Bob Dylan e
il suo nuovo ed emozionante album 'Fallen Angels'
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(Nota di
Mr.Tambourine: La Jack Frost citata nell'articolo come produttrice
dell'album è un macro errore, tutti sappiamo che Jack Frost è uno dei
diversi nikenames usati da Dylan, quindi probabilmente si tratterà di
una svista o di un errore di battitura, non voglio pensare che ci sia
qualcuno che davvero pensi che Jack Frost sia una donna e che faccia la
produttrice degli album di Dylan!!!!!)
Ciao Mr.Tambourine, ho fatto per caso una
scoperta interessante, la guardia del corpo che tu hai sempre indicato
come “Baron”, in realtà si chiama Barron Tabura ed è figlio di un
celebre campione di arti marziali.
Ti allego l’articolo che ho già tradotto che parla del padre.
Giorgio M.
Scomparso Ted Tabura
Shihan Ted Tabura
scomparso pacificamente a Gardena, California, il 12 agosto 2013. Nato a
Maui nelle Hawaii, era un professionista ben noto di molte arti
maeziali. Si era specializzato in Limalama, il Kenpo ibrido
polinesiano-americano fondato da GM Tino Tuiolosega nel 1960. Ted ha
studiato con il grande John Louis, uno delle cinque originali cinture
nere certificate da Tino, Ted Tabura ha ricevuto la cintura nera
Limalama nel 1968, e il suo 8° grado nero da Tuiolosega nel 2000.
Inoltre, Ted ha studiato Okinawa-te dal Sig. Louis, che a sua volta
aveva imparato da GM Gordon Doversola. Oltre a tutto questo, Shihan Ted
Tabura si è classificat 9° cintura nera con laurea in kajukenbo da
Adriano Emperado, ed era un professionista estremamente compiuto di armi
kobudo, aikido, e Escrima. Era stato onorato con il 10° grado di cintura
nera dalla Black Belt Society e ha ricevuto il Pioneer Award dalla Soke
Black Belt Hall of Fame.
Ted Tabura era leggendario per le sue numerose esibizioni in concorso e
dimostrazioni di armi antiche classiche. Soprannominato "L’uomo falce"
di Emperado per la sua abilità sorprendenti con la kama giapponese o
falce, era un esecutore elettrizzante con falci, spade katana, bastoni,
remi, canne o qualsiasi altra cosa che poteva prendere. Lui ed i suoi
numerosi studenti nel suo dojo in Gardena erano campioni dal 1970. Ted
ha dato dimostrazioni altamente professionali e divertenti in molti
locali che hanno lasciato il pubblico affascinato. Egli ha sponsorizzato
il Festival del torneo Re a Maui per molti anni, sempre seguito da un
luau incredibile con ottimo cibo!
Shihan Ted Tabura prodotto diversi DVD su Limalama così come con le
armi. Era un membro stimato della Whipping Willow Martial Arts
Association ed è stato citato in numerose riviste di arti marziali tra
cui Black Belt, , Inside Kung Fu, Karate Illustrated, and Combat
Magazine. Inoltre Tabura ha partecipato a diversi film di arti marziali
a tema, come Grosso guaio a Chinatown, Little Ninja, e Knight Rider.
Shihan Ted Tabura è stato assistito dalla sua amorevole moglie Lois, i
figli Barron e Casey, e molte generazioni di studenti a lui grati. Tutti
ricorderemo a lungo Ted per la sua gentilezza, la dedizione, lo spirito
marziale, la tenacia, la grazia e l'umorismo. Shihan Ted Tabura era
sempre vero, un vero guerriero per la vita.
Prof. Carl Totton
Caro Giorgio, ho
recuperato un paio di foto di Barron (d'ora in poi lo chiameremo col suo
giusto nome) ed è più che evidente che somiglia al padre come una goccia
d'acqua. E' proprio il caso di dire che dai Maggiesfarmers non si
finisce mai di imparare! Un sentitissimo grazie, live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
I 75 anni di Dylan festeggiati con una
cover di One More Cup Of Coffee
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Dylan, 75 anni e le frasi e le
citazioni più famose
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Venerdì 27
Maggio 2016
Talkin'
9845 - rollingstone
Oggetto: The Times They Are A-Changin’
Carissimi amici di maggiesfarm.eu,
innanzitutto vi ringrazio, anche a nome di Roberto Petruccio, per la
notizia che avete passato la settimana scorsa della nostra Maratona
Dylan Jam svolta sabato 21 al Caffè Letterario Mameli27 di Roma in
occasione del 75° compleanno di Bob.
In quell'occasione, prima della jam vera e propria dei musicisti, ho
letto un mio intervento dedicato a "The Times They Are A-Changin'".
Il pezzo è stato poi pubblicato sul mio blog personale di cultura e
critica letteraria. Avrei piacere che venisse postato anche sul vostro
sito, che raccoglie interventi molto specialistici.
Vi ringrazio e vi auguro buon lavoro.
Cinzia Baldazzi
Ciao Cinzia, è con vero piacere che
copio-incollo il tuo saggio su questa pagina, naturalmente verrà postato
anche negli archivi mdella Fattoria nella rubrica "COME WRITERS AND
CRITICS...". Ti ringrazio ancora per la stima, live long and prosper,
Mr.Tambourine
The Times They Are A-Changin’ mi
commuove ancora
Qui di seguito riporto l'intervento da me letto sabato 21 maggio al
Caffè Letterario Mameli27, a Roma, all'interno della Maratona Dylan Jam,
organizzata per festeggiare i 75 anni del cantautore statunitense.
Cinzia Baldazzi e Roberto Petruccio
The Times They Are A-Changin’ mi
commuove ancora
di Cinzia Baldazzi
Nella Filosofia dell’Arte dove è stata inserita questa parte di
presentazione alla vostra jam session su Dylan - sulla scia del pensiero
di Immanuel Kant e di Ludwig Wittgenstein - ogni legame di forzata
dipendenza dell’arte dal naturalismo, “dall’apparire sensibile
dell’idea”, di natura legata alla filosofia hegeliana, viene interrotta:
abbiamo accolto invece l’allargamento di ogni metafisica o poetica
all’esistenza, in modo da permettere alla nostra immaginazione, alle
nostre idee, di prodursi attraverso le canzoni di Dylan per mezzo di una
forza potente di per sé.
Il tutto è romanticamente inserito nel campo della vista e della
sensibilità nella misura più vasta del termine, che riguarda musica da
ascoltare e alla quale assistere nella sua performance, e quindi in
prima istanza come pura registrazione delle cose in chiave sensoriale,
fonte principale dei sentimenti, di adesione o rifiuto ad essa.
La filosofia dell’arte, grazie all’espressione che gli è propria di
“giudizio di gusto”, si mostra in grado di gestire una autonoma forma di
sintesi, di appello alle categorie logiche del pensiero, della storia,
idonee e ritenute universalmente valide. Tale determinazione di gusto è
forma particolare di giudizio sintetico a-priori, ma non è fonte di
conoscenza, perché si vuole occupare solo della bellezza del soggetto
esaminato. Noi qui, alla poetica musicale di Dylan, abbiamo voluto
dedicare uno sguardo più prettamente conoscitivo, quindi ci siamo
rivolti a un autentico giudizio sintetico a-priori, dove si uniscono la
universalità e la necessità finora attestata dalla precedente critica
dylaniana, con la fecondità e l’aggiunta di informazioni da parte di
un’indagine nell’hic et nunc dello spazio-tempo da ognuno di noi vissuto
ed elaborato.
Pertanto, gli oggetti artistici dell’indagine vengono pensati
liberamente e in modo contingente da noi: non sarà il nostro intelletto
e quello di Dylan a doversi adeguare alla storia, ai sentimenti elencati
per trarne concetti analitici universali del messaggio, ma viceversa
sarà la storia a regolarsi sui concetti suscitati dall’intelletto e ad
accordarsi con essi. Come dice Wittgenstein, “il mondo è tutto ciò che
accade”, “ciò che accade, il fatto, è il sussistere di stati di cose”,
“l'immagine logica dei fatti è il pensiero”, che noi stessi vi mettiamo.
Credo sia il modo migliore per iniziare a parlare di The Times They Are
A-Changin’, dove innanzitutto, da parte dell’autore, esiste il
dichiarare la verità incontestabile del proprio trovarsi nel mondo per
mezzo del semplice porsi del nostro pensiero. Per quanto precaria e
riformulabile, tale indicazione dovrebbe suggerire un forte senso di
sollievo: possiamo scrutare, attraverso il suo sviluppo, una prospettiva
di salvezza, in qualche modo raggiungibile, sia pure nell’annunciato e
irreversibile capovolgimento continuo dei tempi.
Ricordate l’incipit?
Venite intorno gente
dovunque voi vagate
ed ammettete che le acque
attorno a voi stanno crescendo
ed accettate che presto
sarete inzuppati fino all'osso.
E se il tempo per voi
rappresenta qualcosa
fareste meglio ad incominciare a nuotare
o affonderete come pietre
perché i tempi stanno cambiando.
The Times, ascoltandola mi ha sempre, profondamente, commossa e turbata.
Così io, magari, chissà, insieme a quanti altri, con The Times ricevo,
intercetto una commozione coinvolgente, emozionante, che mi cattura e
induce a riflettere, colpita, scossa, ma anche intenerita e
incoraggiata.
Era senz’altro la “commozione” “ingenua” e “sentita” di una dodicenne
della borghesia romana della fine degli anni Sessanta, quando la
ascoltai a casa di Dina, una mia amica, nel disco comprato dal fratello
Federico, di qualche anno maggiore di noi. Era il 1967. Oggi, il
professor Federico Tron è qui con noi.
Lui, a sua volta, quindicenne, era stato iniziato da un assiduo
partecipe, adulto, di un gruppo archeologico con cui effettuava
periodicamente delle gite in comitiva: a volte accadeva che, in qualche
pausa, cantassero e parlassero di musica. Questa persona raccontò di uno
strano personaggio, una specie di “folletto”, il quale anni prima, nel
’63, aveva seguito in una esibizione al Folkstudio.
Il giovane cantautore era giunto dagli Stati Uniti ancora senza
effettivi mezzi economici: Federico sentì raccontare che fu visto
dormire dentro il furgone posteggiato davanti al locale, a poca distanza
da qui. Incuriosito dal personaggio, poco dopo andò in un negozio di
dischi e acquistò il vinile a 45 giri di The Times (l’altro lato
conteneva Honey Just Allow Me One More Chance). Il singolo era
ovviamente stato tratto dall’omonimo LP uscito nel ’64. E lì, con Dina e
Federico, è cominciato il mio sogno dylaniano, e questa sera si
specchierà nei vostri occhi.
Non lo conoscevo. Tuttavia, della musica statunitense avevo già
apprezzato alcune canzoni dei Beach Boys, certamente di Aretha Franklin
(perché Federico amava la musica nera). Dunque, sono quarantanove anni
che mi commuovo, passando ovviamente dal vinile al cd, e ancora, sempre,
quasi mi si stringe il cuore se ascolto quell’album. Nonostante i toni
squillanti dell’iniziale title track, subito penetro nella sua dolorosa
e purtroppo non risolutiva depressione in una misura che nessuna altra
opera dell’autore, nello spazio delle mie sensazioni, è mai riuscita ad
evocare.
La commozione però non coincide, solamente, con una passione, con un
pathos generazionale: quale generazione, infatti, si commuoverebbe in
virtù di un medesimo messaggio, senza interruzione, per cinquant’anni?
Se non si trattasse, appunto, del frutto di un giudizio di gusto
sintetico a-priori, nello stesso tempo universale eppure aggiuntivo di
conoscenza attuale, ogni volta che si ripete.
Secondo Clinton Heylin, nel libro biografico Day by Day, Dylan ha
scritto e composto The Times They Are A-Changin’ alla fine di agosto del
1963, nell’appartamento sulla Quarta Strada di New York. La canzone vede
l’aria come demo suonata al pianoforte per la Witmark Music (a quanto
pare, un paio di settimane dopo essere stata scritta). Questa versione
di The Times They Are A-Changin’ viene pubblicata, nel 1991, sul
cofanetto The Bootleg Series (vols.1-3). Da allora, fino ad oggi, è
stata eseguita circa “soltanto” 633 volte nei concerti dal vivo: cifra
assai inferiore a quanto già citato, ad esempio, alle 1377 esecuzioni di
Blowin’ in the Wind, più del doppio.
Quando fu cantata la prima volta in pubblico a Filadelfia, il 25 ottobre
del ’63, in poche parole era semplicemente diversa da qualsiasi altra
“cosa” girasse a quei tempi, e con “lei”, la musica non sarebbe stata
più la stessa: e molti esperti fan di Dylan e del panorama culturale
complessivo del ‘900, aggiungono “se non addirittura il mondo”.
Cerchiamo di diradare, attraverso l’intuizione sintetica a-priori, il
mistero dello stato d’animo trascinante ed appassionato della canzone,
in parte causato da alcuni meccanismi di giudizio inerenti il testo.
Sarà utile, comunque, mirare ad elaborarne personalmente il simbolismo
poetico-musicale: vorrei cioè evitare di privilegiare una prospettiva a
carattere universale o categoriale, che comporterebbe il voler
raggiungere, come tappa finale, un giudizio analitico universale.
Ritengo sia proficuo, invece, percorrere un sentiero intimistico, solo
per un breve intervallo mimetizzato in una passione generale, tipica
della vita e della storia, come di qualsiasi autentico discorso poetico
in progress lungo le idee delle quali, di volta in volta, è veicolo. Ma
che sia il mio, il vostro, non quello predominante dei tempi in atto: in
quanto a loro, lo suggerisce Dylan, siamo i primi a non prestare fede.
Ecco la seconda strofa:
Venite scrittori e critici
che profetizzate con le vostre penne
e tenete gli occhi ben aperti
l'occasione non tornerà
e non parlate troppo presto
perché la ruota sta ancora girando
e non c'è nessuno che può dire
chi sarà scelto.
Quando venne pubblicato il terzo album di Bob Dylan, con il titolo
appunto The Times, nel gennaio del ‘64, il successivo assassinio di John
Kennedy del 22 novembre dello stesso anno diede risonanza maggiore al
brano. Dylan lo utilizzò per aprire la sua set list in un concerto la
sera dopo la morte del presidente. Dichiarò: “Ho dovuto suonare questa
canzone la stessa notte che il Presidente Kennedy è morto. In qualche
modo divenne una costante canzone di apertura e lo restò a lungo”. Al
biografo Anthony Scaduto raccontò: “Qualcosa era impazzito nel nostro
Paese e loro applaudivano a quella canzone”.
L’11 febbraio del 2010, alla Casa Bianca davanti a un altro presidente,
il nero Barack Obama, durante l’evento “A Celebration of Music From the
Civil Rights Movement”, Dylan ha riproposto dal vivo la canzone: solo al
centro della scena, a sinistra un pianoforte e a destra il fido Tony
Garnier al contrabbasso, presente solo in silohuette.
Era stato simbolicamente invitato - lui, ebreo praticante - a dimostrare
quanto, con l’elezione di un presidente di colore, qualcosa fosse
finalmente cambiato rispetto alle minoranze. Ma il menestrello lo sapeva
che la vittoria sul razzismo rappresentata da quel presidente di un
paese che aveva condotto in catene gli schiavi dall’Africa, fosse solo
parziale e momentanea: forse non con i neri, ma con altri. Chissà cosa
sarebbe successo dopo.
Racconto un episodio avvenuto un paio di anni fa, per testimoniare
quanto appena detto. La cantante Aretha Franklin si trovava a Buffalo,
nell’estremo nord dello stato di New York, per un concerto. Entrò in una
boutique e scelse una borsa costosa: la commessa si rifiutò di
dargliela: secondo lei, non sarebbe stata alla sua altezza, forse non se
la sarebbe potuta permettere. Chiaramente non l’aveva riconosciuta.
Aretha Franklin rispose che non solo quella borsa, ma l’intero negozio
avrebbe potuto acquistare. E se ne tornò, amareggiata, a dormire nel suo
lussuoso albergo.
Un’esecuzione tristissima, quella di Washington, dove lui non ha trovato
pace con la tracolla della chitarra, eliminando le pause tra le battute
quasi volesse far prima (come gli capitava da giovanissimo). Dopo la
solenne premiazione, dove si guarda bene dal togliersi gli occhiali
neri, se ne va, senza partecipare al “finalone” dove era presente, a
celebrare i diritti civili, in prima linea anche Joan Baez, che lui, a
testimonianza unanime, persino questa volta ha evoluto evitare di
incontrare.
Il critico Michael Gray, all’epoca descrisse The Times come l'"archetipo
della canzone di protesta". Così la commentò: “L'obiettivo di Dylan era
di cavalcare il sentimento inespresso del pubblico di massa per dare a
quell'incipiente sentimento un inno e al suo clamore uno sfogo. Ci
riuscì, ma il linguaggio della canzone, tuttavia, è impreciso e
generalmente poco diretto”.
Non voleva - né ovviamente poteva - parlare per ciascuno di noi. Sempre
Gray suggerisce, infatti, come la canzone fosse già allora vecchia
rispetto ai grandi cambiamenti che predicava, e politicamente fosse
antiquata dopo essere stata scritta. Andare avanti toccava a noi, per
l’appunto, con la nostra esperienza, con la nostra intuizione sintetica
a-priori. The Times non è una canzone del poter essere ma di quello che
invece sta avvenendo nel concreto. Ma quando? Sempre, ogni volta che
“scriveremo”, “profetizzeremo”, “parleremo troppo presto” cioè, prima di
aver ascoltato la nostra voce e quella degli altri, fuori.
Bob Dylan, come noi tutti, è certo che per decifrare pensieri e discorsi
altrui - in questo caso: lui i nostri per coinvolgere, noi i suoi per
accoglierne il messaggio - ciascuno crei una esclusiva gerarchia di
valori attendibili o anche vuoti di significato secondo una competenza
di natura storica, culturale, personale, analitico-universale. Nessun
episodio comunicativo quotidiano o complesso avrebbe esito se il polo
espressivo (qui poetico-musicale) della trasmissione non fosse implicato
nell’agire del mondo, utopico oppure operativo, ma còlto nel suo
svolgersi in corso, a smentirsi o ad auto-confermarsi.
Come nella edizione dal vivo del grande Eddie Vedder dei Pearl Jam. In
una versione degli anni ’90, alla conclusione canta in sequenza
consecutiva le penultime righe di ogni strofa: una smentisce, l’altra si
autoconferma. Il ritornello viene replicato per dimostrare quanto non
basti dichiarare una sola volta che i tempi siano cambiati: bisogna
dimostrarlo ribadendolo in più occasioni, sempre ovviamente in modo
spazio-tempo diverso, differenziandolo “a voce alta”, come lui stesso
conclude dopo l’esibizione: “I spoke loud”.
Come in ogni grande opera, non è opportuno separare il tessuto delle
parole dalla superlativa performance del disco. È come se la unicità
sbrigativa, risoluta, perfettamente conclusa, di “dizione”, ci
trascinasse, all’opposto (nonostante ciò volutamente) nell’enfasi di
immagini toccanti, autocritiche, con una intensità e fatica , ancora una
volta commoventi, avvincenti ma un po’ come si dice, accorate. Lungo il
solco musicale di gruppi di parole-suoni altamente esortativi ed
autoritari: di continuo essi spingono, inducono a impegnarsi, a dolersi
perché i cambiamenti continui delle cose non perdano il valore eversivo
nella drammaticità del complesso.
Se la canzone ruota in modo inesorabile con ogni segno-parola,
nota-accordo dylaniano, intorno ad affermazioni quali “riunire”,
“accettare” e “affondare”, ebbene, come si può, mi chiedo da sempre,
riuscire nell’intento di stare al suo passo? Perché “il perdente adesso
/sarà il vincente di domani?”. E la sua caratteristica antifonale
insuperabile, di continuo ritornello, come può essere in grado di
lasciare lo spazio anche a noi, al nostro canto d’intesa, continuamente
esortato? Il critico Andy Gill precisò che il testo della canzone
rimandava al Qoelet, un libro contenuto nella bibbia ebraica ( al quale
si ispirò anche Pete Seeger nel suo inno Turn! Turn! Turn!). Il verso di
Dylan sarebbe, quindi, un riferimento diretto al vangelo di Marco 10:31
«E molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi»
Tuttavia non accade come per l’altra grandissima, Blowin’ in the Wind:
lì, la voce per noi osserva, registra, con un tocco irripetibile di
armonica e chitarra riflette, e pone domande a cadenza inesorabile.
In The Times, invece, dobbiamo avere la forza di ascoltare agendo, per
non essere sopraffatti dalla battaglia in corso, anche se presto in
qualche altro modo si riproporrà:
Venite senatori, membri del congresso
per favore date importanza alla chiamata
e non rimanete sulla porta
non bloccate l'atrio
perché quello che si ferirà
sarà colui che ha cercato di impedire l'entrata
c'è una battaglia fuori
e sta infuriando.
Presto scuoterà le vostre finestre
e farà tremare i vostri muri
perché i tempi stanno cambiando
È come se alla luce di parametri di conoscenza collettiva, chissà come
rinnovati, immediatamente dopo questi precipitassero, e senza il tempo
di consumarne il lutto toccasse rinnegarli in quanto, ben presto, il
loro valore è tramutato. Ma chi, tra la gente, è capace di tale
stravolgimento? Noi stessi, sì proprio noi, in una zona intima che Dylan
non vuole oltrepassare: non perché si senta indifferente, ma in quanto
personale e privata da non potersi condividere. Come dice Wittgenstein,
“noi delle cose non conosciamo a-priori se non quello che noi stessi vi
mettiamo”.
Magari fosse possibile, nel mondo, condividere tutto ciò che accade, ma
non lo è, perché il sussistere degli avvenimenti coincide con la nostra
personale logica dei fatti, con il nostro irripetibile pensiero.
Venite madri e padri
da ogni parte del Paese
e non criticate
quello che non potete capire
i vostri figli e le vostre figlie
sono al dì la dei vostri comandi
la vostra vecchia strada
sta rapidamente invecchiando.
Per favore andate via dalla nuova
se non potete dare una mano
perché i tempi stanno cambiando.
Almeno, se così non fosse, la solidarietà evocata non sarebbe più una
solidarietà di apparenze, ora fantastiche ora premeditate: coltivate,
per conto proprio, contro una incombente unità mediata della coscienza
che, per essere tale tradisca, sempre se medesima, e soprattutto noi.
L’ultima strofa, infatti, canta:
La linea è tracciata
La maledizione è lanciata
Il più lento adesso
Sarà il più veloce poi
Ed il presente adesso
Sarà il passato poi
L'ordine sta rapidamente
scomparendo.
Mi commuovo ancora, ad ascoltare The Times They Are A-Changin’, a
pensare alla forza necessaria, da allora ad oggi a credere che le cose,
gli eventi, sparsi nello spazio-tempo a catena, in successione
ininterrotta, siano in procinto di mutare, senza poter sapere o
stabilire i perché, i come, i quando. Ma siamo noi stessi in prima linea
a combattere per mantenerne la indecifrabilità. È la nostra unica,
grande libertà, come insegna Dylan: intoccabile, assoluta, anch’essa
molto commovente.
Caro Adriano, forse
anche 4/5 libri, gli argomenti non mancano, ma gli articoli devono avere
una fine ed una lunghezza accettabile. Immagino che avresti potuto
scrivere il doppio, ma a volte le cose buone è meglio sorseggiarle, a
piccoli sorsi, si gustano di più. Grazie per l'articolo che hai scritto
e come finisci tu dico anch'io (rubandoti le parole) - La Sfinge
dylaniana non può essere compresa: possiamo solo contemplare il suo
sibillino splendore. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Ciao,
è da un pò che ti frequento. Sei davvero in gamba.
Complimenti per la cura, il dettaglio e le informazioni, da vero
Dylaniato.
Io Bob Dylan l'ho sempre amato. Ma è da poco che sto facendo un percorso
di crescita con le sue canzoni analizzando i testi, i versi, le sue
smorfie vocali.
Volevo solo dirti questo.
Grazie per il lavoro svolto.
N.b. Ma ci sono Band che fanno cover di dylan in Abruzzo? ( io vivo qui,
in provincia di Chieti)
N.b.b. come si può pubblicare sul blog?
Ciao Francesco, grazie
per le belle parole, è bello sapere che ogni tanto qualcuno apprezza il
tuo lavoro.
Se ci siano cover-band
o tribute-band di Dylan in Abruzzo non te lo saprei dire, oggi non è più
come alcuni anni fa quando non c'era Facebook, oggi c'è gente che vive
la meglio parte della sua vita sui social, ma questo è un altro
discorso, magari chissà quanti diranno: "Ma guarda questi invasati di
Dylan le cazzate che si dicono fra di loro". Volevo dire che una volta,
quandi non c'erano i social, le tribute band o i folksinger che
eseguivano i brani di Dylan si appoggiavano spesso a Maggie's Farm per
farsi conoscere, ma oggi usano Facebook che bisogna riconoscere è molto
efficace. Comunque l'appello è lanciato, se qualche band vuole farsi
conoscere un pochino di più ci mandi notizie e materiali.
Per quanto riguarda lo
scrivere sul blog (che non è un blog e che noi abbiamo sempre chiamato
Talkin') Basta che scrivi una mail con scritto o allegato uno scritto o
un saggio che abbia a che fare con Dytlan e sta certo che verrà
pubblicato. Grazie ancora, Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan, una leggenda difficile da
spiegare
clicca qui
Mercoledì
25
Maggio 2016
Talkin'
9842 - naxela56
Ciao Mr. Tambourine,
ho raccolto queste immagini in rete; se ce n'è qualcuna che ritieni
adatta, usala pure per martedì.
Fallen Angels mi piace tantissimo, senz' altro più di Shadows In The
Night. Mi piacerebbe scriverne qualcosa, ma il periodo è sfavorevole,
magari a luglio.
Nel frattempo sempre grazie per tenere in vita il sito.
Alexan wolf
Grazie per le foto
Alexan, come hai potuto vedere ho preferito usare una foto diversa dalle
solite, magari anche brutta, ma ho preferito lavorare un pò di fantasia
e fare qualcosa di diverso dallo scontato. Quando ti senti mandami la
tua rece di Fallen Angels. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Caro Michele Murino,
volevo segnalarti il mio nuovo romanzo “Amore Meno Zero” che ruota
intorno alla canzone di BD ed è ambientato all’inizio degli anni ‘70 a
New York.
Grazie, Stefano Rizzo
Grazie a
te Stefano, non solo per questo libro che leggerò di sicuro, ma anche
per le prime traduzioni in italiano delle canzoni di Bob sul libro "Bob
Dylan - Blues, Ballate e canzoni" del 1972 con l'introduzione
dell'indimenticata Fernanda Pivano che come te e certamente molto più e
molto prima di Michele e del sottoscritto avete cominciato a far capire
a noi cosa voleva dire Bob con i suoi testi. Io ho cominciato a leggere
e capire qualcosa di Bob proprio da quel libro, quello con questa
copertina:
Credo che tu sappia che Michele Murino ha lasciato la conduzione di
Maggie's Farm nel febbraio del 2008 e che da allora ho continuato io a
gestire, riconosco, pur facendo del mio meglio e mettendoci tanta buona
volontà, non alla sua altezza, la Fattoria. Mi piacerebbe molto e sarei
veramente felice se Michele mi contattasse dopo tanto tempo di silenzio,
ma probabilmente la vita l'ha portato su strade diverse, comunque io
sono sempre qui ad aspettare con pazienza di risentirlo. Sotto riporto
le notizie concernenti il tuo nuovo scritto:
New
York 1972 , Richard Nixon ha vinto le elezioni, ma lo scandalo Watergate
sta per scoppiare e alcuni suoi collaboratori sono già in carcere. Un
professore di Logica, protagonista senza nome, risponde ad un’ offerta
di lavoro della “ Fondazione” che si rivelerà terreno di ricatti per
estorcere informazioni sul mondo universitario, artistico e ed
intellettuale. Anche Candice, ex compagna nera che insegna in una scuola
di Harlem, di cui è ancora innamorato, è in pericolo.. L’incontro con
Esteban Sandoval, soldato reduce dal Vietnam , metterà in luce i giochi
atroci della guerra attraverso i diari che il giovane è intenzionato a
pubblicare. Non rimane che fuggire in Messico..mentre però arriva la
notizia di un colpo di stato in Cile ad opera di “un certo colonnello
Pinochet”.
Stefano Rizzo ha vissuto a lungo a New York dove si è laureato in
filosofia. Studioso di relazioni internazionali, tra le pubblicazioni in
merito ricordiamo Teoria e pratica delle relazioni internazionali. Da
Machiavelli a Barack Obama (Nuova Cultura, 2009); La svolta americana.
Cronache dalla fine del bushismo 2006-2008 (Ediesse, 2009); Le
rivoluzioni della dignità. 18 mesi che hanno cambiato il mondo arabo
(Ediesse, 2012) e The Changing Faces of Populism. Systemic Challengers
in Europe and the U.S. (Feps, Bruxelles, 2013). Per la narrativa
Variazioni (Rubettino 1998) , Mohammed (Mesogea, 2003). Ha curato
numerose traduzioni dall’inglese; sua è la prima trascrizione e
traduzione in italiano delle canzoni di Bob Dylan per la Newton Compton.
Invece cliccando sul link sotto si può leggere
un interessantissimo saggio che hai scritto molti anni fa per Maggie's
Farm. Consiglio a tutti gli amici della Fattoria di leggerlo, certamente
troveranno un sacco di cose su Bob che di sicuro accenderanno la loro
curiosità ancora oggi:
Baa
hózhǫ́ǫgo niʼdizhchį́ Bob! Felice compleanno Bob (in lingua Navajo)!
Sono 75 e sei sempre “on the road”, come fai? Lo so che non me lo dirai
mai, ma non importa, che conta è che tu abbia sempre davanti un altro
viaggio e una città per cantare.
Il mondo è la tua casa, i popoli sono i tuoi amici, tutti siamo stati
tuoi alunni, a tutti hai insegnato e detto qualcosa, hai toccato le
corde più nascoste del cuore, hai messo a nudo sentimenti, i nostri ed i
tuoi, a volte ci hai detto cosa fare, cosa dire, cosa pensare. Noi ti
abbiamo seguito come cagnolini affezionati, anche quando seccato ci davi
magari una pedata per la nostra insistenza, perchè volevamo sempre di
più di quello che ci davi. Eh......non deve essere facile avere sulle
spalle milioni di fans come noi, gente che vuole sempre qualcosa di
diverso da te, un miracolo tutti i giorni! Però lasciami dire una cosa
con tutto il cuore: "Live long and prosper Maestro!!!".
Lunedì 23
Maggio 2016
Bob Dylan,
nei suoi angeli caduti cʼè il meglio del canzoniere americano
clicca qui
Carissimo Tambourine, ti invio questo
link, non so se sia mai stato pubblicato in passato, anche nella
precedente gestione.
Si tratta di un'intervista concessa da Bob a Paul Zollo, la persona che
ha cantato a fianco a me "Changing Of The Guards" al Dylan Fest di
Torrance (California); credo che sia una delle interviste più lunghe mai
concesse dal Maestro.
Inutile dire che, il sapere che Paul ha intervistato Bob nel 1991
aggiunge ancora più emozione a questa personale conoscenza fatta negli
USA ed al fatto che abbiamo condiviso il palco del Dylan Fest, anche se
solo per pochi minuti !!!
Ecco il link:
http://www.interferenza.com/bcs/interw/1991zollo.htm
Mick Jagger scherza sul Desert Trip:
"Sarà un Coachella per anziani"
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Venerdì 20
Maggio 2016
Talkin'
9838 - gerardomorarchi
Cari magfarmiani. Non sono certo io l'esegeta principale di Bob Dylan.
Mastico l'inglese poco e male, purtroppo non come vorrei. Di Bob Dylan
mi piacciono nell'ordine, la musica, la voce e anche il modo di
concepire il rock , secondo me del tutto nuovo, con il crescendo e le
progressioni di accordi, oltre al modo di concepire il rock che si
esprime al meglio nel biennio d'oro 1965-66. La sensazione che ho
ascoltando più volte i dischi è come qualcosa sempre al limite che sta
per esplodere. In letteratura lo definirei un climax. Ho scoperto che
proprio in questi giorni, ricorrono cinquant'anni da Blonde on Blonde.
So che su questo disco è già stato detto do tutto, ma vorrei che
qualcuno. più "erudito" di me in materia, ne parlasse approfonditamente.
Magari condendo il tutto con retroscena e curiosità. Grazie.
(ps: Io non ci credo che Bob Dylan abbia riscosto con un tweet a
Raffaella Carrà dopo la clamorosa gaffe. Primo perchè, a quel che ne so,
Bob Dylan non possiede un profilo twitter personale a parte quello del
sito ufficiale, sempre piuttosto asettico e formale e poi perchè Bob
Dylan non sa nemmeno chi è la Carrà. Con tutto il rispetto per
Raffaella. Non penso che, durante la pause della Rolling Thunder Revue
si sintonizzasse su Canzonissima.
Blonde on Blonde è
senz'altro il top album di Bob. Su questo capolavoro è stato scritto
tutto, ti elenco sotto un pò di link così ti puoi rinfrescare la memoria
e magari trovare qualcosa che non sapevi. Buon Divertimento, Live long
and prosper, Mr.Tambourine, :o)
La scena è tratta dal film “Any day now”, del 2012, basato su una storia
realmente accaduta.
Rimango ogni volta sorpreso di come la musica di Dylan abbia tutta
questa forza, questa magia, di come riesca ad essere vissuta in modo
magari differente ma sempre significativo da chi si fermi ad ascoltarla.
Il titolo del film, "Any day now", è chiarmente preso da “I shall be
released” di Dylan, e il momento più toccante del film è proprio quando,
nel finale, il protagonista interpreta la canzone in modo molto
personale e commovente.
Quel che trovo significativo della grandezza artistica di Dylan è quanto
le sue canzoni possano arrivare lontano, nello spazio, nel tempo, nelle
generazioni, nelle tematiche, toccando argomenti e ispirando persone in
modo ogni volta differente. “Any day now” affronta un argomento che non
mi risulta essere mai stato affrontato da Dylan, ovvero i diritti negati
ad una coppia omosessuale, eppure la canzone, così come viene vissuta
dal protagonista del film, sembra scritta proprio per parlare di
quello(nel film la canzone fa riferimento anche ad un bambino, anche lui
protagonista della storia, affetto da sindrome di down).
Il senso di questo mio intervento vorrebbe essere che, per quanto
talvolta Dylan possa deludere qualche suo fan, per quanto io possa
capire chi storce il naso davanti a Dylan che fa le cover delle canzoni
cantate da Sinatra, Dylan per me rimane sempre e comunque il più grande
Artista di sempre, e parlo non solo del Dylan di ieri ma anche del Dylan
di oggi. Anzi, per una volta, toglierei persino quel “per me”. La
musica, le canzoni, le parole, la voce di Dylan hanno reso migliore la
mia vita, e ovviamente questo è un fatto puramente personale. Ma se così
tanti cantanti e così tanti artisti, in ambiti diversi, ancora oggi a
lui si ispirano, forse anziché “preoccuparci” di Dylan che si esibisce
nel deserto o di Dylan che canta Sinatra o del senso del Never Ending
Tour, potremmo semplicemente goderci (e ringraziare) Dylan per tutto
quello che ci ha dato e ci continua a dare ogni giorno.
Godiamoci ogni singolo respiro di Dylan, godiamoci persino Dylan che
omaggia Sinatra, godetevi tutto questo perché niente dura per sempre,
neppure Bob Dylan e il suo N.E.T…
Il Dylan di oggi non può essere lo stesso di quello di cinquanta anni
fa, è semplicemente pura follia pretenderlo. Ma il Dylan di oggi è
ancora in grado di far emozionare e di ispirare migliaia di persone. Sta
a noi cogliere tutto quello che Dylan ha ancora da dare, non a lui dover
ogni volta dimostrare di essere in grado di farlo.
Lo scorso Natale ho ascoltato insieme a mio figlio alcune canzoni
dell’album “Christmas in the Heart” di Dylan. Lo so anch’io che “Blonde
on blonde”, “Highway 61 Revisited” e "Time out of mind" sono album di
ben altro spessore ma, a chi crede “Christmas in the Heart” sia un album
osceno o patetico o per niente emozionante rispondo che, mentre lo
ascoltavo, ho sentito Dylan abbracciare me e mio figlio, ho sentito il
calore di quell’abbraccio, e in quel momento ho capito che Bob Dylan è
rivoluzionario ancora oggi, più di quanto possiamo immaginare, e lo è
paradossalmente di più cantando “Do you hear what I hear” piuttosto che
“Blowin’ in the wind” .
Marco on the Tracks
Cazpita, bravo Marco,
analisi lucida e condivisibile che non fa una grinza, complimenti, live
long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
È morto Guy Clark, leggenda texana del
folk
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Giovedi 19
Maggio 2016
Talkin'
9834 - al-diesan
DYLAN FEST 2016 A TORRANCE
(CALIFORNIA)
Giusto il tempo di posare chitarra e valigia
e recuperare il jet-leg delle 9 ore di fuso orario, eccomi qui a
raccontarvi le emozioni di uno degli eventi/celebrazione più importanti
che si svolgono in questo periodo per festeggiare il 75° compleanno di
Bob Dylan.
L'evento di cui parlo è la Dylan Fest che si svolge ogni anno a Torrance
(California), a sud di Los Angeles e che è arrivato alla sua 26°
edizione.
Iniziato in un piccolo locale nel lontano 1991, per celebrare il 50°
compleanno del Maestro, si è arrivati oggi ad un concerto fiume di 8 ore
consecutive, senza pause, 62 canzoni eseguite da una moltitudine di
artisti alternatisi sul palco all'aperto del Cultural Art Center,
performances di altissimo livello supportate da una strumentazione
tecnica ed uno staff dedicato che non ha niente da invidiare a concerti
ben più famosi.
Era già qualche anno che ci facevo un pensierino, ma sia i costi che gli
orari dei voli mi avevano fatto desistere; non quest'anno, la decisione
è stata presa anche in virtù della volontà assoluta di festeggiare al
meglio i miei primi 40 anni di ascolto e di amore incondizionato per
colui che ha scritto, e continua a scrivere, pagine importanti,
fondamentali nella storia della musica.
Dopo 2 giorni di prove con Andy Hill, il principale organizzatore del
Festival, e gli altri musicisti, arriva il 1° maggio, giorno del
concerto, c'è un bel sole e l'accoglienza ai cancelli d'ingresso è
subito calorosa, la sensazione è quella di sentirsi “a casa”, tra amici
che, benché incontrati materialmente da pochi giorni, mi sembra di
conoscere da sempre.
L'organizzazione è perfetta ed Andy mi accorda anche un piccolo
trattamento di favore, consentendomi il cambio d'abito nel suo van,
anche se questo preferisco farlo non molto tempo prima di salire sul
palco; fa caldo e mi voglio godere il concerto fin dall'inizio.
Si parte come da programma alle 12,30 con
Andy Hill, Renee Safier (la co-organizzatrice e partner musicale di
Andy) e gli Hard Rain, la band che di solito li accompagna, con una
versione coinvolgente di “Love Minus Zero”, seguita da altre 5 canzoni.
Quindi inizia l'avvicendarsi degli artisti sul palco, Uncle John
Rosenberg, la Batti Family, Daniel Leanse, Brax Cutchin, i Catalina
Kings per poi vedere il ritorno degli Hard Rain per un set di 7 canzoni,
di cui alcune interpretate da Fuzzy Thurston, Terry Buck ed il
grandissimo Paul Zollo in una versione davvero mistica di “Slow Train”.
Paul merita una menzione particolare: musicista, giornalista, fotografo,
critico musicale e cinematografico, spesso a contatto diretto con stars
di Hollywood del calibro di Scarlett Johansson, Michelle Williams e Al
Pacino, oltre ad aver fotografato professionalmente gente come Jon Bon
Jovi, David Crosby, Alice Cooper e James Taylor (giusto per citarne
alcuni); una strana storia ci ha legato ancora prima del mio arrivo a
Los Angeles: gli ho richiesto l'amicizia su Facebook e lui me l'ha
concessa nonostante ne avesse diverse decine in sospeso, ma la mia
sarebbe stata la sua 4444° amicizia e qualcosa di mistico lo ha spinto
ad accogliermi tra i suoi contatti.
Conosciuto di persona poi, devo dire che
l'ho trovata una persona assolutamente umile e disponibile, molto
gentile e, ovviamente, molto preparato musicalmente.
Altro set di 2 canzoni per i John Brown, seguiti da James Lee Stanley e
John Hoke.
Proprio sulla sua interpretazione di “Make You Feel My Love” vado a
prepararmi; cambio d'abito nel van di Andy, accordatura di precisione
per la mia Gibson J45 e soprattutto il tempo giusto per entrare nel più
profondo spirito Dylaniano, ricordandomi di quello che disse Viviana
Grell introducendo l'Open Mic al Nola Studios di New York nel 2009,
ovvero … “When you are on stage... be God and nothing less”, il che
significa che quando sei sul palco devi dare il meglio di te nella
consapevolezza di essere il migliore, quasi un Dio.
E poi c'è un altra citazione che calza a pennello quando la tua
performance è di solo una canzone o due, come nel mio caso: “One shot,
one kill”, ovvero bisogna andare a segno con l'unico colpo che hai in
canna.
Sono le 3 e mezzo del pomeriggio quando Andy, Renee e gli Hard Rain
hanno appena terminato di cantare “Is Your Love Invane” ed è il mio
turno, l'emozione nel frattempo è cresciuta alle stelle, ma quando mi
affaccio di fronte alle circa 200 persone che assistono al concerto,
riesco ad entrare perfettamente nella parte, la chitarra viene attaccata
anche se, piccolo inconveniente tecnico, la DA non è collegata; i
tecnici la ripristinano immediatamente, pochi secondi per controllare
livello e qualità del suono e via, si parte.
Per scaldare le dita e le corde attacco con
un intro acustico sullo stile di Stu Kimball, quello che usa suonare
prima di “Things Have Changed” ad inizio concerto, la mia chitarra in
quel momento è l'unico strumento che produce melodia, religioso silenzio
da parte degli altri musicisti, pronti a partire al mio segnale.
La canzone è stata perfettamente provata, tutto funziona a meraviglia,
una piccola aggiustatina alla posizione del microfono e la canzone,
“Senor”, scorre dolcemente dopo la prima strofa musicale accompagnata
con l'armonica, come nella versione live del 1995 alla Brixton Academy;
consistente il primo bridge supportato alla perfezione da batteria e
basso.
Terza strofa, delicata con uno struggente suono della pedal steel in
evidenza, suonata da 'nientepopodimenoche' Marty Rifkin, di cui parlerò
più avanti.
Seconda parte musicale, questa volta c'è spazio per il sax solista, il
suono è caldo e avvolgente, perfettamente eseguito con un magistrale
invito per il secondo bridge, quindi l'ultima strofa; le dinamiche si
fanno sentire, la voce spicca tra gli strumenti e, nonostante tutto, è
calda abbastanza per rendere al meglio.
La conclusione è composta da due strofe musicali accompagnate
dall'armonica, sulla seconda lascio la chitarra per giungere le mani sul
microfono al fine di esaltare il suono del mio piccolo strumento a
fiato, a metà strofa uno stacco di batteria ed il ritmo rallenta, ben
cadenzato, l'armonica è ancora più incisiva e il pubblico gradisce
moltissimo, credo che in molti abbiano riconosciuto la versione live del
1995, roba da brividi.
Conclusione con applausi scroscianti a cui sinceramente non sono molto
abituato, se non quando suono in Irlanda, altro posto di grandissimi
appassionati Dylaniani.
Andy prende la parola per chiedere, eufemisticamente, al pubblico se
tenermi sul palco per la prossima canzone: altra ovazione al termine
della quale attacchiamo “Changing Of The Guards”.
Rispetto alla versione originale, registrata su “Street Legal” in Ab, si
era deciso, in sede di prove, di abbassarla di mezzo tono, così come Bob
stesso fece nelle sue versioni live del 1978.
E' comunque alta, ma non impossibile.
La canzone è composta di 9 strofe e siamo in tre a cantarla, quindi 3
strofe a testa, alternate: parte Andy, seguo io con la seconda, quindi
Paul Zollo, tornato sul palco per l'occasione; tre voci completamente
diverse tra loro, ma che rendono particolare questa esecuzione, molto
personale, unico neo il mio microfono è un po' basso e la voce non
brilla sopra gli strumenti che coprono un po' la performance... peccato,
ma tutto sommato va bene così, dividere il palco con loro è stato un
piacere immenso.
Sul finale, tutto musicale, c'è uno scambio di sguardi e di
atteggiamenti tipico da musicisti con Marty Rifkin, che è al mio fianco.
Chi è Marty Rifkin ?
Semplicemente ed assolutamente un musicista di altissimo livello, grande
chitarrista, suonatore di pedal steel come pochi, il quale non più di 10
anni fa suonava, incideva dischi ed andava in tour con … Bruce
Springsteen (chi vuole può andare a verificare), oltre ad aver inciso
album con gente tipo Tom Petty ed Elton John (tanto per citarne alcuni).
Che dire … una persona straordinaria sia a livello musicale che a
livello umano, di una disponibilità e gentilezza fuori dal comune, e lui
era lì a suonare con noi, canzone dopo canzone; credo che abbia lasciato
lo strumento solo per poche canzoni, giusto il tempo per riposare un po'
le dita.
La sua presenza ha veramente dato lustro a questa edizione del festival
e speriamo possa esserci anche in futuro.
In scaletta seguono Kelly Fitzgerald, di nuovo gli Hard Rain, le Belly
Love, Dave Leahy, Patty Orbeck, i Jack of Hearts (Bob Dylan tribute band
locale), una magica interpretazione di Renee Safier su “With God On Our
Side”, una voce unica, quindi una rappresentazione molto scenica di
“Subterranean Homesick Blues” con Trish Gomez che, in piedi su una
poltrona simil-antica, faceva cadere i cartelli con il testo della
canzone, al pari del famosissimo video del 1965.
Ai Pillow of Wrongness è affidato un miniset
di 3 canzoni prima di arrivare a quella che forse è stata l'esibizione
più divertente su “Rainy Day Women #12,&35” eseguita da Andy Hill; 3
enormi sacchi di plastica sono stati portati sotto il palco e
contenevano pezzi di gommapiuma simboleggianti le famose 'pietre' sotto
le quali 'ognuno deve essere lapidato'.
E' cominciato così un lancio di queste simil-pietre da e verso il palco,
una coreografia decisamente 'funny' nella quale si è inserita una cosa
mai vista: Andy posa il microfono per terra e si mette a fare la
verticale, a testa in giù, per cantare una intera strofa questo
equilibrio precario, agitando anche le gambe su alcuni versi, il tutto
mentre si continuavano a lanciare le 'pietre'.
Credo che solo Andy possa fare una cosa del genere, simpaticamente fuori
di testa !!!
Dave Crossland, Karen Nash, i Barley, Scott Gerber, di nuovo Fuzzy
Thurston proseguono lo show, alternati sempre con Andy, Renee e gli Hard
Rain; a Louis Oliart è affidato il set finale con “All Along The
Watchtower”, “Serve Somebody” e “Like A Rolling Stone”.
Poi gran finale.
Tutti i musicisti rimasti salgono sul palco, me compreso, per la dedica
finale al pubblico che stoicamente è rimasto fino alla fine e che si è
divertito alla grande, con partecipazione ed entusiasmo; la canzone è
“End Of The Line” (Traveling Wilburys) e forse non poteva essere
diversamente.
Stanchi ma davvero soddisfatti per l'esperienza fatta, nel mio caso
anche per tutte le nuove persone conosciute, le quali già mi aspettano
per il prossimo anno, ci si avvia a conservare tutto, strumenti,
vestiti, gadgets dell'evento per poi trasferirci a casa di Don e Donna
Butts per un After Party in tipico stile americano.
Tante le foto scattate, anche da fotografi professionisti, una tra tutti
Jacky Sackheim, di cui ne invio alcune; personalmente ho fatto
registrare anche i video delle due canzoni da me eseguite, video che
prossimamente andranno in rete, in particolare sulla mia pagina
Facebook.
Sulla medesima pagina troverete anche altre performances, in video e
foto, avendo partecipato anche diversi 'Open-Mic' nell'area che va da
Los Angeles a Long Beach nei miei 12 giorni di permanenza nella mitica
California.
Al Diesan
... ho dimenticato di aggiungere un piccolo particolare: il sottoscritto
è stato il primo ospite internazionale in tutte e 26 le edizioni del
Festival .... una altra bella soddisfazione da aggiungere !!!!
Grazie Al
per la recensione, tieni sempore alta la bandiera del nostro paese
all'estero, tanti auguri per la prossima traversata oceanica negli
States dove ti apprezzano e tanti ti invidiano....:o) Live long anmd
prosper, Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan / Fallen Angeles : da Woody
Guthrie a Frank Sinatra, l'unico vero cantante popolare -
di Fausto leali
clicca qui
Mercoledi
18
Maggio 2016
Talkin'
9833 - ziobob41
UNA SERATA CON I BLACKSTONES
Generosa, genuina, elettrizzante.
La migliore Dylan’s tribute band al mondo che a sorpresa regala perle
degli anni ’60.
Purtroppo nessun brano tipo I’m a fool to want you, Autumn leaves,
What’ll I do…ma pur sempre di cover si è trattato.
Una energia e una limpidezza da far invidia a tanti giovani.
Sono bastati una batteria, un basso, due chitarre e due voci - più il
coro del pubblico ad accompagnare ogni brano - per riconciliati con la
musica, l’amicizia, il buon umore e il ben essere...senza dover pagare
6/7 euro a brano procapite.
Un grazie sincero a Mick, Frank e agli amici rincontrati dopo lungo
tempo.
La valutazione… Coachella si Coachella
no, riguarda a mio modestissimo parere due questioni differenti, sia pur
collegate fra loro. Che la legge della domanda e dell’offerta sia alla
base del mercato è un dato inoppugnabile, come altrettanto evidente è il
fatto che una buona parte della domanda scaturisce da bisogni indotti e
spesso veicolati dal marketing e da tutte le sue infinite declinazioni.
Non ci vuole un genio per capire come questo meccanismo condizioni
quotidianamente ogni nostra scelta, da quella che ci porta a comprare un
paio di mutande firmate a quella che ci spinge ad acquistare gadgets
sempre più inutili e sempre più costosi. Ma questo è un discorso
complesso, comporta l’analisi dei bisogni primari, secondari e tutta una
serie di considerazioni di pertinenza sociologica e non musicale, e non
credo sia questa la sede per simili disquisizioni. Nessuno qui vuole
impedire a qualcun la fruizione di uno spettacolo da 200 o 2000 euro,
sono fatti o problemi di chi li spende, ma mi si consenta personalmente
di ritenere eticamente disdicevole la cosa in se. Il mercato, dopotutto,
è anche influenzato dalle nostre scelte personali, dalle nostre
decisioni individuali o collettive che siano. Faccio un esempio; se oggi
non si vendono più pellicce di visone è perché col tempo si è cominciata
a formare una coscienza animalista del tutto disinteressata, non certo
veicolata dal mercato; poi è vero che la stessa tendenza è stata
fagocitata dal mercato, per cui oggi la signora trendy è vegana e
animalista solo per moda, ma intanto…..i visoni ringraziano e i
produttori di OGM si pongono qualche problema e scrupolo in più. Nel
nostro settore io penso che fino a che ci sarà gente disposta a spendere
cifre del genere per due ore di concerto, ci saranno sempre
organizzatori disposti ad allestire simili super-mega-spettacoloni a cui
ognuno ha diritto di assistere, ma quanto meno non si consideri la cosa
acriticamente con la sola giustificazione della legge del Mercato,
altrimenti cominceremmo a considerare accettabili anche gli spettacoli
dei Gladiatori qualora li richiedesse il mercato. La seconda questione
riguarda i protagonisti del grande evento in oggetto. Non in senso di
valore artistico-estetico; se a tutta questa gente, gli Stones o gli Who
hanno hanno ancora qualcosa o molto da dire….buon per loro, non voglio
inerpicarmi in una critica tecnico-musicale che è poi connessa a gusti
personali rispettabilissimi. Dico solo che tutti questi signori hanno
largamente beneficiato e soprattutto cavalcato, un “mood” e una moda
culturale anni 60-70, per la quale volenti o nolenti sono diventati
paladini e simbolo di una generazione che combatteva contro le ipocrisie
della società capitalistica dell’epoca (ci si legga il testo di
Satisfaction). Il mio non è un discorso politico, non me ne frega nulla
di politica o di chi ancora oggi nostalgicamente alza il pugno chiuso,
però mi si consenta di considerare questi personaggi come figli ed
emanazione di una cultura volutamente antiborghese, antirepressiva,
antisessuofoba etc etc. e che all’epoca combatteva contro quei valori,
il denaro,l’arricchimemento fine a se stesso , che oggi mi sembra essere
invece la sola cifra della loro presenza su un palco. (forse hanno
troppe mogli, figli e case da mantenere per poter evitare di andare in
pensione). Escluderei il solo Dylan, per ragioni che….i dylanologi
conoscono tutti, ma anche lui, persino lui….beh non è che sia il Padre
Eterno, quindi anche nel suo caso io ritengo pleonastica e inutile l sua
presenza. (A Woodstock del resto aveva ampiamente mostrato come ci si
faccia notare di più attraverso l’assenza) Non che poi nel corso degli
anni questi grandi del rock siano stati sempre coerenti con questi
messaggi, ma senza comprendere simili aspetti…..anche un pezzo come
Satisfaction sarebbe un banalissimo rock’n roll, non molto dissimile a
quelli sfornati a ripetizione negli anni 60. Ebbene, io credo che tutto
questo dovrebbe comportare un’assunzione di responsabilità da parte di
Jagger e compagni, perché un conto è fare il poeta che vende i propri
libri ad amici e parenti ,un conto è contribuire a plasmare e
strutturare le menti di intere generazioni, indirizzandone le scelte,
per poi fregarsene bellamente pur di sistemarsi il conto in banca per i
prossimi anni, alla faccia della coerenza; quando si è personaggi
pubblici e ad un pubblico pagante si decide di darsi, si hanno anche
degli obblighi, anche in questo caso etici, morali,ma pur sempre
obblighi da rispettare. Ad esempio, un signore un po’ stempiato e coi
baffi da tricheco, che celebrava la sua “mauvaise reputation”, tal
Georges Brassens, lo ha dimostrato egregiamente, mantenendo una coerenza
lineare ed assoluta per tutta la sua vita. Per il resto….buon Coachella
a tutti…..
Enrico
Grazie Enrico per aver
espresso la tua opinione su questo non facile argomento. Le tue parole
possono essere largamente condivisibili e, nel bene o nel male, di Dylan
sappiamo praticamente quasi tutto, quindi se approvare operazioni di
questo tipo o no è una nostra scelta libera, ma questo naturalmente non
ci impedisce di esprimere il nostro accordo o il nostro disappunto. C'è
molta verità in ciò che esprimi, ma non dimentichiamoci che sono passati
50 anni dai tempi migliori di questi artisti che per forza di cose hanno
avuto una evoluzione personale ed artistica che li ha completamente
cambiati. Questo vale anche per noi fans-anziani, non assomigliamo
neanche da lontano a quello che eravamo 50 anni fa, e lo stesso per il
nostro modo di pensare, gli anni smussano e ci conciliano con molte
cose, legge di natura! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
BIRRERIA MAJNONI - 22036 Erba (Co) - left to right: Frank Night, Biagio
Gagliano, Dean Spencer, Mick Dylan
Era da molto che non vedevo gli amici Blackstones, pur stando sempre in
contatto con loro. Dopo la scomparsa di Lanny Brush, rest in peace
forever, non avevo avuto più occasione di sentirli, forse perchè anche
loro hanno avuto dei momenti di incertezza prima di rimettersi a suonare
in serate ufficiali.
Lanfranco è scomparso nell’agosto del 2009 ma la mancanza della sua
presenza e della semplicità del suo animo si sente ancora oggi, almeno
così mi hanno detto Mick e Frank in questi ultimi anni nei quali hanno
cercato in molti modi di ristabilire quell’equilibrio e quella serenità
che Lanfranco sapere donare a tutti.
A sorpresa, la “tribute band di Bob Dylan” ha proposto ai numerosissimi
amici presenti nella birreria, (tanti musicisti, praticamente tutti
coloro che negli anni passati hanno suonato con Mick e Frank erano lì
per significare la loro stima), un menù a base di “greatest hits” che il
pubblico ha particolarmente gradito. Quando ho chiesto a Mick e Frank il
perchè di questa scelta mi hanno risposto che in tanti anni di prove
dylaniane, per variare ogni tanto la routine, si divertivano a suonare
pezzi di altri autori, così hanno pensato di fare alcune serate con
queste “cover” e far riposare Dylan.
Con una formazione stile anni ’60, ridotta all’osso, ritmica, solista,
basso e batteria, hanno affrontato la serata con un’energia spaventosa
suonando senza un momento di pausa per quasi tre ore. Con “senza un
momento di pausa” intendo dire che mentre sfumavano gli applausi per la
canzone appena suonata partiva la successiva, un comportamento da
professionisti genuini innamorati di quello che stanno suonando.
Devo inoltre constatare che non una persona del numerosissimo pubblico
ha abbandonato la sala prima della fine della loro esibizione, questo
significa che i Blackstones non hanno mai avuto un calo di intensità
emotiva per tutta la durata delle performances.
Ecco la scaletta della serata:
1) HAVE YOU EVER SEE THE RAIN - nel più puro stile CCR, semplice ed
efficace, ritmo trascinante sostenuto da due voci particolarmente in
“serata”.
2) I SHALL BE RELEASED - La versione del concerto del 30° anniversario
al M.S.G. di NY, con il meraviglioso assolo di G.E. Smith, un applauso a
Frank.
3) IT’S ALL OVER NOW - Vecchio hit degli Stones che nemmeno più
ricordavo, ma appena è partito il riff di Richards tutto è tornato alla
mente, più Stones degli Stones.
4) IMPRESSIONI DI SETTEMBRE - Certamente Il brano più famoso di Mussida
/ Mogol / Pagani inciso dalla PFM, con Frank alla voce e con quel
meraviglioso assolo di moog ripetuto con grande feeeling dalla
telecastrer nera di Frank, ottimaaaa!
5) HANDLE WITH CARE - Un vero “gioiello” scritto da George Harrison e
dai Traveling Wilburys, ripetuto esattamente com’è nel video,
magistrale!
6) BRAIN DAMAGE - “ I Pink Floyd la suonano con tre organi, due
pianoforti, due batterie, alcuni percussionisti, 4 coriste e altrettanti
chitarristi, ma noi ci siamo accorti che si può far bene anche solo in
quattro”. E’ vero, evidente la mancanza di tutta la flotta alle spalle,
ma la canzone è così bella che ti prende anche in versione “povera”.
7) CONFORTABLY NUMB - Stesso discoso di Brain.
8) WONDERFUL TONIGHT - Mick e Frank al meglio della serata, una
performance ed una canzone da brividi.
9) DON’T THINK TWICE IT’S ALL RIGHT - Nella versione di Eric Clapton al
30° anniversario di Bob, con un Frank da paura e Mick al top della
serata.
10) AUSCHWITZ - Tenera, dolce e triste, “per non dimenticare” ha detto
Mick, voi chiamatele se volete emozioni!
11) DEAD FLOWERS - Una delle più belle canzoni rollingstoniane con le
due voci di Mick e Frank a farla da padrone.
12) ALL RIGHT NOW - Versione più alla Bad Company che Free, ritmo, voce
e chitarra chiaramente più rock che blues.
13) BADGE- Ancora Frank alla voce, ottima cover di una canzone firmata
Clapton/Harrison per niente facile.
14) HONKY TONK WOMAN - Grande, cantavano tutti!
15) DON’T LET ME DOWN - Finalmente i Beatles, un pezzo davvero raro,
suonato sul tetto della Apple al 3 di Savile Row a Londra, praticamente
l’ultima volta che i Fab Four hanno suonato insieme dal vivo, mancava
solo Billy Preston!
16) DAY TRIPPER - Il riff iniziale ci fa riconoscere immediatamente
questo gioiello beatlesiano, suonato in puro stile beat.
17) TEQUILA SUNRISE - Dimostrazione di come si faccia a passare da Day
Tripper superbeat a Tequila Sunrise in puro stile country. Grazie
ragazzi, naturalmente tutti cantavano con loro.
18) KNOOKIN’ ON HEAVEN’S DOOR - Stile Gun’s, con Mick che cede il
microfono solista a me e Biagio Gagliano (lo zio Bob) per le strofe.
Un’emozione che avevo già provato e che ho riprovato con gioia. Grazie
davvero, da parte mia e di Biagio.
19) SWEET HOME CHICAGO - Ragazzi, il blues è blues!
20) KEY TO THE HIGHWAY - Come sopra!
21) HIGHWAY 61 REVISTED - Superhighway!!!!!
22) HURRICANE - Ridotta all’osso come nella versione originale,
naturalmente le 17 strofe sono state ridotte a 4. encore
23) MR. TAMBOURINE MAN - Concerto finito con i Blackstones stremati, ma
dal pubblico arriva la richiesta di bis e qualcuno grida
“Mr.Tambourine”. Mick parte col riff della versione dei Byrds, un
crescendo impressionante che conclude una fantastica serata passata fra
vecchi amici rivisti con piacere, centinaia di pacche e qualche
abbraccio con gli amici più cari. Ragazzi, quando ripetete questa
serata?
"As the
sun went down and the music did play" on Mameli27
Musica live con Palco aperto, Video, Curiosità, Notizie, e Reading
poetico "libero" dedicato agli autori che vogliano presentare i propri
versi
In occasione dei 75 anni di BOB DYLAN e dell’uscita dell’ultimo disco
“Fallen Angels”, dalle 18.30 una serata-maratona aperta a musicisti,
poeti, critici, fan, ammiratori, dedicata alla multiforme Arte di uno
dei più grandi Poeti in musica di sempre e alla profonda influenza che i
suoi versi cantanti hanno esercitato sulla canzone d'Autore
internazionale e, in particolare, su Artisti italiani come Fabrizio De
André, Francesco De Gregori e Francesco Guccini.
Vi aspettiamo per festeggiare insieme il compleanno di Bob, tra Poesia
scritta, letta e cantata!
PROGRAMMA
Ore 18.30 - RETROSPETTIVA VIDEO, CURIOSITA' E NOTIZIE
Una carrellata all’indietro nella vita e nella musica di Dylan,
attraverso video, interventi critici, brani di film, spezzoni di
interviste, notizie, curiosità, ricordi personali. Curato da Adriano e
Claudio Camerini, il percorso partirà dal Dylan dei nostri giorni per
tornare indietro, nella rinascita degli anni ’90, attraverso le svolte e
contro-svolte degli anni ’80, le grandi tournée e collaborazioni dei
’70, fino a ritrovarlo giovanissimo, poco più che ventenne, comporre i
suoi capolavori.
Ore 21 - MUSICA LIVE CON PALCO APERTO
Musica live con palco aperto a tutti i musici che vorranno venire a
proporre le proprie interpretazioni del repertorio dylaniano e di autori
che da Dylan hanno tratto ispirazione.
Il live, in cui si alterneranno gruppi, band e singoli artisti, con
l’inserimento di reading poetici, sarà aperto dal cantautore e
polistrumentista Roberto Petruccio e introdotto da Cinzia Baldazzi.
Saranno a disposizione di chiunque voglia suonare e cantare:
- Amplificazione (Mixer, 2 casse esterne, 1 monitor, 2 aste e 2
microfoni, con relativi cavi)
- Pianoforte elettronico Roland (ovviamente con tasti pesati)
- Chitarra acustica amplificata.
Per organizzare al meglio il "palco aperto" ed evitare il più possibile
l'eventuale ripetizione degli stessi brani, consigliamo ai musicisti e
cantanti che vogliono esibirsi di contattare l'organizzatore,
responsabile artistico e promoter dell'evento, Roberto Petruccio, e
indicare le canzoni che intendono proporre. Sarà così definita la
scaletta del concerto. Ciascun brano sarà "assegnato" al primo musico
che lo segnalerà.
Contatti Roberto Petruccio:
Profilo FB: Roberto Petruccio (in messaggio privato)
Ciaooo. Ovviamente nessuno ha capito quel
che intendevo dire ma fa niente. Non siamo ne io, ne un altro, ne gli
artisti ne l'organizzazione a decidere prezzi dei biglietti. È la regola
di domanda-offerta a farlo, punto. A testimonianza di questo, sono anche
le voci dei cachet percepiti dagli artisti per l'evento (circa 7 mln di
$ cadauno) decisamente più elevati di quelli riservati a Dylan per una
serata agli Arcimboldi o a Neil Young a Barolo. La composizione del
prezzo sarà complicata, ma per semplificare: 7 mln diviso 6000 persone
paganti a Barolo significherebbe più di 1000 euro a biglietto. Se c'è
gente che è disposta a pagare 1600 $ è giusto che il biglietto costi
così è che gli artisti guadagnino così tanto. Nessuno può dire niente a
te che non spenderesti 115 € per Dylan, punto. Nessuno può dire niente
se la Carrà guadagna milioni l'anno (anche se non sa nemmeno se il più
grande artista dal XX secolo ad oggi è vivo o morto); questo perché quel
programma lo vede una marea di persone.Chi ( tempo fa) dopo il superbowl
proponeva la chiusura di Maggie's Farm come protesta allo spot Chrysler
è veramente patetico. Nessuno infine secondo me dovrebbe permettersi di
dire agli artisti del Geriatric trip cosa dovrebbero o non dovrebbero
fare (soprattutto perché prima scrivi: Not dark yet, Blind willie mc
tell, Standing in the doorway, Mississippi, Sympathy for the devil, Live
and let die, Old man e poi parli), (quello lì che ha scritto, può dire
quello che vuole...al max gli facciamo fare un TSO). Anche la protesta
in sé genera business.. è così dagli anni '60. Se Neil Young faceva un
disco contro i preti pedofili non vendeva una copia. Lo ha fatto contro
la Monsanto, argomento che indigna tutti. Se lo faceva cantando classici
di Sinatra vendeva meno che l'argomento Monsanto. Se Dylan faceva un
disco (noioso come ''Shadows in the night'') contro la Monsanto tutti
pugno sinistro avanti a comprarlo: trionfi la giustizia proletaria
contro le multinazionali. Anche la protesta vende. Grillo ne è un
esempio, è diventato politicamente celebre mandando a fare in culo tutti
e non dicendo altro! Quindi... di cosa ci stupiamo??
C'è una certa logica nelle tue parole,
naturalmente partendo dal tuo POV. Non è necessario essere un songwriter
per esprimere un parere, Dylan le canzoni le scrive per noi oltre che
per se stesso, siamo noi che comperiamo i suoi dischi e che andiamo ai
suoi concerti, quindi mi sembra normale avere anche un parere in
proposito, anche se diverso dal tuo. Io ho detto che oggi non mi
sentirei di spendere 115 € per andare a vedere Dylan, questo non vuol
dire che non ci vada una delle prossime volte. A volte gli artisti sono
sensibili alla voce dei loro fans, e più di una volta hanno cambiato
indirizzo quando si sono accorti di aver fatto o detto qualcosa poco
gradita ai loro fans, in fondo anche questi grandi personaggi, senza
l'apporto dei soldi dei fans farebbero anche loro fatica a tirare fine
mese. Nell'esprimere critiche non c'è niente di male, ognuno ha il
diritto di dire la propria opinione, e nemmeno è scritto da qualche
parte che tutti dobbiamo pensarla in egual modo, altrimenti annegheremmo
nella monitonia. Ciaooo anche a te, alla prossima, live long and
prosper, Mr.Tambourine, :o)
_________________________________________________________________________________________________________
Talkin'
9828 - roccosaracino72
Agli amici Blackstones vorrei suggerire di correggere i crediti della
scaletta. Comfortably Numb non è stata scritta da Roger Waters. O
meglio, Waters ne ha scritto il testo. La canzone è accreditata a
Gilmour/Waters. A tutti gli effetti era una canzone di Gilmour,
destinata ad essere pubblicata sul suo disco solista, in preparazione
proprio durante le prove di The Wall. Waters, ascoltatala, insistette
per inserirla nel disco dei Pink Floyd, e vi aggiunse le liriche. Così,
per la precisione.
Esatto, corretta! Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
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Talkin'
9827 - acquaraggia
Bob Dylan s Week 5 - Firenze 17-24
maggio
Contemporary presenta una nuova edizione
della Bob Dylan’ s Week, la quinta, che portera’ ancora sotto i
cieli di Firenze la musica del grandioso menestrello del
Minnesota.
Tanti concerti, alcuni di artisti provenienti dall ‘ estero, ma anche
installazioni, mostre, musicals e poesia. Tra gli eventi da segnalare ;
il concerto al Vip’s Bar di Piazzale Michelangelo martedi’ 17 con il
violino di Gabriele Savarese. Quello che puo’ gia’ essere considerato un
Folk Ballad event, Marina Evans che rilegge qualcosetta di Guthrie
scivolando nel suo stile di songwriter, mercoledi 18 al Progresso di Via
Vittorio Emanuele. E la rilettura della musica di Dylan per la
suonatrice
Guzheng, dalla Cina la virtuosa Xie Nin lunedi 23 maggio allo Spazio
Glicine.
Ma anche l’ installazione Multimedidylan al Plaz, che durera’ tutta la
settimana; la statunitense Patti De Rosa alla Degna Tana di Pistoia
giovedi 19 maggio; il piccolo divertente musical Bob Dylan' s dream per
chiudere il 24 maggio al Tato di Largo Bargellini!
Dylan va ancora forte, leggetevi il programma completo su:
https://www.facebook.com/Bob-Dylans-Week-1571789043087415/
Marina Evans
Patty De Rosa
May 17-24- Bob Dylan’ s Week 5-
Firenze Italy
PROGRAM
Tu/Ma 17 PLAZ Via Pietrapiana 36/38 r - h 12.00 a m Vernissage -
MultimediDylan by Contemporary -
Tu/Ma 17 - BIBLIOTECANOVA Via Canova . h 4 .00 p m Vernissage - The
Totem of the words - Il totem delle parole –
Tu/Ma 17 -VIPS BAR Piazzale Michelangelo – h 5.30 p m Concert – Dylan
with the Archeer Gabriel Savarese
We/Me 18 - BIBLIOTECANOVA Via Canova . h 5.30 p m Dylan's creative
reading curated by Danilo Breschi
We/Me 18 SPAZIO GLICINE Via S.Gallo 2 r . h 7, 00 p m Roots, About
Guitar and Fingerpicking, by Mattia Rossignoli
We/Me 18 PLAZ Via Pietrapiana 36/38 r - h 6, 00 p m Roots, About
Songwriting, by Patti De Rosa -
We/Me 18 CIRCOLO LIPPI Via Fanfani - h 7, 00 p m Italian Bob Dylan
– Circolo Lippi / Acquaraggia
We/Me 18 JOSHUA TREE PUB Via della Scala 37- h. 9.30 p m Roots,
Traditional Irish Music , by Hidden Note -
We/Me 18 CDP IL PROGRESSO Via Vittorio Emanuele - h. 9.30 p m Woody
Guthrie , Trump and other stories by Marina Evans
Thu/Gio 19 SPAZIO GLICINE Via S.Gallo 2 r h. 7.00 p m Bob Dylan’s poetry
- Creative reading curated by Prof. Danilo Breschi
Thu/Gio 19 PLAZ Via Pietrapiana 36/38 r - h 6, 00 p m Roots, About Blues
and Fingerpicking, by Mattia Rossignoli
Thu/Gio 19 STRIZZI BAR Via Mariti 5 – h 9.30 p m Concert - Acquaraggia
sing Dylan –
Thu/Gio 19 DEGNA TANA – PISTOIA - Piazza della Sala 1- h. 9.30 p m
Concert - Patti De Rosa somgwriter with Marco Shark Naffis
Thu/Gio 19 CIRCOLO VINGONE –SCANDICCI - Via Roma 166 - h. 9.30 p m
Roots, About Bluegrass & Old Time Music Jam Session by Lily Prigioniero
Fri/ Ven 20 MILK & DART Via S.Stefano in Pane h. 6.30 p m Vernissage -
Beat Generation Installation – by Contemporary
Fri/ Ven 20 PLAZ Via Pietrapiana 36/38 r - h 6, 00 p m Roots, About
Blues Dobro and Slide Guitar by Marco Shark Naffis
Fri/ Ven 20 JOSHUA TREE PUB Via della Scala 37 - h. 9.30 p m Open Mic :
Dylan The Byrds Springsteen Guhrie -
Sa/ Sa 21 CACIO E PERE – SIENA- Via dei Termini 70 h. 9.30 p m Concert
Country & Homesick blues by Acquaraggia & Shark Naffis
Su/Do 22 SPEAKEASY Via S.Niccolo’ 23 . h. 7.00 p m Concert Patti De Rosa
Vs Joan Baez
Su/Do 22 MANGIAFUOCO Via Guelfa 24 r . h. 8.00 p m A diner with BRUCE
SPRINGSTEEN
Mo/Lu 23 SPAZIO GLICINE Via S.Gallo 2 r - h. 7.00 p m Bob Dylan on the
Great Wall , by Nie Xie , a Great Guzheng Player
Mo/Lu 23 MILK and DART Via S.Stefano in Pane h. 6.30 p m Roots, About
Homesick Blues, by Mattia Rossignoli
Tu/Ma 17 TATO LOUNGE RESTAURANT Largo Bargellini 2 - h. 6.30 p m Bob
Dylan ‘ s Dream – A Little funny musical by Contemporary - h. 10,00 p m
1) HAVE YOU EVER SEE THE RAIN - (John Fogerty)
2) I SHALL BE RELEASED - (Bob Dylan)
3) IT’S ALL OVER NOW - (Jagger - Richards)
4) IMPRESSIONI DI SETTEMBRE- (Mussida / Mogol / Pagani)
5) HANDLE WITH CARE - (G. Harrison / J. Lynne / R. Orbison / T. Petty /
B. Dylan)
6) BRAIN DAMAGE - (Roger Waters)
7) CONFORTABLY NUMB - (Roger Waters / David Gilmour)
8) WONDERFUL TONIGHT - (Eric Clapton)
9) DON’T THINK TWICE IT’S ALL RIGHT - (Bob Dylan - arrangement Eric
Clapton)
10) AUSCHWITZ - (Francesco Guccini)
11) DEAD FLOWERS - (Jagger / Richards)
12) ALL RIGHT NOW - (Andy Fraser / Paul Rogers)
13) BADGE (Eric Clapton / George Harrison)
14) HONKY TONK WOMAN - (Jagger / Richards)
15) DON’T LET ME DOWN ( Lennon / McCartney)
16) DAY TRIPPER - ( Lennon / McCartney)
17) TEQUILA SUNRISE - (Don Henley / Glen Frey)
18) KNOOKIN’ ON HEAVEN’S DOOR - (Bob Dylan)
19) SWEET HOME CHICAGO - (Robert Johnson)
20) KEY TO THE HIGHWAY - ( Charles "Chas" Segar / William "Big Bill"
Broonzy)
21) HIGHWAY 61 REVISTED - (Bob Dylan)
22) HURRICANE - (Bob Dylan)
Caro Mr.Tamburine, la penso esattamente come
te, saremo noi i rincoglioniti che ci vuoi fare...
Nel 1978 i concerti di Dylan a Parigi costavano al cambio di allora
10.000 lire, nel 1984 Zard disse che aveva pronto un contratto per Dylan
ma i biglietti li avrebbe dovuti far pagare 8.000 lire e a quei prezzi
ci sarebbe stata una sollevazione popolare al grido: riprendiamoci la
musica!
Faccio presente che i dischi allora costavano da 3.500 alle 5.000 lire.
Qualcuno scrisse che i tempi stanno cambiando e 90-100-150-200 per un
concerto vanno benissimo, anzi promoter come Trotta dicono che fanno i
numeri per contenere i prezzi, così Springsteen che ripropone The River
(1980!) a 100 euro a S.Siro fa il sold-out.
Riassumendo : due Who sopravvisuti che fanno i loro greatest hits, Sir
Paul che fa il karaoke dei Beatles, Dylan che canta Sinatra, Waters
senza i Pink Floyd, gli Stones che hanno fatto il loro ultimo pezzo che
la gente ricorda che è "Start Me Up" nel 1981, l'unico che si salva è
Neil Young, anche se dal vivo senza i suoi Crazy Horses perde molto, i
prezzi del Coachella sono un affare? MAH!
Alessandro
Ciao Alessandro,
purtroppo, come al solito, il mondo è diviso in due categorie, quelli
che possono e quelli che non possono. Ognuna di queste categorie vede le
cose dal suo punto di vista e, di conseguenza, i pareri e le conclusioni
sono diverse. Ma è anche giusto che sia così, che ci siano delle
differenze. Io penso che se Dylan potesse ancora cantare ed esibirsi
come ai tempi della RTR farebbe anche lui il sold-out a S.Siro invece
che agli Arcimboldi strizzando l'occhio a Sinatra, ma come ho già detto,
gli anni passano e lasciano il segno, anch'io non sono più quello di 50
anni fa, perchè dovrebbe esserlo Bob? Giustamente lui oggi canta e suona
quello che gli piace e, che piaccia o meno, sembra avere ragione lui
visto che i teatri dove suona fanno quasi sempre il sold-out. McCartney
sembra non essersi ancora accorto che il sogno "The Beatles" è finito
nel 1970e come dici tu continua il suo beatlesneverendigkaraoke. Waters
senza i Pink Floyd mi ricorda tanto i Nomadi col brontosauro Beppe
Carletti circondato da una schiera di mister no more. Sugli Stones che
dire? Hanno conquistato in 50 anni di rock il diritto di fare ciò che
meglio credono? Credo di si, visto che si possono ancora permettere di
fare gli stadi. Roger Daltrey quando fa girare il microfono come ai
tempi d'oro è ridicolo (a mio parere) ed ha la metà della voce di
allora, invece Townshend non riesce più a fare i suoi famosi salti
appesantito com'è! Neil è sempre un'incognita, bisogna vedere se si
esibirà con un gruppo o da solo, staremo a vedere. Praticamente non si
può incolpare qualcuno perchè dispone di possibilità finanziarie o
incolpare qualcun'altro per il motivi contrario, sono situazioni di
fatto che esistono e vanno accettate. Poi ognuno esprime il suo
personale parere, ma questo, credo, faccia parte del gioco e non crei
nessun dissidio. Come ho già detto aspettiamo le recensioni di Coachella
e potremo leggere di tutto! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Intervengo poche volte sul forum, che visito
quotidianamente da circa 10 anni. Questa volta però affronto una
questione molto più leggera: la discografia. Volevo così sondare i fans
di Dylan sulla loro discografia (ufficiale) in possesso. Hanno tutto in
vinile? Vi accontentate dei cd? Acquistate i vinili rimasterizzati (tipo
mono)? Fino a che punto siete disposti a spendere pur di avere un disco
(sempre ufficiale) magari ad edizione limitata?
Grazie e buona discussione, Michele Lenzi
Grazie Michele,
restiamo in attesa, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Venerdi 13
Maggio 2016
Talkin'
9824 - gebianchi
Ciao Tambourine, non posso che concordare
con i tuoi “rimbrotti” verso chi usa la talkin’ per insultare, ma credo
che al di là di questo aspetto, forse trascurabile, il problema sia ben
più ampio. Non si tratta semplicemente di rispettare chi non può
permettersi di sborsare cifre del genere per assistere ad un concerto,
bensì di affrontare un aspetto di ordine etico; è inaccettabile che si
organizzino momenti di intrattenimento simili a prezzi così esorbitanti.
Intanto perché tutti questi Principi del rock, hanno sempre sbandierato
durante tutta la loro carriera un certo atteggiamento che per dirla con
De Andrè..... oserei definire “in direzione ostinata e contraria” e
questo contrasta ampiamente con l’esibirsi in manifestazioni in cui un
giovane studente o un non upper-class puo’ solo sognare di presenziare
(non basta pulirsi la coscienza partecipando a qualche live di
beneficenza in modo che i fans possano pensare….quanto sono generosi!!).
A me non importa nulla se all’Arcimboldi si dovevano sborsare quasi
cento euro per vedere il vate di Duluth, è un furto anche quello, e
vorrei ricordare a tutti i dylaniani che in quella che io reputo forse
la più bella canzone di Dylan, “It’s all right ma (I’m only bleeding)”,
il nostro recitava… “while money doesn’t talk it swears” (mentre il
denaro non parla, impreca). Vorrei altresì far notare che, al contrario,
diversi dei nostri vituperati cantautori, forse troppo noiosi per valer
la pena di essere ascoltati dal vivo (e anche dal morto), o forse perché
incapaci di….come diceva Bertoli “vestirsi come un fesso per fare il
deficiente nei concerti”, hanno spesso mostrato coerenza da insegnare
agli anglo-americani. Faber, Guccini, Lolli, lo stesso De Gregori,
Fossati, Jannacci, Capossela, Max Manfredi, impongono o imponevano quasi
sempre condizioni ai vari organizzatori in modo da rendere accessibile
la fruizione dei loro concerti anche a chi non ha il portafogli gonfio o
magari gonfiato attraverso la paghetta di papà. Quello che poi più mi
sconcerta e mi sconforta è pensare al vuoto artistico che ci circonda.
E’ triste pensare che per ascoltare ancora un po’ di good vibrations si
debba far ricorso a dei settantenni affetti da sindrome di Peter Pan coi
capelli tinti e abbigliati come dei quindicenni. Forse questo non vale
per Dylan che certamente è il più coerente con se stesso, ma anche nel
suo caso, ….e che ppalle!!! Diciamolo chiaramente, sentirlo farfugliare
Autumn Leaves, dopo aver ascoltato il capolavoro di Prevert-Kosma,
interpretato da Edith Piaf, Yves montand, Charles Aznavour o jazzata
alla Bill Evans…..fa davvero venire il latte alle ginocchia, come si
dice dalle mie parti, e lo dico da musicista, quindi, credo, con una
qualche competenza (mi piacerebbe sapere in quanti apprezzerebbero
realmente l’interpretazione di Dylan se non sapessero chi la sta
eseguendo!!!). Stenderei poi un velo pietoso sugli Stones, probabili
protagonisti di una prossima puntata di Superquark in cui si parlerà
dell’estinzione dei dinosauri. Forse si salva McCartney, che crede di
essere ancora nei Fab Four, ma per lo meno ha ancora voce e presenza
scenica, anche se certe mossette che facevano scatenare le fans, temo
che oggi gli procurino dolori e sciatalgie di vario tipo. Non voglio
essere dissacrante e parlo da cinquantenne che ha amato ed ama tutt’ora
questi artisti del passato, ma provo un’immensa tristezza nel vedere
questo carrozzone geriatrico che metterà in scena la parodia di se
stesso, il tutto peraltro…”checché”, ne dica Tarantulapis….a peso d’oro,
mentre molti bravi artisti faticano a trovare ingaggi decenti. Qui ormai
siamo al puro repertorio, alla pura celebrazione del mito, nessuna
novità, se non l’ennesima e frusta riproposizione di quello che questi
monumenti sono stati in passato. Queste saranno pure le leggi del
mercato, ma assecondarle in maniera acefala e ottusa, trovo che sia
immorale ed eticamente inaccettabile, so che sarà sempre così ma per lo
meno…..not in my name.
P.S. Faccio notare che l’unico ad aver realizzato un buon disco
quest’anno, e che quindi avrebbe avuto qualcosa di nuovo da “raccontare”
al pubblico pagante, tal Paul Simon….non è stato invitato…..
Enrico Bianchi
Caro Enrico, hai
espresso la tua opinione in modo diretto, efficace e spietato!
D'altronde, pur essendo molto crude, indubbiamente nelle tue parole ci
sono delle verità incontestabili. Un plauso per la tua sincerità, ma
credo che sarà contestata e disapprovata, spero in toni garbati, ma non
credo che la passerai liscia. Però l'importante è prendere la cosa in
modo costruttivo, rilassato ed anche divertente, in fondo questa pagina
assolve anche questa funzione, cioè di dare a tutti la possibilità di
dire e controbattere. La Coachella-story non è ancora cominciata e già
ha scatenato polemiche, condivise o non. Chissà a Festival finito,
leggeremo tutto ed il contrario di tutto! Sarà una bella
battaglia.......staremo a vedere........Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Incredibile Raffaella Carrà «Addio a Bob
Dylan, morto 35 anni fa»
clicca qui
The Voice: Raffaella Carrà ricorda Bob
Dylan morto 35 anni fa
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The Voice, che Carrà di papere! Bob
Dylan:"Morto 35 anni fa"
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Carrà: "Dylan è morto 35 anni fa" e
twitter impazzisce
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Giovedi 12
Maggio 2016
Talkin'
9823 - tarantulalips
Oggetto: Non diciamo cazzate
Sul tuo dubitare del successo di Desert Trip ero scettico da quando hai
pubblicato il post.
Come si fa a dire che i biglietti costano troppo?
Il prato: 200$ (circa 180€) per assistere a due esibizioni full set in
una sera, corrispondono a 90 € a esibizione. Costo degli stones a
Roma:92€.
Dylan agli arcimboldi: fino a 115€.
Non mi sembra quindi esagerato.
Gli altri biglietti: 700$ (circa 650 €) ... ma per TRE sere amici
miei!!!100 € a sera per vederè il concerto da seduto con posto riservato
non mi sembra esagerato. Quelli a 1600$ (1400€) erano per i posti
davanti, aree pit e premium ticket con tanto di accesso a lounge bar
privato.
Se vogliamo polemizzare polemizziamo pure. Ma se uno sa fare 1+1,
smaschera subito ogni tentativo di raccontare frottole (non mi riferisco
a te ma a quel branco di miserabili che hanno profetizzato l'insuccesso
del festival basandosi sul costo ''esorbitante'' del biglietto). io ho
provato a acquistarli e ho cliccato sul link apparso al secondo esatto
della messa in vendita. Da lì sono finito su una pagina dove vi erano
probabilmente decine di migliaia di persone in coda ordinate a seconda
della velocita del clic iniziale (questo per non sovraccaricare il sito
di acquisto vero e proprio) dopo due ore è arrivato il mio turno e sono
stato reindirizzato sul sito di acquisto.
Ma i biglietti erano già finiti sia per il primo che per il secondo
weekend. 260.000 biglietti finiti in meno di un secondo di clic.. se
fossero stati 10 weekend, facevano tutti sold out in poche ore.
Caro Tarantulalips,
dovresti sapere che esprimere un dubbio od un'opinione è soltanto dire a
qualcun'altro che ti è venuto un dubbio, ed in base a quello ci fai
sopra un piccolo ragionamento, ma da lì ad arrivare a dire "cazzate" ce
ne passa di differenza. Detto questo, penso che se sei tu a dire "Ho
detto una cazzata" va benissimo, se invece dici che un altro ha detto
una cazzata non va più bene, non è così che ci si esprime nei confronti
di un'altro, si dovrebbe dire "Non sono per niente d'accordo, nemmeno
per una parola di quanto ha detto Tizio, Caio o Sempronio". Spero di
aver chiarito il concetto, quando parli di te stesso puoi dire tutto
quello che vuoi, quando parli di altre persone, anche se hai ragione,
devi usare parole più consone alle buone maniere. La prossima volta
nell'oggetto della mail scriverai: Non sono d'accordo - invece di
scrivere - Non diciamo c*zz*te. Perdonami se ti ho richiamato ma tutti
gli amici che scrivono alla Fattoria lo fanno per esprimere il loro
pensiero, col quale si può non essere d'accordo, ma non è simpatico dire
" Il Tal dei Tali ha detto una cazzata", altrimenti, alla lunga, a
scrivere resteresti solo tu con le tue certezze. Chiuso l'argomento.
Passando
al costo dei biglietti possiamo dire che per molte persone quei costi
sono accessibili ed invece per molte altre sono proibitivi? Mica tutti
si possono permettere di spendere 180 €, anche se si tratta degli Stones
e di Dylan. C'è gente che, purtroppo, fa fatica a tirare la fine del
mese e magari, anche se lo desidererebbero, non si possono permettere
una spesa simile per una cosa che nella scala delle necessità primarie
si trova molto distante dalle vere esigenze di pura necessità.
Li ho
rivisti altre volte in questi ultimi dieci anni ma li ho sempre trovati
molto lontani da quelli che avevo visti le prime tre volte, da non
tentare nemmeno un paragone con quella carica d'energia primitiva che
sprigionavano nei primi anni della loro carriera. Oggi non spenderei un
centesimo per vedere rockers di oltre 70 anni che sculettano e ripetono
le stesse scene di 50 anni fa.
L'anno
scorso sono stato invitato dal mio amico Filippo Todisco a vedere Dylan
agli Arcimboldi, praticamente Filippo mi ha regalato il biglietto da 115
€! Ho scritto del concerto, molto ben confezionato, ben eseguito,
piacevole e prevedibile. Ma ragazzi, quello che stava sul palco a
cantare le canzoni di Frank Sinatra era Dylan? Quel Dylan che tutti
amiamo per il suo andare controcorrente comunque e sempre? Francamente
non saprei dire se oggi spenderei 115 € per andare a vedere Dylan agli
Arcimboldi a rifare le stesse identiche cose. Con questo non dico che
non apprezzo più Dylan, dico solo che per me, che sono un dylan-fan dei
tempi di Blowin' e Mr.Tambourine Man, il caro vecchio Bob non ha più
quel richiamo che mi ha portato ad assistere ad oltre una ventina dei
suoi concerti. Lo ammiro sempre, lo stimo per come ha sempre la forza di
tirare avanti e per i suoi tentativi di presentarsi sempre in modo
diverso, ma in questi ultimi anni Dylan è diventato un artista che non
ti da più le famose scosse con le parole come rasoiate. Non ho comprato
Christmas in The Heart perchè lo ritenevo assurdo, non dico inutile, ma
per niente interessante, Non ho comprato Shadows in The Night e non
comprerò Fallen Angels, ma Dylan mi perdonerà se non mi piace proprio
tutto di quello che ha fatto, qualche milione delle vecche lire li ho
certamente spesi per comprare i suoi dischi e per andare ai suoi
concerti, la mia abbondante quota monetaria per Dylan l'ho versata,
spesa bene e con gioia, ma spesa, e continuo ad impegnarmi tutti i
giorni per mantenere vivo questo meraviglioso sito finchè la salute me
lo permetterà, poi, un giorno o l'altro, farò che fece Michele con me,
cederò il sito a qualcuno di voi con la speranza che si impegni come ha
fatto Michele e come ho fatto io finora. Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
La storia dietro l'esibizione di Dylan
(con gli Stones) a Live Aid '85
clicca qui
Mercoledi
11
Maggio 2016
Scusate cari vecchietti!
Devo proprio fare ammenda, dopo la notizia che un altro week end di
shows è stato agginto al Festival di Coachella, causa la grande
richiesta di biglietti, non posso far altro che cospargermi la testa di
cenere ed aspettare in ginocchio sui ceci per tre giorni prima che
Matilde di Canossa sia disposta a concedermi il perdono.
Ho dubitato seriamente, vista anche l’entità del costo dei biglietti,
che i nostri cari vecchietti riuscissero a mettere insieme un numero di
presenze tale da non mandare in perdita l’organizzazione di Coachella,
ma ahimè (del senno di poi son piene le fosse), quando ho saputo delle
nuove date sono rimasto di sasso, confesso che non me l’aspettavo!
Non so voi, ma io avrei giurato che il “Desert Trip” si sarebbe
trascinato stancamente fino alla fine a colpi di hits-revival. I fatti
mi hanno smentito, i “vecchietti” mi hanno smentito, come se Bennato mi
avesse detto ”Attento ragazzo, lui chiama i suoi gendarmi e ti dichiara
Pazzoooo!”.
Questi artisti sono ormai radicati così profondamente nell’iconismo
mondiale musicale che milioni di persone li amano ancora come il primo
giorno, come se il tempo non fosse mai passato, come se l’ombra di
Woodstock incombesse ancora su di noi quasi 40 anni dopo. La cosa non
può che farmi piacere, anzi, molto piacere perchè, senza nulla togliere
agli artisti di oggi, quelli di ieri erano davvero un’altra cosa!!!!!
Mr.Tambourine.
14/16 Ottobre, un nuovo week end
aggiunto al Coachella Festival
A causa dell'alta richiesta di biglietti,
il Desert Trip Coachella festival sarà ripetuto anche nel week end
successivo del 14/16 ottobre dopo l'appuntamento del 7/9 Ottobre. Il
sito ufficiale di Bob Dylan ne ha già dato conferma http://bobdylan.com/on-tour/
Lunedi 9
Maggio 2016
“Desert
Trip”, una specie di Coachella per anziani
clicca qui
Desert Trip: la reunion dei re del
rock
clicca qui
Sabato 7
Maggio 2016
Coachella Festival =
Jurassic Trip?
Vogliate scusarmi
tutti voi amici della Fattoria,
ma la notizia del Desert Trip Concert nella valle di Coachella in
California mi ha reso veramente triste ed allo stesso tempo altrettanto
felice.
Non saprei da dove cominciare, ma la prima cosa che balza evidente agli
occhi è l’età dei protagonisti, la bellezza di 726 anni, suggestivo e
terribile!
Ma non è questo che conta, è che questo geronto-annuncio ci fa capire
che siamo diventati tutti troppo vecchi. Quello che sarà il più grande
show del 2016 si presta alle più strane e sciocche ironie, tipo
“Jurassic Trip”, “The dinosaur’s Night” e cose di questo tipo. In
america, ho letto nei diversi siti online che parlano dell’avvenimento
che gli Yankees l’hanno gia batezzato “Oldchella”, e francamente non si
può dar loro tutti i torti. Mi sono preso la licenza di andare a
rilevare le età di chi salirà sulla Loggia delle Cariatidi dell’Eretteo
(dal greco Erechtheíon, ovvero "colui che scuote", appellativo di
Poseidone).
Bob Dylan (Duluth, 24 maggio 1941), 75 anni
Roger Daltrey (Londra, 1º marzo 1944) 72 anni
Peter Townshend (Londra, 19 maggio 1945 71 anni
Neil Young (Toronto, 12 novembre 1945) 71n anni
Mick Jagger (Dartford, 26 luglio 1943) 73 anni
Keith Richards (Dartford,18 dicembre 1943) 73 anni
Ronnie Wood (Londra, 1º giugno 1947) 69 anni
Charlie Watts, (Londra, 2 giugno 1941), 75 anni
Paul McCartney (Liverpool, 18 giugno 1942) 74 anni
Roger Waters (Great Bookham, 6 settembre 1943) 73 anni
Però, se invece potessimo dare un valore al tasso artistico, la cifra
sarebbe impressionatamente illeggibile!
Fra gli artisti protagonisti, l’unico che mi sembra ancora credibile è
Bob Dylan, che piaccia o no quello che porta in scena attualmente, ha
almeno avuto il coraggio in questi ultimi anni di rinnovarsi, di
inventarsi un nuovo personaggio, recita la parte del crooner che non gli
è riuscita da giovane, dando scarso rilievo alle sue canzoni a favore
dei classici americani. Nessuno dei suoi fans si sarebbe mai aspettato
questa sterzata radicale verso il Sinatra-style, anche se Dylan è sempre
stato un attento estimatore e appassionato delle radici musicali
americane.
La stessa cosa non mi
sento di dire degli altri protagonisti. Ho il dubbio che sia la più
grande sfilata di Greatest Hits che si sia mai sentita nel mondo del
rock. Forse Neil Young, nei suoi momenti di lucida follia, potrebbe
eseguire pezzi della produzione del suo ultimo decennio, ignorando
pietre miuliari come After The Gold Rush e Harvest.
Roger Waters da oltre
trent’anni, tra abbandoni e Pink Floyd-reunions, continua a cantare “The
Wall”, altro non ci si può aspettare da lui, ad onor del vero, anche se
The Wall è sempre una delle più grandi opere musicali degli anni 70 e
incute ancora rispetto e timore per la sua ancora attuale drammaticità.
Sir Paul McCartney (ricordate la terribile e stonata esibizione alle
olimpiadi di Londra 2012, va bene che fu pagato simbolicamente con una
sterlina, ma la sua performance non valeva molto di più), continuerà a
vivere all’ombra dei Beatles, in particolare in quella di Lennon,
mischiando fra quella grande musica le sue wings-canzoni post-Beatles
che ben pochi conoscono.
The Who, un grande cervello musicale ed una gran voce, ma Pete Townshend
e Roger Daltrey hanno 50 anni di troppo sul groppone. Naturalmente
sciorineranno i migliori pezzi di “Tommy” seguiti dagli altri loro Hits,
ma vedere oggi Pete roteare il braccio sulla chitarra come faceva
una volta fa stringere il cuore. Daltrey tira fuori tutta la voce ed il
collo si gonfia come quello del minotauro incazzato, ma la potenza
vocale è quella che è rimasta con tanti saluti alle note più difficili
da prendere.
Stesso discorso per
l’altrettanto ormai ridicolo e patetico Sir sul palco, Mick Jagger, il
baronetrto senza vergogna, sculettante al limite dell’obbrobrio alla sua
età. Keith Richards, con tanto di defibillatore sul palco e pastiglie di
tutti i colori per ogni occasione, ha almeno il merito, dopo essersi
fumato le ceneri del padre (questo dichiarò anni fa), ha almeno ancora
il coraggio di presentarsi con la sua faccia originale che sembra sempre
più assomogliare alla mummia di un famoso faraone. Ricordo anni fa,
quando andavo all’istituto tecnico, la vecchia ragioneria per intenderci
(perchè mia mamma diceva che un pezzo di carta "non si sa mai"), la
Professoressa di lettere ci disse che la droga era una cosa che dovevamo
evitare accuratamente perchè faceva male, allora io le chiesi “ Scusi
Professoressa, ha mai sentito suonare Keit Richards?” con tutte le
conseguenze della mia infelice uscita!). Ron Wood altrettanto patetico
nel volersi vestire ed atteggiare a rockstar anni ’60, peccato che da
quando iniziò come bassista del Jeff Back Group e poi come chitarrista
dei Faces con Rod Stewart siano passati oltre 50 anni. Invece apprezzo
ancora oggi Charlie Watts, onesto lavoratore della batteria, sempre
all’altezza del suo compito, sempre timido e tacitorno, mai sbruffone,
sempre compito e mai vestito da piccolo Lord inglese ma da onesto
contabile del regno di sua Maestà la Regina Infinita.
Da non sottovalutare è il costo dei biglietti, da 199 $ per un giorno ai
1.599 $ per tutti i tre giorni nel sottopalco, che potrebbe limitare il
successo del festival.
Che il rock possa oggi proporre qualcosa di nuovo è categoricamente da
escludere, il rock è stato quello che è stato, nelle sue molteplici
sfaccettature, e vivrà finchè ci saranno i suoi grandi compositori che
lo canteranno. Ormai è una musica riservata alla cosidette “Vecchie
Glorie” con tutto il rispetto possibile per il grande ingegno di questi
artisti.
Quello che è la musica oggi sinceramente non ve lo saprei dire, forse un
sacco di rumore inutile con le percussioni a farla da padrone
(difettaccio cominciato con la cassa in quattro della disco-music),
rappettari insulsi che dicono una fila di scontate banalità facendole
passare per protesta sociale ed artistica. D.J. pagati come superstar
per cambiare e mixare i dischi, roba da buttare via il cervello e poi
passarci sopra con un autotreno.
Non capisco la musica di oggi e non capendola non la posso apprezzare,
forse è vero, sono troppo vecchio per capire qualcosa di come funziona
la vita oggi, sono vecchio come quelli che saliranno sul palco
dell’Oldchella e non posso tornare indietro per capire.
Però, lasciatemi dire con orgoglio, che quando ero più giovane sono
riuscito a girare il mondo senza il telefonino, senza il navigatore
satellitare e con un inglese a dir poco maccheronico. E scusate se è
poco.
Mr.Tambourine
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Giovedì 5
Maggio 2016
Talkin'
9822 - paolo.manclossi
Oggetto: At Budokan
At Budokan è un ottimo live di Dylan
anche se come spesso è successo in tutti gli “ufficiali” (per Before the
Flood – Hard Rain – Real Live – Unplugged ) i “Series” sono un discorso
a parte – non erano l’espressione migliore dei relativi tour.
Nell’immenso archivio “live” del nostro, io personalmente ne ho
ascoltati parecchie centinaia, trovare il “live” perfetto è impossibile
ma ricavarne uno che racchiudesse tutto un tour porterebbe Dylan ad
essere inarrivabile sotto ogni punto di vista.
All’appuntamento mancano sicuramente i grandi concerti del novembre del
79 e poi quelli dei tour 80-81 – uno intero alla fine di quelli del 84
con Petty 86-87 diversi gli uni dagli altri e poi il “never”…… ma sono
certo che in un futuro ne arriveranno a bizzeffe.
Tornando al 1978 e al “Bodokan” esistono registrazioni ottime che
dimostrano il “decollo” progressivo di quel tour al tempo criticato ma
quando era difficile avere quelle controprove che il tempo ci avrebbe
portato e che avrebbe dato il giusto peso a quella tournee ma anche alle
tante bistrattate che le succedettero.
Comunque in quel periodo Dylan fece grandi interpretazioni e la band
grande musica che decollò progressivamente fino ai bellissimi concerti
nel finire del 1978 quando oltre alle “reinterpretazioni” più o meno
riuscite “Steet Legal” venne presentato live rivalutando un disco
musicalmente tra i più riusciti e compatti nella produzione del nostro.
Poi i gusti sono gusti e ognuno si può sbizzarrire ……… io per esempio
sono particolarmente affezionato alle versioni finali di Times e Forever
Young……decisamente meno a Shelter se paragonato alla versione di Hard
Rain o alla Knockin’ raggae che non mi ha mai particolarmente
appassionato…… un triplo avrebbe potuto comprendere versioni stupende
delle vecchie Tomorow is a long time e One of Us Must Know ……. e delle
nuove Baby stop Crying……Senor……Changing of the guards interpretate da un
Bob in grandissima forma.
Intanto i suoi estimatori possono continuare a pescare da un archivio
“live” sempre più immenso e ricco di gemme che di volta in volta vi si
ritrovano e che aspettano solo, come in un grande libro da scoprire, di
essere conosciute da chi da sempre oppure ha iniziato a conoscere questo
grande artista da molti considerato inarrivabile.
Paolo Manclossi
Le tue parole sono
condivisibili, ma in esse c'è una verità inconfutabile, e cioè che " i
gusti sono gusti e ognuno si può sbizzarrire". Ottima la tua bteve e
concisa analisi dei live dylaniani. Fatti sentire ancora! Live long and
prosper, Mr.Tambourine, :o)
Il sito di Bob conferma la presenza al
"The Desert Trip"
Dopo che ieri la compagnia AGV, promoter del
"Coachella Valley Music & Art Festival" , ha dato la conferma del mega
show sche i terrà dal 7 al 9 ottobre all’Empire Polo Club di Indio in
California, oggi anche il sito ufficiale di Bob ha confermata la sua
presenza per venerdi 7 ottobre. Dylan dividerà la serata con i Rolling
Stones. Non è esclusa la sua presenza con Jagger & company per "Like a
Rolling Stone" come è già successo in passato.
http://bobdylan.com/on-tour/
.
Desert Trip: la storia del rock
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Confermato il concerto dei mostri
sacri del Rock
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In california
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Mercoledì
4
Maggio 2016
Talkin'
9821 - Maurizio Longo
Oggetto: Budokan
Ciao Mr. Tambourine,
sul Budokan si potrebbe fare un convegno, dal momento della
pubblicazione ha sempre diviso i dylaniati. Io sono tra coloro che lo ha
sempre amato anche perchè è stato il primo approccio che ho avuto con
Dylan alla fine degli anni 70, credo sia il lavoro che ho ricomprato più
volte, cassetta (doppia), LP (con poster), CD (europeo, poi regalato),
CD (americano), per fortuna il titolo non è finito tra le ristampe in
SACD o Vinil Replica e quant'altro, altrimenti ne avrei molte altre
copie.
Il suono e molto bello anche se non molto rappresentativo del vero
Dylan, del resto i presupposti del tour del 1978 erano meramente
economici da post-divorzio e il nostro eroe ha pensato bene ad un
"Greatest Hits" ben confezionato,
ascoltabile che attirasse il maggior numero di spettatori in tutto il
mondo, nelle prove del tour, ampiamente disponibili su bootleg, si può
apprezzare l'autoironica "Repossession Blues", tanto per capirci.
Tra i pezzi "contesto" il sax di Like a Rolling Stone e adoro All Along
The Watchtower e One More Cup Of Coffee per non parlare della It's
Alright Ma con un'accenno heavy, bella anche Ballad Of A Thin Man,
nell'insieme un live molto
ascoltabile, l'unico Dylan che mia moglie riesce ad ascoltare in auto
senza....protestare !
Come in tutti i live il suono del Budokan è certamente pettinato e
perfezionato, nei bootleg dell'epoca si sente forse un pò più il vero
Dylan "imperfetto", oltre al fatto che nelle tappe europee c'erano dei
set acustici (la Gates of Eden di Parigi è meravigliosa !) che in
Giappone non c'erano, nelle ultime tappe americane di dicembre Dylan era
praticamente senza voce.... donne e motori, gioie e dolori !!
Se ti interessano i vinili puoi
cliccare qui
oppure qui. Scherzi a parte, "At Budokan"
è la dimostrazione pratica di quanto i cosidetti critici specializzati a
volte capiscano meno del somaro di Bertoldo. Dopo aver beffeggiato il
disco con critiche fortemente negative, tutti quei dotti, savi e
sapienti, dovettero rimangiarsi le dita quando la Columbia Records, che
aveva in prima battuta pubblicato un doppio LP il 21 agosto 1978
esclusivamente per il mercato giapponese e nello stesso anno anche una
edizione in Australia, spronata dalle massicce importazioni e da almeno
una edizione europea contraffatta, dovette pubblicare il 23 aprile 1979
l'album in tutto il mondo. Per Dylan fu certamente una grande vittoria
che obbligò molte riviste e critici musicali specializzati ad una specie
di umiliazione canossiana. Si narra che il famoso episodio accadde
presso il castello di Matilde a Canossa, in provincia di Reggio Emilia,
durante la lotta politica che vide contrapposta l'autorità della Chiesa,
guidata da Gregorio VII, a quella imperiale di Enrico IV, il quale, per
ottenere la revoca della scomunica inflittagli dal papa, fu costretto a
umiliarsi attendendo inginocchiato per tre giorni e tre notti innanzi al
portale d'ingresso del castello di Matildico, mentre imperversava una
bufera di neve, nel gennaio del 1077. La Grancontessa Matilde di
Canossa, o Mathilde, o più correttamente Matilde di Toscana (in latino
Mathildis, in tedesco Mathilde von Tuszien; Mantova?, marzo 1046 –
Bondeno di Roncore, 24 luglio 1115), fu contessa, duchessa, marchesa e
regina medievale. Matilde fu una potente feudataria ed ardente
sostenitrice del Papato nella lotta per le investiture; personaggio di
assoluto primo piano in un'epoca in cui le donne erano considerate di
rango inferiore, arrivò a dominare tutti i territori italici a nord
degli Stati della Chiesa.
Nel 1076 entrò in possesso di un vasto territorio che comprendeva la
Lombardia, l'Emilia, la Romagna e - come duchessa/marchionessa - la
Toscana, e che aveva il suo centro a Canossa, nell'Appennino reggiano.
Fra il 6 e l'11 maggio 1111 fu incoronata con il titolo di Vicaria
Imperiale-Vice Regina d'Italia dall'imperatore Enrico V, presso il
Castello di Bianello (Quattro Castella, Reggio Emilia).
Divagazioni a parte
(sarebbe però stato davvero interessante poter fotografare "cotanto
senno" in attesa di essere riabilitato dopo tre giorni all'addiaccio
inginocchiati sui ceci), questo disco, generalmente è sempre stato
sottovalutato, qualcuno lo considera un discreto live e basta, non
sicuramente fra i migliori di His Bobness. Ma dalle appassionate
descrizioni giunte in questi giorni da voi che, in fondo potete
considerarvi buoni o forse anche ottimi conoscitori della musica di
Dylan sono obbligato a dire che questo “live” registrato a Tokyo non è
solo un bellissimo disco: è anche uno dei migliori live in assoluto che
si possa ascoltare. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Il mega concerto con McCartney, Dylan,
Young, Rolling Stones, Who e Roger Waters
Dopo le "voci" che da diverso tempo
circolavano online, la compagnia AGV, promoter del "Coachella
Valley Music & Art Festival"
, ha dato la conferma che il mega show si terrà
dal 7 al 9 ottobre all’Empire Polo Club di Indio in California. Il
cast è fantastico, sul palco si avvicenderanno i grossi calibri come
Paul McCartney, Neil Young, Bob Dylan, Rolling Stones, The Who e Roger
Waters (Pink Floyd). Ecco il manifesto:
Martedi 3
Maggio 2016
Yokohama, Japan - Pacifico, April 28,
2016
by Robert
Il 2016 Japan Tour si è concluso con una fantastica notte di Bob e della
band.
Il mio ultimo concerto di Dylan era stato 15 anni fa, e anche dopo aver
sentito il recente album e aver letto le recensioni zampillanti, è stato
ancora uno shock sentire quanto è buona la sua voce. L'album sinatriano
sembra proprio essere un catalizzatore per una fase più melodica e
malinconica della carriera di Bob, umore manifestato chiaramente per
tutta la notte.
Il linguaggio del corpo di Bob per tutto lo show era quello di un uomo
felice, o perlomeno che si stava divertendo. In piedi al centro della
scena con una mano sul fianco guidava la band, al pianoforte non
riusciva a stare fermo, ed era sempre in piedi alla fine della canzone,
pilotando la sua band attraverso le battute di chiusura del pezzo. Con
il cappello a tesa larga dà l'impressione di un pistolero sconcertato.
Ma la fantastica esecuzione ed i passi di danza casuali creano
immediatamente una grande intimità. Bob la leggenda, ma un Bob
completamente a suo agio con se stesso, con la band e con una fantastica
scaletta.
Parlando della scaletta, era lo stessa delle precedenti date giapponesi,
pesantemente sbilanciata nei confronti del materiale recente, e
chiaramente per la gioia del pubblico e della band. A ciascuno il suo,
ma i due numeri dei primi anni '60 (She Belong To Me / Blowin' in the
Wind) erano ordinarie se paragonate al nuovo materiale, forse perché ci
sono decenni di
grandi prestazioni di entrambi i brani che mi vengono in mente.
Punti salienti della notte? Evidente il gusto di Bob nel pronunciare
alcune frasi, in High Water (For Charley Patton), un mondo stanco ed
enfatico "È baaad là fuori!", in Love Sick,"Sento l'orologio
tichettare"- e ogni singola riga di “The Night We Call It A Day” e
“Autumn Leaves”, con la triste e lamentosa pedal steel che fornisce il
contesto perfetto per i testi.
Mentre le ballate danno a Bob la possibilità di esaltare la folla con la
suo fumosa voce, un up-tempo in "Things Have Changed”, “Duquesne
Whistle” e “High Water” ha messo in evidenza come in modo coeso e
virtuosistico sia cresciuta la band. E ancora, Bob sembra essere in cima
al mondo, colpendo l’aria con le mani per i downbeats cruciali, su e giù
nel tempo (o occasionalmente doppio-time) con il ritmo, e in piedi fino
al pianoforte. Certo, il piano era un po' difficile da individuare nel
mix, ma gli assoli di armonica erano forti e chiari, e la folla li ha
applauditi.
Una grande notte, e un gran piacere vedere Bob e la band che si
divertono con un suono fantastico. Ho ascoltato la mia parte di bootleg
e l’ho visto in concerto poche volte, ma qualcosa di veramente speciale
sta accadendo adesso. Grande musica, grandi esecuzioni, ma il tutto
divertente, anche intimo e semplice. Questo è stato il miglior live show
che ho visto. Un sacco di date sono in arrivo negli U.S.A., prendete i
biglietti e portate alcuni amici, non ve ne pentirete!
Caro Mr. Tamburine,
sono Valerio Sanzotta, e mi sono appena accorto che un lettore di
maggiesfarm ha fatto il mio nome tanti anni fa nella parte 410 della
sezione Talkin'. Ho partecipato a Sanremo con la canzone Novecento,
contenuta nell'album omonimo dove compariva anche una versione di
Absolutely Sweet Marie (lo puoi trovare su spotify e su Itunes). Dopo
anni di inattività sto ora riprendendo a registrare un nuovo album, che
dovrebbe uscire alla fine di quest'anno o al più tardi all'inizio del
prossimo. All'interno compare una mia versione di Visions of Johanna,
nonché una di The greatest di Cat Power.
Nella risposta a questo lettore, mi invitavi a prendere contatto con te
per un'intervista, ma soprattutto per conoscerci meglio.
Lo so, sono passati molti anni, ormai, ma se l'idea ti andasse, potremmo
forse fare una conversazione sulle pagine di maggiesfarm, sull'album che
sto registrando ma soprattutto su Bob, che è al centro dell'ispirazione
del nuovo lavoro.
Non sono più un ragazzino, ho 37 anni, quindi l'ispirazione di questo
album sarà meno giovanile di Novecento e anche se sarà molto dylaniana,
lo sarà a un livello più profondo e meno visibile. Ho cercato di
realizzare quel "ritorno dei morti" di cui parla Alessandro Carrera
nella "Voce": sono giunto alla musica e alla poesia dopo la fine del
mondo che mi ha reso poeta e musicista e così le canzoni ruotano attorno
all'ossessione della fine, che come spiega Carrera, è anche nostalgia
dell'inizio. Ecco perché canzoni apocalittiche e visionarie si
accompagnano a brani che - piuttosto che farlo io - vorrei potessero
cantare Blind Willie McTell o la famiglia Carter. Pochi strumenti, pochi
suoni: il titolo, Enigma, richiama l'ultima parte del film di Todd
Haynes esattamente per quella unione di visionarietà e di radici, come
un film di David Lynch ambientato nel vecchio West.
Tornando a noi, dopo anni fuori scena, sto cercando di riprendere i
contatti con il web e la stampa: ricominciare con maggiesfarm e con il
nostro Dylan avrebbe per me un altro valore simbolico. Fammi sapere cosa
ne pensi.
Ti mando un caro saluto, con tutti i miei complimenti per il tuo immenso
lavoro e la tua devozione.
Live and prosper! Valerio.
Ciao Valerio, prima di tutto riporto quello che
fu il commento che scrisse Lunedi 9 Giugno 2008 l'amico Gianluca
Lambiase al quale fai riferimento, così facilito il compito a chi ci
legge:
Talkin' 5311
Siccome non ho trovato riferimenti in
alcuna notizia apparsa sul sito vorrei comunicarti dell'album di Valerio
Sanzotta "Novecento". Sanzotta, dylaniano convinto, si è presentato
quest'anno a Sanremo con il brano Novecento, un pezzo molto carino che
racconta un secolo di storia italiana, pezzo che si conclude tra l'altro
con un verso molto pretenzioso e coraggioso "al futuro porto in dote la
memoria e nel cuore rugge l'urlo della storia"; mentre all'interno
dell'album è presente tra le altre anche la sua versione di "Absolutely
sweet Mary". La sua vocazione Dylaniana,Cashiana,Guthriana traspare
anche dal suo myspace (http://www.myspace.com/senzaottave), insomma è un
tipo da tenere sott'occhio!
A presto!;)
Gianluca Lambiase
Ti ringrazio Gianluca , capirai la difficoltà
di avere sott'occhio tutto di tutto , spero che con la tua segnalazione
i nostri maggiesfarmers approfondiscano la conoscenza di questo artista
, forse è stata la sua partecipazione a Sanremo ad aver distolto la
nostra attenzione dai suoi lavori . Qualcuno dei lettori vorrebbe fare
la recensione dell'album di Valerio ? Io davvero non ci arrivo a fare
tutto : Grazie in anticipo a chi si prenderà la briga di questo
reportage , grazie a Gianluca di avercelo segnalato e speriamo che
Valeri Sanzotta si faccia vivo sulle pagine di MF , una bella intervista
servirebbe sia a noi che a lui , e poi avremmo l'occasione di conoscerlo
meglio , come si dice , da cosa nasce cosa.........ciao :o)
Mr.Tambourine
Ora sono contento di
sapere che ti sei rimesso in pista per realizzare un nuovo album. Le
pagine di maggiesfarm, come sempre, sono a disposizione di tutti coloro
che parlano "dylanese". Mi spiace non aver potuto andare a vedere il tuo
sito Myspace perchè è stato abilito non potendo sostenere la concorrenza
con Facebook. E per meglio far capire a chi ci legge chi sei riporto
anche l'articolo che scrisse su di te e sul tuo lavoro Radio Italia:
"Valerio Sanzotta
Valerio Sanzotta è nato a Roma l' 8 marzo 1979. Sin da bambino dimostra
un grande interesse per la musica ed i genitori gli offrono la
possibilità di studiarla e dopo aver provato con il violino ed il
pianoforte, sceglie la chitarra che diventa il suo strumento preferito.
A 14 anni è affascinato dalle canzoni di Fabrizio De Andrè e in quello
stesso periodo si avvicina alla poesia e inizia a comporre le sue prime
canzoni.
Grazie al suo interesse per l'esistenzialismo francese, scopre la
canzone d'oltralpe ed apprezza in particolare autori come George
Brassens, George Moustaki e Jacques Brel. A 16 anni inizia a cantare in
locali pubblici ed il suo show è particolarmente apprezzato, sia per i
suoi testi che per le sue musiche. Si esibisce come cantante nel
quartiere Testaccio di Roma presso il Centro Culturale "Palomar", nel
periodo del mito dell'altra America di Kennedy, Martin Luther King, del
pacifismo e della non violenza e si avvicina alla musica di Bob Dylan,
Leonard Cohen, Joan Baez e Paul Simon., fino a risalire alle radici
della musica Folk. Ancora oggi gran parte della sua ispirazione gli
deriva dalla musica tradizionale americana più moderna e accattivante,
come avviene negli ultimi lavori di Norah Jones.
Negli anni più recenti scrive poesie, testi e musica per canzoni e nel
2002 pubblica un album a sostegno di "Duchenne Parent Project Onlus", un
associazione di genitori in lotta contro la Distrofia Muscolare. Anche
dedicando molto del suo tempo alla poesia, alla musica e alla
letteratura, nel 2004 Valerio si laurea all'Università "La Sapienza" di
Roma in "Lettere e Filosofia" con 110 e Lode.
Attualmente frequenta il terzo anno di Dottorato di Ricerca in Filologia
Classica ed ha già pubblicato alcuni saggi apparsi su accreditate
riviste scientifiche del settore. Negli ultimi due anni ha ricevuto
proposte da una casa discografica e da un produttore indipendente per
presentare un suo brano al Festival di Sanremo, ma Valerio ha sempre
rifiutato.
Quest'anno ha accettato la proposta della Dharma per un progetto che
prevede di proporre al Festival un suo brano e di registrare un album
che contenga oltre lO canzoni inedite, anche una raccolta di sue poesie
ed un breve romanzo in forma poetica di chiara ispirazione beato Valerio
Sanzotta ha anche scritto il testo italiano di un brano di Bob Dylan,
(Absolutely sweet Marie) e di un altro di Joan Baez, (Jerusalem) che
faranno parte del suo prossimo album di 12 canzoni."
Fatta questa doverosa
premessa, se vuoi mandarmi una descrizione particolareggiata del lavoro
che stai facendo sarò lieto di pubblicarla, anche perchè non potrei
esprimere un giudizio su una cosa che non conosco. Parlaci delle tue
canzoni, cosa le ha ispirate, insomma tutte quelle notizie che possono
aiutare a comprendere ed apprezzare meglio le tue canzoni. Dopodichè sai
che parlare di Dylan è lo scopo primario di questo sito, quindi anche le
tue osservazioni su di lui saranno ben accolte. Resto in attesa e nel
frattempo ti auguro di portare a termine il tuo lavoro nel miglior modo
possibile. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 2
Maggio 2016
Talkin'
9819 - roberto_petruccio
Ciao,sono Roberto Petruccio, ex direttore
artistico del locale "Vicolo de' Musici - Folkosteria" di Roma... Forse
ti ricorderai di me, tu e altri amici di "Maggie's Farm" avete
partecipato qualche anno fa (Maggio 2003 o 2004, non ricordo l'anno
preciso) a un tributo a Bob Dylan, in forma di jam session, organizzato
da me in occasione del suo compleanno.
Ti scrivo per invitare te e i tuoi amici dylaniani ad un evento per
molti aspetti analogo, ma ancora più interessante e "denso"... infatti
la serata di musica live con palco aperto, nel corso della quale
chiunque potrà portare la propria interpretazione di brani di Dylan,
sarà preceduta da un incontro con Video, Curiosità, Notizie e Reading
poetico.
Ti invio il link all'evento, mi farebbe davvero molto piacere se tu e
altri amici di "Maggie's Farm" poteste partecipare a questa festa
dylaniana in programma Sabato 21 Maggio. Io e il locale che ospita
l'evento, il Caffè Letterario "Mameli27" di Trastevere. ne saremmo molto
lieti e onorati.
Vi saremmo inoltre ulteriormente grati se poteste segnalare l'iniziativa
sul vostro sito e diffonderla tra i vostri contatti, se vi fa piacere.
In attesa di un tuo riscontro e sperando con tutto il cuore di avervi
tra noi il 21 Maggio, ti ringrazio per l'attenzione, anche a nome del
"Mameli27".
Grazie, a presto, Roberto Petruccio
P.S.: Per qualsiasi richiesta di informazioni o chiarimenti, ti lascio i
miei contatti:
Spezzo anch'io una lancia in favore di At
Budokan che rimane il miglior live ufficiale di Dylan (ovviamente
escluso i bootleg series).
Uscito in un periodo in cui impazzava il punk, sull'onda del momento le
riviste musicali dell'epoca, lo stoncarono ma negli
anni che vanno dal 1978 al 1981 Dylan fece della grande musica, e gli
arrangiamenti dei suoi pezzi per quel tour erano quasi tutti validi, a
parte "Oh Sister" e proprio i due pezzi citati da Gerry: "Shelter From
The Storm" e "I Want You", che a mio avviso non sono un gran che, gli
altri sono tutti ottimi, se non eccezionali come "Ballad Of a Thin Man",
"Is Your Love In Vain?", "One More Cup Of Coffe", "The Times They Are
A-Changin' ".
Lo show è fin troppo perfetto se pensiamo ad un concerto di Dylan, ma se
metto al posto delle canzoni che io avrei scartato, quelle che furono
eseguite in quegli show come: "Tomorrow Is A LOng Time", "A Man In Me",
"One Of Us Must Know (Sooner Or Later)", per me sarebbe un live da 4
stelle piene.
Anche la grafica (con tanto di poster) è bella, cosa abbastanza strana
per un live di Dylan.
In in attesa di qualche ristampa di un live completo del tour del 1974,
e magari della pubblicazione completa del concerto di Hard Rain,
(Sperare in qualche concerto del neverending , sembrerebbe
troppo!)..never say good bye!
Alessandro Galimberti
Grazie per aver espresso
il tuo parere col quale si può essere d'accordo. Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Per quanto mi riguarda, adoro Live at
Budokan. Come dice bene Mr.Tambourine, ci sono dischi che ognuno ama
oppure odia per disparate circostanze. Io non sfuggo a questa regola, ma
in senso positivo. Ritengo sia un esempio in luce del trasformismo
artistico che sarebbe diventata la caratteristica dylaniana dei decenni
seguenti.
Canzoni rivoltate come calzini ma con nuovo pathos e grande freschezza.
Musicalmente, band in grande spolvero e con una evidente preparazione
alle spalle. Un gradino più alto di esibizioni tipo Rolling Thunder
Revue, dove imperava una allegra anarchia gitana.
Qui, a prescindere dagli arrangiamenti sovradimensionati (e forse
proprio grazie ad essi), l'allegra brigata lascia il passo a una
macchina da guerra che, benché non paragonabile ad altri gruppi coevi,
imprime la sua rispettabile orma nella storia del rock dal vivo.
Budokan è la prova che canzoni originariamente concepite in stile
minimal possono reggere in versione completamente diversa.
Quella che preferisco è Ballad Of A THin Man. Meravigliosa la
progressione, grande performance vocale, inciso travolgente. Al secondo
posto ci metto "Shelter From The Storm". "Is Your Love In Vain?" è una
meraviglia.
A me Budokan piace moltissimo. Con buona pace delle recensioni
contrarie, e dei suoi detrattori.
P.S. : mi sembra che anche "Just One Night" di Clapton e un live di
Harrison siano incisi al Budokan, evidentemente l'acustica deve essere
ottima.
L'acustica deve essere
senz'altro ottima visto il copioso numero di artisti che vi hanno inciso
un disco dal vivo, ecco l'elenco:
1970s:
Uriah Heep; 1973, (Live concert filmed on 16mm for television. DVD
versions available)
Deep Purple; 1972; for the last of the three concerts making up their
Made in Japan live album.
The Carpenters; 1974; The Carpenter - Live At Budokan 1974
Rainbow; 12/16/1976; "On Stage (Rainbow album)" Rainbow performed here
both afternoon and evening shows at 3:00pm and 6:00 p.m.
Bay City Rollers; 1977; Rollerworld, Live at the Budokan 1977, released
as Rollerworld: Live at the Budokan 1977 in 2001.
Cheap Trick; 1978; Cheap Trick at Budokan
Ian Gillan Band; 1977–1978; Live at the Budokan (Vols. 1-2).
Eric Clapton; December 1979; Just One Night.
Diana Ross; 1977; "An Evening with Diana Ross" concert was videotaped
during her 1977 tour.
1980s:
Sadao Watanabe; 1980; How's Everything.
Yellow Magic Orchestra; 1980 + 1993; Live At Budokan 1980, recorded
1980, released 1993.
Quincy Jones; 1981; Quincy Jones Live at the Budokan.
Dave Grusin; 1983; Dave Grusin and the NY-LA Dream Band.
Michael Schenker Group; 1982; One Night at Budokan.
Asia; 1983; Live at Budokan, Asia in Asia.
Frank Sinatra; 1985; Live at the Budokan Hall, Tokyo
Iron Maiden; 1987, "Somewhere on tour"
1990s:
Tin Machine; 1992; who recorded a portion of Tin Machine Live: Oy Vey,
Baby, during the It's My Life Tour.
Skid Row (American band) Skid Row - Live at Budokan, Tokyo 1992.
Diana Ross, Tokyo 1992 ; " The Force Behind The Power World Tour "
Yellow Magic Orchestra; 1980 + 1993; Live At Budokan 1980, recorded
1980, released 1993.
Doobie Brothers; 1993; Live at Budokan.
Yngwie Malmsteen; 1994; video Live at Budokan 94, VHS/DVD.
Blur; 1995-6; recorded a live compilation CD, Live at the Budokan, in
1995, at the height of Britpop; it was released in 1996.
Chic; 1996; performance later released as Live at the Budōkan (1999).
This was bassist Bernard Edwards's last performance; he died the next
day.
Diana Ross ; 1996 ; " Take Me Higher World Tour "
Mr. Big; 1997; recorded Live at Budokan in 1997 (and Back to Budokan in
2009).
Journey; 1998; Recorded several songs from their Frontiers Tour in 1983
at the Budokan which was included on their live album Greatest Hits
Live.
Faye Wong; 1999; "Budokan Live" (for further information see: Faye
Wong#1999: Venturing into Japan).
2000s:
Bryan Adams; 2000; Live at the Budokan.
Morning Musume; 2000; DVD Morning Musume First Live at Budōkan: Dancing
Love Site 2000 Haru (Also Sayaka Ichii's graduation from the group)
Bay City Rollers; 2001; Rollerworld, Live at the Budokan 1977, released
as Rollerworld: Live at the Budokan 1977 in 2001.
Ozzy Osbourne; 2002; filmed CD/DVD combination Live at Budokan.
Pearl Jam; 2003; recorded an official bootleg at Budokan during their
Riot Act Tour (for further information see: Pearl Jam#Riot Act:
2002–2005).
Duran Duran; July 11 + 12, 2003; played at Budokan;[5] shows recorded
live.
Mariah Carey; 2003; performed 3 concert shows, part of her Charmbracelet
World Tour on July 6, 8 and the 10th.
Incubus; March 3, 2004; performed at Budokan and show recorded as CD
Live in Japan 2004 on June 1, 2004
Dream Theater; 2004; 2DVD/3CD Live at Budokan.
Hikaru Utada; July 28, 2004; video Utada Hikaru in Budokan 2004: Hikaru
no 5.
Judas Priest; 2005; DVD Rising in the East.
Nana Mizuki; 2005; DVD Nana Mizuki Live Rainbow at Budokan.
Avril Lavigne; 2005; DVD Live at Budokan: Bonez Tour, Bonez Tour.
Hikaru Utada; 2006; video Utada United 2006 (Hikaru Utada
discography#Video Releases)
Nana Mizuki; 2006; DVD Nana Mizuki Livedom -Birth- at Budokan.
Morning Musume; 2006; DVD Morning Musume Concert Tour 2006 Aki: Odore!
Morning Curry
The Gazette; 2006; DVD Standing Live Tour 2006 [Nameless Liberty. Six
Guns...] Tour Final at Nippon Budokan.
TM Network; 2007; video TM Network -Remaster- at Nippon Budokan 2007.
TVXQ; 2007; Tohoshinki 2nd Live Tour 2007: Five in the Black.
Perfume; 2008; "Budokaaaaaaaaaan!!!!!".
Joe Hisaishi; 2008; Joe Hisaishi in Budokan – 25 years with the
Animations of Hayao Miyazaki.
FLOW; 2008; FLOW Live Tour 2007-2008 'Isle' Final at Nippon Budokan
Mr. Big; 2009; live CD/DVD Back to Budokan.
Dir En Grey; 2009; live DVD Uroboros -With the Proof in the Name of
Living...- At Nippon Budokan.
AKB48; 2009; AKB104 Senbatsu Members Sokaku Matsuri
the pillows; 2009; live DVD Lostman Go to Budokan.
2010s:
Backstreet Boys; February 18, 2010; recorded live DVD Backstreet Boys:
This Is Us Japan Tour 2010 on the This Is Us Tour.
NICO Touches the Walls; March 12, 2010; "Walls is Auroras" LIVE.
Polysics; March 14, 2010; BUDOKAN OR DIE!!!! 2010.3.14
ONE OK ROCK; 2010; live DVD This Is My Budokan?!.
Morning Musume; 2011; Ai Takahashi's graduation concert "Ai Believe
~Takahashi Ai Graduation Memory Special~.
F.T. Island; 2011; Live In Budokan Summer Mesengger Tour.
2PM ; 2012;2PM Six Beautiful Day Live In Budokan
Milky Holmes; 2012; Milky Holmes Live in Budokan
Lee Seung-gi; 2012; First Japan Live In Budokan Kidou (Hope).
T-ara; 2012; Live in Budokan, recording of a concert performed as part
of their Jewelry Box tour
Dream Morning Musume; March 10, 2012; Dream Morning Musume Special LIVE
2012 Nippon Budokan~Dai 1 Shou Shuumaku 'Yuusha tachi, Shuugou seyo'
U-KISS; 2012; live DVD U-KISS Live In Budokan.
Morning Musume; 2012; Risa Niigaki and Aika Mitsui's graduation concert
Ultra Smart.
SCANDAL; March 28, 2012; Japan Title Match Live 2012: Scandal vs Budokan
Acid Black Cherry; 2012; "Live DVD Acid Black Cherry Tour 『2012』".
SPYAIR; December 18, 2012;
Morning Musume; 2013; Reina Tanaka's graduation concert,
Michishige☆Eleven SOUL.
C-ute; 2013; Queen of J-POP ~Tadoritsuita Onna Senshi~.
AKB48; 2013; AKB48 Group Rinji Soukai "Shirokuro tsukeyou janai ka!"
T-ara; 2013; T-ara Japan Tour 2013: Treasure Box.
Morning Musume; 2013; ~CHANCE!~
Berryz Kobo; 2013; Berryz Koubou 10 Shuunen Kinen Budokan Special Live
~Yappari Anata Nashi de wa Ikite Yukenai~
AKB48 Group Research Students; 2013; AKB48 Group Kenkyuusei Concert
~Oshimen Hayai Mono Gachi~
Super Junior KRY; 2013; Special Japan tour Super Junior K.R.Y. Special
Winter Concert'
Avril Lavigne; February 4 and 5, 2014: The Avril Lavigne Tour
Babymetal; March 1 and 2, 2014 ; Day 1: Akai Yoru LEGEND 'Kyodai Corset
Matsuri' ~Tenkaichi Metal Budokai Final~ ; Day 2: Kuroi Yoru LEGEND
'DOOMSDAY' ~Shokan no Gi~
Dir En Grey; March 8-9, 2014; Dum Spiro Spero at Nippon Budokan
S/mileage; July 15, 2014; S/mileage LIVE 2014 Natsu FULL CHARGE ~715
Nippon Budokan~
Junho(from 2PM); August 12 and 13, 2014; "FEEL" Solo Tour in Japan 2014
DISH//; January 1, 2015
Oldcodex; February 11, 2015; "Capture" in Budokan
Kalafina; February 28, 2015; Kalafina LIVE BEST 2015 "Red Day". March 1,
2015; Kalafina LIVE BEST 2015 "Blue Day"
The GazettE; March 3, 2015; 13th Anniversary Nippon Budokan
KANA-BOON; March 31, 2015
己龍 (Kiryu); July 31, 2015
Hatsune Miku; September 4-5, 2015; Magical Mirai.
Eir Aoi; November 2, 2015; Eir Aoi Special Live 2015 World of Blue at
Nippon Budokan.
ANGERME; November 29, 2015, ANGERME First Concert Tour 2015 Aki "Hyakka
Ryouran" ~Fukuda Kanon Sotsugyou Special~.
Morning Musume; December 7-8, 2015; ~Prism~.
Morning Musume; December 31, 2015; ~Gradation~.
DISH//; January 1-2, 2016; 4 Monkey Magic.
Dir En Grey; February 5-6, 2016; Arche At Nippon Budokan
iKON; February 15-16, 2016; iKONCERT 2016: Showtime Tour
5 Seconds of Summer; February 23, 2016; Sounds Live Feels Live World
Tour