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Giovedi 31 Marzo 2011
La mail di Mauro
Ciao Mr.Tambourine
mI sai dire le tre canzoni che Bob suonò e cantò davanti al Papa Giovanni II
nel concerto del1997 ?
Grazie. Mauro
Dylan cantò 'A hard rain's a-gonna fall' e 'Knockin'
on heaven's door', prima di andare dal Papa e rendergli omaggio, per poi
chiudere il suo set con una 'Forever Young' dedicata al Pontefice.
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Ancora disponibili biglietti per Dylan
all'Alcatraz
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Bob Dylan sbarca in Cina per due concerti
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Bob Dylan: l'inizio della storia (part 2)
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Mercoledi 30 Marzo 2011
Ascoltiamo la chitarra di Luigi Catuogno
Gentile redazione di Maggies Farm,
sono un chitarrista classico affetto dalla nascita da dylanite acuta. Da
tempo lavoro ad un progetto di arrangiamenti strumentali di canzoni di Bob.
E' un progetto per dire forzato perchè se le dovessi cantare scapperebbero
tutti.
Mi rendo conto che escludere i meravigliosi testi è una responsabilità molto
grande. Ma questo è il mio linguaggio, magari con la presunzione di
valorizzare anche il Dylan musicista e melodista spesso a torto
sottovalutato.
Mi permetto di segnalarVi il mio player sperando di fare cosa gradita.
http://www.reverbnation.com/artist/artist_songs/1434920
oppure la mia pagina web:
http://www.myspace.com/hardrain61
Colgo l'occasione per salutare tutti gli artisti che diffondono la musica di
Dylan augurando loro buon lavoro.
Un caro saluto, Luigi Catuogno
Caro Luigi, conoscevo da
tempo il tuo lavoro alla chitarra e devo dire che anche senza testi le tue
interpretazioni sono ricche di fascino, ti ringrazio di averci segnalato
dove è possibile ascoltarle in modo che tutti i lettori della Fattoria
possano apprezzare la tua visuale della musica dylaniana ed il valore delle
tue interpretazioni, alla prossima, :o)
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La mail di Mauro Casadio Farolfi
Cari amici
ho avuto occasione di visitare il sito maggiefarm.eu vorrei parlare -
telefonicamente con qualcuno ????
Mi comunicate un numero telefonico o cellulare ????
E' possibile??
Sto lavorando insieme ad alcuni amici per alcune iniziative dedicate ai 70
anni di Bob Dylan
posso parlare con qualcuno di voi.
Grazie.
Mauro Casadio Farolfi
Ti ho inviato il mio numero
di cellulare via e-mail privata, aspetto la tua chiamata, ciao :o)
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I TEMPI STANNO CAMBIANDO
Thank You Bob : tributo a Bob Dylan con eventi a Dozza in Aprile e Maggio
di Mauro Casadio Farolfi e Corrado Gambi
Una voce gracchiante, acida, fuori da ogni schema, da folksinger del
Midwest, come il suo amico e idolo musicale Woody Guthrie. Nel gennaio 1961
Bob Dylan si recò al Greystone Hospital nel New Jersey per rendergli omaggio
prima della sua scomparsa: Guthrie fu una vera rivelazione ed ebbe su Dylan
e sulle sue prime composizioni una grande influenza. “Potevi sentire
continuamente le sue canzoni e allo stesso tempo viverle” disse il
menestrello di Duluth a proposito del suo maestro. Dylan mutua alcuni
elementi della tecnica espressiva e musicale di Guthrie dal caratteristico
harmonica holder fino al talking blues, come ad esempio nella famosa Master
of War. Un assemblaggio fra musica e vita, musica e strada, perennemente on
the road, come ci insegna la cultura americana di quei tempi.
Il viaggio è permanentemente nei suoi testi, un viaggio perenne,
significativo il Never Ending Tour che a settant’anni lo porta ad esibirsi
in tutto il mondo con 20 concerti al mese. Il viaggio, come un hobo
instacabile alla ricerca dell’uomo interiore e della sua consapevolezza.
Robert Allen Zimmerman, per tutti Bob Dylan in onore del poeta gallese Dylan
Thomas, nasce il 24 maggio 1941 a Duluth nel Minnesota. Si esibisce per la
prima volta nella primavera del '61 in alcuni club di New York e fu subito
uno shock, per quel timbro vocale strano, sgraziato ma per tanti
affascinante, carismatico, profetico. La sua voce magnetica come le parole
delle sue canzoni d'amore e di protesta, un linguaggio poetico che ha
prodotto ammirazione in tutto il mondo e lungo almeno tre generazioni.
Voce, testi e volto sono tutt'uno anche in questa mostra, dove si può vedere
il Dylan dai primi anni sessanta a oggi. Nelle imagini l'evoluzione del
poeta candidato al Nobel per la letteratura, nato da una famiglia ebrea e
che conosceva bene la Bibbia (infatti molti suoi testi hanno riferimenti
biblici).
Forse anche per questo nel settembre del 1997 a Bologna, Papa Giovanni Paolo
II lo chiama a cantare una delle canzoni più famose: Blowin’ in the wind.
Insieme a Bob e ai 400.000 presenti intona la canzone-inno di un'intera
generazione. “How many roads must a man walk down before you can call him a
man”.
E ancora “la risposta soffia nel vento...”.
Tanti gli amici che lo ricordano. John Lennon “Dylan shows the way”, Bruce
Springsteen “non sarei nessuno se non fosse per te. Tu sei il fratello che
non ho avuto”. Eric Clapton “Quando ascoltai quella musica capii che eravamo
dei dinosauri noiosi”, Bono leader degli U2 “Dylan ci accompagna dalla culla
alla tomba”.
Tanti anche i cantautori italiani ammiratori di Bob Dylan : Vecchioni,
Guccini, De Gregori.Ligabue ma soprattutto Franco Battiato, dapprima timido
e critico poi affascinato, tanto da inserire alcune canzoni nel suo
repertorio: “Dylan era un personaggio che avrebbe potuto cantare l’elenco
del telefono, le sue canzoni avevano un origine mantrica, una rottura con il
mondo precedente”.
Anche il designer Ettore Sottsass, grande ammiratore dylaniano, chiamò con
il nome Memphis, il suo gruppo di ricerca internazionale nel design ed
architettura, in onore della canzone “Stuck inside of mobile with the
Memphis blues again” e confidò di aver ascoltato una notte quindici volte
consecutivamente la canzone Like a rolling stone, ipnotizzato da quel mix di
voce e musica.
Like a rolling stone è più di una canzone è l’inno simbolo del cambiamento.
E come non ricordare la versione insuperabile , anche per Dylan, eseguita da
Jimi Hendrix.
Successivamente Dylan ebbe a complimentarsi con Jimi anche per la versione
di All along the watchtower dicendo che la versione da lui realizzata era di
gran lunga, per “pathos” e coinvolgimento, superiore alla sua. “L’ha
eseguita meglio di me” questo fu il commento dopo il concerto a Monterey.
Queste sono alcune delle canzoni più famose del repertorio dylaniano ma ai
lettori e novizi consigliamo di avvicinarsi anche alle canzoni meno note e
alle decine di poesie scritte nei cinquant’ anni ed avviarsi all’avventura
iniziatica accompagnati dalla voce e dale parole di Dylan.
A noi piace ricordare Dylan, nel suo 70° compleanno, con Thank you Bob:
eventi che si svolgeranno a Dozza, un tributo di canzoni, spettacoli
teatrali, lettura di testi, foto e altro ancora, perchè Dylan più di altri
ha saputo interpretare in questi cinquant'anni le inquietudini sociali di
milioni di persone in tutto il mondo ma anche le tensioni individuali, le
aspirazioni verso una ricerca della Verità che troviamo spesso nelle oltre
mille canzoni-poesie.
Anche per questo ringraziamo Bob Dylan, straordinario testimone ed
interprete poetico, musicale, sociale dei cambiamenti dei nostri tempi e per
le emozioni che ci ha trasmesso in questi decenni.
Con la sua chitarra acustica o elettrica, con le sue conversioni religiose o
le sue frecce rivoluzionarie, ma sempre con quell'atteggiamento saggio e
ironico di sapersi mettere perennemente in gioco. E noi pronti ad ascoltarlo
e cercare nell' “another side” nostro e di Bob le parole “Come gather 'round
people... for the times they are a-changin”.
Signore e signori, i tempi stanno cambiando e ora: Thank you Bob.
PROGRAMMA
dal 30 Aprile al 28 Maggio - Sale Espositive della Rocca di Dozza
THANK YOU BOB - Mostra fotografica dedicata a Bob Dylan - Inaugurazione : 30
Aprile - ore 11.00 - Rocca di Dozza
Sabato 7 Maggio 2011 - ore 21 – Teatro Comunale di Dozza
FOLK-WAYS: Woody Guthrie, Bob Dylan, Bruce Springsteen - Viaggio alla
scoperta delle radici della musica americana
con: Franco Minganti, Marina Petrillo, Maurizio Bettelli, Antonio Zirilli
Sabato 21 Maggio 2011 - ore 21 – Teatro Comunale di Dozza
Enrico Fink - SUBTERRANEAN JEWISH BLUES - Cohen, Zimmerman & Co.: alla
ricerca di radici ebraiche fra i folk singer americani
di e con: Enrico Fink e Tiziano Mazzoni Acoustic Band
produzione: Officine Della Cultura
con la partecipazione di: Franco Minganti
Sabato 28 Maggio 2011 - ore 21 – Teatro Comunale di Dozza
Compagnia Teatrale della Luna Crescente & Street Legal presentano:
CHRONICLES
musiche: Andrea Tampieri - chitarra; Corrado Gambi - voce
Street Legal: Gianluca Morozzi - chitarra, Giorgio Malucelli - chitarra e
voce, Francesco Checco Palmisano - chitarra e fisarmonica, Alberto
Sebastiani - basso, e con la partecipazione di: Alfonso Cuccurullo
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L'angelo di Malibu
Uno dei miei migliori amici è sempre stato in preda alla rabbia per 32 anni,
compresi i fine settimana. Ha cominciato con quello che lui riteneva essere
toni razzisti della Frito Bandito, uno stereotipo personaggio messicano dei
cartoni animati che pubblicizzava le chips di mais. La sua rabbia non si
è mai placata.
Tutto lo faceva infuriare, e lui a sua volta faceva infuriare me, a causa
del suo vizio di telefonarmi sempre dopo la mezzanotte prima che si
svegliasse il gufo maculato del nord della California.
Quando gli ho detto che ero stanco di sentire la sua indignazione alle 3 del
mattino, ha preso a chiamarmi con buone notizie per quanto riguarda le cause
a cui è legato. Ora sono stufo della sua gioia come ero stufo del suo
furore.
"Cosa ha fatto ora," dice mia moglie assonnata quando il telefono squilla,
"alleva un pulcino di condor in cattività?"
Uno di questi giorni troveranno inchiodato a una croce sulla spiaggia di
Venice o a cavallo sul dorso di un capodoglio nel tramonto nebbioso, non ne
ho saputo più nulla.
Ho parlato di lui oggi in via di introduzione di una donna che, pur non così
maniacale come il mio amico, anche lei è nata per fomentare.
Il suo nome è Valerie Sklarevsky e vive in un vecchio carro di zingari a
Malibu con un cane di nome Dancer. La polizia la conosce con il nickname di
“Angel”.
Lei è diventata famosa quando Bobby Dylan l’ha suo inclusa in uno dei suoi
brani, "License to kill".
Dice la strofa: “There's a woman on my block, sitting in the chill,/ Saying,
'Who's gonna take away his license to kill?' "
"C'è una donna nel mio quartiere, seduta al gelo, / va dicendo: "Chi gli
porterà via la licenza di uccidere?".
Questa è Valerie.
Probabilmente l’avrete veduta al telegiornale mentre la portavano via in
manette o mentre veniva trascinata giù per le scale di un edificio federale
gridando: "smettete di uccidere donne e bambini!"
Lei è stata arrestata 30 volte negli ultimi dieci anni, 10 volte solo
quest'anno, soprattutto per le proteste contro la politica degli Stati Uniti
in America Latina. Protestare è più o meno il suo lavoro a tempo pieno.
Ho preso coscienza di Valerie il mese scorso, quando si è imbrattata di una
sostanza rossa e si è inginocchiata a pregare per i sei gesuiti e le due
donne assassinate lo scorso anno in El Salvador.
Ciò che mi colpì fu il fatto che la sostanza rossa che si era schizzata era
il suo sangue.
(Fonte: http://articles.latimes.com) |
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Martedi 29 Marzo 2011
I demo dei DYLAN DOGS
Ciao Mr.Tambourine,
ti segnalo per Maggiesfarm che il nostro nuovo "CD demo" è interamente
online per qualche settimana
sul nostro Myspace, ma anche su
www.reverbnation.com/dylandogs
e su www.facebook.com/dylandogs
(Band Profile)
Spero che le nostre interpretazioni non dispiacciano ai core-fans che
albergano su questo sito, un caro saluto
Bruno Jackass - DYLAN DOGS
Caro Bruno, credo che le
vostre versioni non dispiacciano a nessuno, ottimo lavoro, cumplimentttt !
Ciao, alla prossima, :o)
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Bob Dylan: l'inizio della storia (part 1)
clicca qui
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Lunedi 28 Marzo 2011
La mail di Marco
Ciao Mr. Tambourine,
sono Marco di Milano, complimenti , hai scritto anche tu un capolavoro con
quell' omaggio a Blonde on Blonde, poche righe ma con dentro un universo in
espansione, e vorrei vedere le facce degli studiosi fra migliaia di anni
quando cercheranno di capire qualcosa di quel fossile in costante
evoluzione, ti ho scritto solo poche volte, ma è vero che dovremmo scriverti
di piu e farti piu complimenti, cosi ci regali anche tu belle e lunghe
emozioni.
Ti ringrazio per le belle
parole che fanno sempre piacere, peccato che non sempre le ciambelle mi riescono col buco come pare sia il caso
dell'articolo da te apprezzato, :o)
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The Freewheelin' Bob Dylan tour
di Qian Mu (China Daily)
I fans cinesi dell’ eroe della controcultura avranno finalmente la
possibilità di vederlo dal vivo durante i concerti a Pechino, Shanghai, Hong
Kong e Taipei.
Bob Dylan, probabilmente non avrebbe pensato all’errore commesso per le sue
foto per il tour cinese, da parte dello Xinmin Evening News, uno giornali
più letti di di Shanghai. Le foto usate per presentare i suoi concerti il 4
marzo si sono rivelate essere quello di Willie Nelson. A quanto pare,
l'errore è stato segnalato da parte dei lettori, e non è ancora stato
corretto sul sito web del giornale, al momento della scrittura.
"In Cina forse molte persone hanno sentito parlare di Dylan, ma non molti
sanno veramente chi è," ha detto Zhang Xiaozhou, un critico musicale che
abita a Pechino. Tuttavia, Zhang si aspetta che i concerti in Cina del
trovatore americano saranno ben frequentati, in quanto egli ritiene che
molti cinesi non vogliano perdere la possibilità di vedere una delle icone
della controcultura più famose del mondo.
Dylan, che compirà i 70 anni a maggio, terrà il suo primo show il 6 aprile
al Gymnasium dei Lavoratori di Pechino, seguito da un altro a Shanghai al
Grand Stage l'8 aprile. Egli si esibirà anche a Taipei il 3 aprile e ad Hong
Kong il 12 aprile e 13. I fans cinesi di Dylan hanno celebrato la sua venuta
dal giorno in cui la notizia è stata annunciata, e molti che non vivono
nelle città lungo il percorso del tour di Dylan hanno messo in programma di
recarsi in quei luoghi per potewrlo vedere.
I concerti di Hong Kong sono stati annunciati prima di quelli di Pechino e
Shanghai, e Ma Zhen, un fan 29enne di Dylan della provincia di Shandong, si
è subito assicurato un biglietto per il concerto di Hong Kong e ha iniziato
a lavorare su voli, hotel, Hong Kong e Macao, per avere la documentazione
necessaria per raggiungere Hong Kong. Ora Dylan si esibirà anche a Pechino e
Shanghai, e lui ha in programma di partecipare a tutti i concerti.
"La mia vita è stata fortemente influenzata dalle opere di Dylan,
soprattutto per le sue opinioni sul mondo e sull'umanità", dice Ma, che ha
un tatuaggio del logo di Dylan su una delle sue braccia.
In Cina, la maggior parte degli appassionati di Dylan sono i giovani che
sono cresciuti dopo la riforma della Cina e l'apertura nel 1978, mentre
alcuni dei contemporanei cinesi di Dylan lo hanno conosciuto al culmine
della sua fama durante i tumulti politici della Cina del 1960.
Fan Dylan dagli ultimi otto anni, Ma ha tutti i CD pubblicati di Dylan, così
come alcuni bootlegs ufficiali che gli sono stati inviati da amici stranieri
che incontrava sul forum online dedicato al cantante.
"Ho postato sul BBS la domanda di quando sarebbe stato possibile per Dylan
venire in Cina", dice Ma, il cui ID "Dancing Child with Chinese Suit" è
preso dalla canzone di Dylan, I Want You.
"Ho anche deciso di recarmi all'estero per vedere un suo concerto, ma è
risultato essere troppo difficile. Ora sono così eccitato dal fatto che lui
sta veramente venendo in Cina".
La metà dei biglietti per il concerto di Pechino sono stati venduti il primo
giorno di apertura delle vendite, il 16 marzo, ed ora quasi tutto è sold
out, secondo il Gehua-Live Nation, promotore dei concerti di Dylan Cina.
Tra le prime categorie di sold-out dei biglietti di Pechino sono stati
quelli più economici da 280 yuan (43 dollari) e quelli di primo livello da
1.961,411 yuan, che sono stati così vantaggiosamente offerti dal promotore
"per commemorare la data della prima esibizione ufficiale di Dylan”.
Ci sono state domande dei fans sul perchè la società si riserva di
addebitare 0,411 yuan. Si scopre che, in pratica l'agenzia di ticketing
addebiterà 1.961 yuan, anche se "1961,411 yuan" è stampato sul biglietto.
"I concerti di Dylan sarà una pietra miliare per la nostra azienda", spiega
Wei Ming, direttore generale di Gehua-Live Nation, una joint-venture tra la
cinese Gehua culture e gli Stati Uniti a base ONU. “Uno spettacolo dal vivo
di Dylan, l’artista che abbiamo sempre voluto poter portare in Cina."
Nel 2010 ci furono voci Dylan del tour in Cina ai primi di aprile. La
Brokers Brothers Herald, un agente con sede a Taiwan, aveva lavorato su quel
tour che non fu poi realizzato, aveva detto che il piano non era riuscito
perché il ministero cinese della Cultura non aveva dato la sua approvazione.
Il Ministero della Cultura rifiutò di rilasciare un'intervista sulla
questione, ma un addetto del campo dell’ intrattenimento che non vuole
essere nominato ha rivelato che l'annullamento fu dovuto a motivi
commerciali.
Il 28 febbraio di quest'anno, il Ministero della Cultura cinese ha
pubblicato la sua approvazione per il tour di Dylan 2011in Cina. Secondo
Wei, il processo di definizione è stato "molto liscio".
Dylan ha avuto un calendario incessante di show dal 1988 in poi ed alcuni lo
hanno ribattezzato “The Neverending Tour”, circa 100 spettacoli ogni anno.
Oltre alla Cina, Dylan si esibirà per la prima volta anche in Vietnam in
questo tour.
Alcuni spettatori si sono lamentati per l'imprevedibilità delle performance
di Dylan, di come lui cambia la sua scaletta, le modalità e l'approccio
vocale quasi ogni notte.
Ma dice che chi ha voluto lanciare il gioco di indovinare la set list di
Dylan per i concerti asiatici è stato uno dei siti dylaniani chiamato "Dylan
Pool", ma dice che è impossibile prevedere il programma che Dylan eseguirà
in Cina.
"Io non voglio indovinare che cosa ha intenzione di cantare in Cina, anche
se mi aspetto che lui esegua molti dei suoi ultimi lavori che mi piacciono
molto," ha detto Ma.
Ma crede anche che Dylan cambierà il suo programma da città a città e questo
è uno dei motivi per cui vuole assistere ai concerti di Pechino, Shanghai e
Hong Kong.
Il critico Zhang, che ha visto un concerto di Dylan in Germania nel 2006,
consiglia il pubblico cinese di prendersi il tempo per studiare i testi
dell'artista prima di andare ai concerti in modo di "aver dato più valore ai
loro soldi".
Egli suggerisce anche che il pubblico cinese dovrebbe essere informato sul
fatto che gli shows probabilmente saranno diversi da quello che si
aspettano.
"E' naturale sentirsi smarriti e confusi in un primo momento ad un concerto
di Dylan. Si può anche non essere in grado di riconoscere una canzone che si
pensava di conoscere bene," dice Ma, "Penso che con le sue esibizioni siano
in continua evoluzione, che Dylan stia rivitalizzando le sue opere."
(China Daily 2011/03/23 pagina 18)
(Fonte: http://www.chinadaily.com.cn)
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The freewheelin' Bob Dylan
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Sabato 26 Marzo 2011
“Blonde on blonde” forever
Ieri ho riascoltato BoB e son tornato col pensiero a Bob ( questo si suppone
sia il significato del titolo dell’album ).
Ricordo che la prima cosa che mi colpì , ancora prima di capire , fu il
suono , “quel wild-thin-mercury-sound” che Dylan stesso cercherà invano di
riprodurre senza mai più riuscirci.
Che aveva di strano quel suono selvaggio ? Era selvaggio! Era un urlo di
disperazione , di liberazione , di sofferenza , di noia , di desiderio , di
cambiamento , d’amore , di rancore , di protesta , di rimprovero , di
solitudine mentale.
Si può essere più soli in mezzo ad un mare di persone che non chiusi in un
angusto locale in compagnia solo di se stessi. Era così che si sentiva Dylan
in quel periodo della sua vita ?
Di certo “Blonde on Blonde” è ancora l’album che riassume meglio di tutti
gli altri le fonti ispirative di Dylan , raccolte nell’album e rinchiuse da
una barriera di seducente filo spinato dal quale non si staccheranno più.
Da dove nasce Blonde ? L’album vede la luce dopo la battaglia del Festival
di Newport nel 1965 dove sul palco successe di tutto ( Pete Seeger con una
scure voleva tagliare i cavi dell’amplificazione di Bob ), forse l’inizio
della guerra personale di Bob a tutti coloro che volevano a tutti i costi
appiccicargli una qualunque etichetta. Lui si sente al di sopra di queste
banalità , ma solo lui se ne rende conto , capisce di agire e pensare nella
quinta dimensione, luogo sconosciuto a tutti gli altri , luogo pesante da
abitare , anche per lui , luogo dove le sollecitazioni e le riflessioni sono
sempre estreme , mitigate dal nulla totale , dal nulla che fa nascere in Bob
l’esigenza di un linguaggio diverso , un linguaggio che farà la differenza
fra lui e gli altri , il suo concetto delle umane cose andrà a sottolineare
in modo incancellabile questa differenza.
Anche nel suono c’è la differenza , il suono che è il primo avvertimento che
qualcosa di diverso sta per essere sottoposto alle orecchie non preparate di
quelle persone che sprecheranno inutilmente ed a vanvera fiumi di inchiostro
cercando di catalogare “Blonde on Blonde” insiema a Bob. Non ci riusciranno
mai , “Blonde on Blonde” rimarrà una cosa unica , il suo suono rimarrà una
cosa unica , imitato da tutti e mai eguagliato da nessuno. La cosa più
strana ed incomprensibile è che quel suono fu realizzato da musicisci di
studio ( turnisti ) di Nashville, cioè quanto di più normale possa esistere
nella categoria dei musicisti di professione.
Dylan era on the road in un tour massacrante, devastante , dove le urla, i
fischi, le proteste la facevano da padrone, un tour che sembra prendere la
strada del dramma sociale invece di quella del dramma personale. E’ proprio
in questo impensabile rincorrersi di avvenimenti che Dylan scrive quello che
diventerà il punto più alto della sua arte , il “Capolavoro” in assoluto ,
il punto di svolta della musica rock.
Si percepisce immediatamente l’odore del Masterpiece , si capirà in seguito
il valore rivoluzionario dell’album ( a parte il fatto che fu il primo album
doppio della storia ) quando sarà chiaro che l’album non era più una
raccolta di canzoni easy-listening tipo i primi album ye-ye dei Beatles ma
bensì un’opera unitaria , guidata da un solo concetto che legava i brani uno
all’altro. Fu coniato un termine per questo tipo particolare di album che
sarà il capostipite di una marea di altre opere da esso ispirate , “Concept
album” , ed il decennio musicale successivo sarà ossessionato da questo
concetto , che diventerà un’esigenza vitale per tutti gli artisti di quel
periodo. Fu un ordine imperativo - Basta , d’ora in poi la musica si fa così
-, la musica non è più un modo banale di passare il tempo ma un modo
intelligente per impegnarlo, e le regole della nuova musica furono dettate
senza possibilità di appello da Bob Dylan e da “Blonde on Blonde”.
La vera rivoluzione darwiniana ( the struggle for life ) di Dylan sono i
testi, il punto deficitario della musica rock, ma Dylan detta le nuove
regole che saranno assimilate da tutti , Beatles compresi ( ricordo che
erano i massimi artisti del momento, all’ unanimità giudicati insuperabili,
saranno i primi a capire la fine degli ye-ye cominciando a pensare ad albums
come “Revolver”, “Sergent Pepper’s” o il “White Album” ) , Dylan ripudia i
testi della canzone di protesta del folk , legge , assimila , rielabora
concetti con la sua visione , prende e trasforma tutto , mischia Shakespeare
con Platone , i simbili del maledetto Rimbaud entrano nel suo linguaggio ,
le sue parole diventano visioni , quasi un ermetismo mascherato, da
associazioni mentali metafisiche fuse con la tradizione Appalachiana , la
canzone diventa poesia , letteratura cantata , cosa davvero inusuale per
quel tempo. Dylan cala così il sipario sulla musica di ieri ed alza quello
sulla musica di oggi. Qualcuno si siederà immediatamente alla tavola di
Dylan ( Lennon ed i Beatles “Dylan shows the way” ) , altri arriveranno alla
festa quando lui se n’era già andato , ma il solco della divisione era ormai
tracciato e mai più riempito.
Non voglio parlare delle canzoni già ampiamente fatte a pezzettini da
migliaia di critici , alla ricerca di simbolismi e riferimenti misteriosi ,
ansiosi di scoprire il tutto totale del pensiero dylaniano.
Vi suggerirei però di riascoltare “Sed eyed lady of the lowlands” , non
ritengo necessario dire altro.
I Beach Boys uscirono con “Pet Sound” , I Beatles con “Sergent Pepper’s” ,
gli Stones con “Their Satanic Majesties' Request” , Dylan svolta
improvvisamente con “John Wesley Harding”e tutti , artisti e critici cadono
di nuovo nel baratro dello stupore e dell’ignoranza. Dov’era finito il suono
favoloso di “Blonde on Blonde”? Era semplicemente finito, come tutte le cose
irripetibili, Bob cercava altre strade , lui è così , un fossile in costante
evoluzione, oggi quì domani là , dopodomani ?
Mr.Tambourine
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"Bob Dylan è stato quasi di famiglia" (2
ottobre 1997):
Patrick Pezzati sta raccontando alla madre della sua nuova canzone preferita
e del ragazzo che la canta.
Questo non è insolito. Pezzati è cresciuto in una famiglia di artisti, in
una casa dove c’erano migliaia di album e molti libri. Ma, quando il
pre-adolescente ha iniziato a decantare le lodi della canzone "Blowin' in
the Wind'' e del cantante Bob Dylan, la madre, non poteva che sorridere.
Emily Pezzati ha detto a suo figlio che lui era primo cugino di Suze Rotolo,
che una volta era la ragazza di Bob Dylan, la ragazza sulla copertina di
"The Freewheelin' Bob Dylan'' che camminava lungo una strada fangosa del
Greenwich Village era la figlia di zia Maria, Suze.
E c'era una storia familiare in più: I genitori dei Pezzati avevno diviso il
pane con Dylan quando era una nullità, un ragazzo trasandato, il ragazzo di
Suze, che viveva in fondo sulla West Fourth Street e raccontava un sacco di
frottole che Emily Pezzati non poteva credere. I Pezzati erano lì quella
notte, nel 1961 al Gerde's Folk City, quando Bob Dylan è stato scoperto dal
New York Times.
Non solo i Pezzati trovano Bob una persona difficile, ma anche non credevano
che aveva un briciolo di talento. Di certo non poteva cantare. Quello era
sicuro.
Patrick Pezzati, oggi 47enne che vive in Montague, ha trovato tutto questo,
beh, interessante, divertente. Rimane ancora un fan di Bob Dylan.
E, no, non ha mai chiesto a sua o cugina - per la quale Dylan ha scritto
"Don't Think Twice'' e " Tomorrow Is A Long Time" ciò che Dylan era
veramente.
"Io in realtà avrei voluto saperne di più su mia cugina, attraverso la
lettura delle biografie di Dylan e ascoltando le storie che mi raccontava
mia madre' 'mi disse 14 anni fa. "Ho incontrato Suze solo una poche volte.
Voglio dire che era nato da tre settimane prima che “Freewheelin” fosse
pubblicato.
Nel 1995, Patrick e sua moglie, Chandra Hancock, hanno aperto "Turn It Up'',
un gioiello di negozio di compact disc usati in un locale sotterraneo a
Northampton Pleasant Street. (Ora hanno anche un negozio in Montague,
accanto alla libreria Montague Mill) . Hanno classici e rarità, materiale
diverso dagli standard, roba dei grandi Tommy Dorsey e del gigante del
gospel Thomas Dorsey. Hanno materiale di Lloyd Cole edel grande crooner Nat
King Cole. Il rock dei Buffalo Springfield e di Rick Springfield, di 'Billy
Corrigan degli Smashing Pumpkins, del virtuoso mandolinista David Grisman e
di Leo Moran dei The Saw Doctors, tanto per fare un breve elenco di
celebrità.
La rivista Rolling Stone ha scritto un articolo sul negozio. E un film del
2010, “I Need That Record” in cui diverse scene si svolgevano nel negozio
Turn It Up, il film racconta la storia dell' importanza e della scomparsa
dei negozi di dischi.
Nel suo libro di memorie del 2009, "A Freewheelin 'Time'', la Rotolo ha
scritto che Dylan le aveva chiesto di sposarla. Se avesse detto di sì ...
(Fonte: http://www.masslive.com)
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Quel visionario di Bob Dylan che canta la
giustizia
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Navarro-Valls: "Papa Wojtyla,rapito al
Caab da Bob Dylan"
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Venerdi 25 Marzo 2011
Dylan in Vietnam - Parte 1: Dylan e la
mitologia del Vietnam
Bob Dylan terrà un concerto alla RMIT
University a Saigon il 10 aprile. La stampa locale lo ha annunciato come
parte di un omaggio a Trinh Cong Son che è morto dieci anni fa.
L'annuncio del concerto di Dylan ha fatto notizia, che, si spera, aiuterà a
vendere gli 8.000 biglòietti nella location sede nel Distretto di Ho Chi
Minh City 7. È interessante notare che la maggior parte di ogni articolo che
è apparso tenta di connettere Dylan in qualche modo al movimento contro la
guerra in Vietnam, urlando titoli come "L’Anti-War Bard si esibirsi in
Vietnam", molte altre connessioni, anche facendo specifico riferimento alle
canzoni di Dylan, come "Masters of War" e "Blowin' in the Wind" per l'epoca
simbolo del movimento contro la guerra del Vietnam.
Forse è semplicemente il passaggio del tempo o forse semplicemente i
reporters non c' erano, o forse una buona verifica dei fatti non è così
importante, ma come è risaputo, Dylan non faceva parte di nessun movimento,
con grande costernazione di molti. Dylan sarebbe stato il primo a
riconoscere questo fatto, lavorando sodo per prendere le distanze
dall’appellativo di "portavoce di una generazione" che gli era stato
conferito. Canzoni come "Like a Rolling Stone" e la versione di Hendrix di
"All Along the Watchtower" possono essere parte della colonna sonora della
guerra americana in Vietnam, ma un qualsiasi ulteriore collegamento tra
Dylan e il movimento contro la guerra è difficile da fare.
Ricordiamo la cronologia.
Dylan ha scritto "Blowin 'in the Wind" nel marzo 1962, e "Masters of War"
circa nove mesi dopo. A quel tempo gli Stati Uniti avevano diverse centinaia
di consiglieri nei Green Berret in Vietnam. L’ SDS era stato appena fondato
(il Port Huron Statement risale al marzo 1962) ma non c' era un movimento
contro la guerra focalizzata sul Vietnam. La guerra fredda con l'Unione
Sovietica era il picco ed il movimento dei diritti civili stava acquistando
slancio su tali temi.
Le ultime canzoni di protesta di Dylan sono state scritte dal novembre 1963
con la pubblicazione dell’ LP “The Times They Are A-Changin” che fu
pubblicato nel gennaio 1964. Nessuna di queste canzoni avevano alcun
collegamento con la guerra in Indocina in via di sviluppo. Ha continuato a
produrre il suo materiale pre-1964 di canzoni di attualità, che parlavano di
diritti civili e della guerra fredda - nel 1964 e all'inizio del 1965,
quando le prime truppe combattenti degli Stati Uniti sono arrivate in
Vietnam, ma al momento dell 'estate '65 e del tour dell’autunno, Dylan,
allora 24enne, si era mosso come un artista (aveva appena concluso la sua
relazione con Joan Baez) e le canzoni di protesta erano sparite
completamente dal suo repertorio concertistico, per riapparire solo molto
tempo dopo che la guerra era finita. Canzoni come "Restless Farewell" e "My
Back Pages" hanno reso chiaro che Dylan non era interessato a essere un
portavoce per il movimento di nessuno.
Con Dylan che lasciava le canzoni di protesta dietro di sè, questo compito è
stato lasciato a Phil Ochs ("Talking Vietnam", "Draft Dodger Rag", "I Ain't
Marching Anymore") per contribuire effettivamente con canzoni connesse con
il conflitto del Vietnam. In questo periodo Dylan non è stato riagganciato
dai suoi amici che continuavano nella tradizione da lui iniziata, come è
noto, una volta ha gettato Ochs fuori da un taxi gridando "Tu non sei un
cantante folk, sei un giornalista."
Dylan non è mai apparso durante una manifestazione contro la guerra o in un
concerto, e, per quanto sono in grado di discernere, non ha mai fatto
commenti pubblici sulla guerra del Vietnam. Egli fu spinto a farlo nel 1966
in un'intervista a Nat Hentoff per Playboy, e di nuovo in una intervista
condotta dal suo amico Happy Traum per la rivista "Sing Out”, e in entrambe
le occasioni ha scelto una posizione neutrale, non mostrando sostegno per la
causa contro la guerra.
Dylan ha scritto solo un altro brano di attualità, prima che gli ultimi
soldati americani lasciassero il Vietnam, nel 1971, l’ omaggio a
George Jackson, il leader delle Pantere Nere ucciso poche settimane prima
della pubblicazione del disco. Durante i quasi sette anni tra la fine del
1966 (il suo tour britannico) e la fine del coinvolgimento americano in
Vietnam, Dylan ha vissuto quasi completamente al di fuori degli occhi
dell'opinione pubblica, occupandosi dela sua famiglia, e pubblicando solo
tre album di materiale originale (John Wesley Harding, Nashville Skyline e
New Morning).
Nel 1984, Dylan finalmente ha registrato una canzone che faceva riferimento
all'esperienza americana in Vietnam, "Clean Cut Kid" presente sull’ album di
Dylan “Empire Burlesque”:
Tutti vogliono sapere perchè non riuscì ad
adattarsi
Adattarsi a cosa? Ad un sogno che andò in rovina?
Era un ragazzo per bene
Ma lo hanno fatto diventare un assassino
ecco quello che hanno fatto
Dissero: quello che è su è giù, dissero: è ciò che non è
gli misero in testa delle idee che egli finì col credere sue
Era un ragazzo per bene
Ma lo hanno fatto diventare un assassino
ecco quello che hanno fatto
Faceva parte della squadra di baseball, faceva parte della banda musicale
Quando aveva dieci anni aveva una bancarella di angurie
Era un ragazzo per bene
Ma lo hanno fatto diventare un assassino
ecco quello che hanno fatto
Dissero: ascolta ragazzo, sei solo un cucciolo
Lo spedirono a delle terme al napalm per allenarsi
Gli diedero droga da fumare, liquori e pillole,
una jeep da guidare, sangue da versare
Dissero: congratulazioni, hai quel che ci vuole
Lo rispedirono nella corsa al successo senza freni
Era un ragazzo per bene
Ma lo hanno fatto diventare un assassino
ecco quello che hanno fatto
Comprò il sogno americano ma finì con l'indebitarsi
il solo gioco al quale avrebbe potuto giocare era la roulette russa
Beveva Coca-cola, mangiava Wonder Bread,
mangiava Burger Kings, era ben nutrito
Andò ad Hollywood per vedere Peter O'Toole
rubò una Rolls Royce e la fece finire in una piscina
Presero un ragazzo per bene
Ma lo hanno fatto diventare un assassino
ecco quello che hanno fatto
Avrebbe potuto diventare un assicuratore o il proprietario
di un bar o di un ristorante
Avrebbe potuto diventare un ragioniere o un campione di tennis
Indossava guanti da boxe, un giorno fece un tuffo
dal Golden Gate nella China Bay
Sua mamma cammina avanti e indietro senza pace, suo papà piange e si dispera
devono dormire insieme in una casa che non gli appartiene
Presero un ragazzo per bene
Ma lo hanno fatto diventare un assassino
ecco quello che hanno fatto
Bè, tutti si chiedono come mai non si adattava
tutto ciò che egli avrebbe voluto era qualcuno di cui fidarsi
Presero la sua testa e la rivoltarono come un guanto
egli non capì mai quel che gli stavano facendo
Aveva un impiego sicuro, si unì al coro
non aveva mai progettato di esibirsi senza rete
Presero un ragazzo per bene
Ma lo hanno fatto diventare un assassino
ecco quello che hanno fatto
Detto questo, sarò a Saigon il 10 aprile. Dylan stesso non può essere stato
una parte del movimento contro la guerra in Vietnam, ma la sua influenza è
stata incommensurabile. Ci sarebbe stato un Trinh Cong Son, un cantautore
amato in Vietnam durante gli anni della guerra, senza che prima ci fosse
stato un Bob Dylan? Probabilmente no.
Dovrebbe essere un bello spettacolo.
(Fonte: http://jungle-bar.blogspot.com)
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Bob Dylan, confermato concerto in Israele
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N.B. Il concerto non è ancora stato
confermato dal sito di Bob |
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Giovedi 24 Marzo 2011
Al Diesan & Pino Tocco alla Bob Fest in Olanda
Carissimo, ti invio in allegato la locandina
dell'evento a cui prenderemo parte per i festeggiamenti del 70° compleanno
di Bob in Olanda, più precisamente a Tilburg.
Questo invece è il link del gruppo creato appositamente sulle pagine di
Facebook:
http://www.facebook.com/home.php?sk=group_197611110259748
Al Diesan
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Bob Dylan, possibile concerto in Israele
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Liz taylor, l'ultima diva, è morta a Los
Angeles
Hollywood saluta l'ultima sua stella, la diva
con gli occhi viola che ha conquistato il mondo per la sua capacità
interpretativa ma anche per la sua intensa e movimentata vita privata. Si è
infatti sposata otto volte con sette uomini diversi: Conrad Hilton, Michael
Wilding, Mike Todd, Eddie Fisher, Richard Burton (due matrimoni), John
Warner e Larry Fortensky. La leggendaria attice si è spenta oggi a Los
Angeles, aveva 79 anni. Il decesso, avvenuto presso il Cedars Sinai Medical
Center, è stato causato da un' insufficienza cardiaca. Liz Taylor inizia la
sua avventura nel mondo della recitazione all'età di nove anni nel film
There's One Born Every Minute (1942). Ma è nell'anno successivo che il
grande pubblico si accorge di lei, recitando nel film Torna a casa Lassie!
Da lì un successo dietro l'altro, una carriera in ascesa che viene
suggellata con la vincita di due Premi Oscar; nel 1961 con il film Venere in
visone di Daniel Mann e nel 1967 con Chi ha paura di Virginia Woolf? di Mike
Nichols. Nel 1999 è stata nominata Dama dell'Order of the British Empire
(DBE) dalla Regina Elisabetta II. L'ultimo premio ricevuto, il 10 novembre
2005, è il Britannia Award for Artistic Excellence in International
Entertainment.
(Fonte: http://www.italia-news.it)
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Bob Dylan, Eddie Fisher, Elizabeth Taylor,
Carrie Fisher e Paul Simon
Il 24 settembre 2010 il cantante pop Eddie Fisher è morto di complicazioni
dopo un intervento all'anca il 22 settembre all'età di 82.
Bob Dylan era entrato in contatto da con Fisher, è stato detto che hanno
condiviso alcuni degli stessi musicisti di Nashville per le loro
registrazioni. Sia Dylan che Fisher sono stati avvistati al Temple Israel di
Hollywood. Eddie Fisher, una volta ha cantato Kol Nidre col coro delle
feste, mentre Marlon Brando e Dylan frequentavano un raduno pasquale al
Tempio nel 1975, dove Bob avrebbe cantato, "Blowin 'In The Wind" ..
Dylan, però, era certamente conosceva i membri della sua famiglia.
Fisher è stato coinvolto in uno scandalo quando ha lasciato la sua prima
moglie, Debbie Reynolds, per Elizabeth Taylor, nel 1959. Fisher e la Taylor
divorziarono il 6 marzo 1964 e lei sposò con Richard Burton per la prima
volta nove giorni dopo. Tuttavia, nel dicembre del 1962, durante la
registrazione di "I Shall Be Free", Dylan cantò " io faccio l'amore con
Elizabeth Taylor. . . Catch hell da Richard Burton! ". Questa versione demo
è stata inclusa nei Witmark Demos 1962-1964 (Bootleg Series Vol.. 9) set.
Andiamo avanti nel tempo fino al 31 marzo 1986. Quando a Dylan è stato
consegnato il premio ASCAP a Chasen's a Beverly Hills, è stato fotografato
seduto con la Taylor. Secondo Howard Sounes nel suo libro "Down The Highway,
la Taylor è stata " stordita" da Dylan quando ha suonato presso il Martin
Luther King Jr. all'inizio dell'anno.
Carrie Fisher, di Fame e Star Wars, è la figlia di Eddie Fisher e Debbie
Reynolds. Ha un paio di storie interessanti da raccontare su Dylan:
Non molte persone hanno il privilegio di avere Bob Dylan ospite in uno dei
loro cocktail party indossando una giacca a vento e occhiali da sole. Ancora
meno sono in grado di venire con l’abbigliamento perfetto per l'occasione:
"Grazie a Dio Dylan li portava, Bob, perché a volte la sera tardi qui il
sole si fa molto, molto luminoso, poi nevica."
Nel 1980, qualcuno dal suo ufficio ha chiamato il mio ufficio commerciale
(quando Liz era appena uscita dalla riabilitazione) e ha chiesto, "Possiamo
dare a Bob Dylan tuo numero di telefono? E io volevo dire « No, voglio
tenere lontano gli stalker da me. Non voglio più nessuna fottuta icona degli
anni Sessanta nella mia vita! Ma però ho preso la chiamata. Gli era stato
chiesto da una società di profumo di fare un profumo chiamato, «Just Like a
Woman”. A lui non piaceva il titolo ma gli piaceva l'idea di una colonia. La
cosa mi faceva pensare “Perchè volevano dare il mio nome ad una colonia
profumata? Comunque, gli suggerii, “Ambivalenza” - per il profumo che ti
manda in confusione, “Arbitrario” - per l'uomo che non gli importa un cazzo
di come profumi una donna,”Empatia” - se tutti e due amano lo stesso
profumo. Liz pensava che Dylan volesse far colpo su di lei, ma George
Harrison la disincantò da quel’idea, dicendole che Dylan viene facilmente
distratto e annoiato sulla strada: "Bob aveva telefonato a George la
settimana prima per vedere se voleva aprire la catena dei Traveling Wilburys
Hotel . "
Carrie Fisher è stata una volta sposata il cantautore Paul Simon, facendolo
diventare genero di Eddie Fisher. Simon, naturalmente, conosceva Dylan da
molti anni.
Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"
http://www.examiner.com/bob-dylan-in-national/bob-dylan-and-eddie-fisher-s-family-including-elizabeth-taylor-carrie-fisher-and-paul-simon?cid=examiner-email
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La “dolce vita” di Robbie Robertson
di Diego A. Manrique - Madrid - 20/03/2011
Ed ecco, Robbie Robertson ha pubblicato ai primi di aprile un nuovo album,
“How to become clairvoyant” (Fontana / Universal). Una disco aspettato da
tanto tempo: nei 35 anni dopo la sua uscita dalla band, il Canadese
(Toronto, 1943) ha pubblicato solo cinque album, l'ultimo, il contatto da
Underworld di Redboy, risalente al 1998.
Nessuno può dire che Robbie sia uno stacanovista del lavoro in musica? Lui
ride: "Sono fortunato ad avere altre fonti di reddito e non sento il bisogno
di dimostrare niente. Sono solo ioad essere coinvolto in un disco quando
inizio a costruire canzoni e vedere chi può integrarle con qualcosa di
coerente..." L'origine di “Come diventare chiaroveggente” è stata una
session con Eric Clapton, che ha portato ad alcune registrazioni nelle quali
sono stati coinvolti Stevie Winwood, Tom Morello e Trent Reznor. "Ho una
buona agenda e mi piace di aggiungere nuovi colori sulla mia tavolozza. Io
lavoro come un artigiano, strato dopo strato."
Sostiene di essere la prima volta che ha cantato in prima persona e racconta
la sua esperienza: "Ho firmato un contratto per scrivere un'autobiografia e
ho bisogno di esercizio fisico." Così, la sera, evoca gli anni sessanta,
quando lui era nell'occhio del ciclone come chitarrista elettrico di Bob
Dylan: "Non pensavamo di fare rivoluzioni culturali, è stato solo un
sopravvivere contro l'ostilità del pubblico." Oggi, tutto è registrato e
trattato come reliquie. C’è solo bisogno di una edizione completa di The
Basement Tapes, i nastri che Dylan e The Band hanno improvvisato in una
cantina di Woodstock, musica come terapia. Il suono è cavernoso, ma ora si
potrebbe ottenere qualcosa di ascoltabile".
La band è riemersa dal buio con Music From Big Pink (1968), un LP che è
stata usato come purgante: dopo quel disco artisti del calibro di Clapton
hanno rivisto la loro direzione estetica. Al culmine del surf psichedelico,
hanno contribuito con alcune canzoni di immagine sobria e arcaica:. "E'
stata la musica delle nostre radici, senza rabbia o allucinazioni in quel
periodo. Eccetto Levon (Helm, il batterista) i membri di The Band sono stati
tutti canadesi che hanno assimilato le tradizioni che americane, che, forse
per la vicinanza, spesso non hanno apprezzato. Una cultura che è stata più
profonda e più esotica di quanto sembrasse. Ci sono voluti 30 anni per
trovar casa in America, ora dicono che sono la riproduzione della musica
americana ".
In “This is where I get off”, Robertson la cui la separazione della band è
stato quasi un dramma nel quale è spesso ritratto come il cattivo, ha alzato
il tono della voce: "Psicologicamente e fisicamente, avevamo bisogno di
fermarci. Abbiamo dato un concerto per The Titanic, che divenne poi un film
(The Last Waltz) Il piano era quello di vivere altre esperienze e tornare a
ricaricare le batterie ricaricate. Ma nessuno mi ha più seguito, non ci fu
più un prossimo... appuntamento. Pensai: “Lo sapevo”.
Si riferisce a Hollywood. Martin Scorsese, suo compagno durante gli anni
degli eccessi, ha cercato Robertson come attore prima di farlo diventare il
braccio musicale del regista di New York. Tante le colonne sonore, Toro
scatenato, Il colore dei soldi, Casino' e il recente Shutters Island,
dominate dalle avanguardie del ventesimo secolo: "Ho usato “El resto es
ruido” del libro di Alex Ross, come la road map, ho analizzato centinaia di
pezzi di Cage, Ligeti, Penderecki, Adams, e così via Quando Martin ha
sentito le mie registrazioni ha avuto paura: ma la musica magicamente
rispettava la storia ".
Robertson non partecipa alla serie televisiva associata a Scorsese,
“Boardwalk Empire”, "Non potevano pagarmi!Beh, era una questione di budget e
allora sono uscito con questo nuovo album. "Il denaro non era
necessariamente l'argomento decisivo, ma in realtà non sapevo dove il mio
avvocato, che mi aveva detto come fare per fare la mia etichetta, aveva
depositato i soldi. Ho resistito a molte offerte, la mia partner mi ha detto
che era una sciocchezza, che c'è stata una riunione che avrebbe affondato la
mia reputazione. Ho accettato di fare il contrario, a parte sapere che Neil
ha rappresentato un grande preziosismo nella musica americana Abbiamo fatto
due album ed è stata una collaborazione proficua per entrambi".
Una curiosità finale. Dal momento che è l'opposto di quello stile di vita
Robertson è in grado di comprendere le ragioni di Bob Dylan a trascorrere la
maggior parte dell’anno suonando? "E' il suo modo di mantenere la sanità
mentale. Simplicemente sarebbe impazzito se non aveva qualcosa da fare, un
ricco calendario di concerti. A parte che ama stare sul palco, come per
Willie Nelson, che ormai ha circa 80 anni. La questione è che deve sostenere
le sue motivazioni, celebrando in eterno il suo impegno “on the road”.
(Fonte: http://www.elpais.com)
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Mercoledi 23 Marzo 2011
Nadir Agency intervista i Blackstones
clicca qui
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Aggiornamenti sul Tour 2011- Bob Dylan
suonerà in Israele ed in Norvegia
John Baldwin del Desolation Row Information Service ha pubblicato le
seguenti date del tour di Bob Dylan:
• 20 Giugno 2011, Stadio Ramat Gan, Tel Aviv, Israele
• 29 Giugno 2011, Calling Bergen, Bergen, Norvegia
• 30 giugno 2011, Spektrum, Oslo, Norvegia
Maggiori informazioni quando le avremo. Non c'è ancora niente di ufficiale
fino a che non le date non saranno pubblicate sul sito ufficiale di Bob
Dylan.
16 giugno 2011, I, Marquee Cork, Irlanda
18 giugno 2011, Il Feis, Finsbury Park, Londra, Inghilterra
20 giugno 2011, Stadio Ramat Gan, Tel Aviv, Israele
22 giugno 2011, Alcatraz, Milano, Italia
24 giugno 2011, Sursee, Svizzera
25 giugno 2011, Volkspark, Mainz, Germania
26 giugno 2011, Stadtpark, Amburgo, Germania
27 giugno 2011, Villaggio Fionia, Odense, Danimarca
29 giugno 2011, Calling Bergen, Bergen, Norvegia
30 giugno 2011, Spektrum, Oslo, Norvegia
02 luglio 2011, Peace and love Festival, Borlange, Svezia,
Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"
http://www.examiner.com/bob-dylan-in-national/tour-update-bob-dylan-to-play-israel-and-norway?CID=examiner_alerts_article
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La mail di Al Diesan
Carissimo Tambourine, ti scrivo per farti
sapere che, oltre all'attività live, che ci vede orgogliosamente coinvolti
(a maggio festeggeremo i 70 anni del Maestro in Olanda, a fianco di Jacques
Mees ed altri artisti della zona, oltre al nostro atteso ritorno in Irlanda
a fine giugno per il "Dylan Fest 2011"), prosegue anche la mia attività di
produzione video sulle canzoni di Bob.
Questa volta è il turno di "With God on our side" , versione MTV Unplugged.
Il video è stato caricato sulla pagina YouTube senza audio (per i noti
problemi legati al copyright, ma è sufficiente scaricare il video ed unire
l'audio da CD o mp3), ma c'è anche la versione completa di audio sulla mia
seconda pagina Facebook (Al Diesan Video Produzioni) e questo è il link :
http://www.facebook.com/video/video.php?v=189753727726993
Spero naturalmente di fare cosa gradita a tutti i fans, principalmente
italiani, presenti qui nella Fattoria, dopo aver avuto unanimi consensi dai
miei contatti all'estero.
Altro argomento.
Volevo giusto dare il mio piccolo contributo di pensiero a proposito di noi
che seguiamo il Maestro, sia che questo avvenga da molti lustri sia per i
fans più recenti ed in particolare per coloro che, come noi, suonano e
soprattutto 'cantano' Dylan.
Lasciami dire che sono assolutamente daccordo con Bruno "Jackass" quando
dice che gli italiani molto spesso commettono l'errore di identificare Bob
con il piccolo cantautore, voce-chitarra-armonica, dei primissimi anni; Lui
ha scritto migliaia di canzoni, ma se fai un sondaggio credo che pochissimi
riuscirebbero a dirti più di dieci titoli di sue canzoni.. è solo ignoranza
musicale, credo !
Apprezzo il fatto che si portino alla luce brani sconosciuti ai più, ma che
hanno una magia speciale e che affascinano sempre e comunque i (pochi)
spettatori che vengono alle nostre serate.
Personalmente sai che ho allargato il repertorio anche a canzoni non sue ma
che lui ha magistralmente interpretato, a cominciare dai traditionals.
'Cantare' Dylan, le sue canzoni, è forse una delle cose più difficili se
vuoi veramente rispettare i 'tempi' dylaniani; l'anticipare o il ritardare
l'ingresso delle parti cantate sulla struttura musicale,
l'interpretazione... quello fa una grossa differenza tra il cantare le sue
canzoni e cantarle entrando nello spirito dylaniano, ovvero cantarle bene.
Non mi trovo daccordo invece sulla frase che recita "il Dylan di oggi non ha
niente da dire a un ventenne, ma il Dylan ventenne ha tante cose da dire ai
suoi coetanei di qualsiasi generazione".
Se fosse vera questa tesi non ci sarebbero ventenni che lo ascoltano
tutt'oggi, e non mi riferisco alle solite ovvie canzoni quali "Blowing in
the wind" o simili; anche il Dylan ultrasessantenne ha molto da dire, può
essere vero che non tutti gli album sono delle gemme preziose (ma questo è
avvenuto più volte nella sua carriera), ma un album come "Modern Times" ne è
la testimonianza diretta, leggere i testi per credere !
Quanto al fatto che ognuno ha il "suo" Dylan preferito, ovvero legato ad un
limitato periodo è, come dice la parola stessa, limitativo e riduttivo;
Dylan non è quello del primo periodo, così come non è quello elettrico, non
quello del periodo religioso o dell'ultimo periodo legato al 'swing' , ma è
tutto l'insieme.. quelle sono solo sfaccettature di un diamante molto
complesso e sicuramente duro da scalfire.
Al Diesan
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Al Diesan & Pino Tocco live il 25 a
Cagliari
Ciao caro Tamb, confermata, più o meno all'ultimo
momento, la serata al "Beer
Garden" per questo venerdì, 25 marzo.
Ti allego la locandina
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Martedi 22 Marzo 2011
Tour 2011 news : Dylan suonerà in Svizzera ed
in Svezia
24 Giugno - Sursee, Svizzera - Summer Sound. La
data è confermata dal sito ufficiale di Dylan.
28 Giugno - 2 Luglio 2011 - Borlänge, Sweden -
Peace & Love Festival. Questa data non è stata ancora confermata dal sito
ufficiale di Dylan, per il momento è elencata solo da boblinks.com. Il festival durerà 4 giorni, da definire la data esatta
dell'esibizione di Bob.
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La mail di Stefano Catena
Riguardo all’articolo "Il costo dei biglietti
dei concerti Vietnamiti", non credo che Dylan abbia a che fare con la
politica del bussines dei suoi tour.
Non so come funziona, ma immagino che dovrebbe funzionare cosi. Per i
concerti e per quanto riguarda la parte amministrativa e organizzativa c’è
uno staff di persone specializzate che non hanno tanto a che fare con
l’artista vero e proprio e che organizzano un tour,che prenotano i posti o
che pianificano un itinerario e che pagano o in anticipo o a fine concerto e
che stabiliscono i prezzi dei biglietti, cosi penso per l’affitto dei famosi
bus o camion e aerei per lunghi spostamenti.
Mi chiedo e vi chiedo come fà Dylan ad intervenire in queste circostanze o
in ogni singola preparazione dal punto di vista finanziaro come sopra
descritto?
Cosi penso che sia anche per L'ALCATRAZ, non credo che Dylan direttamente
abbia dato l'ok per una discoteca, è tutto pianificato sulle sue spalle, e
Dylan và a cantare dove gli hanno già prenotato il tutto, senza guardare il
prezzo dei biglietti.
Un saluto a tutti. Stefano C.
Concordo con le tue parole,
Dylan non si occupa dei particolari dell'organizzazione, ma credo che il suo
"sì" sia indispensabile prima di confermare un concerto. Posso anche
sbagliarmi su questo, ma sono sicuro che Bob, essendo la prima volta che si
esibisce in Vietnam, abbia voluto essere al corrente di tutto. Poi il fatto
del costo dei biglietti è solo una mia opinione, ma trovo veramente fuori
dal mondo che il costo di un boilietto sia del valore di uno stipendio
mensile di un operaio vietnamita. Non voglio in nessun modo attribuire
nessuna colpa a Dylan per questa cosa strana, bizzarra e tutto sommato quasi
incredibile, dico solo che io al posto di Bob non sarei andato a suonare in
Vietnam. Ciao, alla prossima :o)
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La mail di Riccardo Delussu
Caro Mr. Tambourine. Ti scrivo dopo aver
letto la mail di Bruno "Jackass" sui vari Dylan e sui vari live.
Innanzitutto la tua risposta mi ha fatto venire in mente che il mio primo
impatto con Dylan fu proprio l' Hard Rain televisivo, e qui ci sarebbero da
fare lunghe riflessioni sullo scorrere del tempo, perché, cavoli, sono
davvero passati quasi vent'anni. A dire il vero il nome mi era già noto per
il tramite gli U2, e della loro collaborazione con il Nostro in Rattle and
Hum, ma devo convenire sul fatto che sono altri gli artisti dei sixities
noti al grande pubblico: le tre J: Joplin, Morrison ed Hendrix, oltre
naturalmente a Beatles e Stones. Inutile stare a discutere sul perché, come
penso sia altrettanto inutile discutere su quale sia il Dylan migliore:
ognuno ha il suo disco, il suo brano, il suo Dylan e nessuno potrò fargli
cambiare idea. Personalmente sono rimasto colpito da una frase sentita in
una sorta di documentario televisivo, che ho beccato casualmente in una tv
locale - penso non meno di 6 anni fa, ma ricordo solo che trasmisero lo spot
di Victoria Secret's e non riesco a dare nessun altro riferimento - quando
un critico di cui non conosco il nome disse quella che considero una grande
verità: "il Dylan di oggi non ha niente da dire a un ventenne, ma il Dylan
ventenne ha tante cose da dire ai suoi coetanei di qualsiasi generazione" (o
qualcosa del genere). Proprio da questa frase siamo partiti quando abbiamo
iniziato a concepire il progetto di The Tambourines, del quale in queste
pagine si è già parlato e non mi sento di abusare della pazienza di chi
legge per tornare sull'argomento. Posso solo dire che forse è l'approccio
migliore, dal momento che i live sono frequentati principalmente da ventenni
o poco più, e a questo punto, pur consapevole che spesso "chi si loda s'
imbroda" non posso fare a meno di allegare un video che mostra la reazione
del pubblico nei confronti del loro ex-coetaneo.
http://www.youtube.com/watch?v=pOt3G02UN6E
video che ho preso dal canale Youtube che ho dovuto creare perché non tutti
riescono a visualizzare i filmati presenti nella pagina facebook
http://www.facebook.com/pages/The-Tambourines/137922009594690
Detto questo, tanti cari saluti a tutti, e ricordo l'appuntamento del primo
aprile al Metzcal di Cagliari.
Devo dare ragione anche a te,
ognuno di noi ha il suo Dylan preferito e su questo non ci piove. Molto
bella e significativa la frase "il Dylan di oggi non ha niente da dire ad un
ventenne, ma il Dylan ventenne ha tante cose da dire ai suoi coetanei di
qualsiasi generazione" (o qualcosa del genere)". E' una frase che penso
contenga una grande verità, ma come avrai notato anche tu, ci si riferisce
al Dylan ventenne, che rimane sempre quello più significativo
artisticamente. Poi col tempo ha lasciato la Highway 61 ed ha
imboccato tante altre strade diverse, fino ad arrivare ad oggi, con Bob su
una strada che sembra si interromperà solo con la sua scomparsa. Certo il
Dylan di oggi non ha più niente da dire ( o non vuole più dire niente?), oggi i suoi testi
sarebbero di argomento personale, il tempo della protesta e della rabbia è
passato da molti anni anche per lui, ma ha il compito di dover ancora
rappresentare un "Mito" unico nella storia della musica, lo fa come può
anche perchè l'età avanza inesorabile ed i tempi cambiano anche per lui.
Ognuno di noi può ritenere più o meno valido l'attuale live-act di Bob, sono
opinioni strettamente personali con le quali si può essere o non essere
d'accordo. Personalmente, non essendo più attratto dallo show live, spero
che prima o poi il Nostro ci regali un'altro disco alla sua altezza, senza
nessun Hunter che gli scrive i testi, il disco del riassunto della sua vita,
dei suoi pensieri, dei suoi ricordi, delle sue nostalgie e delle sue
speranze future, in parole povere desidererei molto poter sentire "The last
Masterpiece".. Un salutone anche a te ed ai tuoi compagni di band, la
locandina del Metzcal si può vedere sempre nella vetrina della Fattoria:
Ciao,
alla prossima, :o)
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Lunedi 21 Marzo 2011
The ticket charges for Vietnamese concert
Prices are from the series "The Twilight Zone", only few hundred VIP can
afford this charge, the real possibility or desire to buy a ticket at the
cost of a monthly salary in the common vietmanese people inspire me to have
serious doubts. However, I am convinced that in Saigon or Hi Chi Minh City,
or as we call it, this event is of high importance, maybe that the ex-Viet
Cong (as they were called then), now Vietnamese leaders, want to show that
they have now reached the level of democracy of Western Countries.
Politically speaking, the "sold out" is of vital importance and we can be
sure that it will happen just like that, after selling few regular tickets,
the good Vietnamese government will buy the rest of the tickets and
distribute them to their employees, thus saving the famous "both ways" . It
would not be the first time that such things happen in the countries of
"undemocratic" influence, beyond the “iron curtain” this was a common
practice, no wonder why, they want to throw sand in the eyes and we quietly
pretend do not see nothing, in short, politically a false clean game, forced
smiles thinking that someone does not understand and think they are really
smiling.
I am sorry that Dylan has not refused to perform in a country so
"democratic", where the cost of a ticket is 100 times higher than normal
market price, perhaps it would be a good thing that the Suze Rotolo's gentle
spirit appeared him in a dream telling him " What the fuck are you doing
Bob? ".
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Il costo dei biglietti per i concerti
vietnamiti
I prezzi sono della serie “ai confini della realtà”, solo qualche centinaio
di VIP potranno permettersi tale spesa, sulle reali possibilità o voglia di
comprare un biglietto al costo di uno stipendio mensile nel popolo comune
nutro seri dubbi. Comunque sono convinto che a Saigin o Hi Chi Min city come
si voglia chiamarla, l’avvenimento è di importanza elevatissima, forse si
vuole dimostrare che gli ex-Viet Cong (così si chiamavano allora), oggi
governanti Vietnamiti, hanno raggiunto il livello di democrazia dei paesi
occidentali. Politicamente parlando il “sold out” è di vitale importanza, e
stiamo tranquilli che succederà proprio così, esaurite le poche vendite
regolari, il buon governo Vietnamita acquisterà tutti i biglietti e li
distribuirà ai propri dipendenti, salvando così la famosa “capra e cavoli”.
Non sarebbe la prima volta che cose di questo genere accadono nei paesi di
influenza “poco democratica”, oltre la cortina di ferro questa era una
prassi comune, niente per cui stupirsi, loro ci volgiono gettare la sabbia
negli occhi e noi facciamo tranquillamente finta di non vedere più niente,
politica playfair insomma, sorrisi forzati pernsando che qualcuno non
capisca e pensi che stanno sorridendo davvero.
Mi spiace che Dylan non abbia rifiutato di esibirsi in un paese così
“democratico”, dove il costo di un biglietto è 100 volte superiore al
normale prezzo di mercato, forse sarebbe cosa buona che il dolce spirito di
Suze Rotolo gli apparisse in sogno dicendogli “Ma che cazzo stai facendo
Bob?”.
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La "composizione" di Gypsy Flag
Caro Tambourine,
mi è venuta la seguente "composizione": te la mando con un caro saluto,
Gypsy
2,5 MILIONI DI DONG
2,5 milioni di dong, sono quelli che ammazzano Bob Dylan
2,5 milioni di dong, sono quelli che ammazzano Bob Dylan
non è una ciotola di riso, è un concerto per vip del Viet Nam
Hai hai Viet Nam, hai hai Viet Nam
Hai hai Viet Nam, hai hai Viet Nam
Nel ‘65 avevi meglio da fare, ora è la tua “next stop Viet Nam”
Brucia la barba di Allen Ginsberg, la voglio bruciare in piazza
Brucia la barba di Allen Ginsberg, la voglio bruciare in piazza
Fa un fumo nero bello denso, tutti perdono la faccia
2,5 milioni di dong, sono quelli che ammazzano Bob Dylan
2,5 milioni di dong, sono quelli che ammazzano Bob Dylan
non è una ciotola di riso, è un concerto per vip del Viet Nam.
Gypsy Flag, 20-3-2011
e la musica? :o)
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DAGOSPIA: AI GIOVANI CINESI NON FREGA UNA
MINCHIA DI “BLOWIN’ IN THE WIND”
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Leon Russell - Note dietro le quinte
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Ringo Starr in Italia il 3 e 4 luglio 2011
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Sabato 19 Marzo 2011
Confermate dal sito di Bob le date europee
anticipate giovedi da MF
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Suze Rotolo, Bob Dylan, e la questione
femminile: la virtù di pensarci due volte
Susie Rotolo, amante di Bob Dylan nei primi anni Sessanta, è morta il mese
scorso, e la NPR ha recentemente riproposto un estratto di una intervista
del 2008 con lei. Ero molto commosso nel riascoltare quell’intervista, e
sentivo che mi stava dando una prospettiva sorprendente e fresca su una
parte importante dei primi lavori di Dylan, e forse il ruolo che le donne
hanno avuto nelle sue canzoni in generale.
La Rotolo era conosciuta soprattutto come la donna che camminava con Dylan
nella famosa foto di copertina dell'album "The Freewheelin' Bob Dylan."
Ma in questa intervista lei era molto di più di quello che sembrava.
Era una che ha amato e compreso Dylan meglio di quanto lui stesso avesse
potuto comprendere se stesso, una che non ha mai vissuto la sua vita come "Girlfriend di Bob
Dylan", ma piuttosto come una persona libera e indipendente, una che è stata
crudelmente e pubblicamente punita per aver causato il crepacuore a Dylan, e
ancora una capace di ricordare e raccontare tutto con calore, umorismo,
compassione e, incredibilmente, in un tono di libero dal risentimento.
Cresciuta come la figlia degli intellettuali di sinistra di New York, la
Rotolo è stata la spinta per Dylan a fare così tanto di ciò che ha fatto
per il mondo: la politica di sinistra, il movimento dei diritti civili, la
lotta per l'autenticità di un contorta cultura commerciale, poesia, arte e
musica di tutti i tipi. Lei ricorda l’entusiasmo di Bob nell'esposizione a
queste cose, e le gioie del sorgere fra di loro l'emozione di un amore
giovanile. Per esempio, quando lei stava aiutando a mettere in scena una
produzione di un’ opera di Brecht, ha fatto conoscere a Dylan i lavori di
Brecht e di Weill, che hanno avuto un grande impatto su di lui. E' facile
attribuire molta della politica di Dylan nei primi anni Sessanta a lei.
Probabilmente non è un caso che la loro separazione si è verificata mentre
lui stava abbandonando l'arena politica per quella più interiore, post
surrealista alle canzoni del 1964. Con una voce piena di calore e gentilezza
ha descritto la sete di vita e le curiosità che lei e Dylan hanno condiviso.
E più tardi, come ha spiegato, quando si lasciarono (per la seconda volta), non vi era
alcuna animosità o risentimento o critica nei suoi confronti.
La Rotolo partì per un viaggio di studio in Italia nel 1962, qualcosa che
aveva sempre voluto fare. Entusiasta di incontrarsi con studenti
internazionali con le stesse ambizioni e gli stessi interessi artistici, ci
rimase otto mesi perché "Ero fuori nell'aria luminosa fresca. . . E' stato
proprio emozionante”. E questo contrastava con il clima sempre più
soffocante di vivere nella cultura della musica folk del Greenwich Village.
Lei non ha mai parlato di quello che c’era stato di sbagliato con Dylan, ma
piuttosto di come lei sapeva cosa era importante fare della sua vita.
La rottura con la sua ragazza fece scrivere a Dylan alcune delle sue canzoni
più affascinanti, come "Boots of Spanish Leather" e "Don't Think Twice, It's
All Right". Quando lei partì per il viaggio in Italia, lui scrisse e cantò
queste canzoni in giro per il paese e nel mondo. La Rotolo, quando tornò dal
suo viaggio italiano, rimase stupita e profondamente ferita da come la
storia personale del loro rapporto era diventata una cosa pubblica, e
sentiva che tutti i musicisti e tutti gli altri di quella cerchia sociale
l’accusavano di essere stata crudele e di aver ferito Dylan. Se fosse andata
in uno dei soliti club che frequentava gli esecutori avrebbero cominciato a
cantare quelle canzoni, volutamente, su di lei, e anche cantato tutti i
generi di altre canzoni sul suo comportamento nei riguardi di Dylan per
punirla.
La Rotolo ma non aveva lasciato Dylan al fine di fargli del male, lei lo
aveva lasciato perché lui non era voluto andare in Italia con lei per tutti quei
mesi, lei non pensava a se stessa come “l’amica di Bob Dylan”, qualcuna che
aveva l'obbligo di assistere la carriera del grande uomo, ma come una che
sapeva quello che voleva. Quando tornò, ripresero la loro relazione, ma vide
di nuovo che questo non era quello che lei avrebbe voluto, era ormai
diventato un mondo circoscritto dalle strutture della fama, un uomo che
evidentemente pensava di poter avere una ragazza in ogni città, e lei si
sentiva ridotta ad essere solo “il pulcino” dalla quale lui avrebbe potuto
tornare dopo ogni tipo di avventure on the road. Come lei dice Dylan voleva
il privilegio di avere una ragazza in ogni porto "Gli uomini potevano
farlo". Così si allontanò da lui. E a giudicare dal tono del colloquio, non
ha mai rimpianto di averlo fatto, né rinnegò mai il suo tempo prezioso
passato con lui.
Quello che sconvolge è il contrasto tra la grazia nel descrivere questi
eventi e ciò che provava nella sua musica, sentimenti di chi, la cui
vita, è veramente importante? Essere una super star del rock, o l’ignoto
marito di una donna qualunque? Il testo della straordinaria di "Don't Think
Twice, It's All Right" chiarisce questo punto.
"Don't Think Twice It's All Right" suona come una canzone popolare
straordinariamente perfetta dedicata esclusivamente al tema dell’ amore. Quando ho visto il
video di Eric Clapton che l’ha cantata al 30° anniversario di Bob Dylan dal
vivo al Madison Square Garden, sono rimasto colpito da come suonava ancora
tradizionale dopo averla ascoltato per oltre 30 anni, sentendo tante cover
(in particolare quella di Joan Baez), la canzone non suona come qualcosa di
scritto in tempi moderni, più come qualcosa che ci si aspetta di trovare in
un disco di John Hurt o Muddy Waters. Una canzone che è sempre stata lì,
parte del canone, se volete. E' perfettamente costruita, le rime e gli
accordi e le qualità emotive della voce di Dylan si fondono perfettamente in
una canzone triste su un amore perduto. Eppure, se collocata nel contesto
Rotolo / Dylan, si può vedere come l'immagine speculare di un perfetto amore
autentico e di un anelito autentico, piuttosto come un modo per mettere in
mostra la propria sensibilità ed il lamentoso esprimersi quanto le cose
vammo male, le colpe che fanno male a qualcun' altro. Questo è uno dei primi
capolavori di Dylan di un genere che ha perfezionato, se non creato: quello
di dare sempre la colpa della sua infelicità ai difetti di una donna, mentre
apprezzava la sua sensibilità superiore, l'onestà e intelletto.
Quello che segue è una ruvida, scortese, versione in prosa accurata di ciò
che Dylan dice alla sua ex-amante in questa canzone.
Lui le dice che non ha senso pensare a cosa è andato storto, dato che lei
avrebbe dovuto sapere che era dovuto ad una certa mancanza di cura, o il suo
egoismo, la sua insensibilità, non per vedere dove ha sbagliato, quindi non
c'è motivo di parlarne . Contraddittoriamente, dice più tardi "Non abbiamo
mai parlato troppo noi due comunque”. Lui è costretto a lasciarla, dice, a
causa sua, ma va bene così (ci viene chiesto di credere), mi limiterò a
parlarne in questo modo, cantando e raccontando a tutti di come lei mi hai
fatto male.
Anche se ti avevo dato il mio cuore, a quanto pare non è bastato, volevi la
mia anima, volevi tutto di me, volevi che ti dessi la parte di me che
nessuno può girare a qualcun altro. Anche se Dylan afferma questo, egli è
allo stesso tempo desideroso di lei esattamente per ciò che è la sua
negazione, lui vuole l' anima di lei ed il suo destino sotto il suo pollice, non
aveva il diritto di andarsene, perché lui aveva bisogno di lei, ma alle sue
condizioni.
Lui le dice che lei è stata poco gentile con lui (il chiaro significato di
"Non sto dicendo che mi hai trattato male / avresti potuto fare meglio, ma
non mi importa") e che lui ha sprecato il suo tempo prezioso (è difficile
non immaginare che Dylan pensasse ad un tempo meno prezioso del suo), ma che
lei non deve pensarci, è tutto a posto, va bene così. E così il messaggio di
questa canzone è esattamente il contrario di quanto è successo tra loro. In
questa canzone, Dylan è il vero male e non il fatto di essere possessivo ed
egoista. Ma, come ha detto la Rotolo sulla vita di Dylan quando era tornata
dall’ Italia: ". L'ho visto come chiuso in un piccolo mondo specializzato,
una specie di clausura, ed io non potevo vivere in quel mondo".
E così lei lo lasciò per una vita privata, che è rimasta politicamente e
artisticamente attiva, che rimase fedele ai valori che avevano condiviso.
Ora e in futuro, ci saranno molte migliaia di riferimenti tra Bob Dylan e
Suze Rotolo. Ma ho il sospetto, che sulla fine dei loro giorni insieme, lei
era in grado di guardare indietro ad una vita di virtù e di decenza, cosa
che credo sarà impossibile per lui.
(Fonte; http://www.radiosurvivor.com)
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Bob Dylan in Vietnam con le storiche
canzoni per la pace
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Bob Dylan per la prima volta live in
Vietnam
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Il filo diretto Verdi-Bob Dylan
raccontato da Tito Schipa jr
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John Mellencamp in Italia con ben tre date
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«Friday»: spopola sul web la canzone «più
brutta di sempre»
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«Friday» cantata alla Bob Dylan
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"Questa è la mia terra" di Guthrie: la
seconda bibbia di Dylan
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Venerdi 18 Marzo 2011
La mail di Bruno "Jackass"
Caro Mr. Tambourine,
trovo molto bella la sincerità e la passione nella mail di Stefano. Ma
mentre con te concordo al 100% sulla situazione dei locali e delle band che
suonano Dylan, credo che la visione distorta del grande pubblico riguardo a
Dylan sia proprio dovuta all'errore di fermarsi spesso al Dylan dei primi
anni, pensando che quanto successo dopo sia stato quasi irrilevante. Ora
trovo giusto criticare la qualità dei suoi concerti (io li critico dal 1984,
salvo solo il periodo con Tom Petty e il 1998 :-), ma veramente non
possiamo, anche noi, sottovalutare gli ultimi 45 anni (!!!) di carriera di
Dylan.
E' naturale che un artista così talentuoso abbia presto dei momenti topici
che lo pongono all'attenzione del mondo, ma nel 99% dei casi tutto si ferma
ai primi due album. Da questo punto di vista Dylan s'è veramente distinto
restando a livelli altissimi durante tutti i suoi 50 (cinquanta!!!) anni di
carriera. E' solo l'abitudine che non ci pemette di cogliere appieno quanto
ciò sia straordinario. Esistono fan che hanno cominciato ad amare Dylan
vedendo il video di Hard Rain, o ascoltando Time Out of Mind.
E' vero che in Italia le masse si sono fermate all'iconografia del
menestrello armonica e chitarra, ma credo che il problema risieda nel
pubblico italiano, appunto, poco incline alle lingue e molto incline oggi
alla musica intesa come "divertimento". Come Dylan Dogs ci sforziamo di far
conoscere il Dylan meno conosciuto, riarrangiando anche brani noti soltanto
ai fan accaniti, questo da una parte rende ancora più difficile convincere i
gestori (che preferirebbero gruppi fotocopia e grandi hits) ma certamente
rende tutto molto più stimolante soprattutto per noi che suoniamo per puro
piacere.
Bruno "Jackass"
Caro Bruno,
devo constatare che chi ha la voglia di esprimere le proprie opinioni sono
sempre quelli, un gruppo ristretto di Maggiesfarmers, se confrontati col
numero delle visite quotidiane al sito, tanto che potrei simpaticamente
chiamarvi “fedeli collaboratori”. Vi ringrazio della vostra sincera
partecipazione alle piccole discussioni sulle pagine della Fattoria ma credo
che anche voi sareste più contenti se alla discussione partecipassero anche
altri fruitori del sito, quelli che di solito si limitano a leggere senza
manifestare le loro opinioni con i loro scritti. So perfettamente che non è
facile scrivere, si rischia troppo, si può essere fraintesi perchè gli
scritti non sono in grado di esprimere il tono delle parole se venissero
espresse oralmente invece che su carta, la carta è un supporto anonimo ed a
volte impreciso e fuorviante. Quante volte ho scritto cose alle quali io
davo un senso mentre i lettori ne hanno recepito un’altro, forse non sono un
letterato nel senso stretto della parola, non penso di scrivere male, ma una
cosa è esprimere un pensiero ed un’altra è scriverlo, c’è una differenza tra
i due metodi, il primo è certamente più capibile, più immediato, il secondo
necessita della giusta interpretazione.
Venendo alla tua mail, non sono certo che l’errore sia quello di fermarsi ai
primi anni della carriera di Bob. Ma quelli sono stati gli “anni importanti”,
gli anni di Highway 61 revisited, di Freewheelin’, di Blonde, di Blowing, di
The Times, di Mr. Tambourine, di Master of war, il resto può essere
considerato la prosecuzione, tra alti e bassi, di una prestigiosa carriera.
Noi partiamo sempre dal presupposto della conoscenza totale o molto ben
particolareggiata di tutta l’opera di Dylan, ma per la “gente comune”, ossia
la maggioranza delle persone, Bob è quello dei primi anni, proprio il
menestrello con la chitarra e l’armonica. Del resto credo che la nostra TV
abbia mandato in onda “Hard Rain” una volta sola circa una ventina di anni
fa ( ricirdo le parole della presentatrice che disse “Trasmettiamo ora un
concerto di Bob Dailan”, il resto della stampa ha sempre dato notiziole
superficiali in occasione dell’uscita dei nuovi album, senza mai addentrarsi
in una valutazione consapevole, ancora oggi sul WEB si leggono cose su Bob
che fanno rabbrividire, insomma, voglio dire, la mamma degli ignoranti è
sempre molto prolifica! Blood è certo una delle massime espressioni
artistiche di Bob, ma il punto di svolta è stato Blonde, il masterpiece
insuperato di Bob. Vedi che ci sono opinioni diverse anche fra di noi che
conosciamo abbastanza profondamente tutta l’opera di Bob, che cosa possiamo
mai pretendere da chi quasi non sa un cazzo di niente?
Certo ci sono fans arrivati a Dylan con Time out of mind, ma sta certo che
si sono documentati bene anche sul fondamentale passato di Bob.
Per ultimo, chi suona Dylan lo fa per puro piacere attraverso mille
difficoltà, solo l’applauso dello scarso pubblico che si riesce a
raccogliere è la giusta ricompensa per il loro lavoro di preparazione.
Montare un pezzo come Like a Rolling Stone non è come montare Imagine o Hey
Jude, è un lavoro cento volte più lungo e complicato, cantare Dylan è la
cosa più difficile che un cantante possa affrontare, ma queste cose le sanno
solo coloro che si sono cimentati con la sua musica e le sue canzoni.
Siate orgogliosi di quello che fate, tutti voi amici che suonate Dylan, la
vita musicale sarà sempre dura per voi, ma un sincero applauso ripaga di
tutto. Quando lui deciderà di smettere ci saranno sempre centinaia di
appasionati come voi che porteranno avanti nel tempo la sua musica, e questo
ti garantisco che è molto bello e soprattutto molto “particolare”.
Un saluto a tutti voi e buoni concerti dylaniani, :o)
Mr.Tambourine
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Dylan in Vietnam
Bob Dylan si esibirà in Vietnam per la prima volta ... ma i fan saranno
in grado di permettersi un biglietto?
di Littlejohn Georgina
La leggenda del folk Bob Dylan si esibirà in Vietnam il prossimo mese per la
prima volta.
Le sue canzoni sono state considerate inni per l'era della guerra contro il
Vietnam negli anni Sessanta.
Ma non furono solo gli americani che si ispirarono a lui, ma lui guadagnò
una legione di fans nel paese comunista.
E il mese prossimo avranno finalmente la possibilità di vederlo suonare dal
vivo quando si esibirà per la prima volta.
Tuttavia, ci sono serie preoccupazioni sul fatto che molte persone faranno
fatica a permettersi un biglietto, con biglietto d’ingresso ad ammissione
generale che costa 900 mila dong (26 sterline) - che è leggermente superiore
al salario minimo mensile di un operaio del Vietnam.
I biglietti VIP costeranno 2,5 milioni di dong (75 sterline), e comprende
cibo e bevande, nonché il parcheggio, ingresso VIP, accesso esclusivo a un
bar VIP e tende, servizi igienici ed esecutive.
Il concerto si terrà il 10 aprile presso la RMIT University di Ho Chi Minh
City, capienza 8.000 persone, che prima della guerra era chiamata Saigon.
Ma nonostante il prezzo dei biglietti, Rod Quinton, direttore generale della
promotion “Saigon Sound System” ha detto si tratterà di “una volta nella
vita” a causa del significato culturale e storico di poter vedere suonare
Dylan nel paese per la prima volta.
Egli ha detto: “Siamo qui perché Bob Dylan è una leggenda molto importante
della musica e pensiamo che sia importante che la gente vietnamita, in
particolare le generazioni più giovani, vengano a conoscenza della sua
eredità e di quello che ha fatto per la musica. Sarà qualcosa di molto
speciale, quando Dylan e la sua band entreranno in scena in Vietnam”.
E ha detto che, nonostante il costo del biglietti elevatissimo per i
vietnamiti, si aspettano il tutto esaurito.
Tuttavia, ha aggiunto che attualmente stanno solo prendendo le prenotazioni
per i biglietti, perché devono ancora risolvere alcuni dettagli con il
fisco.
Le canzoni di Dylan degli anni 60 come “Blowin' in the Wind” e “The Times
They Are a-Changin' “sono state fonti di ispirazione per i diritti civili
americani e dei movimenti contro la guerra. Dylan è stato ispirato dal
conflitto in Vietnam per scrivere “Blowin' In The Wind”.
Il suo viaggio in Vietnam è parte del tour asiatico, che vedrà anche due
concerti in Cina, la sua prima volta anche lì.
I funzionari cinesi hanno dato il permesso per i concerti dopo che lo scorso
anno avevano rifiutato di dare il permesso quando i piani per il tour erano
già stati messi in atto.
Dylan diventerà uno tra i pochi artisti della musica occidentale che si sono
esibiti nel paese, tra cui Bjork, Beyonce, Eric Clapton ed i Wham che furono
il primo gruppo pop occidentale a suonare in Cina.
(Fonte: http://www.dailymail.co.uk)
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Bob Dylan suonerà in Vietnam
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CONCERTI CULT - Bob Dylan in Vietnam
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Dylan a Saigon, ma i biglietti costano
troppo
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Bob Dylan: la facile illusione di essersi
illusi
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Giovedi 17 Marzo 2011
Prime date europee tour 2011
25.06.2011 Sa. Mainz / Volkspark
26.06.2011 So. Hamburg / Stadtpark
6/16/11 Cork, Ireland - Marquee
6/18/11 London, England - London Feis - Finsbury Park
6/22/11 Milan, Itlay - Alcatraz
6/25/11 Mainz, Germany - Volkspark
6/26/11 Hamburg, Germany - Stadtpark
6/27/11 Odense, Denmark - Funen Village
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La mail di Stefano Pagliassotti
Caro Tambourine,
sono Stefano P. e ho deciso di scrivere di nuovo dopo molto tempo dopo aver
letto le mail di Bruno e Daniele (con i quali concordo al 100%).
Puntualmente ad ogni nuovo tour ricomincia il film: da una parte chi dice
che Bob e’ vecchio, noioso e costretto a suonare in discoteca per riempire
un locale, dall’altra chi ribadisce che Bob e’ Bob e non si discute.
Personalmente, dopo una trentina di concerti di Bob, vado al concerto
perche’ non comprendo come, dopo aver avuto in 20 anni e piu’, emozioni
grandissime da questo artista, potrei starmene a casa sapendo di poterlo
vedere a 2 ore di macchina.
Magari sbaglio, ma penso che oggi ai concerti del Nostro vadano 2 categorie
di persone: quelli che lo vogliono scoprire (meglio tardi che mai) per la
prima volta, e questi allora baderanno alla musica e si faranno un’idea su
questa e gli altri, come me (ma siamo in tanti credimi) che vanno a vedere
il mito, l’uomo che ha inciso sulla loro vita e sulle loro coscienze (non
esagero, per me e’ cosi’) insomma quelli che, come disse una volta Michele
Napoleon, andrebbero a vedere Dylan anche se leggesse le Pagine Gialle sul
palco.
In tanti abbiamo visto decine di concerti, abbiamo centinaia di bootlegs
dagli anni 60 all’ultimo tour, mica penserai che andiamo ai concerti per
ascoltare la millesima Leopard o la centomillesima Watchtower? Andiamo, o
comunque io vado, per stare ancora una volta (e Dio non voglia ma potrebbe
sempre essere l’ultima poiche’ come dici Tu un giorno Bob potrebbe pure
rompersi e smettere il NET) a qualche decina di metri da Lui. Punto!
E poi, abbiate pazienza Voi che ripetete le solite cose su come secondo Voi
lo spettacolo dovrebbe cambiare: Bob non lo fara’ mai o meglio fara’ sempre
quello che gli pare e beato lui che lo puo’ fare!
Per fortuna ad ogni concerto, anche con Bob settantenne, ci sono sempre
nuove persone che vengono e che rimpiazzano quelli come Voi che prima vanno
a cercare chissa’ quali nuovi cimeli o storie di decenni fa ma stanno a casa
quando l’Uomo in carne ed ossa si avvicina a loro e lo potrebbero vedere
ancora una volta.
Mah, rispetto tutte le opinioni ma veramente non capisco; e poi questa
storia del sold out e dei concerti semivuoti: certo se Bob avesse suonato in
Italia una volta ogni 5 anni riempirebbe San Siro ancora adesso, con questa
mole di concerti e’ impossibile, ma non e’ questo il problema.
Il mio primo concerto fu Aosta 1992, Crox Noir, non certo uno stadio
olimpico: anche allora, secondo Te, Bob lo fece per paura di non riempire un
luogo piu’ grande? Ma non scherziamo, lui suona dove gli pare a prescindere
da queste valutazioni.
Un saluto a Te e tutti i frequentatori del sito da chi considera il 22
giugno 2011 un altro giorno “speciale”, anche se Bob salisse sul palco
vestito di nero e facesse semplicemente un grugnito suonando la pianola
circondato da musicisti scarsi, senza luci e sfondi, senza cori, con davanti
solo 3.000 persone che hanno pagato un biglietto carissimo per sentire
parole “indistinguibili “.
Felice di essere ancora una volta “massacrato” come hai scritto Tu dal piu’
grande di sempre, sempre! Stefano P.
Caro Stefano,
stabiliamo prima di tutto che "andare a vedere il Mito" non è andare ad un
concerto musicale. Distinzione fondamentale senza la quale continueremo a
parlare di due cose diverse senza mai capirci. Dylan sale sul palco per
cantare e suonare, per un concerto musicale e non per fare la sua presenza
come "Mito". Facciamo un'ulteriore distinzione, Maggie's Farm continua a
portare avanti il "Mito" ma non può esimersi, oltre a quello, di non
esprimere una opinione su quanto il "Mito" stia facendo in questi ultimi
anni sui palchi di tutto il mondo, e l'opinione di Maggie's Farm, "Mito" a
parte sempre salvaguardato, è che lo show musicale attualmente proposto sia un
disastro dal punto di vista musicale. Detto questo aggiungo che il fatto che
Bob si esibisca in una discoteca non posso considerarlo un successo, dal mio
punto di vista è un regresso motivato da ragioni che più volte ho cercato di
spiegare. Sottilineo ancora che se Bob è diventato un mito, un'icona della
musica, una leggenda vivente è grazie a quanto fatto da lui negli anni 60,
grazie alle canzoni folk-protest che gli hanno aperto la via del rock,
Blowing in the wind, The Times they are a-Changin', Master of war,
Mr.Tambourine man, per dischi come Highway 61 Revisited e Blonde on Blonde,
e non certo per quello che ha prodotto dopo. Dischi bellissimi come Blood on
the tracks, Oh Mercy, Love and Theft non bastano per far diventare un
artista un "Mito", servono certo a conservare il mito, ma la differenza è
così grande che non si può fare un paragone. La gente comune, che non è mai
stata fan di Bob, conosce Blowing in the wind e non Brownsville Girl o Sara
o Vision of Johanna o Tangles up in Blue, conosce Blowing, Tambourine e
possiamo aggiungere Knockin', ma oltre questo la conoscenza dylaniana nelle
grandi masse, specialmente in Italia, si riduce a queste poche cose. Nel
nostro paese è rimasta inchiodata da allora questa immagine di Bob
menestrello con chitarra acustica ed armonica, se non ci credi chiedi ai
vari artisti-tribute o cover band qual' è la reale situazione musicale
dylaniana in Italia, ti diranno che è durissimo trovare un ingaggio, ti
diranno che quando proponi un tributo a Dylan i gestori dei locali storocono
il naso sapendo di non poter contare su un pubblico abbastanza numeroso, un
tributo a Battisti può raccogliere 300 persone in un locale, un tributo a
Dylan stenta a raggiungere le trente presenze, questa è la realtà nel nostro
paese, dove c'è una assoluta ignoranza per quello che riguarda Dylan, magari
i giovani sanno a che ora i Tokio Hotel vanno al cesso, ma di Bob non sanno
assolutamente niente, molta gente pensa che Knockin' sia una canzone dei
Gun's n' Roses e quando vengono a conoscenza che è di Bob dicono "Non
l'avrei mai detto!". Triste realtà, ma la realtà è questa.
Capisco che argomentare sulla materia-Dylan possa esporre chiunque alle
critiche dei più fanatici fans, ma anche questo non è giusto, ognuno di noi
ha il diritto alla propria opinione senza per questo offendere e disprezzare
quella degli altri. Personalmente potrei andare (cosa che ho già fatto le
ultime sei o sette volte) a vedere il "Mito", ma preferirei che il "Mito"
fosse in grado di performare seriamente le sue canzoni, ma questo ormai non
è più possibile, e Dylan che legge l'elenco delle pagine gialle non mi
interesserebbe più di tanto. Io ascolto da anni Blonde on Blonde, vorrei
sapere quante volte un fan, anche accanito, riesce ad ascoltare Tell Tale
Sign, Together Through Life o Christmas in the Heart, o l'ltima uscita delle
Bootleg Series -The Witmark Demos.
Esprimere una opinione personale è una cosa, gestire un sito dedicato a Bob
Dylan è un'altra. Si deve parlare di tutto, del presente e del passato, dare
agli altri l'idea totale del lavoro di Dylan, nel bene o nel male, questo è
stato quello che ha fatto Michele "Napoleon in rags" e che ho continuato a
fare io.
Continuiamo a parlare di Dylan, ognuno di noi a suo modo, è l'unico modo per
portare sempre più avanti il mito dylaniano, altri modi non ne conosco. Ben
venga il solito film prima dell'inizio, durante e dopo il tour, è quello che
ci dà l'occasione di parlare del Nostro senza lasciare che pian piano
scivoli anche lui nel grande calderone delle dimenticanze, peggio sarebbe
sentirsi dire "Guarda e passa e non ragioniar di lui!".
Un saluto ed un grazie per il tuo scritto, alla prossima,
Mr.Tambourine
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Dylan terrà il suo primo concerto in Vietnam
HANOI: Il leggendario cantante americano Bob
Dylan, le cui canzoni divennero inni del movimento anti-guerra del Vietnam,
era il 1960, terrà il suo primo concerto nel paese comunista il mese
prossimo, ha dichiarato l’organizzatore Brett Davis, portavoce
dell’organizzatore, ha detto "Lo spettacolo è stato definito", aggiungendo che
il ministero della cultura aveva dato la sua approvazione.
L'evento si terrà il 10 aprile alla RMIT University, nella parte sud di Ho
Chi Minh City, dice un comunicato separato del promotore, la “Saigon Sound
System”. biglietti d'ingresso costano US $ 50 general admission, di poco
meno di un salario medio mensile di un operaio vietnamita.
Davis ha detto che il locale ha una capienza di 8000 persone e gli
organizzatori prevedono "un buon mix" di fans stranieri e vietnamiti.
Circa la metà della popolazione giovanile del Vietnam è sotto i 30 anni e
non hanno alcun ricordo del periodo bellico che ha contribuito a portare
Dylan alla fama internazionale.
Canzoni come Masters of War, Blowin' in the Wind e The Times They Are
A-Changin divennero inni per la controcultura degli Stati Uniti, ma sono
state scritte nei primi anni '60, prima del picco del coinvolgimento
militare statunitense in Vietnam.
Dylan, che compirà 70 anni a maggio, si esibirà in Vietnam come parte di un
tour asiatico che lo porterà anche in Cina per la prima volta.
Le ultime truppe americane combattenti lasciarono il Vietnam nel 1973 e la
guerra si concluse due anni dopo con la vittoria comunista che riunificò il
Paese.
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Ad aprile Bob Dylan si esibirà per la prima
volta in Vietnam
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Bob Dylan, primo concerto in Vietnam: si
chiude un cerchio
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Bob Dylan - 22 giugno 2011 - Milano
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Bob Dylan live a Milano
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Van De Sfroos e quel nerd che gioca con Yanez
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Mercoledi 16 Marzo 2011
Bob Dylan vola in Cina
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Il Vietnam aspetta Bob Dylan
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Alcatraz: I biglietti sono in vendita ma
Dylan non appare ancora
nella programmazione sul sito della discoteca
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La mail di Simona
Cerco "Eat the document" e "Renaldo and
Clara" con sottotitoli ( anche in inglese). In particolare cerco la clip
(credo estratta da Renaldo and Clara) nella quale Bob Dylan canta
"Hurricane" presente nell'omonimo film.
Simona.
Se qualcuno può dare una mano a Simona la contatti a
questo undirizzo : fabrizia.marrucco@gmail.com
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La mail di Bruno "Jackass"
Ciao Mr.Tambourine,
è molto difficile dire cosa un artista del calibro di Dylan dovrebbe fare...
si rischia di essere MOLTO presuntuosi... nel mio piccolo credo che la sua
voce sia ancora molto bella, e sono sicuro che in studio può dare ancora
moltissimo, mentre dal vivo potrebbe: 1) fare meno concerti (ché avrebbero
anche maggiore risonanza) 2) adattare gli arrangiamenti e la backline alla
sua nuova voce arrochita (vedi ad esempio la bella prestazione alla Casa
Bianca).
Bruno "Jackass"
Caro Bruno, si può esprimere
la propria opinione anche senza essere presuntuosi, e perchè mai uno
divrebbe essere tacciato di presunzione? Chiunque deve poter esprimere la
propria idea senza essere considerato tale, è solo un'idea diversa magari
dalla mia o dalla tua, allora siamo tutti presuntuosi? Credo proprio di no,
siamo solo diversi, ecco tutto, tutti amiamo Bob ma non tutti apprezziamo il
live attuale di Bob, è un delitto di lesa Maestà? A me, che gestisco quello
che credo sia il maggior sito italiano dedicato a Bob Dylan, non piace più il suo live act, non vado più ai suoi
concerti, lo dico e lo scrivo senza problemi, sono presuntuoso per questo?
Sono un traditore? Un "Giuda"? Penso proprio di no, visto il tempo
ed il lavoro che dedico ad un sito dedicato a lui, semplicemente ci sono
cose di Dylan che apprezzo sempre ed altre no, come penso sia per molti di
noi che lo seguiamo sempre, nei momenti belli e in quelli brutti. Le cose
che dici tu le ripetiamo da tempo, meno concerti, musicisti migliori e più
liberi di esprimersi, mini set acustico tipo Casa Bianca, inserimento di un
pianista vero, e forse a queste cose ci arriveremo, o forse mai, con Dylan è
impossibile dire come sarà il domani, un giorno potrebbe svegliarsi e dire
"Fanculo tutto e tutti, questo infinito tour ed i fans, mi son rotto,
basta", e nessuno saprebbe più come Bob passerebbe le sue giornate,
sparirebbe dalla scena come ha già fatto altre volte, continuerebbe magari
a scrivere canzoni, incidere album ma stop per sempre ai live. Allora
qualcuno dirà che ha sbagliato e qualcun'altro che ha fatto bene, ogni
medaglia ha sempre il suo rovescio! Viva le opinioni espresse
tranquillamente in libertà, con sincerità, viva la possibilità di esprimere
tutto ciò che ci passa per la testa, non in tutti i paesi del mondo è
possibile farlo, in certi paesi ci vogliono due anni di discussioni per
decidere se concedere il permesso di esibirsi ad un vecchio di 70 anni che
potrebbe turbare l'equilibrio sociale con canzoni di 50 anni fa. Che dire,
aveva ragione mio padre quando mi faceva osservare che la parola "Manicomio"
era sempre scritta di fuori, mai di dentro. Ciao, alla prossima,:o)
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La mail di Daniele Ardemagni
Davide van de sfroos novità a S.Remo???? Ma non fatemi ridere!!
Dunque, prima di criticare l'immensa boiata che avete scritto sul "poeta"
della Lega (non perchè canti in dialetto comasco ma perchè spinto da Bossi,
Carroccio e la loro radio da diverso tempo), vorrei precisare che lo scorso
anno Bob ha fatto sold out ovunque in Europa, compresa l'Italia; vorrei
vederli i suoi coetanei che hanno ancora la voce gradevole a fare solo un
anno di tour (non 23) come fa Dylan come sarebbero ridotti. In ogni caso da
vero fan all'Alcatraz, posto pur del cazzo che sia ci sarò, rinunciando alla
settimana di mare che cadeva nei giorni della data. O Bob lo si sostiene o
stavene a casa a tirarvi le pippe con Blood on the tracks.
Ma l' argomento di cui volevo parlare come avrete capito non era tanto questo
quanto il vostro osannare alla "novità"(?????) di S.Remo che secondo voi è
stato Van de Sfroos.
Che novità sarebbe scusate? Uno che canta in dialetto? E avete pure il
coraggio di dire che non sia stato aiutato da nessuno???
Allora, voci autorevoli dicono sia sempre stato "benedetto" da Bossi (anche
se lui si dice superpartes....il mio c.!); basti ricordare l'estate di un
paio di anni fa quando su rai2 c'era una bellissima trasmissione musicale
divisa in tre parti condotta anche dal "nostro" amico comune (e non solo
amico da parte mia) Massimo Bubola (dal quale il signor van de sfroos copia
mica male certe sonorità con risultati non all'altezza) che doveva andare in
onda in seconda serata...ma la rete leghista ha pensato bene di mandarla in
onda in terza serata, quando ormai ci sta ben poca gente davanti la tv e di
dedicare per diverse settimane la seconda serata al "loro" porta voce
musicale.
Quindi non spariamo cazzate dalle dimensioni bibliche dicendo che van de
sfroos non ha mai avuto appoggi...e a S.Remo non credo ci sia capitato per
caso.
Una volta tanto che a S.Remo vince la vera canzone d'autore con Vecchioni (
cosa che non succedeva da secoli) non vedo perchè dover spostare
l'attenzione su uno che di nuovo non ha portato niente. A S.Remo ci sono
stati anche i Tazenda che molto prima di lui hanno portato la novità del
dialetto alla manifestazione.
Caso contrario, se a S.Remo ci fossero stati Bubola o Priviero ( giusto per
fare due nomi anche se in lista ce ne sarebbero altri) potevo capire di
parlare di novità visto che hanno aperto la via del folk-rock italiano già
anni fa ma che il grande pubblico...forse per mancanza di appoggi per
passaggi televisivi e radiofonici, non si è accorto più di tanto.
In ogni caso ora aspettiamo il 22 giugno per vedere l'unico che ha cambiato
le regole del gioco in musica e dove per l'ennesima volta nipoti e nonni,
genitori e figli si ritroveranno ad applaudire, ad ascoltare e a divertirsi
col più grande poeta del rock vivente.
P.S.: Bob scusa ancora chi ti vorrebbe sempre come trentacinque anni fa, ma
tanti si sono fermati e non pensano al tempo che passa...noi "veri"
dylaniani ti amiamo per quello che dai e ci riuscirai a dare in futuro.
Abbracci a tutti e scusate per la rabbia con cui posso aver detto certe cose
ma vi giuro..mi era restato sul gozzo.
Caro Daniele, tempo fa
scrissi un articolo su tuo cognato Massimo Bubola che ti invito a rileggere:
http://www.maggiesfarm.eu/zbubolageralario.htm
Considero Massimo il # 1 dei
cantautori italiani e nell'articolo spiego i miei perchè, tanto che tua
sorella Erika prese le parole del mio scritto e le riportò per un certo
periodo di tempo nella homepage del sito della Eccher Music, cosa che mi
fece molto piacere. Penso anche che Massimo sia sempre stato sottovalutato,
a volte sfruttato, e che abbia avuto molto poco in cambio del grande
contributo che ha dato alla musica popolare italiana ed ai diversi maggiori
interpreti della stessa. Ho grande stima, e le parole che scrissi lo
dimostrano, di Massimo e del suo lavoro, ma non mi sentirei di dire che
Massimo a Sanremo sarebbe stato una novità od una ventata d'aria fresca,
sarebbe stato senz' altro un avvenimento, ma non una novità nel senso
stretto della parola, come non lo
sarebbero gli altri storici cantautori italiani, De Gregori, Dalla,
Venditti, Priviero, Bennato per citarne alcuni. La vittoria di Vecchioni al
Festival, visto l'andazzo della manifestazione negli anni, potremmo
descriverla come una vera stranezza ma non come una novità (in senso
musicale), potremmo solamente dire che la stranezza è che una bella canzone
abbia vinto il Festival al posto di una canzone di merda come avviene di
solito. Detto questo non considero Davide Van de Sfroos un sommo artista, un
profeta od un illuminato, e solo un artista mediocre che canta nel suo
dialetto canzoncine scopiazzate quà e là ed ispirate a semplici storielle di
personaggi di paese. Niente di culturale, niente di filosofico, niente
musica o composizioni ad alti livellii, niente di tutto questo, solo tre
minuti diversi che hanno fatto divertire invece che scassare i maroni con i
soliti do di petto di Al Bano, pur con tutto il rispetto per la sua
grandissima voce, ma sono anni che ci propina canzoni abbastanza simili, a
volte belle a volte monotone, e che qualche volta ci lasciano indifferenti
come quest'anno, non per niente la canzone fu eliminata nella prima serata.
Al Bano
potrebbe non essere d'accordo con queste mie parole, ma non è questo il
punto, questa è solo la mia opinione su un evento, e per giunta potrei
trovare migliaia di fans di Al Bano pronti a contestarmi ed insultarmi.
Ricordo bene i Tazenda, furono piacevoli, la canzone orecchiabile e molti
cercavano di cantare quel ritornello in sardo, ma avevano poco da dire e
durarono poco. Probabilmente anche Davide non ha niente di profondo da dire,
continuerà a sfornare canzoncine e non saprei dirti quanto potrà durare,
certo a nessuno verrà mai in mente di paragonare Davide a Massimo, nemmeno
per scherzare o per fare una battuta. Non so se sia stato aiutato da
qualcuno o meno, non mi interessa nemmeno questo risvolto, resta il fatto
che a Sanremo ci è andato ed è piaciuto, tutti i giornali e le televisioni
han detto le cose che ho detto io sulla sua esibizione a Sanremo, piacevole
e divertente, niente di più e niente di meno. Davide è una persona semplice,
che probabilmente si trova anche a disagio per tutto questo can can su di
lui dopo il Festival, ma dobbiamo ammettere che il personaggio che ha
"colpito" è stato proprio lui, a meno che consideriamo tutta la
stampa specializzata del settore e tutte le televisioni una manica di
incompetenti che non sanno quello che dicono.
Per quanto riguarda Dylan ho
specificato che mi riferivo ai concerti di Assago degli ultimi anni, e su
questo non puoi assolutamente dire che erano sold out, il forum era mezzo
vuoto o mezzo pieno, dipende con che criterio si guarda la cosa. Sono certo che non farà fatica a fare il Sold Out all' Alcatraz, ma credo
che tu sia troppo "estremista" nelle tue valutazioni, Dylan è diventato
Dylan non solo grazie ai fans come te che si autodefiniscono "veri", lo è
diventato grazie anche agli altri milioni come me che, pur non apprezzando
più certe sfumature del suo live, continuano a portare avanti la leggenda di
Bob. Anche noi siamo suoi fan, forse meno accaniti, meno sfegatati ed un
pochino un pò più critici e realisti, ma nessuno può vantare il diritto
esclusivo di essere un fan di Bob caro Daniele, sei anche tu uno del tanti,
uno fra milioni, con il diritto di sostenere le tue opinioni ma non quello di
disprezzare quelle degli altri. Per esperienza ho imparato che la verità sta
sempre nel mezzo, mai agli estremi. Un salutone a te, Massimo, Erika ed il
piccolo Giacomo, alla prossima,
Mr.Tambourine
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La Mail dei Miami & the Groovers
Ciao a tutti,
"on the road again"...da questa settimana Miami & the Groovers andranno a
suonare in alcune zone che solitamente restano fuori dalla rotta usuale del
Tour: Lazio, Toscana, Campania, Piemonte...
Ecco qua il quadro completo delle date:
MARZO
16/03 Birroteca Doppio Malto - Cecina (Livorno) Acoustic duo
17/03 Central Kitschen - Latina
18/03 Rock Cafè - Napoli
19/03 Taberna (ex Tabù Art) - Lavinio
28/03 Bottega della Creperia - Rimini centro
APRILE
01/04 Pub 1340 - Francavilla Bisio (AL): Acoustic duo
02/04 Il Banco - Zoagli (GE) Acoustic duo
03/04 Teatro De Andrè (Acoustic duo opening act per Jesse Malin) -
Casalgrande (RE)
09/04 Il localino dei giulietti - San Marino
15/04 3th River Party - Pavullo (Modena)
16/04 Il Magazzino di Gilgamesh - Torino
20/04 Cafè degli Artisti - Cesenatico
MAGGIO
06/05 Sacco e Vanzetti - Concordia Sagittaria (Venezia)
07/05 All'1 e 35 circa - Cantù (CO)
21/05 The Prince Albert Pub Brixton London UK
22/05 12th Bar Club, London UK
27/05 Naima Club - Forlì (for Bob Dylan's 70th Birthday)
GIUGNO
04/06 Ponderosa - Varese
www.miami-groovers.com
Su Facebook:
Miami & the Groovers Official Page
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Martedi 15 Marzo 2011
I biglietti per Dylan a Milano sono
reperibili qui:
http://www.ticketone.it/nc_id185795_pt529_Bob-Dylan.html
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La mail di Mr.Spaceman
E' logico a questo punto fare una riflessione
sulla possibilità di Bob di fare pubblico.
Premesso che quello che conta è il concerto sempre e dovunque, come
manifestazione artistica e vitale, bisogna prendere atto che Dylan per
scegliere di suonare in una discoteca abbia di sicuro perso, causa l'
infinito massacro dei suoi brani e l' incapacità di far esprimere i propri
musicisti in maniera adeguata per ANNI, la sua fetta di pubblico principale.
Spero che non smetta mai di suonare, ma gli auguro di rivalutare la
condizione in cui fa suonare i suoi musicisti senza castrarli in
continuazione, cercando una vera coralità. E non un continuo pling plong
plang sulla tastiera farfisa.
L'ultimo bootleg series è andato malissimo. Speriamo in un nuovo colpo di
coda.
Mr. Spaceman
Abbiamo constatato tutti “de
visu” che negli ultimi 4/5 anni i concerti di Bob sono andati in calando di
pari passo con la sua voce. Un artista che non ha più la voce per cantare le
sue canzoni in modo accettabile dovrebbe passare di fatto nella categoria
degli artisti “finiti”, e a malincuore bisogna dire che Dylan sta su questa
linea di confine da molto tempo. Tutti noi capiamo la sua esigenza di stare
sul palco, ma facciamo fatica a capire tutto il resto. Le canzoni,
l’abbiamo già detto molte volte ormai, sono l’ombra dei suoi capolavori,
tristi imitazioni borbottate o parlate, indistinguibili gli arrangiamenti,
indistinguibili i testi, la voce a volte si rompe o manca del tutto, a volte
ha dei momenti accetabili, ma tutto sommato l’intera faccenda dello show
rimane di bassa levatura, Charlie o non Charlie. Molti fans, che lo
seguono da tanti anni, hanno deciso di non andare più ai concerti live, e come
possiamo dar loro torto? Specialmente coloro che hanno avuto la fortuna di
vedere il miglior Dylan oggi fanno fatica e provano dispiacere nel vedere questa
versione di Dylan. Le opinioni su come veste, come canta, come suona si sono
sprecate, chi ripudia a malincuore e chi accetta quello che passa il
convento. Cito, tanto per farmi capire, che diversi artisti contemporanei di
Bob hanno mantenuto inalterate le loro caratteristiche, hanno ancora la voce
(Paul McCartney), sanno ancora suonare divinamente il loro strumento (Eric
Clapton, Carlos Santana) e le loro prestazioni dal vivo sono ancora valide.
Le stesse cose non possiamo dirle di Bob, di lui è rimasta solo l’icona,
l’alone di leggenda, l'idea di partecipare all'evento, di esserci, tutto il resto se lo sono mangiato il tempo e l’età.
Regresso normale, prima o poi ci arrivano tutti, ma almeno qualcuno ha
scelto di smettere prima di massacrare i suoi fans con esecuzioni alla
Dylan. Oggi una backing band tipo The Band o Tom Petty & The Heartbreakers
sarebbe impossibile, inutile ed anacronistica, potrebbe sviluppare il proprio
suono solo annullando completamente Dylan. Ecco perchè oggi alle sue spalle vanno
bene mezze figure (con tutto il rispetto per Tony) che si adattano agli
ordini del “Dear Landlord”, musicisti che hanno posteggiato in garage la fantasia e le loro
capacità artistiche, che fanno solo pum-pum di sottofondo a canzoni che
tecnicamente non ci sono più, fanno la spalla ad un performer che a fatica
riesca a cantare alcune delle sue canzoni, altre le parla, altre non si
capisce niente, sopportano tutto senza lamentarsi in cambio di un pugno di dollari,
"ma si
deve pur mangiare" dirà qualcuno di loro, "mantenere la famiglia", e per fare queste cose molti di
loro hanno accettato dei compromessi, anche se la cosa non li
rende felici. Il fine giustifica i mezzi direbbe Machiavelli, ma chi
giustifica Dylan? Il Re di solito non ha bisogno di giustificarsi,
lui ordina e gli altri eseguono, finchè dura. Se chiedessimo oggi a
Robertson o Petty se sarebbero disposti ad accompagnare Dylan probabilmente
ci riderebbero in faccia o se ne andrebbero scuotendo la testa senza
risponderci. Il declino è parte di tutte le cose, anche di Dylan, tutti noi
l’abbiamo capito con immensa tristezza, e questa è la ragione per la quale
il pubblico si è dimezzato ai suoi concerti. Assago può contenere 12.000
persone, ma Dylan negli ultimi tre anni raramente è riuscito a passare le
4.000 presenze, il Forum era mezzo vuoto, chi c’è stato lo può testimoniare.
Così oggi si cercano venue con minore capienza, che non diano la triste
impressione del mezzo vuoto, il pubblico si è ridotto e si riducono le
dimensioni delle venue, la matematica alla fine ha sempre ragione. In Cina, in Vietnam, in
Australia o Nuova Zelanda Dylan potrebbe fare una raccolta incredibile di
presenze, ma in Italia non funziona più come qualche anno fa, la sua
costante presenza negli ultimi anni forse l’ha danneggiato, anzi,
sicuramente l’ha danneggiato. Così oggi si punta su posti fino ad ieri
impensabili, oggi discoteche come l’Alcatraz e chissà cosa ci riserverà il
futuro, magari qualche sagra di paese?
Possiamo solo stare a vedere e sperare in bene.
Che l’ultimo prodotto delle Bootleg Series fosse un flop non bisognava
essere dei vegenti per prevederlo, il materiale era “povero” e di scarso
interesse al di là del collezzionismo maniacale. Che altro dire,
speriamo solo in un’altro Modern Times o Love and Theft, le capacità
compositive di Bob ci sono ancora, per quelle interpretative ci adatteremo,
chissà che in un futuro vicino Bob non sforni un’altra Brownsville Girl?
Tutti lo speriamo e rimaniamo fiduciosi, ma la performance dal vivo rimane
un’altro discorso, che ognuno di noi, a ragione o torto, interpreta a modo suo.
Su questo argomento mi piacerebbe poter sentire anche l'opinione di altri
amici della Fattoria.
Mr.Tambourine
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La mail di Paolo Bianchi
Come da titolo: bisogna monitorare! ;) Ciao!
Paolo
http://popnews.it/bob-dylan-in-italia-2011
E' logico pensare che Dylan
preveda più di una semplice data in Italia, terremo monitorato, :o)
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22 giugno, Bob Dylan a Milano: è il
"concerto dell'anno"
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Bob Dylan a Milano
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Pechino apre le porte a Dylan
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Lunedi 14 Marzo 2011
Dylan si esibirà all'ombra della grande
muraglia cinese
Ufficializzate le date cinesi e quella del
Vietnam sul sito di Bob
Apr 6 Beijing, China - Beijing Workers'
Gymnasium
Apr 8 Shanghai, China - Shanghai Grand Stage
Apr 10 Ho Chi Minh City, Vietnam
Beijing Workers' Gymnasium
Tutte le voci sui concerti in
Cina e Vietnam di Bob Dylan sono ufficialmente confermate, il governo cinese
ha rimosso tutti i divieti concedendo a Bob di esibirsi all’ombra della
Grande Muraglia. La notizia, per quello che nasconde alle spalle, è di
quelle grandi. La Cina sembra aver capito che i tempi stanno cambiando anche
da loro, il futuro del paese dipende dalle decisioni degli attuali
governanti. Un lungo isolamento culturale e sociale avrebbe portato
certamente in pochi anni la Cina sull’orlo della rivoluzione. Oggi, con la
diffusione di Internet è praticamente possibile vedere tutto di tutto, le
notizie non si possono più inventare, celare o mascherare, la realtà è a
portata degli occhi di tutti in tempo reale. Successe così anche senza
l'aiuto del WEB col
Giappone dopo la fine della II° guerra mondiale, la mano d’opera a
bassissimo costo portò i capitali stranieri in Giappone facendolo diventare
il colosso dell’industria mondiale nel giro di pochi anni, ma i giapponesi,
assieme alle tecnologie occidentali importarono anche lo stile di vita
dell’occidente, i costi di produzione salirono contemporaneamente, ed il
Giappone fu costretto a cedere lo scettro alla Corea del Sud, che subì la
stessa sorte. Oggi i capitali si spostano verso altri paesi, India e
naturalmente Cina, dove le condizioni di vita della classe più umile, la
classe operaia, sono ai livelli più bassi della scala mondiale. Ma tutto
questo non potrà reggere ancora per molti anni, i diritti sociali e quelli
umani premono sulla grande Muraglia che finirà per sbriciolarsi sotto questi
colpi, e fra venti o trent’anni il “gigante cinese” non farà più paura ne
concorrenza a nessuno, diventerà come il mondo occidentale. Il permesso a
Dylan di esibirsi è una delle prime avvisaglie del sovvenir di questi
mutamenti, Dylan in Cina è un avvenimento epocale che farà scorrere ancora
fiumi di inchiostro su quest’avvenimento, e lui, His Bobness, è sempre lì, a
testimoniare con la sua iconica presenza che anche ai nostri giorni The
Times They Are A-Changin’.
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Via libera ai concerti di Bob Dylan in
Cina
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Bob Dylan live a Milano il 22 giugno
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BOB DYLAN A MILANO IN GIUGNO
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La mail di Stefano Catena
Come avrete già letto Dylan suonerà una sola
data in Italia a Milano nella discoteca Alcatraz. Premetto che non ci sono
mai stato, ma leggendo quà e là su internet sembra che il luogo può
contenere 3000 persone tutte in piedi alla comoda cifra di 60 euro e per
giunta tocca anche sbrigarsi a prenotare perchè si profila un sold out
immediato.
Mi sembra che è la prima volta che Dylan suoni in una discoteca, è vero che
Dylan ha cantato in ogni location, ma in una discoteca non l'ho mai sentito.
Detto ciò per la location, per il prezzo, per il fatto che si sta tutti in
piedi, prima arrivi e meglio alloggi, non andrò a vederlo. Avrei preferito
un teatro a questo punto.
Un altro aspetto oltre alla location di Milano (ma perchè proprio li'?),
penso che Dylan è la prima volta che suoni una sola data in italia, se la
memoria mi sorregge non ricordo altri periodi in italia con una sola data.
Perchè?
In questo momento le date europee che Dylan ha confermato sono poche, Londra
e Cork, farà altrettanto in altri posti, una o due date?
Voglio aspettare un attimo, ma ho un altra domanda da fare....sta riducento
i concerti?
Un saluto a tutti, Stefano C.
Io ci son stato all' Alcatraz
e sinceramente 3.000 persone dentro la discoteca la vedo un pò come una
scatola di sardine nella quale ne sono state infilate troppe, credo che farò
come te, anch'io non andrò a vederlo. Se Dylan poi quest'anno riducesse il
numero dei concerti non sarebbe una cosa negativa, ne guadagnerrebbe la voce
e forse anche le performances, forse si eliminerebbero quelle sere tipiche
di Bob preso dalla noia che deve fare il compitino, ma siamo solo all'inizio
della stagione del tour, i conti e le deduzioni o i giudizi è meglio farli
volta per volta e la somma totale alla fine, ciao ed alla prossima, :o)
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Susanne
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Al Diesan & Pino tocco in concert
Carissimo, siamo al terzo appuntamento del 2011,
in un locale prestigioso di Cagliari, il "Sesto Senso"; collocazione un po'
strana per quello che riguarda il giorno, ovvero di domenica, ma ne vale la
pena sicuramente.
Ti invio la locandina della serata in allegato.
Inoltre ti sarei grato se pubblicassi, tramite i links sottostanti, gli
ultimi due video caricati sulla nostra pagina YouTube, facenti parte sempre
del concerto registrato al St. Eugene Hall di Moville in occasione del
"Dylan Fest 2010"
"All along the watchtower"
http://www.youtube.com/watch?v=QXMDHWNq-E0
"I shall be released"
http://www.youtube.com/watch?v=xF7b9fpvAJ8
Ti ringrazio sempre per quello che fai per noi, un abbraccio, Al Diesan
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Sabato 12 Marzo 2011
Bob Dylan il 22 giugno all'Alcatraz di Milano
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Bob Dylan live a Milano il 22 giugno
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TicketOne: Bob Dylan a Milano - Biglietti a
breve in vendita
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La mail di Otello
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/spettacolo/2011/03/11/visualizza_new.html_1557097399.html
Otello
SARA' VERO
???????????????????????????????????? Non dimentichiamo che in questi giorni
è carnevale, e come è ben noto a carnevale ogni scherzo vale......comunque
crederci non costa niente anche se la cosa, di primo acchito, sembra molto
improbabile. Ciao e grazie per la segnalazione, :o)
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La mail di Alexan Wolf
ciao Mr. Tambourine,
ti propongo un accostamento un pò insolito. Il 12 dicembre 1961 esordisce -
in concomitanza con i festeggiamenti che in quell'anno si svolsero a Torino
per il centenario dell' unità d'Italia - "Rinaldo in campo", una commedia
musicale di Garinei e Giovannini, con le coreografie di Herbert Ross (futuro
regista di "Provaci ancora, Sam" con Woody Allen, "Footloose" con Kevin
Bacon, etc). Tra gli attori Domenico Modugno (che compone anche le musiche -
N.B. Nel blu dipinto di blu, universalmente nota come Volare, è del '58),
Delia Scala, Paolo Panelli, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Dall'album
Fonit Cetra vengono estratti 3 singoli: "Orizzonti di gioia"/"Notte chiara",
"Se Dio orrà"/"Calatafimi" e "Tre somari e tre briganti" (questa me la
ricordo anch'io)/"La bandiera". "Rinaldo in campo" viene definito: "Il più
grosso successo teatrale di tutti i tempi avvenuto in Italia" e registra
record d' incassi mai raggiunti in questo campo all'epoca. Non so se la
commedia fosse ancora in tournée nel '63 quando Dylan arrivò a Roma, ma in
qualche modo le musiche dovevano essere ancora molto popolari e almeno una,
"Se Dio vorrà", Bob la sentì: ti allego la cartolina (piazza Navona con la
Fontana dei 4 Fiumi e la chiesa di Sant'Agnese, timbro 22-23 / :0 - 1 /
1963) che spedì alla dolce Suze all'appartamento che condividevano in 4th
Street. Provo a decifrare la scrittura (lascio gli errori): << This is also
where I stay sometime - it snowed last week And my guards (?) as you can see
got all covered with snow - bella ragatza everywhere - If I don't open my
mouth in this town every one thinks I'm Italian (unbelievable but true I
swear) Going to Toreno - tomorrow - bella ragatza all over - around the
streets, swimming in the air - unbelievable (oh, you're so Italian) Femmy
(?) I always thought Italians were Mama Rosa and Anna Manani's - but they
are all Sophia Lorens - I'm learning a song called "Se Dio Vorra" Gotta go,
gotta meeting with the Pope about all the colored people coming over here -
Amore, Bob >>. Chissà com'era "Se Dio vorrà" ...
Leggo ora su Maggiesfarm l'articolo del Guardian che, pur ricordando le
molteplici influenze di Suze su Bob (secondo le parole di Dylan stesso,
anche la sua vena di disegnatore va fatta risalire a lei), invita
giustamente a non ridurla al solo ruolo di sua musa. Questa cartolina mi
sembra dire che i due giovani, Bob ha ancora 21 anni, si siano amati: è
stata questa l'influenza più importante.
Alexan Wolf
Si Alexan, l'amore può tutto
quello che la ragione cerca sempre disperatamente di realizzare, forse la
ragione è sempre stata gelosa dell'amore, della sua facilità di realizzare
cose che ad essa riescono con molta più fatica. L'amore è una porta aperta,
uno scivolo che ti lancia verso le esperienze più eccitanti della vita, la
ragione è un'altra cosa, forse troppo legata alla logica ed al pensiero,
come avere una palla al piede insomma. Non c'è ombra di dubbio che i due
giovani si siano amati profondamente, non dimentichiamo che la
persona che scrive questa post-card abbastanza banale (come si potrtebbe
definire) è lo stesso che aveva già scritto Blowing in the wind e forse
anche The Times they are a-changin'.
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La mail di Davide
Salve Mr. Tambourine,
Conosco bene il ragionamento secondo il quale ufficiale è sola la data
confermata sul sito, il motivo per cui ho scritto
della data di Londra è che i biglietti sono in vendita già da diversi
giorni:
http://www.seetickets.com/Event/LONDON-FEIS-2011/Finsbury-Park/544988
Un saluto, Davide
Sono d'accordo con te, ricordo
che la terza data italiana del tour 2010 rimase in forse per molto tempo
(Viareggio 16,/6/ 2010), e fui proprio io a comunicare la certezza della
data ad Harold Lepidus "Bob Dylan examiner" che diffuse in America per primo
la notizia, ripresa poi da Boblinks ed inserita in elenco, confermata poi
dal sito ufficiale una settimana dopo. Quindi le date da te comunicate sono
abbastanza certe, anche se siamo sempre in attesa della sacra
ufficializzazione (sia per queste che per quelle cinesi) sul sito ufficiale.
Ti ringrazio per la premura, alla prossima, Mr.Tambourine.
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La mail di Pier Paolo Valentini
Ogetto: Bruno Sansonetti
Caro Mr. Tambourine,
Permettimi innanzitutto di ringraziarti per la franchezza con cui hai
rigettato il pessimismo di mio zio Bruno, con parole che mi fanno capire
quanto bene tu abbia inquadrato il suo carattere. Anch' io, in qualche caso,
lo avevo esortato a guardare con maggiore serenità al proprio passato,
facendolo riflettere sul fatto che raccontarlo non vuol dire certo fare
mostra di voglia di protagonismo o che altro. Ma, lo devo dire, tu hai
trovato parole migliori delle mie. Ora, quindi, gli ho riportato quanto da
te detto, per sollevarlo un pò da questa sua ombrosità, e, anzi, ho colto
l'occasione per suggerirgli di tenere un diario, per così dire, "in
arretrato", per scrollarsi di dosso ricordi che sembrano pesargli parecchio,
forse semplicemente per eccesso.
Tuttavia, non so proprio se mi darà retta: anche perché, testardamente,
crede di essersi esposto troppo all'attenzione altrui. Gli ho detto e
ridetto che non è affatto così, che lui ha semplicemente condiviso con te e
con molti appassionati di Bob Dylan queste sue meravigliose memorie,
nient'altro che questo. Ma se si è convinto diversamente, non posso che
rispettare il suo desiderio di anonimato e riservatezza. A te, quindi,
chiedo di comprenderlo: è un uomo che ha sempre vissuto semplicemente e che,
alla sua età, si sente, come dire, a disagio.
Peraltro, posso ipotizzare che abbia detto più o meno tutto quel che si
ricorda su Bob Dylan, ma se dovesse tornargli in mente qualcos'altro, non
mancherò di trasmettertelo. Ti saluto caramente, e ti ringrazio ancora per
le tue parole.
Pier Paolo Valentini.
Noi restiamo in
attesa.....che vuoi farci, Bruno ci è simpatico, a tutti! Ciao e grazie dei
tuoi sforzi, alla prossima :o)
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Bob Dylan Rolling Thunder Revue 2 DVD set
per ordinalo online:
http://www.bestcddvd.com/music/bob_dylan-43/rolling_thunder_revue_1975_1976_2dvd-15401.html
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Rolling Thunder Revue - Una breve storia
Dall’uscita di “Exile on Main Street” dei Rolling Stones al “Live” della
Allman Brothers Band al Fillmore East, gli anni 70 si sono marchiati di
questi rari momenti-atomici, questi lampi per fermare la brillantezza di
quel tempo che hanno contraddistinto un'epoca. Ma quando Bob Dylan ha
cominciato la Rolling Thunder Revue, nel 1975, in contrasto con la decadenza
che stava segnando l'epoca, questo baraccone zingarersco rende omaggio alla
lunga tradizione americana dei bohèmienes, i carnevali viaggianti del
vecchio West, l’esodo dalla Dust Bowl nel 1930, lo spirito pionieristico dei
mistici Beat. La Rolling Thunder non è stato solo l'apice della carriera
sismica-epica di Dylan, ma la chiave di volta ispirata di un epoca molto
particolare, in cui l’ abilità creativa poteva ancora risultare vincente
sulla linea di fondo.
Alla fine degli anni '60, il falò del songwriting di Bob Dylan covava sotto
le braci. Il suo album “Self portrait” del 1970 fu un flop e nel 1973, con
poco materiale nuovo a disposizione, Dylan stava cercando di rivisitare la
magia del suo periodo di massimo splendore del 1965-1966. Egli ha infine
spazzato via la sporcizia nel 1974 con Blood on the Tracks, l'album che
avrebbe portato la sua carriera a vette creative completamente nuove. L'anno
seguente, Dylan era tornato al Greenwich Village, che all'epoca stava
vivendo una rinascita creativa che si stava sviluppando al club “Others End”
nell’ estate 1975.
Oltre a Dylan, altri grandi talento erano incanalati sulla scena, per poi
esplodere con una nuova ventata di energia. Amici di vecchia data di Dylan,
la tempesta demiurgica conosciuta come Bobby Neuwirth (co-autore di
"Mercedes Benz" con Janis Joplin), che aveva da poco pubblicato un album
all-star, era diventato l'epicentro delle attività
In uno scontro generazionale, stelle nascenti come Bette Midler e l’avant
beat rocker Patti Smith si erano miscelate coi veterani del Village come il
grande folkman Ramblin 'Jack Elliot e Roger McGuinn dei Byrds. Nel
frattempo, dopo aver appena concluso l'estenuante tour del 74 con la Band,
Dylan aveva fatto visita in carcere al pugile Rubin "Hurricane" Carter e
stava collaborando con Jacques Levy a co-scrivere, tra le altre, una canzone
per difendendo l'innocenza di Carter nel suo album in fase di realizzazione
“Desire”. Preso da una nuova ispirazione e dalla voglia di uscire a cantare
le sue nuove canzoni, concepì l'idea di una caravana viaggiante di
ispirazione zingaresca che fu rapidamente realizzata.
Dylan era certamente in buona compagnia. Mentre si lavorava per realizzare
il tour, il guru teatrale co-paroliere di “Desire” Jaques Levy
(co-sceneggiatore di "Chestnut Mare" con Roger McGuinn), divenne direttore
di scena teatrale della Rolling Thunder Revue. Tra la folla di personaggi e
di musicisti che di notte erano passati dallo studio di registrazione per
realizzare Desire, c'erano un sacco di talenti a disposizione di Dylan da
scegliere l'ensemble della Rolling Thunder. Con Dylan, Levy e Neuwirth come
nucleo creativo, la Rolling Thunder-band chiamata "Guam" per il tour, era
composta da molti musicisti che avevano partecipato alle sessioni di
registrazione di Desire: Scarlet Rivera (che letteralmente Dylan ha
strappato dalla strada dopo averla vista per caso che suonava il suo violino
per i passanti), Rob Stoner (basso), e Howie Wyeth (batteria).
Il resto del carrozzone consisteva in un cast di all-stars, tra le quali
Joan Baez, la cantante Ronee Blakley (protagonista del film Nashville), la
leggenda del folk Ramblin 'Jack Elliot, l’ex-Byrd Roger McGuinn, il
multi-strumentista David Mansfield, il chitarrista di David Bowie Mick
Ronson, Steven Soles (voce), il chitarrista T-Bone Burnett, i poeti beat
Allen Ginsberg, Peter Orlovsky e Anne Waldman, il commediografo Sam Shepard
(come sceneggiatore di Dylan), l'attore Harry Dean Stanton, il giornalista
della rivista Rolling Stone Larry Sloman ( tour documentarista), e un
mucchio di ospiti speciali come i grandi cantanti folk canadesi Gordon
Lightfoot e Joni Mitchell.
On the Road
Per il trasporto dell’entourage, Dylan aveva affittato il bus di Frank
Zappa, giustamente chiamato Phydeaux (Fido). Il tour inizia il giorno di
Halloween del 1975 a Plymouth, Massachusetts, per poi spostarsi tra il New
England ed il Canada, arrivando per il finale al Madison Square Garden l'8
dicembre. Con la ripresa dello show a St. Peterburg, in Florida, e Fort
Collins, Colorado, tra l’aprile ed il maggio 1976, il tour passa attraverso
la sua seconda fase, con l’aggiunta di nuovi , tra i quali il futuro
candidato-governatore del Texas Kinky Friedman. Anche l'attore Dennis Hopper
salì a bordo della carovana lungo la strada.
Con uno show della durata di quasi quattro ore ed un numero di protagonisti
che a volte sfiorava il centinaio di anime, questo non era assolutamente
quello che si potrebbe chiamare un “tour medio”. Lo spettacolo iniziava con
Bobby Neuwirth's. Joan Baez avrebbe poi eseguito tre canzoni seguite da un
paio di duetti con Dylan, come "Blowin 'in the Wind" e "I Dreamed I Saw
Saint Augustine." Ramblin' Jack Elliot avrebbe poi un set di due o tre-song,
seguito da T Bone Burnett, ecc Dopo cinque o sei canzoni per scaldare
l'insieme, Dylan sarebbe poi emerso per fare uno spettacolo completo, con la
musica da Blood on the Tracks e del prossimo album Desire, con una folta
abbondanza dal suo repertorio anni '60.
Ben Corbett
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ROLLING WITH THE THUNDER
di Paolo Vites
(Un grazie di cuore a Paolo Vites per aver concesso a "Maggie's Farm" questi
articoli da Jam n. 88 Dicembre 2002)
Nell'autunno del 1975, senza alcun battage pubblicitario, alcuni dei più
grandi protagonisti degli anni Sessanta prendono la strada e cominciano a
esibirsi a sorpresa, senza neanche annunciare chi salirà sul palco. Alla
loro testa c'è Bob Dylan: quell'incredibile circo di santi, vagabondi,
ubriachi, poeti e musicisti attraversa gli States per celebrare l'America e
lo spirito del rock'n'roll. Oggi, quasi trent'anni dopo, esce finalmente la
prima documentazione ufficiale di quel tour. Ne abbiamo parlato con due che
c'erano, Bob Neuwrith, "fratello di sangue" di Dylan, e il giornalista Larry
Sloman che per Rolling Stone seguì quel tour e ne trasse un bellissimo
libro, ristampato per l'occasione. In più, recensiamo ovviamente The Bootleg
Series Vol. 5, esaminiamo Renaldo & Clara, il controverso film che documenta
la tournée, parliamo di Desire, l'allora disco inedito che Dylan presentò in
anteprima, e apriamo una finestra sul tour del '76, quello da cui fu tratto
il bellissimo live Hard Rain. Get ready! The Rolling Thunder Revue is in
town...
Estate del 1975. Le strade del Greenwich Village, New York. I giorni di
gloria del quartiere bohemien sono passati da un pezzo, almeno da quando il
cantautore Jim Croce, alla fine dei Sessanta, ha detto che "New York is not
my home anymore". Lì dove, un decennio prima, la gente faceva la fila per
entrare nelle coffee house per ascoltare il folksinger di turno; là dove,
con un po' di fortuna, si poteva incontrare un allucinato Bob Dylan scendere
da una limousine con la sua corte di poeti e spacciatori, con al braccio una
stellina rubata ad Andy Warhol, oppure ascoltare un Jimi Hendrix ancora
sconosciuto far esplodere la sua chitarra tra le mura del Cafè Wha?, adesso
ci sono solo fantasmi. Ad esempio quello di Tim Hardin, un tempo splendido
cantautore di successo, adesso magro come uno zombie in giro a scroccare
un'altra dose di eroina. Oppure Phil Ochs, gonfio e stordito, mentre si
scola un'altra bottiglia di whisky, patetica immagine di quel cantautore di
sinistra che metteva alla berlina i presidenti degli Stati Uniti e guidava
le marce per la pace. Tutti sono andati in California a cercar fortuna,
molti hanno mollato la spugna da quando fare il folksinger non è più cool
come una volta.
C'è una scena, però, a New York, che brucia e ribolle di novità: è quella
del puzzolente CBGB's, qualche isolato più in giù del Greenwich, un club che
sarebbe meglio definire una toilet con un palco, dove sta emergendo il
futuro del rock'n'roll e della Grande Mela: Patti Smith, Television e
Ramones, tra gli altri sono i nuovi eroi. Oppure devi andare al Bottom Line,
dove in quell'agosto del '75 Bruce Springsteen, il nuovo santo in città, sta
tenendo dieci serate consecutive per lanciare al mondo il suo sogno di
rock'n'roll, meglio noto come Born To Run. Per quando avrà finito quella
maratona, avrà "lasciato questa città di perdenti": se ne sta andando per
vincere, sulla sua thunder road.
Qualche sopravvissuto, a dire il vero, lo trovi ancora in quello che una
volta era il cuore del fok revival, il Bitter End, da un anno ribattezzato
The Other End. Ad esempio Ramblin' Jack Elliott e Bob Neuwirth, due vecchi
amici di Bob Dylan nei Sixties che stanno suonando proprio lì, in
quell'agosto del '75. Ed è lì che, senza alcun annuncio, silenziosamente e
inaspettato, Bob Dylan stesso sta tornando. Al Greenwich, ai suoi fantasmi e
a un nuovo mattino che sta inseguendo da quel pomeriggio, nel luglio '66,
quando per poco non ci era rimasto, a bordo di una motocicletta, sulle
colline di Woodstock.
Quando era la rockstar più popolare del pianeta, insieme ai Beatles.
A Bob Dylan, infatti, non è bastato un clamoroso comeback tour, un anno
prima, con i vecchi amici di The Band, un tour passato alla storia come
campione di incassi bruciando ogni precedente tournée rock. Nè gli è bastato
incidere Blood On The Tracks, il suo più bel disco dai tempi di Blonde On
Blonde, un capolavoro di intima riflessione acustica.
Sente l'aria che arriva da New York, Bob Dylan.
Va a vedere Patti Smith che suona, in quell'estate, e ne è talmente colpito
che scrive un brano, Isis, ispirato dalla sua performance.
Poi va ad ascoltare Jack Eiliott, duetta con lui e si ubriaca con Phil Ochs.
Una sera appare anche, non annunciato, sul palco del vecchio Folk City, dove
i sopravvissuti dei Sixties festeggiano Mike Porco, il proprietario di quel
club che dieci anni prima aveva permesso a ognuno di loro, Dylan compreso,
di lanciare la propria carriera. Poi discute con il vecchio amico ritrovato
Bob Neuwirth un sogno che culla da anni, quello di una tournée itinerante
che attraversa gli Stati Uniti senza battage
pubblicitario, con a bordo tutti quelli che hanno voglia di esserci. "Sarà
come un tuono fragoroso che rotola per l'America", dice Dylan.
Un rolling thunder...Uno schiaffo in faccia a quello che è diventato il
rock'n'roll, un mega business dove le star si esibiscono negli stadi da
80mila spettatori per esaltare il proprio ego più che per fare buona musica.
Addirittura Dylan e Neuwirth pensano di prenotare in segreto i locali e
senza dire, fino al giorno prima, che Bob Dylan è in città. Sarà un medicine
show, una revue stile compagnia dell'arte italiana del Rinascimento, una
pazzia mai vista prima nel mondo del rock. Per Dylan c'è una risposta sola:
perche un tour, adesso?
"Perchè credo sia quello che devo fare. Andare in tour è nel mio sangue."
Quell'estate del '75 è anche quella che vede Dylan comporre e registrare il
suo nuovo disco Desire una serie di ballate forti
come un racconto di Steinbeck, che attraversano l' America e le sue
ingiustizie (la storia di Hurricane), i suoi sogni più romantici (Joey, un
mafioso descritto come una sorta di Robin Hood), così come le visioni del
suo poeta rock più famoso, lo stesso Dylan: Iside, la dea della luna; Sara,
la musa che gli ha salvato la vita; la figlia del re degli zingari e un
amore impossibile (One More Cup Of Coffee). E' un Bob Dylan che sta
bruciando, come non gli accadeva da anni, di una passione artistica
incontenibile: l'unica valvola di sfogo è la strada dei concerti. Dopo una
serata improvvisata, al Greenwich, in cui si alternano tra gli altri
Ramblin' Jack Elliott, Bob Neuwirth, Ronee Blakey, Joan Baez, Roger McGuinn,
Patti Smith, Eric Andersen e Dylan, il cast del tour è pronto.
Oltre a Dylan, che si esibirà nel corso di ogni serata più o meno a metà
dello show, avranno il loro spotlight tutti i nomi prima citati (meno
Andersen e la Smith, che declinano l'invito per altri impegni), mentre
ospiti occasionali si aggiungeranno in alcune date: Joni Mitchell, Robbie
Robertson, Ronnie Hawkins, Kinky Friedman, Arlo Guthrie. Guida spirituale è
il santone della beat generation, Allen Ginsberg: "Non ho mai sentito Dylan
esibirsi in modo così potente. Sembra un imperatore del suono", dirà.
E' chiaro che si tratta di una celebrazione di un'intera generazione, quella
dei Sessanta, e di alcuni tra i suoi maggiori protagonisti. Ma è anche, in
vista delle celebrazioni dei 200 anni dalla nascita degli Stati Uniti d'
America che scatteranno l'anno seguente, nel '76, una sorta di viaggio alla
riscoperta dell'America stessa, partendo, non a caso, da quella città di
Plymouth, Massachussetts, dove arrivarono i padri pellegrini a fondare la
nazione. Ma anche l' America e quanto di alternativo essa ha espresso: Jack
Kerouac, ad esempio, con il concerto tenuto nella sua città, Lowell, e la
visita sulla sua tomba, su cui Dylan e Ginsberg improvviseranno poesia e
musica.
Non basta ancora. Dylan è talmente 'carico' che decide che tutta l'avventura
sarà filmata ("Ne faremo un film che manderà all'aria Hollywood", dichiara):
non solo i momenti musicali, ma anche l'intero tour, con ogni protagonista
che si improvvisa attore. Il risultato sarà il discusso film di quattro ore
di durata Renaldo & Clara, alla cui produzione collabora il drammaturgo Sam
Shepard, anche lui a bordo del carrozzone, naturalmente.
I concerti della Rolling Thunder Revue rivelano un Dylan ai livelli massimi
della sua capacità di performer. Ben coadiuvato da un'ottima band, i Guam
(al cui interno militano la sezione ritmica che ha collaborato alla
registrazione di Desire, il bassista proveniente dal rockabilly Rob Stoner e
il batterista Howye Wyeth, più David Mansfield alla pedal steel e mandolino,
la violinista Scarlet Rivera, il chitarrista T-Bone Burnett e l'altro
chitarrista Mick Ronson, già negli Spider Of Mars di David Bowie, più Steven
Soles, chitarra e voce), Dylan sembra aver fatto pace con i fantasmi che lo
avevano ossessionato durante il comeback tour con The Band di un anno prima,
in cui sembrava quasi costretto, di malavoglia, a riprendere in mano quello
scottante songbook che aveva composto negli anni Sessanta.
Adesso, invece, appare liberato: canzoni come Mr. Tambourine Man, eseguite
in modo fascinosissimo, con amore e passione, o addirittura Blowin' In The
Wind eseguita ogni sera in duetto con Joan Baez, sono un autentico
riappropriarsi di quanto di
buono gli anni Sessanta avevano creato. E lui ne è consapevole, sa che sta
tornando al suo posto di portavoce dell' America stessa, per chi lo vuole
ascoltare: per i sopravvissuti dei sixties come lui o per chi era troppo
giovane allora e lo scopre solo adesso.
Altri classici, ad esempio Hard Rain, vengono ristrutturati in devastanti
esecuzioni elettriche, mentre il suo ruolo di portavoce dell'America che
soffre è siglato dalla nuova ballata Hurricane. Canzone che diventa anche
sigla di una campagna sociale tesa a riaprire il caso del pugile Rubin
'Hurricane' Carter, accusato di omicidio durante una rapina, avvenuta nel
luglio 1966. E' un evidente caso di persecuzione razziale, avvenuto in un
momento storico in cui i ghetti di mezza America erano sconvolti da
incidenti e sommosse popolari. Che cosa di meglio che accusare di omicidio
un nero che sta per diventare campione del mondo, arrogante e minaccioso per
la supremazia bianca? Bob Dylan, nei primi mesi del '75, aveva letto la
biografia di Carter, The Sixteenth Round, ne era rimasto talmente colpito da
averlo voluto incontrare in carcere, di persona.
Hurricane, un brano di furiosa denuncia sociale, non solo guida Desire, una
volta pubblicato, al successo in tutto il mondo con oltre un milione di
copie vendute, ma apre una ferita nel cuore dell'America. L'ultimo concerto
del tour è un benefit per Rubin Carter, The Night Of The Hurricane, tenuto
al Madison Square Garden con la presenza di Mohammed Alì, cioè Cassius
Clay ("Non sapevo manco chi fosse questo Bob Dylan", dirà l'ex pugile),
l'ultimo grande momento di coinvolgimento politico e sociale di Bob Dylan.
E' presente anche l'uomo che, pochi mesi dopo, diventerà il nuovo presidente
degli Stati Uniti, Jimmy Carter. Purtroppo, nonostante i segnali che
sembrano positivi, una nuova revisione del processo non darà alcun risultato
e Carter resterà in prigione fino al 1985.
Lo spirito che anima la Rolling Thunder è unico: certe sere Joan Baez, con
su i vestiti di Dylan, viene annunciata come Bob Dylan. Lo stesso cantautore
sale sul palco, ogni sera, con una maschera che ne deforma i tratti e solo
quando comincia a cantare il pubblico capisce di chi si tratta. Come un
recitante della commedia dell'arte italiana, poi, Dylan ha
il volto
completamente pitturato di vernice bianca. Dirà di aver preso l'idea dai
Kiss (!)... Allen Ginsberg benedice a modo suo ogni serata e quanto
l'atmosfera generale abbia ispirato Bob Dylan in alcune delle sue più
significative performance di tutta la carriera, lo mostra sufficientemente
bene l'esecuzione di Isis, immortalata in Renaldo & Clara e visibile
finalmente al grande
pubblico (chè il film non è mai stato pubblicato come vhs e gira solo
sporadicamente in qualche cinema d'essai) nel dvd allegato all'edizione
speciale di Bootleg Series Vol. 5.
Senza la chitarra, un gesto già oltraggioso, Dylan è spiritato e invasato,
come lo era solo nel corso dell'epocale tour del 1966: gli occhi lanciano
autentiche saette in ogni direzione, mentre le mani e le braccia disegnano
ampi gesti celebrativi nell'aria. La
musica intorno a lui è selvaggia e delirante e si consuma, in
quell'esecuzione, un autentico sabba degno di un medicine
show, quasi Dylan stia evocando i fantasmi di Robert Johnson e Hank
Williams. Il rock come forma di espressione totale.
La Rolling Thunder Revue poi, vive di momenti propri anche al di là del
palcoscenico, in uno spirito di cameratismo e di
poesia unici: l'incontro con i nativi americani in una riserva (tributo alle
radici più vere del Paese), il cui capo, incredibile
coincidenza, si chiama proprio Rolling Thunder; la cerimonia buddista sulle
rive del fiume, all'alba, guidata da Ginsberg; la visita a un'anziana maga
di origine napoletana (Mama) in cui ognuno si fa leggere i tarocchi; il
concerto nella prigione di Hurricane con spettatori i detenuti; la visita
alla tomba di Jack Kerouac con Ginsberg che chiede a Dylan che epitaffio
vorrebbe sulla propria tomba e lui che risponde: "Nessuno".
"Ho lasciato la strada che ci vedevo doppio. Ma di sicuro è stato un viaggio
che ne è valsa la pena", dirà Dylan al termine del tour. Era stato assente
dalle scene per otto anni (dall'estate del '66 al gennaio del '74), tranne
sporadiche apparizioni. Poi venne il tour del comeback con The Band che non
fu abbastanza per fargli ritrovare la voglia di esibirsi. Fino a quando
giunse il tempo della Rolling Thunder Revue. Si può dire, a ragione veduta,
che quella voglia incessante di esibirsi che è giunta all'eccesso del
cosiddetto Never Ending Tour sia nata proprio allora. E' dal 1975,
praticamente, che Bob Dylan è sempre in giro ad esibirsi, infrangendo le
regole del music biz che vogliono un artista in tournee solo dopo l'uscita
di un album nuovo. Quando comincia la RTR, nell'ottobre del '75, Desire non
è ancora stato pubblicato, lo sarà solo nel gennaio 1976. Nella primavera di
quell'anno la Revue si rimette on the road e Dylan, a Larry Sloman, confida
che adesso sarà così per sempre, ci sarà sempre una revue a portare in giro
la sua musica. Quel re degli zingari di cui cantava nelle strofe oscure di
One More Cup Of Coffee alla fine ha tolto la maschera: è Bob Dylan.
Nel corso degli anni sul palco, ancor più che in studio, Dylan darà vita ad
alcuni dei momenti più alti (così come ad alcune autentiche cadute) della
sua intera carriera. "Quando avrò novant'anni e mi vorrai vedere, mi
troverai su di un palcoscenico, da qualche parte", ha confidato alcuni anni
fa. La musica ha senso solo nell'atto della performance, è questa l'eredità
più bella che la Rolling Thunder Revue ci ha lasciato. Un concetto che
sconfigge ogni pretesa di consegnare la musica rock ai musei o
ai freddi solchi di un vinile o di un cd. La musica è una cosa viva in
continua trasformazione e ha significato nel momento della sua
rappresentazione, costi quel che costi, anche una serata svogliata e
balorda. Ma quando l'artista vince, allora potremo solo mangiarci le mani
per non essere stati presenti.
"Andare in tour è nel mio sangue" , aveva detto Dylan nel '75. Il suo è il
sangue di uno zingaro.
Lui è lo zingaro del rock'n'roll.
(Fonte: archivi di Maggies' Farm)
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Venerdi 11 Marzo 2011
La mail di Davide
Salve,
Faccio notare che la prima data europea di Dylan è stata ufficializzata con
biglietti già in vendita:
Bob Dylan will headline the the London Feis on Saturday 18th June in
London's Finsbury Park as an exclusive UK performance.
Bob Dylan will headline the Irish festival as it celebrates 21 years of the
best Irish and international music in Finsbury Park.
Festival boss Vince Power said, "The inaugural London Feis will be a
fantastic addition of the capital's summer calendar and announcing Bob Dylan
for an exclusive UK performance means that the first year will be one to
remember. I've worked with bob many times before and an delighted to have
him back once again."
No stranger to promoting Irish concerts and events, Power created the Fleadh
festival and turned it into an international brand. Fleadh festival started
it's life in the early 90's in the grounds of London's famous Finsbury Park,
where it became a staple on the London calendar for well over a decade.
London will go Gaelic when Vince Power brings the best in big name
headliners in rock, folk & pop alongside the cream of Irish music talent
today. Around 30 acts will perform on 3 stages in the grounds of Finsbury
Park with more acts to be announced shortly.
No acts have been announced yet, the first announcement will be coming soon.
A wide range of artists will perform across three stages in the grounds of
Finsbury Park.
Tickets are priced at £70 for adults, and £35 for carers, children aged
under 12 can attend free.
Davide
Caro Davide, boblinks indica 2 date europee già
confermate diciamo ufficiosamente:
June 16, 2011, Cork, Ireland-- (Thursday)
Marquee
Ticket prices: €76.25, €65
Tickets will go on sale on Monday, March 14 through Ticketmaster Ireland
June 18, 2011, London, England-- (Saturday)
London Feis
Finsbury Park
ma voglio ricordarti che il
sito ufficiale di Bob non cita ancora queste date e nemmeno quelle cinesi,
non ostante tutte le conferme che abbiamo letto in settimana, le date
diventano ufficiali solo dopo essere state pubblicate sul sito di Bob,
comunque grazie per la segnalazione e per la tua attenzione :o)
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Bob Dylan in Cina: le sue canzoni non sono
più vietate
clicca qui
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Giovedi 10 Marzo 2011
Al Diesan & Pino Tocco live
Ciao carissimo come va ?
Qui abbastanza bene, siamo piuttosto impegnati a cominciare da questo
venerdì con la seconda tappa del "Bob Dylan Tribute Tour 2011"; la location
è quella del caratteristico Old English Pub di Cagliari.
Ti invio la locandina della serata.
Come avrai notato c'è stato un piccolo cambiamento nella creazione delle
locandine, rispetto agli anni precedenti; dato che questo è un anno
speciale, per tutti noi "dylaniati", ho pensato di creare una vera e propria
collezione: ogni locandina avrà come sfondo una foto ogni volta diversa e
tratta da immagini della prima metà degli anni 60.
Coloro che verranno alle serate possono prenotare e acquistare le locandine
di questa stagione al prezzo di 5,00 euro l'una.
Un abbraccio, Al
Grazie Al, davvero bella la
locandina, buon concerto! Un abbraccio anche a te, :o)
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La risposta di Michele "Napoleon in rags" per
Corrado Ori Tanzi e Fabio Treves
Ciao Tamb,
purtroppo non sono più in grado di modificare MF perchè mi si
è bruciato l'hard disk e non ho più niente di Maggie's Farm
Michele
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I tre anni di Mr.Tambourine
Cari amici e Maggiesfarmers,
sono già passati tre anni da quando il nostro Guru Michele “Napoleon in
rags” Murino mi affidò la conduzione della “sua Fattoria”. L’inizio è stato
duro e traballante, un sacco di problemi invadevano la mia mente, molte le
preoccupazioni e le paure di non essere all’altezza del compito di mandare
avanti la “baracca”. All’inizio della mia avventura su queste pagine ho
avuto screzi con qualcuno di voi, molte critiche pesanti, ma tutto questo
faceva parte del gioco. Non mi sono lamentato allora e tanto meno lo farò
ora, tutto è stato superato col tempo necessario e le cose si sono messe di
nuovo sulla “Highway 61”.
Il mio sogno sarebbe di poter unificare la vecchia versione della Fattoria
di Michele con la mia, in modo da ritornare al vecchio indirizzo
www.maggiesfarm.it. Non so se questo sarà possibile, dipende dalla volontà
di Michele, anche se penso che sia giusto che il vecchio Nap conservi per se
una parte tanto importante della sua vita. Ripeto, per ora è solo un sogno,
ma qualche volta i sogni si avverano, non possiamo sapere cosa succederà
domani.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno continuato a
seguire Maggie’s Farm giornalmente o saltuariamente, siete rimasti in molti,
e le cifre del contavisite lo dimostrano, anche se gli inevitabili
cambiamenti possono aver deluso qualcuno. Vi assicuro che ho sempre fatto
tutto con la miglior buona volontà, a volte sbagliando ed altre indovinando,
ma sempre con lo spirito iniziale dato al sito da Michele. Ognuno di voi può
partecipare con poco o tanto alla costruzione delle pagine della Fattoria,
ho sempre dato spazio a tutti e continuerò a farlo nello spirito della più
ampia libertà, unica condizione “sine qua non” che non si scivoli in cose
politiche che niente hanno a che vedere con la vita della Fattoria. Per il
resto ho sempre pubblicato tutto, insulti e lodi, senza censurare niente, ho
sempre espresso tranquillamente il mio pensiero senza nessun problema, a
volte mi sono spinto oltre la mia consuetudine per spronare qualche
dibattito fra voi lettori, ma spero vogliate perdonarmi questi piccoli
peccati veniali. Vi ringrazio ancora di cuore per avermi seguito fino ad
ora, e di più se coninuerete a seguirmi in futuro. Un grazie particolare al
Prof. Alessandro Carrera per aver sempre gentilmente messo a disposizione di
tutti noi la sua grandissima esperienza nella materia dylaniana, il suo è
stato un aiuto prezioso e sono certo che continuerà ad esserlo, come dice il
vecchio adagio, “Signori si nasce”, ed Alessandro lo nacque!
Mr.Tambourine
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Confermata sul sito di Bob La data del 3
Aprile a Taipei
4/3/11 Taipei, Taiwan - Taipei Arena
Mentre le date dei concerti in Cina, Vietnam
ed Hong Kong non lo sono state, non ostante le molte dichiarazioni
rilasciate in settimana dalle Agenzia di Stampa e da molti giornali
riguardanti i concerti di Pechino e Shanghay, ecco l'elenco delle date da
confermare:
4/6/11 Beijing, China - Workers Gymnasium
4/8/11 Shanghai, China - Grand Stage
4/10/11 Ho Chi Minh City, Vietnam - RMIT University
4/13/11 Kowloon Bay, Hong Kong - KITEC -Star Hall
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Mercoledi 9 Marzo 2011 La mail di Bruno Sansonetti
Caro Mr. Tambourine,
Dopo alcuni mesi torno a farmi vivo, un pò per sentirmi vivo, un pò
semplicemente per riprendere in mano qualcosa della mia vita passata. E così
ti scrivo nuovamente, ma, lo dico in anticipo, per l'ultima volta. Non
perché raccontare mi sia divenuto molesto o sgradevole, ma per il semplice
fatto che con l'età si cerca immancabilmente di attirare l'attenzione, e
l'attenzione degli altri porta il vecchio a compiacersi troppo di sé stesso,
facendosi ridicolo. Pertanto, anche se avrei tanto ancora da dire, non mi
sembra decoroso ricercare uno sciocco quanto inutile protagonismo. Se sono
tornato a scriverti, ovviamente, c'è una buona ragione: la presunzione di
essere a conoscenza di qualcosa che un altro (un appassionato di Bob Dylan,
nella fattispecie) non può conoscere. Peraltro, mi preme aggiungere che
quasi tutti i miei amici di giovinezza non ci sono più, e questo da un lato
mi obbliga ad essere certo di non confondere la verità con l'invenzione, ma
dall'altro mi induce a raccontare tutto quello che mi ricordo, così, per
istinto di sopravvivenza.
Il mio ricordo si deve dividere in due momenti distinti, dei quali sono
testimone rispettivamente indiretto e diretto. Attraverso i racconti che mi
fece il mio amico Jacopo, cercherò in primo luogo di descrivere il concerto
da lui visto in Inghilterra nel 1965 (e quel che in lui e in me suscitò).
Poi, a completamento della mia narrazione dello spettacolo del '66, voglio
tracciare qualche aneddoto curioso su quelle belle giornate parigine.
Io e Jacopo avevamo entrambi 21 anni quando emigrammo in Francia, all'inizio
del '61. Due suoi fratelli erano già emigrati sei anni prima in Inghilterra,
spostandosi, a seconda delle opportunità lavorative, in varie città. Sono
certo che nel 1964 si erano trasferiti a Birmingham, dove erano occupati
entrambi come operai. Ai primi di dicembre del '64, a causa di un incidente,
uno di loro si trovò impossibilitato a lavorare, e per non perdere il lavoro
dovette trovarsi un sostituto. Dato che Jacopo era momentaneamente
disoccupato, i due fratelli decisero di farlo venire in Inghilterra per
qualche mese, considerando a ragione che due stipendi da dividere in tre
fossero sempre meglio di uno solo da dividere in due (il fratello
infortunato percepiva comunque un esiguo sussidio statale).
Jacopo restò a Birmingham sino alla metà di agosto del 1965, lavorando
pesantemente. Solo di rado, diciamo una volta al mese, mi mandava una
cartolina. Non aveva neppure i soldi per telefonare, e io non me la passavo
molto meglio. L'altro giorno, dopo una ricerca avventurosa, ho ritrovato
alcune sue cartoline di quel periodo. Due di esse mi hanno aiutato a
ricostruire la storia. Una è datata 12 aprile, e dice: "...Sono riuscito a
farmi spostare al turno di mattina per mercoledì 5 maggio, così che potrò
andare al teatro a vedere Bob Dylan. Ora sono certo che la spesa per il
biglietto non sarà stata vana". L'altra cartolina, del 9 maggio, dice:
"...Niente da dire, uno dei momenti più belli della mia vita. Se fossi stato
qui, avresti visto un grande Poeta con la chitarra al collo..." eccetera.
Al suo ritorno, Jacopo mi avrebbe descritto molto bene quanto accaduto
quella sera. Riesco a ricordare anche alcune canzoni che il mio amico mi
disse essere state suonate. La prima fu The Times They Are A-Changin': "La
sua voce fu tanto possente ed evocativa da ammutolire i presenti...". Dopo
il concerto all'Olympia, Jacopo ripeteva spesso: "Come avrei voluto che
l'avesse suonata qui! Quella canzone è un inno e un manifesto, qualsiasi
cantante ne farebbe il proprio cavallo di battaglia. Sei stato sfortunato,
Bruno!"
Poi cantò certamente It's Alright Ma (I'm Only Bleeding): "Bob la presentò
brevemente con un sorriso sulle labbra, in modo alquanto ilare: tutti noi ci
aspettammo dunque una canzone consona al clima, divertente. E invece lui se
ne uscì con quella ballata lunghissima, arguta, difficile e oscura,
criptica, piena d'accordi complicati". Jacopo mi disse che, nell'ascoltare
quel pezzo, ebbe la sensazione che il pubblico e Bob Dylan avessero
provvisoriamente cessato di parlare la stessa lingua (anche musicalmente),
tanto grande era l'attenzione con cui il primo seguiva le complicate
metafore del canto del secondo. Ad ogni modo, la tensione accumulata nel
corso di quel pezzo fu subito stemperata da un bell'applauso. "Perché, vedi,
gli inglesi di Bob Dylan apprezzano l'abilità di poeta, prima ancora che di
creatore di melodie. La melodia può anche essere facile, banale, ma il testo
è una chiave di comunicazione essenziale".
Un altro pezzo nuovo, eseguito subito a ruota, fu Love Minus Zero/No Limit.
Jacopo mi raccontò che, sulle prime note, Mr. Dylan fece una battuta,
dicendo qualcosa del tipo: "è una canzone matematica, ha a che fare con le
frazioni". Il pubblico stavolta non rise: "Stavano iniziando a capire che la
sua ironia è come quella del teatro dell'assurdo, non c'è niente da capire.
Bob Dylan non è un ragazzo in vena di scherzi, è uno da prendere
maledettamente sul serio". Al che io dissi: "Anche quando fa le battute?".
Rispose lui: "Soprattutto quando fa le battute. Se assisterai a un suo
concerto, te ne renderai conto". Allora, ovviamente, non mi sognavo neppure
che di lì a qualche mese sarebbe successo per davvero!
Seguirono, nella seconda parte del concerto, altre canzoni memorabili.
Talking World War III Blues: "Una delle mie preferite: certamente questa qui
(si riferiva a Desolation Row) è un suo prolungamento naturale. Il pubblico
attendeva queste canzoni ancor più di quelle dell'ultimo disco. Durante il
pezzo ci furono veramente un sacco di risate, come se Bob Dylan stesse
facendo una specie di cabaret musicale".
Don't Think Twice, It's All Right: "Eseguita in una chiave up-tempo, molto
espressiva e teatrale, quasi drammatica, molto distante dal tono sussurrato
e piano della versione del disco. Le ragazzine sono rimaste molto
impressionate".
With God On Our Side: "Bastò solo il primo verso per scatenare un'ovazione.
Una esecuzione trionfale. Bob avrebbe potuto benissimo troncarla in
qualsiasi momento senza ingenerare proteste: il fatto stesso che l'avesse
iniziata era sufficiente per giustificare il prezzo del biglietto".
Jacopo mi disse che Dylan indossava un giubbotto di pelle nera, e sotto, mi
pare, una camicia blu e dei blue jeans. "Bob Dylan aveva una presenza
scenica fortissima, una sicurezza assoluta nel proporre le proprie canzoni;
erano tutte un po' più veloci rispetto alle versioni sui dischi, più
lineari", come se fossero già dei classici, aggiungo io.
Quella sera cantò anche It Ain't Me Babe e The Lonesome Death Of Hattie
Carroll, entrambe accolte da un boato del pubblico. "Magnetico ed
essenziale, tanto da soggiogarti, da annullare ogni altra percezione. Devi
essere lì per capirlo, è inutile anche solo raccontarlo. Un suo concerto è
prima di tutto un'avventura, un'esperienza totale e indelebile. Il pubblico
intorno a me lo guardava e diceva: la sua parola vola, fluttua nei nostri
cuori come un sussurro dell'anima. Nel suo canto soltario c'è tutto il
caleidoscopio della Commedia Umana". Erano davvero entusiasti, persino
troppo, per certi versi.
It's All Over Now, Baby Blue, che fu anche la canzone di chiusura, sarebbe
stata eseguita l'anno seguente a Parigi, così come Mr. Tambourine Man, che
deve essere stata suonata in un momento imprecisato del concerto, forse (è
opinione di mio nipote) alla fine della prima parte. Certo è che entrambe
suonarono molto diverse da un anno all'altro: "No, niente da fare, l'anno
scorso Bob non ha trascurato niente, niente è andato perso, niente è stato
casuale o episodico. Allora è stata tutta ciccia, tutta sostanza". Il
concerto visto a Parigi fu, a suo dire, "troppo fumoso, annebbiato quasi,
nella sola parte che conta davvero, quella acustica. Il resto, le chitarre
elettriche, l'organo e la batteria, sono solo un passatempo, un capriccio,
una bizzarria a uso e consumo del mercato". Col senno di poi, naturalmente,
i due momenti devono essere considerati in continuità. Chi come noi era
sinceramente affascinato dalla poesia di quel giovanissimo genio americano
faticava anche solo ad apprezzare il cambiamento occorso in un solo anno.
Eravamo ben lontani da spiegarcelo musicalmente e umanamente. La velocità
con cui Bob Dylan si è evoluto in quell'anno fu davvero eccessiva anche per
quelli che erano maggiormente abituati alla sua musica, o, anzi, soprattutto
per loro. I molti che lo scoprirono con Highway 61 Revisited non ebbero
grosse difficoltà ad andare a ritroso, non trovarono una contraddizione. Gli
altri, invece, non riuscivano proprio a considerare la nuova musica di Mr.
Dylan se non come una incongruenza, una caduta di stile, o, peggio, un
tradimento. Per voi queste cose saranno forse dati storici tutto sommato
pacifici, ma per noi quella fu una questione tutt'altro che agevole e
indolore.
Il mio amico raccontava con piacere come, insieme al resto del pubblico in
sala, avesse applaudito e rumoreggiato alla fine dell'ultima canzone, un pò
per dire: "Resta con noi, non andare via, suonane ancora una". Quando è
così, quando cioè veramente vorresti che uno show non finisca lì, "allora
sai di aver assistito al migliore concerto della tua vita".
Nei mesi seguenti, dopo il ritorno di Jacopo, l'uscita di Highway 61
Revisited ci colse tutti un pò alla sprovvista. Ne discutemmo a lungo, senza
lesinare un sistematico confronto tra i brani del nuovo disco e quelli della
produzione precedente. Preferenze a parte, emergeva sempre questo
discrimine, questa intima stranezza.
"Voi non conoscete la musica rock", ripeteva sempre Jean - un ragazzo belga
che amava le polemiche sofisticate, ma mai fuori luogo - quando si dibatteva
sull'ultima svolta di Bob Dylan. "Di sicuro", diceva Jacopo, "Blowin' In The
Wind non è rock. Se poi quest'ultima roba è rock, non mi interessa". L'altro
obiettava implacabile: "Blowin' In The Wind non è né rock né folk, anche se
mascherata da canzone folk". E poi concludeva: "Attenti a non ingabbiare
Dylan in un genere musicale. Lui sta cercando di dire qualcosa che non ha
mai detto nessuno prima di lui. Sta semplicemente reagendo alle vostre
classificazioni. Una volta passato tutto questo, vi resteranno in mano solo
delle inutili etichette".
In effetti, la maggior parte di noi era convinta che l'unico modo per
cantare dell'America in modo serio era vestire il canto con l'abito rude e
semplice del folk. Per noi, le canzoni del primo Dylan erano folk perché
parlavano universalmente della vita o della morte, fornendoci un punto
d'osservazione impersonale, oltre che una prospettiva assolutamente
atemporale. Col tempo, Dylan si era messo a cantare altro, più
personalmente, avvicinandosi più allo spirito dell'epoca, alle nostre paure
e alle nostre speranze, ma mai (almeno per me) con la pretesa di parlare al
nostro posto. E ora che faceva il rock, era davvero dura fare finta di
niente, dire che andava tutto bene così. No, molti di noi non potevano
accettare che Dylan si travestisse da Elvis. Il fatto, però, è che si
cercava sempre di stabilire questa connessione con i testi delle sue prime
canzoni, con l'intento di trovare un senso, di cavare per forza un messaggio
o, peggio, di inventarne uno di sana pianta, appiccicandolo con chissà quali
argomenti.
Era più o meno questo il clima che Dylan trovò al suo arrivo a Parigi nel
1966. Un clima di dubbio, in cui tutti eravamo sospesi, ansiosi di ottenere
una spiegazione, una giustificazione a tutte le nostre perplessità. Quale
migliore occasione per dissiparle, se non un concerto di Mr. Dylan in
persona? A parte il mio entusiasmo, la reazione più comune alla notizia
della messa in cartellone dell'evento fu piuttosto di sollievo. Come dire:
ora vediamo chi aveva ragione sulla nuova musica del giovane americano.
Ovviamente, la venuta di Dylan non spiegò alcunché. Anzi, se possibile,
complicò le cose, lasciandoci tutti alquanto frastornati. Pareva quasi che
Dylan, più gli si chiedeva, più si faceva sfuggente, enigmatico, persino
illogico, per certi versi.
A riprova di quanto dico, mi piace ricordare alcuni aneddoti risalenti
proprio a quei giorni, di cui posso vantare di essere testimone diretto.
Il 23 maggio fu organizzata una conferenza stampa di Mr. Dylan all'hotel
Georges V. Jacopo conosceva qualcuno che lavorava a "Salut les copains",
famosissima trasmissione radiofonica che andava in onda su radio Europe n°
1, e mi aveva convinto a seguirlo all'hotel. Io poi conoscevo di vista un
interprete, che avrebbe tradotto simultaneamente domande e risposte.
Naturalmente, data la ressa di giornalisti, restammo fuori dalla sala
insieme ad altri che, come noi, erano curiosi di sentire come Mr. Dylan
avrebbe risposto a domande non esattamente "gentili" (riflesso di un clima
in cui, come ho detto, lo status di pop star a cui egli era assurto veniva
vissuto con malcelato disagio). Fu allora che Jacopo mi prese per un braccio
e mi portò alla reception. Una volta lì, chiese se c'era un certo Alexandre,
un suo amico che assisteva i portieri e ogni tanto faceva il
fattorino-autista. Una volta chiamato questo Alexandre, andammo tutti
insieme nel corridoio in cui c'erano quelle che pensavamo essere le lussuose
stanze occupate da Dylan e dai suoi accompagnatori. Jacopo chiese se si
poteva entrare, e l'altro tentennò: "Lo sai in che guai mi metti, se lo si
viene a sapere?" Dopo che Jacopo ebbe insistito per una decina di minuti,
Alexandre, con il passepartout in mano, acconsentì, "ma solo per un istante,
mi raccomando". Proprio mentre stava per aprire la porta di quella che si
presumeva essere la camera di Mr. Dylan, si sentirono i passi trafelati di
qualcuno, la cui sagoma improvvisamente si parò davanti a noi. Solo in
seguito Alexandre ci spiegò che era uno dei giovanotti della band di Mr.
Dylan (io non sapevo ancora che avrebbero suonato con lui). Disse, in
inglese: "Chi siete? Cosa fate qui?" Alexandre, senza scomporsi, spiegò che
stava accompagnando due ospiti alle loro stanze, e finse di indicarci una
suite alla fine del corridoio, dicendo: "Oh, eccola, eccola lì". Dato che
aveva la divisa dell'hotel e il passepartout, il giovanotto abboccò (o finse
di abboccare), ma ci diede un'occhiata perplessa, dato che io e Jacopo non
eravamo proprio vestiti benissimo. Poi fece un sorriso e disse, sempre in
inglese: "Arrivederci a presto, signori", ed entrò. Allora, atterrito,
Alexandre pretese che ce ne andassimo immediatamente, ma Jacopo si era
intestardito a voler incontrare Dylan "per fargli le mie domande", per cui
supplicò l'altro di restare ancora un pò.
Aspettammo pochi minuti, e ad un tratto arrivarono due commessi, mandati per
verificare che fosse tutto tranquillo. Dopo un vivace diverbio, Alexandre fu
costretto a portarci via da lì, con grande dispiacere di Jacopo. Proprio
allora, però, vedemmo arrivare un gruppuscolo di persone, tra cui uno con
una macchina da presa in mano. Dylan era lì, gli occhi oscurati da un paio
di occhiali da sole, e procedeva diritto, senza curarsi di noi. Allora
Jacopo esclamò: "Mr. Dylan, sei tu?"
Io non vidi bene la scena, dato che un paio dei giovanotti si erano fermati
davanti a me. Sentii Dylan dire solo, con una vocina al limite dell'udibile,
priva di qualsiasi intonazione: "Oggi sono nessuno! Nessuno! Tu chi sei?"
("Today I'm nobody! Nobody! Who are you?"). Risposta non del tutto
insensata, per uno che conosce Emily Dickinson.
Dopodiché lo vidi, di spalle, che spariva dietro la porta della sua suite.
Quella fu la prima volta che vidi Bob Dylan dal vivo, prima del concerto del
giorno seguente.
Scendemmo nella hall ancora un pò scossi per lo strano incontro con
quell'altrettanto strano personaggio, ci imbattemmo in alcuni giornalisti, i
quali ci rivelarono ufficiosamente che Dylan aveva acconsentito a effettuare
una registrazione del suo concerto del giorno dopo, in modo tale da
trasmetterlo via radio. Ci confidarono poi che le risposte di Dylan alle
loro domande erano state "molto deludenti politicamente e musicalmente".
"Vuole deluderci. Lo fa apposta", disse un cronista seduto a un tavolino non
lontano da noi. "Fa finta di non interessarsi di politica, ci vuole
confondere, e ci sta riuscendo maledettamente bene". "Non c'è altra
spiegazione", concluse rassegnato Jacopo, "forse è meglio che ce ne andiamo
davvero".
Per la cronaca, Alexandre se la cavò dicendo che ci aveva sorpresi ad
aggirarci "con fare sospetto" e stava semplicemente provvedendo ad
accompagnarci fuori dall'hotel.
Qualche giorno dopo il concerto, mentre si stavano mettendo da parte i
nastri con le registrazioni, dato il diniego alquanto incomprensibile di Mr.
Dylan a farli trasmettere, io, Jacopo e un altro amico fummo autorizzati ad
ascoltarne un campione "in via del tutto eccezionale" nientemeno che da
Frank Ténot (conduttore, con Daniel Filipacchi, di "Salut les copains").
Ricordo bene che la qualità della registrazione era molto buona, ma alla
nostra richiesta di averne una copia l'assistente di rete replicò: "Non lo
farei neanche se mi corrompeste. E badate che sono più ricco di voi".
Jacopo, probabilmente, con la sua testardaggine, alla lunga sarebbe riuscito
a farsi fare un duplicato di quei nastri, ma dopotutto non gli stavano
troppo a cuore, dato che il concerto non gli era piaciuto. Mi chiedo (se
ancora esistono) dove siano finiti, dopo tutti questi anni.
Voglio aggiungere un'altra piccola cosa, sentita da un amico, tempo dopo il
concerto. Si racconta che Bob Dylan, dopo aver finito le prove prima della
performance, abbia chiamato un taxi per fare un giro insieme a uno della
band, ma mentre stava salendo sulla vettura gli si avvicinò una ragazza,
dicendogli: "Bob, ti piace Parigi?"
"Certo. Ma mi piacerebbe di più se non dovessi suonare stasera".
"E perché mai?", chiese quella meravigliata.
"Perché sono un turista, uno di quei turisti a cui piace non fare niente
dalla mattina alla sera".
Detto questo, pare sia salito in macchina senza dare il tempo alla ragazza
di chiedergli l'autografo.
Vorrei chiudere questa mia carrellata disordinata di ricordi con un ultimo
aneddoto, risalente a quello stesso 1966. Jacopo, che ai primi del '64 aveva
avuto la fortuna di conoscere personalmente Georges Brassens ("un uomo
divertentissimo e arguto, non è affatto vero che sia burbero o scontroso")
grazie a un amico della radio RTL, l'aveva raggiunto insieme ad altri
conoscenti, mi pare, proprio nella sua casa di Crespières, dove stava
realizzando le canzoni poi pubblicate nel disco Supplique pour être enterré
à la plage de Sète. Si discuteva la seguente affermazione: "Bob Dylan è
diventato come i Beatles, ma i Beatles non sono diventati come Bob Dylan".
Ad un tratto, furono messi sul giradischi prima Rubber Soul e poi Blonde on
Blonde. Facendo riferimento a due particolari canzoni, rispettivamente
Michelle e Just Like a Woman, Brassens esclamò: "Vedete? Non sono affatto
uguali. Bob Dylan tocca sempre la corda esistenziale, filosofica. Ai Beatles
interessa il costume, l'abito musicale, la forma".
"Perché" - disse allora uno dei presenti - "a Dylan la forma non importa?".
"Non ho detto questo, amico mio" - riprese Brassens - "dico semplicemente
che la forma musicale delle canzoni di Bob Dylan non è assoluta, immutabile.
Le sue canzoni sono sempre plasmabili. Prova a suonare Michelle in una
chiave diversa: sarà un fiasco. Bob Dylan non ha bisogno di una forma
musicale definitiva per esprimersi, ed è questo il carattere che lo rende
unico".
"Ma non puoi dirmi che la sua non sia musica pop" - insistette l'altro.
"Il genere non importa. La differenza te l'ho spiegata. E dirò di più: se
per i Beatles l'esibizione, la performance, è un fatto tutto sommato
ininfluente dal punto di vista tecnico..."
"Cioè?" - dissero in coro tutti i presenti, interrompendolo.
"Ma è chiaro: la performance non aggiunge nulla al pezzo, non lo porta da
nessuna parte. Il loro spettacolo è un evento sociale, non ha a che fare
solo con la musica. Li vai a vedere solo perché ci sono loro, come
personaggi. La loro musica non viene prima di tutto".
"E Bob Dylan?"
"Per lui la performance è un dato essenziale: è una garanzia di successo
illimitata, perché anche se in futuro non scriverà più niente, potrà
ricreare ogni volta queste sue canzoni. E tutti staranno ancora ad
ascoltarlo".
Come facesse Brassens a sapere queste cose senza avere assistito ad un solo
concerto di Bob Dylan, non lo so; ma penso che qualcuno, persino oggi, potrà
essere d'accordo con lui.
Adesso, credo proprio sia giunto il momento di congedarmi da te e da chi ha
avuto la pazienza di leggere le memorie di un anziano signore che dell'
Italia si ricorda la pura bellezza del Piemonte, le Alpi candide sul
confine, e la fame. Spero sinceramente di non aver tediato nessuno con
questa mia voglia di protagonismo: se l'ho fatto, perdonatemi. A voi giovani
posso solo dire di non cessare mai di avere dei sogni. La mia generazione ci
ha provato, e questo forse è bastato per rendermi felice di aver vissuto il
mio tempo.
Bruno Sansonetti.
Permettimi caro Bruno di non
essere d'accordo con il tuo prologo, nessuno di noi ti ha ritenuto un
vecchio malato di protagonismo che scade nel ridicolo raccontando le sue
memorie. Questa è una tua impressione completamente fuori dalla realtà. Noi
siamo stati contenti e grati di aver potuto accedere alla conoscenza di una
parte della tua vita e degli avvenimenti che hai potuto vivere, l'esperienza
degli altri serve sempre a qualcuno od a qualcosa. I tuoi scritti sono
sinceri, la dolce manifestazione della nostalgia per la tua giovinezza ricca
di avvenimenti più o meno memorabili, che c'è di ridicolo o di malato in
tutto questo? Io spero vivamente che recederai da questi tuoi tristi
pensieri (ed aggiungo sbagliati da parte mia) per continuare ad arricchirci
con la narrazione di episodi che noi non abbiamo avuto la possibilità di
vivere e vedere, per cui respingo il tuo prologo e rimango in attesa di
altri tuoi ricordi. Mi raccomando....non deluderci !!!!!!! Un saluto ed un
grazie, Mr.Tambourine.
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Bob Dylan: problemi di censura col governo
cinese
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Martedi 8 Marzo 2011
Suze Rotolo era molto più che “la ragazza
dell’artista” e attivista dei diritti civili
Di Nathalie Rothschild - guardian.co.uk,
Dal momento della sua morte il 24 febbraio, all'età di 67, Suze Rotolo è
stata commemorata come "musa di Bob Dylan" e la ragazza sulla copertina di
“The Freewheelin' Bob Dylan”, il secondo album che lo spinse verso
la fama. Anche se non è sorprendente che i necrologi evidenzino il suo
rapporto con il cantante, la "Bob Dylan's ex" non è realmente un epiteto
adeguato per la Rotolo. Un artista preparata , valente pittrice
e creatrice i gioielli, non ha mai cercato che i riflettori puntassero su di
lei, anche se aveva contribuito a creare l’immagine del ribelle anni ’60 e faceva
parte di quelli che dicevano che i tempi stavano per cambiare.
Da adolescente la Rotolo aveva avuto una relazione appassionata con Dylan e
ha ispirato alcune delle sue canzoni più romantiche, come Boots of
spanish leather e Don't Think Twice It's All Right. Nel primo volume delle
sue memorie, Chronicles, Dylan ha scritto del loro primo incontro: "La prima
volta la freccia di Cupido aveva fischiato passando vicino alle mie
orecchie, ma la seconda volta mi ha colpito al cuore e il suo peso mi ha
trascinato in mare."
Dopo l'uscita nel 1963 di Freewheelin', con la foto ormai iconica della
copertina con Dylan e Suze che camminano sottobraccio a New York nel
Greenwich Village in una fredda giornata invernale, la coppia
divenne il manifesto per i figli di una generazione. Eppure, come la Rotolo
ha scritto nel suo libro di meravigliose memorie sul Greenwich Village negli
anni '60, “A Freewheelin' Time”, ha risentito del fatto di essere
considerata la ragazza di un musicista "pulcino" ed insisteva che era
stata molto
più di un semplice "corda della chitarra di Dylan ".
Forse possiamo anche perdonare il Freewheelin’ Village di aver mancato
di liberarsi completamente di questo riduttivo modo di intendere la ragazza,
dopo tutto, la maggior parte degli Americani erano ancora socialmente
conservatori e la questione è stata considerata solamente come una questione
di intuito femminile. Ma dovremmo conoscerla meglio ora che continuare solo
a considerare l’ immagine della Rotolo come serva di Dylan.
Dopo tutto, è stata la Rotolo, figlia di comunisti italiani della classe
operaia, che ha istruito Dylan nella politica della sinistra e che per prima
lo ha reso consapevole del lavoro e del movimento per i diritti civili.
Lei Aveva solo 18 anni quando si sono incontrati (Dylan 20), ma ancora lo
introdusse alle opere di una serie di poeti e scrittori, come Rimbaud e
Bertolt Brecht.
Dopo la morte improvvisa del padre della Rotolo nel 1958, sua madre cominciò
a bere. Suze, adolescente, cominciò a fare viaggi domenicali a Washington
Square, nel Village, incontrando i musicisti folk, i poeti e gli attivisti
politici che mettevano la loro arte al servizio della creazione in versi
della propaganda politica. A 17 anni, Suze prese la metropolitana dal Queens
al Village per l'ultima volta, "senza guardare indietro".
Mentre era ancora al liceo, la Rotolo faceva volontariato per il Congresso
di uguaglianza razziale, marciando su Washington per i diritti civili e la
desegregazione. All' età di 20 anni, diventò notizia nazionale quando lei e
altri quattro studenti si alzarono per protestare contro l’atteggiamento del
Governo americano verso Cuba, violando il divieto governativo di recarsi a
Cuba. Il gruppo passò due mesi a far turismo tra fabbriche e scuole ed
incontrò Fidel Castro e Che Guevara. Fu una cosa incredibilmente coraggiosa.
In “A Freewheelin' Time”, la Rotolo dipinge un vivido ritratto della gente
che allora frequentava il Greenwich, trascorrendo molto tempo in
conversazioni serie nei caffè fumosi, bar e case da basket (luoghi informali
in cui i musicisti passavano fra i clienti un cestino di vimini per
raccogliere qualche dollaro). Tuttavia, loro erano convinti che "avrebbero
potuto cambiare la percezione e la politica e l'ordine sociale delle cose".
"Abbiamo avuto qualcosa da dire," ha scritto la Rotolo, "e credevano che i
tempi sarebbero sicuramente cambiati". E' stato un momento in cui la
reinvenzione era una virtù e le famiglie erano come i bagagli. Da dove
venivi contava meno di dove ti stavi dirigendo.
Leggendo il suo libro è chiaro che la Rotolo ha cercato di strappare se
stessa fuori dal suo ruolo di "musa di Dylan". Nel corso degli anni, è stata
descritta in biografie, documentari, fiction e quant'altro, ma raramente ha dato
interviste ed è stata rispettosa di Dylan e della sua privacy. Anche il suo
libro è più un omaggio ad un'epoca che "parlava una lingua d' inchiesta e di
curiosità e di ribellione contro la cultura soffocante e repressiva delle
politiche e sociali del decennio che lo hanno preceduto" che al suo rapporto
con Dylan.
E quella è stata una grande esperienza formativa, che influenzerà la sua vita in
entrambe le direzioni, desiderate e indesiderate. Ma non sarebbe giusto
semplicemente rigettare ancora la Rotolo di nuovo in quel ruolo che l’ha
sempre spaventata così tanto.
(Fonte: http://www.guardian.co.uk)
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La mail di Alberto
Ciao Tambourine,
ho letto la dichiarazione del sindaco di Perugia che Dylan si recò in città
a cercare Suze, è vero ?
Alberto
Credo proprio di no, quando Dylan partì per Londra, dove rimase tre mesi,
Suze era già rientrata negli USA. Suze partì per l’Italia l' 8 Giugno mentre
Dylan era impegnato nelle registrazioni del suo secondo album. Dylan parti
per Londra il 18 dicembre mentre Suze era in viaggio di ritorno verso casa,
Suze ripartì dall’Italia il 13 dicembre arrivando negli USA il 18, lo stesso
giorno dell’arrivo a Londra di Bob. Prima dell' ultima settimana della sua
permanenza in Inghilterra Dylan si recò a Roma per una breve vacanza di 5
giorni, forse in compagnia di Odetta ( cosa non certa), quindi Dylan non
andò a Roma con Suze e nemmeno si recò a Perugia a cercarla sapendo
benissimo che la ragazza era già tornata a casa.
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Lunedi 7 Marzo 2011
La mail dei Tambourines
Mi avete lasciato senza parole, la vostra
musica colpisce, come un pugno in faccia da KO, raramente, anche a livello
internazionale, si sente un suono tanto simile a quello del "Bob gone
electric". Beh, caro Mr. Tambourine, ti confesso che anche leggere queste
tue righe è stato come ricevere un bel gancio al volto. Ti scrivo per
segnalare - a te e a tutti i Dylaniani della Sardegna - le prossime date che
vedranno The Tambourines in giro per l'isola.
Si tratta di venerdì 11 a Nuoro, venerdì 18 a Carbonia e venerdì primo
aprile a Cagliari.
Allego le locandine di tutti e tre gli eventi e ricordo la nostra pagina
facebook (che può essere visualizzata anche dai non iscritti al social
network):
http://www.facebook.com/pages/The-Tambourines/137922009594690
Ciao e a presto, Riccardo Delessu.
Scusatemi per il gancio, ma
ho espresso quello che ho provato dopo aver sentuito e visto i vostri video,
diamo a Cesare quel che è di Cesare, le locandine sono postate anche nella
vetrina naturalmente, ciao, alla prossima, :o)
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La Cina ha detto sì a Bob Dylan
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Bob Dylan in Cina? Sul sito le due date
non compaiono
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Retromarcia da Pechino: Bob Dylan per la
prima volta in Cina
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Il grazie di Ale '65 al Prof. Carrera
Sono Contento. Grazie a te Mr. Tambourine e soprattutto al Prof. Dott.
Alessandro Carrera per la sua risposta pienamente esaustiva, come sempre! Ad
onor del vero, devo ammettere che un piccolo dubbio lo avevo anch’io
riguardo l’appartenenza della dedica in questione, non di Dylan ma di
Scaduto; dal momento però che quest’ultimo trattava proprio la biografia di
Bob Dylan, pensavo, anche proprio per le parole scritte, che questa dedica
fosse proprio di Dylan… Tanto più, che come ogni dedica che si rispetti,
andrebbe firmata… Anche piccolino, a parte, anche illeggibile se vuoi, ma un
semplice autografo potevi pur mettercelo no, Signor Anthony Scaduto?
Per finire, ho voluto “apposta” esagerare nell’affermazione delle notti
insonni (ho fatto la battuta…) del Prof. Dott. Alessandro Carrera, proprio
per sottolineare la sua grande puntigliosa professionalità nelle sue reali
traduzioni, nei suoi libri... Come lui insegna, una traduzione errata, o
meglio non appropriata, ( e “fredda” come fanno tanti altri) può portare il
significato tutto da un’altra parte… come nella dedica in questione. Un
Saluto a entrambi. Ale ’65.
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Sabato 5 Marzo 2011
Prima no, poi sì: alla fine la Cina fa
entrare Bob Dylan
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Ricordo per la precisione che
le seguenti date non sono state ancora confermate dal sito ufficiale di Bob:
4/3/11 Taipei, Taiwan -
Taipei Arena
4/6/11 Beijing, China - Workers Gymnasium
4/8/11 Shanghai, China - Grand Stage
4/10/11 Ho Chi Minh City, Vietnam - RMIT University
4/13/11 Kowloon Bay, Hong Kong - KITEC -Star Hall
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FOREVER YOUNG - SUZANNE ROTOLO
clicca qui
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La mail di Mr. Spaceman
Sono molto sorpreso dal fatto che
questo sito, sempre attento ad ogni micro spostamento nell'universo Dylan,
non abbia menzionato quella che ritengo la più importante reunion degli
ultimi anni. Quella dei BYRDS.
Spero di trovare presso di voi qualche notizia in più.
MR. SPACEMAN
Caro Mr. Spaceman, io non ho
nessuna notizia di una eventuale reunion dei favolosi Byrds, sono a
conoscenza che McGuinn nel 2010 rifiutò di partecipare ad una occasionale
reunion in occasione della reunion dei Buffalo Springfield, McGuinn, dopo
aver perso la causa per il marchio Byrds dovette cederlo a Michael
Clarke, uno dei co-fondatori, oggi, dopo la morte di Clarke, il marchio
sembra appartenere al trio McGuinn, Crosby & Hillman. Comunque dopo questo
fatto McGuinn non volle avere più niente a che fare con i Byrds, iniziando
una carriera solista della quale è al momento felicissimo. Per me non è in
previsione nessuna reunion dei Byrds, ma, da grande innamorato dei Byrds,
spero di sbagliarmi, se hai qualche notizia più di me ti prego di farmela
avere, farai un favore personale a me ed a tutti gli ammiratori di quel
fantastico gruppo che si chiamava "The Byrds". :o)
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La risposta del Prof. Alessandro Carrera
per Ale '65
Allora, innanzitutto Dylan non voleva dire
niente con quella dedica perchè la dedica non è sua, è di Anthony Scaduto,
che ha dedicato il libro a chi voleva lui, probabilmente a una sua amica. In
secondo luogo, la traduzione italiana complica le cose inutilmente,
aggiungendo significati che nell'originale non ci sono. La dedica dice così:
"For Lillian Lager who sees the world in a grain of sand; who will never
live on Maggie's Farm", cioè: "Per Lillian Lager che vede il mondo in un
granello di sabbia; che non andra' mai a vivere a Maggie's Farm". Non c'è
contraddizione tra le due cose: Lillian vede il mondo come in "Every Grain
of Sand" ( e come nella poesia di William Blake che ha ispirato la canzone)
e non andrà mai a vivere a Maggie's Farm, cioè non si farà mai imbrogliare
da istituzioni più o meno totalitarie. (Ma non è proprio che non ci dormo
su... Vi assicuro che dormo benissimo.)
Un caro saluto,
Alessandro Carrera
Un sentitissimo
ringraziamento al Prof. Carrera per la sua gentile disponibilità nel
rispondere alle nostre domande.
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La mail di Gypsy Flag
A proposito di Suze - alla quale tutti
abbiamo un pò voluto bene, non solo per quella famosissima copertina di
Freewheelin', ma anche per il suo sorriso, la simpatia e l' intelligenza che
ha espresso nell'intervista di Martin Scorsese in No Direction Home - penso
si possa dire anche una cosa importante: se Dylan fu per qualche anno "di
sinistra", forse lo fu soprattutto per amore di Suze, che aveva una robusta
coscienza politica, che passò a Dylan i libri di Bertold Brecht, che lo
introdusse alle campagne per i diritti civili... se poi pensiamo che il
Dylan "impegnato", con le canzoni di quel periodo ('62-'63), ha influenzato
profondamente la nascita della nuova sinistra su scala planetaria, allora
forse dobbiamo a Suze qualcosa di più ampio, che ha a che fare con un
destino storico e che è giusto che rimanga nella memoria, con il suo viso
sorridente....
Gypsy Flag
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Venerdi 4 Marzo 2011
4 marzo Officine Bohemien (Torino) - 24
maggio Circolo dei Lettori (Torino)
HAPPY BIRTHDAY, MR. ZIMMERMANN
Concerto per i 70 anni di Bob Dylan
con FEDERICO SIRIANNI - CARLO PESTELLI - MARIO
CONGIU - GIULIANO CONTARDO
letture di PAOLO SEVERINI
Bob Dylan compie quest'anno 70 anni. La sua sconfinata produzione ha segnato
profondamente la storia della musica e della poesia. Questo concerto reading
tenta di raccontare attraverso le pagine della sua autobiografia, le
testimonianze di chi gli ha gravitato intorno e i testi delle canzoni,
alcuni scampoli - non si può far altrimenti vista la complessità della sua
opera e del suo percorso - della storia del Profeta di Duluth.
I primi tempi, nell'America delle proteste civili, in cui armato di chitarra
e armonica diventa suo malgrado poeta del folk, la contestata "rivoluzione"
elettrica, la conversione cristiana, la rinascita artistica di "Oh Mercy",
gli anni più recenti.
E' un omaggio da parte di quattro cantautori e un attore che amano Dylan
profondamente e per i quali Dylan ha rappresentato un punto di riferimento
nella loro formazione culturale e artistica.
Chitarre, armoniche, pianoforte e voci per celebrare, attraverso le canzoni
e i racconti, i 70 anni di una delle più incredibili e poliedriche
personalità a cavallo tra il 20esimo e il 21esimo secolo.
FEDERICO SIRIANNI (bio in breve)
1993 Ospite al Premio Tenco
1994 Vincitore Premio Regionale Ligure per la Musica
1996 Autore e interprete di "Delitti esemplari in concerto" per il Teatro
della Tosse di Genova
2002 Pubblica "Onde clandestine" (Warner/Shinseiki)
2004 Vincitore Premio della Critica Musicultura di Recanati
2004 Esponente in Francia, Germania e Belgio di Genova 2004 Città della
Cultura
2006 Pubblica "Dal basso dei cieli" (Upr)
2006 Vincitore Premio Bindi
2008 Autore e interprete dello spettacolo poetico-musicale "Il Grande
Fresco", con Guido Catalano
2010 Vincitore Premio Lunezia
2010 Docente al Master di Musica popolare presso il Dams di Imperia
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Cina, ancora in sospeso ok a concerti Dylan
clicca qui
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Bob Dylan: problemi di censura col governo
cinese
clicca qui
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Quando Bob Dylan venne a Perugia a cercare
Suze Rotolo
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La mail di Ale '65
Mi rivolgo a te ancora una volta Mr
Tambourine, forse mi puoi aiutare a togliermi una semplice curiosità. Tanto
tempo fa leggevo una ennesima ristampa della biografia di Bob Dylan, quella
famosa di Anthony Scaduto per intenderci. Bene. Nelle prime pagine, in alto,
c’era una dedica che per le sue essenziali parole mi aveva colpito fin da
subito e che non ho più dimenticato: A LILLIAN LAGER che pur vedendo il
mondo in un granello di sabbia, non andrà mai ad abitare alla Maggie’s Farm.
Nel corso degli anni qualche volta ho cercato di “capire il messaggio” di
queste parole, e soprattutto chi fosse questa Lillian Lager. Paragonando
Maggie’s Farm a, come dire, una “sporca società”, cosa voleva esprimere
Dylan veramente? Forse che questa Lillian Lager è (o era) una dalla grande
fantasia piena di immaginazioni ottimistiche, ma che non si venderà mai?
Sbaglio? E ancora, non è che questa Lillian Lager (visto che lui lo usa,
Jack Frost) è un alias di qualcuna che l’ha toccato nel cuore, forse la
(ex)moglie Sara, mai dimenticata, o forse magari proprio.. Suze Rotolo…? Un
dubbio questo che mi è venuto in questi giorni apprendendo della sua
scomparsa..
Senza nulla togliere a te e alla tua comprovata esperienza, se puoi,
rivolgeresti questa mia curiosità anche al Dott. Prof. Alessandro Carrera
(che ho avuto il piacere di conoscere nell’Aprile del 2007 al concerto di
Dylan a Milano)? So che lui, per queste cose qua, non ci dorme proprio su…
Ti saluto, ancora mille grazie. Ale ‘65
Io non sono in grado di darti
una risposta, ho girato la tua mail al Prof. Carrera, restiamo in attesa
tutti nella speranza di vedere soddisfatta questa curiosità, ciao :o)
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Giovedi 3 Marzo 2011
Suze Rotolo: Ogni immagine racconta una
storia
di Bob Hill
"Io credo nel suo genio. Lui è uno scrittore straordinario, ma non penso
a lui come a una persona onorevole. Non necessariamente fa ea cose giuste.
Ma dove sta scritto che si debba essere così per poter fare un buon lavoro
nel mondo? " - Suze Rotolo, notebook, 1964
Le persone invecchiano in modi diversi. Alcuni crescono con le radici ed
altri con le ali. E alcune persone, beh, crescono e basta.
Ma le immagini non mentono. Ed è una cosa triste guardare indietro negli
anni attraverso le foto e capire quanto le cose sono cambiate, non c'è un
contabile che ti indichi la via giusta per la vita, che ti possa evitare le
molte deviazioni lungo la strada dell'esistenza, che oggi è - di fatto - una
strada storta, e non c'è modo di sapere cosa ti aspetta dietro la prossima
curva.
Basta chiedere a Suze Rotolo. Nel mese di febbraio del 1963 è apparsa in una
serie di foto pubblicitarie con il suo fidanzato - cantante di allora, un
giovane aspirante cantante-folk di nome Bob Dylan. Tre mesi dopo una di
quelle foto finì sulla copertina del secondo LP di Dylan, un album che gli
consentì di diventare come un Gran Mogol dell'universo folk. Negli anni
successivi la foto di copertina di “The Freewheelin' Bob Dylan” ha assunto
un significato ancora maggiore, rappresentando sia la nascita di una
controcultura sia l'incoronazione di una delle voci più uniche nella storia
della musica. Nella foto, Dylan, uno smilzo ragazzetto di 21 anni, con una
giacca di pelle scamosciata e blu jeans è tenuto sottobraccio da Suze
Rotolo, una ragazza di 18 anni che, dirà Bob in seguito, era " L' indovina
della sua anima". La coppia sta camminando nel West Village, a nord di Jones
Street verso la 4th Street. Entrambi sono appoggiati l'uno nell'altro per
scaldarsi e difendersi dal freddo della brezza.
Sembrano spensierati, fiduciosi. Due esseri che vanno contro corrente.
Ma quelli erano tempi diversi. E, in un certo senso, quelle erano persone
diverse. L' idealismo libero da un mondo che macina i sogni dei giovani
riducendoli in polvere. Hanno incarnato lo spirito di un luogo e di un tempo
che avrebbe cambiato per sempre la cultura pop, reso ancor più commovente
dalla considerazione di chi (e cosa) Bob Dylan sarebbe poi diventato.
Ma cosa sarebbe stato se la persona in quella foto non fosse diventato Bob
Dylan? Forse Suze sarebbe diventata la signora Dylan? Che cosa sarebbe
successo se Bob Dylan non avesse lentamente cominciato ad allontanarsi, o se
lei non aveese preso la decisione consapevole di lasciarlo andare? Forse
sarebbe diventata una Suze Rotolo che dopo quattro decenni e mezzo si era
costruita una vita completamente separata solo da un tiro di schioppo
dall’appartamento di 4th West Street che Dylan una volta chiamava casa? E il
mondo ancora l' avrebbe ricordata ancora come "l'altra persona" in quella
foto? Che tipo di impatto a lungo termine avrebbe potuto avere una sua foto?
"La ragazza in copertina con Bob era diventata il mio identificativo, ma non
è mai stata la mia identità", diceva Suze. "Ho combattuto contro
quell'immagine per anni, forse un pò troppo sulla difensiva [ride]. L'ho
vista poi come una vita parallela, una cosa che aveva a che fare con il
passato, ma che è sempre rimasta nel presente a causa dell’ impatto senza
tempo di Dylan come artista di immensa importanza. Col tempo ho imparato ad
essere più a mio agio con le persone che subivano il suo “santo” fascino,
rendendomi conto che sì, avevo vissuto un tempo incredibile, ma avevo anche
il diritto di ricordare".
La Rotolo è l'autrice di “ A Freewheelin' Time: Memorie del Greenwich
Village negli anni ’60", che è stato pubblicato da Broadway (una divisione
della Random House) nel maggio del 2008, libro che fornisce un vivido
resoconto di prima mano del Greenwich Village durante il suo periodo di
massimo splendore, con la vecchia ferrovia e gli appartamenti del centro che
sono stati trasformati in condomini aziendali, prima che gli altissimi
affitti costringessero i giovani artisti a trasferirsi a Williamsburg.
“Era l'età di Ginsberg, di Seeger, di Dave Van Ronk, del Gaslight, del
Gerde's e del Café Wha. E' stato un momento in cui i primi artisti del
movimento beatnik stavano cercando un modo di sfondare, quando l'industria
discografica stava scoprendo nuovi modi per inserirsi nel mercato di massa.
E' stato un tempo in cui i musicisti dovevano essere anche un pò
cabarettisti per avere il permesso di suonare nei bar, quando i lavoratori
della panetteria backdoor facevano scivolare nelle tasche dei loro fratelli
bohemiens qualche pagnotta di pane fresco nelle prime ore del mattino. E'
stato un momento in cui si poteva vedere la vera qualità di qualcuno che
aveva qualcosa di poetico da dire”.
E' stato un momento in cui il Greenwich Village andava in scena, in cui i
giovani arrivavano lì dai luoghi dai grandi agglomerati per essere una parte
di quello che stava accadendo.
Suze Rotolo, una adolescente dal Queens, era uno di loro.
"La curiosità che avevo in gioventù mi ha portato inevitabilmente al
Village", spiega la Rotolo. "Il mio arrivo al Greenwich Village è stato come
se il mondo si fosse aperto per me. E' stato come trovare la vita, capire ed
interpretare i cambiamenti culturali, non solo musicali, ma di tutte le
arti, e forse ancora più importante per gli sconvolgimenti nella società
globale, uscendo dal blocco degli anni ’50 verso tutto ciò che sembrave
deviare dalla "norma", sembrava inevitabile che tutte le cose sarebbero
cambiate”.
Il primo incontro di Suze con Bob Dylan avvenne al festival folk di
Manhattan, nel luglio del 1961. Aveva 17 anni, lui 20, e nei tre anni
seguenti, con l'eccezione di una temporanea lontananza per un viaggio estivo
che portò la Rotolo in Italia nel 1962, la coppia sarebbe stata
inseparabile.
In “A Freewheelin' Time” la Rotolo usa la sua relazione con Dylan come punto
di riferimento per tutto ciò che successe intorno a loro. E in questo senso
Bob Dylan ha un ruolo centrale. Ma, al suo attivo, bisogna dire che la
Rotolo non ha mai sfruttato il rapporto con Dylan a proprio vantaggio. E lei
non spreca interi capitoli per descrivere ossessivamente i capricci di
Dylan. Lo descrive come qualcuno che aveva un immenso talento, e spesso un
ragazzo difficile.
"Io lo amavo e lui mi amava", scrive la Rotolo. "Ma ho avuto alcuni dubbi su
di lui, sulla sua onestà, e su come sarebbe stata la nostra vita".
Particolarmente rivelatrici sono lettere che Dylan scrisse quando lei era in
viaggio all'estero, nelle quali descrive le cose banali come la sua mancanza
e come avrebbe voluto che lei non si fosse tagliata i capelli.
"Eravamo giovani e vivevamo la nostra vita", spiega la Rotolo. "Non c'era
nessun motivo per il quale avrei potuto pensare a noi come "storia in
divenire". Né potevo vedere Bob Dylan come un'icona. Era il mio ragazzo ed
eravamo entrambi in cerca di poesia... in quei primi anni è stato uno degli
esecutori diversi che sono stati migliori rispetto alla media. Ciò che lo
mise su un piano diverso dagli altri era all’inizio questa cosa negativa
legata al suo tipo di voce, la sua voce o ti piaceva o la rifiutavi. E’
stata la sua capacità di scrivere canzoni che hanno eclissato tutte le altre
che ha fatto la differenza, era ovvio che sarebbe arrivato molto lontano".
Dylan affettivame nte andò molto lontano, e ci arrivò piuttosto rapidamente.
Con il tempo si esibì al Newport Folk Festival, nel luglio del 1963, Dylan
era già una star di prima grandezza. La celebrità e l'onda travolgente di
pubblicità che lo circondava cominciò ad incrinare il suo rapporto con Suze,
soprattutto quando le voci di una storia con Joan Baez cominciarono ad
essere sussurrate da molti.
Poco dopo Newport, la Rotolo cominciò a prendere le distanze da Dylan, si
spostò dal loro appartamento di 4th West Street nell'agosto del '63, e poi
si separarono per sempre la notte che Dylan disse “Devo andare”.
Per un breve periodo dopo la separazione, Dylan cercò di ravvivare il loro
rapporto, a volte chiedendo a Suze di sposarlo, nonostante le voci della sua
dilaganti relazioni con altre donne. Mentre il mondo esterno cominciava a
reclamare ad alta voce sempre più Bob Dylan, sembrava che una parte di lui
volesse ancora essere uno sconosciuto, uno che andava sù e giù da Jones
Street a braccetto della sua ragazza spensierata, fiduciosa, due persone che
andavano contro corrente.
Ma non si poteva tornare indietro. Troppa acqua era passata sotti i ponti
dei due.
Fu l'inizio di una nuova era per Dylan, una delle diverse reinvenzioni di se
stesso che lo avrebbero mantenuto agli occhi dell'opinione pubblica per gli
anni a venire. Ma era la fine di qualcosa di bello. Era la fine dell'
innocenza infantile e della cieca ambizione giovanile che aveva portato
Dylan e la Rotolo al Greenwich Village. Bob Dylan è diventato un fenomeno
internazionale. E se invece avesse passato il resto della vita appoggiato ad
una ringhiera?
Bob Dylan andò a conquistare il mondo e Suze Rotolo rimase nel Village,
diventando una sostenitore accanita del movimento per i diritti civili sia
in patria che all'estero. Negli anni che seguirono lei si sarebbe innamorata
di nuovo, si sarebbe sposata, avrebbe messo su famiglia e si sarebbe
costruita una carriera per conto proprio.
"Io vivo molto nel presente", dice la Rotolo. "E di conseguenza, tendo a non
vedere il passato quando oggi vado in giro per il Village. Quello di cui
sono consapevole, tuttavia, è la triste realtà che la maggior parte della
gente non può più permettersi di vivere nell' East Village o nel West
Village. Inoltre, i negozi che servono i quartieri-officine, tipo il
ciabattino, le lavanderie, gli addetti alle pulizie sono stati costretti a
chiudere a causa degli elevati canoni di locazione, e questo ha ucciso
l'essenza della comunità, per non parlare dell'anima della città. Gli stessi
negozi vendono la merce ovunque allo stesso mezzo, non c'è più varietà di
caratteri da un quartiere all’altro. Alla fine, Manhattan è diventata tutta
omogenea".
Ma "vivere nel presente" non significa necessariamente per la Rotolo
dimenticare che lei era una delle due persone “nella fotografia”, o il
significato della durata nel tempo di alcune canzoni che Dylan ha scritto su
di lei ("Don't Think Twice, It's Alright", "Tomorrow Is A Long Time ","
Boots of Spanish Leather ", per citarne alcune).
"Le vecchie canzoni, a partire dal momento iniziale della sua vita nella
quale sono stata una parte importante, sono così riconoscibili, così nude,
che non le posso ascoltare facilmente", scrive. "Hanno riportato tutto. Non
c'è nulla di misterioso o con un significato nascosto per me. Sono crude,
intense e chiare. "
Suze Rotolo aveva 67 anni ormai, Bob quasi 70. Sono entrambi invecchiati in
modi molto diversi. Lei è cresciuta e ha sviluppato le radici e le ali.
E quella giovane coppia nella foto? Beh, è semplicemente cresciuta a parte
della realtà.
(Fonte: http://www.crawdaddy.com)
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Mercoledi 2 Marzo 2011
SUZE PHOTOALBUM
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BALLAD IN PLAIN D
Pezzo autobiografico nel quale Dylan racconta nei dettagli la fine della sua
storia d'amore con Suze Rotolo.
Molti anni più tardi Dylan dichiarerà: "Sono stato proprio uno stronzo a
scrivere quella canzone. Se c'è un pezzo che vorrei non avere mai scritto,
bè è proprio "Ballad in plain d".
Secondo Clinton Heylin risultano particolarmente cattive e gratuite le
parole usate da Bob nei confronti di Carla Rotolo, sorella di Suze, da Bob
definita "la sorella parassita" e che invece, sempre secondo Heylin, era
sinceramente affezionata a Bob e ne era la sua prima ammiratrice.
Ecco di seguito un brano riportato da Clinton Heylin nel suo "Jokerman":
Dopo un soggiorno a Parigi Dylan si trasferì per un paio di giorni a Berlino
e quindi a Vernilya un piccolo villaggio appena fuori Atene dove rimase per
una settimana a scrivere il grosso delle canzoni che avrebbero fatto parte
del proprio quarto album che avrebbe dovuto cominciare a registrare appena
tornato a New York, Another side of Bob Dylan. Tra le canzoni composte a
Vernilya c'era anche Ballad in plain d. Basata su un'antica celebre ballata
inglese Once i had a sweetheart la canzone è un dettagliato racconto della
sera in cui aveva troncato la propria relazione con Suze Rotolo. Il suo
ritratto di Carla come della sorella "parassita" è crudele e falso e non
rende giustizia ad una persona che era stata una delle sue più grandi fans e
che in seguito aveva mutato atteggiamento nei confronti di Dylan solo per
amore della sorella che vedeva sottoposta ad un sistematico ricatto emotivo
da parte del proprio famoso amante. Un critico una volta paragonò la canzone
al leggere la posta altrui e per certo la canzone ancora suona come qualcosa
del genere.
Michele Murino
BALLATA IN SEMPLICE RE
parole e musica Bob Dylan
Una volta ho amato una ragazza, la sua pelle era di bronzo.
Con l'innocenza di un agnello, era gentile come un cerbiatto.
L'ho corteggiata orgogliosamente ma adesso è andata via,
andata come le stagioni, portata via.
Nella brezza di una giovane estate, l'allontanai
Dalla madre e dalla sorella, sebbene molto vicine esse fossero.
Ciascuna nella sofferenza degli insuccessi del loro giorno,
con le redini della colpa cercarono a lungo di guidarci.
Delle due sorelle, amai la più giovane.
Con la sua istintiva sensibilità, era la più creativa.
Costantemente il capro espiatorio, fu presto distrutta
Dalla gelosia di coloro i quali stavano intorno a lei.
Per la sorella parassita, non avevo alcun rispetto,
costretta dalla noia, a proteggere il suo orgoglio.
Infinite immagini dell'altra rifletteva
Come sostegno per il suo mondo e la sua società.
Io stesso, per quello che ho fatto, non posso essere scusato,
I cambiamenti che attraversavo non possono essere addotti come scusa
per le bugie che ho detto nella speranza di non perdere
l'amore, forse, di tutta la mia vita.
Con inconsapevole coscienza, possedevo stretto in pugno
Un magnifico oggetto, sebbene il suo cuore fosse incrinato,
senza rendermi conto che ero già scivolato
nella presunzione della falsa sicurezza d'amore.
Da ira preesistente a pace fabbricata,
risposte di vuoto, vuoti di voce,
finché sul sepolcro del danno non si lesse che una domanda,
"Ti prego, cosa c'è di sbagliato, qual è esattamente il problema?"
E così successe come si sarebbe potuto prevedere,
l'esplosione senza tempo di un sogno della fantasia.
Nel cuore della notte, il re e la regina
Precipitarono in pezzi.
"Tragico figuro!" sua sorella gridò,
"Lasciala sola, Dio ti danni, vattene !"
Ed io nella mia armatura, mi voltai
inchiodandola alle rovine della sua meschinità.
Sotto una nuda lampadina l'intonaco tremava
La sorella ed io in una battaglia di urla.
E lei nel mezzo, vittima del frastuono,
presto frantumata come un bambino nelle ombre.
Tutto è perduto, tutto è perduto, ammettilo, fuggi lontano.
Io imbavagliato in lacrime di contraddizione che mi accecavano la vista.
Il cervello lacerato, corsi nella notte
Lasciando tutte le ceneri dell'amore dietro di me.
Il vento picchia alla finestra, la stanza è umida.
Le parole per dire mi dispiace, non le ho ancora trovate.
Penso spesso a lei e spero che chiunque abbia incontrato
Sappia ben riconoscere quanto sia preziosa.
Ah, i miei amici dalle prigione, mi domandano,
"Come è, come è sentirsi liberi?"
ed io rispondo loro misteriosamente,
"Sono liberi gli uccelli dalle catene del cielo?"
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BALLAD IN PLAIN D
words and music Bob Dylan
I once loved a girl, her skin it was bronze.
With the innocence of a lamb, she was gentle like a fawn.
I courted her proudly but now she is gone,
Gone as the season she's taken.
Through young summer's breeze, I stole her away
From her mother and sister, though close did they stay.
Each one of them suffering from the failures of their day,
With strings of guilt they tried hard to guide us.
Of the two sisters, I loved the young.
With sensitive instincts, she was the creative one.
The constant scapegoat, she was easily undone
By the jealousy of others around her.
For her parasite sister, I had no respect,
Bound by her boredom, her pride to protect.
Countless visions of the other she'd reflect
As a crutch for her scenes and her society.
Myself, for what I did, I cannot be excused,
The changes I was going through can't even be used,
For the lies that I told her in hopes not to lose
The could-be dream-lover of my lifetime.
With unknown consciousness, I possessed in my grip
A magnificent mantelpiece, though its heart being chipped,
Noticing not that I'd already slipped
To a sin of love's false security.
From silhouetted anger to manufactured peace,
Answers of emptiness, voice vacancies,
Till the tombstones of damage read me no questions but, "Please,
What's wrong and what's exactly the matter?"
And so it did happen like it could have been foreseen,
The timeless explosion of fantasy's dream.
At the peak of the night, the king and the queen
Tumbled all down into pieces.
"The tragic figure!" her sister did shout,
"Leave her alone, God damn you, get out!"
And I in my armor, turning about
And nailing her to the ruins of her pettiness.
Beneath a bare light bulb the plaster did pound
Her sister and I in a screaming battleground.
And she in between, the victim of sound,
Soon shattered as a child 'neath her shadows.
All is gone, all is gone, admit it, take flight.
I gagged twice, doubled, tears blinding my sight.
My mind it was mangled, I ran into the night
Leaving all of love's ashes behind me.
The wind knocks my window, the room it is wet.
The words to say I'm sorry, I haven't found yet.
I think of her often and hope whoever she's met
Will be fully aware of how precious she is.
Ah, my friends from the prison, they ask unto me,
"How good, how good does it feel to be free?"
And I answer them most mysteriously,
"Are birds free from the chains of the skyway?"
Copyright © 1964; renewed 1992 Special Rider Music
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La mail di Ale '65
Bravo Mr. Tambourine. Un bel pensiero e belle
parole nel ricordare Suze, che pur rimanendo nell’ombra, con la sola forza
dell’amore, quello vero, come un vaso modellato di terracotta modellato
insieme piano piano, ha ispirato Dylan, nella creazione dei suoi primi
capolavori, tra i migliori in assoluto, che ancora adesso nell’era digitale
dove tutto è perfetto, hanno un loro invidiabile posto, rendendo chiara la
perfetta accoppiata chitarra/armonica di Dylan. Come le vecchie foto in
bianco e nero, ormai da molto superate, ma che continuando a “vivere di luce
proria”, offrono particolari sfumature (e sensazioni ) introvabili in quelle
odierne fredde a colori….la perfetta accoppiata del bianco e del
nero…appunto. Appena ho saputo della scomparsa, sono tornato a guardare le
vecchie foto di Suze e Bob. Begli anni. Ho detto tutto. Pur non
conoscendoti, anche da parte mia, con sentimento, emozioni e ricordi, grazie
Suze, riposa in pace. Ale’65.
Yes, the ocean took my baby / My baby took my heart from me / She packed it
all up in a suitcase / Lord, she took it away to Italy, Italy - Bob Dylan,
"Down The Highway"
If you're travelin' in the north country fair
Where the winds hit heavy on the borderline / Remember me to one who lives
there.She once was a true love of mine... Please see for me if her hair
hangs long,/If it rolls and flows all down her breast/ Please see for me if
her hair hangs long,/That's the way I remember her best… I'm a-wonderin' if
she remembers me at all/ Many times I've often prayed/ In the darkness of my
night,/In the brightness of my day… -
Bob Dylan,” Girl from the North Country”
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Addio a Suzanne Rotolo la musa di Bob
Dylan
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Dylan è stato una grande sorpresa ai Grammys
per Mumford & Sons
Il gruppo folk Mumford & Sons non aveva idea che si sarebbe esibito con
l’icona della musica BOB DYLAN ai Grammy Awards fino all'ultimo momento.
Il tastierista del gruppo Ben Lovett ammette che non c'è stato il tempo per
lui ed i suoi compagni di farsi prendere dal nervosismo per l’esibizione
assieme a Dylan - perché era stato detto loro soltanto che avrebbero avuto
uno "special guest" che era in viaggio per arrivare a Los Angeles per le
prove.
Il Brit dice: "Loro erano come “Non ci hanno detto chi stava arrivando per
suonare con loro”, ma gli hanno detto, “Fidatevi di noi, non ne rimarrete
delusi. Avevano ragione".
L’esibizione di Dylan con i Mumford & Sons è stata parte di un omaggio alla
musica folk ai Grammy del 13 febbraio 2011.
(Fonte; http://www.contactmusic.com)
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Paul Simon snobbato da Bob Dylan
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Martedi 1 Marz0 2011
THE FREEWHEELIN' SUZE
Dear Suze,
te ne sei andata in silenzio, senza clamore, e la norizia della tua
scomparsa inevitabilmente ha creato un vuoto nella mente e nel cuore di
tutti noi, anche se ti conoscevamo poco e non sapevamo quasi niente di te,
come vivevi e cosa facevi.
Inconsciamente eravamo tutti legati a quella dolce immagine di felicità che
ti vedeva abbracciata a Bob, una vita normale che si stava trasformando in
un’incredibile avventura. Poi quell’amore finì per molteplici ragioni, le
vostre strade si divisero, ma tu eri rimasta in noi come una parte
indispensabile di quella storia fantastica che ci ha dylaniati. Ora non ci
sei più, sei scivolata nel buio come un'attrice che esce di scena dopo aver
recitato la sua parte, lasciando un vuoto incolmabile, una parte di leggenda
che si è strappata, staccata dalla vita. Ciao Suze, ti ricorderemo sempre
con quell’affetto immutato che da anni ci teneva legati a te, al tuo nome, a
quello che hai fatto e quello che hai rappresentato. Rest in peace dear
Suze......
Mr.Tambourine
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E' morta Suze Rotolo, ex fidanzata e musa di Bob
Dylan
Roma, 28 feb. (TMNews) - E' morta a 67 anni Suze Rotolo, ex fidanzata e musa
ispiratrice di Bob Dylan negli Anni Sessanta. Lo riferisce la rivista
Rolling Stone.
L'artista americana, che cominciò la relazione con Dylan quando aveva 17
anni nel 1961, è nota al grande pubblico per essere la donna che va a
braccetto con Bob sulla copertina del famoso album "The Freehweelin Bob
Dylan". Alla Rotolo,
nata e cresciuta nel Queens, New York, Dylan dedicò molte delle sue prime
canzoni d'amore, tra cui "Don't Think Twice", "It's All Right", "Boots of
Spanish Leather" e "Tomorrow Is a Long Time".
La
Rotolo compare anche nel film di Martin Scorsese "No Direction Home: Bob
Dylan" (2005), documentario incentrato sui primi anni di vita del
poeta-cantautore. La coppia si lasciò nel 1963, mentre Dylan cominciava ad
avvicinarsi a Joan Baez. Rotolo si sposò nel 1970 con il regista italiano Enzo
Bartoccioli, dal quale ha avuto un figlio, Luca. E' morta a New York il 24
febbraio dopo una lunga malattia.
Sito web:
http://www.suzerotolo.com/
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SUZE ROTOLO: E' morta l'ex fidanzata di Bob
Dylan
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Addio a Suzanne Rotolo la musa di Bob Dylan
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Ciao Suze Rotolo, ragazza di Dylan
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Addio a Suze Rotolo, la prima musa di Bob
Dylan
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Susan Elizabeth Rotolo ( da Wikipedia)
Susan Elizabeth Rotolo (soprannominata Suze)
(New York, 20 novembre 1943 – New York, 24 febbraio 2011 è stata una
pittrice e insegnante statunitense. Ha realizzato alcuni artist's book ed
insegna alla Parsons School of Design a New York, ma è conosciuta
soprattutto per essere la ragazza che cammina al fianco di Bob Dylan nella
foto di copertina dell'album The Freewheelin' Bob Dylan.
Suze nacque nel Queens in una famiglia italoamericana. I suoi genitori,
Joachim Rotolo e Mary Pezzati Rotolo erano amici della spia sovietica
Charles Flato. La sua sorella maggiore, Carla Rotolo, conobbe Dylan
all'inizio degli anni sessanta. Suo zio fu il ritrattista Pietro Pezzati, il
quale, secondo la stessa Suze, credeva nell'ideologia fascista di Benito
Mussolini.
La presenza di Suze nella vita di Dylan ebbe una forte influenza su
quest'ultimo, sia per quanto riguarda la scrittura di canzoni d'attualità
che per il suo modo di suonare e di stare sul palco, influenzato dal teatro
brechtiano a cui assistevano Suze e Dylan durante la loro relazione. Anche
l'interesse di Dylan per la pittura è dovuto alla relazione con Suze.
Secondo la sua autobiografia, Suze rimase incinta durante la relazione con
Dylan, ma abortì.
La Rotolo è stata associata ai movimenti di protesta per i diritti civili
contro il divieto di entrare a Cuba. Lavorò pr qualche tempo per il Congress
of Racial Equality. Nel giugno del 1964 andò a cuba con un gruppo di
persone, al tempo un'azione illegale per i cittadini statunitensi. Disse in
seguito, a proposito degli oppositori di Fidel Castro, che «Questi gusanos
[vermi] non vengono soppressi. Lì c'è libertà di critica verso il regime.
Finché si limitano a parlare sono tollerati, purché non ci sia un
sabotaggio».
Suze sposò nel 1972 l'italiano Enzo Bartoccioli, un montatore che lavorava
per le Nazioni Unite. Hanno avuto un figlio, Luca, che è diventato un
chitarrista e lavora a New York.
Nel luglio del 2004 è stato realizzato un documentario prodotto da PBS
Channel 13 in cui Suze viene intervistata e, sempre lo stesso mese, il The
New York Daily News pubblica una sua intervista. Nel novembre dello stesso
anno fa una patecipaizone inaspettata all'Experience Music Project, in un
gruppo che discuteva dei primi anni di Dylan al Greenwich Village. Lei e suo
marito parteciparono ad una manifestazione in ricordo del musicista Dave Van
Ronk, morto due anni prima.
Suze è apparsa anche nel film di Martin Scorsese No Direction Home: Bob
Dylan, un documentario sui primi anni di carriera di Dylan. Partecipò anche
al programma televisivo della PBS American Masters nel settembre del 2005.
Nel 2006 l'autore della The Bob Dylan Encyclopedia, Michael Gray, commentò:
«È il mio libro e non il suo, dovrà accontentarsi di disapprovare» in
risposta ad una caustica lettera in cui Suze critica la sua voce nel libro.
Successivamente Grey commentò che «è stato un colpo per me che qualcuno che
ho sempre stimato abbia così poca considerazione, e sia così arrogante, a
proposito dell'intera voce e per estensione del mio intero lavoro, e su
argomenti così insignificanti. Mi rimprovera di essere un "venditore di
lettere false [che] mi ignorano", la qual cosa è ovviamente ingiusta».
Il libro di memorie di Suze Rotolo, A Freewheelin' Time: A Memoir of
greenwich Village in the Sixties, è stato pubblicato dalla Broadway Books il
13 maggio 2008. Nel libro parla dei tempi in cui era fidanzata con Dylan e
della scena musicale folk del Greenwich Village. Parla anche della sua
educazione comunista durante l'era McCarthy, e le sua lotta con la filosofia
comunista leggendo The God that Failed, sulla disillusione di molti
intellettuali comunisti, che ebbe un profondo effetto sul suo pensiero. |
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