>>> Caro Bruno, credo che l'autodistruzione e l'istinto di conservazione
>>> siano due concetti diversi non accumulabili,
In questo caso sono "accumulabili", perché l'uno (la distruzione del
proprio mito) è funzionale all'altro (la sopravvivienza della propria
persona).
Non sono diretti allo stesso oggetto!
Per il resto sono d'accordo con te.
Caro Bruno Jackass,
sono dell'idea che da quell'incidente (presunto) in moto sia passata
talmente tanta acqua sotto i ponti che è impossibile fare un quadro completo
della situazione.
Diciamoci la verità.
Prima del '68 la torta se la dividevano Bob, Beatles, Rolling e basta.
I Grateful Dead avevano più debiti dei Pink Floyd dopo la dipartita del loro
fondatore (i floyd hanno iniziato a vedere i soldi dopo Atom Heart Mother
1970), i Jefferson erano ricchissimi ma era tutto corcoscritto nel
territorio americano, i Byrds erano i crisi pesante e non vendevano, i
gruppi acid rock o garage band si scioglievano come neve al sole (anche dopo
un successo, Electric Prunes su tutti).
Dico questo perchè credo che fossilizzarsi sulla storia di Bob senza
contestualizzarla nei suoi periodi storici faccia smarrire il senso generale
della cosa. Credo.
Come saprete meglio di me la scena negli anni 70 cambiò. Arrivarono
tantissimi bravissimi gruppi e cantautori, supportati da grandi case
discografiche e con il mercato del vinile alle stelle.
Bob fece dischi mediocri. Non all'altezza dei suoi contemporanei (Self
Portrait, New Morning e ci metto pure Planet Wawes).
Se vuoi "distruggere il tuo mito" non firmi per l'Asylum di David Geffen,
non programmi un tour che attira 20 milioni di persone, non t' inventi la
straordinaria Rolling Thunder, non spari ai quattro venti la tua conversione
al cristianesimo, non pubblichi ogni boiata che ti ritrovi incisa (Empire,
Knocked Out, Down in groove e sopratutto l'orribilisimo Dylan and Dead, con
la gente che ancora si chiede "ma perchè OH MERCY non ha venduto?"..il
pubblico lo aveva perso con quei dischi inutili, ok, Bronswille Girl è
bella).
Non dai la tua canzone di protesta migliore per lo spot di una banca, la tua
faccia per la pubblicità di una macchina, la lingerie per donna (dimenticavo
l'incredibile autocelebrazione di Renaldo e Clara e Heart on
Fire.....lasciamo perdere). Questi non sono segnali di uno che vuole
distruggere il suo mito...Io sono felice che Bob non voglia distruggere il
suo Mito.
Sono d'accordo con l'amico Daniele Ardemagni quando dice che un giorno ci
mancherà tutto di Bob e che vedremo come cose grandiose anche le ultime
esibizioni. Anche se sogno di vederlo prendere la chitarra acustica ed
intonare "ALBERTA #2", crollerebbe lo stadio dalle urla.
MR.SPACEMAN
L'argomento è davvero interessante,
vorrei sentire l'opinione di altri Maggiesfarmers ( Marina, Blind boy,
Otello, Benedetto, Stefano catena, Alexan Wolf, etc....), abbasso
la pigrizia e mandate il vostro point of view about alla Fattoria!
Mi permetto ancora di scrivere una piccola cosa soprattutto a seguito delle
perplessità manifestate da Mr. Spaceman e Mr. Tambourine man sulla
“dipartita” prematura da me accennata (artisticamente) del nostro amatissimo
“Robert”.
Anche in questo caso sono state le mie parole ad esprimersi male e intendo
chiarirle dicendo che, dal profondo del cuore, mi auguro che Dylan campi
fino a 150 anni e che possa regalarci ancora una quarantina (almeno) di
nuovi lavori. Premetto anche che io sono tra i pochi ad aver amato il suo
disco di Natale, forse ancor più dell’ultimo TTL, a mio pare scolastico,
elementare e piuttosto freddino, eccettuati brani come I FEEL A CHANGE o
IT’S ALL GOOD. Aggiungo anche che per me Dylan non è mai stato un problema
di voce; Dylan è sempre stato un artista con il raro dono di poter
comunicare lo spirito di una sua composizione senza doverla riproporre
“melodicamente” ma anche solo accennandone l’intenzione. Ed è proprio questo
che, tutt’oggi, pur non avendo più il nostro la voce di un tempo, ci fa
commuovere: tra quei “rantoli” (così definiti da certi giornalisti-spazzini
de
ll’ultimo minuto) cogliamo improvvisamente un’intenzione, appunto, che ci
restituisce, in un attimo, tutto il pezzo e molto altro ancora. Riuscire in
questo nonè un problema di voce ma di cervello, cosa di cui Dylan non è mai
stato in difetto (per usare un eufemismo).
Quando ho scritto che Dylan non vuole (a mio parere, sottolineo) lasciare il
monumento di sé stesso, intendevo dire che un monumento è qualcosa di fermo,
immobile ed eterno e Bob è sempre stato per i “flussi” più che per le
“istantanee”. Se
il suo flusso (ma questa è una mia ipotesi – ferma, ma sempre di ipotesi si
tratta) ora è quello di andare avanti e lasciar correre le cose a costo
anche di indispettire certi ascoltatori, questo poco importa (soprattutto
per lui). Erano indispettiti nel ’65 a Newport, erano incazzati quando è
“diventato” cristiano o quando, ancora, negli anni ’80 ha tentato di
spacciarsi per una Rockstar. Insomm
a, questa è la sua storia; la storia di uno che, volente o nolente (in
coscienza o meno) ha sempre creato uno scarto tra lui e quelli che da lui si
aspettavano qualcosa. E sarà sempre così. Bisogna lasciarlo fare perché
finora, nel momento più inaspettato, quando i più lo davano morto e sepolto
artisticamente (ma senza le mie buone intenzione) lui è risorto spiazzando
tutti con lavori che hanno spazzato via, di colpo, ogni dubbio sulla sua
ispirazione. Quindi, lasciamolo fare …lui ha sempre creato così. L’ordine
l’ha sempre ritrovato dal disordine.
Prendiamo Dylan per quello che è; come scrisse qualcuno alcune settimane fa,
è l’unico Dylan che abbiamo e dobbiamo tenercelo stretto. Non ce ne sarà un
altro.
Intendo, infine, ringraziare Mr. Tambourine e tutti coloro che rendono
quotidianamente vivo questo spazio. Grazie infinitamente. Davvero.
Vi abbraccio musicalmente, filosoficamente, intenzionalmente. Giuales
L'album di Bob Dylan del 1990, under the red sky, è stato pubblicato intorno
all’ 11 Settembre 1990, a seconda del territorio.
L'uso di lettere minuscole per il titolo dell'album mi ha ricordato un
promemoria passato dalla Columbia Records nel luglio del 2001. Fra le
istruzioni ai dipendenti c’era quella di assicurarsi che "Love And Theft"
fosse scritto tra virgolette, e non fare riferimento al fatto che fosse il
suo album # 43(non volevano "datarlo").
Under the red sky faceva seguito all’album, acclamato dalla critica, Oh
Mercy del 1989. Il nuovo album era stato prodotto da Don e David Was (nel
gruppo compariva per la prima volta anche Bob Dylan, per la prima volta con
lo pseudonimo di Jack Frost).
Nel 1989, Don Was fece rivivere quasi da solo la carriera di Bonnie Raitt,
producendo il suo album vincitore di un Grammy, Nick Of Time. Nello stesso
anno, ha realizzato anche l’album di ritorno dei B-52', Cosmic Thing ("Love
Shack"). Nel 1990, è stato reclutato per supervisionare la produzione di
Dylan di Under The Red Sky.
L'album è stato ampiamente considerato come una delusione dalla critica. La
reputazione di Dylan prese una batosta a metà degli anni 1980, e l’album
prodotto da Daniel Lanois, Oh Mercy, fu visto come un ritorno alle sue
altezze. Questo è stato dopo i tour di alto profilo con i Grateful Dead e
Tom Petty & The Heartbreakers, l'inizio di ciò che è conosciuto oggi come il
Never Ending Tour.
Tuttavia, under the red sky, è stato considerato come un passo indietro.
Ci sono stati due fattori principali:
1. Produzione. Don ha usato con Dylan la stessa formula che aveva usato per
il disco di Bonnie Raitt. Egli aveva arruolato una sfilza di musicisti
ospiti all-star tra cui Slash, Elton John, George Harrison, David Crosby,
Stevie Ray Vaughan e Bruce Hornsby. Egli ha anche deciso che questo album di
Dylan, e le singole canzoni, dovevano essere brevi. Questo significava che
una canzone possa essere data per buona mentre Dylan stava ancora cercando
la strada giusta. È stato detto che più tardi ha deplorato la decisione.
2. Canzoni. Alcune delle canzoni sembravano tentativi di Dylan di comporre
filastrocche. Bob era recentemente diventato padre di nuovo, ma Dylan saputo
mantenere il suo secondo matrimonio con Carolyn Dennis, e aveva tenuta
segreta per molto tempo la nascita della sua nuova figlia Desiree Gabrielle.
La canzone "Wiggle Wiggle", in particolare, continua ad essere apertamente
derisa, anche se si trattava di una buona canzone per aprire i concerti.
Inoltre, le versioni di due canzoni, "Born in Time" e "God Knows", erano gli
avanzi delle sessioni di Oh Mercy. (Gli originali alla fine apparvero su
Tell Tale Signs).
Don Was commentato l'album:
'under the red sky' non ha ottenuto il più grande consenso dalla gente, ma è
una delle pochissime registrazioni nelle quali sono stato coinvolto che
ascolto ancora per piacere personale. Questo è tutto quello che posso dire.
Dovrei dire che ascolto anche Archie Shepp, gli Stooges e Andre Williams per
il nio piacere, ma ciò non toglie che 'under the red sky' è un album molto
fresco - molto meglio di qualunque altro di quel tempo. In realtà, lo trovo
molto simile a Modern Times , del quale ne è il precursore. Non posso
credere che nessuno ha notato la connessione.
Don Was continuò a produrre molti altri dischi, inclusi quelli dei Rolling
Stones, Ringo Starr, Iggy Pop, Ofra Haza, e Joe Cocker. Egli ha anche mixato
“Unplugged” di Dylan con Ed Cherney.
Dylan non avrebbe fatto uscire un altro album di materiale originale fino al
1997.
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Nel tentativo di promuovere Under The Red Sky, Dylan ha accettato di
apparire in un video promozionale per il singolo, "Unbelievable". Nei giorni
precedenti l'uso di Internet, ci è voluto molto più tempo per scoprire
questo video, mi è capitato di vedere questo video per puro caso in una TV
via cavo. Nel 1990, VH-1: Video Hits One (come si chiamava all'epoca)
avrebbe trasmesso Adult Contemporary soft rock e R & B video. Di tanto in
tanto, mi collegavo alla stazione nella speranza di trovare qualcosa di
utile. Tra le canzoni, un VJ non inquadrato aveva annunciato che sarebbe
partito il nuovo video di Bob Dylan. Così ho smesso di quello che stavo
facendo, ed ho aspettato. . . e aspettato. . . E aspettato.
Infine, è arrivato. Un nuovo video, colorato, ricco di azione, girato da Bob
Dylan nel deserto di Mohave. Era pieno di immagini e simboli, anche se non
sembrava che Dylan avesse molto a che fare con il video. Per una volta,
però, Dylan sembrava avere buoni momenti in uno dei suoi video. Ha anche
sorriso.
C'erano anche altri tipi di video musicali per tutti i rockers classici,
vale a dire storie con protagonista i giovani, attori di bell'aspetto.
Ricordo cosa disse Rob Bogue il 24 giugno 1990:
"Bob Dylan ha voluto darmi la sua armonica. Egli era venuto per salutarmi ed
io , “ Aspettami, non ne posso più di andare in bagmo”. Ero troppo giovane e
nervoso. Così lui ha detto 'Va bene, quando torni ti voglio dire addio”.
Sono tornato, ma la se ne rea già andato, aveva lasciato la sua armonica
alla mia donna di servizio”.
La celebre attrice Sally Kirkland, apparso anche lei nel video nel ruolo
della receptionist del motel, mi ha mandato questo commento tramite e-mail:
"Paris Barclay è stato un regista fantastico. Ero entusiasta di essere
diretta da lui nel filmi. Sempre stato una fan di .. Molly Ringwald, e amo
tutte le cose che fa BOB. Che BOOM."
Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"
http://www.examiner.com/bob-dylan-in-national/dylan-s-back-pages-under-the-red-sky-released-september-1990?cid=examiner-email
E 'ovvio che non troverete luci massicce o lampeggianti o qualcosa di
pirotecnico ad un concerto di Bob Dylan. Né si avvertono i 69 anni del
cantautore, che fa salti e scalcia in aria mentre jamma con la chitarra.
Così si può vedere e sentire la musica di una Leggenda, e le sue canzoni. E'
davvero così semplice.
L'uomo, che ha cambiato il panorama della musica nel corso dei suoi 50 anni
di registrazioni, ha portato la sua armonica, la sua chitarra, la sua band
vestita in modo uniforme a suonare di fronte a una folla record allo Sturgis
Motorcycle Rally di Buffalo Chip. Ma come amico di lunga data di Dylan e
fotografo personale, Ken Regan, disse una volta: "Non importa se è un
concerto per 600 persone o 5.000 o 50.000. Lui vuole solo suonare".
Apertura con i Kid Rock, in qualche modo di un attacco strano. Cavalcano il
vento del successo del loro primo album, Orianthi trasuda fiducia mentre
suona sfolgoranti riff di chitarra su testi di canzoni pop orecchiabili.
L'australiano di 25 anni, è pieno di energia, e così la sua band.
"Inaspettatamente brillante" è stato il commento della folla.
Nonostante sia su ciò che i critici ed i fans hanno chiamato il "Never
Ending Tour" per gli ultimi 20 anni, la vista di Bob Dylan in concerto
fa sentire come un raro piacere grazie al suo comportamento solitario. Ma il
tenere un centinaio di spettacoli all'anno lo fa sembrare meno come un
recluso e di più come un uomo di spettacolo, anche se non agisce in questo
modo in concerto.
Se i fans sono venuti a questo concerto per sentire una voce chiara e
limpida saranno stati amaramente delusi. Non ci sarebbe alcun motivo di
avere tali aspettative, tuttavia, dal momento che Dylan non ha mai avuto una
voce così non si può pretendere che canti come Steve Perry, dopo anni di
canto e di fumo. Invece la voce è roca, ringhiando e confusa, e talvolta
anche spaventosa. Ma lui è Bob Dylan, e lui è una leggenda.
Le luci sono state mantenute molto deboli su Dylan, infatti i riflettori di
casa erano spenti. Anche se è un setup molto atipico, è molto intimo per
sentire il concerto, come se si stesse guardando uno vecchio spettacolo in
uno scantinato polveroso con alcuni amici.
Le sue set list variano notte di notte, e Sturgis non ha fatto eccezione. Le
nuove canzoni dal suoi ultimi albums sono state sparse in mezzo a
inevitabili necessità come "All Along the Watchtower" e "Just Like a Woman".
La maggior parte delle canzoni più vecchie sono cantate con un ritmo più
frettoloso per favorire la limitata voce del Bardo.
Dylan ha un look vecchio, ma non stiamo guardando più il giovane Dylan, ma
piuttosto una versione più vecchia e più saggia, che rimane un enigma
potente. Le canzoni sono ancora lì - e questo è ciò che conta quando si
tratta di Bob Dylan.
Quarant’anni dopo la morte Jimi Hendrix vale come una
multinazionale
Mostre, installazioni, riedizioni, omaggi, da Londra a
Milano, con un unico soggetto: Jimi Hendrix con la sua Fender Stratocaster.
Si parla di «rinascita del rock», di questi tempi, ma non è ansia di revival
quella che anima le celebrazioni del quarantennale della morte (18 settembre
1970) del ragazzo di Seattle che dissotterrava le radici del blues per farle
ricrescere in forme sempre diverse, alludendo a uno sviluppo in progress
inesauribile, frutto di successivi innesti e contaminazioni.
È che in realtà Jimi non se n’è mai andato davvero. Ha continuato ad
aleggiare in un universo musicale in cui è passato come un’incandescente e
fragorosa meteora indicando un passaggio verso l’”universalità”, troppo in
fretta, però, perché qualcuno riuscisse a inserirsi nella scia. «So dove sto
andando, ma non so come fare per arrivarci», dichiarava, poco più che
ventenne, in uno dei brani del suo primo album. Ma intanto andava.
Per 571 pagine Harry Shapiro e Caesar Glebeek l’hanno seguito passo dopo
passo, dai primi tentennamenti alla folle corsa degli ultimi quattro anni
vissuti forsennatamente, per rimanere a loro volta inghiottiti in «Una
foschia rosso porpora», calzante sottotitolo della più voluminosa biografia
di Jimi Hendrix, riveduta e rieditata (Arcana) in occasione di questo
anniversario. Lati imperscrutabili nella personalità di quello che è sempre
al primo posto nelle classifiche dei più grandi chitarristi elettrici di
tutti i tempi, sgusciante da ogni classificazione. Episodi non del tutto
chiariti nella sua vita e ricostruzioni confuse anche attorno alla sua
morte, che hanno dato adito a diverse ipotesi più o meno fantasiose.
L’unica cosa certa, a proposito dell’epilogo, è che Jimi aveva più di una
volta dichiarato che non sarebbe arrivato a 28 anni ed è stato di parola.
Curiosamente, nella gran mole di documentazione raccolta da Shapiro e
Glebeek non c’è accenno ai dossier che l’Fbi raccoglieva su quello che
definivano «il ben noto intrattenitore Negro», sospettato d’essere in
combutta con le Pantere Nere. Documenti diventati oggi accessibili, ai quali
ha attinto Mimmo Franzinelli, che nel recente Rock & Servizi segreti
(Bollati Boringhieri) dedica a Hendrix un capitolo. E a cui non manca di
riferirsi Enzo Gentile, autore dell’appena uscito Jimi Santo Subito (Shake
Edizioni). Non è un dettaglio che stimola solo vacua dietrologia.
Tutte le testimonianze concordano nel descrivere un Jimi sospettoso fino
alla paranoia negli ultimi tempi. E certo sentirsi gli sguardi dei segugi di
Hoover fissi addosso non poteva aiutarlo a ritrovare serenità.
Ma anche questo fa parte della leggenda, ovvero la storia di un ragazzo di
colore con una dose di sangue Cherokee che amava B. B. King, Muddy Waters e
che rimase folgorato da Bob Dylan. Che col nome d’arte di Jimmy James
vagabondava di luogo in luogo e di band in band senza accasarsi mai. Che
distorceva i suoni della sua chitarra come nessuno aveva mai fatto fino ad
allora e che pochi erano in grado di apprezzare pienamente.
Non negli Stati Uniti, almeno, neanche a New York dov’era finito per
approdare. Dunque ci volle l’intuizione di un inglese, Chas Chandler,
bassista degli Animals, per toglierlo da un destino da dropout, portarlo a
Londra e da lì proiettarlo tra le stelle. Succede tutto in pochi mesi, tra
il ’66 e il ’67.
«Gli amici e i colleghi musicisti – raccontano Shapiro e Glebeek – ricordano
una sola cosa, cioè che un momento Jimmy vagava per il Village in cerca di
ingaggi e un momento dopo non c’era più. Quando lo rividero, era Jimi
Hendrix». E bruciava la chitarra sul palco del Monterey Festival, mandando
in fumo anche le performance di tutti gli altri partecipanti.
La leggenda dice che Eric Clapton, che per Jimi era un mito, vedendolo
suonare per la prima volta abbia esclamato: «Se io sono dio, lui chi è?»,
interpretando anche il pensiero di altri “dei” della chitarra britannici
come Pete Townshend e Jeff Beck.
«Voglio essere il primo uomo a raccontare come si suona il blues su Venere»,
ha risposto in differita Jimi, confermando d’essere di un altro pianeta,
attorno al quale si continua ancora a vagare senza riuscire ad approdarvi
definitivamente, perché sempre avvolto in «una foschia rosso porpora».
Ciao Mr. Tambourine,
ti scrivo perché non sono d'accordo con Mr.Spaceman.
L'opera di autodistruzione del suo mito da parte di Dylan è avvenuta e
continua ad avvenire con successo.
La sua fama mediatica, tra la maggioranza della popolazione, è relativamente
molto piccola se confrontata con quella di personaggi che hanno prodotto
1/1000 di ciò che lui ha prodotto a livello artistico. La fama di Dylan è
immensa tra gli artisti, ma se guardiamo al grande pubblico è irrisoria.
Questo nonostante egli abbia attraversato diverse generazioni producendo
sempre altissima qualità. Certo Dylan ha uno zoccolo duro di appassionati
che non lo abbandoneranno mai, ma sono pochissimi.
In sostanza, secondo me, dall'epoca dell'"incidente" in moto dopo il ritorno
dal tour del 1966, Dylan ha cercato di mantenere un profilo basso.
In un certo senso anche il rifiuto del ruolo di "leader culturale" del
movimento politico (allora importantissimo) fu già una prima fuga. Se avesse
sempre favorito l'attenzione mediatica nei suoi confronti, come fanno tutti
gli altri (madonna, springsteen, ladygaga, michael jackson etc), la sua fama
avrebbe assunto proporzioni inimmaginabili ma la sua vita personale sarebbe
praticamente finita o nella droga o per mano di qualche fanatico fuori di
testa. Io credo sia stata una questione di sopravvivenza.
Se oggi Dylan canta, compone ed è ancora vivo a 70 anni lo si deve alla sua
preoccupazione di non farsi pilotare e poi travolgere dai meccanismi che poi
sono diventati il cosiddetto "star system". Credo sia questo che intendeva
Bono quando disse: "Amo Dylan perché è ancora vivo!".
Bruno Jackass
Caro Bruno, credo che l'autodistruzione e
l'istinto di conservazione siano due concetti diversi non accumulabili,
insomma bisogna decidersi, o Bob aveva deciso di autodistruggersi o aveva
deciso di voler sopravvivere. Io penso che dopo l'incidente (al quale per
altro non ho mai creduto e mai crederò) Bob aveva capito che se voleva
invecchiare doveva cambiare andazzo, che fu poi esattamente quello che fece.
Cercare di sopravvivere è in netto contrasto con l'idea di autodistruggersi
(e di conseguenza il suo mito). Personalmente non credo che mai Bob abbia
deciso di annullarsi, tutt'altro, aveva soltanto deciso che doveva ridurre
l'attenzione mediatica esageratamente oppressiva e condizionante durante il
decennio degli anni 60. Ma da qui a pensare che lui abbia sempre messo in
atto un sistematico sistema di distruzione di se stesso, del suo lavoro e
del suo Mito c'è un'abissale differenza. :o)
Review: Billings, Montana
- Dehler Park - August 11, 2010
di KJ Ladwig
Sono arrivato da Minneapolis via Delta verso le 03:30, mi sono riunito con
il mio buon amico del college, il Dr. Phil Mauer. Ci siamo diretti verso il
basso per raggiungere Dehler Park-minor league ballpark, che è nascosto in
una ciotola sotto le scogliere di Billings. Arrivati abbiamo parcheggiato a
30 piedi dall’ingresso, gratuito, e mentre camminavamo abbiamo sentito Il
Cougs che cantava Na, na, na, na, na na – con gioia abbiamo preso una birra
e ci siamo diretti verso i nostri posti, circa a 15 piedi dalla tastiera di
Bob e dal fidato Oscar appoggiato sugli altoparlanti. E' stata una bella
notte calda, con una leggera brezza fresca che mischiava l’odore del sudore
con quello della birra.
Bob all'organo indossa un cappotto di taglio fantasia navy blu, con i
relativi pantaloni ed il suo cappello standard a tesa larga beige.
BOB ha iniziato il concerto con con Rainy Day Women, e urlava sulle note
basse - Everybody Must Get Stoned!, la folla ha letteralmente preso in
parola Bob e l'odore familiare della Cannabis riempiva l'aria.
BOB ha cantato la sua “It’s all over now baby blue” alla chitarra, ed è
stato evidente, che Bob era qui per fare un grande show, la sua voce era su,
idratata, con una sensazione di freschezza come è stata anche la band.
Poi ha fatto uno standard, davvero bello e molto ben suonato e cantato
“Stuck inside of Mobile”.
...... “Just like a woman”, cantata come l’ha cantata Bob ha offerto alla
folla lo spunto per cantare insieme.
Poi ha proseguito con una molto gustosa e stretta “Rollin and Tumblin” con
Charlie Sexton e Bob che andando avanti e indietro. Charlie continua ad
essere un grande insieme visivo oltre che musicale, inoltre,dopo la
ricongiunzione con la band l'anno scorso a Seattle, dopo una pausa di sette
anni, Bob e la band si scambiavano sorrisi, annuivano l’uno verso l’altro,
ridevano, e il buon umore e la loro dedizione alla musica hanno brillato per
tutta la notte.
Semplicemente una emozionante avventura, con Bob a 69 anni che suona ogni
sera a un livello così elevato. È veramente da vedere per credere gente,da
dire “DON’T U MISS IT!”
Il brano successivo è stato un raro e molto particolare arrangiamento di
“Shelter from the storm” e la folla ha davvero cominciato a partecipare
ballando e cantando insieme a lui.
Poi c’è stata “High Water”, con Donnie Herron al banjo, rendendo questa
canzone la vera jam della notte. Poi è venuta “Forgetful Heart”, e mi sono
sentito così fortunato nel sentire questa canzone ancora una volta, dopo
averla sentito in diretta a Milwaukee, e a Hollywood.
Bob si è dimenticato un verso, ma nessuno è sembrato accorgersi, o dare
importanza alla cosa, la canzone con il suo testo roccioso, come Bob ha
detto in un'intervista, parla di un "colloquio con il suo cuore ", mi ha
fatto rizzare i peli sulle braccia. Che canzone !!!!!!!!!!!
Poi una forte “Highway 61”, davvero intensa performance, poi un Bob profondo
ed emotivo al centro della scena per cantare “Workingmans Blues”, seguita
dalla epica “Thunder on the mountain”, e ancora con la versione assassina di
“Ballad of a thin man”, con l’ombra di Bob proiettata sullo sfondo dietro di
lui, braccia in fuori ------ Brillante e ben eseguita.
Poi sono arrivati gli encore usuali, ma con una differenza. Durante la
presentazione della band, Tony Garnier si è avvicinato a Bob sussurrandogli
qualcosa all'orecchio, e Bob ha annuito. Bob allora annuncia che è il
compleanno di Charlie mentre Sexton diventa tutto rosso in viso. Bob ha
detto “Voglio cantare Happy Birthday per lui, tutti d’accordo ?” Così la
folla canta con la band che accompagna il felice compleanno di Charlie! -
Bob poi ha detto: “--- ok ora cantiamola tutti assieme quando dico Via!!” La
band e la folla sono scoppiati a ridere mentre Bob inizia di nuovo Happy
Birthday davanti ad un sorridente Charlie!
Alla fine della canzone, tutto rosso in viso, Charlie, si è avvicinato a Bob
e puntandogli il dito ha detto :-“Tu hai me, You Really Got Me”, e Bob
faceva fatica a contenersi, è stato un momento dolce per un gruppo di
ragazzi che amano suonare assieme godendosi i loro momenti lungo il percorso
del tour. Loro sono una band molto legata ora che Charlie è con loro da
circa un anno. Bob e Charlie si piacciono a vicenda, creando fra loro
momenti spontanei che coinvolgono tutti, anche George Recile, Stu Kimball,
Tony e Donnie. Che formazione di all-star, questo è il mio umile parere, il
miglior BOB e la migliore band al loro meglio, se vi capita l’occasione, non
pensateci due volte – Andate a Vederlio!!
Stasera la voce di Bob era particolarmente chiara e forte, non ci sono state
interruzioni o staccati nella sua voce.
Alla fine dello spettacolo, per la prima volta dopo anni Bob ha salutato la
folla scaricando tutti e sei i colpi della sua pistola. L’Ultimo Trovatore
era venuto in città e ci ha fucilati tutti con la sua musica.
Un capolavoro di un concerto. Grazie Bob Dylan, per essere così grande a 69
anni, dopo che la tua musica da oltre 50 anni è in cima al mondo della
musica, è semplicemente sorprendente, semplicemente incredibile. Ancora una
volta, se avrete una chance, andate a vedere Bob Dylan e la sua band. Sarete
stupiti e rinnovati!
Un ringraziamento speciale alla famiglia Mauer e JD per la loro calorosa
ospitalità!
Sean Wilentz su Bob Dylan? E il prossimo di David McCulloch su Bruce
Springsteen? Doris Kearns Goodwin per i Rolling Stones? Garry Wills su
Madonna? Avete tutto il diritto di considerare "Bob Dylan in America", con
scetticismo, o almeno lo fareste se non conosceste quanto profondo sia il
background di Wilentz sulla musica tradizionale americana.
Considerata la gravità e la pretesa con cui i tanti critici rock scrivono
sui loro artisti preferiti, ci si potrebbe aspettare un accademico che tenta
di seppellire Dylan sotto cumuli di prosa stentorea. Ma Wilentz non è
accademico ordinario. Per prima cosa, insieme a Greil Marcus, ha curato “The
Rose and the Briar: Death, Love, and Liberty in the American Ballad.” Per
altro, lui era praticamente nato in quel contesto. Suo padre, Elia, lavorava
nel mitico Ottavo Bookshop del Greenwich Village, un negozio, dice, "che ha
contribuito a nutrire i poeti Beat del 1950 e la scena del folk revival nel
1960." (Elias ha anche curato "The Beat Scene", una delle prime antologie di
poesia Beat.)
Sean Wilentz è sicuramente il meno pomposo e più accessibile dei grandi
storici americani, uno scrittore che può fare di 600 pagine sul tema "The
Age of Reagan" una lettura da spiaggia. Nel suo libro su Dylan, riesce a
usare lo stesso occhio analitico su una icona culturale come ha fatto con
figure politiche come Jefferson e Jackson, e lo fa con l'entusiasmo di un
fan.
"C'è abbondanza di commenti affascinanti sulle canzoni di Dylan," ci dice in
anticipo ", e ci sono diverse biografie informative. Ma anche i migliori
libri su questo argomento non contengono tutto ciò che volevo sapere sulla
musica di Dylan e le tensioni che hanno provocato nella vita americana. Non
sono mai stato interessato semplicemente a rintracciare ed elencare le
canzoni e le registrazioni che hanno influenzato Dylan. ... Sono invece
stati incuriosito, quando, come e perché Dylan ha seguito alcuni precursori,
nonché alcuni dei suoi contemporanei, circa l'ambiente in cui vissuto e
lavorato su queste influenze... "
Come qualcuno che aveva scandagliato molto o la maggior parte della
letteratura di Wilentz riferisce, posso testimoniare che fa il miglior
lavoro allo scopo di tirare insieme i filoni culturali e politici e li
intreccia : "Chiunque fosse interessato ad apprezzare il voluminoso lavoro
di Dylan deve affrontare la sfida di possedere la sua combinazione
paradossale e la sua instabilità di tradizione e di sfida. "Dylan ha, nel
corso dei decenni, contraddetto se stesso? Benissimo, allora, si è
contraddetto. Parte della sua forza è sempre stata nella sua capacità di
accettare e di riflettere su queste contraddizioni”.
Nessun altro artista popolare americano ha tirato fuori tante idee nel campo
della sinistra, quindi è giusto che Wilentz vada ancora più, ed a senso
unico, ben oltre la recinzione del campo esterno, per trovare traccia dei
Dylan antecedenti.
Non importa quanto lontano Wilentz sembri andare lontano nel tempo, però,
riesce sempre a gestire la materia, come se fosse cosa di casa sua. In un
certo senso, ha fatto un libro che gli dà un vantaggio rispetto alla maggior
parte degli scrittori di libri sui Dylan, anche sul libro scritto da Dylan
stesso "Chronicles Volume One", pubblicato nel 2004. " Chronicles " aveva
colpito i fans di Dylan per la sua autocritica e la sua lucidità,
l'esplorazione affascinante e dettagliata della propria mente d'artista,
mai prima di allora una figura importante nella musica popolare americana
era andato a tali altezze per spiegare se stesso e demistificare la propria
immagine pubblica, rendendo il giusto omaggio a tutti gli artisti che
avevano influenzato la sua formazione, Woody Guthrie, naturalmente, Hank
Williams, e il mitico cantante del delta-blues Robert Johnson.
(“Ascoltandolo - ha detto Dylan - Mi sentivo come se un fantasma fosse
entrato nella mia stanza, una apparizione spaventosa.")
In "The Chronicles" Dylan ha descritto i suoi eroi, ispirazioni come Roy
Orbison ("Cantava come un professionista del crimine"), Ricky Nelson ("Mi
sentivo parente con lui"), Mickey Rourke ("Lui potrebbe spezzarti il cuore
con uno sguardo "), e questa era quasi un miracolo, proveniente dall’uomo che
aveva scritto"Master of War" e "The Times They Are A-Changin”. Quando Frank
Sinatra ha cantato "Ebb Tide," Dylan disse "ho potuto sentire tutto nella
sua voce, la morte, Dio e l'universo... "
Per la prima volta nella sua carriera, Dylan si era aperto e diceva ai suoi
fans quello che lui amava, dalla vita familiare ("La famiglia, le feste di
compleanno, i miei figli da portare a scuola, il camping, i viaggi, andare
in barca, il rafting ..."), New Orleans ("Tutto a New Orleans è una buona idea
... il Diavolo viene qui e si mette a sospirare"), Pete Maravich che giocava
a basket ("E' stato qualcosa da vedere ... il sacro terrore della
pallacanestro mondiale"), e dei consigli di suo padre ("Anche se non si
disponi di tutte le cose che vuoi, devi essere grato a Dio per le cose che
non hai e che non vuoi").
Soprattutto, ha spiegato la sua arte con maggiore semplicità e comprensione
che qualsiasi altro critico avesse mai fatto. "Quello che ho fatto è stato
quello di prendere il modello dalla gente semplice e di dare nuove immagini e
possibilità a loro, usando frasi che catturavano la loro attenzione, o la
metafora combinata con una nuova serie di ordinanze che si sono evolute in
qualcosa di diverso che non era mai stato sentito prima".
Prima di "Chronicles Volume One", Dylan era praticamente stato etichettato
dai commentatori culturali come il punto di infiammabilità del movimento
controculturale, un simbolo di ribellione e di sfida alle autorità. Certo,
era anche queste cose, e così rimane. Ma il libro, con il suo buon umore e
la descrizione casalinga dei piaceri semplici ha costretto un gran numero di
persone a considerare Dylan e il suo lavoro da un nuovo punto di vista: e
cioè, in quali modi le sue esperienze personali erano connesse con quelle di
tanti americani di ogni ceto sociale.
Wilentz è il primo scrittore a dare a Bob Dylan l'onore di prenderlo in
parola, e "Chronicles Volume One" gli fornisce un quadro fedele e una pietra
di paragone per la esplorazione del proprio Dylan. Quando questa
esplorazione sarà tradotta per l’estero, le curiosità che il lettore chiede
circa le connessioni di Bob Dylan saranno rivelate. "OK, perchè il Prof. le conosce".
(Fonte: www.truthdig.com)
a
Giovedi 16 Settembre 2010
Dylan vuole distruggere il suo mito. Ma che state dicendo?
Con rispetto verso questa romanticissima visione, dell'uomo che non accetta
il suo mito..e cosi va a distruggerlo in giro per il mondo..Giappone,
Europa, America e ancora Europa da un secolo ormai..a suon di bigliettoni
ovviamente..è molto romantica. Assolutamente romantica. Assolutamente
pazzesca pensarla VERA.
Ma come si fanno a pensare certe cose?
Se è questo il criterio per distruggere il proprio Mito allora mi viene da
pensare che Dylan sia un incapace assoluto a farlo.
Non fai uscire un disco l'anno (che sia un bootleg o uno nuovo o un best of
non fa la differenza) se vuoi distruggere te stesso (sempre a suon di
bigliettoni ad edizioni deluxe).
Ho un'idea molto personale.
Credo molto criticabile.
Ma ho la sensazione che Dylan sia un tirchio pazzesco. A questo dobbiamo la
mancanza totale di scenografie, a parte quell'orribile disegno filo
massonico egiziano. Basta. Basta a dare la colpa alla COLUMBIA se esce un
disco bootleg o altro. SENZA LA FIRMA DI DYLAN NON ESCE UN CAZZO. NIENTE.
E' vergognoso che Lui abbia fatto togliere i suoi brani da YOUTUBE. LUI ha
scelto di toglierli NON LA COLUMBIA che lo sfama da 40 anni.
Se il suo show non subisse gli effetti negativi della sua assoluta mancanza
di parsimonia non batterei ciglio (io che non sono nessuno ma gli pago una
tassa di cento euro l'anno tra dischi e concerti, nessuno mi costringe,
ovvio, ma nessuno può privarmi di avere un'opinione sul tutto).
Spero che il romanticismo d'immaginare un Dylan che distrugge il Suo mito
venga superato.
Dylan sente che basta la sua bella voce ed il suo cappello ed il suo
sorrisino e una Jolene buttata lì come bis per garantirsi una dignità
concertistica. Ma non è così.
Sono d'accordo su tutta la linea con Mr.Tamburine.
E desidero sottolineare che togliere i suoi brani da youtube è stato un
gesto bruttissimo, antistorico, triste (tolti da lui, non dalla COLUMBIA).
A Bob vorrei dire che non c'era bisogno di toglierli.
Sapevamo già che la voce non era più quella di un tempo.
Caro mr.Tambourine, se hai letto bene la mia lettera troverai anche dei
punti concordanti con ciò che hai detto ma ti dirò che in dieci anni di NET
ho sempre sentito alla fine dei concerti diversi commenti; innanzitutto i
giovanissimi sotto i vent'anni che alla fine del concerto urlano quasi
sempre estasiati "ancora non ci credo...caspita domani mi renderò conto che
sono stato a vedere Bob Dylan...è stato fantastico...ecc"; i fighetti
sapientoni (quelli che più mi stanno sul c....scusa la volgarità ma è così)
che commentando con aria intelletuale e con sufficienza sprigionano cagate
del tipo "ma quell'arrangiamento era meglio se fatto così...ma questa o
quella canzone la volta scorsa mi diceva qualcosa di più ma stasera l'ho
trovata fiacca...ma che pubblico ignorante..." e commenti da
saputelli-cazzoni vari.
Poi c'è il pubblico di sempre, che si aspettava quello che ha visto e che se
ne va soddisfatto (diciamo che appartengo a questa categoria...prima che Bob
arrivi mi informo sempre sulle scalette e arrangiamenti); naturalmente ci
sono anche quelli che hanno scambiato un concerto di Dylan per un concerto
di vasco rossi, ligabue, springsteen o guccini i quali si aspettano che
Dylan faccia le canzoni del concerto uguali alle versioni originale e si
lamentano perchè non capivano che canzone cantasse.
Questo, nei vari quarti d'ora-venti minuti durante l'uscita dagli spazi in
cui si tengono i concerti, si ripete da quando l'ho visto la prima volta al
Palavobis a Milano. Stranamente solo l'ultima volta ho sentito solo i
commenti dei ragazzi da cui ero circondato (come ripeto al massimo
dell'entusiasmo perchè hanno visto Dylan e questo gli è bastato senza che
sul palco ci fossero effetti speciali da capogiro) e di una coppia di padre
e figlio conosciuti prima del concerto e che alla fine mi hanno abbracciato
con grande soddisfazione. Era il loro primo concerto di Bob. "Che bomba...!
e Qualcuno ha il coraggio di dire che non fa bei concerti" è stato il loro
commento.
Quindi che dire? Dylan ha ancora la capacità di spaccare in più parti il
pubblico...e finchè c'è questo va bene.
Da musicista ti dirò che se Donnie Herron non si sente sempre bene... sarà
anche per colpa di un mixaggio non sempre al top o della posizione in cui ci
si trova; Kimball non fa altro che la chitarra ritmica e che ci sia lui o
un'altro non credo faccia una grande differenza; Sexton ha riportato
entusiasmo fra i musicisti e soprattutto a Bob; Garnier si sa, non è da
toccare mentre per quanto riguarda Receli ti dirò che in certe canzoni dove
c'è da picchiare duro lo trovo perfetto, su altre dovrebbe usare più
dolcezza...questo l'ho capito anche dall'ascolto di vari bootleg che mi sono
fatto di concerti degli ultimi dieci anni.
Il pubblico cala e cresce...dipende anche lì dalle annate. Il 2009 è stato
un tonfo, il 2010 e stato un trionfo come i primi anni '00.
Per tutto esaurito non intendevo tutti i concerti elencati ma quello del
2008 a Bergamo...il Lazzaretto era sold out e la gente ha aspettato sotto
una pioggia battente fino a dieci minuti prima del concerto finchè la
pioggia cessò e alle 21 esatte cominciò il concerto...concerto trionfale fra
l'altro mentre il giorno dopo ad Aosta andò diversamente.
Altra cosa è la scaletta. Guarda..io sarei felicissimo anche se facesse,
Like a rolling stone a parte, solo canzoni da TOOM a TTL con chicche degli
ultimi anni come Huck's Tune o 'Cross the green mountain ma capisco che
tanti altri non sarebbero contenti o soddisfatti del tutto. Quindi non
saprei cosa consigliarli...non sono alla sua altezza per programmargli una
scaletta ma in tal caso lascierei un pò da parte i '60 (non accantonarli,
solo togliere un paio di canzoni) e rispolverare un pò di più anche i '70 e
gli '80...come sapete ho un debole anche per il Dylan della triologia
cristiana.
Mah...si vedrà....intanto riteniamoci fortunati di poterlo avere ancora fra
noi a cantarci le sue storie...un giorno forse, anche quello che ora ci
sembra imperfetto, lo ricorderemo con nostalgia come splendido.
Vedremo..per ora un abbraccio e se proprio vi interesseranno un altro paio
di chicche bresciane le racconterò; ho capito dalla tua risposta che non c'è
niente a sfondo di pettegolezzo ma solo di amore verso l'Artista.
Daniele Ardemagni
Voglio solo precisare che G.E.Smith, ex
chitarrista di Dylan, è quello che ha preparato tutti gli arrangiamenti e
diretto i vari artisti al 30° Anniversario al Madison Square Garden, non
penso che Kimball sia in grado di fare un lavoro del genere, dirigere Eric
Clapton, George Harrison, Neil Young, ecc...credo che ci sia una piccola
grande differenza fra i due! Per quanto riguarda Receli, proprio per quello
che hai detto tu, avevo indicato Steve Gadd. Restiamo tutti in attesa delle
tue chicche, non farci aspettare troppo, ciao ! :o)
Review: Casper, Wyoming - Mike Lansing Field - August
12, 2010
di Dilkes Doc
La nostra giornata inizia 300 miglia a sud di Casper, Wyoming. E' un viaggio
senza incidenti attraverso il deserto. Vediamo altopiani ed ampi spazi
aperti per ore, nient'altro che qualche Tumbleweeds e un'antilope
occasionale. La posizione di Casper era un bivio per i pionieri in viaggio
ad ovest verso la metà del 1800. La pista passava attraverso Casper e
attraversava il fiume North Platte proprio qui. Il Mormon Trail, The Oregon
Trail, The California Gold Rush Trail, e il Pony Express tutti si fermavano
qui per fare rifornimento prima di attraversare il
Continental Divide per arrivare più facilmente a South Pass per continuare
il viaggio verso l’ ovest. Questo per quanto riguarda la
lezione di storia.
Quando si tratta di rock n 'roll, uno della "famiglia reale" è in città
questa sera. Potrebbe essere chiamato Sir Bob o Lord Dylan... verrà il
tempo. Noi, arrivati al ballpark intorno alle 6:00 pm ci siamo seduti, un
buon relax, e magari vedere anche una stella cadente o due, perché stasera è
la sera della pioggia delle meteore delle Perseidi. Sono sicuro che Bob lo
sa, il che significa che * non * canterà “Shooting Star” stasera! Il set di
apertura è fatto da 2 giovani che intrattenevano la folla con diverse buone
canzoni accompagnate col battito dei piedi. Poi un altro vecchio rocker, John
Mellencamp. La folla si alza in piedi in molti dei suoi classici.
Ora è
tempo per la "voce della controcultura degli anni '60".
Rainy Day Women, tutti a cantare e ballare, grandi sorrisi e grande
approvazione. Lay Lady Lay fa venire le lacrime agli occhi delle signore.
Stuck Inside e ci rendiamo conto di quanto stretta questa band sia con Bob.
Molto ben eseguiti. Girl from the north country ha fatto uscire la più bella
voce di Bob della serata. Posti tra due pezzi rock duri, Rollin' and
Tumblin' e Honest with me, era il più divertente Bob che vedevo da anni.
Just like a woman trasformata in un incoraggiante e stupefacente canto
corale, ogni volta che era il nostro turno di cantare "Just like a woman"
Bob si fermava, faceva una faccia buffa con gli occhi spalancati e
puntava verso di noi gesticolando "andate avanti ... cantate". L'intera
band aveva le facce in pieno sorriso. E questo è stato il brano lento!
Honest witm me è stata seguita da una gemma, Simple Twist of Fate. Highway
61 in questi giorni è una canzone che esplode, e se sei vicino alla parte
anteriore del palco come me quando ascolti questa canzone
sai cosa un'esplosione emotiva. Canzone # 10, è il tempo per tirar fuori dal
sacchetto un'altra pepita d’oro, Love Sick, un'altra melodia ipnotizzante
vocalmente. Con Thunder on the mountain e Ballad of a thin man finisce il
set principale. Con applausi scroscianti e inchini degni di un
re ... oh giusto, ci ha fatto vedere il rock 'n roll maestoso stasera. Mi
dispiace dire che a 60 anni, mi sentivo un pò stretto nel mio posto-cubicolo
a pochi decimentri davanti
il palco. Ci siamo trasferiti in campo aperto vicino al retro e ballato e
apprezzato i fantastici encore. Like A Rolling Stone, scrivono libri su
questa canzone. Jolene
è il nuovo favorito di Bob, non credete? E, infine, Watchtower, esplosivo
...alla fine! Quando arriviamo al parcheggio, l'ultimo bus di Bob stava
caricato con almeno una dozzina di persone in più ... fortunati loro.
GUARDA IL VIDEO ANTEPRIMA DI NEIL YOUNG
clicca qui
a
Mercoledi 15 Settembre 2010
Talkin' Bob Dylan Bootleg
di Chris W. Johnson
La scorsa settimana, la Columbia Records ha annunciato che farà uscire il nono
volume delle Bootleg Series il 19 ottobre. Intitolato
"The Witmark Demos, 1962 - 1964", la nuova collezione sarà composta di 47
registrazioni demo che Dylan fece per il suo editore per la musica,
l'eponimo M. Witmark & Sons. Inoltre, la Columbia pubblicherà i primi otto
album di Dylan nel loro formato mono originale.
I critici hanno accolto la notizia con entusiasmo. Scrivendo per il Daily
Beast, Sean Wilentz ha sostenuto che queste registrazioni rappresentano un
momento seminale nella storia della musica americana, quando il modello di
songwriting commerciale della vecchia Tin Pan Alley ha dato spazio ad un
ethos più individualista. Benchè siano le registrazioni del più grande
fenomeno culturale, si potrebbe dire, tutto considerato, che non sono una
cosa molto eccitante.
Mi ricordo delle negoziazioni che facevo coi miei amici per avere il bootleg
dei Witmark Demos durante il
liceo. L'idea era incredibile - un tesoro ben registrato del primo Dylan che
canta le versioni inedite di alcune grandi canzoni, delle quali di molte non
avevo mai nemmeno sentito parlare. A differenza di altri bootleg, questo non era
difficile da averee. Queste registrazioni circolavano facilmente.
Ma fin dall'inizio, c'era qualcosa indefinito sui bootleg Witmark. Forse
perché erano solo demo e Dylan stava abbozzando un quadro invece di
eseguirlo definitivamente. In ogni caso, non mi hanno mai afferrato - li ho
avuti e basta. Poi sono rimasti lì, quasi inascoltati. Ora stanno ricevendo
una valenza ufficiale, ed è questo che è sconcertante.
La questione principale è: perché questo? Ci sono certamente migliori
bootlegs per dare soldi alle case discografiche. Che ne dite di un approccio
globale, una pubblicazione dei pezzi di nastro tagliati rimasti sul
pavimento dello studio di incisione delle sessions di "Bringing it all back
home", o "The Freewheelin '", o la versione alternativa di "Blood on the
Tracks", che è stata ampiamente bootleghizzata, ma solo ufficialmente
pubblicata a pezzi? Poi ci sono le Rundown Rehearsals del 1978, per le quali
un sondaggio online le ha date favotite col 73 per cento rispetto al 27 per
cento dei Witmark Demos. Ci sono un sacco di oscure registrazioni di Dylan
che le persone vorrebbero sentire in questa nuova pubblicazione.
Giocare al direttore della casa discografica è un gioco inutile, ma posso
solo immaginare che i Witmark Demos siano stati scelti perché sono
registrazioni di qualità già alta, quindi non bisognava rompersi le scatole
a rimasterizzare il tutto. Più importante, giocano sul fatto che vanno nella
direzione culturale per far digerire i superficiali inizi di un poco
brillante Dylan-Folk che cominciava a dire le sue cose per il bene della sua
generazione. Certo, ci sono alcune gemme, ma la gente della Columbia sapeva
che molto tempo fa avevano già inserito qualcuno di questi nastri nella
"Bootleg Series, vol. 1-3”. Ora diventeranno una versione bootleg
ufficializzata, e susciteranno maggior interesse di quanto furono
piratizzati molti anni fa.
Se non altro, la riedizione di un enorme pezzo del catalogo di Dylan in mono
è la notizia davvero emozionante. Non è così allettante come materiale
inedito, e non possiederà certamente quel senso di speleologia alla scoperta
di nuovo e inesplorato disco, ma almeno darà la possibilità di sentire in modo
nuovo alcuni dischi stellari. La differenza tra le versioni mono e stereo di
"Blonde on Blonde", per esempio, non è affatto banale, almeno se si ha la
giusta attrezzatura audio. Ho ascoltato la versione mono di alcuni di questi
pezzi in CD circa sei mesi fa, ed è stato un altro paio di maniche,
completamente nuovo. Ora sono davvero qualcosa che vale la pena di sentire.
Ragazzi, vi prego, basta! Si sta riducendo il mito di Bob ad una sorta di
pastoriella da leggere su qualche rivista dal parrucchiere o in una sala
d'aspetto dal dentista.
Perchè tutta questa voglia di aneddoti, pettegolezzi e ogni cosa che
riconduce alla vita privata del Nostro...
Non facciamo lo sbaglio che faceva una scrittrice scomparsa di raccontare
con chi usciva questo o quel poeta...con chi ha visto baciarsi questo o quel
musicista e cose varie dimenticando le opere del personaggio di cui stava (e
noi stiamo) parlando...lo stiamo riducendo ad un fenomeno da rotocalco e da
baraccone invece di "studiare" e capire certi suoi testi e la sua poesia.
Non metto in dubbio che su questo sito lo si faccia, anzi, lo si fa pure
bene il più delle volte confrontando anche le nostre opinioni ma lui ha
sempre voluto che si rispettasse la sua privacy (a parte quando si fece
scattare qualche foto con i suoi figli ancora molto piccoli nella casa a
Woodstock)...capisco che a volte la curiosità è tanta, ma per
favore..rispettiamolo.
Mi ci metto pure io in prima persona a vergognarmi di questo visto che mi
sono permesso di raccontare un paio di aneddoti di quando venne a Brescia
nel 2001 (anche se in realtà diventarono pubblici visto che li raccontò ai
quotidiani locali il suo cicerone bresciano che, come vi ricorderete ho
detto che conosco)...ma ora non se ne può più di voler cercare per forza la
notiziella del giorno e di farne uno scoop.
Questo è comunque solo un mio parere e l'ho espresso senza voler offendere
nessuno ma per smuovere un attimo le coscienze di chi si interessa di più al
personaggio privato (mettendo pure foto della figlia e tolte il giorno dopo)
che al Mito. Stop.
Quando alla diminuzione di pubblico a parte lo scorso anno, mi pare che in
Italia quest'anno abbia fatto il sold-out in tutte e tre le date (se poi
consideriamo che a Padova hanno dovuto aggiungere altri biglietti perchè
dall'anfiteatro Camerini per via del tempo fu spostato al palasport si va
oltre l'esaurito) e il pieno lo ha fatto anche in tutto il resto d'Europa
superando in certe date le 20mila presenze.
Lo scorso anno è vero, è stato un pò un buco nell'acqua ma quest'anno si è
ripreso bene.
Probabilmente quest'anno non avete notato che Bob ha passato molto più tempo
alla chitarra e dietro al microfono con l'armonica piuttosto che dietro le
tastiere.
Che poi debba abbandonarle condivido pure io, ma ora pare che il tastierista
ci sia.
Un'altra cosa che condivido sarebbe quella di ridurre i concerti...ma se lui
se la sente che possiamo farci?? A quanto pare è la sua vita...
Non credo invece che alla gente importi più di tanto il suo
abbigliamento...a me, come la maggior parte di chi va ai suoi concerti, che
salga sul palco vestito da giocatore da poker piuttosto che in jeans e
camicia (lo ha già fatto...e lui non si ripete) o in pantaloncini corti non
è che mi interessi...non lo è mai stato neppure per i nostri cantautori ( al
pubblico di De Gregori, Dalla, Bubola,Guccini, Vecchioni, Zero, come ai
concerti dello scomparso De Andrè, vi pare che sia mai interessato il look??
Va bè che qui stiamo parlando di Bob, però....) se non a quelli che hanno
sempre puntato sull'immagine più che sulla qualità...infatti son quasi tutti
finiti nell'oblio e nei ricordi di qualche nostalgico.
La scaletta dovrebbe forse essere un'attimo rivisitata ( anche se a dire il
vero in dieci anni che lo vedo dal vivo non lo avevo mai sentito suonare
Under the red sky o Whorkingman 's blues e da anni non sentivo Tangled up in
blue o it's all over now, baby blue, mentre quest'anno le ha messe in
scaletta) ma come dissi in una mail passata ognuno ha il suo Dylan e ognuno
di noi vorrebbe una scaletta propria...del resto ha una produzione così
vasta che indovinarla per tutti sarebbe una bella sfida.
Per ora mi va bene quello che toglie dal cilidro quando vado a sentirlo.
Io del concerto di quest'anno sono rimasto entusiasta come dal 2001 non
accadeva e anche le recensioni lo sono state (altri concerti che vorrei
ricordare molto belli sono quelli di Milano nel 2003 e 2007, Cernobbio 2004
e quello di Bergamo nel 2008...sold-out pure lì senza andare indietro molti
anni).
Un abbraccio a tutti...
P.S.: Giacomo è arrivato il 5 luglio...è un bel bambinone di oltre 6,5
kg...mangia tanto ed è...nottambulo...del resto qualcosa dallo zio doveva
pur prendere.
Daniele Ardemagni
Caro Daniele, credo che tu ti stia sbagliando nel
tuo giudizio. Non confondere Maggie’s Farm con una rivista di gossip, non è
e non sarà mai così. Siamo sinceri, non è solo il Dylan songwriter o
performer che ci affascina, lui ci ha coinvolto in tutti gli aspetti e tutti
gli atti della sua vita, non so se sia un bene o un male, so però che è una
cosa che succede ai Miti, quelli con la M maiuscola, mi vengono in mente
alcuni nomi celebri, non necessariamente del mondo della musica, tipo Marilyn Monroe
, James Dean , Marlon Brando, Frank Sinatra. Di questi personaggi il
pubblico ordinario ha voluto sapere tutto e tutto ha saputo. E’ il destino
delle leggende, perchè per Bob dovrebbe essere diverso? Quello che ha fatto
lui è andato oltre quello che han fatto tutti gli altri, quindi i veri fans
vogliono sapere tutto quello che riguarda il loro uomo. Ci sono centinaia di
libri che parlano di Dylan in tutti i modi, lo descrivono come artista, come
uomo, come marito, riportando le parole a volte cattive e sincere di molte
persone che hanno avuto l’occasione di stargli vicino a lui e passare una
piccola o grande parte della loro vita insieme a lui. Molti lo chiamavano
“Il puzzone di Duluth”, altri l’hanno definito in migliaia di modi diversi,
impostore, bugiardo, ladro, approfittatore, insincero, disonesto, (per
ultima Jony Mitchell),
chi nel bene e chi nel male, su Dylan hanno detto e scritto di tutto e di
più, puoi trovare queste notizie nei libri, in Internet, in tutti i siti web
dedicati a lui, nei suoi film stessi, non ultimo "I’m not there" dove è palese
il modo col quale Dylan tratta Sara che era allora sua moglie legittima, per
passare agli sgarbi fatti alle sue diverse amanti, Joan Baez in testa a
tutte. Non credo di aver fatto una cosa riprovevole pubblicando le foto
della figlia Desiree Gabrielle, erano solo normalissime foto che potevano o
meno soddisfare la curiosità degli appassionati. Non erano servizi di foto
sconce, erano nornali istantanee di una ragazzotta sorridente e bene in carne che
si trovano pubblicate in diversi siti internet. Poi un lettore americano,
proprio come te, mi ha chiesto di rispettare la privacy della figlia di Bob
ed io ho acconsentito con gioia perchè ho pensato che quella persona avesse
fondamentalmente una parte di ragione, così ho tolto le foto da Maggie’s
Farm, ma non mi sento di aver violato nessuna regola o di aver mai esagerato
nei giudizi su Bob. Come tanti altri che mandano le loro opinioni alla
Fattoria dico le mie, condivisibili o meno. Osservo quello che vedo e che
sento, lo filtro attraverso il mio modo di vedere le cose e ne traggo le mie
conclusioni con onestà e senza cattiveria alcuna. Se i concerti di Dylan
attualmente non mi piacciano lo dico tranquillamente motivandone il perchè,
almeno credo che questo sia un diritto di tutti. Se non mi piace come si
veste sul palco perchè non devo dirlo? L’attuale mascherata che sembra tratta da
uno dei vecchi film di Zorro non mi piace, che posso farci ? Non per questo
stimo di meno Bob, ma credo di avere il diritto di esprimere liberamente la
mia opinione. Non mi piacciono nemmeno alcuni dei suoi musicisti e l’ho
detto, che c’è di male in questo ? E’ fare gossip ? Personalmente mi
interessa tutto quello che riguarda la vita di Dylan altrimenti non avrei
accettato di continuare la magnifica opera iniziata da Michele “Napoleon in
rags”. Mi sembra che Maggie’s Farm sia un sito abbastanza ben fatto nel
quale non manca nessuna notizia che riguardi Bob, sia dell’artista, sia
dell’uomo, sia del Mito. Mi sembrerebbe molto riduttivo parlare
esclusivamente delle canzoni o dei concerti di Bob, mi sembrerebbe di fargli
uno sgarbo dimenticandolo come uomo, come persona che vive la vita provando
gioie e dolori proprio come noi, pur essendo un genio che sta sul gradino
più alto di quella scala dove stanno le persone che hanno detto o fatto
qualcosa per gli altri. Non credo assolutamente che tu sia stato pettegolo o
che abbia commesso uno sbaglio nel raccontarci quel piccolo aneddoto, diamo
il giusto valore alla cosa, era solo un piccolo aneddoto che non fa male a
nessuno e soddisfaceva la curiosità di molti. Non essere così rigoroso con
te stesso e con gli altri, nessuno di noi fa del male a Dylan , nemmeno
quando lo critichiamo, diciamo solamente come piacerebbe a noi, vedi del
male in questo? Dylan è uno che ha sempre puntato alla qualità e non
all’immagine, ma ultimamente punta molto di più sull’immagine che sulla
qualità, e questa è una dura verità, basta andare ai concerti o visionare i
video (che purtroppo sono spariti da Youtube, chissà perchè e per volere di
chi, forse la qualità contenuta in quei clips non era ritenuta dal Mito all’altezza del suo
Mito, e allora zac, cancellati in un colpo solo, ma il ricordo non si può cancellare, centinaia di
video con prestazioni scadentissime sono stati “epurati”, ma io, come tanti
altri, ce li ricordiamo benissimo, ed il cancellarli da Youtube non li ha
cancellati dalla nostra memoria. Se tu ti accontenti di tutto quello che fa
lui per me va bene, ma permettimi almeno di dissentire sulle cose che credo
non funzionino al meglio, credo che nessuna backing-band di Dylan potrebbe
reggere il paragone con Tom Petty, nemmeno la Band stessa che pur era tanto
brava, per questo ritengo che quando leggo nelle recensioni “Questo è il
miglior Dylan che abbia mai visto in 40 anni di concerti” mi sorgono dei
seri dubbi.
Il discorso delle scalette è troppo vasto da affrontare, ognuno la vede a
suo modo e sarebbe impossibile trovare un punto d’incontro. Però ti chiedo
se non ti piacerebbe vedere un concerto di Bob con un tastierista con i
contro-coglioni al posto del pling plong del pianino di Bob, sappiamo tutti
che Bob non è mai stato uno strumentista e che mai lo sarà, lui è un
insuperabile scrittore di canzoni, quindi le parti musicali le lasci a chi
sa suonare veramente. Sexton potrebbe anche starci perchè sa sollecitare
Dylan come nessun altro, il pestone Recile è da fucilazione, Herron è una
mezza figura senza la minima personalità e mi chiedo che ci faccia uno come
lui su un palco con Dylan, Kimball a che serve
in quella band? Io dopo cinque anni non l’ho ancora capito! Tony Garnier è
promosso a pieni voti, ma si salvano solo due su cinque, troppo poco per uno
come Bob!
Mi immagino il suono che potrebbe scaturire da una band come questa:
Steve Gadd alla batteria
Tony Garnier al basso
G.E. Smith alla ritmica
Charlie Sexton alla solista
Chris Stainton alle tastiere
E tutti vestiti da Re Giorgio Armani !
Per me questo rimarrà sempre un sogno e un desiderio, ma sognare e
desiderare non è proibito!
Ho visto molti concerti sold-out di Dylan con i miei occhi, l’ho visto al
Forun di Assago con 8./9.000 persone e l’ho rivisto l’anno dopo con 4/5.000.
Il forum sembrava vuoto e Dylan, con quella band, un artista di 3° categoria. A Pistoia non
era Sold-Out, a Cernobbio nemmeno ( se non ci credi chiedi a Quattrone,
titolare della 4ONE, l’agenzia musicale che aveva organizzato e pagato il
concerto).
Ecco alcune parole tratte dal commento di
Michele Murino al concerto di Chatillon:
"a chatillon c'era gente buttata sul prato
che, mentre bob suonava, beveva mangiava giocava a carte... ho visto
gente che si è stesa ad un certo punto e si è fatta un riposino... ho
visto code interminabili al banco della birra... ho visto coppie che si
baciavano e tra un po' si mettevano a scopare tanto erano
interessate al concerto... ho visto gente che dopo poche canzoni si è
messa a gironzolare sul prato uscendo dalla massa e si è messa a
chiacchierare dei caxxi loro... ho visto persino una signora che a
metà concerto si è messa a leggere la gazzetta dello sport (giuro!) e
ho visto un uomo che a un certo punto ha pensato bene di tagliarsi le
unghie dei piedi (stragiuro!) in fondo quale momento migliore se non un
concerto di bob...?
(UNA NOTA SUL DYLAN LIVE - di Michele "Napoleon in rags" Murino - Lunedi 7
luglio 2008 -
(clicca qui per leggere tutto
l'articolo), e (clicca qui per la
sua recensione del concerto), lui che ha creato Maggie’s Farm, facendo
di Bob una ragione di vita.
Non mi risulta che ci sia al momento
un tastierista nella band di Bob, se in futuro questo avverrà sarà la
dimostrazione che avevamo ragione nel desiderare una cosa del genere, non
trovi? Certo Sexton ha migliorato di molto il tono dello show ma credo non
sia ancora abbastanza. L'idea poi che Dylan stia cercando di distruggere il
monumento di se stesso è un'opinione che rispetto ma non condivido, penso
che Dylan tenga molto ad essere ricordato per l'eternità come l'Artista
assoluto, che motivi potrebbe mai avere per autodistruggere se stesso e
tutto il suo lavoro? A mio avviso è inverosimile come ipotesi, anche se
potresti benissimo avere ragione tu, ma se le cose stessero davvero così
l'unico che potrebbe dirlo è Bob, ma dubito che farà mai una dichiarazione
in tal senso, in caso contrario sarò pronto a cospargermi il capo di cenere
! :O)
Sono felice per Giacomo, spero di poterlo vedere un giorno, un abbraccio a
te, ad Erika e Massimo.
Mi chiamo Alessandro e seguo da anni quotidianamente il vostro spazio. La
mia passione la devo a mio padre che, da bambino, mi faceva sentire Pat
Garrett ed è esplosa a seguito del concerto del 2001 visto ad Anzio. Da
allora ho cominciato a sentire fino allo stordimento i suoi album, a cercare
le sue registrazioni live in maniera spasmodica e ad entrare in
quell’universo che appassiona molti di noi.
Premetto che non rimpiango più di tanto di non aver vissuto gli anni ’60 o
’70 di Dylan in quanto il periodo che preferisco, dal punto di vista live, è
quello tra il 2000 e il 2003. Insomma, al Dylan con la voce piena ho sempre
preferito il Dylan con la voce roca ma come molti di voi hanno notato,
sottolineato e, con forza, criticato, anche io ho assistito gradualmente
all’abbassamento del sipario di questo grande immenso e unico uomo e
artista. Ho sentito molti dei concerti tenuti dal nostro nell’ultimo anno e,
esclusa qualche eccezione (intendo alcuni dei concerti giapponesi), la
regola è che, purtroppo, i giochi si stanno chiudendo.
Leggo gli interventi e i contributi che in tanti hanno scritto in merito ai
modi per tirare nuovamente su questo spettacolo che, spiace a dirlo, ma di
musicale ha sempre di meno.
In queste ultime ore leggo gli interventi di di
Mr.Tambourine in merito alle modifiche che Dylan potrebbe apportare al suo
Show per renderlo di nuovo, se non grande, quantomeno dignitoso. Fare una
parte acustica, lasciar stare la chitarra solista, la tastiera, etc….
Naturalmente condivido lo sconcerto che sentite ma so (quanto lo sapete voi)
che nulla di questo accadrà mai. Se Dylan avesse voluto lasciar di sé stesso
il monumento che è sempre stato, probabilmente, avrebbe fatto
tranquillamente a meno di questa graduale deriva a cui assistiamo da anni.
Ma Dylan credo (e lo penso veramente) più che lasciare ai posteri l’eredità
del monumento che è stato, sia interessato a distruggerlo quel monumento,
per non lasciarsi alle spalle l’onere dell’ennesimo falso idolo di massa.
Al contempo penso che se i suoi concerti fossero stati
disertati avrebbe smesso da un bel pezzo di girare in lungo e in largo con
il suo spettacolo.
Salire sul palco e suonare, per lui che lo fa da decenni, è l’unica cosa che
gli resta da fare, e questo a prescindere dalla qualità performativa che è
in grado di esprimere. Lo ha sempre fatto e, a meno, ripeto, che la gente se
ne fotta del tutto, non vedo (immedesimandomi nella sua “strana” testa) che
ragioni avrebbe per starsene a casa, ricordando i mitici anni che furono.
Se pensiamo ad altri musicisti come i Beatles, Pink Floyd (e metteteci chi
altro vi pare) di loro ricorderemo i miti incrollabili che sono stati. Di
Dylan, probabilmente, ricorderemo un uomo che ha avuto, come tutti noi, la
sua esistenza, con un inizio, uno sviluppo e una fine. Quella a cui andiamo
incontro è la fine ma va bene così. Deve andare bene così perché questa è la
vita di tutti. Anche di uno che una volta si chiamava Robert Zimmerman.
Giuales
Caro Giuales, sembra che lo dai già sottoterra, ti
ricordo che si chiama ancora Robert Zimmerman! :o)))))
Dopo Google anche Youtube diventa instant
clicca qui
Avete sicuramente già tutti provato la funzione
mirabolante di Google Instant. Ora però un geniale studente della Stanford
(la stessa università degli inventori di Google), Feross Aboukhadijeh, ha
inventato un sistema che applica lo stesso concetto anche a YouTube: Youtube
Instant.
Lo studente ha in pratica creato un motore di ricerca che permette di
visualizzare dinamicamente l’elenco dei video presenti su YouTube,
trasmettendo il primo sullo schermo senza dover premere invio.
Il sistema intuisce la nostra richiesta a seconda delle lettere immesse,
cominciando dalla prima. Se si preme “b” si apre subito la galleria di
Justin Bieber, se si clicca “la” arriva subito Lady Gaga. E via dicendo.
Un’idea e un contesto, quello musicale, sorprendentemente simili a quelli
che la stessa società di Mountain View ha utilizzato per pubblicizzare
proprio Google Instant, usando la celebre “Subterranean Homesick Blues” di
Bob Dylan, riportata a fondo post.
Lo studente ha realizzato questo motore in un’ora soltanto, per scommessa
con il suo compagno di stanza. Ora lo sta migliorando.
Il blog Mashable ne parla come della “più divertente e geniale maniera di
passare un pigro venerdì”. Ma probabilmente merita qualcosa di più di una
pacca sulla spalla.
Almeno questo è il parere di Chad Hurley, papà di YouTube, che ha twettato
sul microblog dello studente offrendogli un lavoro. E non è l’unico:
Aboukhadijeh sta già lavorando per qualcun altro. Indovinate per chi? Bravi:
Facebook.
(Fonte: www.oneweb20.it)
a
Martedi 14 Settembre 2010
The Songs They Are a-changin'
By Mr.Tambourine & Dean Spencer
Unfortunately, I think for the very last time.
I really believe that now the songs can no longer be changed, that Dylan’s
voice can’t or won’t let him vary or adlib more than what we are hearing
today. You only have to look at the recent videos to see this. The
arrangements are always the same and lack all opportunities of development.
Of course the presence of Sexton was a step forward, it probably kept the
other band members (and Dylan) on their toes for a while, adding a pinch of
salt to a soup that no longer had any taste, but at the end of the day even
a soup remains a soup.
I’ve seen many of Bob’s shows and frankly I must confess that I’ve never
heard the songs repeated like this, with an arrangement that I already knew,
and sung with a melody that was familiar to me.
This has always been the magic of Dylan and the power of Dylan's music. His
songs, cooked up in any sauce, always worked. This kind of interaction can’t
be said about Mozart, Strauss, Beethoven, Puccini or Verdi’s music. They
must be played the way these great classical musicians composed them. With
Bob it was always different, always innovative, forever pushing the
boundaries.
The changing of musicians in Dylan’s backing band has often favoured these
new sounds and versions, each player feeling his way to play a song and
maybe adding to it something personal, different from those who had preceded
them. Dylan followed this wave with his inventive lyrics and the magic was
then spontaneous.
But now it's over, the songs are locked, the voice is lost somewhere, gone
forever? Who can say? It is just a groan and a mumble with an extraordinary
pathos and an emotional unsurpassed power but it is no longer singing. Bob
Dylan is no longer a performing singer, Bob Dylan is now a crooner who tells
his stories but can no longer sing them.
Perhaps the solution for the live performances would be to entrust the
musical parts, especially the piano and organ, to a true keyboard player, to
replace those average musicians Kimball and Raceli, put Herron in a position
to be heard better in the mix so that we can really appreciate his work. All
this would provide Bob with a formidable ground base of music in which Bob
would then have to work within. He would have to accept the rules rather
than inventing them from scratch every five minutes and avoid the panic
situation he dropped his fellow band mates in. I remember that last year the
band had to stop because they did not know how to continue, while Dylan
slapped on beating angrily the keyboard because "the players" had not
understood what he wanted!
Perhaps it would be a good idea to divide the shows in different sets. It
could even be helpful to his voice: an acoustic set of three ’60 songs, a
set of three songs from Blonde on Blonde, with the Hammond organ swirling
and spinning by a Leslie that faithfully reproduces that magical sound. Then
a suitable set of songs where Dylan on harmonica can still, without effort,
excite the crowd.
Three songs from the Rolling Thunder (I mean as sound), three or four from
the magnificent “Time Out”, “Love and Theft”, “Modern Times”, and to close
the last two Dylan albums sons of a minor god “Together Through Life”, I
mean Jolene and that extraordinary piece entitled “I FEEL A CHANGE COMIN'
ON'”. Add a couple of big screens so the crowd might see that wonderful
expressive face and eliminate that 30 year old, no longer funny joke, which
introduces us to “Columbia Recording Artist”.
Maybe then Dylan's shows would still have something new to say after years
of artistic silence.
The songs they are a-changin’
Credo purtroppo per l’ultima volta.
Le canzoni d’ora in poi non potramno più cambiare, Dylan non ha più
abbastanza voce per farlo ancora. Basta vedere i video degli ultimi anni per
rendersi conto che sia le canzoni, sia gli arrangiamenti sono sempre le
stesse cose , limitate e senza possibilità di sviluppo. Può esserci la
miglioria di Sexton che ha dato una mossa a tutti, Dylan compreso, forse
Charlie ha messo un pò di sale nella minestra che non sapeva più di niente,
ma sempre minestra rimane.
Ho visto numerosi show di Bob e sinceramente devo confessare che mai ha
sentito una canzone fatta in un modo che avevo già sentito, con un
arrangiamento che già conoscevo, con un cantato ed una melodia che mi era
familiare.
Questa è sempre stata la magia di Dylan e la forza della musica di Dylan,
cucinata in tutte le salse funziona sempre, mentre non sarebbe possibile
fare queste interazioni con la musica di Mozart, di Strauss o di Verdi. La
musica di Bob puoi suonarla in mille modi e sempre bella rimane, quella di
Mozart puoi suonarla solo come lui l’ha scritta, idem per Strauus, Beethoven
, Verdi, Puccini ed altri grandi della musica classica.
Il cambio di musicisti nella backing band di Dylan ha spesso favorito queste
nuove sonorità e queste nuove versioni, ogni musicista “sente” a suo modo
una canzone e la riproduce mettendoci forse qualcosa di personale, di
diverso da quelli che lo avevano preceduto, Dylan seguiva quest’onda con la
sua grande inventiva lirica e la magia veniva spontanea.
Ma ora è finita, le canzoni sono bloccate, la voce chissà dove è andata a
finire, è rimasto solo un brontolio con uno straordinario pathos ed una
potenza emotiva insuperabile, ma non è più cantare, Bob Dylan non è più un
performer, Bob Dylan è un crooner che racconta le sue storie , non le canta
più.
Forse la soluzione per le sue performance dal vivo sarebbe quella di
affidare le parti musicali, specialmente quella di piano e di organo ad un
vero fuoriclasse della tastiera, sostituire quelle ciofeche di Kimball e
Raceli, fare in modo che Herron possa essere finalmente sentito nel mix in
modo da poterlo valutare. Tutto questo darebbe la possibilità di avere un
tappeto musicale formidabile e Bob dovrebbe accetare il fatto di dover stare
dentro le regole e non più inventarle di sana pianta ogni cinque minuti,
buttando nel panico la sua band (ricordo che lo scorso anno la band dovette
fermarsi perchè non sapeva più come continuare, mentre Dylan picchiava
stonatamente manate sulla tastiera perchè i “suoi” non avevano capito cosa
voleva.
Forse dividere lo spettacolo un diversi set potrebbe giovare ad aiutare la
sua voce, che sò, un set acustico di tre canzoni anni 60, un set di tre
canzoni da Blonde on Blonde, con il suono dell’Hammond filtrtato dal Leslie
che riproduce fedelmente quel suono magico. Poi un set di canzoni adatte
all’armonica dove Dylan possa ancora, senza sforzarsi, entusiasmare la
folla.
Tre canzoni alla Rolling Thunder (intendo come suond), tre o quattro dai
magnifici “Time out”, “Love and Theft”, Modern Times e per chiudere due
dall’ultimo album figlio di un Dylan minore “Together Trough Life”, intendo
Jolene e quello straordinario pezzo che si intitola “ I FEEL A CHANGE COMIN'
ON ”. Aggiungiamo un paio di schermi in modo che il pubblico possa vedere le
sue charismatiche espressioni, eliminiamo la trentennale buffonata del
“Columbia Recordin Artist” ed il nuovo show di Dylan avrebbe ancora qualcosa
di nuovo da dire dopo anni di silenzio artistico.
Reviews: Lincoln, Nebraska
- Haymarket Park - August 8, 2010
di Bob Hughes
Dopo aver visto quello che ho considerato come uno dei migliori spettacoli
da lungo tempo in Kansas la notte prima, siamo arrivati a Lincoln con grandi
aspettative. Faceva molto caldo , specie di fronte al palco, così siamo
stati fuori all'ombra della tribuna in attesa dell'apertura dei cancelli a
bere birra.
Apertura dei Rollers, che hanno lottato per portare il calore adatto alla
serata come due venditori di assicurazione. Buono, ma non così buoni come la
notte precedente in KC. Il sole era ancora alto e in faccia ... e così una
prestazione lodevole, secondo le circostanze.
Mellencamp è stato il successivo. Io non sono un grande fan, ma un buon warm
up tutto l’insieme.
Intorno alle 09:00 l' introduzione poeta laureato ecc..., e si parte ..
Whatching the River Flow.
Gli sguardi scambiati da Charlie con il resto della band hanno detto tutto.
Bob sudava copiosamente durante tutto il set, asciugandosi i capelli alla
fine di ogni canzone. Il sudore grondava sulla sua tastiera.
Io non voglio fare la recensione di ogni canzone, ma ho sentito che lo
show ha cominciato un pò a scaldarsi, nonostante il caldo, dal pezzo # 5
Rolling and Tumblin e poi Cold Irons Bound, che è stata la mia
sorpresa. Mai il mio preferito è stato eseguito con tale potere. Charlie
è al top della forma .... un collante.
Da lì in poi si è messo meglio. Ballad of a thin man era potente
e lui si muoveva come a Kansas City, buono come non l’ho mai visto in
qualcosa di 40 di spettacoli di Bob.
Nessuna presentazione della band fino alla fine del main set. Bob andava
quasi di corsa per guadagnare l’ uscita. Chi può biasimarlo, il caldo era
incredibile e mi chiedevo quanto il calore abbia influito sul sistema di
regolazione dello strumento. Più di una volta Bob ha preso un’armonica e
dopo la prima nota si è scambiato uno sguardo con Charlie per far capire che
il caldo l’aveva mandata fuori tonalità.
Encore più brevi che a KC, con Jolene eliminata, eravamo di nuovo in tribuna
dove il suono era ancora eccellente. Dieci al tecnico del mixer.
Solo una nota che, anche per Lincoln, molti Bobcats venivano dalla Svizzera,
Italia, Danimarca Svezia .. e così il casino verbale che si sentiva nella
parte anteriore del palco tra loro ed i rednecks del Nebraska era così
divertente come è stato triste. Se solo sapessero che cosa hanno fatto i
fans locali si sarebbero certo sentiti in imbarazzo. Menzione speciale per
quello stronzo odioso col cappellino da baseball arancione e camicia a
quadri che era un esperto di tutte le cose di Bobby, anche se è improbabile
che leggerà questa recensione. Il mio compagno che è americano si è scusato con un paio di Svizzeri per il comportamento dei suoi
campagnoli connazionali.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
di WOLGAMOTT L. Kent / Lincoln | inviato dello Star Journal
Bob Dylan è tornato a Haymarket Park nella notte di Domenica, offrendo 14
canzoni in un coinvolgente set di 90 minuti.
Indossando un vestito bianco e nero, cappello piatto, Dylan era molto più
animato e voglioso di esibirsi rispetto al 2004, l'ultima volta che ha
suonato nei ballpark della lega minore di Lincoln. Allora rimase dietro il
pianoforte per tutto lo show.
Domenica, ha suonato il piano, ma si è anche trasferito al microfono al
centro della scena per cantare, suonare l’armonica e persino una piccola
chitarra. Ho anche notato un paio sorrisi, che si distinguono dal
comportamento in genere imperscrutabile di Dylan.
Con il fromboliere della chitarra Charlie Sexton tornato nella band, tutti
vestiti in tute bianche, Dylan sembrava ri-energizzato. Ci sono stati
momenti nel set, come il blues, la grande "Highway 61 Revisited", in cui
Dylan e compagnia sembravano la più grande band del mondo.
Il set era composto principalmente di canzoni familiari, anche se, come al
solito, il pubblico non ha potuto cantare insieme il refrain di "Lay Lady
Lay", perchè Dylan si è incasinato con il fraseggio mandandoli fuori tempo.
La voce di Dylan era un pò rauca Domenica, cosa non facile da raccontare. Ma
le parole erano pronunciate in modo chiaro e, con Bob, le parole sono
importanti.
Tutto sommato, lo show di Domenica notte è stato uno dei migliori concerti
di Dylan che ho visto di recente.
L '"opening act" è stato John Mellencamp - lo spettacolo era davvero
accoppiato bene. Mellencamp e la sua band hanno svolto un bel set di 14
canzoni, mescolando brani dal suo album di prossima uscita con i suoi
passati successi, tra cui la più entusiasmante "The Authority Song".
A differenza di Dylan, Mellencamp ha fatto un sacco di interazione con il
pubblico, lasciando alla folla di cantare i cori o tenere il tempo battendo
le mani, come quando ha fatto una versione a cappella di "Cherry Bomb".
Come era già avvenuto sei anni fa, Haymarket Park ha dimostrato di essere un
buon posto per un concerto, con il suono particolarmente impressionante.
Jakob Dylan - Women and country - ascolta l'anteprima
dei brani
clicca qui
a
Lunedi 13 Settembre 2010
A COSA E' DOVUTO IL PESANTE CALO DI SPETTATORI AGLI SHOW
DI BOB?
Vorrei sapere la vostra opinione.
Concorderei volentieri con chi dice che lo show di Bob non ha bisogno di
luci e megaschermi e che vedere un uomo piccolo e magro dietro una pianola
basta per giustificarne il prezzo del biglietto. Vorrei pensarla così ma non
ci riesco.
In dieci anni in never ending tour ha subito un netto calo di pubblico.
La mia opinione è che fisiologicamente un tour infinito porta a questo.
All'esaurimento delle risorse. Alla ripetizione.
Alle scalette tutte simili. Ci siamo accontentati di Jolene recentemente..
Poi la totale mancanza di sorprese. Un set acustico farebbe riempire uno
stadio.
L'assenza di un megaschermo a mio parere fa mancare moltissimo a che sta in
fondo. Lì gli occhi penetranti ed il sorrisino di Bob che tanti rende felici
non si può vedere.
Le scalette come dicevo sempre uguali dal 2000 (davvero Wingle Wingle
sarebbe una sorpesa gradita).
Non sò.Il pubblico è calato.E tanto.
Per quanto non faccia la differenza per chi ama Bob vorrei che analizzassimo
(scusate la parolona forse impropria) le ragioni.
MR.SPACEMAN
In attesa dell'opinione degli altri
lettori sull'argomento ti dirò come la vedo io, caro Mr. Spaceman.
1) A mio avviso c’è un grande bisogno di schermi giganti per permetere a tutto il pubblico
di vedere bene Bob, perchè andare ad un suo concerto vuol dire non solo
ascoltare la sua musica, ma vivere Bob nei suoi sguardi, nei suoi
sorrisetti, nei suoi gesti della gamba, delle braccia, e senza schermi tutto
questo risulta non dico impossibile ma altamente improbabile.
2) Bob dovrebbe lasciare definitivamente la tastiera (che non sa suonare) ed
essere sostituito da un keyboardman di alto livello, per avere un tappeto
sonoro molto più valido (l’esperienza Ivan Neville dovrebbe avergli detto
qualcosa!). Lui dovrebbe stare al centro del palco con la chitarra per
qualche canzone ed il resto solo per il canto e l’armonica.
3) Indispensabile un set acustico, un paio di canzoni da solo, alla vecchia
maniera, e qualcun’altra in versione unplugged tipo White House.
4) Creazione di tre o quattro scalette fatte con criterio, da alternare, e
visto che lui e la sua cowboy band fanno come unico lavoro quello di andare
in giro a suonare, OBBLIGO di inserire pezzi mai eseguiri ( o eseguiti
pochissime volte dal vivo), personalmente ascolterei con gran piacere
Brownsville Girl al posto di Jolene, tanto per capire cosa intendo. Dylan ha
nel suo catalogo moltissimi pezzi davvero belli che trascura da anni e una
revisitazione di queste canzoni a rotazione sarebbe più che benvenuta e ben
accolta da tutti, pubblico, critici, dalla sua band che si sarà rotta i
maroni ( o forse per prevenire che se li rompa) suonando sempre gli stessi
pezzi. La routine è l’arma migliore per uccidere qualsiasi forma d’arte.
5) Basta, una volta per tutte, con questa idea cretina di Bob e della band
vestiti come se fossero un combo, non è così, Bob è Bob, non è uno della
band come lui ha voluto atteggiarsi da alcuni anni a questa parte, lui è la
Star, la Leggenda, e, con tutto il rispetto, gli altri non son nessuno.
Questo travestimento da Hidalgo o da Zorro effemminato ha fatto il suo tempo,
vedrei molto bene un Bob vestito da Giorgo Armani invece che dal Magazzino
costumi della Sony!
6) Maggior attenzione nella scelta dei musicisti, in relazione al suond che
la band riesce a sviluppare, qualche persona in più tipo Sexton non ci
starebbe male, basta con mezze figure terrorizzate che si sentono a malapena
nel mix come Herron. Un batterista più calibrato e meno fracassone ( tipo
Steve Gadd)
aggiungerebbe un tocco di raffinatezza agli arrangiamenti, si può suonare
rock e blues anche senza pestare il martello sull’incudine. Un musicista come
Freeman, tra l’altro bravissimo nel suo genere, ma assolutamente inadatto per
il Dylansound, ha prodotto danni tremendi e show noiosissimi negli ultimi
anni, Bob sembrava rassegnato ed indifferente in quella misera routine, ma perchè ha sopportato tutto
questo ?
La differenza attuale con la presenza di Sexton è più che evidente, non
poteva pensarci prima?
7) Creare uno show più di qualità che di quantità sarebbe un toccasana per
Bob e per il pubblico, non dimenticherò mai la gente che si tagliava le
unghie dei piedi a Chatillon o che leggeva la Gazzetta dello Sport. Diavolo,
ma il suo staff non vedeva queste cose? Scenografie variabili, luci
manovrate da gente esperta che sanno creare effetti suggestivi, il palco con
un ponte che si estende sopra la gente (tipo Rolling Stones), cose di questo
genere non toglierebbero nulla alla valenza di Bob o alla sua musica, le
cose belle non hanno mai fatto schifo a nessuno, ma l’accozzaglia
Freeman-Kimball-Herron-Recile ( salvo soloTony Garnier) hanno creato nella gente
numerosi dubbi negativi ed interrogativi senza risposta.
8) La voce sappiamo che è quello che è, va bene, accettata, però forse
qualche concerto in meno (60/70 invece di 100/150) gioverebbe molto alla sua
stabilità, evitando forse le scatarrate, quando è riposata è ancora
ascoltabile con piacere.
9) Un tour infinito ( con presenza costante come succede in Italia da alcuni
anni) porta inevitabilmente alla stanchezza del pubblico, alla saturazione.
Venire in Italia un anno sì e uno no contibuirebbe ad alzare l’aspettativa e
riporterebbe (con il supporto di tutte quelle cose
citate sopra) molta gente che non va più ai concerti, preferendo andare a
vedere altri artisti di altrettanto valore unico come Bob, purtroppo male
assistito da una band di gatti di marmo per troppo tempo. Con Sexton il sole
è tornato a sbirciare fra le nuvole, ma non è ancora abbastanza.
La notte che Bob Dylan offrì a Otis Redding "Just Like
A Woman"
La leggenda della musica soul Otis Ray Redding Jr. è nato il 9 Settembre
1941, ed è cresciuto a Macon, Georgia. Come Dylan, è stato fortemente
influenzato da Little Richard, che ha anche vissuto a Macon. Inoltre, come
Dylan, Redding ha scritto gran parte del materiale proprio.
All'inizio di aprile 1966, Redding ha suonato per quattro notti al Whiskey A Go Go,
con l'apertura dei Rising Sons. Secondo un articolo del tempo apparso sul Los
Angeles Times, "Dovuto alla sua crescente popolarità, un fervido pubblico ha
riempito il club. quando una sera, tra gli spettatori c'era Bob Dylan in
compagina del suo entourage. "Dylan doveva volare alle Hawaii quel giorno,
ma ha rinviato il viaggio , presumibilmente per ricontrollare il mixaggio di
Blonde On Blonde".
Tra questi seguaci presenti alla club con Dylan c’era il regista DA
Pennebaker che ha dichiatrato che quella era la prima volta che vedeva
Redding al Whiskey.
Dylan voleva dare a Otis la sua recente composizione intitolata "Just like a
woman", e, secondo il batterista di Dylan Mickey Jones, Redding sarebbe rimasto molto
colpito dalla cosa e disse a Dylan che avrebbe registrato la canzone non appena
possibile.
Tuttavia, sul il sito ufficiale di Otis Redding ci sono versioni
contraddittorie:
La leggenda narra che Dylan gli offrì "Just Like a Woman" da incidere quella
notte, anche se Redding pensò che la canzone era un pò prolissa.
La canzone non è mai stato registrata da Redding.
Il gruppo d’apertura erano i Rising Sons, con Taj Mahal e Ry Cooder. Secondo
una recente intervista con Cooder, "Essi avevano bisogno di un gruppo per l’apertura, e per qualche motivo hanno scelto noi, probabilmente perchè
eravamo una band mista di bianchi e neri e il pubblico avrebbe dovuto essere
nella maggior parte composto di neri, venuti a Hollywood per questi
spettacoli... La gente non si rende conto di come era allora la segregazione
razziale (nel 1966).
"E la prestazione di Otis è stata incredibile. Si è alzato, ha battuto il
piede e ondeggiato il braccio, ha preso il microfono e cantato con tanta
intensità bruciante, ho pensato - questo uomo sta per avere un attacco di
cuore se continua così, non ce la farà -. Ma è stato davvero forte - un
ottimo show di R & B, di un calibro di cui non avevo mai visto. "
Il più grande successo di Redding, "The Dock Of The Bay”, è stato registrato
il 22 novembre 1967, con sovraincisioni aggiunte l'8 dicembre. Il giorno
seguente, era a Cleveland, ed è apparso in uno show televisivo e ha
tenutoun concerto al Leo's Casino.
Il pomeriggio del 10 dicembre Redding ed i membri della sua band, i
Bar-Keys, salirono su un aereo Beechcraft 18. L'aereo precipitò nel Lake
Monona vicono a Madison, Wisconsin. Redding, il suo manager, il pilota, e
quattro membri dei Bar-Kays persero la vita.
Il materiale dei concerti delle quattro notti al Whisky a Go Go è stato
rilasciato nel 1968, seguita da Recorded Live: in precedenza Performances
Unreleased (1982), Good to Me: Live at the Whisky a Go Go, vol. 2 (1993), ed
In concert (1999). Otis Redding - Live On The Sunset Strip, con le serie
complete registrate il 9 e 10 aprile, è stato rilasciato all'inizio di
quest'anno.
Bob Dylan suonato alcune delle registrazioni di Redding nel suo show Theme
Time Radio Hour, tra cui "Cigarettes and Coffee" e "I've Got Dreams to
Remember".
Qui di seguito potete ascoltare Otis presso il Whiskey nel 1966
Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"
http://www.examiner.com/bob-dylan-in-national/the-night-bob-dylan-offered-otis-redding-his-new-song-just-like-a-woman?cid=examiner-email
La storia più famosa riguardante Phil Ochs e Bob Dylan si
occupa di Ochs che critica una delle canzoni di Dylan e Dylan lo butta fuori
dalla limousine, ma i dettagli sono diventati infangati nel tempo.
Una delle spiegazioni più comuni dice che la canzone in questione fosse "Can
You Please Crawl Out Your Window?" Vedi, per esempio, la descrizione in
Wikipedia:
Dylan suonò la canzone a Phil Ochs, mentre i due erano a bordo di una
limousine. Quando Ochs espresse la sua tiepida opinione circa il pezzo,
Dylan lo cacciò dalla limousine, urlando "Tu non sei un cantante folk, tu
sei un giornalista."
La canzone, in realtà , non fu mai suonata in macchina, e si trattava
inoltre di un’altro brano registrato nella stessa sessione, nel 1965: : "One
of Us Must Know (Sooner or Later)". Lo ha spiegato lo stesso Ochs a di Marc
Eliot (che ha incluso l'aneddoto nella sua rivista outro per “Death of a
Rebel”) e al Rolling Stone Magazine. La storia, anche così, rende
correttamente l’idea : Ochs sentiva che Dylan stava perdendo la chiarezza
del suo songwriting nel materiale registrato per Blonde On Blonde, e Dylan
pensava che la scrittura di Ochs sulle questioni politiche fossero solo
"stronzate", e che solo espressioni di natura personale fossero importanti
(questo era un cambiamento, ovviamente, dal suo primo approccio alle canzoni
d'attualità).
Indubbiamente ad Ochs non dispiaceva essere chiamato “giornalista” (il suo
primo show lo annuncerà come il "giornalista che canta"), ma ha osservato
che era sconvolgente sentire il suo idolo (Dylan) dire che i suoi sforzi
erano solo un vano songwriting. I due non si riconcilieranno per quasi dieci
anni, quando Ochs invitò Dylan al concerto di beneficenza “Una serata con
Salvador Allende” nel 1974. Ochs ha anche fatto una breve apparizione nel
film di Dylan “Renaldo & Clara”, dove lui prende il cappello di Dylan prima di
suonare alcune canzoni al Gerde's Folk City, che comprendeva anche la cover
di una canzone di Dylan, "Lay Down Your Weary Tune". Come una metafora del
loro rapporto, le riprese del concerto vengono tagliate proprio mentre Ochs
inizia a suonare, in quello che divenne l'ultimo film girato da lui prima
della sua morte.
Freddie Lennon: That's My Life (My Love And My Home)
I pick up my story
Where I once left out
I sailed with the times
And lived on dreams
I watched the sunrise
Over every ocean
That's my life
That's my love
And my home
It started in Liverpool
Where I was born
No father to advise me
But I carried on
The first time I saw the sea
I just knew this had to be
That's my life
That's my love
And my home
I must tell you this
I was no heart breaker
Perhaps a dream maker
But as the years rowed by
I saw a life time of love go wrong
Pity was my partner all along
Yet this was me
Just let me tell you
Now I've grown strong
(grown so strong)
It could be the end of my story
But my story will never end
As people have always told me
I've been a true friend
But little to give
But a heart to lend
That's my life
That's my love
And my home
I make no excuses
For my own abuses
Cause life make us all that way
I could blame the cruel sea
For taking away from me
That's my life
That's my love
And my home
That's my life
That's my love
And my home
That was my life, my love and my home
Freddie Lennon: The Next Time You Feel Important
The next time you feel important
Look up and watch the evening sky
Next to ten million stars
Over this world of ours
How tiny are you and I
The next time you feel important
Look out upon the end of sea
As the tides come and go
How can you help but know
How humble a man should be
The world may make you a king
But just remember one thing
There have been kings before
And there will be more
The next time you feel important
Get down upon your knees and pray
And when you think of who
Will be listening to you
Your glory will fade away
The next time you feel important
Get down upon your knees and pray
And when you think of who
Will be listening to you
Your glory will fade away
a
Sabato 11 Settembre 2010
Reviews: Kansas City,
Missouri - Starlight Theatre - August 7, 2010
di Gene Senger
Dal momento che Bob non è più venuto a St. Paul-Minneapolis dalla notte
delle elezioni quando Obama vinse, ho fatto la strada per i 3 spettacoli a
Chicago lo scorso ottobre e per quello di adesso a Kansas City, stasera. Oh
mio Dio, Bob e quella banda di cowboy mi strapparono il cuore con una set
list imprevedibile ed emozionante, coronata con la potente, urlante e
ringhiante voce di Bob. Caro lettore, è sufficiente sapere che Bob è più
potente ora all'età di 69 anni, il suo fraseggio continua ad essere
interessante. Non fatevi ingannare guardando le set list e pensando che
nulla è cambiato. Quelle canzoni non sono assolutamente uguali a quelle che
hai sentito l’ultima volta. Questo gruppo è diventato così coeso che ci si
sente come se stessero suonando nuove canzoni, in tempo reale, di fronte a
voi come vi sedete lì cercando di ricordare come quella canzone era suonata
, questo nuovo live è tanto più interessante, nervi crudi esposti, più volte
da cullare il testo di una canzone familiare, ora provenienti da 69enne
vecchio cantante di blues con la sua fumosa banda di cowboy. Il mio
consiglio è di non aspettare che lui venga nella vostra città, andate voi
dove si esibisce.
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di Braulio Escobar
Se mai doveste andare a Kansas City .......... ho volato a KC per lo
spettacolo, il terzo del tuor di questa estate. La gente del posto ha detto
che era una serata fredda, ma per me , ragazzo dalla costa dell'Oregon,
faceva caldo ed era appiccicoso, proprio come questo spettacolo allo
Starlight Theater, un anfiteatro per 8.000 persone. Ho incontrato alcune
persone che avevo visto allo spettacolo in Oklahoma nel parcheggio, la notte
precedente e ancora in estasi per le prestazioni. Apertura di circa 30
minuti per un duo di giovani che sembravano missionari dell’LDS, dal canto
gospel acustico e blues. Sembravano entusiasti di essere sulla scena. Un
cambiamento rapido set, le luci abbassate, la fanfara inizia e Bob salta sul
palco, dietro il suo pianoforte ed inizia con la band che ruggisce Whatching
the river flows e poi Senor. Il set si è aperto con un ruggito rock, e
colpisce una fase introspettiva mediana con Just Like a Woman, Hollis Brown,
Hattie Carroll e Workingman's Blues # 2, poi un‘ esplosione per terminare
con Ballad of a Thin Man ed i bis. Come fa Bob a continuare a darci brividi?
E' un gioco divertente quello che fa con Charlie Sexton? Ci sono stati
diversi momenti dove Bob si spostava dalle tastiere, costringendo la band a
tenere il passo mentre lui scambiava riffs avanti e indietro con Charlie.
Tutto questo sotto il costante sguardo di Tony Garnier al basso, che non
perde un colpo, con Stu Kimball in piedi sul lato sinistro a suonare la
chitarra ritmica. E poi tutto torna a Bob. Questa sera lui non era un
vecchio brontolone. Pieno di energia e nel suo elemento è il modo migliore
per descriverlo. La sua voce era chiara, a volte in un canto con fraseggio
staccato e, a volte in piedi al centro, suonando la sua armonica mentre
conduce la sua band e muove le braccia come in una canzone in stile antico e
danza come un uomo che vende pozioni magiche musicali. Come dice il poster
del tour .... non ti azzardare a mancare!!
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di Michael Mahoney
Ci sono tante buone cose da dire su Bob Dylan e lo spettacolo al Teatro
Starlight a Kansas City sabato notte. Ma ci sono elementi circa la sede non
mi piacciono. Forse sono io. Diciamo solo che alla fine dello spettacolo, ho
pensato che gli uscieri erano molto desiderosi di fare il loro lavoro. Il
ritorno di Charlie Sexton è un miglioramento travolgente in questa band.
Sembra che porti una nuova energia alla musica. Tutta la banda ben stretta
intorno a Bob. CVharlie sembra dare nuovo slancio alle prestazioni di Zimmy.
Sexton ha suonato spesso al centro della scena alcuni forti e impressionanti
liks. Egli si piega a volte su un ginocchio, come se si genuflettesse alla
musica. Sabato sera, va effettivamente riconosciuto che per Dylan c’era un
pubblico di diverse migliaia di persone. No, lui non ha detto molto. Solo
una volta, alla presentazione della band ha detto: «Grazie amici". Quando ha
suonato e cantato, spesso spostava il suo microfono in modo da cantare al
pubblico, piuttosto che tenere lo sguardo fisso sulla scena e alla band.
Sono abbastanza sicuro che la sua tastiera non è più sempre sepolta nel mix.
A un certo punto in “'Thunder on the Mountain”, ha messo la tastiera in
modalità Hammond B-3 modalità e ha svolto un assolo elegante.
Si diverte, Zimm ora lascia spesso la tastiera e passeggia sul palco. Questa
è stata una parte in evoluzione dello spettacolo negli ultimi due anni.
Prende il centro della scena per i suoi pezzi alla chitarra, al centro della
scena per gli assoli di armonica, al centro della scena a volte solo per
cantare. Quando e lì sembra a suo agio con gesti delle mani e delle braccia
per puntualizzare i testi. Questo genere di cose piccole lo rendono più
accessibile al pubblico. Musicalmente questo è stato uno spettacolo più
interessante. L’opener “Whatcing the river flows” era forte, incisivo. Un
buon pezzo per cominciare, ma niente di eccezionale. “Senor” è uno dei miei
pezzi preferiti, per la prima volta è uscito da dietro la tastiera
passeggiando per una magistrale versione di un brano davvero buono.
Poiché questa è una blues-band, “ My Wife's Home Town” ci stava propsio
giusta nello slot. Un'altra novità per me e per il tour. Questo è stato il
momento nel quale lo spettacolo ha iniziato a marciare a tutto vapore,
abbastanza fedele alla versione sul CD, ma con la forza che ci si aspetta
dal vivo. La stessa cosa accadde poi con ‘Cry A While”, uno sporco stomp
blues che ha caratterizzato uno dei migliori assoli di armonica della serata
da parte di Zimm.
E’ bello sentire il blues di Chicago. ‘Most Likely’ è stato rivitalizzato da
Sexton. E' stato il primo di molti stand out di questa sera. Lui è un
chitarrista dannatamente bravo! Ci sono stati, per me, due momenti top nello
show. Workingman's Blues era uno di loro. Questo tragico racconto può
sembrare più significativo a causa dei tempi duri che stiamo vivendo, ma la
performance sabato notte aveva dentro di se la rabbia. Il mio block-notes
mostra che questa è stata una delle interpretazioni più intense che ho
sentito da Zimm da anni. Brava gente, è stato in questa canzone che l’ho
visto come mai, è stato affascinante. Il suo fraseggio, forte tutta la
notte, era particolarmente buono in questo pezzo, era anche in serata di
buona voce. Questa è una potente combinazione quando Zimm le ha entrambe.
L’altro clou altro è stata “Jolene". Ho aspettato questo pezzo per un paio
di anni.
Nei due bis le versioni sembravano rielaborate, con Sexton al comando con la
sua chitarra, La band ha jammato un pò nel mezzo di queste a canzoni,
trasformandoli in pezzi di 6 o 7 minuti – così le canzoni sbocciano
veramente.
Show molto bello! Se siete in giro --- come il suo poster dice a volte ---
Non osate mancare! Grazie
Review: Oklahoma City,
Oklahoma -Zoo Amphitheatre - August 6, 2010
di Michael da Walter
Questo è stato il mio 15° concerto di Dylan negli ultimi 7 anni ed era un
buon un modo di trascorrere il mio Venerdì, anche se mi ha costretto a
guidare da Dallas a OK City per arrivarci.
Da "Leopard" a "I Don't Believe You" sono state le cose migliori che io
abbia mai sentito da questi ragazzi. "I Don't Believe You" sembrava
particolarmente forte, ma forse era perché ero così felice di essere lì.
Il gruppo era stretto come sempre intorno a lui e Bob sembrava davvero
divertirsi e godere di se stesso, molto di più quando l'ho visto due volte
l'anno scorso in Texas. Forse la sua salute è migliorata da allora? Io non
lo so, ma mi piaceva vedere come si divertivano. L'uomo si mette in mostra!
Ha ballato! Ha suonato la chitarra in tre canzoni!
Tutte le canzoni da Love and Theft han suonato come sempre grandi. E'
difficile lamentarsi quando hai udito una di queste, anche se le ho sentite
tutte molte volte sono sempre vive. La unica canzone della quale non avrei
potuto fare a meno è stata "Spirit on the Water." Forse solo per me, ma
quella canzone è una specie di trascinatrice in generale.
"Forgetful Heart " è stato un must. Vorrei che avesse suonato più canzoni da
TTL, ma almeno abbiamo avuto modo di sentire questa. Bob era grande, al
centro del palco guidando tutti.
Niente altro da dire davvero ... la folla è stata grande a parte alcune
donne 50enni un pò ubriache che hanno deciso di spingersi proprio di fronte
a me
per avere una visuale migliore. E' difficile lamentarsi troppo quando si
vede Dylan.
Che altro si può chiedere di più??
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di Rachel Chumney
Venerdì sera abbiamo fatto il viaggio da Dallas a Oklahoma City per vedere
Bob Dylan. Noi di solito cerchiamo di vedere almeno uno show di Dylan
all’anno. Abbiamo dovuto parcheggiare lontano un miglio, ma per fortuna
abbiam fatto l’autostop con un furgone del Casinò. Siamo entrati
nell’Anfitheater Zoo proprio mentre Dylan era in fase di introduzione.
Trovati i nostri posti a sedere, che si sono rivelati eccellenti, forse i
migliori che abbiamo mai avuto: sulla sinistra, a soli 10 metri o giù di lì
a destra della tastiera di Bob. Tutto sembrava andare per il verso quasi
troppo perfetto fino a quando la folla seduta ha cominciato a lamentarsi di
quelli in piedi ( che eravamo noi) "Siediti, non mi lasci vedere".
Seriamente, questo non è musica sinfonica, né un Kum Bah Ya Concerto folk:
si tratta di rock-n-roll!! Bisogna stare in piedi, ballare e sballaaaare!
Comunque, dopo che circa 20 persone ci hanno chiesto di sederci, abbiamo
deciso di non farlo.
Uno delle mie cose preferite ad ogni concerto è guardare la gente. E a
seconda della città e del luogo si vedono sempre tipi diversi di persone ad
un concerto di Dylan. Ad OKCity sembrava esserci un gruppo che sembravano
hippies giovani, molte eleganti studentesse universitarie, la solita
manciata di pendolari, con poche persone come noi, perditempo delle piazze
di periferia. Proprio dietro di noi c'era una donna che sembrava essere
vicina agli 80 anni, che stava in una specie di girello.
Così Bob ha cominciato alla chitarra, ha suonato 3 canzoni prima di passare
alla tastiera, dove si è nascosto per il resto della notte. Venerdì notte ha
effettivamente giocato 4 canzoni alla chitarra e poi si è avventurato al
centro della scena solo per qualche pezzo con la sua armonica. Questo è
stato grande per noi, perché in caso contrario, avremmo visto solo il suo
culo per tutta la notte. La voce di Dylan in questi giorni è buona, anche se
burbera. Penso che molte persone non-Dylanfans non possano capire come sia
sopportabile sentirlo così in concerto, con questa voce poco piacevole.
Penso a Louis Armstrong. A proposito di Louis Armstrong. L'uomo aveva una
delle voci più distintamente burbere di sempre. Ed io penso che che la
maggior parte di noi sarebbe d'accordo, che "What a Wonderful World" è una
delle più belle canzoni di tutti i tempi. Suppongo che sia un pò un gusto
acquisito. Ma c'è molto di più nell'esperienza di concerto di Bob Dylan che
la sua voce. Molte persone hanno piacere della ricchezza e della consistenza
che si ha ascoltando un concerto di Dylan. La sua band è composta da alcuni
dei migliori musicisti, che davvero sanno jammare e offrire uno spettacolo.
Ma whoa, non aspettatevi di sentire i pezzi nel loro arrangiamento
originale. Si cambia tutto. A volte le parole, a volte le melodie, i riff
quasi sempre e sicuramente il ritmo. I critici stanno sempre a teorizzazione
perché lo fa. La maggior parte pensa che per lui cantare "Like a Rolling
Stone" per la 16.534esima volta sia ancora una cosa soddisfacente? Penso che
lo cambi apposta per rendere impossibile il cantare assieme a lui, così ti
costringe a guardarlo, ad ascoltarlo, per essere trafitto ... da lui.
Gli irriducibili sono sempre in attesa che Dylan faccia qualcosa di speciale
in più. Forse, suonare la loro canzone preferita, forse guardano se si
diverte, magari se si impegna in dialoghi con il pubblico. Hanno sempre da
scrivere nella loro opinioni, "Bob era particolarmente giocoso stasera: la
danza, il gesticolanre .... veramente sembrava che si stesse divertendo
lassù. Sono stronzate. Ho visto Bob probabilmente 12 o 13 volte, e non
posso pensare a solo un paio di volte, in cui ho davvero pensato che stesse
pensando a far divertire la folla. Il che mi porta indietro al punto che ho
fatto in precedenza. La maledetta sedia-sitter!! So che la gente vuole
rilassarsi e godersi la musica ... ma questa cosa è possibile solo se siete
seduti nel vostro salotto, damn!! La cosa più cool ai concerti è che c’è
questo mix di persone radunate tutte insieme per un interesse comune!
Godetevi la gente intorno a voi, abbiamo tutti qualcosa in comune. Non
sprecate tempo in stupide chiacchiere per dire ogni 5 minuti al buttafuori
che qualcuno vi ha pestato un piede. A meno che non stiate andando a vedere
Barbara Streisand, direi che è cosa certa pensare che ci sarà un gruppo di
ubriachi, pazzi urlanti vicino a te. Prendete l’umore della gente e godetevi
lo spettacolo. Accidenti che barba!
Visualizzate l'uomo con un certo rispetto anche per il suo sudore, se non
altro, sembra che tu stai godendo per quello che quest’uomo si è dedicato a
fare nella vita. Gridate un pò. Bevete qualcosa, non fate commenti stupidi e
fumatevi uno spinello. Non riuscite a vedere? Beh, alzatevi in piedi,
Dammit.
Tutto sommato, è stato uno spettacolo fantastico. La parte migliore:
"Forgetful Heart" dal suo ultimo album TTL, accidenti era bello. Il suono
della sua armonica che fluisva attraverso l'outdoor nella notte era
inquietante e assolutamente inebriante. Non avrei potuto fare a meno di
"Spirit on the Water", e l’ha suonata, o di "When the Deal Goes Down". Ero
un pò deluso che non ha suonato 3 canzoni nel bis, ma non prendiamocela con
l'amico. C’era una ragazza in prima fila che si sbaciucchiava con il suo
amichetto (Onestamente, non ero io) per una canzone intera, e la folla non
stava facendo molto per spingerlo ad attaccare un'altra canzone.
Questo è quello che avevo da dire, arrivederci al prossimo show.
Pochi artisti orbitanti nello spazio aereo e fisico della
musica rock, hanno suscitato tante parole, polemiche, ovazioni,
fraintendimenti, interpretazioni; pochi artisti hanno saputo incarnare con
le proprie opere l’immaginario politico della propria epoca. Bob Dylan
incide e suona dal vivo da quasi quarantacinque anni, è autore di alcune
pagine imprescindibili della musica popolare del secolo scorso e non sembra
aver voglia di mollare nemmeno in questo millennio. Il suo “Love and theft”
del 2001 fu a tratti davvero inquietante per molti: pubblicato l’11
settembre di quell’anno, una data che si ricorderà per ben altri motivi,
l’album, intriso come sempre del catastrofismo apocalittico tipico
dell’autore dall’epoca della sua conversione religiosa, sembra quasi una
profezia sugli avvenimenti di quel giorno maledetto. Il Dylan autore
epocale, però, è rintracciabile nei primi quattro anni di carriera,
dall’esordio omonimo del 1962 sino al doppio “Blonde on blonde” del 1966:
sette album di un percorso che terminerà con quello schianto motociclistico
che, secondo alcuni autorevoli pareri, da un lato ha rischiato di toglierci
l’uomo e dall’altro, dato l’esito non fatale dell’incidente, ha salvato sia
l’uomo che l’artista, giunto ormai a un punto di non ritorno.
Partito dalla scena folk del Greenwich Village di New York, dalle canzoni
contestatrici e di estrema sinistra di autori come Woody Guthrie, per il
quale Dylan aveva una vera e propria venerazione, l’autore ha imboccato un
percorso artistico che nel giro di pochi anni ha sconvolto e scardinato le
regole dei menestrelli statunitensi. Quattro album in linea con la
contestazione che faceva del Greenwich Village un ambiente compatto, con una
linea lirico-musicale ben percepibile; una prima deviazione, “Bringin’ it
all back home”, diviso tra acustico e una prima apparizione degli strumenti
elettrici e poi il botto, costituito da un capolavoro assoluto della storia
della nostra musica, “Highway 61 revisited”, rifiutato in blocco da tutti i
puristi del folk acustico, incomprensibile per altri e ancora oggi, a
dispetto dell’accoglienza iniziale, una pietra miliare eterna del rock.
Qualche giorno prima della pubblicazione, Dylan si presenta al maggior
festival folk di quegli anni, il Newport Folk Festival, la manifestazione
dove solo due anni prima era stato acclamato il re del movimento sull’onda
del suo primo capolavoro, “The freewheelin’ Bob Dylan”. Tra lo sconcerto
generale, Dylan sale sul palco accompagnato dalla Butterfield Blues Band:
niente strumenti acustici, ma una band elettrica che all’attacco della prima
canzone dovette sembrare simile a un attacco marziano. La contestazione è
totale, tanto che un guru del movimento folk, compagno di tante battaglie
accanto a Woody Guthrie, un furioso Pete Seeger, tenta di staccare i
collegamenti elettrici degli strumenti. Ricordo il racconto di un Dylan,
allora ventitreenne o giù di lì, che abbandona il palco piangente (un
racconto, forse, di Joe Boyd, letto tanti e tanti anni fa). Le contestazioni
si ripeteranno durante l’intero tour, accompagnato dalla band che lo seguirà
a lungo in quegli anni, i canadesi Hawks, che poi muteranno ragione sociale,
in quegli anni di invasione del Vietnam, in The Band (per non confondersi
con i “falchi” guerrafondai). Alla ricerca di un sostituto, i canadesi
scelsero il nome con il quale erano conosciuti da tutti: la band che
accompagna Dylan. Il batterista degli Hawks, Levon Helm, talentuoso
compositore e cantante, oltre che motore ritmico, giungerà ad abbandonare i
compagni, stanco delle contestazioni che si ripetevano ad ogni concerto. È
forse difficile immaginare al giorno d’oggi quale fosse l’effetto sulle
platee di quella che possiamo immaginare come un’autentica rivoluzione
nell’inamidato ambiente della scena folk dell’epoca.
Bob Dylan, come forse molti sapranno, è un testardo come pochi. Dall’alto
della sua arte inimitabile, non ha mai concesso nulla all’ordinario, se non
per pigrizia (insofferente verso le sale di registrazione, Dylan ha spesso
pubblicato dischi frettolosi e prodotti poco e male). Dopo la contestazione
epocale al Newport Folk Festival, Dylan continua le registrazioni di
“Highway 61 revisited” già in corso da tempo e porta a termine un album tra
i più significativi dell’intera storia del rock, a cominciare dai primi
solchi: “Like a rolling stone” è un brano dalla durata inconsueta per una
canzone che deve servire da apripista anche come 45 giri, sei minuti. Come
racconta Paolo Vites, nel suo eccellente “Bob Dylan – 1962-2002 – 40 anni di
canzoni”, quando i Doors tentarono di ripetere un’operazione simile con la
loro splendida “Light my fire”, così si sentirono rispondere dai
responsabili della casa discografica: “Chi credete di essere, Bob Dylan?”.
“Like a rolling stone”, nelle parole dello stesso Dylan, “è un lungo pezzo
di vomito”, ma nonostante questo, poco tempo fa la canzone è stata nominata
per l’ennesima volta come la più importante del secolo scorso dalla rivista
Rolling Stone (e non per semplice vicinanza onomastica). Una canzone che
sbalordisce per la forza musicale, per le immagini poetiche (il “vomito” a
cui si riferiva Dylan) e per la voce di un tizio che, secondo molti
illuminati pareri, non dovrebbe cantare. Le riflessioni di Dylan sembrano
riferirsi al suo magico momento artistico (un tour inglese precedente alle
registrazioni che si è trasformato in un tripudio di folla e ovazioni, con
scene da autentica beatlemania) e al rischio di cadere in un’idolatria fine
a sé stessa:
“Come ci si sente
a contare solo su sé stessi
senza un posto dove andare
come una completa sconosciuta
come una pietra che rotola?”
“Like a rolling stone” è un capolavoro assoluto e non è il solo dell’album,
come si sarà capito dall’introduzione. Diamo un’occhiata alla data di
pubblicazione: 30 agosto 1965. In quel periodo, nel magico mondo musicale
del rock, impazzavano i gruppi inglesi formato da ragazzi completamente
rapiti dalla forza della musica nera statunitense. Solo per fare qualche
nome, nel 1965 uscivano “Rubber soul” dei Beatles (l’album che inizia la
vera scalata artistica dei quattro di Liverpool), “Mr. Tambourine man” dei
Byrds (la risposta californiana ai Beatles: title-track e altre tre canzoni
sono firmate Bob Dylan), “Kinda Kinks” dei Kinks, “December’s children” dei
Rolling Stones, “My generation” degli Who e “Five live” degli Yardbirds. A
parte la particolarità musicale dei Beatles (e dei loro contraltari
californiani, i Byrds), tutti gruppi impegnati a reinterpretare il blues e
il rhythm’n’blues. Bob Dylan, come luogo comune insegna, era partito dal
folk acustico di protesta. I luoghi comuni sono fatti per essere scardinati
e Dylan, con tutto l’album e soprattutto con la dinamitarda “Tombstone
blues”, supera i colleghi inglesi di quell’anno a destra, a sinistra e al
centro. Non posso negare la sorpresa che mi fece rimanere a bocca aperta
quando ascoltai questo pezzo la prima volta: blues accelerato a mille, la
chitarra fantastica di Mike Bloomfield e una sezione ritmica (basso,
batteria e chitarra acustica) che assomiglia a un connubio impossibile tra
punk, jazz e hard-rock. Aggiungiamoci la voce perfetta di Bob Dylan e avremo
uno di quei pezzi che i ragazzi inglesi di cui si parlava, impareranno a
memoria, anche se l’artista in questo caso è pallido e non vive sulle rive
del Mississippi:
“Mamma è in fabbrica senza scarpe
Babbo è nel vicolo a cercare il fusibile
Io sono in strada a cercare il blues della pietra tombale”.
“It takes a lot to laugh, it takes a train to cry” è una bella canzone e non
è un capolavoro e questa è già una notizia. L’influenza chiaramente
percepibile è quella di artisti del calibro di Chuck Berry, che fu fra i
primi a mischiare il blues delle proprie origini con il country di colore
bianco. Il pezzo piace per l’aria quasi da saloon (il piano che picchietta)
e per l’armonica onnipresente.
“Vorrei essere il tuo ragazzo, baby
non voglio essere il tuo capo
Non venirmi a dire che non ti ho avvisato
quando avrai perso il tuo treno”.
“From a Buick 6” la conobbi per merito di un album di Gary US Bonds, un
rocker nero resuscitato, all’inizio degli anni ’80, per merito di Bruce
Springsteen e Miami Steve Van Zandt. La versione originale di “Highway 61
revisited” sembra sia nata da un classico del blues, “Milk cow blues”, che
io posseggo in una versione dei Kinks, ma che non riesco a collegare
pienamente alla canzone di Dylan. Sicuro, le dodici battute del blues sono
sempre le stesse, ma “From a Buick 6” ha dalla sua un giro di basso
assolutamente ipnotizzante. L’organo Hammond di Al Kooper, la chitarra che
ricama e l’armonica che cuce ritornelli e strofe: sì, è un capolavoro anche
questo. Nel testo, Dylan cita direttamente un grandissimo rocker nero,
inventore di uno dei ritmi eterni del rock’n’roll:
“Beh, lei non mi rende nervoso, non mi parla molto
Cammina come Bo Diddley e non ha bisogno di una stampella
Tiene questa quattro-dieci carica di piombo”.
Il finale di facciata è affidato, come sorprendersi, a uno dei capolavori
assoluti dell’uomo del Minnesota. “Ballad of a thin man” è talmente bella,
struggente, forte e geniale da far quasi commuovere anche un omone barbuto e
padano. Il blues strizzato e trasformato in poesia bianca malata e malsana,
con una prestazione vocale di Bob Dylan al di là delle definizioni. Il piano
che domina la canzone è dello stesso Dylan, mentre l’hammond spettacolare,
come in tutto l’album, è del “solito” Al Kooper. Lenta, drammatica,
angosciante, “Ballad of a thin man” è una canzone sulla schizofrenia
dell’animo e sull’incomprensibilità dei mondi, quello fisico e quello
spirituale. Alla fine delle singole strofe della ballata, Dylan nomina un
personaggio:
“Perché sta succedendo qualcosa
e tu non sai cos’è
Vero Mister Jones?”.
I dylanologi di professione si sono scervellati per cercare di capire se
questo Mister Jones fosse una persona reale. Nel mio piccolo (microscopico),
non posso non notare, come ho già affermato parlando di schizofrenia, che
“Ballad of a thin man” sembra parlare dello stesso Dylan come essere umano
rappresentante degli Stati Uniti di allora, un paese che stava conoscendo le
contestazioni giovanili che sarebbero poi dilagate in tutto il mondo. Più
volte Bob Dylan ha rifiutato il ruolo di rappresentante della canzone di
protesta: come non leggere in quella frase di fine strofa lo smarrimento
dell’autore stesso verso un ruolo che non sentiva appartenergli?
Le strofe vedono un Dylan cantante che parte da toni alti che via via si
abbassano sempre più, sino alla domanda rivolta al fantomatico Mister Jones,
dove le corde vocali sembrano sprofondare in un pozzo oscuro e malsano. Tra
i capolavori dell’album e dell’intera carriera di Dylan, un capolavoro
assoluto.
Girato il vinile, ci s’imbatte in una delle canzoni più famose del poeta di
Duluth, “Queen Jane approximately”, ennesima dimostrazione della grandezza
di quest’uomo. Come definire la progressione musicale, un modello ripreso da
centinaia (migliaia?) di artisti da allora fino ai nostri giorni?
Sembrerebbe un semplice brano-ballata, ma un artista in tale stato di
grazia, riesce a ridefinire anche le banalità più semplici e a prima vista
comuni. Come definire il testo, una serie di mini-racconti che si concludono
con la frase: “Verrai da me Queen Jane?”? Pessimista, ancora una volta, nel
raccontare un mondo che non sembra possedere alcuna qualità degna di nota e
allo stesso tempo, ottimista, dal punto di vista di quell’invito rivolto
alla fine di ogni strofa. Sembra quasi un anticipo di quell’immagine di
speranza che un Bruce Springsteen di qualche anno più tardi racconterà nella
sua “Two hearts”: per combattere tutte le brutture, due cuori sono meglio di
uno. Per inciso, se non lo si fosse capito, “Queen Jane approximately” è
l’ennesimo capolavoro.
La canzone che titola l’intero album, è quasi spiazzante. Contornata di
suoni strazianti e stridenti, che dovrebbero essere sirene della polizia, a
quanto ho letto (ma, sinceramente, è difficile capirlo), “Highway 61
revisited” riprende a tratti la melodia di “From a Buick 6” ed è un blues
accelerato dove sembrerebbe l’organo Hammond a farla da padrone, non fosse
per un elemento: la voce di Dylan. Coloro che ancora oggi provano ribrezzo
nel sentire le tutt’altro che ortodosse prestazioni vocali di Dylan,
potranno tornare a respirare con la successiva “Just like Tom Thumb’s
blues”, una ballata bluesata dove l’autore sembra seguire a stecchetto certe
regole (fino a un certo punto: sempre di Bob Dylan stiamo parlando). Per
quanto mi riguarda, la canzone meno interessante dell’intero lavoro,
piacevole e da ascoltare senza patemi. Torniamo a “Highway 61 revisited”, la
canzone.
Indescrivibile la forza della voce che squarcia in maniera viscerale la
prima strofa, dove, racconta Dylan, dio chiede ad un Abramo incredulo di
uccidere il figlio in offerta sacrificale. Abramo, impaurito dalla minaccia
di dio (“Puoi fare come vuoi Abe, ma la prossima volta che mi vedrai
arrivare, sarà meglio che tu te ne vada di corsa”), chiede all’onnipotente:
“Dove vuoi che avvenga questo omicidio?”. Notare come Dylan trasformi il
sacrificio in un omicidio. Dio risponde: “Sulla Highway 61”.
L’Autostrada 61 taglia gli Stati Uniti da nord a sud, dal Minnesota,
“patria” di Bob Dylan”, sino a New Orleans, raggiungendo il delta del
Mississippi, il fiume dove il blues statunitense si è formato e forgiato nel
tempo e nella sofferenza. Oltre ad attirarsi le ire dei puristi del folk a
causa delle musiche, con questo testo Dylan-Robert Zimmerman, ebreo,
scandalizzò pure gli ebrei. Le numerose strofe, compresse in un brano di
poco più di tre minuti, mettono in fila una serie di dialoghi apparentemente
slegati, intimamente connessi con la soluzione finale del problema, lo
stesso che dio ordina ad Abramo: la Highway 61. Immagini raccontate con una
forza sbalorditiva in sette, otto righe, la capacità di creare un mondo
sulla via dello sfacelo, il nostro per inciso, con le parole, la violenza
della voce e quei suoni che dovrebbero essere sirene della polizia. L’ho
pensato in questo momento, ascoltando per l’ennesima volta la canzone: la
potenza della voce di Dylan mi ha ricordato un pischello che dodici anni
dopo sputerà il suo rifiuto anarchico nell’unico disco dei Sex Pistols.
Suggestione, paragone assurdo, ma ciò che questo album ha rappresentato per
la musica rock, assomiglia in tutto e per tutto alla devastazione posta in
essere dal punk futuro. Un capolavoro, l’ennesimo.
Il disco termina con una lunghissima ballata, l’unico brano che potrebbe
rimandare al Bob Dylan che tutti conoscevano e che quasi tutti amavano,
compresi i puristi del dleng-dleng delle chitarre acustiche. “Desolation
row” aveva conosciuto una versione elettrica, che non soddisfece per nulla
l’autore: la versione dell’album, undici minuti di magia acustica, fu
registrata alla prima prova. Secondo molti, “Desolation row” è il capolavoro
assoluto dell’album, ma è solamente una questione di priorità. Gli amanti
del Dylan acustico di sciolgono di fronte a una simile dimostrazione di
forza compositiva e interpretativa; gli altri, tra i quali il sottoscritto,
amano l’album nel suo complesso, compresa la canzone che lo chiude.
Il vicolo della desolazione accoglie una fauna umana più o meno famosa (si
citano direttamente anche Einstein, T.S. Eliot, Ezra Pound, Ofelia…) che si
dibatte alla ricerca di qualcosa. Il vicolo della desolazione ricorda le
backstreets del Bruce Springsteen di “Born to run”, anche se il Boss, in
quel caso, usa meno poesia e meno metafore. Dylan costruisce una serie di
quadri desolanti di una forza lirica da lasciare a bocca aperta. Negli anni
’90, manifesterà il suo stupore per essere riuscito a scrivere liriche di
questo livello e di non avere la minima idea di dove possa averle scovate.
“Highway 61 revisited” non è un viaggio negli Stati Uniti delle freeway: è
un album che può vantare pochi paragoni nella storia del rock, per la sua
qualità, per la sua innovazione e per lo schiaffo che seppe rifilare a tutti
i folkers bianchi inamidati e già chiusi nel loro circolo intellettuale.
All’epoca Dylan era già il menestrello folk più importante e famoso e anche
questo la dice lunga sul coraggio dell’uomo: scardinare le convenzioni non è
mai facile, soprattutto se lo si fa in maniera netta come in questo caso.
Come scrive Paolo Vites, “Quando Dylan e il gruppo”, al Newport Folk
Festival del 1965, “attaccano una Maggie’s Farm che sentita ancor oggi suona
violenta e devastante come Anarchy in the UK dei Sex Pistols dieci anni
dopo, scoppia la guerra”. Nessun problema a crederlo: sono stato diretto
testimone delle contestazioni al concerto di Bob Dylan di Modena, 1987,
ventidue anni dopo i fatti di Newport e dopo tutta la musica passata e
macinata nel frattempo. Buona parte del pubblico di Modena era convenuto per
ascoltare il Dylan acustico e Bob li ha accontentati a suo modo: non un solo
brano acustico! Elettricità a mille, una band fantastica ad accompagnarlo,
Tom Petty e i suoi Heartbreakers e nessuna minima concessione al pubblico.
Io ero praticamente in estasi e quando una parte del pubblico cominciò a
tirare sassi sul palco, pensai alle storie di Newport che avevo già letto da
qualche parte: se questo è l’effetto di oggi, riflettevo, pensiamo alla
rivolta che l’elettricità può aver scatenato nella cattedrale del folk
acustico.
Phil Ochs, cantautore talentuoso finito male e amico di Dylan, disse
all’epoca di “Highway 61 revisited” che “Dylan è come l’LSD, ormai: è
entrato nella psiche di troppa gente e l’America è un paese in cui molta
gente non ha la psiche a posto. Ho paura per lui”.
Eric Andersen, altro folker dell’epoca, disse che Dylan “potrebbe essere la
più grande influenza di tutta la generazione. Non vedo nessuna altra forza
paragonabile a quella di Dylan”. Paolo Vites cita i due cantautori con una
riflessione: “Gli amici/nemici della vecchia scena folk, che affannosamente
hanno cercato fino a quel momento di stargli al passo, alzano bandiera
bianca”. Insomma, lo straordinario Dylan folk-acustico di “The freewheelin’
Bob Dylan” poteva essere inseguito, anche se non braccato, ma il Dylan che
sprofonda nella materia nera della musica, che già conosceva bene e
applicava a piccole dosi precedentemente, è diventato un marziano per i più
validi artisti della sua generazione. Chissà se ho reso l’idea…
Concludo con un’ennesima citazione, raccolta ancora da Paolo Vites: “La
prima volta che ho sentito Bob Dylan ero in macchina con mia madre ed è
arrivato quel colpo di rullante che suonava come se qualcuno avesse aperto a
calci la porta della tua mente: Like a rolling stone. Mia madre, alla quale
il rock’n’roll piaceva, ci pensò un minuto, poi mi guardò e disse: ‘Quel
tizio non sa cantare’. Ma io sapevo che aveva torto. Rimasi lì senza dire
niente, ma sapevo di star ascoltando la voce più forte che avessi mai
sentito. (…) Bob ti liberava la mente come Elvis ti liberava il corpo. (…)
Quando avevo quindici anni e ascoltavo Like a rolling stone, ascoltavo un
tizio che aveva il fegato di prendersela col mondo intero e che mi faceva
sentire come se avessi dovuto farlo anch’io”.
Ringraziato Bruce Springsteen per il contributo video (non avete visto delle
immagini mentre leggevate queste parole straordinarie?), chiudo e passo ad
altro.
Caio
( Già pubblicato in www.ciao.it )
Riferimento principale: “Bob Dylan – 1962-2002 – 40 anni di canzoni”, di
Paolo Vites, con la prefazione di Elliott Murphy (Editori Riuniti,
maggio 2002).
Bernardo Lanzetti omaggia Bob Dylan e il blues con due
album
clicca qui
a
Giovedi 9 Settembre 2010
Review: near Paddock Wood,
United Kingdom - Hop Farm Festival - July 3, 2010
di Peter Rice
Con Bob Dylan alla Hop Farm FFS abbiamo avuto quello che ci aspettavamo.
Abbiamo sentito parlare abbastanza delle sue prestazioni per immaginare che
non ci sarebbe stato un sacco di interazione con la folla, ma essere lì era
un omaggio al cantautore più popolare di sempre. Tuttavia, FFS sono andato
al festival con il nostro zio - e talvolta collaboratore - Peter Rice,
probabilmente il più grande fan di Dylan di queste parti, bene, mi sembra
doveroso affidare a lui l'incarico di recensire il suo set.
Bob Dylan non ama ripetersi. Finora questo anno, ha suonato circa 40
spettacoli e oltre 70 canzoni diverse. Ha fatto un tour nei piccoli club in
Giappone per la prima volta. Il suo spettacolo all’ Hop Farm era alla fine
di un tour europeo dove ha suonato in Macedonia, Romania, Slovenia, Turchia,
Slovacchia, Bulgaria, Croazia. Non il solito circuito.
La scaletta cambia ogni sera. Nessuno sa come le canzoni sono scelte.
Un gruppo di favoriti anni Sessanta all'inizio, Rainy Day Women, Don't Think
Twice, Stuck Inside del Mobile e Just Like A Woman. In RDW aveva una
chitarra costruita in parte da Rumble e da Link Wray. Link è morto poco dopo
il primo soggiorno di Bob a Brixton nel 2005 e ha suonato in ben 4 delle 5
notti. In Just Like A Woman ha invitato la folla a cantare insieme, ma lui
non la seguiva, andava per conto suo, giusto per dimostrare chi è il
padrone.
Poi su canzoni recenti come Honest with me, Thunder On The Mountain, High
water e Workingman's Blues # 2. (Nel caso ve lo stiate chiedendo, il primo
Working Man's Blues è stato scritto da Merle Haggard. La sua interpretazione
di Workingman's Blues è stata grande. Egli non si limita a trasformare le
sue vecchie canzoni,in questo spettacolo è andato molto oltre la versione
registrata su Modern Times (2006).
Highway 61 e Ballad of a Thin Man erano del periodo nerastro della metà
degli anni 60 e abbiamo avuto anche una bella Simple Twist of Fate e Blind
Willie McTell degli anni '70 e '80. Like A Rolling Stone e Forever Young
sono opzioni che vanno piuttosto bene bis.
Per la gente della Hop Farm poi, ha suonato i classici degli anni Sessanta,
un paio del medio periodo, testi e canzoni più recenti per dimostrare che è
ancora capito. La band è stata grande, ha suonato un sacco di armonica a
bocca e un pò di chitarra e tastiera. Così che dire circa il canto? Per più
di 2/3 della mia vita, la mia risposta alla famosa affermazione "Ma non può
cantare" è stata "Dipende cosa si intende per canto." Per le mie orecchie,
la sua voce è espressiva come sempre, ma c'è dubbio che la sua estensione
vocale sia sempre più limitata. Gli effetti di 50 anni e oltre di tabacco
sono abbastanza evidenti. Così egli canta nel suo limiti e consegna il suo
messaggio, ma non suona come 40 anni fa, anche se lo volesse, ma quasi
certamente non lo fa perchè non vuole più suonare come allora.
Ciò che abbiamo ottenuto è stata una prestazione molto viva, qualcosa di
interessante per il pubblico e pre lui. Senza contare poi l'emozione di
vedere l'uomo che ha fatto tutte quelle cose grandi in piedi davanti a noi.
Bob odia probabilmente questa idea, ma è innegabilmente parte di questa
esperienza.
Non dice nulla al pubblico, oltre a introdurre la sua band, perché non c'è
bisogno. Egli ci dice che siamo un grande pubblico e che lui è contento di
essere qui, facendo le sue prestazioni, 100 notti all'anno, in tutto il
mondo. Questa è una dichiarazione più vera dei luoghi comuni abituali. Siamo
fortunati ad averlo vicono a noi.
1 - Jac Holzman, founder of Elektra Records, talks about
the night Bob Dylan was booed off the stage at the Newport Folk Festival in
1965
2 - Jac Holzman and George Wein talk about Dylan and the Newport Folk
Festival in an exclusive conversation
3 - BOB DYLAN - Maggie's Farm - FREEBODY PARK - NEWPORT, RHODE ISLAND - JULY
25, 1965
Bob Dylan (vocal & electric guitar), Michael Bloomfield (electric guitar),
Barry Goldberg (organ), Al Kooper (organ), Jerome Arnold (bass), Sam Lay
(drums)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
LIKE A ROLLING STONE - NEWPORT FOLK FESTIVAL, 1965
MR. TAMBOURINE MAN - NEWPORT FOLK FESTIVAL, 1965
This is a classic, Bob stop playing cause he didn't have a
harp, and someone in the audience gives him an harp.
Review: Austin, Texas -
The Backyard - August 4, 2010
di Tom Lallier
Gettate in aria i vostri cappelli ragazze e ragazzi e andiamo a vedere
questo show. Una calda notte piena di vapore ad Austin con la band ben
avvolta intorno a Bob, e così era la folla.
Bob ha di nuovo reinventato la sua band e il suo suono come mai prima.
E' stato bello vederlo di nuovo alla chitarra per 4 canzoni, non suonando la
sua tradizionale ax marrone e bianca, ha preso una bellezza grigia che
Charlie ha usato più avanti nel set. La prima metà dello show è stata fatta
con un beat staccato che ha cambiato le sue canzoni con ottimi risultati,
tra cui una versione inquietante di Tangled up in blu. L’highlights è stato
Cold Irons Bound, con Bob andato giù pesante, credeteci o no, con la sua
armonica. Donnie non ha aveva il cappello tradizionale della band, non sono
sicuro se per il caldo o se è il suo nuovo modo di suonare la steel. Charlie
ha sicuramente tirato fuori il lato giocoso di Dylan sulle tastiere, lo
provocava a rispondere ai suoi liks con ottimi risultati, il miglior suono
di Bob alla tastiera che ho sentito. Ivan Neville è stata una bella sorpresa
alla tastiera ed ha aggiunto una certa profondità quando ha suonato le
tastiere mentre Bob era al centro della scena con la sua armonica. La
speranza continua con il tour. Le ultime 3 canzoni sono state dominate da
Stu con un primo piano sulla rovente Ballad of a thin man. Charlie sembrava
amare il suonare nella sua città natale, aveva la più grande allegria
durante la intro. Lui e Tony hanno fatto riffs di piombo durante lo scambio
in Thunder on the mountain, hanno rifatto le stesse cose dopo 8 anni come se
fosse stato solo ieri. Ci vediamo tutti a Lincoln, non siate in ritardo.
Bobby's in the basement making his movie,
He paints a little picture but not to be cheesy.
He wants this little girl to believe in him easy,
Bristles to the canvas imagining he feels high.
Inspriation of my heart search for light out of the dark.
All the pictures in my heart lie awake there in my fog.
This oasis in my arms I approach it with disarm.
Though it might do me some harm stop to catch me if I fall.
Bobby's in the basement making his music,
He never won't stop though not to abuse it.
If there's some other way that they only would use it,
He lives another day but they always refuse it.
Lacerations of my heart.
Dropped down in peices in the dark.
Mixed the words up on this page.
Makes the purple turn to beige.
Inspriation of my heart search for light out of the dark.
All the pictures in my heart lie awake there in my fog.
This oasis in my arms I approach it with disarm.
Though it might do me some harm stop to catch me if I fall.
It's just like Bob Dylan says...
Stop depression of my own walk the only road I know.
If I am only dreamin' then I am not that far from it.
Sow the strength that grows from seeds worship creativity.
If I am only dreamin' then me an' Bob are not that far today.
So long as I'm young.
Bobby's in the basement making his music.
I search the beaches walk the sand.
I cut my feet on broken glass.
Strap the sandals on my feet.
I'm run down but I still hit the street.
Inspriation of my heart search for light out of the dark.
All the pictures in my heart lie awake there in my fog.
This oasis in my arms I approach it with disarm.
Though it might do me some harm stop to catch me if I fall.
It's just like Bob Dylan says...
Stop depression of my own walk the only road I know.
If I am only dreamin' then I am not that far from it.
Sow the strength that grows from seeds worship creativity.
If I am only dreamin' then me an' Bob are not that far today.
So long as I'm young.
Bobby's in the basement making his movie,
He paints a little picture but not to be cheesy.
He wants this little girl to believe in him easy,
Bristles to the canvas imagining he feels high.
High.
Inspiration of my heart.
Desperation of my heart.
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Bobby's nel seminterrato sta facendo il suo film,
Dipinge un piccolo quadro, ma non come se fosse formaggio.
Vuole che questa bambina creda facilmente in lui,
i tocchi sulla tela fanno immaginare che lui si sente al massimo.
L’ ispirazione del mio cuore cerca la luce nel buio.
Tutte le immagini nel mio cuore mi trovano sveglio nella mia confusione.
Accolgo questa oasi tra le mie braccia con disarmo.
Penso che qualche braccio potrebbe sostenermi se dovessi cadere.
Bobby è nel seminterrato a scrivere la sua musica,
Non smetterà mai anche se dovesse abusarne.
Anche se ci sono altri modi nei quali loro vorrebbero usarla,
lui vive un altro giorno, ma loro lo rifiutano sempre.
Lacerazioni del mio cuore.
Cadute in pezzi nel buio.
Mescola le parole su questo foglio.
Fanno si che il viola si trasformi in beige.
Tutte le immagini nel mio cuore mi trovano sveglio nella mia confusione.
Accolgo questa oasi tra le mie braccia con disarmo
Penso che qualche braccio potrebbe sostenermi se dovessi cadere.
Proprio come ha detto Bob Dylan...
Fermo la depressione del mio cammino, l'unica strada che conosco.
Se sto solo sognando, allora non ne sono così lontano.
Ho visto la forza crescere dai semi della sua creatività.
Se sto solo sognando allora io e Bob non siamo così lontani oggi.
Finché sono giovane.
Bobby è nel seminterrato a creare la sua musica.
Cerco le spiagge per camminare sulla sabbia.
Mi son tagliato i piedi su dei cocci di vetro.
Ho strappato i sandali dai piedi.
Son corso giù ma non ho ancora trovato la strada.
L’ ispirazione del mio cuore cerca la luce nel buio.
Tutte le immagini nel mio cuore mi trovano sveglio nella mia confusione.
Accolgo questa oasi tra le mie braccia con disarmo.
Penso che qualche braccio potrebbe sostenermi se dovessi cadere.
Proprio come ha detto Bob Dylan...
Fermo la depressione del mio cammino, l'unica strada che conosco.
Se sto solo sognando, allora non ne sono così lontano.
Ho visto la forza crescere dai semi della sua creatività.
Se sto solo sognando allora io e Bob non siamo così lontani oggi.
Finché sono giovane.
Bobby's nel seminterrato sta facendo il suo film,
Dipinge un piccolo quadro, ma non come se fosse formaggio.
Vuole che questa bambina creda facilmente in lui,
i tocchi sulla tela fanno immaginare che lui si sente al massimo.
Grande.
L'ispirazione del mio cuore.
La disperazione del mio cuore.
Review: Austin, Texas -
The Backyard - August 10, 2010
di Tom Palaima
Il luogo, the Back Yard, è una bella ciotola naturale nella Hill Country,
18 miglia a sud ovest dal centro di Austin. Ha solo posti in piedi, ad
eccezione di una veranda per i vip che è dietro in alto a destra del palco.
Bob era in forma rara di menestrello-crooner, utilizzando tutti i tipi di
mimica facciale e corporea ed i movimenti della gamba e del piede per
accompagnare le sue canzoni. Ha usato questa tecnica quasi subito per "Lay
Lady, Lay", con un gesto a sinistra verso la parte posteriore della testa e
piegandosi in avanti quando cantava , due volte, il gesto sembrava
a significare: "Eccomi, sono qua, se non vi siete accorti!"
L'intera band, tra cui due pezzi con Ivan Neville alla tastiera, era in
ottima sintonia, e ognuno sembrava contento di poter suonare di nuovo dopo
la pausa di un mese dopo la fine del tour europeo.
La notte era calda - ma il sole stava per tramontare quando l'introduzione è
stata letta - in realtà NON è registrata su nastro - alle ore 20:15.
Noi eravamo in tre (Richard Thomas, un professore di Harvard di letteratura
che periodicamente è docente un seminario su Dylan; Gavin Garcia, direttore
del TODO di Austin e ideatore dello show di Dylan in questo agosto, ed io,
in piedi in quarta fila direttamente in linea con l'altoparlante alla
sinistra del palco e del pianoforte di Bob. L’Oscar era in cima a questo
diffusore drappeggiato con due collane di perline di Mardi Gras che guardava
verso di noi, una metafora per il canto manierato e gli stili che hanno
caratterizzato le prestazioni del set.
La band è uscita per prima andando ad occupare i loro posti mentre Bob era
pronto per entrare al termine dell'introduzione "Columbia recording artist
Bob Dylan! "
É entrato a grandi passi, con indosso una divisa da ufficiale di cavalleria
del 19° secolo, pantaloni blu con strisce gialle su un lato, sopra inoltre
indossava un cappotto militare alla finanziera aperto sul petto, con un
taschino che ha dato un senso di 'medaglie' appuntate sul petto.
I membri del gruppo indossavano abiti marrone chiaro.
La voce di Bob era in gran forma e il sound della band è stato piacevolmente
modulato in modo che i testi e gli strumenti formavano un insieme coerente,
al posto della zuppa di suono sgradevole che ci aveva servito il 2 Agosto
2009 alle Woodlands fuori Houston.
Lungo, alto e allampanato, Charlie Sexton, guardando come se fosse appena
uscito fuori un mese intero di lavoro sotto il sole cocente della Parchman
Farm, piuttosto che di relax, si aggiravano sul palco, in ginocchio,
accovacciato, avvicinandosi a Bob per lo scambio di liks fra tastiera e chitarra. A
un certo punto, durante il quartetto inaspettato di canzoni in cui Bob ha
fatto un cambio di strumento, prendendo la chitarra, Sexton ha fatto una
sincronizzata coreografia con Bob.
Era come se fossero per un momento gli ZZ Top, il loro pas de deux era
proiettato con le ombre sulle tende del back stage gonfiate dal vento.
Tony Guarnier e George Recile hanno guidato la band sapientemente. Donnie
Herron ha aggiunto un tocco piacevole con la steel guitar, sebbene avrebbe
potuto e avrebbe dovuto essere più forte nel mix del suono. Herron è stato
sorridente per tutto lo show mentre studiava cercando di rimanere in
sintonia con quello che Bob stava facendo sulla tastiera.
Stu Kimball era sul palco a destra ed ha suonato la chitarra ritmica
con un’aria di auto-assorbimento
Le canzoni dopo l'introduttiva "Leopard-Skin" e "Lay Lady Lay " sono
aumentati nel tempo e nel volume, avvolte intorno ad un più pensoso nucleo
di "Tryin 'to Get to Heaven", "Cold Irons Bound",
"Workingman's Blues # 2", e "Tangled Up in Blue" a cui mancava almeno una strofa.
I 20enni, 30enni e 40enni intorno a noi sono stati stimolati a ballare,
saltellavano, e gioiosamente si sono agitati
per tutte e quattro le canzoni. "Cazzo, Yeah!" ha urlato una Dylanofila.
Tutto intorno a noi hanno pensato che era solo un buon modo come un altro
per registrare un forte parere positivo.
La richiesta di bis è stata caratterizzata da una gruppo di noi gridando
"Bobby, Bobby, Bobby! ", come ringraziamento per il suo modo di suonare con
il vigore e l'inventiva degli anni 60.
Nel complesso lo spettacolo è stato ben al di sopra di Stubb's 2007, ACL
2007, Woodlands 2009 e Round Rock 2009.
Senza più pose alla Elvis come nello show del 1999 mostrano ad Austin, il
suo primo con Charlie Sexton, Dylan era ancora così eccitato che tutto lo
spettacolo aveva la stessa forza di quello del 99, facendo di questo show
uno dei più memorabili.
Se non avete ancora i biglietti per il prossimo show andate a prenderli.
Bill Pagel ha iniziato i lavori di restauro alla casa
natale di Bob Dylan
La casa natale di Dylan a Duluth
Bill Pagel davanti al portico
Interessante novità, un appassionato di Dylan di nome Bill Pagel ( webmaster
di boblinks.com) ha iniziato i lavori per restaurare la casa di Bob a
Duluth, Minnesota. Secondo il report, Pagel prevede di ripristinare la casa
al suo stato nel 1940 - quando la famiglia Zimmerman viveva lì - sulla base
di diverse fotografie di quel tempo.
Tuttavia, poiché le immagini sono in bianco e nero, e molte case adiacenti
sono state completamente rase al suolo, ci sono ancora alcune questioni da
risolvere. Pagel spera che qualcuno si faccia avanti con informazioni o
con foto che lo possano indirizzare nella giusta direzione.
Pagel, che ha acquistato la proprietà nel 2001, ha raccolto ricordi e cimeli
del leggendario Bob Dylan per lungo tempo. Egli aspira che un giorno la casa
sia inclusa nel Registro Nazionale dei luoghi storici, in modo che possa
essere preservato per le generazioni future.
Il progetto potrebbe rientrare nella stessa categoria di Rowan Oak, la
casa-museo sul Mississippi di William Faulkner. Sarebbe davvero interessante
vedere la casa di Duluth in questa luce, a condizione che il focus sia
puntato sulla storia e non sui profitti dei visitatori.
Purtroppo, Pagel, che ha comperato la casa per circa 82 mila dollari durante
un'asta su eBay e ci vive a quanto pare con la moglie, non sembra ancora
aver preso l’indirizzo museale per il momento. Ha appena iniziato il suo
restauro programmato questa estate e, parole sue, "Oltre a questo, non
ho alcuna altra idea."
La storia è interessante, anche se, come molti sul forum di Expecting Rain
hanno fatto notare, la cosa sembra un pò inquietante. E' certamente un pò
ossessivo come compito da assumersi, ma, da sempre , i fans hanno fatto le
cose più folli.
Personalmente, posso rispettare l’ammirazione di Pagel per Dylan, che va ben
oltre il livello di dedizione. Pagel, auto-proclamatosi storico in materia,
condivide felicemente tutte le sue conoscenze con i fans che vanno a far
visita alla casa.
Pagel ammette di sperare che Dylan apparirà un giorno - come Dylan ha già
fatto un paio di volte prima -, così da poter invitare il suo eroe dentro.
Tenuto conto di tutte le recenti visite fatte da Bob alle case di alcuni dei
suoi amici, potrebbe ben decidere di rinnovare la visita anche alla sua
casa natale.
Se lo farà, questa è una cosa che vorrei leggere. Che cosa pensa
Dylan stesso dei progetti per la casa in cui è cresciuto? È onorato? E’
disturbato? Un pò tutte e due le cose?
In qualunque modo andrà a finire, questa storia vale la pena di tenerla
d'occhio. In quanto al progetto di Pagel speriamo di sapere qualcosa di più
da lui.
Chi lo sa? Potremmo vedere un giorno una versione Bob Dylan di “Graceland”.
La mostra d'arte di Dylan stroncata dalla critica
danese
I dipinti di BOB DYLAN non sono riusciti a conquistare i critici d'arte in
Danimarca dopo che una serie di suoi dipinti è andato in mostra in un museo
di Copenaghen - un esperto ha definito il cantante come un "dilettante".
La mostra Brasile Series, è formata di 40 dipinti in acrilico appositamente
creati da Dylan, inaugurata alla National Gallery Venerdì (03Sep10), ma gli
sforzi della star 69enne, sono stati stroncati dalla stampa locale.
Un critico del Berlingske Tidende scrive: "Quando si parla di musica, Bob
Dylan è uno dei grandi Picasso del 20 ° secolo, ma questo non è il caso per
la sua pittura."
Nel frattempo, il professore di storia dell'arte Peter Brix racconta in una
nota informativa ", Bob Dylan dipinge come tutti gli altri dilettanti,
utilizzando uno stile figurativo piuttosto balordo. E' quello che si usa
dire un pittore della Domenica."
Tuttavia, Karsten Ohrt, direttore del museo, insiste nel dire che i dipinti
del cantante sono degni di un posto nella National Gallery.
Ohrt dice: "Noi pensiamo che Dylan è un pittore di qualità e che attira un
grande interesse tra i pittori danesi e collezionisti d'arte."
La mostra proseguirà fino al 30 gennaio 2011.
(Fonte: www.contactmusic.com)
a
Lunedi 6 Settembre 2010
DOUG SAHM (with BOB DYLAN) - Blues Stay Away From Me
(1972)
DOUG SAHM (with BOB DYLAN) - Wallflower (1972)
DOUG SAHM (with BOB DYLAN) - (Is Anybody Going To) San
Antone (1972)
Set list: Seattle,
Washington - Bumbershoot 2010 - September 4, 2010
1. Rainy Day Women #12 & 35 (Bob on keyboard then guitar)
2. Don't Think Twice, It's All Right (Bob on guitar)
3. Just Like Tom Thumb's Blues (Bob on guitar)
4. Just Like A Woman (Bob on keyboard)
5. Rollin' And Tumblin' (Bob on keyboard, Donnie on electric mandolin)
6. Desolation Row (Bob on keyboard)
7. Cold Irons Bound (Bob center stage with harp)
8. Tangled Up In Blue (Bob center stage with harp)
9. Highway 61 Revisited (Bob on keyboard)
10. Simple Twist Of Fate (Bob on guitar)
11. Thunder On The Mountain (Bob on keyboard)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp)
(encore)
13. Jolene (Bob on keyboard)
14. Like A Rolling Stone (Bob on keyboard)
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Set list:
Yakima, Washington - Yakima County Stadium, September 3, 2010
1. Leopard-Skin Pill-Box Hat (Bob on keyboard)
2. To Ramona (Bob on keyboard and harp, Donnie on electric mandolin)
3. I'll Be Your Baby Tonight (Bob on guitar)
4. Things Have Changed (Bob on guitar)
5. Just Like A Woman (Bob on keyboard)
6. High Water (For Charley Patton)
(Bob center stage with harp, Donnie on banjo)
7. Honest With Me (Bob on keyboard)
8. Forgetful Heart (Bob center stage with harp, Donnie on violin)
9. Highway 61 Revisited (Bob on keyboard)
10. Love Sick (Bob on keyboard)
11. Thunder On The Mountain (Bob on keyboard)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob center stage with harp)
(encore)
13. Jolene (Bob on keyboard)
14. Like A Rolling Stone (Bob on keyboard)
Reviews: Limerick City,
Ireland - Thomond Park Stadium - July 4, 2010
di Steinar Daler
Solo una breve recensione da Limerick. Ho visto i concerti in Bratislava,
Praga, Linz e Lubiana ed ero molto felice di essere tornato per l'ultimo
concerto del tour. Dopo quattro concerti davvero grandi il concerto di
Limerick non mi ha deluso.
Più rock 'n roll degli altri e il canto forse anche meglio. Una forte Lay,
Lady, Lay - più animata. Just Like Tom Thumb's Blues, uno dei miei preferiti
di sempre, è stata buona come speravo. La voce di Bob era la migliore che ho
sentito da lungo tempo. Anche Tangle Up In Blue è stata buona questa sera,
non così strana come in precedenza nel tour. Tre canzoni da “Time out of
Mind” in fila - Tryin 'To Get To Heaven, Cold Irons Bound e Love Sick, è
stata una cosa davvero speciale ed apprezzata da tutti. Il clou dello show è stato una eccezionale Workingman's Blues # 2,
mai sentita meglio, anche se di solito è buona. Quattro canzoni di encore,
avrebbe potuto essere cinque se non fosse per un idiota che ha puntato in
viso a Bob il raggio verde di una penna laser.
Il pubblico era di buon umore, e l'unico neo è stato che Bob si è
dimenticato di presentare la band. Questo tour potrebbe essere stmato il
migliore da alcuni anni.
Continuate a credere in Bob! E potreste rivederlo presto!
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
di Colin Lacey
Uno spettacolo molto più divertente di quanto mi aspettassi! Ad alta
energia, dondolante e duro, nonostante sia l'ultimo show del tour europeo. -
Bob e band erano nello stesso respiro. La gente era concentrata ed attenta
per la maggior parte. Probabilmente è stato a causa di dove eravamo seduti
che occasionalmente la voce di Dylan si perdeva nel vento vorticoso.
Principalmente, però, Dylan è venuto fuori forte, suona buono come detto in
questi giorni, e la folla di fronte al palco sembrava avere grandi momenti.
Pochi punti deboli - Pill Box Hat " formato usa e getta è stato il
riscaldamento, Thunder on the Mountain sembrava meglio , e Rollin 'and
Tumblin' non era all’altezza di nessuna delle altre due. A parte questo, lo
show è stato molto divertente. Una rozza Lay, Lady Lay è stata gradita dalla
folla, JLAW era dolce, e Tom Thumb Blues era tagliente e appuntito.
Cold Irons Bound era potente, e Thin Man è stato il punto più alto dello
show. E’ difficile trovare qualcosa di nuovo in una canzone vecchia di 45
anni - e Dylan spesso sceglie, in particolare negli stadi, di inserire
qualcuno dei suoi classici - ma questa era la versione più avvincente che ho
sentito. Poi ci sono stati quattro bis! Uno show molto buono, solido.
Ho visto solo una volta che Dylan ed è strano perché ha avuto una profonda
influenza sulla mia vita e io sono andato a vedere quasi tutti, tranne i
Beatles. Sono stato un fan della prima ora, non già a partire dal giorno di
Newport, ma subito dopo Freewheelin' uscito nel 1963, un album
insostituibile tra le cose nella mia vita. Dylan era tutto per me, per
quanto quella era un’enorme musica nella nostra vita.
Mi mancavano due giorni al compimento dei miei 16 anni quando ho visto Dylan
al Garden Island Hempstead, New York il 26 febbraio 1966. Non ero mai
stato ad un concerto prima e andare a questo per me è stato un miracolo. Mio
padre ha portato me ed il mio amico Pete Mularchuk e tornò a prenderci dopo
il concerto. Oggi una cosa così non farebbe sollevare nemmeno un
sopracciglio, ma a quei tempi era una cosa scioccante, almeno nel mio
quartiere. Non ci era permesso di fare nulla e questo è stato poco prima che
il sesso fosse inventato.
Detto da me, un uomo con un concerto di Dylan al suo attivo, questa cosa può
sembrare ridicola, ma penso che sia vero: Dylan non è mai stato migliore
come in quel tour particolare. Nel concerto che ho visto, Dylan aveva
suonato due set. Il suo primo acustico con chitarra ed armonica, da solo.
Nel secondo set era andato elettrico ed era accompagnato dagli Hawks nelle
persone di Robbie Robertson e Levon Helm, che presto sarebbero diventati,
senza Ronny Hawkins, The Band. Inoltre, c’era anche il grande e mitico Al
Kooper (dei Blues Project), a meno che la mia memoria mi faccia degli
scherzi.
Il mio ricordo più nitido è quello di Leopard Skin Pill Box Hat dove Dylan
sembrava ridere mentre cantava. Nel primo set ha suonato It's All Over Baby
Blue e Mr. Tambourine Man - questo è sicuro. L'intero concerto è stato
divertente. Il Garden Island era un piccolo locale e ci siamo seduti vicino
a lui. Non molto tempo dopo Dylan ebbe il suo famoso incidente con la
moto e scomparve dalla scena. I grandi album continuavano ad arrivare,
Nashville Skyline, New Morning, Self Portrait, Blood on the Tracks, Planet
Waves, John Wesley Harding, Desire e fu solo quando iniziò la sua fase religiosa
che mi sono trovato sbandato. Dopo un pò sono tornato ad essere un fan
completo, in realtà non l’avevo mai lasciato.
Quando io e mia moglie ci siamo sposati nel 1973 la nostra canzone era, come
il noioso direttore d'orchestra al matrimonio ha detto, la bellissima “If
Not For You”. In effetti, al matrimonio di mio figlio, lui volle che quella
canzone fosse suonata ancora per noi – fu un momento molto toccante.
Il ricordo di aver visto Dylan quando ero così giovane mi fa pensare a
quello che ha detto Bogie ad Ingrid Bergman, "Avremo sempre Parigi." Sì, ed
io avrò sempre Freewheelin' ed il concerto alla ormai demolita da molto
tempo Island Garden.
Orson Wells ha detto “Ho iniziato in alto per scendere verso il basso”, da
quella volta posso dirlo anch’io, ho cominciato troppo in alto e poi ho
dovuto scendere.
Bob Dylan visto in un bar di San Francisco con Rita
Moreno, non rivolge nemmeno la parola all’ ex sindaco
Rita Moreno
31 ago 2010 17:59 ET.
“Hai detto che andavi a Frisco per starci un paio di mesi / mi piace sempre
San Francisco, ero già stato lì per una festa una volta - Bob Dylan, "May
be somesay”
Qualche tempo dopo il suo concerto “sperimentale” senza biglietti in
prevendita al San Francisco's Warfield Theater, Bob Dylan è stato visto in
città di nuovo al bar St. Regis, secondo l'ex sindaco Willie Brown. Ecco
alcune delle cose che Brown ha scritto per il San Francisco Chronicle:
Stavo facendo un meeting con il sindaco Gavin Newsom nel bar del St. Regis,
l'altra notte, e chi c'è a piedi davanti a noi ? Bob Dylan in persona. Era con
un ragazzo che indossava un cappellino da baseball che aveva un bordo rosso.
E' stato davvero una sorpresa. Hanno preso un posto a sedere vicino a Rita
Moreno, che anche lei era seduta al bar. Quando Newsom ed io abbiamo finito
la nostra conversazione, mi sono avvicinato per parlare con Rita. L’amico di
Dylan si è voltato e mi ha detto ciao .... Dylan non ha mai detto una
parola.
Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"
http://www.examiner.com/bob-dylan-in-national/bob-dylan-spotted-san-francisco-bar-has-nothing-to-say-to-local-politician
Review: near Paddock Wood,
United Kingdom - Hop Farm Festival - July 3, 2010
di Joe Neanor
Per il Festival Hop Farm nel Kent, il Giardino d'Inghilterra, unico show di
Bob nel Regno Unito del tour estivo in una bella serata.
Come era prevedibile, dato il nome del locale, lo show ha avuto luogo in un
campo molto grande. E' stato piacevole vedere i grandi schermi
entrambi ai lati del palco - questi erano stati così mancanti l'anno scorso
quando Bob suonò alla cavernosa O2 di Londra. Purtroppo, si rendono
necessarie alcune riflessioni sul loro uso. Per qualche ragione ignota
(forse per volere di Bob) per tutto lo spettacolo gli schermi erano come una
foto fissa che mostrava praticamente la larghezza del palco senza nessuna
variazione di campo. Ciò ha provocato che Stu Kimball non sembrava essere
sempre in ripresa, almeno quando ho guardato lo schermo. Avevo un
ragionevole, un pò stretto, lato a vista di Bob. Questo è stato a costo di
non essere in grado di vedere gli altri musicisti, solo in qualche occasione
il grande Charlie Sexton. Guardare il grande schermo dava il quadro più
generale, ad eccezione dell’assenza visiva di Stu Kimball. Il sistema audio
è stato impressionante.
Forte e, a volte, convincente la prestazione di Bob e della sua band.
Charlie Sexton è chiaramente in sintonia musicale con Bob, anche se un pò
sopra le righe, a volte nel modo in cui egli si muove intorno al palco,
aggiunge qualcosa allo spettacolo.
Una partenza lanciata con Everybody Must Get Stoned. Questa è stata seguita
da un bella luminosa versione di Don’t think twice e poi una vescicante
Stuck Inside of Mobile. Bob ha cantato Just like a woman come l’aveva
scritta, mettendo in evidenza le sfumature. Poi è venuta una vorticosa
Honest with me. In A Simple Twist of Fate Bob sembrava aver cannato una frase, ma questo è perdonabile in quanto è stata
effettuata, come molte canzoni
questa sera, lontano dalla sua tastiera e dai fogli dei testi, di fronte
alla folla al centro della scena. Seguono i punti salienti dello spettacolo
per me - le grande esecuzione di High Water (for Charlie Patton) e una
maestosa Blind Willie McTell, anche per i meravigliosi assoli con
l’armonica. Highway 61 ha cambiato il mood, che sembra andare a rotta di
collo e di gran carriera. E’ seguita Workingman’s Blues, una canzone dolce ma
potente. Bob ha cantato la frase "Se vuoi guardare nei miei occhi” dal
centro del palco a braccia aperte. Thunder On The Mountain , alla tastiera,
aveva un nuovo ritmo. Ballad of a thin man vide tornare Bob al centro della
scena, agitando la mano libera verso il pubblico tra un assolo e l’altro di
armonica a bocca. Like A Rolling Stone è stata cantata con energia e Bob si
è spostato lateralmente alla sua tastiera per interagire con il pubblico.
Forever Young ha chiuso lo show, cantato dal centro della scena, a quanto mi
sembrava, c’era una prevalentza di pubblico giovane.
A volte guardando lo spettacolo era tutto un pò squash e compressione, con
alcune persone che avrebbero dovuto saperlo meglio, mescolandosi con i
giovani membri del pubblico che avevano bevuto un drink di troppo. Ma il
peggio doveva ancora venire - mi ci è voluta circa un'ora e mezza per uscire
dal parcheggio e avevo l’auto parcheggiata vicino all'uscita.
Arriva Cohen menestrello del Vecchio Testamento
clicca qui
a
Venerdi 3 Settembre 2010
La mail di risposta di Mr. Spaceman a Max "The tired horse"
Credo che la risposta alle tue domande sia già presente nei post precedenti
dedicati all'argomento Dylan live.
A mio modestissimo parere credo che Dio abbia tolto a Bob forse la sua arma
migliore. La voce.
Lui si ostina in questo tour da troppi anni troppo uguale a se stesso. E non
basta mettere BILLY una volta per rendere il tutto magicamente
"imprevedibile". L'assenza di set acustici, la palpabile svogliatezza dei
musicisti (costretti a suonare in modo molto limitato, non prendiamoci in
giro), l'assenza totale di uno show reale rendono il tutto molto scarno,
troppo scarno. E poi davvvero, le scalette sono da anni ed anni sempre
uguali. Pagherei 200 euro per sentire dal vivo ALL TIRED HORSES o ALBERTA.
La voce. La voce è massacrata. Forse impresentabile (anche se l'ascolto
ormai volentieri), ma oggettivamente improponibile. Anche lì Lui si comporta
da Re. Non dà spazi. Basterebbero un paio di controcanti e molte perplessità
svanirebbero, ma è tutto inutile. Lui vuole la scena e la vuole davvero
tutta per sè. E fa bene, è la sua vita, ma noi siamo abbastanza liberi e
modestamente abili in materia da comprendere che non c'è più uno show, ma
come dice qualcuno c'è un "rito". Con gli stessi dogmi ripetuti
all'infinito, con i "chierichetti" sempre timorosi ed annoiati dal loro
sacerdote che indifferente prosegue la sua predica, anche se non si
capiscono più le parole.
Set list: Post Falls,
Idaho - Greyhound Park, September 1, 2010
1. Leopard-Skin Pill-Box Hat (Bob on keyboard)
2. Lay, Lady, Lay (Bob center stage with harp)
3. Stuck Inside Of Mobile With The Memphis Blues Again
(Bob on guitar)
4. Just Like A Woman (Bob on keyboard)
5. The Levee's Gonna Break (Bob on keyboard)
6. I Don't Believe You (She Acts Like We Never Have Met) (Bob center stage
with harp)
7. Honest With Me (Bob on keyboard)
8. Tangled Up In Blue (Bob center stage with harp)
9. Highway 61 Revisited (Bob on keyboard)
10. Workingman's Blues #2 (Bob on keyboard then center stage with harp)
11. Thunder On The Mountain (Bob on keyboard)
12. Ballad Of A Thin Man (Bob on keyboard)
(encore)
13. Jolene (Bob on keyboard)
14. Like A Rolling Stone (Bob on keyboard)
Review: near Paddock Wood,
United Kingdom - Hop Farm Festival - July 3, 2010
di Paul Carvajal
Dylan ha dato uno spettacolo potente di genio puro a Hop Farm. La qualità è
stata costante dal momento in cui la band ha aperto la serata, la troupe
di professionisti del Maestro è ora allineata con il canto e la danza
dell'uom. Dylan è chiaramente il leader della band
e suona l'organo come se stesse mescolando o colori sulla tavolozza. Il
rapporto tra lui e la sua band si svolge attraverso sguardi e sottili
movimenti della. E' stata tutta professionalità e maestria
al più alto livello. Non si può vedere nulla di simile in qualsiasi altro
luogo. Ha inchiodato la gente per tutta la notte ed è stato integralmente
al comando di tutte le sue tecniche. La sua voce era forte, precisa e
potente, stretching, torsioni, scandendo le parole, modulandola e
comprimendola con espressione. Lui ha combinato questa esecuzione riccamente
espressiva vocale con altrettanti espressivi movimenti fisici e gesti,
un'altra innovazione del suo ultimo periodo. Quando viene al centro del
palco con il microfono per Ballad of a thin man, Blind Willie McTell, High
Water (for Charley Patton), Workingman's Blues, la performance diventa
teatro drammatico. Con precisione della voce e del gesto in primo piano, gli
elementi delle canzoni funzionano come una sceneggiatura e ci porta
attraverso il dialogo, scene e immagini in un modo che era quasi
cinematografico, testi ed atmosfera con forza drammatica, potentemente
espressa anche con l'armonica estendendo pienamente le potenzialità di
questa strumento.
Musicalmente e poeticamente Dylan è un maestro della tradizione del folk
americana, del blues e della musica country, quello che ha chiamato il
'sangue della terra' nella sua voce. Ieri abbiamo sentito il sangue della
sua la terra nel suo suono unico di mercurio selvaggio. Sono stato con i
miei figli per dodici ore in una densa calorosa folla eccitata di poter
vedere da vicino l'uomo. Abbiamo visto lo sciamano.
Legato ai nodi dell'amarezza
parole e musica Bob Dylan
Un mattino presto il sole splendeva
io ero disteso a letto
chiedendomi se lei fosse cambiata
se i suoi capelli fossero ancora rossi
I suoi familiari dicevano che per noi vivere insieme
sarebbe stato sicuramente duro
Non avevano mai amato
il vestito di mamma fatto in casa
Il conto in banca di papà non era grosso abbastanza
Ed io me ne stavo sul bordo della strada
mentre la pioggia mi cadeva sulle scarpe
dirigendomi verso la East Coast
Dio sa se ho pagato i miei debiti durante il viaggio
legato ai nodi dell'amarezza
Lei era sposata quando ci siamo incontrati per la prima volta
dopo poco divorziò
Io l'ho aiutata a tirarsene fuori, credo,
ma ho usato un pò troppo le maniere brusche
Guidammo quell'auto quanto più lontano possibile
L'abbandonammo ad Ovest
Ci dividemmo in una buia e triste notte
essendo entrambi d'accordo che fosse la cosa migliore
Lei si voltò per guardarmi
mentre me ne stavo andando via
Le sentii dire alle mie spalle
"Ci incontreremo ancora un giorno su un viale alberato",
legato ai nodi dell'amarezza
Trovai un lavoro nelle grandi foreste del Nord
lavorando come cuoco per un breve periodo
ma non mi è mai piaciuto molto
ed un giorno l'ascia cadde giù
Così andai alla deriva a New Orleans
dove fui assunto
a lavorare per un pò su di un peschereccio
appena fuori Delacroix
Ma per tutto il tempo ero da solo
il passato alle mie spalle
Ho visto un sacco di donne
ma lei non mi è mai uscita dalla mente
e sono invecchiato
legato ai nodi dell'amarezza
Lei lavorava in un topless bar
ed io mi fermai per una birra
Restai a guardare il profilo del suo viso
così nitido nel riflettore
E più tardi mentre la gente sfollava
ed anch'io stavo per fare lo stesso
lei stava dietro la mia sedia
e mi disse "Non ci conosciamo?"
Io mormorai qualcosa tra i denti
lei studiò i lineamenti del mio viso
Devo ammettere che mi sentii un pò a disagio
mentre lei si chinava per allacciare un laccio della mia scarpa
legato ai nodi dell'amarezza
Lei accese la stufa e mi offrì una pipa
"Pensavo che non avresti mai detto ciao", disse
"Sembri un tipo taciturno"
Poi aprì un libro di poesie
e me lo porse
Era scritto da un poeta italiano
del Duecento
Ed ognuna di quelle parole suonò vera
e splendente come un carbone ardente
trasudando da ogni pagina
come fosse scritta nella mia anima da me per te
legato ai nodi dell'amarezza
Vivevo con loro in Montague Street
in una cantina in fondo alle scale
C'era musica nei caffè la notte
e la rivoluzione era nell'aria
Poi lui iniziò a trattare con gli schiavi
e qualcosa dentro di lui morì
Lei dovette vendere tutto quello che possedeva
e gelò dentro
E quando alla fine il fondo cedette
io mi tirai indietro in buon ordine
La sola cosa che sapevo fare
era tirare a campare come un uccello che vola
legato ai nodi dell'amarezza
Così ora sto tornando di nuovo indietro
devo raggiungerla in qualche modo
Tutte le persone che conoscevamo
sono un'illusione per me ora
Alcuni sono matematici
altre sono mogli di carpentieri
Non so come sia iniziato tutto
non so cosa facciano delle proprie vite
Ma io sono sempre sulla strada
diretto verso un altro incrocio
Abbiamo sempre provato le stesse cose
solo che le vedevamo da un punto di vista differente
legati ai nodi dell'amarezza
TANGLED UP IN BLUE
words and music Bob Dylan
Early one mornin' the sun was shinin',
I was layin' in bed
Wond'rin' if she'd changed at all
If her hair was still red.
Her folks they said our lives together
Sure was gonna be rough
They never did like Mama's homemade dress
Papa's bankbook wasn't big enough.
And I was standin' on the side of the road
Rain fallin' on my shoes
Heading out for the East Coast
Lord knows I've paid some dues gettin' through,
Tangled up in blue.
She was married when we first met
Soon to be divorced
I helped her out of a jam, I guess,
But I used a little too much force.
We drove that car as far as we could
Abandoned it out West
Split up on a dark sad night
Both agreeing it was best.
She turned around to look at me
As I was walkin' away
I heard her say over my shoulder,
"We'll meet again someday on the avenue,"
Tangled up in blue.
I had a job in the great north woods
Working as a cook for a spell
But I never did like it all that much
And one day the ax just fell.
So I drifted down to New Orleans
Where I happened to be employed
Workin' for a while on a fishin' boat
Right outside of Delacroix.
But all the while I was alone
The past was close behind,
I seen a lot of women
But she never escaped my mind, and I just grew
Tangled up in blue.
She was workin' in a topless place
And I stopped in for a beer,
I just kept lookin' at the side of her face
In the spotlight so clear.
And later on as the crowd thinned out
I's just about to do the same,
She was standing there in back of my chair
Said to me, "Don't I know your name?"
I muttered somethin' underneath my breath,
She studied the lines on my face.
I must admit I felt a little uneasy
When she bent down to tie the laces of my shoe,
Tangled up in blue.
She lit a burner on the stove and offered me a pipe
"I thought you'd never say hello," she said
"You look like the silent type."
Then she opened up a book of poems
And handed it to me
Written by an Italian poet
From the thirteenth century.
And every one of them words rang true
And glowed like burnin' coal
Pourin' off of every page
Like it was written in my soul from me to you,
Tangled up in blue.
I lived with them on Montague Street
In a basement down the stairs,
There was music in the cafes at night
And revolution in the air.
Then he started into dealing with slaves
And something inside of him died.
She had to sell everything she owned
And froze up inside.
And when finally the bottom fell out
I became withdrawn,
The only thing I knew how to do
Was to keep on keepin' on like a bird that flew,
Tangled up in blue.
So now I'm goin' back again,
I got to get to her somehow.
All the people we used to know
They're an illusion to me now.
Some are mathematicians
Some are carpenter's wives.
Don't know how it all got started,
I don't know what they're doin' with their lives.
But me, I'm still on the road
Headin' for another joint
We always did feel the same,
We just saw it from a different point of view,
Tangled up in blue.
Il North Dakota ha prodotto alcuni musicisti apprezzati nel corso degli
anni. Tra di loro c’è stato un cantante di Fargo di nome Robert Velline,
meglio conosciuto come idolo delle teenagers col nome di Bobby Vee. Velline
e la sua band, The Shadows, ebbero un grande momento nel mese di febbraio
1959, quando aprirono il concerto di Buddy Holly la notte che Holly e gli
altri persero la vita in un incidente aereo.
Velline poi raccontato una storia interessante, eccola:
"Dopo aver inciso “Suzie Baby” circa cinque mesi dopo la morte di Holly,
abbiamo iniziato a lavorare nella zona nord del Dakota, il disco sembrava
che stava andando bene, e prevedevamo un buon successo per il gruppo.
Abbiamo lavorato di giugno, luglio, agosto, da qualche parte lì attorno, e
abbiamo pensato che forse dovevamo aggiungere un pianoforte, sai, alla band
che al momento era solo una sezione ritmica, e il far questo ci avrebbe resi
una vera rock 'n' roll band.
"Così abbiamo chiesto in giro nella zona di Fargo, e un nostro amico (Mike
Jolson) ci ha suggerito un ragazzo che era ospite a casa sua, e stava
lavorando in un bar come un aiuto cameriere - Red Apple Café a Fargo - e
così mio fratello lo ha incontrato, e andarono alla stazione radio per usare
il pianoforte, e dopo aver fatto un pò di plink plonk ha suonato “'Whole
Lotta Shakin' going on” in chiave di do, e disse a mio fratello che aveva
suonato con Conway Twitty, che era una bugia, ma senza ascoltarlo
ulteriormente mio fratello diede il posto di pianista a quel ragazzo.
"Era Bob Zimmerman al momento - che era il suo nome", ha detto Velline. "Ha
voluto usare il nome d'arte di Elston Gunn per lui. E siamo andati a
comprargli una camicia, era un piccolo investimento per fare di lui un
membro della band. Così era identico a noi - sembrava come se fosse sempre
stato con noi - e abbiamo suonato in un paio di piccoli luoghi in North
Dakota... Uno era in un seminterrato di una chiesa, l'altro un piccolo
padiglione.
"Era una specie di ragazzo un pò trasandato, ma con noi andava bene", ha
continuato Velline. "Gli piaceva il rock n’ roll. Era piuttosto limitato in
quello che sapeva fare. Era bravo quando suonava in chiave di do. Gli
piaceva battere le mani, come facevano Gene Vincent ed i Bluecaps, che
avevano due ragazzi che battevano le mani. Sarebbe venuto al mio microfono e
farlo ogni tanto, e poi si sarebbe affrettano a tornare al pianoforte.
"Ma ci siamo resi conto che. . . non aveva un pianoforte e noi non eravamo
nella condizione di comprarne uno per lui; trascinare un pianoforte in giro
con noi. . . era davvero troppo una seccatura. Così abbiamo deciso di
rimanere una band di quattro elementi e gli abbiamo detto che, ehm, sai,
abbiamo deciso di non utilizzare il pianoforte. Lui rimase un pò deluso al
tempo, e alla fine... avevamo concordato 15 dollari a notte, così lo abbiamo
pagato dandogli 30 dollari e lui se ne andò per la sua strada.
"Lasciò Fargo e scese a Minneapolis e andò a scuola, e poi, circa un anno
dopo, eravamo a Long Island e Staten Island, a suonare. E uno dei ragazzi
della band lo vide tra il pubblico - questo era prima che fosse popolare - e
disse, “Ho visto Bob Zimmerman, circa in seconda fila”. E noi tutti abbiamo
detto: “Stai scherzando? Cosa ci fa così ad est''. Era solo un ragazzo poco
pulito, sai, una specie di verme che strisciava lì intorno. E poi circa un
anno dopo, ero nel Greenwich Village e ho visto un album - il suo primo
album di cover. E ho capito che era lui".
Queste erano le parole di Bobby Vee, da un'intervista dal libro di John
Bauldie del 1992, Wanted Man - Alla ricerca di Bob Dylan. Bob Zimmerman era,
ovviamente, nientemeno che il grande Bob Dylan.
Source: John Bauldie (ed.) Wanted Man - In Search of Bob Dylan. London,
1992, pp. 18-19.
ref: Anche Bob Dylan ha bisogno delle comodità della
tecnologia moderna
Totalmente d'accordo con te. Su tutta la linea.
E' davvero incredibile di quanto non la gente, ma la stampa, sia
manipolabile. E' incomprensibile che una cazzata come quella di far fare 10
ore di fila per un biglietto sia stata rivenduta come un'idea originale..che
ha reso le persone creative..
Ma è possibile che quando si tratta di Bob si perda la lanterna della
ragione? Ma davvero ci hanno preso per rincoglioniti?
Tutti a fare 7 ore di fila, due bottigliette tiepide di acqua e due panini
12 euro (ed è solo il pranzo), 60 euro di biglietto, non c'è un megaschermo,
una giornata di lavoro persa e quella del giorno dopo in dubbio. Ma di cosa
stiamo parlando?
hahhh!! che bella idea ha avuto lo staff di Bob! Lui non centra..non sia
mai..
"Non si muove foglia che Bob non voglia !"
, questa è la mia convinzione, non ho mai creduto ne pensato che Bob abbia
mai dato ascolto ai consigli del suo entourage, ho sempre ammirato ed
invidiato la sua capacità e la sua forza di imporsi, persino oggi che la
voce ed il fisico gli pongono dei limiti lui da tutto quello che può perchè
è nella natura dei Re di essere sempre più in alto. Lui lo è e lo è sempre
stato, e fin quando Dio lo permetterà sarà sempre qui a dimostrare che
l’uomo ed il genio che convivono in lui possono raggiungere vette
impossibili agli altri esseri umani. Lui ha avuto un grande dono, ma lo ha
saputo anche sfruttare e metterlo in qualche modo al nostro servizio. Ci ha
illuminati, ci ha fatto gioire, ci ha fatto incazzare, ci ha dato e ci ha
tolto, proprio come fanno i Re. Lui è un Re che non abdicherà mai, non può
farlo perchè non c’è nessuno che può raccogliere il suo scettro e continuare
a tenerlo alto, almeno non al momento attuale.
Bob non si ferma mai, forse più per lui che per noi, ma che importa, il suo
movimento ci da gioia, riempie in qualche modo una parte delle nostre
giornate, suscita sempre la nostra curiosità, ha le sue idee e le mantiene a
dispetto di tutto e di tutti, e questo gli fa onore, chapeau Mr. Dylan,
continua così fin che puoi, non importa se qualche volta sbagli anche tu,
noi ti scusiamo e cerchiamo di capire i tuoi buoni intenti, e anche se
qualche volta la ciambella esce senza buco fa niente, tutto sommato si può
mangiare lo stesso. Mr.Tambourine
Leggo tutte le recensioni che trovo dei concerti di Bob, alcune le trovo
graziose, altre generose nelle critiche, altre surreali, alcune finte e
alcune valide. Mi piace essere informato sull’attività live del Nostro,
anche se da qualche anno ho scelto di non andare più a vederlo dal vivo.
Avevo una coppia di biglietti omaggio per Padova, li ho dati a due miei
carissimi amici anche loro fans di Bob perchè non volevo andare incontro ad
un’altra delusione, ma mi fa piacere che molte persone siano ancora contente
delle prestazioni di Bob dal vivo, forse sarà che io sono troppo esigente.
Non è mai stato nelle mie corde pretendere cose irragionevoli da Dylan sul
palco, non ho mai preteso che facesse quello che piace a me, ma questo show
non mi piace, anche se sono sempre stato uno dei suoi più fedeli sostenitori
in tutte le sue evoluzioni camaleontiche.
Ieri Dylan era una cosa, poi è diventato un’altra, poi un’altra ancora fino
a trasformarsi in quello che è oggi, un artista che dal vivo può piacere o
meno, non lo giudico dal punto di vista dell’esibizione o della prestazione,
sappiamo tutti che una serata può essere magnifica per un artista ed
un’altra disastrosa, non è questo il punto, anche se da Dylan ci si potrebbe
aspettare di più di quello che da attualmente, meno mascherate con costume
da scena fuori personaggio, il personaggio Dylan non è mai stato decadente
nella sua forma esteriore come adesso. Avrei capito di più una
trasformazione in questo senso da parte di molti altri performer, ma da
Dylan mai mi sarei aspettato questo tipo di entertainment. Forse avrei
accettato più facilmente altre cose magari più esagerate, fuori dagli schemi
dylaniani, o forse è questo show ad essere fuori dagli schemi e io non l’ho
capito ?
Tuttavia, non trovo sia una cosa particolarmente creativa o interessante
cambiare testi e ritmi ai suoi vecchi classici, chiunque lo può fare, a me
sembra una cosa troppo semplice da parte di Bob.
Non saprei dire a parole cosa vorrei veramente da lui, forse le mie idee in
proposito sono confuse, intrise di nostalgia, di ricordi di altri spettacoli
per i quali il paragone con l’odierno diventa inevitabile, eppure, tutto
sommato, per me Dylan rimane il mio artista preferito, anche se non riesco
più ad apprezzare le sue performance dal vivo.
Vorrei che qualcuno mi facesse capire se e dove sbaglio, aprire una specie
di dibattito su questo argomento, forse non nuovo ma sempre attuale,
naturalmente con il benestare di Mr.Tambourine che dirige in modo
encomiabile la nostra splendida Fattoria.
Un saluto a tutti e grazie per l’ospitalità,
Precisazione sul bonus disc abbinato alle Bootleg 9
Informazioni aggiornate sul CD dell’apparizione al Brandeis
University's “1st Annual Folk Festival”di Bob Dylan del 10 Maggio 1963.
1 settembre 2010 05:53 ET.Derek Barker della rivista Isis mi ha inviato una
e-mail, indicando alcune informazioni fuorvianti nel mio precedente
articolo, sulla base di una relazione postata sul sito di Rolling Stone.
In primo luogo - per chiarire: è un disco separato, non un "bonus disc".
Come ho scritto nell'articolo, sarà disponibile con l'acquisto di una delle
Bootleg Series Vol.. 9 o il Mono Recordings.
Ecco la track-list:
1. Honey Just Allow Me One More Chance (partial)
2. Talkin’ John Birch Paranoid Blues
3. Ballad of Hollis Brown
4. Masters of War
5. Talkin’ World War III Blues
6. Bob Dylan’s Dream
7. Talkin’ Bear Mountain Picnic Massacre Blues (fan request)
In secondo luogo, ogni paese avrà un contratto in esclusiva
con un dettagliante. Finora, gli Stati Uniti ha scelto Amazon. Altri paesi
dovrebbe essere annunciato la loro offerta in esclusiva a breve.
Grazie a Derek per le informazioni.
Ci dispiace per la confusione che abbiamo fatto.
Harold Lepidus, "Bob Dylan Examiner"
http://www.examiner.com/bob-dylan-in-national/updated-information-about-dylan-s-brandeis-1963-live-cd-including-international-availability
Ho visto la freccia sullo stipite
Che dice "Questa terra e' condannata
In ogni direzione da New Orleans
A Gerusalemme."
Ho viaggiato attraverso l'East Texas
Dove tanti martiri sono caduti
E non conosco nessuno che sappia cantare il blues
Come Blind Willie McTell.
Beh, ho sentito cantare il gufo
Mentre stavano smontando le tende
Le stelle lassù, gli alberi spogli
Erano il suo solo pubblico
Quelle ragazze zingare di carboncino
Sanno muovere bene le loro piume
Ma nessuno sa cantare il blues
Come Blind Willie McTell.
Guarda le grandi piantagioni bruciare
Senti lo schioccare delle fruste
Senti l'odore di quella magnolia in fiore
Guarda gli spettri delle navi di schiavi
Riesco a sentire il lamento delle tribù
riesco a sentire la campana del becchino
Nessuno sa cantare il blues
Come Blind Willie McTell.
C'e' una donna presso il fiume
In compagnia di un bel giovanotto
E' vestito da signorotto di campagna
whiskey di contrabbando ha fra le mani
C'e' un convoglio di prigionieri sull'autostrada
Riesco a sentire i ribelli gridare
E non conosco nessuno che sappia cantare il blues
Come Blind Willie McTell.
Beh, Dio e' in paradiso
E tutti noi vogliamo ciò che è suo
Ma potere ed avidità e corruzione
Sembra essere tutto quello che c'e'.
Sto fissando fuori dalla finestra
Del St. James Hotel
E non conosco nessuno che sappia cantare il blues
Come Blind Willie McTell.
Note:
The charcoal gypsy maidens sono probabilmente le zingare che portano il
carbone, ma potrebbero anche essere “zingare color carbone”.
Nella terza strofa, nelle espressioni “See the big plantation burning” e
altre simili il verbo va inteso come imperativo: “Guarda la piantagione che
brucia” ecc. Così le ha intese Greil Marcus, autorevole studioso americano
di Bob Dylan
traduzione di Michele Murino
note di Alessandro Carrera
BLIND WILLIE MC TELL
words and music Bob Dylan
Seen the arrow on the doorpost
Saying, "This land is condemned
All the way from New Orleans
To Jerusalem."
I traveled through East Texas
Where many martyrs fell
And I know no one can sing the blues
Like Blind Willie McTell
Well, I heard the hoot owl singing
As they were taking down the tents
The stars above the barren trees
Were his only audience
Them charcoal gypsy maidens
Can strut their feathers well
But nobody can sing the blues
Like Blind Willie McTell
See them big plantations burning
Hear the cracking of the whips
Smell that sweet magnolia blooming
(And) see the ghosts of slavery ships
I can hear them tribes a-moaning
(I can) hear the undertaker's bell
(Yeah), nobody can sing the blues
Like Blind Willie McTell
There's a woman by the river
With some fine young handsome man
He's dressed up like a squire
Bootlegged whiskey in his hand
There's a chain gang on the highway
I can hear them rebels yell
And I know no one can sing the blues
Like Blind Willie McTell
Well, God is in heaven
And we all want what's his
But power and greed and corruptible seed
Seem to be all that there is
I'm gazing out the window
Of the St. James Hotel
And I know no one can sing the blues
Like Blind Willie McTell
Review: near Paddock Wood,
United Kingdom - Hop Farm Festival - July 3, 2010
Bob Dylan, Fattoria Hop, Kent
di Holly Williams
L’ Hop Farm Festival ha confezionato alcuni “momenti” musicali, con una
selezione dagli anni Sessanta e Settanta di pesi massimi per tentare di
riconquistare i suoi giorni di gloria. Da Van Morrison a Blondie, Peter
Green e Ray Davies. Ma il più grande è stato, ovviamente, Bob Dylan.
Non avendo mai visto prima Dylan, anch’ io ho atteso il set Sabato. Lui ha
aperto con alcune canzoni da Blonde on Blonde, anche se a volte era
difficile dire se era una canzone o un grugnito. La loro intonazione lirica
e il ritmo erano piuttosto alterati, nel senso che devi arrivare a metà
canzone prima di riconoscere cose familiari come l'opener "Rainy Day Women #
12 & 35". La voce era scheggiata e poco armoniosa, come quando ha gracchiato
cantando "Oh, mamma, can this really be the end?" durante "Stuck Inside of
Mobile with the Memphis Blues Again", sembrava che davvero stava sul punto
di gracchiare.
Sinceramente la voce di Dylan non è mai stata armoniosa nel canto, ma il
concerto ha cominciato a marciare dopo averla riscaldata con i primi pezzi.
Il lavoro con l'organo Hammond e l'armonica è stato accolto con gioia dalla
folla, e tutto è stato supportato da una band ben stretta intorno a lui.
Ma purtroppo c'era zero interazione con il pubblico, anche con l’aiuto di
due schermi video che hanno mostrato solo una band coinvolta solo a metà -
nessuna emozione sui volti intrisi nei pochi primi piani consentiti, è
questo ha reso un po' difficile lasciarsi coinvolgere totalmente. Questa
cosa è sembrata eccessiva anche per le legioni di fans più vicini alla
stessa età di Dylan che ovviamente si erano spinti davanti alla barriera
frontale per essere più vicino al loro idolo.
Tuttavia, la possibilità di ascoltare le versioni dal vivo di "Like a
Rolling Stone" e "Forever Young" - le due canzoni meglio eseguite -
certamente ha sollevato lo stato d'animo. Diverse migliaia di persone hanno
cantato con entusiasmo “How does it feel?", si può essere sicuri che la
risposta era "dannatamente bene".
In 5 mila al concerto di Chuck Berry al Summer Jamboree
di Senigallia
"Fantastico pubblico! Sono molto felice di essere qui.
Voglio tornare il prossimo anno!"
Un grandissimo evento sold out, unico e memorabile per
oltre 5 mila persone, l’esclusiva europea di Chuck Berry, venerdì 6 agosto
sul main stage del Summer Jamboree 2010, al Foro Annonario di Senigallia.
Cielo rasserenato sulla spiaggia di velluto marchigiana, il padre del rock
and roll è salito puntuale sul palco con la sua band americana, come da
programma alle 23 dopo il concerto della regina del rockabilly Wanda
Jackson, altra esclusiva e prima italiana, mentre fuori dai cancelli c’erano
ancora moltissime persone in cerca di biglietto o in ascolto.
Camicia rossa fiammante e berretto calzato su oltre 80 anni di autentica
fibra rock and roll, Chuck Berry ha dato fuoco all’animo dei fan lanciando
riffs famosi compresi School Dream, No particular Place to Go, Little
Queenie, Let it rock, You can tell me, il blues Wee Wee Hours e frasi come
“I love you! You’re a wonderful audience!”. Il pubblico del Foro Annonario è
andato in visibilio.
Prima del concerto, appena arrivato nei camerini, Chuck Berry ha voluto
salutare gli organizzatori del Festival Angelo Di Libero, Andrea Celidoni e
Alessandro Piccinini dicendosi “molto felice di essere al Summer Jamboree”,
come anche il grande Renzo Arbore che lo ha anche ringraziato per “Il
pillolo” (canzone riscritta da Arbore in italiano per un suo film, sul pezzo
No particular place to go). Berry ha poi scambiato qualche battuta con la
Queen of rockabilly Wanda Jackson, onorandola con un baciamano e posando
insieme.
Un Chuck Berry rilassato, molto a suo agio e entusiasta, quello che si è
esibito per un’ora di concerto davanti al pubblico dell’XI Festival di
musica e cultura dell’America anni ’40 e ’50. Chi temeva bizze e
intemperanze, si è dovuto ricredere e si è potuto godere un momento di
storia del rock and roll indimenticabile. Memorabile per il pubblico, per la
numerosissima stampa presente. Memorabile per le ballerine professioniste e
principianti di diverse età, salite sul palco durante le battute finali del
concerto, con cui Berry si è divertito a suonare, coinvolgendo una bambina
nel suo famoso passo dell’oca. Memorabile per gli organizzatori che in
questa occasione hanno visto confermata la loro credibilità per il successo
dell’esclusiva Europea.
Tra il pubblico del grande evento oltre a Renzo Arbore
anche tanti altri volti noti dello spettacolo da Dario Salvatori, Maurizio
Ferrini e Greg, storici amici di Arbore, ma anche il regista di Renzo
Riccardo Di Blasi, oltre all’allenatore Alberto Zaccheroni insieme ad amici
e famiglia. Moltissimi i volti noti di amministratori pubblici e delle
categorie economiche del territorio, tra cui vicinissimo al palco un
orgoglioso Sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi insieme a moglie e
giunta al completo.
Una grande occasione anche per un giovane batterista senigalliese. Pochi
giorni prima di questa esclusiva infatti, la band americana di Chuck Berry
in cui milita anche il figlio di Berry alla chitarra, ha chiesto
all’organizzazione del Festival di sostituire il loro batterista che era
indisponibile: “Ci fidiamo di voi, sceglieteci il batterista”. Un momento
memorabile dunque per il batterista che ha suonato con Chuck Berry, il
marchigiano Piero De Salsi, 36 anni, musicista di Senigallia, membro degli
Honolulu Hula Boys che l’anno scorso hanno suonato al Festival, docente alla
scuola di musica Musikè.
“In 3 giorni mi sono studiato bene tutta la discografia di Berry e guardato
tutti i video per prepararmi – racconta De Salsi entusiasta – e a chi mi
chiede come è andata rispondo che non c’è risposta. Se proprio devo usare
aggettivi, devo ricorrere ai soliti eccezionale, fantastico, unico, che però
non rendono. Da amante del genere, salire sul palco con una leggenda simile
è un’opportunità incredibile e posso dire di aver vissuto un sogno”. Quando
il direttore artistico Angelo Di Liberto ha presentato De Salsi a Chuck
Berry dicendo “ecco questo è il suo batterista”, il padre del rock and roll
ha sorriso soddisfatto e commentato “un giovane che suona il rock and roll.
Bene!”, lasciando intendere che finché ci saranno giovani che suonano, il
rock non avrà mai fine.
“Questo piccolo commento mi ha messo a mio agio – racconta
ancora il batterista di Senigallia – e mi sono ulteriormente tranquillizzato
quando ho conosciuto i musicisti durante il sound check. Grandi
professionisti, sicuri, disponibili e dotati di molta umiltà che mi hanno
semplicemente detto di sostenerli suonando in 2 e 4 tempi. Non sappiamo cosa
suoneremo e come vorrà suonarlo Chuck, mi ha spiegato il bassista, basta che
ci guardiamo e ci divertiamo. E così è stato. Mi sono messo a servizio di
una leggenda e con altrettanta umiltà mi sono trovato a suonare con la band
come se suonassimo insieme da 15 anni, tra riffs saltellanti e imprevedibili
versioni di pezzi storici. Compresa una chicca esclusiva per il festival che
ringrazio per questa opportunità, un’improvvisazione blues tutta strumentale
che dice da dove viene la musica di Berry. Il vero rock si suona così, come
è stato suonato a Senigallia su quel palco da Chuck Berry. È lui il padre
del rock and roll”.
Una leggenda che dal palco ha salutato il Summer Jamboree 2010 dicendo
“Siete un pubblico meraviglioso! voglio tornare il prossimo anno!”.
(Fonte: www.60019.it)
Summer Jamboree 2010 - Chuck Berry in concerto a
Senigallia
a
Mercoledi 1 Settembre 2010
Usciranno il 19 ottobre
Bob Dylan- The Bootleg Series Volume 9
I Demos Witmark saranno pubblicati Martedì 19 Ottobre, in contemporanea con
la riedizione dei primi otto album in un cofanetto intitolato “Bob Dylan
- The Original Mono Recordings”.
Entrambe le cose sono state a lungo ricercate dai collezionisti e dagli
appassionati di tutto il mondo. The Demos Witmark vedono la loro prima
uscita commerciale quasi cinque decenni dopo la loro prima registrazione, e
The Original Mono Recordings torna sul mercato per la prima volta su CD
completamente analogico come sul vinile. Entrambi sono ora disponibili per
la
pre-vendita, con una esclusiva t-shirt in edizione limitata e un poster
18x24 di Bob Dylan presso la
SonyMusicDigital.com/bobdylan. È anche possibile pre-ordinare il CD o il
set in vinile su
Amazon.
I Demos Witmark sono una raccolta di 47 canzoni di Bob Dylan, registrate
dall'artista accompagnato solo dalla sua chitarra acustica, armonica e
pianoforte di tanto in tanto, raggruppate su 2 CD o 4 LP in vinile. Tutte
queste canzoni furono scritte - ed i loro successivi demo registrati - prima
che Bob Dylan avesse compiuto i 24 anni.
Tra le molte gemme ci sono 15 canzoni di Bob Dylan che sono state registrate
dall'artista solo per queste sessioni, e che non sono mai state
ufficialmente pubblicate fino ad ora. Queste includono la lamentosa "Ballad
For A Friend," la ispirata all’epoca dei diritti civili "Long Ago, Far Away"
, "The Death Of Emmett Till" e la commovente "Guess I'm Doing Fine".
The Original Mono Recordings è composto dai primi otto album long-playing di
Bob, accuratamente riprodotti in mono così come erano destinati ad essere
ascoltati. Questi otto album – dall’album di debutto dell'artista nel marzo
1962, fino a “John Wesley Harding” pubblicato il 27 Dicembre 1967 - sono
unanimemente considerati alcune delle opere più importanti nella storia
della musica registrata. Insieme ai Demo Witmark, essi forniscono al
pubblico una visione ad ampio raggio del lavoro di Bob Dylan nel corso degli
anni 60, e la cronaca sorprendente dela sua evoluzione da cantautore alle prime
armi ad uno dei più inventivi e singolari artisti del mondo.
The Official Bootleg Series Volume 9 sta arrivando
Non è "Official Bootleg", un pò un termine improprio? Eppure, nella seconda
metà del 2010, gli appassionati potranno acquistare una nuova raccolta di
brani inediti e rari di Bob Dylan. Secondo Isis Magazine e Rolling Stone –
il Volume 9 della Serie Bootleg uscirà il 19 di ottobre.
Chiunque spera in un proseguimento di "Tell Tale Signs" - Volume 8 nella
serie - dello scorso anno, sarà un pò deluso nel constatare che l'attenzione
questa volta si è spostata tutta verso la via del ritorno al 1960. La set
list delle tracce ci fa notare che le registrazioni, fatte fra il '62-'64 ai
Witmark Studios e Leeds Studios di New York City, forniranno un altro lato della
produzione di Bob Dylan prima della sua infame conversione all’ elettrico.
Alcune canzoni siano già state pubblicate nella la prima Bootleg Series dai primi
anni '90 ", volume 1-3." Se le proiezioni si rivelano corrette, "When The
Ship Comes In", "Walkin 'Down The Line "e" The Times They Are A-Changing "-
tutti registrati nel 1963 - saranno tra i brani proposti. Tuttavia, sono
solo tre canzoni in un arco di quarantaquattro anni, che difficilmente
potrebbe essere un motivo sufficiente per rifiutare tutte le altre proposte.
Sono sempre stato un fan delle Bootleg Series. Questo non è successo molto
tempo fa anche se, relativamente parlando, dopo il Volume 7, la colonna
sonora del documentario di Bob Dylan "No Direction Home", mi sono unito alle
fila dei fans di Dylan.
Il Volume 7 era in realtà una delle compilation più intriganti quando ho
cominciato ad ascoltarlo. Piuttosto che i concerti rilasciati sotto il nome
di "Bootleg Series"negli ultimi sette anni - tutti certamente eccellenti -
si trattava di una sezione trasversale delle diverse fasi formative della
carriera di Bob. Accompagnati dal documentario di Martin Scorsese, questi
dischi mi hanno aiutato a stuzzicare di più il mio appetito dylaniano. Mentre
i tre album della serie mi hanno fatto vedere diversi aspetti di Dylan, il
Volume 7 ha davvero messo in evidenza l'ampiezza delle mie conoscenze. Forse
la mia tendenza viene dalla inclusione nel secondo disco di versioni
alternative di alcuni dei miei pezzi preferiti da "Blonde on Blonde" - il
mio primo vero e proprio disco di Bob.
Detto questo, ho anche apprezzato e goduto il Volume 4, il live concert alla
Carnegie Hall del 1966, che catturò l'infame "Giuda”, la provocazione e le
risposte successive. Aver sentito l’evoluzione da artista folk a star del
rock è stata una cosa senza pari.
La Rolling Thunder Revue, che ha caratterizzato il Volume 5, non era un
singolo spettacolo, ma una serie di spettacoli in diversi posti durante il
tratto 1975 del tour. Però non si arrivava attraverso l’ascolto a catturare
la vera essenza dei concerti, nonostante ci sia una vasta campionatura di
canzoni. Comunque questa mancanza non toglie nulla a questa esperienza,
anche se, le esecuzioni consentono di avere un’idea della sua carriera fino
a quel momento.
Sono stato meno colpito, anche se non sbigottito, dal concerto di
Halloween tenuto presso la Filarmonic Hall, presentato come Volume 6. E'
chiaro che Dylan è sciatto o ubriaco o fuori di testa per tutta la durata
del concerto, il che aggiunge una sfumatura comica alla mancanza di
entusiasmo per i suoi successi precedenti. Alcuni dei duetti con Joan Baez
durante la seconda metà valgono la pena di essere ascoltati, ma
impallidiscono in confronto a quelli inclusi nel volume precedente.
Il Volume 8 dello scorso anno, "Tell Tale Signs", ha ottenuto una serie di
sentimenti contrastanti tra gli ascoltatori. Se non vi è abbondanza di
versioni inedite e di canzoni rare dagli anni più recenti, la sua voce è
certamente meno riconoscibile di quella del passato. Il volume ha avuto
anche un optional Deluxe Edition, con un costo aggiuntivo, con ancora più
materiale nuovo. Il supplemento per questa ulteriore set di 12 canzoni è
stato così forte che ha scatenato l'ira da parte della critica. Per tutta
l'attenzione negativa, anche sa ha ricevuto recensioni positive, stava forse
preparando il terreno per il 2009 all’improvviso uscita del nuovo album in
studio.
Personalmente, spero che il Volume 9 non si riveli essere qualcosa di simile
a ciò che le voci dicono al momento. Mentre le gemme come "Red River Shore"
e "Mississippi" dal volume 8 valgono un tesoro, la possibilità per un altro
sguardo al Dylan prima di diventare famoso è davvero un colpo forte e troppo
bello per essere ignorato. So che per molti, sarà una tregua accolta con
favore dopo l’ascolto della voce roca e spesso denigrata della quale abbiamo
tanto sentito parlare ultimamente.
L’esperimento di Dylan ottiene recensioni positive
Bob Dylan ha suonato al Warfield di San Francisco il 25 agosto con un
cash-only per il biglietto dello show e, al momento, la risposta è stata
complessivamente positiva.
Lo show di Dylan è stato annunciato una settimana prima che lo spettacolo
avesse luogo. Non c'era alcuna prevendita di biglietti e le carte di credito
non sono state permesse. I fans sono stati incoraggiati a mettersi in coda
il giorno dello show, con 60 dollari in contanti, alle porta del teatro alle
5:30 pm. Il processo di scalping ha così eliminato diversi sovrapprezzi del
servizio, ma l'incognita era se il concetto avrebbe avuto successo fra i
fans.
Alcuni commenti:
La gente è stata in fila per ore, ma erano "pazienti e
creativi", secondo KGO-TV.
"Ho un romanzo piacevole qui, un sacco di bevande e la gente parla e non
vedo l'ora dello spettacolo" ha detto una persona al cronista dell'emittente
televisiva.
"Questo è un modo migliore di quello di Ticketmaster," un altro fan ha detto al San
Francisco Examiner. "Odio tutte quelle spese di praticità e costi di
gestione. Sessanta dollari è un bel pò di Bob Dylan. "
"L'esperimento della biglietteria è stato uno sforzo molto degno," ha detto
David Lefkowitz di Goldenvoice a Pollstar. "Abbiamo fornito artisti di
strada e venditori di cibo per i clienti in fila. Lo show avrebbe venduto di
più con le prevendite, ma siamo stati felici di aver fatto questo
esperimento con Bob Dylan e il suo team. Sarebbe bello vedere altri artisti
e promotori cominciare a sperimentare modi diversi di eliminare la rapida
escalation delle tasse e la dominanza dei bagarini ".
"Molti fans", hanno detto di preferire questo metodo di vendite al posto
dell’acquisto online. Un tizio abituato ad andare ai concerti che alcuni
anni fa ha aspettato in coda tutta la notte per vedere Paul McCartney, ha
detto al giornale che questo modo "livella il campo di gioco" in modo che
tutti possano avere i biglietti.
I fan devoti sono arrivati con coperte, attrezzi da campeggio, sedie,
ombrelloni e pranzi al sacco, e la coda è iniziata a mezzogiorno.
Anche Bob Dylan ha bisogno delle comodità della
tecnologia moderna
di Farooq Sajid
Se c'era qualche dubbio che Bob Dylan era più grande allora e quindi più
giovane adesso, è stato eliminato Mercoledì notte.
L'esperimento dell’iconico Bob di liberare il peso delle sovrattasse sui
biglietti online non è andato come sperato. Il cantante ha avuto un intimo
show a San Francisco Mercoledì notte, ma è diventato un pò più intimo di
quanto previsto.
Ai fans di Dylan era stato detto di presentarsi al Warfield con $ 60 alle
05:30 p.m. per ottenere i biglietti senza dover pagare una tassa di
prevendita. I biglietti non erano disponibili on-line o per telefono. Dylan
avrebbe cominciato lo show alle 20,00 p.m.
La mossa è stata un idea dello stesso cantante e si era supposto essere una
trovata intelligente e un ritorno al passato, quando le parole di Dylan
erano ancora udibili.
Mentre un gruppetto di tifosi ha cominciato la fila per i biglietti intorno
a mezzogiorno, al momento dell'inizio delo show c'erano un sacco di sportelli ancora
aperti nel Warfield, che ha una capacità di 2.250 persone, come ha segnalato
il SF Gate.
Era stato un problema del sistema o il cercare di convincere il personale ad
una ad una notte di lavoro? Probabilmente un pò di entrambi. Dylan ha suonato
uno show sold out a Oakland Martedì notte. I biglietti per questo spettacolo
sono stati disponibili online, con un costo maggiore per la comodità.
(Fonte://www.nbcbayarea.com)
Vorrei dire la mia opinione su questo argomento.
L’idea non era malvagia, anzi, ma forse non si è tenuto conto o non si è
data abbastanza importanza alle nuove abitudini della gente, intruppata ed
abituata in un sistema telematico irreversibile.
Formalmente l’idea di risparmiare i soldi dei sovrapprezzi era apprezzabile,
ma in realtà non è vera, ed è facilmente dimostrabile.
Con questo sistema una persona deve prendersi una giornata di ferie o
perdere una giornata di lavoro per poter essere disponibile ad una lunga
fila in attesa del biglietto. La gente, per paura di non riuscire ad averlo,
è obbligata a presentarsi diverse ore prima dell’inizio dello show, con
conseguente aumento esponenziale dei costi extra-ticket.
Se uno deve fare 8/10 ore di coda ha bisogno di mangiare, di bere, di andare
al bagno, di sgranchirsi le gambe intorpidite dalla lunga attesa statica. I
venditori ambulanti che stanno intorno a rifornire queste persone del
necessario fanno buoni affari, a scapito dei poveri condannati alla fila.
Sappiamo tutti per esperienza diretta che in situazioni del genere il costo
di una semplice bottiglia d’acqua o di un panino passa facilmente i 5 euro,
quindi il vantaggio del risparmio sull’acquisto online va direttante in
cavalleria come si diceva una volta.
Valutato con approssimazione il costo del’operazione per un singolo
partecipante, potremmo pensare che i costi del concerto passino da un 10/15
per cento della prenotazione online ad un reale 40/54 per cento in più,
costo vivo della sopravvivenza sulla strada.
Se io prenoto online posso svolgere la mia giornata lavorativa e presentarmi
alle 20,00 in tempo per il concerto, in questo modo invece devo rinunciare
alla giornata di lavoro ed affrontare una serie di disagi ( immaginatevi 10
ore in fila sotto un sole come quello di questi giorni ) che mi
costringeranno a spese supplementari per superare decentemente queste attese
alle quali non siamo più abituati.
Anche il mondo intorno ai concerti è cambiato, il tempo della gente nel
fango a Woodstock è rimasto solo un bel ricordo, la tecnologia ci ha
strangolato, qualcuno di voi riesce a sopravvivere senza il telefonino ?
Questo ci da la misura di quanto siamo e quantoci hanno fatto cambiare, quanto
abbiamo approvato ed accettato queste nuove regole dettate dalla maggior
praticità della telematica dell’informazione e dei servizi, difficile
tornare indietro, tornare ai tempi quando le automobili non avevano i freni
a disco, il servosterzo, il climatizzatore, il navigatore satellitare, gli
airbags, e tutte le altre comodità che la tecnologia ci ha messo a
disposizione per renderci la vita meno dura, forse un pò più costosa, ma
certamente più comoda, e noi abbiamo accettato tutte queste comodità, quindi
perchè voler tornare indietro, che ragione c’è che possa giustificare un
ritorno al passato?
Forse questa volta Bob è stato troppo ottimista e tutto l’insieme è stato
mal valutato, il risultato è stato il teatro con moltissimi posti vuoti, con
gente che dopo una giornata simile aveva bisogno di un giorno di riposo,
esperimento negativo a conti fati, da tutte due le parti, il teatro e Bob
hanno incassato di meno del previsto, il pubblico ha speso di più del
previsto. Non diamo tutta la colpa ad Internet di questo nuovo stato delle
cose, Internet è l’evoluzione della società, con i sui pregi ed i suoi
difetti, ma a mandare in crisi il mondo della musica non è stato Internet,
sono state le Major che con una politica da rapinatori di banche, mettendo
sul mercato CD che avrebbero potuto essere venduti comodamente al prezzo di
7/8 euro a cifre che variano dai 30 ai 50 euro, senza mettere in conto le
esagerazioni tipo cofanetto imperiale “Tell Tale Signs” a 230 euro !
Se queste cose non fossero successe la gente avrebbe continuato a comperare
i dischi o i Cd arricchendo le loro collezzioni personali invece che ricorre
ad Internet per scaricare a costo zero la musica del loro artista preferito.
La colpa non è della gente che a volte fa fatica ad arrivare alla fine del
mese con lo stipendio, la musica è diventata un bene di lusso per i suoi
costi, i concerti stanno avviandosi sulla stessa strada e non ci vorrà molto
perchè anch’essi diventino inavvicinabili, purtroppo sono solo gli stipendi
che non aumentano MAI in relazione al costo della vita.
Mi ricordo che da giovane il Bar era la mia seconda casa, si passava più
tempo al Bar che a casa, ma allora era una cosa possibile, che era nelle
tasche di tutti, oggi non più, per andare al Bar tutte le sere
ci vogliono due stipendi al mese.
I tentativi come quello di Bob di ridurre il costo dei biglieti, di
eliminare i bagarini è apprezzabile, ma destinato, purtroppo ad essere un
sicuro fallimento.
Nessuno di noi può più permettersi di sputare in faccia alla tecnologia
moderna, l’età della pietra è finita, il medioevo è finito, la storia
attuale dice che la società è in continuo progresso, con tutti i pro e
contro della faccenda, che il processo è inarrestabile, che continuerà
inesorabile fino all’autodistruzine.
Voci: Brad Pitt star in film basato sul poema epico di
Bob Dylan-Sam Shepard
27 ago 2010 02:48 ET.Note - Questa è solo una diceria, e probabilmente non
vedrà mai la la luce del giorno. Ma, secondo quanto riporta
Pajiba:
Un film sulla base degli 11 minuti della canzone di Bob Dylan - Sam Shepard,
"Brownsville Girl" si sta discutendo, e la star potrebbe essere Brad Pitt.
Secondo l'articolo,a Pitt è stato offerto di recitare la parte di Henry
Porter (che non si chianmava così come dice anche il testo della canzone) un ruolo originariamente legato a Johnny Depp. Allo sceneggiatore Jay
Cocks è stato chiesto di scrivere personalmente la sceneggiatura da Dylan
stesso.
Sempre dall'articolo:
La sceneggiatura è stata descritta come un incrocio tra “Bonnie e Clyde” e
“Le ali della libertà”, ed è la storia di un uomo che viene preso dopo una
vita di furti e omicidi durata due decadi, mentre cerca di trattenere la
donna che ama.
Lo script è in giro da tempo, ma Scott Cooper (Crazy Heart) sta valutando la
realizzazione del film. Il film sarà prodotto da Irwin Winkler e Winkler
Films (di Martin Scorsese “Quei bravi ragazzi” e “Toro scatenato”).
Le probabilità sono tante e poche allo stesso tempo, chissà se verrà mai
girato (ricordate la versione cinematografica di "Lily, Rosemary,and the
Jack of heart?), Ma non si sa mai con certezza. . .
"Brownsville Girl" è originariamente apparsa sull'album di Dylan del
1986 Knocked Out Loaded. Una versione precedente, denominata "Dansville
Girl", era stata registrata durante le sessioni do Empire Burlesque. I testi
si riferiscono a numerosi film di Gregory Peck, in particolare a “Il
pistolero”. Peck ha citato la canzone quando ha consegnato a Dylan il Premio
al
Kennedy Center. Dylan ha eseguito la canzone dal vivo solo una volta,
il 6 agosto 1986.
RAGAZZA DI BROWNSVILLE
parole Bob Dylan e Sam Shepard
musica Bob Dylan
Dunque, una volta ho visto un film
che parlava di un uomo che attraversava il deserto ed era interpretato da
Gregory Peck
Veniva ucciso da un ragazzo assetato di gloria che cercava di farsi un nome
La gente del paese voleva linciare quel ragazzo ed appenderlo per il collo
Allora lo sceriffo picchia a sangue il ragazzo mentre il pistolero morente
giaceva steso al sole e boccheggiava col suo ultimo respiro
Lasciatelo libero, lasciatelo andare, che dica pure di avermi battuto in
duello leale
Voglio che provi come ci si sente ad affrontare la morte ad ogni istante
Bè, stavo guardando tutto questo e ne ero avvinto
e, sai, era come essere colpiti da una palla ed una catena
Sai che non riesco a credere che abbiamo vissuto così a lungo e siamo ancora
divisi
Il tuo ricordo mi risuona alle spalle come un treno in corsa
Mi ricordo ancora il giorno in cui sei venuta da me sul deserto dipinto
con la tua Ford truccata ed i tuoi tacchi con la piattaforma alta
Non ho mai capito perchè tu avessi scelto proprio quel posto per vederci
Ah, ma avevi ragione. E' stato perfetto quando mi sono messo al volante
Guidammo l'auto per tutta la notte fino a San Anton'
Dormimmo nei pressi di Alamo, la tua pelle era morbida e delicata
Giù in Messico andasti a cercare un dottore e non sei più tornata
Sarei venuto a cercarti ma non me la sentivo di prendermi una pallottola in
testa
Guidiamo l'auto ed il sole sta salendo sulle Rocky Mountains
Adesso so che lei non è te ma è qui ed ha quel ritmo oscuro nell'anima
Ma io mi trovo sul filo del rasoio e non sono più dell'umore di ricordare i
vecchi tempi, quando ero il tuo uomo
E lei non vuole che io lo ricordi. Sa che perderemmo il controllo dell'auto.
Ragazza di Brownsville con i tuoi riccioli di Brownsville, i tuoi denti sono
perle splendenti come la luna
Ragazza di Brownsville, mostrami il mondo tutt'intorno, ragazza di
Brownsville sei il mio dolce amore
Bè, attraversammo il Panhandle* e ci dirigemmo ad Amarillo
Ci fermammo dove Henry Porter viveva abitualmente. Possedeva un lotto di
terreno abbandonato circa un miglio fuori della città
Ruby era nel cortile sul retro a stendere i panni, con i suoi capelli rossi
legati dietro
Ci vide arrivare in una nuvola di polvere
Disse: "Henry non c'è ma entrate pure, arriverà tra poco"
Poi ci disse di come i tempi erano duri e di come lei stava prendendo in
considerazione l'ipotesi di strappare un passaggio e ritornare da dove era
partita
Ma sai, cambiava argomento ogni volta che il discorso cadeva sul denaro
Disse: "Benvenuti nella terra dei morti viventi". Sembrava così triste.
Disse: "Persino i posti dove si va a barattare la roba stanno diventando
piuttosto loschi"
"Quanto lontano siete diretti?" ci chiese Ruby in un singhiozzo
"Continueremo ad andare finchè le ruote non andranno a fuoco
Finchè il sole non scorticherà la vernice ed i sedili si scoloriranno e la
vipera di fiume infine morirà"
Ruby sorrise dicendo: "Ah, si sa che certi bambini non imparano mai"
Eppure qualcosa a proposito di quel film non mi va proprio via dalla mente
Però non riesco a ricordare perchè fossi in quel film o quale ruolo si
presume che dovessi interpretare
Mi ricordo solo che c'era Gregory Peck ed il modo in cui la gente si muoveva
ed un mucchio di persone sembravano guardare nella mia direzione
Ragazza di Brownsville con i tuoi riccioli di Brownsville, i tuoi denti sono
perle splendenti come la luna
Ragazza di Brownsville, mostrami il mondo tutt'intorno, ragazza di
Brownsville sei il mio dolce amore
Allora, cercavano qualcuno con un ciuffo sulla fronte
Io attraversavo la strada quando risuonarono i colpi.
Non sapevo se abbassare la testa o scappare, così scappai.
"Lo abbiamo intrappolato nella chiesa" gridò qualcuno
Beh, vedesti la mia foto sul Corpus Christi Tribune.
La didascalia recitava: "Un uomo senza alibi".
Tu facesti una deposizione a mio favore, dicesti che ero con te
Poi quando ti vidi di fronte al giudice piangere lacrime vere
è stata la miglior recita che abbia mai visto fare a qualcuno
Ora, io sono sempre stato il tipo di persona che non ama andare oltre il
limite
ma alle volte capita che ti ci ritrovi senza volerlo
Oh, se c'è un pensiero originale là fuori potrei usarlo giusto ora
Sai, mi sento abbastanza bene ma questo non vuol dire molto. Potrei sentirmi
molto meglio,
se solo tu fossi qui al mio fianco a mostrarmi come
Sono in coda sotto la pioggia per vedere un film con Gregory Peck
Già, ma non è quello che avevo in mente,
Ne è uscito uno nuovo suo, non so nemmeno di che parla
ma andrei a vederlo in qualsiasi film così resterò in fila
Ragazza di Brownsville con i tuoi riccioli di Brownsville, i tuoi denti sono
perle splendenti come la luna
Ragazza di Brownsville, mostrami il mondo tutt'intorno, ragazza di
Brownsville sei il mio dolce amore
Sai, è strano come le cose non vadano mai secondo i tuoi piani
L'unica cosa certa che sapemmo di Henry Porter è che il suo nome non era
Henry Porter
E sai che c'è stato qualcosa di te, bimba, che mi piaceva e che era sempre
troppo buono per questo mondo
Così come tu hai sempre detto che c'era qualcosa di me che ti piaceva e che
io avevo lasciato nel Quartiere Francese
Strano come le persone che hanno sofferto insieme abbiano legami più saldi
di quelle più felici
Non ho rimpianti, potranno parlare di me a volontà quando sarò morto
Hai sempre sostenuto che le persone non fanno quello in cui credono ma solo
quello che più conviene, e poi se ne pentono
Ed io ho sempre detto: "Aggrappati a me, bimba, e speriamo che il tetto
regga"
Una volta ho visto un film, credo di averlo visto due volte di fila
Non mi ricordo chi fossi o dove fossi diretto
Mi ricordo solo che era interpretato da Gregory Peck, portava una pistola e
gli spararono alle spalle
Mi sembra sia passato un mucchio di tempo, molto prima che le stelle
cadessero a pezzi
Ragazza di Brownsville con i tuoi riccioli di Brownsville, i tuoi denti sono
perle splendenti come la luna
Ragazza di Brownsville, mostrami il mondo tutt'intorno, ragazza di
Brownsville sei il mio dolce amore
* letteralmente è “il manico della padella” ma è un luogo geografico, è la
parte nord del Texas tra l’Oklahoma e il New Mexico, dove si trova Amarillo
traduzione di Michele Murino
BROWNSVILLE GIRL
words Bob Dylan and Sam Shepard
music Bob Dylan
Well, there was this movie I seen one time,
About a man riding 'cross the desert and it starred Gregory
Peck.
He was shot down by a hungry kid trying to make a name for
himself.
The townspeople wanted to crush that kid down and string
him up by the neck.
Well, the marshal, now he beat that kid to a bloody pulp
as the dying gunfighter lay in the sun and gasped for his
last breath.
Turn him loose, let him go, let him say he outdrew me fair
and square,
I want him to feel what it's like to every moment face his
death.
Well, I keep seeing this stuff and it just comes a-rolling
in
And you know it blows right through me like a ball and
chain.
You know I can't believe we've lived so long and are still
so far apart.
The memory of you keeps callin' after me like a rollin'
train.
I can still see the day that you came to me on the painted
desert
In your busted down Ford and your platform heels
I could never figure out why you chose that particular
place to meet
Ah, but you were right. It was perfect as I got in behind
the wheel.
Well, we drove that car all night into San Anton'
And we slept near the Alamo, your skin was so tender and
soft.
Way down in Mexico you went out to find a doctor and you
never came back.
I would have gone on after you but I didn't feel like
letting my head get blown off.
Well, we're drivin' this car and the sun is comin' up over
the Rockies,
Now I know she ain't you but she's here and she's got that
dark rhythm in her soul.
But I'm too over the edge and I ain't in the mood anymore
to remember the times when I was your only man
And she don't want to remind me. She knows this car would
go out of control.
Brownsville girl with your Brownsville curls, teeth like
pearls shining like the moon above
Brownsville girl, show me all around the world,
Brownsville
girl, you're my honey love.
Well, we crossed the panhandle and then we headed towards
Amarillo
We pulled up where Henry Porter used to live. He owned a
wreckin' lot outside of town about a mile.
Ruby was in the backyard hanging clothes, she had her red
hair tied back. She saw us come rolling up in a trail of
dust.
She said, "Henry ain't here but you can come on in, he'll
be back in a little while."
Then she told us how times were tough and about how she was
thinkin' of bummin' a ride back to where she started.
But ya know, she changed the subject every time money came
up.
She said, "Welcome to the land of the living dead." You
could tell she was so broken-hearted.
She said, "Even the swap meets around here are getting
pretty corrupt."
"How far are y'all going?" Ruby asked us with a sigh.
"We're going all the way 'til the wheels fall off and burn,
'Til the sun peels the paint and the seat covers fade and
the water moccasin dies."
Ruby just smiled and said, "Ah, you know some babies never
learn."
Something about that movie though, well I just can't get it
out of my head
But I can't remember why I was in it or what part I was
supposed to play.
All I remember about it was Gregory Peck and the way people
moved
And a lot of them seemed to be lookin' my way.
Brownsville girl with your Brownsville curls, teeth like
pearls shining like the moon above
Brownsville girl, show me all around the world, Brownsville
girl, you're my honey love.
Well, they were looking for somebody with a pompadour.
I was crossin' the street when shots rang out.
I didn't know whether to duck or to run, so I ran.
"We got him cornered in the churchyard," I heard somebody
shout.
Well, you saw my picture in the Corpus Christi Tribune.
Underneath it, it said, "A man with no alibi."
You went out on a limb to testify for me, you said I was
with you.
Then when I saw you break down in front of the judge and
cry real tears,
It was the best acting I saw anybody do.
Now I've always been the kind of person that doesn't like
to trespass but sometimes you just find yourself over the
line.
Oh if there's an original thought out there, I could use it
right now.
You know, I feel pretty good, but that ain't sayin' much. I
could feel a whole lot better,
If you were just here by my side to show me how.
Well, I'm standin' in line in the rain to see a movie
starring Gregory Peck,
Yeah, but you know it's not the one that I had in mind.
He's got a new one out now, I don't even know what it's
about
But I'll see him in anything so I'll stand in line.
Brownsville girl with your Brownsville curls, teeth like
pearls shining like the moon above
Brownsville girl, show me all around the world,
Brownsville
girl, you're my honey love.
You know, it's funny how things never turn out the way you
had 'em planned.
The only thing we knew for sure about Henry Porter is that
his name wasn't Henry Porter.
And you know there was somethin' about you baby that I
liked that was always too good for this world
Just like you always said there was something about me you
liked that I left behind in the French Quarter.
Strange how people who suffer together have stronger
connections than people who are most content.
I don't have any regrets, they can talk about me plenty
when I'm gone.
You always said people don't do what they believe in, they
just do what's most convenient, then they repent.
And I always said, "Hang on to me, baby, and let's hope
that the roof stays on."
There was a movie I seen one time, I think I sat through it
twice.
I don't remember who I was or where I was bound.
All I remember about it was it starred Gregory Peck, he
wore a gun and he was shot in the back.
Seems like a long time ago, long before the stars were torn
down.
Brownsville girl with your Brownsville curls, teeth like
pearls shining like the moon above
Brownsville girl, show me all around the world,
Brownsville
girl, you're my honey love.