Set List:
The Blackstones:
Mr.Tambourine Man
A Hard Rain's A-Gonna Fall
Mick Dylan: Lead vocal, Acoustic guitar
Hurricane
Frank Night: Lead guitar, Chorus
I'll Remember You
Marcello Redaelli: Bass, Chorus
If Not For You (vocal Marcello Redaelli) Charlie
Carucci: Drum
I’ll Be Your Baby Tonight
Natale Arculeo: Lap steel, Mandolin, 12 strings, Chorus
The Times They Are A-Changin'
Gianfranco Balestrini: Keyboard, Chorus
Beatles set:
Love me do
You Got To Hide Your Love Away
Norwegian Wood
Don't Let Me Down
Let It Be
II Shall Be Released
Like A Rolling Stone
Blowin' In The Wind
Knocking On Heaven’s Door
Imagine (vocal Michele
"Napoleon in rags" Murino)
E’ sempre affascinante ascoltare le storie di Dylan dalla voce di Michele
Murino, così è cominciata la serata a Chatillon. Michele ha presentato il
suo libro “Bob Dylan and Friends” ma poi, come al solito, si è lasciato
trascinare dal suo entusiasmo ed ha cominciato a raccontare la storia dagli
anni 60, tutto l’ambaradan acustico, “andato elettrico”, l’incontro con i
Beatles, cominciando a dare forma a questa ridotta versione di “All you Need
is Rock”, aiutato dai ricordi di Mick e Marcello che in quel fatidico giorno, il
24
giugno 1965, erano al Vigorelli di Milano per vedere “live in
person” the Fab Four. Finita la interessantissima narrazzione, il Comune di
Chatillon aveva organizzato un buffet freddo per il pubblico, cosa molto
gradita prima dell’inizio vero e proprio dello spettacolo. Per me la cosa
aveva due interessi principali, incontrarmi con il mio Guru Michele e
sentire la nuova line-up dei Blackstones. Satisfaction Guarantee da tutti e
due, sia prima, durante e dopo lo spettacolo davanti ad una gustosissima
pizza che ci ha obbligato a fare il bis con i complimenti al pizzaiolo
egiziano (a proposito, dove son finiti i pizzaioli napoletani?).
Si ritorna
nel Salone della Biblioteca Comprensoriale, un piccolo auditorium da 200
posti, i Blackstones salgono sul palco ed iniziano alla grande con una
Mr.Tambourine Man a quattro voci di Byrdsiana fattura. Il riff della 12
corde Danelectro di Nino Arculeo rompe il silenzio portandoci in atmosfera
nel giro di tre secondi. Entrano le quattro voci del refrain e si torna
indietro nel tempo, quando la musica era fatta principalmente dall’armonia e
il ritmo era una componente a supporto.
Segue la versione RTR di Hard Rain con Nino che passa alla lap steel e poi
al mandolino per una trascinante Hurricane. Questo il biglietto da visita
dei Blackstones, rinnovati nel suond, nel gusto musicale e negli
arrangiamenti.
Il seguito non può che migliorare, scaldati i cilindri, la macchina
Blackstones comincia a macinare chilometri con facilità.
Michele interviene tra una canzone con gemme di sapienza spiegando vita,
morte e miracoli di ogni canzone.
Segue un
bellissimo trittico di love songs, I’ll Remember You, If Not For You con una
ottima interpretazione di Marcello, in questo brano alla voce solista, che
manda Michele in brodo di giuggiole. Segue la bellissima I’ll Be Your Baby
Tonight in versione nashvilliana con la lap steel di Nino a farla da
padrone.
Poi è la volta di una gemma, The Times They Are A-Changin’, con le 4 voci
del coro in primo piano ed una cadenza in 6/8 che da al pezzo un ritmo
dondolante, davvero dolce e coinvolgente.
La chitarra solista di Frank in questi pezzi ha un suono più dolce, meno
aggressivo di come ero abituato a sentirlo, una sfumatura che non conoscevo
e che ho molto apprezzato, un Frank misurato e nelle giuste dosi, sia lui
che la band ci hanno guadagnato, fermo restando il punto che quando è il
momento di scatenarsi il bravo Frank torna all’antico senza nessuna
difficoltà.
Non posso inoltre non notare che questo cambiamento nel suond è dovuto anche
all’introduzione della chitarra acustica suonata da Mick, che per la prima
volta in concerto lascia a riposo le sue splendide Rickenbaker e Telecaster
per sfoderare una splendida Ovation Ballader dal suono dolce e molto
country.
Inoltre devo dire che molto mi hanno colpito le armonie di basso di
Marcello, uno strumentista dal gusto straordinario, un tipo di bassista che
non sentivo più da moltissimi anni, anche perchè sono davvero in pochi
coloro che possono usare il basso elettrico in questo modo.
Murino illustra in modo stupendo la correlazione Dylan-Beatles e parte il
set dedicato ai Beatles, suonato in modo originale, piano, acustica, basso
ed armonica a bocca, senza batteria, veramente unplugged stile, con
arrangiamenti studiati dal pianista GianFranco Balestrini che mischiano Bach, Beethoven e Mozart con la musica
Lennon-McCartney, set davvero gustato ed applauditissimo da tutto il
pubblico. Love me do, You’ve got to hide your love away con Marcello che
imita Lennon e Mick che canta la seconda strofa alla Dylan con la voce anni
60 del menestrello, poi Don’t Let Me Down ed una splendida Let It Be alla
quale si aggiunge Nino per l’assolo con la lap steel. Ha proprio ragione
Murino quando dice che i Blackstones più invecchiano più diventano bravi,
concordo con lui senza riserve.
Si ritorna a Dylan con I Shall be released, Like a rolling Stone ed uno
splendido arrangiamento Nashville-Country di Blowin’ in the wind che da
nuova linfa ad una canzone che, forse per averla sentita troppe volte,
rischia spesso di cadere nella monotonia, ma la versione-Blackstones ha
qualcosa che ti fa venir la voglia di riascoltarla ancora.
Immancabile singalong con Knockin’ e la serata si chiude con Imagine, un
bellissimo omaggio a Lennon, con Michele Murino che questa volta da
narratore diventa performer.
Grandi applausi e poi tutti in pizzeria ospiti non mi ricordo più di chi,
comunque lo ringrazio anche se ho scordato il nome. Si mangia e si beve
chiacchierando sempre di Dylan, quale modo migliore per concludere l’omaggio
ai 70 anni di Bob?
Mr.Tambourine
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