PARTE QUARTA
L'INTERVISTA DI KLAS BURLING, 29 APRILE 1966.
Intervista per la Radio Svedese.
D: Adesso siamo a Stoccolma con Bob Dylan. Mi domandavo se potresti spiegare
un po' di più di te stesso e del tuo genere di canzoni. Cosa ne pensi del
genere delle canzoni di protesta?
Dylan: Io non... Uh... Mio... oh Dio. No. (risate) No. Io non sono... Io non
me ne starò qui seduto a fare questo. Io uh, sai, sono stato alzato tutta la
notte, ho preso delle pillole, ho mangiato pessimo cibo ed ho letto cose
sbagliate e ho fatto un viaggio in auto a cento miglia all'ora e, uh,
proprio non me ne starò qui seduto a parlare di me stesso come di un
cantante di protesta o cose del genere.
D: Già, ma erano le prime cose che hai fatto, voglio dire quelle che sono
diventate davvero famose come singoli e cose del genere - per esempio in
Inghilterra hanno pubblicato The Times They Are A-Changin' - che si suppone
fosse una canzone di protesta, no?
Dylan: Oh, mio Dio! Quanto tempo fa è stato?
D: Un anno fa.
Dylan: Già, beh, voglio dire, andiamo, un anno fa! Non sto cercando di
essere sgarbato o cose del genere, ma semplicemente, sai, sarei un bugiardo
o uno scemo ad andare avanti con tutto questo, con tutto questo affare. Non
posso farci niente se tu sei un anno indietro, sai?
D: No, ma quello è lo stile - quello è lo stile che tu avevi all'epoca e che
poi all'improvviso hai cambiato con 'Subterranean Homesick Blues', la
chitarra elettrica e cose del genere. C'è un motivo particolare, voglio
dire, non vorresti dire qualcosa al riguardo?
Dylan: No.
D: No?
Dylan: No.
D: Come ti definiresti? Un poeta o un cantante, oppure pensi di scrivere
poesie che metti poi in musica?
Dylan: No... Non so... E' così sciocco! Voglio dire tu non... tu non faresti
queste domande ad un falegname, no? Oppure ad un idraulico?
D: Non sarebbe ugualmente interessante, non credi?
Dylan: Io penso di sì. Voglio dire che se è interessante per me, dovrebbe
essere altrettanto interessante per te.
D: Beh, non come essere un disc-jockey, in ogni caso.
Dylan: Cosa pensi che ti risponderebbe Mozart se tu andassi da lui e gli
ponessi domande come quelle che hai posto? Che tipo di domande gli faresti:
"Mi dica Mr. Mozart..."
D: Beh, prima di tutto non lo farei.
Dylan: Beh, allora come mai le fai a me?
D: Beh, perchè mi interessano i tuoi dischi, e così come interessano a me
penso che interessino al pubblico svedese.
Dylan: Beh, anche a me interessa il pubblico svedese, il pubblico svedese e
tutto il resto, ma sono sicuro che loro non vorrebbero sapere tutte queste
stupide cose, sai.
D: No, beh hanno letto un sacco di cose stupide su di te sui giornali,
suppongo, ma pensavo che tu avresti potuto dire direttamente la tua per
spiegare come stanno le cose.
Dylan: Non posso dire direttamente la mia. Non penso che essi debbano
sentirla... Io so... Io credo che essi già la sappiano. Sanno tutto. Non
conosci la gente svedese? Voglio dire, non hanno bisogno che qualcuno glielo
dica, non hanno bisogno di qualcuno che glielo spieghi, voglio dire,
dovresti saperlo questo. Intendo dire che la gente svedese proprio non ha
bisogno che qualcuno gli spieghi niente. Tu puoi dire alla gente svedese
qualcosa che si spiega da solo. La gente svedese è abbastanza intelligente
per capirlo.
D: La pensi così?
Dylan: Oh, oh naturalmente.
D: Conosci qualche svedese?
Dylan: Ne conosco un sacco. Si dà il caso che sia io stesso uno svedese.
D: Oh già, certamente.
Dylan: Si dà il caso che io venga da non molto lontano rispetto a qui, amico
mio.
D: Forse dovremmo provare ad ascoltare una canzone?
Dylan: Possiamo provare.
D: Sì? Quale suggeriresti allora?
Dylan: Uh, scegline una, una qualsiasi. Sai non sto cercando di essere
sgarbato, sto solo cercando di compiacerti e di aver un bel ... che tutto
quanto vada bene, lo capisci?
D: Già, è per questo che ti ho fatto delle domande, e tu avevi la
possibilità di far sì da solo che tutto andasse bene.
Dylan: Non voglio farlo da solo.
D: OK.
Dylan: Non voglio fare niente da solo... a che pro?
D: O contro che cosa?
Dylan: Beh, tu lo sai cosa è contro e cosa è pro. Non ho bisogno di dirtelo.
E' pro, sai, è pro ... beh, è pro... beh sai le mie canzoni sono tutte
canzoni matematiche. Tu lo sai cosa significa, perciò non ho bisogno di
entrare nello specifico. Si dà il caso che questa canzone di protesta
confini con l'idea matematica delle cose, sai e questa in particolare si dà
il caso che abbia a che fare con una minoranza di, sai, storpi ed orientali,
e, uh, sai, ed il mondo nel quale essi vivono, riesci a capire, sai,
comprendi, sai. E' una specie di quelle cose del Nord del Messico, uh, molto
di protesta. Molto molto di protesta. E, uh, è una delle cose più di
protesta fra tutte le cose contro cui io abbia mai protestato nei miei anni
di protesta. Ma uh... (ndt, non viene specificato quale canzone abbiano
ascoltato)
D: Ci credi davvero?
Dylan: Ci credo?
D: Già.
Dylan: Non devo crederci, sai, io l'ho scritta! Voglio dire, ti sto dicendo
che l'ho scritta! Dovrei conoscerla!
D: Già. Perchè quel titolo? Non viene mai menzionato nella canzone.
Dylan: Beh, noi non menzioniamo mai le cose che amiamo. E questo è... da
dove vengo io questo è... questo è blasfemia. Blas-per-for-me, conosci
questa parola? Blas-per-for-me?
D: Sì.
Dylan: Ha a che fare con Dio.
D: Ascoltiamo la canzone?
Dylan: OK
D: Che sta vendendo abbastanza bene negli Stati Uniti. Che ne pensi al
riguardo?
Dylan: E'... E'... Terribile.
D: Davvero?
Dylan: Sì. Io non voglio, uh... perchè è una canzone di protesta. Una
canzone di protesta davvero... Non si dovrebbero ascoltare davvero le
canzoni di protesta.
D: Beh, io la vedo in questo modo, cioè che un sacco di persone acquistano
il disco per ascoltarlo, tutte le stazioni radio e così via. Così un sacco
di gente potrebbe ricevere il messaggio in questo caso.
Dylan: Già. Ricevono il messaggio. Sono felice che essi ricevano il
messaggio. Era anche un buon disco, no?
D: Come ti senti a guadagnare un sacco di denaro, se in realtà non sei
interessato alla cosa?
Dylan: Mi piace guadagnare un sacco di denaro.
D: All'inizio non ne avevi tanto, ma ora ne hai un sacco. Cosa ne fai?
Dylan: Niente.
D: Non ti interessa?
Dylan: No. Davvero io non... Qualcun altro lo maneggia per me, sai. Io
faccio solo le stesse vecchie cose.
D: Quando scrivi una canzone, scrivi prima la melodia o le parole?
Dylan: Uh, scrivo tutto sai. Scrivo tutto insieme, la melodia e le parole.
D: Contemporaneamente?
Dylan: Già. In realtà la melodia è qualcosa che non è veramente importante.
Viene in maniera naturale, sai.
D: Nei primissimi tempi altri artisti erano soliti prendere le tue canzoni e
registrarle ed ottenere grandi successi e cose del genere. Cosa ne pensi?
Dylan: Beh, non la penso in nessun modo particolare, davvero. Ero felice,
sai.
D: Ti piace il fatto di essere diventato improvvisamente famoso, prima come
autore di canzoni e poi come cantante?
Dylan: Uh, già, in un certo modo è tutto finito, sai? Non ho più alcun
interesse. Avevo degli interessi quando avevo 13, 14, 15 anni e volevo
diventare una famosa stella e tutto questo genere di cose, ma io ho suonato,
sai, sul palco, seguendo spettacoli da circo, fin da quando avevo 10 anni.
Sono 15 anni che faccio quel che sto facendo. Voglio dire, sai, lo faccio
meglio di chiunque altro.
D: E oggigiorno, che cosa vuoi fare?
Dylan: Niente.
D: Niente?
Dylan: Niente.
D: Ti piace viaggiare? Esibirti?
Dylan: Sì, mi piace esibirmi. Ma non mi interessa viaggiare.
D: E fare dischi?
Dylan: Mi piace fare dischi.
D: Ora hai un gruppo che, suppongo, non avevi quando hai iniziato.
Dylan: No, avevo già un gruppo quando ho iniziato. Devi capire che io vengo
dagli Stati Uniti, sai. Non so se conosci gli Stati Uniti. Non sono come
l'Inghilterra, per niente. La gente della mia età, sai, 25, 26 anni, sono
tutti cresciuti suonando la musica rock'n'roll, sai.
D: Anche tu?
Dylan: Certo, voglio dire, perchè era il solo tipo di musica che sentivi.
Voglio dire che tutti quanti l'hanno fatto perchè tutto quel che sentivi in
giro era rock'n'roll e country and western e rhythm and blues. Poi ad un
certo punto tutto quanto è finito nel latte, sai, - è finito con Frankie
Avalon, Fabian e questo genere di roba. Non è che fosse diventato brutto, ma
semplicemente era... non c'era più nessuno che tu potevi guardare
desiderando di essere come lui, sai? Così tutti se ne andarono via. Ed io me
lo ricordo quando successe. Ma in realtà nessuno ha mai perduto questa cosa.
E poi è venuta la musica folk come sostituta per un certo periodo, ma era
appunto solo una sostituta, capisci? Tutto qui. Ora è di nuovo tutto
diverso, a causa degli inglesi. Gli inglesi... quel che hanno fatto gli
inglesi è dimostrare che si poteva far denaro, sai, suonando la stessa
musica di una volta, e questa è la verità. Tu sai che non è una menzogna.
Ma, uh, sai, gli inglesi non possono suonare musica rock'n'roll.
D: Che ne pensi dei Beatles allora?
Dylan: Oh, i Beatles sono grandi, ma non suonano rock'n'roll.
D: Li hai incontrati un po' di volte, sia negli Stati Uniti che in
Inghilterra.
Dylan: Sì, li conosco i Beatles, non suonano ...
D: Pensi che non suonino rock'n'roll?
Dylan: No, non suonano rock'n'roll. Sono piuttosto come .... Il rock'n'roll
è per... è un'estensione delle 12 battute del blues. Ed è una musica bianca,
sai, per ragazzi diciassettenni bianchi. Tutto qui. Questo è quel che è il
rock'n'roll. Il rock'n'roll è un falso, uh, un falso tipo di tentativo di
sesso, sai.
D: Ma allora come definiresti il tuo stile? La musica che canti?
Dylan: Non so. Non ho mai sentito nessuno che canti e suoni come me, perciò
non saprei...
D: Non c'è nessuna definizione per il tuo tipo di musica che vorresti
provare a dare?
Dylan: Musica matematica.
D: Sì? OK, se vuoi scegliere un'ultima canzone per questa intervista...
Dylan: Sceglila tu.
D: Non ce n'è una che ti piacerebbe più di un'altra?
Dylan: No. Beh, preferirei, sai, Tombstone Blues piuttosto che Pretty
Peggy-O! Ma devi scegliere tu.
D: OK. Allora molte grazie.
traduzione di Michele Murino
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The Austin Interview
22 Sep 1966 Austin Texas
Pubblicata in "Retrospective" di Craig Mcgregor come "An interview in Austin
Texas"
Ristampata in "Bob Dylan" di Miles; ristampata anche in "Positively Tie
Dream" (Ashes and Sand 1979)(data segnata come "Summer 1965")
Reporter: Come ti consideri? Come ti classificheresti?
Bob Dylan: Bè, mi piace pensare a me stesso come un artista del trapezio.
Reporter: A proposito di artisti del trapezio, ho notato in alcuni tuoi
recenti album un suono in stile carnevale. Parlamene un pò...
Bob Dylan: Non è un suono da carnevale, è religioso. Davvero, lo puoi vedere
dovunque
Reporter: E a proposito di Ballad of a thin man? Sembra dedicata ad un
giornalista o simili
Bob Dylan: No parla di un tizio che una volta entrò in un... truckstop (?)
Reporter: I Beatles hanno influenzato il tuo lavoro?
Bob Dylan: Bè, non hanno influenzato le canzoni o il suono. Non so che altro
tipo di influenza hanno avuto. Non hanno influenzato le canzoni.
Reporter: In un articolo pubblicato sul The New Yorker scritto da Nat
Hentoff, credo, hai detto che tu hai cantato quello che sentivi e che hai
cantato per sentirti meglio, più o meno. Questo implica che nei primi due
album hai cantato canzoni "che puntavano il dito", credo
Bob Dylan: Bè, quello che intendevo era che c'era ancora una specie di
piccolo nucleo a quel tempo e per quanto riguarda la definizione di perchè
si canta, io canto per la gente. Lui mi ha chiesto "Perchè canti?" ed io non
potevo pensare ad altra risposta, questo è tutto.
Reporter: Che differenza c'è
Bob Dylan: Andiamo, andiamo.
Reporter: Che ne pensi delle tue canzoni che "puntano il dito"? Lui
insinuava che tu pensavi che erano solo superficiali
Bob Dylan: Non superficiali solo motivate. Motivate. Motivo incontrollabile.
Reporter: Prima hai detto che cantavi perchè dovevi farlo. Perchè canti ora?
Bob Dylan: Perchè devo
Reporter: La tua voce ora è dolce e gentile. Tuttavia in alcuni tuoi dischi
c'è uno stridore ruvido
Bob Dylan: Mi travesto
Reporter: Potresti darmi una specie di valutazione per quanto concerne il
tuo gusto paragonando alcune delle cose che hai scritto, come la vecchia
musica, "Girl from the north country ad esempio che io considero una ballata
stupenda?... Forse che alcune delle cose che hai pubblicato negli ultimi due
album ti ha dato la stessa soddisfazione?...
Bob Dylan: Sì. Vorrei poter scrivere altre Girl from the north country. Sai
non riesco più a scriverne così
Reporter: Perchè?
Bob Dylan: Non lo so
Reporter: Stai cercando di realizzare qualcosa?
Bob Dylan: Sto cercando di realizzare qualcosa?
Reporter: Stai cercando di cambiare il mondo o roba simile?
Bob Dylan: Sto cercando di cambiare il mondo? E' questo che mi chiedi?
Reporter: Bè, hai qualche ideale o qualcosa del genere?
Bob Dylan: Sto cercando di cambiare gli ideali del mondo? Intendi questo?
Reporter: Bè, stai cercando di togliere gli ideali alla gente?
Bob Dylan: Bè, quali credi che siano le mie idee?
Reporter: Bè, non lo so esattamente. Ma canti tanto per cantare?...
Bob Dylan: No, non canto tanto per cantare. Ci sono motivi più profondi.
Reporter: In molte delle tue canzoni sembri esprimere un atteggiamento
pessimista verso la vita. Hollis Brown mi dà quella sensazione. E' il tuo
vero sentimento o cerchi solo di colpire la gente?
Bob Dylan: Non si tratta di pessimismo, solo di constatazione. Capisci? Non
sono pessimista
Reporter: Quali sono i tuoi cantanti preferiti? Non intendo quelli folk, in
generale...
Bob Dylan: Rasputin... Mmmm... Charles de Gaulle... The Staple Singers...
Reporter: Hai detto che stai andando verso la musica classica. Puoi dirmi
qualcosa a proposito?
Bob Dylan: Bè, stavo andando nel campo della musica classica...
Reporter: Forse usi la parola "classica" in maniera un pò differente da noi?
Bob Dylan: Un pò, forse. Solo un pochino.
Reporter: Puoi spiegarti?
Bob Dylan: Bè, la uso nel senso generico della parola
Reporter: Qualche attenzione alla forma?
Bob Dylan: Forma e materia. Matematico.
Reporter: Credi in Dio? Sei Cristiano?
Bob Dylan: Bè, prima di tutto Dio è donna, lo sappiamo tutti. Bè, inizia da
lì...
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CONFERENZA STAMPA DI COPENHAGEN - 1 MAGGIO 1966
Dal New Musical Express, Venerdì 13 Maggio 1966.
Intervistatore: Sven Wezelenburg
S.W.: Sei sposato, e con chi?
Dylan: Se rispondessi a questa domanda ti mentirei. E tu non vuoi che io sia
un bugiardo.
S.W.: Perchè ridi all'inizio di "Bob Dylan's 115th Dream" sul tuo LP?
Dylan: Non mi ricordo... mmm, aspetta un po'... sì... qualcuno è entrato in
studio travestito da mia madre. Sì è andata così. Allora mi è venuto da
ridere.
S.W.: Puoi parlarci dei tuoi amici?
Dylan: Non ne ho di amici. Sono sempre alla ricerca di qualche amico. Non ne
ho mai trovati.
S.W.: Le grandi somme di denaro che ora possiedi significano molto per te?
Dylan: Non mi interessa il denaro. Non c'è niente che mi abbia cambiato. Non
sono un profeta. Non mi importa quanto denaro guadagno, ma a te sì.
A questo punto Dylan fa ai giornalisti domande tipo "Dov'è il castello di
Amleto?" e "Quanto dista la mucca più vicina?". E gli viene pure risposto.
traduzione di Michele Murino
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CONFERENZA STAMPA DI LONDRA - 3 MAGGIO 1966
Dal New Musical Express, Venerdì 13 Maggio 1966.
di Keith Altham
Con i capelli ritti come un abitante delle isole Figi che ha subito un forte
shock elettrico, con addosso una giacca di pelle blu e pantaloni a strisce
bianche, Bob Dylan è entrato serpeggiando in una suite dell'albergo May Fair
la scorsa settimana, seguito da un drappello di cameramen e di ingegneri del
suono.
Un grosso signore, con un cappello a cilindro di colore grigio ed una
telecamera costantemente appoggiata sulla spalla, camminava barcollando
nella stanza come Quasimodo, grattandosi alternativamene l'orecchio ed il
naso, con occasionali pause per accendere la macchina in faccia ai perplessi
giornalisti.
Un signora vestita con una camicia grigia faceva ondeggiare quelli che
sembravano dei grossi frankfurters grigi ma che poi si sono rivelati dei
microfoni collegati ad alcuni registratori. A quanto sembra siamo stati
registrati per i posteri.
Per circa quindici minuti, i fotografi hanno scattato innumerevoli rullini
di pellicola a Dylan che appariva annoiato appoggiato al davanzale di una
finestra. Alla fine si è tolto gli occhiali scuri come bonus nei confronti
dei cameramen, ma in un certo senso è sembrato esattamente lo stesso di
prima.
Ken Pitt, senza dubbio il pubblicista più ottimista dell'anno, ha
annunciato: "Mr. Dylan risponderà ora alle domande".
"Questo coso è un microfono?" ha chiesto il signor Dylan a proposito di un
grosso oggetto cilindrico posto sulla scrivania sotto il suo naso.
Dopo essersi accertato che si trattava effettivamente di un microfono, Dylan
ha fatto segno di essere pronto per le domande con un leggero grugnito e
spostando un po' la sua sedia.
"Che musicisti hai portato con te?"
Dopo che questa domanda gli è stata posta nuovamente, e ripetuta diverse
volte, Bob ha risposto: "Vuoi i nomi?".
Il giornalista ha risposto che la cosa sarebbe stata di aiuto.
"Gus, Frank, Mitch ....." ha bofonchiato Dylan.
POSTERI?
Per amore dei posteri io ho formulato una domanda mentre Quasimodo puntava
la sua gobba meccanica verso di me. Perchè i titoli dei tuoi recenti
singoli, come ad esempio 'Rainy Day Women # 12 & 35" non hanno connessioni
apparenti con il testo?
"La cosa ha senso" ha risposto Dylan. "Sei mai stato giù nel Messico del
Nord?"
"Non di recente"
"Bene, allora non posso spiegartelo"
Sembra che gli Stati di Washington, Baltimora e Houston (sic) hanno trovato
la spiegazione visto che hanno bandito 'Rainy Day Women' perche costituisce
un'approvazione alle droghe come l'LSD e la marijuana. Un dubbio onore che
Dylan condivide con i Byrds che hanno cantato 'Eight Miles High', anch'essa
bandita in quegli Stati la scorsa settimana.
Ho cercato di fargli dire qualcosa a proposito di Paul Simon, che di recente
ha parlato con lui al telefono negli Stati Uniti, ed a proposito di Bob
Lind.
"Non li ho mai sentiti" ha risposto il signor Dylan. Con ciò ho dichiarato
concluso il mio inning ed ho osservato con interesse gli altri battitori.
(ndt, Altham fa una similitudine con il gioco del baseball)
"Bob, i tuoi capelli mi fanno preoccupare", ha detto una giornalista, "Come
fai a tenerli in quel modo?"
"Come faccio?"
"Sì, come fai?"
"Me li pettino io così"
Qualcuno ha tentato il trattamento shock: "Sei sposato?"
"Non voglio mentirti. Sarebbe fuorviante se ti rispondessi "sì", ha
dichiarato Dylan aggiungendo subito dopo: "Ho portato mia moglie qui
nell'ultima visita e nessuno si è accorto di lei".
E' stata avanzata l'ipotesi che egli fosse sposato segretamente con Joan
Baez.
"Joan Baez è stata un incidente" ha risposto il signor Dylan.
Ad un certo punto è stata menzionata la cantante folk Dana Gillespie, buona
amica di Dylan.
Dylan si è visibilmente illuminato - si è praticamente strappato il viso nel
suo tentativo di sorridere.
"Dana è qui?" ha chiesto. "Fatela usicre. Ho dei cestini per lei".
Sfortunatamente Dana non era presente e la conversazione è tornata
nuovamente a monotone inanità.
RIVELAZIONI !
Abbiamo scoperto in rapida successione che
- Dylan non ci vede troppo bene il Martedì....
- le unghie delle dita dei piedi non gli calzano bene....
- considera Peter Lorre il più grande cantante folk del mondo....
- tutte le sue canzoni protestano contro qualcosa....
- ha appena scritto un libro in un settimana, parla di ragni....
- non sapeva nemmeno lui chi fosse il signore con il cappello a cilindro.
"Io pensavo che fosse con voi" ha replicato, impassibile.
La signora con il microfono-frankfurter gigante lo ha mosso in avanti come
un siluro così da non perdersi una sola sillaba di questa brillante arguzia.
Mentre i giornalisti se ne andavano dalla suite ho preso in disparte uno
degli agenti sotto copertura di Dylan (sapevo che era un uomo di Dylan
perchè portava occhiali scuri) e gli ho chiesto perchè un'uomo dalla
evidente intelligenza di Dylan avesse organizzato questa farsa di incontro.
"Amico" ha risposto con enfasi "Dylan voleva solo che noi venissimo e
registrassimo una conferenza stampa così che egli potesse vedere quanto
siano ridicoli ed infantili i giornalisti".
Così a carponi me ne sono tornato alla mia plastilina, al mio recinto con la
sabbia (1), alla mia lavagnetta dei pastelli colorati ed all'MNE (ndt, il
giornale per cui lavorava)! Ma dovete ammettere che esiste solo un Dylan -
grazie a Dio!
Mini-quiz:
1. Chi è l'uomo con il cappello a cilindro grigio?
2. Dylan è serio una sola volta qui sopra. Quando?
3. Perchè è stata registrata questa conferenza stampa?
(1) In inglese, "sandpit": il recinto pieno di sabbia in cui si fanno
giocare i bambini con i secchielli e le "formine"
traduzione di Michele Murino
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da "The Age" (Melbourne), Martedì, 19 Aprile 1966
LE DOMANDE VOLAVANO
E' stata una calda, affollata conferenza all'aeroporto.
Intervistatori delle radio, operatori televisivi e giornalisti - e molti
seguaci che si sono intrufolati furtivamente e che si sono fatti strada a
spintoni nella folla soffocante fino a raggiungere Dylan.
Qualcuno spinge in avanti una copia del libro di Antoine de Saint Exupery
"The Little Prince" per farselo autografare.
Un intervistatore balbetta qualcosa a proposito di una visita al Santuario
di Healesville.
Un altro vuole un' "approvazione" per una tecnica utilizzata dai Beatles.
Domande - 'ti piace...', 'non ti piace...', psicologiche, sociologiche,
eguaglianza razziale, vita borghese, pop art e ballate...
Alcune sciocche, alcune provocatorie ed altre semplicemente offensive.
Sotto la sua zazzera arruffata, Dylan, l'acclamato "re della musica folk,"
oscilla avanti e indietro sui suoi piedi come se stesse per svenire per un
attacco.
La sua voce è appena udibile.
Alcuni dei quesiti Dylan li rimanda indietro agli intervistatori, ad altri
scrolla le spalle come se non valessero lo sforzo fisico di rispondere, e
per altri ancora, pochi, dà lunghe e fantastiche risposte degne del paese
delle fate - nonsense del mondo beat ma acutamente divertenti.
PAZIENZA
Quando tutto è finito, l'imprenditore Ken Brodziak tira un profondo respiro:
"Grazie a Dio non ha perso la pazienza."
Quel qualcuno che ha rischiato di perdere la pazienza è Dylan.
Il suo aspetto inusuale ed il suo spinoso individualismo lo rendono un
bersaglio per la censura conservatrice.
D'altro canto, Dylan si ritrova ad essere il protagonista di molti lunghi e
troppo "intelligenti" profili nelle riviste patinate.
Dylan prova senza presunzione a spiegare che è un "osservatore", e che non è
coinvolto in niente.
E' uno scrittore di talento, un compositore ed un cantante con un tocco
sensibile nell'interpretare i sentimenti del momento.
Ma la gente della pubblicità di questi tempi esige anti-conformisti che
siano anti-conformisti uniformati.
traduzione di Michele Murino
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LA CONFERENZA STAMPA DELL' ISOLA DI WIGHT
27 Agosto 1969
Intervistatore: Ronnie Burns della BBC TV South.
Burns: Perchè sei venuto all'Isola di Wight?
Dylan: Volevo vedere la casa di Alfred, Lord Tennyson.
Burns: Perchè?
Dylan: Semplice curiosità.
Burns: Posso sapere il tuo punto di vista sulla situazione attuale della
droga che circola tra i teenagers ed i giovani?
Dylan: Non ho un punto di vista... Vorrei averlo, e sarei felice di
condividerlo con te, ma io ... Io credo che ognuno dovrebbe condurre la
propria vita come vuole.
Burns: Tu di solito, credo, facevi dichiarazioni pubbliche sui tuoi punti di
vista a proposito dei vari argomenti, come ad esempio il Vietnam, ed è stato
notato in certi ambienti che di recente tu non hai fatto dichiarazioni a
proposito dei problemi politici internazionali. E' una tua scelta
deliberata?
Dylan: No ... Penso che sia più una voce che un dato di fatto. Prova a
guardare i vecchi giornali e vedrai che non troverai dichiarazioni da parte
mia su quegli argomenti.
Burns: Ho sentito dire oggi qui da alcuni dei tuoi fans che il nuovo Bob
Dylan è un po' troppo per bene ... E' vero?
Dylan: Chiedilo ai fans (risate generali)
Press: Pensi che i tuoi giorni di protesta siano finiti?
Dylan: Non voglio protestare più. Non ho mai detto di essere un giovane
arrabbiato.
Press: Puoi dirci che ti è successo quando hai avuto quell'incidente tempo
fa?
Dylan: Rikki ... dove sei? ... (silenzio da parte di Dylan per qualche
istante) E' vero, ho avuto un incidente in cui mi sono rotto il collo. E'
terribilmente dura da spiegare. A volte devo prendermela calma.
Press: Bob.
Dylan: Sì, Ken? (risate generali dei giornalisti).
Press: Pensi di essere cambiato molto dall'ultima volta che ci siamo visti a
Londra? I tuoi vestiti ed i tuoi capelli sono cambiati...
Dylan: Credo che sia stata una cosa consapevole, avvenuta dopo l'incidente.
Non sono davvero cambiato... E' più che altro una cosa che ha a che fare con
lo show che facevo. Non ha davvero niente a che fare con me stesso... quella
roba di cui parli era fatta solo per pubblicità. Non faccio più quel genere
di cose.
Press: Puoi dirci quali canzoni eseguirai?
Dylan: Tutta roba che c'è sui dischi. Non canterò niente di nuovo... Cose
che avete già sentito prima ma con nuovi arrangiamenti
Press: Visto che di recente non hai più fatto apparizioni pubbliche, ti
piace ancora fare degli show?
Dylan: Siamo apparsi un mese fa St Louis...
Press: Chi è che non vedi l'ora di incontrare qui?
Dylan: Spero di incontrare chiunque ci sia. Mi piacerebbe incontrare gli Who
e magari Georgie Fame.
Press: E i Beatles?
Dylan: George Harrison è venuto a farmi visita. I Beatles mi hanno chiesto
di lavorare con loro. Amo i Beatles e penso che sarebbe un'ottima idea fare
una jam session.
Press: Che mi dici del fatto che varie persone si esibiranno con te sul
palco?
Dylan: Grande, grande.
Press: Pensi che le telecamere siano come pistole?
Dylan: Non saprei.
Press: Credi che questi cambiamenti che ci sono stati su di te e sulla tua
musica siano dovuti a motivi familiari? Sei principalmente un uomo di
famiglia ora?
Dylan: Penso di sì.
Press: C'è una folla davvero enorme qui che aspetta la tua esibizione.
Qualche commento?
Dylan: Spero solo sia un buon concerto.
Press: Hai un messaggio personale per i ragazzi oggi?
Dylan: Prendetevela calma e fate bene il vostro lavoro.
Press: Qual è esattamente la tua posizione sulla politica e sulla musica?
Dylan: Il mio lavoro è suonare. Penso di aver risposto ad un numero
sufficiente di domande
traduzione di Michele Murino
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UN MITO SI MATERIALIZZA CON UN NUOVO DISCO DI PROTESTA ED UN NUOVO TOUR
di Jim Jerome
da People Magazine, 10 Novembre 1975
Bob Dylan ha 34 anni: "Ognuno ha la sua visione
e c'è una voce dentro ognuno di noi che parla solo a noi. Dobbiamo essere
capaci di sentirla."
Uno studio di registrazione senza finestre, sei piani sopra una strada
deserta di Manhattan. Gli artisti segregati come sotto assedio, un assedio
che non ha fine finchè le registrazioni non sono portate a termine nella
maniera giusta. Per pranzo carote, cavolfiori da sgranocchiare, salsa curry,
Camembert, pane francese, birra, vino e tequila. L'atmosfera calda come di
un'intimità da cospirazione. Le luci rimpiazzate da faretti rossi e verdi.
Una lampada dal pavimento illumina il cantante. Il produttore dice: "Tieni
il tempo Bobby". Lo incoraggia dalla stanza di controllo. "Quest'ultima take
ha iniziato a fumare". La star si sporge verso il microfono e risponde: "Ci
siamo, amico, so che ci siamo. Prendi questa cosa, mettila in scatola e
distribuiscila nelle strade." Bobby è Dylan e, dopo il suo ritiro di 18
mesi, torna appunto di nuovo nelle strade.
La registrazione è quella di 'Hurricane', una canzone di protesta con quella
urgenza e quel senso di sdegno che una volta avevano infiammato un'intera
generazione di Americani. E' un brano che grida per l'incarcerazione
controversa, durata otto anni, dell'ex-pugile accusato di omicidio Rubin
("Hurricane") Carter. Contemporaneamente, Dylan prepara il suo primo show
sulla strada dai tempi del suo tumultuoso cosiddetto"tour del ritorno", nel
'74 insieme a The Band. L'itinerario eviterà impresari multimilionari ed
arene con migliaia di posti a sedere e ricreerà invece l'atmosfera dei
mini-tour nei piccoli club che avevano caratterizzato gli anni in cui Dylan
aveva da poco lasciato la cittadina di Hibbing, Minnesota. Il suo entourage
include amici come la sua ex-donna Joan Baez, a fianco di Ronee Blakley, la
star scoperta con il film 'Nashville'. Innegabilmente Dylan ha creato un
genere in cui l'arte minimale è quasi impossibile, perciò il suo ritorno
potrebbe essere divertente con il suo titolo ironico, la Rolling Thunder
Review.
Dylan è, dopo tutto, la più influente figura nella musica popolare Americana
(e della cultura popolare) fin dal 1960. La sua immondizia è stata
analizzata anni prima di quella di Henry Kissinger. Ogni parola o solecismo
della sua vita è soggetto ad un terribile esame. Dylan, che ha ora 34 anni,
si guarda indietro e vede tutto quello che c'è stato solo come un colossale
incidente. "Non è stata mai mia intenzione diventare una grande star. E'
successo, e non c'era niente che io potessi fare per impedirlo. Ho provato a
liberarmi di quel peso un sacco di volte. Io mangio e dormo e, sai, ho gli
stessi problemi di chiunque altro, eppure la gente mi guarda in maniera
strana."
Se Dylan potesse, non vorrebbe essere affatto guardato. Ha rilasciato poche
interviste importanti in otto anni, e questa è la prima negli ultimi 18
mesi. "Suonavo musica negli anni '50 - esordisce - "...e, credimi amico, era
tutto quello che facevo. Mi ha salvato la vita. Non sono un eremita. Tendo
ad escludermi, forse, ma non sono un recluso."
"Non ho inseguito consapevolmente il mito di Bob Dylan," continua. "Mi è
stato dato da Dio. L'ispirazione è quello che noi cerchiamo. Devi solo
essere ricettivo."
Mentre le voci dell'ardente sionismo di Dylan sono quasi sicuramente
esagerate, egli è indubbiamente ritornato alle sue radici ebree, o almeno ad
una spiritualità generalizzata.
"Ero bloccato in una certa generazione" dice. "E ancora lo sono. Una certa
area, un certo luogo nell'universo in un determinato momento."
La metà degli anni '60, un periodo di frenesia alimentata dalle droghe, è
stato ben raffigurato nel clamoroso ed elettrico rock'n'roll di Dylan e nel
suo fluente linguaggio figurato, e ha trovato il culmine sulla soglia della
morte nel incidente motociclistico occorsogli nell'estate del 1966. Poi ci
sono stati due anni di ritiro dal mondo che non hanno fatto altro che
alimentare il mito. "Volevo semplicemente restarmene da solo...", dice ora.
E' tornato in superficie nel 1968-69 con la auto-analisi fatta a bassa voce
di 'John Wesley Harding' e, in seguito con il suo LP country, una sorta di
spartiacque, dal titolo 'Nashville Skyline'.
Alla domanda relativa a cosa farebbe oggi se potesse rifare tutto da capo
un'altra volta, Dylan fa appello al suo rapido stile sardonico da samurai:
"Forse sceglierei di non essere mai nato, aggirando l'intero problema".
Dylan guarda a se stesso come ad un artista piuttosto che ad un musicista
("Metti il mio modo di suonare la chitarra a confronto con quello di Segovia
e sono sicuro che sei in grado di dire chi è il musicista"), il cui ruolo è
creare, non fare prediche. "Sono in grado di commuovere o di fingere.
Conosco alcuni trucchi e si applicano tutti da un punto di vista artistico,
non politico e filosofico."
"Non mi interessa quello che la gente si aspetta da me", dice Dylan in segno
di sfida. "Non è una cosa che mi riguarda. Io sto facendo il lavoro di Dio.
Questo è tutto quello che so".
I suoi classici come 'Blowin' in the Wind' e 'The Times, They Are a
Changin'' sono diventati degli inni dell'opposizione, e i terroristi
Weathermen hanno preso il nome da un suo verso. Ma se gli si chiede della
sua influenza, Dylan risponde soltanto: "Devi chiedere a loro, a quelle
persone che sono coinvolte in quelle situazioni di panico dove le mie opere
sembrano averle condotte. Non è una cosa che mi riguarda. Non avrei il tempo
per questo. Non sono un attivista. Non ho inclinazioni politiche. Io sto
dalla parte della gente, della gente che soffre. Non ho alcun interesse per
il governo."
L'accusa per il fatto che egli abbia trovato una scusa per uscire dai
movimenti contro la guerra e gli altri movimenti di protesta che hanno
trovato un catalizzatore nella sua musica, lo rende furioso, ed in special
modo la critica relativa al suo rifiuto di partecipare al festival di
Woodstock. "Non volevo far parte di quell'affare," dice. "Mi piaceva la
città. Sentivo che avrebbero sfruttato tutta quella merda per portare 15
milioni di persone nello stesso posto. E' una cosa che non mi esalta. La
generazione dei fiori, o quel che era... Non ne facevo per nulla parte.
Pensavo che fossero solo un sacco di ragazzini che se ne andavano in giro
con addosso dei fiori nei capelli e un sacco di acido. Voglio dire, che cosa
si può pensare di una cosa del genere?"
"Oggi i giovani vivono con un certo grado di fantasia," aggiunge. "Ma in un
sacco di modi sono diventati più disillusi a proposito della vita un sacco
di tempo prima del dovuto. E' il risultato del sovraccarico, il sovraccarico
di massa con il quale tutti noi dobbiamo fare i conti. Non dimentichiamo
che, quando io ho iniziato a cantare, la marijuana era conosciuta solo in
alcuni circoli, attori, musicisti, ballerini, poeti, architetti, persone che
erano consapevoli di quello che la droga poteva fare. Non avresti mai potuto
andare a fare una telefonata da una cabina telefonica ed avere un poliziotto
che ti desse uno spinello. Ora invece è quasi legale. La coscienza
dell'intero paese è cambiata in un tempo molto breve."
Si dimostra impaziente con i fans che si aspettano che il suo modo di
esprimersi resti lo stesso. "Quelle persone sono stupide," dice rabbioso.
"Vogliono vederti sempre nello stesso vestito. Il disordine distorce le loro
vite. Rifiutano di essere rilassati e di rendere se stessi flessibili alle
situazioni. Dimenticano che potrebbero avere una ragazza differente ogni
notte, che anche le loro vite cambiano."
Di certo ci sono stati dei cambiamenti formativi nella vita di Dylan: il
matrimonio nel 1965 con la fotomodella Sarah Lowndes; l'incidente di moto,
la crescita della propria famiglia con cinque figli (compresa la bambina
nata dal precedente matrimonio di Sarah).
Tuttavia, da un punto di vista professionale, Dylan sottolinea: "Un
songwriter cerca di afferrare un certo momento, metterlo su carta, cantarlo
per un istante e poi tenere questa esperienza dentro di sè, così da poter
cantare la canzone anni dopo. Egli cambierà, e non vorrà più fare quella
canzone. Andrà avanti."
Ma Dylan non sta parlando di se stesso.
Della sua enorme antologia di poesie, egli dice: "Posso comunicare tutte le
mie canzoni. Posso non ricordarmi le parole", dice ridendo, "ma non ce n'è
alcuna con la quale io non mi possa identificare su un certo piano."
"Scrivo velocemente," continua. "L'ispirazione non dura. Scrivere una
canzone può farti diventare pazzo. La mia testa è così zeppa di cose che ho
la tendenza a perdere un sacco di quelle che penso siano le mie migliori
canzoni, e non me ne vado in giro con un registratore per fissarle subito
appena mi vengono in mente."
"La musica," dice Dylan, "è un elemento secondario che scaturisce dalla
famiglia, e la mia famiglia viene prima."
Si è trasferito con loro sulla spiaggia di Malibu da Woodstock diversi anni
fa, e si è vociferato che a fasi alterne si è diviso da Sarah. Concede: "Non
ho avuto la possibilità di passare con mia moglie il tempo che avrei
voluto," ma tentare di costringere Dylan ad esprimersi sulle sue vicende
personali è come tentare di bloccare l'argento vivo. Ecco un esempio:
D: Vivi con tua moglie?
R: Quando devo, quando ne ho bisogno. Vivo con mia moglie nello stesso
mondo.
D: Tu...
R: So dov'è la maggior parte delle volte? Sarah non deve risponderne con me.
D: Allora non vivi...
R: Sarah deve rispondere per se stessa.
D: Vivete sotto lo stesso tetto?
R: In questo momento le cose stanno cambiando nelle nostre vite. Saremo
sempre insieme.
D: Dove vivete ora?
R: Vivo in più di un luogo.
D: Puoi essere più preciso?
R: Non voglio dare il mio indirizzo.
D: La regione?
R: Vivo dove devo vivere, dove sono le mie priorità.
D: E in questo momento sono a New York City?
R: Ora sì, è così dalla scorsa primavera a corrente alternata.
"Viaggiare è nel mio sangue," dice Dylan, mentre fa le prove per il suo
nuovo tour. "C'è molto spirito zingaro in me. C'è una voce dentro tutti noi
che parla solo a noi. Dobbiamo essere capaci di sentire quella voce. Sono
stanco di ascoltare altra gente che mi dice come vivere la mia vita."
Bob Dylan, di tutti gli Americani, sente se stesso "ipotecato" dagli altri?
"Sto facendo ora quello che sento sia giusto per me" - conclude. "Per me
stesso."
traduzione di Michele Murino
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"Dovrebbero fare delle statue ai Beatles qui in America. E Joan Baez
significa per me molto più che 100 di questi cantanti che sono in giro
oggi!"
11 Settembre 1976 - TV Guide Magazine
di Neil Hickey
"Il fatto che io sia un Gemelli spiega un sacco
di cose, credo," dice Bob Dylan. "Mi forza ad andare verso gli estremi. Non
sono mai davvero bilanciato nel mezzo. Vado da un lato all'altro senza
restare in un posto per molto tempo".
Sono felice, triste, su, giù, dentro, fuori, su nel cielo e giù nelle
profondità della terra. Non sono in grado di dirti come Bob Dylan abbia
vissuto la propria vita."
Fuori dal guscio dell'aria condizionata dell'automobile, la linea costiera
della California, scorre veloce nel caldo estivo. Dylan osserva pigramente i
bagnanti.
"Non sono davvero molto loquace. Conservo quel che ho da dire per quando lo
faccio."
Quel che Bob Dylan fa è scrivere canzoni e cantarle in pubblico. Negli
ultimi 15 anni, fin da quando aveva 20 anni, ha creato un'opera unica tra
gli artisti Americani: canzoni di una tale potenza e pertinenza che possono
essere utilizzate come definizione del paese e dell'uomo in quegli anni:
canzoni di rabbia; canzoni di amore inesprimibile, di amara vendicatività e
di gioia licenziosa; canzoni di desiderio spirituale, di confusione e di
affermazione; canzoni scritte in numero talmente straordinario che spesso è
sembrato miracoloso che un giovane autodidatta, figlio di un commerciante di
elettrodomestici ebreo della catena montuosa di Mesabi nel nord del
Minnesota, possa averle create tutte: "Blowin' in the Wind" (un inno del
movimento per i diritti civili degli anni '60), "Like a Rolling Stone" (una
delle più grandi canzoni rock mai scritte), "Masters of War," "With God on
Our Side," "A Hard Rain's A-Gonna Fall," "Don't Think Twice, It's All
Right."
Dylan è stato, in definitiva, la più grande influenza culturale singola per
milioni di persone della sua generazione. Ha preso per mano la musica
Americana e l'ha condotta in regioni non segnate sulle carte. Dylan smette
di osservare i bagnanti, soffoca un sorriso, e dice: "Qualcuno mi ha
definito l'Ed Sullivan del rock and roll." Ride sonoramente al pensiero.
"Non so cosa significa," dice, "ma suona bene."
Infatti, Dylan è sia il capo che la star della sua troupe personale, la
cosiddetta Rolling Thunder Revue, una compagnia di musicisti ambulanti che
di recente ha completato un tour di cinquanta date con una performance che è
stata registrata alla Colorado State University e che sarà messa in onda
dalla NBC martedì sera (14 Settembre): il primo speciale TV di Bob Dylan,
dal titolo "Hard Rain."
Raramente intervistato (l'ultima intervista è stata sette anni fa) e
raramente visto in pubblico o in privato per lunghi periodi, Dylan ha scelto
di essere una delle figure meno accessibili del mondo dello spettacolo.
Nato a Duluth, Minnesota, è cresciuto nella vicina Hibbing ed è emigrato nel
Greenwich Village di New York, dove ha ottenuto un contratto discografico
diventando una star.
Dopo un incidente in moto accaduto a Woodstock, N.Y., nel luglio del 1966,
nel quale è quasi morto (infatti, voci della sua morte furono persistenti
all'epoca), è rimasto in una virtuale autoreclusione per diversi anni. Alla
fine del 1969 è apparso al Festival musicale dell'Isola di Wight - il suo
primo concerto in quattro anni - e 200.000 persone dalla Gran Bretagna, dal
continente Europeo, dal Canada e dagli Stati Uniti sono andati a vederlo.
Da allora è andato in tour negli Stati Uniti diverse volte ed ha pubblicato
una serie di album di grande successo.
"Non parlo davvero di quel che faccio," dice Bob Dylan. "Cerco semplicemente
di essere giusto da un punto di vista poetico e musicale. Penso a me stesso
come a più che un musicista, più che un poeta. Il vero se stesso è qualcosa
che è al di là di questo. Scrivere ed esibirmi è quello che io faccio in
questa vita ed in questo paese. Ma potrei essere ugualmente felice se
facessi il maniscalco. Continuerei comunque a scrivere e a cantare. Non
potrei immaginare di non farlo. Tu fai quello per cui sei portato."
Quest'anno, durante la campagna presidenziale, Jimmy Carter ha citato Dylan
in molti dei suoi discorsi dal podio, e persino nel suo discorso di
accettazione alla convention Democratica.
"Non so cosa pensare di tutto questo. La gente mi ha detto che c'era un uomo
che correva per la carica Presidenziale e che mi citava. Non so se sia una
cosa buona o cattiva."
Ride sonoramente.
"Ma si tratta solo di un altro candidato alla presidenza. "A volte sogno di
andare per il Paese e mettere in carica tutti i miei amici."
Fa un largo sorriso al pensiero.
"Mi piacerebbe che ritornassero Thomas Jefferson, Benjamin Franklin e poche
altre persone. Se tornassero allora andrei a votare. Loro sapevano quel che
stava succedendo."
Automobili sportive che portano tavole da surf scorrono lungo la Pacific
Coast Highway nel sole del pomeriggio.
"Laggiù," dice Dylan, indicando un cafe sul lato della strada con tavoli e
panchine.
"Lì c'è un posto per fermarsi."
Camminando a grandi passi nel cafe, Dylan - che indossa dei jeans, dei
sandali, una logora giacca di pelle nera, ed un cappuccio bianco che fascia
lungi riccioli castani - rassomiglia ad un pastore hip di una qualche
"Brigadoon" Biblica.
Si siede con una birra, osserva il suo compagno con i suoi occhi azzurri e
riflette sul trattamento che la stampa gli riserva.
"La stampa mi ha sempre rappresentato in maniera falsa. Rifiutano di
accettare quel che sono e quel che faccio. Devono sempre sensazionalizzare
tutto. Io gli lascio scrivere quel che voglio finchè non devo parlare con
loro. Possono vedermi quando vogliono mentre faccio quel che faccio. E'
meglio tenere la bocca chiusa e fare il tuo lavoro. Mi fa sentire meglio
scrivere una canzone piuttosto che parlare a migliaia di giornalisti."
Dylan guarda raramente la televisione, inclusi i telegiornali.
"Non sono influenzato dai telegiornali. Non credo che per vivere in questo
Paese tu debba guardare i telegiornali."
Come fa allora ad assorbire le informazioni del mondo prima di trasformarle
nelle canzoni di cronaca che sono una parte così importante della sua opera?
"Lo impari parlando con l'altra gente. Impari quello che la gente sente e
non ti serve guardare il telegiornale per questo." (Nel 1963, quando Dylan
era un giovane autore di ballate, Ed Sullivan lo invitò ad apparire nel suo
show e Dylan accettò. Avrebbe cantato una sua nuova composizione intitolata
"Talkin' John Birch Society Blues," disse Dylan a Sullivan - una satira su
un gruppo politico della destra. A Sullivan piacque la canzone e la mise in
programma, ma i censori della CBS non permisero che Dylan la eseguisse.
Dylan rifiutò di sostituirla con altro materiale e, adirato, scelse di non
partecipare allo show. Da allora, ha costantemente declinato le offerte che
gli venivano dai network televisivi, tranne che per due brevi apparizioni:
una nel corso del vecchio Johnny Cash Show della ABC - per la sua amicizia
con Cash; un'altra volta per un recente tributo della CBS al dirigente della
Columbia Records John Hammond, che gli aveva offerto il primo contratto
discografico.)
Cosa legge Dylan? Ride. "Non vuoi davvero chiedermelo. Suonerebbe stupido."
Comunque i credits in sovraimpressione dello special TV di questa settimana
portano alcuni "grazie" (tra gli altri) ad Arthur Rimbaud, il mistico poeta
simbolista Francese; ed al romanziere Americano Herman Melville.
"Sì. Rimbaud ha avuto una grande influenza su di me. Quando sono on the road
e voglio leggere qualcosa che abbia un senso per me, vado in una libreria e
leggo le sue parole. Melville è qualcuno con il quale posso identificarmi
per come egli ha guardato alla vita. Mi piace un sacco anche Joseph Conrad,
ed ho amato quel che ho letto di James Joyce. Allen Ginsberg è sempre una
grande fonte di ispirazione."
Dylan è stato in Israele nel 1971, un evento che ha fatto molto parlare
circa il fatto che la tradizione Ebrea stava per diventare un aspetto della
sua arte.
"Non c'è stato un gran significato dietro quella mia visita in Israele,"
insiste Dylan. Ma, aggiunge: "Mi interessa il fatto che gli Ebrei siano
Semiti, come i Babilonesi, gli Ittiti, gli Arabi, i Siriani, gli Etiopi. Ma
un Ebreo è differente perchè un sacco di persone odiano gli Ebrei. C'è
qualcosa che sta succedendo e che è dura da spiegare."
Molte delle canzoni di Dylan abbondano di immagini mistiche di derivazione
religiosa: l'album "John Wesley Harding" per esempio ("il primo album di
rock biblico," come lo definisce Dylan, ed il primo ad essere stato
pubblicato dopo il suo incidente motociclistico), contiene canzoni basate
quasi interamente su storie e simboli derivanti dalla Bibbia.
"C'è del mistico in tutti noi," dice. "Fa parte della nostra natura. Ad
alcuni di noi vengono mostrate cose del genere più che ad altri. O forse a
tutti noi vengono mostrate le stesse cose ma alcuni di noi ne fanno un
utilizzo maggiore."
Come immagina Dio, Bob Dylan? Ride improvvisamente, e poi dice, "Come mai
non fanno domande del genere a Kris Kristofferson?" Dopo una pausa dice,
"Posso vedere Dio in una margherita. Posso vedere Dio di notte nel vento e
nella pioggia. Vedo la creazione quasi dappertutto. La più alta forma di
canzone è la preghiera. Quella di Re David, di Salomone, il pianto di un
coyote, il tuono della terra. Deve essere meraviglioso essere Dio. Ci sono
così tante cose lì fuori che non puoi comprenderle tutte. Stai parlando con
qualcuno che non comprende i valori della maggior parte della gente.
Cupidigia e lussuria posso capirle, ma non riesco a capire i valori di
definizione e reclusione. La definizione distrugge. Del resto non c'è niente
di definito in questo mondo."
Dylan sorseggia la sua birra e chiede con sollecitudine, "Vuoi andare sulla
spiaggia e stare seduti lì per un po'?" Torniamo alla macchina e, con Dylan
alla guida, ci dirigiamo lentamente verso nord. Dylan ricorda i tempi del
Greenwich Village nei primi anni '60 ed il suo ruolo nel grande "folk boom"
che spazzò la Nazione in quegli anni. Un motivo per cui viaggiò fino a New
York era seguire le tracce di Woody Guthrie, il poeta ed autore di ballate
folk che era stato l'idolo di Dylan. I cafe e le coffee house del Village
erano la casa dei musicisti folk. Erano enormemente popolari allora i
Festival Folk di Newport, le serie televisive Hootenanny della ABC e
centinaia di album di cantanti folk che appagavano i desideri del pubblico
per una musica semplice e fatta in casa. (Il boom della musica folk ebbe
fine, in effetti, quando i Beatles scatenarono la tempesta sugli Stati Uniti
nel 1964, e quando Dylan stesso si convertì agli strumenti elettrici quasi
nello stesso periodo.) Alcuni scettici avanzarono l'ipotesi che Dylan aveva
scritto le sue cosiddette canzoni di protesta negli anni sessanta perchè le
sue antenne sintonizzate su quello che era commercialmente valido gli
avevano suggerito che esisteva un mercato per quel tipo di canzoni.
Egli lo nega. "Ho scritto quelle canzoni perchè era quello l'ambiente nel
quale mi trovavo. Quando Joan [Baez] ed io cantiamo "Blowin' in the wind"
[come in effetti fanno nel corso del succitato special televisivo], è come
se fosse una vecchia canzone follk. Non mi capita mai di pensare che si
tratti di una cosa che ho scritto io."
"Quelli di noi che sono passati attraverso quel periodo probabilmente hanno
un miglior senso della musica di oggi. Un sacco di persone negli anni '70
non sanno come tutta quella musica è arrivata. Pensano che Elton John sia
apparso in una notte. Ma gli anni '50 e '60 sono stati un periodo di grande
energia."
E come colloca i Beatles in tutto questo? Dylan scuote la testa con
convinzione.
"L'America dovrebbe innalzare delle statue ai Beatles. Hanno aiutato a
restituire l'orgoglio di un tempo a questo Paese. I Beatles hanno usato
tutta quella musica che noi ascoltavamo un tempo - ogni cosa, da Little
Richard agli Everly Brothers. Hanno frantumato un sacco di barriere, ma non
ce ne siamo accorti all'epoca perchè è avvenuto tutto troppo in fretta."
Dylan si accosta al marciapiede, esce dall'auto e cammina verso una
scogliera alta venti piedi sulla spiaggia. Si arrampica agilmente e
raccoglie lattine di birra gettate davanti a lui. Si mette al sole, si
aggiusta il cappuccio, scruta in direzione dell'oceano, e dice: "Considero
me stesso nello stesso spirito dei Beatles e dei Rolling Stones. Quella
musica ha significato per me. E Joan Baez significa per me molto più che 100
di questi cantanti che sono in giro al giorno d'oggi. Joan è più potente. E'
quello che stiamo cercando. Joan ha sempre posseduto ciò e sempre lo avrà -
potere per le specie, non solo per un gruppo selezionato."
Che dischi ascolta per il suo divertimento personale?
"Mi piacciono i dischi con effetti sonori," dice, ridendo. "A volta la sera
tardi, mi preparo una bevanda alcolica alla menta e me ne sto semplicemente
seduto lì ed ascolto effetti sonori. Sono sorpreso del fatto che molti di
essi non siano in classifica." Sta ancora ridendo. "Se avessi una mia
etichetta discografica, è quello che pubblicherei."
Una ragazzina si avvicina a Dylan, con un Frisbee in mano, e gli chiede se
appartiene a lui. "No," risponde Bob Dylan con gentilezza, e la ragazza
saluta e se ne va lemme lemme lungo la spiaggia, chiaramente inconsapevole
che si è rivolta (davanti a molti) al più grande cantante-scrittore di rock
and roll di una generazione.
"Passo per strade affollate senza essere riconosciuto. Non voglio essere una
di quelle grandi star che non posso andare da nessuna parte (Dylan dice,
sbagliando, "nowhere"). Cambialo con "anywhere". Mia madre potrebbe leggere
questo articolo".
Il Bob Dylan che uno incontra oggi, disteso su questa spiaggia di Malibu,
sembra molto più sereno rispetto al turbolento, spesso autodistruttivo,
giovane arrabbiato che uno ricorda negli anni '60. (Ora egli è padre di
cinque figli, sposato con l'ex modella Sara Lowndes, e vive nel languore
della California del Sud invece che nel tumulto New York.)
Dylan guarda di traverso l'orizzonte.
"La rabbia è spesso diretta verso noi stessi. Dipende dal luogo e dal tempo
in cui ti trovi. La chimica del corpo di una persona cambia ogni sette anni.
Nessuno su questa terra è lo stesso che era sette anni prima nè lo stesso
che sarà tra sette anni. Non ci vuole molto cervello per sapere che se non
si cresce si muore. Devi trovare la luce del sole."
Dove si trova Dylan musicalmente in questi giorni?
"Suono rag rock. E' un genere speciale di musica quella che suono. Scriverò
qualche nuova canzone presto e poi, attenti! La musica salirà su tutto un
altro nuovo livello."
Scrive ogni giorno e gli viene facilmente l'ispirazione?
"Stai scherzando? Quasi qualsiasi altra cosa è più facile che scrivere
canzoni. La parte più difficile è quando l'ispirazione muore lungo la
strada. Allora tu spendi tutto il tuo tempo nel tentativo di ricatturarla.
Non scrivo ogni giorno. Mi piacerebbe ma non ci riesco. Stai parlando ad uno
spostato totale. Gershwin, Bacharach - quelle persone - hanno il dono di
scrivere canzoni. A me non importa davvero se scrivo." Pausa.
"Posso dire questo ora, ma appena la luce cambia potrebbe essere la cosa che
più mi importa.
Rimpianti?
"Il passato non esiste. Per me esiste la prossima canzone, la prossima
poesia, il prossimo concerto."
Messaggi per il mondo?
"Ci sto pensando. Vorrei esprimere la mia gratitudine a mia madre. Voglio
salutarla nel caso in cui stesse leggendo questo articolo."
La vedi mai? Pausa.
"Non tanto quanto la vedevo quando ero un ragazzo."
Dylan tira su la sua lattina di birra dalla sabbia. "Spero non ci sia un
serpente nella mia birra," dice.
Poi si appoggia pigramente e guarda il sole che scende lentamente
sull'orizzonte del Pacifico.
traduzione di Michele Murino
parte quinta
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