1. Things Have Changed (Bob on piano)
2. It Ain't Me, Babe (Bob on piano)
3. Highway 61 Revisited (Bob on piano)
4. Simple Twist Of Fate (Bob on piano and harp)
5. Can't Wait (Bob center stage, Donnie on electric mandolin)
6. When I Paint My Masterpiece (Bob on piano and harp)
7. Honest With Me (Bob on piano)
8. Tryin' To Get To Heaven (Bob on piano, Tony on standup bass)
9. Scarlet Town (Bob on center stage, Donnie on banjo, Tony on standup
bass)
10. Make You Feel My Love (Bob on piano and harp)
11. Pay In Blood (Bob on piano)
12. Like A Rolling Stone (Bob on piano, Tony on standup bass)
13. Early Roman Kings (Bob on piano, Tony on standup bass)
14. Boots of Spanish Leather (Bob on piano
then center stage, Tony on standup bass, no drums)
15. Love Sick (Bob on piano)
16. Thunder On The Mountain (Bob on piano, Donnie on electric mandolin)
17. Soon After Midnight (Bob on piano)
18. Gotta Serve Somebody (Bob on piano, Tony on standup bass)
(encore)
19. Blowin' In The Wind (Bob on piano, Donnie on violin, Tony on standup
bass)
20. It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry (Bob on piano)
Sabato 29 Giugno 2019
Gothenberg, Sweden - Scandinavium,
June 28, 2019
1. Things Have Changed (Bob on piano)
2. It Ain't Me, Babe (Bob on piano)
3. Highway 61 Revisited (Bob on piano)
4. Simple Twist Of Fate (Bob on piano and harp)
5. Can't Wait (Bob center stage, Donnie on electric mandolin)
6. When I Paint My Masterpiece (Bob on piano and harp)
7. Honest With Me (Bob on piano)
8. Tryin' To Get To Heaven (Bob on piano, Tony on standup bass)
9. Scarlet Town (Bob on center stage, Donnie on banjo, Tony on standup
bass)
10. Make You Feel My Love (Bob on piano and harp)
11. Pay In Blood (Bob on piano)
12. Like A Rolling Stone (Bob on piano, Tony on standup bass)
13. Early Roman Kings (Bob on piano, Tony on standup bass)
14. Girl From The North Country (Bob on piano, Tony on standup bass, no
drums)
15. Love Sick (Bob on piano)
16. Thunder On The Mountain (Bob on piano, Donnie on electric mandolin)
17. Soon After Midnight (Bob on piano)
18. Gotta Serve Somebody (Bob on piano, Tony on standup bass)
(encore)
19. Blowin' In The Wind (Bob on piano, Donnie on violin, Tony on standup
bass)
20. It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry (Bob on piano)
Una splendida e intensa Girl from the
north country nella serata di Stoccolma...il nostro Nobel colpisce e
incanta!
D'accordissimo Paolo,
grazie della segnalazione! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Venerdì 28 Giugno 2019
Talkin'
10742 - samuconf93
Carissimo Mr. Tambourine,
Ecco in allegato la mia recensione per Music Map del box set Rolling
Thunder 1975 (con qualche commento sul film di Martin Scorsese) che ti
avevo promesso. Un abbraccio e a presto. Buona vita! Samuele.
Bob Dylan – Rolling Thunder
Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese & The 1975 Live Recordings:
Rolling Thunder Revue – 2019
Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese, il nuovo
documentario Netflix di Martin Scorsese sulla Rolling Thunder Revue 1975
di Bob Dylan, è una celebrazione entusiasmante della creatività e del
carisma del cantautore, che il regista aveva già tributato con No
Direction Home (2005), che seguiva Dylan dai suoi esordi al 1966. Per
grossa parte documentario, Rolling Thunder Revue contiene anche elementi
finzionali che ne giustificano il sottotitolo. A completare
l’approfondimento riguardante la Revue ’75 è uscito un box set di 14 CD,
The 1975 Live Recordings: Rolling Thunder Revue, che contiene cinque
show integrali, tre dischi di rehearsals pre-tour e un disco di
performance varie registrate in quello stesso anno.
La Rolling Thunder Revue, carrozzone che Bob Dylan formò radunando
intorno a sé musicisti, poeti, registi e attori, durò meno di un anno.
All’inizio del documentario, mentre cerca di spiegarne la natura, Dylan
dice di non ricordare nulla. Se Dylan non ricorda, o finge di non
ricordare, ci sono altri che ricordano bene e, soprattutto, ci sono i
documenti – l’audio e i filmati – che nel film e nel box set splendono
come diamanti e provano quanto la Revue fu straordinaria. La
pubblicazione di Hard Rain (1976), contenente nove brani tratti da show
della seconda Thunder, quella del 1976, e il Bootleg Series Vol. 5: Live
1975 (2002), con una selezione di pezzi tratti da show della prima, non
avevano certamente esaurito il discorso.
In parallelo, il materiale video tratto dal tour 1975, quasi interamente
inedito, fu filmato da Howard Alk e David Meyers in vista di Renaldo &
Clara, il film sperimentale a cui Bob Dylan stava lavorando che fu
pubblicato nel 1978, e una piccola parte di esso compariva nella
pellicola. In vista del documentario, tutto quel materiale è stato
restaurato. Gli show si tennero tutti in piccole venues – “non fu un
grande successo, se misuriamo il successo in termini di profitto”, dice
Dylan nel film – al contrario di quanto era avvenuto insieme a The Band
l’anno prima. Nel ’74, infatti, nel primo tour vero e proprio in otto
anni, Dylan si era esibito in arene enormi quasi ovunque sold out. Ora,
invece, decide di invertire la rotta. Nell’autunno e inverno del 1974
Dylan aveva scritto e registrato Blood on the Tracks, uscito all’inizio
del ’75; nell’estate di quell’anno aveva registrato Desire, che sarebbe
uscito a inizio ’76; alcuni dei brani che lo compongono, ancora inediti,
sarebbero stati eseguiti nella prima Revue. Dylan sta vivendo
un’esplosione creativa infuocata e vuole perseguire qualsiasi idea gli
passi per la testa. Sceglie piccole sale concerto e costruisce
spettacoli molto simili ai medicine shows.
L’influsso delle revues è chiaro sin dal nome del tour. L’aspetto
teatrale è evidente e influenza il progetto a tal punto che Dylan
stesso, parlando con Larry Sloman, giornalista incaricato per Rolling
Stone di seguire il tour ’75, cita come fonte d’ispirazione le compagnie
italiane della Commedia dell’Arte. Realtà e finzione sono ingredienti
fondamentali di quel tour. Non è un caso che il film inizi con uno
spezzone del cortometraggio The Vanishing Lady (1896) di Georges Méliès.
Nessuno dice la verità quando non ha indosso una maschera. Questa frase
così dylanesque compare agli albori del documentario. Nel ’75 Dylan è
sempre mascherato a dovere. Ha il volto dipinto di bianco – a ispirarlo
fu la visione del film di Marcel Carné Les Enfants du Paradis – e
talvolta, durante il primo pezzo del set, ha una vera e propria maschera
che gli copre il viso. Indossa un cappello a tesa larga ornato di fiori.
Canta con convinzione e grinta impressionanti, mettendo tutto se stesso
in ogni singola sillaba, in ogni singola nota.
Accanto a lui ci sono i Guam, band da lui stesso assemblata. Aveva
bevuto qualche drink a New York con Mick Ronson, direttamente dagli
Spider from Mars di David Bowie, e aveva deciso di inserirlo nel
progetto. Scarlet Rivera suona il violino per le strade cittadine: Dylan
la incontra e non ci pensa due volte a portarla con sé. Rivera avrebbe
dato un enorme contributo nella formazione del sound di Desire e di
entrambe le Thunder. Dylan ha conosciuto anche Jacques Levy, regista di
teatro che scriverà con lui molti dei brani di Desire e lo aiuterà nel
mettere in atto il progetto della Revue. C’è Joan Baez, che canta da
sola e con Dylan. Allen Ginsberg (per Dylan “l’Oracolo di Delfi”) recita
alcune poesie. Ci sono anche Bob Neuwirth, Joni Mitchell, Sam Shepard,
Ramblin’ Jack Elliott e Ronee Blakley. Negli States iniziavano i
preparativi per le celebrazioni del duecentesimo anniversario della
Dichiarazione d’Indipendenza (1776). La Revue parte da Plymouth, dove i
Padri Pellegrini sbarcarono.
A rendere preziosi docufilm e box set sono in primis le performance.
Molti dei filmati sono completamente inediti. Dylan interpreta i pezzi
visceralmente e la sua gestualità da posseduto non è seconda alla parola
poetica. Intervistato in merito al docufilm, Scorsese si sofferma sul
fotogramma di una ragazza che piange al termine di uno degli show. Uno
degli aspetti che andava preservato, ricorda, è il fatto che qualcosa di
così potente possa farci “sentire prima che pensare”. Se qualcosa ti
muove, allora qualcosa di magico si è verificato. Magia, di nuovo. Per
questo Scorsese sceglie una narrazione discontinua e molteplice, che
conserva intatto il mistero che sta dietro a quel tour e a quel gioco di
identità e maschere. “La vita non riguarda lo scoprire se stessi né lo
scoprire alcunché”, sostiene Dylan. “La vita riguarda il creare se
stessi”. Questa è la strada che ha intrapreso il troubadour Dylan: così
Rubin “Hurricane” Carter definisce il cantautore in un’intervista che
compare nel film.
Nella Thunder 1975 non c’è una singola performance che sia anche solo
mediocre e il box set ne è la conferma. Le rehearsals del tour, insieme
ai Guam, costruiscono lentamente il suono che sarà caratteristico di
tutti gli show di quell’anno. Dylan riscopre, rivive, ricrea. Non è solo
parola e non è solo musica; nell’essere entrambe le cose – e molto di
più – è anche respiro, dizione, approccio. Nessun performer è come lui.
Anche le cover e i traditional che canta sembrano brani suoi: Dylan non
interpreta solamente ma, come scrive Alessandro Carrera, abita le
canzoni, le occupa in ogni loro centimetro quadrato. Dylan compare sul
palco tre volte: quando inizia il suo set con “When I Paint My
Masterpiece”; quando suona alcuni brani in duetto con Baez; quando,
infine, chiude lo show, dopo aver eseguito anche alcuni brani da solo.
Le scalette sono quasi sempre identiche. Dylan aggiunge, sostituisce o
alterna alcuni pezzi nel corso del tour e solo talvolta concede rarità.
Alcune performance sono registrate in luoghi inusuali, come una “Simple
Twist of Fate” con Bob al piano eseguita al Mahjong Parlor di Falmouth.
C’è una “Isis” rimaneggiata eseguita a Lowell e c’è una toccante “The
Ballad of Ira Hayes”, brano di Peter LaFarge, eseguita in una riserva di
nativi americani, che alla fine della performance regalano a Dylan una
collana. Una “It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry” eseguita
a New York nello show conclusivo del ’75 con Robbie Robertson alla
chitarra corre – letteralmente – come un treno. Riusciamo ad ascoltare
anche una convincente versione di “Tracks of My Tears” di Smokey
Robinson in un motel di Montreal a inizio dicembre.
Le rehearsals pre-tour creano il suono che avrebbe caratterizzato la
Revue e ne costruiscono l’atmosfera. Dylan suona al piano “Tonight I’ll
Be Staying Here with You” ed esegue alcuni brani di Desire, che prendono
forma lentamente. “People Get Ready”, brano di Curtis Mayfield, è
cantata con un’energia e un coinvolgimento sinceri. Sono, tuttavia, i
cinque show completi, gli unici cinque di quell’anno a essere stati
registrati professionalmente, a colpirci al cuore grazie alla poesia che
quelle canzoni sprigionano e al fuoco col quale Dylan, che pare essere
in trance, le vive. La dimensione folk persiste nei brani che Dylan
suona da solo e in quelli che esegue in duetto con Baez, mentre
l’esplosività e la ferocia dei Guam escono fuori nei numeri più energici
e infuocati, che Dylan comanda alla perfezione, cantando e muovendosi
come un indemoniato. Queste due nature si fondono perfettamente,
permettendo anche agli ospiti di integrarsi con maggiore libertà e
spontaneità nello spettacolo.
I ricordi che Dylan conserva di quella annata sono immersi in una certa
vaghezza. “La Rolling Thunder non fu assolutamente nulla. È qualcosa che
è successo 40 anni fa. È successa in un tempo in cui neppure ero nato”,
afferma. Ci parla di quanto ami Jack Kerouac, di quanto sia sempre stato
un tutt’uno con Baez nonostante alcune difficoltà, di quanto fu amico
del pugile nero Rubin Carter, delle circostanze nelle quali compose
“Hurricane”, punto focale degli show del ‘75. “Cos’è rimasto della
Rolling Thunder? Assolutamente nulla. Cenere”, conclude. La magia, lo
spirito e l’atmosfera di quel mitico tour, un unicuum durato pochi mesi
soltanto, non vennero mai replicati. Soffiano ancora nel vento, fino
alla nostra memoria, grazie agli audio e ai filmati, lasciandoci il
desiderio di voler vedere e ascoltare ancora qualcosa in più.
(Samuele Conficoni)
Grazie Samuele, sempre complete e mai banali!
Alla prossima, Mr.Tambourine, :o)
Dylan oltre Dylan: l'altro lato di un'icona
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Giovedì 27 Giugno 2019
Stockholm, Sweden - Ericsson
Globe, June 26, 2019
1. Things Have Changed (Bob on piano)
2. It Ain't Me, Babe (Bob on piano)
3. Highway 61 Revisited (Bob on piano)
4. Simple Twist Of Fate (Bob on piano and harp)
5. Can't Wait (Bob center stage)
6. When I Paint My Masterpiece (Bob on piano and harp)
7. Honest With Me (Bob on piano)
8. Tryin' To Get To Heaven (Bob on piano, Tony on standup bass)
9. Scarlet Town (Bob on center stage, Donnie on banjo, Tony on standup
bass)
10. Make You Feel My Love (Bob on piano and harp)
11. Pay In Blood (Bob on piano)
12. Like A Rolling Stone (Bob on piano, Tony on standup bass)
13. Early Roman Kings (Bob on piano, Tony on standup bass)
14. Girl From The North Country (Bob on
piano, Tony on standup bass)
15. Love Sick (Bob on piano)
16. Thunder On The Mountain (Bob on piano, Donnie on electric mandolin)
17. Soon After Midnight (Bob on piano)
18. Gotta Serve Somebody (Bob on piano, Tony on standup bass)
(encore)
19. Blowin' In The Wind (Bob on piano, Donnie on violin, Tony on standup
bass)
20. It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry (Bob on piano)
Ciao Tambourine, è un po' che non
mi faccio vivo, e mi scuso di ciò, ma questa volta l'occasione è giusta.
Come tutti sanno quest' anno il tour di Bob, benchè si sia sviluppato in
Europa sia in primavera che all'inizio estate (a memoria non ricordo sia
successo in passato), non prevedeva alcuna data italiana, al contrario
dello scorso anno dove ha fatto il record di 9 concerti, perciò, gioco
forza, scegliere una data tra quelle presenti con la particolarità, per
quello che mi riguarda, di voler assistere allo show dalla prima fila
(VIP tickets).
La scelta è ricaduta su Helsinki, dal momento che in poco tempo la prima
fila di Stoccolma era già tutta esaurita.
Permettetemi qualcosa da (ri)dire su Event Travel.
La cosa che trovo scandalosa è la gestione dei biglietti VIP: tanto per
dare un'idea, li ho ordinati ai primi di dicembre scorso (per
l'esattezza 198 giorni prima della data dell'evento), i soldi sono stati
tolti dal mio conto a fine dicembre e la spedizione del pacco prevedeva
l'arrivo al mio indirizzo da 7 a 10 giorni prima. Quando ne mancavano 6
ancora non erano arrivati ed il costo della spedizione era di ben 47 €
!!!
Ho dovuto dare l'indirizzo dell'albergo di Helsinki per far arrivare
tutto lì, partendo da casa senza avere niente in mano e senza troppe
garanzie sulla consegna in tempo per la sera del concerto.
Quando si paga profumatamente una prima fila, perchè non effettuano la
spedizione un mese prima? (visto che i soldi te li prendono 5/6 mesi
prima), o, in alternativa, perchè non aprono un ufficio temporaneo
presso la sede del concerto dove andare con la ricevuta stampata ed il
documento di identità per il ritiro “on-site”?
Detto questo passiamo al concerto.
Non avendo visto alcuno degli spettacoli precedenti di quest'anno, non
ho termini di paragone, se non a livello audio, ma chiaramente
l'esperienza live, specialmente in prima fila, va oltre il solo fattore
uditivo; stando lì, a pochi metri da lui e dalla band, si riescono a
percepire sfumature che forse da una distanza maggiore, o con il solo
audio, è difficile cogliere.
L'intro di qualche anno fa, eseguito da Stu Kimball con la chitarra
acustica, è sostituito da una sorta di assolo alla batteria da parte di
George, non male, anche se l'inizio con l'acustica era di ben altro
spessore (e questa mancanza si sente anche in diversi momenti del
concerto).
La scaletta è praticamente identica a quella del concerto precedente, la
quale era uguale al concerto precedente ancora... e così via a ritroso
nel tempo; forse l'unica variazione, rispetto a Bergen, è la posizione
del piano, molto più centrale e da questo si capisce subito che,
verosimilmente, non canterà in piedi dal microfono al centro del palco.
Le prime canzoni partono con una certa energia, ma tutto sommato, anche
abbastanza standardizzate, non ci sono acuti stilistici o
interpretativi, ma molta professionalità di sicuro.
Con Simple Twist Of Fate si comincia a salire, la canzone è sempre
delicata, si sente una certa malinconia ed un coinvolgimento
particolare, anche se il testo, rispetto all'originale, è talvolta
stravolto ed incomprensibile.
Dopo aver toccato una vetta alta ecco il precipizio: Cry A While, poco
riconoscibile fin dall'inizio, il brano è avvolto da un arrangiamento
troppo approssimativo, troppo chiasso, gli strumenti si distinguono a
malapena, forse il punto più basso del concerto, opinione personale
ovviamente.
When I Paint My Masterpiece risolleva le sorti della serata e Honest
With Me esprime una buona energia, lo vedo che comincia a sudare, e non
poco; Trying To Get To Heaven è cantata bene, la voce è sicura, calda,
riesce a dare il meglio di se.
Con Scarlet Town il livello di pathos sale ancora, la canzone è bella di
suo e dal vivo riesce a svilupparsi davvero bene, sia nell'arrangiamento
che nella voce.
Poi qualcosa si inceppa nel meccanismo perfetto ed ormai fin troppo
collaudato; Make You Feel My Love potrebbe essere un altro punto molto
alto, ma qualcosa non funziona, Bob è disturbato, nervoso, smette di
suonare, si avvicina nella zona della batteria e tocca qualcosa, forse
il microfono della cassa (questo succederà un paio di volte durante il
concerto), poi fa un giro in mezzo al palco, prende tempo (in questo
contesto la band è costretta ad improvvisare), beve, poi torna al piano
per l'ultima strofa.
L'intro della canzone ricorda troppo quello di Simple Twist Of Fate,
sembra quasi stia ripetendo la stessa canzone essendosi dimenticato di
averla già fatta.
A fine canzone, così come successivamente, parlotta con Tony nel
tentativo di far risolvere ciò che secondo lui non va bene.
Di Pay In Blood ho ascoltato versioni migliori, mentre ci stupisce
nuovamente con Like A Rolling Stone dove si ritaglia uno spazio, di
strofa in strofa, con piano e voce su tutto il resto degli strumenti e
con un ritmo più lento, quasi fosse un evidenziatore che sottolinea le
parole in quei punti, per poi riprendere con forza “How does it
feel...”.
Dopo una energetica, ma standardizzata, Early Roman Kings, arriva quello
che probabilmente è il punto più alto dello show, ovvero Don't Think
Twice: piano e voce, una versione più lenta di quelle ascoltate in
passato, eseguita con voce intensa, sembra quasi uscita da Triplicate o
Shadows In The Night, il piano è suonato magistralmente, credo che di
meglio non si possa fare in una versione così, da standing ovation.
Personalmente mi piace molto Love Sick, e considero anche questo uno dei
punti più elevati della serata, così come Soon After Midnight.
Gotta Serve Somebody invece è poco riconoscibile, specialmente
all'inizio, non entusiasma più di tanto e ci dice che sono già passate
18 delle 20 canzoni in programma; tutto sommato il tempo è volato e ti
fa sentire come se mancasse qualcosa, troppo breve il tutto, forse
troppe poche canzoni per noi che ascoltiamo, ma sicuramente anche una
serata lunga e non facile per un uomo di 78 anni che ancora va in giro
per il mondo a fare decine di concerti all'anno.
In alcuni momenti si è anche fermato dal suonare, oltre che dal cantare,
una mano sulla faccia come se avvertisse capogiri o comunque per
toglersi il sudore che colava, non tutto è andato per il verso giusto,
nelle sue corde; per noi invece è forte il desiderio di ascoltarlo
ancora, forse all'infinito, difficile togliersi dalla testa la voglia di
cogliere ogni attimo della sua performance.
Blowing In The Wind, nell'encore, deve molto al violino di Donnie, ben
calibrato, protagonista senza eccedere ed in perfetta sintonia col piano
di Bob.
Per il finale avrei preferito una qualche altra canzone rispetto a It
Take A Lot To Laugh.... , qualcosa che fosse all'altezza di Blowing,
magari tornasse Watchtower!!!
Ma come dice Bob stesso, il fatto di avere molte aspettative è un
problema solo per chi le ha.
Pochissimo il tempo dedicato ai saluti finali con tutti loro al centro
del palco, ma come sempre troppo indietro, troppo lontano.
Il desiderio di ripetere l'esperienza della prima fila, di essere a
pochi metri da lui, respirare la stessa aria nello stesso istante, è
grande, ma è anche forte la consapevolezza che ogni concerto potrebbe
essere l'ultimo e si incrociano sempre le dita affichè ce ne possano
essere tanti altri ancora, ma questo solo Dio lo sa.
Al Diesan"
Caro Al, mi fa piacere risentirti dopo
tantissimo tempo, ma immagino che tu sia stato molto preso pur non
mancando le visite alla Fattoria. Io credo che tu sia uno dei più grandi
esperti dylaniani italiani, (oltre che il miglior interprete "tribute
artist"!), perciò non ho nessun dubbio sul valore del tuo giudizio,
giudizio che conferma, come già espresso da moltri altri fans, la
pesante mancanza di Stu come chitarra ritmica, vuoto che Bob e la band
non sono ancora riusciti a colmare! Però possiamo constatare assieme una
cosa, cioè che la ripetitività o la standardizzazione dello show e della
scaletta non ha ottenuto l'effetto di rendere lo show immune da sorprese
a volte anche sgradite. Come avrai avuto modo di constatare di persona
in questi lunghissimi anni di carriera omaggiante l'arte ed il genio di
Dylan, quando si sale su un palco non si sa mai a cosa si può andare
incontro, se tutto andrà bene o se capiterà un inconveniente non voluto.
Esempio, è sufficiente che una valvola di un amplificatore o un
transistor si bruci per mandare tutto in negativo. Perciò forse era
meglio quando c'era un pò di improvvisazione e magari qualche gradita
sorpresa in più. Comunque oggi le cose stanno così, noi possiamo solo
constatarle ma dobbiamo accettarle! Sono stato davverto felice di averti
letto, spero che la prossima volta sia meno lontana nel tempo. Un
abbraccio a te ed ai tuoi cari, Mr.Tambourine, :o)
Mercoledì
26 Giugno 2019
Helsinki, Finland - Hartwall Arena,
June 24, 2019
1. Things Have Changed (Bob on piano)
2. It Ain't Me, Babe (Bob on piano)
3. Highway 61 Revisited (Bob on piano)
4. Simple Twist Of Fate (Bob on piano and harp)
5. Cry A While (Bob on piano)
6. When I Paint My Masterpiece (Bob on piano and harp)
7. Honest With Me (Bob on piano)
8. Tryin' To Get To Heaven (Bob on piano, Tony on standup bass)
9. Scarlet Town (Bob on piano, Donnie on banjo, Tony on standup bass)
10. Make You Feel My Love (Bob on piano and harp)
11. Pay In Blood (Bob on piano)
12. Like A Rolling Stone (Bob on piano, Tony on standup bass)
13. Early Roman Kings (Bob on piano, Tony on standup bass)
14. Don't Think Twice, It's All Right (Bob on piano and harp, Tony on
standup bass)
15. Love Sick (Bob on piano)
16. Thunder On The Mountain (Bob on piano, Donnie on electric mandolin)
17. Soon After Midnight (Bob on piano)
18. Gotta Serve Somebody (Bob on piano, Tony on standup bass)
(encore)
19. Blowin' In The Wind (Bob on piano, Donnie on violin, Tony on standup
bass)
20. It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry (Bob on piano)
Martedì 25 Giugno 2019
Bergen, Norway - Koengen, June
21, 2019
di Amund Børdahl
La performance di Bob Dylan a Bergen, sulla costa occidentale della
Norvegia, dopo le sei settimane di riposo, è stata forte sin
dall'inizio. Questa era la terza volta che lui suonava nella City of
Rain; come nelle sue precedenti visite (2001, 2011), ha portato bel
tempo con lui. L'apertura "Things have changed" (con ancora un'altra
nuova modulazione del ritornello dall'ultima volta che l'ho ascoltato
l'anno scorso) è stata seguita da versioni magistrali di tre canzoni
classiche. "It ain’t me babe" era semplicemente bellissima: la voce in
primo piano, una disposizione musicale spogliata fino all'essenziale;
melodiosa, sentita. ob ora controlla il suo pianoforte e la band di
supporto come se fosse sul palco da solo con una chitarra come ai vecchi
tempi, tranne che la chitarra è ora un dobro; l'effetto è difficile da
descrivere, un sospiro felice. La seguente,
"Highway 61", in una versione che è stata veramente rivisitata; ogni
linea era articolata con un'intensità come se il testo fosse stato
creato oggi e quì, con il cantante sorpreso e orgoglioso della sua
retorica destrezza; le espressioni facciali di Dylan come la canzone
erano inestimabili. (È contento di essere tornato al lavoro hanno detto
due ragazze della folla). Durante "Simple Twist Of Fate" le nuvole
bianche e grigie
si sono ritirate finché il palcoscenico è stato avvolto dalla luce del
sole. Poi versioni animate dei rocker "Love and Theft", "Cry A While" e
"Honest With Me", una versione sorprendente di" When I Paint My
Masterpiece", di nuovoeseguita come se Dylan fosse da solo sul palco,
con la band pienamente nelle sue mani, e che band. Che pianoforte, che
armonica, Dylan è senza ombra di dubbio il più forte suonatore di
armonica a bocca sulla terra in questi giorni; niente è premeditato, è
tutto così spontaneo. Sbalorditiva bellezza, assolutamente gradita dalla
folla. E il modo in cui ha soffiato nuova vita in "Like a Rolling Stone"
e "Don’t Think Twice" sono a dir poco miracoloseo. Per quanto riguarda
il quadro generale, è come se fondesse le sue esperienze musicali di
Tempest e Triplicate (e dei suoi predecessori) in un idioma diverso da
entrambi, con un blues e rock di livello stile inizio e metà anni
Sessanta. Non sembra esserci alcun limite a ciò che può essere fatto
sotto il suo cappello. Mi piacerebbe sentire molte altre sue canzoni
fatte con lo stile attuale (immagino Subterranean Homesick Blues, A Hard
Rain, qualsiasi cosa. Se conosci già le sue canzoni del ventunesimo
secolo inizia a cantarlei (alla faccia di quei recensori dei giornale e
concomitanti stupidi che non hanno certamente scuse per la loro
stupidità), sarai ben intrattenuto durante tutto questo spettacolo.
Amund Børdahl
Ciao Marina, e grazie
per le tue sempre gradite e preziose segnalazioni. Live long and
prosper, Mr.Tambourine, :o)
Sabato 22 Giugno 2019
Bergen, Norway - Koengen, June 21,
2019
1. Things Have Changed (Bob on piano)
2. It Ain't Me, Babe (Bob on piano)
3. Highway 61 Revisited (Bob on piano)
4. Simple Twist Of Fate (Bob on piano and harp)
5. Cry A While (Bob on piano)
6. When I Paint My Masterpiece (Bob on piano and harp)
7. Honest With Me (Bob on piano)
8. Tryin' To Get To Heaven (Bob on piano, Tony on standup bass)
9. Scarlet Town (Bob on piano, Donnie on banjo, Tony on standup bass)
10. Make You Feel My Love (Bob on piano and harp)
11. Pay In Blood (Bob on piano)
12. Like A Rolling Stone (Bob on piano, Tony on standup bass)
13. Early Roman Kings (Bob on piano)
14. Don't Think Twice, It's All Right (Bob on piano and harp, Tony on
standup bass)
15. Love Sick (Bob on piano)
16. Thunder On The Mountain (Bob on piano, Donnie on electric mandolin)
17. Soon After Midnight (Bob on piano)
18. Gotta Serve Somebody (Bob on center stage then on piano, Tony on
standup bass)
(encore)
19. Blowin' In The Wind (Bob on piano, Donnie on violin)
20. It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry (Bob on piano)
Giovedì 20 Giugno 2019
RTR: 4 dettagli della vita di Bob Dylan
inventati da Martin Scorsese
clicca qui
Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan
Story, di Martin Scorsese
clicca qui
Mercoledì
19 Giugno 2019
Il
Tuono Rotolante di Bob Dylan
clicca qui
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Scorsese ha fatto (volutamente)
un film su Bob Dylan pieno di fake news
clicca qui
___________________________________________________________________________________________________________________
Scorsese e Bob Dylan hanno una
storia da raccontarti
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Martedì 18 Giugno 2019
Talkin'
10740 - samuconf93
Ciao, caro Mr. Tambourine, e un saluto
anche a tutti i Farmers! Come stai, innanzitutto?
Al link trovi il nuovo articolo che ho scritto per Music Map, una
riflessione-recensione sul box set di 14 CD “The 1975 Live Recordings” e
sullo splendido documentario di Martin Scorsese riguardanti la prima,
mitica tournée Rolling Thunder Revue di Bob, tenutasi nel 1975. Spero
che a te e a tutti i Farmers l’articolo possa piacere e catturi
l’interesse di adepti e non.
PS. Fammi sapere qualora ti interessasse inserire il pezzo all'interno
dell'archivio della Farm. In caso ti invierei il file come allegato via
mail. Let me know!
Un abbraccio e buona vita. Samuele
Grazie caro Samuele,
la tua collaborazione è sempre preziosa e fattiva! Certo che mi
interessa inserire il tuo articolo in "Come writers and critics"! Resto
in attesa del tuo allegato! Grazie ancora, live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Scorsese racconta Dylan e l’America
smarrita degli anni settanta
clicca qui
Lunedì 17 Giugno 2019
Talkin'
10739 - sharon.merlin
Dear Alice, much enjoyed looking at your
site on Bob Dylan's art in America.
We are on our way this morning to buy the blue swallow print.
Thank you for showing,very interesting.
Giuliano and Sharon Merlin.
(Cara Alice, ci è piaciuto molto guardare il tuo
sito sull' arte di Bob Dylan in America. Stamattina stiamo andando a
comprare la stampa "Blue Swallow". Grazie per la presentazione, molto
interessante. Giuliano e Sharon Merlin.)
Thank you so
much for writing dear friends. Happy to know you appreciated my job
about the Bob Dylan’s art!
To fill out this page it took a lot of determination, commitment,
perseverance and lots and lots of good luck. I hope you can buy the
painting you want, see you next time...Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Carissimo Rudy, grazie
a nome di tutti i lettori della Fattoria che leggeranno con molto
piacere le tue parole, alla prossima e grazie ancora, live long and
prosper, Mr.Tambourine, :o)
Sabato 15 Giugno 2019
Talkin'
10737 - nv.nico.villani
Buongiorno amici della Fattoria!
Fresco fresco di stesura, scritto tre ore dopo l’uscita del film, ecco
la mia recensione pubblicata su Birdmen Magazine del nuovo documentario
di Scorsese. Attendo vostri pareri.
Grazie caro Nicolò,
naturalmente sulla Rolling Thunder Revue è stato scritto di tutto e di
più, ma una voce in più fa sempre bene! Probabilmente Scorsese,
all'epoca del grande carrozzone viaggiante dylaniano era già un grande
fans di Bob e lo dimostra nel 1978 quando produce il film del concerto
d'addio di The Band "The Last Waltz", nel quale riserva una parte
decisamente primaria a Dylan. Quindi sarà stato contento di poter
mettere le mani sui filmati della RTR e presentarli alla sua maniera.
Personalmente penso che era un lavoro da fare negli anni 80, ma forse
all'epoca i tempi non erano ancora maturi per questo lavoro, comunque,
come si suol dire, meglio tardi che mai e grazie Scorsese! Live long and
prosper, Mr.Tambourine, :o)
Caro Mr.Tambourine,
ho letto con piacere l'articolo di Zoppas sul Workingman Blues, una
canzone che è una delle mie preferite dell'ultimo Dylan. Il testo non va
alla ricerca del sublime, ma è una fucina di connessioni inesauribili.
Ad esempio, Dylan, con questa canzone sembra avere ancora in mente la
sua svolta country. (Per quale motivo se no, andare a scomodare Merle
Haggard?) A suo tempo vista come una involuzione, a me sembra che fosse
il tentativo (non riuscito) di applicare al country trasformazioni
analoghe a quelle che era riuscito a proporre nel folk. E se il
tentativo fallisce, non per questo bisogna accantonare un metodo che
cerca di trasformare il modo di trattare il passato, il modo in cui lo
possiamo vedere. Tra le varie suggestioni anche questa mi sembra sia
incorporata in quel "#2" che la battezza come una cosa derivata, da
quella di Haggard, certo, ma anche da tante altre reminiscenze.
Suggerisco ai Maggiesfarmers interessati questa registrazione della
radio svizzera,
https://www.rsi.ch/play/radio/audio-rsi-ch-rsi/audio/accadde-a-nashville-bob-dylan-nashville-sound-e-le-radici?id=9935701
, che pur non arrischiandosi nella mia ipotesi, rievoca il contesto
storico dell' industria musicale in cui avvenne la svolta country di
Dylan.
Miscio.
E' vero, l'articolo di Zoppas è molto
bello e descrive alcune ipotesi delle ispirazioni dylaniane che si
barcamenano tra il reale, il fantasctico e l'ipotetico. Chiaramente
tutte queste interpretazioni sono assolutamente soggettive e personali,
per cui si possono condividere o rifiutare, però, quando un lavoro è
fatto bene è sempre meglio tenerlo presente anche se non si condivide,
c'è sempre qualche cosa da imparare dalle idee degli altri! Live long
and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Giovedì 13 Giugno 2019
Talkin'
10735 - calabriaminimum
Ciao Mr.T,
ecco un mio piccolo contributo sul documentario di Martin Scorsese "RTR
A Bob Dylan Story"
Carissimo Dario,
constato che anche in te c'è una vagonata di nostalgia per quel magico
ed irripetibile Dylan che allora seppe andare contro tutto e contro
tutti. Avesse anche oggi la forza di fare come fece
allora..................sai, sognare non costa niente!!!!! Live
Martedì 11 Giugno 2019
“The Rolling Thunder Revue”: alla
riscoperta dell’America - di Fausto Leali
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La leggendaria Rolling Thunder Revue
rivive in un box set di 14 CD
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Lunedì 10 Giugno 2019
Bob Dylan "Hard Rain" Live performance
1975 | Netflix
“ROLLING THUNDER REVUE: UNA STORIA DI BOB
DYLAN” di MARTIN SCORSESE cattura lo spirito tormentato dell'America del
1975 e la musica gioiosa che Bob Dylan eseguì in quell’autunno. Questa
performance di Hard Rain è un pezzo essenziale del folklore americano,
mai visto prima e splendidamente restaurato. Il regista Martin Scorsese
crea un'esperienza cinematografica unica nel suo genere: in parte
documentario, in parte film da sala concerto, in parte febbre da sogno,
con Joan Baez, Rubin "Hurricane" Carter, Sam Shepard, Allen Ginsberg e
Bob Dylan che danno la loro prima intervista in oltre un decennio. Il
film va oltre la semplice riscoperta della straordinaria musica di
Dylan: è una roadmap nella selvaggia campagna di auto-reinvenzione
artistica.
Les Paul, colui che creò la più
celebre chitarra del mondo
Les Paul, pseudonimo di Lester William
Polfuss (Waukesha, 9 giugno 1915 – New York City, 12 agosto 2009), è
stato un chitarrista e inventore statunitense. È stato il creatore della
celebre chitarra che porta il suo nome (Gibson Les Paul). A lui è
inoltre accreditata l'invenzione della registrazione multitraccia e di
effetti come il delay.
È al diciottesimo posto nella lista dei 100 migliori chitarristi secondo
Rolling Stone.
Lester si avvicina alla musica all'età di otto anni, imparando a suonare
l'armonica a bocca. Da questo strumento musicale egli passerà allo
studio del banjo e, infine, nel 1928, si avvicina allo studio della
chitarra.
Negli anni quaranta egli inventa la registrazione multitraccia
(progetterà il primo banco di registrazione a 8 tracce) e la tecnica
delle incisioni sovrapposte (o sovraincisione): incidendo uno sopra
l'altro i suoni da lui creati (basso-armonia e contrappunto) giunge a
risultati eccellenti, tanto da diventare celebre con il nome di Les Paul
e le sue cento chitarre.
In questo periodo egli si avvale spesso della voce di Mary Ford, sua
moglie, per creare con lei il celeberrimo duo che usufruiva di una Mary
Ford a tre voci, oggi normale amministrazione, ma a quei tempi una vera
e propria rivoluzione tecnica.
É curioso un incidente che paralizzò il
braccio sinistro di Les Paul. Lui però ebbe l'idea di farsi mantenere il
braccio paralizzato nella posizione giusta per suonare la chitarra.
La sua Gibson Les Paul è oggi una delle più famose chitarre al mondo.
Tra i chitarristi che utilizzano una Gibson i più famosi sono: George
Harrison, Paul McCartney, Eric Clapton, Jimmy Page (chitarrista dei Led
Zeppelin), Gary Rossington (chitarrista dei Lynyrd Skynyrd), Slash (ex
chitarrista dei Velvet Revolver e chitarrista dei Guns N' Roses), Joe
Perry (chitarrista degli Aerosmith), Steve Howe (chitarrista e cantante
degli Yes), Zakk Wylde (chitarrista e cantante dei Pride & Glory, poi
Black Label Society, ed ex Ozzy Osbourne), James Dean Bradfield (Manic
Street Preachers), Sergio Pizzorno (Kasabian), Franco Mussida
(chitarrista della Premiata Forneria Marconi), Steve Hackett (ex
chitarrista dei Genesis), Ace Frehley e Tommy Thayer (rispettivamente ex
e attuale chitarrista nei Kiss), Neil Young, Steve Jones (chitarrista
dei Sex Pistols), King Buzzo dei Melvins, Bob Marley, Duane Allman, The
Edge, Ray Toro, Robert Fripp, Adam Jones (chitarrista dei Tool), Aaron
Lewis degli Staind, Gary Moore, Alex Lifeson (Rush), Joe Bonamassa,
Billie Joe Armstrong (chitarrista e cantante dei Green Day),e Pete
Townshend degli Who, Dodi Battaglia (chitarrista, autore e
occasionalmente cantante dei Pooh).
Il 12 agosto 2009, Les Paul muore all'età di 94 anni per le
complicazioni di una polmonite all'Ospedale di White Plains, New York.
Sabato 8 Giugno 2019
Talkin'
10734 - enricobrambilla
Ciao, segnalo che domani sera, 8
giugno alle 21.00 presso la libreria Il gabbiano di Vimercate (MB) ci
sarà un incontro con Alessandro Carrera su "La voce di Bob Dylan, Una
spiegazione dell’America". Ingresso libero.
Grazie, E.B.
Dylaniani vimercatesi e vicini non
perdete l'evento! Ascoltare il Prof. Carrera è sempre un incanto!
Larry Campbell e Teresa Williams,
storia d’amore e musica passando per Dylan
clicca qui
Mercoledì
5 Giugno 2019
Talkin'
10732 - amedeo.brenna
CHE EMOZIONE!
Rivedere il Dylan che ho amato di più, il trailer mi ha fatto fare un
salto temporale, quando io, per via dell’età, ero un’altra persona, ma
anche Bob era un’altra persona.
Il Dylan odierno, pur continuando a stimarlo, non lo capisco più, mi
sembra uno che cerchi in modo maldestro di rovinare le cover delle
canzoni di Dylan che canta nel suo show. Capisco benissimo che tutti
abbiamo un’evoluzione ed una trasformazione nel tempo, ma vedere Dylan
così asservito allo show businnes da fare show in fotocopia nei quali
tutto è stato studiato a tavolino e deciso prima mi mette nell’animo un
velo di tristezza.
Scusate la sincerità, Amedeo.
Caro Amedeo, capisco il tuo sincero dispiacere
perchè tutti quelli della nostra età, molto probabilmente, la pensiamo
allo stesso modo. Quello era il nostro Dylan e non voglio dilungarmi
oltre. E’ un vero peccato, ma come diceva Einstein: “La tragedia della
vita è che qualcosa muore dentro ogni uomo giorno per giorno”, e nessuno
può invertire questa cosa, dobbiamo rassegnarci alla presenza della
tristezza nella nostra mente e ringraziare che Bob sia sempre con noi,
anche se non è più quello dei nostri giorni, ma d’altronde, come
giustamente hai sottolineato tu, anche noi non siamo più quelli che
eravamo!
Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Martedì 4
Giugno 2019
Talkin'
10731 - catestef
Il mito, il più' grande, l'unico Bob
Dylan e il grande tour del 1975 stanno arrivando. Guarda il trailer del
film:
Stefano C.
Grazie!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 3
Giugno 2019
Talkin'
10730 - alessandro.sottoriva
Ciao Mr. Tambourine, alcuni giorni
fa ho ascoltato la versione di Jeff Buckley della bellissima Mama You
Been on My Mind che hai pubblicato sul sito per noi... una lacerazione
dell'anima, mi sono commosso credimi, forse ancora meglio dell'originale
di Dylan. Tanto che ho cercato la traduzione e tra l'altro ho trovato un
bellissimo pezzo John Waters, sull'introduzione al libro di Paolo Vites
“Un sentiero verso le stelle" di qualche anno fa, a riguardo, che
condivido pienamente anch'io. Ti allego sotto il link, se qualcuno vuole
fermarsi un attimo e scendere da questo mondo che ruota inesorabilmente,
freneticamente, assurdamente in fretta. Troppo in fretta...
Ciao, alla prossima, Ale '65.
Caro Ale, capisco ciò
che vuoi dire, ma oggi il mondo è così, e a volte invece di cercare di
capirlo è meglio ignorarlo e fermarsi a riflettere sulle cose che ci
creano emozione. Verso la fine degli anni 60, quando si affermò il
movimento dei flower childrens o hippies su tutti i muri si poteva
leggere questa frase "Fermate il mondo, voglio scendere". Quella
generazione cercò di fermarlo veramente, ma riuscì solo a rallentarlo un
pochino prima di essere riassorbita e fagocitata dall'Establishment.
Cose della vita.............live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)