IL PAPA DEL ROCK
di Michele Murino
Con la morte di Giovanni Paolo II non scompare solo una figura di primo
piano nella recente storia politica e religiosa del mondo, un vero e
proprio catalizzatore di cambiamenti, a tutti i livelli.
Scompare anche il Papa che ha saputo parlare con i giovani utilizzando il
loro linguaggio, compreso quello del Rock.
Il Papa che si rivolgeva alle masse di giovani che affollavano i molti
eventi legati alla musica, ai quali egli ha presenziato, come fosse egli
stesso una rockstar. "Dite un grande ciao. Un, due, tre ciao. Ancora,
ancora...", incitava la folla al Congresso Eucaristico di Bologna.
Giovanni Paolo II è stato il
Papa che ha idealmente introdotto i versi del Rock nei sacri testi,
citando la celebre "Blowin' in the wind" di Bob Dylan, proprio in
occasione di quell'evento a Bologna, nel 1997: "How many roads must a man
walk down, before you call him a man...". "Quante strade? C'è una sola
strada. E' Cristo la strada che un uomo deve percorrere prima di essere
chiamato uomo! Cristo che ha detto 'Io sono la Via' ".
E ancora: "La risposta soffia nel vento... ma c'è un vento malvagio che
spinge verso il nulla e c'è il vento dello Spirito Santo che conduce a
Dio".
Qualcosa di impensabile solo pochi anni prima. Un Pontefice che parla con
le parole di Bob Dylan, un cantante rock, quello stesso rock che in
passato la Chiesa aveva spesso additato come esempio negativo per la
gioventù.
Testimonianza di un Papa che parlava ai giovani con le parole che quegli
stessi giovani cantavano nei concerti, sulle spiagge o davanti ad un
fuoco.
Quelle parole furono ascoltate da quattrocentomila persone (e da milioni
di telespettatori) che poco dopo applaudirono Bob Dylan e la sua band sul
palco di Bologna. Dylan cantò 'A hard rain's a-gonna fall' e 'Knockin' on
heaven's door', prima di andare dal Papa e rendergli omaggio, per poi
chiudere il suo set con una 'Forever Young' dedicata al Pontefice.
«Io sono la via, la verità e la
vita» , parola di Wojtyla
di Mr.Tambourine
Chissà cosa avremmo dato tutti
noi fans per conoscere i pensieri di papa Wojtyla quando il piccolo uomo
venuto da Duluth Minnesota, vestito di nero con cappello da cowboy, gli si
inchinò davanti, emozionato nella mente ed impacciato nel passo, un
piccolo cenno col capo e forse un sorriso, prima di stringergli la mano.
Bob Dylan aveva cantato davanti a papa Giovanni Paolo II, era il 27
settembre del 1997. Quella sera, a salire sul palco ci furono anche Lucio
Dalla, Gianni Morandi, Michel Petrucciani, Adriano Celentano, Andre
Bocelli, Samuele Bersani e NiccolòFabi. Ma credo che nella memoria di
tutti i telespettatori che assistettero a quell’evento, Bob Dylan sia
rimasto l’unico interlocutore di Papa Wojtyla, di bianco vestito, seduto
nel suo scranno nella parte alta del palcoscenico.
A conclusione del Congresso Eucaristico di Bologna, l’arcidiocesi retta
dal cardinal Biffi aveva voluto che l’incontro tra il Pontefice e i
giovani si realizzasse per mezzo del linguaggio a questi ragazzi più
congeniale: il rock, le canzoni, la musica. Si trattava, si disse, di
trovare una connessione tra contenuti trasmessi attraverso la musica ed i
valori trasmessi dalla Parola di Dio. L’evento, oltre alla televisione,
vide la partecipazione di 400mila giovani di tutte le età riunuti al Caab,
il Centro agro alimentare di Bologna non ancora inaugurato, tra i
padiglioni ancora anonimi e materiali da costruzione.
Dylan cantò a metà della serata per circa trenta minuti. Il suo cachet fu,
secondo quanto disse la televisione, di 300.000 dollari, circa 500 milioni
di lire. Iniziò cantando “Knockin’ on heaven’s door”, continuo con “A hard
rain’s gonna fall”, ma al termine dell’ultima strofa s’interruppe, salì i
gradini che portavano allo scranno dove stava il Papa, inciampando
goffamente, forse per l’emozione, si tolse il cappello e strinse la mano a
Giovanni Paolo II. Una foto storica li ritrae entrambi, di profilo: il
volto grifagno del musicista con un’espressione indefinita sul volto ed il
profilo del Papa da molto tempo ormai sofferente di salute. Dylan tornò
alla chitarra e chiuse il suo set con “Forever Young”, rinunciando a “With
God on our side” che aveva detto di voler fare la sera prima del concerto.
Quando finì la canzone fu lo stesso pontefice a rivolgersi alla folla dei
giovani e dei telespettatori riprendendo le strofe di “Blowin’ in the
wind”, e fornì la sua risposta all’interrogativo dylaniano, «Io sono la
via, la verità e la vita» interrogativo che anche Dylan, il piccolo grande
Ebreo errante, aveva lasciato inesplicato, forse portato via dal vento.
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