MAGGIE'S FARM

sito italiano di BOB DYLAN

PARTE 405

 

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Ciao mister tambourine,
sono un assiduo lettore di maggies farm. Finalmente sento di poterti
fare i complimenti per la   nuova gestione! Ero un attimo scettico
all'inizio e quando ho letto della love story di Bob con K. Richards
quasi collassavo. Ho desistito dall'inviarti lettere di infuocata
protesta per poi rendermi conto della concomitanza con la fatidica data
del primo aprile! L'hai fatta anche al sottoscritto. Da allora ho
continuato a seguirti e...complimenti sinceri.  Apprezzo molto anche lo
spazio che dedichi a musicisti legati (in qualche modo lo sono tutti) a
Dylan, per esempio alla venerenda età di 42 ho scoperto sandy denny
grazie ad un tuo post. Bene! Voglio contribuire in qualche modo al
nostro comune arricchimento di dylanite segnalandoti il video del
making of di We are the world su you tube, in cui Dylan si lascia
teneramente istruire da Stevie Wonder per cantare il suo pezzo. Non
l'avevo visto e lo trovo interessante.
Questo è l'url:
http://www.youtube.com/watch?v=QpPWqToAriY
comunque lo trovi cercando "making of we are the world dylan".  Ciao!

Alfredo
McTell

 

Ciao Alfredo , mi hai battuto sul tempo , il video volevo segnalarlo io , pazienza........

Per quanto riguarda la "bollock-story" tra Bob e Keith , che avevo trovato in Internet , mi era sembrata una così grande bollock che l'avevo postata come curiosità assurda , ma sai , al mondo c'è di tutto , non siamo obbligati a credere a tutto quello che ci dicono o scrivono !. Benedetto XVI ha definito nel suo libro pubblicato di recente la musica rock "musica del diavolo"  ( ma non era il blues la musica del diavolo ?) , rispetto le idee del Pontefice ma personalmente la penso in un'altro modo , per me come per molti altri ( credo qualche miliardo di persone ) il rock è stato fonte di gioia , ispirazione , il trovare una dimensione diversa da quella della politica e un sacco di altre cose che adesso non mi vengono in mente .

Non era male lo scherzo del pesce d'aprile , isn't it ? I tuoi complimenti mi fanno particolarmente piacere perchè vengono da una persona che probabilmente all'inizio della mia gestione della Fattoria era un pò scettica , e non posso darti torto , prendere il posto di Michele ( in campo Dylaniano è un pò come prendere quello di Einstein nella fisica ) era davvero difficile , ma ora sono fiducioso , credo di aver imboccato the right way e mi son detto " You can do that " , e il leggere che segui con attenzione il mio lavoro mi fà davvero piacere. Maggie's Farm è un compito difficile da fare , se sbagli non ci sono esami di riparazione , un sacco di persone leggono tutti i giorni quello che io scrivo e non sempre sono d'accordo con il mio operato . Io ho ascoltato le critiche e il parere di tutti quelli che hanno avuto la pazienza di scrivermi , ho aggiustato il tiro ascoltando le loro parole e rispondendo a tutti , ho chiesto di avere un pò di pazienza perchè costruire MF day by day non è come leccare un Mottarello. Ti esponi alle critiche o alle lodi di chi ti legge , alla loro approvazione o alla loro contestazione , perdere consensi è più facile che guadagnarli. Non ci crederai ma ci sono persone che non mi scrivono perchè non gli và di parlare con uno che usa un nickname , perchè non vogliono parlare con un anonimo Mr.Tambourine qualunque , ma io penso che sia ben più importante quello che dico che quello che sono , e poi penso anche che sia giusta la mia scelta di restare anonimo , Maggie's Farm è e sarà sempre Michele , e anche se in questo momento non può occuparsi di persona  della gestione rimane sempre la figura di riferimento della Fattoria , Michele è il Re della Fattoria ed io sono la sua eminenza grigia , se usassi il mio nome sarebbe come voler cambiare nome alla Cappella Sistina , insomma sarebbe impossibile , la cosa non starebbe più in piedi . Non credo che tu abbia avuto particolari difficoltà a scrivermi anche se non sai chi sono e non conosci la mia faccia , mi hai scritto ed io ti ho sempre risposto , quindi che differenza potrebbe fare la mia identità ? Se mi devono dire bravo me lo dicono e se mi devono dare dello stupido me lo danno lo stesso , indipendentemente da Mr.Tambuorine o qualunque altro nome firmi la talking o le news .
Ciao , grazie di tutto e alla prossima :o)

Mr.Tambourine

 

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Caro Tambourine
ti ringrazio innanzi tutto per aver dato un bello spazio alla nostra
locandina, desidero comunque precisare una cosa a proposito della
segnalazione del film "Una casa alla fine del mondo": per primo, nel sito da
te gestito sono in effetti elencati tutti i film dove c'è almeno un
riferimento a Bob, soprattutto sonoro evidentemente.
Se fossero solo film dove Lui viene citato o vengono inquadrate copertine di
dischi, l'elenco sarebbe molto più corto, rimarrebbero fuori titoli come
"Pomodori verdi fritti alla fermata del treno" (dove l'unico riferimento è
la stupenda versione di "I'll remember you").
A maggior ragione ti segnalo "Una casa alla fine del mondo" proprio perchè
c'è anche un'inquadratura con uno dei protagonisti che tiene in mano un
vinile 33 giri e viene citato come "bootleg di Dylan"... se non lo hai
visto, ti raccomando la visione, anche perchè è bello proprio come film in
se.
Ciao
Alex


E' da anni costume di MF dare gli annunci dei concerti di artisti italiani dedicati a Dylan , basta mandarmeli e io li pubblico immediatamente !

In questo caso la tua segnalazione rientra nella lista , aggiornata , ciao :o)

Mr.Tambourine


 

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Hey mr.Tambourine,

giorni fa leggevo nel sito quella che veniva considerata la bibliografia essenziale su Bob.
Ebbene non la trovo più....
Mi potresti ridare le coordinate?
Ciao
Ste

Certo , eccole : http://83.103.52.33/maggiesfarm/must.htm 

La prossima volta che hai bisogno di ritrovare una "news" , aggiungo questa informazione anche a beneficio di tutti i Maggiesfarmers ( che forse non ci hanno fatto caso ) che in fondo alla pagina delle news si trova la scritta " VAI ALLA PAGINA PRECEDENTE " e così via , così si può trovare quello che si cerca , nessuna notizia data nelle news viene cancellata , rimangono le pagine consultabili come ho descritto sopra , oppure immediatamente sotto alla scritta "VAI ALLA PAGINA PRECEDENTE" ci sono due sezioni dedicate all'archivio delle news in ordine di data e all'archivio delle Talking in ordine di numero . Ciao ,

Mr.Tambourine

 

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Ciao , sono Paolo , per la rubrica when we first met...........ti racconto la storia del nostro incontro ( io , Marisa , Ellen , Zac , Giovanna e Dody ) con Dylan a Paestum . Ti dico in anticipo che ogni volta che l'ho raccontata mi hanno mandato affa.......spero tu non faccia altrettanto ......

Caro Paolo , ho letto la storia e l'ho trovata bellissima , al di là del fatto che possa essere vera o no , io ti credo , anche perchè avevo già sentito  parlare di questo fatto abbastanza insolito , a volte , per incontrare Dylan basta avere un pò di fortuna o saper cercare nei posti giusti , prevedere le sue mosse o i suoi spostamenti ed armarsi di pazienza , niente è impossibile anche se a volte è molto difficile . All'Arena di Milano , nel concerto con Roger McGuinn e Tom Petty , Dylan solo soletto si mise di fianco alla tribuna stampa ad assistere all'esibizione di Roger e Tom , nessuno lo riconobbe ( sempre per via del cappello e degli occhiali ) e lui si godette tranquillo il concerto prima che arrivasse il suo turno di salire sul palco . Qualche settimana fa in Messico si è travestito da donna e ha girato tutta la città tranquillo , chissà come rideva dentro di sè . Dylan è sempre imprevedibile e allora , WHY NOT ? Ciao e grazie per la bella storia ,

Mr. Tambourine

clicca qui

 

5235

Ciao Tambourine , ti segnalo questo video di Ritchie Havens "License to kill " , bellissima versione della dylansong , Stefano.

http://it.youtube.com/watch?v=JltNLkh03ME&mode=related&search=

Ed io ti segnalo questa "Just like a woman" da sogno , alla prossima

clicca qui

Mr.Tambourine

 

5236

Ciao mr. Tambourine, innanzitutto complimenti per la gestione del sito e per la puntualità con cui aggiorni le news!
Scrivo per prendere posizione a riguardo della "vicenda spalatori di san Siro" o qualcosa di simile, vicenda per altro da me seguita quantomeno distrattamente: mi sembra che il signor Otello dimostri un pò troppa facilità nello scandalizzarsi per delle cose che, onestamente, non offendono proprio nessuno! Penso che il tuo fosse un comunissimo modo di dire come mille altri, ognuno dei quali volendo cercare il pelo nell'uovo potrebbe finire con l'offendere qualcuno! Otello non ha mai usato l'espressione "porco cane", offendendo tutti gli affezionati proprietari di cani? Oppure il modo di dire "darei una gamba per...", offendendo tutti gli zoppi, mutilati, invalidi, ecc.? O la frase "costare un'occhio della testa"? Nel tal caso sarei molto offeso perchè ho un prozìo che con l'età è diventato praticamente cieco!
Cambiando argomento: megabbello il poster psichedelico che è comparso la settimana scorsa nella posta, mi piacerebbe troppo averlo in casa, magari di fianco al celeberrimo disegno di Milton Glaser del '66!
Ciao!

Come diceva "Colui che il mondo muove" - Chi è senza peccato scagli la prima pietra - , con Otello ci siamo spiegati , anche a me la cosa era sembrata un pò forzata e ne ho parlato proprio per questo motivo , ma credo che alla fine della fiera ci siamo capiti , non credo sia giusto sospettare delle intenzioni o delle parole degli altri , potrei essere contro i Masters of war , ma contro gli spalatori di S.Siro non vedo proprio il perchè , era solo un'alternativa per quella persona che occupa un posto che sembra non essere adatto a lui . Forse qualche volta nella sua vita anche ad Otello sarà scappata qualche smadonnata fuori dalle labbra , non credi ? Non penso che poi si sia cosparso il capo di cenere per questo . Comunque tutti gli scambi di idee siano utili , sapessi quanto ho fatto tesoro delle parole e delle critiche di chi mi scrive , la porta della fattoria è sempre aperta per tutti , senza esagerare naturalmente , altrimenti sono costretto al classico "No comment" che chiude l'argomento .

Il manifesto Dylan-Mr.Tambourine man lo puoi acquistare in Internet a questo URL ( c'è anche quello di Milton ma il prezzo di 90 sterline mi sembra sinceramente fuori mercato ) :

http://freespace.virgin.net/peter.bonner/posters.htm

ti suggerisco quest'altro sito dove troverai tutti i manifesti "mito" di qualunque genere:

http://eu.art.com/asp/sp-asp/_/pd--10085302/Bob_Dylan.htm

quello di Milton , se già non ce l'hai , puoi acquistarlo direttamente dal suo sito al prezzo di 50 US dollars , ecco l' URL :

http://miltonglaserposters.com/index2.html

credo che tu ti riferisca a questo manifesto :

Spero di averti dato le dritte giuste , grazie mille per i complimenti , ciao ed alla prossima :o)

Mr.Tambourine

 

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Ciao Mr.Tambourine , l'altro giorno mi son messo a risentire Highway 61 revisited ( il CD ) che era allegato ad un fascicolo di molto tempo fa del "Grande Rock" . ma non c'è nessuna nota di copertina , intendo dire i credits , mi sai dire chi erano i musicisti ? Grazie e complimenti per il sito . Ennio

Certo Ennio , allora :

Bob Dylan : voce , chitarra , armonica , pianoforte , sirena della polizia .

Al Kooper : indicato nelle note di copertina come Alan Cooper , organo Hammond e piano .

Paul Griffin : organo e piano .

Bobby Gregg : batteria .

Harvey Goldstein : basso .

Russ Savakus : basso .

Michael Bloomfield : chitarra elettrica .

Charly McCoy : chitarra .

Frank Owens : piano .

Noterai che ci sono diversi musicisti accreditati allo stesso strumento , ma questo è dipeso solo dal fatto che il disco è stato realizzato in 5 diverse sessions nel Columbia Studio A di New York il 15 e 16 giugno , il 29 e 30 luglio e il 2 e 4 agosto 1965 .

Aggiungo qualche notizia  sull' album :

Sono le parole di Bruce Springsteen, vent’anni dopo, quando introdurrà Dylan nella Rock’n’Roll Hall Of Fame, a descrivere in modo perfetto l’impatto devastante che quel brano ha avuto nella coscienza collettiva della nuova America degli anni Sessanta: "La prima volta che ho sentito Bob Dylan ero in macchina con mia madre, la radio era sintonizzata sulla WMCA ed è arrivato quel colpo di rullante che suonava come qualcuno che avesse aperto a calci la porta della tua mente: Like A Rolling Stone. Mia madre, alla quale il rock’n’roll piaceva, ci pensò un minuto, poi mi guardò e disse: ‘Quel tizio non sa cantare’. Ma io sapevo che aveva torto. Rimasi lì senza dir niente, ma sapevo di star ascoltando la voce più forte che avessi mai sentito. Era scarna e sembrava nello stesso tempo giovane e adulta. (…) Quando ero ragazzino, la voce di Bob in qualche modo mi eccitava e spaventava, mi faceva sentire irresponsabilmente innocente, ancora oggi mi fa lo stesso effetto. Era un rivoluzionario. Bob ti liberava la mente come Elvis liberava il corpo. Aveva la visione e il talento per infilare il mondo intero in una canzone. Inventò una nuova sonorità per il cantante pop, superando i limiti di ciò che un artista può ottenere da una registrazione e cambiò la faccia del rock per sempre. (…) Quando avevo 15 anni e ascoltavo Like A Rolling Stone, ascoltavo un tizio che aveva il fegato di prendersela col mondo intero e che mi faceva sentire come se avessi dovuto farlo anch’io".
Nessun singolo era mai stato così lungo. Sei minuti, eppure non viene tagliato nella versione a 45 giri (quando i Doors cercarono di fare la stessa cosa con Light My Fire, si sentirono dire: "Chi credete di essere, Bob Dylan?"). Nell’agosto del ’65 Rolling Stone sfonda le Top 10, numero due nella classifica americana e numero quattro in quella inglese. Le regole della musica rock sono cambiate per sempre. Ancora oggi, in referendum su referendum di appassionati o di critici, ogni volta tutti concordano nel definire Like A Rolling Stone il singolo più importante della storia del rock.
Canzone dal significato misterioso, ricca di immagini e personaggi bizzarri (Miss Lonely, Mystery Tramp, Napoleon in rags, Diplomat, Princess on the steeple, che inaugurano la ricchissima galleria di santi e di perdenti che affolla Highway 61), ma proprio per questo affascinante, è probabilmente indirizzata a Dylan stesso, che sull’orlo della massima fama avverte che il successo sta per condurlo in una strada senza via d’uscita, alla cui fine lo aspetta il caos totale. Ma è soprattutto una forte dichiarazione di indipendenza, di qualcuno che sta urlando, a costo di precipitare nella pazzia, che di fronte al mondo ci devi stare da solo, mutuando la tua filosofia di vita direttamente dalle esperienze della vita stessa, senza contare sugli altri o sui privilegi della tua posizione: "Sei invisibile adesso / Non hai segreti da nascondere".
Anche gli amici/nemici della vecchia scena folk, i Phil Ochs e gli Eric Andersen che affannosamente hanno cercato fino a quel momento di stargli al passo, alzano bandiera bianca: "Potrebbe essere la più grande influenza di tutta la generazione", dichiara allora Andersen. "Credo che i semi del futuro della musica siano stati piantati là. Non vedo nessun altra forza paragonabile a quella di Dylan. Keats disse che un artista è l’antenna della razza umana. Dylan è l’antenna della sua generazione".
Dylan torna in studio solo il 29 luglio. Nel frattempo ha litigato violentemente con Tom Wilson, che la Columbia ha prontamente sostituito con l’innocuo Bob Johnston e soprattutto, il 25 luglio, si è esibito a Newport, al Folk Festival. Nel luogo dove fan, colleghi e critici lo hanno proclamato due anni prima re del folk revival, Dylan questa volta si presenta, sfrontatamente, con un gruppo elettrico, la Paul Butterfield Blues Band. È il giorno in cui si scatena l’apocalisse e i diavoli escono dalle viscere della terra.
Quando Dylan e il gruppo attaccano una Maggie’s Farm che sentita ancor oggi suona violenta e devastante come Anarchy In The UK dei Sex Pistols dieci anni dopo, scoppia la guerra. Una guerra che si trascinerà fino all’anno successivo, ogni volta che Dylan e accompagnatori saliranno su un palcoscenico, attraverso tutta l’America, l’Australia e l’Europa. Un confronto senza precedenti che mette l’artista contro il suo pubblico, in una contestazione aperta e dichiarata come non si è mai vista prima e come non si vedrà mai più nel mondo del rock. Ma dopo di allora il mondo del rock stesso non sarà più uguale a prima e la strada aperta "sanguinosamente" da Dylan lascerà fuoriuscire decine e decine di giovani band che avranno appreso la lezione e daranno vita al più grande spettacolo sulla terra, il "rock’n’roll show" (che, per la cronaca, non era quello che facevano i Beatles, con mezz’oretta di musica male amplificata sommersa dalle urla dei fan).
Nonostante il momento altamente drammatico (che raggiunge il culmine quando un Pete Seeger imbufalito cerca di staccare i cavi elettrici dell’amplificazione, mentre Dylan e gruppo stanno suonando), Dylan solo dopo pochi giorni si è già lasciato alle spalle l’avvenimento.
Il 29 e il 30 luglio, tornato dunque in studio, sono dedicati a varie prove di Tombstone Blues (alla fine delle quali il bassista Russ Savakus, sfinito, molla la spugna e viene sostituito da Harvey Brooks), It Takes A Lot To Laugh, Positively 4th Street e una prima take, con tutto il gruppo, di Desolation Row. In quest’ultimo brano Dylan è stonato a livelli massimi e la canzone viene nuovamente provata in formato acustico ma con Charlie McCoy alla chitarra elettrica. Il 30 vengono provate e registrate From A Buick 6 e Can You Please Crawl Out Your Window?.
Il 2 agosto vengono registrate diverse take di Highway 61 Revisited, Just Like Tom Thumb’s Blues, Queen Jane e Ballad Of A Thin Man. Infine, il 4, Dylan torna in studio con i soli Brooks e McCoy (secondo Clinton Heylin alla chitarra c’è invece Bloomfield) e in un’unica formidabile take rifà, acustica, Desolation Row.
Dylan deciderà di non inserire Can You Please Crawl Out Your Window? e Positively 4th Street, che verranno in seguito pubblicate come singoli. La prima delle due, però, proprio per la pubblicazione come singolo, verrà reincisa con l’accompagnamento di Robbie Robertson e degli Hawks, diventati nel frattempo la backing band dal vivo di Dylan.
Di questa formidabile serie di canzoni che hanno il passo di un blues tagliente e metropolitano, la sola It Takes A Lot To Laugh (peraltro provata anche in versione veloce con il titolo di Phantom Engineer) sembra essere fuori posto. Brano country blues molto melodico e rilassato, dallo splendido assolo di armonica, si distacca dall’atmosfera generalmente nervosa e anfetaminica del resto del disco; è comunque una delle più convincenti ballate mai incise da Dylan.
Appare fuori luogo perché Highway 61 ha invece il passo devastante e quasi punk di Tombstone Blues, un treno merci lanciato a sferragliare tra gli incubi peggiori della storia americana; di From A Buick 6 (una rilettura di Milk Cow Blues di Sleepy John Estes, brano già tentato durante le session di Freewheelin’ e quindi profondamente nel DNA, come tutta la musica blues, di Dylan), dall’implacabile riff di Hammond e dai testi che inneggiano a una donna con "una mente da cimitero" e che "cammina proprio come Bo Diddley"; dell’epocale Ballad Of A Thin Man, uno slow blues dominato dal piano incalzante di Dylan e dai riff fantasma di Al Kooper all’Hammond; e naturalmente della title-track, una cavalcata rock blues con tanto di sirene della polizia che spalanca una visione d’America del tutto inedita, dove la parola "rifiuto" è il nuovo messaggio: del patto fra Abramo e Dio, che suona come una autentica bestemmia da parte dell’ebreo Zimmerman, così come dell’America fatta di commessi viaggiatori affannosamente all’inseguimento del successo e di astuti promoter.
È fatto della bellezza metropolitana e senza compromessi di Queen Jane Approximately, dominata da quella scala discendente di accordi che diventerà un riferimento d’obbligo per centinaia di brani rock fino ai giorni nostri, e quelle parole che invitano a fuggire lontano da una società che non ti capisce più.
È soprattutto Ballad Of A Thin Man a insinuare paesaggi da incubo nell’ascoltatore: per anni si è pensato che un Mr. Jones fosse esistito davvero, si è parlato di un giornalista dal medesimo nome con cui Dylan avrebbe avuto un alterco. È un brano che il "nuovo" Dylan, con parole sputate con veemente disprezzo, rivolge invece a tutti i piccolo borghesi d’America ("Presenti il tuo biglietto / Per vedere il fenomeno da baraccone / Che subito ti viene incontro / (…) E dice come ci si sente / A essere un simile aborto / E tu dici impossibile") e ai "professori" dell’establishment ("Hai letto tutti i libri di F Scott Fitzgerald / Sei un uomo molto istruito, è risaputo"), con una dinamica ben più devastante della similare The Times They Are A-Changin’ che anch’essa si rivolgeva a genitori, insegnanti e classe dirigente. "Perché qualcosa sta succedendo", insinua Dylan, rivolgendosi all’America e sottolineando come i suoi giovani stiano andando da tutt’altra parte rispetto ai sogni di carriera e di successo di mamma e papà, "e tu non sai che cosa è". Il solco è scavato per sempre: se non sai cosa sta succedendo, stattene lontano. Chiunque abbia visto il magnifico film di Milos Forman Takin’ Off capirà il vero significato di questa canzone: il film è la storia di uno dei tanti Mr. Jones del decennio che non riesce a capire (non può) cosa sta succedendo alla figlia e perché essa rifiuta il mondo preconfezionato e ipocrita dei genitori per aderire a un universo "alternativo" fatto di hippie e musicisti rock.
Il disco completa questa rassegna di incubi e di profezie con il brano che forse più di ogni altro conduce Dylan vicino più che mai al concetto stesso di poesia: Desolation Row è una allucinata galleria di imbroglioni, pazzi, santi, perdenti e vagabondi che spuntano fuori da ogni vicolo secondario di ogni città americana, chiedendo la loro dose di impossibile speranza, con forti richiami alla poetica di T.S. Eliot che Dylan chiama in causa nella canzone stessa. Li canta in un vortice di lirismo che non raggiungerà mai più (a proposito di questo brano, Dylan dirà negli anni Novanta di essere sbalordito di come potesse scrivere canzoni del genere, di non avere la minima idea di dove andasse a trovare versi di tale livello) e dove la performance vocale, con un Dylan ben attento a lasciare intendere ogni singola parola, è di una bellezza travolgente.
Forse per l’unica volta in tutta la sua lunga carriera Dylan si dichiara entusiasta del suo stesso lavoro: "Non sarò mai più capace di fare un disco come questo. Highway 61 è troppo bello. C’è un sacco di roba che vorrei continuare ad ascoltare!".
Uno dei due brani lasciati fuori dal disco, Positively 4th Street, merita qualche parola. Melodicamente una delle più riuscite composizioni dylaniane, sorretta dal solito indovinatissimo riff di Hammond scovato ancora una volta da Al Kooper e con quel caratteristico passo discendente degli accordi, è un addio ricco di disprezzo ai vecchi compagni della scena folk (la 4th Street è la strada del Village dove Dylan ha vissuto a lungo), gli stessi che l’hanno fischiato a Newport pochi giorni prima dell’incisione della canzone. Joni Mitchell racconta che, dopo aver ascoltato alla radio questo brano, capì, scioccata, che adesso "eravamo liberi di cantare di qualunque argomento. Dylan ci aveva liberati del tutto".
Mai prima si erano sentite, in una canzone, parole come: "Mi vedi per la strada / Fai finta di essere sorpreso / Dici: Come stai? Buona fortuna / Ma non lo intendi davvero / Quando sai bene come me / Che preferiresti vedermi paralizzato / Perché una volta sola non esci fuori / E lo urli (…) / Vorrei che per una volta sola / Tu potessi essere nelle mie scarpe / E che per un momento solo / Io potessi essere te / Sapresti quale strazio è / Vederti".
Highway 61 Revisited viene pubblicato il 30 agosto; due giorni prima, il 28 agosto, Dylan si esibisce con Al Kooper, Robbie Robertson, Levon Helm (questi due del gruppo canadese The Hawks) e Harvey Brooks allo stadio di Forrest Hills, vicino a New York, davanti a circa 15mila spettatori. È ancora una volta guerra, come a Newport, e ancora più violenta. Il 3 settembre è la volta del prestigioso Hollywood Bowl di Los Angeles dove, come accadrà in seguito a Berkeley, il pubblico californiano, più aperto alla novità, non lo fischia. Ma è solo un episodio, perché quando, il 24 settembre accompagnato dalla line-up completa degli Hawks, comincia il tour mondiale che terminerà nel maggio del ’66, la guerra divamperà dura e sanguinosa.
A sottolineare l’impatto che la "nuova" musica di Dylan ha sulla società americana del tempo, basti l’esempio di Huey Newton e Bobby Seale, i due fondatori del movimento delle Pantere Nere (in seguito divenuto un gruppo rivoluzionario di lotta armata in difesa dei diritti della gente di colore), che, come raccontano le loro biografie, scrissero il manifesto del movimento mentre ascoltavano senza interruzione Ballad Of A Thin Man.
Come disse Phil Ochs in quei giorni: "Dylan è come l’Lsd, ormai; è entrato nella psiche di troppa gente, e l’America è un Paese in cui molta gente non ha la psiche a posto. Ho paura per lui".

Le cover imperdibili:
Like A Rolling Stone, John Mellencamp (da Artisti Vari, The 30th Anniversary Concert Celebration, 1993)
Con l’apporto di Al Kooper alle tastiere, Mellencamp offre una resa formidabilmente efficace di uno dei brani meno interpretati di Bob Dylan, arricchito dell’interplay vocale, durante le strofe, delle sue due coriste. Il risultato, per intensità, è pari quasi all’originale. Da ascoltare è anche la portentosa resa del brano fatta da Jimi Hendrix a Monterey nel ’67 (su Jimi At Monterey) con un tempo più rallentato ma di una potenza emotiva impagabile mentre il debito che pagano i Rolling Stones nella loro versione del ‘95 è divertente e sufficientemente ispirato.
Highway 61 Revisited, PJ Harvey (da Outlaw Blues, 1991)
Abrasiva e caotica, è cantata con la stessa devastante intensità di un Kurt Cobain, con una voce che giunge direttamente dal profondo delle viscere (o degli inferi, se preferite…).
Positively 4th Street, Jimmy LaFave (da Trail, 1999)
Lo chiamano il "Bob Dylan di Austin", ed è uno dei migliori interpreti dylaniani degli ultimi dieci anni. Questa ripresa del brano inciso durante le session di Highway 61, in una esecuzione dal vivo, è di una potenza e di una liricità formidabile, degne dell’originale. Una performance davvero da brivido.
tratto da http://www.geocities.com/rovinggambler61/chapter61.html di Paolo Vites

Ciao e grazie per i complimenti , :o)

Mr.Tambourine

 

5238 

Gentile Tambourine man, quando sarà pubblicata all'interno delle talking questa mia lettera, sarà conclusa una interessante mostra  tenutasi a Brescia intitolata "America" che ho visitato solo nel giorno del 1°Maggio. perchè ne parlo? perchè all'interno della mostra vi una piccola sezione dedicata appunto a Buffalo Bill (cui tu hai dedicato una pagina all'interno del sito), con alcuni suoi cimeli, come gli stivali in pelle, la colt ed il suo fucile, locandine dei suoi spettacoli, foto, ecc...Inoltre vi è una sezione dedicata ai pellerossa. Una stanza multimediale dedicata alla guerra di secessione. Tra i quadri (notevoli) esposti, si segnala "la sentinella" di Remington. cosa vi è raffigurato? un indiano, e per dirla breve, sarebbe, anzi è la copertina del disco di De Andrè con "Fiume Sand Creek". E' inutile dirlo, ma lo dico lo stesso, che il poster che raffigura il quadro è andato.... esaurito. Comunque, grande mostra....
Ciao alla prossima. Michele Lenzi
 

ecco "la sentinella" di Remington e la copertina del disco di De Andrè indubbiamente ispirata al dipinto

Caro Michele , io sono stato a Cody al "Buffalo Bill Historical Center" , sono stato anche al "Little Big Horn" , dove Custer i il 7° cavalleggeri ci han lasciato la pelle contro gli indiani di Toro Seduto , Cavallo pazzo e Gal , oltre al Memorial , sui pendii della collina ci sono ancora le lapidi dei cavalleggeri caduti nell'esatto posto in cui sono stati trovati dal Capitano Benteen al suo arrivo dopo il massacro .Lì ho prelevato (rubato) un pò di terra ( ho fatto finta di lasciar cadere la custodia della rullino delle foto e nel chinarmi a raccoglierla l'ho riempita di terra ) cosa assolutamente vietata , due sceriffi con le colt a canna lunga vigilano attentamente , altrimenti a quest'ora la collina di Custer sarebbe sparita da un pezzo all'interno delle case degli americani . Esperienza difficile da raccontare con le parole , resti incantato con la bocca spalancata davanti ai luoghi dove si è svolta la Storia , lo stesso mi era successo dentro al Colosseo . Immagino la bellezza delle cose in mostra a Brescia che probabilmente provenivano dal Center , a Cody c'è ancora intatto il Saloon tutto in legno dove Buffalo andava a bere ed a giocare a carte , entri e bevi qualcosa accanto alla Storia , incredibile . Avevo letto della Mostra di Brescia , non ne avevo dato notizia perchè era una cosa off-topic , comunque ho preso lo spunto per allestire la pagina dedicata a Bill come uomo , mito , collegandola al disco di Francesco che ritengo uno dei più dylaniani di tutta la sua produzione .Questo è l'articolo che illustra la mostra , peccato che si concluderà il 4 di Maggio .    clicca qui  Ciao ,

Mr.Tambourine        

                                                                                                                                                                    

5239 
 

E' vero !!

In Rainy day women si sente chiaramente che uno urla "sei scemo?!" E sembra proprio in italiano!
Ciao a tutti
Carlo

Il bello è scoprire cosa dice veramente , avanti Maggiesfarmers , the contest is open , free for all !!!!

Mr.Tambourine

 

5240 

Buon Giorno, Michele!!
Mi chiamo Angela è ho 21 anni, grazie ad un amico ho scoperto il tuo sito e anche il mitico Bob.

Prima di tutto lascia che ti faccia i complimenti, il sito è fantastico, ricco di immagini , di informazioni e facilmente fruibile...

grazie anche per le traduzioni delle canzoni, non è facile cercare qua e là le traduzioni delle canzoni dei tuoi cantanti

preferiti, spesso si trovano quelle più importanti che non è detto siano
quelle ti piacciono di più.
Ho trovato interessante anche i Fantaracconti Dylaniani, ma mi stavo chiedendo perchè non ci sono più
racconti nuovi , che fine hanno fatto i 2 scrittori "principali"???
Davide ho letto che ha scritto un libro, e Dario?? Quando ci daranno
nuovo "materiale" in cui ricerare il nostro Dylan????
Spero troverai un momento per rispondermi, nel frattempo ti auguro buona Domenica!!


Angela.

 

Ciao Angela , sono certo che mi scuserai se ti rispondo io ma da quando Michele è salito al soglio Regale ha passato a me questo ( e non solo questo ) compito .Ti ringraziamo per le belle parole , fanno sentire utile il nostro lavoro e ci spronano a continuare.                                                                                                                                                                              Che fine hanno fatto i nostri scrittori principali ? Per il libro di Davide vedi sotto :

LA GLORIA DELL' INDIGENTE - Clicca qui
Il libro del nostro Davide "The Saint", con dieci racconti dai vari riferimenti dylaniani... Ecco dove poter
trovare il libro online! Il libro si trova sui siti: www.ibs.it, www.dvd.it (e anche su www.unilibro.it - www.libreriauniversitaria.it - www.shop.it - www.webster.it)

Dario è innamorato , quindi capirai perchè scrive poco..............Amor ch' a nullo amato amar perdona lo prese di costei piacer sì forte che come vedi ancor non l'abbandona........buona domenica anche a te , :o)

Mr.Tambourine

 

5241 

Hey Mr.Tambourine ( questo saluto ti sembrerà banale e scontatissimo ) , ti segnalo questo articolo del cavolo ( ho detto cavolo ma volevo dire un'altra cosa ) che ho trovato in internet , quella che lo ha scritto potrebbe fare coppia con il famoso commentatore del TGLa7 , non trovi ? Ciao e grazie per la risposta , Andrea .

Prestigiacomo e Fini sono i nostri Bob Dylan e Joan Baez

Non so voi, ma io trovo strepitosa la coppia Stefania Prestigiacomo-Gianfranco Fini. Sono i nostri Bob Dylan e Joan Baez. Lei e lui alleati, uniti dalle idee. Lei e lui insieme, l’anno scorso, a favore del referendum sulla fecondazione assistita. Insieme a sparigliare le carte sulle questioni di coscienza nella coalizione di centrodestra. Lei e lui a pensarla allo stesso modo anche oggi sulle unioni di fatto. Lei e lui che condividono le stesse convinzioni anche sulla droga e sul velo islamico. Lei e lui alti, belli e simpatici. Lei e lui che hanno due famiglie, le loro rispettive famiglie. E non stanno insieme, nessuna relazione, nessun amore, hanno dichiarato, dopo che anche un grande quotidiano nazionale aveva sostenuto che fosse nata una love story. Però lei e lui dicono che hanno fatto molta strada politica insieme e molta altra ne faranno. Mi piace la coppia Stefania Prestigiacomo e Gianfranco Fini perché condividere una strada è molto più di un’avventura. Conosco un solo modo con cui un uomo e una donna possano stabilire un legame vero. E non è il sesso appassionato, che per quanto appassionato quanto può resistere alla quotidianità? Un mese?, tre?, magari anche un anno? No, non è il sesso ma condividere una creazione. Mettere al mondo un figlio. O anche un’idea. Non so se avete mai creato con un uomo qualcosa di diverso da un figlio o da un matrimonio. Davvero immagino di sì. Due miei amici (un uomo e una donna) hanno scritto un libro insieme. In queste cose o ci si prende a fucilate o ci si adora. Scrivere un romanzo insieme è una faccenda più intima di un matrimonio. Vuol dire che per l’altro non hai più segreti. O ti metti in gioco o non ti metti. Il punto è che solo se ti metti in gioco veramente il romanzo viene bello. E chi legge percepisce che è autentico. A prescindere dal gossip, dalle smentite, a prescindere da tutto, adoro la coppia Stefania Prestigiacomo-Gianfranco Fini, perché me li vedo come due eroi romantici da Cime tempestose. Lei e lui che condividono ideali, lei e lui che sfidano il destino, lei e lui che sfidano i giornali, lei e lui che sfidano il partito, lei e lui strada facendo. In fondo, se devo dirvi la verità, mi dispiacerebbe davvero se non si fossero mai innamorati nemmeno per dieci minuti.

47 commenti to “Prestigiacomo e Fini sono i nostri Bob Dylan e Joan Baez”

menodizero ha scritto

24/12/2006 alle ore 19:27

Rispetto le opinioni delle direttrice anche se personalmente non ho ancora conosciuto, nella mia ormai non più giovane vita, un politico (italiano, europeo, mondiale, e di ogni schieramento) a cui riferirsi con l’aggettivo “strepitoso” o da “adorare”…

In ogni caso il paragone usato in questo articolo mi pare del tutto inappropriato e irriverente per i Sigg. Dylan e Baez…

Nulla di più lontano dalla coppia Fini e Prestigiacomo, in tutti i sensi.

Ma cosa avrebbero creato o starebbero creando insieme questi due signori? Quattro ideuzze in croce, sulle quali si ricredono peraltro a giorni alterni…ma per favore!!!

Dylan e Baez hanno segnato un’epoca, intere generazioni, il costume e la società solo attraverso la creazione artistica…Il primo in particolare mai ha voluto farsi tirare per la giacchetta dalla politica, di qualunque segno fosse, e chi ci ha provato si è beccato una delle caustiche e velenose risposte…

Dylan ogni anno è tra i papabili per l’assegnazione del Premio Nobel alla letteratura…non mi risulta altrettanto per Fini o per Prestigiacomo!!!

Certo, di tempo ce n’è…chissà, nella vita mai dire mai, forse tra qualche anno un nobel, magari per la pace, la coppia più bella del mondo se lo beccherà…se così fosse, mi rimangerò tutto, cospargendomi il capo di cenere, a patto che in quell’occasione a Stoccolma il duo salga a ritirare il premio leggendo ad alta voce (no, cantarlo no!!!) il testo integrale di “Masters Of War”, SENZA ARROSSIRE PER LA VERGOGNA!

Bleek ha scritto

27/12/2006 alle ore 16:06

Ah…scusa, mi sfugge se quello con il manganello era Dylan o la Baez…….

Ciao Andrea , sono pienamente d'accordo con te , articolo no comment e paragone irriverente , non trovo altre parole , ho fatto una ricerca veloce in Internet per vedere chi fosse l'autore e , sorpresa , ho scoperto che si tratta della direttrice di "GRAZIA" ( http://grazia.blog.it/2006/12/21/prestigiacomo-e-fini-sono-i-nostri-bob-dylan-e-joan-baez/ ). Fermo restando il diritto di ognuno di esprimere le proprie idee , ho trovato davvero inutile ed un tantino esagerato scomodare la Baez e Dylan per un simile paragone . Mah...........almeno i commenti all'articolo sono divertenti ! La coppia sarebbe perfetta.....Ti ringrazio per la iniqua segnalazione :o) , ciao ed alla prossima .

Mr.Tambourine

 

5242

ciao sai il
significato di knockin on heavens door di bob dylan?
riccardo


Ciao
Riccardo,
la canzone è stata scritta su commissione e dunque fa
riferimento ad un argomento preciso perchè quell'argomento serviva, ed
era stato chiesto a Bob.
Dylan infatti l'ha scritta per la colonna
sonora del film "Pat Garrett & Billy The Kid" scritto da Rudy Wurlitzer
e diretto da Sam Peckinpah e la canzone racconta la morte dello
sceriffo Colin Baker. Questi viene contattato dallo sceriffo Pat
Garrett (a caccia del fuorilegge Billy The Kid) per andare a catturare
alcuni dei complici del Kid e farsi rivelare da questi ultimi il
nascondiglio di Billy. Lo sceriffo Colin è un personaggio disilluso che
accetta solo per denaro di seguire Garrett: "Un giorno di questi quando
avrò finito la mia barca me ne andrò da questo maledetto territorio...
Tanto, ambizioni non ne ho mai avute...", dice a Pat mentre lavora ad
uno scheletro di barca che sta tentando di costruire per risalire il
fiume.
Nel verso "Mama take this badge off of me", Mama è il nome della
donna con cui lo sceriffo vive (nel doppiaggio italiano diventa
"Mamma") e che segue lui e Garrett fino al rifugio dei fuorilegge.
Nello scontro a fuoco che ne segue Colin Baker viene colpito
mortalmente e va a morire con il ventre squarciato dai proiettili
presso il fiume sul quale voleva fuggire con la sua barca mentre Mama
lo osserva in lacrime. In sottofondo Dylan canta una appropriata
"Knockin' On Heaven's Door"... Il "badge" è naturalmente la stella da
sceriffo che Colin indossa...
Se poi Dylan volesse dare alla canzone
anche un significato in chiave personale... quien sabe?
Ciao
Michele
"Napoleon in rags"

 

Ci sono due storie a tal proposito , la prima dice che Billy fu ucciso da Pat Garrett , la seconda che Garrett , fuorilegge , ladro di bestiame e compagno di Billy in gioventù lo risparmiò inventando la storia dell'uccisione . Ho riportato qui sotto le versioni delle due storie per completezza di informazione :

PAT GARRET & BILLY THE KID
Quien es, Quien es? La storia del "Kid"
Le storie della frontiera possiedono i caratteri contraddistintivi dell’epica. Realtà e leggenda si compenetrano, fatti e personaggi che pur provengono da un contesto reale sono circonfusi da un alone favoloso. Le gesta degli eroi positivi e negativi che siano assumono connotati e proporzioni straordinarie. Un’aura di romanticismo pervade cronache di fatti che fuori da tale eccezionale contesto non rivelerebbero alcunché di prodigioso. I racconti del West solleticano l’immaginario collettivo, si alimentano gli uni degli altri, ingigantiscono nella pratica del racconto orale, della fioritura letteraria, qualche volta dell’iconografia fotografica. Billy The Kid, come William Cody, come Wild Bill Hickock, come il generale Custer o Cavallo Pazzo, appartiene a una galleria di personaggi mitici che sconfina dalle pagine dei giornali, dai resoconti del tempo, per divenire pura essenza mitologica.

Attorno alla vita di Billy The Kid germinò una pletora di scritti, più o meno tendenziosi, spesso non aderenti alla realtà, liberamente affidati al galoppare di sbrigliate fantasie. In qualche caso vi fu un grado di affidabilità maggiore che produsse stesure più verosimili, aderenti all’effettivo svolgersi dei fatti. Abbiamo cercato di raccogliere un po’ di dati per fare chiarezza e conoscere più a fondo la cornice di uno dei più affascinanti dischi della storia del rock. La fonte principale da cui derivarono varie biografie, buone o cattive, è "The autentic life of Billy the Kid", diario dei fatti che proprio lo sceriffo Pat Garrett stilò di propria mano, affidando la stesura definitiva al giornalista Ash Upson. Henry McCarty nacque attorno al 1859 negli "slums" irlandesi, nei quartieri più poveri di New York. Nel 1873 sua madre, vedova, si risposò con William H. Antrim a Santa Fé, cognome che in qualche caso il ragazzo mutuò.

Da adolescente Billy frequentò dubbie compagnie che lo indussero a furtarelli, procurandogli una temporanea reclusione. La prima evasione della sua vita passò per la cappa di un camino. Allontanatosi definitivamente dalla casa materna, alternò un regolare lavoro presso fattorie a furti di bestiame, conducendo una vita libera e selvatica. Incline alla musica, buon parlatore e lettore, sensibile e brillante nei rapporti personali, di modi cortesi benché facile a scoppi d’ira, turbolento spirito libero, il 17 Agosto 1877 in Arizona, freddò un prepotente che probabilmente non aveva accettato di perdere al gioco d’azzardo, specialità nella quale il giovane "vaquero" sembrava eccellere.
Da qui iniziò una vita randagia, raminga, per pascoli e alture, al di sopra della legge, forte di un codice morale tutto personale che escludeva la rapina a treni e banche, lo stupro, l’omicidio che non fosse dettato dalle necessità della legittima difesa, della rappresaglia per un’azione uguale. Ma non era un Robin Hood, non rubava ai ricchi per dare ai poveri. Viveva la sua vita selvaggia, al di là del bene e del male. Come William H. Bonney, nome che assunse non si sa per quale ragione, si unì nel New Mexico alla banda dei Regolatori, finendo coinvolto fino in fondo nell’annosa e cruenta faida fra Ragazzi e Regolatori, durissimo conflitto che si protrasse dal 1878 al 1879 nella contea di Lincoln.

Sir John Henry Tunstall, emigrato dall’Inghilterra nel 1876, era un allevatore che aveva assunto alle proprie dipendenze Billy, entrando poi in acerrima concorrenza con Lawrence G. Murphy, commerciante senza scrupoli che, tramite malversazioni di ogni genere, si era costruito un piccolo impero. Le prepotenze di Murphy si esplicavano in oscure trame che impinguavano i suoi guadagni di agente indiano per i Mescalero, cui forniva carni e verdure. Controllava le proprietà altrui, trafficava in bestiame rubato, forte di collusioni governative che gli garantivano impunità. Si circondò di teste calde pronte a difendere i suoi privilegi, primo fra tutti James J. Dolan, uomo con la mano sempre pronta sulla Colt. Tunstall, che comunque non sembra essere stato uno stinco di santo, si associò all’avvocato scozzese Alexander McSween, un passato discusso e mani in pasta per ciò che concerneva il mondo dei cavilli legali. Il giovane possidente britannico fondò successivamente la Lincoln County Bank, ampliò il suo giro d’affari entrando in aperto scontro con un Murphy che aveva via via abbandonato gli affari, delegando il losco Dolan alla gestione del patrimonio. Le due fazioni entrarono in collisione quando Dolan, spalleggiato dallo sceriffo, decise di aggredire Tunstall e i suoi. Dick Brewer, non meno equivoco luogotenente del neo-banchiere, mise insieme una torma di tagliagole per vendicare sottrazioni di cavalli avvenute troppo frequentemente.

Il 18 Febbraio 1878, Dolan assassinò Tunstall e iniziò una sanguinosa reazione a catena. Gli appigli legali dell’avvocato McSween non poterono trattenere la furia dei suoi uomini, i "Regolatori", tra cui Billy, legato da sincera riconoscenza a Tunstall. Venne ucciso uno dei sicari e trucidato assieme al suo sottoposto lo sceriffo Brady che aveva minacciato di arrestare McSween. Due settimane dopo si scontrarono le parti e Brewer perse la vita. La cittadina stava diventando un inferno e ciò che era nato come un comune regolamento di conti si stava trasformando nella cosiddetta Guerra della Contea. Gli scontri si susseguirono puntualmente, McSween venne scagionato dalle accuse, intervenne l’Esercito, il Presidente Rutheford B. Hayes si occupò in prima persona della questione. La situazione divenne incontrollabile ed esplosiva. Dolan fece eleggere un nuovo "marshall" che desse la caccia ai Regolatori, rastrellando outlaws mercenari pronti a battersi per un pugno di dollari. La piccola città di San Patricio fu distrutta. McSween non rimase a guardare e assoldò una squadra di cinquanta uomini che guidò a Lincoln, ai magazzini di Murphy. Cinque giorni durò la sparatoria fino a quando non sopraggiunse la Cavalleria. I Ragazzi incendiarono la casa di McSween e qualcuno dei Regolatori, fra i quali il Kid, riuscì a sfuggire. McSween fu raggiunto da una raffica di proiettili. L’incontenibile e truculenta lotta che nessuno sapeva fermare si protrasse per un anno e la contea di Lincoln divenne una jungla di fuorilegge, inchiodata al caos e all’arbitrio. Immerso in tale irrefrenabile bagno di sangue, si schierò definitivamente anche Billy, destinato a divenire uno dei capi dei Regolatori.

Esauritasi la vampa dell’odio per autoconsunzione, Billy sopravvisse con l’usata pratica del furto di cavalli. Tentò una conciliazione con la parte avversa organizzando una "fiesta" con gli antichi rivali. Ma un uomo venne ucciso da Dolan e Billy si offrì di testimoniare contro l’irriducibile nemico in cambio di una moratoria sui suoi carichi pendenti. Dolan sfuggì tranquillamente alla legge e il Kid ritornò all’abigeato, non mancando di farsi notare in qualche sparatoria. I delitti a lui attribuiti ammonterebbero a quattro, nonostante qualcuno gliene abbia ascritti ventuno. Un giornalista lo definì per la prima volta "Billy the Kid", furono spiccate taglie (500 dollari la più alta) e la leggenda trovò legna da ardere. Anche i trascorsi di Pat Garrett, vecchio amico di Billy, eletto sceriffo per eliminare il pericoloso bandito, non erano granché, essendo anch’egli noto alle autorità locali a causa di un’antica attrazione per il bestiame altrui. Con un accanimento implacabile e la velenosa costanza, caratteristica di chi tradisce un amico in nome di una causa ritenuta superiore, Garrett si mise sulle piste del vecchio compagno, braccandolo con scientifica precisione. Lo scovò una prima volta a Fort Sumner, dove Billy protetto dall’omertà dei peones che in lui avevano incarnato un piccolo eroe locale, andava a svernare, già stanco di una vita a rischio che lo teneva lontano dalle "senoritas" e dal buon tempo.

Fu l’antivigilia del Natale 1880. Cascarono nella rete il Kid e altri quattro compagni. Charlie Bodrie restò sul campo, gli altri si arresero. Billy fu processato e condannato all’impiccagione, con sentenza da eseguirsi nell’Aprile 1881. Ma riuscì a cavarsela ancora una volta, dopo due settimane di detenzione, lasciandosi la prigione alle spalle e i corpi di due custodi stesi per sempre. La caccia senza quartiere continuò implacabile. La notte del 14 Luglio 1881, Pat Garrett lo colse nell’abituale rifugio di Fort Sumner. Danno da pensare le scarse cautele che Billy prese per tutelare la propria vita. Era come calamitato da un destino già scritto. Di questa ineluttabilità il Kid possedeva un’imperscrutabile coscienza. Una stanza buia nella quale Pat si era appostato. Penetrando l’oscurità, Billy avvertì una presenza estranea. "Quien es,? Quien es?" ripeté, forse presagendo la fine. La risposta immediata furono due pallottole, una delle quali lo raggiunse al cuore. Garrett tornò dal suo committente compiuta la missione. Billy dimenticò la Colt "Thunderer"41 e gentilmente bussò alla porta del cielo.

Alias, cioè tutto quello che vuoi tu - Quando Dylan incontrò Sam Peckinpah
James Coburn e Kris Kristofferson furono chiamati a interpretare due personaggi che per almeno venticinque volte erano già comparsi nella storia del cinema. Nel 1958 Arthur Penn, con "Furia selvaggia" aveva assoldato Paul Newman per riscrivere la storia del più famoso pistolero americano di tutti i tempi. Ma una delle prime trascrizioni da un testo letterario era arrivata con il regista King Vidor che, pescando da un romanzo di Noble Burns, aveva diretto "Billy the Kid" nel 1939. Vale la pena di ricordare, fra gli altri, anche "Billy the Kid returns" del 1938, di Joseph Kane, "The Kid of Texas" de1 1950, di Kurt Newmann, "The outlaw is coming" del 1965, di Norman Maurer e "Dirty little Billy" di Stan Dragoti, del 1972, in chiave anti-romantica. Negli anni più recenti, la coppia "Young guns" (1988) di Christopher Cain e "Young guns II - La leggenda di Billy the Kid" (1990) hanno riesumato il mito del giovane fuorilegge. Alias non è un personaggio di fantasia. Sulle pagine autobiografiche vergate da Pat Garrett il personaggio compare e riveste un ruolo fondamentale, quale braccio destro del "Kid". Dylan non conosceva a menadito l’opera cinematografica di Peckinpah ma si guardò tutti i film disponibili dopo che ebbe ricevuto una telefonata da Rudolph Wurlitzer. Il giovane amico, romanziere dell’East Coast di belle speranze, già abbastanza conosciuto quale sceneggiatore di "Strada a doppia corsia" di Monte Hellman, gli proponeva di entrare nel cast per un film che Sam stava allestendo e per il quale aveva scritto la sceneggiatura.

Anche Kris Kristofferson, protagonista del film insieme a James Coburn, si adoperò perché Bob desse il suo consenso, conoscendo la sua passione per l’ambiente messicano e l’epopea del West. Il regista di "Gangster Story" a stento sapeva dell’esistenza di Dylan e non aveva mai ascoltato le sue canzoni. Sfibrato dalle persecuzioni dello "Spazzino", al secolo Jules Weberman, che screditava sistematicamente la sua onorabilità, fermo da tempo, con il solo hit di George Jackson e la partecipazione al concerto per il Bangladesh quali recenti e positive tappe della sua carriera, Dylan, letto e approvato il copione, finì per accettare l’invito e si spostò con tutta la famiglia, alla fine di novembre, a Durango, presso la Sierra Madre, città di fiorente malavita e di poche attrattive. Vi rimarrà, eccettuate saltuarie escursioni, per tre mesi, dalla fine del 1972 al marzo del 1973. Era curioso di conoscere il mondo della celluloide dall’interno, benché fosse destinato a trarne conclusioni negative. Ben pago della piccola parte che gli era stata ritagliata, sebbene Wurlitzer gliene avrebbe affidata volentieri una anche più grande, enigmatico e ironico tipografo, pard di Billy, Dylan ricevette il compito di occuparsi della colonna sonora, componendo le canzoni necessarie all’uopo. Alias è un personaggio sdrammatizzante, un misterioso "buffo" la cui presenza lieve allenta il respiro tormentoso e crepuscolare della storia.

I suoi interventi smorzano dunque i toni tetri e scuri delle scene, stemperando quel senso di ineluttabilità che incombe ovunque. Chiuso in un inespugnabile mutismo del quale pagavano le conseguenze non solo i giornalisti, accuratamente evitati, ma anche la moglie Sara, Dylan si mise all’opera e il secondo giorno di riprese stava già provando Billy. Peckinpah, convinto dalle pressanti insistenze del trio Kristofferson, Wurlitzer, Coburn che caldeggiavano la partecipazione di Bob, si appartò con il folksinger e dalla stanza dove Dylan gli aveva eseguito qualche canzone, uscì completamente entusiasta. Si consolidarono quindi una stima e una fiducia reciproca, unitamente a una comune visione di intenti nella lettura del film. Ombroso, romantico, pervaso di fatalità, scandito da una cadenza molto lenta, il film subì i rimaneggiamenti e le limitazioni imposte da una produzione miope, preoccupata di risparmiare sui costi, insensibile alle esigenze artistiche e alla linea che Peckinpah voleva seguire, accusando il regista di deviare largamente dagli obbiettivi iniziali. Diverse scene furono brutalmente tagliate senza il consenso di Peckinpah (fra le altre, una dove il regista interpretava il ruolo di un becchino, la scena iniziale in cui Garrett è abbattuto da Poe) e le musiche composte da Bob, ad eccezione di Knockin’ On Heaven’s Door, sparpagliate qua e là senza costrutto, mai sincronizzate con i tempi delle sequenze. Un incidente tecnico, la caduta di una macchina da presa, falsò alcune riprese, dando agli sfondi una luce opaca e sfocata.

La MGM e il suo produttore Gordon Carroll ostacolarono il rifacimento delle scene rovinate e, all’insaputa di tutti, solo qualche breve tratto fu girato nuovamente. I giorni a Durango furono un inferno per Dylan e i suoi familiari, oppressi dalla noia, da insofferenza e insoddisfazione, tutti desiderosi di tornarsene a casa e di attendere ai propri casi, non ultimo il ritorno ai tour dopo ben otto anni di assenza dalle arene. Nel Febbraio 1973 finirono le riprese e si diede il via al montaggio. Le registrazioni che erano state iniziate in un granaio-studio, proseguirono con risultati deludenti a Città del Messico, negli studi CBS, per essere completati ai Burbank Studios di Hollywood, dove il suono trovò i giusti ingredienti. "Pat Garrett e Billy The Kid" arrivò nei locali cinematografici nell’estate 1973, alterato nel ritmo, nell’assemblaggio delle scene, tradendo, almeno in parte, quelle che erano le aspettative di regista e cast. Tutti ne restarono delusi e la critica, per prima, non sempre fu benevola nei confronti della pellicola. Dylan stesso non mancò di esternare il suo rammarico per il risultato finale. Qualche anno dopo "Renaldo and Clara"(1978) ribadirà con la sua discussa, ambigua, ciclopica realizzazione, un rapporto mai completamente sviluppato e armonico fra Dylan e il cinema, destinati ad attrarsi e a respingersi nello stesso tempo.

La porta del cielo
"A loro non piace che tu sia così libero" "Ci sono pistole oltre il fiume pronte a mirare contro te, lo sceriffo sta seguendo la tua pista per prenderti, cacciatori di taglie vorrebbero anche loro agguantarti, Billy a loro non piace che tu sia così libero. Accampato tutta la notte nella berenda, giocando a carte fino al sorgere del sole nell’hacienda, lassù a Boot Hill vorrebbero spedirti, ma Billy non mi voltare le spalle. Corteggiando qualche senorita che nel suo scuro corridoio ti porterà al buio in qualche posto solitario, lei ti saluterà, Billy sei così lontano da casa…" Con questi versi e altri Dylan accompagna Billy the Kid sulla soglia dell’immortalità. La musica che vestirà queste liriche sembra essere già stata scritta da un ispirato Orfeo della sierra che veglia da anni sull’agave e sul cactus, sulle scabre rocce rossicce e sulle sponde del Rio Grande, sui tavoli delle posade imbandite di tequila e tortillas, sul galoppo di broncos, criniere al vento. Dylan ha disseppellito una melodia che era inabissata da qualche parte. Peckinpah aveva imparato ad ammirare Dylan ma non poté impedire l’ingaggio di Jerry Fielding, uno specialista in colonne sonore, perché coordinasse il lavoro di Bob e lo instradasse sul giusto binario.

Precedentemente, durante gli uggiosi giorni sul set, Dylan aveva effettuato lunghe prove in uno studio di fortuna, mettendo su nastro i suoi tentativi di abbozzare qualche canzone per il film. Una sera di gennaio, con Kris, Rita Coolidge e Coburn, con i musicisti di Kristofferson, si era prodotto in una Will The Circle Be Unbroken, anthem della country song. Aveva anche preparato una Holly’s Song che poi verrà esclusa dal disco. Il contributo di due sessionmen messicani, trombettisti, si era rivelato infruttuoso. Organizzò pertanto un viaggio a Mexico City per registrare qualcosa. Kristofferson che si era portato i suoi musicisti perché potessero togliersi la soddisfazione di suonare con Dylan, si scontrò con la legislazione messicana che prevedeva un musicista locale per ogni artista "gringo" che partecipasse alle incisioni. Ci furono anche dei malintesi fra Kris e Bob e, soprattutto, ce ne furono fra questi e i musicisti, ai quali secondo un uso frequentissimo Dylan comunicava a stento gli accordi da eseguire, procedendo per proprio conto per tutta la durata dei pezzi. Disagio che cento altri fra i quali Mike Bloomfield testimonieranno negli anni a venire.

Dylan non era soddisfatto delle svariate versioni che di Billy erano state registrate. Ne sopravviveranno tre sul disco, decisamente diverse l’una dall’altra, sia nell’esecuzione strumentale che nell’impostazione vocale. Con la politica del carciofo, Dylan ridusse il gruppo accompagnatore, eliminando prima le trombe, poi la batteria e infine la chitarra elettrica. Con il bassista Terry Paul salvò una versione essenziale ma pregnante, denominata Billy 4, comparsa poi nella seconda facciata del "soundtrack". Sparito anche il brano Goodbye Holly (torneranno mai alla luce tali inediti?), Dylan si riservò gran parte delle registrazioni per le session californiane. Fielding cercò di rivoluzionare tutto, trovandosi di fronte un interlocutore stranamente docile e disponibile. Pretendeva di far cantare a Dylan una strofa di Billy in svariati punti del film. Le cose presero poi una piega diversa. Fa pensare che Knockin’ On Heaven’s Door (relata refero) fu definita da Fielding "una cacata mostruosa". In California le sedute ebbero risultati diversi e ottimali. Con Jim Keltner alla batteria, il chitarrista Bruce Langhorn, il bassista Terry Paul della band di Kris e la stella, Roger McGuinn, Dylan lavorò al meglio.

Donna Weiss, Brenda Patterson e Priscilla Jones coprirono la parte rilevante di quei cori che grande ruolo avrebbero avuto nella fortuna dei pezzi cantati. Riferisce Clinton Heylin, al cui prezioso lavoro ci siamo abbondantemente riferiti nel redigere queste pagine, che con rara accondiscendenza Dylan avesse costruito le musiche per il film più in ottemperanza alle idee del regista che alle proprie. Pat Garrett & Billy The Kid, fu pubblicato nel 1973 dalla CBS e come un vino di grande qualità ebbe bisogno di qualche anno per essere apprezzato pienamente dalla critica specializzata. Ci fu una netta spaccatura fra la risposta del pubblico e quella degli esegeti. Ai "Che cos’è questa merda?" di Greil Marcus, "Semplicemente orrendo" di John Landau, risposero i fan assetati di Zimbo, scaraventando il singolo nei Top 30, avvenimento che non accadeva dai tempi di Lay Lady Lay. Dylan si stizzì per l’accoglienza ricevuta dalla critica e forse covò la sua vendetta ponendo le basi per il capolavoro che sarà Blood On The Tracks. Ma a distanza di anni, a bocce ferme, la colonna sonora che veste le imprese di Pat Garrett ha un suo irresistibile fascino, indipendentemente dall’apogeo toccato con Knockin’ On Heaven’s Door. Dedicato a Peckinpah, il disco si apre con uno splendido strumentale in cui giganteggia la chitarra di Bruce Langhorn con i suoi suadenti fraseggi.

È l’atmosfera "caliente", messicaneggiante che Dylan adorava e che riproporrà poi in Romance In Durango. Cadenzata e contrassegnata dal costante rullio dei bongos di Russ Kunkel segue Cantina theme(Workin’ for the law). Langhorn affianca Jim Mc Guinn, ali abituate ad alte quote, per un brano interlocutorio, meno magico del precedente, ma pronto a suggerire colori e aromi della sierra. Billy 1 parte con l’armonica che disegna il tema portante, mentre le chitarre costituiscono un solido tappeto sonoro. Dylan canta con un pathos fuori ordinanza una canzone ariosa e soleggiata, fra il pulsare del basso e un intreccio di corde arpeggiate. Bunkhouse Theme è ancora uno strumentale, solo Dylan e Carol Hunter. Una notte calda, ridondante di stelle, nel patio. Scintillio di arpeggi e una fitta di nostalgia in fondo al cuore. Conclude la facciata River Theme i cui vocalizzi volteggiano sul fondo di basso e chitarre. Brano estatico, contemplativo, con la voce di Byron Berline che si aggiunge a quelle femminili. La seconda facciata si apre con il luccicante strumentale Turkey Chase, old-time trasportato dal facondo fiddle di Byron Berline e dal Jolly Roger che altri non è che l’ex leader dei Byrds. È una preparazione all’epos del brano guida. Eccola Heaven’s Door, con Dylan che lancia la sua preghiera alle stelle. Un giro di accordi che ti entra nelle dita e che suoni naturalmente se solo sei vicino a una chitarra. Un lamento funebre di angelica consistenza, un ode che è uno dei sigilli base fra le mille ballate rock.

Qualcuno spieghi ai "kids" che i Guns & Roses non c’entrano. Si affiggano manifesti per le strade dove sia scritto a caratteri cubitali che questa canzone è di Dylan, solo di Dylan. Dopo questo lampo, il disco procede coerente lungo la sua linea. Final Theme, uno strumentale di grande rilievo con il flauto di Gary Foster che conduce la melodia. Con le chitarre, l’inconfondibile jingle jangle di Roger McGuinn inghirlanda uno strumentale ricco di pieni melodici. Altre due versioni di Billy chiudono il disco: Billy 4, session messicana sopravvissuta in cui ci sono soltanto Dylan e Terry Paul, come sarà su Blood On The Tracks, sinfonia introdotta dal nobile preludio di Planet Waves. Dylan canta con voce sfacciata, hobo e gambler, viandante del sogno. È lui alla chitarra, con il suo tocco asciutto ed è lui, naturalmente, nel devastante finale di armonica. Billy 7 è molto più lenta. Anche la voce ha un timbro più profondo. Scandisce, tesse piccoli fili. È questa una versione ancora più intima e confidenziale, quasi sussurrata all’orecchio. A lume di candela, nel nerofumo di una cantina, fra botti di tequila e di vino odoroso. Fa solecchio accostando le mani sulla fronte, il vecchio Bob, cercando una luce lontana che illumini diafane figure di cavalieri.
Qualcuno laggiù, nelle riserve indiane, giura che quando il tramonto si tuffa nel grande pozzo della notte Billy The Kid sfianchi ancora il suo purosangue in lunghe cavalcate selvagge, al chiarore della luna. Giurano che canti una triste canzone. A voi che leggete questa storia e siete arrivati fino in fondo io so che è stata data in dono la possibilità di avere questa visione. Il grande spirito vi protegga e vi accompagni, amici per sempre, miei navajos.

di Francesco alias Caltagirone, tratto dalla rivista Late For The Sky, n. 47, luglio 2000

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Il test del DNA per Billy The Kid
A cura di Omar Vicari
 

Brushy Roberts
In un giorno di caldo torrido, più o meno attorno al 1948, in una di quelle “Highways” solitarie del Sud-Ovest degli Stati Uniti, un cronista di un giornale locale aspettava qualcuno in un punto prestabilito dell’autostrada. All’ora convenuta, un qualcosa di irreale, certamente una figura d’altri tempi sbucata chissà da dove, gli si parò davanti gli occhi.
Un vecchissimo cowboy con un’altrettanta vecchia colt appesa a un lurido cinturone cominciò a dire che Pat Garrett non l’aveva ucciso. No, non poteva averlo fatto visto che ora era là e che poteva finalmente gridare al mondo come erano andate le cose dal momento che era vivo.
Il Kid, scappato alla pistola di Garrett quella notte del 13 luglio 1881, se cosi fosse, sarebbe vissuto per altri settanta anni col nome di Brushy Bill Roberts nella città di Hico (Texas), dove sarebbe morto nel 1950 per un attacco di cuore.
Siamo ai confini della realtà in cui è lecito credere tutto e il contrario di tutto. La questione, comunque, per quanto singolare, è aperta alle più svariate ipotesi e quanto è accaduto già per Jesse James, Butch Cassidy e Sundance Kid, ora vale anche per William Bonney, alias Henry Mc Carty, ovvero Billy the Kid.
Nell’estate del 2003 è stato annunciato sulla stampa americana che sarebbe stata fatta un’indagine sui misteri che ancora circondano la morte di Billy the Kid.
A distanza di circa un secolo si vuole sapere, una volta per tutte, se il desperado è stato realmente ucciso quella notte di luglio del 1881 dallo sceriffo Pat Garrett a Fort Sumner (New Mexico).

 

Doppio ritratto per colui che dichiarava di essere Billy The Kid


Le persone deputate a condurre le indagini sono lo sceriffo della contea di Lincoln Tom Sullivan, il suo amico Steve Sederwall e il nuovo sceriffo della contea di Baca, Gary Graves.
Lo scopo dei tre è riesumare i resti del famoso fuorilegge situati nel vecchio cimitero di Fort Sumner e quelli di sua madre, Catherine Antrim, in quello di Silver City. Una volta fatto questo, comparare il loro DNA con quelli di Brushy Bill Roberts e di John Miller, due pittoreschi personaggi che hanno gridato al mondo di essere loro il vero Billy the Kid.
I tre uomini di legge hanno affermato che il loro scopo era salvaguardare la “reputazione” di Pat Garrett, accusato da più parti di aver ucciso un innocente e di averlo fatto passare per Billy the Kid, mentre il vero fuorilegge scappava da Fort Sumner. L’identificazione certa del corpo del giovane desperado fugherebbe in tal modo ogni possibile dubbio sul fatto che William Bonney possa essere arrivato a vivere sino alla vecchiaia.
Sfortunatamente la tomba di Billy the Kid è stata spazzata via dall’alluvione del fiume Pecos nel settembre del 1904 e l’attuale collocazione della pietra tombale del fuorilegge non corrisponde alla posizione originale. Una riesumazione dei resti per un eventuale ” cross-match ” del DNA sarebbe di conseguenza quantomeno opinabile.
Billy The Kid
William Bonney, dopo l’assassinio di Pat Garrett (perché di assassinio si trattò), fu veramente sepolto nel vecchio cimitero di Fort Sumner, ma è anche vero che la sua tomba rimase non contrassegnata per più di trenta anni dopo che il cimitero, come già detto, subì l’alluvione del fiume Pecos nel 1904. Il cimitero riportò notevoli danni tanto che i resti di molti scheletri che affioravano da fosse non contrassegnate dovettero essere seppelliti di nuovo in tutta fretta, cosa che creò una plausibile confusione.
In sostanza, dopo l’alluvione il cimitero non esisteva più e, complice il caos più completo, fu impossibile identificare i resti di quei corpi. In altre parole il corpo di William Bonney era sicuramente tra quelle salme, ma sapere con certezza quale fossero i suoi resti tra quelli affioranti dal fango era impresa ardua.
Nel 1932 una nuova pietra tombale venne sistemata in memoria di Billy the Kid, ma la probabilità che sotto possano esserci le ossa del Kid è assai scarsa. Certo, al fine di ritrovare con certezza i resti del Kid si potrebbero scoperchiare tutte le numerose tombe del vecchio cimitero e prendere da ogni salma alcuni reperti da analizzare in laboratorio, ma questo sarebbe un lavoro impegnativo, per di più dispendioso a cui bisognerebbe aggiungere la considerazione di violentare le tombe di altre persone con aspetti legali non indifferenti.
Catherine Antrim
Per ciò che riguarda la madre del Kid, la tomba di Catherine Antrim fu trasferita nel 1882 quando venne deciso di spostare il vecchio cimitero di Silver City fuori dall’abitato della città.
Non ci sono prove che i resti della madre di Billy siano stati di nuovo sepolti nel modo appropriato.
La persona che a suo tempo si occupò dei trasferimenti delle varie salme era l’acquirente dell’intera area del cimitero adibita in seguito per altri usi. Quella persona dovette occuparsi della riesumazione e poi della successiva nuova sepoltura delle varie salme in un’altra area.
Non esiste un documento che accerti l’esecuzione appropriata del lavoro, anzi esiste la possibilità che più salme siano state risistemate insieme o anche singolarmente, ma senza una precisa indicazione. Questo potrebbe essere accaduto per Catherine Antrim.
Così, se si volesse pensare a una riesumazione dei resti della madre del Kid, la probabilità di avere a che fare coi veri reperti di Catherine Antrim sarebbe pari a zero.
William Antrim
Se poi con testardaggine si volesse comunque procedere a un “cross-match” tra gli eventuali reperti provenienti dal cimitero di Silver City con quelli di chi Dio solo sa di Fort Sumner e la prova desse esito negativo (cosa assai probabile), questo non vorrebbe dire che il Kid non sia mai stato sepolto lì e che sia veramente vissuto sino in tarda età. Semplicemente bisognerebbe ammettere che non sono stati testati i resti del vero William Bonney oppure quelli della madre.
E’ molto facile che, dopo 122 anni, i resti del Kid (129 per quelli della madre) si siano quasi completamente decomposti e che sia rimasto poco o nulla di lui.
Per quanto riguarda Brushy Bill Roberts, secondo le sue affermazioni, Catherine Antrim non sarebbe stata sua madre, ma una sua lontana parente e questo fatto di per se già alimenta seri dubbi sul risultato di un’analisi genetica tra i suoi resti e quelli (presunti) della Antrim.
Insomma in poche parole non ci vuole un genio per capire che il test del DNA tra i vari reperti possa risolversi in una bolla di sapone e che non aggiunga niente di più a quanto già conosciamo del Kid.
Sebbene a corto di storia e privi dei più elementari strumenti di archeologia, i tre investigatori hanno creduto che la loro posizione, in quanto rappresentanti della legge, potesse autorizzarli a occuparsi di cose delle quali non hanno competenza. Ma proprio in quanto esperti in cose legali dovrebbero capire che l’esecuzione del test del DNA con reperti di dubbia provenienza sarebbe cosa assurda, il cui risultato sarebbe solo quello di inquinare il test stesso. In simili circostanze i campioni di DNA verrebbero sicuramente invalidati in un qualsiasi tribunale.
E’ lecito chiedersi se, aldilà della “salvaguardia della reputazione di Pat Garrett”, alla base della questione non ci siano altri motivi come per esempio denaro o speculazioni pubblicitarie con l’intento magari di incrementare il turismo nel New Mexico.
Coloro che si oppongono ai test genetici e tra questi giornalisti, storici ecc., non sono infastiditi più di tanto dal fatto che Brushy Bill Roberts o altri reclamino al mondo di essere il vero William Bonney. E’ risaputo che ormai da circa 122 anni il corpo del Kid riposa da qualche parte nel cimitero del vecchio Fort Sumner ucciso a tradimento da una pallottola di Patrick F. Garrett.

A testimonianza del fatto ci sono numerose prove e sarebbe ormai auspicabile una volta per tutte porre fine alla discussione anche se probabilmente ci sarà sempre qualcuno che continuerà a pensare che il Kid quella notte sia veramente sfuggito a Garrett e che in qualche modo sia vissuto sino alla vecchiaia in Texas.
Data la dubbia provenienza dei reperti, il “cross-match” del DNA risulterebbe sicuramente non attendibile e rischierebbe di aggiungere nuove ombre alla storia di Billy the Kid. La più che certa negatività del test oltretutto potrebbe avere anche ripercussioni negative sul turismo del Nuovo Messico. In definitiva, la riesumazione di reperti certamente dubbi e l’esecuzione su di essi del test del DNA non apporterebbe nulla di concreto se non quello di arrecare danno sia allo storico cimitero di Fort Sumner che a quello di Silver City.

E' tutto , ciao :o)

Mr.Tambourine

 

CLASSIFICA ALBUM PIU' VOTATI

1)  Highway 61 revisited

2)  Blonde on blonde

3)  Desire

4)  "Love and theft"

5)  Oh mercy

6)  Bringing it all back home

7)  Time out of mind

8)  The times they are a-changin'

9)  The freewheelin' Bob Dylan

10) Blood on the tracks

 

CLASSIFICA CANZONI PIU' VOTATE

  1)   LILY, ROSEMARY AND THE JACK OF HEARTS
  2)   MY BACK PAGES
  3)   HURRICANE
  4)   LIKE A ROLLING STONE
  5)   SUBTERRANEAN HOMESICK BLUES
  6)   ONE MORE CUP OF COFFEE
  7)   BLOWIN' IN THE WIND
  8)   IDIOT WIND
  9)   MR TAMBOURINE MAN
 10)  IF YOU SEE HER SAY HELLO


 

LE CITAZIONI DYLANIANE NEI FILM

Nota: in questa lista vanno inseriti solo ed esclusivamente i film in cui Dylan viene citato in qualche modo (il suo nome, un verso di una sua canzone, un poster, una copertina di un disco, o qualsiasi altro rimando di questo genere) e non quelli in cui appaiono semplicemente sue canzoni o cover delle sue canzoni (nè ovviamente quelli direttamente dedicati a lui come "Io non sono qui" o quelli fatti da lui of course... ;o) )
Aiutateci ad allungare la lista e segnalate, segnalate, segnalate...

                                                                                                                                                                                               Una casa alla fine del mondo"(con Colin Farrell 2004 )                                                                                                                  Ma il cielo è sempre più blu, di Marco Turco (Fiction TV)
It's a free world, di Ken Loach
Vanilla sky, di Cameron Crowe
The ladykillers, di Ethan Coen e Joel Coen
Grindhouse (segmento Deathproof), di Quentin Tarantino
Ricky e Barabba, di Christian De Sica
Vacanze di Natale 2000, di Carlo Vanzina
Dangerous Minds, di John N. Smith
Simpson (vari episodi del cartone animato di Matt Groening)
Due nel mirino
Lady in the water, di M. Night Shyamalan
Walk the line, di James Mangold
The Doors, di Oliver Stone
Scrivimi una canzone
Blow, di Ted Demme
Bob Roberts, di Tim Robbins
The Hunted - La preda, di William Friedkin
Interstate 60, di Bob Gale
Be Cool, di F. Gary Gray
L'amore e' eterno finche' dura, di Carlo Verdone
Al Lupo Al Lupo, di Carlo Verdone
Io e Annie , di Woody Allen ( Just like a woman )

 
I RIFERIMENTI A DYLAN NEI ROMANZI O IN ALTRE OPERE LETTERARIE
 

Vuoi contribuire ad allungare la lista sottostante? Segnala a spettral@tin.it i romanzi, i racconti o le altre opere letterarie in cui viene citato direttamente o indirettamente Bob Dylan

 

- "Music Box", Curcu&Genovese, Trento, 2006. ( Marc Pontoni )
- "Nel momento" di Andrea De Carlo
- "Alta fedeltà" di Nick Hornby
- "La spia e la rockstar" di Liaty Pisani, Fazi, 2006
- "L'era del porco" di Gianluca Morozzi, Parma, Guanda, 2005
- "Scirocco" di Girolamo De Michele, Torino, Einaudi, 2005
- "Giorni di un uomo sottile" di Ernesto Aloia nella sua raccolta "Chi si ricorda di Peter Szoke?", minimum fax 2003
- "La ragazza dai capelli di cobalto" di Gianluca Morozzi, nell'antologia di vari autori "Strettamente Personale", ed. Pendragon, 2005.
- "L'Emilia o la dura legge della musica" di Gianluca Morozzi - Guanda
- "Tokyo blues" di Murakami Haruki - Norvegian Wood (trad. ital. Milano, Feltrinelli)
- "Dance dance dance" di Murakami Haruki (trad. ital. Torino, Einaudi)
- "La Torre Nera" di Stephen King
- "I giorni felici di California Avenue" di Adam Langer
- "Per sempre giovane" di Gianni Biondillo, edizioni Guanda - 2006
- "Americana" di Don de Lillo
- "Denti bianchi" di Zadie Smith
- "La Danza del Pitone", di Norman Silver
- "Troppi paradisi" di Walter Siti, Einaudi
- "La fortezza della solitudine" di Jonathan  Lethem (Tropea)
- "Siamo tutti nella stessa  barca" di Owen King (Frassinelli)
- "Come dio comanda" di N. Ammaniti (Mondadori)
- "Accecati dalla luce" di Gianluca Morozzi (Fernandel)
- "Chi è quel signore vestito di bianco vicino a Bob Dylan?" di Gianluca Morozzi ("Vertigine", numero unico - 2006)
- "Il cielo sopra Parigi" di Teo Lorini (Fernandel n. 58)
- "Venerati maestri" di E. Berselli (Mondadori)
- "Zona disagio" di Jonhatan Franzen (Einaudi)
- "Una vita da lettore" di Nick Hornby
- "Ragionevoli Dubbi" di Gianrico Carofiglio - Sellerio editore
- "31 Canzoni" di Nick Hornby
- "Questa scuola non è un'azienda. I racconti del prof. Bingo" di Vittorio Vandelli
- "I ponti di Madison County'' di R. J. Waller
- "La cultura del controllo" di David Garland
- "Il paese mancato" di Guido Crainz
- "Paura e disgusto a Las Vegas" di Hunter S. Thompson
- "L'ultima tazza di caffé" di Teo Lorini (da "Posa 'sto libro e baciami" - ed. Zandegù, Torino 2007)
- "Small world" di David Lodge
- "In cerca di te" di John Irving
- "Mi ammazzo, per il resto tutto ok" di Ned Vizzini, Mondadori.
- "Parlami d'amore" di Silvio Muccino e Carla Vangelista
- "Memorie di un artista della delusione" di Jonathan Lethem (Minimum fax)
- "Boccalone. Storia vera piena di bugie" di Enrico Palandri, Milano, L'erba voglio, 1979 (ristampato da Bompiani)
- "Vedi alla voce Radio Popolare", a cura di Sergio Ferrentino con Luca Gattuso e Tiziano Bonini, Milano, Garzanti, 2006, p. 240 ("Live In Paris  - 1978").
- "Jim ha cambiato strada"(1987) di Jim Carroll. Edizione originale "Forced Entries:The Downtown Diaries 1971-1973", traduzione italiana: Milano, Frassinelli, 1997.
- "Desperation" di Stephen King
- "La bambola che dorme" di Jeffery Deaver, trad. ital., Milano, Sonzogno, 2007.
- "Testadipazzo-Brooklyn senza madre" di Jonathan  Lethem (Tropea, e in ed. tascabile Saggiatore)
- "Questo libro ti salverà la vita" di A.M. Homes
- "A long way down" (tradotto in italiano con "Non buttiamoci giù") ed. Guanda.
- "La gloria dell'indigente" di Davide Imbrogno - Ibiskos Editrice Risolo
- "Hellbook" di Michele Murino (ovvero "X-Files Bob")

 

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