Canberra, Australia - Royal Theatre,
August 29, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Caro Mr. Tambourine,
che ne dici di questa coincidenza col passaggio “I got dogs could tear
you limb from limb” (Avevo cani che potrebbero farvi a pezzettini) di
Pay in Blood, con "If my dog catches you near my door He'll tear you
limb from limb!"(Se il mio cane ti prende vicino alla mia porta sarà lui
a farti a pezzettini!) del finale della Lisistrata di Aristofane nella
traduzione di James
Morrison (1981 p.76) (curiosa l'omonimia col leader dei Doors!). http://tinyurl.com/kn8q87e
[Gli ambasciatori Spartani e Ateniesi escono dopo aver raggiunto un
accordo con Lisistrata e ricevono lo scherno di chi aspetta fuori. (In
questa versione è il coro, in altre Cleonice e un vecchio.) Il contesto
è quello dell'irriverenza verso il potere mascherata da cortesia :
“potete prendere tutti i doni che volete, state solo attenti che i cani
non vi facciano a pezzettini!”. Questo si adatterebbe bene col rancore
espresso in Pay in Blood.]
Ci sono tuttavia diverse traduzioni e la frase di Dylan mi sembra
compaia solo in questa, quindi il dubbio che si tratti di un caso
rimane.
Ciao, Miscio
La tua ipotesi
"Lisistrata" è interessante e niente potrebbe affermare che la frase non
derivi, o non sia stata presa, dalla traduzione della Lisistrata di
Aristofane fatta da Morrison. Soltanto per far capire a tutti di
cosa si sta parlando copio/incollo un breve riassunto wikipediano della
commedia:
Lisistrata, una donna
ateniese, convoca numerose donne di Atene e di altre città, tra cui la
spartana Lampitò, per discutere un importante problema. A causa della
guerra del Peloponneso, infatti, gli uomini delle città greche sono
perennemente impegnati nell'esercito e non hanno più il tempo di stare
con le loro famiglie. Lisistrata propone allora alle altre donne di fare
uno sciopero del sesso: finché gli uomini non firmeranno la pace, esse
si rifiuteranno di avere rapporti sessuali con loro. Dopo un momento di
sbigottimento e di rifiuto, le donne si dicono favorevoli al piano e
fanno un giuramento che rispetteranno fino alla riconciliazione.
Lisistrata, considerata una delle migliori commedie di Aristofane, può
apparire di grande modernità se messa in relazione con i movimenti
femministi del XX secolo. Sarebbe però un paragone improprio, poiché le
donne di Aristofane non si battono per la parità dei sessi, ma per la
pace. Ciononostante, questa commedia è il primo testo oggi noto che
tratti il tema dell’emarginazione femminile, non solo tramite il lamento
patetico (a questo avevano già pensato le tragedie, una per tutte la
Medea di Euripide), ma attraverso una fattiva collaborazione tra donne,
anche di diverse città, che appaiono qui più che mai consce delle loro
possibilità di imporre la propria volontà agli uomini.
Cercando una soluzione
alternativamente valida, si potrebbe anche pensare che la frase sia
piaciuta e di conseguenza sia stata presa da Bob per Pay in Blood dalla
canzone "Althea" che il paroliere Robert Hunter scrisse per i Grateful
Dead. Non occorre ricordare che Hunter ha diviso il merito dei testi con
Dylan in "Together Through Life", un disco da ascoltare diverse volte,
che forse al primo ascolto deludeva , al secondo meno, al terzo piaceva,
di sicuro non è un album “minore” ma certamente un album “diverso”.
Dylan ha sempre parlato d’amore, ma qui sembra che lo faccia in maniera
“mirata”, non sono più le tonanti filippiche alla “Idiot Wind” che ti
schiacciavano con il peso delle parole, qui Dylan parla del rammarico
d’amore, del dolore che provano le persone abbandonate dalla persona
amata, di quanto la vita possa essere difficile da vivere se manca
questo elemento essenziale alla voglia di continuare. Ci sono anche
altre tematiche, quelle della povera gente che vive fuori o al limite
della legalità, costrette a questo da un sacco di molteplici ragioni,
c’è lo spettro della miseria che oggi più che mai aleggia sul Paese, la
totale constatazione che quel sogno americano che cominciò a fratturarsi
40 anni fa sulla Highway 61 sia oggi una realtà molto più drammatica di
quel che si voglia far credere alla gente, la società americana, gravata
dai troppi errori, dalle troppe menzogne dei politici, dalle troppe
guerre, ha ceduto di colpo, i nodi finanziari ed economici stanno
venendo al pettine, l'America comincia a sfaldarsi, nei sobborghi delle
grandi città spuntano come funghi le baraccopoli, e sono tante, di
coloro che con il sogno americano hanno chiuso per sempre. Obama è la
dimostrazione che il sogno esiste ancora ed è possibile, ma è solo una
speranza per pochi eletti, nella gente comune rimane soltanto la voglia
di crederci fino in fondo e di non abbandonarsi alla rassegnazione.
Dylan ha sempre dichiarato (a parte All Along the Watchtower) di non
aver mai scritto canzoni politiche, ma in questi pezzi troviamo un
rigurgito, mascherato abbastanza bene, della delusione e della
disperazione americana che trova voce in questi testi firmati
Dylan/Hunter, un’ accusa chiara alle colpe della politica e le
conseguente rassegnazione della gente, “siamo nella merda nera, well,
dont think twice, it’s all right!!!”, più chiaro di così....I due
avevano già collaborato insieme per l’album di Bob Dylan del 1988 “Down
In The Groove”. La collaborazione si prolungherà anche per "Duquesne
Whistle" sull'album Tempest. Ecco le parole di Hunter in "Althea":
I
told Althea that treachery
was tearin me limb from limb
Ho detto ad Althea che il tradimento
mi stava lacerando in pezzi
Potrebbe darsi che
questa frase che esprime rabbia, dolore e rammarico, sia piaciuta a
Dylan così tanto da incastrarla nel testo di Pay in Blood, una canzone
che esprime le stesse negatività come rabbia, dolore, rammmarico alle
quali possiamo aggiungere il disprezzo per la società che Dylan
manifesta (dopo centinaia di altre) anche in questo pezzo.
Questo discorso del
disprezzo a causa dei comportamenti della società potrebbe portarci a
pensare invece ad un abbinamento con Shakespeare. Infatti c'è un'altra
frase di Pay in Blood che dice: "I came to bury, not to praise" che è
stata quasi certamente è presa dal dramma "The Tragedy of Julius Caesar"
di William Shakespeare. La frase compare quando MarcAntonio inizia il
suo discorso alla folla romana:
Friends, Romans,
countrymen, lend me your ears;
I come to bury Caesar, not to praise him.
The evil that men do lives after them;
The good is oft interred with their bones;
Cittadini, amici romani, prestami orecchio;
Sono venuto a seppellire Cesare e non a farne l'elogio.
Il male che gli uomini fanno spesso sopravvive loro,
Il bene è spesso sepolto con le loro ossa;
é evidente che lo
spregio di MarcAntonio per i "civis romanus sum" è lo stesso che il
menestrello Dylan prova verso quelle branchie della società americana
che è interessata solo ad accumulare denaro infischiandose dei problemi
dei cittadini (ironia della sorte questo comportamento, senza voler fare
politica, si adatta perfettamente anche ai nostri onorevoli governanti).
Dice Dylan in Pay in Blood:
You've been accused of
murder, how do you plead?
This is how I spend my days
I came to bury, not to praise
Sei stata accusata di omicidio, come ti dichiari?
Ecco come passo le mie giornate
Sono venuto a seppellire, non a lodare
Che Dylan paragoni la
protagonista di Pay in Blood a Decimo Giunio Bruto, Marco Giunio Bruto,
Gaio Cassio Longino e altri cospiratori protagonisti dell'omicidio di
Caio Giulio Cesare, avvenuto il 15 marzo del 44 a.C, sembra evidente,
almeno a me, i voltagabbana e gli imbecilli non sono mai stati simpatici
a Bob.
Bisogna anche
ricordare che il titolo dell'ultimo album "Tempest" (tragedia tradotta
in italiano da Salvatore Quasimodo), è lo stesso titolo della penultima
opera shakespeariana, quindi, sempre a mio parere, Shakespeare dovrebbe
essere molto presente nell'ispirazione di quest'album, album che Dylan
ha un pò sminuito dichiarando che non è l'album che avrebbe voluto lui,
che all'inizio aveva pensato ad un album di ispirazione e feeling
religiosi ma poi, strada facendo, l'ispirazione è andata scemando,
costringendo Bob a ripiegare su questo "Tempest". Certo che il testo di
Pay in blood è un vero macigno, le parole ed i concetti sono
pesantissimi e a parte l'episodio di "Duquesne", pezzo "avanzato" da
TTL, tutte le altre canzoni di Tempest "pesano". Riporto sotto, a
beneficio di tutti, alcune delle frasi di Pay in Blood, frasi che se
lette con la dovuta attenzione ti costringono a meditare:
Beh, sto macinando la
mia vita là fuori, stabile e sicuro
Niente di più miserabile di quello che devo sopportare
Sono avvolto dalla luce del sole che brilla
Potrei lapidarvi a morte per le ingiustizie che avete fatto
Prima o poi farete un errore
Vi metterò una catena che non potrete rompere
Gambe e braccia e corpo e ossa
Notte dopo notte, giorno dopo giorno
Loro ti spogliano delle tue inutili speranze
Quanto più prendo tanto più ho
Quanto più muoio tanto più vivo
Ho qualcosa in tasca che farà lacrimare gli occhi
Avevo cani che potrebbero farvi a pezzettini
Un altro politico ti sta prendendo per il culo
Un altro mendicante arrabbiato ti sta mandando un bacio
Hai gli stessi occhi di tua madre
Se solo tu potessi provare chi era tuo padre
Qualcuno deve averti messo una droga nel tuo vino
Lo inghiottì e passi il limite
L'uomo non può vivere di solo pane
Tu accarezzi il tuo amante nel letto
Vieni qui, ti spaccherò la tua testa schifosa
La nostra nazione deve essere salvata e liberata
sei stata accusata di omicidio, come ti dichiari?
Ecco come passo le mie giornate
Sono venuto a seppellire, non a lodare
Comunque, come sempre,
complimenti ed andiamo avanti, le analogie non si fermano di certo
qui....Alla prossima, Mr.Tambourine
Venerdi 30 Agosto 2014
All Along the Watchtower - THE TIVOLI,
Brisbane Australia - 27th August 2014
Blowin' in the Wind - THE TIVOLI,
Brisbane Australia - 27th August 2014
Il concerto di Melbourne: la leggenda
che non perde mai colpi
clicca qui
Giovedi 29 Agosto 2014
Fortitude Valley, Australia, (suburb
of Brisbane) - The Tivoli, August 27, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Girl Of The North Country
12. Cry A While
13. Tweedle Dee & Tweedle Dum
14. Lonesome Day Blues
15. Tryin' To Get To Heaven
16. Thunder On The Mountain
17. Ballad Of A Thin Man
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Pubblicate oggi le date del North
America Tour 2014
17 Ottobre 2014, Seattle, Washington -
Paramount Theatre
18 Ottobre 2014, Seattle, Washington - Paramount Theatre
19 Ottobre 2014, Seattle, Washington - Paramount Theatre
21 Ottobre 2014, Portland, Oregon - Keller Auditorium
24 Ottobre 2014, Los Angeles, California - Dolby Theatre
25 Ottobre 2014, Los Angeles, California - Dolby Theatre
26 Ottobre 2014, Los Angeles, California - Dolby Theatre
28 Ottobre 2014, Oakland, California - Paramount Theatre
29 Ottobre 2014, Oakland, California - Paramount Theatre
30 Ottobre 2014, Oakland, California -Paramount Theatre
01 Novembre 2014, Denver, Colorado -
Bellco Theatre
04 Novembre 2014, Minneapolis, Minnesota - Orpheum Theater
05 Novembre 2014, Minneapolis, Minnesota - Orpheum Theater
06 Novembre 2014, Minneapolis, Minnesota - Orpheum Theater
08 Novembre 2014, Chicago, Illinois - Cadillac Palace Theatre
09 Novembre 2014, Chicago, Illinois - Cadillac Palace Theatre
10 Novembre 2014, Chicago, Illinois - Cadillac Palace Theatre
12 Novembre 2014, Cleveland, Ohio - State Theatre
14 Novembre 2014, Boston, Massachusetts - Orpheum Theatre
15 Novembre 2014, Providence, Rhode Island - Providence Performing Arts
Center
17 Novembre 2014, Toronto, Ontario - Sony Center
18 Novembre 2014, Toronto, Ontario - Sony Center
21 Novembre 2014, Philadelphia, Pennsylvania - Academy Of Music
22 Novembre 2014, Philadelphia, Pennsylvania - Academy Of Music
23 Novembre 2014, Philadelphia, Pennsylvania - Academy Of Music
25 Novembre 2014, Washington, D.C. - DAR Constitution Hall
26 Novembre 2014, Newark, New Jersey - New Jersey Performing Arts Center
28 Novembre 2014, New York, New York - Beacon Theatrer
29 Novembre 2014, New York, New York - Beacon Theatrer
01 Dicembre 2014, New York, New York -
Beacon Theatrer
02 Dicembre 2014, New York, New York - Beacon Theatrer
oggetto: Boolleg Series
Vol.11!!!!!!!!!!!!!!!! out 03/11/2014
BOB DYLAN
La Columbia Records / Legacy Recordings pubblicherà "The Basement Tapes
Complete: The Bootleg Series Vol. 11" di Bob Dylan il 3 novembre.
Estratti dai nastri originali meticolosamente restaurati, molti pensano
che questa storica serie di sei dischi è la cronaca definitiva delle
leggendarie 1.967 sessioni di registrazione dell'artista con i membri
della sua tour-backing-band che avrebbe poi raggiunto la propria fama
col nome di The Band.
"The Basement Tapes Raw: The Bootleg
Series Vol. 11"
Una versione a
due dischi dei punti salienti della edizione deluxe, sarà pubblicata il
3 novembre 2014.
Nel corso degli anni, le canzoni di The Basement Tapes hanno
ossessionato e lasciati perplessi gli appassionati, queste registrazioni
rappresentano il Santo Graal per i Dylanologisti.
The Basement Tapes Complete riunisce, per la prima volta in assoluto,
ogni registrazione salvabile dai nastri, compresi quelli scoperti di
recente registrate nella "Sala Rossa" della casa di Dylan a New York.
Garth Hudson ha lavorato a stretto contatto con l'archivista musicale
canadese e produttore Jan Haust per ripristinare i nastri deteriorati
col loro suono incontaminato, molta di questa musica è stata convertita
in digitale per la prima volta.
~ Set di 2 dischi ~
38 canzoni tratte delle leggendarie sessioni del 1.967 di Dylan con The
Band, compilati dai nastri originali meticolosamente restaurati.
Libretto di 56 pagine con ampie note di copertina e fotografie rare
~ Deluxe 6CD Set ~
Comprende 138 brani tratte dai nastri originali meticolosamente
restaurati.
Esclusivo libretto di 120 pagine del libro deluxe rilegato contenente
fotografie e cimeli rari e inediti.
Ampie note di copertina.
Disponibile anche in 12 LP in vinile
Ti ringrazio per la solerte
segnalazione, anche se ricalca quello che ho pubblicato ieri. In
compenso oggi abbiamo avuto la pubblicazione delle date del tour del
Nord America che concluderanno il tour 2014. Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Caro Simone, ti nomino veggente ufficiale di
Maggie's Farm. Anch'io ho ricevuto oggi la notizia (Harold mi invia
sempre una mail con la copia degli articoli che pubblica su Dylan su
Examiner.com), inoltre ho ricevuto anche la mail dal sito di Bob che
pubblica lo stesso annuncio:
Alcuni mesi fa
girarono sulla rete un sacco di "voci" che dicevano che la prossima
pubblicazione (fatto molto strano perchè queste voci dicevano che dopo
le Bootleg Series Vol. 9 sarebbe uscito il Vol. 11 saltando il Vol. 10)
Le voci furono presto smentite con la pubblicazione in esatto ordine
cronilogico del "Vol. 10 - Another Self Portrait" e dalla sorpresa della
pubblicazione della copertina di "Shadows In The Night", che è
giustamente ritenuto il prossimo nuovo album di Bob (anche se per ora la
pubblicazione è stata rimandata all'anno prossimo) sul suo sito
ufficiale, insieme col video di una canzone tratta dall'album, la cover
di "Full Moon And Empty Arms", resa celebre da Sinatra. Fin qui le
"chiacchere", adesso passiamo ai fatti.
Qui sotto ho tradotto
al mio meglio l'articolo scritto da Harold a beneficio di coloro che non
masticano molto l'inglese. Ti ringrazio di nuovo, alla prossima
veggenza....Mr.Tambourine, :o)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Il cofanetto ufficiale dei "Basement Tapes" di
Dylan: Ecco quello che sappiamo finora
26 Agosto 2014
Oggi era la data prevista per l'uscita del nuovo album "Shadows in the
Night", come riferiva una voce mai confermata. La settimana scorsa ho
scritto un articolo che suggeriva che l’uscita dell'album era stata
rimandata. Insieme a questa è arrivata la notizia della pubblicazione di
"Lost On The River: The New Basement Tapes" pubblicato dall’etichetta
Harvest.
“Lost on The River” sarà pubblicato il giorno 11 novembre. Nel 1967,
durante la registrazione dei Basement Tapes originali, Bob Dylan lasciò un
sacco di testi scritti a mano che non furono mai completati e
registrati. Ora un gruppo di grandi musicisti si sono riuniti per creare
e registrare questi testi con una nuova musica.
L'album contiene canzoni incompiute completate da Elvis Costello,
Rhiannon Giddens (Carolina Chocolate Drops) Taylor Goldsmith (Dawes),
Jim James (My Morning Jacket), Marcus Mumford (Mumford & Sons) e dal
produttore T Bone Burnett, che hanno condiviso lo studio di
registrazione per concretizzare il progetto. AQnche un documentario su
questo lavoro è in
programma anche per essere mostrato su TV via cavo, e con ogni
probabilità, su DVD / Blu-Ray.
Bene, invece di “Shadows Of The Night” come nuovo album, oggi abbiamo
avuto un nuovo annuncio. "La Bootleg Series Vol. 11" non sarà composta
da outtakes tratte dalle sessioni di "Blood on the Tracks" - ancora una
volta rimandate - ma una versione di 6 CD bootleg originale: "The
Basement Tapes" con Bob Dylan e (la maggior parte di) The Band. Una
versione 2 CD / 3LP sarà anch’essa disponibile. Uscirà il 4 novembre
negli Stati Uniti, una settimana prima "Lost On The River”.
Un’incompleta versione di 2 LP di "The Basement Tapes", completo di
sovraincisioni, omissioni e materiale appena registrato dalla Band, fu
pubblicato dalla Columbia nel 1975.
Ecco quello che sappiamo:
La cronaca definitiva delle leggendarie 1.967 sessioni di Dylan con The
Band
• set di 6 dischi che comprendono 138 brani
• Compilati dai nastri originali meticolosamente restaurati
• Esclusivo libro deluxe di 120 pagine in versione deluxe rilegato
contenente fotografie e cimeli rari ed inediti
• note di copertina estese
Compilai dai nastri originali meticolosamente restaurati, molti dei
quali solo ritrovati di recente, questo storico set di sei-dischi è la
cronaca definitiva delle 1.967 leggendarie sessioni di registrazione di
Dylan con i membri del suo ensemble tour che avrebbero poi raggiunto la
propria fama col nome di The Band.
Tra le molte pietre miliari culturali di Bob Dylan, i leggendari
“Basement Tapes” hanno a lungo affascinato e sedotto generazioni di
musicisti, appassionati e critici culturali. Avendo cambiato la musica e
la cultura nel corso degli anni ‘60, Dylan ha raggiunto vette
ineguagliabili nel 1965 e nel 1966 con la pubblicazione di tre album
storici, l'innovativo spartiacque pubblicato come singolo "Like A
Rolling Stone", una performance controversa e leggendaria “elettrica” al
Newport Folk Festival del 1965 e visite selvaggiamente distribuite negli
Stati Uniti, Europa e Regno Unito. L’ascesa mercuriale di Dylan e la
prodigiosa effusione di lavoro durante quel decennio ebbe un brusco
arresto nel luglio del 1966, quando fu comunicato che Dylan era rimasto
vittima di un grave incidente motociclistico.
Guarito dalle sue ferite e lontano dagli occhi del pubblico per la prima
volta dopo anni, Dylan si sistemò, insieme a Robbie Robertson, Rick
Danko, Richard Manuel, Garth Hudson e, più tardi, Levon Helm, nel
seminterrato di una piccola casa, soprannominata "Big Pink" dal gruppo,
a West Saugerties, New York. Questo collettivo registrò più di un
centinaio di canzoni nel corso dei mesi seguenti, tra cui cover di
traditionals, stornelli ironici e divertenti, e, più importante, decine
di canzoni appena scritte da Bob Dylan, tra cui i futuri classici "I
Shall Be Released", "The Mighty Quinn", "This Wheel's On Fire" and "You
Ain't Going Nowhere".
Quando le voci del ritrovamento di alcuni rari acetati di alcune di
queste registrazioni cominciarono ad emergere, crearono una curiosità
abbastanza forte per alimentare un segmento completamente nuovo del
mondo della musica: le registrazioni bootleg. Nel 1969, un album
misteriosamente intitolato Great White Wonder inizio a comparire nei
negozi di dischi in tutto il paese, e la musica di Dylan a partire
dall'estate del 1967 infiltrandosi nel tessuto della cultura popolare,
che penetrò nelle anime degli amanti della musica di tutto il mondo.
Ogni anno che passava, sempre più appassionati cercavano queste rare
registrazioni di contrabbando, desiderosi di sentire questa nuova musica
del leggendario Bob Dylan.
Le registrazioni effettive, tuttavia, rimasero commercialmente
disponibili fino al 1975, quando la Columbia Records pubblicò una scarsa
selezione di 16 canzoni. L'album “The Basement Tapes” (che includeva
anche otto nuove canzoni di The Band senza Dylan).
Con grande successo di critica e popolare, The Basement Tapes si piazzò
nei Top 10 negli Stati Uniti e nel Regno Unito.
Nel corso degli anni, le canzoni di The Basement Tapes hanno
ossessionato e perplesso gli appassionati, le registrazioni stesse
rappresentano il Santo Graal dei Dylanologi. Qual’era il resto di quei
nastri?
“The Basement Tapes Complete - Bootleg Series Vol. 11” riunisce, per la
prima volta in assoluto, ogni registrazione che è stato possibile
salvare dai quei nastri, compresi quelli scoperti di recente con alcune
gemme registrate nella "Sala Rossa" della casa di Dylan nello stato di
New York. Garth Hudson ha lavorato a stretto contatto con l'archivista
musicale canadese e produttore Jan Haust per ripristinare i nastri
deteriorati e restituirli al loro suono originale, con molta di questa
musica rivoltata in digitale per la prima volta.
La decisione di pubblicare “The Basement Tapes Complete - Bootleg Series
Vol. 11” è stata presa il più in fretta possibile . Inoltre, a
differenza del rilascio ufficiale del 1975, queste sono presentate il
più vicino possibile al modo in cui furono originariamente registrate e
suonate di nuovo nell'estate del 1967, per lo più basati sul cronologico
sistema di numerazione di Garth Hudson.
“The Basement Tapes Complete - Bootleg Series Vol. 11”, ancora prima di
essere stampati, sono diventati una rarutà da ricercare per i più
appassionati collezionisti.
Ecco l’elenco delle tracce (stesse tracce su 2CD e 3LP):
Disc: 1
1. Edge of the Ocean
2. My Bucket’s Got a Hole in It
3. Roll on Train
4. Mr. Blue
5. Belshazzar
6. I Forgot to Remember to Forget
7. You Win Again
8. Still in Town
9. Waltzing with Sin
10. Big River (Take 1)
11. Big River (Take 2)
12. Folsom Prison Blues
13. Bells of Rhymney
14. Spanish is the Loving Tongue
15. Under Control
16. Ol’ Roison the Beau
17. I’m Guilty of Loving You
18. Cool Water
19. The Auld Triangle
20. Po’ Lazarus
21. I’m a Fool for You (Take 1)
22. I’m a Fool for You (Take 2)
Disc: 2
1. Johnny Todd
2. Tupelo
3. Kickin’ My Dog Around
4. See You Later Allen Ginsberg (Take 1)
5. See You Later Allen Ginsberg (Take 2)
6. Tiny Montgomery
7. Big Dog
8. I’m Your Teenage Prayer
9. Four Strong Winds
10. The French Girl (Take 1)
11. The French Girl (Take 2)
12. Joshua Gone Barbados
13. I’m in the Mood
14. Baby Ain’t That Fine
15. Rock, Salt and Nails
16. A Fool Such As I
17. Song for Canada
18. People Get Ready
19. I Don’t Hurt Anymore
20. Be Careful of Stones That You Throw
21. One Man’s Loss
22. Lock Your Door
23. Baby, Won’t You be My Baby
24. Try Me Little Girl
25. I Can’t Make it Alone
26. Don’t You Try Me Now
Disc: 3
1. Young but Daily Growing
2. Bonnie Ship the Diamond
3. The Hills of Mexico
4. Down on Me
5. One for the Road
6. I’m Alright
7. Million Dollar Bash (Take 1)
8. Million Dollar Bash (Take 2)
9. Yea! Heavy and a Bottle of Bread (Take 1)
10. Yea! Heavy and a Bottle of Bread (Take 2)
11. I’m Not There
12. Please Mrs. Henry
13. Crash on the Levee (Take 1)
14. Crash on the Levee (Take 2)
15. Lo and Behold! (Take 1)
16. Lo and Behold! (Take 2)
17. You Ain’t Goin’ Nowhere (Take 1)
18. You Ain’t Goin’ Nowhere (Take 2)
19. I Shall be Released (Take 1)
20. I Shall be Released (Take 2)
21. This Wheel’s on Fire
22. Too Much of Nothing (Take 1)
23. Too Much of Nothing (Take 2)
Disc: 4
1. Tears of Rage (Take 1)
2. Tears of Rage (Take 2)
3. Tears of Rage (Take 3)
4. Quinn the Eskimo (Take 1)
5. Quinn the Eskimo (Take 2)
6. Open the Door Homer (Take 1)
7. Open the Door Homer (Take 2)
8. Open the Door Homer (Take 3)
9. Nothing Was Delivered (Take 1)
10. Nothing Was Delivered (Take 2)
11. Nothing Was Delivered (Take 3)
12. All American Boy
13. Sign on the Cross
14. Odds and Ends (Take 1)
15. Odds and Ends (Take 2)
16. Get Your Rocks Off
17. Clothes Line Saga
18. Apple Suckling Tree (Take 1)
19. Apple Suckling Tree (Take 2)
20. Don’t Ya Tell Henry
21. Bourbon Street
Disc: 5
1. Blowin’ in the Wind
2. One Too Many Mornings
3. A Satisfied Mind
4. It Ain’t Me, Babe
5. Ain’t No More Cane (Take 1)
6. Ain’t No More Cane (Take 2)
7. My Woman She’s A-Leavin’
8. Santa-Fe
9. Mary Lou, I Love You Too
10. Dress it up, Better Have it All
11. Minstrel Boy
12. Silent Weekend
13. What’s it Gonna be When it Comes Up
14. 900 Miles from My Home
15. Wildwood Flower
16. One Kind Favor
17. She’ll be Coming Round the Mountain
18. It’s the Flight of the Bumblebee
19. Wild Wolf
20. Goin’ to Acapulco
21. Gonna Get You Now
22. If I Were A Carpenter
23. Confidential
24. All You Have to do is Dream (Take 1)
25. All You Have to do is Dream (Take 2)
Disc: 6
1. 2 Dollars and 99 Cents
2. Jelly Bean
3. Any Time
4. Down by the Station
5. Hallelujah, I’ve Just Been Moved
6. That’s the Breaks
7. Pretty Mary
8. Will the Circle be Unbroken
9. King of France
10. She’s on My Mind Again
11. Goin’ Down the Road Feeling Bad
12. On a Rainy Afternoon
13. I Can’t Come in with a Broken Heart
14. Next Time on the Highway
15. Northern Claim
16. Love is Only Mine
17. Silhouettes
18. Bring it on Home
19. Come All Ye Fair and Tender Ladies
20. The Spanish Song (Take 1)
21. The Spanish Song (Take 2)
The Basement Tapes Raw Track listing (same tracks on 2CD and 3LP)
Disc: 1
1. Open the Door, Homer
2. Odds and Ends
3. Million Dollar Bash
4. One Too Many Mornings
5. I Don’t Hurt Anymore
6. Ain’t No More Cane
7. Crash on the Levee
8. Tears of Rage
9. Dress it up, Better Have it All
10. I’m Not There
11. Johnny Todd
12. Too Much of Nothing
13. Quinn the Eskimo
14. Get Your Rocks Off
15. Santa-Fe
16. Silent Weekend
17. Clothes Line Saga
18. Please, Mrs. Henry
19. I Shall be Released
Disc: 2
1. You Ain’t Goin’ Nowhere
2. Lo and Behold!
3. Minstrel Boy
4. Tiny Montgomery
5. All You Have to do is Dream
6. Goin’ to Acapulco
7. 900 Miles from My Home
8. One for the Road
9. I’m Alright
10. Blowin’ in the Wind
11. Apple Suckling Tree
12. Nothing Was Delivered
13. Folsom Prison Blues
14. This Wheel’s on Fire
15. Yea! Heavy and a Bottle of Bread
16. Don’t Ya Tell Henry
17. Baby, Won’t You be My Baby
18. Sign on the Cross
19. You Ain’t Goin’ Nowhere
Below is a list of previously known recordings, courtesy of Bjorner:
•The Big Pink, West Saugerties, New York, June – October 1967
•1. Lock Up Your Door (?)
•2. Won't You Be My Baby
•3. Try Me Little Girl
•4. I Can't Make It Alone
•5. Don't You Try Me Now
•6. A Long Time A-Growin'
•7. Bonnie Ship The Diamond (trad.)
•8. Trail Of The Buffalo (trad. arr. Woody Guthrie)
•9. Down On Me (Elmore James)
•10. One For My Baby (Johnny Mercer-Harold Arlen)
•11. I'm Alright
•12. One Single River (Ian Tyson-Sylvia Fricker)
•13. People Get Ready (Curtis Mayfield)
•14. I Don't Hurt Anymore (Don Robertson-Jack Rollins)
•15. Be Careful Of Stones That You Throw (Dodd)
•16. One Man's Loss
•17. Yazoo Street Scandal (Robbie Robertson)
•18. You Say You Love Me (?)
•19. You Say You Love Me (?)
•20. Sonny Boy (Ray Henderson)
•21. All You Have To Do Is Dream
•22. All You Have To Do Is Dream
•23. All You Have To Do Is Dream
•24. Piano Solo
•25. Orange Juice Blues (Blues For Breakfast) (Richard Manuel)
•26. Instrumental
•27. Be My Baby (Jeff Barry-Ellie Greenwich-Phil Spector)
•28. I Got You Babe (Sonny Bono)
•29. Memphis Tennessee (Chuck Berry)
•30. Instrumental
•31. Baby Ain't That Fine
•32. Rock, Salt And Nails (Bruce Phillips)
•33. A Fool Such As I (Bill Trader)
•34. Gonna Get You Now
•35. Instrumental
•36. Apple Suckling Tree
•37. Apple Suckling Tree
•38. Clothes Line Saga
•39. I'm Not There (1956)
•40. Odds And Ends
•41. Get Your Rocks Off!
•42. Million Dollar Bash
•43. Yea! Heavy And A Bottle Of Bread
•44. Please Mrs. Henry
•45. Crash On The Levee (Down In The Flood)
•46. Lo And Behold!
•47. Tiny Montgomery
•48. This Wheel's On Fire (Bob Dylan & Rick Danko)
•49. You Ain't Goin' Nowhere
•50. I Shall Be Released
•51. Too Much Of Nothing
•52. Too Much Of Nothing
•53. Tears Of Rage (Bob Dylan & Richard Manuel)
•54. Tears Of Rage (Bob Dylan & Richard Manuel)
•55. Tears Of Rage (Bob Dylan & Richard Manuel)
•56. Quinn The Eskimo (The Mighty Quinn)
•57. Quinn The Eskimo (The Mighty Quinn)
•58. Open The Door, Homer
•59. Open The Door, Homer
•60. Open The Door, Homer
•61. Nothing Was Delivered
•62. Nothing Was Delivered
•63. Goin' To Acapulco
•64. Don't Ya Tell Henry
•65. Sign On The Cross
•66. Ferdinand The Imposter (Robbie Robertson)
•67. Ruben Remus (Robbie Robertson-Richard Manuel)
•68. Katie's Been Gone (Robbie Robertson-Richard Manuel)
•69. Orange Juice Blues (Blues For Breakfast) (Richard Manuel)
•70. Yazoo Street Scandal (Robbie Robertson)
•71. Ain't No More Cane
•72. Bessie Smith (Rick Danko-Robbie Robertson)
•73. Long Distance Operator
•74. Don't Ya Tell Henry
•75. Santa Fé
•76. Wildwood Flower (A. P. Carter)
•77. See That My Grave Is Kept Clean (Blind Lemon Jefferson)
•78. Coming Round The Mountain (trad.)
•79. Instrumental Blues
•80. The Flight Of The Bumble Bee (?)
•81. Confidential (Dolinda Morgan)
•82. Belshazzar (Johnny Cash)
•83. I Forgot To Remember To Forget (S. Kesler - C. Feathers)
•84. You Win Again (Hank Williams)
•85. Still In Love With You (H. Cochran/H. Howard)
•86. Waltzing With Sin (?)
•87. Waltzing With Sin (?)
•88. Big River (Johnny Cash)
•89. Big River (Johnny Cash)
•90. Odds And Ends
•91. Nothing Was Delivered
•92. Bourbon Street
•93. Million Dollar Bash
•94. Yea! Heavy And A Bottle Of Bread
•95. Crash On The Levee (Down In The Flood)
•96. Lo And Behold!
•97. Harp Instrumental
•98. You Ain't Goin' Nowhere
•99. The Bells Of Rhymney (Idris Davies - Pete Seeger)
•100. Won't You Please Come Home? (?)
•101. Chilly Winds (trad.)
•102. Spanish Is The Loving Tongue (Charles Badger Clark)
•103. Piano And Harp Improvisations
•104. Piano Instrumental
•105. On A Rainy Afternoon
•106. Broken Heart (?)
•107. Broken Heart (?)
•108. Instrumental
•109. Come All You Fair And Tender Ladies (D. & G. Guard)
•110. Under Control (?)
•111. Rosin le Beau (trad.)
•112. Guilty Of Loving You (?)
•113. Johnny Todd (trad.)
•114. Cool Water (Bob Nolan)
•115. Poor Lazarus (trad.)
•116. I'm A Fool For You (?)
•117. Next Time On The Highway (?)
•118. Mississippi (?)
•119. You Gotta Quit Kickin’ My Dog Around (Every Time I Go To Town)
• (Gid Tanner)
•120. See You Later Alligator (Bobby Charles)
•121. Won't You Please Come Home? (?)
•122. Luisa (?)
•123. Luisa (?)
•124. Teenage Prayer (?)
•125. Four Strong Winds (Ian Tyser)
•126. The French Girl (Ian Tyser & Sylvia Fricker)
•127. The French Girl (Ian Tyser & Sylvia Fricker)
•128. Joshua Gone Barbados (Eric von Schmidt)
•129. I'm In The Mood For Love (John Lee Hooker)
•130. All American Boy
•131. Folsom Prison Blues (Johnny Cash)
•132. Silent Weekend
•133. Silhouettes (Frank Slay & Bob Crewe)
•134. Bring It On Home (?)
•135. King Of France (?)
•136. Gonna Get You Now
•137. The Royal Canal (Dominic Behan)
•138. Minstrel Boy
•1-16, 21-23, 30-65, 75 Bob Dylan (guitar, harmonica, vocal) backed by
Robbie Robertson (guitar & drums), Rick Danko (bass), Garth Hudson
(organ), Richard Manuel (piano).
•7 Richard Manuel (drums).
•17-19, 25, 26, 66-74 The Band, possibly without Bob Dylan.
•20, 27-29 Tiny Tim (vocal) backed by The Band, possibly without Bob
Dylan.
•24 Garth Hudson solo on piano.
•28 Eleanor Barooshian (shared vocal).
A 10 CD (real) bootleg was traded among collectors. Here’s that track
listing:
Reel One
•1. Lock Your Door
•2. Baby Won't You Be My Baby
•3. Try Me Little Girl
•4. I Can't Make It Alone
•5. Don't You Try Me Now
•6. Young But Daily Growing
•7. Bonnie Ship the Diamond
•8. The Hills of Mexico
•9. Down on Me
•10. One for the Road
•11. I'm Alright
•12. One Single River
•13. People Get Ready
•14. I Don't Hurt Anymore
•15. Be Careful of the Stones That You Throw
•16. One Man's Loss
•17. Instrumental
•18. Baby Ain't That Fine
•19. Rocks, Salt, and Nails
•20. A Fool Such As I
•21. Silhouettes
•22. Bring It On Home
•23. The King of France
•24. Young But Daily Growing
•25. Baby Ain't That Fine
Reel Two
•1. Nine Hundred Miles
•2. Goin' Down The Road
•3. Spanish is the Loving Tongue
•4. Piano/Harmonica riffs
•5. Piano instumental
•6. On A Rainy Afternoon
•7. I Can't Come With a Broken Heart (False Start)
•8. I Can't Come With a Broken Heart
•9. Come All Ye Fair and Tender Ladies
•10. Under Control
•11. Ol' Roison the Beau
•12. I'm Guilty of Loving You
•13. Johnny Todd
•14. Cool Water
•15. Banks of the Royal Canal
•16. Po' Lazarus
•17. Spanish Is The Loving Tongue
•18. Under Control
•19. Ol' Roison The Beau
•20. I'm Guilty Of Loving You
•21. Johnny Todd
•22. Cool Water
•23. Banks Of The Royal Canal
•24. Po' Lazarus
Reel Three
•1. Belchezaar 1 & 2
•2. I Forgot to Remember to Forget
•3. You Win Again
•4. Still in Town
•5. Waltzin'with Sin
•6. Waltzin' with Sin
•7. Big River
•8. Big River
•9. Bells of Rhymney
•10. Folsom Prison Blues
•11. Million Dollar Bash
•12. Too Much Of Nothing
•13. You Ain't Going Nowhere
•14. Going to Acapulco
•15. Don't Ya tell Henry
•16. Please Mrs. Henry
•17. Get Your Rocks Off
•18. Yea! Heavy and a Bottle of Bread
•19. Belchezaar
•20. I Forgot To Remember To Forget
•21. You Win Again
•22. Still In Town
•23. Watzin' With Sin
•24. Big River
•25. Folsom Prison Blues
•26. Bells Of Rhymney
Reel Four
•1. I'm a Fool For You
•2. Next Time on the Highway
•3. The Big Flood
•4. You Gotta Quit Kickin' My Dog
•5. See You Later Allen Ginsberg
•6. Won't You Please Come Home (?)
•7. The Spanish Song take 1
•8. The Spanish Song take 2
•9. I'm Your Teenage Prayer
•10. Four Strong Winds
•11. The French Girl take 1
•12. The French Girl take 2
•13. Joshua Gone Barbados
•14. I'm in the Mood for Love
•15. All American Boy
•16. Bourbon Street
•17. Tiny Montgomery
•18. Sign of the Cross
•19. This Wheel's on Fire
•20. You Ain't Going Nowhere
•21. Katie's Been Gone
•22. Ruben Remus
•23. Yazoo Street Scandal
•24. All American Boy
Reel Five
•1. Odds and Ends
•2. Nothing Was Delivered
•3. Million Dollar Bash
•4. Yea! Heavy and a Bottle of Bread
•5. Crash on the Levee
•6. Lo and Behold
•7. Instrumental (Harmonica--12 Seconds)
•8. You Ain't Going Nowhere
•9. Quinn the Eskimo
•10. Nothing Was Delivered
•11. Open the Door Homer
•12. Million Dollar Bash
•13. Yea! Heavy and a Bottle of Bread
•14. Too Much of Nothing
•15. I Shall Be Released
•16. I'm Not There
•17. Please Mrs. Henry
•18. Crash on the Levee
•19. Lo and Behold
•20. Odds and Ends
•21. Get Your Rocks Off
•22. Clothesline Saga (Including False Start)
•23. Apple Suckling Tree
•24. Going to Acapulco
•25. ? 9 seconds (Sounds kind of like a slower One Single River)
•26. Blues Improvisation
•27. Silent Weekend
•28. Gonna Get You Now
Reel Six
•1. Wildwood Flower
•2. See That My grave is Kept Clean
•3. She'll Be Coming Round the Mountain
•4. Instrumental
•5. Flight of the Bumblebee
•6. Confidential
•7. Yazoo Street Scandal
•8. You Say You Love Me
•9. You Say You Love Me
•10. Instrumental
•11. Instrumental
•12. Sonny Boy (With Tiny Tim)
•13. All You Have to Do is Dream #1
•14. All You Have to Do is Dream #2
•15. Instrumental (All You Have to Do is Dream #3 intro-or ending? 15
sec)
•16. Piano solo
•17. Orange Juice Blues Instrumental
•18. Ferdinand the Impostor
•19. Instrumental
•20. Be My Baby (With Tiny Tim)
•21. I Got You Babe (With Tiny Tim)
•22. Memphis Tennessee (With Tiny Tim)
•23. Ferdinand the Impostor
•24. If I Lose
•25. Instrumental
•26. Orange Juice Blues
Reel Seven - The Fourteen Song Acetate
•1. Million Dollar Bash
•2. Yea! Heavy and a Bottle of Bread
•3. Please Mrs. Henry
•4. Crash on the Levee
•5. Lo and Behold
•6. Tiny Montgomery
•7. This Wheel's on Fire
•8. You Ain't Going Nowhere
•9. I Shall Be Released
•10. Too Much of Nothing
•11. Tears of Rage
•12. Mighty Quinn
•13. Open the Door Henry
•14. Nothing Was Delivered
Reel Eight - The Twenty Song Acetate
•1. This Wheel's on Fire
•2. You Ain't Going Nowhere
•3. I Shall Be Released
•4. Too Much of Nothing
•5. Open the Door Homer
•6. Open the Door Homer
•7. Open the Door Homer
•8. Nothing Was Delivered
•9. Nothing Was Delivered
•10. Tears of Rage
•11. Tears of Rage
•12. Tears of Rage
•13. Quinn the Eskimo
•14. Quinn the Eskimo
•15. Million Dollar Bash
•16. Yea! Heavy and a Bottle of Bread
•17. Please Mrs. Henry
•18. Crash on the Levee
•19. Lo and Behold
•20. Tiny Montgomery
Reel Nine - Big Ben Demos
•1. This Wheel's on Fire
•2. Nothing Was Delivered
•3. Open the Door Homer
•4. Quinn the Eskimo
•5. You Ain;t Going Nowhere
•6. Too Much of Nothing
•7. Tears of Rage
•8. Please Mrs. Henry
•9. I Shall Be Released
•10. Million Dollar Bash
•11. Apple Suckling Tree
•12. Clothes Line Saga
•13. Yea! Heavy and a Bottle of Bread
•14. I'm Not There
•15. Odds and Ends
•16. Get Your Rocks Off
•17. Crash on the Levee
•18. Lo and Behold
•19. Tiny Montgomery
Reel Ten
•1. Jam
•2. Gloria/Banana Boat Song 1 (with count in)
•3. Instrumental
•4. Ruben Remus Instrumental
•5. Beautiful Thing
•6. Beautiful Thing
•7. Orange Juice Blues
•8. Katie's Been Gone
•9. Ruben Remus
•10. Orange Juice Blues
•11. Yazoo Street Scandal
•12. Organ riffs
•13. Blues Instrumental
•14. Ferdinand the Impostor
•15. If I Lose
•16. Bacon Fat
•17. Long Distance Operator
•18. Spoken Word/Instrumental
•19. Blue Moon (Instrumental)
•20. Gloria//Banana Boat Song 2
•21. Apple Suckling Tree
•22. Apple Suckling Tree
•23. Apple Suckling Tree
•24. Apple Suckling Tree
•25. Apple Suckling Tree
•26. Katie's Been Gone
•27. It's Just Another Tomato in the Glass
•28. Don't Ya Tell Henry
•29. Ferdinand the Imposter
•30. Ain't that a Kindness (Cuts at 57 Seconds)
Pre-ordini:
The Basement Tapes Complete: Il Bootleg Series Vol. 11 (Deluxe Edition),
6CDs, 138 brani
The Basement Tapes Raw: Il Bootleg Series Vol. 11, 2CD, 38 brani 4
novembre
Rimanete aggiornati con le notizie di Bob Dylan Examiner. Harold Lepidus
scrive anche la colonna Performing Arts per Examiner.com. Grazie per
l’attenzione.
Harold Lepidus - Bob Dylan Examiner
http://www.examiner.com/article/dylan-s-basement-tapes-official-box-set-what-we-know-so-far
Martedi 26 Agosto 2014
Brisbane, Australia - Brisbane
Convention & Exhibition Centre, August 25, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
18th Street Coffee House, il caffè di
proprietà di Bob Dylan. No...davvero?
Fra tutte le rock star magnati del denaro, Bob Dylan è il segreto meglio
custodito. Neppure i suoi fan più ossessivi conoscevano il suo caffè a
Santa Monica (ed i suoi fans sono noti per infilarsi nei suoi bidoni e
analizzare la sua spazzatura). Ma il biografo britannico Howard Sounes
ha scoperto il caffè di Dylan mentre faceva ricerche per la sua
Dylan-grafia "Down the Highway".
Apparentemente ispirato ai club del Greenwich Village dove Bob ha
iniziato la sua carriera, la 18th Street Coffee House dispone di travi a
vista e di sedie non compatibili con lo stile del soffitto, ma è anche
la sede di uno dei dipinti del cantante e di un jukebox caricato con i
suoi dischi preferiti. Dietro il caffè c’è una palestra di boxe dove
Dylan a volte scambia qualche round con amici celebri come Quentin
Tarantino e l'attore Joe Manganiello della serie televisiva "One Tree
Hill".
Nel 18th Street Coffee House al 1725 Broadway di Santa Monica, CA 90404,
il personale è cordiale. L'atmosfera è confortevole. E’ proibito usare
il telefono cellulare, si isa ancora quello nella cabina se dovete fare
una chiamata. Invece di tenere lo sguardo fisso sul cellulare che ha un
ruolo irreale in questa vita ormai digitale, bevetevi un caffè che è
eccellente. Per quelli di voi che non si rendono conto che il posto è di
proprietà di Bob Dylan, a lui non mi importa cosa pensate della sua
politica su telefonini e internet ... lui non deve giustificarsi.
Salve,
volevo segnalare un evento/tributo a Bob Dylan il 29 agosto, a Sestri
Levante, all'ex cinema Lux. La serata sarà divisa in tre parti, che
percorreranno vari momenti della carriera di Dylan, dal Bob acustico dei
primi dischi al Bob contemporaneo, passando attraverso la trillogia
elettrica.
Grazie per l'attenzione,
Nicolò Villani
Film: The Byrd Who Flew Alone: The
Triumphs and Tragedy of Gene Clark
Menzionate Gene Clark come uno dei vostri musicisti preferiti e quasi
invariabilmente la risposta sarà un sopracciglio alzato, seguito dalle
parole "Gene Chi?" Il nome da solo non basta. Ricordare che è stato un
membro fondatore dei “The Byrds” potrebbe innescare un vago ricordo, ma
molti ancora non saranno in grado di ricordare il suo volto, o una
qualunque delle sue canzoni. Altri componenti dei Byrds si sono
costruiti una mega-fama nel periodo post-Byrds, David Crosby con CS&N,
la iconica 12 corde Rickenbacker e gli occhialini rettangolari di Roger
McGuinn per la cover di "Mr. Tambourine Man" hanno praticamente
garantito il loro posto nella nostra memoria culturale collettiva. Nel
frattempo, Gene Clark, cantautore e straordinario talento che ha giocato
un ruolo fondamentale nella crescita del folk rock, della psichedelia e
del country rock, è apparentemente scomparso nel passato.
David Crosby, Chris Hillman, Gene Clark, Clarence White, Jim (Roger)
McGuinn
Come è potuto succedere? Beh, questa è una lunga e triste storia. La
piccola ma ferocemente leale comunità dei fans cult di Gene Clark hanno
tenuto acceso la sua torcia attraverso i decenni come fosse stata una
crociata silenziosa. Ma grazie ad una recente rivalutazione critica le
cose stanno andando al loro posto. Il disco di Robert Plant e Alison
Krauss “Raising Sand” del 2007 ha vinto un Grammy come migliore album
dell'anno, con due composizioni di Clark, "Through the Morning, Through
the Night" e "Polly", una, coppia davvero straziante e devastante di
canzoni, All'inizio di quest' anno, un tour è stato lanciato da un
gruppo formato ad hoc di stelle indie provennienti da bande come Beach
House, Grizzly Bear, The Walkmen e Fleet Foxes, più la leggenda popolare
inglese e primo avvocato di Clark Iain Matthews che eseguiva il suo
capolavoro perduto nella sua interezza davanti a folle sold-out sulla
costa orientale degli Stati Uniti.
Ma il miglior modo di approcciarsi per i nuovi fan alla scoperta di un
tesoro di alcuni dei migliori musicisti che si sia mai sentito è un
nuovo documentario, “The Byrd Who Flew Alone: The Triumphs and Tragedy
of Gene Clark”.
La vita di Gene Clark è un racconto breve di divismo precoce, seguita da
una dolorosamente lenta, inesorabile caduta. Lo sfortunato ragazzo di
campagna nato nel Missouri ha raggiunto l'apice della sua fama all'età
di 20 anni, contribuendo di suo pugno agli hits dei Byrds quali "Mr.
Tambourine Man" e "Turn, Turn, Turn"! L’improvviso abbandono di Clark
dei Byrds nei primi mesi del 1966 si spiega solo con uno stato mentale
potremmo dire depressivo, ansie e pressioni all’interno del gruppo, e la
sua terribile paura di volare, lo costrinsero a trascorrere i restanti
26 anni della sua vita lavorando duramente in un relativo anonimato,
ossessionato dalla ombra di quel grande successo iniziale. Avrebbe
potuto registrare grandi e brillanti canzoni, ma per qualche
incomprensibile motivo il successo commerciale gli sfuggiva sempre, così
cadde a capofitto in una pluridecennale spirale di alcoolismo che
raggiunse la sua triste conclusione il 24 maggio 1991.
Gene Clark e Bob Dylan a Los Angeles da Ciro's
Per il produttore del documentario Paul Kendall, un ex-giornalista musicale
(che aveva intervistato Clark nel 1977), questo documentario è stato un
lavoro d'amore, anche se con la sua quota di ostacoli. In pratica,
Kendall ha dovuto lavorare in qualche modo intorno allo sfortunato e
sorprendente fatto che non vi è alcuna nota di repertorio esistente di
Gene Clark nell’immediato periodo post-Byrds (cioè dal 1966) fino al suo
breve ritorno nel gruppo per l’album di riunione dei Byrds “McGuinn,
Clark & Hillman” nel 1979 (Anche se Roger McGuinn, Gene Clark e Chris
Hillman furono membri fondatori dei Byrds, quando si riunirono in trio
non poterono usare il nome "Byrds" perchè questo era di
proprietà del batterista Clarence White che fu l'unico a poter usare il
nome, facendo diversi tour con musicisti che niente avevano avuto a che
fare con i mitici Byrds.
Anche se la loro musica era ancora tradizionale pop/rock con richiami
popolari, sembrava contemporanea del rock anni '70, fino al punto di
includere una canzone con un arrangiamento da discoteca, "Release Me
Girl". Più importante, il mix vocale del trio, anche se fortemente
aumentata dalle voci di John Sambataro e dai membri dei Chalmer & Rhodes
Charles Chalmers, Donna Rhodes e Sandra Rhodes, non ricordavano agli
ascoltatori il mix vocale dei Byrds. La ragione principale di questo
fatto fu il basso profilo di McGuinn, il leader virtuale dei Byrds, che
aveva avuto poco spazio nel nuovo gruppo. Nel disco c’erano solo due sue
composizioni, tre di Hillman e di quattro di Clark, ed erano i suoi
unici pezzi dove cantava da voce solista. La sua particolare voce passò
così in secondo piano, con Clark e Hillman che cantavano per la maggior
parte del tempo. Ma se il gruppo non suonava come i Byrds, facevano
spesso il verso agli Eagles, il gruppo che aveva raccolto l’eredità dei
Byrds negli anni '70. "Sad boy" di Hillman per esempio, avrebbe potuto
passare per una canzone degli Eagles composta da Glenn Frey. Ironia
della sorte, e forse deliberato frutto di macchinazioni aziendali, il
singolo tratto dall'album era "Don't You Write Her Off," di McGuinn, che
si piazzo nei Top 40, trascinando l'album con esso. Ma quello che
probabilmente ha aiutato il gruppo e l'album fu che nel 1979 erano
passati più di due anni dall'ultimo album degli Eagles, lasciando i fans
affamati per un sound simile. Se il trio aveva un suono accattivante,
però, mancava la sostanza. Il songwriting era piacevole ma leggero,
canzoni romantiche che non avevano neanche lontanamente la qualità di
quelle degli Eagles o del materiale di Crosby, Stills & Nash)..
Per il film/documentario si trattava
comunque di un pezzo di tempo significativo per ricostruire senza
l'aiuto di nessuno scritto di Clark, a parte qualche invenzione
interpretativa e poco veritiera. Per ironia della sorte e per complicare le cose, questo fu
probabilmente il periodo più produttivo di Gene Clark come artista. Ciò
significa che molto dipendeva dalla qualità delle interviste rilasciate,
soprattutto per il documentario. E così mentre ogni intervistato forniva
informazioni di vitale importanza sull’ enigmatico ex-Byrd, diventa tristemente
evidente che Kendalls era alle prese con vincoli di bilancio, cosa che
ha portato il lavoro di ripresa ad essere sciatto e traballante.
Perché Kendalls abbia scelto un soggetto non molto famoso come Gene
Clark è probabilmente perchè tante persone importanti erano disponibili
a parlare di lui, compresi i superstiti originali ex-Byrds, la ex-moglie
Carlie, la sorella Bonnie, il fratello di David, i figli Kelly e Kai,
Carla Olson, ed anche David Jackson dei “Dillard & Clark”. (Una triste
nota in calce: molti degli intervistati sono ora scomparsi, tra cui
Carlie Clark e produttore Larry Marks).
Dei sopravvissuti Byrds originali, David Crosby, enfant sempre
esuberante e terribile del rock, è quello che fornisce il commento più
interessante, ma per essere del tutto franco, appare stanco e lento nel
film. Un mixaggio migliore avrebbe aiutato a rimettere le cose al posto
giusto. Roger McGuinn, sempre sospettoso ed attento a quello che diceva,
fu abbastanza prevedibile mentre Chris Hillman sembrava sinceramente
desideroso di parlare del talento di Clark.
In altri momenti, il biografo dei Byrds Johnny Rogan parla del
songwriting di Gene. I suoi commenti sono eloquenti e astuti, e vanno
ben oltre le solite spiegazioni "Hillbilly Shakespeare" degli insoliti
regali di Gene. Ci sarebbe anche voluta una maggiore attenzione per la
sua musica, ma mancavano immagini video per accompagnarla. Un video del
tardo periodo di Gene che cantava "Silver Raven" (dal suo capolavoro del
1974 “No Other”) è stata una vera e propria sorpresa da fermare il
cuore. In quei pochi istanti il film sale di tono sulle ali di quei
pochi filmati. Ma ha anche sottolineato il fatto che più di Gene nessuno
avrebbe potuto dire di più su di lui, per essere onesti con Kendalls,
non è possibile incolparlo per non aver usato ciò che non esiste.
Alla fine, si devono fare in primo luogo i complimenti a Paul Kendall
non solo per aver intrapreso questa difficile sfida e per averla portata
a termine con tanto coraggio, passione e grazia. “Il Byrd che ha volato
da solo” non è solo un risultato straordinario, è un testamento soul
della duratura brillantezza di Gene Clark.
Per ora son previste solo poche proiezioni in settembre, tra cui una a
Mendocino, California, l’amata casa di Clark nel 1970, in cui scrisse
alcune delle sue opere più appassionati.
Amministratori: Jack & Paul Kendall
Proiezioni: 4 settembre 2014, (Nevada City Film Festival, Nevada City,
Calif.) 13 settembre 2014 (Hill House, Mendocino, California.); 18
settembre 2014 (South Pasadena Public Library, Pasadena, Calif.)
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Gene Clark, nato Harold Eugene Clark (Tipton, 17 novembre 1944 – Los
Angeles, 24 maggio 1991), è stato un cantautore statunitense fondatore
dei Byrds, considerato anche uno dei fondatori del genere country rock.
Nato in un piccolo paese del midwest, musicista precoce, entra a far
parte a 13 anni di un gruppo di rock and roll di Kansas City. Si
appassiona in seguito al folk, nel 1962 viene assunto dal gruppo dei
“New Christy Minstrels” (tra i membri famosi del gruppo ci furono Barry
McGuire, Kenny Rogers, , Kim Carnes...In Italia il gruppo partecipò a due Festival
di Sanremo vincendo l'edizione del 1965 con "Se piangi se ridi" in
coppia con Bobby Solo e sempre nel 1965 furono in gara in coppia con
Wilma Goich con "Le colline sono in fiore" arrivando al primo posto
della Hit Parade italiana per tre settimane).
The New Christy
Minstrels & Gene Clark - 1963
"The Muddy Road To Freedom" (The
Drinkin' Gourd).
Watch for Gene's solo at minute 1:09
Si trasferisce in seguito a Los Angeles dove conosce Roger McGuinn e David
Crosby coi quali costituisce il trio The Jet Set e in seguito i
Beefeathers, prima incarnazione dei futuri Byrds.
The Jet Set - David Crosby, Gene Clark, Jim McGuinn
Gene Clark contribuì in maniera determinante al successo dei Byrds
scrivendo alcune delle canzoni più memorabili come “I'll Feel a Whole
Lot Better”, “Here Without You”, “She Don't Care About Time”, “Eight
Miles High”. Nel gruppo oltre a cantare suonava l'armonica ed il
tamburello. Era l'anima poetica, schivo, non molto appariscente. Per
ordine della produzione i singoli e le cover di Dylan dovevano essere
cantate da McGuinn; questo motivo, più alcune rivalità interne tra i
membri della band e la sua paura di volare lo portarono a separarsi dal
gruppo nel 1966.
Intraprese così la carriera solista, nel 1967 pubblicò “Gene Clark with
the Gosdin Brothers” con la Columbia, album che, anche se valutato
ottimamente dalla critica fu un mezzo fallimento commerciale. In seguito
ritornò per un breve periodo con i Byrds in sostituzione di David
Crosby. Formò poi con il suonatore di banjo Doug Dillard il duo Dillard
& Clark che pubblicò 2 album di country bluegrass di buona levatura e
successo. Dopo una breve collaborazione con i Flying Burrito Brothers
nel 1971 pubblicò il primo disco totalmente autografo: “White Light”,
che uscì con solo il suo nome in copertina. Compose due brani per la
colonna sonora del film di Dennis Hopper “American Dreamer”. Nel 1972
con il supporto di un gruppo di musicisti country-rock, ed in due tracce
con i Byrds originali al completo, compose altri brani raccolti
nell'album “Roadmaster” edito inizialmente solo nei Paesi Bassi.
Nel 1973 partecipò alla reunion dei Byrds per l'album omonimo. Nel 1974
cambiò etichetta dalla A&M Records alla Asylum in vista della
registrazione del successivo album”No Other”, un tentativo ambizioso di
fondere la tradizione del folk e del country-rock con partiture
orchestrali e cori gospel. Ci fu una grossa produzione, l'album costò
molto ma, anche perché Clark non era un gran promotore di se stesso, il
disco fu un insuccesso commerciale. Cambiò di nuovo etichetta (RSO) e
pubblicò nel 1977 “Two Sides To Every Story”, diretta continuazione del
precedente ma con un budget molto più ridotto. Per il lancio dell'album
riuscì per un periodo a superare la sua cronica paura di volare che lo
portò quindi ad un tour all'estero. Formò con 2 membri dei Byrds
originari il gruppo McGuinn, Clark and Hillman per l'album omonimo del
1979 e per “City” del 1980 a nome di Roger McGuinn and Chris Hillman,
featuring Gene Clark. Abbandonò in seguito il progetto e si mise al
lavoro nel 1983 per un nuovo album chiamato “Firebyrd” che uscì
solamente nel 1988, dopo che R.E.M. e altri gruppi avevano rinverdito il
suono classico dei Byrds. Partecipò con un brano di sua composizione ad
un album dei Long Ryders e pubblicò nel 1987 “So Rebellious a Lover” in
coppia con Carla Olson dei Textones.
La salute nel frattempo stava peggiorando soprattutto a causa dell'uso
eccessivo di alcoolici con i quali cercava di alleviare la sua ansia;
era affetto da ulcere diffuse che lo costrinsero ad un intervento allo
stomaco e all'intestino (1988). Nel 1989 ottenne un cospicuo ammontare
di royalties dovute al successo commerciale della cover fatta da Tom
Petty su Full Moon Fever del brano I'll Feel a Whole Lot Better. Questo
non fece altro che accelerare la sua debilitazione fisica che lo portò
presto alla morte nel 1991. Fu sepolto nel cimitero di Tipton, sua città natale e sulla
lapide della sua tomba fu inciso semplicemente "Harold Eugene Clark - No Other".
St. Kilda, Australia (suburb of
Melbourne) - Palais Theatre. August 21, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
L'uscita di “Shadows in The Night” è
stata rimandata?
Lo scorso maggio ci fu un post a sorpresa
sul sito ufficiale di Bob Dylan, una nuova registrazione con la cover di
Dylan di "Full Moon & Empty Arms", una canzone più strettamente
associata a Frank Sinatra. Anche l'artwork per la copertina dell'album
"Shadows In The Night" fu pubblicato. Il giorno dopo, un fan mi informò
di un presunto codice incorporato nella pagina html del sito che
comprendeva la copertina dell'album con la didascalia "Disponibile il 26
agosto," così scrissi un articolo basato su questa interessante, ma non
confermata, informazione.
Il successivo suggerimento è arrivato a metà luglio, quando il sito
"Entertainment Business (NL)" elencava quanto segue sulla sua pagina
"Muziekreleases van 18 juli t / m 29 augustus", dove ancora oggi c’è
scritto:
- Una panoramica delle più importanti uscite discografiche dal 18 luglio
al 29 Agosto, compresi i nuovi album e riedizioni di Bob Dylan,
Finntroll, Elvis Presley, Ozark Henry, The Magic Numbers e Maroon 5.
• 22 agosto: Bob Dylan - Shadows In The Night - Sony (cd) -
La data di pubblicazione europea è di solito antecedente di un paio di
giorni a quella statunitense. L'unica copertina nella pagina di
"Entertainment Business (NL)" era quella dell’album di Dylan.
Tuttavia, da allora, non si è saputo più nulla. Nessuna tracklist,
nessun comunicato ufficiale da parte della Sony. Un sacco di
speculazioni, ma nulla di concreto. Troppo di niente, per così dire.
Naturalmente la maggior parte notizie riguardanti Dylan è spesso avvolta
nel mistero, ed i miei tentativi di ottenere informazioni non avevano
portato a nulla (anche se alcune persone evidentemente sanno qualcosa,
come ho potuto dedurre dalle loro non-risposte!).
A quanto pare, l'album è stato messo in attesa, almeno per ora. Io non
sono l'unico che è arrivato a questa conclusione. Secondo un messaggio
del 15 agosto di Alan Fraser postato sulla pagina "Searching For A Gems:
News": La data di uscita del nuovo album di Bob "Shadows In The Night" ...
non sarà il 26 agosto 2014 come precedentemente indicato. Ho sentito da
diverse fonti che l'album non nella lista delle uscite autunnali di Sony
Music, quindi potrebbe essere ritardata fino al nuovo anno.
Se il disco doveva essere pubblicato entro questo mese, i dettaglianti
sarebbero molto probabilmente già da tempo stati informati, in modo da
poter organizzare la pubblicità per la vendita.
L'unica altra cosa che potrei pensare sarebbe che Dylan mettesse l’album
su iTunes senza fanfare come ha fatto Beyonce quando il 13 dicembre 2013
inaspettatamente pubblicò il suo omonimo quinto album di studio su
iTunes Store senza alcuna precedente promozione... L'album debuttò in
cima alla Billboard 200 chart, dando a Beyoncé il suo quinto consecutivo
album al primo posto negli Stati Uniti .. . Beyoncé ha ricevuto il
plauso della critica ed il successo commerciale, vendendo un milione di
copie digitali di tutto il mondo in sei giorni.
Questa, naturalmente, è pura speculazione. In realtà, non è nemmeno una
speculazione. E' solo qualcosa che ha attraversato la mia mente e che ho
pensato di condividere. Forse anche per avviare un rumor!
Harold Lepidus - Bob Dylan Examiner
(Fonte:
http://www.examiner.com/article/has-bob-dylan-s-shadows-album-been-delayed?CID=examiner_alerts_article)
Carissimo Tamburino,
ho appreso con gioia la notizia dei nuovi basement tapes, una tappa
fondamentale nel percorso del nostro Dylan. Detto questo, non potrebbe
essere l'occasione per fare un lavoro serio sugli originali nastri della
cantina, magari in occasione del nuovo bootleg series 11? Ricordo in una
vecchia intervista su "Buscadero" a Robbie Robertson, il quale
preannunciava qualcosa su quei nastri, tu ne sai qualcosa?
Un carissimo saluto, Simone Vallin.
Purtroppo caro Simone,
nessuno ne sa niente. Come avrai potuto constatare Dylan ha preferito
affidare le sue canzoni mai registrate a T. Bone Burnett, nome d'arte di
Joseph Henry Burnett (St. Louis, 14 gennaio 1948), perchè le completasse
con l'aiuto di altri musicisti, probabilmente perchè a lui o non
interessano più o non ha la minima voglia di fare un tuffo nel passato.
Anche Robbie Robertson è invecchiato, altri di "The Band" ci hanno
lasciato, forse Dylan pensa che bisogni lasciarli riposare in pace. Vedi
che anche quello che avrebbe dovuto essere il prossimo disco di Bob, il
tanto chiacchierato "Shadows In The Night" è stato messo in stand-by non
si sa per quale misterioso motivo dopo che era stato mostrato agli occhi
di tutto il mondo sul sito ufficiale. Ma sappiamo, per averlo constatato
di persona, che il sito ufficiale di Bob è gestito con molta fantasia,
cioè, se han voglia fan qualcosa, altrimenti fanculo a tutto e tutti
(doce sono i testi di "Tempest", ormai son passati due anni!). Così pare
stia succedendo per "Shadow", cosa sara le prossima bootleg series
vol.11 nessuno ne ha idea (anche se molto tempo fa alcuni "voci"
sull'argomento circolarono, ma poi finì tutto lì. Pare anche che Dylan
stia scrivendo Chronicles Vol.2, ma bisogna dire pare, per altre notizie
e date di pubblicazione di queste opere la nebbia agli irti colli
piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mare.
Stiamo a veder cosa succede.....un saluto anche a te, Mr.Tambourine, :o)
Giovedi 21 Agosto 2014
"Lost On The River: The New Basement
Tapes" sarà pubblicato l' 11 novembre
Bob Dylan è universalmente considerato uno dei più popolari e acclamati
cantautori, musicisti e artisti di tutto il mondo, avendo venduto oltre
125 milioni di album ed eseguito letteralmente migliaia di spettacoli in
tutto il mondo in oltre sei decenni. La sua influenza e l'impatto sulla
nostra cultura è senza pari, e la sua produzione artistica è un punto di
riferimento culturale e la genesi di innumerevoli grandi cantautori e
musicisti che sono emersi nei decenni seguenti a quando Dylan esplose
sulla scena mondiale.
Tra le molte pietre miliari culturali di Dylan, i leggendari “Basement
Tapes” - decine di canzoni scritte e registrate da Dylan nel 1967 con
l’aiuto dei membri della sua touring band che avrebbero poi raggiunto la
propria fama col nome di “The Band” - hanno a lungo affascinato e
sedotto generazioni successive di musicisti, fans e critici culturali.
Dylan aveva raggiunto vette senza precedenti dal 1966 con la
pubblicazione di tre album storici, l'unico rivoluzionario, "Like A
Rolling Stone", una performance controversa e leggendaria “elettrica” al
Festival Folk di Newport ed esibizioni selvagge negli Stati Uniti,
Europa e Regno Unito. L’ascesa mercuriale di Dylan e la prodigiosa mole
di lavoro in quel decennio subì un brusca interruzione alla fine del
luglio del 1966 quando quasi rimase ucciso in un incidente di moto
nello stato di New York.
Per recuperare dalle sue ferite e lontano dagli occhi del pubblico per
la prima volta dopo anni, Dylan si è sistemato, insieme a Robbie
Robertson, Rick Danko, Richard Manuel e Garth Hudson (e più tardi, Levon
Helm), nel seminterrato di una piccola casa in Ovest Saugerties, New
York - soprannominata "Big Pink" dal gruppo. Con quersti musicisti sono
state registrate più di un centinaio di canzoni nel corso dei mesi
seguenti – cover tradizionali, stornelli ironici e divertenti, e, più
importante, decine di canzoni accennate da Bob Dylan, tra cui i futuri
classici "I Shall Be Released","The Mighty Quinn" e " You Ain’t Going
Nowhere”.
Quando le prime voci riguardo a queste registrazioni ed i primi acetati
vennero a conoscenza, crearono una curiosità abbastanza forte per
alimentare un segmento completamente nuovo del mondo della musica: i
dischi tratti da registrazioni pirata, i dischi bootleg. Nel 1969 un
album misteriosamente intitolato “Great White Wonder” ha cominciato a
circolare nei negozi di dischi in tutto il paese, e la musica da
quell'estate del 1967 ha iniziato ad infiltrarsi nel tessuto della
nostra cultura e penetrare le anime degli amanti della musica in tutto
il mondo. Ogni anno che passava, sempre più appassionati cercarono
questa rara forma di contrabbando musicale per ascoltare nuova musica
dal leggendario Bob Dylan. Le registrazioni effettive, tuttavia,
rimasero commercialmente disponibili fino al 1975, quando la Columbia
Records ha pubblicato una scarsa selezione di canzoni sull’album
chiamato “The Basement Tapes”.
“Lost On The River: The New Basement Tapes” è un evento musicale che
arriva dopo una attesa di 47 anni. L'album celebra la scoperta di testi
sconosciuti di Bob Dylan in quel leggendario periodo del 1967 e segna un
culmine creativo per i partecipanti dell'album - Burnett, Costello,
Giddens, Goldsmith, James & Mumford - che hanno ridato ad esse nuova
vita quasi 50 anni più tardi. Come spiega Burnett, "Ciò che è accaduto
durante quelle due settimane era incredibile per tutti noi. C'era un
pozzo profondo di generosità e sostegno nello studio in ogni momento,
che riflette l'enorme fiducia e la generosità mostrata da Bob nel
condividere questi testi con noi".
Il disco sarà disponibile in due versioni, la standard con 15 canzoni e
la versione deluxe con 20.
Ecco la track list della versione deluxe:
1. Down On The Bottom
2. Married To My Hack
3. Kansas City
4. Spanish Mary
5. Liberty Street
6. Nothing To It
7. Golden Tom – Silver Judas
8. When I Get My Hands On You
9. Duncan and Jimmy
10. Florida Key
11. Hidee Hidee Ho #11
12. Lost On The River #12
13. Stranger
14. Card Shark
15. Quick Like A Flash
16. Hidee Hidee Ho #16
17. Diamond Ring
18. The Whistle Is Blowing
19. Six Months In Kansas City (Liberty Street)
20. Lost On The River #20
Ed ecco in video l'anticipazione di Nothing To It:
The New Basement Tapes - Nothing To It (Official
Lyric Video)
St. Kilda, Australia (suburb of
Melbourne) - Palais Theatre, August 20, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Mercoledi 20 Agosto 2014
St. Kilda, Australia (suburb of
Melbourne) - Palais Theatre, August 19, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Perth, Australia - Riverside Theatre,
August 13, 2014
di Sean Tanner
DYLAN attraverso i secoli AUSTRALIANI
Prima dello show di questa sera, ancora una volta ho riflettuto sui
precedenti shows australiani che avevo visto nel corso degli anni.
1992 Perth Entertainment Centre
Uno degli spettacoli più sorprendenti che ho visto. Dylan ha davvero
suonato la canzone di Hendrix "Dolly Dagger! Questo è stato il mio primo
spettacolo di Dylan e mi ha fa un’ottima impressione. Egli era
accattivante e quando era solo lui e la sua chitarra mi sono sentito
trasportato nell'intimità di quei primi show nei cafe del Village nel
1960.
1998 Tour australiano Melbourne x2, Sydney x 2 + Wollongong
Questo è stato Dylan al suo meglio. Ogni spettacolo era unico, ma il
primo spettacolo di Sydney è stato il migliore concerto che abbia mai
visto, ero al centro della fila a solo alcuni metri dal mio idolo.
Ascoltando la band attraverso le pile di altoparlanti sul palco invece
che dall’impianto di casa è stata una delle più grandi esperienze
fonetiche della mia vita. Questa è stata una gita fantastica e ne valse
la spesa del viaggio per vedere 5 spettacoli!
2001 Perth Entertainment Centre POSTING ON EXPECTING RAIN
"Tutto sommato, un ottimo inizio per il tour Oz, soprattutto perchè non
era consentito stare in piedi davanti al palco. In evidenza: MR
TAMBOURINE MAN, JUST LIKE A WOMAN, STANDING IN THE DOORWAY,WICKED
MESSENGER, ROLLING STONE e HIGHWAY 61".
2003 Claremont
L'Australian Tour 2003 ha presentato Bill Burnette alla chitarra e una
coerente set list che sembrava essere strutturata per soddisfare lui
(anche se sembrava trovarsi male). Bob stesso era al pianoforte e nel
complesso è stato deludente anche se quel giorno ero vicino a lui
dabvanti al palco.
2007 Burswood Dome, Perth POSTING ON EXPECTING RAIN
"Dylan ancora una volta mi ha portato in un altro livello. La profondità
e la complessità delle prestazioni dalla sua band era qualcosa che posso
ricordare e testimoniare. Ma l’interessante era che questo era più
evidente quando Bob andava alle tastiere".
2011 Fremantle Blues & Roots Festival POSTING ON EXPECTING RAIN
"Scusate ragazzi, ma è stata una delusione. Avevo magnificato la
complessità, la profondità e la bellezza dello spettacolo del 2007, ma
Fremantle 2011 aveva pochi contenuti, "Spero che questo sia solo una
notte no, ma come ho appena detto ho trovato questo spettacolo come lo
show di Dylan più deludente che abbia visto".
Così come è stato Bob a Perth nel 2014?
Beh, sono contento di dire che è stato oltre le aspettative! Questo è
stato il miglior Dylan che ho visto, equivalente a quella notte speciale
di Sydney del 2008 quando sono riuscito a raggiungere il fronte del
palco a pochi metri dal mio idolo.
Il centro convegni di Perth mi ha sorpreso, è un bel luogo intimo e ben
si adatta a sentire questa band in tour. Grazie ad una amica, ho
ottenuto un posto seduto in seconda fila, a sinistra del centro (lato
opposto al piano di Bob purtroppo).
Questa notte ogni ogni canzone era una meraviglia a sé stante. La band è
così stretto e fantasiosa, mi sono davvero goduto ogni membro della band
godendo il ruolo da essi svolto nel costruire il suono. Loro erano
davvero ispirati dalla qualità di questa musicalità in un tale ambiente
intimo.
Non mi era piaciuto molto Dylan esclusivamente alle tastiere durante i
tour precedenti, ma questa volta l'esperienza è stata diversa. Cosa
c'era di diverso? Penso proprio perché ho sentito un cambiamento nel suo
modo di suonare la tastiera, quella lovely guitar che suonava durante i
tour del 90 sembra essere ora replicata sulla tastiera e così mi piace!
La voce di Bob è sembrata di essere tornata in forza. Il nuovo materiale
ha creato questa sensazione - le canzoni sono ovviamente state create
per soddisfare la sua estensione vocale più vecchia e funziona
certamente.
Questo non vuol dire che egli potrebbe gestire ancora bene il materiale
più vecchio - stasera abbiamo avuto anche versioni di alta qualità di
Tangled Up In Blue e Simple Twist of Fate, e la voce ha retto bene per
tutta la serata.
Come detto, ogni canzone è stata grande stasera, ma una menzione
speciale deve essere fatta per "Things Have Changed”, che è stata una
delle migliori del set che abbia mai sentito e mi è piaciuta molto come
Stu Kimball l’ha iniziata con la chitarra acustica.
Bob - performances sensazionali, grazie per quello che fai ancora fai e
per aver portato la tua band in Australia per farcela gustare e godere!
Sean Tanner
Martedi 19 Agosto 2014
St. Kilda, Australia (suburb of
Melbourne) - Palais Theatre, August 18, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Ti ringrazio per l'invito, ti invio le
mie impressioni sui concerti visti da Dylan dell'ultimo periodo,
dell'ultimo tour.
Considero il dylan live del 1987 tra i migliori in assoluto di Bob. E
non perchè l'ho visto per la prima volta, non c'entra nulla (ho visto
dal 1987 in poi una quarantina o più di show, mentre ne ho ascoltati una
marea).
In genere si considera il primo concerto che si vede di Dylan il
migliore in assoluto. Ma non è cosi in questo caso. C'entra il fatto che
Dylan nel 1987 era in stato di grazia, ancora di più del tour appena
trascorso con Tom Petty del 1986. E in qualche modo si capiva, si
avvertiva.
A molti o pochi il tour del 1987 non piace, ma per me non è cosi' e nel
tempo non ho mai cambiato opinione.
Dylan sembrava suonare e cantare trovando ispirazione direttamente sul
palco, cosa che avrebbe continuato negli
anni a venire. Un nuovo sound e un nuovo modo di cantare conferiva
all'intero tour il "Temples Tour" uno spessore musicale eccellente. Dopo
anni e anni si viene a conoscenza tramite Chronicles del perchè e del
per come Dylan nel giro di pochi mesi sempre con Petty e il suo gruppo
virava verso nuove sonorità. Ritmi decisi, sound scarno, e Dylan in
stato di grazia, il tutto suonato in atmosfera dark, dove anche le luci
sul palco venivano tenute basse e dove il buio predominava, tanto che il
volto di Bob nel 1987 era tenuto nascosto dalle luci stesse. E dove i
musicisti di Tom Petty venivano lasciati liberi a inseguire la mente
effervescente di Dylan (musicalmente parlando).
Capitava di sentire ad esempio "Senor" una volta con un attacco e una
volta con un altro, di sera in sera si possono sentire differenze,
nessuna song veniva suonata uguale all'altra, anche la stessa veniva
ripresa in modo diverso.
Nel gruppo che accompagna ora Dylan composto da Tony, Donnie, Charlie,
Stu e george non c'è improvvisazione, tutto è sotto controllo e
controllato da Dylan, in set musicali che si ripetono di sera in sera
come se fossero shows con caramelle ricoperte da carta stagnola
luccicante, ma aventi lo stesso sapore inalterato.
Nelle tre serate di Milano nel Novembre 2013 (ho visto tutti e tre i
concerti) stando seduto tra le prime file davanti a Bob (la prima serata
quasi al centro del teatro, la seconda anche e la terza serata in
seconda fila di fronte a Dylan), il buio predomina ancora, ancora di
piu' che nel 1987 e anche qui come allora il viso di Dylan è nascosto.
Ma è tutto cambiato. E' cambiato il gruppo, è cambiato Dylan, è cambiata
la musica.
Considero "Tempest" l'album capolavoro di Dylan e con questo spirito e
ben sapendo cosa vedere sono andato a Milano, e a differenza del 1987
dove non si sapeva quasi nulla, o almeno non nell'immediato, cosa
aspettarsi dal tour o dalle singole serate, ora sapevo tutto, sapevo
cosa avrebbe cantato e come lo avrebbe fatto, non mi sarei aspettato
nulla di nuovo.
Anche l'intro di Kimball come apertura del concerto alla THC, intro
minaccioso e oscuro sapevo da dove veniva e cosi tutto il resto. Sapevo
a memoria l'intera scaletta o quasi.
Il nuovo sarebbe arrivato nelle due date di Roma all'Atlantico dove io,
essendo di Roma, non son andato, cosa da non crederci, perchè Dylan ha
stravolto l'intera scaletta.
Ma a differenza del 1987 più che altro mi son chiesto perchè questo
sound, perchè queste scalette blindate, perchè riproporre le song di
Tempest tour dopo tour per anni.
Pubblico fermo, immobile ai loro posti, non ho visto accendini o cori da
stadio. Ancora oggi però, mi è rimasta e ho la visione di quell'omino
vestito di scuro che nel buio del teatro con una nuvola di capelli
illuminata dai fari, senza chitarra, canta non come un invasato dalla
musa ispiratrice del 1987 (Locarno 1987...) ma attento a riprodurre in
modo più fedele possibile l'album "Tempest".
Non ci sono versioni cambiate delle song di Tempest, forse una o due in
tutto, mi viene in mente la "Early Roman Kings", ma tutto suona troppo
perfetto e troppo dark, e troppo fedele al disco. Non c'è sbavatura
nemmeno nel cantato. Ma quello che conta è vedere Bob a pochi passi da
te e dire ancora una volta ma è tutto vero? Perchè ogni volta che vai al
concerto di Dylan, il giorno dopo ti chiedi, ma l'ho visto o l'ho
sognato? Mistero.
Quello però che ho visto mancare in questi Tempest Tour è un pò di luce,
luce che puo venire da un pò di sano rock. Ho visto pochi giorni fa un
concerto del 1999 dove Dylan e la Band con Campbell, Sexton, Kemper,
Garnier si lanciano in una vigorosa (da paura) e luminosa "Not Fade
Away", perchè non provarci ancora? Rock e Rock'n'roll Bob illuminano a
dovere.
Quello che secondo me sta facendo ora Dylan è avvicinarsi alla
perfezione. Show perfetti dai testi che sanno di capolavori.Testi
paragonati alle più alte e altre produzioni Dylaniane brillano e
trasudano di poesia-letteratura-visioni degne di un alta capacità di
comporre. E se Tempest è un capolavoro (e lo è) le song che canta in
tour sono dei capolavori, "When I Paint My Masterpiece", e Dylan lo sta
facendo, dal vivo però. Qualcuno potrebbe dire allora gli altri tour non
erano
capolavori? Si lo erano per certi versi, molti non lo erano, altri per
il fatto che erano suonati in determinati periodi temporali e per certi
versi lo sono ancora, dipende dai punti di vista. Ma questi sono
capolavori del periodo presente perchè è il disco "Tempest" che a mio
avviso rende tutto un masterpiece.
Stefano Catena.
Caro Stefano,
grazie di aver raccolto il mio invito esprimendo la tua certamente
“opinione di peso” perchè oltre 40 concerti dal vivo di Bob lasciano
dentro un fan un segno indelebile e, principalmente, rendono la persona
più che degna di fede quando esprime un’opinione su Bob.
Personalmente ritengo sia impossibile fare una valutazione serena dei
vari periodi dylaniani, Dylan è un uomo sempre “sulla strada” e la
strada lascia il suo segno su chi la percorre incessantemente. La
polvere che si deposita su coloro che vivono quasi tutto l’anno “on the
road” si sovrappone anno dopo anno cambiando l'aspetto di chi ne è
ricoperto. Dylan ha avuto molte facce diverse, sia a livello compositivo
che interpretativo. Dylan è il grande performer, ma questo non vuol dire
che le sue performances siano sempre le migliori. Essere un vero
performer comprende gli alti e bassi dell’artista. Chiunque sia in tour
ha dei momenti magnifici a livello fisico dove tutto gli riesce facile e
divertente e dei momenti dove solo cantare una canzone diventa faticoso.
Essere Dylan è duro perchè chi va ai suoi concerti si aspetta di vedere
tutti le diverse tipologie dylaniane che ha nella sua mente, anche se
tutti sappiamo che una cosa del genere non è possibile. Dylan è quello
che è nel momento che sale sul palco, carpe diem come dice Orazio, che
in quella lirica, suggerisce di evitare di scoprire cosa riservi il
futuro: "non è dato". Per Orazio è necessario saper vivere ogni giorno,
in serenità e senza allusioni al domani. Il poeta invita altresì ad
essere liberi dall’ assillo del trascorrere del tempo, così da
affrontare la vita in piena serenità. Questo dovrebbe essere lo stato
d’animo col quale dovremmo affrontare i concerti di Bob, senza pensare
cosa vogliamo o cosa lui ci vorrà dare. Il “momento” è tutto, Bob
potrebbe essere grandissimo o miserrimo, non spetta nemmeno a lui
decidere o programmare cosa farà, nell’attimo stesso che pensi una cosa
quella è gia passata, consegnata dal presente al passato, non ha più
effetto, quindi anche il performer è soggetto alla legge del tempo, nel
“momento” di una canzone può portarti al settimo cielo per la gioia e
l’emozione, qualche attimo dopo potrebbe darti una grande delusione
perchè il “momento” è cambiato, sostituito da uno nuovo che è sempre
diverso dal precedente. E’ il destino dei grandi artisti, specie quelli
longevi con alle spalle una carriera cinquantennale, tutti si aspettano
"il tutto", ma lui non può darcelo. E’ come pensare che noi avessimo la
facoltà di comportarci, nel giro di un paio d’ore, il tempo di un
concerto, nei diversi modi e periodi che abbiamo vissuto, riproponendoli
come in un film. Ecco noi bambini, ecco noi giovani, ecco noi che ci
sposiamo, che abbiamo figli, che qualche volta litighiamo, che qualche
volta ci separiamo, che a volte festeggiamo le nozze d’argento e quelle
d’oro, bellissimo ma impossibile.
Ognuno di noi ha nell’immaginario della sua mente il suo Dylan
preferito, quello che avrebbe sempre piacere di poter rivedere dal vivo,
anche se sà che è impossibile perchè quello che sta andando a vedere e
sentire è un uomo con magari una ventina o una trentina d’anni in più
sulle spalle. E gli anni pesano, credimi, chiedere a chi ne ha molti sul
groppone se l’età non fa la differenza! A 73 anni Bob è eroico quando
sale sui palchi di tutto il mondo per darci quello che ancora riesce a
“sentire dentro il suo animo”. Io rimasi folgorato dal Dylan della
Rolling Thunder, poi sorpreso dal Dylan/Tom Petty & The
Heartbreakers/The Queens of Rhythm (dopo di loro Dylan non avrà più alle
spalle un sound così sontuoso e ricco), poi mi stupì il Dylan col
magistrale chitarrista G.E.Smith, apprezzai anche la versione con Freddy
Koella e quella con la coppia Campbell/Sexton. Non riuscii a sopportare
la band con Freeman/Kimball, una band noiosa con due chitarristi "gatti
di legno" che nè parlavano nè facevano segno, che non riuscivano a farti
venire voglia di muoverti, forse anche Dylan sentiva di avere una palla
al piede che gli impediva di “dare”, che tristezza gli spettacoli di
Cernobbio, Pistoia e Chatillon (tanto per citare i più noiosi ed
inguardabili che ho visto). Il ritorno di Sexton svegliò Dylan dallo
stato di dormiveglia nel quale era invischiato da qualche anno. Ma come
al solito (accadde così anche con Tom Petty) la timida insicurezza di
Bob venne prepotentemente alla ribalta creandogli la “solita paura
dell’altro”. Così Sexton venne ingabbiato e gli shows tornarono ad
essere sottotono. Quest’ultimo anno hanno invece assunto un “modo
professionale” che non ha mai fatto parte del mondo di Dylan, un mondo
che viveva alla giornata, con grandi momenti e grandi stalli. Da Barolo
ad oggi la musica non è cambiata, si è appoggiata su uno standard
accettabile, esecuzioni sempre uguali, affidabili e da buona
sufficienza, ma la genialità e la imprevedibilità Dylaniana mancano in
questi Tour, eccezione fatta per concerti come quello di Roma dell’anno
scorso e di Stavern in Norvegia quest’anno dove Dylan ha sfornato una
imprevista setlist che ha lasciato tutti a bocca aperta, dove Dylan è
riuscito ad essere un’altro, diverso da quello che era salito sul palco,
uno che per quel “momento” ha abbandonato tutto l’ambaradan che c’era
intorno a lui per vivere ancora una volta una serata “alla Bob Dylan”.
Certamente “Tempest” ha avuto una grande parte in questi tour, però
ricordo che ancora nessun tratto è stato chiamato “Tempest Tour”. Non
sono in grado di giudicare se “Tempest” sia un album capolavoro,
certamente per le frasi contenute nei testi è uno dei più, o forse il
più maturo di Bob. Certo l’album va classificato fra i migliori della
vena artistica dylaniana, ma è stato analizzato ancora troppo poco per
poter dire se è un vero masterpiece, forse, come altri albums, ad
esempio “Oh Mercy”, svelerà il suo vero valore un pò più in là nel
tempo. L’unica pecca dell’album è “Duquesne Whistle “ che è certamente
una outtake da “Together Through Life” in quanto scritta in
collaborazione con il paroliere dei Grateful Dead Robert Hunter. Intanto
l’album è buonissimo, se poi sarà un masterpiece meglio ancora!
Grazie ancora, alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Lunedi 18 Agosto 2014
Bob Dylan aggiunge un intimistico
concerto a Brisbane il 27 agosto
Bob Dylan e la sua band suoneranno un concerto aggiuntivo in Australia
al Tivoli Restaurant Theater di Fortitude Valley, (subborgo di
Brisbane), Mercoledì 27 agosto alle 19:00. Al momento di questo post, la
data del concerto non è ancora stata confermata dal sito ufficiale di
Bob Dylan.
Bob Dylan: Mercoledì 27 Agosto 2014
Apertura delle porte alle 19:00
Prezzo del biglietto: AU.$ 89,90
Ingresso: General admission in piedi, minimo 18 anni.
In un annuncio senza precedenti, Bob Dylan è in cartellone per salire
sul palco del Tivoli a Brisbane Mercoledì, 27 agosto per un concerto che
possiamo definire “una volta in una vita”. L'occasione per vedere un
celebre artista di questo calibro in un locale intimo è da non perdere,
e sicuramente sarà qualcosa di cui si parlerà negli anni a venire.
Notare che:
Gli spettatori sono avvisati che c'è un limite rigoroso di quattro (4)
biglietti per cliente e/o carta di credito e saranno disponibile per il
ritiro presso il Tivoli solo la notte stessa del concerto. I biglietti
sono rigorosamente non-trasferibili, senza riedizioni disponibili, e
devono essere ritirati e firmati la notte del concerto da parte del
titolare della carta di credito, che è anche l'unica persona autorizzata
a ritirare i biglietti.
Non ci sarà alcun supporto prima di Dylan, Bob e la sua banda saranno i
soli protagonisti della serata!
Harold Lepidus - Bob Dylan Examiner
(Fonte:
http://www.examiner.com/article/bob-dylan-adds-intimate-gig-brisbane-on-august-27?CID=examiner_alerts_article
Avevo già tentato di analizzare questa
strofa a suo tempo, per poi rinunciare. Ora ho ritirato fuori gli
appunti cercando di
arrivare ad una conclusione.
Allego il malloppo. Spero che i Maggiesfarmers lo considerino come
un'alternativa al sudoku.
ciao, Miscio
°°°°°°°°°°°°
Caro Mr.Tambourine,
bisognerebbe innanzitutto concordare sulla famigerata strofa, gioia e
dolore del dylanista immaginifico: Scarlet Town in the month of May
Sweet William Holme on his deathbed lay
Mistress Mary by the side of the bed
Kissin' his face and puttin' prayers on his head
So brave and true, so gentle is he
I’ll weep for him as he would weep for me
Little Boy Blue come your blow horn
In Scarlet Town, where I was born
A me non sembra che Dylan dica “William Holme on” e allora si dovrebbe
scegliere tra l’alternativa “William Holme his” e “William on his” che
tra le due è la sola cha abbia senso. Lo svolgimento segue quello di
Barbara Allen, che tra le sue varianti comprende la collocazione in
Scarlet Town, la morte di crepacuore del "dolce William" e anche il
"mese di Maggio", ma qui spunta una "Mistress Mary" che non mi risulta
venga da questa ballata. Davanti a questa strofa avevo a suo tempo
cestinato tutti gli appunti per disperazione. William e Mary sono nomi
troppo comuni e saltano fuori da tutte le parti. Il mese di maggio è
presente nella poesia "Mary" di William Blake dedicata all'amica Mary
Wollstonecraft, una delle prime protofemministe, di cui Blake curò anche
le illustrazioni del libro Original Stories from Real Life (1788). An Angel is here from the heavenly Climes
or again does return the golden times
her eyes outshine every brilliant ray
She opens her lips tis the Month of May
Un angelo è venuto dalle regioni celesti
o di nuovo dovrà tornare l'età dell'oro
i suoi occhi splendono più del raggio più brillante
Apre le sue labbra è il Mese di Maggio
A rincarare la dose, la Wollstonecraft scrisse una novella, (
http://en.wikipedia.org/wiki/Mary:_A_Fiction ), "Mary, a Fiction",
nel cui Cap. XXIX (come si può controllare direttamente qui, (
http://tinyurl.com/kfdpcut ) la
protagonista Mary, costretta dalla madre ad un matrimonio di
convenienza, è al capezzale del suo vero amore Henry, morente, e si
legge:" His end was now approaching. Mary sat on the side of the bed."
Solleticanti analogie, ma la moglie di Blake non si chiamava Mary, e il
marito della Wollstonecraft, pur essendo il filosofo progressista
William Godwin ebbe una vita molto più lunga della moglie che morì quasi
subito dopo il matrimonio, di parto. Dopo un pò si vedono le coppie di
William e Mary che si moltiplicano come cloni. Il poeta William
Wordsworth e sua moglie Mary? William e Mary Brickell famosi pionieri
che fecero fortuna con le miniere d'oro? E Sonny Boy Williamson II, il
cui soprannome era appunto Little Boy Blue? Ma un momento: sia "William
and Mary" che "Little Boy Blue" sono due film, per la precisione il
primo è un adattamento televisivo tratto da un romanzo breve di Roald
Dahl del 1960. Little Boy Blue poi, è un film del 1997 su una famiglia
disfunzionale, mentre l'omonimo libro, che però non c'entra col film,
tratta di un ragazzino problematico. E vogliamo forse risparmiarci un pò
di Bibbia? Tra i libri profetici, in Ezechiele IX troviamo l'uomo col
corno che annuncia la punizione divina.
Siamo nel “gioco delle associazioni infinite” di cui parla Carrera, e
non è detto in fondo che sia un male scherzarci un pò su, perché i ruoli
sono diversi e chi ascolta una grande canzone alla fine non può fare a
meno di fare associazioni infinite. Le grandi canzoni di Dylan non
sarebbero state tali se non avessero fatto girare la testa della gente
col motorino delle connessioni infinite. Altra cosa è scrivere un saggio
critico.
Se si elimina “Holme” la tua ipotesi su William Lundy non ne esce
indebolita. Anzi “so brave and true, so gentle is he” potrebbe provenire
da una canzone scritta da J.H.McNaughton nell’imminenza della Guerra
Civile, “The Faded Coat of Blue; or, The Nameless Grave”, (“Il Cappotto
di Blu Sbiadito” o “La Tomba senza Nome”): (http://www.lizlyle.lofgrens.org/RmOlSngs/RTOS-FadedCoat.html)
He cried, “Give me water and just a little crumb,
And my mother she will bless you through all the years to come;
Oh! tell my sweet sister, so gentle good and true,
That I’ll meet her up in heaven in my faded coat of blue." (Chorus)
He said, “My dear comrades, you cannot take me home,
But you’ll mark my grave for mother, she'll find me if she'll come;
I fear she'll not know me, among the good and true,
When I meet her up in heaven in my faded coat of blue.” (Chorus)
Long, long years have vanished, and though he comes no more,
Yet my heart with startling beats with each footfall at my door;
I gaze over the hill where he waved a last adieu,
But no gallant lad I see in his faded coat of blue. (Chorus)
No sweet voice was there, breathing soft a mother’s prayer,
But there’s One who takes the brave and true in tender care;
No stone marks the sod o’er my lad so brave and true,
in his lonely grave he sleeps in his faded coat of blue. (Chorus)
(In "Rousing Songs and True Tales of the Civil War", Wayne Erbsen
ricorda come nonostante sia passata nell'immaginario l'idea definitiva
che le uniformi sudiste e unioniste fossero rispettivamente grigie e
blu, non c'erano in realtà due categorie così nette. Praticamente era
usato da ambo le parti ogni concepibile tipo di uniforme e colore. Nei
primi tempi della guerra le uniformi grigie erano comuni sia trai
soldati dell'Unione che trai Confederati. (Molti soldati erano senza
uniforme).
Se il William di Scarlet Town fosse William Lundy, la linea in questione
potrebbe, come dicevo, provenire da questa canzone confederata.
Resterebbe l’incongruenza, questa volta di ordine logico, del perché
Dylan stia a tesser le lodi di un vecchio schiavista. Bisognerebbe
supporre che l’intento fosse quello di darne una rappresentazione
idealizzata, volutamente fittizia, per poi svelarla nella seconda parte
della strofa. Inoltre la frase in questione può provenire anche da altre
fonti, come ad esempio da un sermone composto da J.F.Clarke (
http://en.wikipedia.org/wiki/James_Freeman_Clarke ) e pronunciato a
Boston nel 1865 nella cerimonia per la morte di Lincoln, in cui veniva
delineata una parziale sovrapposizione tra la figura del defunto e
quella di Cristo:
“so true, so gentle, so brave, so firm, so generous, so loving...”
(
http://archive.org/stream/sermonspreach1261gurl/sermonspreach1261gurl_djvu.txt
)
e la moglie di Lincoln, manco a farlo apposta, si chiamava Mary. Come si
vede sembra proprio un labirinto senza uscita. Per cercare di
individuarla, questa uscita, dobbiamo prima trovare un’interpretazione
convincente dell’ultima parte della strofa, che secondo me rimanda non
alle origini medievali del Little Boy Blue, ma proprio alla filastrocca
per bambini.
Little Boy Blue, come blow your horn.
The sheep's in the meadow, the cow's in the corn.
Where is the boy that looks after the sheep?
"He's under the haycock, fast asleep."
Will you wake him? "No, not I;
For if I do, he'll be sure to cry."
Little Boy Blue, suona il tuo corno.
La pecora è nel prato, la mucca nel grano.
Dov’è il ragazzo che sorveglia le pecore?
"E’ sotto il covone che dorme beato."
Lo vuoi svegliare? "No, non io;
Perché se lo facessi, di certo piangerebbe."
Un bambino ha il compito di sorvegliare gli animali, suonando il corno
se sconfinano, per evitare che danneggino le coltivazioni, ma si
addormenta subito e le pecore e le mucche devastano l’orto e il grano.
Non c’è da meravigliarsi che un raccontino del genere sia diventato un
facile boccone per psicanalisti, con il sonno “materno” in cui il
bambino si rifugia negando la realtà, a cui invece dovrebbe accedere con
la simbolizzazione “fallica” (il corno). La storiella è però molto più
antica della psicanalisi e la metafora del duro confronto con la realtà
è vecchia quanto l’uomo. Con le sue “Nursery Rymes” il poeta Robert
Warren Penn ha rivendicato la primogenitura alla letteratura, facendo
dell’invito a “suonare il corno” un’ingiunzione persino brutale a
risvegliarsi in un mondo che non farà più sconti:
When i'd waked in the night
Mother held me tight
Then dreams were just dreams
…...............
And not, as it now seems
A knockety-knockety-knock
That walks in at the door
Quando mi svegliavo nella notte
Mia madre mi teneva stretto
Allora i sogni erano solo sogni
…...................
E non, come sembra ora
un toc-toc-toc
Che avanza verso la porta
(il bussare alla porta è quello della morte, come rivela la successiva
poesia “News of Unexpected Demise of Little Boy Blue”. Naturalmente si
tratta di un accostamento occasionale, Dylan è molto distante da Penn).
È questo il “lavoro” a cui tutti siamo chiamati in Scarlet Town. Se ci
si pensa bene si può vedere il Little Boy Blue nel giovane protagonista
del video di Duquesne Wistle, che preferisce vivere nell’illusione
piuttosto che aprire gli occhi su una realtà fatta di squallore e
brutalità, mentre la canzone fischietta di un edenico passato mai
esistito se non nel sogno.
Possiamo ora tornare alla nostra strofa. L’interpretazione che mi sento
di ipotizzare è anche quella più semplice e immediata. Non è possibile,
almeno per me, uscire dal groviglio di rimandi ed equivoci della prima
parte, ma l’impressione che si riceve dalla scena è quella di una
“pietà” che ricorda l’iconica azione della Madonna che regge il corpo di
Cristo. Nel nostro mondo, o in quello di Scarlet Town, ma credo che per
Dylan siano gli stessi, anche alla persona più buona, giusta e gentile
può accadere un destino tremendo. Dobbiamo saperlo fin dall’inizio e
suonare il corno che ci risveglia alla realtà perché il riparo che il
sogno sembra offrirci è solo un’ illusione e lascia impotenti e
inconsapevoli nei confronti di forze che ci determinano. L’essere svegli
e consapevoli non ci assicura un destino di salvezza ma la possibilità
di giocare le nostre carte, per misere che siano. Al risveglio il Little
Boy Blue potrebbe piangere, ma “a Scarlet Town piangere non ti servirà “
sottolinea Dylan parafrasando “When the Levee Breaks” (1929) di Kansas
Joe e Memphis Minnie. In fondo il fatto che l’interpretazione sia
semplice è in linea con tutto quello che Bob ha fatto. Non sarebbe
quello che è, se per apprezzare una sua canzone si dovesse essere
professori o dotti esegeti; certo oggi il suo pubblico è abbastanza
selezionato ma non credo che lui scriva per esperti di letteratura o
filosofia. Le sue canzoni hanno sia un aspetto immediato che un risvolto
sofisticato e quasi sempre alla fine i due aspetti finiscono, se non per
coincidere, almeno per essere complementari. Non è un caso che Carrera
abbia intitolato il suo libro “La Voce di Bob Dylan” e non “La Poesia di
Bob Dylan”; ovviamente Dylan è un cantante e usa la voce, ma questo non
basta, la sua voce è capace di arrivare e di trasmettere sensazioni ad
un livello basilare, di creare una “comunità del sentire”, che sebbene
più sparuta di quella di un tempo, quasi nessun altro artista suscita
attorno a sé.
Ciao, Miscio.
Ottima alternativa,
col sudoku non si impara un cazzo, invece qui.........! Grazie per la
disquisizione, naturalmente, come disse Leopardi: Il naufragar m'è dolce
in questo mare! E, senza trascurare il parere del Prof. Carrera,
concordo che siamo nel "gioco delle associazioni infinite", ma per chi
beccasse quella giusta sarebbe un titolo di vanto senza fine! Alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Ciao Mr. Tambourine,
è un po' che non vi scrivo, sconvolto da problemi di lavoro e altro, una
capatina al sito pero' la faccio sempre, mi è piaciuto molto il post
dell'altro ieri che ricordava il grande David Crosby.
Nel mio trentennale girovagare a concerti CSN li ho visti tre volte in
10 anni, l'ultima volta l'anno scorso a Piazzola sul Brenta (PD) è stata
la migliore esibizione che ricordo, evidentemente sono come il rhum,
invecchiando migliorano!
Croz è stato fantastico, il migliore dei tre, dopo aver duettato con
Nash su Guinnevere il pubblico ha fatto una standing ovation spontanea e
cinque minuti di applausi costringendo la band a posticipare l'inizio
del pezzo successivo, da brividi.
Lo ricordo al Live Aid quando lo avevano prelevato dalla prigione e
portato di peso sul palco di Philadelphia solo per fare la "C" di CSN&Y,
sembrava uno zombie, non gli avrei dato cinque anni di vita e invece....
Croz è come l'araba fenice, non ho dubbi, lunga vita !
Buona estate a tutti.
Ricordo di aver visto
CSN al vecchio Palatrussardi di Milano(non ricordo più l'anno), ma
mi rimase impresso il fatto che tutti eravamo in piedi alle sedie (non
ho mai capito perchè ci alzammo tutti, in piedi o seduti era uguale, si
vedeva bene lo stesso, ma forse la cosa fu il frutto dell'eccitazione
che i tre riuscirono a creare usando solo le loro tre voci e
l'alternanza fra il pianoforte e una chitarra acustica) ed il concerto
si svolse quasi tutto "su richiesta" dei brani da parte del pubblico.
Nash chiedeva cosa avremmo voluto sentire e la canzone successiva era
naturalmente quella urlata di più da tutti noi. Una cosa incredibile.
Concordo con te, la voce sulla quale poggiava tutto l'insieme che si
chiamava CS&N era proprio quella di Croz, chiara, fresca e dolce, per
rubare la frase dalla la canzone numero CXXVI (126) del Canzoniere di
Francesco Petrarca. Alla Prossima e buona estate anche a te,
Mr.Tambourine, :o)
Sabato 16 Agosto 2014
Perth, Australia - Riverside Theatre,
August 15, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
ciao Mr. Tambourine,
volevo solo aggiungere qualche dettaglio alla già ricca discussione su
Tempest e su questo contesto interpretativo che a quanto pare ci
garantisce piena libertà di dire e scrivere qualsiasi cosa ci venga in
mente, per quanto ridicola. Un esempio: Il mio fraintendimento dei primi
4 versi della canzone, nato dall' ignoranza della fonte da cui essi
provengono.
Le fonti, appunto... la fonte di "the roll was called up yonder", a meno
che il rotolo non sia quello cui ricorriamo - speriamo quotidianamente o
quasi - nella stanza da bagno, io direi che a occhio e croce potrebbe e
dovrebbe essere questa:
http://en.wikipedia.org/wiki/When_The_Roll_Is_Called_Up_Yonder
frase idiomatica o meno, si tratta comunque di un'espressione che non è
Bob Dylan a inventare. Del resto nessuno inventa niente, che io sappia,
e a quanto mi par di capire, il signor James Milton Black la recupera a
sua volta un'idea che compare più volte nella Bibbia, cioè quella di un
libro, o rotolo, su cui il Signore Iddio annota i nomi di coloro che
alla fine del mondo verranno salvati per la vita eterna, come ampiamente
spiegato qua:
http://it.wikipedia.org/wiki/Libro_della_Vita
Ma io a sto punto non mi farei tanti problemi a lasciar perdere tutto
ciò, limiti dell'interpretazione compresi, a favore della carta
igienica. Cordiali saluti e grazie di nuovo,
Leonardo Gennari
C'è una incontestabile
verità caro Gennaro, a volte, in mezzo alle ipotesi più surreali si può
azzeccare quella esatta. Se ci si riesce meglio, in caso contrario
nessuno di noi perde il sonno, ma resta il fatto che la discussione e la
ricerca sono interessanti e ci insegnano molte cose, magari anche
inutili, che però non sapevamo. E poi il tutto è sano, istruttivo,
divertente, interessante, insomma, come dicevano e dicono quelli delle
giostre: avanti signori....provate....è bello, piace e diverte! Che
Dylan usi frasi che "rubacchia" qui e là non è una novità, il
divertimento è scoprire da dove le ha "prelevate"! E' come per William e
Mary di "Scarlet Town", come Leo e Cleo di "Tempest", noi facciamo le
nostre ipotesi e se un giorno si dovesse per combinazione scoprire che
la nostra è quella giusta sai che libidine....! Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Venerdi 15 Agosto 2014
Perth, Australia - Riverside Theatre,
August 14, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Stavo pensando quando a 21 anni andai per
la prima volta a vedere Dylan. La mattina del concerto non stavo nella
pelle, in realtà anche la sera prima. Il giorno prima andai anche al
Palaeur a vedere se già in giro c'era qualcuno dello staff di Bob. L'età
e il fatto che avrei visto dal vivo per la prima volta Bob mi faceva
sentire nella pienezza della felicità. Non vedevo l'ora e ricordo il
giorno come ieri. Tra i primi al cancello, incontrai anche qualcuno
della fanzine italiana "Jack of Hearts" e salutai anche chi l'aveva
fondata. Sembrava tutto un sogno. Appena si aprono i cancelli faccio una
corsa che Mennea mi faceva un baffo. Prima fila davanti alle transenne.
Ripetevo dentro di me, sto per vedere Dylan per la prima volta, sto per
vedere Dylan per la prima volta, era come non crederci. Ricordo una
ragazza che stava attaccata alle transenne come me e che diceva di
chiamarsi Sara Dylan, e 4 ragazzotti romanacci che avevano sentito
strillacchiavano "c'è la moglie di Bob!!!" (ma non era lei, la ex moglie
di Bob).
Ricordo che per tutto il set di Dylan rimase con gli occhi chiusi e il
capo abbassato, aveva un cappello di paglia e stava in un completo nero
come assorta. Inizia il concerto, sale Tom Petty e i Cuori Rotti (nota
di Mr.Tambourine: "Heartbreakers" credo sia più giusto tradurlo con
"spezzacuori" o più scerzosamente "rubacuori"). Bel set e
bella musica. Poi è la volta di Roger Mc Guinn. Breve intervallo e un
coro da stadio si mette a chiamare "Bob!!! Bob!!!Bob!!!. Si spengono le
luci e dalle prime note viene giù il boato. Avanza Bob Dylan, entra in
scena a pochi metri davanti a me. Un boato mai sentito prima che
continua con la prima song e con la seconda. Dylan aveva sganciato due
bombe in successione, Blowin in The Wind e Like A Rolling Stone. Mi
giravo a destra e a sinistra e c'era un battimani e cori da paura,
stavamo o stavo in paradiso. Dylan era su du giri con questo sound e
alle spalle Tom Petty e il suo gruppo erano perfetti. Vedo che ad un
certo punto entrano le Regine del Ritmo, il "Temples Tour" era lì quella
sera a Roma. Ogni singola song che cantava Bob era un boato e in ogni
singola song c'erano accendini accesi in ogni posto del Palauer. Li
davanti sul palco c'era il Re, il più grande cantante del mondo, c'era
il suo passato e il suo presente. Quando finì il concerto a notte fonda
andai a casa, e nel tragitto ripetevo dentro di me, ho visto Dylan! Ho
visto Dylan! Avevo la voglia di dirlo a ogni persona che incrociavo.
Roma - Anno di grazia 03/10/1987.
Stefano Catena.
Caro Stefano, sono
certo che avrai visto Dylan anche recentemente, quindi, mi farebbe
davvero piacere, che alla luce dell'esperienza di allora e di quella di
oggi, tu facessi.....non un paragone.....ma che riuscissi a far capire
anche a chi non ha avuto la fortuna di vederlo in quegli anni con Tom
Petty, la differenza di "power" che c'era tra il Dylan di allora e
quello di adesso, inoltre, la differenze che c'erano tra Tom Petty and
The Heartbreakers e l'attuale band con Kimball, Sexton, Garnier, Receli
ed Herron. Rivanga nelle tue emozioni di allora ed in quelle di adesso e
riporta il tutto come se fosse il tuo diario segreto che costudisci
gelosamente, solo che questa volta hai deciso di condividerlo con tutti
i Maggiesfarmers. Spero tu raccolga con entusiasmo il mio invito e
rifletti pure con calma, non c'è nessuna premura, i ricordi rimangono
inalterati nella loro bellezza, e raccontarli oggi o domani non cambia
niente. Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
P.S. - Chi volesse
saperne di più su quel favoloso Tour legga l'articolo di Michele Murino
intitolato:
LUCKY, CHARLIE & gli
"SPEZZACUORI"
tra sincere confessioni e templi in fiamme
Hamilton, New Zealand - Claudelands
Arena, August 9, 2014
by Ezra
Non c'è mai stato alcun dubbio che Bob sarebbe stato sorprendente.
Abbiamo volato da Christchurch per vedere l'uomo in azione, valeva la
pena? HELL YEAH!
08:00 in punto, Stu esce con George strimpellando la sua chitarra.
In pochi secondi la band sale sul palco, poi arriva Bob dietro loro! La
folla esplode! Si comincia.
1. Things Have Changed.
Grande versione, e lui ha anche mescolato leggermente le cose, cambiando
il modo di suonarla in mezzo!
2. She Belong To Me.
Versione potente con fantastica armonica. Tutto quello che posso dire è
- Cazzo, accendete le luci, è quasi impossibile vederlo.
3. Beyond Here lies Nothin’.
Wow. Appena wow.
4. What Good Am I?.
Qualcuno ha bisogno di agitare la luce dell’accendino o del telefonino
in questa canzone, è stata una potente e commovente canzone.
5. Waiting For You.
Questa è la canzone che avrebbero potuto sostituire ..... Questo è tutto
quello che posso dire.
6. Duquense Whistle.
Bob al pianoforte e sembrava che stava avendo i migliori momenti della
sua vita, anche la band era in forma per questa canzone.
7. Pay In Blood.
Un altro highlight. Non la canzone, ma proprio come l’ha suonata. E'
stata una versione da calcio nei denti. Hit duro.
8. Tangled Up IN Blue:
C'è stato solo spettacolo che io abbia mai visto senza che Bob abbia
suonato questa canzone, ma continua a migliorarla,e meglio anche!
9. Love Sick.
Mano sul fianco, ululando le parole. Strappa una lacrima dagli occhi dei
fans!
Poi un grande intervallo di circa mezz'ora.
10. Highwater (For Charlie Patton).
Quella pausa di mezz'ora fa bene, Bob torna su pieno di vita!
E questa canzone è stato l'esempio perfetto! L’ha proprio presa a calci
in culo ed è stata, affanculo, un' altra versione!.
11. Simple Twist Of Fate.
Speravo in questa canzone, ed è stata l'unica delusione, troppo lenta e
zzzzzz.....
12. Early Roman Kings.
Bob ha cominciato a scopare via la merda qui, la folla si muoveva, tutti
erano sempre coinvolti. Bob mi è piaciuto molto.
13. Forgetful Heart.
Potente.
14. Spirit On The Water..
Questa canzone ha visto Bob sorridere e ridere ad un certo punto! Non è
la mia canzone preferita, ma la versione era bella lo stesso!
15. Scarlet Town.
La band ha suonato perfettamente questa canzone. La voce di Bob era
eccezionale. niente di sbagliato!
16. Soon After Midnight.
Versione media, ma Bob ha sempre un modo di renderla perfetta allo
stesso tempo.
17. Long And Wasted Years.
Le parole dicono quanto questa canzone sia perfetta e potente. Bob al
centro del palco ed era il padrone di tutti.
Per gli encore l’attesa è stata un pò lunga, ma tutti continuavano a
gridare!
18. All Along the Watchtower.
Semplice. Niente di speciale.
19 Blowin’ In The Wind.
Ipnotizzante l'armonica in questa canzone, lacrime. Bob cazzo, ci hai
scosso!
La sicurity era così stretta in questo show che non c'era molta
possibilità di scattare qualche foto. Questa è stata una performance di
alta qualità, e non vedo l'ora di vedere di nuovo Bob il mese venturo!
Il vecchio amico ha
compiuto 73 anni. David Crosby, “Croz” per gli amici, era il grande
vecchio della cosiddetta Westcoast che imperversava negli anni ’70. La
sua cinquantennale carriera iniziò nel 1964 con i Byrds mietendo
moltissimi successi, specialmente dopo essere diventati famosissimi
grazie alla riuscita cover di “Mr. Tambourine Man” di Dylan. Poi nel
1968 ci sarà l’incontro con Stephen Stills e Graham Nash che porterà
all’irripetibile esperienza di Crosby, Stills & Nash. Dopo l’uscita ed
il grande successo del primo album del primo vero supergruppo, Crosby
perderà in un incidente stradale la sua fidanzata Christine Hinton.
David Crosby with Christine Hinton
Il dolore è grandissimo
e sfocerà nel massiccio uso di droghe ed alcool. Graham Nash decide di
accompagnarlo in un viaggio in barca di alcuni mesi condividendo il suo
dolore, piantando il seme di una amicizia che sosterrà anche
economicamente durante i frequenti alti e bassi della vita di David che
passerà molto tempo in prigione a causa della droga. Crosby somatizzerà
la perdita di Christine idealizzandola come una nuova Ginevra,
cantandola nella sua canzone più riuscita ed evocativa, “Guinnevere”,
che uscirà sull’album "Dejà vu" di Crosby Stills Nash & Young,
quest’ultimo da poco aggiuntosi al gruppo.
CSN & Y
Quella di Crosby è
stata una vita travagliata, ricca artisticamente, anche se molto legata
al periodo d’oro fra la fine degli anni ’60 e la metà degli anni ’70, in
cui lui e i suoi tre amici/artisti Nash, Stills e Young, hanno scritto e
registrato canzoni immortali. Umanamente è passato attraverso moltissime
vicissitudini negative, dissoluzione, droga, malattia, un trapianto di
fegato, il carcere, un figlio dato in adozione e ritrovato dopo
trent’anni, un fratello suicidatosi per disperazione e finalmente, un
ritrovato equilibrio, anche grazie ad una nuova e stabile storia d’amore
con la moglie Jan Dance. Così, a cinquant’anni dal debutto, Crosby è
ancora in cerca di se stesso, «Tutte le mie vecchie foto che guardo mi
sorridono, ma quello non sono io, era solo uno straniero di passaggio,
oggi sono una persona nuova».
Tantissimi auguri per il tuo futuro rinato Croz!
Giovedi 14 Agosto 2014
Perth, Australia - Riverside Theatre,
August 13, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Ciao Mr. Tambourine,
Seguo la Tua fattoria (dove la maiuscola ti vuole rendere merito di
averle dato una nuova impronta, dapprima incerta e poi lentamente
sicura) da sempre; ogni tanto con delusione per i vuoti inevitabili
malamente riempiti, spesso con interesse per la partecipazione attenta
tua e dei tuoi lettori, sempre con amore sconfinato verso Dylan e con
sommo rispetto per te che umilmente cercavi di far da tramite tra il
nostro viscerale piacere per l'arte di Bob e l'irraggiungibile capacità
di soddisfarlo pienamente. La momentanea piega culturale che ha preso il
sito a seguito delle personali traduzioni, ha riempito con grazia e
interesse le imbecilli alternative estive piene di gossip e volgarità. E
non è poco. Te ne ringrazio.
Mathemin
Grazie Andrea, ogni
tanto parole come le tue fanno bene al "core" e spronano per continuare.
E poi, essere un'alternativa piacevole alle imbecilli serate estive è
molto gratificante. Grazie ancora e continua a seguire la Fattoria. Alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Caro Mr.Tambourine,
ringrazio moltissimo sia te che il Prof. Carrera per l'onore delle
risposte. La testa di un dylanista è però la materia più dura esistente
al mondo, e quindi volevo aggiungere che la coppia Cleo-Sosostris si
prende o si rifiuta in blocco, non sono due ipotesi separate. E' solo in
questo contesto che Cleo ha senso più di "Rose" o di qualunque altro
nome. Cleo non rischiava la morte per acqua, perché Leo l'aveva sentita
per telefono, dato che teneva una hot-line. (Non c'era il telefono?
Pazienza, allora per telegrafo!) A parte gli scherzi,si può sempre
inventare una giustificazione più o meno assurda per le creazioni della
fantasia.
Fatto sta che tutti gli altri personaggi della canzone hanno una minima
caratterizzazione, Cleo invece no. Certo, se Dylan ci avesse detto che
Cleo leggeva i tarocchi....sarebbe stata un'altra cosa. L'unico appiglio
per tenere in piedi tutta la faccenda è la celebrità di questa Cleo, ed
effettivamente non sono in grado di dire quale sia la prima cosa che
viene in mente ad un americano se pensa al nome Cleo, ma una
chiaroveggente che incassa 1 miliardo di dollari e riceve milioni di
chiamate è un fenomeno sociologico che difficilmente è passato
inosservato nei media popolari. A volte la notorietà pubblica sopperisce
alle connessioni razionali mancanti; mi viene in mente quel passaggio di
Scarlet Town, "zio Tom lavora ancora per zio Bill": siamo sicuri che gli
americani pensino a Clinton e non invece allo zio Bill dei "Tre nipoti e
un maggiordomo", prototipo del miliardario yankee? Il problema non è
quello di tirar fuori a tutti i costi una storia per questa signora di
cui non c'importa un fico, ma dare un senso all'alternativa, e cioè al
fatto che il più grande autore di canzoni vivente si inventa un nome a
caso per fare una rima, in una strofa di cui nessuno sentiva il bisogno,
all'interno di una canzone già torrenziale: quali considerazioni
preoccupanti dovremmo trarre sulla lucidità del nostro Bob?
Saremmo ad un livello molto più infimo della "banana in the sun" con cui
la Baez prendeva in giro il "fire in the sun" di It's All Over Now Baby
Blue. Ma chiaramente sono molte le cose che non so; ad esempio non so
come si scrive una canzone e che parte ne abbia la casualità o
l'improvvisazione. A conti fatti, a me pare che l'ipotesi meno assurda
di tutte sia proprio la tua, quella della cuoca messicana (a meno che
non stessi scherzando!). Oppure sarà proprio Dylan in uno dei suoi
rifacimenti, che metterà mano alla canzone e aggiungerà qualcosa
svelando il mistero di questa Cleo.
E a proposito, niente Maurizio, solo Miscio, ci si innamora di come i
bambini ti storpiano il nome.
Ciao, Miscio.
Ok, mi son sempre
chiesto perchè ti firmavi Miscio ed ora l'ho capito ed è una cosa
piacevole e grandissima, la fantasia dei bambini è una cosa senza
prezzo!!!
Sarà molto difficile
che Dylan esegua dal vivo una versione di "Tempest" con tutte 45 le
strofe, ma con Bob è risaputo, mai dire mai! E semai un giorno lo farà
cambierà proprio quella strofa con altre parole e forse capiremo perchè
ha usato il nome Cleo. L'ipotesi più probabile è la mia, cioè quella
della cuoca messicana, peccato che sia un'ipotesi completamente
inventata di sana pianta intanto che stavo scrivendo la risposta alla
tua mail. La realtà è che nessuno oltre Dylan, almeno fino ad
oggi, è in grado di dire perchè Bob abbia usato quel nome. Ma il punto non
è questo, il punto è che le parole delle canzoni di Dylan offrono sempre
una moltitudine di spunti per azzardare le più disparate ipotesi. Ma
anche questo è bello ed interessante perchè, anche se non si centra
l'esatta soluzione, si imparano sempre un sacco di cose nuove. Mi unisco
a te nel ringraziare nuovamente il Prof. Carrera per aver dedicato un pò
del suo prezioso tempo alla nostra in fondo piccola dissertazione. Anche
la frase "zio Tom lavora ancora per zio Bill" non ha alcun riferimento
su cui ipotizzare circa il perchè Dylan abbia inserito una frase di
questo tono in "Scarlet Town". Potrebbe essere per confermare la
difficoltà del vivere in una città le cui vie hanno nomi che non si
possono pronunciare, potrebbe essere riferita (ironicamente) al fatto
che lo cose nella vita non cambiano mai, che, come più di cento anni fa,
lo zio Tom sta ancora lavorando per il padrone bianco rappresentato
dallo zio Sam, dove Sam viene sostituito con Bill per esigenze di rima
Bill/Hill (Uncle
Tom still workin' for Uncle Bill, Scarlet Town is under the hill).
Oppure Uncle Bill potrebbe essere stato William Lundy, detto
"Uncle Bill", uno degli ultimi combattenti confederati che servì nel 4°
reggimento di Cavalleria dell'Alabama:
Lundy sposò Mary Jane
Lassiter dalla quale ebbe 10 figli, quindi, molto probabilmente
moltissimi coltivatori di colore, risaputamente soprannominati "zio Tom"
potrebbero aver lavorato per lui fino al giorno della sua dipartita ed
oggi forse per i figli. C'è da notare che la seconda strofa di Scarlet
Town inizia così:
Scarlet Town nel mese di maggio
Il dolce William Holme giace sul suo letto di morte
La signora Mary a lato del letto
Sta baciando il suo viso e sta pregando sopra la sua testa Scarlet Town in the month of May
Sweet William Holme on his deathbed lay
Mistress Mary by the side of the bed
Kissin' his face and puttin' prayers on his head
a questo punto la
domanda: Potrebbe essere Lundy questo William Holme (cognome cambiato
per esigenze fonetiche) al quale la moglie Mary sorregge la testa nel
momento del trapasso? Coincidenza?
Altra ipotesi potrebbe
essere quella che Dylan ha preso spunto da questo Manifesto:
che fu realizzato per lo
sviluppo del progetto Beta della Microsoft. Ed anche qui la realtà che
le cose non sono cambiate è evidente, Uncle Bill è bianco e Uncle Tom
non potrà mai esserlo, triste constatazione che può generare ironia o
rassegnazione, proprio come vivere in una città tipo Scarlet Town.
Altra ipotesi potrebbe
riferisi a William Roderick James, canadese nato come Joseph Ernest
Nephtali Dufault che cambiò nome dopo essersi trasferito negli Stati
Uniti, dove, prima di cominciare la sua carriera di scrittore di romanzi
western, fu arrestato diverse volte per furto di bestiame scontando 15
mesi durante i quali si prese cura dei cavalli della prigione nella
quale era detenuto. Divenne
in seguito famoso grazie ai libri da lui scritti, circa una trentina,
tra i quali questo Uncle Bill
Il Folksinger Ian
Tyson scrisse su di lui una canzone intitolata "The Man They Called Will
James" che potrebbe essere stata benissimo una canzone sentita da
Bob alla radio
al tempo della sua infanzia.
Ma queste sono
solamente delle piacevoli supposizioni e tali rimarranno a meno che,
momento che tutti i fans stanno aspettando, Bob finisca di scrivere il
vociferato "Chronicles Vol.2" e parli di questi particolari dando ad
essi una spiegazione. Però sarebbe un pò come sperare che un giorno il
campanello di casa nostra suonasse ed andando ad aprire ci trovassimo di
fronte Bob Dylan che ci dice: "Allora ragazzo, cos'è che volevi
sapere?".............
Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Mercoledi 13 Agosto 2014
Talkin' 9445
- Maurizio Fava
Caro Mr.Tambourine,
a me sembra che Anne Margaret Daniel l'abbia proprio buttato giù alla
rinfusa questo "legame" tra Di Caprio e Cleopatra. Non è che se trovo
"Cleo" penso subito a Cleopatra senza riferimento a tutto il resto. La
cosa più ovvia da pensare è proprio quella della rima, in mancanza
d'altro. Altrimenti qualunque assurdità va bene: la nave "Cleo" avvistò
il 29 aprile successivo all'affondamento un iceberg che poteva essere il
responsabile del disastro.
E allora? Ovvio che pure questo non c'entra niente. Se proprio si vuole
speculare bisogna leggere le linee successive:
Leo disse a Cleo:
Penso che sto impazzendo
ma aveva già perso il senno
qualunque senno avesse mai avuto.
Sparata per sparata dico che Cleo è la
Madame Sosostris della Terra Desolata.
Oltre al nome egiziano, troviamo la
stessa situazione catastrofica (nel poema di Eliot è interiore, ma
sempre catastrofe è),
le persone perdono il senno ( se mai l'hanno avuto) rivolgendosi, in un
universo di futilità, alla chiaroveggente, per avere risposte alle
domande fondamentali della loro vita. E Madame Sosostris li invita a
"temere la morte per acqua."
Se questo non basta, c'è pure la "materializzazione americana" di questa
Madame Sosostris, una sorta di Wanna Marchi del Nuovo Mondo, che poteva
essere ben nota a Dylan e ai suoi conterranei e che guarda caso si era
data il nome d'arte di "Cleo".
Siamo così impazziti che di fronte ai grandi dilemmi dell'esistenza
cerchiamo di comprarci le risposte a 60 dollari a chiamata. Tutto
opinabile ovviamente, ma almeno un pò più argomentato dell'ipotesi
"Cleopatra".
Ciao, Miscio.
Caro Miscio, sparata
per sparata una grossa la dico anch'io. Cleo non è nient'altro che la
cuoca messicana della casa di Malibù di Bob Dylan, (così battezzata
dalla madre Asuncion che era una fanatica dei film di Dysney. "Cleo" è
uno dei moltissimi personaggi dell' immaginario universo di Walt Disney.
È un pesce rosso femmina apparso per la prima volta nel lungometraggio
d'animazione Pinocchio nel 1940 e successivamente in altre opere, anche
come pesce di Minni) dopo che aveva cucinato per Bob delle buonissime
tacos con carne, che vanno servite con della buona birra gelata e
dopo aver gustato una piccante zuppa di fughi e chili o un
assaggio di salsa guacamole. Dopo aver ricevuto i complimenti da Dylan,
Cleo riuscì a strappare a Bob la promessa di essere citata in una delle
sue canzoni. E così avvenne.....
Come causa
dell'affondamento della nave potrebbe esserci anche questa versione.
Scherzi a parte,
concordo anch'io con te che l'ipotesi più probabile sia quella della
casualità e della necessità per la frase di avere un "buon suono".
Comunque le tue ipotesi sono sempre ricche di acume anche se a volte
veramente tirate per il rotto della cuffia. A questo proposito ho voluto
sentire la sempre autorevole opinione del sempre gentilissimo Prof.
Alessandro Carrera, e, come al solito, Alessandro ha risposto
immediatamente alla mia richiesta. Ecco le sue parole:
Caro Mr.Tambourine,
mi fa piacere constatare come la mente degli analogisti dylaniani sia
sempre attiva, e mi spiace di spargere un pò d'acqua sul fuoco degli
entusiasmi analogici, ma francamente credo che "Leo and Cleo" alle
orecchie di Dylan avesse un bel suono e legava i due personaggi per pura
associazione fonica. Tutto è possibile, naturalmente, ma ho il sospetto
che l'accostamento Cleo-Cleopatra nasca dal fatto che se si digita
"Cleo" in Google la prima cosa che viene fuori è Cleopatra. Dylan lavora
sulle associazioni, è vero, però devono avere qualcosa a che fare con la
canzone. La barca di Cleopatra che va incontro ad Antonio, scusate il
mio modesto parere, con il Titanic non c'entra niente. Allora Leo
sarebbe Antonio? Non mi sembra di poter ricavare questo dalla canzone.
Quanto alle altre associazioni. come fa la Madame Sosostris di T. S.
Eliot a diventare "Cleo"? Solo perché avverte i suoi clienti di stare
attenti alla "morte per acqua"? Ma dove sta questa Cleo? Sul Titanic
(dove la morte per acqua la rischia anche lei) o fuori? Forse Leo l'ha
incontrata prima di imbarcarsi? Ma se davvero è Madame Sosostris, forse
dovremmo sapere qualcos'altro di lei oltre al nome. Dopotutto quando
Dylan fa delle allusioni, bene o male si riesce a risalire alle fonti,
ma in questo caso abbiamo solo un nome che suona bene, e di nomi che
suonano bene nelle canzoni di Dylan ce ne sono tanti. Quanto alla famosa
Cleo chiromante truffaldina, mi sembra un'associazione che non ha senso
nel contesto della canzone. Perché Cleo non potrebbe essere
semplicemente un nome di ragazza qualunque? O una sostituzione di Rose
(il personaggio di Kate Winslet nel film di Cameron) per ragioni appunto
di assonanza ("Leo said to Rose" non suona altrettanto bene). Se invece
vogliamo giocare al gioco delle associazioni infinite, allora Cleo
potrebbe essere Clio, musa della storia (in inglese si pronunciano allo
stesso modo) e Leo potrebbe essere Leo Africanus, alle cui cronache
Shakespeare potrebbe essersi ispirato per creare il personaggio di
Otello. E voi dimostratemi che non è vero. Ah, e naturalmente la "Mona"
di "Stuck Inside of Mobile" è Monna Lisa e Leo che dipinge, essendo un
Leonardo (Di Caprio) è anche Leonardo Da Vinci...
Un caro saluto a te e a tutti, Alessandro
-------------------------------------------------------------------
Alessandro Carrera
Director, Italian Studies
Graduate Director, World Cultures and Literatures
Department of Modern and Classical Languages
University of Houston
612 Agnes Arnold Hall
Houston, TX 77204-3006
A Carnegie-designated Tier One public research university
Come vedi anche
Alessandro è propenso a scartare ogni ipotesi fantasiosa per la più
concreta, cioè quella della buona assonanza. Se poi, giustamente,
mettiamo in conto che il parere di Alessandro è uno dei più autorevoli
per tutto ciò che riguarda Dylan credo che la cosa migliore da fare sia
alzare le mani ed arrendersi davanti all'evidenza. Comunque ad
Alessandro è piaciuto il fatto che noi si faccia queste piccole
dissertazioni e, come hai potuto vedere, è stato lieto di partecipare
alla diatriba con la sua opinione. Quindi un doveroso grazie ad
Alessandro ma anche a tutti voi che con entusiamo partecipate a riempire
queste pagine spendendo un bel pò di tempo in ricerche che, al di là del
fatto di essere più o meno vicine alla probabile verità, si fanno
leggere volentieri anche se a volte sono davvero frutto di una sfrenata
fantasia ed altrettanta passione per l'opera del Nostro. Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
L'iceberg che affondò il Titanic,
con lo stesso nome della nave, esiste ancora
L'iceberg "Titanic", fotografato dal marinaio ceco Stephan Rehorek il
20 aprile 1912.
"Titanic" è il nome con cui è comunemente
noto l'iceberg che affondò l'omonimo transatlantico, la notte tra il 14
e il 15 aprile 1912.
Nascita e collisione con il Titanic
L'iceberg "Titanic" si formò nel ghiacciaio Jacobshavn, nella
Groenlandia occidentale, da cui si separò probabilmente tra la fine del
1911 e gli inizi del 1912, diventando un grande monolitico di ghiaccio
che andava alla deriva. Ha quindi un'età stimata di 105 anni, cosa che
fa di lui uno dei più vecchi iceberg conosciuti.
Venne trasportato dalla forte corrente del Labrador, attraversò le Baie
di Baffin fino all'Atlantico settentrionale, dove ebbe il suo
appuntamento inevitabile con il Titanic. Il marinaio ceco Stephan
Rehorek fu il primo a vedere l'iceberg dopo il disastro, nonché colui
che scattò l'unica foto esistente.
Conseguenze
Prima dell'aprile 1912 non c’erano sistemi di monitoraggio degli iceberg
che mettessero in guardia le navi sul pericolo di possibili collisioni.
Il disastro del Titanic diede una forte spinta alla istituzione di
organismi di sorveglianza degli iceberg. La marina americana pattugliò
le acque, monitorando i flussi di ghiaccio, fino a quando nella
Conferenza Internazionale sulla Sicurezza in Mare del novembre 1913,
tenutasi a Londra, venne decisa la nascita di un ente di osservazione
permanente degli iceberg: nel giro di tre mesi sarebbe nata la
International Ice Patrol (IIP), con il compito di raccogliere dati
meteorologici e oceanografici nell'Atlantico settentrionale, misurandone
le correnti, i flussi di ghiaccio, la temperatura e i livelli di
salinità.
Il ritrovamento
Nel 1998 l'iceberg "Titanic" venne ritrovato da un gruppo di
oceanografi, solo 370km ad ovest del luogo della collisione (fatto
strano, considerando che solitamente gli iceberg viaggiano per migliaia
di chilometri durante gli anni, influenzati dal movimento dei venti e
dalle correnti oceaniche). L'iceberg si erge ancora oggi come un
edificio di 10 piani, con i tre quarti della sua massa sotto il livello
dell'acqua. L'identificazione fu possibile grazie a delle tracce di
vernice rossa rinvenute sulla sua superficie, la stessa con cui era
verniciato lo scafo del Titanic. «Non si poté fare a meno di provare una
sensazione di dispiacere e di compassione per le centinaia di persone
che hanno perso la vita in questa tragedia tanti anni fa» ebbe da
dichiarare successivamente Erik Kristiansson, l'oceanografo a capo del
team che esaminò l'iceberg. I ricercatori rinvenirono numerosi oggetti
sulla superficie del blocco di ghiaccio. Fra questi, gli scheletri di
tre uomini che portano uniformi contrassegnate "R.M.S. TITANIC", una
lastra metallica di una nave che reca le lettere "TITA" riconoscibili,
un braccialetto d'uomo e un orologio che gli esperti hanno datato essere
del 1912. Nessuna fotografia è stata presa, su richiesta del governo
britannico.
Oltre agli oggetti del Titanic, i ricercatori hanno trovato oggetti che
provengono almeno da altre due origini, fra cui un timone che appartenne
ad una nave risalente alla Seconda Guerra Mondiale ed un albero
risalente agli anni '50.
Destino dell'iceberg
Il destino dell'iceberg "Titanic" sembra sia quello di rimanere alla
deriva per l'Atlantico settentrionale fino al completo scioglimento. Gli
oceanografi che lo esaminarono prevedono sarà completamente sciolto in
circa 45 anni (circa nel 2043). «La lunga vita del gigante volge alla
sua fine», dichiarò Kristiansson. «Abbiamo osservato una disintegrazione
considerevole dovuta alla ghisa: tra 45 anni, l'iceberg "Titanic" non
esisterà più.»
Martedi 12 Agosto 2014
Happy 46 Charlie !!!
Charles Wayne Sexton (nato l’ 11 Agosto 1968) è un chitarrista
statunitense, cantante e compositore più noto per l’ hit del 1985
"Beat’s So Lonely"
e come chitarrista per la band
d’accompagnamento di Bob Dylan dal 1999 al 2002 e dal 2009 fino ad oggi.
Lui era stato soprannominato “ragazzo meraviglia”, un nuovo dio della
chitarra e quando suonava sembrava fantastico. Lui era buono allora e
oggi è ancora migliore. I suoi primi dischi soffrivano un pò di quel
"suono anni ottanta", ma ci sono alcune buone canzoni su quei dischi , e
la chitarra è tremenda.
Nel 1999, Sexton fu assunto nella backing band di Bob Dylan per
sostituire Bucky Baxter. Sexton aveva precedentemente suonato con Dylan
durante un paio di concerti nel 1966 ad Austin, Texas, e aveva suonato
in alcuni demo registrati nell'autunno del 1983.
La militanza nella band di Dylan negli anni 1999-2002 gli ha fruttato
una grande fama, e molti critici di allora lodarono l'interazione tra
lui e Larry Campbell che era l’altro chitarrista nella band di Dylan.
Valutata come una delle migliori band di Dylan, quel gruppo registò
moltissime tracce di canzoni in studio, tra cui “Things Have Changed”
(dal film del 2000 Wonder Boys) e nel 2001 l’album “Love & Theft”
acclamato dalla critica. Charlie è anche apparso nel film del 2003
“Masked & Anonymous”.
Nell'ottobre del 2009, Sexton si è ha ricongiunto alla touring band di
Dylan in sostituzione di Denny Freeman.
Ciao Mr. Tambourine,
vorrei fare un'altra veloce considerazione sulla traduzione di "the roll
was called up yonder" e su come tradurre in generale. Al di là della
scelta se essere più o meno aderenti al dettato dell'originale,
qualunque traduzione non può prescindere dalla comprensione "letterale"
del testo originale. Ho controllato meglio e devo correggermi, in quanto
"the roll was called" non è necessariamente un'espressione idiomatica;
infatti "the roll" può significare anche da solo "una lista di nomi".
Per quanto riguarda la traduzione, si potrebbe anche rendere con "una
lista di nomi fu chiamata lassù". A questo punto mi pare che le
alternative interpretative siano due: o i nomi sono chiamati dai
naufraghi, come una specie di litania (e a me sembra la più probabile)
oppure è Dio stesso a fare l'appello: in questo caso il fatto che gli
angeli si voltino dall'altra parte avrebbe un che di bizzarro (comunque
non escluderei del tutto nemmeno questa possibilità). Il riferimento ai
nomi di tutti gli uomini chiamati nel giudizio universale francamente
non ce lo vedo; mi sembra abbastanza evidente dal verso successivo che
siano gli angeli a essere invocati.
Sulla diatriba golden/gilded non credo che a livello interpretativo
faccia tutta questa differenza; anche nel caso che dica "golden" avrebbe
chiaramente un senso ironico, come anche le altre espressioni dello
stesso tenore, quali "navigava incontro al domani" e "l'ora promessa era
vicina". Semmai con "gilded" ci sarebbe anche un'allusione al romanzo di
Twain.
A presto! Francesco Alunni.
Ti ringrazio ancora
una volta per il nuovo intervento che, se ce ne fosse ancora bisogno,
sottolinea una volta di più quanto sia difficile tradurre e rendere bene
il senso dylaniano nelle canzoni di Bob. Permettimi di riportare qui
sotto quanto detto in proposito dal Prof. Alessandro Carrera, che in
fatto di traduzioni dylaniane se ne intende come nessun' altro essendo
il suo traduttore ufficiale, ecco cosa scrive Alessandro:
Per chi traduce
poesia l’esilio peggiore è quello dal paradiso della rima. Lì non c’è
ritorno o riconquista possibile. Non ci sarà modo di dare a un’altra
cassa armonica le stesse risonanze di quel liuto che era stato messo
insieme con il legno dell’albero edenico. Peggio ancora, poi, se il
Testo da tradurre era originariamente parte di una canzone. Perché in
questo caso il traduttore non dovrà tradurre solo il verso rimato, ma
anche la voce del cantante, la sua intonazione, le sue idiosincrasie
vocali, i suoi silenzi e le sue debolezze, perché tutto concorre al
significato di una canzone, non solo quel che c’è scritto, ma ancor di
più quello che nemmeno si può scrivere.
Bob Dylan, del quale ho tradotto 355 canzoni dall’estate del 2002
all’inizio del 2006 (ora raccolte in Lyrics 1962-2001, Feltrinelli 2006)
è appunto l’incarnazione dell’incubo peggiore che possa assillare un
traduttore: un autore nel quale tutta la scrittura è riassunta nella
voce, anzi nelle voci, perché Dylan ne ha molte, una per ogni fase della
sua carriera, al punto che spesso sembra mutare scrittura solo per
rincorrere le metamorfosi della sua voce. E se una voce non si può mai
adeguatamente trascrivere (autorevoli filosofi hanno così argomentato,
in anni recenti), come si potrà addirittura tradurre?
Il criterio che ho seguito nella traduzione delle Lyrics dylaniane è
stato quello di attenermi contemporaneamente a molti criteri, senza
privilegiarne nessuno e cercando di evitare il più possibile ostinazioni
o partiti presi. Soprattutto, ho cercato "to get it right", di tradurre
cioè con la maggior precisione possibile le espressioni idiomatiche che,
data la loro appartenenza a una lingua così mutevole come l’americano
parlato, sono sfuggite ai traduttori che si sono fermati ai testi degli
anni sessanta o che non hanno potuto spingersi oltre gli ottanta. Al
loro occasionale surrealismo traduttoriale ho spesso sostituito
significati che non erano poi così oscuri, a patto di conoscere
l’espressione idiomatica di riferimento. Non che fosse facile (a volte
si tratta di espressioni poco note anche agli americani), e ammetto di
avere lavorato in condizioni migliori delle loro, se non altro perché
avevo a disposizione più passato, più letteratura critica, più banche
dati su carta e in internet, nonché amici competenti e volonterosi. La
preoccupazione di tradurre veramente, e non di inventarmi una
traduzione, mi ha costretto però a ridurre talvolta le mie ambizioni.
Dove ho sentito che potevo osare senza stravolgere il verso, ho osato.
Ma se il prezzo da pagare per una traduzione più poetica e cantante era,
un’altra volta, l’incomprensione di ciò che Dylan effettivamente dice,
allora ho preferito non pagarlo. A traduttori futuri che vorranno
riscrivere Dylan secondo i loro criteri e per i loro fini passo
volentieri la mano. Nel corso di questo lavoro mi sono reso conto che un
traduttore può riscrivere, rimodellare, ricreare, ri-soffrire il páthos
del testo originale, renderlo più fluido nella propria lingua, a volte
perfino migliorarlo, ma che spesso deve abbassare la cresta e limitarsi
a tradurre.
La prima decisione che dovevo prendere riguardava le allocuzioni
affettive come "baby”, "mama”, "daddy”, "honey”, "love”. Ho scartato
subito ogni variante di "bambina”, "bimba”, "dolcezza, "cara” o "tesoro”
(a queste ultime due ho riservato solo un contesto ironico). In inglese
si tratta di termini che non hanno età, non richiamano nessuna classe
sociale e a volte non hanno nemmeno sesso, ma in italiano appartengono
unicamente alla lingua della piccola borghesia o al lessico fortemente
codificato del libretto d’opera primo Novecento e della canzone di
consumo. "Bimba dagli occhi pieni di malia” si ascolta nella Madama
Butterfly ma, visto che il personaggio che canta è un americano, non è
detto che non sia un traduzione di "baby”. "Ciao, ciao, bambina, un
bacio ancora” è stato il tentativo di Dino Verde e Domenico Modugno di
tradurre "Bye, bye, baby” ma, nonostante il successo, l’espressione non
ha avuto presa. In effetti non era nuova, e gli italiani avevano ancora
nelle orecchie alcuni versi di canzoni degli anni trenta come "Bambina
innamorata, stanotte ti ho sognata”. "Tesoro”, "cara” e "dolcezza”, poi,
se non sono ironici (come in "cara mia”) sono semplicemente orribili,
sanno di sceneggiato televisivo mal tradotto. "Amore” va usato con molta
parsimonia, perché in inglese uno può dire indifferentemente che ama
Dio, ama il suo cane o ama la crostata di mele di sua zia, ma in
italiano bisogna andarci piano con l’amore (meglio "amore mio”). La
lingua di Dylan, poi, non è quella della piccola borghesia americana, e
in italiano necessita di uno strato più profondo, popolare senza essere
per forza populista; quello che, se vogliamo restare nell’ambito della
canzone, appartiene magari a Paolo Conte o a Enzo Jannacci.
In realtà la corrispondenza quasi perfetta con "baby” si avrebbe con le
espressioni napoletane "nenna” o "nennella”, purtroppo inutilizzabili
perché non diffuse su tutto il territorio nazionale (e sulla questione
dei possibili apporti dialettali mi dilungherò più avanti). "Ragazza
mia” si può usare se il tono non è troppo dolce. Quanto al maschile,
"ragazzi” o "salve ragazzi” sa di oratorio e di trasmissioni per giovani
alla radio negli anni sessanta, ed è quasi sempre meglio tradurlo con
"amici” o "amici miei”. In definitiva, per trovare l’equivalente di
"baby” mi sono letto l’antologia della poesia popolare italiana curata
da Pier Paolo Pasolini nonché la raccolta di canti italiani curata da
Roberto Leydi. L’unico possibile equivalente italiano, comune a tutti i
dialetti e a tutte le tradizioni, è "bella” o "bella mia”. Ma anche
"bella” non va inflazionato. Dylan canta, ha bisogno di riempire il
verso e a questo scopo "baby” va sempre bene. Ma una volta che il suo
testo viene letto, e letto in un’altra lingua, di simili riempitivi non
c’è bisogno. Sulla pagina danno solo fastidio. Da qui la decisione di
compiere un massacro degli innocenti e di eliminare quanti più "babies”
possibile. Ho lasciato "bella”, "bella mia” o "ragazza mia” solo quando
il verso e il senso lo richiedevano. Non l’ho usata neanche una volta in
canzoni piene di "babies” come It Ain’t Me, Babe o Baby, Stop Crying. Ho
lasciato l’espressione in inglese, invece, quando aveva un effetto
fonetico che non si poteva alterare, come in It’s All Over Now, Baby
Blue o in Sugar Baby, perché "Baby Blue” non si può tradurre con
"bambina triste” o "bambina blu”. Può avere il senso, se si vuole, di
"perla dei miei occhi”, ma in realtà non vuol dire niente di preciso, è
semplicemente un effetto della tavolozza fonetica dell’inglese. Cercare
di tradurlo in italiano sarebbe come voler tradurre in inglese "c’era
una volta un bambino piccino picciò”. E una "sugar baby” non è
necessariamente una "zuccherina”.
Certo, qualcosa nel passaggio si perde. Data l’ambiguità di "babe”, It
Ain’t Me, Babe è una canzone rivolta da un uomo a una donna solo perché
la canta Dylan. In realtà può anche essere indirizzata da una donna a un
uomo (così infatti, senza cambiare una virgola, la canta Joan Baez). Per
lasciare la stessa ambiguità in italiano avrei però dovuto concludere
ogni strofa con un verso che non mi piaceva. Invece di "l’uomo che
cerchi tu non sono io” avrei dovuto dire "chi cerchi tu non sono io” con
un effetto di chiusura troppo brusco e dal suono troppo secco. Pazienza
per l’ambiguità.
Il secondo problema consisteva nel rendere le espressioni di movimento
come "I am walking”, "down the road”, "down the highway” o "along the
line”. L’archetipo dylaniano è quello di un uomo che cammina lungo il
ciglio di una strada di campagna. È così da I’m Walking Down the Line
del 1962 a Love Sick del 1997, fino alla Ain’t Talking del recentissimo
Modern Times ("Ain’t talking, just walking”; come a dire: "Parlare non
parlo, cammino e basta”), perché è uno degli archetipi del blues e del
country. Ma non è un archetipo italiano, e non è neanche una forma del
moto che la lingua italiana abbia mai dovuto esprimere in quel modo.
L’inglese pone un’enfasi tutta preposizionale (spero si possa dire così)
su movimenti anche minimi che in italiano non può essere resa in
parallelo. Non c’è modo di rendere letteralmente un verso come questo di
Jim Morrison in The End: "And he walked on down the hall”. Bisogna
ricorrere a "proseguì”, "mosse i suoi passi”, "avanzò”, "attraversò”, ma
certo non si può tradurre "continuò a camminare lungo il salone” (per
quanto ci siano esimi traduttori di testi rock perfettamente convinti
che se tu non traduci così vuol dire che non sai l’inglese). Ma torniamo
a Dylan e prendiamo un verso di Black Diamond Bay: "She walks across the
marble floor”. Certo, si può tradurre: "Cammina sul marmo del
pavimento”, ma si sente che non funziona, che in italiano l’espressione
suona troppo generica, troppo meccanica, e che non dà nessun senso di
direzione o di scopo. Diremo allora "attraversa la stanza dal pavimento
di marmo” o, più concisamente, "attraversa la stanza di marmo”? Sì, pur
di non usare "cammina”, perché in italiano non si cammina, si va a
piedi. "È mezz’ora che cammino” va benissimo, perché descrive l’azione
fisica e non la destinazione. Ma "si va a piedi” da Lodi a Milano, come
dice la canzone della bella Gigogin. In italiano si "prende” una strada,
si "fa” un certo tratto di strada, si "percorre una via”, anche, ma non
fa parte del nostro bagaglio storico e linguistico dire di qualcuno che
"camminava giù per l’autostrada”.
Anche perché (a parte il "giù” come traduzione sbrigativa di "down”),
mentre il termine "highway” significa prima di tutto "strada maestra”,
in Italia l’autostrada comincia ad esistere negli anni sessanta e
corrisponde a "motorway”, "freeway” o "tollway” (autostrada a pedaggio).
Quando Dylan parla di "highway” a volte si riferisce alla moderna
autostrada, altre volte alla più antica strada maestra. Quello che Dylan
ha in mente, in effetti, è la nostra "statale” (cosa che Guccini aveva
capito benissimo quando ha scritto Statale 17, la sua canzone di
autostop chiaramente ispirata a Down the Highway), e ancora di più il
nostro "stradone”, dove mi viene in soccorso l’autorità del Bartali di
Paolo Conte: "mi piace restar qui sullo stradone / impolverato, se tu
vuoi andare vai” (Dirty Road Blues, a tutti gli effetti). Oppure,
cambiando registro, l’autorità del Canzoniere di Petrarca. Mi sono
scervellato per ore su come rendere in un italiano vero, non posticcio,
non inglesizzato, il primo verso di Standing in the Doorway: "I’m
walking through the summer nights”, finché mi è venuto in mente che
Petrarca aveva già risolto il problema per me: "Solo e pensoso i più
deserti campi / vo misurando a passi tardi e lenti”. Da cui la
traduzione che infine ho adottato: "Misuro coi passi le sere d’estate”.
Ma, proprio perché non dovevo irrigidirmi su nessuna soluzione, mi sono
accorto che il primo verso di Love Sick, "I’m walking through streets
that are dead” doveva risultare il più possibile ricalcato sull’inglese:
"Cammino su strade che sono morte”. Non per come il verso è scritto, ma
per come Dylan lo canta. Nessuna traduzione può trascurare il modo in
cui la voce di Dylan scandisce le parole: "I’m walking - through streets
that are DEAD”. E, giusto perché il richiamo alla poesia "alta” non è
mai fuori luogo quando parliamo di Dylan, aggiungerò che ho tradotto All
Along the Watchtower con Dalla torre di vedetta (e non, pigramente, con
"Lungo la torre di guardia” o simili) perché una poesia di Mario Luzi
raccolta in Onore del vero termina con il verso: "Tanto afferra l’occhio
da questa torre di vedetta”.
Il terzo tormento consisteva nel decidere che soluzioni adottare
riguardo alla rima e alla metrica. Come impostazione generale, ho
cercato di resistere all’ossessione della rima a tutti i costi, e di
usarla solo con prudenza, nei punti chiave, o quando il testo mi urlava
nelle orecchie che la voleva assolutamente. Gli italiani sono
stranamente convinti che la loro lingua abbia meno rime dell’inglese. T.
S. Eliot (lo scrive nei suoi saggi su Dante) era convinto dell’esatto
contrario. Certamente una volta l’italiano era una lingua
straordinariamente flessibile, dato il grande numero di troncamenti e
inversioni sintattiche che permetteva (altrimenti non sarebbe rimasto
per due secoli la lingua franca dell’opera). Da quando però l’italiano
si è slatinizzato, modernizzato e linearizzato, queste libertà si sono
molto ridotte, e anzi oggi già troncare un infinito (come facevano
ancora impunemente Mogol e Battisti alla fine degli anni sessanta) ci
sembra una cosa vecchio stile, polverosa se non proprio brutta (De
Gregori ha scritto Sotto le stelle del Messico a trapanar proprio per
prendere in giro la scorciatoia dei troncamenti, e anzi voleva
intitolare la canzone Infiniti tronchi). Io non so se l’inglese abbia o
non abbia più rime dell’italiano. Certamente ha più rime tronche,
ossitone, monosillabiche, e poiché la canzone rock è in gran parte
modellata sul fraseggio dell’inglese, un testo italiano che voglia
adattarsi al rock, evitando troncamenti ormai demodé, finisce per usare
quelle poche parole ossitone che possono essere ficcate in fondo a un
verso, oppure le solite rime morfologiche ottenute con i futuri e i
passati remoti dei verbi. Per carità, è una soluzione alla quale ho
fatto ricorso anch’io, e anche spesso, ma so che è una scorciatoia, un
cavarsela con poco (più o meno l’equivalente delle quinte parallele in
musica), e l’ho usata solo se mi sembrava che non disturbasse troppo, e
anzi che si notasse il meno possibile.
La rima è un orologio interno. È un aiuto per l’ascoltatore che, non
avendo il testo sottomano, sa quando aspettarsi la fine della strofa e,
posto che l’autore del testo abbia lasciato cadere i segnali giusti,
anche la fine della canzone. Ma una canzone resta una canzone anche alla
lettura. A meno di non eliminare la divisione in strofe e spezzare la
simmetria dei versi (come ha fatto ad esempio Giovanni Raboni nella sua
traduzione dei Fiori del male, con un coraggio che non tutti hanno
apprezzato), la stessa forma delle strofe, allineate come tante
scatolette, sembra richiedere a gran voce che l’orologio interno non
venga lasciato a scaricarsi.
La soluzione, almeno per me , è consistita nel lavorare più sulla musica
interna del verso che sulla stampella della rima. Quindi ho utilizzato i
seguenti criteri:
1) Prosa versificata, all’occorrenza ritmata, quando la canzone ha versi
lunghi e una forte spinta narrativa. Non ha senso tradurre in rima e
metrica canzoni come Hurricane o Brownsville Girl. Sono racconti che
bisogna rendere leggibili e scorrevoli, senza l’impaccio di una
struttura verbale appesantita da continui ritorni.
2) Verso libero, in canzoni dove ogni verso ha un’autonomia forte e non
ha bisogno della rima per stare in piedi, come in A Hard Rain’s A-Gonna
Fall o nelle ultime canzoni che sono essenzialmente composte di
one-liners, vale a dire versi singoli di significato compiuto e che
potrebbero essere spostati da una canzone all’altra. Più il verso si fa
aforistico e meno ha bisogno della rima – anche se a volte, se non
suonava sforzata, l’ho utilizzata.
3) Blank verse o versi sciolti, senza rima ma con una precisa struttura
metrica. Dando una struttura metricamente omogenea alla canzone il
bisogno della rima spariva, o si faceva sentire molto meno. Come esempio
posso citare il ritornello di Tomorrow Is a Long Time: "E solo se il mio
amore mi aspettasse, / se sentissi il suo cuore batter piano, / se solo
si stendesse qui al mio fianco, / tornerei a dormire nel mio letto”.
Sono quattro endecasillabi precisi, e l’unico modo di infilarci una rima
consisteva nell’aggiungere una zeppa: "se sentissi il suo cuore batter
piano nel mio petto”, giusto per far rima con "letto”. Per due canzoni
narrative molto vivaci come Bob Dylan’s New Orleans Rag e Motorpsycho
Nightmare ho usato l’ottonario o il settenario tronco, versi che in
italiano hanno una storia illustre (Rolli, Metastasio, Carducci) ma che
dopo Sergio Tofano e il suo Signor Bonaventura ("Qui comincia
l’avventura / del signor Bonaventura”) sanno di vecchiotto e di comico,
e quindi andavano benissimo per il tono di quelle canzoni. Del resto,
Signor Bonaventura a parte, l’ottonario è una formidabile macchina
metrica, molto facile da combinare e molto trascinante se si riesce a
superare l’effetto cantilena. Ecco la prima strofa di Motorpsycho
Nightmare: "Ho bussato a un podere / per un posto dove stare. / Ero
stanco, stanco morto, / e venivo da lontano. / ‘Ehi, ehi’ dico, ‘voi lì
dentro, c’è nessuno in questa casa?’ / Me ne stavo sui gradini / a
sentirmi giù da cani. Poi arriva un contadino / che credeva fossi pazzo,
/ che mi guarda e che mi pianta / il fucile nei calzoni”.
4) Rime occasionali o strategiche, che danno coesione al testo senza
doverlo gravare con consonanze cercate a tutti i costi. Desolation Row,
ad esempio, ha cominciato a funzionare solo quando per ogni strofa ho
inserito almeno una rima con "desolazione”, che è sempre la parola
conclusiva. Per lo stesso motivo, ho consapevolmente inserito una zeppa
nell’ultima strofa di Boots of Spanish Leather. Poiché la rima "weather
/ leather”, con l’anticipazione in "—eather” del suono della parola che
è nel titolo, avverte l’ascoltatore che la canzone sta per finire, un
segnale ci doveva essere anche nella traduzione. Dunque ho tradotto
"Take heed of the stormy weather” con "dunque attenta alla tempesta che
ti bagna”, per lasciare la rima con "Spanish boots of Spanish leather”,
cioè "stivali spagnoli, di cuoio di Spagna”. È chiaro che la tempesta
"ti bagna”, non c’è bisogno di dirlo, e infatti Dylan non lo dice, ma lo
dice Paolo Conte, ancora lui, in "Genova per noi, che stiamo in fondo
alla campagna / e abbiamo il sole in piazza rare volte e il resto è
pioggia che ci bagna”.
5) Rime "naturali”, cioè senza inversioni, all’occorrenza servendomi di
infiniti, futuri e participi passati, ma solo se non sforzavano il
verso, se non alteravano la linearità sintattica. Le ho usate
soprattutto nei blues e nelle canzoni con versi brevi e molto ritmati,
vicine alla filastrocca infantile, in particolare nell’ultima strofa
giusto per chiudere in bellezza.
6) Rima e metrica in struttura rigorosa, quasi a specchio
dell’originale. Mi ci sono avventurato solo poche volte, e proprio
perché ero spinto dall’impulso all’autodistruzione che mi ha fatto
passare notti su My Back Pages e Love Minus Zero / No Limit. Perché
proprio quelle canzoni? Non lo so, l’hanno voluto loro. Nel caso di
Mozambique, invece, l’unica canzone che mi sono permesso di riscrivere,
l’ho voluto io. Non mi è mai piaciuta e me ne sono voluto vendicare,
finendo per metterci molto più tempo a tradurla di quanto probabilmente
Bob Dylan e Jacques Levy abbiano impiegato a scriverla. Ma era anche
inevitabile. Qualunque traduzione che evitasse il gioco delle rime
faceva l‘effetto di un dépliant da agenzia di viaggio.
La quarta necessità consisteva nell’essere più fedeli possibile a quei
momenti in cui Dylan forza, consapevolmente o no, la lingua inglese, in
senso grammaticale e per raggiungere inedite combinazioni di
significato. Gli esempi, numerosissimi, coprono tutta la produzione
degli anni sessanta e la prima degli anni settanta. A partire da Blood
on the Tracks, che esce nel gennaio del 1975, la lingua di Dylan diviene
più regolare, più "scritta”, il che non significa che non riservi
sorprese, ma solo che non è più al limite del non-grammaticale come
accade ad esempio nei Basement Tapes (il cui eloquio è talmente folle
che in italiano li potrebbe cantare solo Jannacci, previa riscrittura
nel suo milanese o nel suo italiano più lunatico).
In Ballad of Hollis Brown troviamo ad esempio I versi "Your baby’s eyes
look crazy / They’re a-tuggin’ at your sleeve”, dove non si capisce se
sono gli occhi del bambino a tirare la manica del padre oppure, per
ellissi narrativa, tutti i cinque figli, anche se in quella strofa non
sono nominati. Per cui ho tradotto: "Il più piccolo ha occhi da pazzo,
ti tirano la manica”, senza pretendere di risolvere un’ambiguità che
deve rimanere tale. Allo stesso modo, in One Too Many Mornings troviamo
costruzioni grammaticalmente ardite come "An’ the silent night will
shatter / From the sounds inside my mind” o "From the crossroads of my
doorstep / My eyes start to fade”. Difficile qui stabilire se Dylan
avesse il controllo della lingua o se fosse la lingua ad avere il
controllo di lui. Non è facile rendere la stranezza di questi versi, ma
qui stranezza e bellezza sono alleate (non sempre è così) e un tentativo
andava fatto, da cui: "E la sera silenziosa andrà in frantumi / per i
suoni che avrò in testa”, nonché: "Dagli incroci della soglia / i miei
suoni si fanno più fiochi”. Una corrispondenza più precisa si può
ottenere in un verso di Boots of Spanish Leather, nel quale "from the
place that I’ll be landing” sta per "where I’ll be landing”, "quel luogo
dove io sbarcherò”. Ma "that” e "che” possono essere polivalenti tanto
in inglese quanto in italiano, per cui è possibile tradurre "quel luogo
che io sbarcherò”. Non è corretto in nessuna lingua ma rende molto bene
l’effetto di possesso fisico della terra "che” si sta sbarcando.
Il quinto rompicapo era dato dal livello parallelo dell’American English
che è costituito dallo slang. Prendiamo ad esempio due versi di
Hurricane: "If you're black you might as well not show up on the street
/ 'Less you wanna draw the heat”. Io ho tradotto: "se sei nero è meglio
che neanche ti fai vedere in giro / se non vuoi tirarti addosso la
questura”. Qui qualunque traduzione è discutibile, perché "less you
wanna draw the heat” potrebbe voler dire "se non vuoi attirare
l’attenzione” o addirittura "se non vuoi tirare fuori la pistola”. Ho
scartato l’ipotesi della pistola perché, se l’idea è quella di non farsi
notare visto che sei nero, allora non è il caso di pensare a tirar fuori
la pistola. Ma rimaneva il problema di "heat” [calore] che in senso
slang significa ”situazione scomoda o rischiosa” (conosciamo tutti i
western o i polizieschi tradotti alla carlona nei quali poco prima di
una sparatoria c’è sempre qualcuno che dice: "Qui tra poco comincerà a
far caldo”) ma quando è con l’articolo ("the heat”) significa "la
polizia”. Dylan usa il termine con lo stesso senso in Subterranean
Homesick Blues, dove "Maggie comes… / Talkin' that the heat put / Plants
in the bed” non vuol dire "Maggie arriva... / dice che il caldo le ha
messo / piante nel letto”, come più o meno hanno tradotto tutti, bensì:
"Ecco Maggie... / dice che la pula le ha messo / gli spioni nel letto”
("plants” è slang per "informatori della polizia”). Visto che tre versi
prima avevo concluso un verso con un "ancora”, mi sono permesso
un’italianizzazione ("questura” invece di "polizia”) per poter finire la
strofa con un’assonanza. Quindi ho tradotto: "se non vuoi tirarti
addosso la questura”. Altre traduzioni hanno: "a meno che tu non vada in
cerca di guai”, chè è senz’altro accettabile, oppure: "se sei nero
meglio che non ti si veda neanche per strada / o ti rifilano la patata”,
intendendo probabilmente "heat” come "patata bollente”. Ma "trovarsi tra
le mani una patata bollente” ha solo una vaghissima parentela con il non
cercare guai o non voler attirare l’attenzione della polizia.
La sesta incognita era costituita dai livelli stilistici. In inglese io
posso dire "I made a grievous mistake” oppure "I screwed up”. La prima
frase è di tono più alto, la seconda è un colloquialismo. Ma dicono
tutt’e due la stessa cosa: "Ho fatto un grave errore”, oppure: "Ho
proprio fatto uno sbaglio”. Il problema è che "I screwed up” è molto più
colloquiale di: "Ho proprio fatto uno sbaglio”, e anzi corrisponde anche
a: "Ho incasinato tutto”. Solo che se in italiano dico: "Ho incasinato
tutto” faccio ricorso a un registro che in molte circostanze sarebbe
considerato eccessivamente basso, mentre in inglese "I screwed up” è
accettabile anche in occasioni semi-ufficiali. L'American English ha la
grande forza di essere una lingua dove un livello costamente colloquiale
e gergale non è visto come "basso stile”. L’italiano ha perso in parte
quel livello diciamo così "americano” diventando lingua standard e
lasciandolo ai dialetti. Ad esempio, io ho tradotto "Miss Lonely” di
Like a Rolling Stone con "Miss Malinconia” perché volevo che ci fosse
un’allitterazione in italiano (Mi-ma-li), visto che c’è in inglese
(Mi-lo-ly), e perché una di quelle canzoni degli anni trenta che una
volta potevano far piangere le signorine comincia con "Buongiorno
tristezza, amica della mia malinconia”. Il termine poteva giocare da
controcanto ironico alla "Miss Lonely” della canzone, che è una borghese
di buona famiglia ignara del destino al quale sta per andare incontro.
La "Miss Liceo” degli Articolo 31, nella loro versione rap di Like a
Rolling Stone, va altrettanto bene. Ma quando ho letto sul sito
dylaniano www.maggiesfarm.it la traduzione in romanesco di Michele
Murino, nella quale Miss Lonely diventa "Miss-puzza-al-naso” l’ho
trovata formidabile, al punto di rivedere l’intera mia traduzione in
chiave più colloquiale di quanto non fosse all’inizio (è da lì, per
esempio, che mi è venuta l’idea di tradurre "thinkin’ that they got it
made” con "gente convinta di andare alla grande”).
Però non avrei potuto appropriarmi di una soluzione come "Miss
puzza-al-naso”. L’espressione è accettabile, anzi è perfetta, nel
contesto di una parlata regionale e gergale, ma è troppo bassa per
l’italiano standard, dove apparirebbe stonata. A meno, naturalmente, di
non prendere il coraggio a due mani e riscrivere tutto Dylan in chiave
di italiano il più possibile "basso”. Ma a queste operazioni bisogna
avvicinarsi con molta cautela, perché l’italiano è una lingua che ha
troppa storia e troppe storie. Eduardo De Filippo ha tradotto la
Tempesta di Shakespeare nel napoletano del Seicento con un risultato
straordinario, ma il napoletano del Seicento non era un dialetto, era
una grande lingua, che possedeva tutti i livelli e li poteva giocare
tutti assieme. Un tentativo di "abbassare” costantemente la lingua
dylaniana ci porterebbe verso un linguaggio in ultima analisi povero e
costretto a sostituire con un continuo ammiccare la complessità di
significati che in realtà non sa dire.
Nemmeno Pasolini riusciva a mantenere un tono basso costantemente
credibile nei suoi romanzi romani, e Gadda ci riusciva solo perché lo
colorava di sarcasmo e di sapienza multilinguistica. Una fiducia
eccessiva nel tono unicamente "basso” finisce con il tradurre il nome
"Georgia Sam”, che compare in Highway 61 Revisited, con un orrendo
"Bingo-Bongo” (l’esempio non è inventato). Per chiarire: "Georgia Sam” è
un nome probabilmente ispirato a due cantanti blues che in alcune
occasioni si erano fatti chiamare "Georgia Bill” (Blind Willie McTell) e
"Georgia Tom” (Thomas A. Dorsey), e non ha nessuna delle connotazioni
offensive e perfino razziste che invece si ricavano da quel personaggio
di una canzonetta dell’epoca coloniale che parla con gli infiniti come
una volta parlava la mamie di Via col vento: "Bingo Bango Bongo stare
bene solo al Congo non mi muovo no no…”).
E poi, Dylan non è solo un imitatore degli imitatori di François Villon.
In Lay Down Your Weary Tune circolano R. W. Emerson e la grande innodia
protestante, Chimes of Freedom risuona di passaggi alla Walt Whitman,
Mr. Tambourine Man riporta precisi echi di John Keats, All Along the
Watchtower è fatta del libro di Isaia più T. S. Eliot più Wallace
Stevens, Every Grain of Sand sarebbe impensabile senza William Blake
alle spalle, Angelina, Jokerman e I and I sono ardite costruzioni
intertestuali tenute insieme dall’intero tessuto della Bibbia e scritte
nell’inglese più "alto” che il genere della canzone abbia mai potuto
reggere. Del resto, se così non fosse, se Dylan non fosse anche questo,
non esisterebbero le decine e decine di libri scritti su di lui, né i
traduttori di mezzo mondo sarebbero così ansiosi di spaccarsi la testa
per trovare, nella loro lingua, la resa migliore dei suoi versi."
Letto questo esauriente
saggio di Alessandro, forza e coraggio lo stesso, si può andare avanti
per anni a disquisire sulle traduzioni delle canzoni di Bob,
l'importante è divertirsi, illustrare la propria interpretazione con
sincerità senza farsi paranoie sul fatto che possa essere la traduzione
esatta o no. E' un' interpretazione di una frase che può avere la stessa
validità di un'altra, alla fine lo scopo è quello di avvicinarsi
abbastanza nel cercare di rendere l'idea originale di Dylan. Poi le
sottigliezze ci stanno, sono belle e danno occasione per belle
dissertazioni ma sai, almeno così la vedo io, che sia Dio a fare
l'appello dei nomi o che siano i naufraghi ad invocare Dio non cambia
poi molto, il senso della drammaticità della tragedia rimane intatto,
sia con una interpretazione o con l'altra.
Alla prossima,
Mr.Tambourine, :o)
Lunedi 11 Agosto 2014
Hamilton, New Zealand - Claudelands
Arena, August 10, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. Workingman's Blues #2
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Hamilton, New Zealand - Claudelands
Arena, August 9, 2014
1. Things Have Changed
2. She Belongs To Me
3. Beyond Here Lies Nothin'
4. What Good Am I?
5. Waiting For You
6. Duquesne Whistle
7. Pay In Blood
8. Tangled Up In Blue
9. Love Sick
(Intermission)
10. High Water (For Charley Patton)
11. Simple Twist Of Fate
12. Early Roman Kings
13. Forgetful Heart
14. Spirit On The Water
15. Scarlet Town
16. Soon After Midnight
17. Long And Wasted Years
(encore)
18. All Along The Watchtower
19. Blowin' In The Wind
Ciao, ho appena riguardato il testo della
canzone della Carter Family, che avevo già letto di sfuggita nel 2012 ma
non ricordavo bene, e mi è sembrato il minimo scrivere di nuovo per
chiedere venia dell'interpretazione di "she told a sad sad story". E'
effettivamente la luna a raccontare la storia, visto che di sicuro
quelli della Carter Family il film non l'avevano di certo visto :0)
In effetti mi sembrava un pò strano che Dylan potesse aver scritto lui
una cosa del genere. comunque ecco qua la prova:
The pale moon rose in its glory
She's drifting from golden west
She told a sad, sad story
Six hundred had gone to rest
Coloro che non si
ricordassero bene il video ed il testo di "The Titanic" della
Carter Family"
possono rivederlo cliccando qui:
Inoltre in questa stessa pagina se scendete fino
al giorno 8 settembre 2012 potrete rileggere tutta la storia del
Titanic.
“Tempest” è una
canzone che può annoiare o sconvolgere chi l'ascolta, non c’è
via di mezzo, non c’è pietà per nessuno, Dio e gli Angeli guardano da
un’altra parte mentre la tragedia si consuma in tutta la sua
drammaticità. E' un pò quello che succede oggi in tutti i luoghi dove si
combatte per non si sa bene quale importante ragione, la maggioranza delle vittime si hanno nella popolazione civile e
non nelle truppe combattenti, uomini, donne e bambini che non hanno nessuna
colpa se non quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento
sbagliato, e anche qui sembra che gli Angeli si voltino dall'altra parte
per non vedere. In "Tempest" non c'è solo la narrazione di come migliaia di vite stanno per essere sacrificate alla vanità
umana ed alla boria babilonese di arrivare al cielo per dimostrare a Dio
che l’uomo è fatto a sua immagine e somiglianza, che l’uomo può tutto,
che la mente concepisce e la mano costruisce senza la conoscenza
necessaria. Cose che stupiscono? Assolutamente no, il Titanic sarebbe
affondato anche senza scontrarsi con l'iceberg, sarebbe stata solo
questione di tempo, poi si sarebbe certamente spezzato in due a causa
dall’arroganza, dell'ignoranza e della brama di accomulare denaro facile
risparmiando sui materiali e le strutture da parte dei suoi costruttori, un
immenso colosso dai piedi d’argilla che sarebbe imploso su se stesso.
Per questo la canzone "Tempest" potrebbe anche essere una grande allegoria
dell'assurdo mondo nel quale siamo costretti a vivere, dove le regole
non funzionano nemmeno in paradiso perchè persino gli Angeli si
rifiutano di assistere a questa immensa pazzia.
Ciao, ho visto solo adesso le tue
risposte alle mie email, e che sul sito è in corso una vera e propria
discussione sulla traduzione di Tempest. Ti ringrazio per la proposta di
includermi tra i traduttori, ma mi sembra un pò eccessivo. Io volevo
solo dire il mio punto di vista su un paio di passaggi, e vorrei
approfittarne adesso per spiegarmi un pò meglio, spero, anche in
risposta alle tue obiezioni.
Secondo me da "gilded age" a "golden age" il senso cambia parecchio. A
quanto ho capito l'espressione "gilded age" è stata coniata da Mark
Twain e Charles Dudley Warner per "The Gilded Age, a Tale of Today"(che
è appunto il titolo di un loro libro, come spiegato anche su wikipedia
http://en.wikipedia.org/wiki/Gilded_Age e
http://en.wikipedia.org/wiki/The_Gilded_Age:_A_Tale_of_Today ) in
riferimento all'ultimo periodo dell'800, credo in particolare della
storia americana. Si tratta di un gioco di parole per spiegare
satiricamente il periodo in questione, ritenuto dai due autori - cito
alla lettera wikipedia - "Un periodo di seri problemi sociali mascherato
da una sottile patina d'oro". Il periodo in cui il libro è stato scritto
non è molto distante cronologicamente dal naufragio del Titanic, e se si
pensa poi che meno di vent'anni dopo il naufragio della nave questa "età
dell'oro" americana sarebbe finita drammaticamente con il crollo di Wall
Street - ricordato come la fine di un'epoca anche nel film di James
Cameron, che è la fonte principale della canzone - mi pare che il senso
del verso di Bob Dylan, se veramente canta gilded, sia abbastanza
chiaro. Comunque, dicendo che il senso della canzone cambia
completamente a seconda che la parola sia l'una o l'altra intendevo solo
che il brano, se la parola è proprio gilded, acquista immediatamente un
distacco ironico dalla storia che racconta, smentendo subito il tono
quasi da favola della prima strofa. (Un altro momento ironico che mi
viene in mente adesso, se non ho capito male il testo, è il "whatever
mind he had" riferito a Leo.) Comunque, per venire al nocciolo della
questione se Dylan canti golden o gilded, riascoltando la canzone oggi
mi sono accorto che in realtà non si capisce così bene, e infatti ho
visto che sui vari siti di testi si trova sia l'una sia l'altra
versione. Quello che riesco a dire io è che Dylan non canta sicuramente
golden, ma non canta esattamente neanche gilded. In realtà sembra quasi
pronunciare una parola a metà via tra le due, chissà se
deliberatamente... ma qui preferisco fermarmi prima di destare sospetti
di follia interpretativa.
Per quanto riguarda la prima strofa, invece, sono ancora convinto che il
soggetto del terzo verso non sia la luna ma la protagonista del film
"Titanic", sempre tenendo presente che, Carter Family a parte, è quello
il primo riferimento di "Tempest". Anzi, nella canzone Dylan descrive
proprio diverse scene del film.
Per finire, "the roll was called up yonder", essendo appunto - come dice
Francesco - una frase idiomatica, secondo me va slegata dal suo
significato letterale e presa come un semplice modo di dire per
esprimere la situazione catastrofica, apocalittica, in cui si trovano i
naufraghi. La frase potrebbe vagamente corrispondere a qualcosa come
"era il giorno del giudizio". Non credo insomma si debba per forza
verificare la coerenza letterale col verso successivo.
Grazie di nuovo, ciao, Leonardo Gennari.
Hai ragione Leonardo, "Gilded age" presuppone un significato
molto ironico
e triste che si perde se si usa "Golden age".
Invece sul chi
racconti la storia credo che bisogni staccare la canzone di Dylan da
quella narrata da Cameron. Nel film chi
racconta la storia è Rose Dawson/Rose De Witt Bukater.
Il film si svolge seguendo le parole di Rose,
centenaria superstite della tragedia della ghrande nave, che dopo essersi
salvata dal naufragio, una volta sbarcata nasconde la sua vera identità
e declina alle autorità portuali le generalità di una tale Rose Dawson,
usando per amore il cognome di Jack, il suo innamorato che muore per
ipotermia ed annegamento dopo averla fatta salire su una tavola di legno
così piccola che ha spazio solo per una persona sola, con quel nome sarà
conosciuta d'ora in poi in America. Nella canzone di Dylan invece a me
sembra ancora che a narrare la storia sia la luna, muta ed impotente
testimone della grande tragedia.
Per quanto
concerne l'ironia della frase "whatever mind he had" (qualunque senno
avesse avuto) dovrebbe essere riferita a Leo, ma credo sia una specie di
allegoria, i personaggi citati nella strofa sono Leo and Cleo, che
dovrebbero essere, dico dovrebbero perchè fino ad ora le interpretazioni
dei dylanologi così dicono, Leonardo di Caprio e Cleopatra, la mitica
regina d'Egitto. Ecco quanto disse in proposito la già citata Anne
Margaret Daniel:
"Tempest"è un diluvio, non è solo una canzone su
una nave che sta affondando a causa dell’acqua che continua a salire. In
questa canzone di quasi un quarto d'ora (la scena di una donna in un
saloon, sempre pronta a cantare la canzone della grande nave), con il
suo beccheggio, coi suoi 1-2-3 a tempo di valzer ed il destino alla sua
conclusione. “Tempest” è una ballata ipnotica. Ci si sente come se
qualcuno ti avesse appeso un orologio davanti al viso, il tempo che
oscilla avanti e indietro come quello che sta inesorabilmente per
succedere. Conoscete la storia del Titanic, si conoscono diverse storie
sul naufragio attraverso i romanzi ed i film recenti, e non si può
fermare il destino, devi solo stare lì e rispettarlo. Mentre ascoltate è
come se foste testimoni di quello che sta accadendo per poi renderne
testimonianza. Il guardiano della nave è una figura ricorrente perfetta
per farci compagnia, guarda insieme a voi (che mi ricorda il portiere
d’albergo col fez di “Black Diamond Bay”, altra ballata catastrofica).
Il guardiano è il personaggio ideale per il refrain, visto che
sonnecchia mentre i ballerini ballano in cerchio, per poi alla fine
inviare un messaggio a qualcuno quando ormai è troppo tardi, visto che
la nave ha già iniziato ad affondare. Le immagini sono potenti: il cielo
scuro, freddo, pieno di stelle, John Jacob Astor che bacia la sua cara
moglie, anche Leo e il suo taccuino. Leo appare di nuovo, questa volta
in compagnia di Cleo più avanti nella canzone. Lui e lei, faranno
impazzire i Dylanologisti per trovare un collegamento tra Di Caprio e
Cleopatra, due personaggi troppo famosi per stare nella stessa barca.
Dopo tutto, Cleopatra ha la sua regale barca con la quale fa il suo
ingresso trionfale per Antonio in una delle più famose e spettacolari
scene di tutto Shakespeare. Chi non si concentrerà su questo fatto,
oltre il racconto della canzone, che Leo fa rima con Cleo? L'uso del
film sul Titanic è buono e intelligente - si vede una presa di
coscienza, senza voler giudicare il fatto, il film di Leo è quello che
la tragedia del Titanic significa per la maggior parte delle persone
ancora oggi. Come me, Dylan ha ricordato quella scena mozzafiato della
donna annegata nel suo abito lungo, galleggiante nelle acque oltre la
scala elaborata come se stesse ballando, e si riferisce ad esso con
forza. Alcune linee, come quella dei petali che cadono dai vasi di fiori
freschi in una zona di prima classe, sono particolarmente liriche.
Chiamare epica questa canzone non è troppo esagerato.
Infine, "the roll was
called up yonder", essendo appunto - come ha detto l'amico Francesco -
una frase idiomatica, va separata dal contesto letterale per sostituirla
con un contesto interpretativo. E' una scena da apocalisse, che siano
coloro che stanno morendo ad elevare invocazioni o che sia invece chi
stà lassù a fare l'appello dei nomi di coloro che dovranno presentarsi
al giudizio divino non ha una particolare importanza, in qualunque modo
è sempre la descrizione di una scena che sconfina dai limiti della mente
umana per assumere proporzioni indefinibili ed astratte, proprio come il
concetto di apocalisse. Tutti sappiamo cosa significa ma nessuno potrà
mai dire se un giorno ci sarà veramente, perchè in quel momento tutti gli uomini
saranno morti.
Confermo ancora una
volta, se ce ne fosse ancora bisogno, che ogni ipotesi interpretativa è
degna di attenzione, al di là dell'esattezza o dell'incertezza. Grazie
quindi per il tuo importante contributo a questo scambio di idee. Alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Sabato 9 Agosto 2014
Rodriguez
Parlai di Rodriguez nello scorso mese di maggio quando Rai5 trasmise il
film-documentario sull’incredibile vicenda di Sixto Rodriguez.
Questa sera Rai5 ha ritrasmesso il film ed ancora una volta mi sono chiesto se la
storia di quest’uomo fosse stata scritta da un fantasiosissimo
romanziere o se fosse la pura realtà. Davvero difficile credere che
un artista che vende un paio di milioni di dischi nei paesi dell’Africa
del Sud diventando l’idolo di uomini, donne e ragazzi che cominciano a
lottare per abolire l’Aparthied sia invece completamente sconosciuto
negli Stati Uniti, paese dove è nato e tuttora vive.
Ma come è possibile una cosa del genere, e soprattutto, perchè è
accaduta una cosa simile?
La mia risposta personale (naturalmente è solo il mio punto di vista) è
che Rodriguez abbia preso il treno dopo, quello che quando arriva in
stazione non c’è più nessuno ad aspettarlo. Voglio dire che lui è
arrivato dieci anni dopo, arrivato dopo uno che si chiamava Bob Dylan è
che ormai aveva già occupato quel posto unico nel cuore e nella mente
degli americani non lasciando spazio per nessun altro che assomigliasse
a lui.
Rodriguez avrebbe potuto, se avesse continuato a vivere nel mondo della
musica invece di ritirarsi e continuare a fare la vita di un qualunque
operaio americano delle classi più umili, diventare un grandissimo
songwriter all’altezza di Dylan, il talento ed i numeri li aveva, tutti
in regola, ma dieci anni di ritardo son troppi per chiunque. L’America non aveva più
bisogno di un giovane fustigatore mentale che la lodasse, rimproverasse
e criticasse. Tutto ciò era già avvenuto ed era stato sepolto quando
Dylan lasciò la chitarra classica per passare a quella elettrica. Quello
che c’era da dire era già stato detto, il male delle frustate era
passato ed era stato assorbito, accettato e glorificato, l’America aveva
avuto quello che cercava e non aveva bisogno di un altro che ripercorresse
le strade del passato. Se l’album “Cold Fact” di Rodriguez fosse stato
pubblicato nel 1960 invece che nel 1970 probabilmente l’America si
sarebbe trovata con due Bob Dylan sulle spalle e sarebbe stata costretta
a scaricarne uno, proprio come nel gioco della torre nel quale si butta
di sotto quello che serve di meno.
Credo che lo stesso paragone si possa fare fra Roger McGuinn e Tom
Petty. Petty è uno dei massimi esponenti del Mainstream, ma non sarà mai
una “leggenda” come McGuinn. Due persone talentuosissime, ma uno con la
bacchetta magica e l’altro no.
Per chi avesse perso o scordato la vicenda di Rodriguez, riporto quì
sotto quello che scrissi su di lui il 19 maggio 2014 in modo che chi
volesse rileggere la storia deva perdere tempo nella ricerca di quel
post.
Dal post di Maggie’s Farm del 19 Maggio 2014:
Sembra una storia inventata da un fantasioso scrittore di sceneggiature
per un improbabile film su un musicista dimenticato da tutti che
riappare sul palco dopo trent’anni di vita passata a fare l' operaio a
Detroit, capoluogo della contea di Wayne, principale centro dello Stato
del Michigan.
Venerdi 16 maggio Rai 5 ha trasmesso il film “Searching for Sugar Man”,
Oscar per il miglior documentario 2013, del regista svedese Malik
Bendjelloul che è stato recentemente trovato morto a Solna, vicino a
Stoccolma per suididio in seguito a depressione. Io avevo sentito
parlare di questo fantomatico Rodriquez dal mio amico Stefano, un
accanito collezionista di vecchi LP al punto che ha quasi spinto la
moglie fuori casa per far posto ai dischi (scherzo naturalmente).
Stefano possiede oltre 30.000 vinili che ha messo un pò dappertutto,
recentemente anche nella cuccia del cane. Una mattina mi vede passare
per strada, blocca la sua Range Rover col tubo di scarico che si eleva
un paio di metri sopra il tetto come se dovesse traversare il
Mississippi sott’acqua, mi prende per il collo e mi trascina a bordo
senza alcuna fatica essendo un uomo costituito da quasi 120 chili di
muscoli, una specie di Pastamatic umano con la forza di centobraccia.
“Senti qui e poi dimmi”. Mi fa ascoltore tutto un LP, saprò dopo che
l’album si chiama “Cold Fact”, e rimango sbalordito. Mi volto verso
Stefano e gli dico “Ma perchè io non sapevo un cazzo di questo quasi
Dylan?”. Canzoni che vale la pena ascoltare e testi raffinati, tanto di
cappello Sig. Rodriguez. Viene spontaneo chiedersi com’è possibile che
un songwriter tanto bravo possa essere stato ignorato nel suo paese
mentre in Sud Africa, Botswana, Rhodesia, Nuova Zelanda e Australia
vendeva un paio di milioni di dischi senza sapere e senza immaginare
minimamente che in quei paesi era una rock-star più famosa di Elvis, dei
Rolling Stones, di Hendrix e dello stesso Dylan, le sue canzoni,
conosciute a memoria e cantate dai ragazzini sudafricani erano diventate
inni contro l’Apartheid. Non c’è una risposta logica, la vita a volte fa
vivere di queste stranezze assurde. Ecco, in breve, la storia di
Rodriguez:
Sixto Díaz Rodríguez nasce nel 1942 a Detroit, Michigan, da una famiglia
di modeste condizioni economiche. Suo padre era un messicano immigrato
negli Stati Uniti negli anni venti, sua madre invece era una
statunitense di origini native americane ed europee. La maggior parte
delle sue canzoni tratta temi sociali e soprattutto indaga poeticamente
le condizioni della classe lavorativa del paese.
Nel 1981 Rodriguez si laurea in filosofia alla Wayne State University di
Detroit, lo stesso ateneo lo ha insignito di una laurea honoris causa il
9 maggio 2013 al Ford Field di Detroit. Secondo l'Associated Press,
Rodriguez ha ricevuto il dottorato in Humane Letters dall'Università
della sua città natale per il suo "genio e l'impegno per la giustizia
sociale musicale"
Nel 1967 (con il nome Rod Riguez) incide e pubblica senza troppa fortuna
il suo primo singolo, “I'll Slip Away”, con la casa discografica Impact.
Per i successivi tre anni rimane inattivo, finché non firma un contratto
con la Sussex Records, una casa discografica di Los Angeles, di
proprietà della Buddah Records.
Dopo aver cambiato il suo nome in Rodriguez, pubblica due stupendi album
con la Sussex Record, “Cold Fact” nel 1970 e “Coming from Reality”, nel
1971. I dischi vendono tuttavia pochissime copie negli Stati Uniti e la
casa discografica gli rescinde il contratto.
In difficoltà economiche, Rodriguez comincia allora a lavorare come
operaio. A partire dalla metà degli anni settanta, a sua insaputa, i
suoi albums “Cold Fact” e “Coming from Reality”, sotto forma di
bootlegs, cominciano a vendere quasi mezzo milione di copie in Sud
Africa, Botswana, Rhodesia, Nuova Zelanda e Australia. È a questo punto
che l'etichetta australiana Blue Goose Music acquista, non si saprà mai
da chi, i diritti di alcuni suoi brani e pubblica “At His Best” (una
raccolta delle sue migliori canzoni con l'aggiunta di due singoli mai
pubblicati prima).
“At His Best” ha successo in Sud Africa, e le sue canzoni diventano
simbolo della lotta contro l'apartheid. La sua musica è paragonata a
quella di Bob Dylan e ispira numerosi artisti sudafricani (sembra che
Steve Biko fosse un suo fan). Ma Rodriguez viene a sapere di essere
famoso solo nel 1996, quando ha 54 anni. È in quell’anno infatti che una
delle sue figlie, navigando in Internet, si imbatte per caso in un sito
web dedicato al padre scoprendo che le sue canzoni sono state la colonna
sonora della lotta contro l’apartheid in Sudafrica. Dopo lo scarso
successo di due album (Cold Fact, del 1970, e Coming from Reality, del
1971) Sixto abbandona ogni velleità artistica e comincia a lavorare come
operaio. E mentre lui conduce una vita normale, in un altro continente
la sua musica è oggetto di ricerca e di censura. Rodriguez diventa per i
suoi fan sudafricani un eroe maledetto, di cui nessuno sa niente e la
cui morte sarebbe stata altrettanto misteriosa e straordinaria.
C'è chi sostiene che sia morto di overdose e chi invece che si sia dato
fuoco o si sia sparato un colpo di pistola alla testa sul palco alla
fine di un fallimentare concerto. Comunque sia, Rodriguez è un mito, i
cui testi (oggi paragonati a quelli di Bob Dylan, anzi ritenuti
addirittura superiori) animano le proteste del Sudafrica nel corso degli
anni ’70. A riportare in vita Sixto è un gruppo di fans che, per cercare
di raccogliere quante più notizie possibili su questo personaggio venuto
dal nulla e scomparso nel nulla, negli anni ’90 crea un sito web. È così
che Rodriguez nel 1998 può atterrare in Sudafrica, accolto dal delirio
dei fan cresciuti col suo mito. Comincia così la rinascita e la
riscoperta dell’artista, nello stesso anno effettua un tour di sei
concerti proprio in Sud Africa (da cui è stato tratto il documentario
“Dead Men Don't Tour: Rodríguez in South Africa 1998”, mandato in onda
dalla SABC). Rodriguez suona poi in Svezia, per tornare successivamente
in Sud Africa altre due volte nel 2001 e nel 2005 dove tiene una
trentina di concerti tutti “sold out”. Per la prima volta si esibisce in
uno stadio colmo di gente davanti agli occhi sbalorditi e increduli
delle figlie.
L’improvviso, e di certo inatteso, successo non cambia l’uomo che Sixto
è diventato; continua a vivere a Detroit, nello stesso quartiere
popolare in cui è cresciuto; vive di ciò di cui ha bisogno. Niente
sfarzi, lussi, vane ostentazioni; solo la semplicità e l’impegno per gli
altri che da sempre hanno contraddistinto la sua vita.
I suoi due primi album sono stati ripubblicati nel 2009 dalla casa
discografica Light in the Attic Records di Seattle (Washington).
Nel 2012 il regista svedese Malik Bendjelloul (1977 - 2014) realizza il
documentario “Searching for Sugar Man”, che ha per tema lo sforzo di due
fans sudafricani di Rodriguez intenti a rintracciare il poco noto (e
forse deceduto) artista. Presentato al Sundance Film Festival, il film
riceve il premio Audience Award, World Cinema Documentary e il premio
World Cinema Special Jury Prize. “Searching for Sugar Man” vince poi
diversi premi, tra i quali l'Audience Award e il Best Music Documentary
Award all'International Documentary Film Festival di Amsterdam del 2012,
il premio BAFTA e infine vince l'Oscar 2013 (Academy Award) come miglior
documentario. In Italia è stato trasmesso dalla rete Sky e
successivamente il 16 maggio 2014 e replicato l’8 agosto 2014 in chiaro,
da Rai 5.
Ora ascoltate questa canzone e giudicate voi.
I wonder how many times you've been had
And I wonder how many plans have gone bad
I wonder how many times you had sex
And I wonder do you know who'll be next
I wonder l wonder wonder I do
Mi chiedo quante volte sei stata posseduta
E mi chiedo quanti progetti sono andati storti
E mi chiedo quante volte hai fatto sesso
E mi chiedo sai chi sarà il prossimo
Mi chiedo, mi chiedo sono curioso
I wonder about the love you can't find
And I wonder about the loneliness that's mine
I wonder how much going have you got
And I wonder about your friends that are not
I wonder I wonder wonder I do
Mi chiedo dell'amore che non riesci a trovare
e mi chiedo di questa mia solitudine
Mi chiedo quante storie hai avuto
E mi chiedo dei tuoi amici, che non lo sono
Mi chiedo, mi chiedo sono curioso
I wonder about the tears in children's eyes
And I wonder about the soldier that dies
I wonder will this hatred ever end
I wonder and worry my friend
I wonder I wonder wonder don't you?
Mi chiedo delle lacrime negli occhi dei bambini
E mi chiedo del soldato che muore
Mi chiedo se questo odio finirà mai
Mi chiedo e mi preoccupo amico mio
Mi chiedo e mi chiedo, tu no?
I wonder how many times you been had
And I wonder how many dreams have gone bad
I wonder how many times you've had sex
And I wonder do you know who'll be next
I wonder I wonder wonder I do
Mi chiedo quante volte sei stata posseduta
E mi chiedo quanti sogni sono andati male
Mi chiedo quante volte hai fatto sesso
E mi chiedo se sai chi sarà il prossimo
Mi chiedo, mi chiedo sono curioso
Venerdi 8 Agosto 2014
Talkin' 9442
- alunni.f
Ciao Mr. Tambourine,
mi unisco brevemente alla discussione sulla traduzione di Tempest. Non
sono totalmente persuaso sulla questione golden/gilded, comunque per il
momento ci possiamo anche fidare di Ann Margaret Daniel, sperando che
prima o poi escano i testi ufficiali. Condivido invece l'appunto di
Leonardo sull'espressione "the roll was called up yonder", da me
tradotta come "lassù ci fu un appello" (la mia traduzione della canzone
si può trovare in questo sito:
http://alcunetraduzioni.wordpress.com ), in quanto si tratta di
un'espressione idiomatica. Tradurre "the roll" con "chi rotolava" non mi
pare abbia alcun appiglio grammaticale. In ogni caso, per quanto mi
riguarda, si tratta dell'espressione più difficile da tradurre di tutto
Tempest e sarebbe interessante conoscere l'opinione di qualche esperto.
Poi l'appello in cielo può anche essere inteso come fatto dai naufragi
che chiamano gli angeli ad uno a uno, e quindi il senso sarebbe lo
stesso della tua traduzione.
A presto e grazie mille per tenere il sito sempre aggiornato!
Francesco Alunni
Ciao francesco e
grazie per il tuo contributo. Naturalmente sei anche tu dell'idea che
tradurre certe frasi idiomatiche o addiruttura derivanti da forme di
linguaggio antico o più difficile ancora che far parte del linguaggio
moderno diventa molto complicato, a volte addiruttura impossibile perchè
la frase può avere un significato che in italiano è impossibile
riprodurre se non "interpretando". Ti elenco qualche esempio di frasi
slang che hanno il loro senso in inglese ma che se le traduci
letteralmente non cavi un ragno dal buco:
To put in baldly : per
dirla in parole povere (traduzione letterale: per mettere chiaramente)
A geek with pointed shoes and bells: fenomeno da baraccone (traduzione
letterale: una persona socialmente inetta con le scarpe a punta ed i
campanelli)
round the band: fuori di sè, matto (traduzione letterale intorno alla
banda)
to boob: sbagliare, prendere una cantonata (traduzione letterale: a
tetta)
To look Inside out and upside down: dare un’occhiata a destra e a manca
(traduzione letterale: dentro fuori e sottosopra)
You got the pig in the wrong market: hai preso lucciole per lanterne
(traduzione letterale: hai acquistato il maiale nel mercato sbagliato)
Come si può vedere la
traduzione italiana di queste frasi sarebbe altamente complicata. Poi
bisognerebbe anche decidere una volta per tutte se una traduzione
dovrebbe essere fatta in modo esclusivamente letterale oppure se sarebbe
meglio abbandonare questa strada per puntare a quella
dell'interpretazione che dia un senso compiuto e più comprensibile alla
frase. In questo senso quando leggo la tua traduzione di "the roll was
called up yonder" con "lassù ci fu un appello", oppure quella di
Leonardo che dice più o meno la tua stessa cosa con "si faceva l'appello
lassù", non riesco a trovare una non corrispondenza con la frase che
viene dopo, e cioè "gli angeli si voltarono dall’altra parte". La
domanda sorge spontanea, chi fece l'appello? E perchè gli angeli
avrebbero dovuto di conseguenza voltarsi dall'altra parte? "The roll was
called up yonder", con riferimento all'apocalisse potrebbe anche andare
bene come avete interpretato tu e Leonardo, ma, immaginando una scena
dell'apocalisse con l'appello dei nomi dei morti, non capisco il rifiuto
degli angeli di partecipare alla scena voltandosi da un'altra parte.
Forse la mia traduzione "Chi rotolava chiamava lassù" (nel senso che chi
stava scivolando in mare invocava i nomi di coloro che stanno in
paradiso chiedendo aiuto per la loro vita che vedevano non avere più
possibilità di continuare, e gli angeli (non potendo cambiare il destino
di quella povera gente) si voltarono dall'altra parte per non sentire le
strazienti suppliche di chi stava morendo) letteralmente non è giusta,
ma certamente questa interpretazione ( e non traduzione) ha un senso ben
preciso e definito.
Volendo continuare
anche la traduzione di "Roll on John" richiede una interpretazione,
infatti Dean Spencer ha tradotto "Continua così John" ( oppure Vai
avanti John) e tu invece "Non ti fermare John" che è l'esatto contrario
ma ha lo stesso significato. Se cerchiamo sui vari dizionari la
definizione di "Roll on" troviamo di tutto, da - non vedere l'ora,
progredire, deodorante applicato con uno spray, pancera o guaina da
donna, rubacchiare o divulgare informazioni private su una persona, fare
i nomi dei complici alle autorità (gergo della malavita), passare
qualcosa (roll on the holidays), tradire, accusare, e via così. Quindi
io propendo per dare alle traduzioni il significato "interpretato" che
più si adatta (quando riesco), quindi anche se la traduzione si discosta
un tantino dall'inglese non è così importante come invece rendere l'idea
esatta. Inoltre questi scambi di opinioni sono molto utili e preziosi,
ognuno impara qualcosa dall'altro e tutti assieme alla fine troviamo
l'interpretazione migliore da dare ad una frase. Come ho fatto con
Leonardo ringrazio anche te per aver dedicato un pò del tuo tempo a
migliorare le traduzioni di Maggie's Farm. Alla prossima, Mr.Tambourine,
:o)
Giovedi 7 Agosto 2014
Talkin' 9441
- leonardognnr
ciao, ho notato con piacere la correzione
del "rose". Sembrerò pedante, ma volevo segnalarvi un altro paio di
cose: nella seconda strofa Dylan canta "a gilded age foretold", non
"golden age", con riferimento a un'espressione di Mark Twain che
significa più o meno "l'epoca placcata d'oro". Credo che questo cambi
molto il senso del verso e dell'intera canzone. Il verso "the roll was
called up yonder" invece dovrebbe significare qualcosa come "si faceva
l'appello lassù", con riferimento all'apocalisse, mi pare. Ciao, grazie,
Leonardo Gennari
Caro Leonardo,
nessuno è pedante quando collabora per migliorare le traduzioni delle
canzoni. Il grosso problema con le canzoni dell'album "Tempest"
pubblicato nel lontano 2012 (sono quasi passati due anni!!!!!) è quello
che i relativi testi (non si capisce per quale stranissimo motivo) non
sono ancora stati pubblicati nel sito ufficiale di Bob. Quindi il grande
sforzo dei fans come te, come me, come tantissimi altri, è stato quello
di mettersi con pazienza ad ascoltare ciò che cantava Dylan (cosa per
niente facile) per poi trascrivere tutti i testi e fare le relative
traduzioni. Un lavoro massacrante, la sola Tempest è composta da ben 45
strofe!!! E' più che naturale che il solo ascolto può generare
fraintendimenti, e la pronuncia di Dylan certo non aiuta, quando poi Bob
si diverte ( come scrive Ann Margaret Daniel nel sito che puoi trovare a
questo indirizzo,
http://stjames-infirmary.tumblr.com/post/44708708495/dylan-also-likes-a-crossing-of-high-and-low
, ad incrociare frasi di alta e bassa dizione, di
parole arcaiche e frasi come (‘twas, “cold and frosty morn,” “a gilded
age foretold”) e frasi moderne come (“cheapest labor money can buy,” “so
much for tears”) si rischia di incorrere sempre in errori sia di dizione
che di trascrizione e traduzione perchè bisognerebbe essere in possesso
di una cultura senza limiti. Certamente l'accoppiamento di parole
antiche e contemporanee ci ricorda che il linguaggio non è mai morto ma
è sempre in continua evoluzione. Dylan conosce la lingua inglese, dalle
sue forme shakespeariane alle sue proteiformi rivelazioni americane, in
tutti i suoi molti secoli di evoluzione, e nessun altro compositore è
lontanamente in grado di usarlo come lui. L'effetto è quello di rendere
migliori i distici più memorabili. Detto questo le tue osservazioni sono
sempre centrate, effettivamente Dylan canta "a gilded age foretold"
invece di "a golded age foretold", ma non vedo quanto questo possa
cambiare il senso della canzone. Questa frase era stata tradotta "Verso
la preannunciata epoca d’oro", cambiamo pure con "Verso la preannunciata
epoca placcata d'oro" ma credo che il senso non cambi di una virgola.
Invece non sposo la tua versione della frase "the roll was called up
yonder" con la tua traduzione "si faceva l'appello lassù". La frase era
stata tradotta "Chi rotolava chiamava lassù" (nel senso che chi stava
scivolando in mare invocava lassù, ma gli angeli si voltarono dall'altra
parte per non sentire) che è abbastanza soddisfacente. Dire "lassù si
faceva l'appello dei nomi dei morituri" è suggestivo, ma perde il suo
senso nella frase dopo quando dice "gli angeli si voltarono dall'altra
parte". Comunque, credo che se analizzi tutti i testi di Tempest avremmo
da ragionare per alcuni mesi per sciegliere e capire e rendere il
significato migliore della traduzione di una frase. Lasciami dire che
vorrei tanti lettori pronti a cercare i peli nell'uovo come te!
Certamente, a poco a poco, le traduzioni di certo migliorerebbero.
Ancora un grande grazie, alla prossima......, Mr.Tambourine, :o)
October 08, 2014 Seattle,WA, -
Paramount Theatre
October 09, 2014 Seattle,WA, - Paramount Theatre
October 10, 2014 Seattle,WA, - Paramount Theatre
November 04, 2014 Minneapolis, Mn, - Orpheum Theatre
November 05, 2014 Minneapolis, Mn, - Orpheum Theatre
November 06, 2014 Minneapolis, Mn, - Orpheum Theatre
A few days ago the first tour dates of
the Bob Dylan U.S.A. Fall Tour 2014 have been published. The dates have
appeared on the Wikipedia page of the Never Ending Tour (
http://en.wikipedia.org/wiki/Never_Ending_Tour_2014 ), and of course
have not been yet confirmed by the official site bobdylan.com. The
U.S.A. Fall Tour 2014 should start on the West Coast and head eastward
across the United States. However, citizens of Seattle and Minneapolis,
you must be in alert, if the dates will be confirmed, the tickets will
be sold out in a few days ..
ciao,
ho appena letto la traduzione di tempest che avete pubblicato.
Complimenti per il lavoro! Mi è venuto però un dubbio riguardo al primo
verso. il "rose" secondo me è un verbo, "la pallida luna sorse nel suo
splendore", col passato remoto esattamente come nel terzo verso "she
told the (qui Bob canta "a sad sad story) sad sad story". anche perché una
frase nominale suona un pò strana così subito all'inizio di canzone...
a meno che non si intenda che è la luna a raccontare la storia del
titanic, ma non credo che dylan canterebbe mai una cosa del genere,
soprattutto in una canzone "narrativa" come questa. ciao, grazie,
Leonardo Gennari
La traduzione del testo di Tempest é stata fatta per la maggior parte da
Dean Spencer che è nato a Londra e quindi di linguamadre, ma questo non
vuol dire che sia quella esatta.
La tua interpretazione mi sembra invece molto valida, perciò ho modificato il
testo con il tuo suggerimento.
Poi hai scritto: a meno che non si intenda che è la luna a raccontare la
storia del Titanic.
La canzone dice proprio questo, è la luna che racconta la storia
dell'affondamento della grande nave, con la tua interpretazione diventa:
La pallida luna sorse nel suo splendore
Su una città dell’occidente
Raccontò una triste, triste storia
Della grande nave che affondò.
La modifica del testo si trova a questo indirizzo:
http://www.maggiesfarm.eu/tempesttempesttraduzione.htm
Se ti fa piacere aggiungo il tuo nome ai traduttori, fammi sapere, ciao,
Mr.Tambourine.
Lunedi 4 Agosto 2014
Manny Roth, fondatore del CAFE WHA?, è
morto.
Manny Roth, proprietario del famoso club
del Greenwich Village “Cafe Wha?”, che ha dato le prime chances a future
superstar come Bob Dylan, Jimi Hendrix e Bruce Springsteen, è morto il
25 luglio all'età di 94 anni. Sua figlia, Jodi Roth, ha detto che è
morto per cause naturali nella sua casa di Ojai, California.
Roth era lo zio del cantante dei Van Halen David Lee Roth, aveva una
voce forte come quella di suo nipote, Roth era uno di quegli uomini da
conoscere nel passato quando il borgo del Village era una mecca per i
nascenti artisti e bohémien.
Al Cafe Wha?, in una sera qualsiasi, si poteva incontrare Woody Allen, o
prendere gli spettacoli di Peter, Paul and Mary e David Crosby.
Fondato alla fine del 1950, il Cafe Wha? era un ex stabile di MacDougal
Street che Roth ed i suoi amici avevano rinnovato personalmente. Il Cafe Wha? è un club situato al 115
di Macdougal St, New York City, NY 10012 (Greenwich Village) a
Manhattan, tra Bleecker e West 3rd Streets, a circa due isolati dal
parco Washington Square Park, nel quale si sono esibiti molti musicisti
e attori. Bob Dylan, Jimi Hendrix, Bruce Springsteen, Kool and the Gang,
Bill Cosby, Richard Pryor, e molti altri all'inizio della loro carriera
si sono esibiti al Cafe Wha?.
Aperto negli anni ’50 il
Cafe Wha? ha abbracciato subito lo spirito della Beat Generation:
Beat come ribellione, Beat come battito, Beat come ritmo. Allen
Ginsberg, esponente del movimento, era solito sorseggiare in questo club
i suoi drinks.
Gli anni ’60 sono stati quelli di maggior successo per il locale, e
hanno visto l’inizio della carriera di artisti come Bob Dylan, Bruce
Springsteen, Peter, Paul & Mary, Kool and the Gang. Ai giorni d’oggi il
Cafe Wha? cerca di proseguire la tradizione: apre ogni sera alle 8.30 pm
e gli spettacoli iniziano un’ora più tardi. Il locale è ricavato in un
seminterrato, le pareti sono nere, la sala è un rettangolo stretto e
lungo con un piccolo palco al centro.
La BILLY JAMES (CBS) INTERVIEW -
autunno 1961
(What was it you wanted? #24)
Dylan: Yeah, beh, ero in questo carnevale già da quando avevo circa 13
anni – tutti i tipi di spettacoli.
James: Dove andavi?
Dylan: In giro per il mid-west, uh, Gallup, New Mexico, Aptos, Texas, e
poi ... ci ho vissuto, a Gallup, nel New Mexico e ...
James: Quanti anni avevi?
Dylan: Uh, circa 7-8, qualcosa così.
<--- interruzione --->
Dylan: Quando sono sul palco, il mio idolo – direi persino il mio più
grande idolo, quando sono sul palco – quello che mi ronza in testa tutto
il tempo, è Charlie Chaplin. E, uh, ci … , bene, ci vuole un po’ per
spiegarlo, ma direi che lui è uno deGLI uomini.
James: Quando hai visto Chaplin per la prima volta?
Dylan: Ah, ho visto alcuni dei suoi film – in qualche modo sapevo chi
era e conoscevo quel tipo di roba. Vaudeville, quel tipo di cose. Will
Rogers. … In realtà non ho mai incontrato nulla … Non ho mai conosciuto
niente d’importante finchè non sono venuto a vivere a New York. Non
penso che questa città abbia preso il meglio di me. Almeno so che non ha
preso la parte migliore di me.
James: Ti ha impressionato?
Dylan: Può avermi un po’ impressionato. In effetti mi HA un po’
impressionato, ma non avevo mai vissuto in una città che avesse più di
15.000 abitanti. Ed è spaventosamente difficile qui.
<--- interruzione --->
Dylan: … ero molto stupido a quel tempo, ero con un mio amico, e suonai.
Il pubblico gridava booo, ed io immaginai ...
James: Dove?
Dylan: Al Cafe Wha? E non sapevo niente, e non mi hanno mai pagato, e
quel tipo di roba. E non volevo neanche soldi per suonare. … mi guardò e
disse, "Ti darò un dollaro". Così mi diede un dollaro e disse, "Suona
con calma, uomo". E poi arrivò ad un dollaro e mezzo e suonai lì e loro
mi incoraggiarono. Lo fecero veramente. E pensai che se gli ero piaciuto
così tanto, mi avrebbero dato un posto dove stare la notte – un posto
migliore. Così chiesi dal palco, e circa quattro mani si alzarono. Così
il mio amico ed io, in qualche modo, andammo per verificare la cosa. Era
con una ragazza. Il mio amico mi disse "Non sembri così caldo" e io ...
disse "Sembri piuttosto allegro". [ James ride ]. E io dissi – non
sapevo proprio niente, sai. Comunque ... il tipo stava con una ragazza.
E la ragazza scese nella 34a Strada e noi nella 42a. [ Dylan ride ].
Beh, prima di trovare il posto dove stare andammo in un bar. E lì
incontrammo la sua amica Dora. Dora era l’amica che stava con lui.
Andammo tutti ad una festa. E quella fu la mia prima notte a New York.
<--- interruzione --->
Dylan: Ho la sensazione che al pubblico io piaccia - forse non così
tanto la musica, ma forse … – sento che se mi vedessero in strada, o a
suonare in qualche posto, sento che non sarebbero così amichevoli.
<--- interruzione --->
Dylan: Mi piace la terra, la gente che all’ovest è strana. Alcuni mi
piacciono, altri non mi piacciono. Dura, gente dura. E giù al sud è
ancora più dura. Non posso dire molto del sud. Odio … Non sopporto … -
dappertutto credono ...
<--- interruzione --->
Dylan: Non sono un folk-singer. E’ solo che canto in un certo modo e
questo è tutto. E ...
James: Woody era un folk-singer?
Dylan: Woody era un folk-singer, Woody era un folk-singer.
James: Perchè dici di non esserlo tu?
Dylan: Ah, Woody era un folk-singer fino al midollo. Woody era un
cantante glorificato. Woody era un uomo che era tornato alle
registrazioni ...
James: No, uomo, no ...
Dylan: Beh, vedi, Woody era un uomo che aveva potuto soffermarsi su un
semplice disco perché destava attenzione ...
<--- interruzione --->
Dylan: suono il pianoforte. Ero abituato a suonarlo. Ero solito suonare
il piano alla grande, proprio alla grande. Ero abituato a suonare roba
di Little Richard, solo un ottava più alta. E tutto riusciva – Lui fece
un grosso sbaglio – I suoi dischi erano grandi dischi - ma non potevano
essere più grandi. Il suo grande sbaglio era che suonava basso. Se
avesse suonato alto, sarebbero stati più semplici. Tu ascolti Little
Richard?
James: No.
Dylan: Beh, Little Richard è qualcos’altro. E’ un predicatore, uomo. Ma
in qualche modo suonavo il pianoforte nel suo stile. E suonavo tutto
alto e lo amplificavo.
<--- interruzione--->
Questa è la trascrizione (sfortunatamente incompleta) della prima
intervista registrata di Bob Dylan che si conosca, così come pubblicata
nel Stephen Pickering's Praxis: One. Una trascrizione completa (?) fu
pubblicata nel New Musical Express del 24 aprile 1976.
pretty gay / piuttosto allegro
glorified / glorificato
Kleinman: Quando pensi che iniziasti a sviluppare qualcosa che fosse
unicamente tuo? Parlavi di suonare Woody Guthrie ...
Dylan: Beh, quando arrivai a New York tutto quello che suonavo erano le
canzoni di Woody Guthrie. Poi circa sei mesi dopo smisi di suonare tutte
le canzoni di Guthrie. In genere suonavo in un posto che si chiamava
Cafe Wha?, ed era sempre aperto fin dal pomeriggio... e chiudeva alle
sei del mattino. C'era un flusso continuo di gente, in genere turisti
che cercavano i beatniks del Village. Forse c'erano cinque gruppi che
suonavano lì. In genere suonavo con un tipo che si chiamava Fred Neil, e
che poi scrisse "Everybody's Talking", una canzone del film "Midnight
Cowboy". Fred veniva dalla Florida penso, da Coconut Grove, Florida.
Aveva una voce potente, quasi una voce da basso. Ed un potente senso del
ritmo. Era solito suonare il tipo di canzoni che poteva cantare Josh
White. Suonavo l'armonica per lui e poi di tanto in tanto cantavo anche
qualche canzone. Sai, quando lui si prendeva una pausa o qualcosa del
genere. Era il suo show, suonava per circa mezz'ora, poi saliva sul
palco un gruppo di congas, si chiamavano Los Congeros, con venti
suonatori di congas, bonghi e steel drums. E suonavano per mezz'ora. Poi
c'era questa ragazza, penso si chiamasse Judy Rainey, che era solita
suonare dolci ballate Appalachiane del Sud con una chitarra elettrica ed
un piccolo amplificatore. E poi c'era un'altro tipo di nome Hal Waters
che era una specie di cantante confidenziale. Poi c'era un comico, un
imitatore... e questo era tutto lo show... e andava avanti non stop. E
potevi mangiare lì, il che era la cosa migliore.
con Karen Dalton e Fred Neil al Cafe Wha? -
Febbraio 1961
Karen Dalton, pseudonimo di Karen J. Cariker (Enid, 19 luglio 1937 – New
York, 19 marzo 1993), è stata una cantante, chitarrista e suonatrice di
banjo statunitense.
Legata alla scena del Greenwich Village
dei primi anni sessanta, ebbe tra i suoi maggiori estimatori e
collaboratori Fred Neil, Dino Valenti, gli Holy Modal Rounders e Bob
Dylan.
La voce peculiare, assai poco spendibile in termini commerciali, è stata
spesso associata a quella di Billie Holiday, di cui è considerata una
sorta di risposta folk.
Il suo lavoro propone una miscela di
blues, folk, country e pop, per quanto il risultato abbia avuto sempre
un carattere assolutamente sui generis. Oltre ad avere una
inconfondibile voce, fu abile strumentista e nelle sue interpretazioni
usò spesso la chitarra a dodici corde e il banjo.
Decisamente particolare risulta il primo album, It's So Hard to Tell
Who's Going to Love You the Best (1969), pubblicato dalla Capitol e
riedito dalla Koch Records nel 1996. Il retroterra rustico e
autenticamente folk della Dalton spicca con decisione e il magnetismo
della sua voce è tale da condurre a braccetto tutti gli strumenti che
l'accompagnano. Il suo secondo album, In My Own Time (1971), pubblicato
inizialmente dall'etichetta Just Sunshine di Michael Lang (uno dei
promotori del festival di Woodstock), fu registrato agli studi
Bearsville e prodotto da Harvey Brooks (già bassista di Bob Dylan) e da
Lang, con una nota scritta di Fred Neil. Le foto di copertina furono
scattate da Elliot Landy, mentre tra gli ospiti del disco figurano
Richard Manuel, allora pianista della Band, Amos Garrett e Bill Keith
alla steel guitar.
Si dice che la canzone Katie's Been Gone (by J. R. Robertson and R.
Manuel), pubblicata sui Basement Tapes sia stata scritta per
lei.
La sua vita fu da sempre minata da un vorace consumo di droghe e alcool,
finché non morì, ad appena 55 anni, nel 1993.
Entrambi gli album della Dalton furono ripubblicati nel novembre del
2006: il primo album, riedito, a cura dell'etichetta francese
Megaphone-Music, include un DVD bonus con alcune rare esibizioni
dell'artista. In My Own Time è stato nuovamente pubblicato in CD e LP il
7 novembre del 2006 dalla Light In The Attic Records.
PERFORMANCE VOCALE
Questa era la mia seconda volta che vedevo Dylan dal vivo, il primo è
stato lo show in questa stessa sede nel 2008, e la performance di
quest' anno è stato molto meglio. Mi era piaciuto molto
l'esperienza complessiva nel 2008, ma la sua performance vocale era
stata ridotta a frasi incomprensibili ed un veloce borbottio che si
alternava tra sole due note per la maggior parte del tempo. Questa volta
il suo fraseggio è stato più diversificato, pensato ed espressivo, più
ancora che nei dischi più recenti, e la sua voce molto più chiara
rispetto a Tempest. Sono rimasto molto colpito come avrebbe potuto
passare
dalle potenti esplosioni vocali in canzoni come “Pay in Blood” a momenti
di delicatezza più convenzionale di canto melodico come in “Forgetful
Heart”.
Tutto sembrava così facile, aveva il pieno controllo della sua voce,
prendendo perfettamente le note.
LA BAND
La band, naturalmente, è stata fantastica come al solito. Ho notato due
cose, delle quali per qualche motivo non se ne è parlato e nemmeno
scritto molto. 1) C'è un sacco di jazz in corso. Penso che ci sia tanto
jazz nello stile della band, almeno quanto di rock & roll e di folk.
2) L'energia di questa band è folle. E' quella rara combinazione di
ritmo veloce di rockabilly e rock duro.
CANZONI
“Things Have Changed” e “She Belong To Me” erano sostanzialmente per
riscaldamento, quindi non mi aspettavo troppo. Non esagerate.
“Beyond Here Lies Nothin’” - arrangiamento simile a quello dell'album,
suono più duro. Inaspettatamente una appassionata performance vocale
rispetto alla contenuta versione in studio.
“What Good Am I?”- Ancora una volta atmosfera simile alla versione
originale, ma cantata con più espressione e autenticità. Egli in realtà
sembrava stesse piangendo mentre cantava.
”Waiting For You” - Per essere onesto, non sapevo esistesse questa
canzone, e non so davvero cosa dire di questo pezzo. Mi è piaciuto il
ritmo di valzer però, musicalmente positivo.
“Duquesne Whistle” - Speravo che si sarebbero concentrati su quel
potente riff di chitarra, ma hanno suonato una versione veloce,
deliziosamente dancy, versione jazzy. In questa canzone un sacco di
persone hanno ballato, me compreso. Charlie ha suonato il riff di
chitarra in modo leggermente diverso dalla versione dell’album,
utilizzando accordi più blues.
“Pay in Blood” - Questo era hard rock puro. Grande prestazione di Dylan.
Mi è piaciuto come ha cantato delicatamente "Un altro politico ti sta prendendo
per il culo" con un’inflessione satirica.
“Tangled up in Blue” - La gente sembra gradire la versione attuale di
questa canzone, ma per me il fraseggio meno scorrevole delle strofe non
rende giustizia al senso di confusione e di urgenza veicolata dai testi.
“Love Sick” - Divertente come questa canzone ha fatto ballare la gente.
L'intera band ha creato un ritmo duro molto consistente che ha dato un
sapore tipo discoteca con sentimento.
Avevo pensato che avrebbero usato un arrangiamento simile a quello di
What Good Am I?, ma dopo tutto questa è una canzone che parla di mal di
cuore e il ritmo pulsante si adattava bene ai testi.
“High Water” - Suonava come previsto. Questo è un tipo di canzone che è
difficile da godere con un arrangiamento così, mi piacerebbe sentirla in
versione acustica, non da ballerini di strada.
“Simple Twist of Fate” - Ha cantato le strofe a rap, un tipo di
narrazione alla moda. Ancora la sensazione generale che questa canzone
fosse molto simile alla versione dell'album, molto "reale" e toccante.
“Early Roman Kings”- mi aspettavo che questa fosse la canzone peggiore
della serata, ma l’hanno suonata con tanta più energia e passione che
sull’ album. Mi sono sempre chiesto perché la versione dell'album
era così soffice. I testi e la forma blues si adattano bene alla sua
voce.
“Forgetful Heart” - Inaspettatamente molto convenzionale, melodica, in
cantata come se fosse una ballata. Per essere onesti non credo che
potrebbe persino arrivare a fare questo genere di cose (soprattutto dopo
aver ascoltato la sua recente cover di Sinatra).
“Spirit on the Water” - Molto simile alla versione album, semplicemente
incantevole. Stu Kimball (chitarra ritmica) ha suonato quella semplice
progressioni di accordi jazz che sono l'anima di questa canzone.
“Scarlet Town” - Interessante, non conosco bene questa canzone,
né buona né cattiva. Non era per niente travolgente. Sentita questa
versione, non ho mai apprezzato così tanto la versione dell'album.
“Soon After Midnight” - canzoncina bella, ma niente di più. E’ stato
divertente quando ha cantato la frase "Ho un appuntamento con una regina
delle fate", che suona così stupido e ingenuo.
“Long And Wasted Years” - Wow. Probabilmente la mia canzone preferita
della notte. Struttura e stile del brano perfettamente compatibili con
la sua voce. Tutto in questa canzone era appassionato, reale e
inconfondibilmente
chiaro. Sono rimasto soddisfatto, questo è tutto ciò che ho bisogno di
sentire.
“All Along the Watchtower” - Questa canzone facente parte del bis,
trasformata in una canzone pop rock divertente, che è OK credo.
“Blowing in the Wind” - Ancora una volta, non la più sofisticata delle
prestazioni, ma un bel bis classico.
OSSERVAZIONI DI INTERESSE
C'erano due microfoni collegati al suo sul cavalletto centrale, che
sembravano microfoni da studio - mi chiedo se forse sono per registrare
questi spettacoli per una versione futura? Questo potrebbe spiegare
perché ha svolto un setlist differente da alcuni dei recenti spettacoli, tra
cui alcuni
classici, in modo da avere più materiale da utilizzare per un album dal
vivo. Potrei sbagliarmi, ovviamente.
Durante Scarlet Town, come Dylan ha cantato la linea "Le strade hanno
nomi che non si possono pronunciare", Charlie Sexton (chitarra solista),
che stava dietro Dylan, ha messo la mano dietro l'orecchio guardando
Dylan, come se stesse cercando di sentire quello che Dylan stava
dicendo, poi Sexton si girò e guardò George Recile (batteria) ed
entrambi scoppiarono a ridere. Credo che Sexton stava scherzando sul
come per
Dylan, che è famoso per la sua pronuncia non chiara, qualsiasi nome di
strada deve essere difficile da pronunciare.
Venerdi 1 Agosto 2014
Ruth Gerson, a little big friend.
Ho conosciuto Ruth diversi anni fa , quando venne in Italia per la prima
volta. Eravamo ad aspettarla a Bellagio sulla bellissima ed affascinante
entrata della famosissima Villa Melzi d’Eryl, giudicata all’unanimità
“la villa più bella del mondo”. Posto incredibile , una serie di
terrazze a gradinate circondate da cipressi secolari che sbocca proprio
sulla sponda del lago di Como , credo uno dei posti più belli al mondo
in assoluto. Dovevamo fare il “service” per la bella newyorkese in una
giornata dove c’erano almeno 38° all’ombra, una cosa da incubo, e tirar
sù palco e amplificazione sulla seconda terrazza non fu una cosa facile,
per fortuna, il lago era lì a portata di mano, un ampli e un tuffo e
così arrivammo alla fine.
Ruth arrivò con i membri della sua Band a bordo di un van color argento
direttamente da Roma, dove la sera prima aveva tenuto un concerto. Scese
dal Van e si guardò in giro con la bocca spalancata per lo stupore che
la vista di quel luogo le aveva creato.
“ Non ci sono cose così a Niuiaak ? “ mi sono azzardato a chiederle
tanto per rompere il ghiaccio.
“ Are you joking me ?” mi rispose seccata.
“No, ho visto come ti guardavi in giro“.
“You right, hai ragione, non ho mai visto un posto tanto bello, ho
girato il mondo per cinque anni ma non ho mai visto niente di simile“.
“Che facevi in giro per il mondo? A proposito, io mi chiamo Mick“.
“Io Ruth, Ruth Gerson, ho fatto la pianista e la corista per Gloria
Gaynor, per questo ho girato un pò dappertutto, giù da un aereo e via
con un’altro”.
“E poi ti sei stancata“.
“Già, non ce la facevo più!”.
“Allora che hai fatto ?”
“Mi sono fermata, mi sono laureata "Magna Cum Laude" all'Università di
Princeton e ho frequentato la High School of Performing Arts, intanto
avevo cominciato a scrivere le mie canzoni, scusami, ma ora devo
scaricare il van“.
“Posso aiutarti ?” le chiedo.
“Certo, dopo settecento chilometri con questo caldo un’aiuto è sempre
gradito, montiamo batteria e strumenti e poi una bella doccia“.
“Posso consigliarti un bel tuffo nel lago?”.
Lei si girò, vide l’acqua azzurra e fresca del Lario, e con un gran
sorriso mi disse: “Wow!! Appena finito ci buttiamo“.
"Te la cavi con l'italiano, dove l'hai imparato?
"Sono stata un anno a Perugia quando avevo 19 anni per studiare musica
lirica e per impostare la voce”.
Finito il lavoro e dopo aver fatto il sound-check, Ruth , il batterista
Lee Reemik e il bassista Ivan Boodley ed io ci buttammo così
com’eravamo, intendo completamente vestiti, nell’acqua fresca del lago e
devo dire che ci divertimmo un casino per oltre mezz’ora, poi, tutti a
cambiarci e a mangiare una pizza prima del concerto.
Quell’anno Ruth venne altre 6 volte in Italia sempre “scritturata”
dall’indimenticabile promoter della “Only A Hobo”, e stimatissimo amico,
Carlo Carlini. Permettetemi una piccola divagazione ma Carlo merita di
non essere mai dimenticato.
Credo che Carlo ci abbia messo tante volte
del suo per portare tanti artisti ad esibirsi da noi, ma Carlo era un
tipo che non si lamentava mai, se vedeva la gente intorno a lui felice
lui aveva centrato il suo target, aveva realizzato uno dei suoi tanti
sogni. Il suo cantante preferito: Bob Dylan naturalmente, la sua canzone
preferita “Desolation Raw”. Si lamentava sempre che non era mai riuscito
a sentire una cover di Desolation da tutti quegli artisti, fino a quando
una bella sera un “Mick Dylan - pre Blackstones” al Parco Barni di
Canzo, aprendo lo show di Ruth Gerson gliela dedicò facendolo felice.
Left to right: Lee Reemik, Ruth Gerson, Mick
Dylan, Paul Page
Carlo ha dovuto andarsene contro la sua volontà, alla chiamata di monna
morte nessuno di noi può rimanere sordo, quando la putrida signora
chiama bisogna andare, giovani o vecchi, volenti o nolenti. Ma quello
che la schifosa signora non può portare con se è il ricordo della
persona, quello è rimasto con noi, grando e piccoli amici, ugualmente
conquistati dalla simpatia e dalla squisitezza di Carlo. Ciao Carlo,
bussa alle porte del paradiso, te lo sei più che meritato, il tuo
spirito resta sempre con noi, è solo il tuo corpo che ci ha lasciato.
Chissà quante volte ripeteremo il tuo nome nelle varie serate “ti
ricordi quando quella volta.......”, qualche volta rideremo e qualche
volta ci scapperà una lacrima vagabonda, e tu griderai ancora com’eri
solito fare “UANMORRRRRRRRRRRRRRRR!!!
Da allora Ruth è venuta moltissime altre volte in Italia ma io riuscii a
lavorare con lei solo per altri tre anni, poi, pur rimanendo sempre in
contatto via mail, la vita ci portò su strade diverse e ci perdemmo di
vista.
Seguivo le vicende di Ruth via Internet, si sposò, ebbe due figlie che
ora hanno 12 e 9 anni, vide dalla finestra del suo appartamento di New
York i due aerei che si schiantavano nelle due torri gemelle, divorziò,
si risposò, si trasferì da New York a San Francisco, ebbe un’altra
bellissima bambina che ora ha 15 mesi, continuò a scrivere splendide
canzoni ed a fare dischi e concerti.
Erano tredici anni che non la vedevo, ma l’altra sera lei doveva tenere
un concerto a Pusiano, nel parco del palazzo del vicerè d' Italia il
Principe Gioacchino Beauharnais, nell’ambito del “Buscadero Day”.
Pusiano è a tre chilomentri da casa mia, quindi non potevo lasciarmi
sfuggire l’occasione.
Arrivo nel parco del palazzo, c’è un pò di gente al lavoro, ci sono le
sedie da sistemare davanti al palco, i ragazzi del service stanno
montando l’impianto, chi parla, chi va e chi viene.
Mi fermo per realizzare bene come stanno le cose e mentre mi guardo in
giro, ad una trentina di metri di metri da me, vedo due ragazzine che
giocando su un dondolo e una ragazza tutta riccioli castani con in braccio
una piccolina tutta impatellata, jeans rivoltati in sù, infradito ai
piedi, una T-shirt insignificante.
Left to right: Purple, Ruth, Hope, Emma Pearl
Fuck, possibile che quella che
sembra essere una popolana qualunque sia invece una delle più quotate
cantanti americane? Una che per vederla esibirsi Bob Dylan si maschera
per poter andare di nascosto a sentire i suoi concerti? Una che Bob
Dylan è andato a casa sua a suonare la chitarra per tutto un pomeriggio?
Sembrava impossibile, poteva essere la moglie dell'ortolano, o del
barista, o dell'ottico o di un titolare di uno dei tanti negozi che
affiancano il parco e invece.......
Faccio qualche passo verso di lei che, forse per caso o forse chissà
perchè, si gira verso di me e come mi vede si blocca, si abbassa
socchiudendo gli occhi per mettermi più a fuoco, passa la piccolina in
braccio alla bambina più grande e parte a razzo verso di me gridando il
mio nome mentre mi butta le braccia al collo e mi stringe come un
fratello che non vedi da tanto tempo.
Che emozione! Passiamo quasi un’ora a chiacchierare di tutto quello che
ci viene in mente e poi arriva il momento che Ruth deve andare a
cambiarsi e sistemarsi per il concerto.
Rimango a parlare nei pressi del
palco con alcuni amici che ho riconosciuto per far passare quella
mezz’ora che manca prima dell’inizio del concerto.
Ruth arriva con in spalla la sua fedele Guild acoustic 6 strings e sale
sul palco accompagnata dal polistrumentista Alessandro Valle (già
chitarrista del Principe Francesco De Gregori). Ha ancora gli stessi jeans rivoltati, ha
messo una maglietta più adatta allo spirito del concerto, abbassa il
risvolto dei jeans, mette le infradito in un angolo del palco ed a
piedi nudi comincia il concerto.Le canzoni sono tratte dal suo ultimo
album “This can’t be my life” ed Alex con la slide-dobro, il mandolino
elettrico e una Martin acustica ricama armonie di lusso sulle sue
canzoni.
Alessandro Valli, Ruth Gerson
Ruth è sempre potente, la sua voce cattura
ed alla fine tutti sono in piedi sotto il palco ad applaudirla. Niente
di nuovo per me, sapevo che sarebbe andata così. Dopo il concerto si
ferma a fare foto con le persone del pubblico e firmare autografi, poi
viene da me per qualche momento ancora prima di separarci di nuovo. Ci
rivedremo? Certamente! Quando? Non lo sò, dipende dal caso, ma non ha
importanza, quando ci rivedremo sarà come se il tempo non fosse mai
passato, proprio come quest’ultima volta.
La guardo che si allontana verso il suo albergo con la sua chitarra in
spalla, i jeans di nuovo rivoltati in sù e le infradito, una popolana
che torna a casa dopo aver preso una boccata d'aria fresca nel parco del
paese. Io rimango con un groppo alla gola a guardare un’amica che se ne
và e che non sò quando rivedrò. Ciao Ruth, alla prossima,
:o) !
30 luglio: vedo che la copertina
dell'album è scomparsa dalla pagina di apertura di bobdylan.com. Questo,
naturalmente, induce a sospettare che agosto potrebbe andarsene senza
che la copertina di “Shadows in the Night" arrivi sotto le nostre porte
o possa essere appesa sui nostri muri.. Ah beh, se è così, non importa,
è sempre bello sapere che c’è un album pronto per essere pubblicato
quando a loro piacerà.
Allora, che cosa sappiamo finora?
Contenuto: E' spesso chiamato un "Sinatra tribute album", ma,
come con tutte le cose di Bob, le definizioni sono scivolose. Sinatra ha
cantato ogni canzone dell'album, per quanto ne so. Tuttavia, alcune
canzoni, come, ad esempio, "Some Enchanted Evening", uno la pensa subito
come "una canzone di Sinatra", mentre altri, potrebbe non
necessariamente associarla a Sinatra, o non solo a Sinatra. Molte delle
canzoni sono già famose come versioni da altri grandi cantanti o come
standard, come "Lucky Old Sun". Sembra - sto divagando nelle
speculazioni - che le tracce coprano quello che avrebbe potuto essere la
radio di casa della famiglia Dylan quando Bob era ragazzino.
Durata e Numero brani: Data la durata compresa tra 35 e 40 minuti
si potrebbe pensare, viste le date delle registrazioni originali a forse
una dozzina di canzoni. Sarebbe come quando Bruce ha detto "Abbiamo
imparato più da un disco di tre minuti di quello che abbiamo mai
imparato a scuola". Ma, si sa, Bruce non avrebbe registrato un pezzo di
"tre minuti e 42 secondi" . "Full Moon and Empty Arms" potrebbe
rappresentare la lunghezza media che significherebbe più di dieci brani,
ma ho dei dubbi che uscirà in questo modo.
Entrando più a fondo nella speculazione - anche se con qualche
fondamento storico e qualche ragionamento - direi che ci saranno dieci
tracce. Tempest, Together Through Life, Modern Times hanno tutti dieci
tracce e mi hanno spiegato che, contrattualmente parlando, dieci era il
numero più economicamente vantaggioso di piste per Dylan. Non riesco a
ricordare il ragionamento, né ho alcuna conoscenza in materia per
confermare o smentire la cosa. L'unità artistica esuberantemente feconda
di "Love and Theft", presumibilmente si è rivelata non contenibile in
meno di una dozzina di brani. (Christmas in the Heart” segue regole
diverse al riguardo).
Tema: Dal titolo delle tre piste citate sopra, si potrebbe
iniziare ad individuare un tema per l’album: ombre-sera-notte-luna
piena-sole. Naturalmente, la traccia elencate quando il disco sarà
pubblicato potrebbe mostrare questo tema è semplicemente una coincidenza
e non il risultato del tipo di speculazione che si pone in tali
situazioni.
Così, forse un mese di attesa, e per passare bene il tempo, perché non
leggere un paio di buoni libri? Vi raccomando vivamente i due seguenti:
Troubadour: (tascabili da £. 9, non quelli da £. 167)
One More Night: Regno Unito e Stati Uniti (anche nei locali magazzini di
Amazon o su Kindle)