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MAGGIE'S FARM

SITO ITALIANO DEDICATO A BOB DYLAN

2016 Nobel Prize in Literature

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a tutti gli amici della Fattoria di Maggie

ci risentiamo dopo l'Epifania

Domenica 25 Dicembre 2016

Talkin' 9989 - atagliabue

Grazie per quello che fai giorno dopo giorno e buon Natale!
Aurelio

Grazie e tanti auguri anche a te, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Scrivere Hard Rain a 20 anni, sopravvivere per altri 50                                clicca qui

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Dylan omaggia Tony Bennett per i suoi 90 anni con 'Once upon a time'    clicca qui

 

 
Sabato 24 Dicembre 2016

Talkin' 9988 - alessanfrocal06

Oggetto: Su Dylan e altro

Caro Mr. Tambourine,
pur essendo un assiduo lettore di questo sito sin dalla sua fondazione, è la prima volta che ti scrivo, e desidero farti i complimenti per l'ottimo lavoro che rende onore al prezioso patrimonio messo insieme a suo tempo da Michele Murino.
Innanzitutto, mi piacerebbe fare una segnalazione: lo scorso 20 dicembre il nostro Bob ha partecipato ad una serata-evento in onore di Tony Bennett andata in onda sulla NBC, cantando una (splendida) versione di "Once Upon A Time", vecchio standard di Charles Strouse che fu già eseguito, oltre che dallo stesso Bennett, anche dall'immancabile Sinatra (qui il video), il che mi porta a trarre due conclusioni: 1) Dylan pare intenzionato a continuare il suo periodo da crooner, e già all'orizzonte incombe il terzo (non necessario?) album di cover sinatriane e non; 2) non sarà mica la preparazione della performance il misterioso "impegno" che gli ha impedito di prender parte alla cerimonia del Nobel a Stoccolma? Io ci credo poco, ma tant'è...
Ma passiamo ad altro. Seguo Dylan da quando, all'età di sedici anni, andai a comprare un disco fresco fresco di stampa, ovvero "John Wesley Harding". Era il 1968, e da allora questo signore è entrato, con la sua musica e i suoi testi, nella mia vita, e, lasciami dire, non c'era bisogno che gli accademici svedesi gli aprissero le porte del Pantheon dei Grandi della Letteratura per certificare il valore della sua opera: dentro di me, come credo in molti altri che sono cresciuti ascoltando le sue canzoni, quello di "Grande" era un titolo che già da un pezzo gli spettava di diritto.
Per di più, l'uscita del numero 12 di "The Bootleg Series" nel 2015 e del mega cofanetto dei live del '66 quest'anno mi ha causato una vera e propria sindrome di Stendhal, nel senso che ascoltare cose vecchie di 50 anni ma tuttavia nuove all'orecchio mi ha fatto inevitabilmente tornare indietro, molto indietro, e la mente è andata là dove ha voluto. Al punto che, conoscendo tramite amici comuni quel Bruno Sansonetti (di cui forse ti ricorderai), quel signore originario di Torino che vide Dylan all'Olympia, mi sono deciso e gli ho fatto avere le registrazioni del concerto, chiedendogli di ascoltarle e dirmi le sue impressioni a mezzo secolo di distanza. Resto in attesa di ricevere sue notizie, con la speranza di condividerle con te e chi ne è interessato.
E chissà, se il tempo me lo consentirà scriverò qualcosa su "Via della povertà", perché la nuova versione di De Gregori mi ha fatto tornare in mente le epiche esibizioni di De Andrè, in cui i nomi citati nel testo originale venivano puntualmente stravolti a beneficio dell'attualità. Ma guarda un po' che scherzi fa la memoria!
Nel frattempo, auguroni a te e a tutti i Dylaniani!
Alessandro Valenziani

Ciao Alessandro, il video di Bob che canta per Bennet avevo intenzione di postarlo oggi, ma tu mi hai preceduto, quindi a te il merito.Credo che nessuno dei lettori di Maggie's Farm si sia dimenticato di Bruno Sansonetti e delle emozioni che seppe darci con i suoi ricordi. Spero proprio che ti risponda e che possiamo condividere ciò che ti dirà. Naturalmente aspetto il tuo saggio si "Via della povertà". Grazie di aver scritto, spero non sia l'ultima volta, ora che la strada è aperta puoi percorrerla quante volte ti pare. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o) 

Bob Dylan - Once Upon A Time (Tony Bennett 90th)

 

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Talkin' 9987 - mmontesano

Oggetto: Un nuovo articolo su Tomtomrock

http://www.tomtomrock.it/journal/articolo-i-dylanologi-brutta-razza-bob-dylan-e-i-suoi-interpreti/#

Saluti e auguri a tutti. Marina

Grazie Marina, Marco Zoppas (autore dell'articolo) è ironico e pungente al punto giusto, alla faccia di quei cosidetti dylanologi che spiegano a Dylan le sue idee! Per fortuna ci sono loro, altrimenti Bob non capirebbe un tubo di se stesso! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Venerdì 23 Dicembre 2016

Talkin' 9986 - silcatt

Oggetto: Scherzi della memoria

In risposta al commento di Mr. Tambourine sull'esibizione di Patti Smith.

Gentilissimo, ho trovato un po' ingiusto stigmatizzare l'esibizione di Patti Smith alla serata dei Nobel, definendola "il momento più basso della sua carriera". A me, invece, è sembrata intensa e toccante, resa ancora più vera e umana dal piccolo inciampo capitatole. Penso che Patti sia stata vittima della sua grande emozione, non della sua "leggerezza" o della "disorganizzazione dell'Accademia Svedese". A nulla, credo, le sarebbe servito il foglio con il testo davanti. Lo si deduce anche dal bell'articolo che lei stessa ha scritto un paio di giorni dopo sul New Yorker:
http://www.newyorker.com/culture/cultural-comment/patti-smith-on-singing-at-bob-dylans-nobel-prize-ceremony

Traduco qui alcuni passi:
(...) Nel mese di settembre ero stata contattata per cantare alla cerimonia del Premio Nobel in onore del vincitore per la letteratura, allora ancora sconosciuto. (...) Ho scelto una delle mie canzoni che ritenevo appropriata per essere eseguita con l'orchestra. Ma quando è stato annunciato che Bob Dylan aveva vinto il premio, non mi è più sembrato opportuno cantare il mio brano. (...) Ho scelto di cantare "A Hard Rain’s A-Gonna Fall", canzone che ho amato fin da adolescente, e una delle preferite di mio marito. Da quel momento, ho usato ogni attimo libero per provarla, per essere sicura di conoscere e trasmettere ogni verso. Pensando al mio diletto figlio (nel testo originale: "my own blue-eyed son") , ho cantato le parole a me stessa, più e più volte, nella tonalità originale, con piacere e determinazione. Ero intenzionata a cantarla esattamente come era stata scritta e come ero capace di fare. (...)

La mattina della cerimonia, mi sono svegliata con una certa ansia. C'era pioggia battente e ha continuato a piovere forte. (...) Ho fatto una prova perfetta con l'orchestra. In camerino avevo un pianoforte e mi ero portato un tè e una zuppa calda. Ero consapevole che le persone non vedevano l’ora della mia esibizione. Avevo tutto davanti a me.

Ho pensato a mia madre che mi comprò il mio primo album di Dylan quando avevo quasi sedici anni. L'aveva visto in negozio nello scaffale delle offerte e lo comprò con i soldi delle sue mance. "Ha l’aria di uno che potrebbe piacerti", mi disse. Suonai e risuonai quel disco, la mia preferita era "A Hard Rain’s A-Gonna Fall". Mi fece capire che, anche se non avevo vissuto al tempo di Arthur Rimbaud, vivevo al tempo di Bob Dylan. Ho anche pensato a mio marito, a quando cantavamo la canzone assieme, immaginandomi le sue mani che formavano gli accordi. E poi improvvisamente è arrivato il momento. (...) Come in una favola, mi sono trovata davanti al re di Svezia e alla regina e ad alcune delle più grandi menti del mondo, armata solamente di una canzone in cui in ogni verso erano codificate l'esperienza e la capacità del poeta che l’aveva scritta. (...)

Sono stata investita da una pletora di emozioni, una valanga di tale intensità che non ero in grado di controllare. Con la coda dell'occhio potevo vedere l'enorme braccio della telecamera, e tutti i dignitari sul palco e le persone più in là. Non abituata a una situazione di nervosismo così schiacciante, non ero in grado di continuare. Non avevo dimenticato le parole che ormai erano una parte di me. Ero semplicemente incapace di tirarle fuori.

Questo strano fenomeno non diminuiva né passava, ma rimaneva crudelmente con me. Sono stata costretta a fermarmi, chiedere scusa e poi riprovare mentre ero in quello stato, cantare con tutta me stessa, ma ancora insicura. (...)

Quando la mattina seguente mi sono alzata, stava nevicando. Nella sala della colazione sono stata accolta da molti degli scienziati del Nobel. Mi hanno ringraziata per il mio sforzo davanti a tutti (nel testo originale: "my very public struggle"). Mi hanno detto che avevo fatto un buon lavoro. Vorrei tanto aver fatto meglio, ho risposto. No, no, hanno replicato, nessuno di noi lo vorrebbe. Per noi la tua esibizione è stata come una metafora dei nostri sforzi. (...)

Riguardo invece il concerto di Verona 1984 da te citato nel tuo intervento, io ricordo sì diversi conciliaboli tra Dylan e la band (erano le prime due date di un tour improvvisato e i musicisti quasi non avevano avuto modo di provare le canzoni né tra loro né con Bob), ma non ricordo una particolare reprimenda al batterista. Può darsi, però, che allora mi fosse sfuggita. Di sicuro Dylan non "fece immediatamente uscire dal palco i musicisti prendendo la sua acustica per eseguire Mr. Tambourine ed i vari pezzi che l'avevano reso famoso come folksinger". Le scalette del tour prevedevano un break a metà concerto con un brano eseguito solo dalla band (per le date di Verona "Got My Mojo Working", cantato da Greg Sutton) e quindi, semmai, fu Dylan a lasciare per primo il palco per poi rientrare da solo (come da programma) per un breve set acustico (3 brani). Ma non eseguì "Mr Tambourine Man" né la prima né la seconda sera. Con affetto, Silvano

 

Caro Silvano, se ti sembra che il doversi fermare, chiedere scusa, giustificarsi per il nervosismo e quindi ricominciare non sia il punto più basso della carriera di una grande artista come la Smith, allora non riesco a pensare a cosa dovrebbe fare per toccare il fondo, questo non per indelicatezza, cinismo o che altro, io non ho proprio niente contro Patti, te lo posso assicurare, ma, a mio modo di vedere, non sono queste le esibizioni che vorrei vedere. Le scuse, gli stati d'animo, i nervosismi, anche se motivi in qualche modo capibili, non cancellano i fatti e la foto di Patti che si copre il volto esprime quello che sta provando la cantante in quel momento. Forse il foglietto non serviva, forse nemmeno il monitor con le parole come si usa oggi in qualunque spettacolo televisivo, ma non avremo mai la controprova, purtroppo. Dispiace moltissimo anche a me per Patti, ma i fatti sono questi ed io, nei panni di un semplice cronista che ha visto il video, ho scritto quelle che sono state le mie impressioni, senza cattiveria, ho descritto quello che ho visto e provato. Ritengo giusto che tu abbia provato delle sensazioni diverse, condivido le tue come condivido le mie. Un oggetto lo puoi guartdare da destra o da sinistra, cambierà quello che vedi ma l'oggetto rimane tale. Per quanto riguarda Verona credo invece che tu abbia ragione e che la mia memoria miabbia giocato un indelicato scherzetto facendoni fare la figura del pinocchietto. Fu talmente grande la delusione per quell' esibizione che sembrava una prova più che un concerto che a distanza di tempo ho certamente dimenticato qualcosa. Di questo chiedo umilmente perdono, potevo andare a controllare prima per evitare di scrivere inesattezze. Però non è stata solo una mia impressione quella di aver assistito ad un brutto concerto, anche nella conferenza del giorno dopo, prima dello spettacolo del 29 Maggio, i giornalisti non sono stati teneri con Bob, come dimostra il video sotto postato: 

 

Ti ringrazio per avermi fatto notare il mio errore per il quale non ho scuse, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Vernia-Agnelli: "Dylan? Non ha mai avuto un cazzo da dire"                    clicca qui

 

 
Giovedì 22 Dicembre 2016

Ecco il motivo per cui è stato assegnato il Premio Nobel a Bob Dylan      clicca qui

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Talkin' 9985 - eddie.korvin

Subjet: Bob Dylan on piano – Unrealeased Studio Recording

Dear music lovers,
Hello, my name is Eddie Korvin. The title of this email is true but as is described on the details of the youtube posting, this is a Barry Goldberg demo with Bob Dylan playing piano. It is not a Dylan session, rather it is Dylan as a session player.
If you enjoy the music and the production, please pass it on. Many thanks.
P.S. FYI as Dylan fans -- some months earlier in 1971, I also engineered and mixed Watching The River Flow and When I Paint My Masterpiece at my studio, Blue Rock, in downtown Manhattan.

https://www.youtube.com/watch?v=Ueq7JYLFD0c

Oggetto: Bob Dylan on piano – Unrealeased Studio Recording

Cari amanti della musica,
Salve, il mio nome è Eddie Korvin. La storia in oggetto è reale, ma come descritto nei dettagli del video postato su youtube, questa è una demo di Barry Goldberg con Bob Dylan che suona il pianoforte. Non è una sessione di Dylan, ma è Dylan come turnista.
Se vi piace la musica e la produzione, si prega di trasmetterla. Molte grazie.
Post scriptum per i fans dylaniani - qualche mese prima, nel 1971, ho anche diretto la registrazione ed il mixaggio di Watching The River Flow and When I Paint My Masterpiece nel mio studio, il Blue Rock, nel centro di Manhattan.
 

Thanks a lot Eddie, really appreciate! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Mercoledì 21 Dicembre 2016

Oggi a Milano: Bob Dylan e la cultura europea, concerto-conferenza        clicca qui

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Dylan - La recensione di "The Real Royal Albert Hall 1966 Concert"          clicca qui

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Patti Smith, il momento più alto della sua carriera è stato anche il più basso

L’errore è sempre dietro l’angolo, per chiunque, ignoranti, dotti, geni, presidenti, tycoons. Non importa il perchè o il percome, quando capita capita e tutti biasimano lo sfortunato malcapitato, le parole si sprecano e l’indignazione e lo stupore altrettanto.
Questa volta è toccata a Patti Smith che, un pò per leggerezza (non aveva vicono a sè un foglietto con le parole che avrebbe evitato quel bruttissimo stop), in pò per la disorganizzazione dell’Accademia Svedese (anche nelle più scarse televisioni regionali hanno i monitor dove scorrono le parole, a Stoccolma, dove una cantante si esibiva in mondovisione non c’era niente, MHA!), è incappata nell’episodio più spiacevole della sua brillante carriera artistica. La foto del suo dispiacere e della sua umiliazione parla da sola, le sue timidissime scuse e la sua giustificazione pure. La peggior cosa che può capitare ad un artista che si stà esibendo è questa, dover interrompere la performance per un errore e dover chiedere scusa. La sfortunata e sprovveduta Patti non è sola nell’elenco di coloro che hanno dovuto fermarsi e ripartire fra lo stupore ed il disappunto del pubblico. Ricordo una stessa scena nel 1984, Arena di Verona, Bob Dylan al debutto in Italia con una band con la quale aveva provato pochissimo. Mick Taylor, ex Rolling Stones, che pensava di dover essere l’unico che la gente doveva ascoltare, con un volume così alto da seppellire i compagni, Greg Sutton bassista e songwriter di fama mondiale, Ian McLagan ex pianista di Small Faces, Rod Stewart, Rolling Stones, Joe Cocker, Jackson Browne ed il batterista Colin Allen che aveva suonato per John Lee Hooker, Sonny Boy Williamson, Memphis Slim, Solomon Burke, John Mayall's Bluesbreakers, Mick Taylor, Focus, Donovan, Stone The Crows, Georgie Fame, che quella sera era in giornata no. Non ricordo se al terzo o al quarto pezzo (già stentanti) entrò nella canzone con un altro tempo. Dylan si voltò immediatamente, smise di suonare, andò davanti alla batteria di Colin e penso che gli abbia detto di tutto e di più. La canzone ripartì col tempo giusto ma alla fine del pezzo un silenzio tombale scese nella celebre Arena, la gente era scioccata e scocciata. Dylan, capita la situazione, fece immdiatamente uscire dal palco i musicisti prendendo la sua acustica per eseguire Mr.Tambourine ed i vari pezzi che l’avevano reso famoso come folksinger. Chi c’era quella sera a Verona può testimoniarlo. Un’altra volta successe al Piper di Milano con i Procol Harum, con Gary Brooker che confuse le strofe di “Homburg”, il loro hit appena uscito sul mercato da una settimana. Un’altra volta successe con i Jethro Tull di Jan Anderson al Palatrussardi di Milano, che allo stacco di Acqualong, quando la band zittisce e la canzone continua solo con l’acustica e la voce di Jan, aveva messo il capotatso un mezzo tono troppo alto, si fermò, sorrise nervosamente per la figura, sposto il capotasto al posto giusto e riprese. Però il fatto che questi inconvenienti siano successi anche ad altri artisti di grande fama non è una giustificazione, la figura e l’umiliazione rimangono, specialmente se il fattaccio succede a carriera pluriennale e non all’inizio, Immagino il dispiacere ed il dolore di Patti Smith, immagino che trovarsi davanti al Re ed alla Regina di Svezia sia un fatto emozionante, che l’Accademia Svedese del Nobel incuta un certo timore, apprensione, rispetto e paura per l’importanza dell’evento. Capisco che a volte una forte emozione possa generare quel piccolissimo black out mentale di pochi istanti sufficienti a farti perdere il filo e la forza di cantare. Mi spiace davvero per Patti, non meritava certo una figura di così basso livello, ma succede, si prende, si accetta e si cerca di digerire il rospo, non c’è altro che si possa fare. Forza Patti, la vita e la tua carriera non è certo finita per questo spiacevole contrattempo, il tempo passa e pian piano tutto si dimentica, e così sarà anche per te. Con sincero affetto ed ammirazione, live long and prosper, Mr.tambourine, :o)

 

 
Martedì 20 Dicembre 2016

Talkin' 9984 - dinve56

Salve Mr. Tambourine,
dopo aver riletto con calma il discorso inviato da Dylan agli Accademici di Svezia, mi sembra di aver capito che Dylan si senta "uomo di spettacolo" e che, su questo piano, si paragoni al grande drammaturgo inglese; il filo conduttore del suo discorso è che egli, come, forse, anche Shakespeare, non si è mai posto la domanda se la sua produzione fosse "letteratura" e, ovviamente, non ha mai formulato una risposta. Nel suo discorso infatti, Dylan ringrazia, stupito e orgoglioso, coloro i quali hanno risposto affermativamente alla domanda, assegnandogli il Nobel per la letteratura. Il suo ragionamento è lucido e coglie in pieno il problema: come ogni dramma di Shakespeare vive sulla scena, così ogni canzone di Dylan vive sulla scena... non a caso egli ricorda che suonare per 50 persone è diverso che suonare per 50.000 persone. Le canzoni esistono finchè qualcuno le canta; i drammi esistono finchè qualcuno li mette in scena; i libri esistono finchè qualcuno li legge.
La lettura di "Tarantula" procede; tento di lasciar "entrare" nella mente le parole, ma la difficoltà insormontabile è che devo per forza leggere in traduzione italiana e, inevitabilmente, mi perdo molti "giochi di parole". Ma una prima "lampadina accesa" o presunta tale, ve la mando: il testo è ricco di rimandi letterari a testi contemporanei, ma anche a tradizioni letterarie antiche: la Musa ispiratrice, per esempio, è una donna senza schiena perchè ha le ali dell'angelo, quindi è una creatura che sta tra la Musa dell'Elicona e la donna-angelo dello stil-novo. Numerosi anche i riferimenti ai testi biblici. Per oggi è tutto. Grazie e buon Natale. Old teacher.

Io penso che il paragone conn Shakespeare ci stia tutto, invece lo stupore e quella frase dove dice che è rimasto senza parole per il premio mi sembrano un pochino artificiose. Dylan ha sempre dimostrato di essere molto ambizioso, ricordiamo come si è servito della Baez per cogliere i primi successi per poi scaricarla quando non le serviva più, sapeva benissimo di essere in nomination da vent'anni e che prima o poi il premio sarebbe arrivato, quindi gli riconosco il fatto che si senta orgoglioso (finchè non l'aveva vinto non poteva esserlo) ma lo stupore e la sorpresa molto meno. "Tarantula" invece è molto complicato da decifrare, intanto in italiano non sempre si riesce a rendere quelli che sono i giochi di parole della lingua inglese o americana, poi il libro è stato scritto in un lungo lasso di tempo con la tecnica "scrivi quello che ti passa per la mente in quel momento", perciò è pregno di atmosfere, situazioni, visioni e giudizi frutto dello stato d'animo di quei momenti, molto diversi l'uno dall'altro e senza un filo conduttore che lega il tutto, e questo rende l'interpretazione ancora più ardua, però non è detto che sia impossibile. "Tarantula" raccoglie il compendio di diversi Dylan in diversi momenti della sua vita e della sua carriera, quindi cercare di individuare queste cose, unite ai riferimenti e alle citazioni sia letterarie sia di richiamo ad altri scrittori, è altamente soddisfacente, sempre che uno abbia la pazienza di affrontarlo in questo modo ed arrivare in fondo. Ti auguro di divertirti e rilassarti, e non aver timore di scriverci le tue impressioni, noi siamo sempre qui in attesa dei vostri scritti che sono parte integrante di questo sito. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Libri: Per capire davvero Bob Dylan: Chronicles – Volume 1                   clicca qui

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Libri: Marco Zoppas presenta oggi a Roma "Ballando con Mr D."           clicca qui

 

 
Lunedì 19 Dicembre 2016

Bob Dylan…just like a Nobel                                                                          clicca qui

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Le lacrime di Patti «Non ho scordato le parole di Dylan»                             clicca qui

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Patti Smith: omaggio a Bob Dylan, le mie sensazioni                                   clicca qui

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"How many roads", le mille anime di Bob Dylan                                           clicca qui

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Dylan: Un disastroso esordio da 5.000 dollari                                               clicca qui

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Roma, al cineforum (Caffè Letterario Libertè) il film "A proposito di Davis  clicca qui

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Talkin' 9983 - antonio.tricomi

Da Napoli il primo libro su Dylan dopo il Nobel

http://napoli.repubblica.it/cronaca/2016/12/13/news/bob_dylan_poeta_da_nobel_lo_raccontano_coci_e_tricomi-154007535/

Avevo già segnalato il tuo libro il 16 dicembre :o)))))))))))))! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 9982 - samuconf93

Volevo ringraziare il Professor Carrera per l'immediata risposta e delucidazione. Il Professore è sempre preciso e puntuale nelle spiegazioni. Non volevo mettere in dubbio la serietà della casa editrice Feltrinelli - di fatto questi primi due volumi di "Lyrics" sono strepitosi. Io attendo già ora con ansia il terzo. Pensare inoltre che l'edizione italiana sia l'unica corredata di note mi rende particolarmente felice. Il lavoro del Professore è magistrale. Ne approfitto anche per fare gli auguri di buone feste a te, a tutti i lettori del sito e al grande Carrera. Nella speranza di avere un 2017 ancora fortemente nel segno di Bob e della sua arte.
Samuele

Grazie a nome di tutti e tanti auguri anche a te. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Sabato 17 Dicembre 2016

Tour 2017: Confermate 4 nuove date in Germania

01 Aprile 2017 - Stockholm, Sweden - Stockholm Waterfront
02 Aprile 2017 - Stockholm, Sweden - Stockholm Waterfront
04 Aprile 2017 - Oslo, Norway - Spektrum
06 Aprile 2017 - Copenhagen, Denmark - Opera House
07 Aprile 2017 - Copenhagen, Denmark - Opera House
09 Aprile 2017 - Lund, Sweden - Sparbanken Skåne Arena
11 Aprile 2017 - Hamburg, Germany - Barclaycard Arena
12 Aprile 2017 - Lingen (EMS), Germany - EmslandArena
13 Aprile 2017 - Dusseldorf,Germany - Mitsubishi Electric Halle

16 Aprile 2017 - Amsterdam, Netherlands - Heineken Music Hall
17 Aprile 2017 - Amsterdam, Netherlands - Heineken Music Hall
20 Aprile 2017 - Paris, France - Zenith Paris-La Villette, Parking P.te de la Villette
22 Aprile 2017 - Esch-sur-Alzette, Luxembourg - Rockhal
24 Aprile 2017 - Antwerp, Belgium - Lotto Arena
25 Aprile 2017 - Frankfurt, Germany - Festhalle Frankfurt
03 Maggio 2017 - Cardiff, Wales - Motorpoint Arena
04 Maggio 2017 - Bournemouth, England - Bournemouth Interational Centre
05 Maggio 2017 - Nottingham, England - Motorpoint Arena
07 Maggio 2017 - Glasgow, Scotland - SECC Clyde Auditorium
08 Maggio 2017 - Liverpool, England - Echo Arena
09 Maggio 2017 - London, England - The SSE Arena, Wembley
11 Maggio 2017 - Dublin, Ireland - 3Arena

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Talkin' 9981 - samuconf93

Salve Mr. Tambourine,
ho acquistato appena usciti i due nuovi volumi delle Lyrics tradotte dal grandissimo Carrera. Mi sono procurato anche l'edizione eBook della versione americana Lyrics 1961-2012. Ho notato che "If You See Her Say Hello" (testo originale) è differente nell'edizione italiana rispetto a quella americana. Evidentemente questi primi due volumi sono semplicemente la ristampa dell'edizione italiana 2006, e non a caso il terzo volume - che comprenderà testi recenti - uscirà a marzo... Non vorrei fosse il solito "lavoro coi piedi" fatto dalla Feltrinelli, che al fine di tenere calde le vendite - visto il Nobel da poco consegnato - ha deciso semplicemente di ristampare l'edizione vecchia 2006, senza controllare le modifiche apportate da Bob nella nuova edizione americana. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa Carrera. Magari mi sbaglio.
Aggiungo che - ovviamente - il lavoro del Professore è straordinario: le sue traduzioni e note sono meravigliose. Ribadisco - perché glielo scrissi via mail alcuni anni fa - che io lo ammiro e lo considero uno dei miei grandi maestri - oltre a Bob stesso.
Samuele

Ciao Samuele, ho girato la tua mail al Prof. Carrera, ecco la suia immediata risposta:

Caro Samuele,
i primi due volumi delle Lyrics non sono semplicemente la ristampa dell'edizione del 2006. C'è almeno un testo modificato, sia in inglese sia nella traduzione italiana ("Tough Mama"). Io poi ho rivisto le traduzioni, apportando varie modifiche e correggendo alcune sviste che erano rimaste nell'edizione del 2006 (c'erano due errori, uno in "Subterranean Homesick Blues" e un altro in "Hurricane"). Ho rivisto e in vari casi ampliato le note. Non posso giurare che tutto sia perfetto, perché io non ho ancora ricevuto i libri e non li ho ancora visti. Certamente abbiamo dovuto lavorare in fretta. Di una nuova edizione stavamo già parlando, ma il Nobel, proprio perché era nell'aria ormai da vent'anni, alla fine è stata comunque una sorpresa. Quanto a "If You Say Her, Say Hello", vorrei chiarire, perché non è la prima volta che devo rispondere anche privatamente a osservazioni non fondate sul lavoro della casa editrice, che alla Feltrinelli nessuno lavora "coi piedi". C'è stata la massima disponibilità e la massima professionalità. Il fatto è che l'editore americano ci ha fatto avere la lista dei cambiamenti apportati da Dylan, ma la lista non era completa. Non c'erano le revisioni di "If You See Her, Say Hello", ad esempio, e quando mi sono accorto che il testo della nuova edizione americana era differente dal vecchio era già troppo tardi, non c'era più tempo per intervenire. Mi dispiace, ma capirai anche tu, e capirete anche voi, che non si poteva rimandare; almeno i primi due volumi dovevano uscire subito. E aggiungo un'altra cosa: le canzoni dell'edizione americana che saranno incluse nel terzo volume non sono esenti da errori di battitura nemmeno nel testo originale. Avrei voluto, insomma, che là a New York avessero lavorato meglio, visto che loro il tempo l'avevano. Non posso intervenire sul testo inglese, ma se ci sono errori o problemi di interpretazione li posso indicare nelle note (che, avverto, nel terzo volume saranno molto lunghe).

Un cordiale saluto,
Alessandro Carrera
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Alessandro Carrera
Director, Italian Studies
Graduate Director, World Cultures and Literatures
Department of Modern and Classical Languages
University of Houston
612 Agnes Arnold Hall
Houston, TX 77204-3006
A Carnegie-designated Tier One public research university
713-743-3069

Un ringraziamento da parte mia al Prof. Carrera. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 9981 - daniella.bardelli

Se dovessi scrivergli una lettera, dopo aver conosciuto la sua storia nel sito italiano Maggie's Farm, gli scriverei così:
Caro Israel "Izzy" Young, ho letto la sua storia nel sito italiano Maggie's farm dedicato a Bob Dylan. Da quello che ho letto mi viene da pensare che lei sia una gran bella persona, onesta, generosa, moralmente integra, qualità che sicuramente aveva da giovane quando gestiva il Folklore Center di New York e che lei non deve aver minimamente perso ora che ha una certa età. La capisco quando dice che tutti vengono da lei al Folklore Centrum di Stoccolma solo per farle domande su Dylan, vogliono sapere pettegolezzi, aneddoti, storie su di lui che non hanno trovato in tutti i libri che hanno letto dedicati alla sua vita e alla sua musica. Ma mai le chiedono qualcosa su di lei, della sua storia, di tutto quello che ha fatto, immaginato e detto nella sua lunga vita, a cominciare dal suo Folklore Center nella New York anni '60, a finire a oggi che gestisce, mi par di capire con qualche difficoltà finanziaria, il Folklore Centrum di Stoccolma. Mi ha molto colpito sapere che, secondo lei, tutti quelli che le vengono a chiedere di Dylan in realtà non hanno capito niente di lui, e lei questo lo intuisce dalle loro osservazioni. Io devo essere una di quelli, anche se non ho letto tanti libri su Dylan, ma devo dirle che un po' lo mitizzo sia come artista che come persona, e questo deve essere un errore per chi lo conosce bene. Da quell'articolo su Maggie's Farm mi pare di capire che lei ci soffre a non poter comunicare direttamente con Dylan, ma forse negli ultimi tempi le cose sono cambiate e ora potete parlarvi tranquillamente o per telefono o via mail. Spero davvero sia così. Del resto senza quel primo spettacolo che gli organizzò nel 1961 alla Carnegie Chapter Hall forse il Dylan di oggi non sarebbe mai esistito. Già, Sig. Israel "Izzy" Young senza il suo darsi tanto da fare per quel primo spettacolo ci sarebbe stata una carriera musicale per Bob Dylan? O sarebbe rimasto uno dei tanti che vivacchiavano nei locali del Village suonando e cantando per pochi dollari? Sì perché a volte mi chiedo, ma nel 1961 di bravi come Bob Dylan quanti ce n'erano? Molti si saranno persi, non avranno raggiunto nessuna fama, si saranno arresi, saranno invecchiati senza un soldo in tasca, o avranno cambiato mestiere se volevano campare.
L'episodio del maglione di cui si parla nell'articolo su Maggie's Farm mi ha rattristato, e mi rattrista pensare che lei ci torna spesso sopra con la mente. Avrebbe voluto allungarglielo lei quel maglione a Bob, vero? Avrebbe voluto che uno della famiglia come lei gli allungasse quel maglione e non uno pagato per farlo. Quanto affetto infine in quella frase che vorrebbe dire a Bob: sai, tu ed io siamo la stessa persona.
Grazie e scusi l'intrusione, Dianella Bardelli

Sei molto sensibile Daniella, e questo ti fa onore, al di là del tuo pensiero, non tutti trovano la voglia di consumare un pò del loro tempo a scrivere su "Izzy" Young. Credo che ti abbraccierebbe se potesse leggere le tue parole. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Venerdì 16 Dicembre 2016

Talkin' 9981 - cerutti.andrea70

Ciao,
grazie per avere pubblicato il testo dell'intervento di Dylan all'accademia, forse lo metterei maggiormente in evidenza. È bello. Non penso però che Dylan paragoni se stesso a Shakespire, secondo me si relaziona con il grande drammaturgo, si mette nei suoi panni. Per stima, attrazione, perché ne è affascinato. Penso abbia peraltro voluto fare un parallelo tra canzone sul palco dal vivo e teatro. Arguto, ci sta. Vedendo così la canzone come un qualcosa da portare in giro di città in città proprio come uno spettacolo teatrale.
Ci sta perché il teatro non è propriamente letteratura ma per consuetudine la si considera da molto tempo letteratura se per letteratura in senso stretto si intende un testo scritto, una storia compiuta ambientata e rappresentata su carta. Fatta per vivere su carta. A tutti noi oggi pare chiaro che il teatro sia letteratura non era così scontato un tempo forse qualcuno contesta ancora la cosa.
Penso che Dylan abbia voluto dire che la canzone il palco, il concerto, il suonare possano diventare letteratura nel senso che si dà al teatro. Probabilmente intendendo che musica e testo e suono siano un qualcosa di inscindibile da prendere insieme.
Personalmente ogni tanto leggo opere teatrali, mi piace, ultimamente ho letto tre pieces di Pirandello ma mi rendo conto leggendo che molto spesso solo la rappresentazione in scena permette di farsi un'idea compiuta. Certo il testo, la sua lettura è importante, alcuni passaggi si possono ben meditare solo leggendo con calma, a teatro potrebbe darsi qualcosa possa sfuggire, ma sfuggono molte più cose di un'opera teatrale se non la vedi rappresentata. Pirandello peraltro aveva affrontato il tema di quanto i registi possano stravolgere un'opera. Se ci pensi è come per l'arrangiamento di una canzone: spesso la stessa canzone stravolta nella sua versione regala angoli di lettura diversi da quello originale. Faccio un esempio piccolo: I shall be relesed in versione Budokan a me fa sempre pensare che quella sera lì Dylan stesse cantando di sé, lui uomo prigioniero in una folla indifferente ed io che ascolto mi immedesimo e canto con lui per me: da un giorno all'altro sarò liberato e intendo dalle catene della società, della nostra piccola vita e via dicendo.
Sì ci sta: teatro e canzone entrambi interpretabili differentemente sera dopo sera su un palco.
Infine. Mi ero fatto l'idea che Dylan sia rimasto di sasso quando abbia ricevuto la notizia. Come stranito e sorpreso. Infatti ha confermato la cosa. Probabilmente anzi sicuramente non si aspettava una cosa del genere anche perché se ci pensi ormai tutti anche noi davamo per scontato che mai un Nobel sarebbe stato dato a chi scrive canzoni.
E poi: fatto caso che ora tutti i nostri giornalai non scrivono più né commentano né si sforzano di produrre un articolo tra questo geniale raffronto teatro canzone? Tutti muti. Finiti gli sfotto', i commenti con l'accetta, gli inadeguati che provavano a scrivere cosa è letteratura o meno, adesso nessuno spreme le meningi e scrive più. Un vero schifo lasciamelo scrivere. Siamo mal messi a livello culturale sui giornali e alla tv tutto è diventato gossippato, tutto superficiale, strafotente.
Ciao!!!!!

Ciao Andrea, priama di tutto sgombriamo il campo da idee sbagliate e stabiliamo cos'è la "letteratura":

La letteratura di una certa lingua è l'insieme delle opere scritte e pervenute fino al presente. Tale definizione non è affatto scontata e va precisata sotto diversi aspetti. Da un lato, le definizioni che sono state date del termine, sensibili a diverse ideologie, visioni del mondo, sensibilità politiche o filosofiche, sono diverse tra loro e spesso assolutamente inconciliabili.
Assai varia è anche la misura del "campo" della letteratura e incerta la definizione di ciò che letteratura non è, tanto che vi è stato chi ha affermato che letteratura è ciò che viene chiamato letteratura, chi ha trovato nell'impossibilità della definizione la sola definizione possibile, o chi, sottolineando "la polivalenza e ambiguità del fenomeno letterario", sostiene tuttavia che "non tutto ciò che è scritto è letteratura", per diventarlo, un testo scritto dev'essere mosso da un'intenzionalità precisa e da una conseguente logica strutturante".
È tuttavia vero che la letteratura di una nazione costituisce una "sintesi organica dell'anima e del pensiero d'un popolo", ovvero uno specchio della rispettiva società in un tempo definito e che varia di opera in opera.

Il termine latino litteratura (da littera, "lettera") indicava lo stesso tracciare lettere, lo scrivere. Nel I secolo d.C. prese ad indicare l'insegnamento della lingua (corrispondendo così alla parola grammatica, ossia la greca grammatiké téchne, da gramma, "lettera"). Un passaggio importante sul tema è la riflessione del retore latino Quintiliano, che estese il termine litteratura fino a comprendere tutte le tecniche dello scrivere e del sapere, affermando il valore disinteressato degli studi sulla lingua. Un altro termine latino, l'aggettivo litteratus, indicava inizialmente ciò che era "scritto con lettere", ma poi il suo uso si spostò sullo scrivente, per indicarne la capacità, la cultura, l'istruzione.
In ambito occidentale, si è via via affermato un significato di letteratura distinto dagli scopi pratici della scrittura in specifiche discipline (testi scientifici, filosofici ecc.): il termine "letteratura" venne associato alle scritture di tipo "artistico" e "creativo", che sono oggetto di studio dell'estetica. Si determinò così un intreccio semantico con la più antica parola "poesia", un termine del latino medievale che deriva da poësis (a sua volta dal greco poíēsis, da poiêin, "fare") e che indicava eventi e oggetti "fatti" con le parole. La poesia era dunque l'arte di creare realtà fittizie, mondi immaginari a imitazione dell'unico reale, in analogia con la pittura (Orazio usò la formula ut pictura poësis, "la poesia come la pittura").
Il termine "poesia" tese a identificarsi con la produzione in versi, ma le forme originarie del verso (come testimoniano diverse tradizioni popolari sopravvissute fino ai tempi moderni) prescindevano del tutto dalla scrittura, facendosi piuttosto accompagnare dal canto, nel contesto di una tradizione letteraria orale.
Indipendentemente dalla forma, in versi o in prosa, tuttavia un testo viene generalmente considerato letterario, quando nel costruirlo e nel leggerlo si usa una lingua che orienta verso la "funzione poetica", cioè per quella funzione che, come ha insegnato Roman Jakobson, pone al centro del sistema di comunicazione il messaggio in quanto tale, quindi la sua intertestualità rispetto ad altri testi e la capacità in termini di costruzione linguistica e comprensione estetica di riferirsi a un sistema di forme canoniche che in qualche modo lo precede e produce (anche in caso di rottura verso questo canone). In questo senso si parla di "uso letterario del linguaggio".
In base alla forma del componimento verbale la letteratura si distingue in:
poesia
prosa
teatro
Se il componimento verbale è in versi si parla di poesia. Se invece il componimento verbale non è in versi si parla di prosa. Dopo l'avvento del verso libero e la caduta della normativa metrica, la distinzione sembra ridursi al solo meccanismo tipografico dell'andare a capo, ma la costruzione formale della poesia resta legata alla musica. In questo senso si può anche parlare di "prosa poetica" e "poesia in prosa". Il teatro invece è un testo letterario "per la rappresentazione" (anche quando dato alla sola lettura) e se può fondere insieme poesia e prosa può unirvi, ma dall'esterno, anche la musica, e quindi si può considerarla una forma d'espressione a parte.

Detto questo per spianare la strada e renderla meno difficoltosa, voglio dirti che trovo la tua riflessione su Shakespeare-Dylan molto valida, anche se non vedrei niente di male se un novello Premio Nobel per la letteratura si paragonasse a Shakespeare. Un premio Nobel è un Premio Nobel, la proiezione più alta riconosciuta dai saggi di tutto il mondo ad una persona che fa buon uso, o uso unico, o uso ineguagliabile, delle parole, ed a mio avviso, acquista ancora più valore se queste parole sono accompagnate da una bella musica. Credo che Dylan abbia ampiamente e pienamente meritato questo premio unico e speciale, e se è rimasto sorpreso è perchè nemmeno lui se l'aspettava.

Per quanto concerne i giornalisti ti suggerirei di metterli su una bilancia e vedere il loro peso, vedrai che quelli che hanno un peso reale sono molto pochi, "il resto è noia", ma il convento questo passa e questo a volte ci tocca prendere. Non farci caso e cattivo sangue, non ne vale la pena. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 9980 - root

Buon Natale! :)
Pamela Muratore

Anche a te! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Tricomi e Coci, il libro sul menestrello Bob Dylan                                  clicca qui

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Bob Dylan: onorato dal Nobel                                                                  clicca qui

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Bob Dylan, standing ovation a Stoccolma per il Nobel                           clicca qui

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Patti Smith al Nobel: "Umiliata da un senso di fallimento"                     clicca qui

 

 
Giovedì 15 Dicembre 2016

Talkin' 9979 - dinve56

Buongiorno Mr.Tambourine,
grazie per l'aggiornamento sugli ultimi eventi e per l'invio del materiale che illustra aspetti importanti della genesi del primo romanzo dylaniano; sto leggendo con attenzione e mi aiuta a capire quest'opera così indecifrabile. Se un giorno la lettura di qualche passo di "Tarantula" mi comunicherà un'idea, un'immagine, un'emozione, la condividerò con voi.
A caldo sul discorso letto alla cerimonia del Nobel: intelligente e profondo, ma lo rileggerò con più calma; all'impronta mi sembra che, come le canzoni di Dylan che amo di più, anche questo discorso ufficiale parli al mio cuore e al mio cervello insieme.Ciao. Congiuntamente. Carla d'Inverno


Bene, se ti verrà un'idea ispirata da Tarantula mandacela, sai che noi siamo sempre qui ad attendere le vostre mail. Se poi vuoi fare un commento sul discorso che Dylan ha mandato a Stoccolma sarà il benvenuto, certo questa cosa di paragonarsi a Shakespeare è stata un altro shock per molte persone che conoscono male sia Shakesperare che Dylan. A mio parere i due sono sullo stesso livello, ma mi piacerebbe sentire il parere di altri Maggiesfarmers su questo argomento. Resto in attesa. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 9978 - a.orlandi1

Fort Myers - Florida - 20 Novembre 2016

Grazie per la foto che aggiungerò al tuo portrait, LIve long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
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Talkin' 9977 - a.orlandi1

Izzy supporting Patti

ciao, Andrea

Grazie Andrea, Izzy si vede anche seduto tra gli invitati alla cerimonia nel filmato mentre Patti canta Hard Rain. La foto che mi hai mandato mi da lo spunto per raccontare ancora la storia, a coloro che l'avessero scordata, di Izzy. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

Izzy Young: "Al Grossman era più furbo di Dylan perchè non solo era il suo manager ma anche il manager di Peter Paul and Mary, e il proprietario della compagnia che deteneva i diritti delle canzoni che Bob Dylan componeva e che Peter Paul and Mary cantavano, e il proprietario della casa discografica per cui tutti incidevano. Qualunque cosa accadesse riusciva sempre a ritagliarsene una fetta. Penso che alla fine riuscì a fare più soldi con Bob Dylan di quanti non riuscisse a farne lo stesso Bob".

THE FOLKLORE CENTER (110 MacDougal Street, NYC)
Il quotidiano luogo di incontro per quasi tutti gli appassionati della emergente scena folk , era stato fondato nel marzo 1957 da Izzy Young, un omone, disorganizzato, grande appassionato di folk. Dylan trascorreva molte ore qui, guardando i dischi, la musica, sperimentava strumenti, incontrava le persone e, più tardi, comiciò a scrivere canzoni nella camera sul retro di Izzy Young con una vecchia macchina da scrivere . Una di queste , la mai pubblicta Talkin 'Folklore Center, è stata appositamente composta il 19 marzo 1962 . Izzy Young fu il promotore del primo concerto professionale di Dylan, alla Carnegie Hall il 4 novembre 1961.. Allo spettacolo c'erano solo 52 persone. Oggi, Young dirige un folk Center con sede a Stoccolma.

  Il giovane "Izzy" davanti al Folklore Center di New York

TALKING FOLKLORE CENTER
inedita - Non ci sono versioni di Bob Dylan circolanti di questa canzone. Parte del testo è stato cantato in una versione alternatva di "Talking New York" al Gerde's Folk City, probabilmente nell'Aprile del 1962.
Al momento la canzone è pubblicata solo come spartito musicale dal Folklore Center.

PARLANDO DEL FOLKLORE CENTER
parole e musica Bob Dylan

traduzione di Michele Murino

Arrivai a New York
e cominciai ad andarmene in giro
Ero sulla 62ma
quando tutto a un tratto arrivò un poliziotto che era di ronda
e mi disse che avevo i capelli troppo lunghi
e gli stivali troppo sporchi
e che il mio cappello era antiamericano
e che mi avrebbe sbattuto in cella

Così presi la metro e mi trovai un posto a sedere
scesi alla fermata della 42ma
dove incontrai 'sto tizio di nome Dolores
che cominciò a strofinarsi le mani nei miei capelli
Immaginai ci fosse qualcosa che non andava
perciò me la filai attraverso dieci bancarelle di hot-dog, quattro cinematografi
ed un paio di studi di danza per tornarmene sul treno della subway

Il vento mi soffiò da nord a sud
finchè arrivai in una coffee house
dove incontrai 'sto tizio con gli occhiali da sole
che mi disse che cantava folksongs
Gli credetti perchè portava occhiali da sole

Cantò "Scarlet Ribbons" circa dieci volte
Cantò "Michael Row The Boat Ashore"
Cantò "Where do all the flowers go?"
Non c'era folksong che non conoscesse
E comunque quelle che non conosceva non gli piacevano

A MacDougal Street vidi una stanzetta
Entrai per ripararmi dal freddo
e scoprii dopo che ero entrato
che il posto si chiamava Folklore Center
ed era di proprietà di Izzy Young
che è sempre sul retro , o al centro

Hanno veri dischi e veri libri
Ognuno può entrare e dare un'occhiata
Non c'è bisogno di possedere una Cadillac
O una chitarra da novecentocinquantadue dollari
La maggioranza della gente
entra, si fa un giro, esce

Ma non è questo il modo
Non dovrebbe essere così
Esiste solo un modo di guardarlo
Non dovresti considerare quel posto come scontato
o che sarà lì per sempre

Perciò vai e compra un disco o un libro
Non limitarti a farti un giro e dare un'occhiata
Puoi farlo quando vai nei quartieri alti
ma quando vieni qui sei su un suolo ordinario
suolo di gente ordinaria
suolo di gente con chitarre ordinarie
Abbiamo bisogno di ogni centimetro di questo suolo!


TALKING FOLKLORE CENTER
words and music Bob Dylan

I come down to New York Town
Got out and started walking around
I's up around 62nd Street
All of a sudden comes a cop on his beat
Said my hair was too long
Said my boots were too dirty
Said my hat was un-American
Said he'd throw me in jail

So I got on a subway and took a seat
Got out on 42nd Street
I met this fellow named Dolores there
He started rubbin' his hands through my hair
I figured somethin' was wrong
So I ran through ten hot-dog stands, four movie houses
and a couple a dancing studios to get back on the subway train

The wind it blew me north and south
It blew me in a coffee house
I met this fellow with sun glasses on
He told me he sung folksongs
I believed him 'cause he was wearing sun glasses

He sung "Scarlet Ribbons" 'bout ten times or more
He sung "Michael Row The Boat Ashore"
He sung "Where do all the flowers go?"
There was no folksong he didn't know
The ones he didn't know he didn't like anyway

On MacDougal Street I saw a cubby hole
I went in to get out of the cold
Found out after I'd entered
the place was called the Folklore Center
Owned by Izzy Young
He's always in back
Or the center

They got real records and real books
Anybody can walk in and look
You don't have to own a Cadillac car
Or a nine hundred and fifty-two dollar guitar
Do like most people do
Walk in, walk around, walk out

But that's not the way you see
that ain't the way it oughta be
There's just one way a lookin' at it
You shouldn't take this place for granted
That'll always be here

So go down and buy a record or book
Don't just walk around and look
You can do that when you go uptown
When you come down here you're on common ground
Common people ground
Common guitar people ground
We need every inch of it!

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Israel "Izzy" Young, l'uomo che organizzò il primo concerto di Bob Dylan

  Israel "Izzy" Young

Guardate sotto la lettera "Y" nell'indice di uno qualunque dei tanti libri scritti su Bob Dylan e sicuramente ci troverete il nome di Israel "Izzy" Young. “Izzy" Young ( vero nome Israel Goodman Young) è accreditato di aver avuto un ruolo cruciale nella crescita della musica popolare nel 1960, in particolare per aver catapultato il giovane Bob Dylan verso la celebrità organizzando il suo primo concerto alla Carnegie Chapter Hall nel 1961, costo del biglietto $ 2.

Lo "Izzy's Young Folklore Center" in MacDougal Street nel Greenwich Village di New York era il centro assoluto della scena musicale folk, un luogo del quale Dylan scrisse una volta: "Che cosa ha detto la mosca alla pulce? Il Folklore Center è il posto per me".

  

   Izzy's Young Folklore Center nel 1964                                  Il Folklore Center oggi (nell'ovale)

Oggi, che questa citazione è incorniciata in una bacheca presso il Folklore Centrum di Stoccolma in Svezia, dove Young ha trascorso gli ultimi tre decenni organizzando concerti per musicisti locali e raccogliendo libri e articoli sulla musica popolare dei giorni di “Freewheelin' “, quando beatnik e folkies affollavano il Village per reinventare se stessi.

  Folklore Centrum - Stoccolma

La mentalità di allora era quella di fregarsene da dove eri venuto e puntare su dove ti stavi dirigendo. Molto tempo più tardi Dylan disse a un giornalista che indagava sul suo mitico passato: "La nostalgia è la morte", ma la nostalgia è ciò che ancora oggi spinge i fans di Dylan ad affluire allo Young Folklore Centrum di Stoccolma. Per loro, che sono ancora giovani, l' ormai 85enne Young è ancora il ragazzo che conosceva Bob Dylan.
"Ce ne sono a decine che ogni settimana vengono qui" ha detto Young dei fans di Dylan. "Hanno letto ogni libro scritto su Dylan, sanno tutto, allora perché venire qui? Beh, vogliono che racconti loro le storie su come Dylan li fotteva tutti e su come prendeva la droga. Vogliono pettegolezzi... Ho avuto qui fino a 100 persone come queste quest' anno, e nessuno di loro ha detto nulla di interessante per me. Ciò significa che non possono capire Dylan".

Con la passione e la compulsività di un devoto collezionista, Young ha rivestito le pareti del Folklore Centrum con album, ritagli di giornale, foto e volantini. Un immenso scaffale che occupa da solo un locale del negozio situato nel cuore del quartiere un tempo bohemien di Södermalm, è pieno di ritagli di articoli su Dylan pubblicati dalla stampa svedese.



Ma Young preferirebbe parlare di se stesso piuttosto che di Bob Dylan, dopo tutto, perchè il lancio della carriera di Dylan fu solo una parte della sua vita, ma le persone sembrano interessarsi solo a quella. Ma anche per Young quel periodo è stato il più significativo, lui ritaglia con attenzione ogni articolo su Dylan che gli capita sottomano e lo infila nel raccoglitore dove tiene anche I ritagli che parlano di lui stesso.

Young sembra frustrato quando non riesce a trovare un libretto che ha scritto sul suo passato nel Bronx. Il suo sistema di archiviazione segue una logica che sfugge facilmente ai visitatori e, a quanto pare, anche a lui stesso. Gira sottosopra mucchi di carte, accatasta e mescola fogli di appunti uno sull’altro e li infila in pesanti cartelle. " Vediamo, vediamo..." dice senza aver perso nulla del suo accento Newyorkese. "Dunque, poesia, lettere , articoli su di me... No ... Oh, ecco qualcosa che io chiamo “stranezze sulla musica da affrontare in seguito". Poi: " Aha ! Questo è il Village nel 1969. Questo è il mio amico che aveva questo negozio che vendeva chitarre e che si è sposato nel mio appartamento. Se abitassi ancora a New York City ora mi avrebbero nominato almeno Vescovo".
Young rinuncia a cercare il libretto sul Bronx. Ora focalizza la sua attenzione su di un invito a nozze dattiloscritto che elenca come officiante “Israel G. Young, Minister, Universal Life Church, Modesto, California.” Il menu comprende knishes del negozio di Yonah Shimmel, fegatini di pollo tritato, ciambelle, e "vari piatti su ordinazione".
" Da non credere eh? Questo era il Village, dove nessuno vuole sapere se ci sono ancora ebrei" dice, "Vedi, io sono fedele alle mie origini. Non faccio credere di non essere ebreo".

Young nasce nel Lower East Side nel 1928. "Sono cresciuto al 110 di Ludlow Street" ha detto, "Proprio un posto misero". Lui si tuffa nelle sue note e rimescola di nuovo le cartelle, poi mi porge una pagina di un suo manoscritto che ha scritto durante l'estate. Gran parte della nota è dedicata alla sua educazione ebraica, prima nel Lower East Side, dove c'erano "un sacco di mercati, teatri e più ebrei che in tutta New York, con un sacco di bambini con cui giocare, e le visite occasionali alle sinagoghe locali", e poi nel Bronx, dove la famiglia del giovane si trasferì dopo l'offerta di affitto gratuito per sei mesi per favorire il riempimento dei nuovi edifici popolari del quartiere.

Young è stato all'epicentro dell'esplosione popolare del folk negli Stati Uniti, "Quelli furono i miei favolosi anni, non chiedetemi come sono sopravvissuto perché sto ancora cercando di capirlo".
Fu in quegli anni favolosi che Young organizzò il primo concerto di Dylan "Ho rotto il culo alla gente per convincerli a venire al concerto" ha detto. "Solo 52 persone si presentarono, ma circa 300 persone ricordano di essere stati lì. Tutti vogliono dire che erano a quel concerto. Hai capito? "
Young sembra risentirsi con i fans di Dylan che arrivano al Folklore Centrum solo per prendere un curioso contatto con lui, come se fosse un esemplare vivo della storia di Dylan. Egli manifesta un certo dispiacere, e dice di essere appesantito da preoccupazioni finanziarie e che non può più permettersi la quota associativa alla comunità ebraica. "La gente viene qui da tutto il mondo per vedere questo posto. Dovrei veramente far pagare quialcosa".

L'ultima volta che ha visto Dylan, dice quest’uomo la cui, volente o nolente, eredità è indissolubilmente legata a Dylan, è stato cinque anni fa. Young fu ammesso nel backstage di un concerto dopo che il responsabile capo della Security di Dylan era venuto al Folklore Centrum a cercarlo. I due vecchi amici ebbero una breve chiacchierata e dopo pochi minuti una donna della squadra di Dylan arrivò portando un maglione per Bob.
«E lui si è girato per indossarlo" ha detto Young imitando i movimenti del vecchio re del folk. " In altre parole, era tempo per me di andare. La cosa mi ha ricordato la scena finale del dramma di Strindberg “The Father”, dove l'uomo si gira e il servo mette una veste bianca su di lui. Sai, un servo, non uno della sua famiglia. Questa è una cosa terribile per me da pensare, quella scena mi torna sempre alla mente".

Young ha cercato di organizzare un altro incontro con Dylan, ma tutta la corrispondenza deve passare attraverso l'ufficio di Dylan e finora è stato impossibile per lui contattarlo direttamente. "Forse l'unica cosa che potrei dirgli sarebbe - Sai, tu ed io siamo la stessa persona -. “Cosa vuoi dire Izzy?” mi chiederebbe lui, Allora io gli direi: "Bene, hai fatto quello che hai voluto ed hai continuato a farlo per tutta la vita, ma niente è cambiato, io ho fatto tutto quello che ho voluto e anche per me niente è cambiato, quindi, anche se io oggi sono in fondo alla scala sociale e tu invece sei in cima, non c'è alcuna differenza tra noi”. E lui sarebbe d'accordo con me.

(Fonte: http://www.tabletmag.com/scroll/157789/the-man-behind-bob-dylans-first-concert)

 

 
Mercoledì 14 Dicembre 2016

Aggiunte nuover date al Tour europeo 2017

01 Aprile 2017 - Stockholm, Sweden - Stockholm Waterfront
02 Aprile 2017 - Stockholm, Sweden - Stockholm Waterfront
04 Aprile 2017 - Oslo, Norway - Spektrum
06 Aprile 2017 - Copenhagen, Denmark - Opera House
07 Aprile 2017 - Copenhagen, Denmark - Opera House
09 Aprile 2017 - Lund, Sweden - Sparbanken Skåne Arena
16 Aprile 2017 - Amsterdam, Netherlands - Heineken Music Hall
17 Aprile 2017 - Amsterdam, Netherlands - Heineken Music Hall
20 Aprile 2017 - Paris, France - Zenith Paris-La Villette, Parking P.te de la Villette
22 Aprile 2017 - Esch-sur-Alzette, Luxembourg - Rockhal
24 Aprile 2017 - Antwerp, Belgium - Lotto Arena
03 Maggio 2017 - Cardiff, Wales - Motorpoint Arena
04 Maggio 2017 - Bournemouth, England - Bournemouth Interational Centre
05 Maggio 2017 - Nottingham, England - Motorpoint Arena
07 Maggio 2017 - Glasgow, Scotland - SECC Clyde Auditorium
08 Maggio 2017 - Liverpool, England - Echo Arena
09 Maggio 2017 - London, England - The SSE Arena, Wembley
11 Maggio 2017 - Dublin, Ireland - 3Arena

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Talkin' 9976 - arrira

Recentemente ho notato un paio di commenti dispiaciuti riguardo al probabile prossimo disco di Bob ancora di cover.
Mi piacerebbe potervi scrivere ogni giorno per ringraziarvi del grande lavoro che state facendo sul sito, ma dovrei scrivere troppe email di ringraziamento e tutte uguali, quindi è più pratico che vi scriva solo per farvi notare le pochissime cose che non condivido.
Ritengo Shadows in the Night certamente uno dei migliori lavori di Bob e mi dispiaccio molto quando l’idea di altri album simili faccia storcere il naso. Spesso nei grandi artisti succede che verso la maturità della loro vita cambino il loro linguaggio, Bob lo ha cambiato in pratica ogni anno della sua vita per ogni lavoro che ha creato, ma credo che Shadows in the Night e il seguente Fallen Angels siano la summa di tutto quello che ha guadagnato come artista. Possiamo trovare tutto il Bob dagli anni ’60 in poi ma tutto “in pillole”, tutto in piccolissime articolazioni vocali e musicali, tutto è estremamente riassunto ed esemplificato nel modo in cui canta una frase, di come la sfuma, di come ne reca un senso oppure un altro. A volte non prestiamo dovuta importanza ai sentimenti veri, che spesso possono nascondersi sotto frasi normali, ma è li che risiede l’emozione primaria che da adulti magari ci siamo scordati. Non in quello che viene detto, ma in come viene detto e bisogna prendersi tutto il tempo necessario, senza alcuna fretta e senza alcuno scopo prefissato di compiacere il pubblico o di sorprenderlo o di fare qualcosa di innovativo o di artistico ecc. Semplicemente prendersi del tempo per comunicare qualcosa e questo tempo può essere interminabile come può essere brevissimo, dipende tutto dall’emozione. Shadows in the night e Fallen Angels sono dischi di emozioni pure che si prendono tutto il tempo necessario per essere rivelate e se noi abbiamo del tempo da dedicargli possiamo emozionarci moltissimo.
Ben vengano altri 100 album come Shadows o Fallen Angels.
Riccardo Arrigoni.

Caro Riccardo, grazie per gli elogi e per le critiche. Rispetto la tua opinione anche se la trovo un pò borderline nel senso di troppo estremizzata. Io non ho niente contro le canzoni rese celebri da Sinatra, anzi, cantate da Frank sono impareggiabili, ma permettimi di dire che cantate da Dylan mi piacciono molto meno, anzi, non mi piacciono proprio, e non perchè Dylan le canti male, tutt'altro, ma perchè con Dylan non hanno niente a che fare. Intendo dire che sono canzoni che niente aggiungono e niente tolgono all'artista Dylan, anzi, mi fa piacere che a lui piacciano e si diverta a proporle nel suo live show, ma non ritengo che siano un riassunto di qualcosa di Bob, almeno secondo il mio modo di vedere e sentire Bob. Io, e come me tantissimi altri, mi sono innamorato delle canzoni di Bob, e nemmeno di tutte, ci sono alcune canzoni sue che non mi dicono molto e mi emozionano poco, ma le canzoni di Sinatra le vedo e le sento in un altro modo ed in un altro mondo antecedente a quello di Bob, questo non significa che le disprezzi, ma come ho detto prima non mi prendono più di tanto nella versione dylaniana. Ti faccio un esempio abbastanza banale che forse ti permetterà di capire meglio come ragiono io musicalmente parlando: Mi piace immensamente Francesco De Gregori, conosco tutte le sue canzoni quasi tutte a memoria, le amo e le canto anche spesso, ma De Gregori quando canta le canzoni di Dylan è per me insopportabile perchè non riesce a rendere l'idea dylaniana delle canzoni, sono le stesse canzoni di Bob ma filtrate attraverso un prisma che ne scompone la validità e la sincerità, insomma mi sembrano delle cosette costruite e riproposte con perizia e poco genio. Ricordo invece che quando sentii per la prima volta "Christmas in the heart" mi venne da pensare a Greil Marcus. Quel disco era ed è un'assurdità nella carriera di Dylan, come Shadows e Fallen sono dischi figli di un dio minore. Che il popolo dylaniano non abbia apprezzato Fallen Angels fu subito palese, quando in pochi giorni sparì da tutte le classifiche mondiali. Se poi Bob vuole pubblicarne un altro di questo genere è libero e padrone di farlo, io non lo apprezzerò come te, ma la mia opinione nei riguardi del tuo modo di valutare un disco di questo genere non ha molta importanza, per te quello che conta è la tua di idea, poi quelle degli altri puoi apprezzarle più o meno, senza che nessuna di esse ti faccia cambiare opinione. Hear you again to the next one, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Bob Dylan alla fine andrà in Svezia, ma a suonare                                      clicca qui

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Bob Dylan: nel discorso del Nobel si è paragonato a Shakespeare            clicca qui

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Martedì 13 Dicembre 2016

Talkin' 9976 - nadir75

Dear Mr. Tamburine, ben ritrovato.
Anzitutto, grazie per la continua, impagabile opera di diffusione di notizie del e dal mondo del nostro.
Ho assai apprezzato il Tuo omaggio a Greg Lake. In merito, ricordo il brano da lui scritto con Dylan & Helena Springs, I must love you too much, conosciuto anche come Love you too much, di cui qui si legge:

http://dmme.net/interview-with-greg-lake.html

Sulle origini e la natura compositiva della canzone si è assai dibattuto, come si può leggere in questo recente intervento di Tony Attwood: http://bob-dylan.org.uk/archives/2623 .
A presto, grazie. Aspettando le date italiane del nostro.
Con stima, Alberto della Rovere

Ciao Alberto, il pezzo è accreditato a Bob Dylan / Helena Sprins / Greg Lake col titolo "Love you too much" sull'album omonimo del 1981 di Greg Lake:

https://en.wikipedia.org/wiki/Greg_Lake_(album)

La versione di Greg Lake la puoi ascoltare qui dal vivo dove cita Bob Dylan come autore:

 

In realtà Lake non ha scritto questo pezzo "con" Dylan, si è accaparrato la canzone scartabellando fra gli spartiti custoditi dell' editore di Dylan fino a trovare questo pezzo che Dylan non aveva ritenuto degno di essere finito. Lake inviò una copia della canzone completata a Dylan. . . Lake la eseguì dopo averla completata dal vivougualmente aggiungendo il suo nome a quelli di Dylan e della Springs.

Ecco come racconta la cosa Greg in una intervista:

"D: Voglio dire, non tutti potevano osare chiedere a Dylan una canzone incompiuta.

R: No, no, no. Perché avrei dovuto essere in soggezione con Bob Dylan? Con il tempo lo contattai, avevo già venduto quasi 14 milioni di album, era una buona prospettiva anche per lui. Ma alla fine, sì, penso che sia uno dei più grandi, se non il più grande, cantautore americano. Ho voluto cantare una canzone di Bob Dylan, proprio come un omaggio a lui, ma non volevo fare una di quelle che conoscevano tutti, così gli ho chiesto se aveva qualche nuova canzone che non aveva registrato per farne una cover, e mi mandò questo suo nastro di lui che cantava “Love you too much”: aveva scritto un paio di versi, questo è tutto.Gli è capitata l’occasione e ha detto: "Guarda, vuoi finire questa canzone? Poi sarà qualcosa che abbiamo fatto insieme ".

Anche il sito ufficiale bobdylan.com riporta la canzone col titolo "Love you too much", http://bobdylan.com/setlists/?id_song=27339 , eseguita due volte dal vivo il 24 Settembre del 1978 a Binghamton, NY, al Broome County Veterans Memorial Arena ed il 29 Settembre del 1978 al Madison Square Garden di New York, mentre la pagina dedicata al testo http://bobdylan.com/songs/love-you-too-much/ non riporta le liriche e nemmeno gli accrediti perchè non è mai stata pubblicata. Se a qualcuno è venuta la curiosità di leggerne il testo lo può trovare qui:

http://www.maggiesfarm.eu/testiL/loveyoutoomuch.htm

Chi invece vuol sentire il pezzo cantato da Dylan può trovare tutto il concerto qui:

Bob Dylan - Madison Square Garden, New York, 1st Night (29th September 1978) [Full Concert]

https://www.youtube.com/watch?v=PBiSMMIXs0Y

Personnel:

Bob Dylan (Guitar - Voice)
Billy Cross (guitar)
Carolyn Dennis (vocal)
Steve Douglas (saxophone/flute)
Bobbye Hall (percussion)
Jo Ann Harris (vocal)
David Mansfield (violin/mandolin/guitar)
Alan Pasqua (keyboards)
Jerry Scheff (bass)
Steven Soles (guitar)
Helena Springs (vocal)
Ian Wallace (drums)

setlist:

1 My Back Pages
2 I’m Ready (Willie Dixon)
3 Is Your Love In Vain?
4 Shelter From The Storm
5 Just Like Tom Thumb's Blues
6 Tangled Up In Blue
7 Ballad Of A Thin Man
8 Maggie's Farm
9 I Don’t Believe You (She Acts Like We Never Have Met)
10 Like A Rolling Stone
11 I Shall Be Released
12 Love You Too Much
13 Going, Going, Gone
14 One Of Us Must Know (Sooner Or Later)
15 It Ain't Me, Babe
16 Am I Your Stepchild?
17 One More Cup Of Coffee (Valley Below)
18 Blowin' In The Wind
19 I Want You
20 Señor (Tales Of Yankee Power)
21 Masters Of War
22 Just Like A Woman
23 Baby Stop Crying
24 All Along The Watchtower
25 All I Really Want To Do
26 It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
27 Forever Young
28 Changing Of The Guards

Bonus Tracks
29 Love You Too Much (First Live Performance - Broome County Veterans Memorial Arena, Binghamton, NY. 24th September 1978)

30 True Love Tends To Forget [Civic Center, Springfield, MA. 26th September 1978]

al minuto 2.18.18 inizia Love You Too Much

Ho sempre sulla mia scrivania il tuo libro che mi hai spedito tempo fa "Dialogo con Enrico Palandri" per il quale colgo l'occasione per ringraziarti ancora.

  Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 9975 - baussant

Ciao, tutti i giorni leggo ( tanti complimenti per il tuo titanico lavoro) ma non scrivo mai, pago di leggere le gesta del nostro poeta laureato.
Una sola cosa: a me pare che il complimento per Self Portrait ( cos'è sta merda) non sia di Clinton Heylin ma di Greil Marcus.
Nulla di che, non voglio sembrare la maestrina spocchiosa, capita quando si ha molto da lavorare.
Solo chi non fa nulla non sbaglia mai.
con simpatia Daniele

Esattissimo caro Daniele, grazie di avermi segnalato questo piccolo grande sbaglio, ma è vero, quando si ha molto da fare ogni tanto si va nel pallone, che abbia voluto scopiazzare a Patti Smith??? Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 9974 - daniella.bardelli

Salve, ho comprato i due libri Dylan Lyrics nella traduzione e note utilissime di Alessandro Carrera; Leggere i testi in ordine cronologico è come leggere una sua autobiografia o un suo grande poema in versi su quello che Bob è ed è stato, la vita che ha fatto, le persone che ha incontrato, i pensieri ed emozioni che ha avuto.
Su Patti Smith che ha cantato a Stoccolma posso dire che a me ha molto emozionato, non credo che lei sia una che non si prepari per un'occasione del genere e in generale quando deve salire su un palco, penso che fosse davvero molto nervosa come ha detto, io l'ho trovata deliziosa. Ho letto le sue due autobiografie, l'ultima M Train è toccante soprattutto perché mi pare di aver intravisto in essa una donna forte e fragile nello stesso tempo, che ne ha passate tante, ma ha una voce e un talento come nessuno. Mi piace credere alla sua sincerità, e anche a quella di Bob Dylan. Forse è vero che non è andato a ricevere il Nobel per un calcolo, per farsi pubblicità perché deve stipendiare un sacco di gente, ma forse non è andato per altri motivi.
ciao Dianella

Lyrics, ottimo acquisto, specialmente con le note aggiornate del Prof. Carrera, buon divertimento e buona lettura. Per quanto riguarda Patti Smith sarebbe bastato un foglietto 10X8 con il testo in un angolimo qualunque del palchetto a portata d' occhio e la sacerdotessa del Rock avrebbe evitato una figura non certo edificante in mondovisione. Anche a me ha fatto tenerezza la sua umiltà nel chiedere scusa e la sua emozione, ma il fatto che una artista del suo calibro si cacci in trappola da sola è perlomeno stucchevole ed incomprensibile oltre che inconcepibile. Può capitare per mille motivi di avere un blocco mentale anche di pochi istanti che ti fa perdere il filo e ti costringe a fermarti, ma con un foglietto come "coperta di Linus" questo  non sarebbe successo, un colpo d'occhio e riprendi immediatamente il controllo. Invece il discorso motivi di Dylan che io ho supposto è solo una delle tante possibili spiegazioni a questo comportamento perlomeno bizzarro, anche se viene da Dylan che ci ha abituato a tutto ormai. Non sò se il fattore promozionale sia un motivo valido o meno, però è altrettanto vero che sia sui giornali, sulle televisioni e sul WEB la notizia ha tenuto banco per 2 mesi. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 9973 - sewe.14

Ciao Mister, torno a scriverti dopo averti parlato qualche tempo fa del libro di "poe" che ho pubblicato ("Qualcuno dice che io sia un poeta :-)") dove qua e là emergevano la passione che ho per Bob e l'ispirazione che traggo da lui. Se ti fa piacere ti mando questa composizione che parla del "Nostro" e di quello che gli è accaduto ultimamente :-). Io sono del parere che siano gli altri a dover ringraziare "His Bobness" e non viceversa, e comunque a me "Lui" piace cosi com'è. Penso che il putiferio scatenato intorno al suo atteggiamento sia dovuto al fatto che molti non conoscono il personaggio, anzi, chissà quanti prima del Nobel erano al corrente che fosse ancora in vita! Naturalmente non è detto che tutto ciò che faccia
Bob sia giusto e ognuno ha il diritto di avere la propria opinione sul comportamento di Dylan. Live long and prosper, saluti a tutta la Farm.
Marco Severgnini

"Nobel
Con quel colpo secco di rullante, tutte le porte la controcultura riusciva a scardinare, con quel sibilo d’armonica, si sentiva l’amore disperato urlare, la poesia usciva dai juke box avvolta da un suono selvaggio e mercuriale. Un sound paragonabile “allo schiocco delle cinghie di cuoio, al tintinnio dell’argenteria, al rumore delle strade quando il sole scende dietro ai palazzi ad una certa ora, alla campana del treno sulla ferrovia”. Abbinati alla musica, testi rivoluzionari e sinceri, di una bellezza disarmante. Il ragazzo del Minnesota era riuscito a interpretare il sentimento popolare, un moderno Omero con la chitarra al posto della cetra, dava seguito alla tradizione orale. Quella “pietra che rotola” ha travolto il conformismo, cambiato i tempi, divelto maschere, denunciato ingiustizie, scosso le coscienze di intere generazioni riguardo ai diritti civili, ha fatto riflettere, ha invitato i guerrafondai a riporre i fucili. Un premio gli hanno assegnato, fra le contestazioni di eccelsi scribacchini, a Stoccolma, quasi che la sua opera fosse una cosa immonda. Sorridono i “dylaniati” di tutto il mondo, ritenendo l’onorificenza restrittiva per l’artista, per i suoi meriti, per la sua bravura. L’opera “dylaniana” deve essere valutata in un contesto più grande. Un contesto che valichi i confini della letteratura. Grazie Bob."

Parole sante Marco, per noi contemporanei è sempre difficile giudicarlo riuscendo ad essere liberi da ogni condizionamento di qualunque natura. Forse aveva ragione il Manzoni quando scrisse"Ai posteri l'ardua sentenza, nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui, del creator suo spirito più vasta orma stampar. La procellosa e trepida gioia d’un gran disegno, l’ansia d’un cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;". Grazie per la tua composizione che ho gradito molto, alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Lunedì 12 Dicembre 2016

Talkin' 9972 - a.orlandi1

Per gli amici Italiani che preferiscono leggere nella nostra amata lingua: un tentativo - google aiutato ma revisionato - di traduzione di questo scritto di accettazione del premio, meraviglioso, umile, realista, ma consapevole delle sue immense qualità. Andrea Orlandi.

Nobel prize    letter original

Talkin' 9971 - cattaneo.silvano

Amici della Fattoria,
non so se qualcuno l’ha già fatto. Comunque, vi allego la mia traduzione della lettera inviata da Dylan alla cerimonia dei premi Nobel e letta da Azita Raji, ambasciatrice USA in Svezia.
Un saluto a tutti, Silvano

Un grande ringraziamento ad Andrea Orlandi che, preciso come di suo costume, mi ha inviato il testo della lettera di Dylan e la relativa traduzione. Stessa cosa a Silvano Cattaneo per avermi inviato la stessa traduzione. Lo stesso avevo fatto io quando ho ricevuto il testo del discorso, quindi mi sembra giusto accreditare la traduzione a noi tre tutti assieme.

Discorso di Bob Dylan, Premio Nobel per la Letteratura 2016, presentato al banchetto del Nobel da parte dell’Ambasciatore degli Stati Uniti in Svezia Azita Raji.

Traduzione: Andrea Orlandi, Silvano Cattaneo, Mr.Tambourine

Bob Dylan:
Buona sera a tutti. Estendo il mio più caloroso saluto ai membri dell'Accademia svedese e a tutti gli altri ospiti illustri presenti stasera.

Mi dispiace non poter essere li con voi in persona, ma per favore sappiate che lo sono sicuramente nello spirito, e onorato di ricevere un premio così prestigioso. L'assegnazione del premio Nobel per la letteratura è una cosa che non avrei mai potuto immaginare o prefigurare mi arrivasse. Fin da piccolo, ho avuto familiarità con la lettura assorbendo le opere di coloro che sono stati ritenuti degni di una tale distinzione: Kipling, Shaw, Thomas Mann, Pearl Buck, Albert Camus, Hemingway. Questi giganti della letteratura le cui opere sono insegnate nelle aule scolastiche, conservate nelle biblioteche di tutto il mondo e di cui si parla in toni riverenti, mi hanno sempre fatto una profonda impressione. Che ora mi veda aggiunto a quelli compresi in un elenco del genere è veramente oltre ogni dire.

Non so se questi uomini e donne hanno mai pensato all'onore del Nobel per se' stessi, ma suppongo che chiunque scriva un libro, o una poesia, o una commedia, in qualsiasi parte del mondo può aver quel sogno segreto nel profondo del suo io. E' probabilmente sepolto così in profondità che non sanno nemmeno che c'è.

Se qualcuno mi avesse mai detto che avrei avuto la benchè minima possibilità di vincere il premio Nobel, avrei risposto che avrei avuto circa le stesse probabilità di mettere i piedi sulla luna. Infatti, nell'anno che sono nato e per alcuni anni dopo, non c'è stato nessuno al mondo che fosse considerato abbastanza meritevole di vincere questo premio Nobel. Così, in ultima analisi, riconosco che ora faccio parte di questo raro e ristretto gruppo di persone.

Ero in tour quando ho ricevuto questa sorprendente notizia, e mi ci è voluto un bel pò di tempo per elaborarla correttamente. Ho cominciato a pensare a William Shakespeare, la grande figura letteraria. Direi che pensava a se' stesso come un drammaturgo. Il pensiero che stava scrivendo la letteratura non gli sarebbe potuto mai venire. Le sue parole sono state scritte per il palcoscenico. Destinate ad essere parlate e non lette. Quando stava scrivendo Amleto, sono sicuro che stava pensando a un sacco di cose diverse: "Chi saranno gli attori giusti per questi ruoli?", "Come dovrebbe essere messo in scena?", "Voglio davvero ambientarlo in Danimarca?". La sua visione creativa e le ambizioni erano senza dubbio in prima linea nella sua mente, ma c'erano anche le questioni più banali da considerare e affrontare. "È sotto controllo l’aspetto finanziario?", "Ci sono abbastanza buoni posti a sedere per il mio pubblico?", "Dove posso andare a prendere un cranio umano?". Sono pronto a scommettere che la cosa più lontana dalla mente di Shakespeare era la domanda "E' letteratura quello che faccio?"

Quando ho iniziato a scrivere canzoni da adolescente, e quando ho iniziato a raggiungere una certa fama per le mie capacità, le mie aspirazioni per queste canzoni non erano elevate. Ho pensato che potessero essere ascoltate nei caffè o bar, forse più tardi in luoghi come la Carnegie Hall o il London Palladium. Se davvero volevo sognare in grande, forse avrei potuto immaginare di arrivare a fare un disco e poi sentire le mie canzoni alla radio. Era davvero quello il grande premio nella mia mente. Fare dischi e sentire le mie canzoni alla radio significava che stavo raggiungendo un grande pubblico e che avrei potuto continuare a fare quello che mi ero proposto di fare.

Beh, ho fatto quello che ho deciso di fare per molto tempo, ormai. Ho fatto dozzine di dischi e suonato migliaia di concerti in tutto il mondo. Ma sono le mie canzoni che sono al centro vitale di quasi tutto quello che faccio. E sembra abbiano trovato un posto nella vita di molte persone in molte culture diverse e sono grato per questo.

Ma c'è una cosa che devo dire. Come interprete ho suonato per 50.000 persone e ho suonato per 50 persone e posso dirvi che è più difficile suonare per 50 persone. 50.000 persone sono come una cosa sola, non così con 50. Ogni persona ha una sua figura specifica, identità separata, un mondo a se stesso. Loro possono percepire le cose in modo più chiaro. L’onestà e come si relaziona alla profondità del tuo talento è messa a dura prova. Il fatto che il comitato Nobel è così piccolo non mi sfugge.

Ma, come Shakespeare, anch'io sono spesso occupato con il perseguimento dei miei sforzi creativi ed ho a che fare con tutti gli aspetti delle questioni banali della vita. "Chi sono i migliori musicisti per queste canzoni?", "Sto registrando nello studio giusto?", "Questa canzone è nella tonalità giusta?". Alcune cose non cambiano mai, anche in 400 anni.

Non una volta ho mai avuto il tempo di chiedere a me stesso, "Sono letteratura le mie canzoni?"

Quindi, io ringrazio l'Accademia Svedese, sia per il tempo di prendere in considerazione questa vera domanda, e, in ultima analisi, per aver dato una risposta così meravigliosa.

I miei migliori auguri a tutti voi,
Bob Dylan

© La Fondazione Nobel 2016

E’ concessa l'autorizzazione generale per la pubblicazione immediata in contesti editoriali, stampa o on-line, in qualsiasi lingua entro due settimane dal 10 dicembre 2016. Da allora in poi, ogni pubblicazione richiede il consenso della Fondazione Nobel. Su tutte le pubblicazioni deve essere applicato l'avviso di copyright di cui sopra.

Bob Dylan:
Good evening, everyone. I extend my warmest greetings to the members of the Swedish Academy and to all of the other distinguished guests in attendance tonight.

I’m sorry I can’t be with you in person, but please know that I am most definitely with you in spirit and honored to be receiving such a prestigious prize. Being awarded the Nobel Prize for Literature is something I never could have imagined or seen coming. From an early age, I’ve been familiar with and reading and absorbing the works of those who were deemed worthy of such a distinction: Kipling, Shaw, Thomas Mann, Pearl Buck, Albert Camus, Hemingway. These giants of literature whose works are taught in the schoolroom, housed in libraries around the world and spoken of in reverent tones have always made a deep impression. That I now join the names on such a list is truly beyond words.

I don’t know if these men and women ever thought of the Nobel honor for themselves, but I suppose that anyone writing a book, or a poem, or a play anywhere in the world might harbor that secret dream deep down inside. It’s probably buried so deep that they don’t even know it’s there.

If someone had ever told me that I had the slightest chance of winning the Nobel Prize, I would have to think that I’d have about the same odds as standing on the moon. In fact, during the year I was born and for a few years after, there wasn’t anyone in the world who was considered good enough to win this Nobel Prize. So, I recognize that I am in very rare company, to say the least.

I was out on the road when I received this surprising news, and it took me more than a few minutes to properly process it. I began to think about William Shakespeare, the great literary figure. I would reckon he thought of himself as a dramatist. The thought that he was writing literature couldn’t have entered his head. His words were written for the stage. Meant to be spoken not read. When he was writing Hamlet, I’m sure he was thinking about a lot of different things: “Who’re the right actors for these roles?” “How should this be staged?” “Do I really want to set this in Denmark?” His creative vision and ambitions were no doubt at the forefront of his mind, but there were also more mundane matters to consider and deal with. “Is the financing in place?” “Are there enough good seats for my patrons?” “Where am I going to get a human skull?” I would bet that the farthest thing from Shakespeare’s mind was the question “Is this literature?”

When I started writing songs as a teenager, and even as I started to achieve some renown for my abilities, my aspirations for these songs only went so far. I thought they could be heard in coffee houses or bars, maybe later in places like Carnegie Hall, the London Palladium. If I was really dreaming big, maybe I could imagine getting to make a record and then hearing my songs on the radio. That was really the big prize in my mind. Making records and hearing your songs on the radio meant that you were reaching a big audience and that you might get to keep doing what you had set out to do.

Well, I’ve been doing what I set out to do for a long time, now. I’ve made dozens of records and played thousands of concerts all around the world. But it’s my songs that are at the vital center of almost everything I do. They seemed to have found a place in the lives of many people throughout many different cultures and I’m grateful for that.

But there’s one thing I must say. As a performer I’ve played for 50,000 people and I’ve played for 50 people and I can tell you that it is harder to play for 50 people. 50,000 people have a singular persona, not so with 50. Each person has an individual, separate identity, a world unto themselves. They can perceive things more clearly. Your honesty and how it relates to the depth of your talent is tried. The fact that the Nobel committee is so small is not lost on me.

But, like Shakespeare, I too am often occupied with the pursuit of my creative endeavors and dealing with all aspects of life’s mundane matters. “Who are the best musicians for these songs?” “Am I recording in the right studio?” “Is this song in the right key?” Some things never change, even in 400 years.

Not once have I ever had the time to ask myself, “Are my songs literature?”

So, I do thank the Swedish Academy, both for taking the time to consider that very question, and, ultimately, for providing such a wonderful answer.

My best wishes to you all,
Bob Dylan

Banquet speech by Bob Dylan, Nobel Laureate in Literature 2016, presented at the Nobel Banquet by the United States Ambassador to Sweden Azita Raji.

© The Nobel Foundation 2016

General permission is granted for immediate publication in editorial contexts, in print or online, in any language within two weeks of December 10, 2016. Thereafter, any publication requires the consent of the Nobel Foundation. On all publications in full or in major parts the above copyright notice must be applied.

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Talkin' 9970 - a.orlandi1

Mi pare una errata forzatura rappresentare l'atteggiamento di Dylan verso la cerimonia del Nobel come una montatura pubblicitaria: anche solo conoscendolo di sfuggita, ciò dovrebbe essere l'ultimo pensiero che suscita il tutto; niente è più distante dal suo modo di essere e di considerare la sua figura d'artista.

Per quanto a Patti, nulla di misterioso e nemmeno per lei calcoli pubblicitari e di marketing per stare a galla nel mercato.
Siete stati poco rispettosi della sua integrità artistica, certo non ha bisogno di mezzucci da star della musica in declino aggrappata alle vendite.
La verità bastava leggerla direttamente alla sua fonte.
Già a settembre l'Accademia le aveva chiesto di cantare alla cerimonia, e lei non sapeva che Dylan sarebbe stato premiato.
Quindi nessuna macchinazione da strateghi del marketing: nè lui nè lei hanno calcolato un bel niente in merito alla sua partecipazione.
Ecco il suo resoconto:

A message from Patti Smith...
In September while attending the opening of my photographic exhibition at the Stockholm House of Culture, I was approached by a member of the Nobel Committee to sing at the ceremony.
At that time the laureates were not announced and I had planned to perform one of my own songs with the orchestra. But after Bob Dylan was announced as the winner and he accepted, it seemed appropriate to set my own song aside and choose one of his.
I chose A Hard Rain because it is one of his most beautiful songs. It combines his Rimbaudian mastery of language with a deep understanding of the causes of suffering and ultimately human resilience.
I have been following him since I was a teenager, half a century to be exact. His influence has been broad and I owe him a great debt for that.
I had not anticipated singing a Bob Dylan song on December 10, but I am very proud to be doing so and will approach the task with a sense of gratitude for having him as our distant, but present, cultural shepherd.
--Patti

Caro Andrea, certamente ognuno di noi ha il diritto di fare le sue considerazioni e di esprimerle, giuste o meno che possano essere. Io, come ho risposto alla mail di Carla d'Inverno che riporto qui sotto per comodità di chi legge:

Talkin' 9964 - dinve56
Commovente e, come sempre, stupefacente la scelta di far partecipare Patty Smith alla cerimonia del 10 dicembre. La conoscevo poco; è stata un'occasione per riascoltare alcune sue canzoni e vedere la sua biografia. Donna di spessore, nella quale possono riconoscersi molte donne che, ogni giorno, conciliano - ovvio, non nell'arte - lavoro e affetti e che, come lei, "hanno indossato l'elmetto" per continuare a vivere.
Bravo Bob! Spessore umano, non solo artistico!
Carla d'Inverno
Purtroppo non sappiamo quali siano stati gli accordi tra Bob Dylan e l'Accademia di Svezia, ne sappiamo da chi è partita l'idea di far esibire Patti Smith con una canzone di Bob. Tutta la faccenda del Nobel sembra essere stata manovrata ad arte per generare il massimo effetto mediatico e pubblicitario, e così è stato. Quindi non siamo in grado di stabilire se è stato un suggerimento di Bob e se la presenza della Smith sia una cosa dipesa dalla sua volontà. Certo è che anche questo è un bel colpo mediatico, specialmente per una performer della vecchia scuola che in qualche modo cerca di restare sulla cresta dell'onda collaborando con altri artisti di nome. Difficilissimo dare giudizi su tutta questa storia, sicuramente è meglio non sbilanciarsi e prendere le cose come accadono. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

continuo a pensare che non sia stato del tutto "politically correct" il rendersi irreperibile e non contattabile per quasi 2 mesi come ha fatto Bob, certamente avrà avuto le sue buone ragioni per comportarsi così, anche se a mio modo di vedere, continuo a pensare che Bob vive di canzoni ma anche di vendite di dischi e di concerti, e tutta la faccenda e come è stata gestita mi ha fatto nascere il dubbio che alle spalle di questo tergiversare possa esserci stato il consiglio amministrativo e pubblicitario del suo staff direttivo. Non c'è niente di male a pensare questo, Bob ha, come ho già detto più volte, una "carovana" di persone abbastanza numerosa ed onerosa da stupendiare tutto l'anno, quindi nel pensare che usi qualcosa anche in senso pubblicitario non ci vedo niente di disonesto.

Per quanto concerne Patti Smith non posso fare a meno di chiedermi perchè è stata contattata dall'Accademia Svedese già a Settembre se l'assegnazione a Dylan del Premio non era stata ancora decisa.....Che bisogno ci sarebbe stato di Patti? Inoltre non credo che Bob sia rimasto soddisfatto nel vedere Patti che mentre canta una delle sue canzoni più famose si dimentichi le parole e si fermi. La commozione e l'emozione possono essere una motivazione ma non possono diventare una scusa. Io non concepisco che un'artista del calibro della Smith possa commettere una leggerezza simile, qualcuno potrà anche non essere d'accordo col mio modo di vedere la cosa, ma io così la penso e così dico, con umiltà, sincerità ed onestà. Qui sotto c'è il filmato della performance della Smith, quindi ognuno, dopo averla vista, si può formare la sua opinione.

 

Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 9969 - a.orlandi1

Io sarei molto più cauto nel liquidare come bufale le news delle registrazioni in Studio di nuovi canzoni.
A me risultano fondate. Con Lanois.
Ciao, Andrea

Anche a me risultano fondate e l'ho scritto qualche tempo fa, d'altronde, come dice Bob in Subterranean Homesick Blues "You don't need a weatherman to know which way the wind blows", non bisogna essere degli indivini per dire che "prossimamente Dylan pubblicherà un nuovo album. D'altro lato, il sito mediamass.net è stato creato per diffondere notizie false con la giusta dose di ironia, Dylan è già stato fatto morire tre o quattro volte in quel sito. L' articolo in questione http://en.mediamass.net/people/bob-dylan/new-album.html , dice che, ("un rappresentante dello staff di Dylan, quando è stato contattato, non ha dato informazioni su un nuovo album o su uno qualsiasi dei piani futuri del cantante. Questa non è la prima volta che in recenti articoli sono emerse notizie sulle sessioni di registrazione di Bob Dylan. I fans saranno in trepidante attesa ...") e prima ancora, evidenziato in rosso, dice - UPDATE 12/12/2016 : This story seems to be false. Sappiamo tutti che Dylan ha registrato almeno un'altra decina di cover sinatriane, ma io personalmente auspico che queste registrazioni vengano pubblicate in futuro come facenti parte di un album delle Bootleg Series e non sul prossimo album ufficiale.
Alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 9968 - dinve56

Sulla presenza della Smith, non ho proprio pensato all'effetto mediatico... vivo in una piccola città di provincia, conservatrice e non molto addentro alla problematiche dello spettacolo e affini, ma nelle librerie ci sono molte pubblicazioni "di" Dylan e "su" Dylan; infine, dal notiziario di ieri, per stare sul tema mediatico, le polemiche sarebbero cessate con il grande applauso dedicato all'assente e la vibrata partecipazione del compassato pubblico, comprensivo dei Reali di Svezia, alla commossa interpretazione della Smith di un brano dylaniano. In attesa degli sviluppi sul ritiro effettivo del premio, dato che mi voglio male, da qualche giorno ho iniziato a leggere, forse meglio dire tentare di leggere,"Tarantula", tradotto da Feltrinelli. In mezzo al caos mediatico, tento di "capire Dylan con Dylan". L'impresa è ardua ma affascinante e divertente come l'autore del libro. A presto, Carla d'Inverno.

Cara Carla, io direi che Patti era troppo commossa ed è caduta in una cosa che non avrebbe mai dovuto fare. Comunque, così è andata e così la prendiamo, facendo finta che la commozione o l'emozione sia una scusa valida. Per quanto concerne "Tarantula" beh... certamente è un libro non facile da mandare giù, soprattutto se ci si aspetta un racconto con un filo logico da seguire o una narrazione tradizionale. Tarantula è un’accozzaglia confusa di immagini, parole, frammenti di scritti di Dylan in puro stile “tutto quel che vien fuori” scritto con la tecnica allora in voga cosiddetta "scrittura automatica" per cui chi scrive mette su carta tutto quello che gli passa per la testa in quel momento suggestionato forse da particolari atmosfere, situazioni o immagini. Aggiungiamo poi che Dylan è sempre stato un maestro nel nonsense, delle elucubrazioni verbali, dei doppi sensi e che anche nelle sue canzoni ha spesso fatto ricorso a questa tecnica (Subterranean Homesick Blues, I shall be free, Motorpsycho Nitemare e molti pezzi di album come Blonde on blonde e Highway 61 Revisited). Comunque Tarantula è un libro interessante se lo si legge lasciandosi trasportare dal flusso delle parole come fosse una sorta di canzone. Se ti interessa la storia di Tarantula, così come la descritta Clinton Heylin (quello che disse "Cos'è sta merda" quando sentì Self Portrait) te la riporto qui sotto:

La storia di “Tarantula” – tratta da "Jokerman" di Clinton Heylin.

"Il progetto di Dylan del quale si era maggiormente parlato durante il periodo che aveva
coinciso con la sua ascesa alla fama era il libro che si diceva egli stesse scrivendo. Vi aveva
fatto riferimento per la prima volta nel 1963, e quindi in occasione di varie interviste tenute
nel corso del 1964 e del 1965 -facendosi ogni volta sempre più vago a proposito dei suoi
contenuti. Quando ebbe luogo il famoso incidente del Luglio 1966 il libro non era ancora
apparso [Fu infatti solo nel 1970 che Tarantula vide la luce, perlomeno in forma ufficiale,
visto che ne erano circolate già delle copie illegali delle bozze sin da pochi mesi dopo l'inci-
dente]. Dylan giunse all'approccio adottato per Tarantula solo dopo numerosi e infruttuosi
tentativi.
Sebbene siano stati fatti numerosi tentativi per valutare i reali meriti letterari di
Tarantula, la storia riguardante la realizzazione del libro non è mai stata esplorata a fondo.
Lo stesso Dylan ha sempre dato l'impressione di essere stato come persuaso con lusinghe a
scrivere il libro, dopo il successo ottenuto dalle due raccolte di bizzarre poesie e racconti
pubblicate da John Lennon.
Bob Dylan: "Nel corso delle interviste che rilasciavo prima e dopo i concerti, i giornali-
sti mi chiedevano cose del tipo: Che altro scrivi ? E io rispondevo: Be' veramente non scri-
vo nient'altro. E loro: Oh, andiamo, devi scrivere qualcosa! Su, dicci qualcosa di più. Così,
rispondevo: Certo, scrivo libri. Dopo che sui giornali apparve la notizia che scrivevo libri,
cominciarono ad arrivarmi dei contratti... prendemmo quello più vantaggioso, e così eccomi
vincolato a scrivere un libro" [1969].
La verità è che egli confessò apertamente di stare scrivendo perlomeno un libro e due
commedie in diverse interviste concesse nel 1964 -quando ormai aveva già firmato un
contratto con la Macmillan. Secondo Bob Markel, direttore editoriale della Macmillan, il
quale fece da supervisore alla pubblicazione di Tarantula, Dylan non sembrava essere
estremamente determinato a scrivere un libro, ed era incerto quanto lo stesso Dylan a propo-
sito di cosa la Macmillan avrebbe effettivamente ottenuto.
Bob Markel: "Conobbi Grossman prima di conoscere Dylan... Bob aveva appena comin-
ciato a lasciare il proprio segno come cantante e scrittore. Albert mi disse di ritenere che
Dylan fosse un personaggio da tenere di conto, che un giorno o l'altro avrebbe potuto voler
scrivere un libro, e se ero interessato avremmo potuto trovare un accordo per un contratto...
Gli demmo un anticipo per un libro... L 'editore si stava prendendo un bel rischio, dando un
anticipo a un giovane, potenziale fenomeno le cui capacità non erano ancora state messe alla
prova... Lui stesso non aveva idea di come sarebbe stato il libro".
L' incertezza riguardante l' effettiva natura del libro sarebbe durata ancora un po' .Già
nell' Aprile del 1963, Dylan aveva detto a Studs Sterkel di stare scrivendo un libro; in quella
occasione, però, non aveva parlato di un viaggio surreale attraverso il linguaggio, ma di qual-
cosa di "storico", in senso molto lato, perlomeno nel senso in cui My Life in a Stolen Moment
e Last Thoughts of Woody Guthrie erano da considerarsi "storiche": qualcosa, cioè, che
parlasse della genesi di Bob Dylan, folksinger newyorkese.
Bob Dylan: "Sto scrivendo un libro... Parla della mia prima settimana a New York...
Parla di qualcuno che è giunto alla fine di una strada, sa che davanti a sè c'è un'altra strada
ma non sa esattamente dove, però sa che non può tornare indietro per la strada appena percor-
sa... ci sono i miei pensieri a proposito degli insegnanti che ho incontrato a scuola e di tutti
gli autostoppisti che percorrono le strade di questo Paese... ragazzi che vanno al college, e
tutte le persone che conoscevo, ognuna delle quali è una specie di simbolo per ogni genere di
persone" [1963].
Nell' Autunno del 1963, Dylan conobbe il poeta Lawrence Ferlinghetti, col quale discusse
la possibilità di scrivere un libro per la sua casa editrice, la City Lights, la quale, pubblicando le
opere di quasi tutti i poeti Beat, avrebbe rappresentato per Dylan una scelta eccellente, in
termini di credibilità. In ogni caso, nell' Aprile del 1964 Dylan non aveva ancora prodotto
alcun tipo di manoscritto, e scriveva a Ferlinghetti che il suo approccio verso l'intero progetto
era in costante mutamento.
"Ho pronte per te delle canzoni e delle storie, una specie. Il mio problema, però, è che
so di averne delle altre, e preferirei mandarti tutto assieme, anzichè solo quello che ho pronto.
Questo è quanto, penso" [1964].
Al momento in cui la Macmillan espresse il proprio interessamento al libro, il progetto
era ancora lungi dall'essere definito. Secondo Markel, il contratto originale siglato dalla
Macmillan riguardava un libro di fotografie su Hollywood; le fotografie avrebbero dovuto
essere di Barry Feinstein, marito di Mary Travers e responsabile del severo ritratto di Dylan
che faceva bella mostra di sè sulla copertina di The Times They Are a-Changin', mentre il
testo avrebbe dovuto essere opera di Dylan. Dylan parlò di questo libro a Max Jones del
Melody Maker nel Maggio del 1964, a Londra.
Bob Dylan: "Si tratta di un libro fotografico, e le parole che ho intenzione di scrivere non
avranno direttamente a che fare con le foto, ma in un certo qual modo coincideranno con lo
stato d'animo da esse suscitato. Tutte le foto sono state scattate a Hollywood, e ritraggono
qualunque cosa, dalla scritta Hollywood sulla collina a Marlon Brando che parla mentre qual-
cuno regge un cartello con su scritto Amico dei negri... Mi piace questo fotografo, e mi piace
scattare io stesso delle foto" [1964].
Dylan disse anche a Max Jones di avere perlomeno un altro libro in mente, e di stare
preparando anche un paio di commedie; in effetti, tre mesi prima aveva riferito a un giorna-
lista canadese che una delle commedie sarebbe stata pronta "prima del romanzo". Nel frat-
tempo, stava ancora lavorando a quella forma poetica in versi sciolti che aveva elaborato in
Eleven Outlined Epitaphs. Mentre, nel Giugno del 1964, portava a termine il proprio quar-
to album, Another Side..., aveva espresso ancora una volta il desiderio di includere qualco-
sa scritto di proprio pugno nelle note di copertina; il problema -come nel caso di The Times
They Are a-Changin' -era che aveva troppe poesie sottomano perche potessero trovare
posto sulla copertina di un album. Come risultato, le poesie di Another Side... (che, ironica-
mente, erano intitolate Some Other Kinds or Songs, un'ammissione del fatto che, nono-
stante tutti i suoi sforzi, queste poesie free-form rappresentavano qualcosa di diverso dalle sue
canzoni) vennero come pigiate a forza sulla copertina dell'album, scritte con un carattere
tanto minuscolo da essere quasi illeggibile. Nonostante questo espediente, solo cinque di
queste "specie di canzoni" poterono trovare posto sul retro di copertina; sei ulteriori esempi
di tali composizioni vennero in seguito pubblicati come bonus sulla raccolta Writings and
Drawings, del 1973.
Some Other Kinds or Songs rappresenta un passo avanti rispetto a Eleven Outlined
Epitaphs e alle altre poesie che aveva scritto nell' Autunno del 1963. La principale differenza
consiste nei cambi di verso; in Eleven Outlined Epitaphs i versi sembrano interrompere il
testo in punti in cui un pensiero termina e ne inizia un altro, mentre in Some Other Kinds or
Songs sembra che qualunque tipo di struttura rappresenti un impaccio. Esse anticipano diret-
tamente le anfetaminiche scosse ritmiche che Dylan avrebbe in seguito impiegato in compo-
sizioni come Subterranean Homesick Blues o sembrano casuali intrusioni in una poesia-prosa
che procede a briglia sciolta; in effetti, tali poesie in prosa sembravano rappresentare lo stile
verso il quale si stava indirizzando Dylan.
Bob Markel incontrò Dylan poco dopo che questi ebbe scritto Some Other Kinds or
Songs, e chiaramente il concetto che Dylan aveva del libro si era già orientato verso una
forma più vicina a quella di Tarantula, il cui titolo iniziale pare fosse stato Side One.
Bob Markel: "II nostro primo incontro avvenne nei vecchi e meravigliosi uffici che la
Macmillan aveva in centro. Era, probabilmente, l'Inverno del 1964 [sic]. Quando avevo
parlato per telefono con Bob egli aveva insistito perchè il nostro incontro avvenisse dopo il
tramonto, perchè non se la sentiva di viaggiare con la luce del giorno. In quei giorni, girava
attorno a New York in motocicletta... Non aveva scritto ancora alcun libro... Il primo titolo
che sentii attribuire a quello che aveva scritto fu Other Side... Il materiale era, a quel punto,
molto confuso, e il redattore l' aveva definito inaccessibile. I simbolismi erano molto difficili da
comprendere, ma per contro era anche molto terreno, pieno di oscure ma meravigliose imma-
gini... Per me si trattava di qualcosa di molto valido, e di estremamente diverso da quanto
aveva prodotto Dylan fino a quel momento. Non era un libro".
La migliore prova del fatto che Dylan si stesse orientando verso un approccio poetico
sempre più surrealistico è data da quattro lettere che egli scrisse nel corso del 1964 a Tami
Dean, una studentessa della Oklahoma State University. Le lettere {che non vennero
pubblicate prima del 1984, sedici anni dopo la morte della Dean, avvenuta in un incidente
automobilistico} denotano un'evidente evoluzione nel suo stile. La prima lettera, degli inizi
di Marzo 1964, fa riferimento a una sua visita a Dallas avvenuta tre settimane prima e mostra
uno stile simile a quello contenuto nelle lettere in versi sciolti indirizzate l' anno precedente a
Tony Glover, Sis Cunningham e all'Emergency Civil Liberties Committee, anche se stavolta si
tratta di semplice prosa: "Ti rivedrò, una volta o l'altra. in una strana notte. quando le foglie
volano via. e fa un freddo che quasi si gela. quando i fari passano sopra il promontorio sì ti
incontrerò all'incrocio. sul confine della città. nella polvere marrone". La seconda lettera,
datata probabilmente Primavera 1964, prosegue nello stesso stile, sebbene includa qualcosa
che forse è un riferimento indiretto a Chimes of Freedom: "Guardo fuori dalle finestre della
cattedrale, quando posso. altre volte le osservo dal basso della strada piovosa".
La terza e la quarta lettera sono agli antipodi di queste due concatenazioni di pensieri.
Apparentemente datate fine Estate-Autunno 1964, sono entrambe più esplicitamente surreali, e
scivolano con facilità in uno stile tipo flusso-di-coscienza che pone strati di incongruenza
sopra l'assurdo. Nessuna delle due sembra essere rivolta direttamente a Tami Dean -a ecce-
zione di un breve passaggio nella terza lettera dove il Dottor Zen dice ciao -ma sembrano
piuttosto delle esposizioni dello stato mentale di Dylan. La terza lettera è la più coerente, ed
è una divertente parodia della classica lettera stile "Cara Mamma, stiamo tutti bene" che
aveva già messo in ridicolo in una lettera scritta alla madre di Joan Baez nell' Agosto del 1964
(la lettera è riportata nella autobiografia della Baez intitolata And a Voice to Sing With}. Il
personaggio del Dottor Zen segue lo stesso stile di Syd Dangerous, Silly Eyes e Herold the
Professor di Tarantola, o della famiglia di pazzi ritratta in On the Road Again:
"Non sta accadendo niente di nuovo. il dottor zen dice ciao. gli ho detto che eri via, in
oklahoma. lui ha detto no che non lo è. io ho detto ok, ho capito. l'oklahoma non esiste. lui
dice no, cretino, è lei che non esiste. io dico ok, ok, lui dice salutala. a volte il dottore è un
po' strano. si .ficca lsd nel turbante tutti i giorni".
La quarta lettera ha ancora meno precedenti stilistici nella sua antecedente poesia. Diretta
precorritrice del misto di poesie in prosa e delle "epistole" in versi sciolti contenuto in
Tarantola, la lettera assomiglia a una cronaca dadaista. Si apre con la frase "E così, eccomi
qua, a cavallo di quest'ombrello", e prosegue con un linguaggio che si muove parallelo a
quello del pazzo mondo di canzoni come Bob Dylan ' s 115th Dream.
"Attenta ai crolli e non essere troppo buona con nessuno. potrebbero farsi un'idea
sbagliata. deridi il cimitero. fai dei pasticcini grazie mamma buon dio figlio è al ponte di
Londra che stai per andare? confondo pazzifantasmi..,. vengo a trovarmi nella posizione di
uno tradito..".
La lettera si conclude con ventiquattro frasi in versi sciolti. Il tono di consiglio presente
in frasi come "Attenta ai crolli e non essere troppo buona con nessuno" può essere ritrovato,
maggiormente sviluppato, anche in lt's Alright Ma e in quella che può essere forse considerata
la prima delle sue poesie in prosa vere e proprie, la quale venne pubblicata a fine Ottobre
1964. Nel programma del primo concerto da lui tenuto a New York da un anno a quella parte,
il famoso concerto della Vigilia d'Ognissanti del 1964, egli incluse un componimento intito-
lato Advice for Geraldine on Her Miscellaneous Birthday. In un'ilare galoppata attraverso i
temi del restare in riga e del conformismo in generale, egli consiglia la misteriosa Geraldine
di non creare mai niente, perchè potrebbe essere male interpretato e quindi tormentarla per il
resto della sua vita. Il modo in cui egli si rivolge a un'immaginaria amica/critica/componen-
te del proprio pubblico e cerca di smontare parte delle aspre critiche che aveva cominciato ad
attirare su di sè a partire dall'autunno del 1963 lega questa lettera, da un punto di vista tema-
tico e stilistico, alle "lettere" dello Scultore col Burro e di Herold the Professor contenute in
Tarantula.
Nei primi mesi del 1965, gli scritti pubblicati di Dylan cominciarono ad adottare piena-
mente lo stile in prosa che si può riscontrare Tarantola; infatti, due poesie in prosa pubbli-
cate nell'Inverno 1964-'65 furono accreditate come tratte dal suo imminente libro. Il primo
di questi "estratti" venne incluso in Sing Out come introduzione a All I Really Wanna Do, ed
era apparentemente stato ripreso da Walk Down the Crooked Highway, chiaramente un
titolo provvisiorio dell'insieme di scritti che sarebbe divenuto Tarantola; la sua prosa in stile
flusso-di-coscienza fa pensare che fosse stato concepito per essere incluso in Tarantola,
alla luce di frasi come "laura parla di Dio onnipotente dragone su per avenue B
tagliagole bugiardo in pantaloni lunghi".
Il successivo "estratto" dal suo imminente libro, in questa occasione senza titolo, venne
pubblicato sulla rivista Pageant, che aveva sede a Chicago, assieme a un inserto fotografico
a opera di Daniel Kramer. Brevi "commenti" ( come "mi piacerebbe fare qualcosa di valido
/come, forse, piantare margherite nel deserto / ma sono soltanto un chitarrista") erano stam-
pati accanto a ogni foto; in effetti, erano stati scritti in un paio d'ore a Woodstock, su richie-
sta dello stesso Kramer, ma avrebbero potuto benissimo fare parte del libro. L 'ultima poesia
in prosa pubblicata da Dylan nell'Inverno del 1965 prese la forma di note di copertina per il
suo imminente album, Bringing It AlI Back Home. Quest'ultimo componimento era il
meno ortodosso da lui scritto, e rappresentò il suo tentativo più riuscito di avvicinarsi alla
tecnica impiegata nei propri scritti da Burroughs. Agli inizi di Aprile, parlando del proprio,
imminente libro con Paul Jay Robbins, Dylan accennò alla parte che i cut-up avrebbero
potuto avere nel modo in cui il libro -adesso intitolato Off the Record -sarebbe stato
realizzato.
Bob Dylan: "Il titolo, Bob Dylan Off the Record, costituisce una specie di tentativo. Mi
hanno detto che esistono già altri libri che contengono quella frase, "off the record", nel titolo.
Il libro non può effettivamente avere un titolo, ecco che tipo di libro è. Penso che ne scriverò
anche le recensioni... Ho scritto delle canzoni che sono davvero particolari, strane, lunghe
catene di strofe, roba del genere... Non ho mai davvero pensato a scrivere una canzone inte-
ramente in versi sciolti. Ti piace qualcosa come i cut-up? ...Ho scritto il libro perche ho sotto-
mano un sacco di cose che proprio non mi è possibile cantare... Qualcosa del tutto priva di
rima, tutta spezzettata; nella quale non c'è niente, se non parole" [1964].
Appare chiaro il fatto che egli stesse descrivendo la forma finale che avrebbe assunto il
proprio libro. La maggior parte di Tarantola venne scritta nelle ultime settimane del 1964 e
durante i primi mesi del 1965. Dylan sembrava essersi gettato anima e corpo nella realizza-
zione del proprio libro, sebbene non vi avesse ancora trovato un titolo che gli andasse a genio.
Mentre l'Inverno cedeva il passo alla Primavera, egli, ospite di Joan Baez nella sua casa di
Carmel, scriveva e scriveva. Secondo la cantante, egli lasciò a casa sua un'enorme pila di
bozze, che non venne mai più a riprendersi.
Quando, alla fine di Aprile, arrivò in Inghilterra, Dylan aveva quasi completato l'insie-
me di scritti che sarebbe divenuto Tarantola. Era anche finalmente riuscito a farsi venire in
mente un titolo che lo soddisfaceva, titolo che rivelò a Michael Hellicar del Daily Sketch
prima di partire per il proprio tour inglese. La scelta del titolo Tarantula non è mai stata moti-
vata in maniera convincente. Come nel caso del proprio nome d'arte, solo lo stesso Dylan
conosce le vere ragioni della scelta da lui operata; comunque, è pressochè certo il fatto che
egli avesse letto un particolare capitolo di un classico della filosofia ottocentesca, intitolato
Sulle Tarantole.
"Mirate, questa è la tana della tarantola. Volete vedere la tarantola stessa? Ecco lì la
sua tela; toccatela, che essa tremoli! Eccola che arriva, senza indugio: benvenuta, taranto-
la! Il tuo simbolo triangolare giace nero sulla tua schiena, e io so anche cosa c' è nella tua
anima. Vendetta è nella tua anima, e ogniqualvolta tu mordi, lasci cicatrici nere. Il tuo vele-
no sprofonda l'anima in vortici di vendetta... pertanto io strappo la tua ragnatela, così che
la tua rabbia possa attirarti fuori dalla tua tana e la tua vendetta possa balzare fuori da
dietro la tua parola giustizia. Giacche il fatto che l'uomo possa essere liberato dalla vendetta,
rappresenta per me il ponte che conduce alla più alta delle speranze, e un arcobaleno dopo
una lunga tempesta".
Così parlò Zarathustra, cioè Nietzsche. Il nome del filosofo tedesco appare tra i crediti
dell'album Highway 61 Revisited, e sebbene lo stile di Così Parlò Zarathustra assomigli
assai poco a quello di Tarantola, è possibile che, essendo un libro di poesie in prosa che
ritraggono le visioni di un visionario viaggiante, abbia costituito per Dylan una sorta di
modello al quale rifarsi. Ci fu anche un altro libro di visionarie poesie in prosa che, sebbene
ugualmente dissimile per stile, servì probabilmente anch'esso come fonte di ispirazione per
Dylan: Una Stagione all'Infemo di Rimbaud.
In ogni caso, quali che fossero i precedenti letterari di Tarantola -e tra questi c' è ovvia-
mente una buona dose di poeti Beat -i suoi simbolismi sono tipicamente dylaniani. Tanto tipi-
ci, in effetti, che egli cominciò ben presto a pensare che il senso del libro sarebbe sfuggito ai
propri fan e a quei critici letterari che stavano solo aspettando una scusa per denigrare il cosid-
detto "bardo delle onde radio". Egli si rese conto che, sono parole sue, "la gente, a casa, non
ci capirà un bel nulla". Ovviamente, aveva ragione. Tra le opere della letteratura moderna,
forse soltanto Finnegans Wake di Joyce è altrettanto illeggibile quanto le parti di prosa
contenute in Tarantola.
Il suo problema, ora, consisteva nel fatto che tutti si aspettavano un libro intitolato
Tarantula. I giornalisti pretendevano da lui che parlasse del proprio libro, ed egli elaborò un
miscuglio di descrizioni che ne dessero un'idea, facendo vaghi e generici accenni a un qual-
che tema nascosto. Pertanto, il suo era un libro che parlava "di ragni", "di insetti"; era una
"raccolta di epitaffi". A volte, Dylan lo definiva "un libro di confusione, piccoli e brevi detti,
come una macchia sul muro"; altre volte, più onestamente, ammetteva di non avere la minima
idea di cosa parlasse; per certo non era narrativa, nè niente di simile.
Dylan cominciò ad avere qualche legittimo dubbio sull'effettivo valore del proprio libro.
Cominciò a portarsene dietro le bozze ovunque andasse, per leggerle agli amici e chiedere
loro un' opinione spassionata. Nell ' Ottobre del 1965 accennò ad Allen Stone il fatto che stava
cominciando a nutrire seri dubbi sull'effettivo valore del libro.
Bob Dylan: "Ho scritto un sacco di parole per questo libro, ma non posso usare niente di
scritto... non posso usare queste idee. Sono troppo deformate, e non sono quelle
giuste. Roba che è stata espressa già un milione di volte in passato... Ora non scrivo, a meno
che propio non mi capiti" [1965].
Quello stesso Autunno, parlando con Nat Hentoff, Dylan fu ancora più esplicito a propo-
sito dei propri dubbi riguardo gli effettivi meriti del libro. Sebbene egli raccontasse a Hentoff
una specie di parabola riguardante un romanzo al quale aveva lavorato "una volta", sembra
più che evidente il fatto che egli stesse parlando di Tarantola.
Bob Dylan: "Una volta, volevo scrivere un romanzo; così vi dedicai un sacco del mio
tempo, circa sei mesi, anche se a momenti alterni... Infine arrivai semplicemente alla conclu-
sione che quello che vi veniva espresso non era il mio messaggio. Non importava quante
pagine avessi scritto -circa cinquecento, penso -per certo non vi era contenuto il mio messag-
gio. Mi dissi: Questa è una stronzata. Non è nulla. Se anche finisco questo romanzo, non
verrà pubblicato prima di un anno e mezzo, forse due anni da adesso. Quando uscirà, sarà
qualcosa di completamente diverso... Insomma, poteva anche darsi che, al momento della sua
pubblicazione, sarei stato una persona completamente diversa da quella che l'aveva scritta,
solo che io avrei dovuto mantenermi all'altezza di quel romanzo, e se la gente mi avesse chie-
sto facevo... Avrei DOVUTO dire che stavo scrivendo un altro romanzo!" [1965].
Nonostante tutto, all'inizio del 1966 Dylan sembrava assolutamente intenzionato a
pubblicare il proprio libro. In Gennaio, assicurò un libraio che il libro sarebbe uscito "entro
un paio di mesi", gli mancava soltanto di dare un'ultima occhiata alle bozze. La macchina
pubblicitaria era già pronta per una campagna autunnale di supporto al libro, che però non
avrebbe mai avuto luogo; per Dylan c'erano già troppe aspettative alle quali tenere fede
perchè egli desiderasse che se ne aggiungesse anche un'altra.
Tarantola rappresentò il culmine del desiderio provato da Dylan di uscire dai confini
della canzone; dopo Like a Rolling Stone egli si rese conto di potere inserire in una canzone
qualunque cosa volesse esprimere, anche se per fare ciò dovette ridefinire il concetto di
canzone stessa. Le sue ultime poesie in prosa (eccezion fatta per le note di copertina di Planet
Waves, del 1974) sarebbero apparse sul retro di Highway 61 Revisited, e nel foglio
del programma del Newport Folk Festival del 1965. Gli eventi di quel fatidico fine settimana lo
avrebbero spinto verso una nuova direzione, e non ci sarebbero stati, dopo di lui, altri
ragni tentati a ballare la tarantella
Bob Dylan: "Tutti i miei scritti diventano canzoni, ora; le altre forme letterarie non mi
interessano più" (1966)


Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

 

 
Sabato 10 Dicembre 2016

TOUR 2017, le prime date

03 Maggio 2017 - Cardiff, Wales - Motorpoint Arena
04 Maggio 2017 - Bournemouth, England - Bournemouth Interational Centre
05 Maggio 2017 - Nottingham, England - Motorpoint Arena
07 Maggio 2017 - Glasgow, Scotland - SECC Clyde Auditorium
08 Maggio 2017 - Liverpool, England - Echo Arena
09 Maggio 2017 - London, England - The SSE Arena, Wembley
11 Maggio 2017 - Dublin, Ireland - 3Arena

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Talkin' 9967 - al-diesan

Ciao Tambourine ti invio copia della copertina, retro copertina e interno del mio nuovo CD intitolato "40", di cui ti ho inviato copia omaggio, così come 40 sono gli anni di militanza Dylaniana.
Il CD non è in vendita nei negozi di dischi ma solo online tramite la pagina del sito:

http://www.al-diesan.it/html/forty.htm

o tramite la pagina Facebook dedicata.
Altresì, chi viene alle serate live, può acquistarlo direttamente. Il costo è di 15 €.

Un abbraccio, Al Diesan.

Come sempre i tuoi lavori sono molto belli, sotto puoi leggere le mie impressioni dopo aver ascoltato il CD. Un abbraccio, live long and prosper, MR.Tambourine, :o)

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"40" - 1976 / 2016, il nuovo disco di Al Diesan

       

Ho ricevuto la settimana scorsa dal carissimo amico Al Diesan una copia del suo nuovo disco. E’ con piacere quindi che spendo qualche parola su questo lavoro, non per l’amicizia (che è un’altra cosa) ma per la validità del disco.

Track List:
Isis
Senor
Born in time
Love minus zero/No limits
Ballad of a thin man
Pay in blood
Love sick
To Ramona
Soon After Midnight
Queen Jane approxilately
I’ts all over now, baby blue
Farewell Angelina

Il CD si apre con una davvero coinvolgente esecuzione di “Isis” nella quale la musica scorre fluida come l’acqua fra le dita. Si sente subito che Al è al meglio della forma, in splendida condizione vocale, ben coadiuvato dal compagno di tante battaglie Pino Tocco e dagli ottimi Gianluca Muggianu e Alessio Olla. Diesan non è il Dylan di oggi, quello con la voce rasposa e fangosa, sembra invece essere il Dylan migliore, ma con un vocal più raffinato, un Dylan al meglio del meglio.

“Senor” è sempre stato uno dei pezzi forti di Al, una canzone che si adatta al suo modo di cantare ed al suo feeling, Al “sente” la canzone e trasmette il giusto feeling a chi l’ascolta.

Splendida la dolcezza di “Born in Time”, una canzone già bella di suo, ma qui i musicisti ed Al compiono un piccolo miracolo di delicatezza e di equilibrio fra bellezza, sentimentalismo e tristezza.

Segue “Love minus Zero” ben eseguita che però non mi convince del tutto secondo il mio modo di sentire, c’è qualcosa che non quadra con l’arrangiamento, forse l’armonica e quel flauto (flauto vero o flauto-tastiera?) sono fuori mood con l’arrangiamento abbastanza ritmato, certamente questi strumenti sarebbero stati più centrati con un arrangiamento in stile ballad come la versione di Rod Stewart.

Segue la più classica “Ballad of a thin man”, nella quale cantante e strumenti rientrano nel giusto mood di questo intramontabile classico, un plauso a tutti.

E’ la volta di “Pay in blood” da “Tempest” che, se ci aggiungiamo un organo alla Al Kooper, sembra uscire direttamente da Blonde on Blonde. Molto apprezzabile sia l’esecuzione sia l’arrangiamento.

Si passa a “Love sick”, rientrata quest’anno a far parte della set list del tour, pezzo che si fa ascoltare piacevolmente.

Bellissima in tutto “To Ramona” indovinata specialmente nell’arrangiamento dal sapore leggermente Tejano (TexMex) che si adatta in modo perfetto al vocal di Al che qui è il Dylan di Another Side. Suono molto più ricco e dolce dell’originale che era eseguito solamente con chitarra classica ed armonica, per me il pezzo più accattivante dell’album.

“Soon after midnight” altro pezzo tratto da “Tempest”, molto simile nella musica, la differenza è che il cantato è quello del Dylan buono invece del Dylan versione ultimi anni. Comunque suggestivi tutti e due, sia Bob sia Al.

“Queen Jane approximately” sulla falsariga di Ramona, molto godibile all’ascolto, molto centrato l’arrangiamento, un bravo a tutti.

“It’s all over now, Baby blue” con Al molto “dentro” al pezzo che sembra soffrire i dolori descritti nel testo.

“Farewell Angelina” solo con chitarra e armonica, il Dylan prima maniera. La canzone uscì soltanto sulla Bootleg Series Vol. 1-3 e Bootleg Series Vol.12 The cutting edge. Diesan rende alla canzone il sapore dell’epoca.

Per concludere, disco piacevolissimo da ascoltare, specialmente sdraiati sul divano con gli occhi chiusi o in un lungo viaggio in macchina sulla Highway A1 of the sun, don't dare to miss it!

Mr.Tambourine.

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Talkin' 9966 - bompre

http://en.mediamass.net/people/bob-dylan/new-album.html

Sarà vero?
ciao, Massimo

Assolutamente no, mediamass.net è un famoso sito impostato solo su notizie-bufala. Sappiamo però che Dylan è stato tempo fa in sala di registrazione e che ha messo su nastro altre canzoni sinatriane, speriamo solo che i nastri rimangano nel cassetto della Sony, perchè due dischi di cover sinatriane bastano e avanzono, un terzo lo troverei improponibile, controproducente ed inutile. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 9965 - mmontesano

Ciao, invio un articolo scritto da Marco Zoppas per TomTomRock

http://www.tomtomrock.it/journal/articolo-e-solo-rocknroll-mr-dylan/

Marina Montesano

Grazie Marina, Marco Zoppas, da buon dylaniano, ci segue sempre ed ogni tanto ci scrive e forse non se l'è sentita di autopromuoversi. Noi abbiamo apprezzato lo stesso, sia la tua segnalazione che il suo scritto. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Bob Dylan non ritirerà il Premio Nobel                                                       clicca qui

 

 
Venerdì 9 Dicembre 2016

Bob Dylan al Nobel: con quella risposta non voleva offendere                 clicca qui

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Morto Greg Lake, di Emerson, Lake & Palmer                                           clicca qui

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È morto Greg Lake                                                                                      clicca qui

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Greg Lake, dopo Emerson se ne va anche la voce degli EL&P                clicca qui

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Greg Lake, la voce del Re Cremisi

  

Greg Lake è stato senza dubbio uno dei più importanti musicisti degli ultimi 50 anni. Ha militato in due gruppi che definire inarrivabili è dire poco, prima nei King Crinson di Robert Fripp come bassista, cantante ed autore e poi in quel supertrio che furono Emerson, Lake & Palmer. Quando nel 1969 ascoltai per la prima volta "In The Court of The Crimson King", primo lavoro discografico del Re Cremisi, rimasi scioccato. Non avevo mai sentito niente del genere, grande amante di Beatles, Rolling Stones, Byrds, Bob Dylan che erano i miei artisti “cult”, non pensavo ci potesse essere gente che sapeva suonare in quel modo portentoso. “21st century schizoid man” era un vero diretto al plesso solare, ti lasciava senza fiato piegandoti in due. Il termine “progressive rock” sarà creato dopo per indicare il tipo di musica che caratterizzava il gruppo, che sarà l’ispirazione per tantissimi altre bands che, avendone le capacità, cominceranno a suonare quel tipo difficilissimo di musica che richiedeva una maestria ed una padronanza assoluta dello strumento. Credo che in quegli anni tutti questi musicisti che andranno a formare, oltre ai già nominati King Crinson, gruppi famosissimi come Yes, EL&P, Jethro Tull, Genesis, Gentle Giant e Pink Floyd, siano stati degli autodidatti eccezzionali, perchè quel tipo di musica non si poteva studiare nei Conservatori in quanto non esisteva ancora. Certamente molti dei musicisti appartenenti ai sopracitati gruppi avevano studiato al Conservatorio per acquisire la tecnica strumentale per eseguire parti musicali particolarmente complicate, ma non dobbiamo scordarci che nei Conservatori non esistevano studi concernenti chitarra elettrica, basso elettrico, batteria e tastiere varie, esistevano solo studi riservati agli strumenti tradizionali che si potevano trovare nelle grandi orchestre sinfoniche. I ragazzi di quei gruppi ci misero del loro in quantità industriale, sfornando capolavori ancor oggi insuperati.
Greg era uno di quei ragazzi, quando incontrò Robert Fripp, Jan McDonald, Michael Giles ed il poeta Peter Sinfield si unì a loro e partecipò all’incisione di "In The Court of The Crimson King" che lo vedeva come cantante e bassista. Il successo fu strepitoso ma portò anche i primi dissapori, e nel 1970 il Re Cremisi vede l’abbandono di McDonald e Giles, seguito da presso da Lake che accetterà l’offerta del tastierista dei “Nice” Keith Emerson che stava mettendo in piedi un supertrio con il batterista degli “Atomic Rooster” Carl Palmer, ma prima di abbandonare il Re, Lake inciderà con loro anche il secondo album della band "In the Wake of Poseidon” ma solo in veste di cantante.
Finito questo impegno si dedicherà a tempo pieno agli EL&P dal 1970 al il 25 luglio 2010, data dell’ultimo concerto del trio al Victoria Park di Londra. Lake continuerà con una sua band fino al 2013, prima di abbandonare l’attività perchè colpito dal cancro. Si spegne il 7 Dicembre del 2016 dopo aver scritto pagine indelebili nella storia del rock.

R.I.P. Greg, Mr.Tambourine.

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Greg Lake - 21st century schizoid man



da "In The Court of The Crimson King" (1969)

Lyrics by Pete Sinfield - Music by Fripp / McDonald / Lake / Giles

21st century schizoid man

Cat's foot iron claw
Neuro-surgeons scream for more
At paranoia's poison door.
Twenty first century schizoid man.

Blood rack barbed wire
Politicians' funeral pyre
Innocents raped with napalm fire
Twenty first century schizoid man.

Death seed blind man's greed
Poets' starving children bleed
Nothing he's got he really needs
Twenty first century schizoid man.

UOMO SCHIZOIDE DEL VENTUNESIMO SECOLO

Zampa di gatto, artiglio di ferro
Neuro chirurghi urlano a lungo
Alla porta velenosa della paranoia
Uomo schizoide del ventunesimo secolo.

Sangue tortura filo spinato
Rogo funebre di politicanti
Innocenti violentati dal fuoco del napalm
Uomo schizoide del ventunesimo secolo.

Seme di morto, cupidigia del cieco
Affamati figli di poeti sanguinano
Nulla di ciò che ha gli serve realmente
Uomo schizoide del ventunesimo secolo.

La canzone ha forti legami nella guerra del Vietnam come esemplificato nella lirica "innocenti violentate con il fuoco del napalm" e "pira funeraria dei politici." Prima di una performance live del brano in data 14 dicembre 1969 Lago ha osservato che la canzone è stata dedicata a "una personalità politica americana che noi tutti conosciamo e amiamo teneramente. Il suo nome è Spiro Agnew."

(Fonte: https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=2443&lang=it)

 

 
Giovedì 8 Dicembre 2016

Talkin' 9964 - dinve56

Commovente e, come sempre, stupefacente la scelta di far partecipare Patty Smith alla cerimonia del 10 dicembre. La conoscevo poco; è stata un'occasione per riascoltare alcune sue canzoni e vedere la sua biografia. Donna di spessore, nella quale possono riconoscersi molte donne che, ogni giorno, conciliano - ovvio, non nell'arte - lavoro e affetti e che, come lei, "hanno indossato l'elmetto" per continuare a vivere.
Bravo Bob! Spessore umano, non solo artistico!
Carla d'Inverno

Purtroppo non sappiamo quali siano stati gli accordi tra Bob Dylan e l'Accademia di Svezia, ne sappiamo da chi è partita l'idea di far esibire Patti Smith con una canzone di Bob. Tutta la faccenda del Nobel sembra essere stata manovrata ad arte per generare il massimo effetto mediatico e pubblicitario, e così è stato. Quindi non siamo in grado di stabilire se è stato un suggerimento di Bob e se la presenza della Smith sia una cosa dipesa dalla sua volontà. Certo è che anche questo è un bel colpo mediatico, specialmente per una performer della vecchia scuola che in qualche modo cerca di restare sulla cresta dell'onda collaborando con altri artisti di nome. Difficilissimo dare giudizi su tutta questa storia, sicuramente è meglio non sbilanciarsi e prendere le cose come accadono. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Parole di Bob Dylan al banchetto del Nobel                                                 clicca qui

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Bob Dylan: alla cerimonia del Nobel invierà un discorso                            clicca qui

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Bob Dylan ha preparato un discorso d'accettazione per il Nobel                clicca qui

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All'asta il manoscritto "Blowin'in the Wind" di Bob Dylan                           clicca qui

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Modena: musica, testi e filmati per una sera tributo a Dylan                       clicca qui

 

 
Mercoledì 7 Dicembre 2016

Talkin' 9963 - daniella.bardelli

Buongiorno, è una bella notizia che sia Patti Smith a rappresentare Bob Dylan all'Accademia di Svezia, se siete interessati ecco una mia recensione sul suo recente Memoir M Train:

http://lascrittura.altervista.org/patti-smith-m-train/

ciao Dianella Bardelli

Grazie per la segnalazione, Patti Smith va bene, ma Bob era molto meglio.....non trovi? Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Bob Dylan, dopo due mesi ringrazia per il Nobel                                        clicca qui

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Nobel, Dylan invia un discorso di ringraziamento per la cena di gala        clicca qui

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Bob Dylan, canzone e discorso (senza di lui) per il Premio Nobel              clicca qui

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Bob Dylan, alla cerimonia del Nobel manda un discorso (e Patti Smith)    clicca qui

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Nobel, Bob Dylan invia discorso per il banchetto. Patti Smith canterà      clicca qui

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Patti Smith: "Ho quasi 70 anni e un solo rimpianto"                                   clicca qui

 

 
Martedì 6 Dicembre 2016

Oggi alla Cineteca di Bologna: quattro film di Dylan                                  clicca qui

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Bob Dylan scrive un discorso per i Nobel, ma non andrà a Stoccolma      clicca qui

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Dylan rompe gli indugi e scrive all'Accademia del Nobel                           clicca qui

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Dylan finalmente si fa vivo: messaggio all'Accademia di Svezia                clicca qui

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Bob Dylan ha inviato il discorso per il Nobel                                              clicca qui

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Il Nobel e il soffritto                                                                                     clicca qui

 

 
Lunedì 5 Dicembre 2016

Talkin' 9962 - Mike.Lenzi

Ciao a tutti..
ho appena letto l'articolo di Alessandro Carrera su La Lettura del corriere. L'argomento ovviamente è Bob Dylan. Carrera accenna all'introduzione che fa Bob Dylan stesso alla sua mostra di dipinti all' Halcyon Gallery di Londra e che questa introduzione è stata tradotta in italiano da "Il Giornale dell'arte". ho fatto un giro sul sito ma non riesco a trovarla. Vrrei sapere se su maggiesfarm è stata pubblicata. Grazie
Michele Lenzi

Ciao Michele, purtroppo non sono riuscito a trovare gli articoli da te citati e nemmeno è giunta notizia che Dylan abbia rilasciato un'introduzione alla mostra. Posso solo sperare che qualcuno degli amici che ci seguono ci mandi i links per poter leggere i due articoli e discuterli. Restiamo in attesa, Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 9961 - dinve56

Tutti i fan di Dylan giudicano le sue canzoni e non le sue affermazioni o interviste; il Nobel non è un premio che mummifica, anzi!!! Mi piacerebbe che Dylan non esagerasse con il silenzio e che ... tornasse in Italia! Carla d'Inverno.

Cara Carla, se tace avrà certamente i suoi buoni motivi, è inutile che tutti da Dylan pretendano un comportamento come quello di chiunque altro, Dylan non è come gli altri, Dylan è geniale, Dylan è diverso, Dylan è unico. Come disse una volta la Baez: "Lui non funziona come noi, Bob ha un suo mondo speciale nel quale vive lui solo". Sta tranquilla che l'anno prossimo verrà certamente ancora in Tour ne nostro Paese. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Quando Dylan chiese agli Stones un parere sul Nobel per la Letteratura   clicca qui

 

 
Venerdì 2 Dicembre 2016

Talkin' 9960 - daniella.bardelli

Ciao, oggi pomeriggio mi sono messa ad ascoltare la meravigliosa Not Dark yet, e spontaneamente mi è venuto da scrivere qualcosa; ero in uno stato d'animo che mi faceva sentire in sintonia con la voce e le parole di Bob, è stato bello:

https://poesiaprosaspontanea.wordpress.com/2016/12/01/ascoltando-not-dark-yet-di-bob-dylan/

ciao Dianella. ( scrivo poesie un po' come vengono, ma mi piace fare così...)

Prima un piccolo appunto, Maggie's Farm si scrive così......:o). Forse non vincerai il Nobel per la letteratura, ma che importanza ha, l'importante è che ciò che scrivi narri perfettamente una tua sensazione o una tua emozione, se poi quello che scrivi risulta gradito anche ad altri meglio ancora. Metti sempre per iscritto le tue emozioni, quando, fra 20/30/40 o 50 anni le rileggerai ricorderai quei momenti e rivivrai un pò del tuo passato. Live long and prosaper, Mr.Tambourine, :o)

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Talkin' 9959 - zoppasm

Dalla presentazione di "Ballando con Mr. D." presso la Libreria Canova di Treviso, Federica Roncalli voce e Stefano Anselmi alla chitarra:

https://www.youtube.com/watch?feature=youtu.be&v=EduFlLG6OT0&app=desktop

https://www.youtube.com/watch?v=zo8xixAcR68&feature=youtu.be&app=desktop

Grazie Marco, molto apprezzabili tutte e due! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)

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Bob Dylan snobba anche incontro Obama-premi Nobel Usa                     clicca qui

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Bob Dylan snobba anche Obama                                                                clicca qui

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Casale Monferrato: Dibattito su Bob Dylan con Paolo Bonfanti                clicca qui

 

 

Giovedì 1 Dicembre 2016

Nuova edizione di "Lyrics 1961-1968" a cura di Alessandro carrera          clicca qui

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Bob Dylan, il Nobel e le critiche di Asor Rosa                                            clicca qui

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La pittura di Bob Dylan                                                                                clicca qui

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"Il cittadino illustre”: e di colpo Bob Dylan non sembra così strano        clicca qui

 

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