Ancora una volta , invitato dagli amici Blackstones, mi
son fatto (a spese loro) un bellissimo fine settimana austriaco.
Vado volentieri da quelle parti, il paesaggio è molto bello, si mangia
ottimamente, l’accoglienza e la cordialità della gente del luogo è davvero
esemplare, lo dico con cognizione di causa perchè questa è la quarta volta
che vado in Austria con i Blackstones.
Il concerto, sponsorizzato dalla Banca Popolare di Voralberg, si svolge nel
salone conferenze dello stesso albergo dove eravamo alloggiati, serviti e
riveriti di tutto punto, sono riuscito a spendere 20 euro in tre giorni
perchè abbiam voluto fare una bella pazzia, il passo del S.Bernardino invece
che infilarci sotto il tunnel. E’ stata una bella idea, il paesaggio sui
tornanti ed in cima al passo sono qualcosa da vedere, ne valeva la pena
allungare un pò la strada, ma tanto non c’era nessuno che ci correva dietro,
il concerto era per la sera dopo quindi avevamo anche il tempo di fare i
turisti. In cima al valico ci siam fermati a bere un cappuccino incredibile,
con il latte di mucca appena munto (lo giuro), una vera prelibatezza, con
una fetta del buonissimo strudel locale, ecco come ho speso i miei 20 euro,
“colazione da Tiffany” potrei dire, ma per una volta si può fare senza
incazzarsi più di tanto per la rapina a mano armata subita.
Passiamo alla cronaca del concerto. I Blackstones, as usual, conquistano
tutti fin dal primo pezzo, una bella versione di Hurricane con una
introduzione di organo Hammond in stile Procol Harum che sfocia in una
grande scalata di accordi che aumenta il ritmo lentissimo iniziale per
entrare nel riff di violino di Scarlet Rivera eseguito dalla graffiante voce
della Stratocaster di Frank.
Segue una nuova versione di Lay Lady Lay molto simile all’originale che si
trasforma in un ritmato reggae per la strofa finale, variazione molto
apprezzata dal pubblico austriaco che prende sempre in maniera seriosa
qualunque tipo di musica, dal rock al valzer alle bande di paese, purchè sia
suonata bene.
Mick trascina la band in una rock-version di Stuck Inside of Mobile, col
testo del ritornello modificato “ Ooooooohhhh Bama, can this really be the
end ?”.
Finita “O’Bama” si lanciano nella loro versione stile “Revolution” di
Beatlesiana memoria di “Rainy day women # 12 & 35”, applauditissima dal
pubblico che comincia a rendersi conto di essere di fronte ad una band al di
sopra degli standard normali, una band che fa della musica di Dylan il suo
divertimento ma in maniera
molto, molto professionale.
“Just like a woman” in versione Van Morrison con stacchi, stop ,
accellerazioni, vuoti e pieni lascia davvero a bocca aperta tutti, anche me
che ormai conosco a memoria il loro repertorio, ma questa sera c’è qualcosa
in più nell’aria, Mick viaggia a cento all’ora e Frank , Riki, Darius e D.D.
gli altri gli stanno dietro con maestria.
Alla fine di “Don’t Think Twice” la gente esplode in una vera ovazione
applaudendo i magnifici assoli in perfetto stile Clapton di Frank, un
chitarrista che quando trova la serata giusta (e la trova sempre) fa
rimanere tutti a bocca aperta, davvero una gran versione quella di Eric,
tanto di cappello a lui ed ai Blackstones che la suonano in quel modo (30°
anniversario).
Si torna al tranquillo ed alla melodia, la bellissima versione del 30°
anniversario di “I shall be released” con l’armonico assolo di G.E. Smith
eseguito alla perfezione ed il coro a tre voci dei Blackstones fanno
diventare magici quei cinque minuti.
Al galoppo di nuovo per la versione hard-rock di “When i
paint my masterpiece”, canzone sconosciuta alla maggior parte dal pubblico,
ma alla fine ha sempre un grande successo perchè è una versione veramente
devastante, in sala c’era anche il riscaldamento acceso e naturalmente i
Blackstones cominciavano a gocciolare per il sudore.
E’ il momento di riprendere fiato con la dolcissima esecuzione di “Forever
Young” con la gente che canta in coro assieme ai Blackstones.
Entrano in scena The Byrds con la loro versione di “The times they are
a-changing”, ed anche in questo pezzo la gente canta il finale di ogni
strofa suscitando la gioia e la soddisfazione dei nostri musicisti che
sentono che non stanno sudando per niente.
Esplode poi una dolcissima e powerfull version di “You’re a big girl now”,
dove Frank strapazza con frasi lancinanti la sua stratocaster bianca ( anche
Mick suona stasera per la prima volta una stratocaster dello stesso colore,
abbandonando per una volta le sue amate telecaster e Rickenbacker), un
assolo lunare quello di Frank in questo pezzo, bordate d’artiglieria
mischiate a melodia e colori che sembrano una carezza sul viso, grande
prestazione e grande arrangiamento, grande tappeto di Hammond da parte di
Darius e grande prestazione di basso di D.D. Foyt.
Parte la versione alla Chuck Berry di “Highway 61” ed il pubblico salta in
piedi cominciando ad agitarsi e dondolare a ritmo di rock. Alla fine
l’applauso è scrosciante e qualcuno urla “Rolling Stooooones!” Mick, in
serata di grazia, non lascia finire l’urlo e parte col riff di “Honky Tonk
Woman” subito seguito dagli altri, la sala diventa una bolgia di gente che
si agita, balla, salta, urla, ride e canta. Questa volta Mick riesce a
stupire anche me che mai mi sarei aspettato da lui una canzone dei Rolling
Stones, ma quando le ruote girano in modo magico può succedere di tutto,
anche che una tribute band di Bob Dylan suoni una canzone Jagger-Richards,
quindi stupore si, ma poi ti rendi conto che la cosa ci stava come favore di
rimando alla bella cover degli Stones di LARS.
Ma le sorprese non sono ancora finite, Mick chiede alla
gente “Do you like Carlos Santana?”, ed alla risposta affermativa parte
“Beyond here lies nothing” suonata in stile “Carlos Black Magic Woman”, con
Frank che ancora una volta la fa da padrone con la sua Strato in sound
vellutato-lancinante. Fantastica, era la prima volta che la sentivo in
questa versione, la volta scorsa a Rankweill i Blackstones l’avevano suonata
in versione standard facendola cantare ad Al Diesan, ed anche quella
esecuzione fu una cosa che ricordo con piacere.
Arrivano delle birre (quelle nei bicchieri grandi perchè da queste parti si
comincia alla mattina a far colazione con un paio di boccali da ½ litro, i
bicchieri normali non sanno nemmeno come son fatti) e dei bicchieri di vino,
una breve pausa per asciugarsi il sudore, togliere le giacche e rinfrescarsi
la gola per poi lanciarsi nella versione Dylan-Petty di “I’ll remember you”,
che ha visto nel ritornello degli straordinari fill di batteria di Riki
(dovrebbe sempre bere un boccale di birra prima di un concerto se questi
sono i risultati).
Rientrano in scena The Byrds con “Mr. Tambourine Man” e la gente si accoda
al coro, la canzone è troppo famosa per lasciarsi scappare l’occasione di
cantarla all together.
Mick ha bisogno di far riposare la voce, parte così un bellissimo duo di
canzoni davvero dolci e rilassanti, “Make you feel my love” e “Workingman
blues # 2”, lentissime e dolci come due poesie, molto applaudite ed
apprezzate dal pubblico.
Frank prende la sua Telecaster bianca accordata in G open, infila il tubo di
vetro sul mignolo e parte la scatenatissima versione di “A Hard rain’s gonna
fall”, rock allo stato puro, come un vero e proprio calcio in culo, e così
finisce fra gli applausi il main set.
Il padrone dell’albergo, che è un rinomato pittore conosciuto in tutta la
zona del Voralberg, aveva dipinto un quadro raffigurante Bob ed aveva deciso
di metterlo all’asta per beneficenza. Il direttore della Banca che aveva
sponsorizzato la serata se l’è aggiudicato credo per 300 euro.
Finita l’asta la gente a cominciato a battere le mani e
fischiare per i bis, subito accontentata dai Blackstones in serata “Power”.
Si riparte alla grande con “Like a rolling stone” con la gente che canta il
ritornello mentre balla e si muove, assorbe birra coma una spugna ed altre
cose che solo il rock riesce a scatenare nella gente per bene, di solito
molto riservata e poco incline a lasciarsi andare a manifestazioni più da
discoteca che da middle-up-class del paese, ma in sala ci sono solo loro e
nessuno li vede e allora si può fare.
Arriva un vero tornado con “All along the watchtower” che dura più di dieci
minuti, ma è difficile fermarsi in questi momenti splendidi, Frank faceva
cantare la sua stratocaster che meglio non si poteva, e verso la fine Riki
(credo sempre per effetto della birra) si scatenava in un diabolico assolo
sulla sua meravigliosa Pearl 8 pezzi che mandava in visibilio tutti i
presenti, compreso il padrone dell’albergo (una bestia alta quasi due metri
per 129/130 kilogrammmi di peso), uno spettacolo da morir dal ridere.
La splendida versione di “Knockin’ on Heaven’s door” con assolo Gun’s and
Roses ed immancabile coro finale chiude una sudatissima e riuscitissima
serata, con gran gioia , piacere e complimenti alla band da parte di tutti,
serata che si conclude in modo degno con la cena offerta dal padrone
dell’albergo ai Blackstones (compresi Angelo che ha fatto il fotografo ed io
che ho fatto l’ospite), birra ,vino, risate, e poi finalmente a fare una
sana dormita dopo una doccia bollente per levarsi di dosso la fatica ed il
sudore.
Personalmente devo dire ancora una volta il mio “Bravo” ai Blackstones,
specialmente per quella meravigliosa “Honky Tonk Woman” venuta da chissà
dove e senza un perchè, ma che importa, è stata grande, grazie Blackstones ,
se mi invitate ancora ci sarò certamente anche alla prossima!
Mr.Tambourine – (Foto di Angelo Cera)
The players:
Mick Dylan: vocal & rhythm guitar
D.D.Foyt: bass
Sir Darius McCarthy: piano, Hammond, chorus
Frank Night: lead guitar, chorus
Ricky Van Der Wall: drum
Set list:
Hurricane
Lay lady lay
Stuck inside of Mobile
Rainy day women # 12 & 35
Just like a woman
Don’t think twice it’s all right
I shall be released
When I paint my masterpiece
Forever young
The Times they are a changing
You’re a big girl now
Highway 61 revisited
Honky tonk woman (Jagger-Richards)
Beyond here lies nothin’
I’ll remember you
Mr. Tambourine Man
Make you feel my love
Working man blues #2
A hard rain’s a-gonna fall
Encore
Like a rolling stone
All along the watchtower
Knockin’ on heaven’s door
Website :
www.blackstones.it
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