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Sabato 18 Settembre 2010

La precisazione di Bruno Jackass

>>> Caro Bruno, credo che l'autodistruzione e l'istinto di conservazione
>>> siano due concetti diversi non accumulabili,

In questo caso sono "accumulabili", perché l'uno (la distruzione del
proprio mito) è funzionale all'altro (la sopravvivienza della propria persona).
Non sono diretti allo stesso oggetto!
Per il resto sono d'accordo con te.

Bruno Jackass

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La mail di Mr.Spaceman

Caro Bruno Jackass,
sono dell'idea che da quell'incidente (presunto) in moto sia passata talmente tanta acqua sotto i ponti che è impossibile fare un quadro completo della situazione.
Diciamoci la verità.
Prima del '68 la torta se la dividevano Bob, Beatles, Rolling e basta.
I Grateful Dead avevano più debiti dei Pink Floyd dopo la dipartita del loro fondatore (i floyd hanno iniziato a vedere i soldi dopo Atom Heart Mother 1970), i Jefferson erano ricchissimi ma era tutto corcoscritto nel territorio americano, i Byrds erano i crisi pesante e non vendevano, i gruppi acid rock o garage band si scioglievano come neve al sole (anche dopo un successo, Electric Prunes su tutti).
Dico questo perchè credo che fossilizzarsi sulla storia di Bob senza contestualizzarla nei suoi periodi storici faccia smarrire il senso generale della cosa. Credo.
Come saprete meglio di me la scena negli anni 70 cambiò. Arrivarono tantissimi bravissimi gruppi e cantautori, supportati da grandi case discografiche e con il mercato del vinile alle stelle.
Bob fece dischi mediocri. Non all'altezza dei suoi contemporanei (Self Portrait, New Morning e ci metto pure Planet Wawes).
Se vuoi "distruggere il tuo mito" non firmi per l'Asylum di David Geffen, non programmi un tour che attira 20 milioni di persone, non t' inventi la straordinaria Rolling Thunder, non spari ai quattro venti la tua conversione al cristianesimo, non pubblichi ogni boiata che ti ritrovi incisa (Empire, Knocked Out, Down in groove e sopratutto l'orribilisimo Dylan and Dead, con la gente che ancora si chiede "ma perchè OH MERCY non ha venduto?"..il pubblico lo aveva perso con quei dischi inutili, ok, Bronswille Girl è bella).
Non dai la tua canzone di protesta migliore per lo spot di una banca, la tua faccia per la pubblicità di una macchina, la lingerie per donna (dimenticavo l'incredibile autocelebrazione di Renaldo e Clara e Heart on Fire.....lasciamo perdere). Questi non sono segnali di uno che vuole distruggere il suo mito...Io sono felice che Bob non voglia distruggere il suo Mito.

Sono d'accordo con l'amico Daniele Ardemagni quando dice che un giorno ci mancherà tutto di Bob e che vedremo come cose grandiose anche le ultime esibizioni. Anche se sogno di vederlo prendere la chitarra acustica ed intonare "ALBERTA #2", crollerebbe lo stadio dalle urla.

MR.SPACEMAN

L'argomento è davvero interessante, vorrei sentire l'opinione di altri Maggiesfarmers ( Marina, Blind boy, Otello, Benedetto, Stefano catena, Alexan Wolf, etc....), abbasso la pigrizia e mandate il vostro point of view about alla Fattoria!

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La precisazione di Giuales

Ciao amiche e amici

Mi permetto ancora di scrivere una piccola cosa soprattutto a seguito delle perplessità manifestate da Mr. Spaceman e Mr. Tambourine man sulla “dipartita” prematura da me accennata (artisticamente) del nostro amatissimo “Robert”.
Anche in questo caso sono state le mie parole ad esprimersi male e intendo chiarirle dicendo che, dal profondo del cuore, mi auguro che Dylan campi fino a 150 anni e che possa regalarci ancora una quarantina (almeno) di nuovi lavori. Premetto anche che io sono tra i pochi ad aver amato il suo disco di Natale, forse ancor più dell’ultimo TTL, a mio pare scolastico, elementare e piuttosto freddino, eccettuati brani come I FEEL A CHANGE o IT’S ALL GOOD. Aggiungo anche che per me Dylan non è mai stato un problema di voce; Dylan è sempre stato un artista con il raro dono di poter comunicare lo spirito di una sua composizione senza doverla riproporre “melodicamente” ma anche solo accennandone l’intenzione. Ed è proprio questo che, tutt’oggi, pur non avendo più il nostro la voce di un tempo, ci fa commuovere: tra quei “rantoli” (così definiti da certi giornalisti-spazzini de
ll’ultimo minuto) cogliamo improvvisamente un’intenzione, appunto, che ci restituisce, in un attimo, tutto il pezzo e molto altro ancora. Riuscire in questo nonè un problema di voce ma di cervello, cosa di cui Dylan non è mai stato in difetto (per usare un eufemismo).
Quando ho scritto che Dylan non vuole (a mio parere, sottolineo) lasciare il monumento di sé stesso, intendevo dire che un monumento è qualcosa di fermo, immobile ed eterno e Bob è sempre stato per i “flussi” più che per le “istantanee”. Se
il suo flusso (ma questa è una mia ipotesi – ferma, ma sempre di ipotesi si tratta) ora è quello di andare avanti e lasciar correre le cose a costo anche di indispettire certi ascoltatori, questo poco importa (soprattutto per lui). Erano indispettiti nel ’65 a Newport, erano incazzati quando è “diventato” cristiano o quando, ancora, negli anni ’80 ha tentato di spacciarsi per una Rockstar. Insomm
a, questa è la sua storia; la storia di uno che, volente o nolente (in coscienza o meno) ha sempre creato uno scarto tra lui e quelli che da lui si aspettavano qualcosa. E sarà sempre così. Bisogna lasciarlo fare perché finora, nel momento più inaspettato, quando i più lo davano morto e sepolto artisticamente (ma senza le mie buone intenzione) lui è risorto spiazzando tutti con lavori che hanno spazzato via, di colpo, ogni dubbio sulla sua ispirazione. Quindi, lasciamolo fare …lui ha sempre creato così. L’ordine l’ha sempre ritrovato dal disordine.
Prendiamo Dylan per quello che è; come scrisse qualcuno alcune settimane fa, è l’unico Dylan che abbiamo e dobbiamo tenercelo stretto. Non ce ne sarà un altro.
Intendo, infine, ringraziare Mr. Tambourine e tutti coloro che rendono quotidianamente vivo questo spazio. Grazie infinitamente. Davvero.

Vi abbraccio musicalmente, filosoficamente, intenzionalmente. Giuales

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Bob Dylan, la facile illusione di essere illusi                                            clicca qui

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Dylan back’s page – “under the red sky”

L'album di Bob Dylan del 1990, under the red sky, è stato pubblicato intorno all’ 11 Settembre 1990, a seconda del territorio.

L'uso di lettere minuscole per il titolo dell'album mi ha ricordato un promemoria passato dalla Columbia Records nel luglio del 2001. Fra le istruzioni ai dipendenti c’era quella di assicurarsi che "Love And Theft" fosse scritto tra virgolette, e non fare riferimento al fatto che fosse il suo album # 43(non volevano "datarlo").

Under the red sky faceva seguito all’album, acclamato dalla critica, Oh Mercy del 1989. Il nuovo album era stato prodotto da Don e David Was (nel gruppo compariva per la prima volta anche Bob Dylan, per la prima volta con lo pseudonimo di Jack Frost).

Nel 1989, Don Was fece rivivere quasi da solo la carriera di Bonnie Raitt, producendo il suo album vincitore di un Grammy, Nick Of Time. Nello stesso anno, ha realizzato anche l’album di ritorno dei B-52', Cosmic Thing ("Love Shack"). Nel 1990, è stato reclutato per supervisionare la produzione di Dylan di Under The Red Sky.

L'album è stato ampiamente considerato come una delusione dalla critica. La reputazione di Dylan prese una batosta a metà degli anni 1980, e l’album prodotto da Daniel Lanois, Oh Mercy, fu visto come un ritorno alle sue altezze. Questo è stato dopo i tour di alto profilo con i Grateful Dead e Tom Petty & The Heartbreakers, l'inizio di ciò che è conosciuto oggi come il Never Ending Tour.

Tuttavia, under the red sky, è stato considerato come un passo indietro.

Ci sono stati due fattori principali:

1. Produzione. Don ha usato con Dylan la stessa formula che aveva usato per il disco di Bonnie Raitt. Egli aveva arruolato una sfilza di musicisti ospiti all-star tra cui Slash, Elton John, George Harrison, David Crosby, Stevie Ray Vaughan e Bruce Hornsby. Egli ha anche deciso che questo album di Dylan, e le singole canzoni, dovevano essere brevi. Questo significava che una canzone possa essere data per buona mentre Dylan stava ancora cercando la strada giusta. È stato detto che più tardi ha deplorato la decisione.

2. Canzoni. Alcune delle canzoni sembravano tentativi di Dylan di comporre filastrocche. Bob era recentemente diventato padre di nuovo, ma Dylan saputo mantenere il suo secondo matrimonio con Carolyn Dennis, e aveva tenuta segreta per molto tempo la nascita della sua nuova figlia Desiree Gabrielle. La canzone "Wiggle Wiggle", in particolare, continua ad essere apertamente derisa, anche se si trattava di una buona canzone per aprire i concerti. Inoltre, le versioni di due canzoni, "Born in Time" e "God Knows", erano gli avanzi delle sessioni di Oh Mercy. (Gli originali alla fine apparvero su Tell Tale Signs).

Don Was commentato l'album:

'under the red sky' non ha ottenuto il più grande consenso dalla gente, ma è una delle pochissime registrazioni nelle quali sono stato coinvolto che ascolto ancora per piacere personale. Questo è tutto quello che posso dire. Dovrei dire che ascolto anche Archie Shepp, gli Stooges e Andre Williams per il nio piacere, ma ciò non toglie che 'under the red sky' è un album molto fresco - molto meglio di qualunque altro di quel tempo. In realtà, lo trovo molto simile a Modern Times , del quale ne è il precursore. Non posso credere che nessuno ha notato la connessione.

Don Was continuò a produrre molti altri dischi, inclusi quelli dei Rolling Stones, Ringo Starr, Iggy Pop, Ofra Haza, e Joe Cocker. Egli ha anche mixato “Unplugged” di Dylan con Ed Cherney.

Dylan non avrebbe fatto uscire un altro album di materiale originale fino al 1997.

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Nel tentativo di promuovere Under The Red Sky, Dylan ha accettato di apparire in un video promozionale per il singolo, "Unbelievable". Nei giorni precedenti l'uso di Internet, ci è voluto molto più tempo per scoprire questo video, mi è capitato di vedere questo video per puro caso in una TV via cavo. Nel 1990, VH-1: Video Hits One (come si chiamava all'epoca) avrebbe trasmesso Adult Contemporary soft rock e R & B video. Di tanto in tanto, mi collegavo alla stazione nella speranza di trovare qualcosa di utile. Tra le canzoni, un VJ non inquadrato aveva annunciato che sarebbe partito il nuovo video di Bob Dylan. Così ho smesso di quello che stavo facendo, ed ho aspettato. . . e aspettato. . . E aspettato.
Infine, è arrivato. Un nuovo video, colorato, ricco di azione, girato da Bob Dylan nel deserto di Mohave. Era pieno di immagini e simboli, anche se non sembrava che Dylan avesse molto a che fare con il video. Per una volta, però, Dylan sembrava avere buoni momenti in uno dei suoi video. Ha anche sorriso.

C'erano anche altri tipi di video musicali per tutti i rockers classici, vale a dire storie con protagonista i giovani, attori di bell'aspetto.

Ricordo cosa disse Rob Bogue il 24 giugno 1990:

"Bob Dylan ha voluto darmi la sua armonica. Egli era venuto per salutarmi ed io , “ Aspettami, non ne posso più di andare in bagmo”. Ero troppo giovane e nervoso. Così lui ha detto 'Va bene, quando torni ti voglio dire addio”. Sono tornato, ma la se ne rea già andato, aveva lasciato la sua armonica alla mia donna di servizio”.

La celebre attrice Sally Kirkland, apparso anche lei nel video nel ruolo della receptionist del motel, mi ha mandato questo commento tramite e-mail:

"Paris Barclay è stato un regista fantastico. Ero entusiasta di essere diretta da lui nel filmi. Sempre stato una fan di .. Molly Ringwald, e amo tutte le cose che fa BOB. Che BOOM."

Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"
http://www.examiner.com/bob-dylan-in-national/dylan-s-back-pages-under-the-red-sky-released-september-1990?cid=examiner-email

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Review: Sturgis, South Dakota - Sturgis Rally´s 70th Anniversary Celebration - Buffalo Chip Campground - Buffalo Chip Campground - August 10, 2010

Bob Dylan ancora difficile da definire

E 'ovvio che non troverete luci massicce o lampeggianti o qualcosa di pirotecnico ad un concerto di Bob Dylan. Né si avvertono i 69 anni del cantautore, che fa salti e scalcia in aria mentre jamma con la chitarra. Così si può vedere e sentire la musica di una Leggenda, e le sue canzoni. E' davvero così semplice.
L'uomo, che ha cambiato il panorama della musica nel corso dei suoi 50 anni di registrazioni, ha portato la sua armonica, la sua chitarra, la sua band vestita in modo uniforme a suonare di fronte a una folla record allo Sturgis Motorcycle Rally di Buffalo Chip. Ma come amico di lunga data di Dylan e fotografo personale, Ken Regan, disse una volta: "Non importa se è un concerto per 600 persone o 5.000 o 50.000. Lui vuole solo suonare".

Apertura con i Kid Rock, in qualche modo di un attacco strano. Cavalcano il vento del successo del loro primo album, Orianthi trasuda fiducia mentre suona sfolgoranti riff di chitarra su testi di canzoni pop orecchiabili. L'australiano di 25 anni, è pieno di energia, e così la sua band. "Inaspettatamente brillante" è stato il commento della folla.

Nonostante sia su ciò che i critici ed i fans hanno chiamato il "Never Ending Tour" per gli ultimi 20 anni, la vista di Bob Dylan in concerto fa sentire come un raro piacere grazie al suo comportamento solitario. Ma il tenere un centinaio di spettacoli all'anno lo fa sembrare meno come un recluso e di più come un uomo di spettacolo, anche se non agisce in questo modo in concerto.
Se i fans sono venuti a questo concerto per sentire una voce chiara e limpida saranno stati amaramente delusi. Non ci sarebbe alcun motivo di avere tali aspettative, tuttavia, dal momento che Dylan non ha mai avuto una voce così non si può pretendere che canti come Steve Perry, dopo anni di canto e di fumo. Invece la voce è roca, ringhiando e confusa, e talvolta anche spaventosa. Ma lui è Bob Dylan, e lui è una leggenda.
Le luci sono state mantenute molto deboli su Dylan, infatti i riflettori di casa erano spenti. Anche se è un setup molto atipico, è molto intimo per sentire il concerto, come se si stesse guardando uno vecchio spettacolo in uno scantinato polveroso con alcuni amici.
Le sue set list variano notte di notte, e Sturgis non ha fatto eccezione. Le nuove canzoni dal suoi ultimi albums sono state sparse in mezzo a inevitabili necessità come "All Along the Watchtower" e "Just Like a Woman". La maggior parte delle canzoni più vecchie sono cantate con un ritmo più frettoloso per favorire la limitata voce del Bardo.
Dylan ha un look vecchio, ma non stiamo guardando più il giovane Dylan, ma piuttosto una versione più vecchia e più saggia, che rimane un enigma potente. Le canzoni sono ancora lì - e questo è ciò che conta quando si tratta di Bob Dylan.

(Fonte: //melodicrockconcerts.com)

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Quarant’anni dopo la morte Jimi Hendrix vale come una multinazionale

Mostre, installazioni, riedizioni, omaggi, da Londra a Milano, con un unico soggetto: Jimi Hendrix con la sua Fender Stratocaster. Si parla di «rinascita del rock», di questi tempi, ma non è ansia di revival quella che anima le celebrazioni del quarantennale della morte (18 settembre 1970) del ragazzo di Seattle che dissotterrava le radici del blues per farle ricrescere in forme sempre diverse, alludendo a uno sviluppo in progress inesauribile, frutto di successivi innesti e contaminazioni.
È che in realtà Jimi non se n’è mai andato davvero. Ha continuato ad aleggiare in un universo musicale in cui è passato come un’incandescente e fragorosa meteora indicando un passaggio verso l’”universalità”, troppo in fretta, però, perché qualcuno riuscisse a inserirsi nella scia. «So dove sto andando, ma non so come fare per arrivarci», dichiarava, poco più che ventenne, in uno dei brani del suo primo album. Ma intanto andava.

Per 571 pagine Harry Shapiro e Caesar Glebeek l’hanno seguito passo dopo passo, dai primi tentennamenti alla folle corsa degli ultimi quattro anni vissuti forsennatamente, per rimanere a loro volta inghiottiti in «Una foschia rosso porpora», calzante sottotitolo della più voluminosa biografia di Jimi Hendrix, riveduta e rieditata (Arcana) in occasione di questo anniversario. Lati imperscrutabili nella personalità di quello che è sempre al primo posto nelle classifiche dei più grandi chitarristi elettrici di tutti i tempi, sgusciante da ogni classificazione. Episodi non del tutto chiariti nella sua vita e ricostruzioni confuse anche attorno alla sua morte, che hanno dato adito a diverse ipotesi più o meno fantasiose.
L’unica cosa certa, a proposito dell’epilogo, è che Jimi aveva più di una volta dichiarato che non sarebbe arrivato a 28 anni ed è stato di parola. Curiosamente, nella gran mole di documentazione raccolta da Shapiro e Glebeek non c’è accenno ai dossier che l’Fbi raccoglieva su quello che definivano «il ben noto intrattenitore Negro», sospettato d’essere in combutta con le Pantere Nere. Documenti diventati oggi accessibili, ai quali ha attinto Mimmo Franzinelli, che nel recente Rock & Servizi segreti (Bollati Boringhieri) dedica a Hendrix un capitolo. E a cui non manca di riferirsi Enzo Gentile, autore dell’appena uscito Jimi Santo Subito (Shake Edizioni). Non è un dettaglio che stimola solo vacua dietrologia.
Tutte le testimonianze concordano nel descrivere un Jimi sospettoso fino alla paranoia negli ultimi tempi. E certo sentirsi gli sguardi dei segugi di Hoover fissi addosso non poteva aiutarlo a ritrovare serenità.

Ma anche questo fa parte della leggenda, ovvero la storia di un ragazzo di colore con una dose di sangue Cherokee che amava B. B. King, Muddy Waters e che rimase folgorato da Bob Dylan. Che col nome d’arte di Jimmy James vagabondava di luogo in luogo e di band in band senza accasarsi mai. Che distorceva i suoni della sua chitarra come nessuno aveva mai fatto fino ad allora e che pochi erano in grado di apprezzare pienamente.
Non negli Stati Uniti, almeno, neanche a New York dov’era finito per approdare. Dunque ci volle l’intuizione di un inglese, Chas Chandler, bassista degli Animals, per toglierlo da un destino da dropout, portarlo a Londra e da lì proiettarlo tra le stelle. Succede tutto in pochi mesi, tra il ’66 e il ’67.

«Gli amici e i colleghi musicisti – raccontano Shapiro e Glebeek – ricordano una sola cosa, cioè che un momento Jimmy vagava per il Village in cerca di ingaggi e un momento dopo non c’era più. Quando lo rividero, era Jimi Hendrix». E bruciava la chitarra sul palco del Monterey Festival, mandando in fumo anche le performance di tutti gli altri partecipanti.
La leggenda dice che Eric Clapton, che per Jimi era un mito, vedendolo suonare per la prima volta abbia esclamato: «Se io sono dio, lui chi è?», interpretando anche il pensiero di altri “dei” della chitarra britannici come Pete Townshend e Jeff Beck.

«Voglio essere il primo uomo a raccontare come si suona il blues su Venere», ha risposto in differita Jimi, confermando d’essere di un altro pianeta, attorno al quale si continua ancora a vagare senza riuscire ad approdarvi definitivamente, perché sempre avvolto in «una foschia rosso porpora».

(Fonte: http://www.nuovaresistenza.org/2010/09/17/quarantanni-dopo-la-morte-jimi-hendrix-vale-come-una-multinazionale-il-sole-24-ore/

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Il ritorno del vinile                                                                                     clicca qui

 

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Venerdi 17 Settembre 2010

Dylan e il suo Mito.....

Ciao Mr. Tambourine,
ti scrivo perché non sono d'accordo con Mr.Spaceman.

L'opera di autodistruzione del suo mito da parte di Dylan è avvenuta e continua ad avvenire con successo.

La sua fama mediatica, tra la maggioranza della popolazione, è relativamente molto piccola se confrontata con quella di personaggi che hanno prodotto 1/1000 di ciò che lui ha prodotto a livello artistico. La fama di Dylan è immensa tra gli artisti, ma se guardiamo al grande pubblico è irrisoria. Questo nonostante egli abbia attraversato diverse generazioni producendo sempre altissima qualità. Certo Dylan ha uno zoccolo duro di appassionati che non lo abbandoneranno mai, ma sono pochissimi.

In sostanza, secondo me, dall'epoca dell'"incidente" in moto dopo il ritorno dal tour del 1966, Dylan ha cercato di mantenere un profilo basso.
In un certo senso anche il rifiuto del ruolo di "leader culturale" del movimento politico (allora importantissimo) fu già una prima fuga. Se avesse sempre favorito l'attenzione mediatica nei suoi confronti, come fanno tutti gli altri (madonna, springsteen, ladygaga, michael jackson etc), la sua fama avrebbe assunto proporzioni inimmaginabili ma la sua vita personale sarebbe praticamente finita o nella droga o per mano di qualche fanatico fuori di testa. Io credo sia stata una questione di sopravvivenza.

Se oggi Dylan canta, compone ed è ancora vivo a 70 anni lo si deve alla sua preoccupazione di non farsi pilotare e poi travolgere dai meccanismi che poi sono diventati il cosiddetto "star system". Credo sia questo che intendeva Bono quando disse: "Amo Dylan perché è ancora vivo!".

Bruno Jackass


Caro Bruno, credo che l'autodistruzione e l'istinto di conservazione siano due concetti diversi non accumulabili, insomma bisogna decidersi, o Bob aveva deciso di autodistruggersi o aveva deciso di voler sopravvivere. Io penso che dopo l'incidente (al quale per altro non ho mai creduto e mai crederò) Bob aveva capito che se voleva invecchiare doveva cambiare andazzo, che fu poi esattamente quello che fece. Cercare di sopravvivere è in netto contrasto con l'idea di autodistruggersi (e di conseguenza il suo mito). Personalmente non credo che mai Bob abbia deciso di annullarsi, tutt'altro, aveva soltanto deciso che doveva ridurre l'attenzione mediatica esageratamente oppressiva e condizionante durante il decennio degli anni 60. Ma da qui a pensare che lui abbia sempre messo in atto un sistematico sistema di distruzione di se stesso, del suo lavoro e del suo Mito c'è un'abissale differenza. :o)

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Review: Billings, Montana - Dehler Park - August 11, 2010

di KJ Ladwig

Sono arrivato da Minneapolis via Delta verso le 03:30, mi sono riunito con il mio buon amico del college, il Dr. Phil Mauer. Ci siamo diretti verso il basso per raggiungere Dehler Park-minor league ballpark, che è nascosto in una ciotola sotto le scogliere di Billings. Arrivati abbiamo parcheggiato a 30 piedi dall’ingresso, gratuito, e mentre camminavamo abbiamo sentito Il Cougs che cantava Na, na, na, na, na na – con gioia abbiamo preso una birra e ci siamo diretti verso i nostri posti, circa a 15 piedi dalla tastiera di Bob e dal fidato Oscar appoggiato sugli altoparlanti. E' stata una bella notte calda, con una leggera brezza fresca che mischiava l’odore del sudore con quello della birra.
Bob all'organo indossa un cappotto di taglio fantasia navy blu, con i relativi pantaloni ed il suo cappello standard a tesa larga beige.
BOB ha iniziato il concerto con con Rainy Day Women, e urlava sulle note basse - Everybody Must Get Stoned!, la folla ha letteralmente preso in parola Bob e l'odore familiare della Cannabis riempiva l'aria.
BOB ha cantato la sua “It’s all over now baby blue” alla chitarra, ed è stato evidente, che Bob era qui per fare un grande show, la sua voce era su, idratata, con una sensazione di freschezza come è stata anche la band.
Poi ha fatto uno standard, davvero bello e molto ben suonato e cantato “Stuck inside of Mobile”.
...... “Just like a woman”, cantata come l’ha cantata Bob ha offerto alla folla lo spunto per cantare insieme.
Poi ha proseguito con una molto gustosa e stretta “Rollin and Tumblin” con Charlie Sexton e Bob che andando avanti e indietro. Charlie continua ad essere un grande insieme visivo oltre che musicale, inoltre,dopo la ricongiunzione con la band l'anno scorso a Seattle, dopo una pausa di sette anni, Bob e la band si scambiavano sorrisi, annuivano l’uno verso l’altro, ridevano, e il buon umore e la loro dedizione alla musica hanno brillato per tutta la notte.
Semplicemente una emozionante avventura, con Bob a 69 anni che suona ogni sera a un livello così elevato. È veramente da vedere per credere gente,da dire “DON’T U MISS IT!”

Il brano successivo è stato un raro e molto particolare arrangiamento di “Shelter from the storm” e la folla ha davvero cominciato a partecipare ballando e cantando insieme a lui.
Poi c’è stata “High Water”, con Donnie Herron al banjo, rendendo questa canzone la vera jam della notte. Poi è venuta “Forgetful Heart”, e mi sono sentito così fortunato nel sentire questa canzone ancora una volta, dopo averla sentito in diretta a Milwaukee, e a Hollywood.
Bob si è dimenticato un verso, ma nessuno è sembrato accorgersi, o dare importanza alla cosa, la canzone con il suo testo roccioso, come Bob ha detto in un'intervista, parla di un "colloquio con il suo cuore ", mi ha fatto rizzare i peli sulle braccia. Che canzone !!!!!!!!!!!

Poi una forte “Highway 61”, davvero intensa performance, poi un Bob profondo ed emotivo al centro della scena per cantare “Workingmans Blues”, seguita dalla epica “Thunder on the mountain”, e ancora con la versione assassina di “Ballad of a thin man”, con l’ombra di Bob proiettata sullo sfondo dietro di lui, braccia in fuori ------ Brillante e ben eseguita.

Poi sono arrivati gli encore usuali, ma con una differenza. Durante la presentazione della band, Tony Garnier si è avvicinato a Bob sussurrandogli qualcosa all'orecchio, e Bob ha annuito. Bob allora annuncia che è il compleanno di Charlie mentre Sexton diventa tutto rosso in viso. Bob ha detto “Voglio cantare Happy Birthday per lui, tutti d’accordo ?” Così la folla canta con la band che accompagna il felice compleanno di Charlie! - Bob poi ha detto: “--- ok ora cantiamola tutti assieme quando dico Via!!” La band e la folla sono scoppiati a ridere mentre Bob inizia di nuovo Happy Birthday davanti ad un sorridente Charlie!
Alla fine della canzone, tutto rosso in viso, Charlie, si è avvicinato a Bob e puntandogli il dito ha detto :-“Tu hai me, You Really Got Me”, e Bob faceva fatica a contenersi, è stato un momento dolce per un gruppo di ragazzi che amano suonare assieme godendosi i loro momenti lungo il percorso del tour. Loro sono una band molto legata ora che Charlie è con loro da circa un anno. Bob e Charlie si piacciono a vicenda, creando fra loro momenti spontanei che coinvolgono tutti, anche George Recile, Stu Kimball, Tony e Donnie. Che formazione di all-star, questo è il mio umile parere, il miglior BOB e la migliore band al loro meglio, se vi capita l’occasione, non pensateci due volte – Andate a Vederlio!!
Stasera la voce di Bob era particolarmente chiara e forte, non ci sono state interruzioni o staccati nella sua voce.

Alla fine dello spettacolo, per la prima volta dopo anni Bob ha salutato la folla scaricando tutti e sei i colpi della sua pistola. L’Ultimo Trovatore era venuto in città e ci ha fucilati tutti con la sua musica.

Un capolavoro di un concerto. Grazie Bob Dylan, per essere così grande a 69 anni, dopo che la tua musica da oltre 50 anni è in cima al mondo della musica, è semplicemente sorprendente, semplicemente incredibile. Ancora una volta, se avrete una chance, andate a vedere Bob Dylan e la sua band. Sarete stupiti e rinnovati!
Un ringraziamento speciale alla famiglia Mauer e JD per la loro calorosa ospitalità!

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Il Dylan in tutti noi



di Allen Barren

Sean Wilentz su Bob Dylan? E il prossimo di David McCulloch su Bruce Springsteen? Doris Kearns Goodwin per i Rolling Stones? Garry Wills su Madonna? Avete tutto il diritto di considerare "Bob Dylan in America", con scetticismo, o almeno lo fareste se non conosceste quanto profondo sia il background di Wilentz sulla musica tradizionale americana.

Considerata la gravità e la pretesa con cui i tanti critici rock scrivono sui loro artisti preferiti, ci si potrebbe aspettare un accademico che tenta di seppellire Dylan sotto cumuli di prosa stentorea. Ma Wilentz non è accademico ordinario. Per prima cosa, insieme a Greil Marcus, ha curato “The Rose and the Briar: Death, Love, and Liberty in the American Ballad.” Per altro, lui era praticamente nato in quel contesto. Suo padre, Elia, lavorava nel mitico Ottavo Bookshop del Greenwich Village, un negozio, dice, "che ha contribuito a nutrire i poeti Beat del 1950 e la scena del folk revival nel 1960." (Elias ha anche curato "The Beat Scene", una delle prime antologie di poesia Beat.)

Sean Wilentz è sicuramente il meno pomposo e più accessibile dei grandi storici americani, uno scrittore che può fare di 600 pagine sul tema "The Age of Reagan" una lettura da spiaggia. Nel suo libro su Dylan, riesce a usare lo stesso occhio analitico su una icona culturale come ha fatto con figure politiche come Jefferson e Jackson, e lo fa con l'entusiasmo di un fan.

"C'è abbondanza di commenti affascinanti sulle canzoni di Dylan," ci dice in anticipo ", e ci sono diverse biografie informative. Ma anche i migliori libri su questo argomento non contengono tutto ciò che volevo sapere sulla musica di Dylan e le tensioni che hanno provocato nella vita americana. Non sono mai stato interessato semplicemente a rintracciare ed elencare le canzoni e le registrazioni che hanno influenzato Dylan. ... Sono invece stati incuriosito, quando, come e perché Dylan ha seguito alcuni precursori, nonché alcuni dei suoi contemporanei, circa l'ambiente in cui vissuto e lavorato su queste influenze... "

Come qualcuno che aveva scandagliato molto o la maggior parte della letteratura di Wilentz riferisce, posso testimoniare che fa il miglior lavoro allo scopo di tirare insieme i filoni culturali e politici e li intreccia : "Chiunque fosse interessato ad apprezzare il voluminoso lavoro di Dylan deve affrontare la sfida di possedere la sua combinazione paradossale e la sua instabilità di tradizione e di sfida. "Dylan ha, nel corso dei decenni, contraddetto se stesso? Benissimo, allora, si è contraddetto. Parte della sua forza è sempre stata nella sua capacità di accettare e di riflettere su queste contraddizioni”.

Nessun altro artista popolare americano ha tirato fuori tante idee nel campo della sinistra, quindi è giusto che Wilentz vada ancora più, ed a senso unico, ben oltre la recinzione del campo esterno, per trovare traccia dei Dylan antecedenti.
Non importa quanto lontano Wilentz sembri andare lontano nel tempo, però, riesce sempre a gestire la materia, come se fosse cosa di casa sua. In un certo senso, ha fatto un libro che gli dà un vantaggio rispetto alla maggior parte degli scrittori di libri sui Dylan, anche sul libro scritto da Dylan stesso "Chronicles Volume One", pubblicato nel 2004. " Chronicles " aveva colpito i fans di Dylan per la sua autocritica e la sua lucidità, l'esplorazione affascinante e dettagliata della propria mente d'artista, mai prima di allora una figura importante nella musica popolare americana era andato a tali altezze per spiegare se stesso e demistificare la propria immagine pubblica, rendendo il giusto omaggio a tutti gli artisti che avevano influenzato la sua formazione, Woody Guthrie, naturalmente, Hank Williams, e il mitico cantante del delta-blues Robert Johnson. (“Ascoltandolo - ha detto Dylan - Mi sentivo come se un fantasma fosse entrato nella mia stanza, una apparizione spaventosa.")

In "The Chronicles" Dylan ha descritto i suoi eroi, ispirazioni come Roy Orbison ("Cantava come un professionista del crimine"), Ricky Nelson ("Mi sentivo parente con lui"), Mickey Rourke ("Lui potrebbe spezzarti il cuore con uno sguardo "), e questa era quasi un miracolo, proveniente dall’uomo che aveva scritto"Master of War" e "The Times They Are A-Changin”. Quando Frank Sinatra ha cantato "Ebb Tide," Dylan disse "ho potuto sentire tutto nella sua voce, la morte, Dio e l'universo... "

Per la prima volta nella sua carriera, Dylan si era aperto e diceva ai suoi fans quello che lui amava, dalla vita familiare ("La famiglia, le feste di compleanno, i miei figli da portare a scuola, il camping, i viaggi, andare in barca, il rafting ..."), New Orleans ("Tutto a New Orleans è una buona idea ... il Diavolo viene qui e si mette a sospirare"), Pete Maravich che giocava a basket ("E' stato qualcosa da vedere ... il sacro terrore della pallacanestro mondiale"), e dei consigli di suo padre ("Anche se non si disponi di tutte le cose che vuoi, devi essere grato a Dio per le cose che non hai e che non vuoi").

Soprattutto, ha spiegato la sua arte con maggiore semplicità e comprensione che qualsiasi altro critico avesse mai fatto. "Quello che ho fatto è stato quello di prendere il modello dalla gente semplice e di dare nuove immagini e possibilità a loro, usando frasi che catturavano la loro attenzione, o la metafora combinata con una nuova serie di ordinanze che si sono evolute in qualcosa di diverso che non era mai stato sentito prima".

Prima di "Chronicles Volume One", Dylan era praticamente stato etichettato dai commentatori culturali come il punto di infiammabilità del movimento controculturale, un simbolo di ribellione e di sfida alle autorità. Certo, era anche queste cose, e così rimane. Ma il libro, con il suo buon umore e la descrizione casalinga dei piaceri semplici ha costretto un gran numero di persone a considerare Dylan e il suo lavoro da un nuovo punto di vista: e cioè, in quali modi le sue esperienze personali erano connesse con quelle di tanti americani di ogni ceto sociale.

Wilentz è il primo scrittore a dare a Bob Dylan l'onore di prenderlo in parola, e "Chronicles Volume One" gli fornisce un quadro fedele e una pietra di paragone per la esplorazione del proprio Dylan. Quando questa esplorazione sarà tradotta per l’estero, le curiosità che il lettore chiede circa le connessioni di Bob Dylan saranno rivelate. "OK, perchè il Prof. le conosce".

(Fonte: www.truthdig.com)

 

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Giovedi 16 Settembre 2010

Dylan vuole distruggere il suo mito. Ma che state dicendo?

Con rispetto verso questa romanticissima visione, dell'uomo che non accetta il suo mito..e cosi va a distruggerlo in giro per il mondo..Giappone, Europa, America e ancora Europa da un secolo ormai..a suon di bigliettoni ovviamente..è molto romantica. Assolutamente romantica. Assolutamente pazzesca pensarla VERA.
Ma come si fanno a pensare certe cose?
Se è questo il criterio per distruggere il proprio Mito allora mi viene da pensare che Dylan sia un incapace assoluto a farlo.
Non fai uscire un disco l'anno (che sia un bootleg o uno nuovo o un best of non fa la differenza) se vuoi distruggere te stesso (sempre a suon di bigliettoni ad edizioni deluxe).
Ho un'idea molto personale.
Credo molto criticabile.
Ma ho la sensazione che Dylan sia un tirchio pazzesco. A questo dobbiamo la mancanza totale di scenografie, a parte quell'orribile disegno filo massonico egiziano. Basta. Basta a dare la colpa alla COLUMBIA se esce un disco bootleg o altro. SENZA LA FIRMA DI DYLAN NON ESCE UN CAZZO. NIENTE.
E' vergognoso che Lui abbia fatto togliere i suoi brani da YOUTUBE. LUI ha scelto di toglierli NON LA COLUMBIA che lo sfama da 40 anni.
Se il suo show non subisse gli effetti negativi della sua assoluta mancanza di parsimonia non batterei ciglio (io che non sono nessuno ma gli pago una tassa di cento euro l'anno tra dischi e concerti, nessuno mi costringe, ovvio, ma nessuno può privarmi di avere un'opinione sul tutto).
Spero che il romanticismo d'immaginare un Dylan che distrugge il Suo mito venga superato.
Dylan sente che basta la sua bella voce ed il suo cappello ed il suo sorrisino e una Jolene buttata lì come bis per garantirsi una dignità concertistica. Ma non è così.

Sono d'accordo su tutta la linea con Mr.Tamburine.
E desidero sottolineare che togliere i suoi brani da youtube è stato un gesto bruttissimo, antistorico, triste (tolti da lui, non dalla COLUMBIA).
A Bob vorrei dire che non c'era bisogno di toglierli.
Sapevamo già che la voce non era più quella di un tempo.

MR.SPACEMAN

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La risposta alla...risposta di mr.Tambourine

Caro mr.Tambourine, se hai letto bene la mia lettera troverai anche dei punti concordanti con ciò che hai detto ma ti dirò che in dieci anni di NET ho sempre sentito alla fine dei concerti diversi commenti; innanzitutto i giovanissimi sotto i vent'anni che alla fine del concerto urlano quasi sempre estasiati "ancora non ci credo...caspita domani mi renderò conto che sono stato a vedere Bob Dylan...è stato fantastico...ecc"; i fighetti sapientoni (quelli che più mi stanno sul c....scusa la volgarità ma è così) che commentando con aria intelletuale e con sufficienza sprigionano cagate del tipo "ma quell'arrangiamento era meglio se fatto così...ma questa o quella canzone la volta scorsa mi diceva qualcosa di più ma stasera l'ho trovata fiacca...ma che pubblico ignorante..." e commenti da saputelli-cazzoni vari.
Poi c'è il pubblico di sempre, che si aspettava quello che ha visto e che se ne va soddisfatto (diciamo che appartengo a questa categoria...prima che Bob arrivi mi informo sempre sulle scalette e arrangiamenti); naturalmente ci sono anche quelli che hanno scambiato un concerto di Dylan per un concerto di vasco rossi, ligabue, springsteen o guccini i quali si aspettano che Dylan faccia le canzoni del concerto uguali alle versioni originale e si lamentano perchè non capivano che canzone cantasse.
Questo, nei vari quarti d'ora-venti minuti durante l'uscita dagli spazi in cui si tengono i concerti, si ripete da quando l'ho visto la prima volta al Palavobis a Milano. Stranamente solo l'ultima volta ho sentito solo i commenti dei ragazzi da cui ero circondato (come ripeto al massimo dell'entusiasmo perchè hanno visto Dylan e questo gli è bastato senza che sul palco ci fossero effetti speciali da capogiro) e di una coppia di padre e figlio conosciuti prima del concerto e che alla fine mi hanno abbracciato con grande soddisfazione. Era il loro primo concerto di Bob. "Che bomba...! e Qualcuno ha il coraggio di dire che non fa bei concerti" è stato il loro commento.
Quindi che dire? Dylan ha ancora la capacità di spaccare in più parti il pubblico...e finchè c'è questo va bene.
Da musicista ti dirò che se Donnie Herron non si sente sempre bene... sarà anche per colpa di un mixaggio non sempre al top o della posizione in cui ci si trova; Kimball non fa altro che la chitarra ritmica e che ci sia lui o un'altro non credo faccia una grande differenza; Sexton ha riportato entusiasmo fra i musicisti e soprattutto a Bob; Garnier si sa, non è da toccare mentre per quanto riguarda Receli ti dirò che in certe canzoni dove c'è da picchiare duro lo trovo perfetto, su altre dovrebbe usare più dolcezza...questo l'ho capito anche dall'ascolto di vari bootleg che mi sono fatto di concerti degli ultimi dieci anni.
Il pubblico cala e cresce...dipende anche lì dalle annate. Il 2009 è stato un tonfo, il 2010 e stato un trionfo come i primi anni '00.
Per tutto esaurito non intendevo tutti i concerti elencati ma quello del 2008 a Bergamo...il Lazzaretto era sold out e la gente ha aspettato sotto una pioggia battente fino a dieci minuti prima del concerto finchè la pioggia cessò e alle 21 esatte cominciò il concerto...concerto trionfale fra l'altro mentre il giorno dopo ad Aosta andò diversamente.
Altra cosa è la scaletta. Guarda..io sarei felicissimo anche se facesse, Like a rolling stone a parte, solo canzoni da TOOM a TTL con chicche degli ultimi anni come Huck's Tune o 'Cross the green mountain ma capisco che tanti altri non sarebbero contenti o soddisfatti del tutto. Quindi non saprei cosa consigliarli...non sono alla sua altezza per programmargli una scaletta ma in tal caso lascierei un pò da parte i '60 (non accantonarli, solo togliere un paio di canzoni) e rispolverare un pò di più anche i '70 e gli '80...come sapete ho un debole anche per il Dylan della triologia cristiana.
Mah...si vedrà....intanto riteniamoci fortunati di poterlo avere ancora fra noi a cantarci le sue storie...un giorno forse, anche quello che ora ci sembra imperfetto, lo ricorderemo con nostalgia come splendido.
Vedremo..per ora un abbraccio e se proprio vi interesseranno un altro paio di chicche bresciane le racconterò; ho capito dalla tua risposta che non c'è niente a sfondo di pettegolezzo ma solo di amore verso l'Artista.

Daniele Ardemagni

Voglio solo precisare che G.E.Smith, ex chitarrista di Dylan, è quello che ha preparato tutti gli arrangiamenti e diretto i vari artisti al 30° Anniversario al Madison Square Garden, non penso che Kimball sia in grado di fare un lavoro del genere, dirigere Eric Clapton, George Harrison, Neil Young, ecc...credo che ci sia una piccola grande differenza fra i due! Per quanto riguarda Receli, proprio per quello che hai detto tu, avevo indicato Steve Gadd. Restiamo tutti in attesa delle tue chicche, non farci aspettare troppo, ciao ! :o)

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Review: Casper, Wyoming - Mike Lansing Field - August 12, 2010

di Dilkes Doc

La nostra giornata inizia 300 miglia a sud di Casper, Wyoming. E' un viaggio senza incidenti attraverso il deserto. Vediamo altopiani ed ampi spazi aperti per ore, nient'altro che qualche Tumbleweeds e un'antilope occasionale. La posizione di Casper era un bivio per i pionieri in viaggio ad ovest verso la metà del 1800. La pista passava attraverso Casper e attraversava il fiume North Platte proprio qui. Il Mormon Trail, The Oregon Trail, The California Gold Rush Trail, e il Pony Express tutti si fermavano qui per fare rifornimento prima di attraversare il Continental Divide per arrivare più facilmente a South Pass per continuare il viaggio verso l’ ovest. Questo per quanto riguarda la lezione di storia.

Quando si tratta di rock n 'roll, uno della "famiglia reale" è in città questa sera. Potrebbe essere chiamato Sir Bob o Lord Dylan... verrà il tempo. Noi, arrivati al ballpark intorno alle 6:00 pm ci siamo seduti, un buon relax, e magari vedere anche una stella cadente o due, perché stasera è la sera della pioggia delle meteore delle Perseidi. Sono sicuro che Bob lo sa, il che significa che * non * canterà “Shooting Star” stasera! Il set di apertura è fatto da 2 giovani che intrattenevano la folla con diverse buone canzoni accompagnate col battito dei piedi. Poi un altro vecchio rocker, John Mellencamp. La folla si alza in piedi in molti dei suoi classici.

Ora è tempo per la "voce della controcultura degli anni '60".
Rainy Day Women, tutti a cantare e ballare, grandi sorrisi e grande approvazione. Lay Lady Lay fa venire le lacrime agli occhi delle signore. Stuck Inside e ci rendiamo conto di quanto stretta questa band sia con Bob. Molto ben eseguiti. Girl from the north country ha fatto uscire la più bella voce di Bob della serata. Posti tra due pezzi rock duri, Rollin' and Tumblin' e Honest with me, era il più divertente Bob che vedevo da anni. Just like a woman trasformata in un incoraggiante e stupefacente canto corale, ogni volta che era il nostro turno di cantare "Just like a woman" Bob si fermava, faceva una faccia buffa con gli occhi spalancati e
puntava verso di noi gesticolando "andate avanti ... cantate". L'intera band aveva le facce in pieno sorriso. E questo è stato il brano lento! Honest witm me è stata seguita da una gemma, Simple Twist of Fate. Highway 61 in questi giorni è una canzone che esplode, e se sei vicino alla parte anteriore del palco come me quando ascolti questa canzone sai cosa un'esplosione emotiva. Canzone # 10, è il tempo per tirar fuori dal sacchetto un'altra pepita d’oro, Love Sick, un'altra melodia ipnotizzante vocalmente. Con Thunder on the mountain e Ballad of a thin man finisce il set principale. Con applausi scroscianti e inchini degni di un
re ... oh giusto, ci ha fatto vedere il rock 'n roll maestoso stasera. Mi dispiace dire che a 60 anni, mi sentivo un pò stretto nel mio posto-cubicolo a pochi decimentri davanti il palco. Ci siamo trasferiti in campo aperto vicino al retro e ballato e apprezzato i fantastici encore. Like A Rolling Stone, scrivono libri su questa canzone. Jolene è il nuovo favorito di Bob, non credete? E, infine, Watchtower, esplosivo ...alla fine! Quando arriviamo al parcheggio, l'ultimo bus di Bob stava caricato con almeno una dozzina di persone in più ... fortunati loro.

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Romance in Durango 

(Fonte: video.giovani.it/romance-durango.html)

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GUARDA IL VIDEO ANTEPRIMA DI NEIL YOUNG                          clicca qui

 

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Mercoledi 15 Settembre 2010

Talkin' Bob Dylan Bootleg

di Chris W. Johnson

La scorsa settimana, la Columbia Records ha annunciato che farà uscire il nono volume delle Bootleg Series il 19 ottobre. Intitolato "The Witmark Demos, 1962 - 1964", la nuova collezione sarà composta di 47 registrazioni demo che Dylan fece per il suo editore per la musica, l'eponimo M. Witmark & Sons. Inoltre, la Columbia pubblicherà i primi otto album di Dylan nel loro formato mono originale.
I critici hanno accolto la notizia con entusiasmo. Scrivendo per il Daily Beast, Sean Wilentz ha sostenuto che queste registrazioni rappresentano un momento seminale nella storia della musica americana, quando il modello di songwriting commerciale della vecchia Tin Pan Alley ha dato spazio ad un ethos più individualista. Benchè siano le registrazioni del più grande fenomeno culturale, si potrebbe dire, tutto considerato, che non sono una cosa molto eccitante.
Mi ricordo delle negoziazioni che facevo coi miei amici per avere il bootleg dei Witmark Demos durante il liceo. L'idea era incredibile - un tesoro ben registrato del primo Dylan che canta le versioni inedite di alcune grandi canzoni, delle quali di molte non avevo mai nemmeno sentito parlare. A differenza di altri bootleg, questo non era difficile da averee. Queste registrazioni circolavano facilmente.
Ma fin dall'inizio, c'era qualcosa indefinito sui bootleg Witmark. Forse perché erano solo demo e Dylan stava abbozzando un quadro invece di eseguirlo definitivamente. In ogni caso, non mi hanno mai afferrato - li ho avuti e basta. Poi sono rimasti lì, quasi inascoltati. Ora stanno ricevendo una valenza ufficiale, ed è questo che è sconcertante.
La questione principale è: perché questo? Ci sono certamente migliori bootlegs per dare soldi alle case discografiche. Che ne dite di un approccio globale, una pubblicazione dei pezzi di nastro tagliati rimasti sul pavimento dello studio di incisione delle sessions di "Bringing it all back home", o "The Freewheelin '", o la versione alternativa di "Blood on the Tracks", che è stata ampiamente bootleghizzata, ma solo ufficialmente pubblicata a pezzi? Poi ci sono le Rundown Rehearsals del 1978, per le quali un sondaggio online le ha date favotite col 73 per cento rispetto al 27 per cento dei Witmark Demos. Ci sono un sacco di oscure registrazioni di Dylan che le persone vorrebbero sentire in questa nuova pubblicazione.
Giocare al direttore della casa discografica è un gioco inutile, ma posso solo immaginare che i Witmark Demos siano stati scelti perché sono registrazioni di qualità già alta, quindi non bisognava rompersi le scatole a rimasterizzare il tutto. Più importante, giocano sul fatto che vanno nella direzione culturale per far digerire i superficiali inizi di un poco brillante Dylan-Folk che cominciava a dire le sue cose per il bene della sua generazione. Certo, ci sono alcune gemme, ma la gente della Columbia sapeva che molto tempo fa avevano già inserito qualcuno di questi nastri nella "Bootleg Series, vol. 1-3”. Ora diventeranno una versione bootleg ufficializzata, e susciteranno maggior interesse di quanto furono piratizzati molti anni fa.
Se non altro, la riedizione di un enorme pezzo del catalogo di Dylan in mono è la notizia davvero emozionante. Non è così allettante come materiale inedito, e non possiederà certamente quel senso di speleologia alla scoperta di nuovo e inesplorato disco, ma almeno darà la possibilità di sentire in modo nuovo alcuni dischi stellari. La differenza tra le versioni mono e stereo di "Blonde on Blonde", per esempio, non è affatto banale, almeno se si ha la giusta attrezzatura audio. Ho ascoltato la versione mono di alcuni di questi pezzi in CD circa sei mesi fa, ed è stato un altro paio di maniche, completamente nuovo. Ora sono davvero qualcosa che vale la pena di sentire.

(FGonte: //blogs.forward.com)

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La mail di Daniele Ardemagni

Vita privata e concerti di Bob

Ragazzi, vi prego, basta! Si sta riducendo il mito di Bob ad una sorta di pastoriella da leggere su qualche rivista dal parrucchiere o in una sala d'aspetto dal dentista.
Perchè tutta questa voglia di aneddoti, pettegolezzi e ogni cosa che riconduce alla vita privata del Nostro...
Non facciamo lo sbaglio che faceva una scrittrice scomparsa di raccontare con chi usciva questo o quel poeta...con chi ha visto baciarsi questo o quel musicista e cose varie dimenticando le opere del personaggio di cui stava (e noi stiamo) parlando...lo stiamo riducendo ad un fenomeno da rotocalco e da baraccone invece di "studiare" e capire certi suoi testi e la sua poesia.
Non metto in dubbio che su questo sito lo si faccia, anzi, lo si fa pure bene il più delle volte confrontando anche le nostre opinioni ma lui ha sempre voluto che si rispettasse la sua privacy (a parte quando si fece scattare qualche foto con i suoi figli ancora molto piccoli nella casa a Woodstock)...capisco che a volte la curiosità è tanta, ma per favore..rispettiamolo.
Mi ci metto pure io in prima persona a vergognarmi di questo visto che mi sono permesso di raccontare un paio di aneddoti di quando venne a Brescia nel 2001 (anche se in realtà diventarono pubblici visto che li raccontò ai quotidiani locali il suo cicerone bresciano che, come vi ricorderete ho detto che conosco)...ma ora non se ne può più di voler cercare per forza la notiziella del giorno e di farne uno scoop.
Questo è comunque solo un mio parere e l'ho espresso senza voler offendere nessuno ma per smuovere un attimo le coscienze di chi si interessa di più al personaggio privato (mettendo pure foto della figlia e tolte il giorno dopo) che al Mito. Stop.
Quando alla diminuzione di pubblico a parte lo scorso anno, mi pare che in Italia quest'anno abbia fatto il sold-out in tutte e tre le date (se poi consideriamo che a Padova hanno dovuto aggiungere altri biglietti perchè dall'anfiteatro Camerini per via del tempo fu spostato al palasport si va oltre l'esaurito) e il pieno lo ha fatto anche in tutto il resto d'Europa superando in certe date le 20mila presenze.
Lo scorso anno è vero, è stato un pò un buco nell'acqua ma quest'anno si è ripreso bene.
Probabilmente quest'anno non avete notato che Bob ha passato molto più tempo alla chitarra e dietro al microfono con l'armonica piuttosto che dietro le tastiere. Che poi debba abbandonarle condivido pure io, ma ora pare che il tastierista ci sia.
Un'altra cosa che condivido sarebbe quella di ridurre i concerti...ma se lui se la sente che possiamo farci?? A quanto pare è la sua vita...
Non credo invece che alla gente importi più di tanto il suo abbigliamento...a me, come la maggior parte di chi va ai suoi concerti, che salga sul palco vestito da giocatore da poker piuttosto che in jeans e camicia (lo ha già fatto...e lui non si ripete) o in pantaloncini corti non è che mi interessi...non lo è mai stato neppure per i nostri cantautori ( al pubblico di De Gregori, Dalla, Bubola,Guccini, Vecchioni, Zero, come ai concerti dello scomparso De Andrè, vi pare che sia mai interessato il look?? Va bè che qui stiamo parlando di Bob, però....) se non a quelli che hanno sempre puntato sull'immagine più che sulla qualità...infatti son quasi tutti finiti nell'oblio e nei ricordi di qualche nostalgico.
La scaletta dovrebbe forse essere un'attimo rivisitata ( anche se a dire il vero in dieci anni che lo vedo dal vivo non lo avevo mai sentito suonare Under the red sky o Whorkingman 's blues e da anni non sentivo Tangled up in blue o it's all over now, baby blue, mentre quest'anno le ha messe in scaletta) ma come dissi in una mail passata ognuno ha il suo Dylan e ognuno di noi vorrebbe una scaletta propria...del resto ha una produzione così vasta che indovinarla per tutti sarebbe una bella sfida.
Per ora mi va bene quello che toglie dal cilidro quando vado a sentirlo.
Io del concerto di quest'anno sono rimasto entusiasta come dal 2001 non accadeva e anche le recensioni lo sono state (altri concerti che vorrei ricordare molto belli sono quelli di Milano nel 2003 e 2007, Cernobbio 2004 e quello di Bergamo nel 2008...sold-out pure lì senza andare indietro molti anni).
Un abbraccio a tutti...

P.S.: Giacomo è arrivato il 5 luglio...è un bel bambinone di oltre 6,5 kg...mangia tanto ed è...nottambulo...del resto qualcosa dallo zio doveva pur prendere.

Daniele Ardemagni

Caro Daniele, credo che tu ti stia sbagliando nel tuo giudizio. Non confondere Maggie’s Farm con una rivista di gossip, non è e non sarà mai così. Siamo sinceri, non è solo il Dylan songwriter o performer che ci affascina, lui ci ha coinvolto in tutti gli aspetti e tutti gli atti della sua vita, non so se sia un bene o un male, so però che è una cosa che succede ai Miti, quelli con la M maiuscola, mi vengono in mente alcuni nomi celebri, non necessariamente del mondo della musica, tipo Marilyn Monroe , James Dean , Marlon Brando, Frank Sinatra. Di questi personaggi il pubblico ordinario ha voluto sapere tutto e tutto ha saputo. E’ il destino delle leggende, perchè per Bob dovrebbe essere diverso? Quello che ha fatto lui è andato oltre quello che han fatto tutti gli altri, quindi i veri fans vogliono sapere tutto quello che riguarda il loro uomo. Ci sono centinaia di libri che parlano di Dylan in tutti i modi, lo descrivono come artista, come uomo, come marito, riportando le parole a volte cattive e sincere di molte persone che hanno avuto l’occasione di stargli vicino a lui e passare una piccola o grande parte della loro vita insieme a lui. Molti lo chiamavano “Il puzzone di Duluth”, altri l’hanno definito in migliaia di modi diversi, impostore, bugiardo, ladro, approfittatore, insincero, disonesto, (per ultima Jony Mitchell), chi nel bene e chi nel male, su Dylan hanno detto e scritto di tutto e di più, puoi trovare queste notizie nei libri, in Internet, in tutti i siti web dedicati a lui, nei suoi film stessi, non ultimo "I’m not there" dove è palese il modo col quale Dylan tratta Sara che era allora sua moglie legittima, per passare agli sgarbi fatti alle sue diverse amanti, Joan Baez in testa a tutte. Non credo di aver fatto una cosa riprovevole pubblicando le foto della figlia Desiree Gabrielle, erano solo normalissime foto che potevano o meno soddisfare la curiosità degli appassionati. Non erano servizi di foto sconce, erano nornali istantanee di una ragazzotta sorridente e bene in carne che si trovano pubblicate in diversi siti internet. Poi un lettore americano, proprio come te, mi ha chiesto di rispettare la privacy della figlia di Bob ed io ho acconsentito con gioia perchè ho pensato che quella persona avesse fondamentalmente una parte di ragione, così ho tolto le foto da Maggie’s Farm, ma non mi sento di aver violato nessuna regola o di aver mai esagerato nei giudizi su Bob. Come tanti altri che mandano le loro opinioni alla Fattoria dico le mie, condivisibili o meno. Osservo quello che vedo e che sento, lo filtro attraverso il mio modo di vedere le cose e ne traggo le mie conclusioni con onestà e senza cattiveria alcuna. Se i concerti di Dylan attualmente non mi piacciano lo dico tranquillamente motivandone il perchè, almeno credo che questo sia un diritto di tutti. Se non mi piace come si veste sul palco perchè non devo dirlo? L’attuale mascherata che sembra tratta da uno dei vecchi film di Zorro non mi piace, che posso farci ? Non per questo stimo di meno Bob, ma credo di avere il diritto di esprimere liberamente la mia opinione. Non mi piacciono nemmeno alcuni dei suoi musicisti e l’ho detto, che c’è di male in questo ? E’ fare gossip ? Personalmente mi interessa tutto quello che riguarda la vita di Dylan altrimenti non avrei accettato di continuare la magnifica opera iniziata da Michele “Napoleon in rags”. Mi sembra che Maggie’s Farm sia un sito abbastanza ben fatto nel quale non manca nessuna notizia che riguardi Bob, sia dell’artista, sia dell’uomo, sia del Mito. Mi sembrerebbe molto riduttivo parlare esclusivamente delle canzoni o dei concerti di Bob, mi sembrerebbe di fargli uno sgarbo dimenticandolo come uomo, come persona che vive la vita provando gioie e dolori proprio come noi, pur essendo un genio che sta sul gradino più alto di quella scala dove stanno le persone che hanno detto o fatto qualcosa per gli altri. Non credo assolutamente che tu sia stato pettegolo o che abbia commesso uno sbaglio nel raccontarci quel piccolo aneddoto, diamo il giusto valore alla cosa, era solo un piccolo aneddoto che non fa male a nessuno e soddisfaceva la curiosità di molti. Non essere così rigoroso con te stesso e con gli altri, nessuno di noi fa del male a Dylan , nemmeno quando lo critichiamo, diciamo solamente come piacerebbe a noi, vedi del male in questo? Dylan è uno che ha sempre puntato alla qualità e non all’immagine, ma ultimamente punta molto di più sull’immagine che sulla qualità, e questa è una dura verità, basta andare ai concerti o visionare i video (che purtroppo sono spariti da Youtube, chissà perchè e per volere di chi, forse la qualità contenuta in quei clips non era ritenuta dal Mito all’altezza del suo Mito, e allora zac, cancellati in un colpo solo, ma il ricordo non si può cancellare, centinaia di video con prestazioni scadentissime sono stati “epurati”, ma io, come tanti altri, ce li ricordiamo benissimo, ed il cancellarli da Youtube non li ha cancellati dalla nostra memoria. Se tu ti accontenti di tutto quello che fa lui per me va bene, ma permettimi almeno di dissentire sulle cose che credo non funzionino al meglio, credo che nessuna backing-band di Dylan potrebbe reggere il paragone con Tom Petty, nemmeno la Band stessa che pur era tanto brava, per questo ritengo che quando leggo nelle recensioni “Questo è il miglior Dylan che abbia mai visto in 40 anni di concerti” mi sorgono dei seri dubbi.
Il discorso delle scalette è troppo vasto da affrontare, ognuno la vede a suo modo e sarebbe impossibile trovare un punto d’incontro. Però ti chiedo se non ti piacerebbe vedere un concerto di Bob con un tastierista con i contro-coglioni al posto del pling plong del pianino di Bob, sappiamo tutti che Bob non è mai stato uno strumentista e che mai lo sarà, lui è un insuperabile scrittore di canzoni, quindi le parti musicali le lasci a chi sa suonare veramente. Sexton potrebbe anche starci perchè sa sollecitare Dylan come nessun altro, il pestone Recile è da fucilazione, Herron è una mezza figura senza la minima personalità e mi chiedo che ci faccia uno come lui su un palco con Dylan, Kimball a che serve in quella band? Io dopo cinque anni non l’ho ancora capito! Tony Garnier è promosso a pieni voti, ma si salvano solo due su cinque, troppo poco per uno come Bob!
Mi immagino il suono che potrebbe scaturire da una band come questa:
Steve Gadd alla batteria
Tony Garnier al basso
G.E. Smith alla ritmica
Charlie Sexton alla solista
Chris Stainton alle tastiere

E tutti vestiti da Re Giorgio Armani !
Per me questo rimarrà sempre un sogno e un desiderio, ma sognare e desiderare non è proibito!

Ho visto molti concerti sold-out di Dylan con i miei occhi, l’ho visto al Forun di Assago con 8./9.000 persone e l’ho rivisto l’anno dopo con 4/5.000. Il forum sembrava vuoto e Dylan, con quella band, un artista di 3° categoria. A Pistoia non era Sold-Out, a Cernobbio nemmeno ( se non ci credi chiedi a Quattrone, titolare della 4ONE, l’agenzia musicale che aveva organizzato e pagato il concerto).

Ecco alcune parole tratte dal commento di Michele Murino al concerto di Chatillon:

"a chatillon c'era gente buttata sul prato che, mentre bob suonava, beveva mangiava giocava a carte... ho visto
gente che si è stesa ad un certo punto e si è fatta un riposino... ho
visto code interminabili al banco della birra... ho visto coppie che si
baciavano e tra un po' si mettevano a scopare tanto erano
interessate al concerto... ho visto gente che dopo poche canzoni si è
messa a gironzolare sul prato uscendo dalla massa e si è messa a
chiacchierare dei caxxi loro... ho visto persino una signora che a
metà concerto si è messa a leggere la gazzetta dello sport (giuro!) e
ho visto un uomo che a un certo punto ha pensato bene di tagliarsi le
unghie dei piedi (stragiuro!) in fondo quale momento migliore se non un concerto di bob...?
(UNA NOTA SUL DYLAN LIVE - di Michele "Napoleon in rags" Murino - Lunedi 7 luglio 2008 -
(clicca qui per leggere tutto l'articolo), e (clicca qui per la sua recensione del concerto), lui che ha creato Maggie’s Farm, facendo di Bob una ragione di vita.

Non mi risulta che ci sia al  momento un tastierista nella band di Bob, se in futuro questo avverrà sarà la dimostrazione che avevamo ragione nel desiderare una cosa del genere, non trovi? Certo Sexton ha migliorato di molto il tono dello show ma credo non sia ancora abbastanza. L'idea poi che Dylan stia cercando di distruggere il monumento di se stesso è un'opinione che rispetto ma non condivido, penso che Dylan tenga molto ad essere ricordato per l'eternità come l'Artista assoluto, che motivi potrebbe mai avere per autodistruggere se stesso e tutto il suo lavoro? A mio avviso è inverosimile come ipotesi, anche se potresti benissimo avere ragione tu, ma se le cose stessero davvero così l'unico che potrebbe dirlo è Bob, ma dubito che farà mai una dichiarazione in tal senso, in caso contrario sarò pronto a cospargermi il capo di cenere ! :O)

Sono felice per Giacomo, spero di poterlo vedere un giorno, un abbraccio a te, ad Erika e Massimo.

Mr.tambourine

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La mail di Giuales

Ciao amiche e amici

Mi chiamo Alessandro e seguo da anni quotidianamente il vostro spazio. La mia passione la devo a mio padre che, da bambino, mi faceva sentire Pat Garrett ed è esplosa a seguito del concerto del 2001 visto ad Anzio. Da allora ho cominciato a sentire fino allo stordimento i suoi album, a cercare le sue registrazioni live in maniera spasmodica e ad entrare in quell’universo che appassiona molti di noi.
Premetto che non rimpiango più di tanto di non aver vissuto gli anni ’60 o ’70 di Dylan in quanto il periodo che preferisco, dal punto di vista live, è quello tra il 2000 e il 2003. Insomma, al Dylan con la voce piena ho sempre preferito il Dylan con la voce roca ma come molti di voi hanno notato, sottolineato e, con forza, criticato, anche io ho assistito gradualmente all’abbassamento del sipario di questo grande immenso e unico uomo e artista. Ho sentito molti dei concerti tenuti dal nostro nell’ultimo anno e, esclusa qualche eccezione (intendo alcuni dei concerti giapponesi), la regola è che, purtroppo, i giochi si stanno chiudendo.
Leggo gli interventi e i contributi che in tanti hanno scritto in merito ai modi per tirare nuovamente su questo spettacolo che, spiace a dirlo, ma di musicale ha sempre di meno.

In queste ultime ore leggo gli interventi di di Mr.Tambourine in merito alle modifiche che Dylan potrebbe apportare al suo Show per renderlo di nuovo, se non grande, quantomeno dignitoso. Fare una parte acustica, lasciar stare la chitarra solista, la tastiera, etc…. Naturalmente condivido lo sconcerto che sentite ma so (quanto lo sapete voi) che nulla di questo accadrà mai. Se Dylan avesse voluto lasciar di sé stesso il monumento che è sempre stato, probabilmente, avrebbe fatto tranquillamente a meno di questa graduale deriva a cui assistiamo da anni. Ma Dylan credo (e lo penso veramente) più che lasciare ai posteri l’eredità del monumento che è stato, sia interessato a distruggerlo quel monumento, per non lasciarsi alle spalle l’onere dell’ennesimo falso idolo di massa.

Al contempo penso che se i suoi concerti fossero stati disertati avrebbe smesso da un bel pezzo di girare in lungo e in largo con il suo spettacolo.
Salire sul palco e suonare, per lui che lo fa da decenni, è l’unica cosa che gli resta da fare, e questo a prescindere dalla qualità performativa che è in grado di esprimere. Lo ha sempre fatto e, a meno, ripeto, che la gente se ne fotta del tutto, non vedo (immedesimandomi nella sua “strana” testa) che ragioni avrebbe per starsene a casa, ricordando i mitici anni che furono.
Se pensiamo ad altri musicisti come i Beatles, Pink Floyd (e metteteci chi altro vi pare) di loro ricorderemo i miti incrollabili che sono stati. Di Dylan, probabilmente, ricorderemo un uomo che ha avuto, come tutti noi, la sua esistenza, con un inizio, uno sviluppo e una fine. Quella a cui andiamo incontro è la fine ma va bene così. Deve andare bene così perché questa è la vita di tutti. Anche di uno che una volta si chiamava Robert Zimmerman.

Giuales

Caro Giuales, sembra che lo dai già sottoterra, ti ricordo che si chiama ancora Robert Zimmerman! :o)))))


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Dopo Google anche Youtube diventa instant                                            clicca qui

Avete sicuramente già tutti provato la funzione mirabolante di Google Instant. Ora però un geniale studente della Stanford (la stessa università degli inventori di Google), Feross Aboukhadijeh, ha inventato un sistema che applica lo stesso concetto anche a YouTube: Youtube Instant.
Lo studente ha in pratica creato un motore di ricerca che permette di visualizzare dinamicamente l’elenco dei video presenti su YouTube, trasmettendo il primo sullo schermo senza dover premere invio.
Il sistema intuisce la nostra richiesta a seconda delle lettere immesse, cominciando dalla prima. Se si preme “b” si apre subito la galleria di Justin Bieber, se si clicca “la” arriva subito Lady Gaga. E via dicendo.
Un’idea e un contesto, quello musicale, sorprendentemente simili a quelli che la stessa società di Mountain View ha utilizzato per pubblicizzare proprio Google Instant, usando la celebre “Subterranean Homesick Blues” di Bob Dylan, riportata a fondo post.
Lo studente ha realizzato questo motore in un’ora soltanto, per scommessa con il suo compagno di stanza. Ora lo sta migliorando.
Il blog Mashable ne parla come della “più divertente e geniale maniera di passare un pigro venerdì”. Ma probabilmente merita qualcosa di più di una pacca sulla spalla.
Almeno questo è il parere di Chad Hurley, papà di YouTube, che ha twettato sul microblog dello studente offrendogli un lavoro. E non è l’unico: Aboukhadijeh sta già lavorando per qualcun altro. Indovinate per chi? Bravi: Facebook.

(Fonte: www.oneweb20.it)

 

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Martedi 14 Settembre 2010

The Songs They Are a-changin'

By Mr.Tambourine & Dean Spencer

Unfortunately, I think for the very last time.
I really believe that now the songs can no longer be changed, that Dylan’s voice can’t or won’t let him vary or adlib more than what we are hearing today. You only have to look at the recent videos to see this. The arrangements are always the same and lack all opportunities of development. Of course the presence of Sexton was a step forward, it probably kept the other band members (and Dylan) on their toes for a while, adding a pinch of salt to a soup that no longer had any taste, but at the end of the day even a soup remains a soup.

I’ve seen many of Bob’s shows and frankly I must confess that I’ve never heard the songs repeated like this, with an arrangement that I already knew, and sung with a melody that was familiar to me.
This has always been the magic of Dylan and the power of Dylan's music. His songs, cooked up in any sauce, always worked. This kind of interaction can’t be said about Mozart, Strauss, Beethoven, Puccini or Verdi’s music. They must be played the way these great classical musicians composed them. With Bob it was always different, always innovative, forever pushing the boundaries.

The changing of musicians in Dylan’s backing band has often favoured these new sounds and versions, each player feeling his way to play a song and maybe adding to it something personal, different from those who had preceded them. Dylan followed this wave with his inventive lyrics and the magic was then spontaneous.
But now it's over, the songs are locked, the voice is lost somewhere, gone forever? Who can say? It is just a groan and a mumble with an extraordinary pathos and an emotional unsurpassed power but it is no longer singing. Bob Dylan is no longer a performing singer, Bob Dylan is now a crooner who tells his stories but can no longer sing them.

Perhaps the solution for the live performances would be to entrust the musical parts, especially the piano and organ, to a true keyboard player, to replace those average musicians Kimball and Raceli, put Herron in a position to be heard better in the mix so that we can really appreciate his work. All this would provide Bob with a formidable ground base of music in which Bob would then have to work within. He would have to accept the rules rather than inventing them from scratch every five minutes and avoid the panic situation he dropped his fellow band mates in. I remember that last year the band had to stop because they did not know how to continue, while Dylan slapped on beating angrily the keyboard because "the players" had not understood what he wanted!
Perhaps it would be a good idea to divide the shows in different sets. It could even be helpful to his voice: an acoustic set of three ’60 songs, a set of three songs from Blonde on Blonde, with the Hammond organ swirling and spinning by a Leslie that faithfully reproduces that magical sound. Then a suitable set of songs where Dylan on harmonica can still, without effort, excite the crowd.
Three songs from the Rolling Thunder (I mean as sound), three or four from the magnificent “Time Out”, “Love and Theft”, “Modern Times”, and to close the last two Dylan albums sons of a minor god “Together Through Life”, I mean Jolene and that extraordinary piece entitled “I FEEL A CHANGE COMIN' ON'”. Add a couple of big screens so the crowd might see that wonderful expressive face and eliminate that 30 year old, no longer funny joke, which introduces us to “Columbia Recording Artist”.
Maybe then Dylan's shows would still have something new to say after years of artistic silence.





The songs they are a-changin’

Credo purtroppo per l’ultima volta.
Le canzoni d’ora in poi non potramno più cambiare, Dylan non ha più abbastanza voce per farlo ancora. Basta vedere i video degli ultimi anni per rendersi conto che sia le canzoni, sia gli arrangiamenti sono sempre le stesse cose , limitate e senza possibilità di sviluppo. Può esserci la miglioria di Sexton che ha dato una mossa a tutti, Dylan compreso, forse Charlie ha messo un pò di sale nella minestra che non sapeva più di niente, ma sempre minestra rimane.
Ho visto numerosi show di Bob e sinceramente devo confessare che mai ha sentito una canzone fatta in un modo che avevo già sentito, con un arrangiamento che già conoscevo, con un cantato ed una melodia che mi era familiare.
Questa è sempre stata la magia di Dylan e la forza della musica di Dylan, cucinata in tutte le salse funziona sempre, mentre non sarebbe possibile fare queste interazioni con la musica di Mozart, di Strauss o di Verdi. La musica di Bob puoi suonarla in mille modi e sempre bella rimane, quella di Mozart puoi suonarla solo come lui l’ha scritta, idem per Strauus, Beethoven , Verdi, Puccini ed altri grandi della musica classica.
Il cambio di musicisti nella backing band di Dylan ha spesso favorito queste nuove sonorità e queste nuove versioni, ogni musicista “sente” a suo modo una canzone e la riproduce mettendoci forse qualcosa di personale, di diverso da quelli che lo avevano preceduto, Dylan seguiva quest’onda con la sua grande inventiva lirica e la magia veniva spontanea.
Ma ora è finita, le canzoni sono bloccate, la voce chissà dove è andata a finire, è rimasto solo un brontolio con uno straordinario pathos ed una potenza emotiva insuperabile, ma non è più cantare, Bob Dylan non è più un performer, Bob Dylan è un crooner che racconta le sue storie , non le canta più.
Forse la soluzione per le sue performance dal vivo sarebbe quella di affidare le parti musicali, specialmente quella di piano e di organo ad un vero fuoriclasse della tastiera, sostituire quelle ciofeche di Kimball e Raceli, fare in modo che Herron possa essere finalmente sentito nel mix in modo da poterlo valutare. Tutto questo darebbe la possibilità di avere un tappeto musicale formidabile e Bob dovrebbe accetare il fatto di dover stare dentro le regole e non più inventarle di sana pianta ogni cinque minuti, buttando nel panico la sua band (ricordo che lo scorso anno la band dovette fermarsi perchè non sapeva più come continuare, mentre Dylan picchiava stonatamente manate sulla tastiera perchè i “suoi” non avevano capito cosa voleva.
Forse dividere lo spettacolo un diversi set potrebbe giovare ad aiutare la sua voce, che sò, un set acustico di tre canzoni anni 60, un set di tre canzoni da Blonde on Blonde, con il suono dell’Hammond filtrtato dal Leslie che riproduce fedelmente quel suono magico. Poi un set di canzoni adatte all’armonica dove Dylan possa ancora, senza sforzarsi, entusiasmare la folla.
Tre canzoni alla Rolling Thunder (intendo come suond), tre o quattro dai magnifici “Time out”, “Love and Theft”, Modern Times e per chiudere due dall’ultimo album figlio di un Dylan minore “Together Trough Life”, intendo Jolene e quello straordinario pezzo che si intitola “ I FEEL A CHANGE COMIN' ON ”. Aggiungiamo un paio di schermi in modo che il pubblico possa vedere le sue charismatiche espressioni, eliminiamo la trentennale buffonata del “Columbia Recordin Artist” ed il nuovo show di Dylan avrebbe ancora qualcosa di nuovo da dire dopo anni di silenzio artistico.

Mr.Tambourine & Dean Spencer

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Amateur covers: Like a rolling stone 

THE BLACKSTONES + AL DIESAN & PINO TOCCO

 

METROPOLIS

 

SEBASTIAN CABOT

 

PSYCHEDELIC SUNRISE

 

Wolf Maahn & Wolfgang Niedecken

 

Belfast Food

 

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Reviews: Lincoln, Nebraska - Haymarket Park - August 8, 2010

di Bob Hughes

Dopo aver visto quello che ho considerato come uno dei migliori spettacoli da lungo tempo in Kansas la notte prima, siamo arrivati a Lincoln con grandi aspettative. Faceva molto caldo , specie di fronte al palco, così siamo stati fuori all'ombra della tribuna in attesa dell'apertura dei cancelli a bere birra.
Apertura dei Rollers, che hanno lottato per portare il calore adatto alla serata come due venditori di assicurazione. Buono, ma non così buoni come la notte precedente in KC. Il sole era ancora alto e in faccia ... e così una prestazione lodevole, secondo le circostanze.
Mellencamp è stato il successivo. Io non sono un grande fan, ma un buon warm up tutto l’insieme.
Intorno alle 09:00 l' introduzione poeta laureato ecc..., e si parte .. Whatching the River Flow.
Gli sguardi scambiati da Charlie con il resto della band hanno detto tutto. Bob sudava copiosamente durante tutto il set, asciugandosi i capelli alla fine di ogni canzone. Il sudore grondava sulla sua tastiera.
Io non voglio fare la recensione di ogni canzone, ma ho sentito che lo show ha cominciato un pò a scaldarsi, nonostante il caldo, dal pezzo # 5 Rolling and Tumblin e poi Cold Irons Bound, che è stata la mia sorpresa. Mai il mio preferito è stato eseguito con tale potere. Charlie è al top della forma .... un collante.
Da lì in poi si è messo meglio. Ballad of a thin man era potente e lui si muoveva come a Kansas City, buono come non l’ho mai visto in qualcosa di 40 di spettacoli di Bob.
Nessuna presentazione della band fino alla fine del main set. Bob andava quasi di corsa per guadagnare l’ uscita. Chi può biasimarlo, il caldo era incredibile e mi chiedevo quanto il calore abbia influito sul sistema di regolazione dello strumento. Più di una volta Bob ha preso un’armonica e dopo la prima nota si è scambiato uno sguardo con Charlie per far capire che il caldo l’aveva mandata fuori tonalità.
Encore più brevi che a KC, con Jolene eliminata, eravamo di nuovo in tribuna dove il suono era ancora eccellente. Dieci al tecnico del mixer.
Solo una nota che, anche per Lincoln, molti Bobcats venivano dalla Svizzera, Italia, Danimarca Svezia .. e così il casino verbale che si sentiva nella parte anteriore del palco tra loro ed i rednecks del Nebraska era così divertente come è stato triste. Se solo sapessero che cosa hanno fatto i fans locali si sarebbero certo sentiti in imbarazzo. Menzione speciale per quello stronzo odioso col cappellino da baseball arancione e camicia a quadri che era un esperto di tutte le cose di Bobby, anche se è improbabile che leggerà questa recensione. Il mio compagno che è americano si è scusato con un paio di Svizzeri per il comportamento dei suoi campagnoli connazionali.

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di WOLGAMOTT L. Kent / Lincoln | inviato dello Star Journal

Bob Dylan è tornato a Haymarket Park nella notte di Domenica, offrendo 14 canzoni in un coinvolgente set di 90 minuti.
Indossando un vestito bianco e nero, cappello piatto, Dylan era molto più animato e voglioso di esibirsi rispetto al 2004, l'ultima volta che ha suonato nei ballpark della lega minore di Lincoln. Allora rimase dietro il pianoforte per tutto lo show.
Domenica, ha suonato il piano, ma si è anche trasferito al microfono al centro della scena per cantare, suonare l’armonica e persino una piccola chitarra. Ho anche notato un paio sorrisi, che si distinguono dal comportamento in genere imperscrutabile di Dylan.
Con il fromboliere della chitarra Charlie Sexton tornato nella band, tutti vestiti in tute bianche, Dylan sembrava ri-energizzato. Ci sono stati momenti nel set, come il blues, la grande "Highway 61 Revisited", in cui Dylan e compagnia sembravano la più grande band del mondo.
Il set era composto principalmente di canzoni familiari, anche se, come al solito, il pubblico non ha potuto cantare insieme il refrain di "Lay Lady Lay", perchè Dylan si è incasinato con il fraseggio mandandoli fuori tempo.
La voce di Dylan era un pò rauca Domenica, cosa non facile da raccontare. Ma le parole erano pronunciate in modo chiaro e, con Bob, le parole sono importanti.
Tutto sommato, lo show di Domenica notte è stato uno dei migliori concerti di Dylan che ho visto di recente.
L '"opening act" è stato John Mellencamp - lo spettacolo era davvero accoppiato bene. Mellencamp e la sua band hanno svolto un bel set di 14 canzoni, mescolando brani dal suo album di prossima uscita con i suoi passati successi, tra cui la più entusiasmante "The Authority Song".
A differenza di Dylan, Mellencamp ha fatto un sacco di interazione con il pubblico, lasciando alla folla di cantare i cori o tenere il tempo battendo le mani, come quando ha fatto una versione a cappella di "Cherry Bomb".
Come era già avvenuto sei anni fa, Haymarket Park ha dimostrato di essere un buon posto per un concerto, con il suono particolarmente impressionante.

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Jakob Dylan - Women and country - ascolta l'anteprima dei brani    clicca qui

 

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Lunedi 13 Settembre 2010

A COSA E' DOVUTO IL PESANTE CALO DI SPETTATORI AGLI SHOW DI BOB?

Vorrei sapere la vostra opinione.
Concorderei volentieri con chi dice che lo show di Bob non ha bisogno di luci e megaschermi e che vedere un uomo piccolo e magro dietro una pianola basta per giustificarne il prezzo del biglietto. Vorrei pensarla così ma non ci riesco.
In dieci anni in never ending tour ha subito un netto calo di pubblico.
La mia opinione è che fisiologicamente un tour infinito porta a questo.
All'esaurimento delle risorse. Alla ripetizione.
Alle scalette tutte simili. Ci siamo accontentati di Jolene recentemente..
Poi la totale mancanza di sorprese. Un set acustico farebbe riempire uno stadio.
L'assenza di un megaschermo a mio parere fa mancare moltissimo a che sta in fondo. Lì gli occhi penetranti ed il sorrisino di Bob che tanti rende felici non si può vedere.
Le scalette come dicevo sempre uguali dal 2000 (davvero Wingle Wingle sarebbe una sorpesa gradita).
Non sò.Il pubblico è calato.E tanto.
Per quanto non faccia la differenza per chi ama Bob vorrei che analizzassimo (scusate la parolona forse impropria) le ragioni.

MR.SPACEMAN

In attesa dell'opinione degli altri lettori sull'argomento ti dirò come la vedo io, caro Mr. Spaceman.

1) A mio avviso c’è un grande bisogno di schermi giganti per permetere a tutto il pubblico di vedere bene Bob, perchè andare ad un suo concerto vuol dire non solo ascoltare la sua musica, ma vivere Bob nei suoi sguardi, nei suoi sorrisetti, nei suoi gesti della gamba, delle braccia, e senza schermi tutto questo risulta non dico impossibile ma altamente improbabile.

2) Bob dovrebbe lasciare definitivamente la tastiera (che non sa suonare) ed essere sostituito da un keyboardman di alto livello, per avere un tappeto sonoro molto più valido (l’esperienza Ivan Neville dovrebbe avergli detto qualcosa!). Lui dovrebbe stare al centro del palco con la chitarra per qualche canzone ed il resto solo per il canto e l’armonica.

3) Indispensabile un set acustico, un paio di canzoni da solo, alla vecchia maniera, e qualcun’altra in versione unplugged tipo White House.

4) Creazione di tre o quattro scalette fatte con criterio, da alternare, e visto che lui e la sua cowboy band fanno come unico lavoro quello di andare in giro a suonare, OBBLIGO di inserire pezzi mai eseguiri ( o eseguiti pochissime volte dal vivo), personalmente ascolterei con gran piacere Brownsville Girl al posto di Jolene, tanto per capire cosa intendo. Dylan ha nel suo catalogo moltissimi pezzi davvero belli che trascura da anni e una revisitazione di queste canzoni a rotazione sarebbe più che benvenuta e ben accolta da tutti, pubblico, critici, dalla sua band che si sarà rotta i maroni ( o forse per prevenire che se li rompa) suonando sempre gli stessi pezzi. La routine è l’arma migliore per uccidere qualsiasi forma d’arte.

5) Basta, una volta per tutte, con questa idea cretina di Bob e della band vestiti come se fossero un combo, non è così, Bob è Bob, non è uno della band come lui ha voluto atteggiarsi da alcuni anni a questa parte, lui è la Star, la Leggenda, e, con tutto il rispetto, gli altri non son nessuno. Questo travestimento da Hidalgo o da Zorro effemminato ha fatto il suo tempo, vedrei molto bene un Bob vestito da Giorgo Armani invece che dal Magazzino costumi della Sony!

6) Maggior attenzione nella scelta dei musicisti, in relazione al suond che la band riesce a sviluppare, qualche persona in più tipo Sexton non ci starebbe male, basta con mezze figure terrorizzate che si sentono a malapena nel mix come Herron. Un batterista più calibrato e meno fracassone ( tipo Steve Gadd) aggiungerebbe un tocco di raffinatezza agli arrangiamenti, si può suonare rock e blues anche senza pestare il martello sull’incudine. Un musicista come Freeman, tra l’altro bravissimo nel suo genere, ma assolutamente inadatto per il Dylansound, ha prodotto danni tremendi e show noiosissimi negli ultimi anni, Bob sembrava rassegnato ed indifferente in quella misera routine, ma perchè ha sopportato tutto questo ? La differenza attuale con la presenza di Sexton è più che evidente, non poteva pensarci prima?

7) Creare uno show più di qualità che di quantità sarebbe un toccasana per Bob e per il pubblico, non dimenticherò mai la gente che si tagliava le unghie dei piedi a Chatillon o che leggeva la Gazzetta dello Sport. Diavolo, ma il suo staff non vedeva queste cose? Scenografie variabili, luci manovrate da gente esperta che sanno creare effetti suggestivi, il palco con un ponte che si estende sopra la gente (tipo Rolling Stones), cose di questo genere non toglierebbero nulla alla valenza di Bob o alla sua musica, le cose belle non hanno mai fatto schifo a nessuno, ma l’accozzaglia Freeman-Kimball-Herron-Recile ( salvo  soloTony Garnier) hanno creato nella gente numerosi dubbi negativi ed interrogativi senza risposta.

8) La voce sappiamo che è quello che è, va bene, accettata, però forse qualche concerto in meno (60/70 invece di 100/150) gioverebbe molto alla sua stabilità, evitando forse le scatarrate, quando è riposata è ancora ascoltabile con piacere.

9) Un tour infinito ( con presenza costante come succede in Italia da alcuni anni) porta inevitabilmente alla stanchezza del pubblico, alla saturazione. Venire in Italia un anno sì e uno no contibuirebbe ad alzare l’aspettativa e riporterebbe     (con il supporto di tutte quelle cose citate sopra) molta gente che non va più ai concerti, preferendo andare a vedere altri artisti di altrettanto valore unico come Bob, purtroppo male assistito da una band di gatti di marmo per troppo tempo. Con Sexton il sole è tornato a sbirciare fra le nuvole, ma non è ancora abbastanza.

Mr.Tambourine

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La notte che Bob Dylan offrì a Otis Redding "Just Like A Woman"

La leggenda della musica soul Otis Ray Redding Jr. è nato il 9 Settembre 1941, ed è cresciuto a Macon, Georgia. Come Dylan, è stato fortemente influenzato da Little Richard, che ha anche vissuto a Macon. Inoltre, come Dylan, Redding ha scritto gran parte del materiale proprio.
All'inizio di aprile 1966, Redding ha suonato per quattro notti al Whiskey A Go Go, con l'apertura dei Rising Sons. Secondo un articolo del tempo apparso sul Los Angeles Times, "Dovuto alla sua crescente popolarità, un fervido pubblico ha riempito il club. quando una sera, tra gli spettatori c'era Bob Dylan in compagina del suo entourage. "Dylan doveva volare alle Hawaii quel giorno, ma ha rinviato il viaggio , presumibilmente per ricontrollare il mixaggio di Blonde On Blonde".
Tra questi seguaci presenti alla club con Dylan c’era il regista DA Pennebaker che ha dichiatrato che quella era la prima volta che vedeva Redding al Whiskey.
Dylan voleva dare a Otis la sua recente composizione intitolata "Just like a woman", e, secondo il batterista di Dylan Mickey Jones, Redding sarebbe rimasto molto colpito dalla cosa e disse a Dylan che avrebbe registrato la canzone non appena possibile.
Tuttavia, sul il sito ufficiale di Otis Redding ci sono versioni contraddittorie:

La leggenda narra che Dylan gli offrì "Just Like a Woman" da incidere quella notte, anche se Redding pensò che la canzone era un pò prolissa. La canzone non è mai stato registrata da Redding.
Il gruppo d’apertura erano i Rising Sons, con Taj Mahal e Ry Cooder. Secondo una recente intervista con Cooder, "Essi avevano bisogno di un gruppo per l’apertura, e per qualche motivo hanno scelto noi, probabilmente perchè eravamo una band mista di bianchi e neri e il pubblico avrebbe dovuto essere nella maggior parte composto di neri, venuti a Hollywood per questi spettacoli... La gente non si rende conto di come era allora la segregazione razziale (nel 1966).
"E la prestazione di Otis è stata incredibile. Si è alzato, ha battuto il piede e ondeggiato il braccio, ha preso il microfono e cantato con tanta intensità bruciante, ho pensato - questo uomo sta per avere un attacco di cuore se continua così, non ce la farà -. Ma è stato davvero forte - un ottimo show di R & B, di un calibro di cui non avevo mai visto. "
Il più grande successo di Redding, "The Dock Of The Bay”, è stato registrato il 22 novembre 1967, con sovraincisioni aggiunte l'8 dicembre. Il giorno seguente, era a Cleveland, ed è apparso in uno show televisivo e ha tenutoun concerto al Leo's Casino.

Il pomeriggio del 10 dicembre Redding ed i membri della sua band, i Bar-Keys, salirono su un aereo Beechcraft 18. L'aereo precipitò nel Lake Monona vicono a Madison, Wisconsin. Redding, il suo manager, il pilota, e quattro membri dei Bar-Kays persero la vita.

Il materiale dei concerti delle quattro notti al Whisky a Go Go è stato rilasciato nel 1968, seguita da Recorded Live: in precedenza Performances Unreleased (1982), Good to Me: Live at the Whisky a Go Go, vol. 2 (1993), ed In concert (1999). Otis Redding - Live On The Sunset Strip, con le serie complete registrate il 9 e 10 aprile, è stato rilasciato all'inizio di quest'anno.

Bob Dylan suonato alcune delle registrazioni di Redding nel suo show Theme Time Radio Hour, tra cui "Cigarettes and Coffee" e "I've Got Dreams to Remember".

Qui di seguito potete ascoltare Otis presso il Whiskey nel 1966
 

Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"
http://www.examiner.com/bob-dylan-in-national/the-night-bob-dylan-offered-otis-redding-his-new-song-just-like-a-woman?cid=examiner-email

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Dylan: «Fuori dalla macchina, Ochs"

Phil Ochs and Bob Dylan

La storia più famosa riguardante Phil Ochs e Bob Dylan si occupa di Ochs che critica una delle canzoni di Dylan e Dylan lo butta fuori dalla limousine, ma i dettagli sono diventati infangati nel tempo.
Una delle spiegazioni più comuni dice che la canzone in questione fosse "Can You Please Crawl Out Your Window?" Vedi, per esempio, la descrizione in Wikipedia:
Dylan suonò la canzone a Phil Ochs, mentre i due erano a bordo di una limousine. Quando Ochs espresse la sua tiepida opinione circa il pezzo, Dylan lo cacciò dalla limousine, urlando "Tu non sei un cantante folk, tu sei un giornalista."

La canzone, in realtà , non fu mai suonata in macchina, e si trattava inoltre di un’altro brano registrato nella stessa sessione, nel 1965: : "One of Us Must Know (Sooner or Later)". Lo ha spiegato lo stesso Ochs a di Marc Eliot (che ha incluso l'aneddoto nella sua rivista outro per “Death of a Rebel”) e al Rolling Stone Magazine. La storia, anche così, rende correttamente l’idea : Ochs sentiva che Dylan stava perdendo la chiarezza del suo songwriting nel materiale registrato per Blonde On Blonde, e Dylan pensava che la scrittura di Ochs sulle questioni politiche fossero solo "stronzate", e che solo espressioni di natura personale fossero importanti (questo era un cambiamento, ovviamente, dal suo primo approccio alle canzoni d'attualità).
Indubbiamente ad Ochs non dispiaceva essere chiamato “giornalista” (il suo primo show lo annuncerà come il "giornalista che canta"), ma ha osservato che era sconvolgente sentire il suo idolo (Dylan) dire che i suoi sforzi erano solo un vano songwriting. I due non si riconcilieranno per quasi dieci anni, quando Ochs invitò Dylan al concerto di beneficenza “Una serata con Salvador Allende” nel 1974. Ochs ha anche fatto una breve apparizione nel film di Dylan “Renaldo & Clara”, dove lui prende il cappello di Dylan prima di suonare alcune canzoni al Gerde's Folk City, che comprendeva anche la cover di una canzone di Dylan, "Lay Down Your Weary Tune". Come una metafora del loro rapporto, le riprese del concerto vengono tagliate proprio mentre Ochs inizia a suonare, in quello che divenne l'ultimo film girato da lui prima della sua morte.

(Fonte: //phil-ochs.blogspot.com)

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Freddie Lennon: That's My Life (My Love And My Home)

 

I pick up my story
Where I once left out
I sailed with the times
And lived on dreams
I watched the sunrise
Over every ocean

That's my life
That's my love
And my home

It started in Liverpool
Where I was born
No father to advise me
But I carried on
The first time I saw the sea
I just knew this had to be

That's my life
That's my love
And my home

I must tell you this
I was no heart breaker
Perhaps a dream maker
But as the years rowed by
I saw a life time of love go wrong
Pity was my partner all along
Yet this was me
Just let me tell you
Now I've grown strong
(grown so strong)

It could be the end of my story
But my story will never end
As people have always told me
I've been a true friend
But little to give
But a heart to lend

That's my life
That's my love
And my home

I make no excuses
For my own abuses
Cause life make us all that way
I could blame the cruel sea
For taking away from me

That's my life
That's my love
And my home

That's my life
That's my love
And my home

That was my life, my love and my home

 

Freddie Lennon: The Next Time You Feel Important

 

The next time you feel important
Look up and watch the evening sky
Next to ten million stars
Over this world of ours
How tiny are you and I

The next time you feel important
Look out upon the end of sea
As the tides come and go
How can you help but know
How humble a man should be

The world may make you a king
But just remember one thing
There have been kings before
And there will be more

The next time you feel important
Get down upon your knees and pray
And when you think of who
Will be listening to you
Your glory will fade away

The next time you feel important
Get down upon your knees and pray
And when you think of who
Will be listening to you
Your glory will fade away

 

a
Sabato 11 Settembre 2010

Reviews: Kansas City, Missouri - Starlight Theatre - August 7, 2010

di Gene Senger

Dal momento che Bob non è più venuto a St. Paul-Minneapolis dalla notte delle elezioni quando Obama vinse, ho fatto la strada per i 3 spettacoli a Chicago lo scorso ottobre e per quello di adesso a Kansas City, stasera. Oh mio Dio, Bob e quella banda di cowboy mi strapparono il cuore con una set list imprevedibile ed emozionante, coronata con la potente, urlante e ringhiante voce di Bob. Caro lettore, è sufficiente sapere che Bob è più potente ora all'età di 69 anni, il suo fraseggio continua ad essere
interessante. Non fatevi ingannare guardando le set list e pensando che nulla è cambiato. Quelle canzoni non sono assolutamente uguali a quelle che hai sentito l’ultima volta. Questo gruppo è diventato così coeso che ci si sente come se stessero suonando nuove canzoni, in tempo reale, di fronte a voi come vi sedete lì cercando di ricordare come quella canzone era suonata , questo nuovo live è tanto più interessante, nervi crudi esposti, più volte da cullare il testo di una canzone familiare, ora provenienti da 69enne vecchio cantante di blues con la sua fumosa banda di cowboy. Il mio consiglio è di non aspettare che lui venga nella vostra città, andate voi dove si esibisce.

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di Braulio Escobar

Se mai doveste andare a Kansas City .......... ho volato a KC per lo spettacolo, il terzo del tuor di questa estate. La gente del posto ha detto che era una serata fredda, ma per me , ragazzo dalla costa dell'Oregon, faceva caldo ed era appiccicoso, proprio come questo spettacolo allo Starlight Theater, un anfiteatro per 8.000 persone. Ho incontrato alcune persone che avevo visto allo spettacolo in Oklahoma nel parcheggio, la notte precedente e ancora in estasi per le prestazioni. Apertura di circa 30 minuti per un duo di giovani che sembravano missionari dell’LDS, dal canto gospel acustico e blues. Sembravano entusiasti di essere sulla scena. Un cambiamento rapido set, le luci abbassate, la fanfara inizia e Bob salta sul palco, dietro il suo pianoforte ed inizia con la band che ruggisce Whatching the river flows e poi Senor. Il set si è aperto con un ruggito rock, e colpisce una fase introspettiva mediana con Just Like a Woman, Hollis Brown, Hattie Carroll e Workingman's Blues # 2, poi un‘ esplosione per terminare con Ballad of a Thin Man ed i bis. Come fa Bob a continuare a darci brividi?
E' un gioco divertente quello che fa con Charlie Sexton? Ci sono stati diversi momenti dove Bob si spostava dalle tastiere, costringendo la band a tenere il passo mentre lui scambiava riffs avanti e indietro con Charlie. Tutto questo sotto il costante sguardo di Tony Garnier al basso, che non perde un colpo, con Stu Kimball in piedi sul lato sinistro a suonare la chitarra ritmica.  E poi tutto torna a Bob. Questa sera lui non era un vecchio brontolone. Pieno di energia e nel suo elemento è il modo migliore per descriverlo. La sua voce era chiara, a volte in un canto con fraseggio staccato e, a volte in piedi al centro, suonando la sua armonica mentre conduce la sua band e muove le braccia come in una canzone in stile antico e danza come un uomo che vende pozioni magiche musicali. Come dice il poster del tour .... non ti azzardare a mancare!!

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di Michael Mahoney

Ci sono tante buone cose da dire su Bob Dylan e lo spettacolo al Teatro Starlight a Kansas City sabato notte. Ma ci sono elementi circa la sede non mi piacciono. Forse sono io. Diciamo solo che alla fine dello spettacolo, ho pensato che gli uscieri erano molto desiderosi di fare il loro lavoro. Il ritorno di Charlie Sexton è un miglioramento travolgente in questa band. Sembra che porti una nuova energia alla musica. Tutta la banda ben stretta intorno a Bob. CVharlie sembra dare nuovo slancio alle prestazioni di Zimmy. Sexton ha suonato spesso al centro della scena alcuni forti e impressionanti liks. Egli si piega a volte su un ginocchio, come se si genuflettesse alla musica. Sabato sera, va effettivamente riconosciuto che per Dylan c’era un pubblico di diverse migliaia di persone. No, lui non ha detto molto. Solo una volta, alla presentazione della band ha detto: «Grazie amici". Quando ha suonato e cantato, spesso spostava il suo microfono in modo da cantare al pubblico, piuttosto che tenere lo sguardo fisso sulla scena e alla band. Sono abbastanza sicuro che la sua tastiera non è più sempre sepolta nel mix. A un certo punto in “'Thunder on the Mountain”, ha messo la tastiera in modalità Hammond B-3 modalità e ha svolto un assolo elegante.
Si diverte, Zimm ora lascia spesso la tastiera e passeggia sul palco. Questa è stata una parte in evoluzione dello spettacolo negli ultimi due anni. Prende il centro della scena per i suoi pezzi alla chitarra, al centro della scena per gli assoli di armonica, al centro della scena a volte solo per cantare. Quando e lì sembra a suo agio con gesti delle mani e delle braccia per puntualizzare i testi. Questo genere di cose piccole lo rendono più accessibile al pubblico. Musicalmente questo è stato uno spettacolo più interessante. L’opener “Whatcing the river flows” era forte, incisivo. Un buon pezzo per cominciare, ma niente di eccezionale. “Senor” è uno dei miei pezzi preferiti, per la prima volta è uscito da dietro la tastiera passeggiando per una magistrale versione di un brano davvero buono.
Poiché questa è una blues-band, “ My Wife's Home Town” ci stava propsio giusta nello slot. Un'altra novità per me e per il tour. Questo è stato il momento nel quale lo spettacolo ha iniziato a marciare a tutto vapore, abbastanza fedele alla versione sul CD, ma con la forza che ci si aspetta dal vivo. La stessa cosa accadde poi con ‘Cry A While”, uno sporco stomp blues che ha caratterizzato uno dei migliori assoli di armonica della serata da parte di Zimm.
E’ bello sentire il blues di Chicago. ‘Most Likely’ è stato rivitalizzato da Sexton. E' stato il primo di molti stand out di questa sera. Lui è un chitarrista dannatamente bravo! Ci sono stati, per me, due momenti top nello show. Workingman's Blues era uno di loro. Questo tragico racconto può sembrare più significativo a causa dei tempi duri che stiamo vivendo, ma la performance sabato notte aveva dentro di se la rabbia. Il mio block-notes mostra che questa è stata una delle interpretazioni più intense che ho sentito da Zimm da anni. Brava gente, è stato in questa canzone che l’ho visto come mai, è stato affascinante. Il suo fraseggio, forte tutta la notte, era particolarmente buono in questo pezzo, era anche in serata di buona voce. Questa è una potente combinazione quando Zimm le ha entrambe. L’altro clou altro è stata “Jolene". Ho aspettato questo pezzo per un paio di anni.
Nei due bis le versioni sembravano rielaborate, con Sexton al comando con la sua chitarra, La band ha jammato un pò nel mezzo di queste a canzoni, trasformandoli in pezzi di 6 o 7 minuti – così le canzoni sbocciano veramente.
Show molto bello! Se siete in giro --- come il suo poster dice a volte --- Non osate mancare! Grazie

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a
Venerdi 10 Settembre 2010

Jeff Beck Group-Tonight I'll Be Staying Here With You

 

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Jason & the Scorchers - Absolutely Sweet Marie

 

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Review: Oklahoma City, Oklahoma -Zoo Amphitheatre - August 6, 2010

di Michael da Walter

Questo è stato il mio 15° concerto di Dylan negli ultimi 7 anni ed era un buon un modo di trascorrere il mio Venerdì, anche se mi ha costretto a guidare da Dallas a OK City per arrivarci.
Da "Leopard" a "I Don't Believe You" sono state le cose migliori che io abbia mai sentito da questi ragazzi. "I Don't Believe You" sembrava particolarmente forte, ma forse era perché ero così felice di essere lì.
Il gruppo era stretto come sempre intorno a lui e Bob sembrava davvero divertirsi e godere di se stesso, molto di più quando l'ho visto due volte l'anno scorso in Texas. Forse la sua salute è migliorata da allora? Io non lo so, ma mi piaceva vedere come si divertivano. L'uomo si mette in mostra! Ha ballato! Ha suonato la chitarra in tre canzoni!
Tutte le canzoni da Love and Theft han suonato come sempre grandi. E' difficile lamentarsi quando hai udito una di queste, anche se le ho sentite tutte molte volte sono sempre vive. La unica canzone della quale non avrei potuto fare a meno è stata "Spirit on the Water." Forse solo per me, ma quella canzone è una specie di trascinatrice in generale.
"Forgetful Heart " è stato un must. Vorrei che avesse suonato più canzoni da TTL, ma almeno abbiamo avuto modo di sentire questa. Bob era grande, al centro del palco guidando tutti.
Niente altro da dire davvero ... la folla è stata grande a parte alcune donne 50enni un pò ubriache che hanno deciso di spingersi proprio di fronte a me
per avere una visuale migliore. E' difficile lamentarsi troppo quando si vede Dylan.
Che altro si può chiedere di più??

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di Rachel Chumney

Venerdì sera abbiamo fatto il viaggio da Dallas a Oklahoma City per vedere Bob Dylan. Noi di solito cerchiamo di vedere almeno uno show di Dylan all’anno. Abbiamo dovuto parcheggiare lontano un miglio, ma per fortuna abbiam fatto l’autostop con un furgone del Casinò. Siamo entrati nell’Anfitheater Zoo proprio mentre Dylan era in fase di introduzione.
Trovati i nostri posti a sedere, che si sono rivelati eccellenti, forse i migliori che abbiamo mai avuto: sulla sinistra, a soli 10 metri o giù di lì a destra della tastiera di Bob. Tutto sembrava andare per il verso quasi troppo perfetto fino a quando la folla seduta ha cominciato a lamentarsi di quelli in piedi ( che eravamo noi) "Siediti, non mi lasci vedere". Seriamente, questo non è musica sinfonica, né un Kum Bah Ya Concerto folk: si tratta di rock-n-roll!! Bisogna stare in piedi, ballare e sballaaaare!
Comunque, dopo che circa 20 persone ci hanno chiesto di sederci, abbiamo deciso di non farlo.

Uno delle mie cose preferite ad ogni concerto è guardare la gente. E a seconda della città e del luogo si vedono sempre tipi diversi di persone ad un concerto di Dylan. Ad OKCity sembrava esserci un gruppo che sembravano hippies giovani, molte eleganti studentesse universitarie, la solita manciata di pendolari, con poche persone come noi, perditempo delle piazze di periferia. Proprio dietro di noi c'era una donna che sembrava essere vicina agli 80 anni, che stava in una specie di girello.

Così Bob ha cominciato alla chitarra, ha suonato 3 canzoni prima di passare alla tastiera, dove si è nascosto per il resto della notte. Venerdì notte ha effettivamente giocato 4 canzoni alla chitarra e poi si è avventurato al centro della scena solo per qualche pezzo con la sua armonica. Questo è stato grande per noi, perché in caso contrario, avremmo visto solo il suo culo per tutta la notte. La voce di Dylan in questi giorni è buona, anche se burbera. Penso che molte persone non-Dylanfans non possano capire come sia sopportabile sentirlo così in concerto, con questa voce poco piacevole. Penso a Louis Armstrong. A proposito di Louis Armstrong. L'uomo aveva una delle voci più distintamente burbere di sempre. Ed io penso che che la maggior parte di noi sarebbe d'accordo, che "What a Wonderful World" è una delle più belle canzoni di tutti i tempi. Suppongo che sia un pò un gusto acquisito. Ma c'è molto di più nell'esperienza di concerto di Bob Dylan che la sua voce. Molte persone hanno piacere della ricchezza e della consistenza che si ha ascoltando un concerto di Dylan. La sua band è composta da alcuni dei migliori musicisti, che davvero sanno jammare e offrire uno spettacolo. Ma whoa, non aspettatevi di sentire i pezzi nel loro arrangiamento originale. Si cambia tutto. A volte le parole, a volte le melodie, i riff quasi sempre e sicuramente il ritmo. I critici stanno sempre a teorizzazione perché lo fa. La maggior parte pensa che per lui cantare "Like a Rolling Stone" per la 16.534esima volta sia ancora una cosa soddisfacente? Penso che lo cambi apposta per rendere impossibile il cantare assieme a lui, così ti costringe a guardarlo, ad ascoltarlo, per essere trafitto ... da lui.

Gli irriducibili sono sempre in attesa che Dylan faccia qualcosa di speciale in più. Forse, suonare la loro canzone preferita, forse guardano se si diverte, magari se si impegna in dialoghi con il pubblico. Hanno sempre da scrivere nella loro opinioni, "Bob era particolarmente giocoso stasera: la danza, il gesticolanre .... veramente sembrava che si stesse divertendo lassù. Sono stronzate.  Ho visto Bob probabilmente 12 o 13 volte, e non posso pensare a solo un paio di volte, in cui ho davvero pensato che stesse pensando a far divertire la folla. Il che mi porta indietro al punto che ho fatto in precedenza. La maledetta sedia-sitter!! So che la gente vuole rilassarsi e godersi la musica ... ma questa cosa è possibile solo se siete seduti nel vostro salotto, damn!! La cosa più cool ai concerti è che c’è questo mix di persone radunate tutte insieme per un interesse comune! Godetevi la gente intorno a voi, abbiamo tutti qualcosa in comune. Non sprecate tempo in stupide chiacchiere per dire ogni 5 minuti al buttafuori che qualcuno vi ha pestato un piede. A meno che non stiate andando a vedere Barbara Streisand, direi che è cosa certa pensare che ci sarà un gruppo di ubriachi, pazzi urlanti vicino a te. Prendete l’umore della gente e godetevi lo spettacolo. Accidenti che barba!
Visualizzate l'uomo con un certo rispetto anche per il suo sudore, se non altro, sembra che tu stai godendo per quello che quest’uomo si è dedicato a fare nella vita. Gridate un pò. Bevete qualcosa, non fate commenti stupidi e fumatevi uno spinello.  Non riuscite a vedere? Beh, alzatevi in piedi, Dammit.

Tutto sommato, è stato uno spettacolo fantastico. La parte migliore: "Forgetful Heart" dal suo ultimo album TTL, accidenti era bello. Il suono della sua armonica che fluisva attraverso l'outdoor nella notte era inquietante e assolutamente inebriante. Non avrei potuto fare a meno di "Spirit on the Water", e l’ha suonata, o di "When the Deal Goes Down". Ero un pò deluso che non ha suonato 3 canzoni nel bis, ma non prendiamocela con l'amico. C’era una ragazza in prima fila che si sbaciucchiava con il suo amichetto (Onestamente, non ero io) per una canzone intera, e la folla non stava facendo molto per spingerlo ad attaccare un'altra canzone.
Questo è quello che avevo da dire, arrivederci al prossimo show.

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Highway 61 Revisited

Pochi artisti orbitanti nello spazio aereo e fisico della musica rock, hanno suscitato tante parole, polemiche, ovazioni, fraintendimenti, interpretazioni; pochi artisti hanno saputo incarnare con le proprie opere l’immaginario politico della propria epoca. Bob Dylan incide e suona dal vivo da quasi quarantacinque anni, è autore di alcune pagine imprescindibili della musica popolare del secolo scorso e non sembra aver voglia di mollare nemmeno in questo millennio. Il suo “Love and theft” del 2001 fu a tratti davvero inquietante per molti: pubblicato l’11 settembre di quell’anno, una data che si ricorderà per ben altri motivi, l’album, intriso come sempre del catastrofismo apocalittico tipico dell’autore dall’epoca della sua conversione religiosa, sembra quasi una profezia sugli avvenimenti di quel giorno maledetto. Il Dylan autore epocale, però, è rintracciabile nei primi quattro anni di carriera, dall’esordio omonimo del 1962 sino al doppio “Blonde on blonde” del 1966: sette album di un percorso che terminerà con quello schianto motociclistico che, secondo alcuni autorevoli pareri, da un lato ha rischiato di toglierci l’uomo e dall’altro, dato l’esito non fatale dell’incidente, ha salvato sia l’uomo che l’artista, giunto ormai a un punto di non ritorno.

Partito dalla scena folk del Greenwich Village di New York, dalle canzoni contestatrici e di estrema sinistra di autori come Woody Guthrie, per il quale Dylan aveva una vera e propria venerazione, l’autore ha imboccato un percorso artistico che nel giro di pochi anni ha sconvolto e scardinato le regole dei menestrelli statunitensi. Quattro album in linea con la contestazione che faceva del Greenwich Village un ambiente compatto, con una linea lirico-musicale ben percepibile; una prima deviazione, “Bringin’ it all back home”, diviso tra acustico e una prima apparizione degli strumenti elettrici e poi il botto, costituito da un capolavoro assoluto della storia della nostra musica, “Highway 61 revisited”, rifiutato in blocco da tutti i puristi del folk acustico, incomprensibile per altri e ancora oggi, a dispetto dell’accoglienza iniziale, una pietra miliare eterna del rock.

Qualche giorno prima della pubblicazione, Dylan si presenta al maggior festival folk di quegli anni, il Newport Folk Festival, la manifestazione dove solo due anni prima era stato acclamato il re del movimento sull’onda del suo primo capolavoro, “The freewheelin’ Bob Dylan”. Tra lo sconcerto generale, Dylan sale sul palco accompagnato dalla Butterfield Blues Band: niente strumenti acustici, ma una band elettrica che all’attacco della prima canzone dovette sembrare simile a un attacco marziano. La contestazione è totale, tanto che un guru del movimento folk, compagno di tante battaglie accanto a Woody Guthrie, un furioso Pete Seeger, tenta di staccare i collegamenti elettrici degli strumenti. Ricordo il racconto di un Dylan, allora ventitreenne o giù di lì, che abbandona il palco piangente (un racconto, forse, di Joe Boyd, letto tanti e tanti anni fa). Le contestazioni si ripeteranno durante l’intero tour, accompagnato dalla band che lo seguirà a lungo in quegli anni, i canadesi Hawks, che poi muteranno ragione sociale, in quegli anni di invasione del Vietnam, in The Band (per non confondersi con i “falchi” guerrafondai). Alla ricerca di un sostituto, i canadesi scelsero il nome con il quale erano conosciuti da tutti: la band che accompagna Dylan. Il batterista degli Hawks, Levon Helm, talentuoso compositore e cantante, oltre che motore ritmico, giungerà ad abbandonare i compagni, stanco delle contestazioni che si ripetevano ad ogni concerto. È forse difficile immaginare al giorno d’oggi quale fosse l’effetto sulle platee di quella che possiamo immaginare come un’autentica rivoluzione nell’inamidato ambiente della scena folk dell’epoca.

Bob Dylan, come forse molti sapranno, è un testardo come pochi. Dall’alto della sua arte inimitabile, non ha mai concesso nulla all’ordinario, se non per pigrizia (insofferente verso le sale di registrazione, Dylan ha spesso pubblicato dischi frettolosi e prodotti poco e male). Dopo la contestazione epocale al Newport Folk Festival, Dylan continua le registrazioni di “Highway 61 revisited” già in corso da tempo e porta a termine un album tra i più significativi dell’intera storia del rock, a cominciare dai primi solchi: “Like a rolling stone” è un brano dalla durata inconsueta per una canzone che deve servire da apripista anche come 45 giri, sei minuti. Come racconta Paolo Vites, nel suo eccellente “Bob Dylan – 1962-2002 – 40 anni di canzoni”, quando i Doors tentarono di ripetere un’operazione simile con la loro splendida “Light my fire”, così si sentirono rispondere dai responsabili della casa discografica: “Chi credete di essere, Bob Dylan?”. “Like a rolling stone”, nelle parole dello stesso Dylan, “è un lungo pezzo di vomito”, ma nonostante questo, poco tempo fa la canzone è stata nominata per l’ennesima volta come la più importante del secolo scorso dalla rivista Rolling Stone (e non per semplice vicinanza onomastica). Una canzone che sbalordisce per la forza musicale, per le immagini poetiche (il “vomito” a cui si riferiva Dylan) e per la voce di un tizio che, secondo molti illuminati pareri, non dovrebbe cantare. Le riflessioni di Dylan sembrano riferirsi al suo magico momento artistico (un tour inglese precedente alle registrazioni che si è trasformato in un tripudio di folla e ovazioni, con scene da autentica beatlemania) e al rischio di cadere in un’idolatria fine a sé stessa:

“Come ci si sente
a contare solo su sé stessi
senza un posto dove andare
come una completa sconosciuta
come una pietra che rotola?”

“Like a rolling stone” è un capolavoro assoluto e non è il solo dell’album, come si sarà capito dall’introduzione. Diamo un’occhiata alla data di pubblicazione: 30 agosto 1965. In quel periodo, nel magico mondo musicale del rock, impazzavano i gruppi inglesi formato da ragazzi completamente rapiti dalla forza della musica nera statunitense. Solo per fare qualche nome, nel 1965 uscivano “Rubber soul” dei Beatles (l’album che inizia la vera scalata artistica dei quattro di Liverpool), “Mr. Tambourine man” dei Byrds (la risposta californiana ai Beatles: title-track e altre tre canzoni sono firmate Bob Dylan), “Kinda Kinks” dei Kinks, “December’s children” dei Rolling Stones, “My generation” degli Who e “Five live” degli Yardbirds. A parte la particolarità musicale dei Beatles (e dei loro contraltari californiani, i Byrds), tutti gruppi impegnati a reinterpretare il blues e il rhythm’n’blues. Bob Dylan, come luogo comune insegna, era partito dal folk acustico di protesta. I luoghi comuni sono fatti per essere scardinati e Dylan, con tutto l’album e soprattutto con la dinamitarda “Tombstone blues”, supera i colleghi inglesi di quell’anno a destra, a sinistra e al centro. Non posso negare la sorpresa che mi fece rimanere a bocca aperta quando ascoltai questo pezzo la prima volta: blues accelerato a mille, la chitarra fantastica di Mike Bloomfield e una sezione ritmica (basso, batteria e chitarra acustica) che assomiglia a un connubio impossibile tra punk, jazz e hard-rock. Aggiungiamoci la voce perfetta di Bob Dylan e avremo uno di quei pezzi che i ragazzi inglesi di cui si parlava, impareranno a memoria, anche se l’artista in questo caso è pallido e non vive sulle rive del Mississippi:

“Mamma è in fabbrica senza scarpe
Babbo è nel vicolo a cercare il fusibile
Io sono in strada a cercare il blues della pietra tombale”.

“It takes a lot to laugh, it takes a train to cry” è una bella canzone e non è un capolavoro e questa è già una notizia. L’influenza chiaramente percepibile è quella di artisti del calibro di Chuck Berry, che fu fra i primi a mischiare il blues delle proprie origini con il country di colore bianco. Il pezzo piace per l’aria quasi da saloon (il piano che picchietta) e per l’armonica onnipresente.

“Vorrei essere il tuo ragazzo, baby
non voglio essere il tuo capo
Non venirmi a dire che non ti ho avvisato
quando avrai perso il tuo treno”.

“From a Buick 6” la conobbi per merito di un album di Gary US Bonds, un rocker nero resuscitato, all’inizio degli anni ’80, per merito di Bruce Springsteen e Miami Steve Van Zandt. La versione originale di “Highway 61 revisited” sembra sia nata da un classico del blues, “Milk cow blues”, che io posseggo in una versione dei Kinks, ma che non riesco a collegare pienamente alla canzone di Dylan. Sicuro, le dodici battute del blues sono sempre le stesse, ma “From a Buick 6” ha dalla sua un giro di basso assolutamente ipnotizzante. L’organo Hammond di Al Kooper, la chitarra che ricama e l’armonica che cuce ritornelli e strofe: sì, è un capolavoro anche questo. Nel testo, Dylan cita direttamente un grandissimo rocker nero, inventore di uno dei ritmi eterni del rock’n’roll:

“Beh, lei non mi rende nervoso, non mi parla molto
Cammina come Bo Diddley e non ha bisogno di una stampella
Tiene questa quattro-dieci carica di piombo”.

Il finale di facciata è affidato, come sorprendersi, a uno dei capolavori assoluti dell’uomo del Minnesota. “Ballad of a thin man” è talmente bella, struggente, forte e geniale da far quasi commuovere anche un omone barbuto e padano. Il blues strizzato e trasformato in poesia bianca malata e malsana, con una prestazione vocale di Bob Dylan al di là delle definizioni. Il piano che domina la canzone è dello stesso Dylan, mentre l’hammond spettacolare, come in tutto l’album, è del “solito” Al Kooper. Lenta, drammatica, angosciante, “Ballad of a thin man” è una canzone sulla schizofrenia dell’animo e sull’incomprensibilità dei mondi, quello fisico e quello spirituale. Alla fine delle singole strofe della ballata, Dylan nomina un personaggio:

“Perché sta succedendo qualcosa
e tu non sai cos’è
Vero Mister Jones?”.

I dylanologi di professione si sono scervellati per cercare di capire se questo Mister Jones fosse una persona reale. Nel mio piccolo (microscopico), non posso non notare, come ho già affermato parlando di schizofrenia, che “Ballad of a thin man” sembra parlare dello stesso Dylan come essere umano rappresentante degli Stati Uniti di allora, un paese che stava conoscendo le contestazioni giovanili che sarebbero poi dilagate in tutto il mondo. Più volte Bob Dylan ha rifiutato il ruolo di rappresentante della canzone di protesta: come non leggere in quella frase di fine strofa lo smarrimento dell’autore stesso verso un ruolo che non sentiva appartenergli?

Le strofe vedono un Dylan cantante che parte da toni alti che via via si abbassano sempre più, sino alla domanda rivolta al fantomatico Mister Jones, dove le corde vocali sembrano sprofondare in un pozzo oscuro e malsano. Tra i capolavori dell’album e dell’intera carriera di Dylan, un capolavoro assoluto.

Girato il vinile, ci s’imbatte in una delle canzoni più famose del poeta di Duluth, “Queen Jane approximately”, ennesima dimostrazione della grandezza di quest’uomo. Come definire la progressione musicale, un modello ripreso da centinaia (migliaia?) di artisti da allora fino ai nostri giorni? Sembrerebbe un semplice brano-ballata, ma un artista in tale stato di grazia, riesce a ridefinire anche le banalità più semplici e a prima vista comuni. Come definire il testo, una serie di mini-racconti che si concludono con la frase: “Verrai da me Queen Jane?”? Pessimista, ancora una volta, nel raccontare un mondo che non sembra possedere alcuna qualità degna di nota e allo stesso tempo, ottimista, dal punto di vista di quell’invito rivolto alla fine di ogni strofa. Sembra quasi un anticipo di quell’immagine di speranza che un Bruce Springsteen di qualche anno più tardi racconterà nella sua “Two hearts”: per combattere tutte le brutture, due cuori sono meglio di uno. Per inciso, se non lo si fosse capito, “Queen Jane approximately” è l’ennesimo capolavoro.

La canzone che titola l’intero album, è quasi spiazzante. Contornata di suoni strazianti e stridenti, che dovrebbero essere sirene della polizia, a quanto ho letto (ma, sinceramente, è difficile capirlo), “Highway 61 revisited” riprende a tratti la melodia di “From a Buick 6” ed è un blues accelerato dove sembrerebbe l’organo Hammond a farla da padrone, non fosse per un elemento: la voce di Dylan. Coloro che ancora oggi provano ribrezzo nel sentire le tutt’altro che ortodosse prestazioni vocali di Dylan, potranno tornare a respirare con la successiva “Just like Tom Thumb’s blues”, una ballata bluesata dove l’autore sembra seguire a stecchetto certe regole (fino a un certo punto: sempre di Bob Dylan stiamo parlando). Per quanto mi riguarda, la canzone meno interessante dell’intero lavoro, piacevole e da ascoltare senza patemi. Torniamo a “Highway 61 revisited”, la canzone.

Indescrivibile la forza della voce che squarcia in maniera viscerale la prima strofa, dove, racconta Dylan, dio chiede ad un Abramo incredulo di uccidere il figlio in offerta sacrificale. Abramo, impaurito dalla minaccia di dio (“Puoi fare come vuoi Abe, ma la prossima volta che mi vedrai arrivare, sarà meglio che tu te ne vada di corsa”), chiede all’onnipotente: “Dove vuoi che avvenga questo omicidio?”. Notare come Dylan trasformi il sacrificio in un omicidio. Dio risponde: “Sulla Highway 61”.

L’Autostrada 61 taglia gli Stati Uniti da nord a sud, dal Minnesota, “patria” di Bob Dylan”, sino a New Orleans, raggiungendo il delta del Mississippi, il fiume dove il blues statunitense si è formato e forgiato nel tempo e nella sofferenza. Oltre ad attirarsi le ire dei puristi del folk a causa delle musiche, con questo testo Dylan-Robert Zimmerman, ebreo, scandalizzò pure gli ebrei. Le numerose strofe, compresse in un brano di poco più di tre minuti, mettono in fila una serie di dialoghi apparentemente slegati, intimamente connessi con la soluzione finale del problema, lo stesso che dio ordina ad Abramo: la Highway 61. Immagini raccontate con una forza sbalorditiva in sette, otto righe, la capacità di creare un mondo sulla via dello sfacelo, il nostro per inciso, con le parole, la violenza della voce e quei suoni che dovrebbero essere sirene della polizia. L’ho pensato in questo momento, ascoltando per l’ennesima volta la canzone: la potenza della voce di Dylan mi ha ricordato un pischello che dodici anni dopo sputerà il suo rifiuto anarchico nell’unico disco dei Sex Pistols. Suggestione, paragone assurdo, ma ciò che questo album ha rappresentato per la musica rock, assomiglia in tutto e per tutto alla devastazione posta in essere dal punk futuro. Un capolavoro, l’ennesimo.

Il disco termina con una lunghissima ballata, l’unico brano che potrebbe rimandare al Bob Dylan che tutti conoscevano e che quasi tutti amavano, compresi i puristi del dleng-dleng delle chitarre acustiche. “Desolation row” aveva conosciuto una versione elettrica, che non soddisfece per nulla l’autore: la versione dell’album, undici minuti di magia acustica, fu registrata alla prima prova. Secondo molti, “Desolation row” è il capolavoro assoluto dell’album, ma è solamente una questione di priorità. Gli amanti del Dylan acustico di sciolgono di fronte a una simile dimostrazione di forza compositiva e interpretativa; gli altri, tra i quali il sottoscritto, amano l’album nel suo complesso, compresa la canzone che lo chiude.

Il vicolo della desolazione accoglie una fauna umana più o meno famosa (si citano direttamente anche Einstein, T.S. Eliot, Ezra Pound, Ofelia…) che si dibatte alla ricerca di qualcosa. Il vicolo della desolazione ricorda le backstreets del Bruce Springsteen di “Born to run”, anche se il Boss, in quel caso, usa meno poesia e meno metafore. Dylan costruisce una serie di quadri desolanti di una forza lirica da lasciare a bocca aperta. Negli anni ’90, manifesterà il suo stupore per essere riuscito a scrivere liriche di questo livello e di non avere la minima idea di dove possa averle scovate.

“Highway 61 revisited” non è un viaggio negli Stati Uniti delle freeway: è un album che può vantare pochi paragoni nella storia del rock, per la sua qualità, per la sua innovazione e per lo schiaffo che seppe rifilare a tutti i folkers bianchi inamidati e già chiusi nel loro circolo intellettuale. All’epoca Dylan era già il menestrello folk più importante e famoso e anche questo la dice lunga sul coraggio dell’uomo: scardinare le convenzioni non è mai facile, soprattutto se lo si fa in maniera netta come in questo caso. Come scrive Paolo Vites, “Quando Dylan e il gruppo”, al Newport Folk Festival del 1965, “attaccano una Maggie’s Farm che sentita ancor oggi suona violenta e devastante come Anarchy in the UK dei Sex Pistols dieci anni dopo, scoppia la guerra”. Nessun problema a crederlo: sono stato diretto testimone delle contestazioni al concerto di Bob Dylan di Modena, 1987, ventidue anni dopo i fatti di Newport e dopo tutta la musica passata e macinata nel frattempo. Buona parte del pubblico di Modena era convenuto per ascoltare il Dylan acustico e Bob li ha accontentati a suo modo: non un solo brano acustico! Elettricità a mille, una band fantastica ad accompagnarlo, Tom Petty e i suoi Heartbreakers e nessuna minima concessione al pubblico. Io ero praticamente in estasi e quando una parte del pubblico cominciò a tirare sassi sul palco, pensai alle storie di Newport che avevo già letto da qualche parte: se questo è l’effetto di oggi, riflettevo, pensiamo alla rivolta che l’elettricità può aver scatenato nella cattedrale del folk acustico.

Phil Ochs, cantautore talentuoso finito male e amico di Dylan, disse all’epoca di “Highway 61 revisited” che “Dylan è come l’LSD, ormai: è entrato nella psiche di troppa gente e l’America è un paese in cui molta gente non ha la psiche a posto. Ho paura per lui”.

Eric Andersen, altro folker dell’epoca, disse che Dylan “potrebbe essere la più grande influenza di tutta la generazione. Non vedo nessuna altra forza paragonabile a quella di Dylan”. Paolo Vites cita i due cantautori con una riflessione: “Gli amici/nemici della vecchia scena folk, che affannosamente hanno cercato fino a quel momento di stargli al passo, alzano bandiera bianca”. Insomma, lo straordinario Dylan folk-acustico di “The freewheelin’ Bob Dylan” poteva essere inseguito, anche se non braccato, ma il Dylan che sprofonda nella materia nera della musica, che già conosceva bene e applicava a piccole dosi precedentemente, è diventato un marziano per i più validi artisti della sua generazione. Chissà se ho reso l’idea…

Concludo con un’ennesima citazione, raccolta ancora da Paolo Vites: “La prima volta che ho sentito Bob Dylan ero in macchina con mia madre ed è arrivato quel colpo di rullante che suonava come se qualcuno avesse aperto a calci la porta della tua mente: Like a rolling stone. Mia madre, alla quale il rock’n’roll piaceva, ci pensò un minuto, poi mi guardò e disse: ‘Quel tizio non sa cantare’. Ma io sapevo che aveva torto. Rimasi lì senza dire niente, ma sapevo di star ascoltando la voce più forte che avessi mai sentito. (…) Bob ti liberava la mente come Elvis ti liberava il corpo. (…) Quando avevo quindici anni e ascoltavo Like a rolling stone, ascoltavo un tizio che aveva il fegato di prendersela col mondo intero e che mi faceva sentire come se avessi dovuto farlo anch’io”.
Ringraziato Bruce Springsteen per il contributo video (non avete visto delle immagini mentre leggevate queste parole straordinarie?), chiudo e passo ad altro.

Caio

( Già pubblicato in www.ciao.it )

Riferimento principale: “Bob Dylan – 1962-2002 – 40 anni di canzoni”, di Paolo Vites, con la prefazione di Elliott Murphy  (Editori Riuniti, maggio 2002).

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Bernardo Lanzetti omaggia Bob Dylan e il blues con due album         clicca qui

 

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Giovedi 9 Settembre 2010

Review: near Paddock Wood, United Kingdom - Hop Farm Festival - July 3, 2010

di Peter Rice

Con Bob Dylan alla Hop Farm FFS abbiamo avuto quello che ci aspettavamo. Abbiamo sentito parlare abbastanza delle sue prestazioni per immaginare che non ci sarebbe stato un sacco di interazione con la folla, ma essere lì era un omaggio al cantautore più popolare di sempre. Tuttavia, FFS sono andato al festival con il nostro zio - e talvolta collaboratore - Peter Rice, probabilmente il più grande fan di Dylan di queste parti, bene, mi sembra doveroso affidare a lui l'incarico di recensire il suo set.
Bob Dylan non ama ripetersi. Finora questo anno, ha suonato circa 40 spettacoli e oltre 70 canzoni diverse. Ha fatto un tour nei piccoli club in Giappone per la prima volta. Il suo spettacolo all’ Hop Farm era alla fine di un tour europeo dove ha suonato in Macedonia, Romania, Slovenia, Turchia, Slovacchia, Bulgaria, Croazia. Non il solito circuito.
La scaletta cambia ogni sera. Nessuno sa come le canzoni sono scelte.
Un gruppo di favoriti anni Sessanta all'inizio, Rainy Day Women, Don't Think Twice, Stuck Inside del Mobile e Just Like A Woman. In RDW aveva una chitarra costruita in parte da Rumble e da Link Wray. Link è morto poco dopo il primo soggiorno di Bob a Brixton nel 2005 e ha suonato in ben 4 delle 5 notti. In Just Like A Woman ha invitato la folla a cantare insieme, ma lui non la seguiva, andava per conto suo, giusto per dimostrare chi è il padrone.
Poi su canzoni recenti come Honest with me, Thunder On The Mountain, High water e Workingman's Blues # 2. (Nel caso ve lo stiate chiedendo, il primo Working Man's Blues è stato scritto da Merle Haggard. La sua interpretazione di Workingman's Blues è stata grande. Egli non si limita a trasformare le sue vecchie canzoni,in questo spettacolo è andato molto oltre la versione registrata su Modern Times (2006).
Highway 61 e Ballad of a Thin Man erano del periodo nerastro della metà degli anni 60 e abbiamo avuto anche una bella Simple Twist of Fate e Blind Willie McTell degli anni '70 e '80. Like A Rolling Stone e Forever Young sono opzioni che vanno piuttosto bene bis.
Per la gente della Hop Farm poi, ha suonato i classici degli anni Sessanta, un paio del medio periodo, testi e canzoni più recenti per dimostrare che è ancora capito. La band è stata grande, ha suonato un sacco di armonica a bocca e un pò di chitarra e tastiera. Così che dire circa il canto? Per più di 2/3 della mia vita, la mia risposta alla famosa affermazione "Ma non può cantare" è stata "Dipende cosa si intende per canto." Per le mie orecchie, la sua voce è espressiva come sempre, ma c'è dubbio che la sua estensione vocale sia sempre più limitata. Gli effetti di 50 anni e oltre di tabacco sono abbastanza evidenti. Così egli canta nel suo limiti e consegna il suo messaggio, ma non suona come 40 anni fa, anche se lo volesse, ma quasi certamente non lo fa perchè non vuole più suonare come allora.
Ciò che abbiamo ottenuto è stata una prestazione molto viva, qualcosa di interessante per il pubblico e pre lui. Senza contare poi l'emozione di vedere l'uomo che ha fatto tutte quelle cose grandi in piedi davanti a noi. Bob odia probabilmente questa idea, ma è innegabilmente parte di questa esperienza.
Non dice nulla al pubblico, oltre a introdurre la sua band, perché non c'è bisogno. Egli ci dice che siamo un grande pubblico e che lui è contento di essere qui, facendo le sue prestazioni, 100 notti all'anno, in tutto il mondo. Questa è una dichiarazione più vera dei luoghi comuni abituali. Siamo fortunati ad averlo vicono a noi.


(Fonte: www.forfolkssake.com)

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Bob Dylan, a ottobre nuovo album                                                            clicca qui

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Cartello alla finestra                                                                                    clicca qui

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"Brownsville Girl" di Dylan-Shepard sarà un film?                             clicca qui

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Bob scompare dal tubo                                                                                clicca qui

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22 CANZONI DI PASSIONE E DI RABBIA
Bob Dylan - Live At Budokan                                                                    clicca qui

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Cinema: "HOWL": L'URLO È MORTO?                                              clicca qui

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Woodstock Director's cut                                                                            clicca qui

 

 
Mercoledi 8 Settembre 2010

MAGGIE'S FARM - NEWPORT FOLK FESTIVAL, 1965

 

1 - Jac Holzman, founder of Elektra Records, talks about the night Bob Dylan was booed off the stage at the Newport Folk Festival in 1965

2 - Jac Holzman and George Wein talk about Dylan and the Newport Folk Festival in an exclusive conversation

3 - BOB DYLAN - Maggie's Farm - FREEBODY PARK - NEWPORT, RHODE ISLAND - JULY 25, 1965

Bob Dylan (vocal & electric guitar), Michael Bloomfield (electric guitar), Barry Goldberg (organ), Al Kooper (organ), Jerome Arnold (bass), Sam Lay (drums)

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LIKE A ROLLING STONE - NEWPORT FOLK FESTIVAL, 1965

 

MR. TAMBOURINE MAN - NEWPORT FOLK FESTIVAL, 1965

 

This is a classic, Bob stop playing cause he didn't have a harp, and someone in the audience gives him an harp.

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Review: Austin, Texas - The Backyard - August 4, 2010

di Tom Lallier

Gettate in aria i vostri cappelli ragazze e ragazzi e andiamo a vedere questo show. Una calda notte piena di vapore ad Austin con la band ben avvolta intorno a Bob, e così era la folla.
Bob ha di nuovo reinventato la sua band e il suo suono come mai prima.
E' stato bello vederlo di nuovo alla chitarra per 4 canzoni, non suonando la sua tradizionale ax marrone e bianca, ha preso una bellezza grigia che Charlie ha usato più avanti nel set. La prima metà dello show è stata fatta con un beat staccato che ha cambiato le sue canzoni con ottimi risultati, tra cui una versione inquietante di Tangled up in blu. L’highlights è stato Cold Irons Bound, con Bob andato giù pesante, credeteci o no, con la sua armonica. Donnie non ha aveva il cappello tradizionale della band, non sono sicuro se per il caldo o se è il suo nuovo modo di suonare la steel. Charlie ha sicuramente tirato fuori il lato giocoso di Dylan sulle tastiere, lo provocava a rispondere ai suoi liks con ottimi risultati, il miglior suono di Bob alla tastiera che ho sentito. Ivan Neville è stata una bella sorpresa alla tastiera ed ha aggiunto una certa profondità quando ha suonato le tastiere mentre Bob era al centro della scena con la sua armonica. La speranza continua con il tour. Le ultime 3 canzoni sono state dominate da Stu con un primo piano sulla rovente Ballad of a thin man. Charlie sembrava amare il suonare nella sua città natale, aveva la più grande allegria durante la intro. Lui e Tony hanno fatto riffs di piombo durante lo scambio in Thunder on the mountain, hanno rifatto le stesse cose dopo 8 anni come se fosse stato solo ieri. Ci vediamo tutti a Lincoln, non siate in ritardo.

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Alessandro Carrera: Bob Dylan, il Blues e Blind Willie Mc Tell           clicca qui

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Leonard Cohen e il re confuso                                                                    clicca qui

 

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Martedi 7 Settembre 2010

Nine Days - Bob Dylan - The Madding Crowd

 

"Bob Dylan"

Bobby's in the basement making his movie,
He paints a little picture but not to be cheesy.
He wants this little girl to believe in him easy,
Bristles to the canvas imagining he feels high.
Inspriation of my heart search for light out of the dark.
All the pictures in my heart lie awake there in my fog.
This oasis in my arms I approach it with disarm.
Though it might do me some harm stop to catch me if I fall.
Bobby's in the basement making his music,
He never won't stop though not to abuse it.
If there's some other way that they only would use it,
He lives another day but they always refuse it.
Lacerations of my heart.
Dropped down in peices in the dark.
Mixed the words up on this page.
Makes the purple turn to beige.
Inspriation of my heart search for light out of the dark.
All the pictures in my heart lie awake there in my fog.
This oasis in my arms I approach it with disarm.
Though it might do me some harm stop to catch me if I fall.
It's just like Bob Dylan says...
Stop depression of my own walk the only road I know.
If I am only dreamin' then I am not that far from it.
Sow the strength that grows from seeds worship creativity.
If I am only dreamin' then me an' Bob are not that far today.
So long as I'm young.
Bobby's in the basement making his music.
I search the beaches walk the sand.
I cut my feet on broken glass.
Strap the sandals on my feet.
I'm run down but I still hit the street.
Inspriation of my heart search for light out of the dark.
All the pictures in my heart lie awake there in my fog.
This oasis in my arms I approach it with disarm.
Though it might do me some harm stop to catch me if I fall.
It's just like Bob Dylan says...
Stop depression of my own walk the only road I know.
If I am only dreamin' then I am not that far from it.
Sow the strength that grows from seeds worship creativity.
If I am only dreamin' then me an' Bob are not that far today.
So long as I'm young.
Bobby's in the basement making his movie,
He paints a little picture but not to be cheesy.
He wants this little girl to believe in him easy,
Bristles to the canvas imagining he feels high.
High.
Inspiration of my heart.
Desperation of my heart.

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Bobby's nel seminterrato sta facendo il suo film,
Dipinge un piccolo quadro, ma non come se fosse formaggio.
Vuole che questa bambina creda facilmente in lui,
i tocchi sulla tela fanno immaginare che lui si sente al massimo.
L’ ispirazione del mio cuore cerca la luce nel buio.
Tutte le immagini nel mio cuore mi trovano sveglio nella mia confusione.
Accolgo questa oasi tra le mie braccia con disarmo.
Penso che qualche braccio potrebbe sostenermi se dovessi cadere.
Bobby è nel seminterrato a scrivere la sua musica,
Non smetterà mai anche se dovesse abusarne.
Anche se ci sono altri modi nei quali loro vorrebbero usarla,
lui vive un altro giorno, ma loro lo rifiutano sempre.
Lacerazioni del mio cuore.
Cadute in pezzi nel buio.
Mescola le parole su questo foglio.
Fanno si che il viola si trasformi in beige.
Tutte le immagini nel mio cuore mi trovano sveglio nella mia confusione.
Accolgo questa oasi tra le mie braccia con disarmo
Penso che qualche braccio potrebbe sostenermi se dovessi cadere.
Proprio come ha detto Bob Dylan...
Fermo la depressione del mio cammino, l'unica strada che conosco.
Se sto solo sognando, allora non ne sono così lontano.
Ho visto la forza crescere dai semi della sua creatività.
Se sto solo sognando allora io e Bob non siamo così lontani oggi.
Finché sono giovane.
Bobby è nel seminterrato a creare la sua musica.
Cerco le spiagge per camminare sulla sabbia.
Mi son tagliato i piedi su dei cocci di vetro.
Ho strappato i sandali dai piedi.
Son corso giù ma non ho ancora trovato la strada.
L’ ispirazione del mio cuore cerca la luce nel buio.
Tutte le immagini nel mio cuore mi trovano sveglio nella mia confusione.
Accolgo questa oasi tra le mie braccia con disarmo.
Penso che qualche braccio potrebbe sostenermi se dovessi cadere.
Proprio come ha detto Bob Dylan...
Fermo la depressione del mio cammino, l'unica strada che conosco.
Se sto solo sognando, allora non ne sono così lontano.
Ho visto la forza crescere dai semi della sua creatività.
Se sto solo sognando allora io e Bob non siamo così lontani oggi.
Finché sono giovane.
Bobby's nel seminterrato sta facendo il suo film,
Dipinge un piccolo quadro, ma non come se fosse formaggio.
Vuole che questa bambina creda facilmente in lui,
i tocchi sulla tela fanno immaginare che lui si sente al massimo.
Grande.
L'ispirazione del mio cuore.
La disperazione del mio cuore.

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Review: Austin, Texas - The Backyard - August 10, 2010

di Tom Palaima

Il luogo, the Back Yard, è una bella ciotola naturale nella Hill Country, 18 miglia a sud ovest dal centro di Austin. Ha solo posti in piedi, ad eccezione di una veranda per i vip che è dietro in alto a destra del palco.
Bob era in forma rara di menestrello-crooner, utilizzando tutti i tipi di mimica facciale e corporea ed i movimenti della gamba e del piede per accompagnare le sue canzoni. Ha usato questa tecnica quasi subito per "Lay Lady, Lay", con un gesto a sinistra verso la parte posteriore della testa e piegandosi in avanti quando cantava , due volte, il gesto sembrava a significare: "Eccomi, sono qua, se non vi siete accorti!"

L'intera band, tra cui due pezzi con Ivan Neville alla tastiera, era in ottima sintonia, e ognuno sembrava contento di poter suonare di nuovo dopo la pausa di un mese dopo la fine del tour europeo.

La notte era calda - ma il sole stava per tramontare quando l'introduzione è stata letta - in realtà NON è registrata su nastro - alle ore 20:15.

Noi eravamo in tre (Richard Thomas, un professore di Harvard di letteratura che periodicamente è docente un seminario su Dylan; Gavin Garcia, direttore del TODO di Austin e ideatore dello show di Dylan in questo agosto, ed io, in piedi in quarta fila direttamente in linea con l'altoparlante alla sinistra del palco e del pianoforte di Bob. L’Oscar era in cima a questo diffusore drappeggiato con due collane di perline di Mardi Gras che guardava verso di noi, una metafora per il canto manierato e gli stili che hanno caratterizzato le prestazioni del set.

La band è uscita per prima andando ad occupare i loro posti mentre Bob era pronto per entrare al termine dell'introduzione "Columbia recording artist Bob Dylan! "
É entrato a grandi passi, con indosso una divisa da ufficiale di cavalleria del 19° secolo, pantaloni blu con strisce gialle su un lato, sopra inoltre indossava un cappotto militare alla finanziera aperto sul petto, con un taschino che ha dato un senso di 'medaglie' appuntate sul petto. I membri del gruppo indossavano abiti marrone chiaro.
La voce di Bob era in gran forma e il sound della band è stato piacevolmente modulato in modo che i testi e gli strumenti formavano un insieme coerente, al posto della zuppa di suono sgradevole che ci aveva servito il 2 Agosto 2009 alle Woodlands fuori Houston.

Lungo, alto e allampanato, Charlie Sexton, guardando come se fosse appena uscito fuori un mese intero di lavoro sotto il sole cocente della Parchman Farm, piuttosto che di relax, si aggiravano sul palco, in ginocchio, accovacciato, avvicinandosi a Bob per lo scambio di liks fra tastiera e chitarra. A un certo punto, durante il quartetto inaspettato di canzoni in cui Bob ha fatto un cambio di strumento, prendendo la chitarra, Sexton ha fatto una sincronizzata coreografia con Bob.
Era come se fossero per un momento gli ZZ Top, il loro pas de deux era proiettato con le ombre sulle tende del back stage gonfiate dal vento.

Tony Guarnier e George Recile hanno guidato la band sapientemente. Donnie Herron ha aggiunto un tocco piacevole con la steel guitar, sebbene avrebbe potuto e avrebbe dovuto essere più forte nel mix del suono. Herron è stato sorridente per tutto lo show mentre studiava cercando di rimanere in sintonia con quello che Bob stava facendo sulla tastiera. Stu Kimball era sul palco a destra ed ha suonato la chitarra ritmica con un’aria di auto-assorbimento

Le canzoni dopo l'introduttiva "Leopard-Skin" e "Lay Lady Lay " sono aumentati nel tempo e nel volume, avvolte intorno ad un più pensoso nucleo di "Tryin 'to Get to Heaven", "Cold Irons Bound", "Workingman's Blues # 2", e "Tangled Up in Blue" a cui mancava almeno una strofa.

I 20enni, 30enni e 40enni intorno a noi sono stati stimolati a ballare, saltellavano, e gioiosamente si sono agitati per tutte e quattro le canzoni. "Cazzo, Yeah!" ha urlato una Dylanofila. Tutto intorno a noi hanno pensato che era solo un buon modo come un altro per registrare un forte parere positivo.
La richiesta di bis è stata caratterizzata da una gruppo di noi gridando "Bobby, Bobby, Bobby! ", come ringraziamento per il suo modo di suonare con il vigore e l'inventiva degli anni 60.
Nel complesso lo spettacolo è stato ben al di sopra di Stubb's 2007, ACL 2007, Woodlands 2009 e Round Rock 2009.

Senza più pose alla Elvis come nello show del 1999 mostrano ad Austin, il suo primo con Charlie Sexton, Dylan era ancora così eccitato che tutto lo spettacolo aveva la stessa forza di quello del 99, facendo di questo show uno dei più memorabili.
Se non avete ancora i biglietti per il prossimo show andate a prenderli.

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Bill Pagel ha iniziato i lavori di restauro alla casa natale di Bob Dylan


  La casa natale di Dylan a Duluth

 Bill Pagel davanti al portico

Interessante novità, un appassionato di Dylan di nome Bill Pagel ( webmaster di boblinks.com) ha iniziato i lavori per restaurare la casa di Bob a Duluth, Minnesota. Secondo il report, Pagel prevede di ripristinare la casa al suo stato nel 1940 - quando la famiglia Zimmerman viveva lì - sulla base di diverse fotografie di quel tempo.
Tuttavia, poiché le immagini sono in bianco e nero, e molte case adiacenti sono state completamente rase al suolo, ci sono ancora alcune questioni da risolvere. Pagel spera che qualcuno si faccia avanti con informazioni o con foto che lo possano indirizzare nella giusta direzione.
Pagel, che ha acquistato la proprietà nel 2001, ha raccolto ricordi e cimeli del leggendario Bob Dylan per lungo tempo. Egli aspira che un giorno la casa sia inclusa nel Registro Nazionale dei luoghi storici, in modo che possa essere preservato per le generazioni future.
Il progetto potrebbe rientrare nella stessa categoria di Rowan Oak, la casa-museo sul Mississippi di William Faulkner. Sarebbe davvero interessante vedere la casa di Duluth in questa luce, a condizione che il focus sia puntato sulla storia e non sui profitti dei visitatori.
Purtroppo, Pagel, che ha comperato la casa per circa 82 mila dollari durante un'asta su eBay e ci vive a quanto pare con la moglie, non sembra ancora aver preso l’indirizzo museale per il momento. Ha appena iniziato il suo restauro programmato questa estate e,  parole sue, "Oltre a questo, non ho alcuna altra idea."
La storia è interessante, anche se, come molti sul forum di Expecting Rain hanno fatto notare, la cosa sembra un pò inquietante.  E' certamente un pò ossessivo come compito da assumersi, ma, da sempre , i fans hanno fatto le cose più folli.
Personalmente, posso rispettare l’ammirazione di Pagel per Dylan, che va ben oltre il livello di dedizione. Pagel, auto-proclamatosi storico in materia, condivide felicemente tutte le sue conoscenze con i fans che vanno a far visita alla casa.
Pagel ammette di sperare che Dylan apparirà un giorno - come Dylan ha già fatto un paio di volte prima -, così da poter invitare il suo eroe dentro. Tenuto conto di tutte le recenti visite fatte da Bob alle case di alcuni dei suoi amici, potrebbe ben decidere di rinnovare la visita anche alla sua casa natale.
Se lo farà, questa è una cosa che vorrei leggere. Che cosa pensa Dylan stesso dei progetti per la casa in cui è cresciuto? È onorato? E’ disturbato? Un pò tutte e due le cose?
In qualunque modo andrà a finire, questa storia vale la pena di tenerla d'occhio. In quanto al progetto di Pagel speriamo di sapere qualcosa di più da lui. Chi lo sa? Potremmo vedere un giorno una versione Bob Dylan di “Graceland”.

(Fonte: //web.me.com/rtpackard/Sometimes_Rhymes/Blog)

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Vecchio nastro perduto a chi compra il nuovo album di Bob Dylan      clicca qui

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La mostra d'arte di Dylan stroncata dalla critica danese

I dipinti di BOB DYLAN non sono riusciti a conquistare i critici d'arte in Danimarca dopo che una serie di suoi dipinti è andato in mostra in un museo di Copenaghen - un esperto ha definito il cantante come un "dilettante".

La mostra Brasile Series, è formata di 40 dipinti in acrilico appositamente creati da Dylan, inaugurata alla National Gallery Venerdì (03Sep10), ma gli sforzi della star 69enne, sono stati stroncati dalla stampa locale.

Un critico del Berlingske Tidende scrive: "Quando si parla di musica, Bob Dylan è uno dei grandi Picasso del 20 ° secolo, ma questo non è il caso per la sua pittura."

Nel frattempo, il professore di storia dell'arte Peter Brix racconta in una nota informativa ", Bob Dylan dipinge come tutti gli altri dilettanti, utilizzando uno stile figurativo piuttosto balordo. E' quello che si usa dire un pittore della Domenica."

Tuttavia, Karsten Ohrt, direttore del museo, insiste nel dire che i dipinti del cantante sono degni di un posto nella National Gallery.

Ohrt dice: "Noi pensiamo che Dylan è un pittore di qualità e che attira un grande interesse tra i pittori danesi e collezionisti d'arte."

La mostra proseguirà fino al 30 gennaio 2011.

(Fonte: www.contactmusic.com)

 

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Lunedi 6 Settembre 2010

DOUG SAHM (with BOB DYLAN) - Blues Stay Away From Me (1972)

 

DOUG SAHM (with BOB DYLAN) - Wallflower (1972)

 

DOUG SAHM (with BOB DYLAN) - (Is Anybody Going To) San Antone (1972)

 

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Set list: Seattle, Washington - Bumbershoot 2010 - September 4, 2010

1. Rainy Day Women #12 & 35 (Bob on keyboard then guitar)
2. Don't Think Twice, It's All Right (Bob on guitar)
3. Just Like Tom Thumb's Blues (Bob on guitar)
4. Just Like A Woman (Bob on keyboard)
5. Rollin' And Tumblin' (Bob on keyboard, Donnie on electric mandolin)
6. Desolation Row (Bob on keyboard)
7. Cold Irons Bound (Bob center stage with harp)
8. Tangled Up In Blue (Bob center stage with harp)
9. Highway 61 Revisited (Bob on keyboard)
10. Simple Twist Of Fate (Bob on guitar)
11. Thunder On The Mountain (Bob on keyboard)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp)

(encore)
13. Jolene (Bob on keyboard)
14. Like A Rolling Stone (Bob on keyboard)

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Set list: Yakima, Washington - Yakima County Stadium, September 3, 2010

1. Leopard-Skin Pill-Box Hat (Bob on keyboard)
2. To Ramona (Bob on keyboard and harp, Donnie on electric mandolin)
3. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on guitar)
4. Things Have Changed (Bob on guitar)
5. Just Like A Woman (Bob on keyboard)
6. High Water (For Charley Patton)
(Bob center stage with harp, Donnie on banjo)
7. Honest With Me (Bob on keyboard)
8. Forgetful Heart (Bob center stage with harp, Donnie on violin)
9. Highway 61 Revisited (Bob on keyboard)
10. Love Sick (Bob on keyboard)
11. Thunder On The Mountain (Bob on keyboard)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp)

(encore)
13. Jolene (Bob on keyboard)
14. Like A Rolling Stone (Bob on keyboard)

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Reviews: Limerick City, Ireland - Thomond Park Stadium - July 4, 2010

di Steinar Daler

Solo una breve recensione da Limerick. Ho visto i concerti in Bratislava, Praga, Linz e Lubiana ed ero molto felice di essere tornato per l'ultimo concerto del tour. Dopo quattro concerti davvero grandi il concerto di Limerick non mi ha deluso.
Più rock 'n roll degli altri e il canto forse anche meglio. Una forte Lay, Lady, Lay - più animata. Just Like Tom Thumb's Blues, uno dei miei preferiti di sempre, è stata buona come speravo. La voce di Bob era la migliore che ho sentito da lungo tempo. Anche Tangle Up In Blue è stata buona questa sera, non così strana come in precedenza nel tour. Tre canzoni da “Time out of Mind” in fila - Tryin 'To Get To Heaven, Cold Irons Bound e Love Sick, è stata una cosa davvero speciale ed apprezzata da tutti. Il clou dello show è stato una eccezionale Workingman's Blues # 2, mai sentita meglio, anche se di solito è buona. Quattro canzoni di encore, avrebbe potuto essere cinque se non fosse per un idiota che ha puntato in viso a Bob il raggio verde di una penna laser.
Il pubblico era di buon umore, e l'unico neo è stato che Bob si è dimenticato di presentare la band. Questo tour potrebbe essere stmato il migliore da alcuni anni.

Continuate a credere in Bob! E potreste rivederlo presto!

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di Colin Lacey

Uno spettacolo molto più divertente di quanto mi aspettassi! Ad alta energia, dondolante e duro, nonostante sia l'ultimo show del tour europeo. - Bob e band erano nello stesso respiro. La gente era concentrata ed attenta per la maggior parte. Probabilmente è stato a causa di dove eravamo seduti che occasionalmente la voce di Dylan si perdeva nel vento vorticoso. Principalmente, però, Dylan è venuto fuori forte, suona buono come detto in questi giorni, e la folla di fronte al palco sembrava avere grandi momenti.
Pochi punti deboli - Pill Box Hat " formato usa e getta è stato il riscaldamento, Thunder on the Mountain sembrava meglio , e Rollin 'and Tumblin' non era all’altezza di nessuna delle altre due. A parte questo, lo show è stato molto divertente. Una rozza Lay, Lady Lay è stata gradita dalla folla, JLAW era dolce, e Tom Thumb Blues era tagliente e appuntito.
Cold Irons Bound era potente, e Thin Man è stato il punto più alto dello show. E’ difficile trovare qualcosa di nuovo in una canzone vecchia di 45 anni - e Dylan spesso sceglie, in particolare negli stadi, di inserire qualcuno dei suoi classici - ma questa era la versione più avvincente che ho sentito. Poi ci sono stati quattro bis! Uno show molto buono, solido.

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Vedendo Dylan nel '66

Ho visto solo una volta che Dylan ed è strano perché ha avuto una profonda influenza sulla mia vita e io sono andato a vedere quasi tutti, tranne i Beatles. Sono stato un fan della prima ora, non già a partire dal giorno di Newport, ma subito dopo Freewheelin' uscito nel 1963, un album insostituibile tra le cose nella mia vita. Dylan era tutto per me, per quanto quella era un’enorme musica nella nostra vita.
Mi mancavano due giorni al compimento dei miei 16 anni quando ho visto Dylan al Garden Island Hempstead, New York il 26 febbraio 1966. Non ero mai stato ad un concerto prima e andare a questo per me è stato un miracolo. Mio padre ha portato me ed il mio amico Pete Mularchuk e tornò a prenderci dopo il concerto. Oggi una cosa così non farebbe sollevare nemmeno un sopracciglio, ma a quei tempi era una cosa scioccante, almeno nel mio quartiere. Non ci era permesso di fare nulla e questo è stato poco prima che il sesso fosse inventato.
Detto da me, un uomo con un concerto di Dylan al suo attivo, questa cosa può sembrare ridicola, ma penso che sia vero: Dylan non è mai stato migliore come in quel tour particolare. Nel concerto che ho visto, Dylan aveva suonato due set. Il suo primo acustico con chitarra ed armonica, da solo. Nel secondo set era andato elettrico ed era accompagnato dagli Hawks nelle persone di Robbie Robertson e Levon Helm, che presto sarebbero diventati, senza Ronny Hawkins, The Band. Inoltre, c’era anche il grande e mitico Al Kooper (dei Blues Project), a meno che la mia memoria mi faccia degli scherzi.
Il mio ricordo più nitido è quello di Leopard Skin Pill Box Hat dove Dylan sembrava ridere mentre cantava. Nel primo set ha suonato It's All Over Baby Blue e Mr. Tambourine Man - questo è sicuro. L'intero concerto è stato divertente. Il Garden Island era un piccolo locale e ci siamo seduti vicino a lui. Non molto tempo dopo Dylan ebbe il suo famoso incidente con la moto e scomparve dalla scena. I grandi album continuavano ad arrivare, Nashville Skyline, New Morning, Self Portrait, Blood on the Tracks, Planet Waves, John Wesley Harding, Desire e fu solo quando iniziò la sua fase religiosa che mi sono trovato sbandato. Dopo un pò sono tornato ad essere un fan completo, in realtà non l’avevo mai lasciato.
Quando io e mia moglie ci siamo sposati nel 1973 la nostra canzone era, come il noioso direttore d'orchestra al matrimonio ha detto, la bellissima “If Not For You”. In effetti, al matrimonio di mio figlio, lui volle che quella canzone fosse suonata ancora per noi – fu un momento molto toccante.
Il ricordo di aver visto Dylan quando ero così giovane mi fa pensare a quello che ha detto Bogie ad Ingrid Bergman, "Avremo sempre Parigi." Sì, ed io avrò sempre Freewheelin' ed il concerto alla ormai demolita da molto tempo Island Garden.
Orson Wells ha detto “Ho iniziato in alto per scendere verso il basso”, da quella volta posso dirlo anch’io, ho cominciato troppo in alto e poi ho dovuto scendere.

(Fonte: //tmmackey.com)

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Motorpsycho nightmare di Bob Dylan                                                              clicca qui

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Quando una canzone è una lezione: “Don’t Think Twice, It’s All Right”    clicca qui

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ALLEN GINSBERG: THE BEAT GENERATION                                        clicca qui

 

 
Sabato 4 Settembre 2010

The Bob Dylan fantastories

Bob Dylan and his Empire Burlesque
( Mick Dylan's 115th dream )                                                    click here

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Bob Dylan visto in un bar di San Francisco con Rita Moreno, non rivolge nemmeno la parola all’ ex sindaco

     Rita Moreno

31 ago 2010 17:59 ET.

“Hai detto che andavi a Frisco per starci un paio di mesi / mi piace sempre San Francisco, ero già stato lì per una festa una volta - Bob Dylan, "May be somesay

Qualche tempo dopo il suo concerto “sperimentale” senza biglietti in prevendita al San Francisco's Warfield Theater, Bob Dylan è stato visto in città di nuovo al bar St. Regis, secondo l'ex sindaco Willie Brown. Ecco alcune delle cose che Brown ha scritto per il San Francisco Chronicle:
Stavo facendo un meeting con il sindaco Gavin Newsom nel bar del St. Regis, l'altra notte, e chi c'è a piedi davanti a noi ? Bob Dylan in persona. Era con un ragazzo che indossava un cappellino da baseball che aveva un bordo rosso. E' stato davvero una sorpresa. Hanno preso un posto a sedere vicino a Rita Moreno, che anche lei era seduta al bar. Quando Newsom ed io abbiamo finito la nostra conversazione, mi sono avvicinato per parlare con Rita. L’amico di Dylan si è voltato e mi ha detto ciao .... Dylan non ha mai detto una parola.

Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"
http://www.examiner.com/bob-dylan-in-national/bob-dylan-spotted-san-francisco-bar-has-nothing-to-say-to-local-politician

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Review: near Paddock Wood, United Kingdom - Hop Farm Festival - July 3, 2010

di Joe Neanor

Per il Festival Hop Farm nel Kent, il Giardino d'Inghilterra, unico show di Bob nel Regno Unito del tour estivo in una bella serata.
Come era prevedibile, dato il nome del locale, lo show ha avuto luogo in un campo molto grande. E' stato piacevole vedere i grandi schermi entrambi ai lati del palco - questi erano stati così mancanti l'anno scorso quando Bob suonò alla cavernosa O2 di Londra. Purtroppo, si rendono necessarie alcune riflessioni sul loro uso. Per qualche ragione ignota (forse per volere di Bob) per tutto lo spettacolo gli schermi erano come una foto fissa che mostrava praticamente la larghezza del palco senza nessuna variazione di campo. Ciò ha provocato che Stu Kimball non sembrava essere sempre in ripresa, almeno quando ho guardato lo schermo. Avevo un ragionevole, un pò stretto, lato a vista di Bob. Questo è stato a costo di non essere in grado di vedere gli altri musicisti, solo in qualche occasione il grande Charlie Sexton. Guardare il grande schermo dava il quadro più generale, ad eccezione dell’assenza visiva di Stu Kimball. Il sistema audio è stato impressionante.

Forte e, a volte, convincente la prestazione di Bob e della sua band.
Charlie Sexton è chiaramente in sintonia musicale con Bob, anche se un pò sopra le righe, a volte nel modo in cui egli si muove intorno al palco, aggiunge qualcosa allo spettacolo.
Una partenza lanciata con Everybody Must Get Stoned. Questa è stata seguita da un bella luminosa versione di Don’t think twice e poi una vescicante Stuck Inside of Mobile. Bob ha cantato Just like a woman come l’aveva scritta, mettendo in evidenza le sfumature. Poi è venuta una vorticosa Honest with me. In A Simple Twist of Fate Bob sembrava aver cannato una frase, ma questo è perdonabile in quanto è stata effettuata, come molte canzoni questa sera, lontano dalla sua tastiera e dai fogli dei testi, di fronte alla folla al centro della scena. Seguono i punti salienti dello spettacolo per me - le grande esecuzione di High Water (for Charlie Patton) e una maestosa Blind Willie McTell, anche per i meravigliosi assoli con l’armonica. Highway 61 ha cambiato il mood, che sembra andare a rotta di collo e di gran carriera. E’ seguita Workingman’s Blues, una canzone dolce ma potente. Bob ha cantato la frase "Se vuoi guardare nei miei occhi” dal centro del palco a braccia aperte. Thunder On The Mountain , alla tastiera, aveva un nuovo ritmo. Ballad of a thin man vide tornare Bob al centro della scena, agitando la mano libera verso il pubblico tra un assolo e l’altro di armonica a bocca. Like A Rolling Stone è stata cantata con energia e Bob si è spostato lateralmente alla sua tastiera per interagire con il pubblico.
Forever Young ha chiuso lo show, cantato dal centro della scena, a quanto mi sembrava, c’era una prevalentza di pubblico giovane.

A volte guardando lo spettacolo era tutto un pò squash e compressione, con alcune persone che avrebbero dovuto saperlo meglio, mescolandosi con i giovani membri del pubblico che avevano bevuto un drink di troppo. Ma il peggio doveva ancora venire - mi ci è voluta circa un'ora e mezza per uscire dal parcheggio e avevo l’auto parcheggiata vicino all'uscita.

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Bob Dylan - “The Bootleg Series Vol. 9 - The Witmark Demos”           clicca qui

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“Brownsville Girl” arriva sul grande schermo                                         clicca qui

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Highway 61, da Bob Dylan a Louis Armstrong                                        clicca qui

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Arriva Cohen menestrello del Vecchio Testamento                                  clicca qui

 

a
Venerdi 3 Settembre 2010

La mail di risposta di Mr. Spaceman a Max "The tired horse"

Credo che la risposta alle tue domande sia già presente nei post precedenti dedicati all'argomento Dylan live.
A mio modestissimo parere credo che Dio abbia tolto a Bob forse la sua arma migliore. La voce.
Lui si ostina in questo tour da troppi anni troppo uguale a se stesso. E non basta mettere BILLY una volta per rendere il tutto magicamente "imprevedibile". L'assenza di set acustici, la palpabile svogliatezza dei musicisti (costretti a suonare in modo molto limitato, non prendiamoci in giro), l'assenza totale di uno show reale rendono il tutto molto scarno, troppo scarno. E poi davvvero, le scalette sono da anni ed anni sempre uguali. Pagherei 200 euro per sentire dal vivo ALL TIRED HORSES o ALBERTA. La voce. La voce è massacrata. Forse impresentabile (anche se l'ascolto ormai volentieri), ma oggettivamente improponibile. Anche lì Lui si comporta da Re. Non dà spazi. Basterebbero un paio di controcanti e molte perplessità svanirebbero, ma è tutto inutile. Lui vuole la scena e la vuole davvero tutta per sè. E fa bene, è la sua vita, ma noi siamo abbastanza liberi e modestamente abili in materia da comprendere che non c'è più uno show, ma come dice qualcuno c'è un "rito". Con gli stessi dogmi ripetuti all'infinito, con i "chierichetti" sempre timorosi ed annoiati dal loro sacerdote che indifferente prosegue la sua predica, anche se non si capiscono più le parole.

Mr. Spaceman

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Set list: Post Falls, Idaho - Greyhound Park, September 1, 2010

1. Leopard-Skin Pill-Box Hat (Bob on keyboard)
2. Lay, Lady, Lay (Bob center stage with harp)
3. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
(Bob on guitar)
4. Just Like A Woman (Bob on keyboard)
5. The Levee's Gonna Break (Bob on keyboard)
6. I Don't Believe You (She Acts Like We Never Have Met) (Bob center stage with harp)
7. Honest With Me (Bob on keyboard)
8. Tangled Up In Blue (Bob center stage with harp)
9. Highway 61 Revisited (Bob on keyboard)
10. Workingman's Blues #2 (Bob on keyboard then center stage with harp)
11. Thunder On The Mountain (Bob on keyboard)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob on keyboard)

(encore)
13. Jolene (Bob on keyboard)
14. Like A Rolling Stone (Bob on keyboard)

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Review: near Paddock Wood, United Kingdom - Hop Farm Festival - July 3, 2010

di Paul Carvajal

Dylan ha dato uno spettacolo potente di genio puro a Hop Farm. La qualità è stata costante dal momento in cui la band ha aperto la serata, la troupe
di professionisti del Maestro è ora allineata con il canto e la danza dell'uom. Dylan è chiaramente il leader della band
e suona l'organo come se stesse mescolando o colori sulla tavolozza. Il rapporto tra lui e la sua band si svolge attraverso sguardi e sottili movimenti della. E' stata tutta professionalità e maestria
al più alto livello. Non si può vedere nulla di simile in qualsiasi altro luogo. Ha inchiodato la gente per tutta la notte ed è stato integralmente
al comando di tutte le sue tecniche. La sua voce era forte, precisa e
potente, stretching, torsioni, scandendo le parole, modulandola e comprimendola con espressione. Lui ha combinato questa esecuzione riccamente espressiva vocale con altrettanti espressivi movimenti fisici e gesti, un'altra innovazione del suo ultimo periodo. Quando viene al centro del palco con il microfono per Ballad of a thin man, Blind Willie McTell, High Water (for Charley Patton), Workingman's Blues, la performance diventa teatro drammatico. Con precisione della voce e del gesto in primo piano, gli elementi delle canzoni funzionano come una sceneggiatura e ci porta attraverso il dialogo, scene e immagini in un modo che era quasi cinematografico, testi ed atmosfera con forza drammatica, potentemente espressa anche con l'armonica estendendo pienamente le potenzialità di questa strumento.
Musicalmente e poeticamente Dylan è un maestro della tradizione del folk americana, del blues e della musica country, quello che ha chiamato il 'sangue della terra' nella sua voce. Ieri abbiamo sentito il sangue della sua la terra nel suo suono unico di mercurio selvaggio. Sono stato con i miei figli per dodici ore in una densa calorosa folla eccitata di poter vedere da vicino l'uomo. Abbiamo visto lo sciamano.

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Il film su Brownsville Girl                                                                       clicca qui

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Il brano "Brownsville Girl" di Dylan-Shepard sarà un film?          clicca qui

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Alessandro Carrera - Tangled Up In Blue

 

Legato ai nodi dell'amarezza
parole e musica Bob Dylan

Un mattino presto il sole splendeva
io ero disteso a letto
chiedendomi se lei fosse cambiata
se i suoi capelli fossero ancora rossi
I suoi familiari dicevano che per noi vivere insieme
sarebbe stato sicuramente duro
Non avevano mai amato
il vestito di mamma fatto in casa
Il conto in banca di papà non era grosso abbastanza
Ed io me ne stavo sul bordo della strada
mentre la pioggia mi cadeva sulle scarpe
dirigendomi verso la East Coast
Dio sa se ho pagato i miei debiti durante il viaggio
legato ai nodi dell'amarezza

Lei era sposata quando ci siamo incontrati per la prima volta
dopo poco divorziò
Io l'ho aiutata a tirarsene fuori, credo,
ma ho usato un pò troppo le maniere brusche
Guidammo quell'auto quanto più lontano possibile
L'abbandonammo ad Ovest
Ci dividemmo in una buia e triste notte
essendo entrambi d'accordo che fosse la cosa migliore
Lei si voltò per guardarmi
mentre me ne stavo andando via
Le sentii dire alle mie spalle
"Ci incontreremo ancora un giorno su un viale alberato",
legato ai nodi dell'amarezza

Trovai un lavoro nelle grandi foreste del Nord
lavorando come cuoco per un breve periodo
ma non mi è mai piaciuto molto
ed un giorno l'ascia cadde giù
Così andai alla deriva a New Orleans
dove fui assunto
a lavorare per un pò su di un peschereccio
appena fuori Delacroix
Ma per tutto il tempo ero da solo
il passato alle mie spalle
Ho visto un sacco di donne
ma lei non mi è mai uscita dalla mente
e sono invecchiato
legato ai nodi dell'amarezza

Lei lavorava in un topless bar
ed io mi fermai per una birra
Restai a guardare il profilo del suo viso
così nitido nel riflettore
E più tardi mentre la gente sfollava
ed anch'io stavo per fare lo stesso
lei stava dietro la mia sedia
e mi disse "Non ci conosciamo?"
Io mormorai qualcosa tra i denti
lei studiò i lineamenti del mio viso
Devo ammettere che mi sentii un pò a disagio
mentre lei si chinava per allacciare un laccio della mia scarpa
legato ai nodi dell'amarezza

Lei accese la stufa e mi offrì una pipa
"Pensavo che non avresti mai detto ciao", disse
"Sembri un tipo taciturno"
Poi aprì un libro di poesie
e me lo porse
Era scritto da un poeta italiano
del Duecento
Ed ognuna di quelle parole suonò vera
e splendente come un carbone ardente
trasudando da ogni pagina
come fosse scritta nella mia anima da me per te
legato ai nodi dell'amarezza

Vivevo con loro in Montague Street
in una cantina in fondo alle scale
C'era musica nei caffè la notte
e la rivoluzione era nell'aria
Poi lui iniziò a trattare con gli schiavi
e qualcosa dentro di lui morì
Lei dovette vendere tutto quello che possedeva
e gelò dentro
E quando alla fine il fondo cedette
io mi tirai indietro in buon ordine
La sola cosa che sapevo fare
era tirare a campare come un uccello che vola
legato ai nodi dell'amarezza

Così ora sto tornando di nuovo indietro
devo raggiungerla in qualche modo
Tutte le persone che conoscevamo
sono un'illusione per me ora
Alcuni sono matematici
altre sono mogli di carpentieri
Non so come sia iniziato tutto
non so cosa facciano delle proprie vite
Ma io sono sempre sulla strada
diretto verso un altro incrocio
Abbiamo sempre provato le stesse cose
solo che le vedevamo da un punto di vista differente
legati ai nodi dell'amarezza

TANGLED UP IN BLUE
words and music Bob Dylan

Early one mornin' the sun was shinin',
I was layin' in bed
Wond'rin' if she'd changed at all
If her hair was still red.
Her folks they said our lives together
Sure was gonna be rough
They never did like Mama's homemade dress
Papa's bankbook wasn't big enough.
And I was standin' on the side of the road
Rain fallin' on my shoes
Heading out for the East Coast
Lord knows I've paid some dues gettin' through,
Tangled up in blue.

She was married when we first met
Soon to be divorced
I helped her out of a jam, I guess,
But I used a little too much force.
We drove that car as far as we could
Abandoned it out West
Split up on a dark sad night
Both agreeing it was best.
She turned around to look at me
As I was walkin' away
I heard her say over my shoulder,
"We'll meet again someday on the avenue,"
Tangled up in blue.

I had a job in the great north woods
Working as a cook for a spell
But I never did like it all that much
And one day the ax just fell.
So I drifted down to New Orleans
Where I happened to be employed
Workin' for a while on a fishin' boat
Right outside of Delacroix.
But all the while I was alone
The past was close behind,
I seen a lot of women
But she never escaped my mind, and I just grew
Tangled up in blue.

She was workin' in a topless place
And I stopped in for a beer,
I just kept lookin' at the side of her face
In the spotlight so clear.
And later on as the crowd thinned out
I's just about to do the same,
She was standing there in back of my chair
Said to me, "Don't I know your name?"
I muttered somethin' underneath my breath,
She studied the lines on my face.
I must admit I felt a little uneasy
When she bent down to tie the laces of my shoe,
Tangled up in blue.

She lit a burner on the stove and offered me a pipe
"I thought you'd never say hello," she said
"You look like the silent type."
Then she opened up a book of poems
And handed it to me
Written by an Italian poet
From the thirteenth century.
And every one of them words rang true
And glowed like burnin' coal
Pourin' off of every page
Like it was written in my soul from me to you,
Tangled up in blue.

I lived with them on Montague Street
In a basement down the stairs,
There was music in the cafes at night
And revolution in the air.
Then he started into dealing with slaves
And something inside of him died.
She had to sell everything she owned
And froze up inside.
And when finally the bottom fell out
I became withdrawn,
The only thing I knew how to do
Was to keep on keepin' on like a bird that flew,
Tangled up in blue.

So now I'm goin' back again,
I got to get to her somehow.
All the people we used to know
They're an illusion to me now.
Some are mathematicians
Some are carpenter's wives.
Don't know how it all got started,
I don't know what they're doin' with their lives.
But me, I'm still on the road
Headin' for another joint
We always did feel the same,
We just saw it from a different point of view,
Tangled up in blue.

Copyright © 1974 Ram's Horn Music

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Zimmerman, Gunn, Dylan

Il North Dakota ha prodotto alcuni musicisti apprezzati nel corso degli anni. Tra di loro c’è stato un cantante di Fargo di nome Robert Velline, meglio conosciuto come idolo delle teenagers col nome di Bobby Vee. Velline e la sua band, The Shadows, ebbero un grande momento nel mese di febbraio 1959, quando aprirono il concerto di Buddy Holly la notte che Holly e gli altri persero la vita in un incidente aereo.
Velline poi raccontato una storia interessante, eccola:
"Dopo aver inciso “Suzie Baby” circa cinque mesi dopo la morte di Holly, abbiamo iniziato a lavorare nella zona nord del Dakota, il disco sembrava che stava andando bene, e prevedevamo un buon successo per il gruppo. Abbiamo lavorato di giugno, luglio, agosto, da qualche parte lì attorno, e abbiamo pensato che forse dovevamo aggiungere un pianoforte, sai, alla band che al momento era solo una sezione ritmica, e il far questo ci avrebbe resi una vera rock 'n' roll band.
"Così abbiamo chiesto in giro nella zona di Fargo, e un nostro amico (Mike Jolson) ci ha suggerito un ragazzo che era ospite a casa sua, e stava lavorando in un bar come un aiuto cameriere - Red Apple Café a Fargo - e così mio fratello lo ha incontrato, e andarono alla stazione radio per usare il pianoforte, e dopo aver fatto un pò di plink plonk ha suonato “'Whole Lotta Shakin' going on” in chiave di do, e disse a mio fratello che aveva suonato con Conway Twitty, che era una bugia, ma senza ascoltarlo ulteriormente mio fratello diede il posto di pianista a quel ragazzo.
"Era Bob Zimmerman al momento - che era il suo nome", ha detto Velline. "Ha voluto usare il nome d'arte di Elston Gunn per lui. E siamo andati a comprargli una camicia, era un piccolo investimento per fare di lui un membro della band. Così era identico a noi - sembrava come se fosse sempre stato con noi - e abbiamo suonato in un paio di piccoli luoghi in North Dakota... Uno era in un seminterrato di una chiesa, l'altro un piccolo padiglione.
"Era una specie di ragazzo un pò trasandato, ma con noi andava bene", ha continuato Velline. "Gli piaceva il rock n’ roll. Era piuttosto limitato in quello che sapeva fare. Era bravo quando suonava in chiave di do. Gli piaceva battere le mani, come facevano Gene Vincent ed i Bluecaps, che avevano due ragazzi che battevano le mani. Sarebbe venuto al mio microfono e farlo ogni tanto, e poi si sarebbe affrettano a tornare al pianoforte.
"Ma ci siamo resi conto che. . . non aveva un pianoforte e noi non eravamo nella condizione di comprarne uno per lui; trascinare un pianoforte in giro con noi. . . era davvero troppo una seccatura. Così abbiamo deciso di rimanere una band di quattro elementi e gli abbiamo detto che, ehm, sai, abbiamo deciso di non utilizzare il pianoforte. Lui rimase un pò deluso al tempo, e alla fine... avevamo concordato 15 dollari a notte, così lo abbiamo pagato dandogli 30 dollari e lui se ne andò per la sua strada.
"Lasciò Fargo e scese a Minneapolis e andò a scuola, e poi, circa un anno dopo, eravamo a Long Island e Staten Island, a suonare. E uno dei ragazzi della band lo vide tra il pubblico - questo era prima che fosse popolare - e disse, “Ho visto Bob Zimmerman, circa in seconda fila”. E noi tutti abbiamo detto: “Stai scherzando? Cosa ci fa così ad est''. Era solo un ragazzo poco pulito, sai, una specie di verme che strisciava lì intorno. E poi circa un anno dopo, ero nel Greenwich Village e ho visto un album - il suo primo album di cover. E ho capito che era lui".
Queste erano le parole di Bobby Vee, da un'intervista dal libro di John Bauldie del 1992, Wanted Man - Alla ricerca di Bob Dylan. Bob Zimmerman era, ovviamente, nientemeno che il grande Bob Dylan.
Source: John Bauldie (ed.) Wanted Man - In Search of Bob Dylan. London, 1992, pp. 18-19.

(Fonte: www.prairiepublic.org)

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Al Diesan & Pino Tocco live at Rosato's in Moville

 

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Jimi, 40 anni fa la morte del chitarrista che colorava la musica           clicca qui

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Arrabbiato ma elegante, Neil Young presenta "Le Noise"                    clicca qui

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Patti Smith - Just Kids                                                                                clicca qui

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Woodstock: un sogno lungo tre giorni                                                       clicca qui

 

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Giovedi 2 Settembre 2010

La mail di Mr. Spaceman

ref: Anche Bob Dylan ha bisogno delle comodità della tecnologia moderna

Totalmente d'accordo con te. Su tutta la linea.
E' davvero incredibile di quanto non la gente, ma la stampa, sia manipolabile. E' incomprensibile che una cazzata come quella di far fare 10 ore di fila per un biglietto sia stata rivenduta come un'idea originale..che ha reso le persone creative..
Ma è possibile che quando si tratta di Bob si perda la lanterna della ragione? Ma davvero ci hanno preso per rincoglioniti?
Tutti a fare 7 ore di fila, due bottigliette tiepide di acqua e due panini 12 euro (ed è solo il pranzo), 60 euro di biglietto, non c'è un megaschermo, una giornata di lavoro persa e quella del giorno dopo in dubbio. Ma di cosa stiamo parlando?
hahhh!! che bella idea ha avuto lo staff di Bob! Lui non centra..non sia mai..

"Non si muove foglia che Bob non voglia !" , questa è la mia convinzione, non ho mai creduto ne pensato che Bob abbia mai dato ascolto ai consigli del suo entourage, ho sempre ammirato ed invidiato la sua capacità e la sua forza di imporsi, persino oggi che la voce ed il fisico gli pongono dei limiti lui da tutto quello che può perchè è nella natura dei Re di essere sempre più in alto. Lui lo è e lo è sempre stato, e fin quando Dio lo permetterà sarà sempre qui a dimostrare che l’uomo ed il genio che convivono in lui possono raggiungere vette impossibili agli altri esseri umani. Lui ha avuto un grande dono, ma lo ha saputo anche sfruttare e metterlo in qualche modo al nostro servizio. Ci ha illuminati, ci ha fatto gioire, ci ha fatto incazzare, ci ha dato e ci ha tolto, proprio come fanno i Re. Lui è un Re che non abdicherà mai, non può farlo perchè non c’è nessuno che può raccogliere il suo scettro e continuare a tenerlo alto, almeno non al momento attuale.
Bob non si ferma mai, forse più per lui che per noi, ma che importa, il suo movimento ci da gioia, riempie in qualche modo una parte delle nostre giornate, suscita sempre la nostra curiosità, ha le sue idee e le mantiene a dispetto di tutto e di tutti, e questo gli fa onore, chapeau Mr. Dylan, continua così fin che puoi, non importa se qualche volta sbagli anche tu, noi ti scusiamo e cerchiamo di capire i tuoi buoni intenti, e anche se qualche volta la ciambella esce senza buco fa niente, tutto sommato si può mangiare lo stesso.

Mr.Tambourine

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La mail di Max “The tired horse”

Bob dal vivo

Leggo tutte le recensioni che trovo dei concerti di Bob, alcune le trovo graziose, altre generose nelle critiche, altre surreali, alcune finte e alcune valide. Mi piace essere informato sull’attività live del Nostro, anche se da qualche anno ho scelto di non andare più a vederlo dal vivo.
Avevo una coppia di biglietti omaggio per Padova, li ho dati a due miei carissimi amici anche loro fans di Bob perchè non volevo andare incontro ad un’altra delusione, ma mi fa piacere che molte persone siano ancora contente delle prestazioni di Bob dal vivo, forse sarà che io sono troppo esigente.
Non è mai stato nelle mie corde pretendere cose irragionevoli da Dylan sul palco, non ho mai preteso che facesse quello che piace a me, ma questo show non mi piace, anche se sono sempre stato uno dei suoi più fedeli sostenitori in tutte le sue evoluzioni camaleontiche.
Ieri Dylan era una cosa, poi è diventato un’altra, poi un’altra ancora fino a trasformarsi in quello che è oggi, un artista che dal vivo può piacere o meno, non lo giudico dal punto di vista dell’esibizione o della prestazione, sappiamo tutti che una serata può essere magnifica per un artista ed un’altra disastrosa, non è questo il punto, anche se da Dylan ci si potrebbe aspettare di più di quello che da attualmente, meno mascherate con costume da scena fuori personaggio, il personaggio Dylan non è mai stato decadente nella sua forma esteriore come adesso. Avrei capito di più una trasformazione in questo senso da parte di molti altri performer, ma da Dylan mai mi sarei aspettato questo tipo di entertainment. Forse avrei accettato più facilmente altre cose magari più esagerate, fuori dagli schemi dylaniani, o forse è questo show ad essere fuori dagli schemi e io non l’ho capito ?
Tuttavia, non trovo sia una cosa particolarmente creativa o interessante cambiare testi e ritmi ai suoi vecchi classici, chiunque lo può fare, a me sembra una cosa troppo semplice da parte di Bob.
Non saprei dire a parole cosa vorrei veramente da lui, forse le mie idee in proposito sono confuse, intrise di nostalgia, di ricordi di altri spettacoli per i quali il paragone con l’odierno diventa inevitabile, eppure, tutto sommato, per me Dylan rimane il mio artista preferito, anche se non riesco più ad apprezzare le sue performance dal vivo.
Vorrei che qualcuno mi facesse capire se e dove sbaglio, aprire una specie di dibattito su questo argomento, forse non nuovo ma sempre attuale, naturalmente con il benestare di Mr.Tambourine che dirige in modo encomiabile la nostra splendida Fattoria.
Un saluto a tutti e grazie per l’ospitalità,

Max “The tired horse”.

Approvo senz'altro, rispondete a Max !

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Precisazione sul bonus disc abbinato alle Bootleg 9

Informazioni aggiornate sul CD dell’apparizione al Brandeis University's “1st Annual Folk Festival”di Bob Dylan del 10 Maggio 1963.
1 settembre 2010 05:53 ET.Derek Barker della rivista Isis mi ha inviato una e-mail, indicando alcune informazioni fuorvianti nel mio precedente articolo, sulla base di una relazione postata sul sito di Rolling Stone.

In primo luogo - per chiarire: è un disco separato, non un "bonus disc". Come ho scritto nell'articolo, sarà disponibile con l'acquisto di una delle Bootleg Series Vol.. 9 o il Mono Recordings.
Ecco la track-list:
1. Honey Just Allow Me One More Chance (partial)
2. Talkin’ John Birch Paranoid Blues
3. Ballad of Hollis Brown
4. Masters of War
5. Talkin’ World War III Blues
6. Bob Dylan’s Dream
7. Talkin’ Bear Mountain Picnic Massacre Blues (fan request)

In secondo luogo, ogni paese avrà un contratto in esclusiva con un dettagliante. Finora, gli Stati Uniti ha scelto Amazon. Altri paesi dovrebbe essere annunciato la loro offerta in esclusiva a breve.

Grazie a Derek per le informazioni.
Ci dispiace per la confusione che abbiamo fatto.

Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"
http://www.examiner.com/bob-dylan-in-national/updated-information-about-dylan-s-brandeis-1963-live-cd-including-international-availability

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Alessandro Carrera - Blind Willie McTell

 

BLIND WILLIE MC TELL
parole e musica Bob Dylan

Ho visto la freccia sullo stipite
Che dice "Questa terra e' condannata
In ogni direzione da New Orleans
A Gerusalemme."
Ho viaggiato attraverso l'East Texas
Dove tanti martiri sono caduti
E non conosco nessuno che sappia cantare il blues
Come Blind Willie McTell.

Beh, ho sentito cantare il gufo
Mentre stavano smontando le tende
Le stelle lassù, gli alberi spogli
Erano il suo solo pubblico
Quelle ragazze zingare di carboncino
Sanno muovere bene le loro piume
Ma nessuno sa cantare il blues
Come Blind Willie McTell.


Guarda le grandi piantagioni bruciare
Senti lo schioccare delle fruste
Senti l'odore di quella magnolia in fiore
Guarda gli spettri delle navi di schiavi
Riesco a sentire il lamento delle tribù
riesco a sentire la campana del becchino
Nessuno sa cantare il blues
Come Blind Willie McTell.

C'e' una donna presso il fiume
In compagnia di un bel giovanotto
E' vestito da signorotto di campagna
whiskey di contrabbando ha fra le mani
C'e' un convoglio di prigionieri sull'autostrada
Riesco a sentire i ribelli gridare
E non conosco nessuno che sappia cantare il blues
Come Blind Willie McTell.

Beh, Dio e' in paradiso
E tutti noi vogliamo ciò che è suo
Ma potere ed avidità e corruzione
Sembra essere tutto quello che c'e'.
Sto fissando fuori dalla finestra
Del St. James Hotel
E non conosco nessuno che sappia cantare il blues
Come Blind Willie McTell.

Note:
The charcoal gypsy maidens sono probabilmente le zingare che portano il carbone, ma potrebbero anche essere “zingare color carbone”.
Nella terza strofa, nelle espressioni “See the big plantation burning” e altre simili il verbo va inteso come imperativo: “Guarda la piantagione che brucia” ecc. Così le ha intese Greil Marcus, autorevole studioso americano di Bob Dylan

traduzione di Michele Murino
note di Alessandro Carrera

BLIND WILLIE MC TELL
words and music Bob Dylan

Seen the arrow on the doorpost
Saying, "This land is condemned
All the way from New Orleans
To Jerusalem."
I traveled through East Texas
Where many martyrs fell
And I know no one can sing the blues
Like Blind Willie McTell

Well, I heard the hoot owl singing
As they were taking down the tents
The stars above the barren trees
Were his only audience
Them charcoal gypsy maidens
Can strut their feathers well
But nobody can sing the blues
Like Blind Willie McTell

See them big plantations burning
Hear the cracking of the whips
Smell that sweet magnolia blooming
(And) see the ghosts of slavery ships
I can hear them tribes a-moaning
(I can) hear the undertaker's bell
(Yeah), nobody can sing the blues
Like Blind Willie McTell

There's a woman by the river
With some fine young handsome man
He's dressed up like a squire
Bootlegged whiskey in his hand
There's a chain gang on the highway
I can hear them rebels yell
And I know no one can sing the blues
Like Blind Willie McTell

Well, God is in heaven
And we all want what's his
But power and greed and corruptible seed
Seem to be all that there is
I'm gazing out the window
Of the St. James Hotel
And I know no one can sing the blues
Like Blind Willie McTell


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Blues Legend: Blind Willie McTell

 

Blind Willie McTell - Wabash Cannonball

 

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Review: near Paddock Wood, United Kingdom - Hop Farm Festival - July 3, 2010

Bob Dylan, Fattoria Hop, Kent

di Holly Williams

L’ Hop Farm Festival ha confezionato alcuni “momenti” musicali, con una selezione dagli anni Sessanta e Settanta di pesi massimi per tentare di riconquistare i suoi giorni di gloria. Da Van Morrison a Blondie, Peter Green e Ray Davies. Ma il più grande è stato, ovviamente, Bob Dylan.
Non avendo mai visto prima Dylan, anch’ io ho atteso il set Sabato. Lui ha aperto con alcune canzoni da Blonde on Blonde, anche se a volte era difficile dire se era una canzone o un grugnito. La loro intonazione lirica e il ritmo erano piuttosto alterati, nel senso che devi arrivare a metà canzone prima di riconoscere cose familiari come l'opener "Rainy Day Women # 12 & 35". La voce era scheggiata e poco armoniosa, come quando ha gracchiato cantando "Oh, mamma, can this really be the end?" durante "Stuck Inside of Mobile with the Memphis Blues Again", sembrava che davvero stava sul punto di gracchiare.
Sinceramente la voce di Dylan non è mai stata armoniosa nel canto, ma il concerto ha cominciato a marciare dopo averla riscaldata con i primi pezzi. Il lavoro con l'organo Hammond e l'armonica è stato accolto con gioia dalla folla, e tutto è stato supportato da una band ben stretta intorno a lui.
Ma purtroppo c'era zero interazione con il pubblico, anche con l’aiuto di due schermi video che hanno mostrato solo una band coinvolta solo a metà - nessuna emozione sui volti intrisi nei pochi primi piani consentiti, è questo ha reso un po' difficile lasciarsi coinvolgere totalmente. Questa cosa è sembrata eccessiva anche per le legioni di fans più vicini alla stessa età di Dylan che ovviamente si erano spinti davanti alla barriera frontale per essere più vicino al loro idolo.
Tuttavia, la possibilità di ascoltare le versioni dal vivo di "Like a Rolling Stone" e "Forever Young" - le due canzoni meglio eseguite - certamente ha sollevato lo stato d'animo. Diverse migliaia di persone hanno cantato con entusiasmo “How does it feel?", si può essere sicuri che la risposta era "dannatamente bene".

(Fonte: http://www.independent.co.uk)

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In 5 mila al concerto di Chuck Berry al Summer Jamboree di Senigallia

"Fantastico pubblico! Sono molto felice di essere qui. Voglio tornare il prossimo anno!"

Un grandissimo evento sold out, unico e memorabile per oltre 5 mila persone, l’esclusiva europea di Chuck Berry, venerdì 6 agosto sul main stage del Summer Jamboree 2010, al Foro Annonario di Senigallia. Cielo rasserenato sulla spiaggia di velluto marchigiana, il padre del rock and roll è salito puntuale sul palco con la sua band americana, come da programma alle 23 dopo il concerto della regina del rockabilly Wanda Jackson, altra esclusiva e prima italiana, mentre fuori dai cancelli c’erano ancora moltissime persone in cerca di biglietto o in ascolto.

Camicia rossa fiammante e berretto calzato su oltre 80 anni di autentica fibra rock and roll, Chuck Berry ha dato fuoco all’animo dei fan lanciando riffs famosi compresi School Dream, No particular Place to Go, Little Queenie, Let it rock, You can tell me, il blues Wee Wee Hours e frasi come “I love you! You’re a wonderful audience!”. Il pubblico del Foro Annonario è andato in visibilio.

Prima del concerto, appena arrivato nei camerini, Chuck Berry ha voluto salutare gli organizzatori del Festival Angelo Di Libero, Andrea Celidoni e Alessandro Piccinini dicendosi “molto felice di essere al Summer Jamboree”, come anche il grande Renzo Arbore che lo ha anche ringraziato per “Il pillolo” (canzone riscritta da Arbore in italiano per un suo film, sul pezzo No particular place to go). Berry ha poi scambiato qualche battuta con la Queen of rockabilly Wanda Jackson, onorandola con un baciamano e posando insieme.

Un Chuck Berry rilassato, molto a suo agio e entusiasta, quello che si è esibito per un’ora di concerto davanti al pubblico dell’XI Festival di musica e cultura dell’America anni ’40 e ’50. Chi temeva bizze e intemperanze, si è dovuto ricredere e si è potuto godere un momento di storia del rock and roll indimenticabile. Memorabile per il pubblico, per la numerosissima stampa presente. Memorabile per le ballerine professioniste e principianti di diverse età, salite sul palco durante le battute finali del concerto, con cui Berry si è divertito a suonare, coinvolgendo una bambina nel suo famoso passo dell’oca. Memorabile per gli organizzatori che in questa occasione hanno visto confermata la loro credibilità per il successo dell’esclusiva Europea.

Tra il pubblico del grande evento oltre a Renzo Arbore anche tanti altri volti noti dello spettacolo da Dario Salvatori, Maurizio Ferrini e Greg, storici amici di Arbore, ma anche il regista di Renzo Riccardo Di Blasi, oltre all’allenatore Alberto Zaccheroni insieme ad amici e famiglia. Moltissimi i volti noti di amministratori pubblici e delle categorie economiche del territorio, tra cui vicinissimo al palco un orgoglioso Sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi insieme a moglie e giunta al completo.

Una grande occasione anche per un giovane batterista senigalliese. Pochi giorni prima di questa esclusiva infatti, la band americana di Chuck Berry in cui milita anche il figlio di Berry alla chitarra, ha chiesto all’organizzazione del Festival di sostituire il loro batterista che era indisponibile: “Ci fidiamo di voi, sceglieteci il batterista”. Un momento memorabile dunque per il batterista che ha suonato con Chuck Berry, il marchigiano Piero De Salsi, 36 anni, musicista di Senigallia, membro degli Honolulu Hula Boys che l’anno scorso hanno suonato al Festival, docente alla scuola di musica Musikè.

“In 3 giorni mi sono studiato bene tutta la discografia di Berry e guardato tutti i video per prepararmi – racconta De Salsi entusiasta – e a chi mi chiede come è andata rispondo che non c’è risposta. Se proprio devo usare aggettivi, devo ricorrere ai soliti eccezionale, fantastico, unico, che però non rendono. Da amante del genere, salire sul palco con una leggenda simile è un’opportunità incredibile e posso dire di aver vissuto un sogno”. Quando il direttore artistico Angelo Di Liberto ha presentato De Salsi a Chuck Berry dicendo “ecco questo è il suo batterista”, il padre del rock and roll ha sorriso soddisfatto e commentato “un giovane che suona il rock and roll. Bene!”, lasciando intendere che finché ci saranno giovani che suonano, il rock non avrà mai fine.

“Questo piccolo commento mi ha messo a mio agio – racconta ancora il batterista di Senigallia – e mi sono ulteriormente tranquillizzato quando ho conosciuto i musicisti durante il sound check. Grandi professionisti, sicuri, disponibili e dotati di molta umiltà che mi hanno semplicemente detto di sostenerli suonando in 2 e 4 tempi. Non sappiamo cosa suoneremo e come vorrà suonarlo Chuck, mi ha spiegato il bassista, basta che ci guardiamo e ci divertiamo. E così è stato. Mi sono messo a servizio di una leggenda e con altrettanta umiltà mi sono trovato a suonare con la band come se suonassimo insieme da 15 anni, tra riffs saltellanti e imprevedibili versioni di pezzi storici. Compresa una chicca esclusiva per il festival che ringrazio per questa opportunità, un’improvvisazione blues tutta strumentale che dice da dove viene la musica di Berry. Il vero rock si suona così, come è stato suonato a Senigallia su quel palco da Chuck Berry. È lui il padre del rock and roll”.
Una leggenda che dal palco ha salutato il Summer Jamboree 2010 dicendo “Siete un pubblico meraviglioso! voglio tornare il prossimo anno!”.

(Fonte: www.60019.it)

Summer Jamboree 2010 - Chuck Berry in concerto a Senigallia

 

 

 

 

 

 

 

a
Mercoledi 1 Settembre 2010

Usciranno il 19 ottobre

   

Bob Dylan- The Bootleg Series Volume 9
I Demos Witmark saranno pubblicati Martedì 19 Ottobre, in contemporanea con la riedizione dei primi otto album in un cofanetto intitolato “Bob Dylan - The Original Mono Recordings”.
Entrambe le cose sono state a lungo ricercate dai collezionisti e dagli appassionati di tutto il mondo. The Demos Witmark vedono la loro prima uscita commerciale quasi cinque decenni dopo la loro prima registrazione, e The Original Mono Recordings torna sul mercato per la prima volta su CD completamente analogico come sul vinile. Entrambi sono ora disponibili per la pre-vendita, con una esclusiva t-shirt in edizione limitata e un poster 18x24 di Bob Dylan presso la  SonyMusicDigital.com/bobdylan. È anche possibile pre-ordinare il CD o il set in vinile su Amazon.

I Demos Witmark sono una raccolta di 47 canzoni di Bob Dylan, registrate dall'artista accompagnato solo dalla sua chitarra acustica, armonica e pianoforte di tanto in tanto, raggruppate su 2 CD o 4 LP in vinile. Tutte queste canzoni furono scritte - ed i loro successivi demo registrati - prima che Bob Dylan avesse compiuto i 24 anni.
Tra le molte gemme ci sono 15 canzoni di Bob Dylan che sono state registrate dall'artista solo per queste sessioni, e che non sono mai state ufficialmente pubblicate fino ad ora. Queste includono la lamentosa "Ballad For A Friend," la ispirata all’epoca dei diritti civili "Long Ago, Far Away" , "The Death Of Emmett Till" e la commovente "Guess I'm Doing Fine".

The Original Mono Recordings è composto dai primi otto album long-playing di Bob, accuratamente riprodotti in mono così come erano destinati ad essere ascoltati. Questi otto album – dall’album di debutto dell'artista nel marzo 1962, fino a “John Wesley Harding” pubblicato il 27 Dicembre 1967 - sono unanimemente considerati alcune delle opere più importanti nella storia della musica registrata. Insieme ai Demo Witmark, essi forniscono al pubblico una visione ad ampio raggio del lavoro di Bob Dylan nel corso degli anni 60, e la cronaca sorprendente dela sua evoluzione da cantautore alle prime armi ad uno dei più inventivi e singolari artisti del mondo.

(Fonte: www.bobdylan.com)

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The Official Bootleg Series Volume 9 sta arrivando

Non è "Official Bootleg", un pò un termine improprio? Eppure, nella seconda metà del 2010, gli appassionati potranno acquistare una nuova raccolta di brani inediti e rari di Bob Dylan. Secondo Isis Magazine e Rolling Stone – il Volume 9 della Serie Bootleg uscirà il 19 di ottobre.
Chiunque spera in un proseguimento di "Tell Tale Signs" - Volume 8 nella serie - dello scorso anno, sarà un pò deluso nel constatare che l'attenzione questa volta si è spostata tutta verso la via del ritorno al 1960. La set list delle tracce ci fa notare che le registrazioni, fatte fra il '62-'64 ai Witmark Studios e Leeds Studios di New York City, forniranno un altro lato della produzione di Bob Dylan prima della sua infame conversione all’ elettrico.
Alcune canzoni siano già state pubblicate nella la prima Bootleg Series dai primi anni '90 ", volume 1-3." Se le proiezioni si rivelano corrette, "When The Ship Comes In", "Walkin 'Down The Line "e" The Times They Are A-Changing "- tutti registrati nel 1963 - saranno tra i brani proposti. Tuttavia, sono solo tre canzoni in un arco di quarantaquattro anni, che difficilmente potrebbe essere un motivo sufficiente per rifiutare tutte le altre proposte.
Sono sempre stato un fan delle Bootleg Series. Questo non è successo molto tempo fa anche se, relativamente parlando, dopo il Volume 7, la colonna sonora del documentario di Bob Dylan "No Direction Home", mi sono unito alle fila dei fans di Dylan.

Il Volume 7 era in realtà una delle compilation più intriganti quando ho cominciato ad ascoltarlo. Piuttosto che i concerti rilasciati sotto il nome di "Bootleg Series"negli ultimi sette anni - tutti certamente eccellenti - si trattava di una sezione trasversale delle diverse fasi formative della carriera di Bob. Accompagnati dal documentario di Martin Scorsese, questi dischi mi hanno aiutato a stuzzicare di più il mio appetito dylaniano. Mentre i tre album della serie mi hanno fatto vedere diversi aspetti di Dylan, il Volume 7 ha davvero messo in evidenza l'ampiezza delle mie conoscenze. Forse la mia tendenza viene dalla inclusione nel secondo disco di versioni alternative di alcuni dei miei pezzi preferiti da "Blonde on Blonde" - il mio primo vero e proprio disco di Bob.

Detto questo, ho anche apprezzato e goduto il Volume 4, il live concert alla Carnegie Hall del 1966, che catturò l'infame "Giuda”, la provocazione e le risposte successive. Aver sentito l’evoluzione da artista folk a star del rock è stata una cosa senza pari.

La Rolling Thunder Revue, che ha caratterizzato il Volume 5, non era un singolo spettacolo, ma una serie di spettacoli in diversi posti durante il tratto 1975 del tour. Però non si arrivava attraverso l’ascolto a catturare la vera essenza dei concerti, nonostante ci sia una vasta campionatura di canzoni. Comunque questa mancanza non toglie nulla a questa esperienza, anche se, le esecuzioni consentono di avere un’idea della sua carriera fino a quel momento.

Sono stato meno colpito, anche se non sbigottito, dal concerto di Halloween tenuto presso la Filarmonic Hall, presentato come Volume 6. E' chiaro che Dylan è sciatto o ubriaco o fuori di testa per tutta la durata del concerto, il che aggiunge una sfumatura comica alla mancanza di entusiasmo per i suoi successi precedenti. Alcuni dei duetti con Joan Baez durante la seconda metà valgono la pena di essere ascoltati, ma impallidiscono in confronto a quelli inclusi nel volume precedente.

Il Volume 8 dello scorso anno, "Tell Tale Signs", ha ottenuto una serie di sentimenti contrastanti tra gli ascoltatori. Se non vi è abbondanza di versioni inedite e di canzoni rare dagli anni più recenti, la sua voce è certamente meno riconoscibile di quella del passato. Il volume ha avuto anche un optional Deluxe Edition, con un costo aggiuntivo, con ancora più materiale nuovo. Il supplemento per questa ulteriore set di 12 canzoni è stato così forte che ha scatenato l'ira da parte della critica. Per tutta l'attenzione negativa, anche sa ha ricevuto recensioni positive, stava forse preparando il terreno per il 2009 all’improvviso uscita del nuovo album in studio.

Personalmente, spero che il Volume 9 non si riveli essere qualcosa di simile a ciò che le voci dicono al momento. Mentre le gemme come "Red River Shore" e "Mississippi" dal volume 8 valgono un tesoro, la possibilità per un altro sguardo al Dylan prima di diventare famoso è davvero un colpo forte e troppo bello per essere ignorato. So che per molti, sarà una tregua accolta con favore dopo l’ascolto della voce roca e spesso denigrata della quale abbiamo tanto sentito parlare ultimamente.

(Fonte: www.sometimesrhymes.com)

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The Bootleg Series Vol. 9 – The Witmark demos                          clicca qui

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L’esperimento di Dylan ottiene recensioni positive

Bob Dylan ha suonato al Warfield di San Francisco il 25 agosto con un cash-only per il biglietto dello show e, al momento, la risposta è stata complessivamente positiva.
Lo show di Dylan è stato annunciato una settimana prima che lo spettacolo avesse luogo. Non c'era alcuna prevendita di biglietti e le carte di credito non sono state permesse. I fans sono stati incoraggiati a mettersi in coda il giorno dello show, con 60 dollari in contanti, alle porta del teatro alle 5:30 pm. Il processo di scalping ha così eliminato diversi sovrapprezzi del servizio, ma l'incognita era se il concetto avrebbe avuto successo fra i fans.

Alcuni commenti:

La gente è stata in fila per ore, ma erano "pazienti e creativi", secondo KGO-TV.

"Ho un romanzo piacevole qui, un sacco di bevande e la gente parla e non vedo l'ora dello spettacolo" ha detto una persona al cronista dell'emittente televisiva.

"Questo è un modo migliore di quello di Ticketmaster," un altro fan ha detto al San Francisco Examiner. "Odio tutte quelle spese di praticità e costi di gestione. Sessanta dollari è un bel pò di Bob Dylan. "

"L'esperimento della biglietteria è stato uno sforzo molto degno," ha detto David Lefkowitz di Goldenvoice a Pollstar. "Abbiamo fornito artisti di strada e venditori di cibo per i clienti in fila. Lo show avrebbe venduto di più con le prevendite, ma siamo stati felici di aver fatto questo esperimento con Bob Dylan e il suo team. Sarebbe bello vedere altri artisti e promotori cominciare a sperimentare modi diversi di eliminare la rapida escalation delle tasse e la dominanza dei bagarini ".

"Molti fans", hanno detto di preferire questo metodo di vendite al posto dell’acquisto online. Un tizio abituato ad andare ai concerti che alcuni anni fa ha aspettato in coda tutta la notte per vedere Paul McCartney, ha detto al giornale che questo modo "livella il campo di gioco" in modo che tutti possano avere i biglietti.

I fan devoti sono arrivati con coperte, attrezzi da campeggio, sedie, ombrelloni e pranzi al sacco, e la coda è iniziata a mezzogiorno.

Joe Reinartz

(Fonte: www.pollstar.com)

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Anche Bob Dylan ha bisogno delle comodità della tecnologia moderna

di Farooq Sajid

Se c'era qualche dubbio che Bob Dylan era più grande allora e quindi più giovane adesso, è stato eliminato Mercoledì notte.
L'esperimento dell’iconico Bob di liberare il peso delle sovrattasse sui biglietti online non è andato come sperato. Il cantante ha avuto un intimo show a San Francisco Mercoledì notte, ma è diventato un pò più intimo di quanto previsto.
Ai fans di Dylan era stato detto di presentarsi al Warfield con $ 60 alle 05:30 p.m. per ottenere i biglietti senza dover pagare una tassa di prevendita. I biglietti non erano disponibili on-line o per telefono. Dylan avrebbe cominciato lo show alle 20,00 p.m.
La mossa è stata un idea dello stesso cantante e si era supposto essere una trovata intelligente e un ritorno al passato, quando le parole di Dylan erano ancora udibili.
Mentre un gruppetto di tifosi ha cominciato la fila per i biglietti intorno a mezzogiorno, al momento dell'inizio delo show c'erano un sacco di sportelli ancora aperti nel Warfield, che ha una capacità di 2.250 persone, come ha segnalato il SF Gate.
Era stato un problema del sistema o il cercare di convincere il personale ad una ad una notte di lavoro? Probabilmente un pò di entrambi. Dylan ha suonato uno show sold out a Oakland Martedì notte. I biglietti per questo spettacolo sono stati disponibili online, con un costo maggiore per la comodità.

(Fonte://www.nbcbayarea.com)

Vorrei dire la mia opinione su questo argomento.
L’idea non era malvagia, anzi, ma forse non si è tenuto conto o non si è data abbastanza importanza alle nuove abitudini della gente, intruppata ed abituata in un sistema telematico irreversibile.
Formalmente l’idea di risparmiare i soldi dei sovrapprezzi era apprezzabile, ma in realtà non è vera, ed è facilmente dimostrabile.
Con questo sistema una persona deve prendersi una giornata di ferie o perdere una giornata di lavoro per poter essere disponibile ad una lunga fila in attesa del biglietto. La gente, per paura di non riuscire ad averlo, è obbligata a presentarsi diverse ore prima dell’inizio dello show, con conseguente aumento esponenziale dei costi extra-ticket.
Se uno deve fare 8/10 ore di coda ha bisogno di mangiare, di bere, di andare al bagno, di sgranchirsi le gambe intorpidite dalla lunga attesa statica. I venditori ambulanti che stanno intorno a rifornire queste persone del necessario fanno buoni affari, a scapito dei poveri condannati alla fila. Sappiamo tutti per esperienza diretta che in situazioni del genere il costo di una semplice bottiglia d’acqua o di un panino passa facilmente i 5 euro, quindi il vantaggio del risparmio sull’acquisto online va direttante in cavalleria come si diceva una volta.
Valutato con approssimazione il costo del’operazione per un singolo partecipante, potremmo pensare che i costi del concerto passino da un 10/15 per cento della prenotazione online ad un reale 40/54 per cento in più, costo vivo della sopravvivenza sulla strada.
Se io prenoto online posso svolgere la mia giornata lavorativa e presentarmi alle 20,00 in tempo per il concerto, in questo modo invece devo rinunciare alla giornata di lavoro ed affrontare una serie di disagi ( immaginatevi 10 ore in fila sotto un sole come quello di questi giorni ) che mi costringeranno a spese supplementari per superare decentemente queste attese alle quali non siamo più abituati.
Anche il mondo intorno ai concerti è cambiato, il tempo della gente nel fango a Woodstock è rimasto solo un bel ricordo, la tecnologia ci ha strangolato, qualcuno di voi riesce a sopravvivere senza il telefonino ? Questo ci da la misura di quanto siamo e quantoci hanno fatto cambiare, quanto abbiamo approvato ed accettato queste nuove regole dettate dalla maggior praticità della telematica dell’informazione e dei servizi, difficile tornare indietro, tornare ai tempi quando le automobili non avevano i freni a disco, il servosterzo, il climatizzatore, il navigatore satellitare, gli airbags, e tutte le altre comodità che la tecnologia ci ha messo a disposizione per renderci la vita meno dura, forse un pò più costosa, ma certamente più comoda, e noi abbiamo accettato tutte queste comodità, quindi perchè voler tornare indietro, che ragione c’è che possa giustificare un ritorno al passato?
Forse questa volta Bob è stato troppo ottimista e tutto l’insieme è stato mal valutato, il risultato è stato il teatro con moltissimi posti vuoti, con gente che dopo una giornata simile aveva bisogno di un giorno di riposo, esperimento negativo a conti fati, da tutte due le parti, il teatro e Bob hanno incassato di meno del previsto, il pubblico ha speso di più del previsto. Non diamo tutta la colpa ad Internet di questo nuovo stato delle cose, Internet è l’evoluzione della società, con i sui pregi ed i suoi difetti, ma a mandare in crisi il mondo della musica non è stato Internet, sono state le Major che con una politica da rapinatori di banche, mettendo sul mercato CD che avrebbero potuto essere venduti comodamente al prezzo di 7/8 euro a cifre che variano dai 30 ai 50 euro, senza mettere in conto le esagerazioni tipo cofanetto imperiale “Tell Tale Signs” a 230 euro !
Se queste cose non fossero successe la gente avrebbe continuato a comperare i dischi o i Cd arricchendo le loro collezzioni personali invece che ricorre ad Internet per scaricare a costo zero la musica del loro artista preferito. La colpa non è della gente che a volte fa fatica ad arrivare alla fine del mese con lo stipendio, la musica è diventata un bene di lusso per i suoi costi, i concerti stanno avviandosi sulla stessa strada e non ci vorrà molto perchè anch’essi diventino inavvicinabili, purtroppo sono solo gli stipendi che non aumentano MAI in relazione al costo della vita.
Mi ricordo che da giovane il Bar era la mia seconda casa, si passava più tempo al Bar che a casa, ma allora era una cosa possibile, che era nelle tasche di tutti, oggi non più, per andare al Bar tutte le sere ci vogliono due stipendi al mese.
I tentativi come quello di Bob di ridurre il costo dei biglieti, di eliminare i bagarini è apprezzabile, ma destinato, purtroppo ad essere un sicuro fallimento.
Nessuno di noi può più permettersi di sputare in faccia alla tecnologia moderna, l’età della pietra è finita, il medioevo è finito, la storia attuale dice che la società è in continuo progresso, con tutti i pro e contro della faccenda, che il processo è inarrestabile, che continuerà inesorabile fino all’autodistruzine.

Mr.Tambourine

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Voci: Brad Pitt star in film basato sul poema epico di Bob Dylan-Sam Shepard

27 ago 2010 02:48 ET.Note - Questa è solo una diceria, e probabilmente non vedrà mai la la luce del giorno. Ma, secondo quanto riporta Pajiba:

Un film sulla base degli 11 minuti della canzone di Bob Dylan - Sam Shepard, "Brownsville Girl" si sta discutendo, e la star potrebbe essere Brad Pitt.

Secondo l'articolo,a Pitt è stato offerto di recitare la parte di Henry Porter (che non si chianmava così come dice anche il testo della canzone) un ruolo originariamente legato a Johnny Depp. Allo sceneggiatore Jay Cocks è stato chiesto di scrivere personalmente la sceneggiatura da Dylan stesso.
Sempre dall'articolo:
La sceneggiatura è stata descritta come un incrocio tra “Bonnie e Clyde” e “Le ali della libertà”, ed è la storia di un uomo che viene preso dopo una vita di furti e omicidi durata due decadi, mentre cerca di trattenere la donna che ama.

Lo script è in giro da tempo, ma Scott Cooper (Crazy Heart) sta valutando la realizzazione del film. Il film sarà prodotto da Irwin Winkler e Winkler Films (di Martin Scorsese “Quei bravi ragazzi” e “Toro scatenato”).

Le probabilità sono tante e poche allo stesso tempo, chissà se verrà mai girato (ricordate la versione cinematografica di "Lily, Rosemary,and the Jack of heart?), Ma non si sa mai con certezza. . .

"Brownsville Girl" è originariamente apparsa sull'album di Dylan del 1986 Knocked Out Loaded. Una versione precedente, denominata "Dansville Girl", era stata registrata durante le sessioni do Empire Burlesque. I testi si riferiscono a numerosi film di Gregory Peck, in particolare a “Il pistolero”. Peck ha citato la canzone quando ha consegnato a Dylan il Premio al Kennedy Center. Dylan ha eseguito la canzone dal vivo solo una volta, il 6 agosto 1986.

Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"

http://www.examiner.com/bob-dylan-in-national/rumor-brad-pitt-to-star-movie-based-on-bob-dylan-sam-shepard-epic

Non essendo disponibile nel nostro paese il video di "Brownsville girl" ho postato quello di New Danville Girl, che è la stessa storia

BOB DYLAN - New Danville Girl (1984)

 

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Alessandro Carrera - Brownsville Girl 

RAGAZZA DI BROWNSVILLE
parole Bob Dylan e Sam Shepard
musica Bob Dylan

Dunque, una volta ho visto un film
che parlava di un uomo che attraversava il deserto ed era interpretato da Gregory Peck
Veniva ucciso da un ragazzo assetato di gloria che cercava di farsi un nome
La gente del paese voleva linciare quel ragazzo ed appenderlo per il collo

Allora lo sceriffo picchia a sangue il ragazzo mentre il pistolero morente giaceva steso al sole e boccheggiava col suo ultimo respiro
Lasciatelo libero, lasciatelo andare, che dica pure di avermi battuto in duello leale
Voglio che provi come ci si sente ad affrontare la morte ad ogni istante

Bè, stavo guardando tutto questo e ne ero avvinto
e, sai, era come essere colpiti da una palla ed una catena
Sai che non riesco a credere che abbiamo vissuto così a lungo e siamo ancora divisi
Il tuo ricordo mi risuona alle spalle come un treno in corsa

Mi ricordo ancora il giorno in cui sei venuta da me sul deserto dipinto
con la tua Ford truccata ed i tuoi tacchi con la piattaforma alta
Non ho mai capito perchè tu avessi scelto proprio quel posto per vederci
Ah, ma avevi ragione. E' stato perfetto quando mi sono messo al volante

Guidammo l'auto per tutta la notte fino a San Anton'
Dormimmo nei pressi di Alamo, la tua pelle era morbida e delicata
Giù in Messico andasti a cercare un dottore e non sei più tornata
Sarei venuto a cercarti ma non me la sentivo di prendermi una pallottola in testa

Guidiamo l'auto ed il sole sta salendo sulle Rocky Mountains
Adesso so che lei non è te ma è qui ed ha quel ritmo oscuro nell'anima
Ma io mi trovo sul filo del rasoio e non sono più dell'umore di ricordare i vecchi tempi, quando ero il tuo uomo
E lei non vuole che io lo ricordi. Sa che perderemmo il controllo dell'auto.

Ragazza di Brownsville con i tuoi riccioli di Brownsville, i tuoi denti sono perle splendenti come la luna
Ragazza di Brownsville, mostrami il mondo tutt'intorno, ragazza di Brownsville sei il mio dolce amore

Bè, attraversammo il Panhandle* e ci dirigemmo ad Amarillo
Ci fermammo dove Henry Porter viveva abitualmente. Possedeva un lotto di terreno abbandonato circa un miglio fuori della città
Ruby era nel cortile sul retro a stendere i panni, con i suoi capelli rossi legati dietro
Ci vide arrivare in una nuvola di polvere
Disse: "Henry non c'è ma entrate pure, arriverà tra poco"

Poi ci disse di come i tempi erano duri e di come lei stava prendendo in considerazione l'ipotesi di strappare un passaggio e ritornare da dove era partita
Ma sai, cambiava argomento ogni volta che il discorso cadeva sul denaro
Disse: "Benvenuti nella terra dei morti viventi". Sembrava così triste.
Disse: "Persino i posti dove si va a barattare la roba stanno diventando piuttosto loschi"

"Quanto lontano siete diretti?" ci chiese Ruby in un singhiozzo
"Continueremo ad andare finchè le ruote non andranno a fuoco
Finchè il sole non scorticherà la vernice ed i sedili si scoloriranno e la vipera di fiume infine morirà"
Ruby sorrise dicendo: "Ah, si sa che certi bambini non imparano mai"

Eppure qualcosa a proposito di quel film non mi va proprio via dalla mente
Però non riesco a ricordare perchè fossi in quel film o quale ruolo si presume che dovessi interpretare
Mi ricordo solo che c'era Gregory Peck ed il modo in cui la gente si muoveva
ed un mucchio di persone sembravano guardare nella mia direzione

Ragazza di Brownsville con i tuoi riccioli di Brownsville, i tuoi denti sono perle splendenti come la luna
Ragazza di Brownsville, mostrami il mondo tutt'intorno, ragazza di Brownsville sei il mio dolce amore

Allora, cercavano qualcuno con un ciuffo sulla fronte
Io attraversavo la strada quando risuonarono i colpi.
Non sapevo se abbassare la testa o scappare, così scappai.
"Lo abbiamo intrappolato nella chiesa" gridò qualcuno

Beh, vedesti la mia foto sul Corpus Christi Tribune.
La didascalia recitava: "Un uomo senza alibi".
Tu facesti una deposizione a mio favore, dicesti che ero con te
Poi quando ti vidi di fronte al giudice piangere lacrime vere
è stata la miglior recita che abbia mai visto fare a qualcuno

Ora, io sono sempre stato il tipo di persona che non ama andare oltre il limite
ma alle volte capita che ti ci ritrovi senza volerlo
Oh, se c'è un pensiero originale là fuori potrei usarlo giusto ora
Sai, mi sento abbastanza bene ma questo non vuol dire molto. Potrei sentirmi molto meglio,
se solo tu fossi qui al mio fianco a mostrarmi come

Sono in coda sotto la pioggia per vedere un film con Gregory Peck
Già, ma non è quello che avevo in mente,
Ne è uscito uno nuovo suo, non so nemmeno di che parla
ma andrei a vederlo in qualsiasi film così resterò in fila

Ragazza di Brownsville con i tuoi riccioli di Brownsville, i tuoi denti sono perle splendenti come la luna
Ragazza di Brownsville, mostrami il mondo tutt'intorno, ragazza di Brownsville sei il mio dolce amore

Sai, è strano come le cose non vadano mai secondo i tuoi piani
L'unica cosa certa che sapemmo di Henry Porter è che il suo nome non era Henry Porter
E sai che c'è stato qualcosa di te, bimba, che mi piaceva e che era sempre troppo buono per questo mondo
Così come tu hai sempre detto che c'era qualcosa di me che ti piaceva e che io avevo lasciato nel Quartiere Francese

Strano come le persone che hanno sofferto insieme abbiano legami più saldi di quelle più felici
Non ho rimpianti, potranno parlare di me a volontà quando sarò morto
Hai sempre sostenuto che le persone non fanno quello in cui credono ma solo quello che più conviene, e poi se ne pentono
Ed io ho sempre detto: "Aggrappati a me, bimba, e speriamo che il tetto regga"

Una volta ho visto un film, credo di averlo visto due volte di fila
Non mi ricordo chi fossi o dove fossi diretto
Mi ricordo solo che era interpretato da Gregory Peck, portava una pistola e gli spararono alle spalle
Mi sembra sia passato un mucchio di tempo, molto prima che le stelle cadessero a pezzi

Ragazza di Brownsville con i tuoi riccioli di Brownsville, i tuoi denti sono perle splendenti come la luna
Ragazza di Brownsville, mostrami il mondo tutt'intorno, ragazza di Brownsville sei il mio dolce amore

* letteralmente è “il manico della padella” ma è un luogo geografico, è la parte nord del Texas tra l’Oklahoma e il New Mexico, dove si trova Amarillo

traduzione di Michele Murino

BROWNSVILLE GIRL
words Bob Dylan and Sam Shepard
music Bob Dylan

Well, there was this movie I seen one time,
About a man riding 'cross the desert and it starred Gregory
Peck.
He was shot down by a hungry kid trying to make a name for
himself.
The townspeople wanted to crush that kid down and string
him up by the neck.

Well, the marshal, now he beat that kid to a bloody pulp
as the dying gunfighter lay in the sun and gasped for his
last breath.
Turn him loose, let him go, let him say he outdrew me fair
and square,
I want him to feel what it's like to every moment face his
death.

Well, I keep seeing this stuff and it just comes a-rolling
in
And you know it blows right through me like a ball and
chain.
You know I can't believe we've lived so long and are still
so far apart.
The memory of you keeps callin' after me like a rollin'
train.

I can still see the day that you came to me on the painted
desert
In your busted down Ford and your platform heels
I could never figure out why you chose that particular
place to meet
Ah, but you were right. It was perfect as I got in behind
the wheel.

Well, we drove that car all night into San Anton'
And we slept near the Alamo, your skin was so tender and
soft.
Way down in Mexico you went out to find a doctor and you
never came back.
I would have gone on after you but I didn't feel like
letting my head get blown off.

Well, we're drivin' this car and the sun is comin' up over
the Rockies,
Now I know she ain't you but she's here and she's got that
dark rhythm in her soul.
But I'm too over the edge and I ain't in the mood anymore
to remember the times when I was your only man
And she don't want to remind me. She knows this car would
go out of control.

Brownsville girl with your Brownsville curls, teeth like
pearls shining like the moon above
Brownsville girl, show me all around the world,
Brownsville girl, you're my honey love.

Well, we crossed the panhandle and then we headed towards
Amarillo
We pulled up where Henry Porter used to live. He owned a
wreckin' lot outside of town about a mile.
Ruby was in the backyard hanging clothes, she had her red
hair tied back. She saw us come rolling up in a trail of
dust.
She said, "Henry ain't here but you can come on in, he'll
be back in a little while."

Then she told us how times were tough and about how she was
thinkin' of bummin' a ride back to where she started.
But ya know, she changed the subject every time money came
up.
She said, "Welcome to the land of the living dead." You
could tell she was so broken-hearted.
She said, "Even the swap meets around here are getting
pretty corrupt."

"How far are y'all going?" Ruby asked us with a sigh.
"We're going all the way 'til the wheels fall off and burn,
'Til the sun peels the paint and the seat covers fade and
the water moccasin dies."
Ruby just smiled and said, "Ah, you know some babies never
learn."

Something about that movie though, well I just can't get it
out of my head
But I can't remember why I was in it or what part I was
supposed to play.
All I remember about it was Gregory Peck and the way people
moved
And a lot of them seemed to be lookin' my way.

Brownsville girl with your Brownsville curls, teeth like
pearls shining like the moon above
Brownsville girl, show me all around the world, Brownsville
girl, you're my honey love.

Well, they were looking for somebody with a pompadour.
I was crossin' the street when shots rang out.
I didn't know whether to duck or to run, so I ran.
"We got him cornered in the churchyard," I heard somebody
shout.

Well, you saw my picture in the Corpus Christi Tribune.
Underneath it, it said, "A man with no alibi."
You went out on a limb to testify for me, you said I was
with you.
Then when I saw you break down in front of the judge and
cry real tears,
It was the best acting I saw anybody do.

Now I've always been the kind of person that doesn't like
to trespass but sometimes you just find yourself over the
line.
Oh if there's an original thought out there, I could use it
right now.
You know, I feel pretty good, but that ain't sayin' much. I
could feel a whole lot better,
If you were just here by my side to show me how.


Well, I'm standin' in line in the rain to see a movie
starring Gregory Peck,
Yeah, but you know it's not the one that I had in mind.
He's got a new one out now, I don't even know what it's
about
But I'll see him in anything so I'll stand in line.

Brownsville girl with your Brownsville curls, teeth like
pearls shining like the moon above
Brownsville girl, show me all around the world,
Brownsville girl, you're my honey love.


You know, it's funny how things never turn out the way you
had 'em planned.
The only thing we knew for sure about Henry Porter is that
his name wasn't Henry Porter.
And you know there was somethin' about you baby that I
liked that was always too good for this world
Just like you always said there was something about me you
liked that I left behind in the French Quarter.

Strange how people who suffer together have stronger
connections than people who are most content.
I don't have any regrets, they can talk about me plenty
when I'm gone.
You always said people don't do what they believe in, they
just do what's most convenient, then they repent.
And I always said, "Hang on to me, baby, and let's hope
that the roof stays on."

There was a movie I seen one time, I think I sat through it
twice.
I don't remember who I was or where I was bound.
All I remember about it was it starred Gregory Peck, he
wore a gun and he was shot in the back.
Seems like a long time ago, long before the stars were torn
down.

Brownsville girl with your Brownsville curls, teeth like
pearls shining like the moon above
Brownsville girl, show me all around the world,
Brownsville girl, you're my honey love.

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