UNDER THE RED SKY – La mia opinione - di Bruno C.
Ciao a tutti, ecco la mia:
Under The Red Sky, del settembre del 1990, è certamente uno dei dischi più
misteriosi e contestati della sua carriera. Ho l’impressione che Dylan abbia
voluto intenzionalmente registrare volutamente un disco sottotono
(probabilmente per motivi che solo lui può sapere), lo dimostra il fatto di
aver “licenziato” Lanois e chiamato a produrre il disco i fratelli Don e
David Was, con la sua partecipazione sotto lo pseudonimo di Jack Frost. Il
disco straripa di musicisti eccellenti, e sinceramente è difficile per me
capire perchè sia stato così volutamente trascurato. I testi sono lontani
dal Dylan al quale eravamo abituati, storielle e filastrocche per bambini,
infatti il disco è dedicato alla figlia sua e di Carolyn Dennis - "Gabby Goo
Goo", come specificato nelle liner notes di copertina.
"Wiggle Wiggle" credo sia “come canzone” una delle peggiori mai scritte da
Dylan, ma forse anche questo è intenzionale e la presenza del chitarrista
Slash serve a poco qualitativamente, in totale un divertente guazzabiglio ma
niente di più. La title-track contiene forse qualche rimando biblico, un
rock lento senza grandi pretese, da ascoltare e dimenticare. "Unbelievable"
è un tipico rock'n'roll, con un sound che Dylan utilizzerà anche in seguito.
"Born in Time" è un brano che non riesce a convincere del tutto, pur essendo
un buon pezzo, ma nemmeno la voce di Crosby riesce a portarlo al piano
superiore, rimane un bel brano dimenticato in cantina in attesa di una
eleborazione più consona al suo carattere., stesso discorso per "T.V.
Talkin' Song". "10,000 Men", un classico rock & blues suond non decolla
anche se vanta la presenza di David Lindley e di Stevie Ray Vaughan.. "2 x
2" non rieco a giudicarlo, mi son sempre chiesto cosa ci faceva Elton John,
forse lo specchietto per le allodole? "God Knows", piacevole brano dalle
atmosfere anni ’60 ( ho letto che era una outtake di Oh Mercy). "Handy
Dandy" vede Dylan al piano che canticchia e si diverte (solo lui però, i
fans credo molto meno con canzoni di questo tipo). L’album si chiude con
"Cat's In The Well", un incasinato rock- blues spesso eseguito nel tour
attuale.
Sembrerebbe tutto lavoro sprecato, poche idee usate male, infatti passeranno
sette anni prima di avere il piacere di poter ascoltare qualcosa di
fantastico come "Time Out Of Mind", dove Dylan finalmente tornerà a
camminare a braccetto alla sua abituale Musa ispiratrice.
Under the red Sky non ha mai convinto nessuno, grande spreco di “nomi” non
giustificato, ma forse è proprio quella una delle cause del fallimento del
disco, troppi ingredienti rovinano la zuppa di solito!
Bruno C.
UNDER THE RED SKY – La mia opinione - di Celio
Caro Mr.Tambourine,
Lasciami dire che questo è uno degli album più noiosi di Dylan. E' l'ultimo
album che avrebbe fatto con materiale originale prima di Time Out of Mind
nel 1997 , ed è abbastanza facile capire che il nostro a quel tempo forse
necessitava di una pausa per scarsità di ispirazione, forse la sua Musa si
era presa anche lei un lungo periodo di vacanza.
Alcune delle canzoni sembrano prive di ispirazione e suonano come se Dylan
non si fosse mai curato o interessato di loro. God Knows, 10.000 Men
potrebbero essere degli scarti da Saved (1980), e Unbelievable e 2 x 2 sono
quanto di più momotono Dylan poteva produrre. TV Talkin' Song è un fallito
tentativo di sembrare una canzone con intento politico, suona proprio come
un vecchio 50enne Bob Dylan che lancia indietro uno sguardo nostalgico a
quando era un 22enne.
Non posso dire che Under the red sky non abbia i suoi lati luminosi. Born in
time è irresistibile quanto è bella. Wiggle Wiggle e Handy Dandy sono così
infantili e dolci che non si può fare a meno di sorridere mentre li si
ascolta, e musicalmente, sono due delle registrazioni da mettere in
evidenza. La title track è bella, e Cat's in the Well è divertente.
Nel complesso, l'intero album suona come automatico, non c'è nulla qui che
un dylanologo troverà ascoltabile. Dylan allora aveva un estremo bisogno di
entrare in contatto al più presto con Daniel Lanois per poter dare una
svolta a se stesso e fare qualcosa di utile.
Ho voluto riportare i giudizi di Michele (ho spulciato gli archivi della
Fattoria per questo) sul disco e devo constatare che allora Michele fu di
bocca buona nei giudizi, chissè se oggi darebbe voti diversi ?
WIGGLE WIGGLE
° mediocre - °° sufficiente - °°° discreto - °°°° buono - °°°°° ottimo - C
capolavoro
Giudizio: °°°°
UNDER THE RED SKY
° mediocre - °° sufficiente - °°° discreto - °°°° buono - °°°°° ottimo - C
capolavoro
Giudizio: °°°°
UNBELIEVABLE
° mediocre - °° sufficiente - °°° discreto - °°°° buono - °°°°° ottimo - C
capolavoro
Giudizio: °°°°
BORN IN TIME
° mediocre - °° sufficiente - °°° discreto - °°°° buono - °°°°° ottimo - C
capolavoro
Giudizio: C
T.V. TALKIN' SONG
° mediocre - °° sufficiente - °°° discreto - °°°° buono - °°°°° ottimo - C
capolavoro
Giudizio: °°°
10.000 MEN
° mediocre - °° sufficiente - °°° discreto - °°°° buono - °°°°° ottimo - C
capolavoro
Giudizio: °°°
2 x 2
° mediocre - °° sufficiente - °°° discreto - °°°° buono - °°°°° ottimo - C
capolavoro
Giudizio: °°°°
GOD KNOWS
° mediocre - °° sufficiente - °°° discreto - °°°° buono - °°°°° ottimo - C
capolavoro
Giudizio: °°°°°
HANDY DANDY
° mediocre - °° sufficiente - °°° discreto - °°°° buono - °°°°° ottimo - C
capolavoro
Giudizio: °°°°°
CAT'S IN THE WELL
° mediocre - °° sufficiente - °°° discreto - °°°° buono - °°°°° ottimo - C
capolavoro
Giudizio: °°°
Celio
UNDER THE RED SKY – La mia opinione - di Pietro De Bellis
Tutti sappiamo che Bob Dylan è una leggenda di musicale, che
era adorato dai Beatles, e che è diventato famoso negli anni Sessanta per le
canzoni di protesta. Dopo un inizio come cantante folk acustico divenne
gradualmente più convenzionale: è andato elettrico con gran fastidio e
disappunto di molti fans ed è diventato più di un cantante folk-rock, con
l'accento sempre più spostato verso il rock. Nel corso degli anni ha fatto
tanti album ed è passato attraverso così tante fasi musicali che cercare le
ragioni di un particolare album di Dylan è una cosa di una abbastanza
difficile, figuriamoci parlarne.
Under the red sky non è certo uno dei suoi migliori. Dylan sembra
irriverente o almeno non così coinvolto nella sua musica come negli album
passati. Negli anni 60 ha dato al mondo il pensiero provocante di classici
come “Blowin' in the Wind”',”The times they are a.changin’ “ e “Only a pawn
in their game”. Anche se non si era d’accordo con quello che diceva, Bob
Dylan teneva sempre la sua poesia vicina al cuore in primo piano e questo
era qualcosa che era difficile non ammirare.
Il pezzo d’ apertura dell'album dice tutto, un pezzo di sconcertante
nonsense chiamato “Wiggle Wiggle”. Mentre è abbastanza orecchiabile c’è da
chiedersi a cosa diavolo Dylan stava pensando quando ha scritto un pezzo
così insolitamente leggero per lui. Il resto di Under segue un analogo
percorso, alcuni brani davvero belli che sono purtroppo privi di qualsiasi
sentimento reale o di significato.
Ad essere onesti c'è un solo pezzo pessimo nel disco che è “TV Talkin'
Song”, che è piuttosto confusionario e ripetitivo. Un altro punto a suo
favore è che Under the red sky è piuttosto un album allora contemporaneo che
suonava come un album fatto nel 1990. Alcuni si renderanno conto che la
musica di Dylan si era evoluta con i tempi, mentre altri ritengono che egli
si sia allontanato dalla sua essenza.
Ma il dettaglio più importante è che l'album in realtà non riesce a
catturare l'ascoltatore, né è all'altezza della stimata reputazione di Dylan
o dei suoi precedenti lavori. Per lo stesso motivo non è affatto
inascoltabile, la maggior parte dei musicisti probabilmente sarebbe stata
abbastanza soddisfatta di un album simile. Naturalmente, però, Bob Dylan non
fa parte di quei musicisti.
Pietro De Bellis
La risposta di Daniele Ardemagni a Mr. Spaceman
Caro mr.Spaceman, forse ti sono sembrato un pò severo coi
tuoi pareri ma non era mia intenzione portarti offesa..se così è stato me ne
scuso.
Semplicemente volevo dirti che mi sei sembrato troppo severo con Under (che
pure io considero un lavoro di serie B della produzione dylaniana ma come
ripeto ci sono pezzi belli che purtroppo, almeno nel disco, non sono stati
trattati come dovevano) e con altri che forse sarebbe il caso, visto che non
lo hanno fatto in precedenza critici e pubblico, rivalutare. Qui parlo di
album come Empire (o New Morning) il quale malgrado sia soffocato da
arrangiamenti troppo anni '80 contiene a parer mio belle canzoni. Ma in quel
periodo Dylan volle fare un disco che potesse vendere molto, un disco "alla
moda" e il risultato non fu uno dei migliori né da un punto di vista
musicalmente qualitativo né di vendite.
Poi parlando di aneddoti tutto quello che volevo dire è di separare l'uomo
dal mito...come ripeto se Dylan si è comportato male con qualcuno sono cose
che riguardano la sua coscienza non i suoi lavori...mentre gli aneddoti del
"vecchietto travestito da barbone" arrestato perchè non creduto di essere
Dylan o che in Mexico si travesta da donna per non farsi riconoscere li
trovo divertenti.
Avrei anche pure io aneddoti da raccontare visto che conosco chi gli ha
fatto da cicerone nei due giorni passati a Brescia nel 2001, ma non potendo
attualmente avere il suo permesso non credo sia giusto raccontarli se non
uno divertente: andarono a bere un caffè in città e Dylan portava il suo
cappello da cow-boy; il barista non riconoscendolo (o manco sapeva chi
fosse) ha chiesto loro se stavano andando ad ascoltare un concerto. Ci fosse
stata la Pausini o Ramazzotti avrebbero magari consumato due rullini
fotografici...va beh..
Al di là di tutto comunque me l'ha descritto come una persona discreta ma
non orso come lo si possa pensare o come vuol far credere...anzi. Del resto
credo sia difficile essere Bob Dylan, nel bene e nel male.
Ciao Mr Spaceman, ciao Mr Tambourine, tutto chiarito spero... Un abbraccio.
Daniele Ardemagni
UNDER THE RED SKY – La mia opinione - di Michele Lenzi
Ho scritto poche al sito ma questa volta vorrei dare una mia
lapidaria opinione su Under red sky e i dischi precedenti a questo.
Negli anni 80 (bisogna ammetterlo) le grandi rockstar musicali hanno quasi
tutti fallito. Non solo Bob, ma anche il boss con "Tunnel of love", i
Rolling Stones con "Undercover" e "Dirty Work", Neil Young con "Trans", "Old
ways", "Landing on Water". Si salvano gli U2 con "Joshua tree" e "Rattle and
Hum".Musicalmente gli anni 80 non hanno dato niente, solo elettronica,
sintetizzatori, tastiere dal suono barocco (scrivo barocco e non tarocco).
Per questo motivo degli anni 80 c'è poco da salvare. Anche il look andava di
pari passo, ma questo è un altro discorso...
Michele Lenzi
UNDER THE RED SKY – La risposta a Mr. Spaceman - di
Daniele Ardemagni
Caro Spaceman..mi sembri che tu pecchi un pò di superbia
(senza offesa). Prima di tutto non ho detto che Saved è bello quanto Blood
on the tracks. Ho detto "addirittura" che lo preferisco. Ma l'ho detto a
nome mio...non come: "è così per me e deve essere così per tutti". Sono
anche io musicista e qualcosa di musica credo di capirne, ma con questo non
voglio convertire nessuno a ciò che penso. Quel che dico non è Vangelo ma
solo un' opinione, non è un "giudizio" come fa qualcuno, vero...?
Dici che Shot of love è brutto? Beh, ti rispondo che se in un album trovi
pezzi quali Every grain of sand, The groom's still waiting at the altar,
Lenny Bruce e Proprierty of Jesus andrei piano con certe affermazioni...può
non rientrare nei capolavori ok, puoi non condividerne le tematiche (come
anche in Saved) ma da qui a bollarlo "brutto" come ti sei permesso di fare
tu non mi pare molto democratico né di ampie vedute.
E' vero (e me ne ri-scuso per l'ennesima volta) che non amo Blood On The
Tracks se non tre o quattro episodi (nelle versioni live fra l' altro) ma
non mi sono mai permesso di dire che faccia schifo...se è piaciuto a molti
ci sarà un motivo..se a me non è piaciuto del tutto e mi annoia avrò il mio.
Quanto ai pettegolezzi del licenziamento di un cameriere, o che Dylan si
travesta da barbone o da donna per non farsi riconoscere, che certi
musicisti hanno "paura" di lui non credo siano cose che interessino alla
produzione dei suoi lavori o al pubblico. Sono cavoli suoi...ne risponderà
lui alla sua coscienza se sono vere o meno certe cose che si dicono.
Il mio parere su Under l'ho già espresso e credo che ci siano delle belle
canzoni in quell'album (a mio avviso almeno quattro o cinque), ma che non
sia un lavoro finito del tutto bene..colpa di Dylan o dei fratelli Was o
della Sony non me ne fotte..è un album così..una caduta dopo Oh Mercy dalla
quale Dylan si è rialzato da anni ormai pubblicando capolavori negli ultimi
tredici anni..da TOOM a Modern Times fino a TTL. Quindi può essere
abbondantemente perdonato.
Gli album che siano belli o brutti non possiamo essere noi a dirlo..ognuno
ha il suo parere ed il suo punto di vista..ci pensa la storia a promuoverli,
a bocciarli o a rivalutarli..
Basta con questo fare da bacchettoni, da sapienti e da dotti; se ci si
comporta così è inutile aprire "discussioni" se poi invece di esprimere
pareri "si danno "giudizi" con dita puntate come se fosse "verità assoluta".
Conosco gente a cui piace tantissimo Under come altri album di Bob presi a
calci o fatti uscire sotto contratto forzato, come Self Portrait o Real
Live..non è gente stupida o impreparata sull'argomento...è gente che con
quei lavori possono anche avere dei ricordi particolari e quindi sono legati
ad essi. Come chiunque di noi può avere con altri dischi o canzoni.
Ripeto...basta fare i saputelli...non si arriva a nessuna conclusione e si
rischia solo di aprire diatribe e mezzi litigi su un argomento a cui tutti
teniamo che risponde al nome di Bob Dylan. Che ne pensi Mr. Tambourine?
Daniele Ardemagni
Comimciamo dalla prima parte della tua
mail. Certamente ognuno di voi esprime la propria opinione senza voler
convincere nessuno, è solo e rimane la vostra opinione, valida per voi e
magari non per un altro. Le opinioni ed i gusti sono strettamente personali
e quindi non giudicabili da nessuno. Trovo inutile che vi scagliate
metaforicamente uno contro l’altro, anche se questo da più sapore alla
minestra ! Ognuno ha diritto di dire la sua e nessuno ha il diritto di
contestarlo, questo per un principio di libertà e civiltà che vorrei fosse
rispettato, anche se, lo ripeto, questi scambi di opinioni con attacchi
personali sono molto belli ed intriganti, ma ripeto ancora una volta, non
sono giustificabili. Devo anche compiacermi con tutti voi che finora avete
scritto perchè avete gestito le vostre diatribe con una buona dose di
civiltà senza mai cadere nel volgare o peggio negli insulti inutili.
L’argomento è il disco di Dylan "Under the red sky" ed ognuno può dire cosa
non gli piace e perchè senza per questo dover essere contestato. Le idee ci
stanno tutte, valide o meno, a seconda del metro di giudizio di ognuno di
noi, quindi continuiamo a parlare del disco e del lavoro di Dylan con tutti
i paragoni e le opinioni che vogliamo, ma evitiamo di commentare gli altrui
commenti, altrimenti si rischia di entrare in un circolo vizioso e non
uscirne più. Caro Emanuele, potrai non essere d’accordo con Mr. Spaceman,
con me, con tutti gli altri, ma che importa, tu esprimi la tua idea e gli
altri la loro. Questo non vuol essere un rimprovero per nessuno, serve solo
per chiarire che certe cose alla fine servono a poco ed escono dal seminato.
Il fatto della pretesa di licenziamento del cameriere di Aosta che ha
salutato Dylan incontrandolo nel corridoio è un fatto reale, di cronaca, che
interessa molte persone, molte più di quanto tu possa pensare, è un momento
della vita di Dylan, che può o meno contribuire a capire la sua intricata
personalità. Che si sia travestito da donna e da barbone è sacrosanta
verità, niente è inventato, ci sono tanto di fotografie a testimoniare
questi ed altri fatti dei quali oggi non abbiamo parlato ma dei quali
potremo parlare in futuro (per esempio: il famoso incidente in motocicletta
c’è stato o no ? Gerry Garcia ha detto che non c’è mai stato nessun
incidente, che Dylan si era solo ritirato dalla vita pubblica e dalle scene
per disintossicarsi, per ritrovar se stesso e per godersi in santa pace il
suo matrimonio con Sara che era stato celebrato da poco. Altre persone che
hanno frequentato Dylan in quel periodo dicono la stessa cosa , altre invece
giurerebbero sulla testa della loro madre che Dylan fu vittima di un
terribile e drammatico incidente che rischiò di paralizzarlo e che lo
sfigurò. Personalmente propendo per la versione di Garcia, mi sembra la più
logica ed aderente alla realtà dylaniana di quel periodo, ma potremmo
discuterne per mesi senza mai trovare un accordo, infatto sono 50 anni che
se ne discute ancora, ed ognuno rimane sempre sulle sue posizioni). Questo
per dire che tutto quello che riguarda Dylan interessa i fans, anche se la
cosa può dar fastidio come nel caso delle latrine puzzolenti dello scorso
anno. Tutto serve per cercare, e sottolineo cercare di capire come e da cosa
è costruito quell’enorme monumento che risponde al nome di Dylan.
Che i musicisti hanno paura di Dylan non è un’invenzione, la cosa fu
dichiarata da Tom Petty e confermata da Roger McGuinn, detta dalle loro
labbra: Quando Dylan entrava nella stanza nessuno poteva parlare se non
interpellato. Immaginati i poveri Freeman, Kimball, Recile ed Herron, sul
palco tremavano dal terrore, ad accezzione di Garnier che dopo oltre 2.000
concerti con Bob forse ci aveva fatto il callo, ma sapeva che doveva stare
zitto anche lui. Suonare per Dylan è certo un buon lavoro e penso anche
redditizzio, ma credo abbia insito la necessità di star zitto al momento
opportuno e di non parlare quando non sei stato interrogato. Non è un
mistero per nessuno che Dylan viaggia da solo, mangia da solo, dorme da solo
(forse), e vede i suoi musicisti solo sul palco per un breve sound check (e
non tutte le volte) e per lo show. Quest’anno con Sexton le cose sono un pò
cambiate, forse Dylan ha preso Charlie in simpatia e gli permettte cose che
ad altri non sono mai state concesse, con la conseguenza che c’è più spazio
anche per gli altri, infatti la resa della band quest’anno è molto diversa
da quella dell’anno scorso. Dylan stesso sembra coinvolto e non annoiato
come era evidente lo scorso anno, ed anche questo è un dato di fatto che
interessa moltissime persone, e se Dylan fa degli show noiosi, banali ed
improvvisati uno dietro l’altro come è successo l’anno scorso, alla fine
anche lui deve giustificarsi con suo pubblico, cioè noi, quelli che paghiamo
fior di quattrini per vederlo, infatti quest’anno le cose sono cambiate in
meglio, non sono ancora al livello che potrebbero facilmente raggiungere con
qualche piccolo altro accorgimento, per esempio un pianista ed un organista
che sappiano suonare davvero, altro esempio sarebbe quello di evitare di
fare assoli di chitarra come ogni tanto gli prende il bizzo di fare, Dylan
non è mai stato una lead guitar e sarebbe molto meglio che lasciasse questo
compito a chi sa eseguirlo come si deve.
Ti dirò inoltre che non è facile per un fan dylaniano, che sappiamo essere
coinvolto a volte fino al fanatismo o all’integralismo più becero, accettare
dischi di serie B da Dylan, per un fan Dylan è obbligato a dire cose sempre
intelligenti, sempre profetiche, a scrivere sempre testi altamente letterari
e sempre avanti nei tempi, le canzoni dovrebbero essere tutte all’altezza di
Like a rolling stone, Forever Young, The Times e via di questo passo. Lui
sbaglia spesso, (ogni tanto scrive cose come Wiggle Wiggle) perchè anche se
è un genio ha in lui anche una parte umana simile a noi, ha anche lui i suoi
cali, i suoi momenti no e le sue debolezze. Ma noi fans questo non lo
ammettiamo, lo rifiutiamo, non perdoniamo, critichiamo il più pesantemente
possibile con la più grande leggerezza. La verità sta sempre nel mezzo, a
volte sbaglia lui e a volte sbagliamo noi, ma è la vita, pensa che noia se
fossimo tutti perfetti o tutti scemi !
Trovo i tuoi scritti molto ben fatti, anche se qualche volta ti lasci
prendere la mano e sconfini, ma spero che continuerai a scrivere su Maggie’s
Farm. C’è una cosa finale che non mi trova in linea con te, TTL non è un
capolavoro, è, nel metro-Dylan, un album in stile minore come tanti altri,
così come di Blonde on Blonde c’è ne solo uno e basta. Dylan ha fatto altri
capolavori nella sua carriera, ma nessuno all’altezza di Blonde. Almeno
questa è la mia opinione, contestabilissima da tutti, ma resta sempre la mia
opinione. :o)
Mr.Tambourine
UNDER THE RED SKY – La mia opinione - di Mr. Spaceman
Non ci siamo.
Stiamo nuovamente parlando del mito e non del disco. Un disco come sapete
benissimo è legato ad un "prodotto", ad un operazione di marketing (fa
schifo tutto questo? allora si cambia mestiere..ma a quanto pare..), ad un
progetto commerciale ben preciso.
UNDER THE RED SKY è una presa per il culo assoluta (naturalmente da parte
della Columbia..non sia mai di Dylan..).
Ricordo quando uscì.
Avevo 13 anni.
Andai nel negozio di dichi e vidi sta copertina bella. La scritta rossa "BOB
DYLAN" molto grande.
Poi vidi quell'adesivo...
Quell'infame adesivo.
E lì, dopo un bel po di anni a bazzicare la discografia, mi accorgo che sia
una grande presa per il culo.
Non puoi toppare un disco con quei musicisti. Non puoi. Non ci entri nemmeno
in studio se il tuo produttore (o il tuo ego) ti propone quei Musicisti e tu
non hai i pezzi, la voce, lo stimolo.
Non si crea un disco "corale" quando corale non è. Non si deve Fingere sino
a tal punto. Il leggendario Crosby, il buon Slash e tutti gli altri dissero
che non avevano mai incrociato Bob in studio.
Fecero solo sovraincisioni nella stragrande maggior parte dei pezzi.
Un disco FINTO. Peggio di EMPIRE (poi ne parleremo..).
Perchè inventarsi un disco corale quando non lo è?
Volevano "venderlo" a tutti i costi.
Una classica operazione di marketing di fine anni 80, che ti aspetti forse
da Boy George e non dal difensore dei Diritti Civili, che scrive un pezzo
come WORKINGMAN's BLUES e poi fa licenziare un giovane cameriere italiano
perchè lo ha salutato.
All'amico che dice che SAVED è valido quanto BLOOD ON THE TRACKS rispondo.
Anche io su un'isola deserta porterei OBSCURED BY CLOUDS e non DARK SIDE OF
THE MOON dei Pink Floyd.
Ma sarei davvero incoscente a dire che Dark Side sia solo paragonabile ad
OBSUCRED. Non lo è per questioni oggettive. Non lo sarà mai.
Quindi SAVED è inspiegabilmente brutto e pretenziosissimo (costa 5.90 e
nessuno lo ristampa manco morto, ci sarà un motivo). Dopo SLOW TRAIN COMING
solo Dylan poteva sbagliare così.
Dylan deve molto a Knopfler, al Santo Lanois.
Gli ultimi dischi, quelli veri, li hanno fatti "loro".
E se Knoplfer non fosse dovuto partire per una tournee con i Dire Straits a
metà del mixaggio di INFIELDS senza lasciare a Dylan il tempo d'intervenire,
oggi INFIELDS sarebbe il miglior album degli anni 80. Invece purtroppo
partì.
E BOB, la divinità di RENALDO E CLARA, espresse la sua creatività nel
mixaggio e nella scelta dei pezzi.
Facendo uscire un disco che se fossimo tutti davvero onesti, noteremmo che
sembrano dei provini milionari (comunque belli).
A Bob gli si strapparono le corde vocali durante un concerto con Tom Petty
(lo ha detto lui, io non centro).
UNDER THE RED SKY, REAL LIVE, BUDOKAN, EMPIRE,DYLAN & DEAD, KNOCKED OUT
LOADED, DOWN IN THE GROOVE, SAVED, SHOT OF LOVE (escludo SELF PORTRAIT,
DYLAN, NEW MORNING).
Troppi dischi brutti per un uomo solo. Ma noi gli vogliamo bene lo stesso.
MR.SPACEMAN
UNDER THE RED SKY – La mia opinione - di Stefano C.
http://it.wikipedia.org/wiki/Under_the_Red_Sky
Ho messo sopra il link di Wiki per cercare di dare più forma alle notizie
dell'album Under the Red Sky. Meglio prima darci una letta perchè questo è
un album a mio avviso buono per metà.
Le prime 4 song del cd non sono dei capolavori, rientrano nella media, non
sono da gettare, ma nel complesso mi piacciono.Tra queste 4 spicca "Born in
Time" ma nulla di più.
Il resto dalla quinta alla decima camzone sono inascoltabili, da cestinare,
da sentire una volta e basta.
Del perchè e per come Dylan se ne esce con questi "insulti" è un mistero,
anche il titolo è un mistero, non è aderente per nulla al disco di per sè,
anche il titolo è buttato a caso come metà dell'album.
Si sa che in parte è una sua produzione, una produzione "Jack Forst" e si sa
che quando è lui a metterci le mani se ne esce con canzoni di questo
livello, anche qui il perchè è un mistero.
Lavorando precedentemente con Lanois nel disco "Oh Mercy", lo stesso, disse
che ha dovuto faticare non poco a far tirare fuori o a smuovere quella parte
in Dylan menefreghista o svogliata in seduta di registrazione.
Se si puo definire questo Under The Red Sky si può dire che rispecchia la
pigrizia che ogni tanto attanaglia la mente di Dylan. Un pò come succede
quando va in Tour, ci sono periodi morti dove sembra che la confusione regni
sovrana sopra tutto e sembra che Dylan sia capitato per caso a suonare quel
concerto, quella sera.
Di più, da fan non so cosa dire, del resto anche il disco in questione non
sa cosa dire, non ci sono genialità e nemmeno songs che oltrepassano al di
là dello specchio con visioni e realtà Dylaniane.
Stefano C.
UNDER THE RED SKY – La mia opinione - di Antonio Cat
Esimio Mr. Tambourine Man,
quando un distratto ascoltatore scruta l’elenco degli album di inediti di
Bob Dylan è nota che Under Red Sky è pericolosamente incastrato tra lo
splendido ma, ahimè, incompleto Oh Mercy e l’immenso, insuperato e
insuperabile “Time Out Of Mind”, ha un attimo di comprensibile smarrimento.
Uno smarrimento che noi abituali fruitori dell’opera dell’amor nostro non
riusciamo a capacitarci, nonostante siano passati un paio di decenni. Se
quest’album fosse un figlio e fratello degli altri due sarebbe la “testa di
cazzo” della piccola famigliola, tanto è cosi leggero e scanzonato contro
l’elegante e raffinato (il primo) e l’austero e filosofico (il secondo).
Under è l’eccezione e non appartiene a nulla se non al presente nel quale fu
registrato, non appartiene al peggio di Dylan perché non è brutto, sfasato e
ne tantomeno sciatto come le produzione della seconda metà degli anni
ottanta, quando Dylan andava in giro con deprimenti guantini e giacchette in
pelle, con sotto canotte orribili e il tutto ornato da improbabili
orecchini.
Non ha pietre filosofali nascoste, e per la verità nemmeno un sassolino, che
noi bramosi dylaniani ci divertiamo tanto a scoprire.
E non ha nemmeno la presunzione di essere un “lavoro”, e sottolineo lavoro,
filologico musicale, tanto caro agli album di Dylan da Love and Theft ad
oggi, smarritosi alla ricerca di perdute radici che tante perdute non sono.
Basta acquistare l’antologico di Robert Johnson e tutti gli arcani si
svelano nella loro più evidente ed incontrastata bellezza.
Insomma Under è un semplice album, con le sue melodie al limite di easy
listening, che non suona datato (e questo è un vero pregio dell’album) con
gli strumenti che hanno, finalmente, il suono vero degli strumenti a
differenza del suono plastificato, barocco ed artefatto del sound degli anni
ottanta (In Under la chitarra suona come una chitarra, la batteria suona
come una batteria, il piano suona come un piano … etc).
E cosi anche la voce di Dylan è liberata definitivamente da trucchi del
mixer, come quell’odioso riverbero ed eco che i vari produttori dai tempi
Infidels gli avevano inflitto, ad eccezione di Oh Mercy dove Lanois si era
limitato a vellutarla per raschiarne le asprezze.
La voce non è per niente “disgustosa” come pensa il buon Mr. Spaceman, la
ritroveremo identica in TOOM con altri ben risultati. Basti che vi cito
“Highlands" dove la voce dell’amor nostro è il quinto strumento dopo
chitarre, contrabbasso, batteria ed organo.
I testi delle canzoni di Under, ad esclusione degli scarti di Oh mercy
(ignomia che una canzone come Born in Time non merita), sono semplici, da
prima lezione del tipo “come si diventa bravi cantautori”, con l’uso
ripetitivo di una stessa frase o parola in ogni capoverso, espediente che se
usato da un cantante pop suona normale ma se usato da autori del calibro di
Dylan marchia un evidente calo di ispirazione (ci è passato anche De Andrè,
ricordate “quello che non ho”). Oddio Dylan anche così, con questi testi,
vola abbastanza alto e comunque e un lavorio sprecato in quanto gli
ascoltatori di quegli anni, ai quali la Columbia voleva rivolgersi, ed
anchequelli di oggi non è che fossero e siano particolarmente esigenti da
questo punto di vista.
Forse se la produzione fosse stata più essenziale, limando certi orpelli
dovuti alla chiamata delle Guest Star, sarebbe stato un album
sufficientemente autorevole da non essere macchiato dall’accusa di album
superfluo. Se colpe ci sono, che comunque in un lavoro di equipe ricadono su
tutti, queste ricadono in maggior parte sulla Columbia che, smaniosa di
recuperare il vecchio Dylan sul mercato pop, impone a Dylan, e secondo me
anche a Was, collaborazioni al limite del incompatibilità con artisti quali
Elton John (un grande comunque) e un tale Slash del quale noi frequentatori
di catacombe musicali non riusciamo a ricordarci particolare meriti musicali
che giustificano la sua presenza al fianco dell’amor nostro.
Ma anche gli altri, pur essendo gente di calibro, non aggiungono nulla alla
produzione se non il sospetto che abbiano intralciato e reso meno libero e
meno efficace il complessivo lavoro di produzione dell’album.
In definitiva, a me, Under Red Sky non dispiace, rientra nel gruppo degli
album normali di Dylan, lo ascolto volentieri, scivola via veloce veloce,
non suona datato e pur non producendo particolari emozioni, ha almeno il
pregio di non irritarmi come invece fa Empire Burlesque o peggio come quegli
altri due album che nemmeno nomino e di cui ho fortunatamente dimenticato i
titoli a forza di apposita terapia, fatta a colpi di ascolti forzati di Oh
Mercy e TOOM.
Saluti alla Fattoria,
Antonio Cat
UNDER THE RED SKY – La mia opinione - di Croci Donato
Difficile parlare bene di Under the red sky, lo ascolti e qualcosa non
quadra, è un sotto-Dylan che canta sotto-canzoni, un Dylan di sotto-routine,
un Dylan che incide e compone “per contratto”, e i risultati si sentono.
Sound macchinoso, incasinato, non omogeneo, troppi musicisti diversi creano
un suond diverso quasi ogni canzone che mi lascia sbigottito, senza sapere
da che parte guardare per imboccare la via giusta per l’ascolto. Ho probato
e riprovato ad ascoltarlo, non scattava niente, questo Dylan non sapeva
prendermi, non sapeva portarmi con se, queste canzoni troppo impersonali,
diverse da quello a cui Dylan ci aveva abituato. A mio avviso non c’è una
Dylan-song vera e propria in questo disco, sembrano cover di altre canzoni,
in questo era meglio Self-Portrait, con un Dylan diverso e strano ma ben
definito, con le idee chiare, voleva fare canzoni degli altri e le faceva,
punto.
In Under the red sky non si capisce cosa abbia voluto fare, quale era
l’intento e il target dell’album, il perchè abbia raccolto una spropositata
quantità di musicisti che in realtà fanno più danni che bene.
Spersonalizzano l’album, spersonalizzano Dylan, spersonalizzano le già
deboli canzoni. Forse bisognerebbe ascoltare le prime take con il minimo
della strumentazione, senza aggiunte ed overdub, come è stato fatto per Tell
Tale Sign che ha avuto il merito di essere un termine di paragone con le
canzoni ufficiali, in qualche caso (direi diversi casi) hanno smentito e
battuto gli overarrangiamenti e l’oversound di Lanois.
Molto probabilmente Dylan dovette far uscire un album per contratto, e Under
the Red Sky ne fu il risultato, credo con il più totale disinteresse di Bob
al riguardo. Con più cura alle canzoni ed ai testi avrebbe potuto essere
anche un album decente, che poteva stare al passo con la produzione media di
Dylan, così ne è uscito solo un Casino tipo Las Vegas, dove tutto è falso e
finto e la gente ben sapendolo si accontenta senza farsi abbagliare dalle
sfavillanti luci della città.
Non dimentichiamo che spesse volte gli artisti prendono abbondanti anticipi
sul lavoro che dovranno fare e se quando si avvicinano le scadenze sono in
fase di luna calante compositiva ricorrono al “mestiere” pur di onorare il
contratto. Under the Red Sky forse ha onorato qualche contratto, ma non ha
di certo onorato il suo autore.
Croci Donato
UNDER THE RED SKY – La mia opinione - di Daniele
Ardemagni
Ciao a tutti.
Come sapete, se avete letto la mia e-mail sul NET il "mio" Dylan preferito è
quello degli ultimi dischi, da TOOM a TTL ma anche quello della triologia
cristiana.
Sulla questione Under the red sky lo trovo, al di là di tutto, un album
forse un pò leggero ma godibile...fosse uscito l'anno prima probabilmente si
sarebbe gridato al "grande ritorno" di Bob ma Oh,mercy (disco bello ma a mio
avviso musicalmente un pò cupo) aveva impennato le aspettative e Under the
red sky è stato visto come una specie di sgambetto.
Ma se in un album ci sono canzoni come la title-track, God knows, Born in
time, Unbelievable e Cat's in the well (che dal vivo ha sempre funzionato
ottimamente) non si può considerare brutto o mediocre..lo considero un album
meno riuscito di altri, un album che si poteva fare meglio di sicuro ma non
così brutto come molti lo hanno etichettato.
Certo, l'assenza di sette anni da un album straordinario come Time out of
mind faceva pensare un pò male, ma poi la "rinascita continua" c'è stata.
Ora però mi chiedo una cosa..perchè un album come Saved è stato preso a
calci e così sottovalutato?
Amo quel disco, ha un sound che ogni volta che lo ascolto mi viene la pelle
d'oca...e se è vero che sarebbe funzionato di più dal vivo sarebbe stato una
vera bomba! Come (e qui mi scuso nuovamente perchè so che non la pensate
come me) non riesco a capire tutta questa idolatria per un album a mio
avviso pesante come Blood on the tracks (eccezion fatta per le versioni live
di tangle, simple, shelter e if you see...).
E' proprio vero che Dylan è talmente "universale" a livello musicale e di
tematiche che ognuno ha il proprio.
Comunque se dovessi dare un voto ad Under gli darei un bel 6,5 perchè lo
trovo un album dalle buone tematiche ma realizzato in modo troppo
frettoloso...ma nonostante questo lo trovo diverse volte girare nel mio
lettore, almeno per ascoltare quei quattro capolavori che almeno contiene.
Daniele Ardemagni
UNDER THE RED SKY – La mia opinione - di Mr. Spaceman
Mi sono sempre chiesto senza riuscire mai a darmi una
risposta perchè Bob Dylan abbia pubblicato un disco brutto come UNDER THE
RED SKY.
Non a caso non è mai stato ristampato dalla Columbia e da Dylan stesso (che
è arrivato a far ristampare Dylan & Dead, che sinceramente è tra i dischi
più brutti mai realizzati nella storia del rock).
Eppure usciva da OH MERCY del 1989.
HO MERCY non vendette granchè (causa anni ed anni di dischi non riusciti, la
gente si stufa ad un certo punto..), ma rimaneva comunque un grandissimo
album (con Born in time dentro sarebbe stato il top).
UNDER THE RED SKY ha tutti ospiti inutili. Che non emergono in nessun pezzo
in cui "duettano" col Maestro.
Eppure poteva essere un disco pazzesco viste le premesse.
Invece è seriamente brutto ed inutile (a parte un paio di episodi).
Tutti a dare la colpa a Don Was (che invece a parere mio salva il disco
dalla catastrofe).
Perchè dover uscire per forza con un disco ogni anno?
perchè questa over produzione di dischi superflui?
Diciamoci la verità.
REAL LIVE, EMPIRE BARLSQUE, KNOCKED OUT LOADED, DOWN IN THE GROOVE, DYLAN &
DEAD sono un lotto di albums davvero inutili. Troppi.
Ma perchè pubblicarli?
UNDER THE RED SKY a mio avviso soffre moltissimo della "prima" vera,
autentica caduta vocale di Bob.
Per la prima volta in assoluto la sua voce è "disgustosa". In OH MERCY
ancora raggiungeva delle profondità importanti, ma in UNDER si sente il
primo grande, inesorabile deterioramento (quella che viene chiamata voce da
topo gigio).
Vorrei sapere la vostra opinione.
Ci sarà sicuramente chi dirà "...UNDER THE RED a me piace..è un grande
album.." ..."...Dylan può pubblicare tutti i dischi che vuole...".
Ma io chiedo una critica distante dai soliti concetti di libertà dell'autore
e dell'uomo.
Chiedo una critica artistica. "Fuori" dal mito.
Ricordo a tutti coloro che non lo sapessero che UNDER vendette pochissimo.
Costò tantissimo.
Il problema era uno solo.
Dylan.
Prima di tutto le notizia sull'album:
Under the Red Sky è il ventisettesimo album in studio di
Bob Dylan, pubblicato dalla Columbia Records il 10 settembre del 1990.
L'album è generalmente considerato un deludente seguito di Oh Mercy,
pubblicato l'anno precedente con successo di pubblico e critica.
Gran parte delle critiche furono diretta al produttore pop Don Was, che
diede all'album un suono disinvolto, così come alle tracce che sembravano
richiamare le filastrocche per bambini. Tra i molti musicisti che
collaborarono all'album vi furono: Slash, Elton John, George Harrison, David
Crosby, Stevie Ray Vaughan and Bruce Hornsby.
L'album è dedicato a Gabby Goo Goo, il soprannome che Dylan diede alla
figlia di quattro anni.
Dylan ha fatto eco alla maggior parte dei critici dichiarando nel 2006 a
Rolling Stone che la scarsa qualità dell'album fu dovuta alle registrazioni
frettolose e distratte, parte a causa dei suoi impegni con i Traveling
Wilburys. Dichiarò inoltre che troppe persone lavorarono all'album, e che
era molto disilluso nei confronti nell'industria discografica il quel
periodo della sua carriera.
Un'eccezione alle critiche negativa venne da Robert Christagu, che scrisse
nel The Village Voice che «[l'album è] il miglior lavoro di Dylan degli
ultimi 15 anni». Anche Paul Nelson elociò l'album descrivendolo come un
deliberato capolavoro usa e getta.
L'album raggiunse la 38ma posizione nella classifica di Billboard.
Under the Red Sky è l'ultimo album di inediti prima della pausa di sette
anni che porterà Dylan al successo di Time Out of Mind del 1997.
Musicisti :
Kenny Aronoff – batteria
Sweet Pea Atkinson – cori
Rayse Biggs – tromba
Dan Bosworth – assistente fonico
Sir Harry Bowens – cori
Marsha Burns – coordinazione alla produzione
Ed Cherney – fonico, missaggio
David Crosby – cori
Paulinho Da Costa – percussioni
Steve Deutsch – assistente tecnico
Bob Dylan – chitarre, pianoforte, fisarmonica, arpa, voce, produttore
Robben Ford – chitarra
George Harrison – slide guitar
Bruce Hornsby – pianoforte
Randy "The Emperor" Jackson – basso
Elton John – pianoforte
Judy Kirshner – assistente tecnico
Al Kooper – organo, tastiera
David Lindley – bouzouki, chitarra, slide guitar
David McMurray – sassofono
Donald Ray Mitchell – cori
Jim Mitchell – assistente tecnico
Jamie Muhoberac – organo
Slash – chitarra
Brett Swain – assistente tecnico
Jimmie Vaughan – chitarra
Stevie Ray Vaughan – chitarra
Waddy Wachtel – chitarra
David Was – cori, produttore
Don Was – basso, produttore
Credits canzone per canzone (www.bobdylan.com)
Wiggle Wiggle
Bob Dylan -- Guitar, Vocals
Slash -- Guitar
David Lindley -- Guitar
Jamie Muhoberac -- Organ
Randy Jackson -- Bass
Kenny Aronoff -- Drums
Under the Red Sky
Bob Dylan -- Acoustic Guitar, Vocals
George Harrison -- Slide Guitar
Waddy Wachtel -- Guitar
Al Kooper -- Keyboards
Don Was -- Bass
Kenny Aronoff -- Drums
Unbelievable
Bob Dylan -- Acoustic Guitar, Harp, Vocals
Waddy Wachtel -- Guitar
Al Kooper -- Keyboards
Don Was -- Bass
Kenny Aronoff -- Drums
Born In Time
Bob Dylan -- Accordion, Vocals
David Crosby -- Background Vocals
Bruce Hornsby -- Piano
Robben Ford -- Guitar
Randy Jackson -- Bass
Kenny Aronoff -- Drums
Paulinho Da Costa -- Percussion
T. V. Talkin' Song
Bob Dylan -- Guitar, Vocals
Bruce Hornsby -- Piano
Robben Ford -- Guitar
Randy Jackson -- Bass
Kenny Aronoff -- Drums
10,000 Men
Bob Dylan -- Piano, Vocals
Jimmy Vaughan -- Guitar
Stevie Ray Vaughan -- Guitar
David Lindley -- Slide Guitar
Jamie Muhoberac -- Organ
Don Was -- Bass
Kenny Aronoff -- Drums
2 X 2
Bob Dylan -- Acoustic Guitar, Vocals
David Crosby -- Background Vocals
Elton John -- Piano
David Lindley -- Bouzouki
Randy Jackson -- Bass
Kenny Aronoff -- Drums
Paulinho Da Costa -- Percussion
God Knows
Bob Dylan -- Piano, Vocals
Stevie Ray Vaughan -- Lead Guitar
Jimmie Vaughan -- Guitar
David Lindley -- Slide Guitar
Jaimie Muhoberac -- Organ
Don Was -- Bass
Kenny Aronoff -- Drums
Paulinho Da Costa -- Percussion
Handy Dandy
Waddy Wachtel -- Lead Guitar
Jimmie Vaughan -- Guitar
Al Kooper -- Organ
Don Was -- Bass
Kenny Aronoff -- Drums
Paulinho Da Costa -- Percussion
Sweet Pea Atkinson, Sir Harry Bowens, Donald Ray Mitchell, and David Was --
Background Vocals
Cat's In The Well
Bob Dylan -- Piano, Vocals
Jimmie Vaughan -- Lead Guitar
Stevie Ray Vaughan -- Guitar
David Lindley -- Slide Guitar
Jaimie Muhoberac -- Organ
Don Was -- Bass
Kenny Aronoff -- Drums
David McMurray -- Sax
Rayse Biggs -- Trumpet
Produced by Don Was and David Was and Jack Frost
Engineered and Mixed by Ed Cherney
Assistant Engineers: Daniel Bosworth, Jim Mitchell, Steve Deutsch, Brett
Swain, and Judy Kirshner
Studios: Oceanway, Record Plant, The Complex, Sorcerer
Production Coordinator: Marsha Burns
Special Thanks To: Carole Childs
For Gabby Goo Goo
Caro Mr.Spaceman, accolgo con gioia la
tua proposta per un nuovo dibattito che si affiancherà al presente scambio
di opinioni sul live di Bob. Di gente esperta di Bob che segue la Fattoria
ce n’è yanta, quindi spero che le tue domande su Under the red sky
troveranno tutte le risposte possibili.
Risottolineo quello che hai scritto tu : “ chiedo una critica distante
dai soliti concetti di libertà dell'autore e dell'uomo. Chiedo una critica
artistica. "Fuori dal mito”.
E’ un bell’invito a stare lontano dalle solite cose su Dylan, un invito ad
approfondire le ragioni di un fallimento di un lavoro del più grande artista
attuale. Ragioni personali , ragioni artistiche, canzoni mediocri
musicalmente, sovraffollamento di “nomi” in studio, non abitudine di Dylan a
lavorare in questo modo, eccesso di overdub sulle tracce, approccio troppo
semplicistico del produttore, la voglia o l’esigenza di Bob di dare un
segnale al malcomportamento delle Major che a volte hanno la pretesa di
imporre all’artista quando poi non si sovrappongono all’artista stesso.
Tutte le ragioni che possono portare uno come Dylan a fare un disco brutto.
Ce ne sono di cose da dire, e ci sono anche le persone che le sanno dire,
basta solo che trovino il tempo e la voglia di partecipare più attivamente
alla vita della Fattoria. Mi piacerebbe davvero molto potermi un pò staccare
dalla solita routine delle news e far diventare i Maggiesfarmer i primi
redattori ed i protagonisti principali di questo nostro ed “unico” sito.
Vorrei vedere le critiche più spietate e le opinioni sincere di molti di
voi, voi che con le vostre visite quotidiane permettete alla Fattoria di
avere ancora un senso ben definito dopo molti anni, e questo al di là del
fatto che Dylan non sia più quello di una volta, che Michele Napoleon in
rags ha deciso di lasciare la Fattoria alle mie cure, che molti
collaboratori di Michele che hanno scritto cose davvero “grandi” su queste
pagine oggi stiano percorrendo altre strade. Ma tutto questo è logico ed
umano, i tempi cambiano come dice Dylan, ma le idee ed i fatti rerstano.
Portiamoli avanti sempre con la stessa passione e la stessa determinazione,
la Fattoria non morirà mai finchè ci sarà qualcuno disposto a prenderne il
timone, quando anch’io lascerò in un giorno futuro la conduzione.
Maggie’s Farm è un grande patrimonio Dylaniano che va conservato, aumentato
e migliorato giorno per giorno, ma questo sarà possibile solo con la
partecipazione di tutti. Raccogliamo dunque questo nuovo invito di Mr.
Spaceman, non lasciamolo cadere nel vuoto, e forse dopo questo arriveranno
altri suggerimenti per nuovi confronti. Dylan è una sorgente inesauribile di
discussioni, gli argomenti non mancheranno mai, ma tutto dipenderà sempre
dalla vostra volontà e partecipazione.
Mr.Tambourine
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