L’attuale sezione del sito
dedicata alle tribute bands ed agli artisti che omaggiano Bob Dylan
suonando la sua musica è da rivedere perchè non più aggiornata. Alcune
delle bands si sono sciolte o hanno cessato l'attività e questo vale
anche per i singoli artisti.
Se fate parte di una band o se siete un artista che suona la musica di
Bob Dylan e siete interessati a far parte di questa rinnovata sezione
potete segnalarcelo inviandoci una breve sintesi della vostra storia con
l’eventuale indirizzo del vostro sito Web, o Facebook o simili, dove gli
interessati possano seguire la vostra attività.
Bloomington, Indiana - Indiana
University, IU Auditorium -October 29, 2017
1. Things Have Changed (Bob on piano, Donnie
on pedal steel)
2. It Ain't Me, Babe (Bob on piano, Donnie on pedal steel)
3. Highway 61 Revisited (Bob on piano, Donnie on lap steel)
4. Why Try To Change Me Now (Bob center stage, Donnie on pedal steel,
Tony on standup bass)
5. Summer Days (Bob on piano, Donnie on violin, Stu on acoustic guitar)
6. Melancholy Mood (Bob on center stage, Donnie on pedal steel,
Tony on standup bass)
7. Honest With Me (Bob on piano, Donnie on pedal steel)
8. Tryin' To Get To Heaven (Bob on piano, Donnie on pedal steel)
9. Once Upon A Time (Bob on center stage, Donnie on pedal steel,
Tony on standup bass)
10. Pay In Blood (Bob on piano, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic
guitar)
11. Tangled Up In Blue (Bob on piano, Donnie on pedal steel)
12. September Of My Years (Bob center stage, Donnie on pedal steel,
Tony on standup bass)
13. Early Roman Kings (Bob on piano, Donnie on lap steel, Stu on
acoustic guitar,
Tony on standup bass)
14. Soon After Midnight (Bob on piano, Donnie on pedal steel, Stu on
acoustic guitar)
15. Desolation Row (Bob on piano, Donnie on electric mandolin, Tony on
standup bass)
16. Thunder On The Mountain (Bob on piano, Donnie on electric mandolin)
17. Autumn Leaves (Bob on center stage, Donnie on pedal steel, Tony on
standup bass)
18. Love Sick (Bob on center stage then piano, Donnie on pedal steel)
(encore)
19. Blowin' In The Wind (Bob on piano, Donnie on violin, Stu on acoustic
guitar,
Tony on standup bass)
20. Ballad Of A Thin Man (Bob on piano, Donnie on lap steel)
Salve Mister,
hai ben evidenziato che Bob ha conosciuto molti gestori di locali e
musicisti di origine italiana quando giunse a New York, e non è
difficile immaginare che Suze avesse legami con loro e che abbia
introdotto in quegli ambienti il ragazzo del Minnesota. Seguo con
attenzione i resoconti dei Fans che partecipano ai concerti e devo dire
che io sono costretta a schierarmi tra coloro che andrebbero ad un
concerto di Dylan (speriamo sempre che arrivi il tour italiano!) per
venerare la leggenda vivente più che per esprimere giudizi competenti
sulla qualità musicale e canora della prestazione di Bob e della sua
band, non avendo mai assistito ad un concerto, di qualunque cantante, in
vita mia. I CD che sto ascoltando mi piacciono molto e sto scoprendo la
bellezza di canzoni pochissimo note. E qui torno al punto delle tue
indicazioni sui vari collaboratori di Dylan in "Street Legal"; molti i
vari musicisti e "tecnici" di origine italiana e l'album merita...
riascoltalo se puoi e dimmi se sono fuori strada a considerarlo
"musicalmente buono-ottimo". Perchè da un pò ho in mente di rivedere la
dichiarazione poetica delle "liner" di "Bringing it all back home"?
Perchè MI E' SEMBRATO (così evito di essere tacciata di eccesso di
fantasia) di aver colto il senso dell'ultima frase dylaniana della
"liner" in questione e cioè :"alcuni dicono che sono un poeta, allora
rispondo AL MIO TECNICO DI REGISTRAZIONE: "sì, beh, potresti darmi una
mano a mettere questo muro sull'aereo". So che Dylan è un personaggio
ironico e, forse,in fondo, un esteta che si prende un po' gioco del suo
pubblico ed anche di chi lo ama profondamente, ma io credo che anche le
parole più bizzarre, VOGLIANO COMUNICARE. Oggi, dopo i tuoi ragguagli
sui musicisti di "Street Legal" e dopo un bel po' di ore di ascolto del
Nostro, mi sento di azzardare che la dichiarazione di Dylan alla fine
delle "liner notes" di "Bringing it all back home" significhi che,
essendo già stati scritti i grandi libri, le sue poesie sono scritte in
un atto di distorsione non poetica... con una linea melodica di vuotezza
descrittiva che fa le fusa... egli dichiara poi di essere uno scrittore
di canzoni e a chi gli dice che è un poeta risponde chiedendo al suo
tecnico di registrazione di aiutarlo a mettere "questo muro" sull'aereo.
FUOR DI METAFORA, Dylan dice che le sue poesie sono scritte da lui non
poeticamente, ma l'opera di perfezionamento poetico delle stesse
affinchè "IL MURO SALGA SULL'AEREO", cioè la canzone "VOLI", leggera,
armoniosa, rifinita bene, è affidato al suo tecnico di registrazione.
Insomma ho scoperto che la poesia di Dylan non è solo immediata e
naturale come "FARE LE FUSA", ma è accompagnata dal "LABOR LIMAE", cioè
da un intenso lavoro di perfezionamento e rifinitura, opera non più del
poeta isolato, ma della sua équipe di musicisti, tecnici del suono
ecc...Una visione della poesia antichissima e nuovissima al tempo
stesso. Quando mi sembra di aver afferrato un barlume di senso alle
parole del Nostro sono contenta. Ma la "magia" più bella è stata aver
intuito che cosa, forse, volevano dire le parole delle "liner" che ho
citato prima, contestualmente all'ascolto della sua voce e della musica
in certe canzoni. Lunga Vita! Carla.
Cara Carla, partiamo
dal fatto che quello che giunge a noi attraverso un CD o un vecchio LP è
l'opera di Dylan con la collaborazione e la manipolazione di moltissime
altre persone. Voglio dire che la canzone che sentiamo non è come l'ha
pensata Dylan in origine, ma è il risultato di ore ed ore di sala
d'incisione, di consulti con il produttore, i musicisti, il tecnico del
suono. A volte l'idea originale di Bob è stata cambiata notevolmente
come nel caso di Blood On The Tracks, disco per il quale, il fratello di
Bob, David Zimmermann, consigliò a Bob di reincidere tutte le canzoni
con musicisti amatoriali per avere quella spontaneità e genuinità che il
tipo di canzoni richiedeva e che non traspariva nelle registrazioni
fatte a New York, i musicisti amatoriali di Minneapolis non furono poi
nemmeno citati nei credits quando uscì il disco. Come ben sappiamo, una
canzone non è come una poesia, ha la musica in più che gli da un "mood"
diverso dalle sole parole. La musica è capace di trasmettere sensazioni
che le parole pure e semplici, a volte, non riescono a raggiungere. Per
questo, l'idea originale di Bob, pur rimanendo sostanzialmente quella,
subisce delle trasformazioni e ci viene presentata in una forma diversa
da quella che era stata concepita. Con le ultime pubblicazioni delle
Bootleg Series si è cercato di rendere questa idea primigenia più fedele
andando a scovare le diverse takes registrate a volte solo con chitarra
e voce. In altre parole per realizzare album ci vuole principalmente uno
scrittore di musiche, uno scrittore di testi, un arrangiatore, dei
musicisti per suonare, dei tecnici che curano la registrazione dei
suoni, un grafico che realizzi la copertina ed infine una Major che lo
stampi e lo distribuisca. Si capisce dunque, che una canzone arriva a
noi, ha subito moltissime trasformazioni. Se l' album ha successo il
merito va tutto al cantante, indipendentemente dal fatto che la canzone
può essere stata scritta non necessariamente da lui ma da un'altro (nel
caso di Bob la maggior parte delle sue canzoni sono scritte musica e
parole da lui, ma ci sono state anche collaborazioni con altre persone,
per citare le più note Jacques Levi e Robert Hunter), se l'album non
funziona la colpa è solo del cantante e non della cerchia che ha
realizzato l'album. Per fare un altro esempio prendiamo Omero, il poeta
per eccellenza. Non sappiamo nemmeno se è esistito davvero o se non sia
piuttosto un nome inventato per indicare l'opera di centinaia di diversi
poeti e di migliaia di dicitori che riportavano oralmente ciò che
avevano sentito, magari aggiungendo ogni volta qualcosa di personale.
La critica letteraria
ufficiale ha ormai da tempo quasi generalmente concluso che non sia mai
esistito un distinto autore di nome Omero a cui ricondurre nella loro
integrità i due poemi maggiori della letteratura greca, cioè l'Iliade e
l'Odissea.
Omero (in greco antico Hómeros) è il nome con il quale è storicamente
identificato il poeta greco autore dell'Iliade e dell'Odissea, i due
massimi poemi epici della letteratura greca. Nell'antichità gli erano
state attribuite anche altre opere: il poemetto giocoso
Batracomiomachia, i cosiddetti Inni omerici, il poemetto Margite e vari
poemi del Ciclo epico.
Già furono dubbie le attribuzioni della sua opera presso gli antichi, ed
a partire dalla seconda metà del Seicento si iniziò a mettere in
discussione l'esistenza stessa del poeta, dando inizio alla cosiddetta
"questione omerica".
L'Iliade è un poema epico in esametri dattilici, tradizionalmente
attribuito ad Omero. Il titolo deriva da Ilion, l'altro nome dell'antica
Troia, cittadina dell'Ellesponto. Ambientato ai tempi della guerra di
Troia, il poema narra gli eventi accaduti nei cinquantuno giorni
dell'ultimo anno di guerra, in cui l'ira di Achille è l'argomento
portante del poema. Opera ciclopica e complessa, è un caposaldo della
letteratura mondiale.
Tradizionalmente datata al 750 a.C. circa, Cicerone afferma nel suo "De
oratore" che Pisistrato ne aveva disposto la sistemazione in forma
scritta già nel VI secolo a.C., ma questa è una questione che è stata
ampiamente discussa dalla critica. In epoca ellenistica fu codificata da
filologi alessandrini guidati da Zenodoto nella prima edizione critica,
comprendente 15.696 versi divisi in 24 libri (ciascuno corrispondente ad
un rotolo, che ne dettava la lunghezza). Ai tempi il testo era infatti
estremamente oscillante, visto che la precedente tradizione orale aveva
originato numerose varianti. Ciascun libro è contraddistinto da una
lettera maiuscola dell'alfabeto greco e riporta in testa un sommario del
contenuto.
L'opera venne composta probabilmente nella regione della Ionia Asiatica.
La sua composizione seguì un percorso di formazione, attraverso i secoli
e i vari cambiamenti politici e socio-culturali, che comprese
principalmente tre fasi: fase orale, nella quale vari racconti mitici o concernenti
racconti eroici iniziarono a circolare in simposi e feste pubbliche
durante il Medioevo ellenico (1200- 800 a.C.), rielaborando racconti
riguardanti il periodo miceneo; fase aurale nella quale i poemi iniziarono ad assumere organicità
grazie all'opera di cantori e rapsodi, senza però conoscere una stesura
scritta (età arcaica e classica); La fase scritta, nella quale i poemi sono stati trascritti.
Secondo alcuni storici questa fase risale al VI secolo a.C. durante la
tirannide di Pisistrato ad Atene.
L'Iliade e l'Odissea erano la base dell'insegnamento elementare: i
piccoli greci si avvicinavano alla lettura attraverso i poemi di Omero;
molto probabilmente i maestri semplificarono i poemi affinché fossero di
più facile comprensione per i bambini.Il testo dell'Iliade giunto
all'età contemporanea è piuttosto diverso da quello con le lezioni di
Aristarco. Su 874 punti in cui egli scelse una particolare lezione, solo
84 tornano nei nostri testi; per quanto riguarda le parti considerate
dubbie dai commentatori antichi, la vulgata alessandrina è quindi uguale
alla nostra solo per il 10%. Si può anche ritenere che tale testo non
fosse definitivo, ed è possibile che nella stessa biblioteca di
Alessandria d'Egitto, dove gli studiosi erano famosi per i loro litigi,
ci fossero più versioni dell'Iliade.
Nel 1920 si ammise che era impossibile fare uno stemma codicum per Omero
perché, già in quel periodo, escludendo i frammenti papiracei, c'erano
ben 188 manoscritti, e anche perché non si riesce a risalire ad un
archetipo di Omero.
Questa forse lunga e
noiosa disgressione serve a rendere più accettabile il fatto che quello
che arriva a noi non sia esattamente quello che è uscito dalla testa
dell'autore ma la combinazione di diverse idee e diverse menti. Nel caso
di Bob la faccenda è meno complicata che in quello di Omero, però è
altrettanto indiscutibile il fatto che Bob si sia servito delle capacità
di altri per realizzare i suoi capolavori. Per fare un esempio terra a
terra prendiamo Like a Rolling Stone, punto di svolta della vita oltre
che della carriera di Bob, registrata il 15 e 16 giugno 1965 e
pubblicata su 45 giri il 20 luglio con la collaborazione di Mike
Bloomfield (chitarra), Al Kooper (organo), Paul Griffin (piano), Russ
Savakus (basso) e Bobby Gregg (batteria). Sappiamo tutti la storia di Al
Kooper, allora giovane musicista squattrinato che per respirare l'aria
del mondo della musica si era adattato a far le pulizie e una specie di
tuttofare negli studi della Columbia, e che ha raggiunto la fama come
collaboratore di Bob Dylan in quelli che vengono comunemente considerati
i suoi due capolavori, ovvero i dischi Highway 61 Revisited (a lui è
accreditata l'invenzione del celeberrimo riff di organo di Like a
Rolling Stone) e Blonde on Blonde, rispettivamente del 1965 e del 1966.
In seguito tornerà a più riprese al fianco di Dylan negli album Self
Portrait (1969), New Morning (1970), Empire Burlesque (1985), Knocked
Out Loaded (1986) e Under the Red Sky (1991). Dice la leggenda che Dylan
e gli altri si erano presi una pausa durante la registrazione, ed al
rientro in sala videro quel ragazzo che seduto all'organo suonava il
famoso riff. Il produttore Tom Wilson si arrabbiò di brutto ma Bob lo
bloccò e gli disse di cominciare da capo con l'inserimento di quel riff
di organo. La canzone rimase per ben tre mesi in testa alle classifiche
americane. Certamente LARS è una canzome meravigliosa, ma al suo
successo contibuì in modo notevole quel riff di organo. In seguito la
critica stabilì che quella era la miglior canzone rock mai scritta, ma
all'inizio la cosa che colpì la gente furono quel famoso riff e la
lunghezza della canzone che durava 6 minuti quando lo standard
dell'epoca era di tre minuti. La Columbia realizzò un promo da
distribuire alle radio sul quale la canzone era divisa in due, tre
minuti sul lato a e tre sul lato b. Negli anni seguenti i dylanologi si
buttarono in infinite discussioni sui vari perchè della canzone, chi
l'aveva ispirata, cosa significava e via di seguito. E' chiaro che la
canzone è sempre stata una canzone di Bob, ma il suo successo va
giustamente condiviso con altri. Lo stesso Blonde On Blonde all'inizio
ebbe uno strepitoso successo per quel famoso "wild thin mercury sound"
ottenuto con la collaborazione dei seguenti musicisti:
Bob Dylan – voce, chitarra, armonica, pianoforte
Robbie Robertson – chitarra
Rick Danko – basso, violino
Garth Hudson – tastiere
Richard Manuel – batteria, tastiere
Charlie McCoy – basso, chitarra, armonica, tromba
Al Kooper – organo, pianoforte, chitarra
Hargus "Pig" Robbins – pianoforte, tastiere
Bill Atkins – tastiere
Paul Griffin – pianoforte
Kenneth A. Buttrey – batteria
Sanford Konikoff – batteria
Joe South – chitarra
Jerry Kennedy – chitarra
Wayne Moss – chitarra, voce
Henry Strzelecki – basso
Wayne Butler – trombone
Bob Johnston – produzione
Mark Wilder – tecnico del suono
Da notare che Blonde
On Blonde, che
è considerato una pietra miliare del Rock, fu realizzato e registrato a
Nashville con l' apporto di musicisti turnisti del country che
niente avevano a che fare con il R&R. Certamente senza Bob Dylan
quell'album non esisterebbe, ma non esisterebbe, almeno nella sua forma
originale, nemmeno senza quei musicisti.
E' come dici tu
"un'opera di perfezionamento poetico", proprio come lo fu l'opera di
Omero, con la differenza che Dylan è "one and only", Omero invece
potrebbe essere uno, nessuno e centomila. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Lunedì 30
Ottobre 2017
Grand Rapids, Michigan - Van Andel
Arena, October 28, 2017
1. Things Have Changed (Bob on piano, Donnie on pedal steel)
2. It Ain't Me, Babe (Bob on piano, Donnie on pedal steel)
3. Highway 61 Revisited (Bob on piano, Donnie on lap steel)
4. Why Try To Change Me Now (Bob center stage, Donnie on pedal steel,
Tony on standup bass)
5. Summer Days (Bob on piano, Donnie on violin, Stu on acoustic guitar)
6. Melancholy Mood (Bob on center stage, Donnie on pedal steel,
Tony on standup bass)
7. Honest With Me (Bob on piano, Donnie on pedal steel)
8. Tryin' To Get To Heaven (Bob on piano, Donnie on pedal steel)
9. Once Upon A Time (Bob on center stage, Donnie on pedal steel,
Tony on standup bass)
10. Pay In Blood (Bob on piano, Donnie on pedal steel, Stu on acoustic
guitar)
11. Tangled Up In Blue (Bob on piano, Donnie on pedal steel)
12. September Of My Years (Bob center stage, Donnie on pedal steel,
Tony on standup bass)
13. Early Roman Kings (Bob on piano, Donnie on lap steel, Stu on
acoustic guitar,
Tony on standup bass)
14. Soon After Midnight (Bob on piano, Donnie on pedal steel, Stu on
acoustic guitar)
15. Desolation Row (Bob on piano, Donnie on electric mandolin, Tony on
standup bass)
16. Thunder On The Mountain (Bob on piano, Donnie on electric mandolin)
17. Autumn Leaves (Bob on center stage, Donnie on pedal steel, Tony on
standup bass)
18. Love Sick (Bob on center stage then
piano, Donnie on pedal steel)
(encore)
19. Blowin' In The Wind (Bob on piano, Donnie on violin, Stu on acoustic
guitar,
Tony on standup bass)
20. Ballad Of A Thin Man (Bob on piano, Donnie on lap steel)
Ames, Iowa - Stephens Auditorium,
October 24, 2017
by Jim B.
Questo è stato il mio 8° spettacolo ed è stato diverso da quelli ai
quali ho assistito in passato.
Le persone che si aspettavano un Dylan rauco sono state deluse. La
verità è che è difficile descrivere a parole cosa è stato lo spettacolo.
La migliore parola che mi viene in mente è Faustiano. È come un uomo che
vuole superare i limiti umani, è come se Bob fosse messo in un salone
apocalittico a fare spettacolo nel bar della parte superiore dell'Empire
State Building. Da un lato ci sono quattro canzoni tratte da Tempest,
Pay in Blood, Early Roman Kings, Soon A Midnight e Long and Wasted Years
- tutte apocalittici ed oscure.
Dall'altro lato ci sono le canzoni da crooner, Why Try to Change Me Now,
Melancholy Mood, Once Upon a Time, September of My Years, and Autumn
Leaves - tutti pieni di dolore e di storie di abbandoni. In mezzo ci
sono i nuovi arrangiasmenti totalmente irriconoscibili degli hits come
Highway 61, Summer Days, Honest With Me, Trying to Get to Heaven,
Desolation Row, Tangled Up in Blue, Thunder on the Mountain. Ciò che non
si capisce sono questi arrangiamenti che trasformano i classici in
canzoni da crooner, comprese quelle tratte da Tempest. È davvero strano,
ma una volta cominciate, diventano sempre più seducenti. Sembra Steven
Sondheim (Nota di Mr.Tambourine: compositore e commediografo
statunitense considerato uno dei più importanti del XX secolo. Autore di
alcuni tra i più significativi musical americani della seconda metà del
Novecento, quali A Little Night Music, Sweeney Todd ed Into the Woods
(oltre che paroliere dei classici Gypsy: A Musical Fable e West Side
Story) che sta collaborando al grande effetto mentre voi state tra i due
blocchi e siete tirati verso ognuno dei due allo stesso tempo.
Altre considerazioni:
- Things have changed: è la canzone di apertura perfetta
- Miglior arrangiamento/esecuzione Early Roman Kings
- Migliori momenti sostenuti dal pubblico Autumn Leaves e Long and
Wasted years (un grande finale dello spettacolo)
- Gli arrangiamenti non crooner sono molto percussivi
- Nessun assolo di chitarra. La band è molto contenuta.
- Bob è sfrenato al pianoforte. Non l'ho mai visto così animato.
- Niente armonica.
- Bob indossa una giacca bianca. Molto bella.
- Non dice una parola parlata. Nessun ciao, nessuna presentazione della
band, nessun grazie al pubblico, niente arrivederci. Solo Bob.
Sono davvero molto contento anche se ora devo andare. Grazie Bob per
aver fatto grande quest’anno per me.... ANCORA!!!
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Domenica
29
Ottobre 2017
Chicago, Illinois - Wintrust Arena,
October 27, 2017
1. Things Have Changed
2. It Ain't Me, Babe
3. Highway 61 Revisited
4. Why Try To Change Me Now
5. Summer Days
6. Melancholy Mood
7. Honest With Me
8. Tryin' To Get To Heaven
9. Once Upon A Time
10. Pay In Blood
11. Tangled Up In Blue
12. September Of My Years
13. Early Roman Kings
14. Soon After Midnight
15. Desolation Row
16. Thunder On The Mountain
17. Autumn Leaves
18. Long And Wasted Years
(encore)
19. Blowin' In The Wind
20. Ballad Of A Thin Man
Ciao Mr.Tambourine,
torno un attimo al post di Carla nella talkin'
10265 (quella sul contributo dei musicisti di origine
italiana alla riuscita di alcuni album di Bob).
Nulla di nuovo - te ne ho già scritto (12 marzo 2011)
http://www.maggiesfarm.eu/news44.htm e te ne ha già scritto
anche Ramona (9 dicembre 2011)
http://www.maggiesfarm.eu/news54dicembre2011.htm - quella spugna di
Bob passeggiando per Roma nel gennaio del 1963 in una cartolina a Sue
Rotolo dichiarava di star imparando "Se Dio vorrà" di Domenico Modugno
https://www.youtube.com/watch?v=9-OmwIl6hH0 , che nel 1958 aveva
avuto un successo internazionale con "Nel blu dipinto di blu". Nella
stessa cartolina si vantava scherzando di avere un appuntamento con il
Papa (cosa che per l'epoca era molto più difficile, un po' come pensare
"un giorno vincerò il Nobel"): bisogna dire che Bob, anche se in
ritardo, onora i suoi appuntamenti :-0)
Infine, sia Ramona che io abbiamo lasciato un punto di domanda sulle
"guards". Ero propenso a credere che la foto sulla cartolina mostrasse
una piazza Navona sotto la neve - cosa rara per Roma - e che quindi Bob
si riferisse alle statue imbiancate della fontana dei 4 fiumi. "As you
can see" mi sembrava indicare come più probabile questa possibilità. Ho
anche pensato ad altre soluzioni, come ad un un disegno, in fondo Bob fa
risalire a lei anche la scoperta della sua vena di disegnatore.
Però rileggendo la mail di Ramona - che ha controllato le statistiche -
Bob si è realmente imbattuto in una rara giornata di neve a Roma.
Dev'essere un po' il suo destino: è nato a Duluth in un posto freddo. E'
andato ad abitare in una Hibbing ancora più fredda. E' arrivato non
ancora ventenne a New York nell'inverno più gelido e ventoso da decenni.
Ed è persino riuscito ad arrivare in una Roma innevata :-)
Guards potrebbero essere le ghette, ma francamente con le ghette l'ho
visto solo in scena.
E poi - forse ci siamo grazie a Ramona - guards potrebbero essere le
maniche, e allora quel "as you can see" potrebbe riferirsi alla striscia
forse accidentalmente bagnata della parte inferiore della cartolina.
Con Bob non si sa mai, ma sento già di affezionarmi a questa
spiegazione.
Scusa per la divagazione, ma scrivendo queste righe non ho potuto fare a
meno di chiedermi se il 76enne Bob, ancora in giro a calcare con
regolarità i palchi di mezzo mondo come un vero musicista/performer
dovrebbe fare, abbia ancora il ricordo di se stesso che 21enne per le
"streets of Rome" scrive con passione (per la vita, per la musica, ...)
una cartolina per il suo amore, con le maniche bagnate di neve. Chissà
se la cartolina era già arrivata in 4th West Street quando in febbraio
Don Hunstein scattò le foto che portarono i due nelle case di tanti di
noi.
Lascio a Bob la parola: "Right from the start I couldn't take my eyes
off her. She was the most erotic thing I’d ever seen. She was fair
skinned and golden haired, full-blood Italian. The air was suddenly
filled with banana leaves. We started talking and my head started to
spin. Cupid’s arrow had whistled past my ears before, but this time it
hit me in the heart and the weight of it dragged me overboard (...)
Meeting her was like stepping into the tales of 1001 Arabian Nights. She
had a smile that could light up a street full of people and was
extremely lively, had a kind of voluptuousness — a Rodin sculpture come
to life." "Fin dall'inizio non potevo staccare i miei
occh8i da lei. Lei era la cosa più erotica che avevo mai visto, Era una
donna di carnagione pallida e dai capelli dorati, totalmente di sangue
italiano. L'aria era satura di foglie di banane. Cominciammo a parlare e
la mia testa iniziò a girare. La freccia di Cupido aveva già fischiato
vicino alle mie orecchie, ma questa volta mi ha colpito nel cuore e il
colpo mi trascinò in mare ... (...) Incontrare lai fu come saltare nelle
1000 e una notte. Lei aveva un sorriso che poteva illuminare una strada
piena di gente ed era estremamente vivace, aveva una sorta di
voluttuosità - una scultura vivente di Rodin".
Ciao Alexan, prima di tutto
riposto la cartolina che a suo tempo sia tu che Ramona allegaste alle
vostre mail. Oggi aggiungo una mia interpretazione della parole scritte
da Bob a Sue (da notare che Bob la chiamava Sue e non Suze) che si
aggiunge a quella di Ramona ed alla tua. Eccola:
<< This is also where I stay sometime -
it snowed last week And my guards (?) as you can see got all covered
with snow - bella ragatza everywhere - If I don't open my mouth in this
town every one thinks I'm Italian (unbelievable but true I swear) Going
to Toreno - tomorrow - bella ragatza all over - around the streets,
swimming in the air - unbelievable (oh, you're so Italian) Femmy (?) I
always thought Italians were Mama Rosa and Anna Manani's - but they are
all Sophia Lorens - I'm learning a song called "Se Dio Vorra" Gotta go,
gotta meeting with the Pope about all the colored people coming over
here - Amore, Bob >>.
<< Questo inoltre è dove sto da qualche tempo - è
nevicato la scorsa settimana e le mie guards (a mio avviso "guards" dovrebbere
essere inteso come "protezioni", o forse un giaccone militare, tipo il
famoso "eskimo" che i "G.I. Joe", acronimo usato per tutti i soldati
americani, le lettere G I stavano per "Goverment Issue" e si riferivano
agli equipaggiamenti militari, che i soldati indossavano durante la guerra di Corea
sul 36° parallelo), come puoi vedere (probabilmente dal bordo della
cartolina bagnato come dici tu) è tutto coperto di neve - bella
ragazza ovunque - Se non apro la mia bocca in questa città tutti pensano
che io sia italiano (incredibile ma vero lo giuro) Andrò a Toreno -
domani - bella ragazza in tutto - in giro per le strade, nuotando
nell'aria - incredibile (oh, sei così italiana) Femmy (?) Ho sempre
pensato che gli italiani erano Mama Rosa e Anna Magnani - ma sono tutte
Sophia Loren - Sto imparando una canzone chiamata "Se Dio Vorra" Devo
andare, deve incontrare il Papa di tutte le persone di tutte le razze
che vengono qui - Amore, Bob >>.
Detto questo, è certo
che più che dal dardo di cupido, il nostro giovanissimo Bob fu colpito
al cuore da un "Full Metal Jacket" scagliato da Suze. I Full Metal
Jacket sono i proiettili incamiciati o corazzati che sopra l'anima di
piombo ne hanno una più "dolce" di rame che quando entra in un corpo si
apre come la corolla di un fiore provocando ferite devastanti e di
solito mortali. Gli F.M.J. furono usati nella guerra del Viet Nam alla
faccia della convenzione di Ginevra che ne proibì l'uso nel 1929. IL
F.M.J. deriva dai proiettili a espansione (detti anche proiettili
Dum-dum o proiettili a fungo) che sono un tipo di proiettile progettato
per espandersi all'interno del corpo del bersaglio, aumentando così la
gravità delle ferite. Un proiettile di questo tipo ha generalmente il
nucleo composto di un metallo pesante, solitamente piombo, utile per
favorire sia la balistica del colpo sia l'espansione, e una camiciatura
incompleta del proiettile.
Originariamente questo tipo di proiettili era anche conosciuto come
Dum-dum bullets: il nome deriva dall'Arsenale di Dum Dum, controllato
dall'esercito coloniale inglese, che verso la fine del XIX secolo era di
stanza nei pressi della città di Calcutta, in India. Quando gli inglesi,
durante le loro campagne coloniali, si accorsero che il munizionamento
standard adottato per i loro fucili Lee-Metford falliva in taluni casi
nell'azione di incapacitare, cioè ferire gravemente e quindi rendere
inoffensivo un essere umano ostile, cercarono una soluzione utilizzando
lo stratagemma, probabilmente escogitato dal capitano dell'esercito
Neville Bertie-Clay, di rimuovere la parte di camiciatura intorno alla
punta della palla.
Negli anni successivi queste munizioni vennero appositamente prodotte
negli arsenali e utilizzate anche da altri eserciti fino all'avvento
della Convenzione dell'Aia, che le rese fuorilegge; essendo pallottole
ad elevata distruttività, il loro uso in ambito militare è stato
proibito dalla Convenzione di Ginevra del 1929: per questa ragione non
sono usate dai militari, in quanto le ferite da esse provocate sono
molto difficili da curare sul campo di battaglia e, quando non portano
alla morte immediata, questa sopravviene per dissanguamento in un
periodo più o meno lungo. Questi proiettili sono invece usati nella
caccia e per le armi d'ordinanza di alcune forze di polizia. Bob fu
sicuramente folgorato dalla bellezza genuina e semplice di Suze e lo ha
dimostrato in tutte le maniere. Credo che nemmeno lui si aspettasse un
successo così clamoroso che sconvolse la sua vita e la sua unione con
Suze. Bob, come tutti gli uomini, soffriva della sindrome delle
gonnelle, la regina del folk acclamata dalle folle pendeva dalle sue
labbra, un'altra bellissima ex conoglietta di Playboy abitava a sue
spese al Chelsea Hotel, centinania di altre donne di rango e non
facevano la fila per essere presentate e conoscere la "voce della loro
generazione". Naturalmente tutta questa baraonda che, sapremo poi, quasi
uccise Bob se qualcuno non si fosse inventata la storia dell'incidente
motociclistico, avrebbe distrutto chiunque, figuriamoci una ragazzina di
18 anni appena compiuti che improvvisamente si trovò al centro di un
simile sconvolgimento morale e materiale. Io non credo che soffrì solo
Suze per le conceguenze del gigantesco successo che crollò adosso a
Dylan come un palazzo sbriciolato da un terremoto. Sono convinto che Bob
restò (lo dice anche Suze nel suo libro) molto legato a lei, andando
spesso a trovarla per passare del tempo insieme a quella ragazza che
l'aveva preso per mano e guidato nel mondo artistico. Probabilmente Suze
non immaginava minimamente la potenzialità di Dylan come scrittore di
canzoni e di testi, erano solo due ragazzini che dalla sera alla mattina
si trovartono ad essere due giganti idolatrati dal mondo. La storia non
poteva reggere, come non reggerà nessun'altra storia futura di Bob. Lui
passerà da un'avventura, da una relazione all'altra ma tutte finiranno
più o meno allo stesso modo. Oggi sappiamo che se Suze non avesse
abortito quando rimase incinta, lei e Bob sarebbero diventati due
giovanissimi papà e mamma. La storia, o la vita, ha voluto che così non
fosse e dopo la camminata sulla neve in Jones Street le loro strade
cominciarono a dividersi, le loro vite smisero di essere una cosa sola e
presero strade diverse, ma non credo senza dolore, dolore che Dylan
riverserà nelle sue canzoni di allora, mentre Suze per ritrovare se
stessa e la sua vita sparì dalla circolazione e solo chi la conosceva
sapeva cosa stava facendo e come stava vivendo, ma questo fu tenuto ben
nascosto al media per anni. Forse l'amore può finire per una ragione o
per l'altra, si può cancellare una relazione, ma i ricordi assolutamente
no. Sono convinto che nelle sue notti Dylan avrà pensato migliaia di
volte a quel sorriso smagliante ed a quei bellissimi capelli biondi, a
quella orgogliosa ragazza tipicamente italiana che non volle mai essere
considerata una corda della sua chitarra. Lei voleva essere l'altra metà
di Bob Dylan, ma il destino decise che così non poteva e non doveva
essere. La bella "ragatza all over" italiana dovrà cercarsi un'altra
vita , e spero che sia stata una vita felice anche se lei non ha mai
detto una parola su quest' argomento. Passeranno cinquant'anni prima che
la ragazza della copertina di Freewheelin' prendesse in mano una penna
per mettere su carta i suoi ricordi di quei giorni ormai velati dal
tempo. Lei stessa dirà che quanto scritto potrebbe cronologicamente non
corrispondere al vero, nel senso che il fatto sicuramente era vero ma
collocarlo nel momento esatto che era avvenuto era un'impresa difficile
e quasi impossibile dopo così tanti anni. Il libro non rispetta un
ordine cronologico, è un insieme di fatti narrati con una tecnica
nostrana, oggi ricordo questo e lo scrivo, non importa se è avvenuto
quest'anno o l'anno dopo o l'anno prima, l'importante è che sia
avvenuto. Il libro di Suze Rotolo non è un libro su Dylan, è un libro
che racconta i problemi, le gioie, i dispiaceri ed i dolori di una
giovane ragazza che il destino crudele mise sulla strada della più
grande icona leggendaria del secolo scorso. Ora lei ci ha lasciato, le
sue ceneri sono state consegnate alla famiglia e non sapremo mai dove
sono. Bob ha avuto la fortuna di invecchiare senza grossissimi problemi,
di continuare a passare la vita sui palchi di tutto il mondo, e forse
alla sera dopo lo spettacolo, quando va a dormire chissà quante volte si
sarà sognato della bella "ragatza" che lo fece cadere come una pera
cotta negli anni della sua gioventù, quando beltà splendea negli occhi
ridenti e fuggitivi di quella bella persona allor che all’opre
femminili intenta sedeva, assai contenta di quel vago avvenir che in
mente aveva.
Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Sabato 28
Ottobre 2017
Omaha, Nebraska - CenturyLink Center
Arena, October 23, 2017
by Laurette Maillet
Il bus della Arrow Express è arrivato con mezz’ora di anticipo.
Kristen, il mio ospite, è venuto a prendermirà a prendermi al
stazione. Erano poco prima delle 21,oo. Abbiamo chiacchierato un pò e
guardato la . Vado a letto. 23 ottobre. Mi rilasso e aggiorgo il mio
blog. Nel primo pomeriggio Kristen mi porta in centro al Candy Store e
mi lascia da sola. Cammino un pò prima di dirigermi verso il Centurylink
center. Un cartello all'aperto informa il pubblico che non sarà
consentito entrare con borse grandi. Comincio ad avere un pò di panico
perché la mia borsa è troppo grande. La sicurezza interna non mi da
alcun aiuto. Vado allo Starbucks e la Signora che c’è lì mi dice che
l'hotel Marriots accanto potrebbe tenere la mia borsa. Chiamo e dicono
che lo faranno. Freddo! Mi imbatto in un Fan che ho incontrato prima a
diversi concerti.
E' un biker benestante. Comincio a cercare un biglietto ma gli scalpers
non mi stanno aiutando. Altre persone sono alla ricerca di biglietti
economici. Alle 8 del pomeriggio sono ancora fuori. Anche se mi dispiace
non sono disperata. Aspetterò fino a quando finirà lo spettacolo,
comunque. Una bella Signora viene da me e mi dice che il suo amico sta
arrivando con 7 biglietti. Un giovane collega si avvicina e estrae 7
biglietti dal suo cappotto. Tutti i fans poveri si ritrovano intorno a
lui. Ognuno otterrà una biglietto gratuito. Corro dentro e la sicurezza
che era stata così
severa prima non mi ferma nemmeno. Prendo il mio posto mentre Mavis sta
finendo il suo set.
15 minuti di pausa e Stu arriva alle 20.30. Così presto! La venue non è
piena ai lati. E’ al 60% della capacità. La setlist è come a Las Vegas
con quella canzone di Sinatra che Bob non può proprio eseguire senza far
fatica. Ma questa è la sua scelta. Il pubblico è l'opposto di quello di
Denver. Ad eccezione di 2 o 3 fans nella prima riga, gli altri sono
tutti fermi e seduti. Non si muovono nemmeno in "Thunder on the
mountain" che è il punto forte. Vedo George picchiare duro sulla
batteria. Le persone non sono vive nè morte, galleggiano e basta. Le
file vicino a me si sono svuotare molto tempo prima ancora dei bis.
Posso così fare il mio Karaoke. Bobby è uguale a se stesso. È un grande
spettacolo e un miracolo per me. Dico Ciao a Jason e scherzo sul fatto
che Bob indossa gli stessi pantaloni notte dopo notte! Riprendo la mia
borsa al Marriots e chiamo
Kristen che mi verrtà a prendere gentilmente. Le strade sono vuote.
Omaha vuole lasciarmi l'impressione di vuoto. Buona notte Bobby! Buon
viaggio, ci vediamo ad Ames, Iowa!
Ciao Mr.Tambourine,
ti ringrazio per la traduzione delle recensioni dei concerti che ci
danno l’idea di quello che avviene sul palco attualmente. Alcune sono
credibili, altre molto meno. Io non ho niente contro Bob e la band,
anche se le canzoni crooner non mi entusiasmano, ma i conti non mi
tornano quando, leggendo la recensione del concerto di Bloomfield, colui
che scrive dice di essere andato a circa una cinquantina di concerti di
Dylan e considera questo concerto come uno dei migliori, una cosa
straordinaria. Queste dichiarazioni mi lasciano la bocca amara, oppure
vuol che l’amico recensore ha assistito ad un concerto giudicandolo solo
per la parte emozionale nell’essere davanti ad una vera leggenda
vivente, coinvolgimento molto bello e profondo ma che ha poco a che
vedere con il giudizio o la valutazione di una prestazione musicale.
Partecipare con tutto il cuore e il sentimento ad un evento è una cosa
molto bella e nobile, ma confonderla con il vero valore musicale di ciò
che si sta sentendo mi sembra un grosso errore. Ho avuto la fortuna,
essendo quasi un tuo coetaneo, di vedere Dylan con Tom Petty & The
Heartbreakers e le Quenns of Rhythm nel 1987, e poi le seccessive lineup
che l’hanno accompagnato negli ultimi trent’anni. Buone le diverse
formazioni con G. E. Smith dal 1988 al 1990, più anonime le successive
fino a quella dello spettacolo MTV Unplugged con Bucky Baxter
(pedal-steel guitar/mandolin), Tony Garnier (bass), John Jackson
(guitar), e l’ottimo Winston Watson alla batteria. Molto bene anche per
la formazione con Campbell/Sexton dal 1999 al 2002. Promossa anche
quella con Freddy Koella durata solo un anno dal 2003 al 2004. Terribile
quelle con Denny Freeman , infelice quella con Duke Robillard, idem
quella con Colin Linden e dal 2013 l’attuale. Vorrei dire, anzi, non
l’ho detto io, mi sembra se non ricordo male, sia stato Paolo Vites in
accasione del concerto dell’Alcatraz a Milano, nel quale lo stesso Vites
si chiedeva, parlando di Charlie Sexton, dove fosse andato a finire il
promettente ragazzo prodigio del Texas. Mi piaceva Charlie al rientro
nella band per la sua voglia di spingere Dylan oltre i suoi confini, ma
forse Dylan era ormai troppo anziano per tenere quel ritmo in tutti gli
spettacoli. Così Charlie fu messo in castigo per diverso tempo, poi
allontanatato dalla band e richiamato quando finalmente aveva accettato
l’idea che Dylan non vuole primedonne sul palco con lui ma solo
musicisti che l’acccompagnino e facciano quello che vuole lui. Bob era
già in passato, non dico niente di nuovo, rimasto turbato per Tom Petty,
figuriamoci se poteva sopportare il biondino texano che faceva il bello
ed il cattivo tempo sul palco. L’attuale band è composta da musicisti
professionisti che non sono certo il meglio che si possa trovare sul
mercato, ma suonare con Dylan oggi, con le sue attuali possibilità
vocali è come suonare col freno a mano tirato. Considerando poi che dei
musicisti nati come rockers sono costretti a swingare su insulse canzoni
sinatriane è facile capire come la delusione si insinui nelle menti del
pubblico. Dylan sta vivendo felicemente questo suo finale di carriera in
maniera rilassata, suona quello che gli va di suonare, la band lo segue
senza pretendere più niente suonando ormai a memoria dopo l’introduzione
delle scalette incise nella pietra come le tavole della legge, e Bob se
ne frega di tutto il resto. Più che giusto dopo quello che ha dato a noi
tutti in tutti questi anni. Non saprei dire se oggi avrei voglia di
andare a rivedere lo spettacolo che ho già visto due anni fa agli
Arcimboldi, nulla è cambiato nello show, Dylan è più vecchio ed i
musicisti sempre più annoiati. Deciderò quando l’evento diverrà realtà.
Giorgio. P.S. Dati e nomi sulle band li ho presi dal sito!
Ciao quasi coetaneo
Giorgio, mi sembra che le tue osservazioni non facciano una grinza.
Anch'io quando ho tradotto la recensione del concerto di Bloomfield ho
avuto la stessa impressione, ma sai, uno dei miei doveri in questi casi,
è quello di riportare ciò che scrivono gli altri senza commentare.
Questo non vuol dire che certe recensioni non mi sembrino strane, come
credo, e la tua mail lo conferma, di non essere l'unico a rimanere un pò
incredulo per certe cose che si leggono. Sono anche d'accordo con te per
quanto concerne le diverse lineup delle diverse backing bands. Agli
Arcimboldi c'ero anch'io e tanti altri amici che seguono la Fattoria e
la mia impressione di allora fu che dopo le canzoni sinatriane gli
applausi fossero di cortesia più che di convinzione. Le canzoni
originali hanno preso una somiglianza l'una con l'altra dovuta credo ad
un fatto puramente tecnico, l'estensione vocale di Bob è oggi
limitatissima ed il tutto deve stare dentro determinati parametri.
Questo porta ad esecuzioni che per forza di cose stravolgono le melodie
e le ritmiche dei testi, e la dimostrazione è che il pubblico ha delle
grosse difficoltà a riconoscere i pezzi, ma questo ci stà, è
apprezzabile ed ammirevole che Bob non ceda nonostante i limiti fisici e
l'età. Io credo che noi, che da lui abbiamo appreso tanto, abbiamo il
dovere di sostenerlo fino in fondo, quindi la prossima volta che verrà
da noi tutti al concerto! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Venerdì 27
Ottobre 2017
Saint Paul, Minnesota - Xcel Energy
Center, October 25, 2017
1. Things Have Changed
2. It Ain't Me, Babe
3. Highway 61 Revisited
4. Why Try To Change Me Now
5. Summer Days
6. Melancholy Mood
7. Honest With Me
8. Tryin' To Get To Heaven
9. Once Upon A Time
10. Pay In Blood
11. Tangled Up In Blue
12. September Of My Years
13. Early Roman Kings
14. Soon After Midnight
15. Desolation Row
16. Thunder On The Mountain
17. Autumn Leaves
18. Ballad Of A Thin Man
(encore)
19. Blowin' In The Wind
20. That Lucky Old Sun (written by Beasley
Smith & Haven Gillespie)
Buongiorno Mister,
grazie delle tue risposte, come sempre molto esaurienti. Grazie anche
per le parole di intelligente umiltà con cui spieghi la tua lunga
dedizione al sito, con risultati - secondo il mio modesto avviso -
ottimi. La tenacia e la passione sono sempre premiate. Sono stupita del
grande contributo dato da musicisti di origine italiana alla riuscita di
alcuni album del Nostro; è stato interessante per me, che sono una
lettrice più che una appassionata di musica, ricordare l'eccellenza
italiana in campo musicale, nel mondo. Devo rivedere le "Liner notes"
"Bringing it alla back home" perchè, alla luce dell'ascolto e delle tue
recenti indicazioni, mi sembra di poter comprendere meglio il senso
della dichiarazione poetica di Bob. Sempre riconoscente per il sito,
ricchissimo di informazioni ed indicazioni bibliografiche aggiornate e
di notevole interesse. Lunga vita. Carla.
Ciao Carla, non dimentichiamo che arrivato a
New York nel Gennaio del 1961 Bob si innamorò della ragazza della
copertina di Freewheelin’, che era una bellissima diciassettenne
italiana. Iniziò una convivenza con lei nell’appartamento affittato al
161 di West Fourth Street che durò circa un paio d’anni, anche se il
loro rapporto continuò per molti anni ancora dopo la fine della loro
storia. Naturalmente Bob ebbe moltissimi rapporti con italiani al
Village, specialmente con Mike Porco, un immigrato calabrese
proprietario del Gerde’s Folk City che per primo fece suonare Bob. In
compagnia di Suze Bob frequentò quasi tutti i locali dove si faceva
musica, locali in maggioranza gestiti da italiani, come il Caffè Reggio,
il Caffè Dante, il Caffè Borgia, il Cafe Rienzi, il Figaro Cafe, il
ristorante da Emilio’s, tutti locali nel cuore del village gestiti da
italiani. Se già non la sai, ti regalo questa ciliegina: Ascolta
attentamente ( meglio ancora se in cuffia) RAINY DAY WOMEN # 12 & 35,
alla fine dell'ultima strofa , esattamente al minuto 4,02 secondi della
track, sentirai CHIARAMENTE una voce che grida " MA SEI SCEMO?". Quando
Suze venne all’Università di Perugia per continuare gli studi, Dylan
venne in Italia da perfetto sconosciuto in compagnia di Odetta. Qualcuno
dice che si sia anche esibito al Folk Studio di Roma, locale aperto nel
1960 in una cantina di Via Garibaldi al 59. Secondo Giancarlo Cesaroni,
allora gestore del locale e grande scopritore di talenti come Venditti,
De Gregori, Grazia di Michele, Sergio Caputo, Rino Gaetano e molti
altri, che era presente, "quella sera in sala, mentre si esibiva quel
ventunenne sconosciuto, non c'erano più di quindici persone".
Dario Salvatori ha così raccontato l'episodio: « La sera in cui si
presentò, come uno dei tanti americani con la chitarra avvicendatisi sul
palco, nel locale c'erano poche persone, la maggior parte sedute al bar;
d'altra parte la serata era dedicata a un altro artista e il nome di
Dylan, oltre che sconosciuto, non appariva in programma. Canto' qualche
pezzo, quasi in jam con altri, quando era già molto tardi”.
Anthony Scaduto così racconta quella storia nel suo libro “Bob Dylan -
La B iografia”.
“Il viaggio per nave durò otto giorni e arrivata a Perugia, Suze fu
raggiunta da un telegramma di Bob che la implorava di tornare a casa.
Pianse per ore, racconterà ad un'amica, e fu quasi sul punto di dire a
sua madre che tornava in America.
Ma invece restò. Bob le inviò molte altre lettere che, in sostanza,
ripetevano quanto già scritto.
Ma Suze rimase perchè si era ormai innamorata dell'Italia.
All'inizio lei rispose a Bob, ma poi le sue lettere si diradarono.
Dovendo tornare a settembre, invece, si trattenne in Italia anche in
ottobre e in novembre.
Dylan viveva il suo momento creativo migliore. Intanto aveva
ufficialmente cambiato il suo nome (quello originale era Robert
Zimmermann), poi componeva i pezzi per il suo secondo album e proprio
nei giorni della crisi missilistica con Cuba quando il mondo trattenne
il fiato, compose "A hard rain’s a-gonna fall”, una tra le sue canzoni
più belle.
Alla fine di dicembre ricevette un invito dalla rete televisiva BBC a
prendere parte ad un recital.
Compenso: mille dollari. Naturalmente accettò, per avere così
l'occasione di visitare l'Europa, anche se alla stampa americana, con la
sua solita ironia fornì una spiegazione poco plausibile : “La sola
ragione per la quale voglio andare in Inghilterra è che spero di
trovarci Charles Dickens”.
La trasmissione era programmata per la metà di gennaio, così prima ebbe
tempo di precipitarsi in Italia. Corse a Perugia per cercare Suze
apprendendo che era ripartita due giorni prima. per New York.
Dylan arrivò in Italia con Odetta, una cantante gospel molto nota.
A Roma, Odetta registrò un breve special televisivo e qualche giornale
si occupò di lei.
Dylan gironzolò per qualche giorno a Roma e naturalmente capitò al
Folkstudio, dove strinse amicizia con alcuni cantanti blues e country
americani, influenzati anch'essi da Woody Guthrie.
Proprio in quei giorni scrisse,“Boots Of Spanish Leather” e “Girl From
The North Country” altre due tra le canzoni più belle di Dylan.
Finito il suo soggiorno italiano, Dylan partì per Londra per incontrare
Richard Farina”.
Nessuno può confermare
se queste dichiarazioni siano vere o no, però resta il fatto che quelle
quindici persone che “avrebbero” visto Bob Dylan al Folk Studio, oggi
saranno diventate almeno 30.000, e questo getta discredito sulla quella
storia che rimane una “voce senza nessuna prova provata a sostegno.
Alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Giovedì 26
Ottobre 2017
Ames, Iowa - Stephens Auditorium,
October 24, 2017
1. Things Have Changed
2. It Ain't Me, Babe
3. Highway 61 Revisited
4. Why Try To Change Me Now
5. Summer Days
6. Melancholy Mood
7. Honest With Me
8. Tryin' To Get To Heaven
9. Once Upon A Time
10. Pay In Blood
11. September Of My Years
12. Tangled Up In Blue
13. Early Roman Kings
14. Soon After Midnight
15. Desolation Row
16. Thunder On The Mountain
17. Autumn Leaves
18. Long And Wasted Years
(encore)
19. Blowin' In The Wind
20. Ballad Of A Thin Man
Ciao a tutti !
ho letto l'autobiografia di Neil Young, "Il sogno di un Hippie", che poi
non è solo una autobiografia, (anche perchè non segue un ordine
cronologico), ma è anche una raccolta di rflessioni.
In un capitolo Neil Young racconta che doveva sottoporsi ad un delicato
intervento chirurgico e che la notizia si era sparsa tra gli
amici...."Bob Dylan mi mandò una meditata raccolta di canzoni gospel che
credo di avere già menzionato, lui è veramente un musicologo, ha una
conoscenza profonda delle radici della canzone popololare e il suo dono,
che si presentava in una splendida scatola, mi colpì per quanto era
stato pensato: l'ho veramente apprezzato".
Da qui faccio alcune riflessioni.
Neil Young non ha una fede religiosa in cui crede. Lui crede nel Grande
Spirito, in altri termini, nella Natura. Nonostante non abbia una sua
fede religiosa, Dylan vuole rincuorarlo inviando una raccolta di canzoni
Gospel. Non sappiamo se l'invio di queste canzoni rappresentano per Neil
Young un invito ad accostarsi ad una nuova fede (non credo proprio);
penso invece che sia un invito a scoprire come il dolore e i momenti
difficili vengano attenuati nell'ascolto di queste canzoni, dove
l'oggetto delle canzoni è Dio ( presumo Cristiano) ed il suo Amore.
Andano a memoria... credo che Neil Young non abbia fatto canzoni di
stampo Gospel, o qualcosa di simile; sicuramente le conosce. ha una
formazione musicale simile ma non uguale a Dylan, e quindi ha una sua
lacuna. Neil Young ha altri interessi, appunto la Natura; diremmo oggi
che è un ambientalista e nel suo libro ci sono diversi passaggi su
questo argomento.
Michele Lenzi
Ciao Michele, io non
so se Neil Young creda in qualcosa, e nemmeno saprei definire in cosa.
Credere nel Grande Spirito come facevano i pellirossa, credere nella
Natura, credere ad Odino, credere nel dio Sole (il famoso Aton del
faraone Amenofi IV che cambiò in seguito il suo nome in Akenaton, padre
di Tutankhaton, cambiato poi in Tutankamon - diventato celebre perchè la
sua tomba, ad oggi, è l'unica ritrovata intatta senza aver subito
oltraggio dai ladri che sistematicamente depradavano i tesori delle
tombe, dopo la morte del padre ed la reintroduzione dello zoo religioso
egizio formato da babbuini, cani, falchi, serpenti, gatti,
scarabei,etc..etc., con a capo il supremo dio Amon) non è fondamentale.
Io penso che il credere in qualcosa sia una necessità mentale dell'uomo
in quanto essere mortale, voglio dire che è più logico pensare che
l'uomo senta l'esigenza dell'esistenza di Dio che pensare che Dio abbia
avuto la necessità di creare l'umanità su questo nostro piccolo e
microscopico puntino sperduto nell'universo. Neil young ha avuto dei
problemi fin dall'infanzia, da bambino gli venne diagnosticato il
diabete e a 6 anni venne colpito dalla poliomielite, che gli indebolì il
lato sinistro, ancora oggi cammina zoppicando leggermente. Young ha due
figli maschi: Zeke e Ben, entrambi nati con una forma di paralisi
cerebrale più (Ben) o meno (Zeke) grave, e una figlia di nome Amber
Jean, che come Young stesso, soffre di epilessia. Quindi non c'è da
stupirsi se una persona come lui ha perso la fede e non crede in Dio ma
in una specie di surrogato che lui chiama "il Grande Spirito", però,
questo dimostra che chiunque ha bisogno di credere in qualcosa alla
quale aggrapparsi nei momenti di disperazione. Anche Bob non sappiamo
esattamente se sia ancora cristiano, se sia ritornato alla religione
ebraica, se creda in qualcosa o in qualcuno. Ognuno di noi, grande o
piccolo che sia, ha i suoi momenti di euforia e depressione, una specie
di sindrome bipolare che ci fa cambiare umore facendoci passare
facilmente dalla gioia alla disperazione. Neil e Bob sono anche loro
umani, anche se la loro persona è assunta al ruolo di icona e di
leggenda provano gli stessi nostri sentimenti e, tutto considerato,
credo che abbiamo più o meno le stesse reazioni come noi. Io non credo
agli ambientalisti o ecologisti che dir si voglia, vedo che anche loro
usano l'automobile, l'aereo, il telefonino e tutte quelle altre cose che
rovinano il mondo, bevono l'acqua dalle bottiglie di plastica e tutte le
altre porcherie che devono in qualche modo "smaltire", sinonimo di
"gettare via" (a proposito, si dice che tutta la plastica buttata a mare
pesi oggi di più di tutti i pesci). Noi non sappiamo cosa ci aspetta
dopo la vita, non lo sanno nemmeno Bob e Neil, ma una cosa è certa, di
là dobbiamo andarci tutti prima o poi, quindi potremo verificare di
persona se c'è qualcosa o se c'è il nulla assoluto. Scusami per le
stupidaggini che ho scritto, forse è solo un modo per esorcizzare i
dubbi e le paure di cui siamo preda. Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
È morto Fats Domino, la voce di New
Orleans e uno dei padri del R&R
clicca qui
Fats Domino,
la leggenda del rock & roll che soppravvisse a Katrina
clicca qui
Mercoledì
25
Ottobre 2017
Omaha, Nebraska - CenturyLink Center,
October 23, 2017
1. Things Have Changed
2. It Ain't Me, Babe
3. Highway 61 Revisited
4. Why Try To Change Me Now
5. Summer Days
6. Melancholy Mood
7. Honest With Me
8. Tryin' To Get To Heaven
9. Where Is The One
10. Pay In Blood
11. September Of My Years
12. Tangled Up In Blue
13. Early Roman Kings
14. Soon After Midnight
15. Desolation Row
16. Thunder On The Mountain
17. Autumn Leaves
18. Long And Wasted Years
(encore)
19. Blowin' In The Wind
20. Ballad Of A Thin Man
Ciao, Mr. Tambourine!
Sono Samuele, uno studente universitario seguace di Bob da più di dieci
anni (e, ovviamente, seguace di questo magnifico sito, come anche dello
strepitoso "Expecting Rain"). Non ti scrivo spesso (l'ultima volta, se
non ricordo male, la scorsa primavera), ma apro "Maggie's Farm" ogni
singolo giorno per leggere i pensieri degli utenti.
Mi premeva condividere un evento che un caro amico mi ha segnalato: si
tratta de "La filosofia di Bob Dylan", una conferenza che si terrà a
Udine il 25 ottobre in occasione del Mimesis Festival. Qui il link:
http://mimesisfestival.it/evento/la-filosofia-di-bob-dylan/.
Non essendo della zona io non potrò esserci, ma chiunque andrà assisterà
sicuramente a un dibattito molto interessante.
Segnalo anche un paio di letture molto
stimolanti. Un testo per me a dir poco strepitoso è "La Bibbia di Bob
Dylan" di
Renato Giovannoli, divisa in
tre volumi (il primo era uscito nel marzo 2017; il secondo è stato
pubblicato qualche giorno fa; il terzo vedrà la luce nella primavera
2018). Nella prefazione, il grandissimo Alessandro Carrera
definisce questa trilogia come un'opera che sarà difficile da migliorare
o anche solo eguagliare, unica nel suo genere, inesistente in qualsiasi
altra lingua. È un'opera complessa, in cui mi sono immerso qualche mese
fa. Per via del poco tempo sto avanzando lentamente, ma con interesse
estremo. Molte cose le conoscevo già, altre mi sono del tutto nuove: in
ogni caso questo si può definire uno studio definitivo riguardo
all'influenza della Bibbia nell'opera di Bob. Tanti ottimi critici
dylaniani sono italiani: niente male!
Un'altra lettura molto
interessante, che non ho ancora cominciato ma che mi attende sulla
scrivania, è il nuovo libro di Clinton Heylin "Trouble in Mind", che ho
ordinato tramite il sito ISIS Magazine con autografo dell'autore. Si
addentra in maniera precisa e accurata nei "Gospel Years" di Bob, e già
solo sfogliandolo mi ha esaltato. Non vedo l'ora di iniziarlo.
Grazie dello spazio che dedichi quotidianamente a noi fan! A presto e
buona settimana.
Samuele
Grazie della
segnalazione Samuele, non mancherò anch'io di procurarmi "La Bibbia" che
leggerò con vero interesse. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Da Salt Lake City a Denver. L'autobus è in orario. Era un autobus
notturno e ho dormito par la maggior parte del viaggio. Pensavo di
incontrare il mio amico Jeff alle 7, ma lui non ha potuto venire, così
ho preso un treno per Westminster dove incontrerò il mio amico Jacob che
verrà a prendermi al treno. Ho una stanza privata. Ho il tempo per
rilassarmi e prepararmi per lo apettacolo di Broomfield. Jacob mi dà un
passaggio. 4 giovani mi offrono un biglietto. Li seguo e mi ritrovo in
10° fila al centro della navata. Freddo! Mavis è fantastica e ha
cambiato un po' la scaletta.
Stu sale sul palco, suona qualche accordo e la band prende posizione.
Bob è vestito di nero: brillante giacca nera, camicia nera, pantaloni
neri con bande bianche. I suoi capelli sono scompigliati.
Prima canzone e il pubblico davanti è tutto in piedi. Molte persone non
staranno mai sedute per tutto lo show. Randy di fronte a me starà tutto
lo spettacolo a bloccare la mia visione di Bob al pianoforte. Egli è un
Bobcat da tanto tempo così.... tollero con tutta la mia buona volontà.
Barron passa e sorride con buon umore. Qui c'è un po' di fumo e l'odore
mi è familiare. Anche se la sicurezza è rigorosa per quanto riguarda i
telefoni cellulari (c'era anche un metal detector all'entrata) ma la
tolleranza per l'erbaccia è al 100%! Benvenuti in Colorado! Bobby deve
essere inebriato per il fatto che sta dondolando come non mai. Canzone
dopo canzone il pubblico sta andando su di giri e così io.
Fortunatamente ho mangiato 2 fette di pizza a pranzo ed ho abbastanza
energia.
"It Ain’t Me Baby”. Sento le voci dietro di me "no, no, no, it ain’t me
beaaaabe”.
"Once upon a time". Sì! Bob mi ha ascoltato ed ha tenuto quella canzone
in scaletta. Grazie carissimo.
"Tangled up in blue" è riconosciuta dal pubblico attento. "Desolation
Row” e i ragazzi accanto a me stanno cantando
insieme a lui. Su e avanti, fila dopo fila i fans stanno in piedi,
ballando e cantando insieme. Grande! Io non sono l'unica folle pazza
stasera. La folla è tutta per "Ballad of a thin man” ed io comincio a
muovermi per ritornare a prendere il treno per tornare a casa quando....
Bob ricomincia a suonare il pianoforte. Whoa! Un terzo encore e questa è
una canzone di Tom Petty "Learning to fly". Perché, qui, in Colorado
dopo 4 shows?? Un mistero! Ma questo è un omaggio pieno e vivace
dal suo cuore per l’amico e compagno. SPETTACOLO ECCELLENTE. Eccellente
pubblico. Grazie gente del Colorado!
La mia ragazza Mary Catherine ed io siamo andati a vedere Mavis e Bob al
First Bank Center di Broomfield (Denver) senza aspettative molto alte.
Lo avevamo visto l'anno scorso a Red Rocks, lo show era stato buono ma
non eccezionale. Io ho visto Dylan probabilmente 50 volte o giù di lì, e
gli ultimi anni sono stati carini ma incerti. Inoltre, il First Bank
Center ospita circa 7500, e non ho pensato che potesse riempirlo...
forse 3/4000 al massimo.
Prima di tutto, nel momento in cui Mavis è salita sul palco la sede era
quasi piena. "Mi sento bene stasera! - ha detto - Ci divertiremo!" E lo
abbiamo fatto, quando ha lasciato il palcoscenico sosternuta dal potente
ritmo di "I'll take you there" e una standing ovation, mi sono chiesto
se Bob sapesse la risposta della folla per Mavis e come le sue attuali
prestazioni avrebbero mai potuto avere quel tipo di risposta. Due ore
dopo l’ho scoperto. Nessuna recensione canzone per canzone da me... la
setlist è stato piuttosto statica ... ma le classiche canzoni di Dylan,
il Dylan originale, i pezzi "rockers" erano incredibili. La sua voce era
forte e chiara, il piano alto nel mix, e la band perfetta. I tamburi
erano di più di quanto l’ho visto in passato. Gli "standard" erano tutti
corti e ben fatti e sono stati più interludi che un mezzo per scaricare
energia. Sono stati fantastici. Era performance-art. Come ha osservato
Mary Catherine, era più di un classico "concerto", quando non sei in
piedi a dondolarti per la maggior parte del tampo ma ti godi tutte le
performances. Dopo Ballad of a thin man, forte della mia vasta
esperienza, mi sono rivolto a Mary dicendole: "Andiamo, è finita". Ma
aspettate ... non è così! Bob e la band si lanciano in "Learning to Fly"
uccidendo tutti. Il posto diventa selvaggio, standing ovation, persone
in lacrime. Bob e la sua band in piedi a ricevere gli applausi, un
classico.
Ron
Buongiorno Mister,
oggi è uscito "Street legal". Ho finito ora di ascoltarlo. La prima
impressione è fantastica. Avrei alcune domande che rivolgo, come sempre,
alla tua benevolente competenza. Nella band ci sono alcuni cognomi
italiani: Alan Pasqua, Steve Madaio. Altri cognomi italiani appaiono
accanto a diciture che non mi sono chiare: "captain in charge Don De
Vito"; "second in command Arthur Rosato"; "secretary of goodwill Ava
Megna". Grazie se vorrai darmi qualche chiarimento. Da quando sono
immersa nella "Dylan live" è la prima volta che incontro nomi italiani,
Suze Rotolo a parte, e la cosa mi intriga. Bellissime, oltre alla
arci-nota "Changing of the guards" sono, per me, "Baby stop cryng", "Is
your love in vain?" e "True love tends to forget". A presto e lunga
vita! Carla
Eccoti le risposte:
Alan Pasqua (New Jersey, 28 giugno 1952, di
nazionalità statunitense, probabilmente con nonni italiani immigrati
negli USA) è un musicista, compositore e insegnante di musica. E' noto
principalmente per essere stato il tastierista dei
Giant
nei loro primi due album. Ha inoltre suonato come
turnista per diversi artisti quali Bob Dylan, Cher, Michael Bublé, Eddie
Money, Allan Holdsworth, Starship, Joe Walsh, Sammy Hagar, Amy Grant,
Van Stephenson, Pino Daniele, John Fogerty, Pat Benatar, Rick
Springfield, Juice Newton, Damn Yankees, Kip Winger, Prism, Stone Fury e
Santana. Negli ultimi anni ha fondato un trio jazz insieme al batterista
Peter Erskine e il chitarrista Allan Holdsworth. Parallelamente
all'attività di musicista, svolge quella di docente di musica jazz
presso la University of Southern California.
Steve Madaio (nato Steven Peter Madaio nel 1948 a New York) non è
italiano ma portiricano. Steve è un trombettista, ha suonato la tromba
sulla maggior parte delle registrazioni di Stevie Wonders durante il
periodo tra il 1971 e il 1976. Steve ha lavorato con una lunga lista di
esecutori durante la sua lunga carriera tra cui Bob Dylan, Eric Clapton,
The Rolling Stones, Janis Joplin e la Paul Butterfield's Blues Band.
Don DeVito ha lavorato come produttore e dirigente della A & R della
Columbia per quarant'anni. DeVito ha lavorato con Bruce Springsteen,
Billy Joel, Byrds, Aerosmith e innumerevoli altri artisti della
Columbia, ma è meglio ricordato come produttore di “Desire” di Bob Dylan
nel 1976 e per l’album successivo “Street Legal” del 1978.
(Contrariamente a voci imprecisate, DeVito non ha prodotto Blood in the
Tracks, le dieci canzoni dell'album furono originariamente registrate a
New York e prodotte da Phil Ramone e le cinque riregistrate a
Minneapolis con un gruppo di musicisti locali assemblati da suo
fratello, il produttore David Zimmerman)
DeVito ha iniziato il suo lavoro presso la CBS ( Columbia Broadcasting
System, un’etichetta che cominciò a produrre dischi nel 1950 per la
Columbia Records) nel 1967. Fu inserito nella divisione sportiva, ma
presto trasferito alla CBS Records, dove ha lavorato come promoter per
artisti della zona di Miami. Nel 1971 - subito dopo che la CBS diventò
Columbia Records - DeVito si trasferì a New York per lavorare nel
reparto marketing. DeVito produsse nel 1976 il disco Desire per Bob
Dylan. L'album fu un enorme successo per i fans e per la critica. Meno
gentili lo furono invece per Street Legal, che aveva un mix molto
fangoso. Nel 1999, DeVito ha remixato e rimasterizzato il disco,
portando gran parte della ricchezza e della profondità delle
registrazioni originali. L'album è diventato un cult-album preferito tra
i fans dylaniani.
Nel 2001, ha giocato un ruolo chiave nell'organizzazione del concerto
tributo per le vittime dell’ 11 Settembre al Madison Square Garden di
New York. DeVito si è ritirato dalla Sony Music nel 2007.
E’ morto il 25 novembre 2011. Captain in Charge significa
"responsabile", ed essendo DeVito il produttore in pratica era il
capitano della baracca.
Arthur Rosato (il cognome è originario del centro-sud italia) è stato un
roadie, un tecnico del suono, un batterista, un fotografo ed un regista
di video. Ho lavorato con Bob Dylan, George Harrison, Carlos Santana,
Crosby, Stills, Nash e Young e molti altri. Ho diretto il video per
numerosi festival; Bonnaroo, Terre Esterne, Hardly Strictly Bluegrass,
Essence, e il New Orleans Jazz and Heritage Festival. Ho diretto video
per più di 600 artisti diversi. Altre notizie le trovi cliccando sui
link:
https://rateyourmusic.com/artist/arthur_rosato/credits/
https://www.arthurrosato.com/
"Second in command" è il vicecomandante.
Non ci sono notizie
per Ave megna "secretary of goodwill" (segretaria di buona volontà).
Probabilmente una segretaria tuttofare assistente di studio, quelle
persone che portano da bere o qualche spuntino, che procurano quello che
gli artisti o i produttori hanno bisogno, forse una specie di
"trovarobe" tanto utili nella realizzazione di films o altre cose
artistiche.
“Like a Bob Dylan” al Teatro NO’HMA di
Milano
clicca qui
Lunedì 23
Ottobre 2017
Broomfield, Colorado - 1STBank Center
- October 21, 2017
1. Things Have Changed
2. It Ain't Me, Babe
3. Highway 61 Revisited
4. Why Try To Change Me Now
5. Summer Days
6. Melancholy Mood
7. Honest With Me
8. Tryin' To Get To Heaven
9. Once Upon A Time
10. Pay In Blood
11. September Of My Years
12. Tangled Up In Blue
13. Early Roman Kings
14. Soon After Midnight
15. Desolation Row
16. Thunder On The Mountain
17. Autumn Leaves
18. Long And Wasted Years
(encore)
19. Blowin' In The Wind
20. Ballad Of A Thin Man
21. Learning To Fly (Jeff Lynne / Tom
Petty)
Finalmente, per una volta, Bob ha fatto
quello che credo tutti i fans si aspettavano da lui, cioè omaggiare in
qualche modo l'amico Tom Petty. Poteva farlo con le parole ma ha invece
deciso che fosse meglio cantare una delle canzoni di Tom. Nella voce di
Bob si sente la sua partecipazione al dolore per la scomparsa
dell'amico. Bravo Bob e Viva Tom!
Bob Dylan honors Tom Petty in Denver - Learning to Fly - 2017/10/21
Salt Lake City, Utah - Eccles Theater,
Delta Performance Hall, October 18, 2017
by Zenarrow
Prima di tutto il giorno 18 di Ottobre è stato il mio 10° show. Entrambe
queste notti sono state veramente STRABILIANTI.... L'ultima volta che
vidi Bob fu a Denver, Colorado, il 31 luglio del 2013, dopo quello show
sono stato un po' disilluso con Bob. Ripenso a quello show quando mi
chiesi "Chi sarà il chitarrista, Duke o Charlie?", fu un pessimo show
con una setlist ripetitiva. Il colmo poi sono stati i 3 album “crooner”.
Ma è successo di vedere che Bob stava per arrivare a Salt Lake City ed
avevo dei giorni liberi da impegni di lavoro, così ho pensato che avrei
dato a quegli spettacoli l'onore di essere i miei ultimi shows di Bob.
Ero convinto che non mi sarebbero piaciute le "crooner songs" cantate da
Bob. Non so quello che è successo, qualunque cosa sia stata ha
funzionato splendidamente, Bob ha rinunciato a fare il dittatore con la
band e questi spettacoli sono stati fantastici. Devo dare giusto merito
anche al Teatro Eccles, perché è bello ed il suo suono non è secondo a
nessuno. Dal canto di Bob, molto chiaro e col rispetto dei suoi testi,
wow, questi 2 spettacoli potrebbero essere i migliori che abbia mai
fatto. Speravo nei pezzi rock, ma sono stati spazzati via dalle le lente
canzoni crooner, non solo Bob sembrava perfetto, ma anche la band era
stretta intorno a lui, l'intero spettacolo è stato bellissimo. Voglio
essere sincero nel dire che hanno dominato lo spettacolo. Non saperi
come spiegarlo ma quelle canzoni crooner funzionano. Non ha eliminato i
pezzi rock ma tutto è stato eseguito perfettamente, sono rimasto a bocca
aperta per ogni versione di ogni canzone, da Blowin' in The Wind a Early
Roman Kings fino a Tryin To Get To Heaven. Non lo so, ma questi 2
spettacoli sono stati speciali per me per alcune ragioni, come ho già
detto, "Dal canto di Bob, dalla sua chiarezza, dal rispetto dei testi e
dalla perfezione della band, hanno proprio funzionato".
Zenarrow
Sabato 21
Ottobre 2017
Salt Lake City, Utah - Eccles Theater,
Delta Performance Hall- October 17, 2017
by Laurette Maillet
Da Las Vegas a Salt Lake City.
Ho prenotato su un autobus della Greyhound per le 22.00 arrivando alle
6.00 del mattino successivo.
Ero ben pianificata nella mia testa. Oh bene! Sulla strada tutto può
accadere! La stazione è piena di gente che va a L.A. e pochi a Salt Lake
City. Mentre la notte continua, il personale della Greyhound continua ad
elencare i ritardi. Da 4
A 5 autobus erano in ritardo!! A quanto pare una mancanza di ...
autisti! La compagnia offre pizza e soda a una folla tranquilla e
sonnolenta. Me la prendo comoda come se stasera non ci fosse nessuno
show. Alle 10 del mattino un autobus sta imbarcando passeggeri per Salt
Lake City. Dormo per gran parte delle 8 ore del viaggio! Mark aveva
lasciato la chiave del suo condominio sotto la stuoia e mi ha dato
istruzioni su come raggiungere la mia destinazione al Couchsurfing.
Dormo bene e trascorro la mattina successiva alla scoperta della zona:
il sentiero dei torrenti, il tempio dei mormoni, la biblioteca delle
famiglie (per trovare i vostri antenati. Non li hanno trovati !! ) ....
Cammino per 20 minuti verso sud per trovare il teatro Eccles. Trovato,
ore 17,00. Gli autobus neri sono già parcheggiati, il motore dell’
autobus di Bobby è ancora acceso. Torno al mio condominio per ricaricare
la mia batteria e prepararmi.
Incontro Charlie che sta facendo una passeggiata. Dico "Ciao Charlie,
bello vederti di nuovo!", risponde con un sorriso. Continuo a camminare
e c'è folla all'ingresso dell'Eccles. Ci vogliono 10 minuti per chattare
con Steven che mi consegnerà il suo biglietto extra: 8a fila, parterre,
a sinistra del palco. Mavis Staples sta aprendo questa sera alle 19,30.
Grande Mavis. Lo stesso spettacolo come pochi anni fa... tutte le
canzoni dei primi anni '60. Il soffitto è illuminato con le stelle!
Nessuno ancora davanti a me ma molti dietro! (i 2 posti davanti a me
rimarranno vuoti per l’intero spettacolo!). Mavis, 45 minuti di SOUL
PURO! Non osate perderla! 20 minuti di break per rimuovere la batteria
di Mavis ed introdurre il pianoforte di Bobby. Si parte.
1. Things Have Changed, George sta batterando bene!
2. It Ain’t Me Baby
3. Highway 61 Revisited
4. Why Tryin’ To Change Me Now
5. Summer Days, la mia preferita.
6. Melancholy Mood, seconda mia preferita.
7. Tryin 'To Get To Heaven
8. This Nearly Was Mine , questa è nuova stasera. Non la conosco.
9. Honest With Me
10. September Of My Years
11. Pay In Blood, grande stasera.
12.Tangled Up In Blue, non riesco ancora a memorizzare la nuova melodia.
Scusate!
13. Early Roman Kings
14. Soon After Midnight
15. Desolation Row, la preferita del pubblico!
16. Thunder On The Mountain
17. Autumn Leaves
18. Long And Wasted Years
(encore) 19. Blowin' in the wind
20. Ballad Of a Thin Man
Faccio attenzione a Stu, proprio di fronte a me. Stu sta suonando una
chitarra elettrica rossa per la maggior parte del tempo, tranne che in
Summer Days e Pay In Blood e Blowin’ in The Wind.
Donnie suona la steel guitar tranne in Summer Days e Blowin’ In The Wind
nelle quali suona il violino. Il mandolino in 2 canzoni.
Tony al basso elettrico, tranne nelle canzoni Crooner, Early Roman Kings
e Blowin’ in The Wind dove suona il contrabbasso. Bob non suona
l’armonica. Lo show è finito, mi avvicino al palco per vedere un Bobby
"quasi sorridente"! Torno al mio condominio appena dopo la mezzanotte.
Ho dormito con la “mente soddisfatta". Grazie Steven. Grazie band.
Grazie mille pubblico. Buona notte caro Bobby! Ci vediamo domani stesso
posto!
Salve Mister,
non sminuire il tuo sapere, perchè conosci molto e, soprattutto, per
quanto mi riguarda, non hai mai deriso o ignorato opinioni certo
discutibili per chi, su Dylan, sa davvero molto molto più di me; questo
tuo atteggiamento mi ha incoraggiato a proseguire la ricerca. Cercavo
Dylan "tra i morti": Dante, Omero, Ariosto, Eliot ecc...; l'ho trovato,
anzi meglio, ho iniziato a trovarlo "tra i vivi", perchè la poesia e la
musica sono create per i vivi, per aiutare a vivere, per dare uno scopo
alla vita. Non so che eredità lasceremo ai nostri figli, ma Dylan ci
dice che il tempo, il mondo, la vita sono belli e continuano,
inesorabili, anche dopo di noi. Se leggiamo Dylan in modo non
"sistematico", perchè Bob sfugge ad ogni schematismo, scopriamo che egli
pensa, agisce, canta, "qui ed ora", senza pensare al "dopo" e ad
un'eventuale immortalità. Proprio nelle "notes" a "Bringing it all back
home" dice, tra l'altro, "so per certo che tutti moriremo un giorno o
l'altro e che nessuna morte ha mai fermato il mondo". Questo pensiero
dylaniano è già una bella eredità da lasciare a chi si colloca, sulla
linea del tempo, dopo di noi. Sono d'accordo con te che i ragazzi
percepiscano una cultura italiana un po' asfittica e provinciale, ma che
sia doveroso ampliare i loro orizzonti educandoli alla ricerca ed alla
libertà di pensiero. Questa è la strada che tutti "i grandi", Dylan
compreso, hanno sempre indicato. Lunghissima vita! Carla.
Ciao Carla, non
confondere il "sapere" con il "nozionismo". Io mi sento abbastanza
culturalmente deludente e invece nel campo dylaniano un discreto
nozionista perchè a furia di leggere e rileggere cose su Dylan qualcosa
ti rimane per forza in mente. Ti ringrazio per la tua gentilezza
nell'esprimere il tuo ringraziamento per non averti deriso. E PERCHE'
MAI AVREI DOVUTO DERIDERTI?.......La traballante cultura a poco a che
vedere con l'educazione che permette sempre alle persone di fare la loro
discreta figura. Così è anche per me. A volte, quando non arrivo a
tradurre correttamente le le lunghe interviste rilasciate da Bob chiedo
l'aiuto dei Maggiesfarmers e devo dire che nessuno mi ha mai deriso per
il mio "non essere in grado" di fare o sapere. Così uso lo stesso metro
per tutti, rispondo a tutti con i limiti delle mie nozioni. Agli inizi
della mia gestione ho avuto delle difficoltà e qualcuno dei lettori
della Fattoria mi ha anche consigliato di darmi all'ippica e lasciar
perdere Bob Dylan, ma con molta costanza ed impegno oggi posso dire,
dopo quasi dieci anni di gestione, di compilare un discreto sito
dylaniano, che con l'aiuto del materiale proveniente dalla vecchia
Fattoria di Michele "Napoleon in rags" Murino e dei suoi
amici-collaboratori, materiale che ho doverosamente riportato perchè non
andasse perduto è oggi uno dei siti dylaniani più completi al mondo. E
ti dirò che questa è una grande soddisfazione perchè con lo sviluppo
della tecnologia, alcuni anni fa non esistevano i Blog, non c'era
Facebook, Twitter ed altre diavolerie informatiche che hanno fatto
sparire molti siti. La Fattoria è ancora qui e sempre in prima linea nel
seguire il lavoro dylaniano e spero che ci resterà ancora a lungo. Tu
chiedi tutto quello che ti senti di chiedere, io rispondo a tutti con
piacere, naturalmente sempre con i miei limiti, oppure chiedo aiuto agli
amici che seguono il sito, quindi, in un modo o nell'altro le curiosità
di chi come te segue con costanza Maggie's Farm vengono sempre
soddisfatte. Purtroppo il discorso giovani è veramente un argomento
difficilissimo da discutere ed io sento la ne necessità di dover
chiedere scusa ad una generazione che da noi ha ricevuto molto poco e
quasi sempre banale. Sono d'accordo con te nel pensare che Dylan viva e
pensi esclusivamente nel presente, anche se molti suoi pensieri possono
essere applicati al futuro, ma credo che essere lungimiranti non voglia
dire essere dei visionari. Dylan vede molto più in là di me, ma questo
non mi offende, anzi, mi spronda a cercare di arrivare dove finora non
sono ancora riuscito. Alla prossima, live long and prosper,
Mrt.Tambourine, :o)
Ciao Mr T.
oggi vorrei segnalarti alcune uscite che hanno a che fare con il
repertorio di Bob Dylan.
La prima riguarda il tributo di Positively Bob – Willie Nile sings Bob
Dylan, lavoro che lo stesso Dylan pare abbia apprezzato.
La seconda invece riguarda l'ultimo disco di Gregg Allman, Southern
Blood, il quale contiene tra pezzi inediti e cover di lusso, una bella
resa di Going Going Gone (da Planet Waves).
Il terzo è invece un omaggio abbastanza anomalo, visto che viene da un
artista come Tom Jones che nel suo ultimo Live on Soundstage conclude il
concerto/cd con una bellissima What Good Am I? che Bruno Conti su
Buscadero ha definito "la ciliegina sulla torta di una serata da
ricordare."
Sul fronte citazionistico invece vorrei segnalare il disco di Carolyn
Wonderland, Moon Goes Missing, che contiene il brano Brand New Leopard
Skin Pillbox Hat, addirittura scritto su "consiglio" dello stesso Dylan.
O almeno così dicono...
Un abbraccio a tutti i farmers dal vostro Dario Twist of...
Grazie Dario per i tuoi
sempre preziosi consigli. Alla prossima, :o)))))))))))
Venerdì 20
Ottobre 2017
Salt Lake City, Utah - Eccles
Theater, Delta Performance Hall - October 18, 2017
1. Things Have Changed
2. It Ain't Me, Babe
3. Highway 61 Revisited
4. Why Try To Change Me Now
5. Summer Days
6. Melancholy Mood
7. Honest With Me
8. Tryin' To Get To Heaven
9. Once Upon A Time
10. Pay In Blood
11. September Of My Years
12. Tangled Up In Blue
13. Early Roman Kings
14. Soon After Midnight
15. Desolation Row
16. Thunder On The Mountain
18. Autumn Leaves
19. Long And Wasted Years
(encore)
19. Blowin' In The Wind
20. Ballad Of A Thin Man
Las Vegas, NE - The Cosmopolitan Hotel
and Casino, The Chelsea - October 14, 2017
by Laurette Maillet
Las Vegas,14 Ottobre 201. Mi sveglio con il sorgere del sole e subito
vado col pensiero allo show di Bob Dylan stasera all'Hotel che posso
vedere in lontananza. Sono cosciente che sia un miracolo che il signor
Dylan sia ancora vivo e ancora sulla strada per me e per voi. Ho
coscienza che sono fortunata ad essere in grado di partecipare a questa
spettacolo. Non so se sarò in grado di entrare o no ma comunque sarò lì,
e farò del mio meglio per applaudire ed onorare uno dei più notevoli
Artisti di questo secolo. Non importa la setlist, non importa il suono,
non importa la qualità di questa performance, Bobby otterrà la mia
standing ovation.
Ore 17.30. Mi incammino a piedi (40 minuti) per arrivare al
Cosmopolitan. I casinò sono anche fuori città. Conosco Las Vegas, ci
sono già stata anche se poche volte.
So che la sicurezza è dura e ovviamente questo non è un posto per
"mendicanti". Dopo 45 minuti che domando discretamente un biglietto, una
bella signora viene da me ed è disposta a vendermi un biglietto per un
importo equo. Ma anche se sono tentata so anche sono all'inizio del tour
e il denaro è denaro. Finalmente Nancy mi riconosce come una che scrive
su boblinks e mi dà il biglietto. Grazie tante.
La folla di Dylan è dei “vecchi tempi”; persone pensionate negli anni
'50, '60 e '70. Poche Bob Dylan Tshirts. Neanche una di Tom Petty. Che
riposi in pace! E no, non voglio che Bob gli mandi un omaggio dal palco.
Bobby ha perso molti compagni lungo la strada, deve andare avanti.
Piccolo teatro. Non è extra ma comodo. Vedo Chris (il tecnico delle
luce) e mi saluta. Mi incrocio con Jason (tecnico del suono) e mi
saluta. Stringo la mano a Barron, è come un vecchio amico per me. Il mio
posto è sul parterre, fila centrale. Vedo i tasti del pianoforte.
Ore 20,00, luci spente. Stu suona un
nuovo accordo. E’ George a dare il segnale agli altri membri della band
che entrano seguiti da Bobby. Non vedevo il mio eroe da così tanto
tempo!
Luci accese sul palco, Bobby è tutto in nero, eccetto le fascie bianche
sui pantaloni. Indossa una leggera giacca di pelle a 3/4. I suoi capelli
sono lunghi, ricci e tinti di nero. Niente cappello in nessun momento.
1. “Things Have Changed”, più tamburi per George, il piccolo batterista.
Mi concentro su George e capisco che indossa un cappello e non un
berretto. Bello. Mi piace. Più staccato nei testi.
2. “It Ain’t Me Baby”, perché Bob ha deciso per questa canzone tra
tante? Forse non sta parlando ad una ragazza ma con la folla. Lasciatemi
solo. Non sono il vostro Profeta o il vostro Guru.
3. “Highway 61Revisited” Un buon rock solido.Invariato.
4. “Why Try To Change Me Now“, stesso di It’ Ain’T Me Baby, prendere o
lasciare.
5. “Summer Days” Woah! Donnie al violino è fantastico, bluegrass
country/style, sento la voglia di alzarmi e ballare la river dance
irlandese. Sono giù di voce (non posso nemmeno cantare)! Uno dei punti
salienti della notte.
6. “Melancholy Mood” la mia preferita fra
le canzoni “croonie”. Dolce! Bellissima intro della band. La voce di Bob
è adatta a questa canzone meglio di qualsiasi altra.
7. “Tryin 'To Get To Heaven”. Malinconica!
8. “Honest With Me”, nuova anche per me. Devo ascoltarla con più
attenzione per dare un giudizio.
9. “Where Is The One“, la peggiore di tutte per la voce di Bob. Non
riesce a raggiungere le note alte, mettendo in evidenza questa
difficoltà. Non è un cantante. Ma un interprete della Poesia. Dovrebbe
scieglierne un’ altra? Devo controllare i testi perchè potrebbe essere
la verra forza della canzone.
10. “Pay In Blood”, immutata, incontenibile.
11. “September Of My Years”, non conosco questo pezzo. Lo studierò
presto.
12. ”Tangled Up In Blue”, ha cambiato la melodia e si è rotto tutto.
Troppo lenta. Senza power. Il pubblico non reagisce nemmeno a quella che
era una canzone tanto preziosa.
13.”Early Roman Kings”, meno George e più Charlie. Meno batteria e più
chitarra. Grande Charlie!
14. “Soon After Midnight”, dolce, fra le preferite. Non voglio
nessun’altra ma solo te!
15. “Desolation Row”, finalmente una reazione dal pubblico. Alcuni si
sono persino alzati in piedi. Un momento di gioia pura! Uno da mettere
in risalto.
16. “Thunder On The Mountain”, dura anche per me riconoscerla, un Rock
and Roll puro che avrebbe fatto ballare e gridare la folla in altri
tempi, in altri giorni. Venite gente, il Rock and Roll non morirà mai!
17. “Autumn Leaves”, meglio ne avesse fatta un’altra!
18. “Long And Wasted Years” Yep! Altro pezzo forte e arrabbiato.
Invariato. Voglio prestare più attenzione ai testi, però, potrebbe
cambiare qualche riga.
(encore) 19. “Blowin' In The Wind”, niente da fare con questa o un'altra
versione. Non ci si può abituare a questo.
20. “Ballad Of A Thin Man”, nessuna sorpresa. I cambiamenti lui li fa
spesso in Watchtower o LARS. Mi è piaciuto molto quando stava al centro
del palcoscenico.
Grazie a tutte le persone buone; Nancy, la gente dello staff', i
tecnici.
Grazie alla band. Buona notte Bobby. Sogni d'oro! A presto.
Mi permetto di
riproporvi uno dei fantaracconti che ci mandò l'amico "A man with no
name" con la speranza che la lettura dia un nuovo impulso a questo
argomento che permette i più strani e sfrenati voli pindarici di
fantasia sul Nostro. Buona lettura, e che la lwettura dia nuovi
frutti.....Mr.Tambourine, :o)
La “Malattia”
di "A Man with no name"
Tutto era cominciato come una semplice influenza stagionale
sottovalutata dalle autorità. L’allarme si diffuse quando la gente
cominciò a morire , ma ormai era troppo tardi. La Medicina
Internazionale sapeva che non si trattava di un semplice virus
influenzale, nei laboratori le analisi avevano mostrato che il virus era
quello della terribile peste bubbonica mutato e potenziato di quasi 100
volte. Rimedi non ce n’erano e allora che fare? Completamente inutile
diffondere il panico, l’umanità sarebbe in ogni modo stata quasi
cancellata dalla faccia della terra, perciò i Potenti decisero di non
dire niente, ogni loro intervento sarebbe stato completamente inutile.
La gente cominciò a morire a milioni, poi a miliardi, il mondo sembrava
essere stato sconvolto da un’immane catastrofe di proporzioni bibliche
che stava cancellando la razza umana. Qualcuno si era salvato però,
quelle poche persone che erano casualmente dotati degli anticorpi adatti
per il virus si ammalarono, ma dopo una settimana i loro corpi
cominciarono a ritrovare la salute, le difese immunitarie avevano
sconfitto il virus, e loro erano sopravvissuti, tristi sopravvissuti,ma
comunque soprtavissuti, obbligati a constatare di persona la
indescrivibile calamità che si era abbattuta sul mondo. Sopravvissuti a
che pro? Il mondo andava alla deriva abbandonato a se stesso, la natura
ridiventava padrona dei suoi spazi , quegli spazi che per anni l’uomo le
aveva rubato, ora i conti andavano rifatti da capo, l’uomo era quasi
sparito e la vendetta della natura si poteva dire compiuta.
Le città erano diventate immensi cimiteri all’aria aperta, le
automobili, le navi, gli aeroplani, tristi e muti megamonumenti
testimoni della capacità dell’uomo di cambiare le cose stavano ora
abbandonati in ogni luogo della terra, niente funzionava più perchè non
c’era più nessuno in grado di farle funzionare, niente luce, niente
acqua, niente gas, niente energia nucleare, niente per scaldarsi, niente
di niente. Il mondo era diventato uno sterminato magazzino di cibarie,
vestiti, attrezzi, e qualunque altra cosa l’uomo aveva costruito, ma con
un limite ben preciso, la natura stava rendendo inutilizzabile tutta
quella roba, rovinata dal freddo, dalla muffa e dall’abbandono.
Il mondo era ritornato all’era dei dinosauri, era pieno di dinosauti
abbandonati, immobili megacattedrali avvolte nella solitudine totale,
anche Dio sembrava essere sparito, se mai c’era stato.
Alcuni anni dopo il mondo aveva assunto un’altro aspetto, terribile e
indescrivibile, la natura stava facendo piazza pulita delle opere umane
avvolgendo tutto nelle sue spire impietose. Le strade venivano distutte
prima dal gelo, poi dal caldo, dalle inondazioni, dai fiumi, dalle
frane, i ponti, spazzati via dalla furia delle acque erano contorti e
giganteschi rottami che nessuno mai avrebbe più spostato. Piante, erbe e
radici si infilarono nelle case, sbrecciando i muri, immense foreste di
verde e cemento coperte dal gelido silenzio della morte.
I sopravvissuti si erano riuniti in piccoli gruppi e dopo qualche anno,
marciti gli immensi depositi di cibo e vestiario, avevano dovuto
rimboccarsi le maniche e ricominciare a seminare la terra per produrre
gli alimenti necessari alla sopravvivenza. L’umanità ripartiva dall’
uomo di Heidelberg o forse più indietro, e chissà quante migliaia di
anni ci avrebbe messo per raggiungere il livello di vita del prima della
“Malattia”.
Jimmy era nato dopo tre o quattro anni dall’anno “0” della malattia,
viveva con un gruppo di circa trenta persone ai confini tra California
ed Oregon, nella lussureggiante zona dell’ ormai inutile e deserto parco
del Shasta National Forest.. Ormai aveva quasi 15 anni ed il suo compito
era quello di piazzare trappole per conigli o per qualunque altro tipo
di animale che potesse fornire cibo al suo gruppo. Jimmy girava per i
boschi ed era diventato un bravo “trappeur”, stimato e benvoluto da
tutta la sua piccola comunità. Un giorno si spinse oltre le solite zone
per cercare nuovi territori di caccia, armato di fucile e trappole come
al solito. Sbucando da una fitta radura vide una collina con in cima un
rustico casolare dal camino del quale usciva un filo di fumo.
Incuriosito si avvicinò alla casetta protetto dalla fitta vegetazione.
Vide un albero che aveva inglobato nel tronco una vecchia bicicletta da
bambino. "La natura è davvero unica" pensò Jimmy. Un uomo molto anziano era seduto sotto un piccolo portico fumando
tranquillamente un sigaro che chissà dove aveva recuperato.
Jimmy, rassicurato da quella bucolica visione, uscì allo scoperto e si
fece incontro all’uomo.
"Buongiorno – disse – mi chiamo Jimmy , Jimmy Bostromm “.
“ Hummm....Buongiorno a te ragazzo, ........vieni avanti.....,
hummmm...., fatti vedere....., quanti anni hai ?” chiese il vecchio.
Jimmy si sedette all’ombra del portico , il sole estivo era forte.
“ Ho quasi quindici anni signore , e voi come vi chiamate ?”
“ Jack.....humm - rispose il vecchio - Jack Frost“.
“ E che facevate prima della......voglio dire gli anni prima della
”malattia” ?”.
“ Gia....hummm.......prima della malattia...........suonavo rock and
roll - disse il vecchio abbozzando un sorriso - .....sai cos’era il rock
and roll ragazzo?”.
“No signore , non ne ho idea, ma se lei me lo spiega starò volentieri ad
ascoltarla” rispose Jimmy.
“Va bene , siediti ed ascolta” – disse il vecchio al ragazzino mentre
raccoglieva da terra una vecchia chitarra.
Passò quasi un’ora, poi il vecchio rimise la chitarra a terra e disse:
“Capito adesso?”.
“Certo Signor Frost, ho capito e mi piace, le andrebbe di insegnarmi
qualcuna delle canzoni e magari a suonare un pochino la chitarra?”.
“Vieni quando vuoi ragazzino, hummmm....Jimmy vero ? Tutto il tempo che
mi resta ancora te lo posso dedicare, ne sarò felice, ma ti prego, non
dire a nessuno che sono qui, ormai sono abituato alla solitudine ed alla
tranquillità e non vorrei che qualcuno venisse a disturbare i miei
ricordi, i ricordi di una vita, preferisco gustarmeli nella mia
solitudine, capisci?”.
“Sarò muto come un pesce, allora arrivederci signor Frost”.
“Chiamami pure Jack” disse il vecchio.
“Grazie Jack, a domani allora “ disse il ragazzino andandosene tutto
galvanizzato.
I mesi passavano veloci, il ragazzino aveva un talento naturale per la
chitarra e per scrivere canzoni. Jack era soddisfatto, il ragazzo
prometteva bene, “Forse il Rock non morirà con me” pensò il vecchio con
un mezzo ghigno, “Vuoi vedere che la fotto ancora la vecchia Signora...E
si mia cara vecchia puttana da strapazzo, quando sarà il momento, la tua
falce fermerà solo la mia vita, ma la musica no, quella proprio non la
fermerai , eh no , non ce la farai, brutta vecchia schifosa...!”.
Jimmy aveva imparato molte canzoni, la sua mano sembrava accarezzare la
chitarra, “Un dono di natura” pensò il vecchio, “Un vero talento, come
Michael e Robert”.
Jimmy suonò alcuni pezzi che aveva imparato e poi sottopose
all’attenzione del vecchio alcune cosette che aveva scritto lui.
“Cristo ! – esclamò il vecchio – Ragazzo , hai la mano del povero
Michael, che Dio l’abbia in gloria, le tue canzoni sono stupende, e
soprattutto i testi, sembra che ragioni con la mente di un musicista
navigato!”.
“Beh Signor Frost, non è proprio tutta farina del mio sacco, il babbo a
casa conserva ancora con gelosia un libro di canzoni scritte da un certo
Bob Dylan prima....insomma, anni fa, prima che il flagello colpisse
tutti, lei che era un musicista, lo conosceva?”.
“.Mhhhh......Si ragazzo....., l’ho incontrato qualche volta, ma non ne
vale la pena parlarne, era scontroso e scorbutico come nessuno, lo
chiamavano la voce della sua generazione, il profeta del folk il poeta
laureato del rock n’ roll, tutte buffonate ragazzo, la verità è che lui
non ha mai accettato di farsi etichettare”.
“Perchè , era un ingrato ?”.
“No ragazzo, era un timido che diceva cose che altri avevano già detto,
ma aveva il pregio di dirlo con parole diverse, a volte poetiche.....ma
tutto questo lo portò sull’orlo dell’abisso, ad un passo dalla morte,
allora lui si ritirò dalle scene per qualche anno, poi quando tornò era
diventato un’altro”.
“ Non capisco – disse Jimmy – in che senso era diventato un altro”.
“Fu una situazione strana, a vent’anni era diventato l’icona musicale
della sua generazione, ogni suo gesto, ogni sua parola veniva
strumentalizzata della stampa e dalla televisione, lo paragonavano a
questo ed a quello, la pressione mediatica divenne insopportabile, per
sostenere quel ritmo di vita cominciò ad abusare di droghe fino al
giorno che si accorse che la sua vita era appesa ad un filo. Allora
decise di sparire e diventare un’altro per sopravvivere”.
“Riuscì davero a diventare un altro ?”.
“Mhhhh.....Si....lui si.....ma la gente continuava a non accorgersene,
lo considerava sempre allo stesso modo,....fu dura per lui....cercò
anche di farsi dimenticare facendo uscire dischi orrendi, cercando di
annullarsi come artista.....ma servì a poco.....lui scriveva canzoni col
cuore e la gente, gli intellettuali, i parlatori di professione
spezzettavano le sue parole come faceva loro
comodo......merda......quante ne dovette passare!”.
“ E ce la fece ?”.
“Si, alla fine riuscì a crescere, a diventare uomo, a sopravvivere alla
gogna che tutti i giorni lo faceva a pezzettini, si fece una famiglia,
dei figli, una casa in campagna, respirando la tranquillità del silenzio
e l’aria fresca dei boschi intorno a Woodstock”.
“ E poi ?”.
“Poi riprese la solita vita, canzoni e concerti, concerti e canzoni,
ebbe momenti alti e momenti bassi, come tutti del resto, perse la
famiglia e gli rimasero i concerti......”.
Jimmy era muto, quella storia l’aveva colpito, la difficoltà di vivere
esprimendo le proprie idee gli parve di colpo evidente, pensò al suo
futuro, in quel mondo in rovina, all’abbandono totale di Dio che aveva
lasciato gli uomini, o quello che era rimasto della sua superba
creazione, nell’abbandono più totale.
“Jack......pensi che Dio ci sia ancora ?”.
“Mhhhh.....Si ragazzo.....Credo di si....Dio ci sarà sempre, ma la
nostra vita non dipende dalla sua volontà ma dalle nostre scelte,
capisci?”.
“Credo di aver capito, la colpa della “malattia” non è di Dio, non è
stata la vendetta di Dio, è stato un errore degli uomini....”.
“Così la penso io – disse il vecchio – un maledetto e fottuto errore
irrimediabile, forse solo la misericordia di Dio potrà far rinascere il
mondo.....chi lo sà.....la speranza morirà con l’ultimo uomo che rimarrà
in vita, poi l’oblio dell’eternità avvolgerà tutto nella sua coperta
scura, il silenzio tornerà padrone dell’universo, e più nessuna voce
umana si leverà a discutere di esso...”.
“Speriamo che non sia così” disse Jimmy rattristato dalle parole di
Jack.
“Gia.....speriamo che non sia così.....”.
Altri mesi passarono lentamente, la vita era sempre più dura ma i pochi
rimasti cercavano di sopravvivere nel migliore dei modi per affrontare
l’ipotetica sfida col futuro.
Un giorno Jimmy tornò alla capanna del vecchio, ma nessun filo di fumo
usciva dal camino. Il silenzio intorno a lui sembrava pesargli addosso
come una montagna, e capì.
Si avvicino lentamente alla casa, sotto il portico il vecchio era seduto
sulla sua sedia a dondolo, gli occhi rivolti al cielo, la vita se n’era
andata, l’aveva abbandonato per sempre.
Jimmy era forte, aspirò col naso una lunga ventata d’aria fresca,
asciugò quella maledetta lacrima che gli era sfuggita da un occhio,
cercò una pala e comincio a scavare la fossa per il vecchio. Poi lo
trascino dentro con molta fatica, ripose la terra sul suo corpo, nel
ripostiglio del vecchio prese due pezzi di legno e fece una rudimentale
croce e con terra impastata con del fango riuscì a scrivere in qualche
modo il nome del vecchio: Jack Frost a.k.a. Bob Dylan.
Jimmy si allontanò dalla capanna con il cuore gonfio di dolore. “Non
morirai mai vecchio” pensò “ ci sarà sempre qualcuno ad ascoltare e
cantare le tue canzoni, stai sicuro”.
A Man with no name
Giovedì 19
Ottobre 2017
Salt Lake City, Utah - Eccles
Theater, Delta Performance Hall - October 17, 2017
1. Things Have Changed
2. It Ain't Me, Babe
3. Highway 61 Revisited
4. Why Try To Change Me Now
5. Summer Days
6. Melancholy Mood
7. Tryin' To Get To Heaven
8. This Nearly Was Mine
9. Honest With Me
10. September Of My Years
11. Pay In Blood
12. Tangled Up In Blue
13. Early Roman Kings
14. Soon After Midnight
15. Desolation Row
16. Thunder On The Mountain
18. Autumn Leaves
19. Long And Wasted Years
(encore)
19. Blowin' In The Wind
20. Ballad Of A Thin Man
Cambia look ma non stile. De Gregori
va alla conquista degli Usa
clicca qui
Mercoledì
18
Ottobre 2017
Las Vegas, NE - The Cosmopolitan Hotel
and Casino, The Chelsea - October 14, 2017
di Phil Levine
Beh, è passato quasi un anno dal giorno dalla sua ultima visita a Sin
City - un memorabile giorno in cui è stato annunciato che il nome di Sua
Bobbità era entrato nella storia come vincitore del Premio Nobel per la
letteratura. Sabato sera il NET è tornato nella stessa venue, il Chelsea
al Cosmopolita Hotel & Casino.
Purtroppo, come sfondo per la visita di Bob di quest'anno ci sono stati
due eventi tristi.
In un orribile periodo di 24 ore dall'inizio di questo mese, due eventi
hanno scosso il mondo di Las Vegas, l'America ed il mondo degli amanti
della musica, il 1 ottobre, un pazzo ha aperto il fuoco con armi
automatiche sulla folla che assisteva al festival di musica Highway 91
appena fuori da Las Vegas uccidendo 59 persone e ferendone oltre 500. .
Poche ore dopo quella tragedia, il mondo della musica è stato sconvolto
dalla notizia che Charlie T. Wilbury, più comunemente conosciuto come il
grande Tom Petty, compagno di band di Bob negli anni '80 e amico di
lunga data era scomparso per un infarto.
Con questo come sfondo per lo show di Bob di sabato, si poteva pensare
ci sarebbe stato qualche un tributo per Tom durante il concerto, beh,
non c'è stato.
E come Las Vegasiano e fan di Petty da tutta la vita, un musicista che
ha anche Bob ha riconosciuto come uno dei grandi cantautori della sua
generazione - potrei dire che, secondo me, sia stato sbagliato ignorare
Tom, ma forse la concomitanza con l’altro triste evento ha suggerito di
non citare nessuno. Ma quale sarebbe il punto? Bob è quello che è ... e
fa quello che vuole. Ora e sempre.
E così ... Avanti con lo spettacolo, suppongo ... e la recensione. I
lettori giudicheranno da soli la scelta di Bob di ignorare entrambe le
perdite tragiche.
All 'entrata la security era, non sorprendentemente, molto stretta con i
metal-detector, "cani da fiuto" ed il costante ricordo che, e cito,
"questo non è uno spettacolo da riprendere con i cellulari: chiunque
viene trovato ad utilizzarlo in quel senso sarà immediatamente espulso".
Non è esattamente un caloroso benvenuto, ma, almeno, chiaro in termini
di sicurezza, forse comprensibile dopo la tragedia del 1 ° ottobre.
Era un palco buio quello che ha salutato il pubblico. Anche quelli
vicini al palcoscenico cavernoso del Chelsea non sarebbero stati in
grado di vedere Bob in volto nonostante la loro vicinanza, data l'
illuminazione molto debole. Mentre l' illuminazione negli ultimi anni,
almeno per i suoi spettacoli qui, era buona, sabato era davvero
squallida ... praticamente le uniche volte che Bob era veramente
visibile sono state quando è uscito da dietro il suo pianoforte per
posizionarsi al centro palco, le gambe ampiamente allargate, con il
microfono indipendente.
Per quanto riguarda le canzoni: un'apertura spettacolare e ottimista con
"Things Have Changed ", poi seguita da una equivoca " It Ain't Me,
Babe", un accoppiamento strano, ma allora ... sai ... si, lui è Bob '...
ecc. eccetera.
L'umore felice è continuato con una versione spirituale di “Highway 61”
... ma poi, improvvisamente, Bob tirai freni musicali e inserisce una
marcia più bassa per una rilassata, sebbene ben cantata “Why Try To
Change Me Now”. Mentre la canzone era ben eseguita, il suo
posizionamento sembrava sbagliato, sottolineando ulteriormente quel
punto con la successiva versione "swinging" di Summer Days. Solo da
ascoltare, una volta ancora, canzone da accendinbi accesi... con il
ritmo spostato a bassa velocità con un umore malinconico,
appropriatamente intitolata “Melancholy Mood".
Ritmo a parte, alcuni dei brani eseguiti sabato non hanno funzionato,
almenoper me. A proposito, “Trying To Get To Heaven” (che sarebbe stata
un bel momento per ricordare a Tom) rimane una delle migliori canzoni,
ma la versione eseguita sabato, però, era irriconoscibile, e
francamente, un flop di una grande canzone.
Proprio quando "Pay in Blood" da Tempest ha cominciato a prendere ritmo,
ancora una volta la marcia si è spostata sul lento, con una versione
tiepida di un classico di Sinatra, “September of My Years”. Il fatto
della questione è che alcune canzoni richiedono sfumature e profondità
vocali che Bob non possiede più; accetto che i testi sono facilmente
applicabili a lui all'età di 76 anni, ma semplicemente non ha l’abilità
vocale necessaria come Sinatra per evocare la profondità emotiva di una
tale melodia.
“Desolation Row” è uno dei brani più sacri del catalogo di Dylan e
mentre la versione che ha offerto sabato era piacevole, la sua
insistenza nel cantare una nuova melodia su un capolavoro ha distratto
la folla da una delle sue prose più profonde e originali.
Su una nota più positiva, uno degli highlights della notte è stata una
versione sentita della bella "Soon After Midnight" da Tempest del 2012.
Dolceamara e ben eseguita, con una voce stanca del mondo, ... Ora è il
tipo di "canzone illuminata" che si vuole sentire dal Bardo di Hibbing.
Ha chiuso con il duo Blowin' In The Wind (no, non quello che conosciamo,
almeno non melodicamente) e “Ballad Of A Thin Man”, scelte interessanti
di brani-denincia in un concerto che potrebbe essere descritto come
veramente un sacchetto misto di grandi momenti e occasioni perse.
Eppure, sulla scia delle tragedie del primo ottobre, c'era qualcosa di
rassicurante solo per il fatto di essere in presenza di un uomo la cui
musica ha fornito la colonna sonora proverbiale per la vita di tanti,
per così tanto tempo.
Mentre il NET continua la sua la strada, "andare in un altro posto",
molti, incluso me stesso, usciti dalla hall ricordavano che, durante i
tempi buoni e cattivi, quando si tratta di di Bob nelle nostre vite -
siamo, nelle parole di un classico dei Traveling Wilburys, probabilmente
“'arrivati alla fine della strada”.
Grazie Daniella di
esternarci i toui sentimenti. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Martedì 17
Ottobre 2017
Las Vegas, NE - The Cosmopolitan Hotel
and Casino, The Chelsea, October 14, 2017
1. Things Have Changed
2. It Ain't Me, Babe
3. Highway 61 Revisited
4. Why Try To Change Me Now
5. Summer Days
6. Melancholy Mood
7. Tryin' To Get To Heaven
8. Honest With Me
9. Where Is The One
10. Pay In Blood
11. September Of My Years
12. Tangled Up In Blue
13. Early Roman Kings
14. Soon After Midnight
15. Desolation Row
16. Thunder On The Mountain
17. Autumn Leaves
18. Long And Wasted Years
(encore)
19. Blowin' In The Wind
20. Ballad Of A Thin Man
Caro Mr.Tambourine,
ti invio un tentativo di traduzione di "Making a Liar Out of Me", dato
che non ne ho trovate in rete. Spero ti sia utile come confronto con
quella che avrai preparato. Forse non ti troverai d'accordo per certi
particolari e forse ci saranno svarioni, ma in questo caso ci penserà
Sir Eglamore a traslocarmi dalle stelle alle stalle, luogo che,
francamente parlando, è più vicino a quello che realisticamente mi
compete.
Mi dico, gente, state solo attraversando cambiamenti
E conoscete sia la notte che il giorno
Il vostro denaro non è malvagio e siete proprio coraggiosi
Su quei ponti che bruciano quando i vostri piedi sono d'argilla
Mi dico che non sarete distrutti dalle vostre invenzioni
Che mantenete tutto sotto controllo
E che veramente avete le migliori intenzioni
Ma state facendo di me un bugiardo
Mi dico che siete soltanto giovani e tormentati
Ma in fondo a voi comprendete
Le speranze, le paure e i sogni dei disillusi
Che minacciano ora di abbattersi sulla vostra terra promessa
Mi dico che non avete seminato discordia tra fratelli
né svuotato un uomo della sua integrità
e che ricordate le grida degli orfani e delle loro madri
Ma state facendo di me un bugiardo
Mi dico questo, che non è carne e sangue che bevete
nell'impero ferito del vostro paradiso di folli
Con una luce sulla vostra testa che sempre lampeggia
Quando fate delle vergini una merce
Che dovevate esser belli quando eravate vivi
Che mi ricordate di qualche antica abitudine
Mi dico che potete affidarvi al potere che vi è stato dato
Ma state facendo di me un bugiardo
Tante cose così difficili da dire mentre inciampate
per nascondervi nelle vostre occupazioni vergognose
Mentre la terra sotto i mie piedi comincia a tuonare
E i vostri giovani muoiono per nulla, nemmeno per fama
Mi dico che un giorno comincerete ad aver fiducia in noi
E che la vostra coscienza non è stata uccisa dal conformismo
che vi alzerete intrepidi per credere nella giustizia
Ma state facendo di me un bugiardo
Posso sentire il fragore del tuono distante
Da una finestra aperta alla fine di ogni corridoio
Ora che siete andati devo chiedermi
Se veramente siete mai stati qui
Mi dico che non avete mai sacrificato mio figlio
A qualche falso dio dell'infedeltà
E che non è la Torre di Babele che state costruendo
Ma state facendo di me un bugiardo.
Ciao Miscio, fondamentalmente la tua traduzione è uguale alla mia, io ho
usato qualche parola diversa ma il concetto ed il senso della frase non
cambia. Sotto ho postato la mia versione completa con il testo originale per far comprendere
meglio a chi non conosce l'inglese il senso della canzone, se poi il
prode Sir Eglamore vorrà aggiungere qualcosa per migliorare le
traduzioni sarà ben accolto! Ciao e grazie, live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Io dico gente, state solo attraversando cambiamenti
E che conoscete sia la notte che il giorno
che il vostro denaro è buono e siete proprio coraggiosi
Su quei ponti che bruciano sapendo che i vostri piedi sono d'argilla
Bene, io dico che non sarete distrutti dalle vostre invenzioni
Che mantenete tutto sotto controllo
E che veramente avete le migliori intenzioni
Ma state facendomi passare per un bugiardo
I tell people, you just going through changes
And that you’re acquainted both with night and day
That your money’s good and you’re just being courageous
On them burning bridges knowing your feet are made of clay
Well, I say you won’t be destroyed by your inventions
That you brought it all under captivity
And that you really do have all the best intentions
But you’re making a liar out of me
Bene io dico che siete soltanto giovani e tormentati
Ma che dentro di voi comprendete
Le speranze e le paure e i sogni dei disillusi
Che minacciano ora di abbattersi sulla vostra terra promessa
Bene io dico che non avete seminato discordia tra fratelli
né svuotato un uomo della sua integrità
che ricordate le grida degli orfani e delle loro madri
Ma state facendomi passare per un bugiardo
Ma mi state facendo passare per un bugiardo
Well I say that you’re just young and self-tormented
But that deep down you understand
The hopes and fears and dreams of the discontented
That threaten now to overtake your promised land
Well I say you’d not sow discord among brothers
Nor drain a man of his integrity
That you remember the cries of orphans and their mothers
But you’re making a liar out of me
But you’re making a liar out of me
Bene io dico questo, che non è carne e sangue che bevete
nell'impero ferito del vostro paradiso di folli
Con una luce sulla vostra testa che sempre lampeggia
Quando fate delle vergini una merce
Che dovevate esser belli quando eravate vivi
Che mi ricordate di qualche antica abitudine
io dico che potete affidarvi al potere che vi è stato dato
Ma mi state facendo passare per un bugiardo
Well I say that, that ain’t flesh and blood you’re drinking
In the wounded empire of your fool’s paradise
With a light above your head forever blinking
Turning virgins into merchandise
That you must have been beautiful when you were living
You remind me of some old-time used-to-be
I say you can be trusted with the power you been given
But you’re making a liar out of me
Tante cose così difficili da dire mentre fate un passo falso
per nascondervi nelle vostre occupazioni vergognose
Mentre la terra sotto i mie piedi comincia a tuonare
E i vostri giovani muoiono per niente, nemmeno per fama
io dico che un giorno comincerete ad aver fiducia in noi
che la vostra coscienza non è stata uccisa dal conformismo
che rimerrete fermi senza paura di credere nella giustizia
Ma mi state facendo passare per un bugiardo
So many things so hard to say as you stumble
To take refuge in your offices of shame
As the earth beneath my feet begins to rumble
And your young men die for nothin’, not even fame
I say that someday you’ll begin to trust us
And that your conscience has not been slain by conformity
That you stand up unafraid to believe in justice
But you’re making a liar out of me
You’re making a liar out of me
Bene, posso sentire il fragore del tuono distante
Da una finestra aperta alla fine di ogni corridoio
Ora che siete andati devo chiedermi
Se veramente siete mai stati qui
io dico che non avete mai sacrificato mio figlio
A qualche falso dio dell'infedeltà
E che non è la Torre di Babele che state costruendo
Ma mi state facendo passare per un bugiardo
state facendomi passare per un bugiardo
bene mi state facendo passare per un bugiardo
Well I can hear the sound of distant thunder
From an open window at the end of every hall
Now that you’re gone I got to wonder
If you ever were here at all
I say you never sacrificed my children
To some false god of infidelity
And that it’s not the Tower of Babel that you’re building
But you’re making a liar out of me
You’re making a liar out of me
Well you’re making a liar out of me
Lunedì 16
Ottobre 2017
Funner, California - Harrah's Resort
SoCal, The Events Center, October 13, 2017
by Scott Olesen
Il Tour autunnale ha avuto un ottimo inizio ieri sera. Infatti, già
dalla prima canzone Bob aveva impostato il tono giusto.
Things Have Changed era intensa, versione a dondolante e spietata stile
“niente prigionieri” che sembrava dire, proprio "Le persone sono
pazzesche e i tempi sono strani", e "Da un minuto all'altro mi aspetto
che si scateni l'inferno", tra le altre cose che si adattano al mondo
surreale nel quale stiamo vivendo. Proprio l’impostazione giusta per
dare un tono meraviglioso a tutta la serata. Lui e la band sono tornati
alla greande. Questa è stata la prima volta che ho sentito le vecchie
canzoni del tempo del Great American Songbook. La mia ragazza e io
amiamo questi album e ci siamo godute le canzoni che ha fatto questa
sera.
Why Try to Change Me Now è fondamentalmente un pezo di chiusura per uno
show, parla così bene di come Dylan ha vissuto la sua vita e come le
persone cercano ancora di cucirgli addosso continuamente etichette e
cercare di porgli dei limiti in un modo o nell'altro. Bella canzone. Ero
estasiato mentre suonava uno dei miei favoriti di sempre, Thunder on the
Mountain, la prima volta che l’ha suonata negli ultimi tre anni quindi è
stata una vera sorpresa e l’arrangiamento bluesy, boogie-woogie beat ha
funzionato bene in modo fondamentalmente intimo per un concerto di Bob
Dylan. Mi è piaciuta la venue e mi è piaciuto il concerto.
Anche Desolation Row è stata una vera delizia, non la sentivo da anni.
La mia ragazza, che è del Minnesota, e ha amato Bob per tutti questi
anni non l' aveva mai sentita, credo che a lei lo spettacolo sia
piaciuto ancora più che a me che ho visto circa 12/14 concerti. Le è
piaciuto molto, oh sì.
In questo momento sta picchiando forte sul pianoforte, riffing, soloing,
sparando, spingendo su e giù le chiavi sul bluesy e nel rock and roll.
Abbiamo avuto davvero dei buoni momenti e una grande prestazione, meglio
di quando l'ho visto l’ultima volta 2014. Comunque, un enorme pollice in
su e io raccomando a chiunque sia seduto fuori dalla venue, alzatevi ed
entrate a vederlo (naturalmente secondo le vostre situazioni
finanziarie). Non rimarrete delusi.
Buongiorno Mister,
grazie della tua risposta sui "Basament". Sono contenta dei tuoi
chiarimenti, perchè mi dicono che comincio a sentire le canzoni di Dylan
con orecchio meno grezzo. L'ascolto prosegue, con "Desire". Grazie a
Miscio per il resoconto puntuale e ricco di notizie, per me inedite,
sulla tragica storia dei deportati. E' bello e doveroso non
dimenticarli. Condivido appieno l'iniziativa del Prof. di storia e filo
di approfondire il novecento tramite il canzoniere di Dylan. Ho annotato
il libro che ha segnalato. Penso che non si possa più ignorare
l'egemonia culturale anglosassone, ed americana in particolare, nel
secondo dopo guerra; demonizzarla arroccandosi sul purismo classicista o
sull'autarchia accademico-culturale italiana è un errore grave, che
toglie ai ragazzi gli strumenti per capire il mondo in cui vivono. Chi
insegna storia e filosofia ha maggiori opportunità di approfondire
simili argomenti rispetto a chi insegna lettere e deve comunque fare i
conti, giustamente, con i nostri poeti... così complessi, così ricchi di
cultura...così lontani. Grazie del sito che consente simili opportunità
di conoscenze e scambi di opinioni. Lunga vita! Carla.
E' sempre un piacere
condividere quel poco che si sà con qualcun'altro, costa poco e fai
felice un'altra persona! Scherzi a parte sono contento che i miei
suggerimenti ti aiutino a capire e vedere Dylan nella sua reale ottica e
valenza.
Arroccarsi su
posizioni quasi indiscutibili come il purismo classicista o
sull'autarchia accademico-culturale italiana è sempre stato un grosso
difetto degli intellettuali italiani che non si sono accorti che con
questo sistema possono solo finire a fare gli opinionisti nei vari
canali televisivi che affollano il piccolo schermo. E' pure vero che la
"storia siamo noi" come dice De Gregori, ma quest'idea, che alla lunga
diventa una verità assoluta ed incontestabile nella mente di questi
"pochisti senza saperlo di esserlo", ha sempre spinto per farci rimanere
fuori dal giro che conta. Economicamente siamo diventati un paese da
mezza classifica, cosa che, visto le nostre capacità, la nostra
inventiva e la nostra cultura stona con quella "storia che dovremmo
essere noi". Al di là di questi che sono i nomi più conosciuti:
Giambattista Vico, Cesare Beccaria, Giacomo Casanova, Odoardo Corsini,
Gaetano Filangieri, Francesco De Sanctis, Giacomo Leopardi, Giuseppe
Mazzini, Umberto Eco, Norberto Bobbio, Benedetto Croce, Antonio
Gramsci, Sergio Moravia, c'è rimasto poco, molto poco da sbandierare a
destra e sinistra come esempio di pensiero e cultura. Al contrario di te
io penso che i nostri ragazzi si rendano benissimo conto del "povero" e
"piccolo" mondo nel quale stanno vivendo, ma questo non è colpa loro, la
colpa è della nostra generazione che non sta lasciando loro niente per
cui essere fieri ed orgogliosi. Forse loro riusciranno a lasciare ai
loro figli qualcosa di più, speriamolo almeno, per loro e per quelli che
ancora hanno da venire. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Domenica
15
Ottobre 2017
Funner, California - Harrah's Resort
SoCal - The Events Center, October 13, 2017
1. Things Have Changed
2. It Ain't Me, Babe
3. Highway 61 Revisited
4. Why Try To Change Me Now
5. Summer Days
6. Melancholy Mood
7. Tangled Up In Blue
8. Honest With Me
9. Where Is The One
10. Pay In Blood
11. September Of My Years
12. Tryin' To Get To Heaven
13. Early Roman Kings
14. Desolation Row
15. Soon After Midnight
16. Thunder On The Mountain
17. Long And Wasted Years
18. Autumn Leaves
(encore)
19. Blowin' In The Wind
20. Ballad Of A Thin Man
Pubblicati su Youtube tre nuovi pezzi
dal nuovo cofanetto "TROUBLE NO MORE - THE BOOTLEG SERIES VOL. 13 /
1979-1981"
La nuova uscita delle Bootleg Series
intitolato "TROUBLE NO MORE - THE BOOTLEG SERIES VOL. 13 / 1979-1981",
su Youtube Bob Dylan ha pubblicato tre canzoni estratte dal cofanetto di
8 CD. I brani si intitolano “Making A Liar Out Of Me” (rehearsal,
unreleased song - Sept. 26, 1980) “When You Gonna Wake Up (Oslo, Norway
- July 9, 1981) e Slow Train (Sound check - Largo, MD - Oct. 5, 1978.
Bob Dylan - Making A Liar Out Of Me
(rehearsal, unreleased song - Sept. 26, 1980)
Caro Mr.Tambourine,
grazie per lo splendido reportage sul libro di Hernandez. Ci ricorda che
conosciamo i nomi dei Re, ma non di quelli che hanno spazzato i loro
pavimenti, o stirato le loro camicie. Il disagio provato di fronte a
questo racconto è dovuto al fatto che non è cambiato nulla, anzi, i
deportati oggi li troviamo in ogni parte del mondo, anche a raccogliere
la frutta o i pomodori italiani. Sono un costo di produzione da ridurre
al minimo, e una volta usati, un intralcio umano da rimandare indietro
il più presto possibile. Hernandez ha ritrovato i nomi di tutti i 28
passeggeri dell'aereo, e li riporta a p.202 del suo libro, "All They
Will Call You", che riprendendo la frase dal testo di Guthrie, ("Il solo
nome con cui potremo chiamarli sarà... deportati") dice appunto che
adesso "tutti loro li potremo chiamare (per nome)". L'equivoco viene dal
fatto che soltanto di 6 è riuscito a rintracciare la famiglia di
provenienza e quindi a ricostruire la storia dietro al nome. La canzone
è proprio un tipico prodotto della cultura popolare, nata da un fatto
reale e costruita col contributo di molti, fino alla sua definitiva
diffusione da parte di Pete Seeger e al sigillo di celebrità posto
dall'esecuzione Baez-Dylan.
Lascio la parola a Hernandez che racconta il suo incontro con un Seeger
ormai anziano:
[Per come mi è stato raccontato, dopo aver sentito dell'incidente alla
radio, Woody Guthrie si sedette al tavolo della cucina e scrisse una
poesia intitolata “Plane Wreck at Los Gatos (Deportee)”. Non c'è
tuttavia evidenza che Woody abbia mai cantato il testo. Da quel momento,
dal momento cioè dell'incidente, la còrea di Huntington gli aveva
portato via la maggior parte delle sue capacità musicali. Per quasi
dieci anni il testo rimase sulla carta. Fu solo da quando il suo amico
più stretto, Pete Seeger, cominciò a suonare la canzone nei concerti che
la poesia e il suo messaggio, finalmente acquistarono forza trainante.
Per me, conoscere le origini di una canzone, e la gente che l'ha fatta,
è sempre stata una parte cruciale della storia. Se non fosse stato per
la canzone, in primo luogo non avrei mai saputo dell'incidente aereo. La
canzone, in tutti i modi, è stata il faro.
Pete ci invitò a casa sua. Era modesta. Il soggiorno era pieno di libri
e fotografie di famiglia e di amici. C'era un tappeto rosso in mezzo al
pavimento, accanto a un divano verde sbiadito,dove uno stanco collie
bianco e nero di nome Mochi si leccava le zampe. Da un trittico di
lunghe finestre si vedeva il fiume Hudson scorrere proprio sotto la
scogliera. La luce vi entrava e illuminava la casa.
Il vecchio musicista prese una seggiola di legno dalla tavola da
pranzo.”Prego sedetevi,” disse mentre si accomodava.”Beh, ora ho 94 anni
e la mia memoria non è così buona. Ora, la canzone “Deportee” era una
delle più belle che Woody avesse mai scritto. Non viene sempre suonata
nel modo giusto, penso. A volte la fanno troppo rapida. Mi piace
cantarla come (canta) 'Goodbye to my Juan, goodbye Rosalita/Adios mis
amigos, Jesus and Maria/You won't have a name when you ride that big
airplane/ All they will call you will be...deportee'. Si fa risaltare
quest'ultima parola, “deportee”, vedi? Una pausa un po' qui, poi fai
venir fuori le parole. Il pericolo è che a volte i musicisti sono così
ansiosi di seguire la musica nel modo in cui è scritta. Accade spesso
coi cantanti. Sono così intenti a pensare alla musica che non pensano
alle parole. Ma Woody, lui,... uh, ha scritto questa canzone... Credo
che abbia fatto la melodia...e, uh, credo di averla imparata...
direttamente da lui".
“Quello che ho sentito io, Pete, era che
un tizio di nome Martin Hoffman l'ha composta per te.”
“E' vero, Marty! Sì, è stato lui.
Marty Hoffman. Era uno studente alla Colorado A&M (Agricultural and
Mechanical), sì. E mi disse, "Pete, pensi che a qualcuno importerà? Ho
fatto una musica..." Certo, sì, è così che la musica fu composta...l'ho
sentito suonarla, e ho detto, è la musica perfetta per questo! E' così.
Grazie per avermelo ricordato. Sì, certo. Woody non ha scritto la
musica, l'ha fatto Martin Hoffman.”
Dick Barker, amico e compagno di classe di Martin Hoffman alla Colorado
A&M ricorda il momento con perfetta chiarezza. “Per come lo ricordo, per
dare un concerto a Fort Collins, era attorno all'Aprile del 1958, Pete
Seeger volò da Boston a Denver e fu beccato da uno dei nostri membri del
Ballad Cub. Avevamo messo su questo piccolo gruppo di musicisti e in
ogni modo, uno di noi portò Pete a Fort Collins. Quella notte fece il
suo concerto, e poi successivamente, raggiunse alcuni di noi membri del
club nella piccola casa di Marty, mentre noi studenti di college
sedevamo attorno al pavimento, cantando canzoni al “Maestro”. Beh, il
poveretto si stava addormentando sul divano, quando al un certo punto
Marty disse a voce alta, “Hey, ho messo in musica una delle poesie di
Woody.” Naturalmente Pete si risvegliò per ascoltarla, tirò fuori il
taccuino dalla tasca della sua camicia e quando Marty ebbe cominciato a
suonare, Pete cominciò a scarabocchiarvi la musica. Alcuni mesi dopo
Marty ricevette una lettera da Harold Leventhal, a quel tempo l'agente
di Pete, che diceva che Pete aveva registrato “Plane Wreck at Los
Gato's” e che voleva che Marty ottenesse i crediti della melodia e che
firmasse l'apposita copia del modulo a lui intestato.”
Raccontai a Pete questa storia, e lui annuì col capo. Divenne
tranquillo, come che si ritirasse nel ricordo di quel giorno. “Vorresti
sentire Marty suonare la canzone di nuovo?” Gli chiesi. “Hai una
registrazione?” “Sì. Martin registrò per la prima volta la canzone nel
suo soggiorno nel 1957, col suo amico Dick, quando erano studenti.” “E'
un registratore?” “Un lettore di mp3; contiene la musica,” replicai,
passandogli una coppia di auricolari.”Adesso quella che stai per sentire
è la voce di Marty, che sta spiegando a Dick come si è imbattuto nella
canzone, e poi la suona”. Pete mise gli auricolari e portò le mani a
conchiglia sulle orecchie, per ascoltare. Schiacciai il play. Egli
chiuse i suoi occhi e cominciò a mimare le parole della canzone. Lo fece
per tutti i tre minuti e 56 secondi. Quando la canzone finì, tirò
lentamente fuori gli auricolari dalle orecchie. ”Straordinario”sussurrò.
Ne seguì un lungo silenzio. Era chiaro che stava ancora passando in
rassegna i files della sua memoria, cercando forse un ricordo chiaro di
Marty. Angolò il suo sguardo verso di me e si schiarì la gola per
parlare. “Anni dopo, credo che Marty avesse trovato un lavoro come
insegnante, e poi... uh … beh, gli accadde qualcosa.]
Quello che accadde è che Hoffman non riuscì a tenere a bada i propri
demoni interiori e si suicidò.
[Mentre seduto sul pavimento, controllava la camera della pistola, mille
miglia lontano, da qualche parte a Nashville, Tennessee, la musicista
folk Joan Baez era in uno studio di registrazione e incideva la melodia
di Martin nella canzone “Plane Wreck at Los Gatos (Deportee).” Doveva
apparire nel suo nuovo album “Blessed Are”.... Mentre Martin stava
afferrando la canna della pistola con entrambe le mani, la Baez
stringeva il manico della sua chitarra. Mentre lui era alla fine della
vita, la canzone era all'inizio della sua. Mentre la Baez si chinava
verso il microfono e intonava le parole “Goodbye to my Juan, goodbye
Rosalita...” Martin piegava la gamba sinistra dietro la destra e puntava
la canna della pistola direttamente in faccia.]
Hernandez raccoglie la testimonianza della cugina:
["Credo che quello che colpiva di più Martin nelle parole di Woody fosse
il proprio predominante senso di perdita,” riflette sua cugina Margi.
“Sai, si trattava di perdite irrisolte. I suoi genitori, miei nonni,
divorziarono quando Martin aveva 8 anni, e lui conservava qualche
terribile esperienza di questo divorzio da bambino. Ad un certo punto
aveva, su richiesta di sua madre, dovuto cacciare il padre da casa, con
un fucile. Aveva dovuto attraversare momenti veramente difficili, e si
portava tutto dentro. Componeva canzoni ma non poteva finirle. Si
fermava a metà e poi passava a qualcos'altro. Era come se i suoi
pensieri gli arrivassero troppo rapidamente. Ma credo che fosse questo
senso di perdita molto reale, più di qualunque altra cosa, che lo
attraeva nelle parole di Woody.”]
Martin Hoffman era uno sconosciuto, come la maggior parte di noi, e ha
portato il suo granellino di sabbia nel mucchio, per cercare di farlo un
po' diverso dal solito, ma non ce l'ha fatta ad arrivare fino in fondo.
Nessuno se ne avrà a male se per ricordarlo rubiamo dal libro questa
foto,che sembra evocare molte più cose delle parole, scattata nella
riserva Navajo nel 1971, poco tempo prima del suicidio.
Ecco i nomi delle 32 persone perite nello
schianto:
Names of the 28 Mexican Citizens
Miguel Negrete Alvarez
Francisco Llamas Durán
Santiago Garcia Elizondo
Rosalio Padilla Estrada
Tomás Aviña de Gracia
Bernabé López Garcia
Salvador Sandoval Hernández
Severo Medina Lara
Elias Trujillo Macias
José Rodriguez Macias
Tomás Padilla Márquez
Luis López Medina
Manuel Calderón Merino
Luis Cuevas Miranda
Martin Razo Navarro
Ignacio Pérez Navarro
Román Ochoa Ochoa
Ramón Ramirez Paredes
Apolonio Ramirez Placencia
Guadalupe Lara Ramirez
Alberto Carlos Raygoza
Guadalupe Hernández Rodriguez
Maria Santana Rodriguez
Juan Valenzuela Ruiz
Wenceslao Flores Ruiz
José Valdivia Sánchez
Jesús Meza Santos
Baldomero Marcas Torres
Members of the crew:
Francis "Frank" Atkinson, Long Beach, Pilot
Marion Harlow Ewing, Balboa, Co-Pilot
Lillian "Bobbie" Atkinson, Long Beach, Stewardess
Frank E. Chaffin, Berkeley, Immigration Guard
Ciao, Miscio.
Caro Miscio,
sempre bello ed istruttivo leggere i tuoi scritti e sinceramente mi fai
un pò invidia per la tua capacità di analizzare argomenti e per la tua
competenza, e forse la fai anche a Sir Eglamore :o)))))) ! Ti confesso
che quando stavo cercando di tradurre al mio meglio l’articolo che
parlava del libro di Hernandez ho pensato le stesse cose che hai pensato
tu, e precisamente a quei poveri disgraziati che vengono letteralmente
schiavizzati da persone senza scrupoli per far loro raccogliere la
nostra frutta. Spesso questa gente di notte dorme nei loculi vuoti dei
cimiteri e non guadagna più di 5 euro al giorno (il resto della paga è
intascato dal “caporale”), ma questo è un altro argomento che ho dovuto
tralasciare perchè come gestore del sito ho il dovere di occuparmi
principalmente di cose riguardanti o connesse con Dylan mentre invece
tutte le mie altre impressioni le devo tenere per me anche se a volte
vorrei potermi dilungare di più in sfoghi e paragoni che però mi
allontanano dall’esigenza di parlare soltanto di Dylan e basta.
Naturalmente per te e tanti altri amici come te è diverso, voi avete
licenza di dire quello che ritenete giusto anche se a volte per farlo
dovete allontanarvi dal parlare solo di Bob.
Fa veramente una grande gioia (ed anche tristezza) il vedere Pete Seeger
che alla bellezza di 93 anni arranca ancora con passione commovente sul
suo banjo con una voce ormai rotta dagli anni.
Vorrei ricordare che Seeger è stato anche l’autore di "If I had a
hammer" , scritta assieme a Lee Hays, portata al successo mondiale da
Trini lopez. Nella versione di Lopez come singolo raggiunse il primo
posto delle top chart in trentasei paesi (piazzandosi al terzo posto
negli Stati Uniti), rimanendo per anni una delle canzoni maggiormente
trasmesse dalle radio. Fu incisa anche da Aretha Franklin, Dolly Parton,
Johnny Cash, Odetta, Harry Belafonte, Billy Fury, Frank Alamo, Wanda
Jackson, The Neville Brothers, Sam Cooke e dal povero Victor Jara al
quale furono massacrate le mai a colpi di calcio di fucile perchè non
potesse più suonare la chitarra e poi, dopo essere stato brutalmente
torturato, finito a colpi di pistola ed il suo corpo ammucchiato sopra a
quelli di altri 70 dissidenti contrari a Pinichet . In Italia la canzone
venne portata al successo da Rita Pavone con testo edulcorato di Sergio
Bardotti col titolo “Datemi un martello”. We Shall Overcome, resa famosa
da Joan Baez, divenne l’inno ufficiale del movimento per i diritti
civili. "Turn, turn, turn" (adattata dal libro biblico dell'Ecclesiaste)
fu resa celebre da The Byrds e Where Have All the Flowers Gone? fu
incisa da Joan Baez, Peter, Paul and Mary, The Mamas & the Papas e The
Kingston Trio , Marlene Dietrich nel 1962 la cantò in francese, tedesco
ed inglese. In Italia col titolo “Dove andranno i nostri fiori” fu
incisa da Tony Cucchiara e Nelly Fioramonti e da Gigliola Cinquetti su
testo tradotto di Daniele Pace. Pete fu preseguitato e boicottato
dall’F.B.I. negli anni 50 in pieno maccartismo perchè dichiarato
comunista ed attivista, gli venne anche ironicamente e satiricamente
affibbiato il nomignolo di "Stalin's songbird" (l'usignolo di Stalin).
Detto questo parliamo dei “deportees” che ora non sono solo più
“deportees” perchè il 2 settembre 2013, una lapide in memoria con i nomi
dei 28 messicani periti nell’incidente è stato posata nel cimitero della
Santa Croce a Fresno.
Il Memorial posato, il 2 Settembre 2013
Tim Z. Hernandez, autore del libro,
visita le lapidi dei "deportees" che finalmente hanno un nome ed un
luogo nel quale riposare per sempre.
Triste la scelta di
Marty Hoffman che dopo aver scritto la musica per questa bellissima
canzone ebbe forse un momento di depressione gravissima e si sparò un
colpo di pistola in bocca.
Purtroppo le statistiche sono intasate da nomi illustri che si sono
tolti la vita per i motivi più disparati, ed anche questo è un argomento
assurdo perchè nessuno dovrebbe togliersi la vita.
Live long and propser, Mr.Tambourine, :o)
Venerdì 13
Ottobre 2017
Talkin'
10254
- lmeva
Oggetto: La terra popolata - Libro su
Dylan
Caro Mr. Tambourine,
un paio di mesi fa una casa editrice fiorentina ha pubblicato un piccolo
libro che ho scritto tra aprile e giugno: "La terra popolata: dieci
ragioni per il Nobel a Bob Dylan".
Volevo da un lato mettere in luce i vari ambiti in cui Dylan ha
utilizzato le parole in maniera eccelsa, tanto da meritarsi il premio,
dall'altro scrivere una piccola introduzione a Dylan a uso di chi non lo
conosce bene (molte persone, purtroppo, in Italia). Innanzitutto è un
opuscolo pensato per i miei alunni. Dato che insegno storia e filosofia
nei licei, le canzoni di Dylan mi vengono spesso in aiuto e proprio lo
scorso anno scolastico ho tenuto un piccolo corso pomeridiano sulla
storia del secondo Novecento letta tramite le canzoni di Dylan.
Ti mando il link:
Ciao Mr T.
se n'è parlato troppo poco, ma l'ultimo lavoro a cui Tom Petty aveva
preso parte in questo triste 2017 è stato un disco prodotto e credo
anche suonato dallo stesso Petty:
Il disco è uscito il 22 settembre 2017 e
contiene anche una cover della sua Wildflowers. Si tratta in un certo
modo del suo testamento musicale, a pari merito di Mudcrutch 2 uscito
nel 2016 un po' in sordina.
Un caloroso abbraccio a tutti i farmers!
Dario Twist of
The crops are all in and the peaches are
rott'ning,
The oranges piled in their creosote dumps;
They're flying 'em back to the Mexican border
To pay all their money to wade back again
Goodbye to my Juan, goodbye, Rosalita,
Adios mis amigos, Jesus y Maria;
You won't have a names when you ride the big airplane,
All they will call you will be "deportees"
My father's own father, he waded that
river,
They took all the money he made in his life;
My brothers and sisters come working the fruit trees,
they rode the big truck till they lay down and died.
Goodbye to my Juan, goodbye, Rosalita,
Adios mis amigos, Jesus y Maria;
You won't have a names when you ride the big airplane,
All they will call you will be "deportees"
Well the sky plane caught fire over Los
Gatos Canyon,
A fireball of a lightning, and shook all our hills,
Who are these comrades that died like the dry leaves
The radio tell me "They are just deportees"
We died in your hills, and we died in
your deserts,
We died in your valleys we died on your plains.
We died 'neath your trees and we died in your bushes,
Both sides of the river, we died just the same.
Goodbye to my Juan, goodbye, Rosalita,
Adios mis amigos, Jesus y Maria;
You won't have a names when you ride the big airplane,
All they will call you will be "deportees"
Is this the best way we can grow our big orchards?
Is this the best way we can grow our good fruit?
To die like the dry leaves to rot on my topsoil
And be known by no name except "deportees"?
Goodbye to my Juan, goodbye, Rosalita,
Adios mis amigos, Jesus y Maria;
You won't have a names when you ride the big airplane,
All they will call you will be "deportees"
All they will call you will be
"deportees"
traduzione Michele
Murino
DEPORTATI (Disastro aereo a Los Gatos)
I raccolti sono tutti caricati e le pesche stanno marcendo
Le arance sono tutte impacchettate in ammassi di creosoto
Vi stanno riportando indietro in volo verso il confine messicano
perchè voi poi spendiate tutto il vostro denaro per guadare di nuovo
Addio Juan, addio Rosalita
Addio amici miei, Jesus e Maria
Non avrete un nome quando sarete su quel grande aeroplano
Il solo nome che vi daranno sarà deportati
Il padre di mio padre guadò quel fiume
Gli presero tutto il denaro che aveva guadagnato nella sua vita
I miei fratelli e le mie sorelle lavoravano nei frutteti
Guidando i grossi autocarri per tutta la vita
Addio Juan, addio Rosalita
Addio amici miei, Jesus e Maria
Non avrete un nome quando sarete su quel grande aeroplano
Il solo nome che vi daranno sarà deportati
L'aereo prese fuoco sul Los Gatos Canyon
Una sfera infuocata di lampi che fece tremare le colline
Chi sono questi compagni che son morti come foglie secche
Alla radio sento dire che sono solo deportati
Addio Juan, addio Rosalita
Addio amici miei, Jesus e Maria
Non avrete un nome quando sarete su quel grande aeroplano
Il solo nome che vi daranno sarà deportati
Abbiam trovato la morte tra le vostre colline e nei vostri deserti
nelle vostre valli e nelle vostre pianure
sotto i vostri alberi e nei vostri cespugli
Su entrambe le rive del fiume abbiamo trovato eguale morte
Addio Juan, addio Rosalita
Addio amici miei, Jesus e Maria
Non avrete un nome quando sarete su quel grande aeroplano
Il solo nome che vi daranno sarà deportati
Alcuni di noi sono clandestini, altri indesiderati
Il nostro contratto di lavoro è terminato e dobbiamo trasferirci
Ma ci sono seicento miglia dal confine Messicano
Ci danno la caccia come fuorilegge, come ladri di bestiame, come
rapinatori
Addio Juan, addio Rosalita
Addio amici miei, Jesus e Maria
Non avrete un nome quando sarete su quel grande aeroplano
Il solo nome che vi daranno sarà deportati
E' questo il modo migliore con cui possiam far crescere i nostri
frutteti
E' questo il modo migliore con cui possiam far crescere la buona frutta
morire come foglie secche e marcire sul terreno
ed esser conosciuti con nessun nome se non "deportato"
Addio Juan, addio Rosalita
Addio amici miei, Jesus e Maria
Non avrete un nome quando sarete su quel grande aeroplano
Il solo nome che vi daranno sarà deportati
“Deportee” (Plane wreck at Los Gatos),
la storia della canzone
Quasi 70 anni fa, il 28 gennaio 1948, un
aereo Douglas DC-3 che trasportava o, più accuratamente, riportava in
Messico un
contingente di lavoratori stagionali migranti messicani provenienti dagli Stati
Uniti prese fuoco e si schiantò sul canyon di Los Gatos,
vicino alla città di Coalinga nella contea di Fresno, California, uccidendo
tutti a coloro che erano a bordo. Quel disastro diede origine a una
canzone composta dall'icona della musica folk Woody Guthrie, "Deportee”
(Relitto aereo a Los Gatos)", che è stata coverizzata poi negli anni da
numerosi artisti. Tuttavia, solo nel secondo decennio del ventunesimo
secolo, qualcuno ha dato il via al progetto di ricerca dell'incidente e
di cercare di identificare correttamente i defunti e di narrare le loro
storie. Quella persona è lo scrittore e accademico islamico-americano
Tim Z. Hernandez. I suoi lavori sono finanziati dall'Università del
Texas a El Paso. Il risultato è una relazione ricca di dettagli che
circonda il relitto dell’aereo.
Woody Guthrie ha composto le parole di “Deportee”, ma la melodia, basata
su una vecchia “melodia ranchera messicana”, è di un musicista amico di
Guthrie, Martin Hoffmann, molto meno conosciuto. Guthrie stesso non ha
mai cantato e nemmeno registrato la canzone: nel 1948 era già stato
devastato dal morbo della “Corea di Huntington” che l’avrebbe poi ucciso
nel 1967. "Deportee" è stato portato alla notorietà da Pete Seeger e
negli anni seguenti altre notevoli versioni, incluse quelle di Judy
Collins, Joan Baez, The Byrds, Nanci Griffith e (in un adattamento in
lingua spagnola) da Tish Hinojosa. La canzone è stata eseguita dal
vivo anche da Bob Dylan insieme a Joan Baez. Oggi è universalmente
riconosciuta come uno standard popolare, ma solo ora, con il libro di
Hernandez, la storia che sta dietro la canzone è stata raccontata in una
forma che ha sempre meritato.
Le vittime dello schianto furono 32 in
tutto: 28 migranti messicani (27 uomini e una donna), più quattro
americani (il pilota, il suo co-pilota e sua moglie in qualità di
assistente, ed una guardia di sicurezza). I migranti erano braceros
(braccianti), lavoratori agricoli stagionali che venivano ingaggiati a
poco prezzo per raccogliere la frutta californiani. Non erano
necessariamente illegali, ma non tutti avevano lo status necessario o
il diritti di residenza (come dice anche la canzone "Alcuni di noi sono
illegali e altri non sono richiesti"). Sono stati rimandati in Messico
in conformità con il sistema ciclico “avanti-indietro” imposto dalle
autorità americane: contratto stagionale a breve termine, ritorno in
Messico, nuovo contratto stagionale e così via. Il ritorno in aereo era
insolito, i mezzi di trasporto comunemente utilizzati erano gli autobus
o il treno. La natura del sistema è riassunta da un impiegato
statunitense dell’Ufficio dell'Agricoltura del Lavoro, che Hernandez
cita senza commento: "Stiamo chiedendo lavoratori solo in determinati
periodi dell'anno, al picco del nostro raccolto, e il tipo di lavoratori
che vogliamo sono quelli che possiamo rimandare indietro quando non
ci servono più».
La canzone di Guthrie dice che le vittime messicane erano senza nome
('Non avrete un nome quando volerete sul grande aereo', 'La radio dice
che sono solo deportati'). Il libro di Hernandez dimostra che questo non
è esattamente il caso: i giornali e le relazioni radio hanno infatti
fatto i nomi di alcuni (non tutti) dei passeggeri (non sempre
correttamente). Ciò non toglie il fatto che le vittime messicane sono
state trattate come se fossero state effettivamente dei senza nome, i
loro resti sono stati inumati in una fossa comune con una targhetta che
dice solo '28 cittadini messicani '. Le loro famiglie non furono mai
ufficialmente informate dell’accaduto.
Il luogo dello schianto oggi con l'albero contro
il quale impattò un'ala del DC-3
Il libro di Tim Z. Hernandez è il
prodotto di un lavoro di cinque anni. "Non sono riuscito a rintracciare
tutti i defunti, ne ho rintracciati solo sei (quattro braceros tutti
uomini e il pilota americano e sua moglie)". Il progetto rimane quindi
incompiuto, ma ciò che emerge è un incrocio impressionante tra le
testimonianza e la storia orale. Per i braceros, attraverso interviste
con i parenti dei sopravvissuti di coloro che si trovano vicini al luogo
dell’impatto, fatte utilizzando un registratore a bobina, costruisce un
quadro della loro vita lavorativa e familiare e delle loro personalità -
dettagli che vanno dal corteggiamento di Luis Miranda Cuevas da
Jocotepec a Jalisco affermano, con i suoi progetti di impegnare una
banda di
mariachi per il loro matrimonio, all'amore per il baseball di José Sánchez
Valdivia da La Estancia nello stato di Zacatecas - oltre a ricostruire
immaginativamente il corso degli eventi fatali, del relitto dell’aereo.
Il racconto si conclude con l’installazione di una colonna memorial collettiva
che finalmente cita tutti e 28 i nomi dei defunti messicani
nell’incidente rimediando così all’infgamia dell' anonimato. La colonna è
stata inaugurata e consacrata il 2 settembre 2013 al cimitero di Santa
Croce a Fresno. La loro storia, comunque, rimane incompleta, i fatti
nudi e crudi devono essere esaminati con enfasi immaginativa: come dice
Hernandez nella sua prefazione: Parlare dell’incidente aereo è come
inciampare sui frammenti spezzati e frammentati delle loro storie, e
avere fede che da questi indizi la nostra umanità abbia sufficiente luce
per riempire l'ignoto».
Il libro “All They Will Call You” è sia un omaggio
collettivo accuratamente studiato e sensitivamente scritto, sia un atto
di recupero storico di eventi fino ad ora ricordati quasi interamente
attraverso una sola canzone. È un libro che merita una grande
diffusione; e in considerazione dell'oggetto e dell'origine dell'autore
e nell'interesse della sua più ampia accessibilità ci verrebbe una
traduzione in spagnolo che costituirebbe un indubbio vantaggio. Quella
storia di quasi 70 anni fa è anche inquietante e pertinente ai nostri
tempi - alla politica di conflitto di oggi, come espresso dagli USA nei
piani Presidenziali per ampliare il muro di frontiera e nel Regno Unito
per un futuro recente e precario che aspetta i lavoratori migranti, in
particolare i raccoglitori europei di frutta, che rischiano di trovarsi
alla mercè di regole draconiane per avere l’autorizzazione stagionale al
lavoro. Per entrambi gli stati della Anglosfera, i lettori di oggi di
Hernandez possono, per il 2017, come per il 1948, più che legittimamente
farsi la domanda che Woody Guthrie fece in “Deportee” , "È
questo il modo migliore per far crescere le nostre piantagioni?”
Carlos Rascon, direttore del cimitero della diocesi cattolica di Fresno
vicino alle tombe dei 28 "'deportees"
Ciao Mister,
grazie delle tue indicazioni e per l'enorme lavoro che svolgi per tutti
noi. Dylan è un universo sconfinato. Sto navigando lentamente, cercando
di acquisire, grazie al sito,all'ascolto ed alle letture, qualche
conoscenza musicale più approfondita e qualche idea più chiara sul nesso
musica-parole. "Blood on the tracks" è bellissimo... sto consumando il
CD e mi piace troppo "You're a big girl now".
Mi ha spiazzato "The basament tapes": sono canzoni insolitamente brevi e
dal ritmo vivace... poco dylaniane al mio orecchio inesperto.
Mi sembra di aver capito che "The basament tapes" è stata una band di
Bob. Potresti darmi qualche dritta su questo?
Quando ho aperto il sito e ho letto :"God bless you Tom..."mi sono
stupita e commossa; ho conosciuto questo rocker ed i suoi "Spezzacuori"
grazie alla riscoperta di Dylan ed alle tue indicazioni; la notizia
della sua scomparsa, la lettura dei tanti messaggi dei Farmer e delle
dichiarazioni di Bob che, finalmente, diventa un po' umano e condivide
con i suoi fan un'emozione, mi hanno fatto sentire parte di un tutto
armonioso, pur nella tristezza, e l'armonia nasce dall'unione che la
musica crea tra persone anche molto distanti per età e formazione.
Adesso mi piacerebbe che Bob ricordasse Tom cantando qualche sua
canzone... un po' come (scusate se il paragone esorbita dalla musica)
fece Bartali con Coppi. In ogni intervista Gino parlava di Fausto. Un
giorno gli chiesero perchè e lui rispose, con semplicità, che aveva
promesso al suo amico-rivale Fausto che l'avrebbe ricordato sempre,
perchè la leggenda del piemontese restasse viva accanto alla leggenda
del toscano... due grandi del ciclismo italiano. Forse Bob è più grande,
artisticamente parlando, di Tom, ma l'amicizia può anche andare oltre
questo. Attendiamo fiduciosi il 2018! Sempre grazie e lunga vita! Carla
Ciao Carla,
allora partiamo dai “The Basement Tapes” che sono due dischi. The
Basement Tapes significa “i nastri della cantina” che presero questo
nome perchè furono registrati su bobina non con lo scopo di essere
pubblicati (infatti la qualità delle registrazioni veleggia dallo scarso
al pessimo). Le canzoni furono una specie di passatempo quotidiano per
Dylan che si era rititrato a vivere nella sua casa di Woodstock e dove
si fece raggiungere dalla sua backing-band che si chiamava The Band.
Nella cantina della casa di due membri di The Band, chiamata Big Pink
perchè la casa era pitturata di rosa, registrarono quel che veniva loro
in mente senza una regola di metodo, era tutto un pò a casaccio, ad uno
veniva in mente una canzone e diverse volte nel cantarla Bob o The Band
inventavano le parole non ricordando il testo originale. Quelle
registrazioni servirono a dare vita al disco “The Basement Tapes”
pubblicato dalla Columbia nel 1975 (perchè fin dal 1968 erano stati
messi in circolazione molti bootleg di tali registrazioni, il più famoso
dei quali si chiamava Great White Wonder) e conteneva 14 canzoni su due
dischi delle quali otto non sono di Dylan ma di Richard Manuel, Robbie
Robertson, Rick Danko, “Ain't No More Cane” che era un traditional, ed
alcune di queste registrazioni non sono state fatte nemmeno a Big Pink.
I brani furono scelti da Robbie Robertson e non da Dylan.
Sulla copertina c’e
Dylan che impugna un mandolino a mò di violino, Gart Hudson con una
strana tromba e Rick Danko con la fisarmonica, dietro Hudson e Danko c'è Robbie Robertson vestito con una giacca alla Mao Tse Tung
con in mano una chitarra, dietro Robertson alcuni dicono che ci sia
nientepopòdimeno che Ringo Starr in divisa da aviere con cappello, barba
ed occhiali, ma in realtà si tratta di Richard Manuel, con a fianco
Levon Helm pure con gli occhiali e con in mano una mazzetta da suonatore
di timpani.
Ti consiglio di leggere i due articoli linkati sotto per avere una
visione completa dei basement, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Dylan, quando la canzone è diventata
una cosa seria
clicca qui
Mercoledì
11
Ottobre 2017
Talkin'
10250
- alberto.nic67
Oggetto: Tributo a Tom Petty
Ciao a tutti,
guardate cosa ho trovato su youtube. E' veramente impressionante
questo fantastico tributo a Tom Petty fatto al Ben Hill Griffin Stadium
di Gainesville, FL, da 90.000 tifosi dei Florida Gators il 7 Ottobre
2017 prima della partita come tributo al loro concittadino Tom che era
nativo di Gainsville. Impressionanti i fischi del pubblico all'indirizzo
della Banda che non era per niente gradita appena sul megaschermo appare
l'immagine di Tom Petty con a fianco le parole di "I Wan't Back Down".
La Banda ha dovuto smettere dopo 45 secondi ed il pubblico ha cominciato
a cantare la canzone di Petty. Da brividi!!!!!
90.000 fans dei Florida Gators cantano
"I Wont Back Down" in onore di Tom Petty
Buongiorno Mr. Tambourine,
davvero la musica è fonte inesauribile di conoscenza. Se non avessi
frequentato il sito non avrei mai saputo dell'esistenza di Tom Petty e
della sua band, l'ultima grande band del rock in America, stando ai vari
commenti di questi ultimi giorni di generale compianto per la prematura
scomparsa di Petty. Oggi in edicola è uscito il quindicesimo CD - doppio
- della "Bob Dylan Studio collection", "The Basament Tapes",
accompagnato dal commento di Greil Marcus, un critico musicale e
letterario, nonchè politologo e giornalista di ottimo livello. E' sua
l'opera "Storia del rock in dieci canzoni" edita dal Saggiatore. Anche
"Blood on the tracks" ha un commento illustre, quello di Pete Hamill,
come ho già ricordato. Sto riguardando tutti i CD usciti fino ad oggi
per rintracciare i vari commenti e le "Liner notes" di Dylan. Ho
navigato un po' in ARCHIVIO, ma non riesco a trovare le note dylaniane
in questione. Tra le più significative, accanto al CD "The times they
are a-changing", "11 outlined epitaphs by bob Dylan". Aspettando Dylan
in Italia, continuo l'aggiornamento e le scoperte. Alla prossima. Lunga
vita. Carla.
Ciao Carla, ho fatto
una piccola modifica all'archivio in modo da facilitare a te e ad altri
Farmers la ricerca. Le
Poesie, le Liner Notes, I discorsi di Bob durante i concerti e gli
Scritti Vari li trovi nella pagina delle traduzioni di tutti i testi in
italiano ( clicca l'icona "ARCHIVIO" in testa alla pagina delle News,
poi clicca "TESTI E TRADUZIONI - TUTTI I TESTI E LE TRADUZIONI IN
ITALIANO DELLE CANZONI" e fai scorrere la pagina fino in fondo dopo i
testi che iniziano con la "Y") all'indirizzo sotto:
Spero che così
troverai più facilmente quello che ti interessa. Per Dylan in Italia
temo che dovremo aspettare l'anno prossimo! Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Ciao,
della carneficina di stelle degli ultimi due anni, la dipartita di Petty
è il fatto che mi dispiace più di tutti, lo adoravo da sempre, ricordo
ancora quando comprai Pack Up the Plantation nel 1986, con una So You
Wanna Be a R'n'r Star da urlo.... mentre i miei amici sbavavano per i
Duran Duran.
Vidi Dylan/Petty + Mc Guinn a Modena il 12 settembre e a Verona il 1°
ottobre, penso che i relativi bootleg siano quelli che ho riascoltato di
più, quel tour resta il mio preferito e aspetto una bootleg series con
un bel pò di materiale del periodo e magari "Hard to Handle" in Blue
Ray.
La versione di Knockin' fatta a Modena mi fà ancora venire i brividi,
per non parlare di Joey, l'unico pezzo di Desire che ho avuto la fortuna
di sentire dal vivo, c'erano 35.000 persone e molti vip davanti al
palco, una seratona !
A Verona il concerto era durante la settimana, il fatto aveva portato in
Arena poco pubblico, sembrava che fossero passati decenni dal precedente
show areniano di tre anni prima, con 25.000 persone, 60 giornalisti
stranieri accreditati, Gianni Minà, etc.etc. quella sera eravamo in meno
di 10.000, Dylan centellinò i classici e concluse dopo poco più di
un'ora con Shot of Love, parte del pubblico credeva fosse la pausa dello
spettacolo e non si mosse fino a che non vennero accese tutte le luci,
io ero davanti al palco e quando Petty lancio il suo plettro tra il
pubblico.... lo presi, lo conservo ancora !!
Gli Heartbreackers erano davvero grandi, li ricordo tutti presi a
seguire le bizze di Dylan sul palco, in particolare Petty fisso su Dylan
per capire dove stava andando e le Queens of Rhythm a fare lo stesso,
Stan Lynch alla batteria era fantastico (molto meglio di Ferrone "drum
machine") e Campbell alla chitarra faceva scintille, riascoltatevi la
All Along di Modena per credere.
Purtroppo i miei eroi stanno finendo... sich !
Caro Maurizio, il tuo sentito ricordo di Tom è veramente commovente.
Eccoti "So you want to be a rock and roll star" che come
certamente saprai era un successo di The Byrds scritto da Roger McGuinn
e Chris Hillman. La canzone è entrata a far parte del repertorio degli
Heartbreakers proprio dopo il "Temples in flames tour" del 1987 nel
quale Tom ed i suoi Spezzacuori avevano un set con McGuinn e suonavano i
più grandi Hit dei Byrds. Spero gradirai, live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Tom Petty and the Heartbreakers - So
You Want To Be A Rock and Roll Star
So you want to be a rock'n'roll star
Then listen now to what I say
Just get an electric guitar
And take some time and learn how to play
And when your hair's combed right and your pants fit tight
It's gonna be all right
Oh it's time to go down town
to the agent men won't let you down
Sell your soul to the company
Who are waiting there to sell plastic ware
And in a week or two if you make the charts
The girls will tear you apart
The price you pay for your riches and fame
Was it all a strange game
You're a little insane
The money that came and the public acclaim
Don't forget what you are
You're a rock'n'roll star
Lalalalalalala
Così vuoi essere una
stella del rock'n'roll?
Allora ascolta adesso quello che dico
Basta una chitarra elettrica
E prendi un po' di tempo e impara come si suona
E quando i tuoi capelli sono pettinati bene e i pantaloni sono stretti
Tutto andrà bene
Oh, è il momento di calare in centro città
dagli agenti non non vogliono lasciarti scendere
Vendi la tua anima alla compagnia
Che è li ad aspettare di vendere gli articoli di plastica
E in una o due settimane se scali la classifica
Le ragazze ti dilanieranno
Il prezzo che paghi per le tue ricchezze e la fama
Era tutto un gioco strano
Sei un po' folle
Il denaro che arriva ed pubblico che ti acclama
Non dimenticare quello che sei
Sei una stella del rock'n'roll
Lalalalalalala
Martedì 10
Ottobre 2017
Tour 2017,
confermate le 5 date di New York
Oggi bobdylan.com ha confermato le date
da noi anticipate il giorno 3 ottobre
20 Novembre 2017 New York, NY - Beacon
Theatre - with special guest Mavis Staples
21 Novembre 2017 New York, NY - Beacon Theatre - with special guest
Mavis Staples
22 Novembre 2017 New York, NY - Beacon Theatre - with special guest
Mavis Staples
24 Novembre 2017 New York, NY - Beacon Theatre - with special guest
Mavis Staples
25 Novembre 2017 New York, NY - Beacon Theatre - with special guest
Mavis Staples
per l'elenco completo dei concerti clicca
sul link sotto
Ciao Mister, mi congratulo con te per
aver individuato quasi tutti i riferimenti nascosti nella "poe" dedicata
a Tom. Ti sono sfuggiti solamente "End of the line" dei Wilburys (sei
ampiamente giustificato perchè non era facile interpretarlo con la frase
che ho usato nella poe "per finire l'avventura") "Wildflowers" album del
'94 con omonima canzone inclusa (nella poe "fiori selvaggi
rinchiusi...") e per finire, ma l'avrai dato certo per scontato, una
citazione per gli Heartbreakers (nella poe "senza i tuoi amati
Spezzacuori"). Grande Mister, promosso a pieni voti! Grazie per il tempo
che dedichi ai fans della Farm (ti
immagino impegnato a decifrare la mia "poe" e lo apprezzo veramente).
Concludo con un ultimo saluto a Tom: "Ciao Tom, sono sicuro che, anche
dove ti trovi adesso, il suono della tua Rickenbaker continuerà
celestiale". Live long and prosper :O)
Grazie Marco, a "End
of the line" non sarei mai potuto arrivare perchè la parola "line" in
nessun modo può significare "avventura", quindi un pò sono scusato,
Wildflowers era perfettamente riconoscibile ma ti confesso che era notte
tarda e la stanchezza mi ha costretto a desistere. Tom era diventato uno
dei nostri. lo abbiamo amato e rispettato per ciò che ha fatto con Bob e
poi l'abbiamo seguito anche nella sua carriera solista. Certamente Tom e
gli Spezzacuori sono stati, a mio modestissimo avviso, la miglior
backing-band che Dylan abbia mai avuto alle spalle, almeno dal punto
della perfezione delle esecuzioni, mentre The Band aveva più fantasia,
ma Robertson e soci avevano il vantaggio di essere più corali come
gruppo e di essere nati negli anni giusti nei quali la musica aveva
molto più importanza che negli anni seguenti. Tom, con la sua
timidezza e semplicità è entrato di diritto nell'Olimpo dei Grandi però
ci ha lasciato troppo presto, purtroppo quando suona la nostra campana
dobbiamo lasciare tutto ed andarcene per sempre, ritornare nel nulla,
nel niente dal quale siamo venuti, anche se non è esatto, perchè il
nulla ed il niente sono due concetti e per il solo fatto di essere
concetti esistono anche se non materialmente. Prima di nascere ognuno di
noi semplicemente non c'era, nessuno sa da dove veniamo, perchè nasciamo
e perchè moriamo. Di quello che ci può essere dopo la morte ognuno di
noi è giustamente padrone di pensarla come gli sembra giusto. Purtroppo
a chi rimane resta solo il ricordo, tanto più triste quanto più bello!
Alla prossima, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Ciao,
ho una curiosità relativa al terzo e ultimo volume delle lyrics.
Nella sezione dedicata al brutto disco che é Down in the groove, mi
ritrovo solo 2 canzoni: Death is not the end e Had a Dream about you,
baby. Che fine hanno fatto Silvio e Ugliest girl...che, dai crediti del
disco, risultano scritte da Dylan/Hunter? Grazie
La tua curiosità è
facilmente soddisfabile. Esamina la track list del disco qui sotto e
vedi gli autori:
1.Let's Stick Together
(Wilbert Harrison)
2.When Did You Leave Heaven? (Walter Bullock, Richard Whiting)
3.Sally Sue Brown (Arthur Alexander, Earl Montgomery, Tom Stafford)
4.Death Is Not The End (Bob Dylan)
5.Had a Dream About You, Baby (Bob Dylan)
6.Ugliest Girl In The World (Bob Dylan, Robert Hunter)
7.Silvio (Bob Dylan, Robert Hunter)
8.Ninety Miles An Hour (Down A Dead End Street) (Hal Blair, Don
Robertson)
9.Shenandoah (trad. arr. Bob Dylan)
10.Rank Strangers To Me (Albert E. Brumley)
Come puoi vedere due
soltanto sono le canzoni con il testo scritto da Dylan, mentre delle due
accreditate Dylan/Hunter Bob ha scritto solo la musica lasciando
l'incarico di scrivere i testi a Robert Hunter che era il paroliere dei
Greatful Dead di Jerry Garcia. Giustamente nei tre voluni delle "Lyrics"
il Prof. Carrera ha riportato e tradotto credo solo i testi scritti da
Dylan, ecco perchè Silvio e Ugliest Girl In The World non le hai
trovate, così come tutte quelle il cui testo non è stato scritto da
Dylan. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Le leggende si inchinano per altre
leggende. Il rock saluta Tom Petty
clicca qui
Lunedì 9
Ottobre 2017
Talkin'
10247
- sewe14
Ciao Mister, ti invio un piccolo omaggio
dedicato ad un grande artista che ho conosciuto tanti anni fa grazie
alla collaborazione con Bob. L'ho composto un pò in fretta, assemblando
con fantasia, titoli, versi delle canzoni ed episodi della carriera di
Tom, Spero che sia passabile e che vi faccia piacere leggerlo. Un saluto
a tutta la Farm, a presto, Marco Severgnini.
A Tom Petty
I templi erano in fiamme
(Temples on flames tour - 1987)
Il rifugiato scappava (Refugee)
Il Cappellaio matto e Mary Jane (Don't Come
Around Here No More - nel video Tom è vestito come il cappellaio matto
di Alice nel paese delle meraviglie, Mary Jane's last dance)
All’ultimo ballo nella strada
Viaggiavano i Wilburys (Travelin' Wilburys)
Maneggiandoli con cura (Handle with care)
Congratulazioni e Margarita (Congratulations -
Travelin' Wilburys / Margarita - Travelin' Wilburys)
Per finire l’avventura
Fiori selvaggi rinchiusi
Dentro grandi spazi aperti (Into the great wide
open)
Febbre di luna piena (Full moon Fever)
Guariva ai tuoi concerti
Non volevi tornare sotto (I won't back down)
Non c’erano vie facili la fuori (Hey, baby,
there ain't no easy way out - from "I want back down)
Dalla caduta libera hai imparato a volare (Free
Fallin' e Learning to fly)
Senza i tuoi amati Spezzacuori
Ciao Marco, mi è
piaciuta, e poi mi sono divertito e scervellato a cercare di riconoscere
i riferimenti (li ho scritti di fianco alle tue strofe in verde). Forse
ne manca qualcuno che non sono riuscito ad individuare.....Comunque
grazie, live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Caro Mr. Tambourine,
Arena di Milano, era l’anno in cui Dylan era in Italia con Tom Petty &
The Heartbreakers.
Il concerto volgeva ormai al termine e mi stavo rassegnando ad
andarmene, quando attaccò il bis.
Fu la più bella, emozionante nel senso di struggente esecuzione che
avessi e abbia mai sentito.
Rimasi senza fiato e impietrito, un po’ come l’altro giorno
nell’apprendere la notizia.
Quel brano finiva con queste parole:
“I am hanging in the balance
Of the reality of man
Like every sparrow falling
Like every grain of sand”. (Sono sospeso in equilibrio
sulla realtà dell'uomo
Come ogni passero che cade,
come ogni granello di sabbia)
Parole che vorrei dedicare a Tom.
Un affettuoso saluto, Biagio Gagliano.
Ciao Biagio, ero certo
che non saresti rimasto indifferente alla scomparsa di Tom, ero
altrettanto sicuro che avresti scritto, era solo questione di trovare le
parole giuste, e pare che tu le abbia trovate. Spero di vederti alla
prossima occasione, stay tuned, un abbraccio, Mr.Tambourine, :o)
Ciao amici di MF. Sono Giorgio Malesani
da Verona. Di tanto in tanto ho scritto e pubblicato su MF.
Vi invio iniziativa del Comune di Verona che, di certo, puo'
interressare. Leggete bene ed a presto!
Giorgio da Verona.
Ma dai..... Mr. Tambourine che coincidenza sono contento che anche tu
hai fatto il servizio militare a Vipiteno. O Sterzing, per dirla
tutta..! Ma dov'eri negli Alpini al Morbegno o come il sottoscritto
all'Artiglieria del Sondrio, il mitico GAM Sondrio? Quello degli Obici.
Quello de "sotto la boca de foc, ol ni de l'aquila".. Ero uno dei tanti
del 3 scaglione 84, plotone infrastrutture.. Bei ricordi (adesso) bella
cittadina gran freddo... pensa che come ti avevo scritto anni fa, è
proprio li in quella caserma dai giorni infiniti, che con il "sony" tra
amici, ho scoperto tramite Joan Baez, Bob Dylan.... strana la vita, ma
pensa te, Mr.Tambourine mi ha preceduto proprio a Vipiteno, quella,
delle dita a "tre fighe" , del panacio, o vero pane, del Derby, la
discoteca, dello sparare nella vicina Val di Vizze, quella del casello
autostrada con annesso autostop, delle cascate a Stanghe... della
Stazione a 10 minuti fatti spesso tutti di corsa, del ponte con le
ringhiere sopra l'Isarco, (anni fa pieno zeppo di lucchetti degli
armadietti dei congedanti) del cinema in lingua tedesco ma dove di
parlato c'era ben poco, delle pizzeria sempre strapiena... e delle
ragazze tralicce che manco ti cagavano... te lo ricordi vero Mr.
Tambourine? Tutto finito, tutto passato. Na tristezza adesso passare per
la Via Alta o sotto i portici. Desolation Row....Le caserme sono vuote..
è finita ...la vita.... ciao alla prossima.. Ale '65.
Caro Ale, ad essere
sincero la naja è stata proprio un periodo di merda! Pur vero è che
quando si torna a casa si dimenticano i momenti brutti e si ricordano
solo le cose belle, e così è stato anche per me. Tu eri alla Caserma De
Caroli mentre io ero alla Caserma Menini, Btg. Morbegno, 44° Compagnia.
Ricordo le classiche frasi che si dicevano allora. "tre fighe al 5°
Alpini", "Al trick come Ferruccio (o Ferdinando, a scelta), quando ero
di ronda si andava al cinema perchè faceva caldo, non capivamo un cazzo
perchè parlavano in tedesco, ricordo d aver visto "I Dieci comandamenti"
in tedesco, una cosa terribile, poi ridevamo quando ridevano gli altri
per non fare la figura dei pirla, la pizzeria dove si andava spesso a
mangiare quando da casa ti mandavano qualche mille lire, il barettino
sulla sinistra della piazza della chiesa che salivi una piccola scala di
legno al primo piano, con allora un paio di bionde valkirie che
servivano le centinaia di alpini che salivano a bere il VOV (era uno
scherzo dei "veci", ti facevano credere che se bevevi il Vov era il
segnale che volevi andare in stanza con una delle due, ho bevuto un
migliaio di Vov prima di capire che era una presa per il culo, però che
bello! Io ho fatto il militare nel 1967 quando stavano costruendo
l'autostrada del Brennero, Vipiteno era un paesino di quattro case, 300
abitanti, qualche migliaio fra mucche, pecore e capre, tre ragazze e
circa tremila alpini nelle tre caserme, il Morbegno, il Gruppo Sondrio
artiglieria da montagna ed il Btg. Valchiese alpini d'assalto nella
caserma proprio sopra la stazione. Son tornato dopo circa vent'anni ed a
parte la via centrale (che però aveva cambiato nomi e restiling) mi
sembrava di essere in un posto dove non ero mai stato, lo sviluppo
turistico aveva cambiato il paese. Mi piacerebbe tornare ancora ma
l'idea di vedere le nostre caserme o vuote o occupate da immigrati più o
meno clandestini non mi attira molto. Preferisco ricordare Vipiteno
com'era ai tempi della mia gioventù! Sono certo che anche tu hai
tantissimi ricordi piacevoli che tieni stretti nella tua mente! Live
long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Chissà perché ma il “Temples in Flames Tour” che prese il via da Israele
e poi continuò in Europa a inizio autunno del 1987 viene spesso
ricordato come un tour nel quale un Dylan scontroso e spento non vedesse
l’ora di finire quella esperienza secondo me esaltante che dal primo
“Farm Aid” aveva visto Tom Petty e i suoi Heartbreakers fare da spalla
per usare un termine sportivo ad un loro evidente ispiratore. Io
personalmente mi tengo ben stretti i nastro di tutti i concerti di quel
mini-tour del 1987 e il ricordo dei due concerti visti direttamente, a
Modena, che segnava il ritorno di Bob in Italia dopo il 1984 e poi
all’Arena in una nebbiosa serata autunnale. Bellissime e variate
set-list, interpretazioni di altissimo livello da parte di un Dylan che
“cantava” ed a volte “recitava” le sue canzoni mentre dietro di lui, o
meglio a fianco di lui c’era chi le sapeva “suonare” ed “interpretare”
magicamente e nel migliore dei modi guidando i suoi fidi compagni. Il
lui era Tom Petty, eroe in patria da tempo, da noi poco conosciuto,
punto di riferimento di una “super band” e che a fianco del suo
riconosciuto “maestro” che l’avrebbe apprezzato sempre di più ma anche e
soprattutto negli spazi a lasciati a lui ed ai suoi compagni sapeva
trascinare anche chi era venuto per sentire Dylan e che aveva avuto
l’opportunità di conoscere uno dei più grandi, ma non solo,
rock’roll’man.
Ti dico come la vedo io. Ricordo il concerto
del 4 Ottobrte 1987 all'Arena Civica di Milano. Apertura Roger McGuinn
(allora vera star del country -rock anche se da anni non era più con The
Byrds). Comunque quando salì sul palco da solo con la sua 12 corde
acustica la gente che affollava il prato dell'Arena scattò in piedi in
una vera ovazione ammassandosi davanti al palco. Poi (se non ricordo
male, ci fu un set di Tom Petty con gli Heartbreakers che fece rimanere
tutti a bocca aperta anche se Tom ed i suoi erano dei debuttanti in
Italia nel vero senso della parola. Dylan era seduto tutto solo sulla
scalinata ad un paio di metri da me (mannaggia a me che lo riconobbi
quando stava infilandosi nel rettropalco per cambiarsi e cominciare il
suo show. Fu un grande Dylan in serata positiva, non ebbi l'impressione
che fosse scazzato, fece un ottimo concerto di circa un'ora e mezza con
la seguente set list:
The Times They Are
A-Changin’
Like A Rolling Stone
Maggie’s Farm
Simple Twist Of Fate
Shot Of Love
License To Kill
Ballad Of A Thin Man
Don’t Think Twice, It’s All Right
Shelter From The Storm
Gotta Serve Somebody
Clean Cut Kid
Knockin’ On Heaven’s Door
I Dreamed I Saw St. Augustine
Blowin’ In The Wind
Per poi lasciare il
posto al ritorno di Roger McGuinn con la sua mitica Rickenbaker 360/12
corde per eseguire con il potente supporto di Tom e degli Heartbreakers
i più grandi hits dei Byrds. Io, da vecchio fan dei Byrds, rimasi
stupito della perfezione di quel suono potente e preciso che i Byrds,
nelle diverse formazioni rimaneggiate, non avrebbero mai saputo tirar
fuori, ma questo riusci facile a Tom con la sua band che alla fine fu il
vero mattaore della serata. Penso che questo sia successo un pò ovunque
Bob si sia esibito con Petty, gli Heartbreakers, McGuinn e le Queen of
Rhythm e questo potrebbe benissimo aver causato una punta di dispetto e
gelosia nella mente di Bob nei riguardi di Bob. Fu Bob stesso a dire che
alla fine non ci metteva più l'anima perchè preso dallo sconforto nel
pensare che la gente andasse ai concerti per vedere Tom invece che lui.
Certo che non era vero, ma a volte le suggestioni fanno più danni degli
atti materiali. Tom agli inizi della sua carriera fu sottovalutato,
considerato una figura di secondo piano nel mondo del rock più
tradizionale, finchè i concerti con Bob gli diedero la notorietà
internazionale che meritava dandogli la possibilità di essere stimato ed
apprezzato per quello che realmente valeva. Ebbe solo la sfiga di
arrivare sulla scena del mainstrem americano dieci o quindici anni dopo
l'epoca d'ort dei gruppi country, soft e rock come Byrds, Buffalo
Springfield, Poco, Eagles, Mamas & Papas, Bech Boys, America,
Carpenters, Doobie Brothers, Chicago, Mungo Jerry, Supertramp, Fleetwod
Mac, Creedence, Grateful Dead, Traffic, Band, Moody Blues, Kings, Who,
Rolling Stones, Flying Burrito Brothers, Mason Proffit, Nitty Gritty
Dirt Band e potremmo andare avanti ancora per ore. Comunque, nonostante
la sfiga Tom ed i suoi Spezzacuori hanno venduto la bellezza di 80
milioni di dischi! Mica paglia....come si diceva a Vipiteno dove
ho fatto il militare! Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Buongiorno Mr. Tambourine,
grazie per l'incoraggiamento e grazie del ricordo del concerto bolognese
di Dylan, venti anni fa. Non c'ero, ricordo però che il Pontefice diede
la risposta alle domande di "blowin' in the wind" con le parole del
Vangelo "Io sono la verità e la vita". Aspetto sempre di vedere Bob sul
palco oggi, con i suoi settantasei anni, la voce rauca e tutti gli
acciacchi del mondo! Spero che Daniella Bardelli pubblichi i romanzi che
ha ancora nel cassetto e, nel frattempo, ho annotato i titoli già editi,
che mi sembrano interessanti. Sto continuando la ricerca sulle "liner
notes by Bob Dylan" e avrò bisogno delle tue indicazioni, appena avrò
focalizzato meglio su quale lavorare. "Blood on the tracks" è
accompagnato da un commento di Pete Hamill e ho visto che una parte di
esso è stato tradotto nell'anteprima di un libro del 2002 su Dylan
pubblicata sul sito. Segnalo un bel libro, tradotto da "Feltrinelli", di
Patty Smith, che si intitola "Just kids". Sono alle prime pagine e mi
sono già imbattuta su ricordi dell'Autrice legati a Dylan; sono ricordi
carini, adolescenziali, del tipo "ero rimasta in fila quattro ore al Sam
Goody per comprare Blonde on Blonde e setacciato Philadelphia alla
ricerca di una sciarpa come quella indossata da Bob Dylan in copertina.
Accesi candele per lui in occasione dell'incidente in motocicletta...".
Mi chiedo chi non sia stata affascinata da Dylan!! Alla prossima e lunga
vita! Carla.
Cara Carla, Dylan non è più quello di una
volta, ma il suo charisma è rimasto intatto, anche se canta canzoni
noiose come quelle sinatriane non riesci a staccargli gli occhi di
dosso. La sua voce è oggi forse più affascinante di quella nasale di
inizio carriera, anche se l'estensione vocale non è più quella di una
volta. Bob Dylan è sempre Bob Dylan, ed essere nello stesso teatro o
altro luogo vicino a lui, respirare la stessa aria, vedere le stesse
cose che vede lui, sentirlo cantare faticosamente è sempre un'esperienza
indimenticabile, don't dare to miss it!!! Live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Bruce Springsteen e quell’affinità
elettiva con Tom Petty
clicca qui
Giovedì 5
Ottobre 2017
Talkin'
10241
- duluth49
Oggetto: Tom Petty
Era il 29 giugno 2012 al Summer Festival
di Lucca, serata con TOM. Mi ricordo che prenotai appena venne
pubblicata la vendita dei biglietti. Una serata di piena estate
illuminata dalla bravura di tutta la band. Suonarono per piu' di 2 ore ,
devo dire che essendo un assiduo frequentatore di concerti mi resi
subito conto del livello di questo gruppo. Era la prima volta che
sentivo Petty dal vivo,e rispetto a tutti i dischi che possiedo della
band , e' stata una fortissima emozione per il sound e la loro immensa
classe. LUI uomo molto carismatico, animale da palcoscenico, poi Mike
Campbell, un chitarrista solista da urlo. Durante una breve pausa mi
avvicinai al bar e, prendendo da bere, sentii il barista che diceva
"Pero' sono bravi" . Al che dissi a questo brav'uomo , ma tu sai chi
stai ascoltando?............ E me ne andai a sedere. Fu un successo
clamoroso e alla fine dissi a mia moglie, se tornera' a suonare da
qualsiasi parte lo andremo a sentire. Purtroppo avendo appreso la
bruttissima notizia non potra' piu' accadere, ma nel mio cuore restera'
indelebile quella meravigliosa serata. Un saluto a tutti, Marcello.
Ciao Marcello, sei in buona compagnia, credo che alcuni milioni di
persone pensano e dicono le tue stesse parole. Tom era oltre l'artista,
oltre il musicista, innamorato di Elvis e scioccato da Dylan al quale
cercherà di essere il più affine possibile. Aveva charisma da vendere e
sul palco la sua figura piccola ed esile affascinava. Aveva una passione
smisurata per le chitarre e credo che nei lunghi anni della sua carriera
le abbia suonate tutte. Ecco sotto un campionario delle chitarre
usate da Tom on stage (non sono tutte naturalmente).
1966 Vox Mark VI
Teardrop
Ampeg Dan Armstrong Plexi
EpiphoneFT110 Frontier
Fender Electric XII 12-String
Fender Esquire
Fender Jazzmaster
Fender Stratocaster
Fender Telecaster
Fender Acoustic Tom Petty Signature
Grazie Rocco per la
segnalazione anche se l'uscita è già stata segnalata settimane fa nella
nostra vetrina e nelle news il giorno 21 Settembre dalle segnalazioni di
Dario Twist of fate e Mario Rizzo. Comunque, come diceva mio nonno,
meglio tanti che nessuno! LIve long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
NapoliI: 7 ottobre - "Dylan Revisited
con la TimeLess Rockestra
clicca qui
Martedì 3
Ottobre 2017
GOD BLESS YOU TOM......REST IN PEACE
Stavo compilando la
pagina di Maggie’s Farm quando ho ricevuto un SMS dal mio grande amico e
storico farmer Dean Spencer: “E’ morto Tom Petty, lo sapevi?”. E’ stato
come darmi un uppercut che mi ha messo quasi K.O.T. “Ma
cazzo...........! E’ tutto quello che sono riuscito a dire, poi le
parole ed i pensieri si sono fermati in un blocco totale che mi
impediva di pensare e di parlare. Tom (Thomas Earl Petty), con sangue
indiano Seminole da parte della madre Kitty, nato a Gainesville, in
Florida, non aveva nessuna aspirazione musicale finché suo zio, che
lavorava sul set del film di Presley “Follow That Dream” nella vicina
Ocala ha invitato Tom ad assistere a qualche ripresa del film. Da quel momento
Tom diventò un grande fans di Elvis e cominciò a studiare musica per
diventare un professionista come il suo idolo. La sua è stata una vita piena di
momenti meravigliosi, momenti meritati per il suo grande talento e
gusto musicale. Inutile stare a fare biografie, la mente si riempie di
suoni ed immagini, di ricordi affascinanti, del suo charisma che aveva
conquistato anche Bob. "È una scioccante notizia che mi ha annichilito”
ha detto Dylan in una dichiarazione alla rivista Rolling Stone. "Ho
pensato al mondo di Tom. Era un grande artista, pieno di luce, un amico,
e non lo dimenticherò mai".
Io lo ricordo nello show del 4 Ottobre 1987 all’Arena di Milano per il
“Temples in Flames Tour”, con i suoi Heartbreakers accompagnava Bob
Dylan, Roger McGuinn, con l'aggiunta delle coriste Carolyn Dennis, Queen Esther Marrow e Madelyn Quebec.
Indimenticabile serata, con un Dylan in ombra forse par la bravura degli
Heartbreakersa che sapevano a memoria cosa fare senza lasciar spazio
alla minima improvvisazione, e forse questo metteva Dylan un pò in
difficoltà, senz'altro la miglior backing
band che Dylan abbia mai avuto alle spalle che però gli toglieva un pò
della sua luce. Ma adesso Tom non c’è più, se ne è
andato in silenzio senza far rumore, come la neve che cade. Ciao Tom,
grazie dei bei momenti che mi hai regalato, spero tu possa incontrare le
anime dei grandi amici che ti hanno preceduto e che possiate fare
interminabili jam session
suonando senza smettere mai, tanto l'eternità è infinita.
La storia congiunta di Bob Dylan e di Tom Petty and The Heartbreakers
ebbe inizio nel famoso concerto denominato "Farm Aid" (il primo dei
due).
Il concerto era nato indirettamente da un'idea (o meglio da una
proposta) dello stesso Dylan. Il 13 luglio del 1985 al John Fitzgerald
Kennedy Stadium di Philadelphia si era tenuto infatti il celebre
concerto denominato "Live Aid", organizzato dal cantante irlandese Bob
Geldof per raccogliere fondi destinati ad aiutare le popolazioni
africane falcidiate dalla carestia.
Fu un evento al quale parteciparono decine e decine di star della musica
tra cui Dylan il quale chiuse il concerto di Philadelphia insieme ai due
"Rolling Stones" Keith Richards e Ronnie Wood.
Durante il suo set Dylan, in tono alquanto polemico, disse dal palco -
davanti a milioni di spettatori che videro l'evento in TV e alle decine
di migliaia del pubblico presente - che forse un po' di tutti quei soldi
raccolti per l'Africa avrebbero potuto essere destinati ai contadini
americani in crisi per pagare le ipoteche che gravavano sulle loro
proprietà. Non a caso nel suo set Dylan, accanto a "When the ship comes
in" e "Blowin' in the wind", scelse di cantare provocatoriamente il
brano "Ballad of Hollis Brown" che raccontava la storia di un contadino
del South Dakota che uccide sua moglie e i suoi cinque bambini per poi
suicidarsi a causa dei debiti.
Le sue frasi suscitarono lo stupore e l'indignazione di alcuni, tra cui
il promotore dell'iniziativa Bob Geldof, che rimase impietrito tra il
pubblico, il quale dichiarò che l'uscita di Dylan era stata
assolutamente inopportuna e che non aveva capito niente del progetto
Live Aid.
Tuttavia la proposta di Dylan trovò riscontro in alcuni, tra cui Willie
Nelson il quale organizzò di lì a poco la "versione americana" del Live
Aid, ovvero il "Farm Aid" con cui raccogliere fondi a favore dei
contadini americani.
Dylan naturalmente prese parte al concerto che si tenne al Memorial
Stadium di Champaign, nell'Illinois, il 22 settembre 1985, e scelse come
band di supporto gli Heartbreakers di Tom Petty (Dylan aveva già
collaborato e stretto amicizia con alcuni membri del gruppo che avevano
suonato nel corso di alcune sessions di registrazione per l'album Empire
Burlesque, nello specifico Mike Campbell, Benmont Tench e Howie
Epstein).
Dylan, Petty e gli Hearbreakers si riunirono per le prove in vista del
Farm Aid agli Universal Studios di Los Angeles il 19 Settembre del 1985.
Bob, Tom e soci suonarono, per scaldarsi, un po' di brani di Dylan e
molti di altri autori, da What'd I Say di Ray Charles a Baby What You
Want Me To Do di Jimmy Reed (uno dei vecchi idoli di Dylan), da Then He
Kissed Me a That Lucky Old Sun. Alle chitarre c'erano Tom Petty e Mike
Campbell. Alle tastiere Benmont Tench, al basso Howie Epstein, con Stan
Lynch alla batteria. Ai cori Debra Byrd, Queen Esther Marrow, Madelyn
Quebec ed Elisecia Wright.
Le prove proseguirono poi due giorni dopo, il 21 settembre, direttamente
sul luogo del concerto, il Memorial Stadium dell'Università
dell'Illinois della città di Champaign. Bob, Petty e compagni provarono
Shake, un brano che il biografo dylaniano Clinton Heylin nel suo "A Life
in Stolen Moments: Day By Day 1941-1995" ipotizza essere stato scritto
da Bob Dylan sulla melodia della canzone di Roy Head dal titolo Treat
Her Right. Poi eseguirono Trust Yourself, ancora That Lucky Old Sun,
Maggie's Farm ed un brano di Chris Kenner, I Like It Like That.
Il 22 settembre fu poi il giorno del Farm Aid, sul prato del Memorial
Stadium della University Of Illinois di Champaign.
In un indimenticabile set Dylan e compagni si lanciarono in
un'eccellente versione di Clean Cut Kid, seguita dalla già citata Shake
e da I'll Remember You (cantata da Dylan a due voci con Madelyn Quebec).
Fu poi la volta di Trust Yourself, ancora con Madelyn, e della cover
That Lucky Old Sun (sempre particolarmente amata da Dylan, qui al
debutto live). Il set si chiuse con una grande versione di Maggie's Farm
tra le ovazioni della folla.
Su Trust yourself e Maggie's Farm si aggiunse Willie Nelson,
l'organizzatore dell'evento, alla chitarra acustica.
L'esibizione di Dylan con Petty e compagni venne mandata in onda su
moltissime stazioni televisive e radiofoniche sia negli Stati Uniti che
in Canada e fu talmente straordinaria e memorabile che Bob capì di aver
trovato una grandissima band che avrebbe potuto degnamente accompagnarlo
in tour. Di fatto Tom Petty and The Heartbreakers vengono ricordati da
molti ancora oggi come la migliore backing band mai avuta da Dylan
insieme ai mitici membri di The Band (che lo accompagnarono sul palco
alla metà dei '60 e dei '70 e in altre sporadiche occasioni).
Va detto che Petty era un eccellente cantautore, già celebre all'epoca
grazie ad almeno tre o quattro album di successo, e soprattutto era un
dylaniano dalla testa ai piedi, uno dei tanti songwriters della nuova
generazione cresciuto a pane e Dylan, che si era formato sulle canzoni
di Bob degli anni '60 e '70 e che anche nel modo di cantare e di porsi
aveva come punto di riferimento il cantautore di Duluth.
Rocker "conservatore" sudista (è originario della Florida), poeta del
proletariato, Petty fin dai suoi primi lavori lasciò trasparire il
rispetto e l'ammirazione per la tradizione del rock degli anni sessanta
e settanta citando e omaggiando gruppi come i Byrds o gli Who, e
songwriters come Dylan o Roger McGuinn, utilizzando un genere a metà tra
il rock 'n' roll ed il folk-rock (con accenni di blues e di country).
Nel '79 ottenne un grosso successo di pubblico con l'album "Damn the
torpedoes" che giunse al primo posto in classifica e che, insieme a
Bruce Springsteen, affermò Petty come una delle figure di primissimo
piano della nuova generazione del Rock.
La sintonia d'onda tra Dylan ed il gruppo viene ben evidenziata da
questo scambio di battute con il giornalista Toby Creswell nel 1986:
"Per questo prossimo tour suonerai insieme con gli Heartbreakers. Si
tratta della prima volta che suoni accompagnato da una band autonoma fin
dai tempi del tour con The Band, una decade fa. Dev'essere bello tornare
a quel tipo di concerto..." - Bob Dylan: "In realtà ancora non sappiamo
come sarà articolato lo show. E comunque sarà una cosa più semplice
perchè gli Heartbreakers sono come una persona sola. Quando metti
insieme gente che non ha mai suonato insieme prima... così tante persone
diverse... ci vogliono anni perchè delle persone possano suonare insieme
come suonano Tom Petty e la sua band. Siamo cresciuti tutti con lo
stesso genere di musica".
Tom Petty e compagni si unirono quindi a Dylan nel tour che iniziò il 5
febbraio 1986 e che li portò attraverso Australia, Nuova Zelanda e
Giappone. Il tour aveva per titolo "True Confessions" e la prima data fu
quella all'Athletic Park di Wellington in Nuova Zelanda.
Gli show erano strutturati
nella seguente maniera: nella prima parte Bob Dylan accompagnato da
Petty e dai suoi Heartbreakers eseguiva un primo set che comprendeva un
numero variabile di brani (in genere dai 6 agli 8). Seguiva un breve set
in genere di due canzoni in cui il palco veniva lasciato a Petty ed ai
suoi. Poi ritornava Dylan per un secondo set più corposo del primo (una
decina di canzoni circa) che si apriva con brani acustici con il solo
Dylan chitarra e armonica. Poi un nuovo mini set di Petty e compagni
(altre due canzoni, in genere). Poi set finale di Bob e band con altri
7/8 brani.
Nei loro set Tom e gli Heartbreakers eseguivano alcuni loro "cavalli di
battaglia" come Straight Into Darkness, Don't Bring Me Down, Refugee,
American Girl, Spike, The Waiting e Breakdown. Accanto ad un classico di
Chuck Berry come Bye Bye Johnny e alla celebre So You Want To Be A Rock
& Roll Star di Roger McGuinn e Chris Hillman.
I set di Bob presentavano accanto ai brani propri (classici come Masters
Of War, It Ain't Me, Babe e Like A Rolling Stone e brani recenti come
I'll Remember You, Trust Yourself, Lenny Bruce e When The Night Comes
Falling From The Sky, ed anche una strana Dark Eyes, iniziata ed
interrotta perchè Dylan non riuscì a ricordarsela!) anche brani inusuali
come uno strumentale dal titolo Train Of Pain, la succitata Shake,
l'antica House Of The Risin' Sun (al debutto live assoluto) o una vera
marea di cover come Across The Borderline di Ry Cooder, John Hiatt e Jim
Dickinson, la stupenda I Forgot More Than You'll Ever Know di Cecil
Null, già incisa da Dylan per il suo album "Self Portrait", I'm Moving
On di Hank Snow, Lonesome Town di Baker Knight, la scatenata Justine di
Don Harris e Dewey Terry, Uranium Rock di Warren Smith, So Long Good
Luck And Goodbye di Weldon Rogers, Unchain My Heart di James Freddy e
Agnes Jones e molte altre. Oltre a una davvero inusuale Sukiyaki, brano
di Rohusuke Ei ed Hachidai Nakamura, eseguito appropriatamente per la
prima volta in occasione del concerto alla Castle Hall di Osaka Fu, in
Giappone il 6 Marzo 1986 ma delle cui liriche fu cantata - per ovvi
motivi di lingua - solo la melodia a bocca chiusa.
La band era composta da Tom Petty e Mike Campbell alle chitarre, Benmont
Tench alle tastiere, Howie Epstein al basso e talvolta anche alla slide
su Rainy day women (con Petty che passava al basso in quei casi), e Stan
Lynch alla batteria. Oltre a cantare e suonare la chitarra e l'armonica
talvolta Dylan suonava anche la tastiera.
Dylan spesso presentava entusiasta i suoi soci al pubblico come "One of
the last great Rock and Roll bands" (una delle ultime grandi band di
rock and roll) e talvolta simpaticamente annunciava Petty chiamandolo
"Uncle Tom" (Zio Tom).
Altre volte dichiarava apertamente al pubblico: "Devo dire che è senza
dubbio la migliore band con la quale ho mai lavorato".
Il feeling tra Bob e Petty risultò subito evidente... I due spesso
sorridevano e scherzavano tra loro, cantavano a due voci sullo stesso
microfono, dimostravano grande allegria e divertimento nel suonare
fianco a fianco e Petty, da buon leader, aveva in pugno i suoi
Heartbreakers guidandoli con grandi capacità.
A fianco di Bob e Tom, già dai tempi del Farm Aid, c'erano poi le Queens
of Rhythm, le "Regine del Ritmo", un quartetto con formazione non fissa
di cantanti e coriste gospel afroamericane che costituivano un
eccellente gruppo composto (con vari avvicendamenti nel corso dei tre
tour di Dylan e Petty) da Peggi Blu, Carolyn Dennis, Madelyn Quebec (che
sarebbero diventate rispettivamente moglie e suocera di Dylan), Queen
Esther Marrow, Debra Byrd, Elisecia Wright e Louise Bethune (il gruppo
venne creato e battezzato dallo stesso Dylan).
La prima formazione delle Queens, che rimase fissa per tutto il primo
tour, era composta da Debra Byrd, Queen Esther Marrow, Madelyn Quebec ed
Elisecia Wright. Spesso avevano nell'esecuzione dei brani un'importanza
pari a quella di Dylan per quanto riguarda la parte vocale, ad esempio
in brani come Clean Cut Kid o I and I che erano particolarmente
trascinanti con le voci di Bob e delle "regine" che si alternavano e si
rincorrevano sui versi. Oltre a cantare, le "queens" suonavano anche
tamburelli, campanacci et similia.
Tra gli "special guest" va ricordato che il 10 febbraio '86 a Sydney si
aggiunse alla band anche il leader dei Dire Straits Mark Knopfler alla
chitarra.
Come detto, spesso Tom Petty si affiancava a Dylan sul microfono
cantando con lui brani come I Forgot More Than You'll Ever Know, Blowin'
in the wind e Knockin' on heaven's door, o il ritornello di Like a
rolling stone.
Ecco i titoli di alcuni bootleg sui quali è reperibile questo materiale:
True Confessions, Across The Borderline, Duelling Banjos, Precious
Memories, che contengono parte del meglio del primo True Confessions
Tour, che si chiuse dopo 19 date il 10 marzo 1986 alla Nippon Budokan
Hall di Tokyo.
Un mese dopo, il 10 Aprile 1986, Bob Dylan e Tom Petty tennero quindi
una conferenza stampa negli uffici della Westwood One Radio di Los
Angeles per annunciare il prossimo tour congiunto degli Stati Uniti,
ancora con il nome di "True Confessions".
Il tour iniziò il 9 giugno 1986 dalla città californiana di San Diego.
I musicisti erano gli stessi del primo leg con l'aggiunta di Al Kooper
che fece la propria comparsa all'organo in diverse date, di Ron Wood
(alla chitarra negli show di New York), degli Eurythmics (Dave Stewart
alla chitarra ed Annie Lennox alla voce) nella data di Los Angeles e con
Carolyn Dennis e Louise Bethune quali nuovi innesti nella squadra delle
Queens of Rhythm (e Bob Seger su Like a rolling stone a Clarkston,
Michigan il 30 Giugno 1986).
Va menzionata anche una
partecipazione davvero speciale, quella di John Lee Hooker sulla sua
Good Rockin' Mama durante il concerto allo Shoreline Amphitheatre di
Mountain View, California del 5 Agosto 1986 (Hooker aveva conosciuto
Dylan nei primissimi anni '60 quando Bob aveva fatto da supporter per
lui al Gerde's Folk City nel Greenwich Village).
E va ricordato anche il debutto live di Brownsville Girl (il capolavoro
di Knocked out loaded scritto a quattro mani con Sam Shepard) di cui
però venne cantato il solo ritornello nel concerto finale del leg
americano al Mid-State Fairground di Paso Robles, California, del 6
Agosto 1986.
A proposito di questo leg nordamericano va detto che tre canzoni del
concerto del Rich Stadium di Buffalo, New York, del 4 Luglio 1986
vennero mandate in onda dalla rete VH-1 TV e da vare stazioni radio
statunitensi nell'ambito del Farm Aid 2.
Ecco i titoli di alcuni bootleg sui quali è reperibile questo materiale:
There Is A Place Of Broken Dreams, Lonesome Town.
Il 5 Settembre del 1987 iniziò il terzo tour Dylan/Petty, all'Hayarkon
Park di Tel-Aviv, Israele. In questo tour, che prese il nome di "Temples
in flames Tour", sparirono i set degli Heartbreakers. I concerti
toccarono Israele e l'Europa (Svizzera, Italia, Germania, Olanda,
Danimarca, Finlandia, Svezia, Francia, Belgio, Inghilterra).
Le Queens of Rhythm diventarono tre: Carolyn Dennis, Queen Esther Marrow
e Madelyn Quebec, dopo la defezione di Louise Bethune.
Tra gli ospiti speciali va ricordata la partecipazione di Roger McGuinn
in tutte le date (con nostalgici duetti insieme a Bob su Chimes of
freedom e Knockin' on heaven's door) e dell'ex-Beatle George Harrison,
nella data di Londra del 17 Ottobre 1987, che duettò con Bob sul brano
Rainy day women.
Tra le canzoni va segnalata una inusuale Go Down Moses, un traditional
eseguito appropriatamente a Tel Aviv.
Ecco i titoli di alcuni bootleg sui quali è reperibile questo materiale:
Temples In Flames, The Final Night And More, Heartbreaker Blues.
In totale Dylan e Petty
condivisero tre tour nel 1986 e nel 1987 per un totale di 90 concerti
(True Confessions 1, True Confessions 2 e Temples in flames Tour),
interrotti solo dalla serie di sei concerti americani nel luglio del
1987 che Dylan tenne con i Grateful Dead, e dopo i tour con Petty avrà
inizio il Neverending Tour, il tour infinito che prosegue ancora oggi
dopo oltre 1700 concerti.
Nonostante qualcuno avesse ipotizzato motivi puramente economici dietro
ai tour ("...hai fatto il tuo ultimo tour con Tom Petty per denaro.
Possiamo ritenerla una tua nuova filosofia?" - Dylan: "Ho sempre fatto
tour per denaro. Cosa c'è di nuovo?") quelli con Tom Petty furono
concerti incredibilmente intensi e perfetti nella loro costruzione e
nell'esecuzione dei brani anche se lo studioso Alessandro Carrera ha
fatto notare come Tom Petty e gli Heartbreakers davano poco spazio a
Dylan per le sue improvvisazioni e le canzoni erano eseguite in maniera
perfetta ma prevedibile: "Nel 1987 Dylan era in un momento di grande
crisi e, infatti, il tour di Dylan con i Grateful Dead era pessimo sotto
molti punti di vista, perché avevano provato, ma non avevano trovato un
vero accordo. Dylan in quel momento non era in grado di dare indicazioni
su cosa veramente volesse fare, per cui il gruppo gli andava dietro, ma
non sapeva veramente cosa stesse facendo; e infatti Jerry Garcia, con
tutta la simpatia che aveva per Dylan, disse: “Non è un musicista, è
un’altra cosa, Dylan non è veramente un musicista, è lui e va bene”. E
però per Dylan è stata un’esperienza importante perché era molto in
crisi rispetto a se stesso e a come doveva presentarsi in pubblico;
erano anni, infatti, che andava in giro con grossi gruppi, con le
coriste e tutto quanto, ultimamente con Tom Petty and the Heartbreakers,
ma si vedeva che non era contento. Io l’ho visto nell’87 con Tom Petty,
qui a Milano, è stato un concerto piuttosto penoso, perché il gruppo era
ottimo, ma lui non c’era: arrivava, cantava, ma pareva non gliene
importasse molto; bisogna dire anche che Tom Petty and the Heartbreakers
erano troppo bravi, nel senso che non gli lasciavano spazio, non per
colpa loro, ma perché sono un gruppo estremamente professionale, non gli
lasciavano quel tipo di spazio di cui lui ha bisogno, che è lo spazio
anche dell’improvvisazione, del non sapere bene cosa succederà nel
minuto che viene".
Tom Petty e gli
Heartbreakers collaborarono con Bob anche in studio, nell'album di Dylan
"Knocked Out Loaded" del 1986. Tra i moltissimi musicisti che
parteciparono alle sessions, troviamo infatti alle chitarre Mike
Campbell e lo stesso Petty, con Benmont Tench alle tastiere. Il disco fu
uno dei più controversi di Dylan, da molti considerato tra i suoi
peggiori. L'apporto di Petty fu un po' un'occasione sprecata. Egli firmò
insieme a Dylan anche uno dei brani meno riusciti di tutta la produzione
dylaniana, "Got my mind made up", che venne poi reincisa anche dallo
stesso Petty con risultati migliori rispetto alla versione dylaniana.
Grazie alla collaborazione in studio con Petty, Dylan realizzò anche
"Jammin' me" un brano che però non portò mai a termine. Lo stesso Petty
lò rimaneggiò e lo utilizzò poi per l'album degli Heartbreakers "Let Me
Up" del 1987. Il brano è a firma Bob Dylan, Tom Petty, Mike Campbell
(quest'ultimo collaborò alla parte musicale).
Con Petty e soci Dylan incise anche il brano "Band of the hand (It's
helltime man!)" per la colonna sonora del film "Band of the hand" del
1986 (per la regia di Paul Michael Glaser). Il brano, scritto dal solo
Dylan, è un bel rock molto potente e tirato ed è sicuramente la cosa
migliore tra quelle incise con Petty. Venne registrato il 9 e 10
febbraio 1986 ai Festival Studios di Sidney, Australia, con la
produzione dello stesso Tom Petty. Dylan venne affiancato da Petty e
dagli Hearbreakers, oltre che dalle Queens of Rhythm con l'aggiunta di
Stevie Nicks. Il brano è reperibile sul bootleg di Dylan dal titolo Hard
To Find, oltre che naturalmente sul disco ufficiale della colonna sonora
del film pubblicato nel Maggio del 1986.
Va ricordata anche la partecipazione di Dylan e Petty (and the
Heartbreakers, naturalmente!) allo spettacolo The Lubavitcher’s Chabad
Telethon contro le droghe del 14 settembre 1986, mandato in onda da
molte TV americane e in occasione della quale Dylan eseguì il brano di
Fred Rose "Thank God" (del repertorio di Hank Williams), registrato il 5
Agosto 1986 allo Shoreline Amphitheatre di Mountain View, California.
Il 6 giugno 1986 i due parteciparono anche ad uno show di beneficienza a
favore di Amnesty in cui eseguirono "Band Of The Hand", "License to
kill" e il brano di Joe Morris "Shake a hand" (esattamente due giorni
dopo il matrimonio segreto di Dylan con la "queen of rhythm" Carolyn
Dennis cui da tempo era legato e che pochi mesi prima gli aveva dato una
bambina). Lo spettacolo si tenne presso il Forum di Inglewood a Los
Angeles. Anche in questo caso, naturalmente, la band era quella degli
Hearbtreakers con l'aggiunta di Philip Lyn Jones alle congas.
Va inoltre ricordato, come sopra accennato, che il tastierista Benmont
Tench, il chitarrista Mike Campbell ed il bassista Howie Epstein, tutti
degli Heartbreakers, parteciparono anche alle registrazioni di "Empire
Burlesque", l'album di Dylan del 1985. Le sessions alle quali furono
presenti si tennero al Cherokee Studio di Hollywood il 28 Gennaio e il 5
e 14 Febbraio del 1985 e i tre musicisti suonarono con Bob su Seeing The
Real You At Last (la take che finì sull'album), Trust Yourself (idem),
Queen Of Rock 'n' Roll, I'll Remember You (anch'essa su EB), Straight
A's In Love, I See Fire In Your Eyes, Waiting To Get Beat, Emotionally
Yours (su EB) e The Very Thought Of You.
Se i risultati della collaborazione con gli Heartbreakers in studio non
furono memorabili tutt'altra cosa fu invece l'apporto di Petty e dei
suoi amici dal vivo. Al di là dell'osservazione di Carrera sopra
riportata relativa alla impossibilità di Dylan di improvvisare, i tour
congiunti Dylan/Heartbreakers furono infatti tra i più entusiasmanti
dell'intera carriera di Bob. Basta ascoltare bootleg come There Is A
Place Of Broken Dreams o guardare il video di Hard to handle, tratto da
due dei concerti australiani del 1986, per rendersene conto.
Quest'ultimo venne realizzato montando alcuni spezzoni tratti dai
concerti del 24 e 25 febbraio a Sidney (in totale dieci canzoni, per la
durata di un'ora circa) mandato in onda su varie reti televisive
statunitensi il 20 giugno 1986 e poi pubblicato in videocassetta
nell'ottobre dello stesso anno.
Si tratta di un video davvero esaltante in cui Dylan, Petty e gli
Heartbreakers danno prova delle loro grandi capacità e trasmettono
letteralmente l'energia che fluiva copiosa durante quegli show.
E' curioso notare, però, che in effetti lo stesso Dylan non sembra
conservare un ricordo particolarmente entusiasta di quegli spettacoli.
Nel primo volume della sua recente autobiografia dal titolo "Chronicles"
ha raccontato, infatti, che in quel periodo si sentiva depresso perchè -
secondo lui - il pubblico che andava ai concerti che lo vedevano insieme
a Tom Petty in realtà andava a vedere soprattutto Petty e gli
Heartbreakers, piuttosto che Bob Dylan. Una opinione alquanto
sconcertante e che probabilmente scaturisce più che altro da un errato
convincimento da parte di Dylan, dovuto al momento di crisi che dichiara
di aver attraversato in quel periodo. Risulta infatti abbastanza arduo -
vista la qualità stratosferica di molte performance di Dylan del periodo
- credere che il pubblico non fosse interessato a lui (che Tom Petty ed
il suo gruppo avessero poi anche i loro fans è indiscutibile).
Insieme a Tom Petty, Dylan
fu anche protagonista del progetto "Traveling Wilburys", un supergruppo
nato quasi per scherzo e composto, oltre che da Dylan e Petty, da George
Harrison (che ne fu l'ideatore), Jeff Lynne e Roy Orbison.
In un periodo di crisi creativa e personale, si presentò a Dylan
l'occasione di ritrovare nuovi entusiasmi grazie all'idea che nacque
quasi per caso quando George Harrison gli chiese se poteva utilizzare lo
studio privato che Dylan aveva nella sua casa di Los Angeles. A George
serviva per incidere un singolo di lancio per il suo nuovo album dal
titolo Cloud Nine. Dylan, amico di vecchia data dell'ex-Beatle, accolse
volentieri George a casa sua. Con Harrison si recarono da Bob anche il
produttore di Cloud Nine, Jeff Lynne, insieme a Tom Petty e Roy Orbison
(Lynne stava infatti producendo contemporaneamente anche il nuovo album
di quest'ultimo musicista).
In un clima di allegria ed improvvisazione i cinque passarono un po' di
tempo insieme suonando e registrarono una eccellente canzone di
Harrison, Handle with care, che in un primo momento era stata pensata
per il singolo di George ma che finì invece per costituire il primo
tassello di un intero album scritto e suonato dai cinque. Harrison
infatti si inventò un gruppo "fantasma" cui diede il nome di Traveling
Wilburys, una famiglia di musicisti viaggianti, creando un nome fittizio
per ognuno dei cinque membri: Harrison era Nelson "Spike" Wilbury. Lynne
era Otis "Clayton" Wilbury. Orbison era Lefty Wilbury. Dylan era Lucky
"Boo" Wilbury. Petty era Charlie "Muddy" Wilbury.
Ad essi si aggiunse il batterista Jim Keltner. I sei musicisti si
riunirono per una serie di sessions che si tennero negli studi di Dave
Stewart (Eurythmics) a Los Angeles nel mese di maggio del 1988, con la
produzione di Jeff Lynne e George Harrison. Registrarono alcuni brani
scritti da Harrison (la già citata Handle With Care, Heading For The
Light e End Of The Line), due brani di Orbison (Rattled e Not Alone Any
More), due canzoni di Tom Petty (Last Night e Margarita) e tre
eccellenti brani scritti da Dylan (Dirty World, Congratulations e
Tweeter And The Monkey Man).
I musicisti si divisero in questo modo le mansioni: Bob Dylan suonò la
chitarra e le tastiere, Roy Orbison e George Harrison le chitarre, Tom
Petty il basso e la chitarra e Jeff Lynne la chitarra, il sintetizzatore
e le tastiere. Della sezione ritmica si occuparono Jim Keltner alla
batteria e Ray Cooper alle percussioni (con qualche intervento di Ian
Wallace).
Il sassofono di Jim Horn colorò alcuni brani.
I dieci brani finirono sul primo album del supergruppo, "Traveling
Wilburys Volume One", pubblicato su etichetta Warner Brothers il 18
ottobre 1988.
Ad esso seguì un secondo
album, "Traveling Wilburys vol. 3" (uscito esattamente un anno dopo,
nell'ottobre del 1990 su etichetta Wilbury Records), senza Orbison che
era scomparso poco tempo prima.
Le sessions di questo secondo album si tennero ai Wilbury Mountain
Studios di Bel Air a Los Angeles nell'Aprile del 1990 ancora con la
produzione di George Harrison e Jeff Lynne. Vennero registrate le
canzoni che costituirono l'album, quattro scritte da Dylan (She's My
Baby, If You Belonged To Me, 7 Deadly Sins, Where Were You Last Night?),
due scritte da Harrison (Inside out, You took my breath away), tre
scritte da Jeff Lynne (The devil's been busy, Poor house e New blue
moon), una scritta da Tom Petty (Cool dry place) e una firmata dai
quattro musicisti (Wilbury Twist).
Durante le sessions venne registrata anche Nobody's Child (un brano di
Cy Coben e Acuff Rose) che venne pubblicata su un singolo dal titolo:
"Traveling Wilburys: Nobody's Child" (uscito su etichetta Warner
Brothers nel Giugno del 1990) ed in seguito anche sull'album di artisti
vari dal titolo "Romanian Angel Appeal" (Warner Brothers, Luglio 1990),
un disco di beneficenza i cui proventi vennero destinati ai bambini
rumeni orfani.
Ecco la formazione dei musicisti nel corso di queste sessions: Bob "Boo
Wilbury" Dylan (chitarra acustica e armonica). Tom "Muddy Wilbury" Petty
(chitarra acustica). Jeff "Clayton Wilbury" Lynne (chitarra acustica,
basso e tastiere). George "Spike Wilbury" Harrison (chitarra acustica ed
elettrica, mandolino e sitar). Jim Keltner (batteria e percussioni). Ray
Cooper (percussioni). Gary Moore alla lead guitar e Jim Horn al sax
tenore contribuirono ad alcuni brani
Entrambi i LP dei Traveling Wilburys ebbero un notevole successo
(soprattutto il primo che raggiunse le prime posizioni della classifica
di vendita), e insieme ad "Oh Mercy" ridiedero una certa credibilità a
un Dylan che - per usare una metafora calcistica - era in quel periodo
in piena crisi "di gioco e di risultati".
Disse Dylan a proposito dei Traveling Wilburys nel corso di
un'intervista rilasciata a Dave Fanning: "Se Bob Dylan fosse oggi un
esordiente avrebbe qualche possibilità di emergere?" - "Credo di sì:
basta avere le capacità, la preparazione la forza di farlo. So che
potrei ritagliarmi un posto se volessi. Ma se arrivassi oggi sulla scena
vorrei forse fare qualcosa di diverso." - "Come ai tempi in cui si tuffò
a lavorare con i Traveling Wilburys?" - "Abbiamo inciso qualche disco,
fu un periodo di grandi imprese." - "Molti furono sorpresi di vederla
far parte di una band del genere." - "Sorprese anche me."
Il primo Marzo del 1990
Dylan fece un'apparizione speciale nel corso di un concerto di Tom Petty
al The Forum Inglewood di Los Angeles. Insieme a Tom Petty e ai suoi
Heartbreakers, Dylan suonò e cantò Rainy Day Women # 12 & 35 e
Everybody's Movin' (brano di Glen Trout). Poi eseguì due brani in coppia
con Bruce Springsteen (Bob alla chitarra e Bruce alla voce), la
"Travelin' Band" di John Fogerty e la "I'm Crying" degli Animals di Eric
Burdon e Alan Price.
Nel 1992, infine, al Madison Square Garden di New York, Tom Petty fu tra
gli artisti che celebrarono i 30 anni di attività di Bob Dylan in quello
che venne chiamato "The 30th Anniversary Concert Celebration" (come
l'omonimo disco del 1993 tratto da quel memorabile show). Petty, insieme
agli inseparabili Heartbreakers, si produsse in una delle migliori
esibizioni della serata interpretando una splendida "License to Kill" ed
una trascinante "Rainy Day Women #12 & 35". Poi fece da seconda voce a
Roger McGuinn (ex-leader dei Byrds, gruppo da sempre amato da Petty) in
una bellissima resa della classica "Mr. Tambourine Man" (che era appunto
il cavallo di battaglia dei Byrds). Infine si unì ad una sorta di
supergruppo, composto da George Harrison, Roger McGuinn, Eric Clapton,
Neil Young e dallo stesso Dylan, per interpretare una indimenticabile
"My Back Pages".
Nel recente tour estivo americano del 2003 Dylan ha diviso il cartellone
con Petty e gli Heartbreakers e talvolta anche il palco su brani come
Rainy Day Women # 12 & 35 e All Along The Watchtower.
Michele Murino
"Bob Dylan influenced absolutely everything"
Tom Petty
16 Novembre 2017 Boston, MA - Agganis
Arena - with special guest Mavis Staples
17 Novembre 2017 Albany, NY - Palace Theatre -
with special guest Mavis Staples
18 Novembre 2017 Buffalo, NY - Shea's Performing Arts Center -
with special guest Mavis Staples
20 Novembre 2017 New York, NY - Beacon Theatre
(unconfirmed) - with special guest Mavis
Staples
21 Novembre 2017 New York, NY - Beacon Theatre
(unconfirmed) - with special guest Mavis
Staples
20 Novembre 2017 New York, NY - Beacon Theatre
(unconfirmed) - with special guest Mavis
Staples
22 Novembre 2017 New York, NY - Beacon Theatre
(unconfirmed) - with special guest Mavis
Staples
24 Novembre 2017 New York, NY - Beacon Theatre
(unconfirmed) - with special guest Mavis
Staples
25 Novembre 2017 New York, NY - Beacon Theatre
(unconfirmed) - with special guest Mavis
Staples
Per l'elenco completo delle date vedi la nostra
vetrina:
Vuole essere una cosa semplice e
divulgativa, fatta per far conoscere un po’ di più Dylan a tutti quelli
che l’hanno sentito nominare, ma se gli chiediamo i titoli di 3 canzoni
di Bobby non le sanno.
È una cosa fatta per amore di Bob, ovviamente, che ci unisce.
Personalmente mi farebbe molto piacere se qualcuno di voi volesse
partecipare a uno dei nostri eventi, magari anche dicendo qualcosa.
Ovviamente sareste nostri graditi ospiti. Se posso consiglierei la
serata del 10 ottobre con Bubola e Bertoncelli. Poi ci fermeremo a cena
e sarà una buona occasione per parlare di Dylan con un gruppo di persone
scelte…
In ogni caso grazie per la vostra attenzione e complimenti per il vostro
grande lavoro su Dylan.
Spero a presto. Cari saluti, Sergio Noto
Caro Sergio, ti ringrazio
per la segnalazione del bellissino evento che hai organizzato nella
meravigliosa cornice di Verona. Io c'ero all'Arena la sera del debutto
itraliano di Bob, all'entrata pioveva mica male, ma il personale
dell'Arena ci fece lasciare gli ombrelli all'inizio delle scalinate,
naturalmente quando uscimmo molti degli ombrelli, tra i quali il mio,
avevano preso altre strade, pazienza, ma questo succede un pò
dappertutto. Credo sia stato un lavoro molto impegnativo organizzare il
tutto ed assicurarti la presenza di Massimo Bubola, Riccardo
Bertoncelli, Shel Shapiro, Enrico de Angelis e Salvatore Esposito, oltre
agli altri naturalmente. Quindi questa volta tocca a me ringraziarti per
il lavoro svolto e per quello che ancora devi fare. Ti ringrazio di
cuore per l'invito ad essere presente ma purtroppo altri impegni mi
impediscono di essere con voi, sarà per un'altra volta. Avrei visto con
piacere le persone sopra citate, ascoltare Bubola che parla di Dylan è
sempre affascinante! Spero mi manderai il resoconto della serata. Live
long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
ciao scusa hai aggiunto una virgola e un
''che'' che andrebbero tolti per comprendere la frase grazie ciao
La frase che ti avevo mandato è: "Avevano studiato tutto per fare in modo che i
fan del Papa potessero stare nelle prime file con i loro striscioni
che le telecamere li potessero inquadrare bene e che in televisione,dove
l'evento era trasmesso in diretta sulla Rai
fosse bene evidente il loro entusiasmo per il Pontefice".
Anche a questa mail
avrei dovuto aggiungere virgole e punti ed una qualche lettera
maiuscola, ma visto le tue lamentazioni ho rispettato il tuo scritto,
naturalmente ho cancellato quella "virgola" e quel "che" che impedivano
di comprendere la tua frase. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)