American Recordings: "Love
and Theft" and the Minstrel Boy
di Sean Wilentz
Amore e furto, ha detto Bob Dylan, si adattano l'un l'altro come dita in
un guanto. Ma non citare qualcuno quando puoi rubarlo.
Il titolo del nuovo album di Dylan, è stato notato, è lo stesso di un
libro di Eric Lott sulle origini ed il carattere degli spettacoli dei
"blackface minstrels" americani (nota: la musica dei "menestrelli con la
faccia dipinta di nero").
Negli anni dal 1820 al 1830 giovani uomini bianchi appartenenti alla
classe operaia del Nord iniziarono ad imitare sul palcoscenico gli schiavi
del Sud dipingendosi di nero e suonando banjos e tamburelli e nacchere e
saltando e cantando in un dialetto "Yass suh, Noooooo sah" riguardo a
sesso ed amore e morte.
I menestrelli bianchi rubavano dai negri e li parodiavano e spesso
mostravano un disprezzo razzista ma il loro furto era anche un atto di
invidia e di desiderio e di amore.
I puritani condannarono gli spettacoli come volgari.
Gli appassionati come Walt Whitman, Abraham Lincoln e Mark Twain,
adoravano i menestrelli dalla faccia nera perchè erano divertenti e per
molto altro.
Qualcuno si è domandato se Dylan abbia rubato il suo titolo dal libro di
Lott. Ma c'è un sacco di furto e di amore (e di divinità) in "Love and
Theft", che sono in parte ovvii.
Uno non ha bisogno di conoscere molto di più a proposito delle canzoni di
Robert Johnson (e del resto dei musicisti blues del Delta) che le versioni
dei Rolling Stones, per poter riconoscere il povero ragazzo figliol
prodigo (nella canzone "Po' boy") o il verso di "Tweedle Dee and Tweedle
Dum" che riguarda l'amore di qualcuno che è stato "tutto in vano" (I got
love for you ‘n’ it's all in vain").
Ancora Johnson, ma anche i raccoglitori bianchi dell'interno Clarence
Ashley e Dock Boggs, sono stati saccheggiati in "High Water (For Charley
Patton)", la migliore canzone dell'album.
Patton, che è quasi l'ombra che presiede a "Love and Theft", ha scritto e
registrato anche una canzone sulla grande alluvione del 1927 nel
Mississippi, "High Water Everywhere".
"Lonesome Day Blues" era il titolo di una canzone di Blind Willie McTell
della Georgia.
Dylan ha commesso questo tipo di furti per tutta la sua vita, da quando
canta, a partire da quando ha sgraffignato il proprio nome d'arte.
Il motivo di "Song to Woody", sul suo primissimo album, è un furto diretto
della canzone di Guhtrie "1913 Massacre".
Ora come allora Dylan è un menestrello che sgraffigna la dizione, i
manierismi, le melodie e le parole di altre persone e le trasforma e le
rende proprie, una forma di furto che è tanto americana quanto la torta di
mele, o la torta di ciliege o di zucca o di susine.
Oppure tanto americana come Chang ed Eng, i gemelli siamesi originali che,
sebbene nati in Siam, cominciarono ad andare in giro per gli Stati Uniti
nel 1829 arrivando nelle città proprio insieme ai menestrelli dalla faccia
nera prima di firmare per il circo di P.T.Barnum nel 1832, per il quale
lavorarono per sette anni per poi ritirarsi a Wilkesboro, nel Nord
Carolina, dove divennero cittadini americani, sposarono una coppia di
sorelle e misero su due famiglie prima di comparire su "Love and Theft" in
"Honest with Me" ("The siamese twins are coming to town /People can't
wait, they've gathered around" - "I gemelli siamesi stanno arrivando in
città/La gente non può aspettare, si sono affollati qui intorno).
Ma Dylan è un moderno menestrello - un menestrello dalla faccia bianca. Il
razzismo dato per scontato dalle compagnie del 19mo secolo appartiene ad
un'altra epoca.
I travestimenti che Dylan ha sfoggiato sul palco - "Indosso la mia
maschera da Bob Dylan" disse al pubblico di New York durante la Notte di
Halloween nel 1964 - sono più proprie, appartengono più a se stesso, al
suo tempo ed alla sua America.
Se Dylan ha strizzato l'occhio ai menestrelli dei vecchi tempi, ne ha
invertito il look quando si è dipinto la faccia di bianco durante la
Rolling Thunder Revue.
Come un menestrello moderno egli ha continuamente aggiornato ed ampliato
il proprio ambito e mai così tanto come su "Love and Theft", rubando
quello che gli piaceva dal grande songbook Americano dello scorso secolo.
Folk songs innanzitutto: il meraviglioso verso chiave di "Mississippi"
deriva da un vecchio motivo folk chiamato "Rosie".
Nell'album viene anche citata, chiara come il sole, "The Darktown
Strutters' Ball".
Ma ci sono anche melodie e versi che hanno reminiscenze di canzoni degli
anni '30, '40 e '50 ed alcuni pezzi del rockabilly "Hopped-Up Mustang"
appaiono in "Summer Days" ed "High Water".
(In una disarmante storiellina su tre re felici che diventò poi il tema
delle liner notes dell'album "John Wesley Harding", Dylan prese in giro i
Dylanologi che cercavano il grande vero significato delle sue canzoni.
"Fede è la chiave!" disse il primo re. "No, la frivolezza è la chiave"
disse il secondo. "Vi sbagliate entrambi" disse il terzo, "La chiave è
Frank".
Nella storia il terzo re ha ragione, in un certo senso - ma chi avrebbe
mai immaginato che Frank potesse rivelarsi essere qualcuno come Sinatra).
E naturalmente, tra i grandi songwriters dello scorso secolo che Dylan
ricicla, c'è lui stesso - e non riprende solo dalle sue canzoni o dagli
adattamenti che egli ha fatto dei lavori di altri artisti.
A New Orleans c'era un tram che aveva come sua destinazione una strada
chiamata "Desire".
Tennessee Williams lo utilizzò per dare il titolo ad una sua commedia;
Dylan sembra averlo adattato (o lo ha ripreso da Williams) per il titolo
di un suo album.
Beh, "Desire" è tornato su "Love and Theft".
"Tweedle Dee and Tweedle Dum", "Honest With Me" e "Cry A While" sono tutte
variazioni di standard blues di dodici battute, ma ascoltatele
attentamente e credo che vi coglierete la musicalità di "Buick Six"
(soprattutto la versione non pubblicata sul disco originale, se avete
avuto la possibilità di ascoltarla) e di "Leopard-Skin Pill-Box Hat" (come
"Song to Woody" un numero standard nei recenti spettacoli dal vivo di
Dylan) e di "Pledging My Time".
Lo stesso dicasi per i blues in 8 battute "Po' Boy" e "Cocaine Blues",
quest'ultimo ancora un recente standard dei concerti di Dylan.
La chitarra che apre "High Water" mi riporta alla mente "Down in the
Flood" ed il resto della canzone ricorda "Tupelo" di John Lee Hooker, come
eseguita da Dylan nella versione completa su bootleg di The Basement
Tapes.
Dylan ha cantato la propria versione di "The Coo Coo" almeno sin dai
giorni del Gaslight, quarant'anni fa.
Non c'è un messaggio per questo stile da menestrello moderno. E' uno
stile, uno stile che si evolve da tempo, non una dottrina o un'ideologia.
Ma questo non significa che Dylan, un artigiano, sia inconsapevole di
quello stile, o che dovremmo esserlo noi.
Molti anni fa Johnny Cash pubblicò un album eccellente composto da canzoni
tradizionali cui diede il titolo di "American Recordings".
"Love and Theft" potrebbe avere lo stesso titolo, sebbene la portata
musicale di Dylan è persino più vasta di quella del grande Cash, e la sua
"musica da menestrello" più complessa.
Dylan ha spiegato al vento la bandiera Americana ancora una volta.
In sintonia con l'apparentemente eterogenea ma in realtà fortemente
strutturata casualità degli show dei menestrelli, "Love and Theft" è un
album di canzoni, greatest hits, "con la differenza che non lo sono ancora
diventati", ha dichiarato Dylan.
E come gli show in questione l'album diverte, forse più di ogni altro di
Dylan dai tempi di canzoni come "Outlaw Blues".
Alcuni dei passaggi umoristici come quelli dei menestrelli si leggono
chiari sulla pagina - "Freddy or not here I come" ???— ma la resa di
questi passaggi da parte di Dylan mi fa scoppiare dal ridere.
Eccone un altro, un gioco di parole che potrebbe benissimo venire da un
vecchio minstrel show - triste a leggersi ma divertente a sentirlo
cantare:
I'm stark naked but I don't care/
I'm goin' off into the woods I'm hunt'n' bare
Quando gli chiesero chi fossero i suoi poeti preferiti, nel 1965, Dylan
citò una famiglia di trapezisti del circo, Smokey Robinson, e W.C. Fields
(che attraverso il genere vaudeville hanno le loro connessioni ai
"menestrelli dalla faccia nera"); oggi, in "Lonesome Day Blues" Dylan paga
il suo tributo a "The Fatal Glass of Beer" di Fields:
"T'aint fit night out for man nor beast!"
Molti degli altri passaggi umoristici hanno derivazioni letterarie ed
operistiche. La citazione della chiamata di Don Pasquale alle due di notte
in "Cry A While" viene pari pari dal "Don Paquale" di Donizetti, una farsa
che ha come protagonista un vecchio lussurioso che corre dietro alle
ragazzine, eseguita per la prima volta a Parigi nel 1843 - nel pieno
periodo dei menestrelli in America.
Poi ci sono i passaggi umoristici scespiriani sul vecchio Otello in preda
ai brividi di freddo e Giulietta dalla brutta carnagione.
Tutti questi passaggi umoristici sono in uno stile da menestrelli
aggiornato, e sono stati sentiti dalla voce di Dylan per l'ultima volta in
questa maniera ironica ai tempi di "Highway 61 Revisited": le compagnie
dei menestrelli dalla faccia nera eseguivano regolarmente parodie di
grandi opere liriche o di Shakespeare ("Amleto" era particolarmente
preferito) - opere familiari al pubblico Americano di un secolo e mezzo fa
così come "Seinfeld" e Walt Disney lo sono oggigiorno.
Dylan rende ogni passaggio nello stile dell'habitué dei "minstrel show",
Mark Twain.
Mark Twain
Ed in alcuni casi si tratta di umorismo sinistro. Con l'accompagnamento
della steel-guitar in "Moonlight" tutto è suono di uccellini e fiori nel
triste crepuscolo, quando, cantando melodiosamente e con allegria, il
crooner dice:
Well, I'm preaching peace and harmony,
The blessings of tranquillity,
Yet, I know when the time is right to strike.
I'll take you 'cross the river, dear,
You don't need to linger here;
I know the kinds of things you like...
Vado predicando pace ed armonia,
la benedizione della tranquillità
Sebbene sappia quando è il momento di colpire
Ti porterò dall’altra parte del fiume, cara,
non hai bisogno di soffermarti lì,
so il tipo di cose che ti piacciono
Ah, il diavolo dalla lingua d'argento. Rudy Vallee si trasforma in Robert
Mitchum.
E' pauroso e tuttavia è allegro.
E c'è un sacco di gioco più serio e terribile in "Love and Theft".
Più di qualsiasi menestrello dei vecchi tempi (e più dei bluesmen e dei
cantanti country successivi) Dylan pensa al cosmo contenuto in ogni
granello di sabbia. Tutti quei diluvi non sono solo diluvi, sono anche Il
Diluvio.
Perchè altrimenti in "High Water" spuntano Charles Darwin ed il suo amico
ultramaterialista George Lewes (amato dal grande romanziere George Eliot)
ricercati vivi o morti da un ringhioso giudice del Mississippi?
Lewes dice ai credenti, l'inglese, l'italiano ed il giudeo
(Protestante/Cattolico Romano/Ebreo?) che, no, non possono aprire le loro
menti a nulla, e per quello lo sceriffo è sulle loro tracce.
"Some of these bootleggers", canta Dylan in "Sugar Baby", "they make
pretty good stuff". Attenzione ai falsi profeti.
Il messaggero del Signore è vendicativo. Sentite cosa fa Dylan con "Coo
Coo":
Well, the cuckoo is a pretty bird, she warbles as she flies/
I'm preachin' the word of God, I'm puttin' out your eyes
Il cuculo è un grazioso uccellino, trema non appena vola via
Sto predicando la parola di Dio, sto facendo strabuzzare i tuoi occhi
E nemmeno Gesù è una facile conquista.
Ascoltate "Bye and Bye", un'altra canzone da crooner, ed immaginate che,
accanto all'organo di Augie Meyers, il crooner sia Gesù Cristo stesso, in
alcuni versi almeno, e canta parole scritte dal profeta biblico Giovanni
di Patmos:
Bye and bye, I'm breathin' a lover's sigh/
While I'm sittin' on my watch so I can be on time/
I'm singin' love's praises with sugar-coated rhyme…
Well, I'm gonna baptize you in fire so you can sin no more/
I'm gonna establish my rule through civil war/
Gonna make you see just how loyal and true a man can be.
Bye e bye, respirerò da innamorato.
Sto seduto sul mio orologio così da poter essere in tempo
Canto lodi all’amore con rime zuccherose
Ti purificherò con del fuoco così che tu non possa più peccare
Instaurerò la mia legge attraverso la guerra civile
Ti farò vedere quanto fedele e sincero può essere un uomo
Cristo viene in pace - e con una spada.
E ci sono altri profeti e maghi, gli uomini del voodoo dei blues del
Delta:
Da "High Water":
I can write you poems, make a strong man lose his mind/
I'm no pig without a wig, I hope you treat me kind
Posso scriverti poesie, far andare fuori di testa un uomo forte
Non sono un porco senza una parrucca, spero che mi tratterai bene
"Summer Days":
Yes, I'm leaving in the morning, just as soon as the dark clouds lift/
I'm breakin' the roof, set fire to the place as a partin' gift
Partirò nella mattinata non appena le nuvole oscure si leveranno,
Sto spaccando la tettoia, appiccando il fuoco al posto come un regalo
d’addio
"Honest With Me":
When I left my home the sky split open wide
Quando lasciai la mia casa il cielo si spaccava spalancandosi
"Cry A While":
I don't carry dead weight, I'm no flash in the pan/
All right, I'll set you straight, can't you see I'm a union man
Feel like a fightin' rooster, feel better than I ever felt
Non porto un peso morto, non sono un fuoco di paglia
Va bene, ti metterò diritta, non vedi che sono un uomo da sposare
Mi sento come un gallo da combattimento, mi sento meglio che mai
E questi versi sono di "Lonesome Day Blues":
I'm going to spare the defeated, I'm going to speak to the crowd
I'm going to spare the defeated, 'cause I'm going to speak to the crowd
I'm going to teach peace to the conquered, I'm going to tame the proud
Risparmierò gli sconfitti, parlerò alle masse
Risparmierò gli sconfitti, perché parlerò alle masse
Insegnerò la pace ai conquistati, domerò i superbi
Quest'ultimo potrebbe anche essere una parafrasi dell' "Eneide" di
Virgilio.
C'è una ricchezza tale di questi riferimenti musicali e letterari in "Love
and Theft" che è stato adombrato solo in "Tombstone Blues", con le sue
apparizioni fugaci di Mà Rainey e Beethoven - proprio come c'è una
ricchezza nella voce di Dylan e nella sua pronuncia e nel suo senso del
tempo (deve aver ascoltato Sinatra, forse Caruso e di certo Allen
Ginsberg) mai prima catturati nelle registrazioni in studio.
Dylan ha approfondito così tanto il proprio stile, almeno quello su disco.
Ascoltate i versi di apertura di "Cry A While" - "didn't havta' wanna'
havta' deal with" (I didn't have to want to have to deal with) - poi
l'improvvisa sterzata blues; oppure il lungo verso killer di "Summer Days"
a proposito di "ripetere il passato"; la pausa nella replica di Giulietta
a Romeo; il terrificante "Either one, I don't…care" del giudice di "High
Water", l'ultima parola che cade ed atterra con un rumore sordo come una
delle bare della canzone che sembrano palloni di piombo.
E con il suo senso del tempo da esperto, Dylan mescola spazio e tempo come
un mazzo di carte da gioco.
Ora siamo nel 1935 sull'attico di un hotel di Manhattan, poi siamo a
Parigi nel 1966 o nel 2000 a West Lafayette, Indiana, o il prossimo
Novembre a Terre Haute, poi è il 1927, e siamo nel Mississippi nelle acque
più profonde, poi siamo scaraventati indietro ad epoche Bibliche, intere
epoche che si liquefanno completamente, tranne che per il fatto che stiamo
viaggiando attraverso le pianure in una Cadillac, o forse è una Mustang
Ford, e quella ragazza getta fuori la sua biancheria intima, acque alte
dappertutto.
Poi è l'11 settembre 2001, la rabbrividente data in cui l'album è stato
pubblicato, e ci troviamo all'interno di un locale nella Broadway bassa,
e, orribilmente al di là di ogni descrizione, le cose esplodono e crollano
là fuori, "nothing's standing there".
Dylan, ricordiamo, è stato là fuori per moltissimo tempo. Ha trascorso
tempo con il Reverendo Gary Davis, e col rivale di Robert Johnson, Son
House, e Dock Boggs, e Clarence Ashley, e tutti gli altri; ha suonato per
Woody Guthrie, ed ha suonato per e con Victoria Spivey; e Buddy Holly ha
guardato dritto verso di lui al Duluth Armory meno di tre giorni prima che
Holly trovasse la morte in un incidente aereo; e non esiste un millimetro
di canzone Americana che egli non possa chiamare propria.
Dylan ruba ciò che ama ed ama ciò che ruba.
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Sean Wilentz insegna storia alla Princeton University. Per molti anni la
sua famiglia ha gestito The Eighth Street Bookshop nel Greenwich Village.
Lì, nel Dicembre del 1963, nell'appartamento dello zio di Wilentz, sopra
il negozio, Al Aronowitz presentò l'un l'altro Bob Dylan ed Allen
Ginsberg. Ginsberg, il quale era appena ritornato dall'India, viveva
temporaneamente nell'appartamento.
Clicca qui per
un'intervista ad Eric Lott, autore del libro "Love & Theft - Blackface
Minstrelsy and the American Working Class" che tratta il tema dei
"blackface minstrels" citati in questo articolo
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