LE CANZONI DEI
BLACKSTONES SCRITTE DA BOB DYLAN
di Biagio Gagliano a.k.a. “Lo zio Bob”
Per la seconda volta in pochi giorni Dean è riuscito a violare la mia sacra
pigrizia serale trascinandomi prima all’Alcatraz, poi ieri sera addirittura
alle appendici delle Prealpi comasche per una serata che si annunciava
insolita e intrigante: il menù prevedeva Dylan e Beatles in un’ unica
portata.
Di fronte ad un anfiteatro naturale su cui hanno costruito gradinate di
cemento già occupate da un bel pò di gente c’è il palco gremito di strumenti
dove domina lo sfondo nero con la gigantografia dei giovani fab four in bianco
e nero e al centro un altrettanto giovane Bob. Scenografia di
sicuro effetto.
È sempre un piacere stare nel “backstage”
prima di una serata una volta che il sound check è finito e tutto è pronto:
abbracciamo Mick, Frank non fai a tempo a salutarlo che già ti sta mostrando
la sua nuova Tele vintage. C’è la simpatia come tra coloro che si ritrovano
dopo tanto tempo e tanta distanza, dopo essersi incontrati magari una sola
volta, ma hanno qualcosa da condividere. Così arriva Michele “Napoleon in
rag” (il leggendario creatore di questo sito) reduce dal “Give me five”
dell’Alcatraz, che appunto ho incontrato una sola volta in precedenza, al
quale dico come se fosse un mio amico di infanzia: “Non ti do la mano se non
te la sei ancora lavata”.
Dopo essere stati introdotti da “Napoleon in rag” attaccano Les Beat con
Love me do. Il problema quando ascolti una tribute band è superare lo
scoglio iniziale che di fonte non ci sono gli originali. Lo sai, ma te lo
scordi. Dopo i primi due acuti non esattamente come quelli di Lennon e
McCartney (sfido chiunque) ti sintonizzi e allora ti accorgi che sono
davvero bravi: gran voce beatlesiana, il gran suono della Gibson
semiacustica, ecc.
Tre pezzi molto gradevoli ed è la volta dei Blackstones, anch’essi
introdotti da Michele. Il country con cui aprono è nientemeno che Blowing in
the wind, di una tale efficacia e presenza di spirito da lasciare ammirati.
Io che penso che ci sono alcuni pezzi di Bob che non sono riproducibili (per
es. Knockin’ – Don’t think twice ed appunto Blowin’) non posso che togliermi
il cappello. La band è molto rinnovata rispetto all’ultima volta che l’ho
vista all’opera e se da una parte c’è la sorpresa della lap steel guitar,
dall’altra c’è il conforto che il livello non è affatto diminuito, anzi. C’è
anche l’aggiunta di una voce stabile nel coro, il bassista Marcello
Redaelli, che durante la serata canterà come solista una dolce "If Not For
You".
La serata procede con un struttura consolidata: tre pezzi dei Les Beat, tre
dei Blackstones introdotti da Michele. Lo spettacolo progredisce in piacere
ed intensità e il nutrito pubblico gradisce ed applaude convinto anche a
metà dei pezzi. Io mi distraggo di tanto in tanto perché mi viene in mente
di mettere alla prova il mio cellulare nuovo di pacca scattando delle foto:
una fregatura, perché mi viene chiesto di spedirle a Maggie’s Farm (solo
come chitarrista sono peggio che come fotografo), non solo, ma “Già che ci
sei, non ti va scrivere il tuo diffuso commento alla serata?” Non sono
proprio il tipo che sta attento a come va il basso e come si muove quello
alla tastiera, non ho niente del critico musicale che sta lì a fare le pulci
ai particolari. Il mio grande senso analitico si manifesta nel “Mi piace,
non mi piace”, dunque potete credermi in modo totale se vi dico che è stata
una grande serata di musica. E ve lo dice uno che è appena stato
all’Alcatraz.
Il crescendo dei Les Beat e l’anima rock dei Blackstones che afferma la sua
caratura, con la voce di Mick che a me ricorda tanto quella di Jagger. Con i
Blackstones non vale il discorso tipico sulle Tribute Band. Riflettevamo
durante il
ritorno con Dean – entrambi conosciamo la meticolosità della preparazione
che Mick impone – che il difficile non è costringere una band ad un pesante
ritmo settimanale di prove con la prospettiva magari di due o tre uscite
all’anno, il difficile è avere delle idee originali su ogni canzone che si
vuole presentare. Mick le idee le ha e quello che presentano i Blackstones
sono canzoni dei Blackstones scritte da Bob Dylan. O a qualcuno verrebbe in
mente che Mina o, che so Aretha Franklin, quando propongono una canzone
fanno dei tributi?
Troppo spesso si danno le cose per scontate e solo raramente ci si ferma a
far mente locale. Par strano ma mi è successo. Così mentre Michele
annunciava la sorpresa, mi sono sorpreso ad esclamare: “Ma è proprio bravo”.
Con brevi tratti di penna crea un clima favorevole, fa capire un mucchio di
cose, ti informa, ti aiuta a collegare, ti predispone. Mi ha fatto tornare
alla mente quella strofa di un poeta minore che fa: “Il pittore delle tue
strade/ dalle mani vuote/ traccia forme di follia suoi tuoi fogli”, perché
Michele ha saputo aggiungere tanto al molto, il sogno alla musica, “il cielo
come unica barriera”.
La sorpresa si è manifestata sotto la forma dei Leo Carucci Experience, ai
quali sono ovviamente toccate Like a rolling stone e Alla long the
watchtower. Questi emuli del grande Jimi ci hanno dato dentro. Vedendo
esibirsi una un’occhialuta faccia simil-brianzola con una strato bianca non
mancina non arrivi certo alla conclusione che Hendrix sia risorto, ma
ascoltando chitarra e voce puoi risolvere che può riposare in pace.
Complimenti.
Quello che non ti aspetti è che Imagine venga suonata dai Blacks e che venga
cantata da Napoleon in persona. Evita i falsetti e ne viene fuori una cosa
inaspettata, struggente, da applausi durante, alla fine e dall’inizio se si
potesse. Bella, bella, bella.
Poi, lo sapevano anche i sassi che si sarebbe chiuso con Knockin’ on
heaven’s door, con i più sul palco al limite della tenuta strutturale, con
la lap steel che si impone definitivamente, con la soddisfazione sugli spalti,
con il nero grato della notte (mica ho fatto caso se fosse stellato).
Tra una balla e l’altra sono andato a letto alle quattro del mattino (ora in
cui di solito mi tiro su) e alle sette mi sono ritrovato davanti alla
tastiera a scrivere. Quel genere di cose che deve presto trasferirsi dal
sistema nervoso al mondo… e che ignora la pigrizia.
Grazie.
Lo zio Bob
La
Set List
LOVE ME DO
I SAW HER STANDING THERE
I WANNA HOLD YOUR HAND
BLOWIN' IN THE WIND
THE TIMES THEY ARE A-CHANGIN'
HIGHWAY 61 REVISITED
NORWEGIAN WOOD
A HARD DAY'S NIGHT
CAN'T BUY ME LOVE
A HARD RAIN'S A-GONNA FALL
DON'T THINK TWICE IT'S ALL RIGHT
RAINY DAY WOMEN # 12 & 35
HELP
TICKET TO RIDE
HERE THERE AND EVERYWHERE
MR.TAMBOURINE MAN
IF NOT FOR YOU
I SHALL BE RELEASED
TWIST AND SHOUT
BACK IN THE USSR
DON'T LET ME DOWN
COME TOGETHER
OH DARLING
LIKE A ROLLING STONE (Leo Carucci Experience)
ALL ALONG THE WATCHTOWER (Leo Carucci Experience)
IMAGINE (The Blackstones con Napoleon in rags voce solista)
KNOCKIN'ON HEAVEN'S DOOR (Tutti
insieme)
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