeta
vivente". Nel 1975, il critico Robert Hamner gli fece alcune domande che
portavano il discorso su Dylan.
Hamner: Alla fine la poesia esiste sulla pagina, nella mente del poeta,
o nella mente del lettore?
Walcott: Penso che esca dalla pagina per entrare nella memoria. Entra
nella memoria collettiva dell'intera razza. E' questo che voglio dire.
Magari non tutti useranno queste frasi all'antica, ma penso che Robert
Graves abbia assolutamente ragione nel fatto che c'è un'incarnazione di
qualcosa chiamato una musa; c'è un'incarnazione della memoria collettiva
che si chiama poesia. I soli poemi che esistono come poemi, sono quelli
che meglio ricordiamo. Questo semplifica le cose fino ad un punto che i
poeti Americani o qualche poeta inglese contemporaneo rifiuterebbe: la
poesia si muove verso la condizione di canzone. Questo è, nel profondo,
il suo impulso. Per me ciò è assolutamente fuori discussione. Nei
termini di ciò che è la sua dimensione sonora, si sa che una canzone non
è tipografia. Non è come la metti giù sulla pagina. Quello che è
successo è la negazione da parte della gente metropolitana, urbanizzata,
della totalità della canzone all'interno di un poema. Così uno prende
frasi,frammenti di frasi,idee, annota per linee, per frasi. Tutto il
concetto di un intero poema come una cosa totalmente ricordata è morto.
Ora, la poesia muore in un'area, e a volte muore quando sembra essere
maggiormente rigogliosa, quando la sua quantità è impressionante, e
magari fiorisce in un'altra area. Penso che in certe parti di quello che
si chiama il Terzo Mondo, per esempio, dove (non importa quanto ciò
suoni romantico) la musica vocale o l'immaginazione, o la percussione, o
la danza sono parti attive della società, allora l'impulso del poema è
verso il conformarsi all'interno di questo contesto di canzone. Non ho
molto rispetto verso Bob Dylan come poeta; ma da quando lavoro per il
teatro ed ho ascoltato parte della sua musica e delle sue liriche, ho
cominciato ad avere abbastanza rispetto verso di lui come poeta. Non
sono contento della profusione di quelle frasette un po' da furbetto,
quel realismo di seconda mano che a volte esibisce. Ma nello stesso
contesto, dove la musica è in una fiorente cultura rock, egli è in
questa cultura del soft rock o come si chiama. Allora è un poeta che
lavora nelle stesse condizioni di un poeta del Terzo Mondo, perchè è
vicino alla musica ed è più vicino al pulsare delle cose.
Hamner: E' più vicino alla gente?
Giusto. C'è una specie di output meccanico di migliaia di libri di versi
che escono dagli States, di poeti di grandissimo talento che mancano
proprio di un elemento – e questo non è soltanto una lirica: l'elemento
della totalità della canzone. Penso che la stampa abbia fatto molti
danni alla poesia. Per me, dove il poema comincia, inevitabilmente, è
nel contatto tra la mia mano e la carta, o tra la mia mente e la carta.
Scrivere è quasi automatico. Holley Stevens la figlia di Wallace
Stevens, mi ha raccontato che suo padre era solito comporre quei lunghi
poemi passeggiando. Raccontava come uscisse per lunghe passeggiate,
parlando a se stesso e componendo queste cose, per poi tornare e
metterle giù. Ora il ritmo del passeggio è il pentametro giambico,
giusto? Quindi vedete come si potrebbe andare avanti così?
La frammentazione nelle forme espressive contemporanee è anche
probabilmente collegabile a quella dei modi di vita che si incontrano
nelle realtà urbane. Walcott ne è certamente cosciente (nota lui stesso
che la sua posizione potrebbe apparire romantica, citando esempi che si
situano ancora fuori dall'industria culturale e conservano memorie di
situazioni premoderne), ma insiste egualmente, quando sembra
sottolineare in Dylan qualcosa di simultaneamente arcaico e universale
che hanno i poeti del Terzo Mondo. Walcott arrivava alla fine ad
intuire, e Carrera lo ripete, che nessun poeta "scritto" di oggi, è mai
riuscito a fare, nemmeno in piccolo, quello che facevano i poemi omerici
nell'antichità, cioè creare una specie di comunità di sentimenti, una
"concatenazione collettiva" attorno a lui. E invece, Dylan, un pochino,
c'è riuscito. Quanto questo sia difficile, e diverso, dallo scrivere un
bel testo, Walcott lo misurò nel realizzare insieme a Paul Simon, nel
1978, il musical "The Capeman",che finì in un fiasco clamoroso. (Si
trattava della storia di Salvador Agron, un gangster portoricano che
alla fine degli anni 50 uccise due teenagers, per poi trasformarsi, in
carcere,in un poeta.) Se l'uomo riuscirà mai a ritrovare se stesso, come
si auspica nella poesia qui sotto,non dipenderà solo da noi come
individui, ma anche da noi come collettività. Dedichiamocela, per
onorare il passaggio terreno del vecchio poeta:
Amore dopo amore
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.
Grazie per averci raccontato questo episodio
che non conoscevo. SYNT (see you next time), live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 20
Marzo 2017
Grazie incredibile Chuck!!!
Credo sia stato Febbraio del ’97, con mia moglie, mio figlio che era da
poco tornato dopo sei anni di vita a Londra, ci siamo fiondati al
vecchio Palalido di Milano, il più disgraziato dei posti per ascoltare
musica, uno scatolone dove dopo 5 minuti gli echi dei suoni diventano
come il rombo di uno strormo di bombardieri e non si capiva più un tubo.
Ma quella sera c’era Chuck Berry, l’incredibile inventore della chitarra
rock&roll, colui che aveva dettato le regole per milioni di chitarristi
che si erano innamorati dei suoi fantastici riff. Camicia giallina piena
di lustrini, pantaloni bianchi, immancabile berretto da marinaio, entra
in scena accolto da un boato di tutti noi che finalmente avevamo la
“leggenda del rock” davanti agli occhi, stavamo per sentire la sua voce,
le sue inossidabili canzoni, la sua 335 rossa e soprattutto il mitico
“duck walk”. Come sua abitudine, Chuck girava il mondo da solo,
pretendeva che l’organizzatore del concerto gli facesse trovare una
band, batteria, piano, basso e chitarra, del luogo, tanto le sue canzoni
le conoscevano tutti e lui non voleva pagare nessun musicista per
accompagnarlo, lui era Chuck Berry, suonare con lui doveva essere un
onore, e l’onere spettava naturalmente all’organizzatore. Quattro
ragazzi milanesi, i Cherry Pie,
abbastanza intimoriti lo stavano aspettando sul palco quasi tremanti per
la paura di incontrare cotanto personaggio. Lui sale con la sua rossa
335 e senza dire niente a nessuno attacca Maybelline. Alla fine la folla
fischia non Berry ma l’organizzazione per il suono pessimo al limite
dell’ascoltabilità, i quattro ragazzi sono sempre più intimoriti ed
umiliati, Chuck va dal pianista e gli suona alcuni accordi per fargli
capire come deve essere la dinamica dello strumento, lo stesso fa a
turno con gli altri strumentisti. Chuck non dice loro i titoli delle
canzoni che sta per iniziare e si vede chiaramente che il concerto dal
punto di vista musicale è una vera ciofeca, l’approssimazione regnava
sovrana, ma Chuck e la sua chitarra passavano sopra a tutte queste
inezie e quando immediatame dopo iniziò Johnny B.Goode il Palalido
sembrò essere stato colpito da una bomba d’aereo da 500 Kg. che fece
tremare il vecchio palasport.
Il pubblico di tutte le età, che fino allora aveva fischiato protestando
per il suono sporco e cacofonico della chitarra di Berry e dei suoi
occasionali accampagnatori, impazzì di gioia. Aveva ragione lui,
l’incredibile Mr. Rock & Roll, la verace formula del rock primigenio non
ha segreti. Uno spietato riff di chitarra, due strofette cantate in
allegria ed ecco che i piedi della folla si muovono da soli sul
parterre. Era inutile, impossibile resistere all’elisir della gioia e
tutti finiamo per perdonargli le pecche.
Il concerto continuò tra gioia e malumori, ma appena il pubblico
riconosceva gli attacchi irresistibili di canzoni da leggenda come Roll
over Beethoven, Sweet little sixteen, Rock and roll music o Memphis
Tennessee, scattava la magia e la gente andava in trance da R&R. Alla
fine del concerto Berry chiamò una diecina di ragazze in platea a
ballare freneticamente accanto a lui. Lui era allegro e felice quando ha
attaccato credo Bye Johnny Bye e col suo duck walk è uscito dal palco
finendo così una caotica esibizione. Ricordo che, pur essendo preparato
ad una cosa simile, quando se ne andò in quella maniera mi incazzai come
una bestia, ma quell’oretta di magie che ci ha regalato mi è rimasta
impressa nel cuore, e quando ripenso a quella sera un sorriso mi spunta
ancora sulle labbra. Grande incredibile Chuck, grazie per avermi
mostrato cos’era il vero rock & Roll, quello genuino, sincero e
spartano, senza tanti fronzoli a far da riempimento, pura essenza allo
stato brado, rest in peace!
Mr.Tambourine
Blood On The
Tapes / The New York Sessions (Blood On The Tracks Sessions)
Personnel:
Bob Dylan - voce, chitarra, armonica a bocca,
Tony Brown - basso
Eric Weissberg - banjo, chitarra
Charlie Brown III - chitarra
Buddy Cage - chitarra steel
Barry Kornfeld - chitarra
Richard Crooks - batteria
Paul Griffin - organo, tastiere
Thomas McFaul - Tastiere
Inizialmente Dylan aveva pensato di
registrare Blood on the Tracks con un gruppo di supporto elettrico, e
contattatò Mike Bloomfield e gli fece ascoltare i demo delle canzoni che
aveva scritto. Bloomfield disse in proposito: "Tutti i pezzi avevano lo
stesso sound per me, erano tutti nella stessa tonalità, tutte in
accordatura aperta di Re con il capotasto al secondo tasto per portare
la tonalità in Mi. I demo non piacquero a Bloomfield che rifiutò
l’invito a registrare con Dylan che si incazzò moilto per la rispostra
negativa di Mike. Alla fine, Dylan abbandonò l'idea di registrare
l'album con una band, e sostituì tutto con arrangiamenti di sapore
acustico per tutte le canzoni
Queste sono le versioni registrate a New York delle dieci canzoni (in
realtà le canzoni erano undici perchè “Up To Me” fu scartata e
pubblicata anni dopo sull’album “Bioghraph”) dell'album furono
originariamente registrate a New York negli A&R Studios e prodotte da
Phil Ramone.
Dylan chiese espressamente la presenza in studio del chitarrista Eric
Weissberg e del suo gruppo “The Deliverance”, ma la cosa sarà un vero
disastro e la collaborazione durerà solo un giorno. Il giorno 16
Settembre 1974 verranno registrate diverse takes di Tangled Up In Blue,
le prime prove di Simple Twist of Fate, If You See Her Say Hello, Lily,
Rosemary and the Jack of Hearts, Call Letter Blues che diventerà Meet Me
In The Morning (che con diverse sovraincisioni ed un testo diverso sarà
l’unico pezzo che vede la partecipazione dei Deliverance non
accreditati), You're a Big Girl Now ed alcuni brani rimasti sconosciuti
tra i quail Belltower Blues e Ain’t Funny.
Quando la Columbia aveva già preparato gli acetati definitivi per la
stampa dell'LP, Dylan cambiò idea sugli arrangiamenti dei brani, e volle
ri-registrare cinque delle canzoni a Minneapolis ("Tangled
Up in Blue", "You're a Big Girl Now", "Idiot Wind", "Lily, Rosemary and
the Jack of Hearts" e "If You See Her, Say Hello")
con un gruppo di musicisti locali assemblati
da suo fratello David Zimmerman: Kevin Odegard (guitar), Chris Weber
(guitar), Gregg Inhofer (keyboards), Billy Peterson (bass), Bill Berg
(drum), Peter Ostroushko (mandolin) che ingiustamente non vennero mai
accreditati sull'album.
L’accordatura aperta di Blood On The
Tracks (1975)
di Leonardo Mazzei
In alcune canzoni, della sua produzione, ed in tutte quelle di Blood On
The Tracks, Dylan ha
usato una particolare accordatura della chitarra definita accordatura
“aperta”. Questo tipo di
accordatura consiste nell’accordare tutte le corde dello strumento in
una chiave. Le conseguenze
che scaturiscono dall’utilizzare l’accordatura aperta sono molteplici;
Il suono creato, ad esempio,
è molto particolare e si differenzia nettamente da un suono che si
potrebbe avere con una chitarra
in accordatura “tipica” e, ancora, le diteggiature degli accordi
risultano particolarmente semplici;
La musica da suonare, però, è più limitata alla chiave nella quale è
accordato lo strumento. Le
accordature aperte più comuni sono quelle di Re, di Mi e di Sol.
Tralasciando l’accordatura di
Sol, tipicamente utilizzata nello stile del Delta Blues, le accordature
in Re e Mi sono
fondamentalmente identiche, ma con un tono di differenza. L’accordatura
di Mi produce un suono
davvero particolarissimo, ma per la tensione da dare alle corde per
produrla non è
particolarmente consigliata. La si ottiene comunque accordando la
chitarra in Re ed utilizzando il
capotasto al secondo tasto, il che è, quasi sicuramente, anche quello
che ha fatto Dylan.
Mettiamo adesso a confronto l’accordatura tipica con quelle di Re e di
Mi utilizzate in BOTT.
Corde654321Accordatura TipicaMiLaReSolSiMiAccordatura aperta in
REReLaReFa#LaReAccordatura
aperta in MiMiSiMiSol#SiMi
Ed ecco gli accordi e le diteggiature utilizzate da Dylan sulle canzoni
di Blood On The Tracks in accordatura aperta:
Tangled up in Blue
Mi vii 000897
Re v 000675
La 020120
Si7 x02120
Do#m 020020
Mi 054000
Si(ii) 042000
Mi maj7 004340
Mi 054000
Mimaj7 044000
Mi7 034000
La 020120
La m xx5450
Si(ii) x42000
La' 020100 (La add9)
Si11 x02120
Si11' x02100 (Si 7add11)
Mi
They sat together in the park
Mi maj7
As the evening sky grew dark,
Mi7
She looked at him and he felt a spark
La La'
tingle to his bones.
Lam
'Twas then he felt alone
Mi Si(ii) La La'
and wished that he'd gone straight
Mi Si11 Si11' Mi
And watched out for a simple twist of fate.
Mi maj7 004340
Si7 002120
Mi(iv) 054000
Si(ii) 042000
La 020120
Fa#m7 xx2120
Mi 000000
Si vii 777777
Mimaj7 . . Si11 | Mi(iv) . . . |
Mimaj7 Si11
Our conversation was short and sweet
Mimaj7 Si11
It nearly swept me off-a my feet.
Mi(iv) Si(ii) La
And I'm back in the rain, mm - mm
Mi(iv) Si(ii) La
And you are on dry land, mm - mm
Fa#m7
You made it there somehow
Mimaj7 Si11 Mi(iv) . . La | Mi Si(vii) . . |
You're a big girl now.
La m xx5450 o x05450
Si sus4 xx0877
Si(vii) x07777
Mi 054000
Do#m 020020
Sol#m xx4340
La 020120 o 020100
Si11 x02120
Intro: La m Si sus4 Si(vii) Mi
La m Si sus4 Si vii Mi
Someone's got it in for me, they're planting stories in the
press
La m Si sus4
Si(vii) Mi
Whoever it is I wish they'd cut it but when they will I can only
guess.
Do#m Sol#m La Mi
They say I shot a man named Gray and took his wife to Italy,
Do#m Sol#m La Mi
She inherited a million bucks and when she died it came to me.
Sol#m Si11
I can't help it if I'm lucky.
… … …
Mi La Mi
Idiot wind, blowing every time you move your mouth
La Si11
Blowing down the backroads headin' south.
Mi La Mi
Idiot wind, blowing every time you move your teeth,
La
You're an idiot, babe.
Si11 Mi
It's a wonder that you still know how to breathe.
Mi 054000
Mi maj7 004340
La 020120
Si11 x02120
Fa# 222222
La' 020100 (La add9)
Si' 002100 (Si7add11)
Mi Mi maj7
I've seen love go by my door
La
It's never been this close before
Mi Mi maj7 Si11
Never been so easy or so slow.
Mi Mi maj7
Been shooting in the dark too long
La
When somethin's not right it's wrong
Mi Si11 Mi . . .
You're gonna make me lonesome when you go.
… … …
Si11 Mi
Flowers on the hillside, bloomin' crazy,
Si11 Mi
Crickets talkin' back and forth in rhyme,
Fa#
Blue river runnin' slow and lazy,
La'
I could stay with you forever
Si'
And never realize the time.
Mi La Mi
La Mi
The festival was over, the boys were all plannin' for a fall,
Mi La Mi
La Mi
The cabaret was quiet except for the drillin' in the wall -
La Mi Si Mi
The curfew had been lifted and the gamblin' wheel shut down,
La Mi Si
Anyone with any sense had already left town.
Mi Si(ii) La
Mi
He was standin' in the doorway looking' like the Jack of
Hearts.
La 020120
Si11 002120
Do#m 020020
Si(ii) 042000
Mi maj7 004340
Mi
Mi La Mi Si11 Mi
If you see her, say hello, she might be in Tangier
La Mi Si11
She left here last early spring, is livin' there, I hear
Do#m Mi La
Say for me that I'm all right though new things come and go
Mi Mi maj7
Si11 Mi
She might think that I've forgotten her, don't tell her it isn't so.
Mi Si La Mi
'Twas in another lifetime, one of toil and blood
Mi Si La
When blackness was a virtue and the road was full of mud
Mi Si La
I came in from the wilderness, a creature void of form.
Mi Si La Mi
"Come in," she said, "I'll give you shelter from the storm."
Scoperto finalmente il mistero della
banana di Andy Wharol
La gialla banana che si diceva essere
stata disegnata da Andy Wharol è sempre stato un mistero per i fans di
tutto il mopndo che si sono chiesti per anni dove Warhol avesse trovato
l'ispirazione per quello che è diventato un simbolo “cult” stampato
sulla copertina del primo disco di “The Velvet Underground & Nico”.
Come riportato dal sito
dangerousmind.net, Howie Pyro ha raccontato sul suo sito Facebook
come ha scoperto da dove Wharol aveva copiato la famosa banana.
Pyro ha rivelato che si è accidentalmente imbattuto nella banana
originale in un negozio di roba usata nel Lower East Side di New York.
"C'è un negozio al numero 832 di Broadway che non avevo mai visto prima,
a destra lungo la strada, il “Forbidden Planet”, vicino al grandissimo
negozio dello Strand Book Store. Sono entrato e c'erano un sacco di cose
molto interessanti per me. Ho trovato alcuni vecchi dischi , un enorme
scorta di giornali scandalosi e disgustosi tabloid dagli anni sessanta
che ho continuato a comprare lì per un paio di mesi più alcuni vecchi
soprammobili.
"Ho urtato qualcosa su un tavolo
affollato pieno dicianfrusaglie ed ho sentito un grande CLANG sul
pavimento di cemento. Mi son chinato a raccoglierl. Era una di quelle a
basso costo, un posacenere triangolare di latta che di solito
pubblicizzano pneumatici per autovetture o qualunque banalità del
genere. L’ho preso (era a faccia in giù) e quando l’ho girato sono
rimasto sorpreso nel vedere ... LA BANANA !! "
Sul posacenere c’era l’identica imagine
della famosa banana del disco con le scritte:
Don’t you like a banana? ENJOY BANANA. Presented by WING CORP. designed
by LEO KONO production.
Howie Pyro ha cercato in Internet i
riferimenti ma, essendo il posacenere un oggetto degli anni ‘60, non ha
trovato alcun riferimento per WING CORP. e per LEO KONO production,
probabilmente sono aziende che hanno cessato di esistere molti anni fa.
Finalmente è stato svelato il mistero di dove Warhol aveva trovato
l’ispirazione per la copertina dell’album di “The Velvet Underground &
Nico”
Pyro dice che sta ora ha messo l’oggetto supercult in un posto sicuro.
Venerdì 17
Marzo 2017
Talkin' 10063
- dinve56
Oggetto: Up to me ed altro
Grazie Mr. Tambourine.
Che bel commento a tutto l'album di Dylan che contiene questi
gioielli.Grazie per le indicazioni utili a navigare sul sito e per la
traduzione con testo a fronte di "Up to me". Oggi la giornata comincia
con il cuore sereno e la mente lucida. Alla prossima. Lunga vita. Carla
Ciao Carla, sono
veramente felice che Maggie's Farm ti abbia aiutato anche ad uscire da
un periodo di quelli brutti. Continua così, sei sulla strada giusta,
quando una persona ha sete di sapere cose nuove significa che è viva più
che mai! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Ciao Mr.Tambourine,
avete parlato della Rolling Thunder Revue recentemente, cazzeggiando in
internet ho trovato questa foto ma non riconosco tutti i personaggi.
Potresti darmi un suggerimento? Grazie, Ciao, Ernst.
Da sinistra a destra:
Allen Ginsberg, Ramblin' Jack Elliott (acoustic guitar), "T Bone"
Burnett (electric guitar), Joan Baez (voice, acoustic guitar), Mick
Ronson (David Bowie Guitarist - electric guitar), Bob Dylan (acousatic
guitar, mouthharp), Scarlet Rivera (violin), Luther Rix (Drum), Rob
Stoner (bass), Ronee Blakley (maracas), David Mansfield (mandolin).
Spero di non aver sbagliato nessuno. Ciao, Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
eseguita alla Brooklyn Academy of Music, Opera House di Brooklyn, New
York, l'11 Marzo 1987 al "Gershwin Gala", un omaggio alla collaborazione
musicale di George e Ira Gershwin per celebrare il 125 ° anniversario
della Brooklyn Academy of Music"
traduzione di Michele Murino
Presto le notti solitarie finiranno
Presto due cuori si uniranno in un cuore solo
Ho trovato la felicità che aspettavo
La sola ragazza del mio destino
Oh, presto un piccolo cottage ci troverà
al sicuro con tutte le nostre preoccupazioni alle spalle
Il giorno in cui sarai mia il mondo intero sarà in armonia
Che quel giorno arrivi presto
SOON
by George Gershwin
Soon the lonely nights will be ended,
Soon, two hearts as one will be blended.
I've found the happiness I've waited for.
The only girl that I was fated for.
Oh, soon a little cottage will find us
Safe with all our cares far behind us
The day you're mine this world will be in tune
Let's make that day come soon.
Giovedì 16
Marzo 2017
Talkin' 10061
- dinve56
Buongiorno Mr. Tambourine,
salve a tutti gli amici della Fattoria. Lo spirito del sito è,
giustamente, conoscere Dylan, scambiare opinioni e divertirsi. Vi
assicuro che, da quando frequento il sito e scambio opinioni con voi, ho
ritrovato un po' di buon umore dopo un periodo di "catramonaccia" di
quelle brutte brutte brutte.Non dimentichiamo l'ironia e il dinamismo
dylaniani. Un'interpretazione univoca dei testi poetici non è del tutto
possibile. Ogni lettore legge, ascolta, interpreta secondo la sua
sensibilità e nessuno ha la "verità" in tasca. I commenti ultimi su
"Simple Twist Of Fate" sono densi di verità: l'atmosfera e il tempo
della lirica sono vaghi, sovrapposti, difficilmente riconducibili ad una
situazione definita, ma è pur vero che si sente un grande rimpianto per
una donna. La lirica narra infatti l'incontro di un uomo e una donna in
un parco sul far della sera, prosegue con una passeggiata lungo il
canale e la sosta in uno strano hotel con "una luce lampeggiante". Un
sassofono suona mentre la donna si allontana e l'uomo si sveglia - la
stanza è deserta - e lui sente un grande vuoto dentro, causato da un
semplice scherzo del destino e, proprio perciò, inspiegabile. Nelle due
ultime strofe l'Autore "sente il ticchettio degli orologi/ e cammina con
un pappagallo che parla / la cerca sulla banchina di fronte al mare dove
tutti i velieri fanno ritorno / Forse lei lo ritroverà ancora per una
volta... Solo nell'ultima strofa Dylan lascia la terza persona e chiude
la lirica in prima persona :"io ancora credo che fosse la mia gemella,
ma ho perduto l'anello...". Ha ragione chi dice che il tema della lirica
è il rimpianto per Sara o chi sostiene che altra sia la donna della
poesia? Il rimpianto per Sara, biograficamente plausibile, non impedisce
di vedere nella poesia il tema dell'impossibilità di riconoscere l'anima
gemella o la metà che dir si voglia. L'anello, secondo me, non è da
intendersi come l'oggetto che si scambiano gli innamorati come pegno di
fedeltà, ma l'oggetto che consente ai gemelli separati dal destino di
riconoscersi. La poesia non esclude che ci si possa reincontrare in un
altro momento della vita, del resto l'anello è circolare e, alla lunga,
richiama la circolarità ariostesca delle vicende umane. Il destino
sovrasta tutti noi - dice il grande-piccolo ebreo Bob - si prende gioco
di noi, ci fa incontrrare, ma non ci dà la possibilità di riconoscerci,
poichè, anche quando troviamo la nostra "metà/twin", la lasciamo
partire, avendo perduto l'anello. Buona e lunga vita ascoltando e amando
questo grande che vive ancora in mezzo a noi! Carla.
Credo che tu abbia
formalmente ragione, la circolarità ariostesca sembra proprio essere una
caratteristica di "Simple Twist Of Fate". Mi permetto di riportare sotto
cosa si deve intendere per circolarità ariostesca che viene adottata dal
poeta nell' Orlando Furioso:
Ogni personaggio
citato nell' Orlando furioso, ma in particolare all'interno del I°
canto, è alla ricerca di un oggetto o di una persona. Desiderandolo
ardentemente, ogni personaggio, maggiore o minore che sia, compie
numerose peripezie recandosi in tutte le regioni del mondo per cercare
questo oggetto. Questa ricerca viene definita inchiesta. Il motivo
dell’inchiesta si dichiara sin dall’apertura del poema, nel canto I°,
che è subito percorso dal movimento incessante di vari cavalieri nella
selva. L’inchiesta inconcludente si traduce in un movimento circolare in
quanto non trova mai una soluzione, ma ritorna sempre su se stesso, ad
indicare il carattere ossessivamente ripetitivo della ricerca. Il
movimento circolare trova espressione in una formula che compare di
frequente nel poema, in varie forme, “ di qua di là”, “ di su di giù”,
“or quinci or quindi”. Il moto circolare e l’azione ripetitiva rendono
metaforicamente il senso della ricerca continua e inappagata.
L’inseguire vanamente questi oggetti deludenti costituisce per i
personaggi uno sviamento materiale o morale, meglio identificabile nella
parola "errore". Difatti il viaggio di ogni essere umano viene definito
"errare", girare a vuoto: questo sottolinea ancor di più il vagabondare
all'interno di uno spazio labirintico dove spesso l'animo umano sbaglia
e si smarrisce. Ma il movimento è circolare, poichè torna sempre tutto
al punto di partenza e oltretutto è un movimento insensato, senza meta
reale, perchè l’oggetto del desiderio sempre si dilegua, è
irraggiungibile.
C'è molto che
assomiglia a questa procedura in Simple, dove pare che i due innamorati
si cerchino ma non riescono a rimanere insieme, qualcosa li separa
sempre, forse quel destino al quale piace fare sempre scherzi agli
umani. La soluzione migliore per accettare queste negatività è sbrigare
la cosa come dice Dylan "E' unsemplice scherzo del destino", come a
voler significare che è inutile combattere contro l'inelluttabilità di
certe cose. Simple nasce dopo la separazione di Bob e Sara, è certamente
quell'aria di fatale rassegnazione che avvolge la canzone è figlia di
questa delusione, perchè Sara è stata "la donna di Dylan". Lui sa che la
maggior parte della colpa del naufragio del loro legame è da attribuire
a lui, alle sue stranezze mentali dopo il lavaggio del cervello subito
da Norman Rauben, quando torna a casa e si accorge che qualcosa è in lui
è cambiata, Sara non lo capisce più e anche lui è confuso da questa
nuova svolta che la sua vita ha preso, forse un altro scherzo del
destino. Le allegorie dei gemelli e dell'anello calzano a pennello nel
testo, d' altra parte Dylan sarà sempre maestro delle circonlocuzioni.
In questo caso il destino diventa come un'entità reale e non un concetto
astratto, per aver modo di dare la possibilità al poeta di dare la colpa
a qualcos'altro levandosi il peso dei suoi dubbi dalla coscienza, meglio
personificare il destino e dare a lui la colpa di tutto, quasi una copia
della "Coscienza di Zeno" di Svevo, romazo nel quale l'individuo, Zeno
appunto, si sente come malato e inetto, sempre alla ricerca di qualcosa
che lo possa guarire dal suoi malessere attraverso tentativi a volte che
generano effetti controproducenti. Particolare interessante è la
concezione che Zeno ha di sé confrontandosi con gli altri personaggi del
romanzo: egli sa di avere qualcosa di malato e perciò considera gli
altri "sani", ma proprio perché questi ultimi sanno di esser "normali"
tendono a rimanere cristallizzati nel loro stato, mentre Zeno, inquieto,
si considera un incapace e per questo è disposto al cambiamento e a
sperimentare "nuove forme di esistenza". Sulla base di questa
convinzione egli finisce col ribaltare il rapporto tra sanità e
malattia: l'inettitudine si configura come una condizione aperta,
disponibile ad ogni forma di sviluppo; e di conseguenza la sanità si
riduce ad un difetto, l'immutabilità. Ma la cosa a Dyulan non riesce
fino in fondo, il fallimento di fondo permea la canzone come un fiume in
piena e lascia l'amaro in bocca, d'altro canto non è una canzone
fenomenale per niente, è diventata una canzone "guida" proprio per la
sua struttura e per la sua narrazione atipica. Alla prossima, live long
and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Mercoledì
15
Marzo 2017
Talkin' 10060
- dinve56
Buongiorno Mr. Tambourine,
"chapeau" a te e a Miscio; complimentissimi davvero! Due interventi
ampi, ma comprensibilissimi e attinenti allo sforzo di interpretare il
poeta nel testo oltre che nella musica. Su "Simple Twist Of Fate" non ho
molto da aggiungere, ma, se avete un attimo di pazienza, integro con una
mia osservazione. Geniale l' associazione del pappagallo alla coscienza.
Era da un po' che cercavo di associare un senso a questa figura inedita,
e non mi veniva in mente nulla; l'interpretazione di Miscio è
convincente, così come Mr.Tambourine spiega bene la genesi vitale delle
poesie di Dylan, che non nascono in Accademia, ma immerse nella vita
reale. Il nostro, in "Tarantula", chiama "poeti senza naso" quelli che
non hanno un'autentica ispirazione, ma imitano poesie altrui, facendo,
appunto, accademia e non poesia. Andrò ad ascoltare "Up to me", perchè
ciò che di questa canzone ha detto Miscio la rende degna di attenzione e
mi conferma nell' intuizione che l'armonica sia più densa di
significato, per Dylan, della chitarra. Ho già ricordato il tema della
identità-bocca diversa dall'identità occhio, presente in "Tarantula".
Onde evitare i vostri fulmini (sono prolissa e mi perdo...), vengo alla
mia osservazione su "Simple Twist...". Secondo me l'altra
immagine-chiave della poesia, oltre al pappagallo, è "l'anello" (Io
ancora credo che fosse la mia gemella-twin in inglese, ma ho perduto
l'anello). Se interpretiamo "anello" come oggetto che rappresenta la
promessa di fedeltà che si scambiano gli innamorati, alla domanda "chi è
la donna rimpianta dal poeta" dovremmo dare più risposte, oppure
potremmo accettare la versione di Jacob, fonte autorevole, e dire che il
poeta rimpiange Sara. Se interpretiamo la parola "anello", collegandola
a "twin" che significa, oltre che "gemello/a" anche "metà", la mia
ipotesi è che, qui, l'anello sia da intendere come l'oggetto con cui i
gemelli separati dalla sorte possono riconoscersi a distanza di tempo
dalla separazione. Allora il senso della poesia potrebbe essere che il
destino ci fa incontrare moltre persone, ma abbiamo perduto l'anello,
cioè la possibilità di riconoscere il nostro/a "twin", gemello/a. Su ciò
che ha detto Mr.Tambourine di Dylan verso la fine del suo intervento,
avrei delle osservazioni ma, per oggi può bastare. Non trovo più, sul
sito, le canzoni in ordine alfabetico. Chi traduce "for me" "up to me"?
Lunga vita . Carla.
Prima di tutto la
procedura per trovare i testi: Nella pagina di Maggie's farm, prima
delle News troverai "ARCHIVIO", cliccvaci sopra, fai scorrere un
pochino, nel terzo spazio c'è scritto "TESTI E TRADUZIONI", e nello
stesso spazio alla prima riga trovi "TUTTI I TESTI E LE TRADUZIONI
IN ITALIANO DELLE CANZONI". Cliccaci sopra e ti si aprirà questa pagina:
con tutti i testi
elencati in ordine alfabetico, vai alla lettera U e troverai "Up To Me".
Comunque te le riporto sotto anche a beneficio di altri:
UP TO ME da "Biograph"
TOCCA A ME parole e musica Bob Dylan
traduzione di Leonardo Mazzei
Ogni cosa è andata di male in peggio
I soldi non hanno mai cambiato niente
La morte continua a seguirci e a rintracciarci
Almeno ho sentito il tuo uccello blu cantare
Adesso qualcuno deve mostrare le mani
Il tempo è un nemico
So che sei andata via da tempo
Suppongo tocchi a me.
Se ci ripenso, non avrei mai dovuto farlo
Suppongo di averlo lasciato accadere
Se avessi fatto attenzione a quello che gli altri pensavano
Il cuore dentro di me sarebbe morto
Ero semplicemente troppo testardo per essere governato
Da una pazzia costretta
Qualcuno dovrebbe allungare la mano ed afferrare la stella nascente
Suppongo tocchi a me.
Ora, il sindacato centrale si sta tirando fuori
Le orchidee fioriscono
Mi rimane un'unica maglietta buona
E sa di vecchio
In quattordici mesi ho sorriso solo una volta
E non lo fatto coscientemente
Qualcuno deve trovare le tue orme
Suppongo tocchi a me
Era come una rivelazione
Quando mi tradisti con il tuo tocco
Volevo solo convincermi
che niente era cambiato poi molto
Il vecchio grassoccio con la maschera di ferro
Mi passò la chiave principale
Qualcuno deve aprire il tuo cuore
Lui mi disse che toccava a me
Ora, ti ho visto lentamente scomparire
Giù nella società per ufficiali
Avrei voluto seguirti nella porta
Ma non avevo il biglietto
Così attesi tutta la notte sino allo scoccare del giorno
Sperando che uno di noi riuscisse a liberarsi
Oh, quando l'alba si fece luce sul ponte del fiume
Sapevo che toccava a me
L'unica cosa decente che feci
Quando lavoravo come impiegato postale
Fu di strappare la tua foto dal muro
Vicino alla gabbia nella quale ero solito lavorare
Ero uno stupido o no
A proteggere la tua reale identità
Sembravi un po' scottato, amico
Ho pensato che toccava a me
Incontrai qualcuno faccia a faccia
Mi dovetti togliere il cappello
Lei è tutto quello di cui ho bisogno e che amo
Ma non posso essere scosso da questo
Questo mi spaventa, la tremenda verità
Di quanto la vita possa essere dolce
Ma lei non sta facendo una mossa
E suppongo tocchi a me
Ora abbiamo ascoltato il sermone sulla montagna
E sapevo che era troppo complesso
Non poteva voler dire più
Di quanto possa riflettere il vetro rotto
Quando mordi più di quanto tu possa masticare *
Devi pagare pegno
Qualcuno dovrebbe raccontare la storia
Suppongo tocchi a me
Dupree viene a fare il ruffiano stanotte
Al Thunderbird Café
Crystal vuole parlare con lui
Io devo guardare da qualche altra parte
Ora, semplicemente non posso riposare senza di te, amore
Ho bisogno della tua compagnia
Tu non stai per varcare il confine
E suppongo tocchi a me
C'è un biglietto lasciato nella bottiglia
Puoi darla ad Estelle
Lei è l'unica sulla quale ti chiedevi
Ma non c'è davvero più niente da dire
Entrambi abbiamo sentito delle voci per un po'
Ed ora il resto è storia
Qualcuno deve piangere delle lacrime
Suppongo tocchi a me
Ora andate avanti ragazzi, battete le mani
La vita è una pantomima
Il capobanda dal capoluogo di contea
Dice che non avete così tanto tempo
E la ragazza con me dietro le ombre
Non ha le mie facoltà
Qualcuno di noi deve prendere la sua strada
Suppongo che tocchi a me
E se non ci rincontreremo mai
Baby ricordati di me
Di come la mia solitaria chitarra suonava dolcemente per te
Questa melodia d'altri tempi
E l'armonica sulla mia gola
La suonavo per te senza pretese
Nessun altro potrebbe suonare questo motivo
Sai che toccava a me
* equivale al nostro "fare il passo più
lungo della gamba"
UP TO ME words and music Bob Dylan
Everything went from bad to worse, money never changed a thing
Death kept followin', trackin' us down, at least I heard you bluebird
sing
Now somebody's got to show their hand, time is an enemy,
I know you're long gone,
I guess it must be up to me.
If I'd thought about it I never would've done it, I guess I
would've let it slide
If I'd lived my life by what others were thinkin',the heart
inside me would've died
I was just too stubborn to ever be governed by enforced insanity,
Someone had to reach for the risin' star,
I guess it was up to me.
Oh, the Union Central is pullin' out and the orchids are in bloom,
I've only got me one good shirt left and it smells of stale perfume.
In fourteen months I've only smiled once and I didn't do it consciously,
Somebody's got to find your trail,
I guess it must be up to me.
It was like a revelation when you betrayed me with your touch,
I'd just about convinced myself that nothin' had changed that much.
The old Rounder in the iron mask slipped me the master key,
Somebody had to unlock your heart,
He said it was up to me.
Well, I watched you slowly disappear down into the officers' club,
I would've followed you in the door but I didn't have a ticket stub.
So I waited all night 'til the break of day, hopin' one of us could get
free,
When the dawn came over the river bridge,
I knew it was up to me.
Oh, the only decent thing I did when I worked as a postal clerk
Was to haul your picture down off the wall near the cage
where I used to work.
Was I a fool or not to try to protect your identity?
You looked a little burned out, my friend,
I thought it might be up to me.
Well, I met somebody face to face and I had to remove my hat,
She's everything I need and love but I can't be swayed by that.
It frightens me, the awful truth of how sweet life can be,
But she ain't a-gonna make me move,
I guess it must be up to me.
We heard the Sermon on the Mount and I knew it was too complex,
It didn't amount to anything more than what the broken glass reflects.
When you bite off more than you can chew you pay the penalty,
Somebody's got to tell the tale,
I guess it must be up to me.
Well, Dupree came in pimpin' tonight to the Thunderbird Cafe,
Crystal wanted to talk to him, I had to look the other way.
Well, I just can't rest without you, love, I need your company,
But you ain't a-gonna cross the line,
I guess it must be up to me.
There's a note left in the bottle, you can give it to Estelle,
She's the one you been wond'rin' about, but there's really nothin' much
to tell.
We both heard voices for a while, now the rest is history,
Somebody's got to cry some tears,
I guess it must be up to me.
So go on, boys, and play your hands, life is a pantomime,
The ringleaders from the county seat say you don't have all that much
time.
And the girl with me behind the shades, she ain't my property,
One of us has got to hit the road,
I guess it must be up to me.
And if we never meet again, baby, remember me,
How my lone guitar played sweet for you that old-time melody.
And the harmonica around my neck, I blew it for you, free,
No one else could play that tune,
You know it was up to me.
E’ Jakob che dichiara
che questo disco è la fine del matrimonio dei genitori, ha vissuto quei
tristi e dolorosi tempi in prima persona sulla sua pelle, perchè dunque
bisognerebbe mettere in dubbio la sua parola?
Sara se n'è andata, il matrimonio distrutto, rimangono solo i ricordi.
Per superare il momento drammatico si fa strada nella mente di Bob
l’idea di tornare “on the road” e ritrovarsi immerso e circondato dal
suo pubblico che lo adora ancora, al contrario di Sara che al momento
sembra odiarlo. Questo è un Bob Dylan ferito nell’anima ma combattivo
quanto mai lo era stato prima, così, all’inizio del1974 abbandona il
rifugio isolato di Woodstock e ritorna nella caotica New York per cercar
di sanare i suoi tormenti sentimentali con una medicina infallibile: le
sue canzoni. Questo lo spunto per "Blood on the tracks", l’album che
moltissimi dylaniani considerano il più bello che abbia mai scritto.
Difficile stabilire se sia vero oppure no, però una cosa è sicura:
"Blood on the tracks" è il disco che segna una svolta cruciale nella
carriera di Dylan, il primo passo reale verso la cosidetta maturità
artistica. E’ un ritorno alla forza ed allo spirito dei giorni migliori,
un’elegia dedicata all'amore e ai suoi fallimenti, una “rima nuova”
poetica e struggente dedicata alla donna.
Anche se Dylan ha smentito in svariate occasioni che l’anima del disco
sia stata la separazione da Sara, queste canzoni non sarebbero mai
uscite dalla penna dylaniana senza l’abbandono di Sara Lownds, colei che
per alcuni anni gli aveva dato la serenità familiare e quattro figli,
Jesse Byron, Anna Lea, Samuel Isaac Abraham e Jakob Luke, inoltre Dylan
adottò anche Maria Lownds (che cambierà cognoe in Dylan) la figlia che
Sara aveva avuto dal primo marito.
L’album ebbe una gestazione travagliata prima di trovare la veste giusta
per essere pubblicato. Le prime sessioni vedevano il vecchio chitarrista
di Dylan Mike Bloomfield ed erano decisamente di sapore già sentito,
suoni elettrici che non si adattavamo all’anima di Dylan, così la cosa
fu abbandonata per una svolta verso un suono povero e quasi solo
acustico, con l’aggiunta di qualche parte di basso, organo e steel
guitar a secondo delle necessità. Dopo la prima infarinata Newyorkere e
la successiva in Minnesota, Dylan sembra finalmente aver trovato ciò che
voleva.
I brani di "Blood on the tracks" sono semplici, impostati su pochi
accordi, quasi dovessero raccontare una storia unica invece delle solite
tante e diverse. Nei solchi di Blood c’è l’aria della New York anni ‘70,
dove stavano nascendo i primi germi della rivoluzione punk. "Blood On
The Tracks" è intriso di malinconia, spesso quasi campestre e bucolica.
La grandezza dell’album è proprio nella sua apparente "nudità"
strumentale, che fa quasi rabbia in contrasto all’opulenza lirica dei
testi, di certo tra i migliori mai scritti da Dylan. L’iniziale "Tangled
up in blue", uno dei pezzi di Bob più eseguiti dal vivo è tra i migliori
dell'intero songbook dylaniano, le canzoni sono “strongs and trues” come
non accadeva più ormai dai tempi di "Highway 61" e "Blonde on blonde". È
proprio Tangled Up In Blue, con le sue strumming rabbiose di chitarra
acustica e il testo che sembra un fiume in piena ad aprire il nuovo
cammino: un uomo e una donna ormai lontani che ricordano e ripensano a
quello che è stato il loro passato, ricordando "la rivoluzione
nell'aria" e gli scritti di "un poeta italiano del tredicesimo secolo"
(Dante? non è certo ma possibile, o forse Cavalcanti che raggiungerà
l’apice della concezione dell’amore come forza devastante: la donna
portatrice della salvezza, ma che strazia e dilania l’animo del poeta
che non riesce a sopportarlo, o forse Petrarca che dice « Voi
ch’ascoltate in rime sparse il suono / di quei sospiri ond’io nudriva ’l
core / in sul mio primo giovenile errore / quand’era in parte altr’uom
da quel ch’i’ sono... ») Non sapremo mai a chi si riferisse Dylan in
quella strofa. In “Blood” c’è il nuovo che si lascia il passato ed il
vecchio alle spalle, c’è la rabbia e la tristezza, la malinconia ed il
rimpianto al posto del tagliente sarcasmo e quelle frasi surreali che
caratterizzavano le prime liriche giovanili. In questo disco ogni brano
è un gioiello “solitario”, impregnato di poesia amorosa, quasi
stilnovista appunto. Così la quasi sussurrata "Simple twist of fate" e
l’arpeggio di "You're a big girl now" proseguono sulla nuova strada.
Però questo momentaneo idillio, quasi la quiete prima della tempesta, è
spazzato via dalla rabbia di "Idiot wind", la protesta dell’eccellenza,
che sembra voler scardinare le riflessioni sull'incomunicabilità tra
uomo e donna, quasi fosse influenzata dal recente “pasticcio” di Nixon.
A rimettere le cose sul tranquillo ci pensa "You're gonna make me
lonesome when you go", un brano che riporta allo spirito giovanile di
Dylan nel quale il poeta si confessa: "Relationships have all been bad,
mine’ve been like Verlaine’s and Rimbaud". Non era mai successo che i
due maledetti francesi venissero citati così esplicitamente in un suo
testo. "Lily, Rosemary and the Jack of Hearts" è una lunghissima,
sarebbe stata migliore se fosse stata più corta, favola dal sapore
western, che introduce l’ascoltatore ad uno dei momenti migliori del
disco: "If you see her, say hello", una canzone gioiello, amore di
cristallina bellezza, un testo semplice con una forza poetica
dirompente. Dylan sembra veramente cambiato: i suoi lamenti, la sua
disperazione, il triste e doloroso distacco dalla donna amata non ha più
il sapore sarcastico di un tempo, è impregnato di una rassegnazione mai
riscontrata in Dylan.
Ad un certo punto la tanto aspettata Beatrice dantesca, la donna in
grado di mettere fine ai tormenti del menestrello, sembra finalmente
apparire. "I came in from the wilderness a creature void of form, `Come
in´ she said `I'll give you shelter from the storm´. "Shelter from the
storm" è, senza ombra di dubbio, uno dei momenti più alti della poesia
dylaniana, un capolavoro che e rappresenta insieme a "Tangled up in
blue" il picco emotivo del’uomo.
Quando i solchi saranno finiti, dopo tormenti e sofferenze si sente la
necessità della purificazione, serve un terribile temporale per lavarsi
via i peccati di dosso. E come in ogni disco “must”, il canto finale non
può che essere all'altezza: "Buckets of rain", con il suo fingerpicking
allegro e scanzonato e le sue piccole immagini bucoliche che sgorgano
dalla mente di Dylan che ci lancia un piccolo monito: "Life is sad, ife
is a bust, all ya can do is do what you must, you do what you must do
and ya do it well". L'unica cosa da fare, dunque, è fare il nostro
dovere, a patto di farlo come si deve. Con "Blood on the tracks" Bob ha
scoperto che la via che porta al futuro è questa: continuare a cantare e
fare grandi dischi. Da allora cambierà ancora diverse pelli, sempre
diverso da com’era da come sarà. Bob è stato profondamente ferito, la
gioventù è svanita di colpo e lui si ente po' invecchiato, ma è di nuovo
sulla strada, e per lui questa è l’unica cosa che conterà sempre. Live
long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Martedì
14
Marzo 2017
Talkin' 10059
- paulclayton
Erud.mo
Tamburino,
Who’s Gonna Buy Your Ribbons (When I’m Gone) è tratta da un traditional
che faceva parte dello smisurato repertorio di Paul Clayton,
etnomusicologo, ricercatore sul campo e interprete che nei suoi
bellissimi dischi tematici di brani tradizionali registrati nella
seconda metà degli anni ’50 per Stinson, Folkways, Riverside, Tradition
ed Elektra ha raggiunto, in un arcobaleno di stili interpretativi che
partendo dalle field recordings di Alan Lomax finiva col Kingston Trio,
il perfetto difficilissimo equilibrio fra rigore filologico e
musicalità.
Dylan a sua volta ci ha ricavato Don’t Think Twice It’s All Right,
questo risulta piuttosto evidente, ma non credo si possa rimproverargli
di essersela accreditata. Who’s Gonna Buy risulta registrata a nome di
Paul Clayton, ma Paul Clayton non era un compositore, era un
instancabile e raffinato collettore, al massimo rielaborava qualcosa,
come faceva John Jacon Niles, come fece spesso anche Robert Burns. Anche
se la fonte o l’arrangiamento di una determinata versione di un
traditional costituivano in qualche modo qualcosa di esclusivo, la
paternità che un cantante tradizionale poteva vantarne era più che altro
morale, dato che questo tipo di repertorio è di pubblico dominio. Un
caso simile era già successo con Gotta Travel On, un brano folk tratto
da un refrain di Paul Clayton (Done Laid Around) e portato al successo
dai Weavers e da Billy Grammer; in questo caso però Paul Clayton fu
citato come coautore e questo probabilmente gli permise di pagarsi
qualche affitto.
Mette una gran malinconia questo pezzo. Non è tanto la tristezza della
canzone e del canto; e nemmeno il doloroso contrasto fra fallimento
personale e successo commerciale evidenziato dalla vicenda del presunto
plagio da parte di Dylan, questione trattata per altro con grande
signorilità da Mr. Clayton; a intristire è soprattutto questa esecuzione
edulcorata (purtroppo l’unica esistente), così estranea alla sensibilità
musicale essenziale del vero Paul Clayton. Si tratta di una forzatura
stilistica che Paul Clayton fece a sé stesso, nel triste e vano
tentativo di un successo commerciale che il contratto con la più
commerciale Monument Records, un’etichetta specializzata in robaccia
country, avrebbe potuto garantirgli. Fu l’atto finale della sua
carriera. Paul Clayton non era un treno merci lanciato a tutta forza
come Ewan MacColl e Peggy Seeger, sopravvissuti alla crisi del folk del
1965 e arrivati incolumi e puri fino ai giorni nostri. Non era nemmeno
un cialtrone come Ramblin’ Jack Elliott, così nel 1967 il timido e dolce
Paul Clayton, oppresso da un’omosessualità sofferta e da un animo troppo
gentile, decise di togliere il disturbo, lasciando scivolare una
stufetta elettrica nella vasca da bagno. (Forse nella vita bisognerebbe
imparare dal Cavaliere Nero).
Dieci anni fa chiesi dei chiarimenti sulla triste parabola di Paul
Clayton a John Cohen, il chitarrista dei New Lost City Ramblers, in
Italia per un’esposizione delle sue belle foto di Bob Dylan scattate nel
1962.
Stupito per quella domanda totalmente inaspettata e forse anche un po’
infastidito, mi raccontò succintamente di droghe e depressione in un
circolo vizioso che lo condusse alla pazzia.
C’era chi sosteneva che It’s All Over Now, Baby Blue si riferisse a Paul
Clayton e ai suoi occhi azzurri. Personalmente lo ritengo poco
plausibile, ma il solo fatto che qualcuno nel giro dei folksingers del
Greenwich Village abbia accostato questo doloroso addio alla figura di
Paul Clayton la dice lunga sulla tristezza delle sue umane vicende.
Ma non è possibile ricordare degnamente
Paul Clayton senza ascoltare almeno un paio di sue esecuzioni
memorabili. Qui sotto una bella storia di mare che qualcuno riconoscerà,
registrata nel 1956 per la Tradition:
E poi, per i più coatti come Miscio, la divertente Nine Inch Will Please
a Lady, una pornocanzone del 1700 registrata per Elektra nel 1958
Ma l’omaggio più bello che è stato tributato a questo piccolo eroe della
tradizione sono le pagine piene di stima e affetto che alla fine Dylan
gli ha dedicato su Chronicles. Pablo stravedeva per Bobby.
E se, a cinquant’anni anni dalla morte, il suo fantasma, che ancora
canta vecchie ballate da qualche giradischi polveroso, potrà sentire
tutto il rimpianto e la nostalgia che in tanti ancora proviamo, potrà
forse avere un po' di quel conforto che gli è mancato in vita.
Cari saluti, Tuo Eglamore
PS Dimenticavo! Alle migliaia di lettori di Maggie’s Farm che ora
vorranno comperarsi i dischi di Paul Clayton, consiglio l’album
dell’Elektra con le canzoni licenziose di Robert Burns e soprattutto
quello della Folkways dedicato alle Child Ballads (le canzoni che nel
Medio Evo venivano cantate ai bambini per terrorizzarli).
Che mattacchioni questi folksingers!
Ciao Eglamore, scusami
se la settimana scorsa ho fatto finta di non riconoscere e non sapere
chi era Paul Clayton, ma avevo immaginato che così facendo tu avresti
raccontato la storia di Paul anche a beneficio di tutti gli amici
lettori. Ti ringrazio di cuore, alla prossima, Live long and propser,
Mr.Tambourine, :o)
Caro Mr. Tambourine,
chiedo scusa se ho travisato le tue parole. Del resto come diceva
Umberto Eco per spiegare l'importanza dell'intertestualità, solo i Puffi
non equivocano le intenzioni che ci sono dietro le parole, e intuiscono
subito cosa voglia dire "nel mezzo del cammin di nostra puffa", anche
senza aver letto Dante. Beati loro, a noi umani non succede. Per il
resto, spero che la spada di Eglamore sia clemente.
ciao, Miscio.
Figurati Miscio, non è
la prima e non sarà l' ultima volta che le parole scritte non riescono
ad esprimere il tono ed il messaggio loro affidato, l'importante alla
fine è capirsi! Non credo che Eglamore sia stato molto clemente, ti ha
definito "coatto", ma sono certo che era ironico e non offensivo.
Eglamore è strano, se dovessi catalogarlo in qualche specie non saprei
dove piazzarlo, che sia un extraterrestre? Live long and propser,
Mr.Tambourine, .O)
Buongiorno Mr. Tambourine,
interessantissime le notizie sugli "immigrati interni" dell'America che
lasciavano la terra della polvere verso quella del latte e del miele, di
cui si sa molto poco se non nulla e, ancor più interessante la vicenda
del prete spretato che difende questa umanità derelitta e sfruttata
oltre ogni immaginazione.L'America è davvero l'altra faccia del vecchio
mondo da cui proviene e, nel momento in cui ha cercato vie nuove di
emancipazione e riscatto, ha elaborato una cultura che rieccheggia
un'infinità di temi propri del vecchio mondo. Steinbeck è uno scrittore
che merita di essere letto e riletto proprio per questi motivi. Anche le
canzoni di Dylan rieccheggiano molta letteratura americana. Bisogna
cercare e trovare, a partire dalle citazioni letterarie di "Tarantula",
che rinviano a canzoni già scritte o che anticipano immagini e temi di
canzoni future rispetto al libro. Prima di avventurarmi nella mia "
interpretazione" di "simple twist of fate" che tu ritieni ispirata dalla
crisi matrimoniale con Sara, accogliendo la tesi di Jacob, vorrei sapere
che cosa pensi del mistero che avvolge questa donna di cui si dice che
abbia ispirato l'unica canzone mai cantata in pubblico da Dylan, cioè
"sed eyed lady of the lowlands". Anche "Sara" sembra dedicata- presumo
dal titolo- a lei, e qui l'Autore la chiama " bella signora",
diversamente dal "baby" rivolto ad altre figure femminili di canzoni
come "I Want you" o "Emotionally .Yours" (ho sempre timore di scrivere
erroneamente le parole, tanto sono sicura che sai a quale brano mi
riferisco). Grazie. Alla prossima. Lunga vita. Carla.
Cara Carla, credo e sono
fermamente convinto che Sara sia "l'unica" donna che Dylan abbia davvero
amato, col cuore e con la mente e non solo col corpo come ha fatto con
le tante altre avventure che gli sono state attribuite. Dylan è noto per
essere sempre stato uno a cui piaceva mettere le mani sotto le gonne di
quelle che gli capitavano a tiro. Susan Ross che è stata con lui per
circa 12 anni ha detto che Bob dovrebbe almeno avere dieci figli, e non
c'è nessun motivo per non crederle. Comunque, gossip a parte, Sara è
stata la "DONNA" di Dylan e dopo il divorzio è sparita nell'ombra,
nessuno sa dove viva, se si sia rifatta una vita o altre notizie che
potrebbero senz'altro interessare tutti i fans di Bob. Dopo il divorzio
si è ritirata silenziosamente nell'ombra, naturalmente con un
appannaggio migliore di quello della Regina d'Inghilterra, ma non ha più
dato adito a niente. E' come il fantasma del castello, tutti sanno che
c'è, tutti lo nominano e nessuno lo vede più. Fra pochi mesi compirà 78
anni, e purtroppo non ci sono in Internet fotografie attuali per levarci
la curiosità del suo attuale aspetto. Ma la Sad Eyed Lady Of The
Lowlands, con "LOWlaNDS" che probabilmente è una mascheratura per
"Lownds", nome che Sara adottò dopo il divorzio dal primo marito, sarà
sempre ricordata come l'unica vera moglie di Bob, le altre donne contano
meno del due di picche a briscola. Detto questo sai che ho altre due tue
mail da pubblicare, quindi sappi che devi aspettare un pochino, a volte
ci sono altri argomenti e per esperienza so che postarli tutti crea
disagio e confusione, continua pure a scriverte ma sappi che metto in
coda fin quando non andrò a pari! Live long and propser, Mr.Tambourine,
:o)
Lunedì 13
Marzo 2017
Pubblicato il terzo singolo da
"Triplicate"
Bob Dylan - Stardust (Carmichael/Parish)
Stardust (in italiano: Polvere di Stelle) è
un popolare brano musicale statunitense composto nel 1927 da Hoagy
Carmichael con il testo aggiunto nel 1929 da Mitchell Parish. La prima
incisione fu realizzata a Richmond nell'Indiana dallo stesso Carmichael
con la sua orchestra.
Caro Mr.Tambourine,
chiariamo alcune cose, perché non penso proprio di aver meritato la tua
sfuriata. Innanzitutto sono intervenuto unicamente perchè sollecitato da
te, da Sir Eglamore e da dinve56. Come avrai forse notato Sir Eglamore
usa il termine "erudito" come sinonimo di coglione, e quindi era il
minimo che cercassi di prenderlo un po' in giro, dato che non mi ci vedo
nè come erudito, nè, forse sopravvalutandomi, come completamente
coglione. La prima parte del mio intervento era di conseguenza ironica,
la barzelletta di Proietti è raccontata dalla parte del coatto e non dal
punto di vista di chi si sente superiore. La vignetta di Barsotti poi,
nelle mie intenzioni, voleva essere una frecciatina a chi si mette sulle
tracce della Verità al seguito di santoni come Zolla, ma anche verso me
stesso, che spesso e volentieri nei miei proclami sbaglio l'ortografia o
le traduzioni. E come noterai i due pellegrini commentano che se alla
verità c'è arrivato il coglione che lascia i cartelli, ci possono
arrivare anche loro. Ora, finché si scherza o finchè si esprimono pareri
sulla materia dylaniana, è un conto, mentre è diverso essere attaccati
non sullo specifico di quel che si dice, ma su un presunto delirio
narcisistico, e paragonati a un retore vuoto e a uno sprezzante
aristocratico come il Marchese del Grillo. Non penso tu possa ricordare
un mio solo intervento che non sia motivato da un preciso contenuto
dylaniano o che abbia affrontato problematiche più generali, senza
partire da esso. Se questo è vaniloquio narcisistico ne prenderò atto.
Per quanto riguarda la seconda parte, il problema è che, a volte,
argomenti complicati non si riesce a esprimerli in forma semplice, o
magari sufficientemente chiara, o almeno non ci riesco io. Ammetto che
le "strutture oggettivate di significato" possano richiamare alla
memoria gli "otri pieni di vento" con cui Galileo apostrofava i filosofi
del suo tempo, ma tentare di parlare della relazione che intercorre tra
la nostra storia collettiva e la nostra storia individuale, non è per
niente agevole. Cambia la frase incriminata con "senso comune" o
"simbolico", o "intertestualità" o "immaginario collettivo": in parte
possono essere sovrapponibili a quella e in parte no, ma nel loro
insieme indicano che c'è un senso del mondo che abbiamo creato noi
collettivamente, ma che poi si "oggettiva", vale a dire che diventa
completamente indipendente, almeno in apparenza, dalle nostre singole
vite e le determina. Dal matrimonio allo spread, dall'etica del lavoro
alla razza, dalla legittima difesa alla dignità, dal selfie al Natale,
c'è tutto un calderone di simboli e riferimenti che in parte rappresenta
il nostro rapporto necessario col mondo,e dall'altra ci cala dentro
un'armatura e ci fa viaggiare su binari predeterminati. Siamo noi che li
abbiamo inventati ma ci governano. Per evitarlo, dovremmo tornare al
momento in cui ancora non erano certi, in cui si era di fronte ad un
campo di possibilità, come Ulisse nel suo viaggio. Privare la vita
quotidiana della sua "epica" significa togliere ad ognuno di noi il
potere di creare, di inventare le leggi delle nostre relazioni, di
essere protagonisti del significato del mondo. Significa far pensare
alla gente che le regole della comunità non sono "politiche" e quindi
discutibili in un consesso concreto, ma naturali e quindi immutabili, e
che l'esistenza del singolo individuo sia in fondo miserabile ed
inutile. Ma coloro che hanno sputato sangue per regalarci un futuro
migliore non l'hanno fatto perché pensavano di destinarci a un calvario,
una strada segnata, una lotta tra individualismi proprietari governata
dalla selezione naturale. L'hanno fatto perché intuivano "quanto bella
possa essere la vita", ricca di creatività e relazioni umane, di
amicizia, amore, rispetto, fraternità e bellezza. E di delusioni, certo,
ma anche di ricostruzioni. E perchè nei loro confronti non ci sentissimo
tanto eredi di padri e madri, ma di uomini e donne liberi nel
significato più vero del termine. E l'essere liberi non comporta forse
"conquiste meravigliose e perdite irrimediabili" e la capacità di
immaginare scenari, linee di fuga, vie d'uscita, "come il coniglio che
il prestigiatore tira fuori dal cappello"? Io non credo che, alla fine,
stiamo dicendo cose tanto diverse, e quello che riconosci a Sir Eglamore
lo avresti potuto riconoscere a Dylan, che "narra cose strane riuscendo
a farti credere che sono vere". Entrambi gli artisti hanno la capacità
di destabilizzare la nostra percezione del mondo, facendoci fare i
capitomboli di Alice. La differenza tra Dylan e tutti gli altri è che,
mentre per gli altri si è rimasti sul terreno dell'enunciato astratto,
nel suo caso le storie sono entrate nelle teste della gente,
nell'immaginario collettivo, e sono diventate una forza materiale.
Non so se tu abbia travisato ciò che volevo dire, ma se pensi ancora che
si tratti solo del mio vuoto narcisismo a caccia di chissà quale gloria,
o se ritieni che l'umorismo lo possano usare solo gli altri, basta
dirlo, continuerò a seguire con interesse Maggiesfarm, evitando
semplicemente di intervenire.
Ciao, Miscio.
Caro Miscio, questo è
il classico caso nel quale le parole non riescono a comunicare il senso
di ciò che dicono. Avrai notato che ho iniziato la mia risposta con:
"Caro Miscio, ho l' impressione che le piattole le abbiamo già prese
molto tempo fa", volevo dire che consideravo te, me stesso ed Eglamore
simpaticamente a bordo della stessa barca. Era soltanto la constatazione
che ogni tanto ci lasciamo traspostare dalle parole e perdiamo quella
semplicità che dovrebbe essere il notro modus scribendi usuale. Per
esperienza so che gli amici che seguono me, te, Eglamore, Carla-dinve56
e tutti coloro che gentilmente mandano alla Fattoria i loro pareri, lo
fanno perchè la visita al sito è un momento di relax, un piccolo momento
quotidiano dove si esce dal mondo reale e si entra in quello incredibile
di Dylan per trovare pareri ed opinioni che ci confortino, ci
rassicurino, che confermino la giustezza delle nostre opinioni, e cento
altri motivi che potremmo elencare ma che tralascio perchè il concetto è
abbastanza chiaro. Il mio voleva essere un invito a tutti noi tre di
cercare di essere più "easy" a beneficio di tutti gli altri. La mia non
voleva essere assolutamente una sfuriata contro di te, non ne sarebbe
nemmeno il caso, tu sei una persona, a mio parere, gentile e sensibile e
quindi non meritevole di una reprimenda da parte di nessuno. Mi hai
commosso molto tempo fa quando mi dicesti che non ti firmavi Maurizio ma
avevi scelto Miscio perchè è così che tu chiama il tuo nipotino, è una
cosa bellissima che ti fa onore e merita tutte le lodi possibili. Mi
spiace davvero che le parole a volte non siano in grado di accompagnare
anche l'intenzione, e mi spiace sinceramente che tu possa avere avuto
questa impressione!
Non credo che Eglamore
mi abbia voluto dare del coglione chiamandomi Erud.mo Mr.Tamburino,
penso piuttosto che sia una forma ironica o sarcastica, forse un pò
canzonatoria anche, ma che ci stà in uno scambio di opinioni senza che
questo possa offendere. Mi piace come si muove Eglamore, ed avrai capito
certamente che la storia che ho raccontato nella mia risposta alla tua
mail di quel mio amico che aveva fatto la cazzata di non comperare
Blowin' per 10 dollari era completamente inventata, una storia alla
"Eglamore". Ho usato anche il famoso prologo di Pdor di Aldo Giovanni e
Giacomo per far capire il tono scherzoso di quello che poteva sembrare
un rimprovero invece di un invito. Giustamente, come tu dici, noi
abbiamo inventato quelle regole che poi dobbiamo anche rispettare, senza
uscire dai binari per restare in rapporto col mondo, altrimenti potremmo
correre il rischio di venire inghiottiti dal simbolico mare della
conoscenza come lo fu per Ulisse. Dante sapeva la storia dell'Odissea di
Ulisse sebbene probabilmentre non l'aveva mai letta in greco, ma la
conosceva da varie fonti latine (in primis le Metamorfosi di Ovidio e
l'Odusia di Livio Andronico) e da vari romanzi medievali: in questa
tradizione, e in autori come Cicerone, Seneca e Orazio, Ulisse era
indicato quale esempio di uomo dominato dall'ardore della conoscenza.
Dante sapeva che Omero aveva fatto tornare ad Itaca Ulisse, ma a partire
da questi spunti e dalla narrazione di Ovidio, Dante inventa quasi
completamente la storia dell'ultimo viaggio di Ulisse, motivato
dall'amore per la conoscenza, amore che Dante condivideva e sicuramente
non disapprovava, anticipando forse il suo destino di non essere mai
riconosciuto in vita come meritava e desiderava, ma che anche per lui il
mare si era sopra di lui richiuso come lo fu per Ulisse ed i suoi
compagni, che avevano voluto, come lo stesso Dante, sfidare le leggi
divine della conoscenza ed oltrepassare i limiti posti da Dio, facendo
diventare in questo modo il suo desiderio negativo, peccato da punire,
tanto più che egli coinvolge in questo male i suoi compagni superando le
Colonne d'Ercole poste «a ciò che l'uom più oltre non si metta»,
infrangendo il divieto divino e venendo così da Dio sconfitto e punito,
«com'altrui piacque» come recitano le ultime parole del canto. E'
verissimo quanto da te detto che essere liberi comporta forse "conquiste
meravigliose e perdite irrimediabili", ma a queste perdite può supplire
la fantasia a ridare all'uomo il senso del domani e della speranza. Non
ho travisato quello che volevi dire, forse non sono stato capace di
risponderti nel modo giusto e spero che tu abbandoni immediatamente la
sciagurata idea di seguire Maggie's farm evitando di intervenire. Spero
di essermi chiarito e che tu possa, oltre che aver compreso il mio dire,
aver anche accettato le mie scuse, alla prossima dunque, live long and
prosper, Mr.Tamborine, :o)
TYVM (thank you very
much) Marina. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Sabato 11
Marzo 2017
Talkin' 10054
- miscio.tux
Oggetto: Simple Twist Of Erudite
Caro Mr.Tambourine,
questa questione dell'erudito si attacca come le piattole, e pensare al
nobiluomo che se la ride sotto i baffi mi fa girare gli zebedei che
paion turbine. Quindi siete tutti avvisati:
( https://www.youtube.com/watch?v=gFM6Sk1Zozc ). E se volete ancora la
verità eccola, vi ho lasciato i cartelli.
Ti ricordi Sir Eglamore? E' una cartolina che ho conservato dai tempi di
Tangeri, quando insieme a Ellemire, nostro Vate, consumavamo un torbido
triangolo amoroso, che di certo ora negherai. Rammento, di lui, quelle
parole che ci cambiarono la vita:
"Nell'ordine Karmapa tibetano si offre una deliziosa
prescrizione: quando si è accidiosi, raffigurarsi un fagiolino bianco in
mezzo alla fronte; quando agitati, uno nero sul coccige; concentrarsi su
di essi."
E le sue visioni, quando l'emanazione di Philippus Aureolus Theophrastus
Bombastus von Hohenheim gli dettava le ricette di MasterChef:
"Col primo grado del fuoco, il bagnomaria, vanno trattati erbe, fiori e
semi; col secondo, la distillazione nelle ceneri, le foglie e i frutti;
col terzo..."
Tuttavia, nonostante le svariate prescrizioni del Maestro sul bagnomaria
e la bechamelle, tu Sir Eglamore, sei sempre rimasto un pessimo cuoco;
ricordo che scendevi in cucina di notte in mutande e cannottiera
traforata, facendo impazzire la majonese. Poi negavi, sostenendo che era
colpa del 68. Zolla ne ebbe abbastanza e si dileguò, lasciandoci nella
disperazione: non avremmo mai più saputo se nella mostarda ci volesse la
senape. Privi di una guida, anche per noi due la separazione fu
inevitabile, nonostante la forte attrazione erotica. Per parecchi anni
di te non seppi più nulla, finchè mi giunse notizia che Dylan di ritorno
da un tour ti aveva sorpreso ubriaco sui divani della villa a Malibu,
tra bottiglie e principesse di strada, e da allora ti chiama Two Time
Slim. Più di recente mi hanno riferito che abiti vicino a Paul Clayton,
un tipo che fa le ronde con la mazza da baseball, per tentare di
beccarti e farti pagare le bollette che hai scroccato. Clayton mi ha
confidato che dispera di incastrarti, dice che non si vede anima, ed è
arrivato a pensare che tu abbia scavato gallerie sotterranee come i
narcos. Mi racconta che la sola persona che si vede circolare da quelle
parti è uno strano uomo di colore, dai lineamenti caucasici, che una
volta lo ha preso a male parole, perchè pretendeva di essere chiamato
negro e non nero.
Ma sto divagando, dovrei parlare di "Simple Twist of Fate”. Qualcuno
pensa che sia possibile? Se ne son sentite di tutti i colori. “E' un
breve incontro con una prostituta”, dice uno. Dev'essere il genere di
eruditi convinti che le affinità elettive si incontrino sui viali, dato
che Dylan la crede sua “gemella”. (I still believe she was my twin, but
I lost the ring.) Ma no, dice l'altro, è il rimpianto della moglie, non
vedi che ha perso l'anello, il tipico simbolo di legame coniugale? Già,
infatti, “Registrai persino un intero album basato sui racconti di
Cechov. I critici pensarono che fosse autobiografico, tanto
meglio.”(Cronache p.112) Bene, eccola lì, allora si è tradito: c'è pure
il pappagallo parlante,(“Lui ascolta il ticchettio degli orologi e
cammina con un pappagallo parlante” ), quello del giudice istruttore di
“Dramma di Caccia”. Il pappagallo di Cechov ripete: “Il marito ha ucciso
la moglie”, ma in effetti, anche se il povero marito della povera Olga
finirà in galera, l'assassino è il giudice. Poi nelle varianti di Simple
Twist of Fate, il pappagallo sparisce: certo, dice l'erudito, Dylan lo
accoppa, come fa il suo proprietario nella novella, in uno scatto di
rabbia. Cosa rappresenta il volatile, allora, la voce della coscienza? E
Dylan con chi si identifica, col depravato protagonista frequentatore di
orge? E chi avrebbe metaforicamente ucciso, Sara, la Baez, o la Rotolo
con cui, lo dice Clinton Heylin, in quel periodo tentò un
riavvicinamento? Di certo ha ucciso il pappagallo, in molte esecuzioni
dal vivo. L'impressione è che un approccio decifrativo non abbia alcun
senso, ci si trova di fronte a distillati di sentimenti, luoghi
trasfigurati, tempi che si sovrappongono. Tutto “Blood on the Tracks” è
così, e che dietro ci sia veramente Cechov o meno, poco importa. Cechov
per i suoi tempi diceva “pane al pane”,e può darsi che l'interesse di
Dylan sia quello verso un certo tipo di oggettività. Si prenda quella
frase di “Up to Me”: “Lo Union Central sta partendo e le orchidee sono
in fiore”. Non esiste nessuna “Union Central”, ma sono esistite la Union
Pacific e la Central Pacific, le compagnie che misero in pratica il
Pacific Railway Act che prevedeva la costruzione della prima ferrovia
transcontinentale.La Storia quindi. Dall'altra parte ci sono “le
orchidee in fiore”, un profumo, un momento, la “sensuosità”
dell'individuo. Come si collegano le due cose? Solo il sangue
dell'esperienza individuale può dar vita ai solchi della Storia, e
d'altra parte, quest'ultima sembra sostanzialmente indifferente alle
tribolazioni dei singoli. O almeno così appare quando il nostro rapporto
col mondo è quello con una fattualità esterna alienata,distante,
meccanica. Ma questo mondo è pur sempre l'oggettivazione di strutture
umane di significato e riportarle ad un senso individuale vuol dire
rimetterle in discussione, retrodatarle al momento di formazione, in cui
legavano ancora il soggetto all'esperienza,prima di oggettivarsi, ed
assumere la forma ermetica che condanna il soggetto alla solitudine. In
un certo senso il poeta ricostruisce un'epica del quotidiano,in cui i
valori sono rimessi in circolazione da un'esperienza sensuale e
sperimentale del mondo, perchè le leggi Storia prima di diventare macine
oggettive, prima di essere ”leggi”, devono essere relazioni tra i
singoli e le loro esistenze. L'ultima strofa di “Up to Me” canta:
E se non ci rincontreremo mai
Baby ricordati di me
Di come la mia solitaria chitarra suonava dolcemente per te
Questa melodia d'altri tempi
E l'armonica sulla mia gola
La suonavo per te senza pretese
Nessun altro potrebbe suonare questo motivo
Sai che toccava a me
Certo, nessuno poteva prendere le melodie d'altri tempi e suonarle come
Dylan, ma a me non sembra sia solo questo il punto. Il Dylan che dice
“Up to Me” non lo dice in quanto “Dylan il Grande”, come il genio che ha
accesso esclusivo alle Muse. Lo dice in quanto piccolo ebreo, come tutti
noi, e questo “Up to Me” è un “tocca a noi”, ad ogni singolo che deve
soffiare nell'armonica della propria vita. Nessun altro può suonarla per
noi, che per quanto piccoli siamo esseri unici, la cui vita attraversa
eventi irripetibili.( “Mi spaventa la tremenda verità di quanto bella
possa essere la vita”.) In un certo modo anche “Simple Twist of Fate”
compie lo stesso lavoro. Il testo ha il compito di far saltare
continuamente le “strutture oggettivate di significato” e creare
immagini generiche, frammenti a cui la voce (che è la cosa sublime del
Dylan di quel periodo) dà la vera unità del sentimento. Per questo la
canzone è solo apparentemente fatalista, almeno ad uno sguardo
esteriore, mentre all'interno è una miriade di possibilità, di ipotesi e
linee di fuga. I particolari non contano, quelli che danno un senso alla
storia ce li possiamo mettere noi, che ascoltiamo. Ciò che importa, e
che è quello che la canzone veramente dice, è che, per rubare le parole
ad un altro poeta di casa nostra, “l'uomo è grande, l'uomo è vivo,
l'uomo non è guerra” (da "Stranamore" di
Roberto Vecchioni), contrariamente a quanto sostengono i generali. E
quindi che, immaginare la propria storia individuale in maniera conforme
alla dignità che ci compete, in quanto esseri umani, è il primo passo
per tentare di ridisegnare una Storia collettiva che non sia pura
alienazione.
Si potrebbe andare avanti e parlare di un'infinità di cose, le canzoni
di Dylan sono ineasuribili,e questo è più importante del fatto che le
mie interpretazioni o quelle di altri siano più o meno farneticanti.
Nelle canzoni ci troviamo tutti un po' di carburante, persino Sir
Eglamore sarebbe più triste se non si svegliasse al mattino con la sua
razione di Positively 4th Street da inghiottire con lo yogurth.
Ciao, Miscio.
Caro Miscio, ho l'
impressione che le piattole le abbiamo già prese molto tempo fa, a mio
avviso bisognerebbe fare qualche passo indietro e magari lasciare più
spazio alla fantasia e meno alla retorica, è assurdo travestirci da
Marco Fabio Quintiliano, esibire una smodata "ars oratoria" magari
sperando che Vespasiano ci attribuisca un appannaggio imperiale di
100.000 sesterzi per arringare il popolo e convincerlo che gli
intelligenti ed i potenti hanno sempre ragione, come nella famosa scena
del "Marchese del Grillo" dove Onofrio/Sordi dice. "Io sò io e voi non
siete un cazzo!". Si rischia di perdersi in sterili soliloqui
impossibili da seguire e comprendere, quando si sparano filotti di
parole aggrovigliati di concetti di solito non si capisce più niente, e
non è un semplice scherzo del destino, è solamente la reiterazione di un
nostro errore. E' inutile interpretare la parte di Pdor se nessuno ci
capisce più (Chi osa interrompere il sonno di Pdor, figlio di Kmer,
della tribù di Ishtar, della terra desolata dei Kfnir, uno degli ultimi
sette saggi: Pfulur, Galér, Astaparigna, Sùsar, Param, Fusus e Tarìm,
eh? Colui il quale puo leggere nel presente nel passato e anche nel
congiuntivo! Colui che era colui che è! E' colui che sempre sarà!!!
Ciucia chi e ciucia là!!! Eh? Pdor, colui il quale ha inseguito e
sconfitto i demoni Sem, che ora vagano per il mondo, domandandosi: «ma
nü, chi sëm? Ricordati che sei al cospetto di Pdor, colui il quale è
sceso nelle sacre acque del lago Pfsignur, tra le ninfe Psnigherals, e
lì ha assaggiato il mitico cibo degli dèi, la piadina! Io sono Pdor,
colui il quale ha amato le mille dèe, tra cui la dèa Berta, la dèa dalla
gamba aperta! Pdor, il grande Pdor, che ha visto i mille draghi alati
Casir, Srar, Parim e Falem.)
Meglio ritornare a
valle ed usare il linguaggio del volgo, lo stesso Dylan ha sempre
cercato di essere il più semplice possibile, pur nella profondità dei
suoi concetti, per essere certo di essere compreso da tutti coloro che
lo ascoltavano. Io ho come l'impressione che abbiamo preso il treno che
ci allontana dalla gente invece di portarci in mezzo a loro.
Ricominciamo a "dire pane al pane e vino al vino" che è un' espressione
con la quale si vuole evidenziare il lodevole comportamento di chi, in
ogni circostanza, sa esprimere, con franchezza e senza timori
reverenziali verso qualcuno, il proprio parere positivo o negativo.
Prendo l'esempio di Vittorio Sgarbi quando parla alla gente di arte e
spiega quadro, pittore e tecniche con parole semplici e concetti
elementari che sono capiti da tutti, mentre altri come Achille Bonito
Oliva usano un linguaggio da eruditi e da addetti ai lavori come se chi
lo sta ascoltando sapesse già tutto e fosse lì per riconoscere la sua
bravura e la sua sapienza. Anche il nostro Sommo Poeta, nella sua
immensa grandezza, non si è mai reso conto che ciò che scriveva era
incapibile dal popolino, ma lui scriveva per se stesso e per umiliare
gli altri, coloro che lui riteneva inferiori e colpevoli di non avergli
mai dato una cattedra per regalare la sua cultura agli altri. Dante è
stato un rancoroso artista della vendetta servita su un piatto freddo, a
me piace da matti, ma se altri famosi intellettuali letterati non
avessere scritto le note esplicative non avrei capito quasi niente. In
Simple Twist of Fate si sente la forza del rimpianto, del dolore per il
ricordo di una persona che forse non tornerà più, terribile nel prologo
e nella conclusione fatalista della canzone: "Lei nacque in primavera,
ma io nacqui troppo tardi, diamo la colpa ad un semplice scherzo del
destino".
La vita è fatta di
occasioni mancate, di frasi sbagliate, di amori sbagliati, di momenti
sbagliati, di conquiste meravigliose e di perdite irrimediabili. Dylan
ha sempre questa "via d'uscita" di scorta, come il coniglio che il
prestigiatore tira fuori dal cappello, e questo lo fa grande e diverso
da tutti. Non è per questo che tutti noi l'ammiriamo?
Eglamore a suo modo è geniale, io non finisco mai di stupirmi quando
leggo ciò che scrive e sono sempre bramoso per le sue parole, non
chiedermi perchè, non saprei darti una ragione precisa, mi affascina e
mi prende bene con le sue astruse narrazioni degne del migliore dei
crooner! Lui narra cose strane riuscendo a farti credere che sono vere.
Avevo un amico, anzì, l'ho ancora anche se lo vedo meno spesso perchè ha
cambiato paese, sai, la vita ci porta molto spesso su strade diverse.
Lui era un figlio della World War Two, uno di quegli inevitabili
strascichi che tutte le guerre si lasciano dietro. La madre, rimasta
sola dopo che il marito fu deportato nel Lager di Treblinka dal quale
non ritornò più, si trovò senza lavoro e con un figlio da mantenere ed
allora, come successe in moltissime città italiane, quando l'esercito
alleato liberò la nostra penisola, cerco in qualche modo di sbarcare il
lunario, essendo diciamo pure una bella donna, si era messa con un
capitano di fanteria americano che le voleva bene, che manteneva lei ed
il figlio come fossero stati suoi cari, finchè dopo i giusti mesi nacque
davvero quello che era un suo caro. Purtroppo il capitano dovette
ritornare a casa, pur preoccupandosi sempre sia del figlio appena nato
ed anche della madre e dell'altro figlio ai quali mandava sempre una
buona manciata di dollari per far in modo che a loro non mancasse
niente. Ma, qui vennero le dolenti note, quando venne anche per lei
l'ora di tornare al piccolo paesino dal quale veniva, la gente non era
ancora in grado di accettare queste "avventure" e nemmeno di capirle, di
conseguenza dovette lasciare il figlioletto nato dalla relazione di
guerra sulla porta di un ospedale. Il bambino fu però fortunato, trovò
subito una famiglia che non poteva avere figli e venne immediatamente
adottato e trattato come un vero signorino. La famiglia che lo adottò
riuscì a sapere la verità dalla vera mamma che disse loro tutto prima di
andarsene in cielo per una brutta malattia. I genitori adottivi erano
una famiglia benestante e dettero al ragazzino , oltre che il loro
amore, anche la possibilità di studiare, e quando diventò grandicello,
contattato il vero padre, lo misero su uno dei primi quadrimotori Super
Constellation costruiti dalla Lockeed e lo mandarono a passare le
vacanze dal vero padre. La cosa si ripetè quasi ogni anno finchè nel
1962, ormai diciasssettenne, ebbe l'occasione di passare tutta l'estate
a New York dove il padre aveva una casa nel Greenwich Village. La sera
cominciò a frequentare i locali del Village dove si suonava perchè amava
molto la musica, ed ebbe l'occasione di parlare e conoscere gli artisti
che andavano per la maggiore a quell'epoca. Una sera era seduto ad un
tavolo del Gerde's Folk City, il locale gestito da un calabrele di nome
Michele Porco, e stava bevendo una Pepsi perchè la birra non poteva
essere servita a chi non era ancora maggiorenne, quando un ragazzino
malvestito e nemmeno troppo profumato gli chiese se poteva sedersi al
suo tavolo visto che il locale era abbastanza affollato. "Accomodati
pure amico, il tuo accento non è newyorkese, da dove vieni?".
"Minnesota, la terra delle miniere, mi chiamo Bob, Bob Dylan e scrivo
canzoni". "E ne hai già incisa o pubblicata qualcuna?" gli chiese il mio
amico, "Non ancora, ma presto lo, farò, mi sento pronto". "Buon per te
allora - gli disse il mio amico - ti faccio tanti auguri di sfondare".
"Grazie - rispose Bob - mi offriresti una birra? Ho dimenticato a casa
gli spiccioli". "Barman, una birra all'amico del Minnesta!". Bob prese
un fazzoletto di carta di quelli che stavano sui tavolini per pulirsi
mani o la bocca e con una matita cominciò a scrivere alcune frasi. Dopo
cinque minuti porse il fazzolettino al mio amico e gli disse: "Ecco, ho
appena scritto una canzone, se mi dai dieci dollari te la vendo!". "Ahhh
- rispose il mio amico - non saprei che farci" Prese il fazzoltetto e
cominciò a leggere:
"How many roads must a
man walk down
Before you call him a man
How many seas must a white dove sail
Before she sleeps in the sand
Yes, 'n' how many times must the cannon balls fly
Before they're forever banned
The answer, my friend, is blowin' in the wind
The answer is blowin' in the wind
Yes, 'n' how many years can a mountain exist
Before it's washed to the sea
Yes, 'n' how many years can some people exist
Before they're allowed to be free
Yes, 'n' how many times can a man turn his head
And pretend that he just doesn't see
The answer, my friend, is blowin' in the wind
The answer is blowin' in the wind"
"Son solo due
strofette, mi sembra scarsa come canzone, anche se il testo non è mica
male, ma che vuol dire - la risposta sta soffiando nel vento -?". "E'
una specie di concetto, chiunque può fare domande e darsi le risposte
che preferisce, così le risposte sono come il rumore del vento che fa
stormire le foglie, variano con l'intensità del vento, se cacci i dieci
dollari ci aggiungo un'altra strofa, la canti sulla melodia di "No more
auction block", quel vecchio canto sulla tratta degli schiavi negri, ed
hai una canzone da primo posto in Hit Parede" affermo Bob con sicurezza.
"Ti ringrazio - gli
rispose il mio amico - fra qualche giorno devo rientrare in Italia
quindi non saprei cosa farne, ma però la birra te la offro volentieri"
disse mentre si alzava per uscire.
Non ebbe mai più
occasione di reincontrare questo Bob Dylan, ma il resto è storia. Quando
senti la canzone cantata da Peter Paul & Mary che era da tempo in testa
alla classifiche mi disse: "Cazzo, sono stato un vero cretino!" Aveva
ragione, se avesse comperato quella canzone di certo gli avrebbe
fruttato almeno una cinquantina di milioni di dollari di diritti
d'autore, un semplice scherzo del destino, un brutto semplice scherzo
del destino.......
Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Giovedì 9 Marzo 2017
Talkin' 10053
- spaziob
Carissimi,
vi segnalo un evento su Bob Dylan che terremo a Torino il 14 Marzo
prossimo.
Si tratta della presentazione di un libro a lui dedicato "Bob Dylan. Il
fantasma dell'elettricità" (add editore), di Marco Rossari.
L'appuntamento è alla Libreria Bodoni, alle 18.30 e qui c'è l'evento
Facebook:
https://www.facebook.com/events/1222217611232081/
Avete modo di far girare l'evento tra i vostri contatti? Avete una base
torinese?
Grazie!
Giulia
-
Giulia Perona
Libreria Bodoni / Spazio B
http://facebook.com/spazioBtorino
via Carlo Alberto 41 - Torino
tel. 011 5834491
cell. 340 6703434
DON'T EVER TAKE YOURSELF AWAY, out-take
dalle sessioni di "Shot Of Love", registrata ai Clover Recording Studios
di Los Angeles, CA, il 23 Aprile 1981, incluso nella colonna
sonora della CBS US TV series "Hawaii Five-0: Original Songs From The
Television Series", 2011 . Pubblicato anche su "Genuine Bootleg Series 1"
Shot Of Love recording session # 7. Produced by Chuck Plotkin and Bob
Dylan.
Bob Dylan (vocal & guitar), Danny Kortchmar (guitar), Steve Ripley
(guitar), Benmont Tench (keyboards), Tim Drummond (bass), Jim Keltner
(drums), Carolyn Dennis, Regina Havis & Clydie King (backing vocals).
DON'T EVER TAKE YOURSELF AWAY
words and music Bob Dylan
Don't ever take yourself away
Don't ever take yourself to a place where I can't find you.
Don't ever take yourself away
I will never leave you, I will never deceive you
I'll be right there walking behind you.
Dearest, I think you're the one
I can't imagine anybody doing more to me than you do.
Dearest, if it's your heart that I won
There's no need for blame
And no reason to be ashamed
Of that place where we stand in the sun.
Don't ever take yourself away
Don't ever take yourself to a place where I can't find you.
Don't ever take yourself away
I will never leave you, I will never deceive you
I'll be right there walking behind you.
Dearest, let us not drift apart
It wouldn't be wise, it wouldn't be civilized
It wouldn't be smart.
Time heals a broken heart
You've been hurt, you've been left in the dirt
But you still look brand new to me.
Don't ever take yourself away
Don't ever take yourself to a place where I can't find you.
Don't ever take yourself away
I will never leave you, I will never deceive you
I'll be right there walking behind you.
Dearest, you're the answer to my prayers
Words can't express if my heart would confess
What you mean to me.
Dearest, I can't help knowing that you're the best
I don't have to feel you to know that you're real
You're more than a dream to me.
Don't ever take yourself away
Don't ever take yourself to a place where I can't find you.
Don't ever take yourself away
I will never leave you, I will never deceive you
I'll be right there walking behind you.
NON TE NE ANDARE MAI VIA
parole e musica Bob Dylan
da "Genuine Bootleg Series 1"
Non te ne andare mai via
Non te ne andare mai in un luogo in cui non posso trovarti
Non te ne andare mai via
Io non ti lascerò mai, non ti ingannerò mai
Sarò proprio lì a camminare dietro di te
Adorata, io penso che tu sia l'unica
Non riesco ad immaginare nessuno che faccia per me più di quel che fai
tu
Adorata, se è il tuo cuore che io ho vinto
non c'è motivo di biasimo
nè ragione di provar vergogna
per quel luogo al sole in cui noi stiamo
Non te ne andare mai via
Non te ne andare mai in un luogo in cui non posso trovarti
Non te ne andare mai via
Io non ti lascerò mai, non ti ingannerò mai
Sarò proprio lì a camminare dietro di te
Adorata, non perdiamoci di vista
non sarebbe saggio, non sarebbe da persone civili
Non sarebbe intelligente
Il tempo guarisce un cuore infranto
Tu sei stata ferita, sei stata abbandonata nel sudiciume
Ma a me sembri ancora intoccata
Non te ne andare mai via
Non te ne andare mai in un luogo in cui non posso trovarti
Non te ne andare mai via
Io non ti lascerò mai, non ti ingannerò mai
Sarò proprio lì a camminare dietro di te
Adorata, tu sei la risposta alle mie preghiere
Le parole non riescono ad esprimere ciò che il mio cuore vorrebbe
confessare
Quanto significhi per me
Adorata, non posso far finta di non sapere che tu sei la migliore
Non devo tastarti per sapere che sei reale
Tu sei più di un sogno per me
Non te ne andare mai via
Non te ne andare mai in un luogo in cui non posso trovarti
Non te ne andare mai via
Io non ti lascerò mai, non ti ingannerò mai
Sarò proprio lì a camminare dietro di te
traduzione Michele Murino
Mercoledì
8 Marzo 2017
Talkin' 10052
- marcomed
Ciao, innanzitutto complimenti per il
sito...lo seguo da almeno dieci anni...è davvero ricco di contenuti
interessanti.
Mi piacerebbe molto poter stampare i bellissimi testi e le vostre
traduzioni. Per caso le avete in un unico pdf ? Avete mai pensato di
farne un ebook?
Grazie mille e a presto, Marco.
Ciao Marco, sia l'idea
del pdf che dell'ebook sono buone, solo che è un lavoro che io non sono
in grado di fare. Terrò presente l'idea se mai un domani qualcuno
volesse tradurla in pratica. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Le notti, le stagioni, la scuola, Bob
Dylan: Francesco Guccini racconta
clicca qui
Martedì 7 Marzo 2017
Talkin' 10051
- dinve56
Oggetto: Universo Dylan
Salve Mr.Tambourine,
sto imparando molto grazie alla tua disponibilità. Sono impressionata
dal dinamismo straordinario di Dylan dal periodo del "Rolling" fino a
quello della collaborazione con Tom Petty, passando per la breve
comparsa di Scarlet Rivera. Pur appartenendo a periodi diversi della
vita e della produzione poetico-musicale di Dylan, non mi sembra del
tutto scorretto tentare qualche confronto. Rudy Salvagnini, di cui
leggerò il libro sul rapporto tra Dylan ed il cinema, ha fornito una
bibliografia splendida sui vari aspetti dell'arte dylaniana che conferma
la necessità di una lettura su diversi livelli delle canzoni del
menestrello che, a livello di testo, presentano i caratteri strutturali,
linguistici e tematici propri del testo poetico-letterario. Ho letto con
interesse l'interpretazione fornita da Paulclayton di "Simple twist of
fate". Mi permetto di ricordare che, se è vero che Dylan ha avuto una
vita avventurosa, è altrettanto vero che alcuni testi rinviano ad un
significato "altro" rispetto alla vicenda biografica. Mi è spesso
capitato di chiedermi quale sia stata la storia vera dei poeti del
passato, aldilà delle doverose semplificazioni scolastiche. Il bello del
parlare di un "nobel" vivente sta proprio nella sfida a capire il
messaggio della sua arte, ancora così intriso di attualità biografica.
Aspettiamo l'opinione di Miscio eruditissimo, prima di tentare una
piccola interpretazione. Per oggi due auguri, oltre a quello di lunga
vita a tutti: che qualche casa editrice traduca dall'inglese i testi
citati da Salvagnini (se aspetto di imparare l'inglese e conoscerlo al
livello richiesto per capire testi così complessi, temo che rimaranno,
per me, lettera morta) e che Dylan venga in Italia il prossimo autunno.
Sogno, come faceva Guccini tanti anni fa in "Eskimo", di ascoltarlo
almeno una volta dal vivo. Alla prossima!
Non ho detto che non sia
corretto fare confronti fra i periodi "Rollling", Tom Petty e Scarlet
Rivera, ho detto, a mio parere e quindi una interpretazione soggettiva,
che ritengo impossibile per me fare paragoni perchè si tratta di periodi
completamente diversi della vita di Dylan, grinta, ispirazione,
sentimenti, amore, sesso, alcool e chissà quant'altro che si
aggrovigliavano su se stessi rendendo il tutto piacevole ma difficile da
interpretare nelle intenzioni. Bob è sempre stato "sensibile" alle
donne, ha sempre cercato di tenere il piede in più scarpe allo stesso
tempo, e forse questo lo ha perduto come padre di famiglia che ha
disintegrato il suo matrimonio con le proprie mani ed azioni. Tutto ciò
ha avuto anche conseguenze a volte positive ed a volte molto negative
sulla sua produzione artistica ed anche sulle sue performances dal vivo.
Anch'io leggo sempre le interessanti storie narrate da paulclayton alias
Gabriello Spezzalavacca o Spezzalobue alias Martina Martulli alias Sir
Eglamore. Tieni presente però che le sue storie, anche se inserite in
periodi identificabili, sono sempre sostanzialmente inventate, ma questo
non toglie nulla al loro valore. Per Dylan dovremo aspettare forse
Ottobre / Novembre, sempre che il bravo Jeff Rosen programmi una
seconda venuta in Europa di Bob. Alla prossima, live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Durante i primi decenni del XX secolo le grandi e fertili pianure al
centro degli USA furono coltivate intensivamente e dissennatamente,
senza badare alla rotazione delle colture e senza mai dare respiro alla
terra. Durante e dopo la prima guerra mondiale la produzione agricola fu
spinta ben oltre la resistenza del suolo, che si inaridì e desertificò
velocemente sotto i colpi degli aratri. All’inizio degli anni 30 il
dissesto geologico era compiuto e i venti cominciarono a strappare via,
letteralmente, la superficie della terra, alzando spaventose tempeste di
sabbia. Nella “Dust Bowl”, la “conca della polvere”, compresa tra
Texas, Kansas, Oklahoma, Colorado e Nuovo Messico, mezzo milione di
americani restarono senza nulla e cominciarono un esodo biblico verso
ovest, verso la California. Lì, nel “paese del latte e del miele”, i
migranti finivano invece a lavorare come schiavi nelle grandi tenute
agricole: è la storia di "The Grapes of Wrath" (“Furore”) che John
Steinbeck scrisse nel 1939 e che il regista John Ford traspose in film
l’anno seguente.
“Do Re Mi”, la “grana”, il denaro sonante, il cui possesso era
paradossalmente richiesto ai migranti spogliati di tutto per poter
entrare in California: chi non aveva il “do re mi” previsto dalla legge
antivagabondaggio veniva rispedito indietro e siccome indietro nessuno
poteva tornare l’alternativa era andare a rompersi la schiena nei campi
per 1 o 2 dollari al giorno, clandestini sfruttati nei grandi
latifondi, un trattamento che fino a quel momento si credeva riservato
ai neri e che invece colpiva ora anche i bianchi poveri, con tutto il
relativo apparato di repressione, intimidazione e morte, come nel caso
dell’assassinio di Jim Casey, prete spretato ed agitatore sindacale,
figura emblematica di un Cristo contemporaneo.
E questa “Do Re Mi” del menestrello dell’Oklahoma non è altro che una
trasposizione in musica di un passaggio/scena di "The Grapes of Wrath",
quella in cui la famiglia Joad, come tante altre famiglie partita dalla
“conca della polvere” per raggiungere la California, incontra sul
cammino un conoscente che consiglia loro vivamente di fare marcia
indietro perché nella tanto decantata terra del latte e del miele in
realtà è solo fatica, sfruttamento, sofferenza e morte per i poveri
migranti.
E i Joad proveranno sulla loro pelle come quel monito fosse vero.
DO RE Mi (by Woody Guthrie)
Lots of folks back East, they say, is leavin' home every day,
Beatin' the hot old dusty way to the California line.
'Cross the desert sands they roll, gettin' out of that old dust bowl,
They think they're goin' to a sugar bowl, but here's what they find
Now, the police at the port of entry say,
"You're number fourteen thousand for today."
Oh, if you ain't got the do re mi, folks, you ain't got the do re mi,
Why, you better go back to beautiful Texas, Oklahoma, Kansas, Georgia,
Tennessee.
California is a garden of Eden, a paradise to live in or see;
But believe it or not, you won't find it so hot
If you ain't got the do re mi.
You want to buy you a home or a farm, that can't deal nobody harm,
Or take your vacation by the mountains or sea.
Don't swap your old cow for a car, you better stay right where you are,
Better take this little tip from me.
'Cause I look through the want ads every day
But the headlines on the papers always say:
If you ain't got the do re mi, boys, you ain't got the do re mi,
Why, you better go back to beautiful Texas, Oklahoma, Kansas, Georgia,
Tennessee.
California is a garden of Eden, a paradise to live in or see;
But believe it or not, you won't find it so hot
If you ain't got the do re mi.
DO RE MI (LA GRANA) - (words and music by Woody Guthrie)
Dicono che un mucchio di gente all’Est lascia le proprie case ogni
giorno
e si mette in cammino sulla via rovente e polverosa che conduce al
confine con la California
Attraversano le sabbie del deserto per fuggire da quella terra della
polvere
Pensano di andare in una terra di zucchero ma ecco cosa trovano
Ora, la polizia alla frontiera ti dice:
“Sei il numero quattordicimila di oggi”
Oh, se non avete la grana, ragazzi, se non avete la grana
fate meglio a tornare nel vostro bel Texas, Oklahoma, Kansas, Georgia,
Tennessee
La California è un giardino dell’Eden, un paradiso da vedere e pure per
viverci
ma, credeteci o no, non la troverete così attraente
se non avete la grana
Se volete comprarvi una casa o una fattoria che non sia male
o fare le vostre vacanze sui monti o al mare
non scambiate la vostra cara mucca per un'auto, restate dove siete
meglio che ascoltiate questo mio piccolo consiglio
che tutti i giorni dò uno sguardo alle offerte di lavoro
ma i titoli dei giornali dicono sempre:
Oh, se non avete la grana, ragazzi, se non avete la grana
fate meglio a tornare nel vostro bel Texas, in Oklahoma, Kansas,
Georgia, Tennessee
La California è un giardino dell’Eden, un paradiso da vedere e pure per
viverci
ma, credeteci o no, non la troverete così attraente
se non avete la grana
Lunedì 6 Marzo 2017
Talkin' 10050
- paulclayton
Oggetto: I grizzly dell'Iowa
Erud.mo Tamburino,
riguardavo i ben noti filmati del Divino Cowboy alle prese con i fans e
riflettevo su quella strana vocazione all’esibizione che taluni, non
pochi, dimostrano di avere.
Disturberò? A che scopo? Con che faccia tosta? A far cosa poi? Sono
domande che non sembrano interessare gli scalatori di palcoscenico.
Se vogliamo, il filmato olandese è anche divertente, ed esteticamente
accettabile, non a caso è quello europeo: Dylan che sobbalza intimorito
è spassoso, così come vederlo offrire la sua chitarra all’esibizionista
svizzera col cappello.
La scena con i magliari dell’Iowa, vestiti con gli stracci oversized
della Caritas, è invece insopportabile: una sfilata di irrispettosi, in
buona parte maschi, che antepongono la propria smania di visibilità
all’esibizione (alquanto mediocre, in verità) di un artista che a rigor
di logica dovrebbero amare e rispettare.
Un’imbarazzante (a volte si arrossisce al posto di chi dovrebbe)
passerella di abominevoli scimmioni danzanti privi di consistenza, gusto
e dignità, interrotta solo dalla determinazione di un a gatta morta
dalle sembianze più umane (gnocca di Dubuque), che con la determinazione
della testuggine che va a deporre le uova, riesce a svegliare l’ormone
del burbero menestrello.
Fatto salvo il sacrosanto istinto di conservazione della specie, una
vacuità di questo tipo mi ricorda tanto quella di Gabriello. Non ha
dignità quell’uomo. E’ un vecchio. Passa la vita sdraiato sulla branda
aspettando il reddito di cittadinanza. Frequentava i centri sociali, ora
è un citrullo del Partito dei Comici ed è pure complottista. Mi
infastidisce averlo sopra di me. Usa il mio caldo; chiede sempre cose
che non restituisce. E’ un esperto di alibi, sarebbe già morto senza. E’
sempre colpa degli altri. Pensa di essere un poeta perché la Pivano
l’anno scorso gli ha detto che è un vero bohemienne. Tu pensa che si
chiamava Spaccalavacca e ha cambiato cognome perché lo riteneva volgare,
mentre il cognome nuovo, dice, è più virile. Come se potesse fare
qualche differenza.
Ah… mi ha detto che è arrabbiato con te perché, cambiandogli la
spaziatura della poesia spontanea, dice che gliela hai rovinata.
Tutto un altro stile l’antiquario inglese, un signore di altri tempi.
Gente che non esiste più. Aveva uno strano giro di mondine, ma non
pensare male… era omosessuale! Non di quelle checche piccolo borghesi
d’oggi, che ostentano e rivendicano senza ritegno. No, lui viveva la sua
diversità con dolore e consapevolezza, oggi si schermirebbe il volto a
sentir parlare di matrimonio e adozione. Era un uomo buono e riservato,
un nobile cavaliere con la voce dolce e gli occhi azzurri. Aveva una
genialità discreta, tutta al servizio della sua professione, mai
esibita. Un pozzo di conoscenze nel suo settore, un’enciclopedia
ambulante. I soldi non li ha mai fatti, era troppo rigoroso, anche se
una volta ci aveva provato, ti lascio immaginare con che esiti. A volte
spariva per dei mesi, si ritirava sui monti, in una sua baracca senza
corrente, a restaurare antichità. Ma non credo sia ancora lì ora,
dev’essere morto. Probabilmente non ha retto ai cambiamenti. Ho una sua
foto:
Saluti, Tuo Eglamore
PS: tu mi parli sempre di fantasia, ma ci tengo a precisare che le mie
informazioni provengono sempre da fonti di prima mano verificate. La
genesi di Simple Twist of Fate me l’ha rivelata Oscar Brand in persona.
Ciao Eglamore, sono
d'accordo con te, quelle specie di scimmie danzanti vestite dalla
Caritas (chissà cosa direbbe Desmond Morris, zoologo famoso per avere
studiato a lungo le scimmie. Il suo libro, "The Naked Ape", è davvero
divertente, sconvolgente e al tempo stesso rigorosamente scientifico.
Morris parla dell'uomo come di un derivato dalla scimmia, unico, tra le
centonovantatré specie di scimmie, a essere sprovvisto di peli. Nudo,
appunto, praticamente una scimmia in crisi di identità che segue nella
vita sessuale e sociale i modelli di comportamento fissati dai suoi
antenati scimmioni cacciatori) suonavano davvero falsi, tutto
l'ambaradan (sarebbe però più giusto dire Amba Aradam, un massiccio
dell'Etiopia presso cui, nel 1936, avvenne una cruenta battaglia tra
italiani e abissini, seguita da una strage di civili da parte delle
forze italiane) sembra costruito apposta per le riprese, quasi un set
cinematografico alquanto deprimente!
Per Gabriello inutili
sono i tuoi lai, il mondo è pieno di gente come lui, che un pò per
comodo ed un pò per necessità, vivono cercando di trarre qualche
vantaggio dagli altri, sfruttatori di piccolo cabotaggio, fastidiosi a
volte ma innocui. L'idea di cambiare cognome da Spaccalavacca a
Spaccalobue mi è sembrata geniale! Mi spiace per la spaziatura della sua
poesia ma non è stata una cosa voluta, comunque ho rimediato
correggendola. Mi spiace di non aver identificato l'antiquario inglese
omosex nonostante la foto allegata, pazienza, forse mi dirai chi è alla
prossima occasione.
Naturalmente credo
alla storia della Pivano e di Oscar Brand, ma a volte cerco di
arrampicarmi sui vetri pur di contestarti!!!!!
Live long and prosper,
the very learned Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan un menestrello: 1, 10, 100
molte vite
clicca qui
Sabato 4 Marzo 2017
Talkin' 10049
- dinve56
Oggetto: Universo Dylan
Buongiorno Mr. Tambourine,
con la tua risposta mi hai reso meno oscuri gli anni della "terza età":
se dovrò conoscere a fondo tutte le opere che, con la nota competenza e
professionalità, mi consigli, non mi annoierò e avrò di che occupare,
molto proficuamente, il tempo. Prendo buona nota e comincio a cercare
almeno i testi che mi sottolinei come essenziali a contestualizzare
l'opera dylaniana nell'America del nostro tempo. Sulla mia ricerca,
accetto i consigli, e ti dò ragione: essa è fattibile solo per alcuni
testi, verso i quali la prima suggestione è musicale e, nel caso di "Oh
Sister" e "Simple Twist of Fate", la suggestione viene dalla armonica
più che dalla chitarra o, meglio, dall'armonica con il violino. A questo
proposito ho visto, sempre sul sito, una interessante spiegazione
dell'armonica e delle sue varianti. Complimentissimi per l'ottimo
livello del sito. Colgo l'occasione per dire che il duo Dylan-Rivera è,
secondo me, musicalmente più omogeneo del duo Dylan-Baez e si colloca
allo stesso livello del duo Dylan-Petty in "Knockin' on Heaven's
Door"...speriamo che sia scritto giusto! Sto lavorando a "Simple Twist
of Fate"; ho visto sul sito che ci sono più varianti ma, ad oggi, non
conosciamo la scelta definitiva dell'Autore. Mi baso sul testo che mi
hai fornito in inglese e in traduzione. Grazie. Lunga vita. Ma ...Bob
viene o no in Italia? Carla.
Cara Carla, non
lamentiamoci si siamo entrati nella "terza età", siamo stati fortunati,
ricordo tantissimi amici e coetanei che non hanno avuto la mia stessa
fortuna per poter essere ancora qui a gioire per il sole che splende e
scalda l'anima o smoccolare per la pioggia incessante che la rende
triste e pensierosa. Leggere è un modo bellissimo di passare in pace e
tranquillità una parte della vita, specialmente se si è passata l'età
delle "stupidate" enon si ha più la voglia di andar in giro a zonzo come
si era soliti fare da giovani, se poi si legge per apprendere è meglio
ancora, perchè il sapere è una di quelle cose che appagano la mente. Io
non riesco a fare un paragone fra Dylan-Rivera, Dylan-Baez e
Dylan-Petty, ogni coppia è una realtà completamente diversa, sia come
contenuti sia come epoca, Joan accompagna Bob e lo fa conoscere al
popolo del Folk negli anni '60, Scarlet arriva un decennio dopo e recita
una parte importante ma che non lascierà tracce indimenticabili, fu
soltanto (anche se non è poco) la violinista di "Desire" e della
"Rolling Thunder Revue". Tom Petty & The Heartbreakers hanno lasciato un
ricordo indimenticabile nella saga dylaniana con il "True confession
tour", iniziato con due concerti in Nuova Zelanda e tredici concerti in
Australia prima di quattro concerti in Giappone. Sia Dylan che Petty si
presero una pausa dopo questo tour prima di tornare al via a giugno per
un giro di quarantuno date negli Stati Uniti e Canada. Durante il tour
Bob con Tom e gli Heartbreakers, formati da Mike Campbell (guitar),
Benmont Tench (keyboards), Howie Epstein (bass & slide guitar), Stan
Lynch (drums) e con il notevole apporto per il backing vocals delle
"TheQueens Of Rhythm" Debra Byrd, Queen Esther Marrow, Madelyn Quebec ed
Elisecia Wright, si esibì per due concerti allo Stadio RFK in
Washington, DC, tre concerti al leggendario Madison Square Garden a New
York e due concerti al The Spectrum a Filadelfia. Il tour si concluse il
6 agosto a Paso Robles, California. La coppia si ritrovò l'anno
successivo per il "Temples in Flames Tour", che parti il 5 Settembre in
Israele e si concluse il 17 Ottobre 1987 a Londra alla Wembley Arena
dopo trenta concerti che avevano toccato Israele, quasi tutta l'Europa e
l'Inghilterra. Per questo favoloso Tour si unì al cast anche Roger
McGuinn, il fondatore dei mitici Byrds, che aveva due set durante lo
show, uno come solista per aprire lo spettacolo e uno con Tom Petty e
gli Heartbreakers che lo supportavano eseguendo le più belle canzoni dei
Byrds. Dal True Confession Tour fu tratto il lungometraggio "Hard to
Handle" filmato a Sidney in Australia il 24 e 24 Febbraio 1986.
Senz'ombra di dubbio Tom Petty & The Heartbreakers sono stati, a mio
avviso, la miglior backing band che Dylan abbia mai avuto. La
collaborazione fra i due finì perchè Dylan si era messo in testa che la
gente venisse ai concerti per sentire Tom Petty con i suoi invece che
lui. Tutte e tre le accoppiate sono state protagoniste di momenti
leggendari e difficilmente paragonabili fra loro.
"Simple "Twist Of
Fate" è ancora oggi una canzone "work in progress", il cui testo non è
ancora derfinitivo perchè Bob, ogni volta che la suona inserisce un paio
di strofe nuove al posto delle vecchie, nessuno ha mai potuto contare o
annotare quante versioni esistono di questa canzone.
Spero che
quest'inverno il Tour venga in Europa, e se ciò avverrà l'Italia
dovrebbe essere senz'altro della partita.
Ciao Mr. Tambourine,
mi permetto di segnalare, riguardo alla lettera di Carla, il
fondamentale "Song and Dance Man - The Art of Bob Dylan" di Michael
Gray, che è forse il libro che è andato più a fondo nell'analisi
dell'opera di Bob Dylan. Il libro ha avuto diverse edizioni nel corso
degli anni e ogni volta si è arricchito diventando alla fine un tomo di
dimensioni ragguardevoli. Certo, è in inglese. Gray è considerato forse
la massima autorità dylaniana e ha anche scritto un'importante
"Encyclopedia of Bob Dylan". Un altro testo importante riguardo
all'analisi, sempre in inglese, ahimé, è "Visions of Sin" di Christopher
Ricks, illustre cattedratico britannico, che ha anche curato una
colossale edizione dei testi di Dylan, "The Lyrics", contenente - e
questo è interessante - le variazioni ai testi apportate negli outtakes
e nelle versioni dal vivo (solo quelle in qualche modo uscite su disco,
però). Interessante, anche se minore, è anche il libro "Alias Bob Dylan"
di Stephen Scobie, anch'esso di analisi dei testi. Altro libro utile
sempre per l'analisi dei testi è "The Bible in the Lyrics of Bob Dylan"
di Bert Cartwright, dettagliato e illuminante nell'individuare e
spiegare i molteplici riferimenti biblici nell'opera di Dylan. Sono
tutti libri in inglese, ma bisogna anche dire che per comprendere
davvero Bob Dylan un po' di inglese è bene saperlo. Per quanto mi
riguarda, da ragazzo, una spinta decisiva all'approfondimento dell'
inglese mi è venuta proprio dalla scoperta di Bob Dylan.
Alla prossima e sempre complimenti per Maggie's Farm!
Rudy Salvagnini
Grazie per i preziosi
siggerimenti, io non li ho citati proprio perchè sono in inglese, e se
uno non è perfetytamente padrone della lingua è impossibilitato a
leggerli. Certamente coloro che conoscono bene l'inglese ti saranni
grati per i tuoi consigli da espero dylaniano. A chi non l'ha ancora
letto consiglio il tuo libro del 2009
Se volete sapere
tutto quello che c’era alle spalle di “The Madhouse on Castle Street”,
il film perduto di Bob Dylan, cosa c’era alle spalle di Don’t Look Back,
di Eat The Document, di Renaldo & Clara, di Pat Garrett & Billy The Kid,
dietro a The Last Waltz, Hearts of Fire, Masked and Anonymous, No
Direction Home? Queste possono essere alcune delle domande che vi siete
fatti a che a volte vi fate? Per le risposte c’è una cosa sola da fare,
venire in possesso del libro di Rudy Salvagnini “Il cinema di Bob Dylan”
e senza fatica verrete a sapere tutto. Perchè la fatica l’ha già fatta
il buon Rudy quando ha deciso di scrivere questo libro, cosa che lo ha
costretto a ricerche accurate ed approfondite. Si, perchè in questo
libro non si parla del Bob Dylan autore di canzoni, del Dylan performer
o del Dylan musicista, ma esclusivamente del Dylan in rapporto ai suoi
quasi sempre sbilenchi approcci con il cinema, arte nella quale il
nostro Bob non si è mai trovato a proprio agio. Qui sono analizzate
cause, retroscena, motivazioni, e tutto quanto ha riguardato Dylan e la
sua partecipazione a tutte queste pellicole, alcune buone, alcune
terribili, alcune inguardabili. Ricco di aneddoti frutto di un’accurata
ricerca, il libro ti cattura e non ti molla più, difficile staccarsi
dopo averne iniziato la lettura che ci fa scoprire un Dylan che non
conoscevamo, un lato di Bob poco analizzato e poco discusso, un Dylan al
quale non siamo abituati a pensare, un Dylan che più di una volta ha
dovuto assaporare il sapore della sconfitta artistica alle prese con la
settima arte.
Qualche tempo fa passavo davanti ad una libreria e curiosando in vetrina
ho visto il libro di Rudy che mi ha incuriosìto immediatamente. Mi
chiesi: “Cosa posso sapere di questo lato poco noto della carriera di
Bob?” – “Ben poco” fu la risposta che fui costretto a darmi, quindi mi
rimaneva solamente una cosa da fare, entrare nella libreria ed uscirne
con il libro, tornare a casa e mettermi a leggerlo con tanta curiosità.
Si, perche, anche se gestisco la Fattoria, nemmeno io posso sapere tutto
su Bob, anzi, alcuni anni fa ero uno di quei tanti che saltuariamente o
tutti i giorni dedicano un pò del loro tempo a consultare il sito,
desiderosi sempre di sapere sempre qualcosa in più su Bob. Anch’io,
leggendo il libro di Rudy, ho scoperto un sacco di curiosità e di cose
che non sapevo affatto sul conto di Bob. Non sono ancora riuscito a
memorizzarle tutte perchè sono tante, ma pian piano, magari con una
rilettura più accurata e tranquilla, migliorerò la mia conoscenza in
questo settore che Dylan non frequenta abitualmente.
Un libro dunque indispensabile per cercare in qualche modo di chiudere
il cerchio di Bob, libro senza il quale, il cerchio rimane aperto.
Quindi, se mi permettete di darvi un consiglio, la soluzione è una sola,
procuratevi il libro di Rudy e leggetelo, vi garantisco che sarete
veramente soddisfatti dalla lettura, semplice no? ( Se non lo trovate in
libreria potete acquistarlo online a questo indirizzo:
clicca qui) Live long
and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Venerdì 3 Marzo 2017
Talkin' 10047
- paulclayton
Erudito Tamburino,
non sono nickname, si chiama proprio Gabriello (Spezzalobue) ed è un mio
vicino di casa scansafatiche; Paul Clayton, che, come la Martulli, è
anch’esso nostro vicino di casa, è invece un antiquario inglese che non
vediamo più dal 1967 e quindi usiamo tutti la sua connessione.
Ma oggi mi voglio rivolgere direttamente a Carla per spiegarle la
poesia-canzone “Un semplice scherzo del destino”.
Carla, per accorciare i tempi, ho pensato di farti una parafrasi dei
versi per provare a penetrare l’impenetrabilità delle vicende umane di
Bob e Sara.
Bobby sta attraversando il parco, in mano ha un mazzolino di fiori
raccolti direttamente da un’aiuola per risparmiare, ha un appuntamento
galante ma non ricorda più bene se con Joan Baez, Scarlet Rivera o Ronee
Blakley. Cerca di ricordare, è immerso nei suoi pensieri e, scherzo del
destino, incontra Sara, radiosa per quel mazzolino di fiori. A lui si
gela il sangue, maledice quella casualità e si siede con lei su una
panchina. “Ma stasera non dovevi andare a quella performance di
Ginsberg?” dice lei; “Certo, ma poi ho pensato a te e non ho resistito”,
“Senti Bob, ripartiamo da capo, facciamo come ai vecchi tempi: andiamo
in un hotel” Bob pensò: ”Beh, sempre di una seratina interessante si
tratta” e rispose: “Sì, ma non qui, costano troppo. Andiamo in un motel
di periferia”. Così cominciarono a camminare, diretti verso una
squallida stamberga che Bob usava per le sue scappatelle extraconiugali.
Il solito negro cieco, che poi non era cieco davvero, fece l’occhiolino
a Bob e Bob gli fece gli occhiacci per azzittirlo. Si divertirono, poi
Bob si girò e si mise a ronfare, allora Sara si alzò a fumare e trovò,
scherzo del destino, tre biglietti d’amore identici, uno per Joan, uno
per Scarlet e uno per Ronee. Furiosa si rivestì “Questo è troppo! Ma
proprio io dovevo sposare un cialtrone così? Che brutto scherzo che mi
ha tirato il destino” uscì e, impietosita per il povero cieco, gli buttò
una monetina. Dopo otto ore Bob si svegliò soddisfatto, ma trovò i
bigliettini sul tavolo e fu preso da una rabbia indicibile per quello
scherzo del destino. “Ma come è possibile che si voglia mettere in
gabbia un grande artista come me!” ringhiava. La voleva menare e andò a
cercarla al porto, dove la mandava tutte le mattine a prendere il pesce
direttamente dai pescherecci, perché lo facevano pagare meno che in
pescheria. A una bancarella comperò un pappagallo giocattolo usato che
cantava Fa la lalallalà Fa la lalallalì per regalarlo ai sei o sette
figli -non ricordava bene neanche lui- che Sara gli aveva sfornato.
Quando al mercato del pesce non la vide capì che questa volta era tutto
finito per davvero. Allora cominciò a versare lacrime di coccodrillo “Ma
cosa ho fatto? Sara, mio angelo mistico, potrai mai perdonare un essere
indegno?” pensando che per rimediare sarebbe stato il caso di dedicarle
una canzone del nuovo disco.
Su Tarantula concordo con Carla, è un’opera fondamentale, io mi sono
commosso quando ho letto: “la Vita-la Morte & i boscaioli sono in
arrivo” anche perché essendo l’ultima frase del libro, la tortura era
finita.
Sir Eglamore
PS sarebbe interessante sapere se Miscio eruditissimo condivide questa
mia analisi del testo
Ciao Eglamore, piacere di
rileggerti, avevo intuito che dietro Paul Clayton e Gabriello
(Spezzalobue) ci fossi tu ma non avendone la certezza non potevo
sbilanciarmi. La tua è sempre una inesuauriobile gradita fantasia, non
saprei dire perchè, ma leggo sempre volentieri quello che scrivi, a
volte imparo ed a volte mi diverte soltanto. Però dovresti essere più
preciso quando inventi, l’amico Paul Clayton che tu e Martina non vedete
più dal lontano 1967, in quegli anni non avrebbe mai potuto avere una
connessione ad Internet. La data di nascita del World Wide Web viene
comunemente indicata nel 6 agosto 1991, giorno in cui l'informatico
inglese Tim Berners-Lee pubblicò il primo sito web dando così vita al
fenomeno "WWW" (detto anche "della tripla W").
L'idea del World Wide Web era nata due anni prima, nel 1989, presso il
CERN (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire) di Ginevra, il più
importante laboratorio di fisica europeo. Il ricercatore inglese fu
colpito da come alcuni colleghi italiani usavano trasmettere
informazioni tramite linea telefonica da un piano all'altro
dell'istituto visualizzando informazioni tramite video. Dopo i primi
anni in cui era stato usato solo dalla comunità scientifica, il 30
aprile 1993 il CERN decise di mettere il WWW a disposizione del pubblico
rinunciando ad ogni diritto d'autore.
L'origine di Internet risale agli anni sessanta, su iniziativa degli
Stati Uniti, che misero a punto durante la guerra fredda un nuovo
sistema di difesa e di controspionaggio.
La prima pubblicazione scientifica in cui si teorizza una rete di
computer mondiale ad accesso pubblico è On-line man computer
communication dell'agosto 1962, pubblicazione scientifica degli
statunitensi Joseph C.R. Licklider e Welden E. Clark. Nella
pubblicazione Licklider e Clark, ricercatori del MIT (Massachusetts
Institute of Technology), danno anche un nome alla rete da loro
teorizzata: "Intergalactic Computer Network".
Prima che tutto ciò cominci a diventare una realtà pubblica occorrerà
attendere il 1991 quando il governo degli Stati Uniti d'America emana la
High performance computing act, la legge con cui per la prima volta
viene prevista la possibilità di ampliare, per opera dell'iniziativa
privata e con finalità di sfruttamento commerciale, una rete Internet
fino a quel momento rete di computer mondiale di proprietà statale e
destinata al mondo scientifico. Questo sfruttamento commerciale viene
subito messo in atto anche dagli altri Paesi.
Il progenitore e precursore della rete Internet è considerato il
progetto ARPANET, finanziato dalla Defence Advanced Research Projects
Agency (inglese: DARPA, Agenzia per i Progetti di ricerca avanzata per
la Difesa).
In una nota del 25 aprile 1963, Licklider aveva espresso l'intenzione di
collegare tutti i computer e i sistemi di time-sharing in una rete
continentale. Avendo lasciato l'ARPA per un posto all'IBM l'anno
seguente, furono i suoi successori che si dedicarono al progetto
ARPANET.
La rete venne fisicamente costruita nel 1969 collegando quattro nodi:
l'Università della California di Los Angeles, l'SRI di Stanford,
l'Università della California di Santa Barbara, e l'Università dello
Utah. L'ampiezza di banda era di 50 kbps. La super-rete dei giorni
nostri è risultata dall'estensione di questa prima rete, creata sotto il
nome di ARPANET.
Il servizio di posta elettronica fu inventata da Ray Tomlinson della BBN
nel 1971, derivando il programma da altri due: il SENDMSG per messaggi
interni e CPYNET, un programma per il trasferimento dei file.
L'Italia fu il terzo Paese in Europa a connettersi in rete, dopo
Norvegia e Inghilterra, grazie ai finanziamenti del Dipartimento della
Difesa degli Stati Uniti. La connessione avvenne dall'Università di
Pisa, dove era presente un gruppo di ricerca fra i più avanzati in
Europa. Alcuni dei componenti del gruppo avevano lavorato a contatto con
quelli che poi sarebbero stati considerati i padri di Internet, Robert
Kahn e Vinton Cerf. Fu proprio Kahn a convincere i suoi superiori a
finanziare l'acquisto delle tecnologie necessarie (Butterfly Gateway)
per il gruppo di Pisa. Il collegamento avvenne il 30 aprile 1986, alle
18 circa.
Il primo browser con caratteristiche simili a quelle attuali, il Mosaic,
venne realizzato nel 1993. Esso rivoluzionò profondamente il modo di
effettuare le ricerche e di comunicare in rete. Nacque così il World
Wide Web. In particolare, il 6 agosto 1991 Berners-Lee pubblicò il primo
sito web al mondo, presso il CERN, all'indirizzo
http://info.cern.ch/hypertext/WWW/TheProject.html.
Nel World Wide Web (WWW), le risorse disponibili sono organizzate
secondo un sistema di librerie, o pagine, a cui si può accedere
utilizzando appositi programmi detti web browser con cui è possibile
navigare visualizzando file, testi, ipertesti, suoni, immagini,
animazioni, filmati.
Il 30 aprile 1993 il CERN, l'istituzione europea dove nasce il World
Wide Web, decide di rendere pubblica la tecnologia alla base del World
Wide Web in modo che sia liberamente implementabile da chiunque. Detto
questo a beneficio di chi potrebbe avere questa curiosità, è
scienticamente provato che hai raccontato una inesattezza temporale su
Paul Clayton, ma va bene lo stesso, tutte le opere di fantasia rientrano
nel concetto di arte, e in questo modo giudico la tua “storiella
imprecisa” e la accetto.
Bellissima la spiegazione della nascita di “Simple Twist Of Fate”, ma
ripeto, con la fantasia sei un vero drago.
Spero che Miscio legga questa tua ultima e voglia esaudire i tuoi
desiderata. Live long and prosper, M.Tambourine, :o)
Buongiorno Mr.Tambourine,
grazie delle notizie sulla "Rolling..."; sei sempre documentatissimo e
non temere di dire stupidaggini, che per altro non mi sembra un'attività
che tu svolga d'abitudine, anzi, essendo sempre, nel rispondere, molto
scrupoloso. Aggiungo di allontanare questa preoccupazione quando
rispondi a me che sono una neofita di Dylan, avendolo ascoltato, come
molti miei coetanei, quaranta anni fa ed avendolo riscoperto dopo
l'assegnazione del Nobel. La digressione sulle grane matrimoniali del
nostro è ispirata da un'indignazione che mi sento di condividere, perchè
spesso chi giudica e trancia sentenze sugli altri non è privo di colpe.
La frase di Gesù "chi è senza peccato scagli la prima pietra", riferita
ai lapidatori dell'adultera, dovremmo ricordarcela tutti più spesso. E'
sempre facile vedere il bruscolino negli occhi degli altri e non la
trave nei propri, ma...così va il mondo. Va detto che gli anni sessanta e
settanta furono caratterizzati da un grande cambiamento di costume, ma,
come sempre, non è facile trovare nuove regole. Le vecchie regole, l'hai
detto anche tu, prevedevano un copione fisso: l'uomo libero, la donna
fedele. Da quando non è più così è, spesso, il caos, perchè l'etica
della responsabilità è ardua, molto di più dell'etica dell'ipocrisia,
che, però, premia sempre i più forti economicamente e socialmente.
Lasciami ancora dire che Dylan ha dato un contributo notevole a
sollevare il casto velo che avvolgeva, da secoli, la sensualità
femminile. Alcuni passi di "Tarantula" fanno arrossire per la poetica
crudezza del linguaggio. Il vaso di Pandora l'ha un po' aperto lui e,
forse, non è stato sempre facile gestirlo. Scherzando dico che avere
tante mogli è avere tante grane... la "sana" monogamia del tempo che fu
semplificava la vita. Anch'io mi son lasciata prendere dalla tastiera,
ma, per me, non è tempo sprecato, anzi! è grande arricchimento. Lunga
vita. Carla.
Ciao a tutti e specialmente a Mr.Tambourine,
mi vien da ridere quando leggo della “genialità” di Bruce Springsteen e
Paul McCartney che fanno salire sul palco delle ragazze del pubblico a
cantare con loro.
Forse i due non si ricordano che Dylan ha fatto questa cosa
con una ragazza svizzera di Berna di nome Liz Souissi lasciandole
cantare assieme a lui The Times They are a Changin'. Giusto per dare a
Cesare quello che è di Cesare.......!
Ti allego il link del video.
CarlaMaria Rodari
The Times They Are A-Changin' - Eindhoven, Olanda - February 17, 1993
Grazie per
l'interessantissima segnalazione CarlaMaria, qui sotto potrai vedere
altri momenti datati 1996 dove sul palco con Bob regna il caos più
totale con la gente che sale sul palco e balla!
It Ain't Me Babe - Dubuque, Iowa -
November 12, 1996
BOB DYLAN 1996 11 12 Dubuque, Iowa,
USA (Full Concert)
Live long and propser,
Mr.Tambourine, :o)
Giovedì 2 Marzo 2017
Talkin' 10044
- dinve56
Oggetto: Oh Sister - Simple Twist of
Fate
Buongiorno Mr. Tambourine,
in attesa di sapere se Dylan verrà in Italia prima che diventiamo
decrepiti, ti pongo una questione generale sull'opera del nostro, che tu
conosci in termini esaurienti e cioè : esiste un'edizione delle
poesie-canzoni di Dylan commentate sia dal punto di vista filologico
(segnalazione delle varianti al testo) che dal punto di vista formale e
tematico? Mi sembra che i due testi in oggetto abbiano i caratteri
strutturali, linguistici e tematici propri del testo poetico: sono
strutturati in strofe (4 il primo testo, 6 il secondo), presentano un
linguaggio artisticamente studiato e temi non banali. Mi soffermo, per
ora, sul primo testo in cui Dylan si rivolge ad una "sorella", cioè ad
una donna che viene presentata come figura del tutto paritaria all'uomo;
l'Autore dice infatti, nella seconda strofa, "non è il nostro scopo lo
stesso su questa terra/amare e seguire la sua direzione?", riferendosi
al Padre della prima strofa. E' una donna a cui il poeta non chiede
nulla di eccezionale, ma semplicemente di accoglierlo e farlo riposare e
non voltargli le spalle. Non è la donna salvifica, non è la donna che
seduce, è la donna compagna dell'uomo nel creato. L'ultima strofa
schiude un'immagine, per me, di poesia pura:" il tempo è un oceano ma
finisce sulla riva". Il tempo è ampio, profondo, maestoso, inconoscibile
come il respiro immenso dell'oceano, così lontano dall'immaginario dei
popoli mediterranei, e pure "termina" sulla spiaggia, che diventa così
il simbolo della finitezza del tempo umano. L'ultimo verso "potresti non
rivedermi domani" suona inaspettato, quasi un "fulmen in clausola". E'
una bella esperienza parlare di un poeta che vive, che ispira anche i
sindaci a cantare le sue canzoni, che ha avuto ed ha una vita tumultuosa
che, però, non deve condizionare troppo l'analisi della sua opera. Anche
i poeti morti da secoli hanno avuto vite poco tranquille... ci hanno
pensato i manuali scolastici a "censurarle" per renderle innocue e
fruibili da giovani che la scuola deve educare. Lunga vita. Alla
prossima. Carla.
Ciao Carla, che io
sappia non esistono saggi o libri di commenti nello stile che tu dici.
Esistono centinaia di libri, naturalmente la maggior parte sono in
inglese, ma penso che tutti o trattano dei testi a livello di cronaca,
senza analisi sul significato, senza commenti morali, senza approfondire
la storia o discuterla o analizzarla, senza mirar la dottrina che
s'asconde sotto 'l velame de li versi strani, cioè senza cercare il
significato nascosto fra le righe che a volte sembrano incoerenti. Ci
sono bellissimi saggi, specie quelli del Prof. Alessandro Carrera, tipo
"Parole nel vento" che raccoglie i migliori saggi su Bob Dylan, ma sul
Dylan artista in senso filosofico, non è un'analisi dei testi ma del
personaggio inserito in un momdo che lui vede con occhi diversi dai
nostri. Poi, sempre di Carrera, c'è "La voce di Bob Dylan - Una
spiegazione dell'America", nel quale restituisce una biografia del
cantante e musicista di sapore prettamente intellettuale (Ogni anno, a
più di settant'anni d’età, Dylan percorre l'America e il mondo con cento
e più concerti. Se la sua voce sembra ormai uscire da una caverna, la
sua scrittura si è fatta sempre più obliqua e sofisticata, e le sue
allegorie dell'America sono ancora senza paragoni. È l'unico veterano
degli anni Sessanta che può permettersi di eseguire soprattutto le sue
canzoni più recenti, lasciando poco spazio ai successi di una volta.
Sempre impenetrabile, distaccato, apparentemente disinteressato a tutto
ciò che non gli ricordi il perduto mondo del blues, del folk e della
musica di un tempo, appare fermamente convinto, ed è quasi una bestemmia
nell'era dei social media, che il mondo debba giudicare le sue canzoni e
non lui, e che a nessuno debba importare che cosa pensa e che cosa fa
quando non è sul palco a cantare. Ma, come Dylan batte le strade
d'America, così i tentacoli dell'America si insinuano nella sua opera,
vanno a dar forma alle sue canzoni, alle interviste dove a volte i
giornalisti gli strappano una frase illuminante e mai risolutiva, alla
sua costante ricerca di una "giustizia" biblica, giudaica e cristiana,
americana e insieme critica dell'America. Strutturato come una minima
enciclopedia di diciassette voci - Democrazia, Religione, Uguaglianza,
ma anche Fans, Blues, Concerti -, questo libro scava nel complesso
rapporto che lega Bob Dylan alla sua terra, raggiungendo gli strati più
profondi, finora mai portati alla luce, della mistica dylaniana).
Puoi leggere "Una vita
con Bob Dylan" di Riccardo Bertoncelli, che ha incontrato Dylan da
adolescente, sciupando a furia di ascolti Bringing It All Back Home e
Highway 61 e subendo l'uno-due di Just Like A Woman/I Want You (k.o.
tecnico). Da allora non lo ha più lasciato, viaggiando con lui
sull'ottovolante: stupito da Nashville Skyline, colpito e affondato da
Self Portrait, in estasi per Planet Waves e Blood On The Tracks,
indignato per Desire e via così, fino a Tempest (il miglior disco da
molto tempo in qua) e al dittico sinatriano, su cui amorevolmente si
astiene. Ha scritto da ventenne l'introduzione alla Biografia di
Scaduto, ha curato l'edizione italiana del libro culto di Robert
Shelton, recensito in diretta buona parte degli album dai '70 a oggi e
inventato perfino una intervista impossibile a un Dylan assassino. Da
giovane ha dato alle stampe un paio di bootleg di cui sostiene di
ricordare poco (reato prescritto). È fermamente convinto che Bobby sia
un mediocre pittore, che Renaldo & Clara sia un cinecrimine e Infidels
invece un grande disco.
Poi leggere i
due libri di Michele Murino (sempre che riesca ancora a trovarli) "Bob
Dylan percorsi" e "Bob Dylan percorsi Vol.2 Dylan and Friends.
Puoi leggere "Un
sentiero verso le stelle. Sulla strada con Bob Dylan" di Paolo Vites,
libro che non è l'ennesima biografia, né tantomeno l'ennesimo saggio
critico su quello che si può definire il più importante autore di
canzoni rock del ventesimo secolo. È un diario, una sorta di romanzo
rock in cui l'autore racconta quasi trent'anni di concerti di Bob Dylan
a cui ha assistito. Non solo: anche incontri nel backstage con Dylan
stesso, interviste esclusive con i suoi musicisti, i fan, le groupie:
immagini di un mondo che sta scomparendo, quello del grande rock che ha
segnato gli ultimi decenni della cultura popolare. Con interventi
esclusivi di Steve Wynn, Eric Andersen ed Elliott Murphy.
Potresti
leggere, anzi te lo consiglio, anche l'ottimo "Bob Dylan 1962-2002, 40
anni di canzoni", sempre di Vites, fonte inesauribile di "finezze",
perchè l'intento del volume è quello di ripercorrere l'opera
discografica di Bob Dylan, perché ciò significa compiere un viaggio
attraverso la storia dell'America, dai primi anni Sessanta fino ai
giorni nostri. Il libro analizza uno per uno tutti i suoi album in
studio, raccontandone la genesi attraverso una documentazione storica
rigorosa, aneddoti e testimonianze dei diretti protagonisti. La presenza
all'interno del libro di un'appendice che seleziona, su circa duemila
documenti sonori, i cento migliori concerti di Bob Dylan contribuisce a
fornire un ritratto completo dell'artista, che spesso ha dimostrato di
trovarsi a suo agio su un palco piuttosto che in una sala d'incisione.
Ti consiglierei anche
"Bob Dylan. Scritti 1968-2010" di Greil Marcus, una essenziale e inedita
raccolta di scritti che prende avvio con l'immagine di una voce
incontrollata che si diffonde a Berkeley nella metà degli anni Sessanta
per terminare nella notte delle elezioni nel 2008 a Minneapolis. Nel
primo caso, una piccola folla trattiene il respiro di fronte a un uomo
che dice di chiamarsi Bob Dylan che si esibisce all'interno di una
scatola di legno; nell'altro, Dylan si presenta per la prima volta alla
sua vecchia alma mater, l'Università del Minnesota, e, nella notte in
cui la nazione vota per il cambiamento, investe di un nuovo significato
le canzoni che si è portato dietro per quasi mezzo secolo. Greil Marcus,
celebre in tutto il mondo per i suoi" Mystery Train", "Tracce di
rossetto" e "The Old","Weird America", ha seguito il lavoro e la vita di
Bob Dylan con l'intensità di un fan e la perseveranza di un detective.
Alle approfondite e appassionanti indagini sulle storie ingarbugliate
della vecchia musica americana si alternano in questa godibilissima
narrazione stringati commenti - venticinque, cinquanta parole su dischi,
libri, concerti, pubblicità radiofoniche. Prefazione di Riccardo
Bertoncelli.
Sono tutti libri "da
avere", ricchi di preziosità e primizie su Dylan, libri che sicuramente
ti arricchiranno cercando di spiegarti (purtroppo con occhi di altri)
come vede e giudica le cose Bob.
Ma per quello che chiedi tu credo proprio che sia un lavoro che dovrai
fare da sola, lavoro massacrante ed impossibile, analizzare le vastità
della produzione dylaniana è come partire per la Nona Crociata,
sei certa di partire ma non di ritornare! Il mio consiglio è di leggere
i libri che ti ho elencato sopra, poi, per l'analisi approfondita in
senso filologico, formale e tematico credo che tu debba affrontare le
cose man mano che ti si presentano le occasioni, senza perdere tempo per
cose o canzoni che magari non ti colpiscono a fondo. Prendi e analizza,
scava fino al fondo, interpreta con la tua mente senza farti
condizionare dalle opinioni degli altri, qualche volta potrai sbagliare
ma qualche volta potresti anche essere l'unica a vedere "la luce". Live
long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Mercoledì
1 Marzo 2017
Talkin' 10043
- dinve56
Oggetto: Un semplice scherzo del destino
Buongiorno Mr.Tambourine,
i grazie non sono mai abbastanza per le tue risposte esaurienti e ricche
di riflessioni. Sto leggendo le parole di questo testo ampio e
certamente più complesso, sia dal punto di vista tematico che da quello
linguistico, del testo di "Oh sister". Ho imparato, in questa mia
ri-scoperta di Dylan che fu l' accompagnamento musicale di tanti momenti
giovanili felici e spensierati, a lasciare che le parole e la musica
penetrino nel cuore e nel cervello, senza fretta... bisogna darsi tempo
con i poeti perchè il loro linguaggio non è comune e non può essere
colto pienamente se non si ha la pazienza di ascoltare. Tu hai detto
molto ma, giustamente, cogli il limite impenetrabile delle vicende umane
di Bob e Sara, il cui amore vive oggi nei loro figli e nipoti, perchè in
questo mondo nulla è mai perduto per sempre.Quando avrò colto uno dei
tanti possibili significati della poesia-canzone "un semplice scherzo
del destino", proverò a condividerlo con voi. Per ora mi sento di dire
che nella musica e nelle parole della "Rolling Thunder Revue" colgo
dolore ed anche, non so perchè, rabbia. Alla prossima. Lunga vita.
Carla.
Cara Carla, se rispondo è perchè Voi mi
scrivete sempre con saggezza e simpatia. Io cerco sempre di dare il mio
meglio, ma anch'io ho i miei limiti di conoscenza delle cose dylaniane.
Spero sempre di non dire grosse stupidaggini per evitare che qualcuno mi
possa bacchettare, però ogni tanto è capitato e capiterà ancora, ma
pazienza, fa parte del gioco, è come quando si è voluta la bicicletta e
di conseguenza devi metterti a pedalare, io ho accettato di continuare a
portare avanti Maggie's Farm nove anni fa e da allora non ho più smesso
di pedalare. Scherzi a parte, è bello il modo col quale affronti il
lavoro di Bob e le sue motivazioni, i significati più o meno palesi
delle sue parole, il senso della vita che c'è nel suo spirito, le
tematiche diverse che compongono la sua variegata personalità artistica.
Credo sia la partenza col classico "piede giusto", anche se questo
richiede un maggior impegno mentale, perchè le prime osservazioni vanno
approfondite con calma, rielaborate per cogliere il vero senso delle
cose.
La "Rolling Thunder
Revue" fu una cosa più unica che rara, si svolse fra l'autunno del 1975
e la tarda primavera dell'anno successivo da un gruppo di musicisti
capeggiati da Bob Dylan e riuniti in carovana itinerante attraverso gli
Stati Uniti per un totale di 57 concerti, in un clima oscillante fra il
vaudeville ed il burlesque che accompagnava i concerti. Lo stesso Dylan
spesso si esibiva indossando vistosi cappelli a larghe tese sormontati
da composizioni floreali o multicolorate bandane acconciate a mo' di
copricapo ebraico e con il volto tinto di biacca alla maniera dei clown
del circo. Nonostante il fasto scenografico montato intorno allo
spettacolo, l'esito strettamente musicale degli show fu spesso oggetto
di critiche poiché la resa sonora e l'affiatamento stesso degli artisti
era ostacolata sicuramente dall'affollamento di musicisti che si
trovavano sul palcoscenico, spesso in teatri angusti, a suonare tutti
insieme contemporaneamente.
Tra i cantanti e strumentisti che presero parte alla tournée (alla
partenza della carovana l'organico complessivo della Revue ammontava a
una settantina di persone) vi erano Joan Baez, Roger McGuinn, Ramblin'
Jack Elliott, Kinky Friedman e Bob Neuwirth. Neuwirth si occupò di
reclutare i musicisti necessari ad accompagnare le esibizioni degli
artisti in cartellone: T-Bone Burnett, Mick Ronson e il polistrumentista
David Mansfield. Dai sessionman di registrazione di Desire vennero
acquisiti la violinista Scarlet Rivera, il bassista Rob Stoner ed il
batterista Howie Wyeth.
La serie di concerti della Rolling Thunder Revue è stata ampiamente
documentata attraverso film, registrazioni audio e stampe iconografiche.
In particolare sono stati realizzati due libri e altrettanti album
discografici - Hard Rain e The Bootleg Series Vol. 5: Bob Dylan Live
1975, The Rolling Thunder Revue - oltre ad uno special per la
televisione ed un film, Renaldo and Clara. Ma la cosa che risultava
evidentissima non era la volontà di Bob di far sentire la sua musica, ma
la sua rabbia, generata dal fatto che il suo matrimonio con Sara era
naufragato, molto per colpa sua e delle sue varie amanti, poco per colpa
di lei. Se si ascolta Idiot Wind vengono i brividi nel sentire il livore
di Bob nello sputare letteralmente in faccia le parole a colei che in un
certo senso non avevo voluto più stare al gioco della moglie tradita ma
fedele. Ma queste son cose che capitano spesso e volentieri, forse anche
per una naturale questione numerica, è noto che in natura le femmine
sono setto od otto volte più numerose degli uomini (in natura questo
serve per assicurare la sopravvivenza di una specie) e noi, che siamo
solo e non sempre l'evoluzione migliore del regno animale, se fossimo
sempre stati fedeli la terra avrebbe cessato la sua esistenza vitale
chissà quanti secoli fa. Dylan è un genio, ma è anche un uomo, ed è per
natura obbligato a seguire certi istinti ed esigenze che nessuno può
ignorare. E' un pò, scusa il paragone non molto elegante ma purtroppo
veritiero, quando la gente mente sapendo di mentire, nessuno va con le
prostitute, eppure nelle nostre città ci sono migliaia di peripatetiche
e cortigiane, migliaia di travestiti da peripatetiche e cortigiane, e
tutti lavorano alla grande realizzando grando guadagni esentasse, allora
ci accorgiamo che qualcuno non la racconta giusta. Nessuno ammette di
drogarsi, ma lo spaccio nelle nostre città è sotto gli occhi di tutti, a
certi livelli lo sballo è un must, altrimenti che soddisfazione ci
sarebbe ad essere facoltosi e potersi permettere ogni cosa? Nessuno
naviga sul WEB visitando siti porno eppure la metà dei siti in rete sono
"dedicati" a queste attività poco etiche. Nessuna donna ammette di
tradire il marito, però le coppie si sfaciano dopo poco tempo di
convivenza o matrimonio, allora anche in questo caso qualcuno mente.
L'uomo, inteso come persona, indipendentemente dal sesso, deriva dalla
scimmia, col vantaggio di aver avuto una evoluzione che gli ha permesso
di ragionare (non sempre), di parlare (e di dire anche stupidate), e
questo rende la cosa ancora più grave. Se, come si sul dire, il
Padreterno ci ha creato a sua immagine e somiglianza viene il dubbio che
proprio bene non sia messo neanche Lui! Ogni tanto mi chiedo come mai,
essendo l'Essere perfettissimo, lascia venire al mondo gente terribile,
diavoli umani come Hitler, Stalin, Pol Pot e qui mi fermo nell'elenco
dei nomi perchè penso di aver reso l'idea. Ti prego di scusare questa
banale disgressione ma ogni tanto la tastiera mi prende la mano! Live
long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Caro Tamburino,
ieri mattina il sole stava sorgendo e io me ne stavo disteso sul letto,
coi calzini bucati e la felpa che uso per dormire, ascoltavo Positively
4th Street sul lettore CD a pile delle Winx che mi ha prestato la mia
nipotina, perché mi hanno tagliato la corrente, augurando tutto il male
possibile a Renzi e ai bastardi che vorrebbero che io lavorassi. Se non
ci fosse Dylan a scaldarmi il cuore sarei già assiderato. Pensavo al
Nobel e a Triplicate e mi è venuta un poesia spontanea, così di getto.
Ve la trascrivo qui, perché io i soldi per un blog tutto mio non li ho.
E’ una cosa semplice, mica ai livelli di Miscio, spero non vi dispiaccia
e, siccome ho letto che siete tutti molto eruditi, spero che questo non
vi impedisca di ascoltare queste mie semplici parole uscite dal cuore.
Si intitola:
I DISPETTI DIVERTENTI CHE FA BOBBI A
CHI LO AMA (questo è il titolo).
La poesia dice così (questa non è ancora la poesia però):
Dicono che sei un copione;
Dicono che il Nobel non te lo meriti;
Dicono che sei un furbone di tre cotte e che i tuoi versi non
significano niente;
Dicono anche che sei un po’ tirchietto e ti metti i soldi nello stivale;
Dicono che dici che ti piace Trump.
Capriccioso e altezzoso
Caustico e cinico
Dicono che non ti lavi mai;
Dicono che la carne la mangi quasi cruda afferrandola con le unghie
sporche;
Dicono che hai fatto un patto con il diavolo.
Burbero e anaffettivo
Dispettoso e anche un po’ sadico.
Non ci credevo,
ma poi ho letto che stai per pubblicare un album triplo di canzoni di
Sinatra
“Triplicate” si intitola, tre per tre
che in italiano vuol dire “Vi voglio glassare i maroni”
e ho pensato: “Ma allora è proprio vero!
Sei ‘n gran fijo de ‘na mignotta…
Embé? A noi rancorosi ci piaci così!!!!!”
Gabriello Spezzalobue
Ciao Gabriello
Spezzalobue o Paul Clayton, non saprei dire quale dei due sia il nome e
l'altro un simpatico nickname, comunque, leggendo la tua poesia, ho
capito che non sei assolutamente come ti descrivi nel prologo. Nessuno
di noi è "erudito", è solo che ogni tanto ci piace scherzare esagerando
coi concetti. Io, la maggior parte delle volte, mi informo in internet
sui vari personaggi e poi spaccio il tutto come fosse farina del mio
sacco. Sono d'accordo con le tue conclusioni poetiche, a noi Bob ci
piace così, anche se prossimamente ci fratturerà gli zebedei con
un'altra trentina di cover sinatriane. Ma che abbiam fatto di
male.......? Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)