Dylan omaggia Tony Bennett per i suoi
90 anni con 'Once upon a time'
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Sabato 24 Dicembre 2016
Talkin'
9988 - alessanfrocal06
Oggetto: Su Dylan e altro
Caro Mr. Tambourine,
pur essendo un assiduo lettore di questo sito sin dalla sua fondazione,
è la prima volta che ti scrivo, e desidero farti i complimenti per
l'ottimo lavoro che rende onore al prezioso patrimonio messo insieme a
suo tempo da Michele Murino.
Innanzitutto, mi piacerebbe fare una segnalazione: lo scorso 20 dicembre
il nostro Bob ha partecipato ad una serata-evento in onore di Tony
Bennett andata in onda sulla NBC, cantando una (splendida) versione di
"Once Upon A Time", vecchio standard di Charles Strouse che fu già
eseguito, oltre che dallo stesso Bennett, anche dall'immancabile Sinatra
(qui il video),
il che mi porta a trarre due conclusioni: 1) Dylan pare intenzionato a
continuare il suo periodo da crooner, e già all'orizzonte incombe il
terzo (non necessario?) album di cover sinatriane e non; 2) non sarà
mica la preparazione della performance il misterioso "impegno" che gli
ha impedito di prender parte alla cerimonia del Nobel a Stoccolma? Io ci
credo poco, ma tant'è...
Ma passiamo ad altro. Seguo Dylan da quando, all'età di sedici anni,
andai a comprare un disco fresco fresco di stampa, ovvero "John Wesley
Harding". Era il 1968, e da allora questo signore è entrato, con la sua
musica e i suoi testi, nella mia vita, e, lasciami dire, non c'era
bisogno che gli accademici svedesi gli aprissero le porte del Pantheon
dei Grandi della Letteratura per certificare il valore della sua opera:
dentro di me, come credo in molti altri che sono cresciuti ascoltando le
sue canzoni, quello di "Grande" era un titolo che già da un pezzo gli
spettava di diritto.
Per di più, l'uscita del numero 12 di "The Bootleg Series" nel 2015 e
del mega cofanetto dei live del '66 quest'anno mi ha causato una vera e
propria sindrome di Stendhal, nel senso che ascoltare cose vecchie di 50
anni ma tuttavia nuove all'orecchio mi ha fatto inevitabilmente tornare
indietro, molto indietro, e la mente è andata là dove ha voluto. Al
punto che, conoscendo tramite amici comuni quel Bruno Sansonetti (di cui
forse ti ricorderai), quel signore originario di Torino che vide Dylan
all'Olympia, mi sono deciso e gli ho fatto avere le registrazioni del
concerto, chiedendogli di ascoltarle e dirmi le sue impressioni a mezzo
secolo di distanza. Resto in attesa di ricevere sue notizie, con la
speranza di condividerle con te e chi ne è interessato.
E chissà, se il tempo me lo consentirà scriverò qualcosa su "Via della
povertà", perché la nuova versione di De Gregori mi ha fatto tornare in
mente le epiche esibizioni di De Andrè, in cui i nomi citati nel testo
originale venivano puntualmente stravolti a beneficio dell'attualità. Ma
guarda un po' che scherzi fa la memoria!
Nel frattempo, auguroni a te e a tutti i Dylaniani!
Alessandro Valenziani
Ciao Alessandro, il
video di Bob che canta per Bennet avevo intenzione di postarlo oggi, ma
tu mi hai preceduto, quindi a te il merito.Credo che nessuno dei lettori
di Maggie's Farm si sia dimenticato di Bruno Sansonetti e delle emozioni
che seppe darci con i suoi ricordi. Spero proprio che ti risponda e che
possiamo condividere ciò che ti dirà. Naturalmente aspetto il tuo saggio
si "Via della povertà". Grazie di aver scritto, spero non sia l'ultima
volta, ora che la strada è aperta puoi percorrerla quante volte ti pare.
Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Grazie Marina, Marco
Zoppas (autore dell'articolo) è ironico e pungente al punto giusto, alla
faccia di quei cosidetti dylanologi che spiegano a Dylan le sue idee!
Per fortuna ci sono loro, altrimenti Bob non capirebbe un tubo di se
stesso! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Venerdì 23 Dicembre 2016
Talkin'
9986 - silcatt
Oggetto: Scherzi della memoria
In risposta al commento di Mr. Tambourine sull'esibizione di Patti
Smith.
Gentilissimo, ho trovato un po' ingiusto stigmatizzare l'esibizione di
Patti Smith alla serata dei Nobel, definendola "il momento più basso
della sua carriera". A me, invece, è sembrata intensa e toccante, resa
ancora più vera e umana dal piccolo inciampo capitatole. Penso che Patti
sia stata vittima della sua grande emozione, non della sua "leggerezza"
o della "disorganizzazione dell'Accademia Svedese". A nulla, credo, le
sarebbe servito il foglio con il testo davanti. Lo si deduce anche dal
bell'articolo che lei stessa ha scritto un paio di giorni dopo sul New
Yorker:
http://www.newyorker.com/culture/cultural-comment/patti-smith-on-singing-at-bob-dylans-nobel-prize-ceremony
Traduco qui alcuni passi:
(...) Nel mese di settembre ero stata contattata per cantare alla
cerimonia del Premio Nobel in onore del vincitore per la letteratura,
allora ancora sconosciuto. (...) Ho scelto una delle mie canzoni che
ritenevo appropriata per essere eseguita con l'orchestra. Ma quando è
stato annunciato che Bob Dylan aveva vinto il premio, non mi è più
sembrato opportuno cantare il mio brano. (...) Ho scelto di cantare "A
Hard Rain’s A-Gonna Fall", canzone che ho amato fin da adolescente, e
una delle preferite di mio marito. Da quel momento, ho usato ogni attimo
libero per provarla, per essere sicura di conoscere e trasmettere ogni
verso. Pensando al mio diletto figlio (nel testo originale: "my own
blue-eyed son") , ho cantato le parole a me stessa, più e più volte,
nella tonalità originale, con piacere e determinazione. Ero intenzionata
a cantarla esattamente come era stata scritta e come ero capace di fare.
(...)
La mattina della cerimonia, mi sono svegliata con una certa ansia. C'era
pioggia battente e ha continuato a piovere forte. (...) Ho fatto una
prova perfetta con l'orchestra. In camerino avevo un pianoforte e mi ero
portato un tè e una zuppa calda. Ero consapevole che le persone non
vedevano l’ora della mia esibizione. Avevo tutto davanti a me.
Ho pensato a mia madre che mi comprò il mio primo album di Dylan quando
avevo quasi sedici anni. L'aveva visto in negozio nello scaffale delle
offerte e lo comprò con i soldi delle sue mance. "Ha l’aria di uno che
potrebbe piacerti", mi disse. Suonai e risuonai quel disco, la mia
preferita era "A Hard Rain’s A-Gonna Fall". Mi fece capire che, anche se
non avevo vissuto al tempo di Arthur Rimbaud, vivevo al tempo di Bob
Dylan. Ho anche pensato a mio marito, a quando cantavamo la canzone
assieme, immaginandomi le sue mani che formavano gli accordi. E poi
improvvisamente è arrivato il momento. (...) Come in una favola, mi sono
trovata davanti al re di Svezia e alla regina e ad alcune delle più
grandi menti del mondo, armata solamente di una canzone in cui in ogni
verso erano codificate l'esperienza e la capacità del poeta che l’aveva
scritta. (...)
Sono stata investita da una pletora di emozioni, una valanga di tale
intensità che non ero in grado di controllare. Con la coda dell'occhio
potevo vedere l'enorme braccio della telecamera, e tutti i dignitari sul
palco e le persone più in là. Non abituata a una situazione di
nervosismo così schiacciante, non ero in grado di continuare. Non avevo
dimenticato le parole che ormai erano una parte di me. Ero semplicemente
incapace di tirarle fuori.
Questo strano fenomeno non diminuiva né passava, ma rimaneva crudelmente
con me. Sono stata costretta a fermarmi, chiedere scusa e poi riprovare
mentre ero in quello stato, cantare con tutta me stessa, ma ancora
insicura. (...)
Quando la mattina seguente mi sono alzata, stava nevicando. Nella sala
della colazione sono stata accolta da molti degli scienziati del Nobel.
Mi hanno ringraziata per il mio sforzo davanti a tutti (nel testo
originale: "my very public struggle"). Mi hanno detto che avevo fatto un
buon lavoro. Vorrei tanto aver fatto meglio, ho risposto. No, no, hanno
replicato, nessuno di noi lo vorrebbe. Per noi la tua esibizione è stata
come una metafora dei nostri sforzi. (...)
Riguardo invece il concerto di Verona 1984 da te citato nel tuo
intervento, io ricordo sì diversi conciliaboli tra Dylan e la band
(erano le prime due date di un tour improvvisato e i musicisti quasi non
avevano avuto modo di provare le canzoni né tra loro né con Bob), ma non
ricordo una particolare reprimenda al batterista. Può darsi, però, che
allora mi fosse sfuggita. Di sicuro Dylan non "fece immediatamente
uscire dal palco i musicisti prendendo la sua acustica per eseguire Mr.
Tambourine ed i vari pezzi che l'avevano reso famoso come folksinger".
Le scalette del tour prevedevano un break a metà concerto con un brano
eseguito solo dalla band (per le date di Verona "Got My Mojo Working",
cantato da Greg Sutton) e quindi, semmai, fu Dylan a lasciare per primo
il palco per poi rientrare da solo (come da programma) per un breve set
acustico (3 brani). Ma non eseguì "Mr Tambourine Man" né la prima né la
seconda sera. Con affetto, Silvano
Caro Silvano, se ti sembra che il doversi fermare, chiedere scusa,
giustificarsi per il nervosismo e quindi ricominciare non sia il punto
più basso della carriera di una grande artista come la Smith, allora non
riesco a pensare a cosa dovrebbe fare per toccare il fondo, questo non per
indelicatezza, cinismo o che altro, io non ho proprio niente contro
Patti, te lo posso assicurare, ma, a mio modo di vedere, non sono queste
le esibizioni che vorrei vedere. Le scuse, gli stati d'animo, i
nervosismi, anche se motivi in qualche modo capibili, non cancellano i
fatti e la foto di Patti che si copre il volto esprime quello che sta
provando la cantante in quel momento. Forse il foglietto non serviva,
forse nemmeno il monitor con le parole come si usa oggi in qualunque
spettacolo televisivo, ma non avremo mai la controprova, purtroppo.
Dispiace moltissimo anche a me per Patti, ma i fatti sono questi ed io,
nei panni di un semplice cronista che ha visto il video, ho scritto
quelle che sono state le mie impressioni, senza cattiveria, ho descritto
quello che ho visto e provato. Ritengo giusto che tu abbia provato delle
sensazioni diverse, condivido le tue come condivido le mie. Un oggetto
lo puoi guartdare da destra o da sinistra, cambierà quello che vedi ma
l'oggetto rimane tale. Per quanto riguarda Verona credo invece che tu
abbia ragione e che la mia memoria miabbia giocato un indelicato
scherzetto facendoni fare la figura del pinocchietto. Fu talmente grande
la delusione per quell' esibizione che sembrava una prova più che un
concerto che a distanza di tempo ho certamente dimenticato qualcosa. Di
questo chiedo umilmente perdono, potevo andare a controllare prima per
evitare di scrivere inesattezze. Però non è stata solo una mia impressione quella di aver
assistito ad un brutto concerto, anche nella conferenza del giorno dopo,
prima dello spettacolo del 29 Maggio, i giornalisti non sono stati
teneri con Bob, come dimostra il video sotto postato:
Ti ringrazio per
avermi fatto notare il mio errore per il quale non ho scuse, live long
and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Subjet: Bob Dylan on piano – Unrealeased
Studio Recording
Dear music lovers,
Hello, my name is Eddie Korvin. The title of this email is true but as
is described on the details of the youtube posting, this is a Barry
Goldberg demo with Bob Dylan playing piano. It is not a Dylan session,
rather it is Dylan as a session player.
If you enjoy the music and the production, please pass it on. Many
thanks.
P.S. FYI as Dylan fans -- some months earlier in 1971, I also engineered
and mixed Watching The River Flow and When I Paint My Masterpiece at my
studio, Blue Rock, in downtown Manhattan.
Oggetto: Bob Dylan on piano – Unrealeased
Studio Recording
Cari amanti della musica,
Salve, il mio nome è Eddie Korvin. La storia in oggetto è reale, ma come
descritto nei dettagli del video postato su youtube, questa è una demo
di Barry Goldberg con Bob Dylan che suona il pianoforte. Non è una
sessione di Dylan, ma è Dylan come turnista.
Se vi piace la musica e la produzione, si prega di trasmetterla. Molte
grazie.
Post scriptum per i fans dylaniani - qualche mese prima, nel 1971, ho
anche diretto la registrazione ed il mixaggio di Watching The River Flow
and When I Paint My Masterpiece nel mio studio, il Blue Rock, nel centro
di Manhattan.
Thanks a lot Eddie,
really appreciate! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Mercoledì
21 Dicembre 2016
Oggi a
Milano: Bob Dylan e la cultura europea, concerto-conferenza
clicca qui
Patti Smith, il
momento più alto della sua carriera è stato anche il più basso
L’errore è sempre
dietro l’angolo, per chiunque, ignoranti, dotti, geni, presidenti,
tycoons. Non importa il perchè o il percome, quando capita capita e
tutti biasimano lo sfortunato malcapitato, le parole si sprecano e
l’indignazione e lo stupore altrettanto.
Questa volta è toccata a Patti Smith che, un pò per leggerezza (non
aveva vicono a sè un foglietto con le parole che avrebbe evitato quel
bruttissimo stop), in pò per la disorganizzazione dell’Accademia Svedese
(anche nelle più scarse televisioni regionali hanno i monitor dove
scorrono le parole, a Stoccolma, dove una cantante si esibiva in
mondovisione non c’era niente, MHA!), è incappata nell’episodio più
spiacevole della sua brillante carriera artistica. La foto del suo
dispiacere e della sua umiliazione parla da sola, le sue timidissime
scuse e la sua giustificazione pure. La peggior cosa che può capitare ad
un artista che si stà esibendo è questa, dover interrompere la
performance per un errore e dover chiedere scusa. La sfortunata e
sprovveduta Patti non è sola nell’elenco di coloro che hanno dovuto
fermarsi e ripartire fra lo stupore ed il disappunto del pubblico.
Ricordo una stessa scena nel 1984, Arena di Verona, Bob Dylan al debutto
in Italia con una band con la quale aveva provato pochissimo. Mick
Taylor, ex Rolling Stones, che pensava di dover essere l’unico che la
gente doveva ascoltare, con un volume così alto da seppellire i
compagni, Greg Sutton bassista e songwriter di fama mondiale, Ian
McLagan ex pianista di Small Faces, Rod Stewart, Rolling Stones, Joe
Cocker, Jackson Browne ed il batterista Colin Allen che aveva suonato
per John Lee Hooker, Sonny Boy Williamson, Memphis Slim, Solomon Burke,
John Mayall's Bluesbreakers, Mick Taylor, Focus, Donovan, Stone The
Crows, Georgie Fame, che quella sera era in giornata no. Non ricordo se
al terzo o al quarto pezzo (già stentanti) entrò nella canzone con un
altro tempo. Dylan si voltò immediatamente, smise di suonare, andò
davanti alla batteria di Colin e penso che gli abbia detto di tutto e di
più. La canzone ripartì col tempo giusto ma alla fine del pezzo un
silenzio tombale scese nella celebre Arena, la gente era scioccata e
scocciata. Dylan, capita la situazione, fece immdiatamente uscire dal
palco i musicisti prendendo la sua acustica per eseguire Mr.Tambourine
ed i vari pezzi che l’avevano reso famoso come folksinger. Chi c’era
quella sera a Verona può testimoniarlo. Un’altra volta successe al Piper
di Milano con i Procol Harum, con Gary Brooker che confuse le strofe di
“Homburg”, il loro hit appena uscito sul mercato da una settimana.
Un’altra volta successe con i Jethro Tull di Jan Anderson al
Palatrussardi di Milano, che allo stacco di Acqualong, quando la band
zittisce e la canzone continua solo con l’acustica e la voce di Jan,
aveva messo il capotatso un mezzo tono troppo alto, si fermò, sorrise
nervosamente per la figura, sposto il capotasto al posto giusto e
riprese. Però il fatto che questi inconvenienti siano successi anche ad
altri artisti di grande fama non è una giustificazione, la figura e
l’umiliazione rimangono, specialmente se il fattaccio succede a carriera
pluriennale e non all’inizio, Immagino il dispiacere ed il dolore di
Patti Smith, immagino che trovarsi davanti al Re ed alla Regina di
Svezia sia un fatto emozionante, che l’Accademia Svedese del Nobel
incuta un certo timore, apprensione, rispetto e paura per l’importanza
dell’evento. Capisco che a volte una forte emozione possa generare quel
piccolissimo black out mentale di pochi istanti sufficienti a farti
perdere il filo e la forza di cantare. Mi spiace davvero per Patti, non
meritava certo una figura di così basso livello, ma succede, si prende,
si accetta e si cerca di digerire il rospo, non c’è altro che si possa
fare. Forza Patti, la vita e la tua carriera non è certo finita per
questo spiacevole contrattempo, il tempo passa e pian piano tutto si
dimentica, e così sarà anche per te. Con sincero affetto ed ammirazione,
live long and prosper, Mr.tambourine, :o)
Martedì 20 Dicembre 2016
Talkin'
9984 - dinve56
Salve Mr. Tambourine,
dopo aver riletto con calma il discorso inviato da Dylan agli Accademici
di Svezia, mi sembra di aver capito che Dylan si senta "uomo di
spettacolo" e che, su questo piano, si paragoni al grande drammaturgo
inglese; il filo conduttore del suo discorso è che egli, come, forse,
anche Shakespeare, non si è mai posto la domanda se la sua produzione
fosse "letteratura" e, ovviamente, non ha mai formulato una risposta.
Nel suo discorso infatti, Dylan ringrazia, stupito e orgoglioso, coloro
i quali hanno risposto affermativamente alla domanda, assegnandogli il
Nobel per la letteratura. Il suo ragionamento è lucido e coglie in pieno
il problema: come ogni dramma di Shakespeare vive sulla scena, così ogni
canzone di Dylan vive sulla scena... non a caso egli ricorda che suonare
per 50 persone è diverso che suonare per 50.000 persone. Le canzoni
esistono finchè qualcuno le canta; i drammi esistono finchè qualcuno li
mette in scena; i libri esistono finchè qualcuno li legge.
La lettura di "Tarantula" procede; tento di lasciar "entrare" nella
mente le parole, ma la difficoltà insormontabile è che devo per forza
leggere in traduzione italiana e, inevitabilmente, mi perdo molti
"giochi di parole". Ma una prima "lampadina accesa" o presunta tale, ve
la mando: il testo è ricco di rimandi letterari a testi contemporanei,
ma anche a tradizioni letterarie antiche: la Musa ispiratrice, per
esempio, è una donna senza schiena perchè ha le ali dell'angelo, quindi
è una creatura che sta tra la Musa dell'Elicona e la donna-angelo dello
stil-novo. Numerosi anche i riferimenti ai testi biblici. Per oggi è
tutto. Grazie e buon Natale. Old teacher.
Io penso che il paragone
conn Shakespeare ci stia tutto, invece lo stupore e quella frase dove
dice che è rimasto senza parole per il premio mi sembrano un pochino
artificiose. Dylan ha sempre dimostrato di essere molto ambizioso,
ricordiamo come si è servito della Baez per cogliere i primi successi
per poi scaricarla quando non le serviva più, sapeva benissimo di essere
in nomination da vent'anni e che prima o poi il premio sarebbe arrivato,
quindi gli riconosco il fatto che si senta orgoglioso (finchè non
l'aveva vinto non poteva esserlo) ma lo stupore e la sorpresa molto
meno. "Tarantula" invece è molto complicato da decifrare, intanto in
italiano non sempre si riesce a rendere quelli che sono i giochi di
parole della lingua inglese o americana, poi il libro è stato scritto in
un lungo lasso di tempo con la tecnica "scrivi quello che ti passa per
la mente in quel momento", perciò è pregno di atmosfere, situazioni,
visioni e giudizi frutto dello stato d'animo di quei momenti, molto
diversi l'uno dall'altro e senza un filo conduttore che lega il tutto, e
questo rende l'interpretazione ancora più ardua, però non è detto che
sia impossibile. "Tarantula" raccoglie il compendio di diversi Dylan in
diversi momenti della sua vita e della sua carriera, quindi cercare di
individuare queste cose, unite ai riferimenti e alle citazioni sia
letterarie sia di richiamo ad altri scrittori, è altamente
soddisfacente, sempre che uno abbia la pazienza di affrontarlo in questo
modo ed arrivare in fondo. Ti auguro di divertirti e rilassarti, e non
aver timore di scriverci le tue impressioni, noi siamo sempre qui in
attesa dei vostri scritti che sono parte integrante di questo sito. Live
long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Volevo ringraziare il Professor Carrera
per l'immediata risposta e delucidazione. Il Professore è sempre preciso
e puntuale nelle spiegazioni. Non volevo mettere in dubbio la serietà
della casa editrice Feltrinelli - di fatto questi primi due volumi di
"Lyrics" sono strepitosi. Io attendo già ora con ansia il terzo. Pensare
inoltre che l'edizione italiana sia l'unica corredata di note mi rende
particolarmente felice. Il lavoro del Professore è magistrale. Ne
approfitto anche per fare gli auguri di buone feste a te, a tutti i
lettori del sito e al grande Carrera. Nella speranza di avere un 2017
ancora fortemente nel segno di Bob e della sua arte.
Samuele
Grazie a nome di tutti
e tanti auguri anche a te. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Sabato 17 Dicembre 2016
Tour 2017: Confermate 4 nuove date in
Germania
01 Aprile 2017 - Stockholm, Sweden - Stockholm Waterfront
02 Aprile 2017 - Stockholm, Sweden - Stockholm Waterfront
04 Aprile 2017 - Oslo, Norway - Spektrum
06 Aprile 2017 - Copenhagen, Denmark - Opera House
07 Aprile 2017 - Copenhagen, Denmark - Opera House
09 Aprile 2017 - Lund, Sweden - Sparbanken Skåne Arena
11 Aprile 2017 - Hamburg, Germany - Barclaycard Arena
12 Aprile 2017 - Lingen (EMS), Germany - EmslandArena
13 Aprile 2017 - Dusseldorf,Germany - Mitsubishi Electric Halle
16 Aprile 2017 - Amsterdam, Netherlands - Heineken Music Hall
17 Aprile 2017 - Amsterdam, Netherlands - Heineken Music Hall
20 Aprile 2017 - Paris, France - Zenith Paris-La Villette, Parking P.te
de la Villette
22 Aprile 2017 - Esch-sur-Alzette, Luxembourg - Rockhal
24 Aprile 2017 - Antwerp, Belgium - Lotto Arena
25 Aprile 2017 - Frankfurt, Germany - Festhalle Frankfurt
03 Maggio 2017 - Cardiff, Wales - Motorpoint Arena
04 Maggio 2017 - Bournemouth, England - Bournemouth Interational Centre
05 Maggio 2017 - Nottingham, England - Motorpoint Arena
07 Maggio 2017 - Glasgow, Scotland - SECC Clyde Auditorium
08 Maggio 2017 - Liverpool, England - Echo Arena
09 Maggio 2017 - London, England - The SSE Arena, Wembley
11 Maggio 2017 - Dublin, Ireland - 3Arena
Salve Mr. Tambourine,
ho acquistato appena usciti i due nuovi volumi delle Lyrics tradotte dal
grandissimo Carrera. Mi sono procurato anche l'edizione eBook della
versione americana Lyrics 1961-2012. Ho notato che "If You See Her Say
Hello" (testo originale) è differente nell'edizione italiana rispetto a
quella americana. Evidentemente questi primi due volumi sono
semplicemente la ristampa dell'edizione italiana 2006, e non a caso il
terzo volume - che comprenderà testi recenti - uscirà a marzo... Non
vorrei fosse il solito "lavoro coi piedi" fatto dalla Feltrinelli, che
al fine di tenere calde le vendite - visto il Nobel da poco consegnato -
ha deciso semplicemente di ristampare l'edizione vecchia 2006, senza
controllare le modifiche apportate da Bob nella nuova edizione
americana. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Carrera. Magari mi
sbaglio.
Aggiungo che - ovviamente - il lavoro del Professore è straordinario: le
sue traduzioni e note sono meravigliose. Ribadisco - perché glielo
scrissi via mail alcuni anni fa - che io lo ammiro e lo considero uno
dei miei grandi maestri - oltre a Bob stesso.
Samuele
Ciao Samuele, ho
girato la tua mail al Prof. Carrera, ecco la suia immediata risposta:
Caro Samuele,
i primi due volumi
delle Lyrics non sono semplicemente la ristampa dell'edizione del 2006.
C'è almeno un testo modificato, sia in inglese sia nella traduzione
italiana ("Tough Mama"). Io poi ho rivisto le traduzioni, apportando
varie modifiche e correggendo alcune sviste che erano rimaste
nell'edizione del 2006 (c'erano due errori, uno in "Subterranean
Homesick Blues" e un altro in "Hurricane"). Ho rivisto e in vari casi
ampliato le note. Non posso giurare che tutto sia perfetto, perché io
non ho ancora ricevuto i libri e non li ho ancora visti. Certamente
abbiamo dovuto lavorare in fretta. Di una nuova edizione stavamo già
parlando, ma il Nobel, proprio perché era nell'aria ormai da vent'anni,
alla fine è stata comunque una sorpresa. Quanto a "If You Say Her, Say
Hello", vorrei chiarire, perché non è la prima volta che devo rispondere
anche privatamente a osservazioni non fondate sul lavoro della casa
editrice, che alla Feltrinelli nessuno lavora "coi piedi". C'è stata la
massima disponibilità e la massima professionalità. Il fatto è che
l'editore americano ci ha fatto avere la lista dei cambiamenti apportati
da Dylan, ma la lista non era completa. Non c'erano le revisioni di "If
You See Her, Say Hello", ad esempio, e quando mi sono accorto che il
testo della nuova edizione americana era differente dal vecchio era già
troppo tardi, non c'era più tempo per intervenire. Mi dispiace, ma
capirai anche tu, e capirete anche voi, che non si poteva rimandare;
almeno i primi due volumi dovevano uscire subito. E aggiungo un'altra
cosa: le canzoni dell'edizione americana che saranno incluse nel terzo
volume non sono esenti da errori di battitura nemmeno nel testo
originale. Avrei voluto, insomma, che là a New York avessero lavorato
meglio, visto che loro il tempo l'avevano. Non posso intervenire sul
testo inglese, ma se ci sono errori o problemi di interpretazione li
posso indicare nelle note (che, avverto, nel terzo volume saranno molto
lunghe).
Un cordiale saluto,
Alessandro Carrera
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Alessandro Carrera
Director, Italian Studies
Graduate Director, World Cultures and Literatures
Department of Modern and Classical Languages
University of Houston
612 Agnes Arnold Hall
Houston, TX 77204-3006
A Carnegie-designated Tier One public research university
713-743-3069
Un ringraziamento da
parte mia al Prof. Carrera. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Se dovessi scrivergli una lettera, dopo
aver conosciuto la sua storia nel sito italiano Maggie's Farm, gli
scriverei così:
Caro Israel "Izzy" Young, ho letto la sua storia nel sito italiano
Maggie's farm dedicato a Bob Dylan. Da quello che ho letto mi viene da
pensare che lei sia una gran bella persona, onesta, generosa, moralmente
integra, qualità che sicuramente aveva da giovane quando gestiva il
Folklore Center di New York e che lei non deve aver minimamente perso
ora che ha una certa età. La capisco quando dice che tutti vengono da
lei al Folklore Centrum di Stoccolma solo per farle domande su Dylan,
vogliono sapere pettegolezzi, aneddoti, storie su di lui che non hanno
trovato in tutti i libri che hanno letto dedicati alla sua vita e alla
sua musica. Ma mai le chiedono qualcosa su di lei, della sua storia, di
tutto quello che ha fatto, immaginato e detto nella sua lunga vita, a
cominciare dal suo Folklore Center nella New York anni '60, a finire a
oggi che gestisce, mi par di capire con qualche difficoltà finanziaria,
il Folklore Centrum di Stoccolma. Mi ha molto colpito sapere che,
secondo lei, tutti quelli che le vengono a chiedere di Dylan in realtà
non hanno capito niente di lui, e lei questo lo intuisce dalle loro
osservazioni. Io devo essere una di quelli, anche se non ho letto tanti
libri su Dylan, ma devo dirle che un po' lo mitizzo sia come artista che
come persona, e questo deve essere un errore per chi lo conosce bene. Da
quell'articolo su Maggie's Farm mi pare di capire che lei ci soffre a
non poter comunicare direttamente con Dylan, ma forse negli ultimi tempi
le cose sono cambiate e ora potete parlarvi tranquillamente o per
telefono o via mail. Spero davvero sia così. Del resto senza quel primo
spettacolo che gli organizzò nel 1961 alla Carnegie Chapter Hall forse
il Dylan di oggi non sarebbe mai esistito. Già, Sig. Israel "Izzy" Young
senza il suo darsi tanto da fare per quel primo spettacolo ci sarebbe
stata una carriera musicale per Bob Dylan? O sarebbe rimasto uno dei
tanti che vivacchiavano nei locali del Village suonando e cantando per
pochi dollari? Sì perché a volte mi chiedo, ma nel 1961 di bravi come
Bob Dylan quanti ce n'erano? Molti si saranno persi, non avranno
raggiunto nessuna fama, si saranno arresi, saranno invecchiati senza un
soldo in tasca, o avranno cambiato mestiere se volevano campare.
L'episodio del maglione di cui si parla nell'articolo su Maggie's Farm
mi ha rattristato, e mi rattrista pensare che lei ci torna spesso sopra
con la mente. Avrebbe voluto allungarglielo lei quel maglione a Bob,
vero? Avrebbe voluto che uno della famiglia come lei gli allungasse quel
maglione e non uno pagato per farlo. Quanto affetto infine in quella
frase che vorrebbe dire a Bob: sai, tu ed io siamo la stessa persona.
Grazie e scusi l'intrusione, Dianella Bardelli
Sei molto sensibile
Daniella, e questo ti fa onore, al di là del tuo pensiero, non tutti
trovano la voglia di consumare un pò del loro tempo a scrivere su "Izzy"
Young. Credo che ti abbraccierebbe se potesse leggere le tue parole.
Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Venerdì 16 Dicembre 2016
Talkin'
9981 - cerutti.andrea70
Ciao,
grazie per avere pubblicato il testo dell'intervento di Dylan
all'accademia, forse lo metterei maggiormente in evidenza. È bello. Non
penso però che Dylan paragoni se stesso a Shakespire, secondo me si
relaziona con il grande drammaturgo, si mette nei suoi panni. Per stima,
attrazione, perché ne è affascinato. Penso abbia peraltro voluto fare un
parallelo tra canzone sul palco dal vivo e teatro. Arguto, ci sta.
Vedendo così la canzone come un qualcosa da portare in giro di città in
città proprio come uno spettacolo teatrale.
Ci sta perché il teatro non è propriamente letteratura ma per
consuetudine la si considera da molto tempo letteratura se per
letteratura in senso stretto si intende un testo scritto, una storia
compiuta ambientata e rappresentata su carta. Fatta per vivere su carta.
A tutti noi oggi pare chiaro che il teatro sia letteratura non era così
scontato un tempo forse qualcuno contesta ancora la cosa.
Penso che Dylan abbia voluto dire che la canzone il palco, il concerto,
il suonare possano diventare letteratura nel senso che si dà al teatro.
Probabilmente intendendo che musica e testo e suono siano un qualcosa di
inscindibile da prendere insieme.
Personalmente ogni tanto leggo opere teatrali, mi piace, ultimamente ho
letto tre pieces di Pirandello ma mi rendo conto leggendo che molto
spesso solo la rappresentazione in scena permette di farsi un'idea
compiuta. Certo il testo, la sua lettura è importante, alcuni passaggi
si possono ben meditare solo leggendo con calma, a teatro potrebbe darsi
qualcosa possa sfuggire, ma sfuggono molte più cose di un'opera teatrale
se non la vedi rappresentata. Pirandello peraltro aveva affrontato il
tema di quanto i registi possano stravolgere un'opera. Se ci pensi è
come per l'arrangiamento di una canzone: spesso la stessa canzone
stravolta nella sua versione regala angoli di lettura diversi da quello
originale. Faccio un esempio piccolo: I shall be relesed in versione
Budokan a me fa sempre pensare che quella sera lì Dylan stesse cantando
di sé, lui uomo prigioniero in una folla indifferente ed io che ascolto
mi immedesimo e canto con lui per me: da un giorno all'altro sarò
liberato e intendo dalle catene della società, della nostra piccola vita
e via dicendo.
Sì ci sta: teatro e canzone entrambi interpretabili differentemente sera
dopo sera su un palco.
Infine. Mi ero fatto l'idea che Dylan sia rimasto di sasso quando abbia
ricevuto la notizia. Come stranito e sorpreso. Infatti ha confermato la
cosa. Probabilmente anzi sicuramente non si aspettava una cosa del
genere anche perché se ci pensi ormai tutti anche noi davamo per
scontato che mai un Nobel sarebbe stato dato a chi scrive canzoni.
E poi: fatto caso che ora tutti i nostri giornalai non scrivono più né
commentano né si sforzano di produrre un articolo tra questo geniale
raffronto teatro canzone? Tutti muti. Finiti gli sfotto', i commenti con
l'accetta, gli inadeguati che provavano a scrivere cosa è letteratura o
meno, adesso nessuno spreme le meningi e scrive più. Un vero schifo
lasciamelo scrivere. Siamo mal messi a livello culturale sui giornali e
alla tv tutto è diventato gossippato, tutto superficiale, strafotente.
Ciao!!!!!
Ciao Andrea, priama di
tutto sgombriamo il campo da idee sbagliate e stabiliamo cos'è la
"letteratura":
La letteratura di una
certa lingua è l'insieme delle opere scritte e pervenute fino al
presente. Tale definizione non è affatto scontata e va precisata sotto
diversi aspetti. Da un lato, le definizioni che sono state date del
termine, sensibili a diverse ideologie, visioni del mondo, sensibilità
politiche o filosofiche, sono diverse tra loro e spesso assolutamente
inconciliabili.
Assai varia è anche la misura del "campo" della letteratura e incerta la
definizione di ciò che letteratura non è, tanto che vi è stato chi ha
affermato che letteratura è ciò che viene chiamato letteratura, chi ha
trovato nell'impossibilità della definizione la sola definizione
possibile, o chi, sottolineando "la polivalenza e ambiguità del fenomeno
letterario", sostiene tuttavia che "non tutto ciò che è scritto è
letteratura", per diventarlo, un testo scritto dev'essere mosso da
un'intenzionalità precisa e da una conseguente logica strutturante".
È tuttavia vero che la letteratura di una nazione costituisce una
"sintesi organica dell'anima e del pensiero d'un popolo", ovvero uno
specchio della rispettiva società in un tempo definito e che varia di
opera in opera.
Il termine latino litteratura (da littera, "lettera") indicava lo stesso
tracciare lettere, lo scrivere. Nel I secolo d.C. prese ad indicare
l'insegnamento della lingua (corrispondendo così alla parola grammatica,
ossia la greca grammatiké téchne, da gramma, "lettera"). Un passaggio
importante sul tema è la riflessione del retore latino Quintiliano, che
estese il termine litteratura fino a comprendere tutte le tecniche dello
scrivere e del sapere, affermando il valore disinteressato degli studi
sulla lingua. Un altro termine latino, l'aggettivo litteratus, indicava
inizialmente ciò che era "scritto con lettere", ma poi il suo uso si
spostò sullo scrivente, per indicarne la capacità, la cultura,
l'istruzione.
In ambito occidentale, si è via via affermato un significato di
letteratura distinto dagli scopi pratici della scrittura in specifiche
discipline (testi scientifici, filosofici ecc.): il termine
"letteratura" venne associato alle scritture di tipo "artistico" e
"creativo", che sono oggetto di studio dell'estetica. Si determinò così
un intreccio semantico con la più antica parola "poesia", un termine del
latino medievale che deriva da poësis (a sua volta dal greco poíēsis, da
poiêin, "fare") e che indicava eventi e oggetti "fatti" con le parole.
La poesia era dunque l'arte di creare realtà fittizie, mondi immaginari
a imitazione dell'unico reale, in analogia con la pittura (Orazio usò la
formula ut pictura poësis, "la poesia come la pittura").
Il termine "poesia" tese a identificarsi con la produzione in versi, ma
le forme originarie del verso (come testimoniano diverse tradizioni
popolari sopravvissute fino ai tempi moderni) prescindevano del tutto
dalla scrittura, facendosi piuttosto accompagnare dal canto, nel
contesto di una tradizione letteraria orale.
Indipendentemente dalla forma, in versi o in prosa, tuttavia un testo
viene generalmente considerato letterario, quando nel costruirlo e nel
leggerlo si usa una lingua che orienta verso la "funzione poetica", cioè
per quella funzione che, come ha insegnato Roman Jakobson, pone al
centro del sistema di comunicazione il messaggio in quanto tale, quindi
la sua intertestualità rispetto ad altri testi e la capacità in termini
di costruzione linguistica e comprensione estetica di riferirsi a un
sistema di forme canoniche che in qualche modo lo precede e produce
(anche in caso di rottura verso questo canone). In questo senso si parla
di "uso letterario del linguaggio".
In base alla forma del componimento verbale la letteratura si distingue
in:
poesia
prosa
teatro
Se il componimento verbale è in versi si parla di poesia. Se invece il
componimento verbale non è in versi si parla di prosa. Dopo l'avvento
del verso libero e la caduta della normativa metrica, la distinzione
sembra ridursi al solo meccanismo tipografico dell'andare a capo, ma la
costruzione formale della poesia resta legata alla musica. In questo
senso si può anche parlare di "prosa poetica" e "poesia in prosa". Il
teatro invece è un testo letterario "per la rappresentazione" (anche
quando dato alla sola lettura) e se può fondere insieme poesia e prosa
può unirvi, ma dall'esterno, anche la musica, e quindi si può
considerarla una forma d'espressione a parte.
Detto questo per
spianare la strada e renderla meno difficoltosa, voglio dirti che trovo
la tua riflessione su Shakespeare-Dylan molto valida, anche se non
vedrei niente di male se un novello Premio Nobel per la letteratura si
paragonasse a Shakespeare. Un premio Nobel è un Premio Nobel, la
proiezione più alta riconosciuta dai saggi di tutto il mondo ad una
persona che fa buon uso, o uso unico, o uso ineguagliabile, delle
parole, ed a mio avviso, acquista ancora più valore se queste parole
sono accompagnate da una bella musica. Credo che Dylan abbia ampiamente
e pienamente meritato questo premio unico e speciale, e se è rimasto
sorpreso è perchè nemmeno lui se l'aspettava.
Per quanto concerne i
giornalisti ti suggerirei di metterli su una bilancia e vedere il loro
peso, vedrai che quelli che hanno un peso reale sono molto pochi, "il
resto è noia", ma il convento questo passa e questo a volte ci tocca
prendere. Non farci caso e cattivo sangue, non ne vale la pena. Live
long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Patti Smith al Nobel: "Umiliata da un
senso di fallimento"
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Giovedì 15 Dicembre 2016
Talkin'
9979 - dinve56
Buongiorno Mr.Tambourine,
grazie per l'aggiornamento sugli ultimi eventi e per l'invio del
materiale che illustra aspetti importanti della genesi del primo romanzo
dylaniano; sto leggendo con attenzione e mi aiuta a capire quest'opera
così indecifrabile. Se un giorno la lettura di qualche passo di
"Tarantula" mi comunicherà un'idea, un'immagine, un'emozione, la
condividerò con voi.
A caldo sul discorso letto alla cerimonia del Nobel: intelligente e
profondo, ma lo rileggerò con più calma; all'impronta mi sembra che,
come le canzoni di Dylan che amo di più, anche questo discorso ufficiale
parli al mio cuore e al mio cervello insieme.Ciao. Congiuntamente. Carla
d'Inverno
Bene, se ti verrà un'idea
ispirata da Tarantula mandacela, sai che noi siamo sempre qui ad
attendere le vostre mail. Se poi vuoi fare un commento sul discorso che
Dylan ha mandato a Stoccolma sarà il benvenuto, certo questa cosa di
paragonarsi a Shakespeare è stata un altro shock per molte persone che
conoscono male sia Shakesperare che Dylan. A mio parere i due sono sullo
stesso livello, ma mi piacerebbe sentire il parere di altri
Maggiesfarmers su questo argomento. Resto in attesa. Live long and
prosper, Mr.Tambourine, :o)
Grazie per la foto che
aggiungerò al tuo portrait, LIve long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
_____________________________________________________________________________________________________________________
Talkin'
9977 -
a.orlandi1
Izzy supporting Patti
ciao, Andrea
Grazie Andrea, Izzy si
vede anche seduto tra gli invitati alla cerimonia nel filmato mentre
Patti canta Hard Rain. La foto che mi hai mandato mi da lo spunto per
raccontare ancora la storia, a coloro che l'avessero scordata, di
Izzy. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Izzy Young: "Al Grossman era più furbo di
Dylan perchè non solo era il suo manager ma anche il manager di Peter
Paul and Mary, e il proprietario della compagnia che deteneva i diritti
delle canzoni che Bob Dylan componeva e che Peter Paul and Mary
cantavano, e il proprietario della casa discografica per cui tutti
incidevano. Qualunque cosa accadesse riusciva sempre a ritagliarsene una
fetta. Penso che alla fine riuscì a fare più soldi con Bob Dylan di
quanti non riuscisse a farne lo stesso Bob".
THE FOLKLORE CENTER (110 MacDougal Street,
NYC)
Il quotidiano luogo di incontro per quasi tutti gli appassionati della
emergente scena folk , era stato fondato nel marzo 1957 da Izzy Young,
un omone, disorganizzato, grande appassionato di folk. Dylan trascorreva
molte ore qui, guardando i dischi, la musica, sperimentava strumenti,
incontrava le persone e, più tardi, comiciò a scrivere canzoni nella
camera sul retro di Izzy Young con una vecchia macchina da scrivere .
Una di queste , la mai pubblicta Talkin 'Folklore Center, è stata
appositamente composta il 19 marzo 1962 . Izzy Young fu il promotore del
primo concerto professionale di Dylan, alla Carnegie Hall il 4 novembre
1961.. Allo spettacolo c'erano solo 52 persone. Oggi, Young dirige un
folk Center con sede a Stoccolma.
Il giovane "Izzy" davanti al Folklore Center
di New York
TALKING FOLKLORE CENTER
inedita - Non ci sono versioni di Bob Dylan circolanti di questa
canzone. Parte del testo è stato cantato in una versione alternatva di
"Talking New York" al Gerde's Folk City, probabilmente nell'Aprile del
1962.
Al momento la canzone è pubblicata solo come spartito musicale dal
Folklore Center.
PARLANDO DEL FOLKLORE CENTER
parole e musica Bob Dylan
traduzione di Michele Murino
Arrivai a New York
e cominciai ad andarmene in giro
Ero sulla 62ma
quando tutto a un tratto arrivò un poliziotto che era di ronda
e mi disse che avevo i capelli troppo lunghi
e gli stivali troppo sporchi
e che il mio cappello era antiamericano
e che mi avrebbe sbattuto in cella
Così presi la metro e mi trovai un posto a sedere
scesi alla fermata della 42ma
dove incontrai 'sto tizio di nome Dolores
che cominciò a strofinarsi le mani nei miei capelli
Immaginai ci fosse qualcosa che non andava
perciò me la filai attraverso dieci bancarelle di hot-dog, quattro
cinematografi
ed un paio di studi di danza per tornarmene sul treno della subway
Il vento mi soffiò da nord a sud
finchè arrivai in una coffee house
dove incontrai 'sto tizio con gli occhiali da sole
che mi disse che cantava folksongs
Gli credetti perchè portava occhiali da sole
Cantò "Scarlet Ribbons" circa dieci volte
Cantò "Michael Row The Boat Ashore"
Cantò "Where do all the flowers go?"
Non c'era folksong che non conoscesse
E comunque quelle che non conosceva non gli piacevano
A MacDougal Street vidi una stanzetta
Entrai per ripararmi dal freddo
e scoprii dopo che ero entrato
che il posto si chiamava Folklore Center
ed era di proprietà di Izzy Young
che è sempre sul retro , o al centro
Hanno veri dischi e veri libri
Ognuno può entrare e dare un'occhiata
Non c'è bisogno di possedere una Cadillac
O una chitarra da novecentocinquantadue dollari
La maggioranza della gente
entra, si fa un giro, esce
Ma non è questo il modo
Non dovrebbe essere così
Esiste solo un modo di guardarlo
Non dovresti considerare quel posto come scontato
o che sarà lì per sempre
Perciò vai e compra un disco o un libro
Non limitarti a farti un giro e dare un'occhiata
Puoi farlo quando vai nei quartieri alti
ma quando vieni qui sei su un suolo ordinario
suolo di gente ordinaria
suolo di gente con chitarre ordinarie
Abbiamo bisogno di ogni centimetro di questo suolo!
TALKING FOLKLORE CENTER
words and music Bob Dylan
I come down to New York Town
Got out and started walking around
I's up around 62nd Street
All of a sudden comes a cop on his beat
Said my hair was too long
Said my boots were too dirty
Said my hat was un-American
Said he'd throw me in jail
So I got on a subway and took a seat
Got out on 42nd Street
I met this fellow named Dolores there
He started rubbin' his hands through my hair
I figured somethin' was wrong
So I ran through ten hot-dog stands, four movie houses
and a couple a dancing studios to get back on the subway train
The wind it blew me north and south
It blew me in a coffee house
I met this fellow with sun glasses on
He told me he sung folksongs
I believed him 'cause he was wearing sun glasses
He sung "Scarlet Ribbons" 'bout ten times or more
He sung "Michael Row The Boat Ashore"
He sung "Where do all the flowers go?"
There was no folksong he didn't know
The ones he didn't know he didn't like anyway
On MacDougal Street I saw a cubby hole
I went in to get out of the cold
Found out after I'd entered
the place was called the Folklore Center
Owned by Izzy Young
He's always in back
Or the center
They got real records and real books
Anybody can walk in and look
You don't have to own a Cadillac car
Or a nine hundred and fifty-two dollar guitar
Do like most people do
Walk in, walk around, walk out
But that's not the way you see
that ain't the way it oughta be
There's just one way a lookin' at it
You shouldn't take this place for granted
That'll always be here
So go down and buy a record or book
Don't just walk around and look
You can do that when you go uptown
When you come down here you're on common ground
Common people ground
Common guitar people ground
We need every inch of it!
Israel "Izzy" Young, l'uomo che organizzò
il primo concerto di Bob Dylan
Israel "Izzy" Young
Guardate sotto la lettera "Y" nell'indice di uno qualunque dei tanti
libri scritti su Bob Dylan e sicuramente ci troverete il nome di Israel
"Izzy" Young. “Izzy" Young ( vero nome Israel Goodman Young) è
accreditato di aver avuto un ruolo cruciale nella crescita della musica
popolare nel 1960, in particolare per aver catapultato il giovane Bob
Dylan verso la celebrità organizzando il suo primo concerto alla
Carnegie Chapter Hall nel 1961, costo del biglietto $ 2.
Lo "Izzy's Young Folklore Center" in MacDougal Street nel Greenwich
Village di New York era il centro assoluto della scena musicale folk, un
luogo del quale Dylan scrisse una volta: "Che cosa ha detto la mosca
alla pulce? Il Folklore Center è il posto per me".
Izzy's Young Folklore Center
nel 1964
Il Folklore Center oggi (nell'ovale)
Oggi, che questa citazione è incorniciata in una bacheca presso il
Folklore Centrum di Stoccolma in Svezia, dove Young ha trascorso gli
ultimi tre decenni organizzando concerti per musicisti locali e
raccogliendo libri e articoli sulla musica popolare dei giorni di
“Freewheelin' “, quando beatnik e folkies affollavano il Village per
reinventare se stessi.
Folklore Centrum - Stoccolma
La mentalità di allora era quella di fregarsene da dove eri venuto e
puntare su dove ti stavi dirigendo. Molto tempo più tardi Dylan disse a
un giornalista che indagava sul suo mitico passato: "La nostalgia è la
morte", ma la nostalgia è ciò che ancora oggi spinge i fans di Dylan ad
affluire allo Young Folklore Centrum di Stoccolma. Per loro, che sono
ancora giovani, l' ormai 85enne Young è ancora il ragazzo che conosceva
Bob Dylan.
"Ce ne sono a decine che ogni settimana vengono qui" ha detto Young dei
fans di Dylan. "Hanno letto ogni libro scritto su Dylan, sanno tutto,
allora perché venire qui? Beh, vogliono che racconti loro le storie su
come Dylan li fotteva tutti e su come prendeva la droga. Vogliono
pettegolezzi... Ho avuto qui fino a 100 persone come queste quest' anno,
e nessuno di loro ha detto nulla di interessante per me. Ciò significa
che non possono capire Dylan".
Con la passione e la compulsività di un devoto collezionista, Young ha
rivestito le pareti del Folklore Centrum con album, ritagli di giornale,
foto e volantini. Un immenso scaffale che occupa da solo un locale del
negozio situato nel cuore del quartiere un tempo bohemien di Södermalm,
è pieno di ritagli di articoli su Dylan pubblicati dalla stampa svedese.
Ma Young preferirebbe parlare di se stesso piuttosto che di Bob Dylan,
dopo tutto, perchè il lancio della carriera di Dylan fu solo una parte
della sua vita, ma le persone sembrano interessarsi solo a quella. Ma
anche per Young quel periodo è stato il più significativo, lui ritaglia
con attenzione ogni articolo su Dylan che gli capita sottomano e lo
infila nel raccoglitore dove tiene anche I ritagli che parlano di lui
stesso.
Young sembra frustrato quando non riesce a trovare un libretto che ha
scritto sul suo passato nel Bronx. Il suo sistema di archiviazione segue
una logica che sfugge facilmente ai visitatori e, a quanto pare, anche a
lui stesso. Gira sottosopra mucchi di carte, accatasta e mescola fogli
di appunti uno sull’altro e li infila in pesanti cartelle. " Vediamo,
vediamo..." dice senza aver perso nulla del suo accento Newyorkese.
"Dunque, poesia, lettere , articoli su di me... No ... Oh, ecco qualcosa
che io chiamo “stranezze sulla musica da affrontare in seguito". Poi: "
Aha ! Questo è il Village nel 1969. Questo è il mio amico che aveva
questo negozio che vendeva chitarre e che si è sposato nel mio
appartamento. Se abitassi ancora a New York City ora mi avrebbero
nominato almeno Vescovo".
Young rinuncia a cercare il libretto sul Bronx. Ora focalizza la sua
attenzione su di un invito a nozze dattiloscritto che elenca come
officiante “Israel G. Young, Minister, Universal Life Church, Modesto,
California.” Il menu comprende knishes del negozio di Yonah Shimmel,
fegatini di pollo tritato, ciambelle, e "vari piatti su ordinazione".
" Da non credere eh? Questo era il Village, dove nessuno vuole sapere se
ci sono ancora ebrei" dice, "Vedi, io sono fedele alle mie origini. Non
faccio credere di non essere ebreo".
Young nasce nel Lower East Side nel 1928. "Sono cresciuto al 110 di
Ludlow Street" ha detto, "Proprio un posto misero". Lui si tuffa nelle
sue note e rimescola di nuovo le cartelle, poi mi porge una pagina di un
suo manoscritto che ha scritto durante l'estate. Gran parte della nota è
dedicata alla sua educazione ebraica, prima nel Lower East Side, dove
c'erano "un sacco di mercati, teatri e più ebrei che in tutta New York,
con un sacco di bambini con cui giocare, e le visite occasionali alle
sinagoghe locali", e poi nel Bronx, dove la famiglia del giovane si
trasferì dopo l'offerta di affitto gratuito per sei mesi per favorire il
riempimento dei nuovi edifici popolari del quartiere.
Young è stato all'epicentro dell'esplosione popolare del folk negli
Stati Uniti, "Quelli furono i miei favolosi anni, non chiedetemi come
sono sopravvissuto perché sto ancora cercando di capirlo".
Fu in quegli anni favolosi che Young organizzò il primo concerto di
Dylan "Ho rotto il culo alla gente per convincerli a venire al concerto"
ha detto. "Solo 52 persone si presentarono, ma circa 300 persone
ricordano di essere stati lì. Tutti vogliono dire che erano a quel
concerto. Hai capito? "
Young sembra risentirsi con i fans di Dylan che arrivano al Folklore
Centrum solo per prendere un curioso contatto con lui, come se fosse un
esemplare vivo della storia di Dylan. Egli manifesta un certo
dispiacere, e dice di essere appesantito da preoccupazioni finanziarie e
che non può più permettersi la quota associativa alla comunità ebraica.
"La gente viene qui da tutto il mondo per vedere questo posto. Dovrei
veramente far pagare quialcosa".
L'ultima volta che ha visto Dylan, dice quest’uomo la cui, volente o
nolente, eredità è indissolubilmente legata a Dylan, è stato cinque anni
fa. Young fu ammesso nel backstage di un concerto dopo che il
responsabile capo della Security di Dylan era venuto al Folklore Centrum
a cercarlo. I due vecchi amici ebbero una breve chiacchierata e dopo
pochi minuti una donna della squadra di Dylan arrivò portando un
maglione per Bob.
«E lui si è girato per indossarlo" ha detto Young imitando i movimenti
del vecchio re del folk. " In altre parole, era tempo per me di andare.
La cosa mi ha ricordato la scena finale del dramma di Strindberg “The
Father”, dove l'uomo si gira e il servo mette una veste bianca su di
lui. Sai, un servo, non uno della sua famiglia. Questa è una cosa
terribile per me da pensare, quella scena mi torna sempre alla mente".
Young ha cercato di organizzare un altro incontro con Dylan, ma tutta la
corrispondenza deve passare attraverso l'ufficio di Dylan e finora è
stato impossibile per lui contattarlo direttamente. "Forse l'unica cosa
che potrei dirgli sarebbe - Sai, tu ed io siamo la stessa persona -.
“Cosa vuoi dire Izzy?” mi chiederebbe lui, Allora io gli direi: "Bene,
hai fatto quello che hai voluto ed hai continuato a farlo per tutta la
vita, ma niente è cambiato, io ho fatto tutto quello che ho voluto e
anche per me niente è cambiato, quindi, anche se io oggi sono in fondo
alla scala sociale e tu invece sei in cima, non c'è alcuna differenza
tra noi”. E lui sarebbe d'accordo con me.
01 Aprile 2017 - Stockholm, Sweden -
Stockholm Waterfront
02 Aprile 2017 - Stockholm, Sweden - Stockholm Waterfront
04 Aprile 2017 - Oslo, Norway - Spektrum
06 Aprile 2017 - Copenhagen, Denmark - Opera House
07 Aprile 2017 - Copenhagen, Denmark - Opera House
09 Aprile 2017 - Lund, Sweden - Sparbanken Skåne Arena
16 Aprile 2017 - Amsterdam, Netherlands - Heineken Music Hall
17 Aprile 2017 - Amsterdam, Netherlands - Heineken Music Hall
20 Aprile 2017 - Paris, France - Zenith Paris-La Villette, Parking
P.te de la Villette
22 Aprile 2017 - Esch-sur-Alzette, Luxembourg - Rockhal
24 Aprile 2017 - Antwerp, Belgium - Lotto Arena
03 Maggio 2017 - Cardiff, Wales - Motorpoint Arena
04 Maggio 2017 - Bournemouth, England - Bournemouth Interational Centre
05 Maggio 2017 - Nottingham, England - Motorpoint Arena
07 Maggio 2017 - Glasgow, Scotland - SECC Clyde Auditorium
08 Maggio 2017 - Liverpool, England - Echo Arena
09 Maggio 2017 - London, England - The SSE Arena, Wembley
11 Maggio 2017 - Dublin, Ireland - 3Arena
Recentemente ho notato un paio di
commenti dispiaciuti riguardo al probabile prossimo disco di Bob ancora
di cover.
Mi piacerebbe potervi scrivere ogni giorno per ringraziarvi del grande
lavoro che state facendo sul sito, ma dovrei scrivere troppe email di
ringraziamento e tutte uguali, quindi è più pratico che vi scriva solo
per farvi notare le pochissime cose che non condivido.
Ritengo Shadows in the Night certamente uno dei migliori lavori di Bob e
mi dispiaccio molto quando l’idea di altri album simili faccia storcere
il naso. Spesso nei grandi artisti succede che verso la maturità della
loro vita cambino il loro linguaggio, Bob lo ha cambiato in pratica ogni
anno della sua vita per ogni lavoro che ha creato, ma credo che Shadows
in the Night e il seguente Fallen Angels siano la summa di tutto quello
che ha guadagnato come artista. Possiamo trovare tutto il Bob dagli anni
’60 in poi ma tutto “in pillole”, tutto in piccolissime articolazioni
vocali e musicali, tutto è estremamente riassunto ed esemplificato nel
modo in cui canta una frase, di come la sfuma, di come ne reca un senso
oppure un altro. A volte non prestiamo dovuta importanza ai sentimenti
veri, che spesso possono nascondersi sotto frasi normali, ma è li che
risiede l’emozione primaria che da adulti magari ci siamo scordati. Non
in quello che viene detto, ma in come viene detto e bisogna prendersi
tutto il tempo necessario, senza alcuna fretta e senza alcuno scopo
prefissato di compiacere il pubblico o di sorprenderlo o di fare
qualcosa di innovativo o di artistico ecc. Semplicemente prendersi del
tempo per comunicare qualcosa e questo tempo può essere interminabile
come può essere brevissimo, dipende tutto dall’emozione. Shadows in the
night e Fallen Angels sono dischi di emozioni pure che si prendono tutto
il tempo necessario per essere rivelate e se noi abbiamo del tempo da
dedicargli possiamo emozionarci moltissimo.
Ben vengano altri 100 album come Shadows o Fallen Angels.
Riccardo Arrigoni.
Caro Riccardo, grazie
per gli elogi e per le critiche. Rispetto la tua opinione anche se la
trovo un pò borderline nel senso di troppo estremizzata. Io non ho
niente contro le canzoni rese celebri da Sinatra, anzi, cantate da Frank
sono impareggiabili, ma permettimi di dire che cantate da Dylan mi
piacciono molto meno, anzi, non mi piacciono proprio, e non perchè Dylan
le canti male, tutt'altro, ma perchè con Dylan non hanno niente a che
fare. Intendo dire che sono canzoni che niente aggiungono e niente
tolgono all'artista Dylan, anzi, mi fa piacere che a lui piacciano e si
diverta a proporle nel suo live show, ma non ritengo che siano un
riassunto di qualcosa di Bob, almeno secondo il mio modo di vedere e
sentire Bob. Io, e come me tantissimi altri, mi sono innamorato delle
canzoni di Bob, e nemmeno di tutte, ci sono alcune canzoni sue che non
mi dicono molto e mi emozionano poco, ma le canzoni di Sinatra le vedo e
le sento in un altro modo ed in un altro mondo antecedente a quello di
Bob, questo non significa che le disprezzi, ma come ho detto prima non
mi prendono più di tanto nella versione dylaniana. Ti faccio un esempio
abbastanza banale che forse ti permetterà di capire meglio come ragiono
io musicalmente parlando: Mi piace immensamente Francesco De Gregori,
conosco tutte le sue canzoni quasi tutte a memoria, le amo e le canto
anche spesso, ma De Gregori quando canta le canzoni di Dylan è per me
insopportabile perchè non riesce a rendere l'idea dylaniana delle
canzoni, sono le stesse canzoni di Bob ma filtrate attraverso un prisma
che ne scompone la validità e la sincerità, insomma mi sembrano delle
cosette costruite e riproposte con perizia e poco genio. Ricordo invece
che quando sentii per la prima volta "Christmas in the heart" mi venne
da pensare a Greil Marcus. Quel disco era ed è un'assurdità nella
carriera di Dylan, come Shadows e Fallen sono dischi figli di un dio
minore. Che il popolo dylaniano non abbia apprezzato Fallen Angels fu
subito palese, quando in pochi giorni sparì da tutte le classifiche
mondiali. Se poi Bob vuole pubblicarne un altro di questo genere è
libero e padrone di farlo, io non lo apprezzerò come te, ma la mia
opinione nei riguardi del tuo modo di valutare un disco di questo genere
non ha molta importanza, per te quello che conta è la tua di idea, poi
quelle degli altri puoi apprezzarle più o meno, senza che nessuna di
esse ti faccia cambiare opinione. Hear you again to the next one, live
long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Con Omero, Vermeer e Bob Dylan è dolce
naufragare nella bellezza
clicca qui
Martedì 13 Dicembre 2016
Talkin'
9976 -
nadir75
Dear Mr. Tamburine, ben ritrovato.
Anzitutto, grazie per la continua, impagabile opera di diffusione di
notizie del e dal mondo del nostro.
Ho assai apprezzato il Tuo omaggio a Greg Lake. In merito, ricordo il
brano da lui scritto con Dylan & Helena Springs, I must love you too
much, conosciuto anche come Love you too much, di cui qui si legge:
Sulle origini e la natura compositiva
della canzone si è assai dibattuto, come si può leggere in questo
recente intervento di Tony Attwood:
http://bob-dylan.org.uk/archives/2623 .
A presto, grazie. Aspettando le date italiane del nostro.
Con stima,
Alberto della Rovere
Ciao Alberto, il pezzo è accreditato a Bob Dylan / Helena Sprins /
Greg Lake col titolo "Love you too much" sull'album omonimo del 1981 di
Greg Lake:
La versione di Greg Lake la puoi ascoltare qui
dal vivo dove cita Bob Dylan come autore:
In realtà Lake non ha
scritto questo pezzo "con" Dylan, si è accaparrato la canzone
scartabellando fra gli spartiti custoditi dell' editore di Dylan
fino a trovare questo pezzo che Dylan non aveva ritenuto degno di essere
finito. Lake inviò una copia della canzone completata a Dylan. . . Lake la eseguì
dopo averla completata dal vivougualmente
aggiungendo il suo nome a quelli di Dylan e della Springs.
Ecco come racconta la
cosa Greg in una intervista:
"D: Voglio dire, non
tutti potevano osare chiedere a Dylan una canzone incompiuta.
R: No, no, no. Perché avrei dovuto essere in soggezione con Bob Dylan?
Con il tempo lo contattai, avevo già venduto quasi 14 milioni di album,
era una buona prospettiva anche per lui. Ma alla fine, sì, penso che sia
uno dei più grandi, se non il più grande, cantautore americano. Ho
voluto cantare una canzone di Bob Dylan, proprio come un omaggio a lui,
ma non volevo fare una di quelle che conoscevano tutti, così gli ho
chiesto se aveva qualche nuova canzone che non aveva registrato per
farne una cover, e mi mandò questo suo nastro di lui che cantava “Love
you too much”: aveva scritto un paio di versi, questo è tutto.Gli è
capitata l’occasione e ha detto: "Guarda, vuoi finire questa canzone?
Poi sarà qualcosa che abbiamo fatto insieme ".
Anche il sito ufficiale bobdylan.com riporta la canzone col titolo "Love
you too much",
http://bobdylan.com/setlists/?id_song=27339 , eseguita due volte dal
vivo il 24 Settembre del 1978 a Binghamton, NY, al Broome County
Veterans Memorial Arena ed il 29 Settembre del 1978 al Madison Square
Garden di New York, mentre la pagina dedicata al testo
http://bobdylan.com/songs/love-you-too-much/
non riporta le liriche e nemmeno gli accrediti perchè non è mai stata
pubblicata. Se a qualcuno è venuta la
curiosità di leggerne il testo lo può trovare qui:
Bob Dylan (Guitar -
Voice)
Billy Cross (guitar)
Carolyn Dennis (vocal)
Steve Douglas (saxophone/flute)
Bobbye Hall (percussion)
Jo Ann Harris (vocal)
David Mansfield (violin/mandolin/guitar)
Alan Pasqua (keyboards)
Jerry Scheff (bass)
Steven Soles (guitar)
Helena Springs (vocal)
Ian Wallace (drums)
setlist:
1 My Back Pages
2 I’m Ready (Willie Dixon)
3 Is Your Love In Vain?
4 Shelter From The Storm
5 Just Like Tom Thumb's Blues
6 Tangled Up In Blue
7 Ballad Of A Thin Man
8 Maggie's Farm
9 I Don’t Believe You (She Acts Like We Never Have Met)
10 Like A Rolling Stone
11 I Shall Be Released
12 Love You Too Much
13 Going, Going, Gone
14 One Of Us Must Know (Sooner Or Later)
15 It Ain't Me, Babe
16 Am I Your Stepchild?
17 One More Cup Of Coffee (Valley Below)
18 Blowin' In The Wind
19 I Want You
20 Señor (Tales Of Yankee Power)
21 Masters Of War
22 Just Like A Woman
23 Baby Stop Crying
24 All Along The Watchtower
25 All I Really Want To Do
26 It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
27 Forever Young
28 Changing Of The Guards
Bonus Tracks
29 Love You Too Much (First Live Performance - Broome County Veterans
Memorial Arena, Binghamton, NY. 24th September 1978)
30 True Love Tends To
Forget [Civic Center, Springfield, MA. 26th September 1978]
al minuto 2.18.18 inizia Love You Too Much
Ho sempre sulla mia
scrivania il tuo libro che mi hai spedito tempo fa "Dialogo con Enrico
Palandri" per il quale colgo l'occasione per ringraziarti ancora.
Ciao, tutti i giorni leggo ( tanti
complimenti per il tuo titanico lavoro) ma non scrivo mai, pago di
leggere le gesta del nostro poeta laureato.
Una sola cosa: a me pare che il complimento per Self Portrait ( cos'è
sta merda) non sia di Clinton Heylin ma di Greil Marcus.
Nulla di che, non voglio sembrare la maestrina spocchiosa, capita quando
si ha molto da lavorare.
Solo chi non fa nulla non sbaglia mai.
con simpatia Daniele
Esattissimo caro
Daniele, grazie di avermi segnalato questo piccolo grande sbaglio, ma è
vero, quando si ha molto da fare ogni tanto si va nel pallone, che abbia
voluto scopiazzare a Patti Smith??? Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Salve, ho comprato i due libri Dylan
Lyrics nella traduzione e note utilissime di Alessandro Carrera; Leggere
i testi in ordine cronologico è come leggere una sua autobiografia o un
suo grande poema in versi su quello che Bob è ed è stato, la vita che ha
fatto, le persone che ha incontrato, i pensieri ed emozioni che ha
avuto.
Su Patti Smith che ha cantato a Stoccolma posso dire che a me ha molto
emozionato, non credo che lei sia una che non si prepari per
un'occasione del genere e in generale quando deve salire su un palco,
penso che fosse davvero molto nervosa come ha detto, io l'ho trovata
deliziosa. Ho letto le sue due autobiografie, l'ultima M Train è
toccante soprattutto perché mi pare di aver intravisto in essa una donna
forte e fragile nello stesso tempo, che ne ha passate tante, ma ha una
voce e un talento come nessuno. Mi piace credere alla sua sincerità, e
anche a quella di Bob Dylan. Forse è vero che non è andato a ricevere il
Nobel per un calcolo, per farsi pubblicità perché deve stipendiare un
sacco di gente, ma forse non è andato per altri motivi.
ciao Dianella
Lyrics, ottimo
acquisto, specialmente con le note aggiornate del Prof. Carrera, buon
divertimento e buona lettura. Per quanto riguarda Patti Smith sarebbe
bastato un foglietto 10X8 con il testo in un angolimo qualunque del
palchetto a portata d' occhio e la sacerdotessa del Rock avrebbe evitato
una figura non certo edificante in mondovisione. Anche a me ha fatto
tenerezza la sua umiltà nel chiedere scusa e la sua emozione, ma il
fatto che una artista del suo calibro si cacci in trappola da sola è
perlomeno stucchevole ed incomprensibile oltre che inconcepibile. Può
capitare per mille motivi di avere un blocco mentale anche di pochi
istanti che ti fa perdere il filo e ti costringe a fermarti, ma con un
foglietto come "coperta di Linus" questo non sarebbe successo, un
colpo d'occhio e riprendi immediatamente il controllo. Invece il
discorso motivi di Dylan che io ho supposto è solo una delle tante
possibili spiegazioni a questo comportamento perlomeno bizzarro, anche
se viene da Dylan che ci ha abituato a tutto ormai. Non sò se il fattore
promozionale sia un motivo valido o meno, però è altrettanto vero che
sia sui giornali, sulle televisioni e sul WEB la notizia ha tenuto banco
per 2 mesi. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Ciao Mister, torno a scriverti dopo averti
parlato qualche tempo fa del libro di "poe" che ho pubblicato ("Qualcuno
dice che io sia un poeta :-)") dove qua e là emergevano la passione che
ho per Bob e l'ispirazione che traggo da lui. Se ti fa piacere ti mando
questa composizione che parla del "Nostro" e di quello che gli è
accaduto ultimamente :-). Io sono del parere che siano gli altri a dover
ringraziare "His Bobness" e non viceversa, e comunque a me "Lui" piace
cosi com'è. Penso che il putiferio scatenato intorno al suo
atteggiamento sia dovuto al fatto che molti non conoscono il
personaggio, anzi, chissà quanti prima del Nobel erano al corrente che
fosse ancora in vita! Naturalmente non è detto che tutto ciò che faccia
Bob sia giusto e ognuno ha il diritto di avere la propria opinione sul
comportamento di Dylan. Live long and prosper, saluti a tutta la Farm.
Marco Severgnini
"Nobel
Con quel colpo secco di rullante, tutte le porte la controcultura
riusciva a scardinare, con quel sibilo d’armonica, si sentiva l’amore
disperato urlare, la poesia usciva dai juke box avvolta da un suono
selvaggio e mercuriale. Un sound paragonabile “allo schiocco delle
cinghie di cuoio, al tintinnio dell’argenteria, al rumore delle strade
quando il sole scende dietro ai palazzi ad una certa ora, alla campana
del treno sulla ferrovia”. Abbinati alla musica, testi rivoluzionari e
sinceri, di una bellezza disarmante. Il ragazzo del Minnesota era
riuscito a interpretare il sentimento popolare, un moderno Omero con la
chitarra al posto della cetra, dava seguito alla tradizione orale.
Quella “pietra che rotola” ha travolto il conformismo, cambiato i tempi,
divelto maschere, denunciato ingiustizie, scosso le coscienze di intere
generazioni riguardo ai diritti civili, ha fatto riflettere, ha invitato
i guerrafondai a riporre i fucili. Un premio gli hanno assegnato, fra le
contestazioni di eccelsi scribacchini, a Stoccolma, quasi che la sua
opera fosse una cosa immonda. Sorridono i “dylaniati” di tutto il mondo,
ritenendo l’onorificenza restrittiva per l’artista, per i suoi meriti,
per la sua bravura. L’opera “dylaniana” deve essere valutata in un
contesto più grande. Un contesto che valichi i confini della
letteratura. Grazie Bob."
Parole sante Marco,
per noi contemporanei è sempre difficile giudicarlo riuscendo ad essere
liberi da ogni condizionamento di qualunque natura. Forse aveva ragione
il Manzoni quando scrisse"Ai posteri l'ardua sentenza, nui chiniam la
fronte al Massimo Fattor, che volle in lui, del creator suo spirito più
vasta orma stampar. La procellosa e trepida gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e
tiene un premio
ch’era follia sperar;". Grazie per la tua composizione che ho gradito
molto, alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 12 Dicembre 2016
Talkin'
9972 -
a.orlandi1
Per gli amici Italiani che preferiscono
leggere nella nostra amata lingua: un tentativo - google aiutato ma
revisionato - di traduzione di questo scritto di accettazione del
premio, meraviglioso, umile, realista, ma consapevole delle sue immense
qualità. Andrea Orlandi.
Amici della Fattoria,
non so se qualcuno l’ha già fatto. Comunque, vi allego la mia traduzione
della lettera inviata da Dylan alla cerimonia dei premi Nobel e letta da
Azita Raji, ambasciatrice USA in Svezia.
Un saluto a tutti, Silvano
Un grande ringraziamento ad Andrea Orlandi che,
preciso come di suo costume, mi ha inviato il testo della lettera di
Dylan e la relativa traduzione. Stessa cosa a Silvano Cattaneo per
avermi inviato la stessa traduzione. Lo stesso avevo fatto io quando ho
ricevuto il testo del discorso, quindi mi sembra giusto accreditare la
traduzione a noi tre tutti assieme.
Discorso di Bob Dylan, Premio Nobel per la Letteratura 2016, presentato
al banchetto del Nobel da parte dell’Ambasciatore degli Stati Uniti in
Svezia Azita Raji.
Traduzione: Andrea Orlandi,
Silvano Cattaneo, Mr.Tambourine
Bob Dylan:
Buona sera a tutti. Estendo il mio più caloroso saluto ai membri
dell'Accademia svedese e a tutti gli altri ospiti illustri presenti
stasera.
Mi dispiace non poter essere li con voi in persona, ma per favore
sappiate che lo sono sicuramente nello spirito, e onorato di ricevere un
premio così prestigioso. L'assegnazione del premio Nobel per la
letteratura è una cosa che non avrei mai potuto immaginare o prefigurare
mi arrivasse. Fin da piccolo, ho avuto familiarità con la lettura
assorbendo le opere di coloro che sono stati ritenuti degni di una tale
distinzione: Kipling, Shaw, Thomas Mann, Pearl Buck, Albert Camus,
Hemingway. Questi giganti della letteratura le cui opere sono insegnate
nelle aule scolastiche, conservate nelle biblioteche di tutto il mondo e
di cui si parla in toni riverenti, mi hanno sempre fatto una profonda
impressione. Che ora mi veda aggiunto a quelli compresi in un elenco del
genere è veramente oltre ogni dire.
Non so se questi uomini e donne hanno mai pensato all'onore del Nobel
per se' stessi, ma suppongo che chiunque scriva un libro, o una poesia,
o una commedia, in qualsiasi parte del mondo può aver quel sogno segreto
nel profondo del suo io. E' probabilmente sepolto così in profondità che
non sanno nemmeno che c'è.
Se qualcuno mi avesse mai detto che avrei avuto la benchè minima
possibilità di vincere il premio Nobel, avrei risposto che avrei avuto
circa le stesse probabilità di mettere i piedi sulla luna. Infatti,
nell'anno che sono nato e per alcuni anni dopo, non c'è stato nessuno al
mondo che fosse considerato abbastanza meritevole di vincere questo
premio Nobel. Così, in ultima analisi, riconosco che ora faccio parte di
questo raro e ristretto gruppo di persone.
Ero in tour quando ho ricevuto questa sorprendente notizia, e mi ci è
voluto un bel pò di tempo per elaborarla correttamente. Ho cominciato a
pensare a William Shakespeare, la grande figura letteraria. Direi che
pensava a se' stesso come un drammaturgo. Il pensiero che stava
scrivendo la letteratura non gli sarebbe potuto mai venire. Le sue
parole sono state scritte per il palcoscenico. Destinate ad essere
parlate e non lette. Quando stava scrivendo Amleto, sono sicuro che
stava pensando a un sacco di cose diverse: "Chi saranno gli attori
giusti per questi ruoli?", "Come dovrebbe essere messo in scena?",
"Voglio davvero ambientarlo in Danimarca?". La sua visione creativa e le
ambizioni erano senza dubbio in prima linea nella sua mente, ma c'erano
anche le questioni più banali da considerare e affrontare. "È sotto
controllo l’aspetto finanziario?", "Ci sono abbastanza buoni posti a
sedere per il mio pubblico?", "Dove posso andare a prendere un cranio
umano?". Sono pronto a scommettere che la cosa più lontana dalla mente
di Shakespeare era la domanda "E' letteratura quello che faccio?"
Quando ho iniziato a scrivere canzoni da adolescente, e quando ho
iniziato a raggiungere una certa fama per le mie capacità, le mie
aspirazioni per queste canzoni non erano elevate. Ho pensato che
potessero essere ascoltate nei caffè o bar, forse più tardi in luoghi
come la Carnegie Hall o il London Palladium. Se davvero volevo sognare
in grande, forse avrei potuto immaginare di arrivare a fare un disco e
poi sentire le mie canzoni alla radio. Era davvero quello il grande
premio nella mia mente. Fare dischi e sentire le mie canzoni alla radio
significava che stavo raggiungendo un grande pubblico e che avrei potuto
continuare a fare quello che mi ero proposto di fare.
Beh, ho fatto quello che ho deciso di fare per molto tempo, ormai. Ho
fatto dozzine di dischi e suonato migliaia di concerti in tutto il
mondo. Ma sono le mie canzoni che sono al centro vitale di quasi tutto
quello che faccio. E sembra abbiano trovato un posto nella vita di molte
persone in molte culture diverse e sono grato per questo.
Ma c'è una cosa che devo dire. Come interprete ho suonato per 50.000
persone e ho suonato per 50 persone e posso dirvi che è più difficile
suonare per 50 persone. 50.000 persone sono come una cosa sola, non così
con 50. Ogni persona ha una sua figura specifica, identità separata, un
mondo a se stesso. Loro possono percepire le cose in modo più chiaro.
L’onestà e come si relaziona alla profondità del tuo talento è messa a
dura prova. Il fatto che il comitato Nobel è così piccolo non mi sfugge.
Ma, come Shakespeare, anch'io sono spesso occupato con il perseguimento
dei miei sforzi creativi ed ho a che fare con tutti gli aspetti delle
questioni banali della vita. "Chi sono i migliori musicisti per queste
canzoni?", "Sto registrando nello studio giusto?", "Questa canzone è
nella tonalità giusta?". Alcune cose non cambiano mai, anche in 400
anni.
Non una volta ho mai avuto il tempo di chiedere a me stesso, "Sono
letteratura le mie canzoni?"
Quindi, io ringrazio l'Accademia Svedese, sia per il tempo di prendere
in considerazione questa vera domanda, e, in ultima analisi, per aver
dato una risposta così meravigliosa.
E’ concessa l'autorizzazione generale per la pubblicazione immediata in
contesti editoriali, stampa o on-line, in qualsiasi lingua entro due
settimane dal 10 dicembre 2016. Da allora in poi, ogni pubblicazione
richiede il consenso della Fondazione Nobel. Su tutte le pubblicazioni
deve essere applicato l'avviso di copyright di cui sopra.
Bob Dylan:
Good evening, everyone. I extend my warmest greetings to the members of
the Swedish Academy and to all of the other distinguished guests in
attendance tonight.
I’m sorry I can’t be with you in person, but please know that I am most
definitely with you in spirit and honored to be receiving such a
prestigious prize. Being awarded the Nobel Prize for Literature is
something I never could have imagined or seen coming. From an early age,
I’ve been familiar with and reading and absorbing the works of those who
were deemed worthy of such a distinction: Kipling, Shaw, Thomas Mann,
Pearl Buck, Albert Camus, Hemingway. These giants of literature whose
works are taught in the schoolroom, housed in libraries around the world
and spoken of in reverent tones have always made a deep impression. That
I now join the names on such a list is truly beyond words.
I don’t know if these men and women ever thought of the Nobel honor for
themselves, but I suppose that anyone writing a book, or a poem, or a
play anywhere in the world might harbor that secret dream deep down
inside. It’s probably buried so deep that they don’t even know it’s
there.
If someone had ever told me that I had the slightest chance of winning
the Nobel Prize, I would have to think that I’d have about the same odds
as standing on the moon. In fact, during the year I was born and for a
few years after, there wasn’t anyone in the world who was considered
good enough to win this Nobel Prize. So, I recognize that I am in very
rare company, to say the least.
I was out on the road when I received this surprising news, and it took
me more than a few minutes to properly process it. I began to think
about William Shakespeare, the great literary figure. I would reckon he
thought of himself as a dramatist. The thought that he was writing
literature couldn’t have entered his head. His words were written for
the stage. Meant to be spoken not read. When he was writing Hamlet, I’m
sure he was thinking about a lot of different things: “Who’re the right
actors for these roles?” “How should this be staged?” “Do I really want
to set this in Denmark?” His creative vision and ambitions were no doubt
at the forefront of his mind, but there were also more mundane matters
to consider and deal with. “Is the financing in place?” “Are there
enough good seats for my patrons?” “Where am I going to get a human
skull?” I would bet that the farthest thing from Shakespeare’s mind was
the question “Is this literature?”
When I started writing songs as a teenager, and even as I started to
achieve some renown for my abilities, my aspirations for these songs
only went so far. I thought they could be heard in coffee houses or
bars, maybe later in places like Carnegie Hall, the London Palladium. If
I was really dreaming big, maybe I could imagine getting to make a
record and then hearing my songs on the radio. That was really the big
prize in my mind. Making records and hearing your songs on the radio
meant that you were reaching a big audience and that you might get to
keep doing what you had set out to do.
Well, I’ve been doing what I set out to do for a long time, now. I’ve
made dozens of records and played thousands of concerts all around the
world. But it’s my songs that are at the vital center of almost
everything I do. They seemed to have found a place in the lives of many
people throughout many different cultures and I’m grateful for that.
But there’s one thing I must say. As a performer I’ve played for 50,000
people and I’ve played for 50 people and I can tell you that it is
harder to play for 50 people. 50,000 people have a singular persona, not
so with 50. Each person has an individual, separate identity, a world
unto themselves. They can perceive things more clearly. Your honesty and
how it relates to the depth of your talent is tried. The fact that the
Nobel committee is so small is not lost on me.
But, like Shakespeare, I too am often occupied with the pursuit of my
creative endeavors and dealing with all aspects of life’s mundane
matters. “Who are the best musicians for these songs?” “Am I recording
in the right studio?” “Is this song in the right key?” Some things never
change, even in 400 years.
Not once have I ever had the time to ask myself, “Are my songs
literature?”
So, I do thank the Swedish Academy, both for taking the time to consider
that very question, and, ultimately, for providing such a wonderful
answer.
My best wishes to you all,
Bob Dylan
Banquet speech by Bob Dylan, Nobel Laureate in Literature 2016,
presented at the Nobel Banquet by the United States Ambassador to Sweden
Azita Raji.
General permission is granted for immediate publication in editorial
contexts, in print or online, in any language within two weeks of
December 10, 2016. Thereafter, any publication requires the consent of
the Nobel Foundation. On all publications in full or in major parts the
above copyright notice must be applied.
Mi pare una errata forzatura rappresentare l'atteggiamento di Dylan
verso la cerimonia del Nobel come una montatura pubblicitaria: anche
solo conoscendolo di sfuggita, ciò dovrebbe essere l'ultimo pensiero che
suscita il tutto; niente è più distante dal suo modo di essere e di
considerare la sua figura d'artista.
Per quanto a Patti, nulla di misterioso e nemmeno per lei calcoli
pubblicitari e di marketing per stare a galla nel mercato.
Siete stati poco rispettosi della sua integrità artistica, certo non ha
bisogno di mezzucci da star della musica in declino aggrappata alle
vendite.
La verità bastava leggerla direttamente alla sua fonte.
Già a settembre l'Accademia le aveva chiesto di cantare alla cerimonia,
e lei non sapeva che Dylan sarebbe stato premiato.
Quindi nessuna macchinazione da strateghi del marketing: nè lui nè lei
hanno calcolato un bel niente in merito alla sua partecipazione.
Ecco il suo resoconto:
A message from Patti Smith...
In September while attending the opening of my photographic exhibition
at the Stockholm House of Culture, I was approached by a member of the
Nobel Committee to sing at the ceremony.
At that time the laureates were not announced and I had planned to
perform one of my own songs with the orchestra. But after Bob Dylan was
announced as the winner and he accepted, it seemed appropriate to set my
own song aside and choose one of his.
I chose A Hard Rain because it is one of his most beautiful songs. It
combines his Rimbaudian mastery of language with a deep understanding of
the causes of suffering and ultimately human resilience.
I have been following him since I was a teenager, half a century to be
exact. His influence has been broad and I owe him a great debt for that.
I had not anticipated singing a Bob Dylan song on December 10, but I am
very proud to be doing so and will approach the task with a sense of
gratitude for having him as our distant, but present, cultural shepherd.
--Patti
Caro Andrea, certamente ognuno di noi ha il diritto di fare le sue
considerazioni e di esprimerle, giuste o meno che possano essere. Io,
come ho risposto alla mail di Carla d'Inverno che riporto qui sotto per
comodità di chi legge:
Talkin' 9964 - dinve56
Commovente e, come sempre, stupefacente la scelta di far partecipare
Patty Smith alla cerimonia del 10 dicembre. La conoscevo poco; è stata
un'occasione per riascoltare alcune sue canzoni e vedere la sua
biografia. Donna di spessore, nella quale possono riconoscersi molte
donne che, ogni giorno, conciliano - ovvio, non nell'arte - lavoro e
affetti e che, come lei, "hanno indossato l'elmetto" per continuare a
vivere.
Bravo Bob! Spessore umano, non solo artistico!
Carla d'Inverno Purtroppo non sappiamo quali siano stati gli accordi tra Bob Dylan e
l'Accademia di Svezia, ne sappiamo da chi è partita l'idea di far
esibire Patti Smith con una canzone di Bob. Tutta la faccenda del Nobel
sembra essere stata manovrata ad arte per generare il massimo effetto
mediatico e pubblicitario, e così è stato. Quindi non siamo in grado di
stabilire se è stato un suggerimento di Bob e se la presenza della Smith
sia una cosa dipesa dalla sua volontà. Certo è che anche questo è un bel
colpo mediatico, specialmente per una performer della vecchia scuola che
in qualche modo cerca di restare sulla cresta dell'onda collaborando con
altri artisti di nome. Difficilissimo dare giudizi su tutta questa
storia, sicuramente è meglio non sbilanciarsi e prendere le cose come
accadono. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
continuo a pensare che non sia stato del tutto "politically correct" il
rendersi irreperibile e non contattabile per quasi 2 mesi come ha fatto
Bob, certamente avrà avuto le sue buone ragioni per comportarsi così,
anche se a mio modo di vedere, continuo a pensare che Bob vive di
canzoni ma anche di vendite di dischi e di concerti, e tutta la faccenda
e come è stata gestita mi ha fatto nascere il dubbio che alle spalle di
questo tergiversare possa esserci stato il consiglio amministrativo e
pubblicitario del suo staff direttivo. Non c'è niente di male a pensare
questo, Bob ha, come ho già detto più volte, una "carovana" di persone
abbastanza numerosa ed onerosa da stupendiare tutto l'anno, quindi nel
pensare che usi qualcosa anche in senso pubblicitario non ci vedo niente
di disonesto.
Per quanto concerne Patti Smith non posso
fare a meno di chiedermi perchè è stata contattata dall'Accademia
Svedese già a Settembre se l'assegnazione a Dylan del Premio non era
stata ancora decisa.....Che bisogno ci sarebbe stato di Patti? Inoltre
non credo che Bob sia rimasto soddisfatto nel vedere Patti che mentre
canta una delle sue canzoni più famose si dimentichi le parole e si
fermi. La commozione e l'emozione possono essere una motivazione ma non
possono diventare una scusa. Io non concepisco che
un'artista del calibro della Smith possa commettere una leggerezza
simile, qualcuno potrà anche non essere d'accordo col mio modo di vedere
la cosa, ma io così la penso e così dico, con umiltà, sincerità ed
onestà. Qui sotto c'è il filmato della performance della Smith, quindi
ognuno, dopo averla vista, si può formare la sua opinione.
Io sarei molto più cauto nel liquidare come bufale le news delle
registrazioni in Studio di nuovi canzoni.
A me risultano fondate. Con Lanois.
Ciao, Andrea
Anche a me risultano fondate e l'ho scritto
qualche tempo fa, d'altronde, come dice Bob in Subterranean Homesick
Blues "You don't need a weatherman to know which way the wind blows",
non bisogna essere degli indivini per dire che "prossimamente Dylan
pubblicherà un nuovo album. D'altro lato, il sito mediamass.net è stato
creato per diffondere notizie false con la giusta dose di ironia, Dylan
è già stato fatto morire tre o quattro volte in quel sito. L' articolo
in questionehttp://en.mediamass.net/people/bob-dylan/new-album.html
, dice che, ("un rappresentante dello staff di
Dylan, quando è stato contattato, non ha dato informazioni su un nuovo
album o su uno qualsiasi dei piani futuri del cantante. Questa non è la
prima volta che in recenti articoli sono emerse notizie sulle sessioni
di registrazione di Bob Dylan. I fans saranno in trepidante attesa ...")
e prima ancora, evidenziato in rosso, dice -
UPDATE 12/12/2016 : This story seems to be false.
Sappiamo tutti che Dylan ha registrato almeno un'altra decina di cover
sinatriane, ma io personalmente auspico che queste registrazioni vengano
pubblicate in futuro come facenti parte di un album delle Bootleg Series
e non sul prossimo album ufficiale. Alla prossima, live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Sulla presenza della Smith, non ho
proprio pensato all'effetto mediatico... vivo in una piccola città di
provincia, conservatrice e non molto addentro alla problematiche dello
spettacolo e affini, ma nelle librerie ci sono molte pubblicazioni "di"
Dylan e "su" Dylan; infine, dal notiziario di ieri, per stare sul tema
mediatico, le polemiche sarebbero cessate con il grande applauso
dedicato all'assente e la vibrata partecipazione del compassato
pubblico, comprensivo dei Reali di Svezia, alla commossa interpretazione
della Smith di un brano dylaniano. In attesa degli sviluppi sul ritiro
effettivo del premio, dato che mi voglio male, da qualche giorno ho
iniziato a leggere, forse meglio dire tentare di leggere,"Tarantula",
tradotto da Feltrinelli. In mezzo al caos mediatico, tento di "capire
Dylan con Dylan". L'impresa è ardua ma affascinante e divertente come
l'autore del libro. A presto, Carla d'Inverno.
Cara Carla, io direi che Patti era troppo commossa ed è caduta in una
cosa che non avrebbe mai dovuto fare. Comunque, così è andata e così la
prendiamo, facendo finta che la commozione o l'emozione sia una scusa
valida. Per quanto concerne "Tarantula" beh... certamente è un
libro non facile da mandare giù, soprattutto se ci si aspetta un
racconto con un filo logico da seguire o una narrazione tradizionale.
Tarantula è un’accozzaglia confusa di immagini, parole, frammenti di
scritti di Dylan in puro stile “tutto quel che vien fuori” scritto con
la tecnica allora in voga cosiddetta "scrittura automatica" per cui chi
scrive mette su carta tutto quello che gli passa per la testa in quel
momento suggestionato forse da particolari atmosfere, situazioni o
immagini. Aggiungiamo poi che Dylan è sempre stato un maestro nel
nonsense, delle elucubrazioni verbali, dei doppi sensi e che anche nelle
sue canzoni ha spesso fatto ricorso a questa tecnica (Subterranean
Homesick Blues, I shall be free, Motorpsycho Nitemare e molti pezzi di
album come Blonde on blonde e Highway 61 Revisited). Comunque Tarantula
è un libro interessante se lo si legge lasciandosi trasportare dal
flusso delle parole come fosse una sorta di canzone. Se ti interessa la
storia di Tarantula, così come la descritta Clinton Heylin (quello che
disse "Cos'è sta merda" quando sentì Self Portrait) te la riporto qui
sotto:
La storia di “Tarantula” – tratta da "Jokerman" di Clinton Heylin.
"Il progetto di Dylan del quale si era maggiormente parlato durante il
periodo che aveva
coinciso con la sua ascesa alla fama era il libro che si diceva egli
stesse scrivendo. Vi aveva
fatto riferimento per la prima volta nel 1963, e quindi in occasione di
varie interviste tenute
nel corso del 1964 e del 1965 -facendosi ogni volta sempre più vago a
proposito dei suoi
contenuti. Quando ebbe luogo il famoso incidente del Luglio 1966 il
libro non era ancora
apparso [Fu infatti solo nel 1970 che Tarantula vide la luce, perlomeno
in forma ufficiale,
visto che ne erano circolate già delle copie illegali delle bozze sin da
pochi mesi dopo l'inci-
dente]. Dylan giunse all'approccio adottato per Tarantula solo dopo
numerosi e infruttuosi
tentativi.
Sebbene siano stati fatti numerosi tentativi per valutare i reali meriti
letterari di
Tarantula, la storia riguardante la realizzazione del libro non è mai
stata esplorata a fondo.
Lo stesso Dylan ha sempre dato l'impressione di essere stato come
persuaso con lusinghe a
scrivere il libro, dopo il successo ottenuto dalle due raccolte di
bizzarre poesie e racconti
pubblicate da John Lennon.
Bob Dylan: "Nel corso delle interviste che rilasciavo prima e dopo i
concerti, i giornali-
sti mi chiedevano cose del tipo: Che altro scrivi ? E io rispondevo: Be'
veramente non scri-
vo nient'altro. E loro: Oh, andiamo, devi scrivere qualcosa! Su, dicci
qualcosa di più. Così,
rispondevo: Certo, scrivo libri. Dopo che sui giornali apparve la
notizia che scrivevo libri,
cominciarono ad arrivarmi dei contratti... prendemmo quello più
vantaggioso, e così eccomi
vincolato a scrivere un libro" [1969].
La verità è che egli confessò apertamente di stare scrivendo perlomeno
un libro e due
commedie in diverse interviste concesse nel 1964 -quando ormai aveva già
firmato un
contratto con la Macmillan. Secondo Bob Markel, direttore editoriale
della Macmillan, il
quale fece da supervisore alla pubblicazione di Tarantula, Dylan non
sembrava essere
estremamente determinato a scrivere un libro, ed era incerto quanto lo
stesso Dylan a propo-
sito di cosa la Macmillan avrebbe effettivamente ottenuto.
Bob Markel: "Conobbi Grossman prima di conoscere Dylan... Bob aveva
appena comin-
ciato a lasciare il proprio segno come cantante e scrittore. Albert mi
disse di ritenere che
Dylan fosse un personaggio da tenere di conto, che un giorno o l'altro
avrebbe potuto voler
scrivere un libro, e se ero interessato avremmo potuto trovare un
accordo per un contratto...
Gli demmo un anticipo per un libro... L 'editore si stava prendendo un
bel rischio, dando un
anticipo a un giovane, potenziale fenomeno le cui capacità non erano
ancora state messe alla
prova... Lui stesso non aveva idea di come sarebbe stato il libro".
L' incertezza riguardante l' effettiva natura del libro sarebbe durata
ancora un po' .Già
nell' Aprile del 1963, Dylan aveva detto a Studs Sterkel di stare
scrivendo un libro; in quella
occasione, però, non aveva parlato di un viaggio surreale attraverso il
linguaggio, ma di qual-
cosa di "storico", in senso molto lato, perlomeno nel senso in cui My
Life in a Stolen Moment
e Last Thoughts of Woody Guthrie erano da considerarsi "storiche":
qualcosa, cioè, che
parlasse della genesi di Bob Dylan, folksinger newyorkese.
Bob Dylan: "Sto scrivendo un libro... Parla della mia prima settimana a
New York...
Parla di qualcuno che è giunto alla fine di una strada, sa che davanti a
sè c'è un'altra strada
ma non sa esattamente dove, però sa che non può tornare indietro per la
strada appena percor-
sa... ci sono i miei pensieri a proposito degli insegnanti che ho
incontrato a scuola e di tutti
gli autostoppisti che percorrono le strade di questo Paese... ragazzi
che vanno al college, e
tutte le persone che conoscevo, ognuna delle quali è una specie di
simbolo per ogni genere di
persone" [1963].
Nell' Autunno del 1963, Dylan conobbe il poeta Lawrence Ferlinghetti,
col quale discusse
la possibilità di scrivere un libro per la sua casa editrice, la City
Lights, la quale, pubblicando le
opere di quasi tutti i poeti Beat, avrebbe rappresentato per Dylan una
scelta eccellente, in
termini di credibilità. In ogni caso, nell' Aprile del 1964 Dylan non
aveva ancora prodotto
alcun tipo di manoscritto, e scriveva a Ferlinghetti che il suo
approccio verso l'intero progetto
era in costante mutamento.
"Ho pronte per te delle canzoni e delle storie, una specie. Il mio
problema, però, è che
so di averne delle altre, e preferirei mandarti tutto assieme, anzichè
solo quello che ho pronto.
Questo è quanto, penso" [1964].
Al momento in cui la Macmillan espresse il proprio interessamento al
libro, il progetto
era ancora lungi dall'essere definito. Secondo Markel, il contratto
originale siglato dalla
Macmillan riguardava un libro di fotografie su Hollywood; le fotografie
avrebbero dovuto
essere di Barry Feinstein, marito di Mary Travers e responsabile del
severo ritratto di Dylan
che faceva bella mostra di sè sulla copertina di The Times They Are
a-Changin', mentre il
testo avrebbe dovuto essere opera di Dylan. Dylan parlò di questo libro
a Max Jones del
Melody Maker nel Maggio del 1964, a Londra.
Bob Dylan: "Si tratta di un libro fotografico, e le parole che ho
intenzione di scrivere non
avranno direttamente a che fare con le foto, ma in un certo qual modo
coincideranno con lo
stato d'animo da esse suscitato. Tutte le foto sono state scattate a
Hollywood, e ritraggono
qualunque cosa, dalla scritta Hollywood sulla collina a Marlon Brando
che parla mentre qual-
cuno regge un cartello con su scritto Amico dei negri... Mi piace questo
fotografo, e mi piace
scattare io stesso delle foto" [1964].
Dylan disse anche a Max Jones di avere perlomeno un altro libro in
mente, e di stare
preparando anche un paio di commedie; in effetti, tre mesi prima aveva
riferito a un giorna-
lista canadese che una delle commedie sarebbe stata pronta "prima del
romanzo". Nel frat-
tempo, stava ancora lavorando a quella forma poetica in versi sciolti
che aveva elaborato in
Eleven Outlined Epitaphs. Mentre, nel Giugno del 1964, portava a termine
il proprio quar-
to album, Another Side..., aveva espresso ancora una volta il desiderio
di includere qualco-
sa scritto di proprio pugno nelle note di copertina; il problema -come
nel caso di The Times
They Are a-Changin' -era che aveva troppe poesie sottomano perche
potessero trovare
posto sulla copertina di un album. Come risultato, le poesie di Another
Side... (che, ironica-
mente, erano intitolate Some Other Kinds or Songs, un'ammissione del
fatto che, nono-
stante tutti i suoi sforzi, queste poesie free-form rappresentavano
qualcosa di diverso dalle sue
canzoni) vennero come pigiate a forza sulla copertina dell'album,
scritte con un carattere
tanto minuscolo da essere quasi illeggibile. Nonostante questo
espediente, solo cinque di
queste "specie di canzoni" poterono trovare posto sul retro di
copertina; sei ulteriori esempi
di tali composizioni vennero in seguito pubblicati come bonus sulla
raccolta Writings and
Drawings, del 1973.
Some Other Kinds or Songs rappresenta un passo avanti rispetto a Eleven
Outlined
Epitaphs e alle altre poesie che aveva scritto nell' Autunno del 1963.
La principale differenza
consiste nei cambi di verso; in Eleven Outlined Epitaphs i versi
sembrano interrompere il
testo in punti in cui un pensiero termina e ne inizia un altro, mentre
in Some Other Kinds or
Songs sembra che qualunque tipo di struttura rappresenti un impaccio.
Esse anticipano diret-
tamente le anfetaminiche scosse ritmiche che Dylan avrebbe in seguito
impiegato in compo-
sizioni come Subterranean Homesick Blues o sembrano casuali intrusioni
in una poesia-prosa
che procede a briglia sciolta; in effetti, tali poesie in prosa
sembravano rappresentare lo stile
verso il quale si stava indirizzando Dylan.
Bob Markel incontrò Dylan poco dopo che questi ebbe scritto Some Other
Kinds or
Songs, e chiaramente il concetto che Dylan aveva del libro si era già
orientato verso una
forma più vicina a quella di Tarantula, il cui titolo iniziale pare
fosse stato Side One.
Bob Markel: "II nostro primo incontro avvenne nei vecchi e meravigliosi
uffici che la
Macmillan aveva in centro. Era, probabilmente, l'Inverno del 1964 [sic].
Quando avevo
parlato per telefono con Bob egli aveva insistito perchè il nostro
incontro avvenisse dopo il
tramonto, perchè non se la sentiva di viaggiare con la luce del giorno.
In quei giorni, girava
attorno a New York in motocicletta... Non aveva scritto ancora alcun
libro... Il primo titolo
che sentii attribuire a quello che aveva scritto fu Other Side... Il
materiale era, a quel punto,
molto confuso, e il redattore l' aveva definito inaccessibile. I
simbolismi erano molto difficili da
comprendere, ma per contro era anche molto terreno, pieno di oscure ma
meravigliose imma-
gini... Per me si trattava di qualcosa di molto valido, e di
estremamente diverso da quanto
aveva prodotto Dylan fino a quel momento. Non era un libro".
La migliore prova del fatto che Dylan si stesse orientando verso un
approccio poetico
sempre più surrealistico è data da quattro lettere che egli scrisse nel
corso del 1964 a Tami
Dean, una studentessa della Oklahoma State University. Le lettere {che
non vennero
pubblicate prima del 1984, sedici anni dopo la morte della Dean,
avvenuta in un incidente
automobilistico} denotano un'evidente evoluzione nel suo stile. La prima
lettera, degli inizi
di Marzo 1964, fa riferimento a una sua visita a Dallas avvenuta tre
settimane prima e mostra
uno stile simile a quello contenuto nelle lettere in versi sciolti
indirizzate l' anno precedente a
Tony Glover, Sis Cunningham e all'Emergency Civil Liberties Committee,
anche se stavolta si
tratta di semplice prosa: "Ti rivedrò, una volta o l'altra. in una
strana notte. quando le foglie
volano via. e fa un freddo che quasi si gela. quando i fari passano
sopra il promontorio sì ti
incontrerò all'incrocio. sul confine della città. nella polvere
marrone". La seconda lettera,
datata probabilmente Primavera 1964, prosegue nello stesso stile,
sebbene includa qualcosa
che forse è un riferimento indiretto a Chimes of Freedom: "Guardo fuori
dalle finestre della
cattedrale, quando posso. altre volte le osservo dal basso della strada
piovosa".
La terza e la quarta lettera sono agli antipodi di queste due
concatenazioni di pensieri.
Apparentemente datate fine Estate-Autunno 1964, sono entrambe più
esplicitamente surreali, e
scivolano con facilità in uno stile tipo flusso-di-coscienza che pone
strati di incongruenza
sopra l'assurdo. Nessuna delle due sembra essere rivolta direttamente a
Tami Dean -a ecce-
zione di un breve passaggio nella terza lettera dove il Dottor Zen dice
ciao -ma sembrano
piuttosto delle esposizioni dello stato mentale di Dylan. La terza
lettera è la più coerente, ed
è una divertente parodia della classica lettera stile "Cara Mamma,
stiamo tutti bene" che
aveva già messo in ridicolo in una lettera scritta alla madre di Joan
Baez nell' Agosto del 1964
(la lettera è riportata nella autobiografia della Baez intitolata And a
Voice to Sing With}. Il
personaggio del Dottor Zen segue lo stesso stile di Syd Dangerous, Silly
Eyes e Herold the
Professor di Tarantola, o della famiglia di pazzi ritratta in On the
Road Again:
"Non sta accadendo niente di nuovo. il dottor zen dice ciao. gli ho
detto che eri via, in
oklahoma. lui ha detto no che non lo è. io ho detto ok, ho capito.
l'oklahoma non esiste. lui
dice no, cretino, è lei che non esiste. io dico ok, ok, lui dice
salutala. a volte il dottore è un
po' strano. si .ficca lsd nel turbante tutti i giorni".
La quarta lettera ha ancora meno precedenti stilistici nella sua
antecedente poesia. Diretta
precorritrice del misto di poesie in prosa e delle "epistole" in versi
sciolti contenuto in
Tarantola, la lettera assomiglia a una cronaca dadaista. Si apre con la
frase "E così, eccomi
qua, a cavallo di quest'ombrello", e prosegue con un linguaggio che si
muove parallelo a
quello del pazzo mondo di canzoni come Bob Dylan ' s 115th Dream.
"Attenta ai crolli e non essere troppo buona con nessuno. potrebbero
farsi un'idea
sbagliata. deridi il cimitero. fai dei pasticcini grazie mamma buon dio
figlio è al ponte di
Londra che stai per andare? confondo pazzifantasmi..,. vengo a trovarmi
nella posizione di
uno tradito..".
La lettera si conclude con ventiquattro frasi in versi sciolti. Il tono
di consiglio presente
in frasi come "Attenta ai crolli e non essere troppo buona con nessuno"
può essere ritrovato,
maggiormente sviluppato, anche in lt's Alright Ma e in quella che può
essere forse considerata
la prima delle sue poesie in prosa vere e proprie, la quale venne
pubblicata a fine Ottobre
1964. Nel programma del primo concerto da lui tenuto a New York da un
anno a quella parte,
il famoso concerto della Vigilia d'Ognissanti del 1964, egli incluse un
componimento intito-
lato Advice for Geraldine on Her Miscellaneous Birthday. In un'ilare
galoppata attraverso i
temi del restare in riga e del conformismo in generale, egli consiglia
la misteriosa Geraldine
di non creare mai niente, perchè potrebbe essere male interpretato e
quindi tormentarla per il
resto della sua vita. Il modo in cui egli si rivolge a un'immaginaria
amica/critica/componen-
te del proprio pubblico e cerca di smontare parte delle aspre critiche
che aveva cominciato ad
attirare su di sè a partire dall'autunno del 1963 lega questa lettera,
da un punto di vista tema-
tico e stilistico, alle "lettere" dello Scultore col Burro e di Herold
the Professor contenute in
Tarantula.
Nei primi mesi del 1965, gli scritti pubblicati di Dylan cominciarono ad
adottare piena-
mente lo stile in prosa che si può riscontrare Tarantola; infatti, due
poesie in prosa pubbli-
cate nell'Inverno 1964-'65 furono accreditate come tratte dal suo
imminente libro. Il primo
di questi "estratti" venne incluso in Sing Out come introduzione a All I
Really Wanna Do, ed
era apparentemente stato ripreso da Walk Down the Crooked Highway,
chiaramente un
titolo provvisiorio dell'insieme di scritti che sarebbe divenuto
Tarantola; la sua prosa in stile
flusso-di-coscienza fa pensare che fosse stato concepito per essere
incluso in Tarantola,
alla luce di frasi come "laura parla di Dio onnipotente dragone su per
avenue B
tagliagole bugiardo in pantaloni lunghi".
Il successivo "estratto" dal suo imminente libro, in questa occasione
senza titolo, venne
pubblicato sulla rivista Pageant, che aveva sede a Chicago, assieme a un
inserto fotografico
a opera di Daniel Kramer. Brevi "commenti" ( come "mi piacerebbe fare
qualcosa di valido
/come, forse, piantare margherite nel deserto / ma sono soltanto un
chitarrista") erano stam-
pati accanto a ogni foto; in effetti, erano stati scritti in un paio
d'ore a Woodstock, su richie-
sta dello stesso Kramer, ma avrebbero potuto benissimo fare parte del
libro. L 'ultima poesia
in prosa pubblicata da Dylan nell'Inverno del 1965 prese la forma di
note di copertina per il
suo imminente album, Bringing It AlI Back Home. Quest'ultimo
componimento era il
meno ortodosso da lui scritto, e rappresentò il suo tentativo più
riuscito di avvicinarsi alla
tecnica impiegata nei propri scritti da Burroughs. Agli inizi di Aprile,
parlando del proprio,
imminente libro con Paul Jay Robbins, Dylan accennò alla parte che i
cut-up avrebbero
potuto avere nel modo in cui il libro -adesso intitolato Off the Record
-sarebbe stato
realizzato.
Bob Dylan: "Il titolo, Bob Dylan Off the Record, costituisce una specie
di tentativo. Mi
hanno detto che esistono già altri libri che contengono quella frase,
"off the record", nel titolo.
Il libro non può effettivamente avere un titolo, ecco che tipo di libro
è. Penso che ne scriverò
anche le recensioni... Ho scritto delle canzoni che sono davvero
particolari, strane, lunghe
catene di strofe, roba del genere... Non ho mai davvero pensato a
scrivere una canzone inte-
ramente in versi sciolti. Ti piace qualcosa come i cut-up? ...Ho scritto
il libro perche ho sotto-
mano un sacco di cose che proprio non mi è possibile cantare... Qualcosa
del tutto priva di
rima, tutta spezzettata; nella quale non c'è niente, se non parole"
[1964].
Appare chiaro il fatto che egli stesse descrivendo la forma finale che
avrebbe assunto il
proprio libro. La maggior parte di Tarantola venne scritta nelle ultime
settimane del 1964 e
durante i primi mesi del 1965. Dylan sembrava essersi gettato anima e
corpo nella realizza-
zione del proprio libro, sebbene non vi avesse ancora trovato un titolo
che gli andasse a genio.
Mentre l'Inverno cedeva il passo alla Primavera, egli, ospite di Joan
Baez nella sua casa di
Carmel, scriveva e scriveva. Secondo la cantante, egli lasciò a casa sua
un'enorme pila di
bozze, che non venne mai più a riprendersi.
Quando, alla fine di Aprile, arrivò in Inghilterra, Dylan aveva quasi
completato l'insie-
me di scritti che sarebbe divenuto Tarantola. Era anche finalmente
riuscito a farsi venire in
mente un titolo che lo soddisfaceva, titolo che rivelò a Michael
Hellicar del Daily Sketch
prima di partire per il proprio tour inglese. La scelta del titolo
Tarantula non è mai stata moti-
vata in maniera convincente. Come nel caso del proprio nome d'arte, solo
lo stesso Dylan
conosce le vere ragioni della scelta da lui operata; comunque, è
pressochè certo il fatto che
egli avesse letto un particolare capitolo di un classico della filosofia
ottocentesca, intitolato
Sulle Tarantole.
"Mirate, questa è la tana della tarantola. Volete vedere la tarantola
stessa? Ecco lì la
sua tela; toccatela, che essa tremoli! Eccola che arriva, senza indugio:
benvenuta, taranto-
la! Il tuo simbolo triangolare giace nero sulla tua schiena, e io so
anche cosa c' è nella tua
anima. Vendetta è nella tua anima, e ogniqualvolta tu mordi, lasci
cicatrici nere. Il tuo vele-
no sprofonda l'anima in vortici di vendetta... pertanto io strappo la
tua ragnatela, così che
la tua rabbia possa attirarti fuori dalla tua tana e la tua vendetta
possa balzare fuori da
dietro la tua parola giustizia. Giacche il fatto che l'uomo possa essere
liberato dalla vendetta,
rappresenta per me il ponte che conduce alla più alta delle speranze, e
un arcobaleno dopo
una lunga tempesta".
Così parlò Zarathustra, cioè Nietzsche. Il nome del filosofo tedesco
appare tra i crediti
dell'album Highway 61 Revisited, e sebbene lo stile di Così Parlò
Zarathustra assomigli
assai poco a quello di Tarantola, è possibile che, essendo un libro di
poesie in prosa che
ritraggono le visioni di un visionario viaggiante, abbia costituito per
Dylan una sorta di
modello al quale rifarsi. Ci fu anche un altro libro di visionarie
poesie in prosa che, sebbene
ugualmente dissimile per stile, servì probabilmente anch'esso come fonte
di ispirazione per
Dylan: Una Stagione all'Infemo di Rimbaud.
In ogni caso, quali che fossero i precedenti letterari di Tarantola -e
tra questi c' è ovvia-
mente una buona dose di poeti Beat -i suoi simbolismi sono tipicamente
dylaniani. Tanto tipi-
ci, in effetti, che egli cominciò ben presto a pensare che il senso del
libro sarebbe sfuggito ai
propri fan e a quei critici letterari che stavano solo aspettando una
scusa per denigrare il cosid-
detto "bardo delle onde radio". Egli si rese conto che, sono parole sue,
"la gente, a casa, non
ci capirà un bel nulla". Ovviamente, aveva ragione. Tra le opere della
letteratura moderna,
forse soltanto Finnegans Wake di Joyce è altrettanto illeggibile quanto
le parti di prosa
contenute in Tarantola.
Il suo problema, ora, consisteva nel fatto che tutti si aspettavano un
libro intitolato
Tarantula. I giornalisti pretendevano da lui che parlasse del proprio
libro, ed egli elaborò un
miscuglio di descrizioni che ne dessero un'idea, facendo vaghi e
generici accenni a un qual-
che tema nascosto. Pertanto, il suo era un libro che parlava "di ragni",
"di insetti"; era una
"raccolta di epitaffi". A volte, Dylan lo definiva "un libro di
confusione, piccoli e brevi detti,
come una macchia sul muro"; altre volte, più onestamente, ammetteva di
non avere la minima
idea di cosa parlasse; per certo non era narrativa, nè niente di simile.
Dylan cominciò ad avere qualche legittimo dubbio sull'effettivo valore
del proprio libro.
Cominciò a portarsene dietro le bozze ovunque andasse, per leggerle agli
amici e chiedere
loro un' opinione spassionata. Nell ' Ottobre del 1965 accennò ad Allen
Stone il fatto che stava
cominciando a nutrire seri dubbi sull'effettivo valore del libro.
Bob Dylan: "Ho scritto un sacco di parole per questo libro, ma non posso
usare niente di
scritto... non posso usare queste idee. Sono troppo deformate, e non
sono quelle
giuste. Roba che è stata espressa già un milione di volte in passato...
Ora non scrivo, a meno
che propio non mi capiti" [1965].
Quello stesso Autunno, parlando con Nat Hentoff, Dylan fu ancora più
esplicito a propo-
sito dei propri dubbi riguardo gli effettivi meriti del libro. Sebbene
egli raccontasse a Hentoff
una specie di parabola riguardante un romanzo al quale aveva lavorato
"una volta", sembra
più che evidente il fatto che egli stesse parlando di Tarantola.
Bob Dylan: "Una volta, volevo scrivere un romanzo; così vi dedicai un
sacco del mio
tempo, circa sei mesi, anche se a momenti alterni... Infine arrivai
semplicemente alla conclu-
sione che quello che vi veniva espresso non era il mio messaggio. Non
importava quante
pagine avessi scritto -circa cinquecento, penso -per certo non vi era
contenuto il mio messag-
gio. Mi dissi: Questa è una stronzata. Non è nulla. Se anche finisco
questo romanzo, non
verrà pubblicato prima di un anno e mezzo, forse due anni da adesso.
Quando uscirà, sarà
qualcosa di completamente diverso... Insomma, poteva anche darsi che, al
momento della sua
pubblicazione, sarei stato una persona completamente diversa da quella
che l'aveva scritta,
solo che io avrei dovuto mantenermi all'altezza di quel romanzo, e se la
gente mi avesse chie-
sto facevo... Avrei DOVUTO dire che stavo scrivendo un altro romanzo!"
[1965].
Nonostante tutto, all'inizio del 1966 Dylan sembrava assolutamente
intenzionato a
pubblicare il proprio libro. In Gennaio, assicurò un libraio che il
libro sarebbe uscito "entro
un paio di mesi", gli mancava soltanto di dare un'ultima occhiata alle
bozze. La macchina
pubblicitaria era già pronta per una campagna autunnale di supporto al
libro, che però non
avrebbe mai avuto luogo; per Dylan c'erano già troppe aspettative alle
quali tenere fede
perchè egli desiderasse che se ne aggiungesse anche un'altra.
Tarantola rappresentò il culmine del desiderio provato da Dylan di
uscire dai confini
della canzone; dopo Like a Rolling Stone egli si rese conto di potere
inserire in una canzone
qualunque cosa volesse esprimere, anche se per fare ciò dovette
ridefinire il concetto di
canzone stessa. Le sue ultime poesie in prosa (eccezion fatta per le
note di copertina di Planet
Waves, del 1974) sarebbero apparse sul retro di Highway 61 Revisited, e
nel foglio
del programma del Newport Folk Festival del 1965. Gli eventi di quel
fatidico fine settimana lo
avrebbero spinto verso una nuova direzione, e non ci sarebbero stati,
dopo di lui, altri
ragni tentati a ballare la tarantella
Bob Dylan: "Tutti i miei scritti diventano canzoni, ora; le altre forme
letterarie non mi
interessano più" (1966)
Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Sabato 10 Dicembre 2016
TOUR 2017, le prime date
03 Maggio 2017 - Cardiff, Wales - Motorpoint Arena
04 Maggio 2017 - Bournemouth, England - Bournemouth Interational Centre
05 Maggio 2017 - Nottingham, England - Motorpoint Arena
07 Maggio 2017 - Glasgow, Scotland - SECC Clyde Auditorium
08 Maggio 2017 - Liverpool, England - Echo Arena
09 Maggio 2017 - London, England - The SSE Arena, Wembley
11 Maggio 2017 - Dublin, Ireland - 3Arena
Ciao Tambourine ti invio copia della
copertina, retro copertina e interno del mio nuovo CD intitolato "40",
di cui ti ho inviato copia omaggio, così come 40 sono gli anni di
militanza Dylaniana.
Il CD non è in vendita nei negozi di dischi ma solo online tramite la
pagina del sito:
o tramite la pagina Facebook dedicata.
Altresì, chi viene alle serate live, può acquistarlo direttamente.
Il costo è di 15 €.
Un abbraccio, Al Diesan.
Come sempre i tuoi
lavori sono molto belli, sotto puoi leggere le mie impressioni dopo aver
ascoltato il CD. Un abbraccio, live long and prosper, MR.Tambourine, :o)
Ho ricevuto la settimana scorsa dal
carissimo amico Al Diesan una copia del suo nuovo disco. E’ con piacere
quindi che spendo qualche parola su questo lavoro, non per l’amicizia
(che è un’altra cosa) ma per la validità del disco.
Track List:
Isis
Senor
Born in time
Love minus zero/No limits
Ballad of a thin man
Pay in blood
Love sick
To Ramona
Soon After Midnight
Queen Jane approxilately
I’ts all over now, baby blue
Farewell Angelina
Il CD si apre con una davvero coinvolgente esecuzione di “Isis” nella
quale la musica scorre fluida come l’acqua fra le dita. Si sente subito
che Al è al meglio della forma, in splendida condizione vocale, ben
coadiuvato dal compagno di tante battaglie Pino Tocco e dagli ottimi
Gianluca Muggianu e Alessio Olla. Diesan non è il Dylan di oggi, quello
con la voce rasposa e fangosa, sembra invece essere il Dylan migliore,
ma con un vocal più raffinato, un Dylan al meglio del meglio.
“Senor” è sempre stato uno dei pezzi forti di Al, una canzone che si
adatta al suo modo di cantare ed al suo feeling, Al “sente” la canzone e
trasmette il giusto feeling a chi l’ascolta.
Splendida la dolcezza di “Born in Time”, una canzone già bella di suo,
ma qui i musicisti ed Al compiono un piccolo miracolo di delicatezza e
di equilibrio fra bellezza, sentimentalismo e tristezza.
Segue “Love minus Zero” ben eseguita che però non
mi convince del tutto secondo il mio modo di sentire,
c’è qualcosa che non quadra con l’arrangiamento, forse l’armonica e quel
flauto (flauto vero o flauto-tastiera?) sono fuori mood con
l’arrangiamento abbastanza ritmato, certamente questi strumenti
sarebbero stati più centrati con un arrangiamento in stile ballad come
la versione di Rod Stewart.
Segue la più classica “Ballad of a thin man”, nella quale cantante e
strumenti rientrano nel giusto mood di questo intramontabile classico,
un plauso a tutti.
E’ la volta di “Pay in blood” da “Tempest” che, se ci aggiungiamo un
organo alla Al Kooper, sembra uscire direttamente da Blonde on Blonde.
Molto apprezzabile sia l’esecuzione sia l’arrangiamento.
Si passa a “Love sick”, rientrata quest’anno a far parte della set list
del tour, pezzo che si fa ascoltare piacevolmente.
Bellissima in tutto “To Ramona” indovinata specialmente
nell’arrangiamento dal sapore leggermente Tejano (TexMex) che si adatta
in modo perfetto al vocal di Al che qui è il Dylan di Another Side.
Suono molto più ricco e dolce dell’originale che era eseguito solamente
con chitarra classica ed armonica, per me il pezzo più accattivante
dell’album.
“Soon after midnight” altro pezzo tratto da “Tempest”, molto simile
nella musica, la differenza è che il cantato è quello del Dylan buono
invece del Dylan versione ultimi anni. Comunque suggestivi tutti e due,
sia Bob sia Al.
“Queen Jane approximately” sulla falsariga di Ramona, molto godibile
all’ascolto, molto centrato l’arrangiamento, un bravo a tutti.
“It’s all over now, Baby blue” con Al molto “dentro” al pezzo che sembra
soffrire i dolori descritti nel testo.
“Farewell Angelina” solo con chitarra e armonica, il Dylan prima
maniera. La canzone uscì soltanto sulla Bootleg Series Vol. 1-3 e
Bootleg Series Vol.12 The cutting edge. Diesan rende alla canzone il
sapore dell’epoca.
Per concludere, disco
piacevolissimo da ascoltare, specialmente sdraiati sul divano con gli
occhi chiusi o in un lungo viaggio in macchina sulla Highway A1 of the
sun, don't dare to miss it!
Assolutamente no,
mediamass.net è un famoso sito impostato solo su notizie-bufala.
Sappiamo però che Dylan è stato tempo fa in sala di registrazione e che
ha messo su nastro altre canzoni sinatriane, speriamo solo che i nastri
rimangano nel cassetto della Sony, perchè due dischi di cover sinatriane
bastano e avanzono, un terzo lo troverei improponibile, controproducente
ed inutile. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Grazie Marina, Marco Zoppas,
da buon dylaniano, ci segue sempre ed ogni tanto ci scrive e forse non
se l'è sentita di autopromuoversi. Noi abbiamo apprezzato lo stesso, sia
la tua segnalazione che il suo scritto. Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Greg Lake è stato senza dubbio uno dei
più importanti musicisti degli ultimi 50 anni. Ha militato in due gruppi
che definire inarrivabili è dire poco, prima nei King Crinson di Robert
Fripp come bassista, cantante ed autore e poi in quel supertrio che
furono Emerson, Lake & Palmer. Quando nel 1969 ascoltai per la prima
volta "In The Court of The Crimson King", primo lavoro discografico del
Re Cremisi, rimasi scioccato. Non avevo mai sentito niente del genere,
grande amante di Beatles, Rolling Stones, Byrds, Bob Dylan che erano i
miei artisti “cult”, non pensavo ci potesse essere gente che sapeva
suonare in quel modo portentoso. “21st century schizoid man” era un vero
diretto al plesso solare, ti lasciava senza fiato piegandoti in due. Il
termine “progressive rock” sarà creato dopo per indicare il tipo di
musica che caratterizzava il gruppo, che sarà l’ispirazione per
tantissimi altre bands che, avendone le capacità, cominceranno a suonare
quel tipo difficilissimo di musica che richiedeva una maestria ed una
padronanza assoluta dello strumento. Credo che in quegli anni tutti
questi musicisti che andranno a formare, oltre ai già nominati King
Crinson, gruppi famosissimi come Yes, EL&P, Jethro Tull, Genesis, Gentle
Giant e Pink Floyd, siano stati degli autodidatti eccezzionali, perchè
quel tipo di musica non si poteva studiare nei Conservatori in quanto
non esisteva ancora. Certamente molti dei musicisti appartenenti ai
sopracitati gruppi avevano studiato al Conservatorio per acquisire la
tecnica strumentale per eseguire parti musicali particolarmente
complicate, ma non dobbiamo scordarci che nei Conservatori non
esistevano studi concernenti chitarra elettrica, basso elettrico,
batteria e tastiere varie, esistevano solo studi riservati agli
strumenti tradizionali che si potevano trovare nelle grandi orchestre
sinfoniche. I ragazzi di quei gruppi ci misero del loro in quantità
industriale, sfornando capolavori ancor oggi insuperati.
Greg era uno di quei ragazzi, quando incontrò Robert Fripp, Jan
McDonald, Michael Giles ed il poeta Peter Sinfield si unì a loro e
partecipò all’incisione di "In The Court of The Crimson King" che lo
vedeva come cantante e bassista. Il successo fu strepitoso ma portò
anche i primi dissapori, e nel 1970 il Re Cremisi vede l’abbandono di
McDonald e Giles, seguito da presso da Lake che accetterà l’offerta del
tastierista dei “Nice” Keith Emerson che stava mettendo in piedi un
supertrio con il batterista degli “Atomic Rooster” Carl Palmer, ma prima
di abbandonare il Re, Lake inciderà con loro anche il secondo album
della band "In the Wake of Poseidon” ma solo in veste di cantante.
Finito questo impegno si dedicherà a tempo pieno agli EL&P dal 1970 al
il 25 luglio 2010, data dell’ultimo concerto del trio al Victoria Park
di Londra. Lake continuerà con una sua band fino al 2013, prima di
abbandonare l’attività perchè colpito dal cancro. Si spegne il 7
Dicembre del 2016 dopo aver scritto pagine indelebili nella storia del
rock. R.I.P. Greg, Mr.Tambourine.
Lyrics by Pete Sinfield -
Music by Fripp / McDonald / Lake / Giles
21st century schizoid man
Cat's foot iron claw
Neuro-surgeons scream for more
At paranoia's poison door.
Twenty first century schizoid man.
Blood rack barbed wire
Politicians' funeral pyre
Innocents raped with napalm fire
Twenty first century schizoid man.
Death seed blind man's greed
Poets' starving children bleed
Nothing he's got he really needs
Twenty first century schizoid man.
UOMO SCHIZOIDE DEL VENTUNESIMO SECOLO
Zampa di gatto, artiglio di ferro
Neuro chirurghi urlano a lungo
Alla porta velenosa della paranoia
Uomo schizoide del ventunesimo secolo.
Sangue tortura filo spinato
Rogo funebre di politicanti
Innocenti violentati dal fuoco del napalm
Uomo schizoide del ventunesimo secolo.
Seme di morto, cupidigia del cieco
Affamati figli di poeti sanguinano
Nulla di ciò che ha gli serve realmente
Uomo schizoide del ventunesimo secolo.
La canzone ha forti legami nella guerra del Vietnam come esemplificato
nella lirica "innocenti violentate con il fuoco del napalm" e "pira
funeraria dei politici." Prima di una performance live del brano in data
14 dicembre 1969 Lago ha osservato che la canzone è stata dedicata a
"una personalità politica americana che noi tutti conosciamo e amiamo
teneramente. Il suo nome è Spiro Agnew."
Commovente e, come sempre, stupefacente
la scelta di far partecipare Patty Smith alla cerimonia del 10 dicembre.
La conoscevo poco; è stata un'occasione per riascoltare alcune sue
canzoni e vedere la sua biografia. Donna di spessore, nella quale
possono riconoscersi molte donne che, ogni giorno, conciliano - ovvio,
non nell'arte - lavoro e affetti e che, come lei, "hanno indossato
l'elmetto" per continuare a vivere.
Bravo Bob! Spessore umano, non solo artistico!
Carla d'Inverno
Purtroppo non sappiamo
quali siano stati gli accordi tra Bob Dylan e l'Accademia di Svezia, ne
sappiamo da chi è partita l'idea di far esibire Patti Smith con una
canzone di Bob. Tutta la faccenda del Nobel sembra essere stata
manovrata ad arte per generare il massimo effetto mediatico e
pubblicitario, e così è stato. Quindi non siamo in grado di stabilire se
è stato un suggerimento di Bob e se la presenza della Smith sia una cosa
dipesa dalla sua volontà. Certo è che anche questo è un bel colpo
mediatico, specialmente per una performer della vecchia scuola che in
qualche modo cerca di restare sulla cresta dell'onda collaborando con
altri artisti di nome. Difficilissimo dare giudizi
su tutta questa storia, sicuramente è meglio non sbilanciarsi e prendere le
cose come accadono. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Modena: musica, testi e filmati per una
sera tributo a Dylan
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Mercoledì
7 Dicembre 2016
Talkin'
9963 -
daniella.bardelli
Buongiorno, è una bella notizia che sia
Patti Smith a rappresentare Bob Dylan all'Accademia di Svezia, se siete
interessati ecco una mia recensione sul suo recente Memoir M Train:
Ciao a tutti..
ho appena letto l'articolo di Alessandro Carrera su La Lettura del
corriere. L'argomento ovviamente è Bob Dylan. Carrera accenna
all'introduzione che fa Bob Dylan stesso alla sua mostra di dipinti all'
Halcyon Gallery di Londra e che questa introduzione è stata tradotta in
italiano da "Il Giornale dell'arte". ho fatto un giro sul sito ma non
riesco a trovarla. Vrrei sapere se su maggiesfarm è stata pubblicata.
Grazie
Michele Lenzi
Ciao Michele,
purtroppo non sono riuscito a trovare gli articoli da te citati e
nemmeno è giunta notizia che Dylan abbia rilasciato un'introduzione alla
mostra. Posso solo sperare che qualcuno degli amici che ci seguono ci
mandi i links per poter leggere i due articoli e discuterli. Restiamo in
attesa, Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Tutti i fan di Dylan giudicano le sue
canzoni e non le sue affermazioni o interviste; il Nobel non è un premio
che mummifica, anzi!!! Mi piacerebbe che Dylan non esagerasse con il
silenzio e che ... tornasse in Italia! Carla d'Inverno.
Cara Carla, se tace
avrà certamente i suoi buoni motivi, è inutile che tutti da Dylan
pretendano un comportamento come quello di chiunque altro, Dylan non è
come gli altri, Dylan è geniale, Dylan è diverso, Dylan è unico. Come
disse una volta la Baez: "Lui non funziona come noi, Bob ha un suo mondo
speciale nel quale vive lui solo". Sta tranquilla che l'anno prossimo
verrà certamente ancora in Tour ne nostro Paese. Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Quando Dylan chiese agli Stones un
parere sul Nobel per la Letteratura
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Venerdì 2
Dicembre 2016
Talkin'
9960 -
daniella.bardelli
Ciao, oggi pomeriggio mi sono messa ad
ascoltare la meravigliosa Not Dark yet, e spontaneamente mi è venuto da
scrivere qualcosa; ero in uno stato d'animo che mi faceva sentire in
sintonia con la voce e le parole di Bob, è stato bello:
ciao Dianella. ( scrivo poesie un po' come vengono, ma mi piace fare
così...)
Prima un piccolo
appunto, Maggie's Farm si scrive così......:o). Forse non vincerai il
Nobel per la letteratura, ma che importanza ha, l'importante è che ciò
che scrivi narri perfettamente una tua sensazione o una tua emozione, se
poi quello che scrivi risulta gradito anche ad altri meglio ancora.
Metti sempre per iscritto le tue emozioni, quando, fra 20/30/40 o 50
anni le rileggerai ricorderai quei momenti e rivivrai un pò del tuo
passato. Live long and prosaper, Mr.Tambourine, :o)