maggie's farm presents
...I SAID THAT!
Così parlò Zimmerman...
Bob Dylan racconta se
stesso in 40 anni di interviste, dichiarazioni, articoli etc...

NONA PUNTATA
(di dieci)


 
SPECIAL EDITION 
"DICONO DI LUI..."

1959-1961

Bill Marinac: "Io e Bob andammo a vedere Gioventù Bruciata un paio di volte; lui però tornò anche altre volte a vedere quel film, da solo: penso che in tutto lo abbia visto almeno quattro volte. Fu uno dei primi a procurarsi un giubbotto rosso alla James Dean. Era un bel film, ed ebbe un grosso impatto su di noi; penso che si trattasse anche dei tempi. Forse per capire meglio avresti dovuto vedere com'era la situazione di una piccola città a metà degli anni cinquanta"


George Haben: " A scuola, improvvisamente si alzava e cominciava a cantare imitando Elvis, e via dicendo; era divertentissimo! Voglio dire, sentire cantare in quel modo un po' folle un tipo che invece se ne stava sempre calmo e zitto e per conto proprio...".


Echo Helstrom (ragazza di Bob, a proposito di una delle primissime band di Bob): "Bob aveva intenzioni molto serie con quella band, e loro provavano un sacco. Suonavano soprattutto blues, allora... Bob cantava e suonava il piano, e assieme alla band provava in diversi garage del vicinato. A nessuno piaceva molto la loro musica, e ancor meno la voce di Bob... Lui e la band suonarono in diversi posti in città, alle feste scolastiche, nel club giovanile, e alla rosticceria di Collier. Da Collier le cose non andavano troppo male... ma negli auditorium la gente rideva in faccia a Bob e lo prendeva a pernacchie".


Val Petersen: "Quando Bobby suonava il piano, stava in piedi, e ci pestava sopra; David (fratello di Bob), invece, stava seduto correttamente, e suonava molto bene".


BilI Marinac: " Avevo in cantina una grossa e vecchia radio Zenith. Mio padre ne aveva collegato l' antenna a quella della TV e noi passavamo ore seduti accanto alla radio con i nostri strumenti tentando di copiare le frasi musicali direttamente dalla radio. Il padre di Bob aveva allacciato un collegamento simile in casa propria... I nostri genitori erano molto comprensivi".


Leroy Hoikkala: "Robert era bravo a improvvisare subito fuori una versione propria". Sentiva una canzone, e ne tirava fuori una versione propria"


Echo HeIstrom (ragazza di Bob): "Lo conobbi... allo L&B cafe di Hibbing. Fu nel 1957, quando eravamo ancora al liceo... Lui era sempre ben vestito, molto tranquillo, così lo avevo valutato per un santarellino... Invece, quando gli menzionai la canzone Maybelline, urlò: Maybelline! Maybelline, di Chuck Berry? Ma certo che l'ho sentita! Così, attaccammo a parlare di Chuck Berry , Fats Domino, Little Richard, Jimmy Reed - Bob pensava che Jimmy fosse favoloso, il
migliore!".


Steve Friedman: "Andammo al Campo Herzl insieme, e con noi c'era anche Louis Kemp. Si trattava di un campo estivo per ambosessi di religione ebraica, posto a circa centosessanta chilometri da Duluth. Avevamo tutti tra i quattordici e i sedici anni... Lui era la star del campo; una delle cose che gli riuscivano meglio era l'imitazione di Jerry Lee Lewis: suonava il piano stando in piedi, e cantava proprio come lui, una rassomiglianza davvero
incredibile...".


Steve Friedman: "A volte facevamo l'autostop fino a St Paul, prendevamo una camera in un albergo d'infima categoria e andavamo in cerca di locali dove si suonasse musica dal vivo... rock, rhythm 'n' blues - Bob era particolarmente attratto dalla musica nera".


Echo Helstrom: "Ogni fine settimana se ne andava a Minneapolis e a St Paul, a sentire della musica, diceva lui, ma io sapevo che si vedeva anche con altre ragazze" .


Bonnie Beecher: "Dylan, che frequentava il liceo di Hibbing, era solito marinare la scuola per venire in autostop a Minneapolis e passare il proprio tempo all'unico posto beatnik che potevamo frequentare".


BilI Marinac: "Nel '59 egli cominciò a occuparsi molto seriamente di musica acustica. Una volta, facemmo una jam a casa sua, solo io e lui, che suonava la chitarra elettrica. Parlammo di come sarebbe stato se qualcuno fosse stato in grado di scrivere dei testi che avessero anche un qualche significato sociale e che fossero accompagnati da una forma musicale ispirata al rock. Aveva già in mente qualcosa, come vedi".


Bobby Vee (cantante): "A quel tempo, c'era soltanto una sezione ritmica, e aggiungendo un pianoforte pensavo che avremmo ottenuto la rock 'n' roll band definitiva. Chiedemmo in giro a Fargo e dintorni, e un nostro amico ci indicò un tipo che era stato ospite a casa sua per un po' di tempo e che lavorava come cameriere al Red Apple Cafe. Mio fratello si incontrò con lui e assieme andarono alla stazione radio locale per poter utilizzare un pianoforte. Lui strimpellò un po' il piano, e suonò Whole Lotta Shakin' in tonalità di Do... poichè aveva riferito a
mio fratello di avere suonato assieme a Conway Twitty, il provino finì lì, ed egli venne assunto. Era un tipo piccolo dall'aspetto tutto arruffato, ma con una grande passione per il rock 'n'roll. Tecnicamente era piuttosto limitato... Gli piaceva fare dei battimani, un po' come Gene Vincent & The Bluecaps, che avevano in fonnazione due tipi che battevano le mani. Ogni tanto si avvicinava al mio microfono, batteva le mani a tempo e quindi se ne tornava di corsa
al piano. Voleva che lo chiamassimo sempre col nome d'arte che si era scelto, Elston Gunn.
Facemmo qualche concerto a North Fargo, ma poi ci rendemmo conto che, non possedendo un pianoforte e non essendo in una condizione tale da poterne acquistare uno e scarrozzarcelo dietro ovunque, forse sarebbe stato meglio tornare a essere una band di soli quattro elementi.
Gli comunicammo che avevamo deciso di non avvalerci più dei suoi servigi di pianista: lui ci rimase un po' male, e lasciò Fargo per recarsi a Minneapolis, dove si iscrisse all'università"


Judy Rubin (amica di Bob): " Ai miei genitori Bob non andava a genio, e neanche a gran parte dei miei amici; c'erano troppe cose che ci separavano, inclusa la droga".


Bonnie Beecher: "Non conoscevo nessun altro che avesse idea di chi fossero Cat Iron o Sleepy John Estes, così aguzzai le orecchie, mi girai verso di loro e mi unii alla conversazione".


Bonnie Beecher: "Mi stavo dirigendo verso l'edificio dove avrei dovuto sostenere un esame, e notai un gruppo di persone le quali, in circolo, sembravano stare osservando qualcosa per terra. Mi avvicinai e scoprii che si trattava di Dylan, sdraiato nel mezzo della strada, in condizioni pietose. Si era sbronzato, aveva vomitato e quindi era caduto svenuto per strada... Mi ricordo di avere pensato: Potrei passare oltre... Non c' è bisogno che mi faccia avan-
ti e dica di conoscere quel tizio... Invece, feci un sospirone, mi rassegnai ad arrivare in ritardo al mio esame e che sia dannata se non andai là e lo aiutai ad alzarsi da terra: era in stato di semi incoscienza... Doveva essere un bello spettacolo, io con questo ridicolo ubriacone attaccato a me, ricoperto di vomito! Lo portai nella toilette delle donne, e gli detti una ripulita. Volevo accompagnarlo a casa, ma lui disse: Noo! Devo andare all'Istituto di
Musica!".


Bonnie Beecher: "Nessuno lo faceva suonare, neanche per guadagnarsi il necessario per mangiare. Andò a finire che, per lui, mi detti al taccheggio, rubando cibo dalla mensa della sorority" .


Ellen Baker: "Sembrava che non avesse mai un posto dove stare, però gli piaceva casa nostra... Oltre ad avere un posto dove poter mangiare e dormire gratis, aveva a disposizione anche l'enorme collezione di dischi e libri folk di mio padre da studiare attentamente... Mio padre era un autentico collezionista, possedeva vecchi manoscritti, spartiti e riviste di musica folk... Armonizzavamo vecchie canzoni folk contenute nei vecchi dischi di mio padre, e canzoni del tipo di quelle che Bob suonava allora. Non la roba blueseggiante che si mise a
suonare in seguito, ma cose più tradizionali, roba folk in La minore".


Ellen Baker: "Bob era strano con le donne. In un primo momento, sembrava molto timido, quasi spaventato... Non ci voleva molto, però, per accorgersi che si trattava soltanto di una posa. Bob era sorprendentemente sensuale, e non faceva discriminazioni! Quando aveva voglia di sesso, cercava di rimorchiare qualunque ragazza vedesse per strada o incontrasse a una festa, senza stare a badare se fosse bella o brutta o se fosse accompagnata da qualcuno".


Bonnie Beecher: " Andavo a cercargli dei dischi, soprattutto raccolte di vecchio materiale blues nelle quali comparissero svariati artisti; ogni volta che ne trovavo uno, glielo portavo, e lui suonava accompagnando il disco..."


Harvey Abrams: "Dylan era il più purista dei puristi; voleva sempre trovare l'incisione più vecchia, magari quella della Libreria del Congresso, se possibile".


Terri Wallace: " Aveva una bellissima voce, che provocò in me una grandissima impressione. Pensavo che fosse un cantante davvero bravo, dotato di una voce davvero meravigliosa; in effetti, quando, in seguito, divenne famoso, fu un po' una delusione per me sentire quanto la sua voce, che pure l'aveva reso tanto celebre, fosse diversa da quella che aveva quando l'avevo sentito cantare per la prima volta".


Terri Wallace: "Conobbi Dylan al Ten O'Clock Scholar, dove io e miei amici ci eravamo recati per ascoltare qualcosa di diverso... Questo avveniva nel periodo in cui i posti nei quali si serviva caffè espresso andavano di gran moda... Dylan mi faceva pensare a un chierichetto, con quel suo piccolo, grazioso volto da cherubino... Mi ricordo che aveva perennemente indosso un paio di calzoni di velluto a coste marroni, con uno sbrano nel cavallo, e che sembrava non curarsi molto del proprio aspetto... Se ricordo correttamente, il Purple Onion aveva più o meno appena aperto, e lui stava cercando qualche altro posto dove suonare".


Ellen Baker: "Per un po', Bob tenne un atteggiamento serio nei confronti dei propri studi. Fu all'inizio: provò e riprovò, ma la cosa non faceva per lui, per cui decise che l'unica cosa che voleva fare era suonare la chitarra e darsi al divertimento".


Dave Whitaker: "Una cosa che ricordo chiaramente di Dylan è che sembrava avere sempre la chitarra in mano. Beveva un sacco, e continuava a suonare - di solito si sbronzava quanto una bestia, come tutti noi, del resto. Eppure, anche quando non riusciva neanche più a reggersi in piedi, riusciva comunque a suonare la chitarra".


Dave Whitaker: "Eravamo soliti andare in un club frequentato da neri, dove c'erano prostitute sedute ovunque e un gruppo che suonava blues. Girava anche un sacco di droga...
I camionisti facevano largo uso di Benzedrina, e la vendevano, anche; di solito, ne prendevamo quattro o cinque pasticche e andavamo così avanti per due o tre giorni di fila, sempre svegli, a bere birra, suonare la chitarra e a visitare un club dopo l'altro".


Dave Whitaker: "Il cambiamento avvenne prima ancora che si recasse a New York.
Tornò da Denver con un accento differente: parlava in modo diverso, ed era molto più sicuro di sè. Era stato all'Exodus, e da lì tornò con una canzone che cantava sempre e che era qualcosa di completamente nuovo, su un altro livello... Era intitolata The Clan, ed era una specie di poesia surreale... Qualcuno l'aveva composta per lui".


Dave Whitaker: "Per quanto riguardava Bob, il mio ruolo consisteva nell'insegnargli a leggere, a farlo interessare al mondo dei libri... Per lui leggere era sempre stato qualcòsa di tremendamente faticoso, fuori dalla sua esistenza. Ne11978, a Oakland, mi disse: Non mi era mai venuto in mente di leggere libri, prima di conoscerti. Io gli dicevo: Bob, questo devi proprio leggerlo... Ed egli se lo leggeva d'un fiato, persino per strada. Gli prestai Bound For Glory , che è la storia di questi folksinger, nella quale Guthrie racconta di come ci si possa
guadagnare da vivere andando in giro a suonare da un posto all'altro, lui e Cisco Houston, suonando e viaggiando... Per giorni, Bob si portò dietro il libro ovunque andasse, lo lesse da cima a fondo, poi venne da me e mi disse: Vieni, Dave, voglio farti sentire una cosa. Prese la chitarra ed eseguì tutta Tom Joad: aveva già memorizzato una canzone di venti minuti! Bob aveva questa incredibile capacità di ricordarsi una canzone nella sua interezza anche dopo
averla ascoltata una sola volta".


Bonnie Beecher: "Quando tornò, parlava con un marcato accento dell' Oklahoma, e aveva sempre in testa un cappello e ai piedi stivali da cowboy; si era calato nel personaggio di Guthrie in modo pressochè totale... Allora sembrava una cosa ridicola, pretenziosa e sciocca, ma ora mi rendo conto che si trattava di qualcosa che consentì a un Bob Dylan più grande di venire fuori".


Bonnie Beecher: "Fui io a comprargli la sua prima armonica, al negozio di strumenti Schmidt. Lui veniva alla sorority house e suonava la sua armonica, che non sapeva assolutamente suonare! I miei amici entravano e dicevano: Uurgh! Chi è 'sto coglione ? Io volevo che suonasse la chitarra, perchè sapevo che era bravo e che avrebbe fatto buona impressione sui miei amici; invece, niente. Noo, diceva, voglio suonare questa -uaooo! Uaooo! ...Ero mortificata, ma a lui non importava un bel niente".


Bill Marinac: "Ci trovammo insieme, e facemmo una piccola jam; lui suonò la chitarra acustica e l' armonica. Aveva cominciato a comporre anche qualche brano originale, essenzialmente dei blues, piuttosto buoni, che per la maggior parte parlavano di cose come crescere, diventare adulti, roba del genere".


Bonnie Beecher: "Mi ricordo che Cynthia Fincher arrivò di corsa a casa mia e disse: Odetta (famosa cantante) ha detto che Dylan ha un vero talento, e che può farcela!".


Bonnie Beecher: "Si sedette davanti a me e, prima che cominciassimo a registrare, mi disse: Non voglio assolutamente che tu permetta a chiunque di fare una copia di questi nastri, in modo tale che quando qualcuno mandato dalla Libreria del Congresso te li chiederà, tu glie lifaccia pagare duecento dollari".


Stanley Gottlieb: Quando ci disse che stava per andare a New York, pensammo che fosse impazzito, e gli dicemmo: Come cazzo pensi di cavartela, là? Non ce la farai mai!".


Maurice Zimmerman: "Bobby era... indipendente - come quando aveva lasciato la scuola. Venne a casa da Minneapolis e disse ai propri genitori che voleva andare a New York, per cercare di farcela con le proprie forze; non voleva nessun aiuto, se non i soldi necessari per arrivare fino alla costa orientale".


Bonnie Beecher: "Quello che doveva fare ai suoi genitori a Hibbing era una specie di visita a sorpresa, e così mi chiese che gli tagliassi i capelli, corti, molto corti, così che essi non sapessero mai che li aveva portati lunghi. Continuava a ripetermi: Più corti! Più corti! Via le basette! Poi arrivarono Dave Morton, Johnny Koemer e Harvey Abrams, i quali, datagli un'occhiata, esclamarono: Oddio, ma fai schifo! Cosa hai combinato? Così lui scrisse quella canzone, che diceva: Bonnie, perche mi hai tagliato i capelli ? Ora non ho nessun posto
dove andare!".


Peter Stampfel: "Faceva tutte canzoni tradizionali, ma si trattava del suo approccio! Il suo cantato e il suo fraseggio erano rhythm 'n' blues, bello e buono -riusciva a mettere insieme i due stili alla perfezione... ".


Jack Ninnenson: "Era un narratore incredibile. Sul palco era sempre un po' come assente, perso nelle proprie cose... Riusciva però a fare questi lunghi monologhi che sembravano non avere nè senso nè una battuta chiave, ma che ti facevano sbellicare dalle risate per tutto il tempo che duravano. La stessa cosa accadeva quando gli parlavi; o ti raccontava una storia o ti diceva: Sì? Davvero? , come se quello che gli avevi appena detto fosse stata la cosa più
incredibile che avesse mai udito".


Artur Kretchmer: "Sul palco era un personaggio davvero divertente. Forse non era ciò che intendeva essere, ma il pubblico rideva sempre, non di lui ma con lui. Me lo ricordo starsene là, in cerca delle parole della canzone successiva, o sparare una battuta a proposito di qualcosa che gli era passata per la mente; era naturale e sciolto, un vero personaggio di campagna, il che era proprio ciò che la gente amava in lui... A volte suonava il piano, o raccontava una storiella buffa, o diceva pagliacciate per qualche minuto".


Happy Traum: "Prima di realizzare il suo primo album, aveva un sound molto rozzo, spesso era stonato e si dimenticava di accordare la chitarra... Suonavamo in un posto chiamato Gerde's Folk City, dove lo lasciavano entrare ed eseguire alcune canzoni per l'ultimo show della serata... poco dopo che aveva cominciato a suonare, se c'erano dieci persone in sala, almeno cinque prendevano e se ne andavano".


Terri Thal: "Registrammo un nastro di Bob che suonava, e io lo portai a Springfield, nel Massachusetts, dove suonavano Carolyn Hester e Richard Farina... Cercammo di vendere il nostro prodotto. Andammo a Hoston, e io cercai di convincere Manny Greenhill a organizzare uno spettacolo con Dave e Bobby, ma lui si rifiutò; andai al Club 47, che allora era il più famoso folk club di Cambridge, e in un altro paio di posti, ma tutti mi respinsero; nessuno
sembrava volerlo".


Eric Von Schmidt: "Dylan venne da me una volta, prima di realizzare il suo primo disco... Quando venne a trovarmi nel mio appartamento, sembrava più interessato ad ascoltare che a suonare, così gli feci ascoltare H  Was a Friend of Mine, Wasn 't That A Mighty Storm, Baby Let Me Lay It On fou, Acne e un paio di altre canzoni. Era incredibile come, allora, riuscisse ad assimilare il materiale altrui".


Eric Von Schmidt: "Sembrava essere molto impressionato dall'idea di essere in grado di inserire i modi di espressione dei neri in quel tipo di canzone e di riuscire a cantarla. A quei tempi non era ancora ben capace di elaborare il materiale che poteva essere messo in relazione con il blues, e stava ancora cercando il modo giusto per farlo".


Liam Clancy: "Shelton lo portava ai nostri concerti e gli diceva: Ecco, vedi, questo è il modo in cui dovresti mettere assieme un concerto! Sai cos'era Dylan quando arrivò al Village? L 'unica cosa alla quale lo potrei paragonare è un foglio di carta assorbente: infatti, assorbiva tutto ciò che sentiva. Aveva un' immensa curiosità, ed era una specie di tabula rasa, pronto ad assimilare qualunque cosa gli arrivasse a tiro".


Pete Seeger: "Non aveva bisogno di sentire una canzone cinque volte per ricordasela. Una era sufficiente. Del resto, questo è tipico del folk"


Robert Shelton: "Ce ne andavamo in giro ad ascoltare musica assieme, e quel periodo fu estremamente interessante, perchè Dylan ascoltava qualunque cosa giungesse alle sue orecchie; se ne andava in giro con le antenne dritte, pronto a captare e seguire qualunque cosa accadesse nel campo della musica folk. Veniva sempre a casa mia a suonare il piano e ad ascoltare i miei dischi".


Liam Clancy: "Dylan aveva questa immagine da povero derelitto e tutte le ragazze volevano fargli da mamma - insomma, scopava come un riccio perchè era un povero derelitto"


Izzy Young: "Lo portai da Moe Asch della Folkways Records, che lo respinse immediatamente. Poi lo portai da Jac Holzman della Elektra Records; quando, anni dopo, chiesi a Holzman se si ricordava di quell'episodio, egli negò nel modo più assoluto... Lo portai anche alla Vanguard Records; Manny Solomon in seguito mi disse: Guarda, Izzy, sono proprio contento di non avergli fatto  fare un disco perchè non voglio un maledetto freak nella mia etichetta"


Liam Clancy: "Shelton, più di ogni altro, fu responsabile della nascita del fenomeno Dylan. Egli continuò a spingere, a spingere e ancora a spingere. Pensava che Bobby Dylan fosse un poeta eccezionale; aveva fatto un disco molto folkie con John Hammond che non stava combinando nulla, ma Shelton continuò a pigiare".


Izzy Young: " A quei tempi, Dylan viveva a casa di Dave Van Ronk e suonava un sacco a casa di Bob Shelton. Fu allora che ebbi modo di conoscerlo, e fu allora che entrai a fare parte della piccola mafia che lo circondava... Bob Shelton era il più mafioso di tutti. Aveva scritto un articolo su di lui sul New York Times, e prima di pubblicarlo lo fece leggere a me e a Dave Van Ronk perche gli dessimo la nostra approvazione. Solo se noi fossimo stati d'accordo
sarebbe stato dato alle stampe".


Carolyn Hester: "Cominciammo a suonare, e John Hammond, semplicemente, trovò di proprio gradimento Bob Dylan. Allora, Dylan non aveva ancora composto niente, ma a Hammond piacque quel carisma che sentiva che Bob possedeva, e io fui d'accordo con lui".


John Hammond: "Vidi Bob Dylan per la prima volta a una session di prova per l' album di Carolyn Hester che si teneva in West 10th Street... Questo accadde prima che facesse da opener al Gerde's Folk City... Mi piacque talmente come suonò che gli chiesi di presentarsi in studio per farmi sentire quello che sapeva fare. Non conoscevo le sue doti di cantante, ma sapevo che scriveva delle belle cose; così, gli chiesi di venire da me in studio. Mi fece ascoltare alcune delle sue cose e io gli offrii un contratto, così, su due piedi".


Tony Glover: "Quando tornò... era veramente cresciuto, e si era trasformato in un musicista veramente dinamico e in un buon performer. Suonava dei blues con il bottleneck, ed era diventato un armonicista più che discreto, al punto da poter eseguire anche un intero brano per sola armonica; aveva scritto qualche canzone e aveva imparato perfettamente lo stile di Woody Guthrie: insomma, era davvero impressionante... Ero seduto sul letto con una bottiglia di Jim Beam e me la godevo un mondo: il suo stile era così dinamico, così ritmico -
mischiava una certa dose di rock 'n' roll con il folk e il blues. Aveva un sacco di energia, batteva sempre il piede... Il Minnesota Hotel Tape venne realizzato in una sola serata, in due ore e mezza circa, andando tutto a diritto"


1962-1963

Eve MacKenzie: "Suze Rotolo (la ragazza di Bob)... voleva che lui seguisse la strada di Pete Seeger. Voleva che Bob partecipasse alla lotta per i diritti civili e fosse coinvolto in tutte quelle cause radicali nelle quali era coinvolto Seeger. Anche Suze era profondamente coinvolta... e influenzò considerevolmente Bobby in quel senso.


Pete Seeger: "Aveva buttato giù una canzone intitolata Talkin' Folklore Center... Io lo portai alla redazione di Broadside e lo presentai a Sis Cunningham; Broadside fu la prima rivista a pubblicare i testi di Bob"


Pete Seeger: "Organizzamo una serata hootenanny alla Carnegie Hall; penso che fosse il 61 o il 62. Tanto per cambiare finimmo per ritrovarci con troppi artisti in programma così dovetti andare da loro e dire: Ascoltate gente, potete eseguire al massimo tre canzoni perchè non possiamo farvi suonare per più di dieci minuti ciascuno. Allora Bob alzò una mano e disse: E io come faccio? Una delle mie canzoni dura dieci minuti!
Era A hard rain's a-gonna fall.


Izzy Young: "Al Grossman era più furbo di Dylan perchè non solo era il suo manager ma anche il manager di Peter Paul and Mary, e il proprietario della compagnia che deteneva i diritti delle canzoni che Bob Dylan componeva e che Peter Paul and Mary cantavano, e il proprietario della casa discografica per cui tutti  incidevano. Qualunque cosa accadesse riusciva sempre a ritagliarsene una fetta. Penso che alla fine riuscì a fare più soldi con Bob Dylan di quanti non riuscisse a farne lo stesso Bob".


Don Pennebaker: "Penso che Albert Grossman sia stata una delle poche persone che abbiano compreso il valore di Dylan sin dall'inizio e che egli abbia giocato le proprie carte senza alcuna possibilità di equivoco e senza scendere a compromessi. Si rifiutò di lasciarlo partecipare a qualsivoglia stupido e inutile show televisivo e non permise che la Columbia gli combinasse qualche merdata... Agli inizi della propria carriera Dylan aveva bisogno di un simile tipo di assistenza, perchè aveva una certa tendenza a partire per la tangente"


Michael Bloomfield: "Avevo sentito il primo album di Bob Dylan e l'avevo trovato orrendo. Non potevo credere che fosse tenuto in tanta stima e così mi recai al Bear di Chicago per incontrarlo suonare assieme a lui e se possibile buttarlo giù dal palco. Invece con mia grande sorpresa si rivelò incantevole; non era troppo bravo a cantare ma riusciva a supplire alle proprie deficienza meglio di chiunque altro avessi mai incontrato"


Joan Baez: "A quel tempo riuscivo ad attirare ai miei show anche diecimila persone alla volta e trascinare sul palco quel mio piccolo vagabondo era un esperimento di non piccola portata. La gente che non l'aveva mai sentito cantare spesso si infuriava e a volte lo prendeva anche a fischi e versacci"


Tony Glover: "Verso la fine dell'anno, autunno o giù di lì, io e Koerner venimmo messi sotto contratto dalla Elektra che ci spedì in aereo a New York - la prima volta che volavo tra parentesi - dove giunto, mi recai a fare visita a Bob che viveva sempre in 4th Street. Mi ricordo che sul tavolo della sua stanza c'era una quantità di fogli scritti a macchina, testi e stronzate del genere. Ne presi in mano uno e lessi ad alta voce: "Come senators, congressmen please heed the call...". Così dissi: Cos'è 'sta merda, amico? E lui, alzando le spalle, rispose: Bè, vedi, sembra che sia ciò che alla gente piace sentire".



 
   

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