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LIBRI : Il calabrese che fece grande Bob Dylan - di Perri Luigi M. - Castagna BrunoQuando era ancora un ragazzo di provincia, quasi mezzo secolo fa, e con la chitarra a tracolla entrò nel Greenwich Village di New York, Bob Dylan incontrò un calabrese d'America che l'aiutò a diventare una star della musica mondiale. Quell'uomo era Mike Porco, originario di Carolei, in provincia di Cosenza, titolare del "Gerde's", il locale più importante del Village. La storia di quell'incontro e dello straordinario successo artistico e musicale che ne è seguito, sono raccontati oggi in questo libro.
“Il
calabrese che fece grande Bob Dylan” si chiamava Mike
Porco. Era un italiano emigrato nel 1933 per raggiungere New York
e, lì, il padre che già da anni aveva abbandonato la terra natia per cercare
fortuna.
La sua
storia è raccontata oggi in un libro di Luigi Michele Perri e Bruno
Castagna, che la ripercorrono intitolandola ai tre momenti che l’hanno
caratterizzata: rispettivamente L’emigrante, Il vagabondo, Il papà siciliano
di Bobby.
Nella
prima parte si vive con passione il viaggio del giovane Mike da Carolei,
piccolo paese del cosentino, che in cerca di fortuna si spinge fino nella
lontana America. In questa sezione lo stile risulta forse troppo caricato,
enfatico, strozzato in brevi frasi, tanto da rendere la lettura un po’
farraginosa. Un esempio per tutti: “Il vagone era pieno di viaggiatori.
E stipato di bagagli. Lui era col naso sul finestrino. Guardava,
incuriosito. Fuori, sul marciapiede, c’era gente che salutava e piangeva.
Mani nodose si stringevano. Visi olivastri si fissavano. Il popolo dei campi
stava soffrendo il dramma dei suoi distacchi”.
La
seconda parte, viceversa, guadagna un ritmo più scorrevole, affiancando i
primi anni della carriera di Dylan all’ascesa imprenditoriale di Porco. Le
notevoli doti dimostrate da quest’ultimo, caparbietà e capacità nella
gestione degli affari, lo porteranno, nel
Infine, l’apice del volume: l’incontro tra Dylan e Porco, più dovuto al caso e al genio affaristico del secondo che non ad una vera e propria passione musicale. Troviamo, qui, testimonianze uniche di un momento poco raccontato, un aspetto della vita e della carriera del grande cantautore davvero poco noto e che questo libro riesce a rivelare.
“Il
calabrese che fece grande Bob Dylan”, scritto, come anticipato, dai
giornalisti Luigi Michele Perri e Bruno Castagna ed edito dalla calabrese
Klipper, si propone infatti di colmare “una lacuna nella ricchissima
biografia del grande menestrello statunitense”: una promessa, però, che
non viene mantenuta. O meglio, non del tutto: analizzando i freddi numeri, se il libro è composto in tutto da 118 pagine, l’incontro tra i due protagonisti arriva a pagina 91. Considerando che nel finale si sprecano giustamente parole e pagine per celebrare la morte e il ricordo di Mike Porco, rimane proprio poco spazio per raccontare questo importante momento.
Se
quel calabrese “fece grande Bob Dylan”, ci si poteva aspettare che
il loro incontro e lo sviluppo della loro collaborazione venisse trattato
più approfonditamente, ma non vorrei dire troppo o far credere che il testo
non meriti.
La
figura di Michele Porco detto Mike è sicuramente ben delineata, la sua “italianità”
– meglio dire “calabresità”? – emerge da ogni pagina. Una figura
unica, in un certo senso, ma anche una figura come tante tra gli italiani
che lasciarono il loro Paese per cercare una vita migliore oltre oceano, e
che grazie alla loro voglia di farcela, alla capacità di arrangiarsi
tipicamente mediterranea e al loro fiuto (e anche a un po’ di fortuna) ce
l’hanno fatta. Mike Porco si è ritagliato uno spazio nella storia della musica. E il tutto senza mai suonare o cantare alcunché. Perché se è vero che la forza dei suoi versi avrebbero portato probabilmente Dylan a diventare “qualcuno” anche senza la vetrina del Gerde’s, risulta indubbio dalla lettura di questo piccolo ma prezioso libro quanto l’ex-ragazzo di Carolei lo abbia aiutato. Altre notizie su Mike Porco ? clicca qui
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