MAGGIE'S FARM

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IL RE CREMISI

 
 

King Crimson sono un gruppo progressive rock inglese, nato nel 1969 e ancora attivo, anche se con una formazione completamente diversa, eccettuata la presenza di uno dei fondatori della band, Robert Fripp, considerato ormai l'anima del gruppo, e il vero e proprio "Re Cremisi".

In tutta la storia della band, Robert Fripp è stato sempre presente, anche se ha dichiarato che non si considera affatto il leader del gruppo. Per lui i KC sono "un modo di fare le cose", e la coerenza musicale che si è mantenuta in tutta la storia del gruppo, nonostante i frequenti cambiamenti dei membri, riflette questo punto di vista.

Il nome King Crimson (Re Cremisi) venne coniato da Peter Sinfield (membro della prima formazione) come sinonimo di Beelzebub, principe dei demoni; secondo Fripp, Beelzebub sarebbe una forma anglicizzata dell'espressione araba "B'il Sabab", che significa "l'uomo con uno scopo", nonostante l'etimologia generalmente accettata sia che il termine provenga dall'ebraico Ba'al-z'bub, che significa "il signore delle mosche".

Nonostante i King Crimson abbiano avuto poco successo dal punto di vista della presenza sulle radio o in televisione, hanno una vastissima discografia, suonano spesso dal vivo, e hanno un seguito di appassionati più fedeli tra quelli degli altri gruppi musicali contemporanei.

Una prima "prova" di band la si può intravedere sotto il nome di "Giles, Giles & Fripp": Robert Fripp, chitarra e mellotron, i fratelli Mike e Peter Giles, rispettivamente batteria e basso elettrico. Il successo del primo e unico disco pubblicato non è esaltante. Fripp non demorde, e dà origine a un quintetto denominato King Crimson: si allontana Peter Giles, arriva Ian McDonald che suona fiati (non solo sassofono e flauto traverso, ma anche clarinetto e fagotto) e tastiere, al quale presto si aggiungono Greg Lake (in sostituzione di Peter Giles), basso elettrico, chitarra acustica e voce e Peter Sinfield ai testi e tecnico da palco.

La formazione, dopo un buon periodo di estenuanti prove nel magazzino di un pub, esordisce partecipando al famoso concerto dei Rolling Stones in onore di Brian Jones, il 5 luglio del 1969 a Hyde Park, Londra. Le sonorità proposte e i testi di Sinfield creano subito molto clamore. La critica classificherà subito il gruppo come l'ennesimo della corrente "progressive", ma, vedremo, i King Crimson avranno pochissimi punti in comune con nomi quali ELP, Genesis o Yes, a parte il Mellotron o i rimandi nei testi a certe simbologie esoteriche e fiabesche. Già dal primo LP, "In the Court of the Crimson King", realizzato nell'ottobre 1969, si percepisce che il Re Cremisi è un entità ben diversa dalle allora mode "romantiche". Pete Townshend degli Who avrà modo di dichiararlo "un disco incredibile". Sicuramente è un esordio di quelli che lasciano il segno, e tutt'oggi, dopo quasi 40 anni, mantiene intatte tutte le sue peculiarità e innovazioni. Lo squarcio di "21st Century Schizoid Man", con la voce distorta di Lake, e i vari solos di Fripp e McDonald, la geniale poesia di "I talk to the wind", il lirismo di "Epitaph": siamo già dinanzi ad un gruppo estremamente maturo, non assimilato ad alcun stilema del momento, capace di creare qualsiasi sorta di emozione musicale con una capacità tecnica ed una personalità, per quei tempi, assolutamente di spicco. Il gruppo è fin da subito, comunque, un'emanazione della complessa e originale personalità musicale di Fripp, geniale chitarrista (mancino, che però suona da destro...), a suo modo re-interprete di Jimi Hendrix e di Bela Bartok contemporaneamente, capace di coniugare le lancinazioni metal con i "modi" jazz... Lo stesso Fripp si circonderà di volta in volta di musicisti in grado di condividere il suo progetto musicale, ma anche di contribuire con idee proprie, e della geniale creatività poetica di Peter Sinfield; nel corso dei primi quattro LP ci saranno continui mutamenti di formazione, ma sempre con Fripp e Sinfield a fungere da punti di riferimento.

La partenza di Greg Lake nel 1970, allettato dalle proposte e dalle maggiore prospettive di successo con Emerson e Palmer, scombussola immediatamente la band. Ne risente il secondo LP, "In the Wake of Poseidon" (1970) che propone agli ascoltatori materiali già registrati con la voce di Greg Lake sul lato A (proseguendo lo stile del primo LP), ma che nella seconda facciata vede Fripp lanciarsi in sperimentazioni con tastiere elettroniche che potrebbero essere anche legate ai contatti che andava allacciando con Brian Eno (col quale di lì a poco avrebbe inciso due album fondamentali, No Pussyfooting ed Evening Star). Si aggiunga la presenza del pianista jazz Keith Tippett, e si capirà che il gruppo era entrato in una fase di rapida metamorfosi.

 

 

King Crimson

di Giuseppe Di Spirito

I King Crimson, per molti gruppo simbolo del prog, sono sicuramente tra le bands che hanno dato maggiori contributi al genere, sia in termini di album di grandissima qualità, sia in termini di successo, sia anche per importanza storica; basti pensare che si vede al loro primo album come vera e propria nascita del progressive rock. La carriera del Re Cremisi ruota intorno alla figura di Robert Fripp (1946, Wimborne, Dorset) chitarrista e compositore geniale, con una creatività fuori dal comune e sempre alla ricerca di suoni innovativi. Ma quando si fa riferimento ai King Crimson spesso si parla anche di "laboratorio musicale", infatti, guidati dalla mente di Fripp, si sono avvicendati nella band un nugolo di musicisti di grande classe che, specie nella prima parte della carriera del gruppo, non sono mai riusciti a mantenersi in una line-up stabile.

Si può dire che il nucleo base della band si forma intorno al 1967 con il trio Giles, Giles & Fripp, autore di un album sperimentale di discreta fattura con "The cheerful insanity of Giles, Giles and Fripp". Il 13 gennaio del 1969 i King Crimson nascono al Fuhlam Palace Café di Londra quando Fripp e il batterista Michael Giles (1946), insieme al cantante-fiatista Ian McDonald (1946) si uniscono al bassista e cantante Greg Lake (1948, futuro membro del trio Emerson, Lake & Palmer). Con questa line-up i King Crimson esordiscono esibendosi dal vivo il 9 aprile allo Speakeasy di Londra, inaugurando un lungo e celebre tour che durerà fino alla fine dell'anno. Ma il vero trampolino di lancio avviene il 5 luglio, in occasione del concerto gratuito di Hyde Park organizzato dai Rolling Stones, davanti a oltre 650.000 persone. Il successo che ottiene la band è rimarcato dall'incredibile debutto discografico di "In the court of the Crimson King", uscito il 10 ottobre dello stesso anno, un fenomenale album innovativo, impressionante già dalla celeberrima copertina disegnata da Barry Godber; un album in cui si alternano un rock impetuoso, atmosfere di grande melodia, rimandi classicheggianti, grande uso del mellotron e notevoli sperimentazioni. A tutto ciò si abbinano i bellissimi testi di quello che può essere considerato un altro membro dei King Crimson, sto parlando di Pete Sinfield, paroliere ed importante collaboratore di Fripp fino al 1971. Il 7 dicembre 1969, in California, Ian McDonald comunica a Fripp la decisione di lasciare il gruppo e 9 giorni dopo avviene l'ultima esibizione live della prima storica formazione del Re Cremisi, al Fillmore West di San Francisco (performance che sarà poi contenuta nel cofanetto "Epitaph" del 1997).

Segue, a breve distanza, l'uscita del secondo album "In the wake of Poseidon", strutturato similmente al primo e che mostra subito i primi cambi di formazione: Lake non è presente in tutto il disco, in quanto abbandona anch'egli la band per unirsi nel sodalizio con Emerson e Palmer. McDonald, la personalità più forte del primo disco insieme a Fripp, lascia e realizza con Michael Giles quello che doveva essere l'altro disco della seconda fatica discografica del Re Cremisi e che si intitola semplicemente "McDonald & Giles". Alle registrazioni di "In the wake of Poseidon" partecipano quindi, oltre Fripp, Michael Giles e l'inseparabile Sinfield, anche Peter Giles (1946) al basso, Keith Tippett al piano, Mel Collins al sax e al flauto e Gordon Haskell alle parti vocali laddove non canta Lake. Ma la febbrile attività discografica e il continuo ricambio di musicisti è senza sosta, al punto che anche l'identità musicale del gruppo ne risentirà.

Nel 1970 esce infatti "Lizard" che vede il batterista Andy McCulloch unirsi a Fripp, Collins, Haskell e Sinfield. Nell'occasione, a coadiuvare il gruppo intervengono musicisti noti dell'area canterburiana e del jazz-rock avanguardistico inglese (Mark Charig, Robin Miller, Nick Evans e ancora Keith Tippett) che influenzano notevolmente l'indirizzo stilistico dell'album. Si segnala, inoltre, anche la presenza di Jon Anderson degli Yes alla voce nella prima parte della suite che dà il titolo all'album. E' un periodo di intensa attività e vitalità per tutto il rock inglese e si segnalano le possibilità, poi sfumate, per Fripp di entrare a far parte degli Yes al posto del dimissionario chitarrista Peter Banks e per Bryan Ferry, futuro Roxy Music, di diventare il cantante dei King Crimson.

"Islands" del 1971 vede ancora cambiamenti nella line-up, costituita stavolta da Fripp, Collins, Sinfield, Boz Burrell al basso e alla voce e Ian Wallace alla batteria. Ancora una volta ci sono interventi di Tippet, Miller e Charig, cui si aggiunge Paulina Lucas come soprano. L'album è ancora più sperimentale di "Lizard" e mette nuovamente in mostra la creatività di Fripp. Ma dopo il live "Earthbound" del 1972, arriva il primo vero cambiamento radicale: Fripp comincia ad avvertire l'esigenza di mantenere una formazione maggiormente stabile e, dopo la rottura della collaborazione con Sinfield, recluta il batterista Bill Bruford, reduce dai suoi trascorsi con gli Yes, il bassista-cantante John Wetton (ex Family), il violinista David Cross ed il percussionista Jamie Muir (quest'ultimo farà però parte del gruppo solo per il primo album di questa line-up). A questi si aggiunge la presenza di Palmer-James che si occupa dei testi. Con la nuova formazione i King Crimson danno vita ad una straordinaria trilogia caratterizzata da un prog-rock evoluto, chitarristico, dissonante, ricco di improvvisazioni e a tratti duro, intellettuale se vogliamo, e che mostra la nuova linfa vitale della band: "Larks' tongues in aspic" (1973), "Starless and bible black" (1974) e "Red" (1974).

Il critico Michael Shore dichiara: "Per me la formazione del 1972-74 fu la più grande edizione dei King Crimson. Dirò di più, penso obiettivamente che sia stata una delle più grandi formazioni della storia del rock. In buona sostanza avevamo un'intelligente band di heavy metal, capace di spontanee improvvisazioni come di canzoni e suite costruite con severità e rigore. Questi Crimson non scherzavano, non era più musica per ragazzini, ma una faccenda molto più seria ed evocativa. (…) I musicisti sapevano suonare veramente, non interpretavano mai una canzone allo stesso modo, ma si adattavano all'umore e alle atmosfere che incontravano durante il loro interminabile girovagare." In effetti, questa nuova incarnazione dei King Crimson si dimostrò una "mostruosa creatura live", come ammetterà lo stesso Fripp. In particolare, la formazione a 4 con Fripp, Wetton, Bruford e Cross si esibì in un vero e proprio tour de force nei 16 mesi successivi all'uscita di "Larks' tongues in aspic", dopodiché anche Cross abbandona, pur partecipando alla realizzazione dei successivi album. Questi Crimson mostrano una muscolatura possente, che unita alla fantasia e all'abilità tecnica dei musicisti dà vita ad un sound grintoso, sconvolgente eppure raffinatissimo. Specie dopo la defezione del violinista, Fripp & co. suonano a volumi altissimi, esibendosi per tre mesi come trio. Il live "USA" (1975), tuttavia, non riesce ad esprimere al meglio la grandezza dei concerti di quel periodo e bisognerà aspettare il 1992 e l'uscita dei quattro cd del cofanetto "The great deceiver", per rendersi conto di quanto straordinario sia stato quel periodo concertistico per la band. Interessante anche il doppio cd "The night watch", uscito nel 1997, che contiene l'esibizione del 23 novembre 1973 al Concertgebouw di Amsterdam. Parte del materiale di questo concerto fu incluso nell'album "Starless and bible black", il che spiega anche le forti caratteristiche di improvvisazione che contraddistinguono questo disco.

Al termine di quasi due anni passati a suonare in giro per il mondo, il Re Cremisi dice stop alla sua carriera con un caustico Fripp che dichiara alla stampa: "Il gruppo ha cessato di esistere nel 1974, anno in cui tutte le band del cosiddetto rock progressivo avrebbero dovuto scomparire". Il chitarrista si dedicherà ad altri progetti, collaborando con Brian Eno ("No pussyfootin'", "Evening star" e "Exposure") e Peter Gabriel, producendo numerosi artisti e realizzando diversi album solisti, senza smettere mai di sperimentare. Ma all'iniziò degli anni '80 il nome della band torna a circolare, anche se inizialmente Fripp pensava di presentarsi con il nuovo gruppo assegnandogli il nome che sarà poi dato al nuovo album.
Assieme a Fripp ci sono stavolta Bruford e due ottimi strumentisti americani: Adrian Belew alla chitarra e alla voce e Tony Levin al basso; insieme, questi musicisti realizzano tre ottimi album di rock moderno, ancora una volta molto originale e abbastanza diverso da quanto fatto in passato: "Discipline" (1981), "Beat" (1982) e "Three of a perfect pair" (1984). Più vicini alla forma canzone, questi album mostrano ugualmente la carica e la classe del Re Cremisi, con qualche strizzatina d'occhio al periodo 1973-74. Dal vivo, la nuova formazione esordisce il 30 aprile 1981, a Moles in Bath e dopo una tournée che si conclude con due date allo Spectrum di Montreal il 10 e l'11 luglio 1984 (l'ultima data sarà documentata su "Absent lovers", doppio cd uscito nel 1998), seguirà un nuovo periodo di pausa, in cui Fripp continuerà con i suoi vari progetti solisti e collaborazioni (tra cui si segnalano quelle con Andy Summers e David Sylvian). Solo nel 1994, dopo l'inizio di una serie di uscite di album retrospettivi (la qual cosa sarà molto sfruttata negli anni a seguire attraverso la realizzazioni di numerosi ed interessanti documenti postumi, alcuni dei quali sono già stati citati), i King Crimson tornano alla ribalta.

Stavolta la band si ripropone in un'insolita veste di "doppio trio": due chitarristi (Fripp e Belew), due bassisti (Levin e Trey Gunn) e due batteristi (Bruford e Pat Mastellotto). Già dal 1990 Fripp aveva l'idea di ricomporre la band, ma i suoi litigi col management della EG Records, che aveva sempre rappresentato i King Crimson dal 1969, nonché gli impegni di Levin e Bruford, comportarono uno slittamento nella realizzazione del nuovo materiale. Il 1994 trascorre tra prove in studio ed esibizioni live; dopo l'uscita del minicd "Vrooom" per la neonata etichetta indipendente Discipline Global Mobile, la band si presenta nuovamente in concerto il primo ottobre al Prix d'Ami di Buenos Aires. I King Crimson suonano in Argentina per due settimane e da una delle esibizioni tenute al Broadway Theatre, sempre a Buenos Aires, sarà tratto il doppio cd "B'boom: Official bootleg - Live in Argentina", del 1995. "Vrooom" anticipa e precede di un anno i discorsi di "Thrak", album registrato e mixato in 6 settimane ai Real World Recording Studios di Box, in Gran Bretagna e che vede nuovamente alla ribalta il sound dei King Crimson del periodo '73-'74, modernizzato grazie al sapiente uso della tecnologia e mostrando comunque un gruppo affiatato ed originale come sempre. "56'39'' di canzoni riguardanti l'amore, la morte, la redenzione e ragazzi maturi che hanno erezioni".

L'1 maggio 1995 inizia a Dornbirn in Austria un nuovo tour mondiale che durerà tutto l'anno. Questo tour frutta un nuovo live album, il controverso e curioso "THRaKaTTaK", contenente esclusivamente delle improvvisazioni tratte dai concerti. Continua il periodo delle numerose uscite discografiche con materiale d'archivio ed iniziano a muoversi i cosiddetti ProjeKcts, band improvvisate in cui i 6 membri dei King Crimson si alternano offrendo, a partire dal novembre 1997, esibizioni live (alcune delle quali saranno immortalate su cd) dall'alto tasso di improvvisazione e di tecnologia. Il primo parto di questa fase è l'album "Space groove" del ProjeKct Two (Fripp, Gunn e Belew), registrato a Nashville tra il 19 e il 21 novembre; seguiranno diverse esibizioni live dei vari "sottogruppi" (ProjeKct One: Bruford, Fripp, Gunn, Levin; ProjeKct Three: Mastellotto, Gunn, Fripp; ProjeKct Four: Levin, Mastellotto, Gunn, Fripp), parte delle quali saranno raccolte nel cofanetto di quattro cd "The projeKcts", uscito nel 2000. Da questa che sarà definita "fractalization" dei King Crimson, si giunge al 2000, anno in cui arriva un nuovo tassello nella discografia del Re Cremisi; si tratta di "The construKction of light", in cui suonano Fripp, Belew, Gunn e Mastellotto e che contiene una musica molto dura e cerebrale, con una violenza sonora non indifferente, sempre alla ricerca della massima originalità. Ma l'attività discografica è irrefrenabile: escono infatti nel 2001 altri due album legati a questi quattro musicisti: il triplo live "Heavy ConstruKction" (due cd con canzoni eseguite spesso nei concerti ed uno contenente esclusivamente improvvisazioni) e "Heaven and Earth", accreditato al ProjeKct X e contenente registrazioni e prove delle sessions di "ConstruKction of light".
 


 

DISCOGRAFIA:
IN THE COURT OF THE CRIMSON KING (1969)

Lo straordinario esordio dei King Crimson rimarrà un album che entrerà a pieno diritto tra i capolavori della storia del rock, grazie all'incredibile bellezza della musica contenuta, abbinata all'elevato tasso di innovazione e di ricerca. L'album si presenta meraviglioso a partire dalla splendida copertina, che nell'iconografia rock riveste tutt'oggi un ruolo di primissimo piano. L'apertura del disco è affidata a "21st century schizoid man", quasi un cazzotto nello stomaco per la violenza sonora, con le chitarre ed il sax ad inseguirsi in vorticosi sentieri e ritmiche sostenute che non danno un attimo di tregua. A calmare le acque, segue la dolcissima "I talk to the wind", in cui il flauto di McDonald ci rilassa in delicate atmosfere e ci porta nella epica "Epitaph", manifesto del primo periodo del Re Cremisi, dove le tonnellate di mellotron, le chitarre acustiche e la calda voce di Lake regalano emozioni a non finire. Il lato B del disco si apre con il brano più sperimentale, "Moonchild", la cui prima parte segue un buon prog melodico, per poi tramutarsi nella seconda in piccoli tocchi strumentali dei vari musicisti, dissonanze e suoni percussivi, pennellati apparentemente a caso e che mostrano la febbrile voglia di ricerca dell'epoca. L'album si chiude con un altro brano magniloquente, la title-track, che segue la falsariga di Epitaph. Un esordio che definire spumeggiante è dir poco, i King Crimson si affacciano nel mondo del rock, con uno stile unico, innovativo e con la voglia crescente si sorprendere e "andare avanti", voglia che non perderanno mai in futuro.

IN THE WAKE OF POSEIDON (1970)

Il secondo album del gruppo segue le caratteristiche del debutto: all'infuocata "Pictures of a city" segue infatti la melodia di "Cadence and cascade" e "In the wake of Poseidon", che è la "Epitaph" della situazione. "Cat food" comincia invece a mostrare qualche spinta verso il jazz-rock che sarà preponderante nei successivi due album, mentre "Devil's triangle" è un delirio sonoro in cui Fripp riprende anche un estratto dei "Pianeti" di Holst. Si alternano nell'album anche tre brevi bozzetti intitolati "Peace". L'album doveva essere doppio, ma l'abbandono di McDonald mise le redini del gruppo in mano a Fripp, la cui leadership durerà in eterno. Quella che doveva essere la seconda metà di questo disco uscirà a nome di McDonald & Giles.

LIZARD (1970)

Con "Lizard" si cambia decisamente registro ed inizia una contaminazione col jazz-rock abbinato alla costante ricerca avanguardistica di Fripp. La presenza di musicisti quali Keith Tippett al piano, Robin Miller all'oboe, Mark Charig alla cornetta, Nick Evans al trombone sono sintomatici della direzione che prende il Re Cremisi. Il lato A dell'album è composto da quattro brani i cui incastri sonori sono assolutamente perfetti e la ricchezza strumentale si sente appieno. Il lato B è occupato dalla fantastica suite che dà il titolo all'album. L'apertura di questa suite è affidata a "Prince Rupert awakes", cantata da Jon Anderson degli Yes, melodica e raffinata; segue lo splendido strumentale "Bolero", il cui titolo dice tutto, è poi il turno di "The battle of glass tears" in cui si ripresenta lo spirito di ricerca dei Crimson; per concludere con "Big top", finale strumentale e travolgente. Un altro tassello di grande valore si inserisce nell'incredibile discografia dei King Crimson, con un album fresco, originale e dalle mille sfumature.

ISLANDS (1971)

Ancora grazie agli ospiti del jazz inglese d'avanguardia, "Islands" conferma e porta ulteriormente avanti il discorso sperimentale di Fripp & co. Le originali e strampalate melodie di "Formentere lady", che aprono l'album, si trasformano in "Sailor's tale", brano che preannuncia il futuro stile dei King Crimson con la chitarra a lanciarsi in tormentosi solos, cambiando mille volte direzione, e seguita da una sezione ritmica agilissima. "The letters" e "Ladies of the road" sono maggiormente influenzate dal jazz-rock, mentre "Prelude: song of the gulls" è la strumentale parentesi classicheggiante. La conclusiva title-track porta a termine l'album iniziando con splendide melodie vocali per poi arroventarsi nella parte strumentale, in cui si fa largo un meraviglioso assolo strumentale alla cornetta di Charig, che molti vedono come uno dei punti più alti mai toccati dal Re Cremisi. I King Crimson si confermano straordinaria macchina innovativa con un altro album che rasenta la perfezione e mostra ancora una volta il grande fervore musicale di quegli anni.

EARTHBOUND (1972)

Purtroppo la grandezza dei Crimson di questo periodo non trova riscontro nell'album dal vivo in questione, registrato male e contenente improvvisazioni che in realtà non rendono giustizia alla creatività del gruppo. Al punto che Fripp vedrà sempre quest'album come "primo bootleg ufficiale della storia". Un episodio, quindi, di assoluto secondo piano nella carriera della band.

LARKS' TONGUES IN ASPIC (1972)

La voglia di mantenere maggiormente stabile il gruppo e il continuo interesse a cambiare sempre proposta musicale, porta Fripp a rivoluzionare line-up e suoni. Con Cross al violino ed una sezione ritmica fantastica che vede Wetton al basso (e anche alle parti vocali), Bruford alla batteria e Muir alle percussioni, il Re Cremisi si ripresenta all'appuntamento discografico con un album freschissimo, vitale ed un sound nuovo. Grinta e sperimentazione si abbinano meravigliosamente, come mostrano le due parti di "Larks' tongues in aspic" e "The talking drum", in cui Fripp, riprendendo quanto già fatto in "Sailor's tale", porta la chitarra oltre ogni limite, seguito a ruota dagli altri musicisti che si mostrano ben più che semplici comprimari. Le timbriche adottate, la tecnica chitarristica, i lunghi momenti strumentali e di improvvisazione in cui Fripp si va a districare in soluzioni labirintiche senza mai perdersi, sono l'ennesima testimonianza di quanto "avanti" sia la band. Non mancano momenti melodici come "Book of Saturday" ed "Exiles", brani delicatissimi in cui riveste un ruolo di primaria importanza anche il contributo violinistico di Cross. Si presenta invece su binari più "hard" la travolgente "Easy money", caratterizzata dal riff aggressivo e dalle splendide melodie vocali. I "nuovi" King Crimson esordiscono quindi alla grande, senza aver perso nulla dello spirito innovativo che li aveva contraddistinti fino a quel momento.

STARLESS AND BIBLE BLACK (1974)

Maggiormente improvvisato, frutto anche di alcune registrazioni dal vivo, quest'album segue alla grande le coordinate di "Larks' tongues in aspic". E' sempre la chitarra di Fripp a farla da padrona, ma gli altri musicisti si ritagliano sempre il loro spazio mostrando tutte le loro doti e tutta la loro abilità. "Fracture", la title-track, "The great deceiver" mostrano il lato più violento del gruppo, "Lament" e "The night watch" quello più melodico, "We'll let you know", "The mincer" e "Trio" quello più sperimentale. Meno fresco del precedente lavoro, "Starless and bible black" resta comunque un altro straordinario documento della grandezza dei King Crimson.

RED (1974)

C'è chi vede in quest'album il maestoso canto del cigno del progressive rock, chi vede l'ultima grande opera dei King Crimson, chi vede addirittura "IL" capolavoro del prog. "Red" è un'altra straordinaria perla donataci dai King Crimson. La title-track che apre l'album e "One more red nightmare" sono i brani più tirati, articolati in maniera sublime con la grande classe dei musicisti che emerge nota dopo nota. "Fallen angel" è il momento melodico, "Providence" quello improvvisato. Ma queste che sono straordinarie canzoni finiscono quasi con l'impallidire in confronto alla conclusiva "Starless", che è da lacrime tanto è bella! I primi minuti sono costruiti attorno alla ballata melodica nata da un'idea di Wetton, terminata la quale inizia un lungo, incredibile e meraviglioso crescendo strumentale "costruito" da Fripp, che se vede la chitarra in primo piano ed agilissima come sempre, mostra anche come gli altri membri della band (e gli ospiti intervenuti) meritino di far parte di questo gruppo di musicisti così all'avanguardia. Un finale che migliore non si poteva auspicare, dopo il quale inizia il periodo di riposo del Re Cremisi, che si risveglierà solo all'inizio degli anni '80…

USA (1974)

Documentazione dal vivo del periodo 1973-74 dei King Crimson, "USA" è un album che mostra nuovamente le caratteristiche del gruppo senza però aggiungere troppo a quanto dicono i dischi in studio. Molto meglio i documenti postumi che usciranno negli anni '90 e che mostreranno come questa band non sia stata grandissima solo in studio.

DISCIPLINE (1981)

All'inizio degli anni '80 Fripp ha ancora voglia di stupire e decide di svegliare dal torpore il Re Cremisi. Per farlo si avvale di musicisti di grande classe richiamando il fido Bruford e reclutando il chitarrista-cantante Adrian Belew e il bassista Tony Levin. Il primo album di questa nuova incarnazione dei King Crimson è "Discipline" che, tra qualche rimando al passato con chitarre sempre più "frippiane", mostra un rock molto moderno, abbinato al grande tecnicismo e alla perenne voglia di sperimentare attraverso brani vicini alla forma canzone, ma sempre originalissimi e personalissimi. Il mancato utilizzo dei piatti nella sezione ritmica, melodie sempre particolari e ardite soluzioni strumentali mostrano un gruppo più vivo che mai. L'album è freschissimo e non troppo legato al passato, i "nuovi" Crimson mostrano grandissima personalità e mettono le basi per un ottimo trittico di lp di gran valore.

BEAT (1982)

Il nuovo album della "four-pieces band" non cambia di una virgola il sound e prosegue con "Beat", bell'album che non può essere più considerato una sorpresa come il precedente, ma che contiene bellissime canzoni quali "Neal and Jack and me", "Heartbeat", "Sartori in Tangier", "Neurotica".

THREE OF A PERFECT PAIR (1984)

Il discorso degli anni '80 prosegue con quest'album che è forse un po' più debole dei precedenti, anche perché l'effetto sorpresa, se così si può chiamare, è ormai passato. Non mancano momenti di grande intensità come la title-track, "Sleepless", "Man with an open heart", "Industry" e "Larks' tongues in aspic part III"; così come non mancano situazioni più sperimentali ed atmosferiche. In ogni caso, resta l'ultimo documento di questo periodo dei King Crimson, che torneranno a far parlare di sé solo dopo un decennio.

THE GREAT DECEIVER (1992)

Degli innumerevoli album contenenti materiale d'annata mi preme segnalare in particolar modo questo cofanetto di 4 cd, in cui sono incluse delle registrazioni dal vivo del periodo 1973-74. Tutta l'energia dei King Crimson delle tournée di quel periodo è qui catturata ed è possibile ascoltare la grandezza di questa band in uno dei periodi più importanti della loro carriera. Brani di "Larks' tongues in aspic", "Starless and bible black", mirabolanti esecuzioni della straordinaria "Starless" e numerose improvvisazioni sono contenute in questo box-set che è ben più di una chicca per amanti del gruppo, essendo invece un fantastico documento dell'effervescenza e della genialità che il miglior momento del progressive rock ha lasciato ai posteri.

VROOOM (1994)

E' il 1994 quando i King Crimson ritornano sulle scene con questo minicd che fa da preludio all'album sulla lunga distanza. Il "doppio trio" formato da Fripp e Belew alle chitarre, Levin e Trey Gunn al basso e allo stick e Bruford e Pat Mastellotto alla batteria e percussioni si mostra subito vivo, intrigante e voglioso di stupire. Sei brani, alcuni aggressivi, altri delicati fanno parte dei 30 minuti di "Vrooom", che lascia presagire grandi cose….

THRAK (1995)

…e infatti il nuovo album dei King Crimson mostra un vigore ed una carica straordinari. Anche qui si alternano brani più tirati, eredi di quella "Red" da cui sono ormai passati oltre 20 anni ("Vrooom", "B'boom", "Thrak", "Vrooom vrooom") e momenti melodici dallo straordinario coinvolgimento emotivo ("One time", "Walking on air"). Non mancano esempi di ottimo rock moderno-tecnologico ("Dinosaur", "People", "Sex sleep eat drink dream"), le eccellenti esibizioni tecniche e le consuete pause strumentali. Un ritorno in grandissimo stile, poc'altro da dire!
 


Il ritorno sulle scene dei King Crimson coincide con una forte spinta della nuova etichetta, la Discipline Global Mobile, a diffondere materiale di archivio del gruppo. Cominciano ad uscire, quindi, una serie di live, tutti molo interessanti, che coprono i vari periodi che hanno reso celebre il gruppo. Si va, così, da "Epitaph", che contiene registrazioni dal vivo della mitica formazione del 1969, a "The night watch", che illustra un meraviglioso concerto del 23 novembre 1974 tenuto ad Amsterdam. Non manca il periodo dedicato agli anni '80 con "Absent lovers", mentre alle incarnazioni degli anni '90 del Re Cremisi saranno dedicati "B'boom - Live in Argentina", "Vrooom Vrooom" e "Heavy construKction", quest'ultimo conseguente al tour dell'album in studio successivo a "Thrak". Non mancano neanche stranezze come "Thrakattak", raccolta di improvvisazioni dal vivo del tour di "Thrak" e "Schizoid man", che contiene invece diverse versioni di diverse formazioni dei Crimson della celeberrima "21st Century schizoid man". Ma non finisce qui, perché la casa discografica mette a disposizione un vero e proprio club, iscrivendosi al quale è possibile ricevere altri documenti d'archivio, con concerti del 1969, 1971, 1972, 1984, 1994, demos ed altri progetti. Insomma, il superfan del gruppo si può senz'altro sbizzarrire ascoltando i propri idoli nei più svariati contesti.
 

I PROJEkCTS
Nello stesso periodo i 6 membri del gruppo si esibiscono spesso dal vivo in formazioni ridotte, alternandosi generalmente in quartetti dove i soli Fripp e Gunn sono sempre presenti. Queste formazioni, ribattezzate ProjeKcts One, Two, Three e Four offrono un rock molto tecnologico, dove a svettare sono le lunghe improvvisazioni strumentali ed il larghissimo uso dell'elettronica. Ancora una volta Fripp mostra di essere avanti e di guardare al futuro senza voltarsi troppo indietro. I ProjeKcts vengono fatti conoscere al pubblico grazie a pubblicazioni discografiche quali "Space groove" del ProjeKct Two ed un cofanetto con 4 cd dei 4 ProjeKcts (ProjeKct One: "Live at Jazz Cafe"; Two: "Live groove"; Three: "Masque"; Four: "West Coast live").

THE CONSTRUkCTION OF LIGHT (2000)
Si giunge al 2000 con i King Crimson formati stavolta da Fripp, Belew, Gunn e Mastellotto che realizzano quest'album durissimo e oscuro. Fripp porta la sua chitarra in primissimo piano e la musica diventa cerebrale e cupa come non mai. Non c'è un attimo di tregua per tutta la durata del cd, che lascia l'ascoltatore col fiato sospeso per un'ora. Qualche rimando al passato più glorioso non manca, ma il lavoro si presenta decisamente ostico, al punto che non tutti lo apprezzeranno. A mio avviso, invece, i King Crimson si mostrano per l'ennesima volta incuranti di pregiudizi e di potenziali critiche, proseguendo per la loro strada e con la innata voglia di lasciare sempre a bocca aperta chiunque incroci il loro cammino. Risultato raggiunto in pieno con un album che, per quanto duro, è straordinario ed è l'ennesima prova della classe di un gruppo che comunque non deve dimostrare niente a nessuno.

(Peppe)
 

 


Entrambi gli album successivi, Lizard (1970) e Islands (1971) sono da considerare veri e propri laboratori musicali nei quali Fripp e Sinfield sperimentano soluzioni diverse, e rimpiazzano McDonald e Giles, anche loro in fuga dal gruppo, con un'eterogenea combinazione di talenti (tra cui molti jazzisti del giro del "Canterbury Sound", e - nella seconda facciata di Lizard - il cantante degli Yes, Jon Anderson). Non bisogna dimenticare che in quegli stessi anni Robert Fripp, oltre a realizzare due album con Brian Eno, appariva sia nei dischi solisti dello stesso Eno (indimenticabile il suo assolo su "Baby's On Fire", nell'eclettico LP Here Come the Warm Jets) che in album dei Van Der Graaf Generator. Era un momento di collaborazioni, scambi, intrecci attraverso i quali Fripp, sempre bisognoso di confrontarsi in una dimensione collettiva, cercava di meglio definire le sue idee musicali.

Islands vede l'arrivo del cantante Boz Burrell (cui Fripp insegna frettolosamente a suonare il basso) e del batterista Ian Wallace, che si aggiungono al sassofonista/flautista Mel Collins (nell'orbita dei KC - in sostituzione di McDonald - già da In the Wake of Poseidon), e con questa formazione non perfettamente amalgamata la band parte per una tournée americana. Per anni si è creduto che il livello dei concerti, a giudicare dal grossolano e sconnesso album live ufficiale Earthbound, non fosse molto esaltante; ma la pubblicazione di numerosi bootleg ha dimostrato che la band era comunque capace di momenti musicali estremamente intensi e affascinanti anche sul palco, dove non soccorrevano le "magie" dello studio di registrazione.
Nel settembre 2006 e nel febbraio 2007, a pochi mesi l'uno dall'altro, sono scomparsi Burrell e Wallace.

Morte e resurrezione: musica da camera elettrica
Al ritorno dalla tournée Fripp però scioglie il gruppo. Evidentemente non era del tutto soddisfatto dei risultati ottenuti: soprattutto mal sopportava lo stress e l'alienazione dei tour, dover suonare ogni sera in una città diversa e dare ogni sera il massimo. Segue un anno di silenzio (il 1972), ma nel 1973 c'è, oltre alla prima grande collaborazione con Eno, No Pussyfooting, album che anticipa la successiva ambient music, il ritorno del Re Cremisi, che stavolta si presenta senza Peter Sinfield, e con una formazione del tutto inedita: il violinista di formazione classica David Cross, ripescato da un improbabile giro "country", il batterista ex-Yes Bill Bruford (che diverrà uno dei fedelissimi di Fripp), il bassista/cantante John Wetton proveniente dai Family e Jamie Muir, percussionista di formazione del tutto eclettica.

La band, dopo una tournée trionfale, registrerà il primo disco del nuovo corso dei KC (che alcuni definiscono King Crimson II), Larks' Tongues in Aspic (1973), incidendo brani al limite della pura improvvisazione. Alcuni fan dei King Crimson prima maniera resteranno delusi: la musica della band si è trasformata in un jazz rock sofisticato, complesso, eclettico, che alterna momenti di trasognata contemplazione a violente eruzioni strumentali. La band si è ormai distaccata da eventuali sonorità progressive (almeno nel senso più convenzionale del termine): Fripp dichiarò che "Lark's..." era un tentativo di suonare i quartetti d'archi di Bartok come li avrebbe suonati Hendrix. I nuovi volti della band apportano sicuramente sonorità differenti dal passato: il Mellotron suonato da Fripp e Cross appare, questa volta in maniera molto discreta. Bruford scombina pattern su pattern, amplia il proprio set di batteria con percussioni inusitate, ed anticipa in un certo modo i clangori e le "africanità" che troveremo in "Discipline". John Wetton è finalmente una voce giusta, potente e amara per i nuovi King Crimson, oltre ad essere un virtuoso del basso elettrico, mentre Jamie Muir apporta un contributo percussivo eccentrico e schizoide. Eppure la continuità c'è: ballad come "Exiles" proseguono il discorso di "Epitaph" e "In the Wake of Poseidon", mentre la suite "Larks' Tongues in Aspic" è l'erede di "21st Century Schizoid Man".

Sembra un ottimo periodo di forma per il Re Cremisi, anche se qualche crepa continua ancora a presentarsi: è quasi immediato l'abbandono da parte del geniale Jamie Muir, che godeva la stima incondizionata di Fripp, e che non gradiva molto lo stress dei tour.

Il successivo disco, Starless and Bible Black (1974) (che vuol dire in parole povere "buio pesto") è frutto di un vero e proprio esperimento: realizzare un disco da studio partendo da materiali registrati dal vivo (nel grande concerto tenuto ad Amsterdam e poi pubblicato per intero su CD col titolo The Night Watch, allusione alla tela di Rembrandt La ronda di notte evocata in una delle canzoni dell'LP e non a caso conservata proprio nella città olandese), ma con una qualità che rivaleggi con le incisioni da studio. Alcuni brani di questo disco sono nient'altro che improvvisazioni dal vivo su cui sono state sovrincise piccole parti strumentali in studio (così è per il lungo strumentale che dà il titolo al LP, vera e propria musica da camera elettrica). Il breve brano "Trio" è nient'altro che un'improvvisazione live dal concerto di Amsterdam. "We'll Let You Know", tratta da uno show all'Apollo di Glasgow è anch'essa totalmente improvvisata. Il pezzo che chiude il LP, "Fracture" è fondamentalmente un lungo brano per chitarra di Fripp, sul quale gli altri tre musicisti assemblarono i rispettivi arrangiamenti (ancora tutt'altro che definiti al momento della registrazione live) poco tempo prima della serata di Amsterdam da cui il brano è tratto.

Prima del terzo album di questa fase esce di scena David Cross. Robert Fripp, da sempre affascinato da studi esoterici e filosofici, entra in un profondo stato di crisi personale. Lo show business, e tutto i meccanismi ad esso connessi lo hanno stancato. Rimangono comunque la voglia e la forza per una "chiamata alle armi" finale: rientra Ian McDonald, il sassofonista delle origini, David Cross torna col suo violino, Mel Collins, e un gruppo di jazzisti per dare vita al canto del cigno della band, Red (1974). L'album è allo stesso tempo l'epitaffio e l'apice della produzione del Re Cremisi: arte allo stato puro, sempre in bilico tra violenza sonora ("Red", "One more red nightmare") malinconica e struggente dolcezza ("Fallen angel") e pura improvvisazione ("Providence"). Ma una menzione a parte merita "Starless", capolavoro assoluto della band e del movimento progressivo nella sua interezza: pura magia racchiusa in 12 minuti che scuote e commuove l'ascoltatore. Sembrerebbe l'inizio di un nuovo percorso, si prospetta l'ipotesi di partire in tour; ma Fripp, in profonda crisi esistenziale e sull'orlo di un esaurimento nervoso, scioglie il gruppo e si ritira a vita privata, stanco dell'ambiente del rock e dell'industria discografica, nonché dell'incomprensione di molti critici musicali (giustamente beffeggiati dal musicista nell'opuscolo accluso alla raccolta A Young Person's Guide to King Crimson del 1976).

Nel 1975, a gruppo già disciolto, la casa discografica pubblica l'album dal vivo USA tratto da due concerti registrati in America nel luglio del '74 rispettivamente ad Asbury Park, New Jersey e a Providence, Rhode Island. Le parti di violino di David Cross furono però sostituite da sovraincisioni in studio ad opera del violinista Eddie Jobson.
 


La crisi del Re Cremisi
Nei sette anni che vanno dal 1974 al 1981 sembra che la vicenda dei King Crimson sia del tutto conclusa. Fripp fa capire in interviste e articoli che di riformare una band non ne vuole sapere, che il rock per lui è finito, che di salire su un palco a esibirsi non ne ha alcuna voglia. I fan che lo avevano seguito anche nella seconda avventura non possono far altro che collezionare le sue apparizioni fantasmatiche in coppia con Brian Eno (nell'album Evening Star, 1975), nei primi album solo di Peter Gabriel, in dischi di nuove band new wave come i Blondie, sui dischi della metamorfosi new wave di David Bowie ("Heroes" e Scary Monsters), e in tante altre incisioni.

Nel 1979 esce un album solo, Exposure, che mostra un Fripp trasformato, in giacca, cravatta e senza barba. Il disco è quanto mai eterogeneo, e in esso compaiono tanti vecchi e nuovi amici (da Peter Hammill a Peter Gabriel, alle sorelle Roche). In realtà si tratta dei residui di un progetto di album con il cantante americano Daryl Hall (che compare in un paio di canzoni), che però era naufragato causa veto della casa discografica di Hall.

Ma il disco fa intuire a molti che Fripp non è ancora stanco di lavorare insieme ad altri musicisti. E fa presagire una nuova avventura di gruppo.
 

Il Ritorno del Re Cremisi
Nel 1981 il colpo di scena: tornano i King Crimson, con un nuovo album dal titolo Discipline.
Per molti fan è uno shock. La musica su quei solchi (siamo negli ultimi anni dell'era del vinile) suona aliena, sconosciuta, del tutto diversa da quella cui li avevano abituati i King Crimson I e II. E qui si capisce fin dove arriva la rivoluzione di Fripp: abolire del tutto l'idea beatlesiana del gruppo o complesso o band come gruppetto d'amici "uno per tutti, tutti per uno", e sostituirla con un laboratorio musicale dove non ci sia una personalità dominante (quali potevano essere John Lennon e Paul McCartney nei Beatles), ma quattro o più musicisti che fanno musica insieme, contribuendo paritariamente, incontrandosi quando hanno qualcosa da dire, e poi facendo attività solistica quando li interessa altro. Indicativo di questa mentalità responsabile è il nome che all'inizio Fripp e compagni avevano pensato di usare per la nuova band: "Discipline". Alla fine però i quattro optano per il più glorioso nome originario.

La nuova formazione è di super-professionisti: il veterano Bruford alla batteria, il virtuoso Tony Levin al basso, e l'enfant prodige Adrian Belew alla chitarra (scoperto pochi anni prima da Frank Zappa e da David Bowie per una tourneé, e portato alla ribalta dall'album Remain in Light dei Talking Heads). Soprattutto la presenza di Belew è rivelatrice: per la prima volta nei King Crimson c'è una seconda chitarra, che in molti casi primeggia. In realtà Fripp è del tutto privo di smanie di protagonismo, e affiancarsi un altro virtuoso delle sei corde è (oltre a una manifestazione di stima per Belew) un modo per dire ai fan che King Crimson III non è la Robert Fripp Rock Band.

Questa versione dei King Crimson ha qualche somiglianza con certa musica new wave, probabilmente come risultato dei rapporti di Belew con i Talking Heads, spesso considerati, a torto o a ragione, progenitori di quel genere musicale. Nelle intenzioni di Fripp, preoccupato di armonizzare per la prima volta due chitarre nel gruppo, quello che si doveva ottenere era un "rock gamelan", con un intreccio ritmico delle due chitarre che lui trovava simile a quello ottenuto dai gruppi gamelan indonesiani.

A questo disco ne seguono altri due: Beat (1982, dedicato ai poeti e scrittori della beat generation) e Three of A Perfect Pair (1984), dopodiché Fripp scioglie nuovamente la band, non tanto perché insoddisfatto della musica che sta suonando, quanto della propria situazione contrattuale con la EG Records, con la quale entra in un contenzioso dal quale uscirà solo nel 1997 fondando una sua casa discografica, la Discipline Global Mobile, un'etichetta che ha curato non solo la musica dei King Crimson, ma anche vari progetti personali di Robert Fripp e di altri artisti.


King Crimson IV: da quartetto a sestetto
Nei primi anni 1990 Fripp invita il cantante David Sylvian (ex-Japan) a partecipare a una nuova formazione dei KC. Sylvian rifiuta, ma i due realizzano insieme un LP e partono in un tour cui partecipa anche il batterista Pat Mastelotto (già con i Mr Mister), che viene preferito addirittura al primo batterista della band, Michael Giles, desideroso di tornare a lavorare con Fripp, e a Jerry Marotta che aveva suonato nel disco in studio.

Mentre è ancora impegnato nel tour con Sylvian, Fripp comincia a organizzare la riunione dei King Crimson, inattivi da otto anni. Tony Levin e Adrian Belew lo convincono a contattare anche Bill Bruford, nonostante Fripp e Trey Gunn, allievo di Fripp e virtuoso dello stick insistano per Mastelotto. Di qui nasce una delle più originali formazioni della band, quella come sestetto, o meglio, per metterla nelle parole di Fripp, "doppio trio" (due chitarre, due bassi, due batterie).

I King Crimson (IV) si riformano come sestetto nel 1994, dopo dieci anni di assenza dalle scene musicali. La formazione "double trio" incide alcuni album: VROOOM (1994), THRAK (1995) e THRaKaTTaK (1996). Il nuovo sound dei King Crimson è qualcosa che sta tra l'intreccio di chitarre dell'era Discipline e il gusto quasi-heavy metal di Red. Il sestetto però, anche a causa della difficoltà di conciliare gli impegni dei sei componenti, si scioglie dopo il terzo LP.

 

 

Oggi
La storia della band è tutt'altro che conclusa. Dopo alcuni progetti temporanei denominati ProjeKcts, Bruford e Levin lasciano la band, lasciando la formazione Belew-Fripp-Gunn-Mastelotto (che si potrebbe definire King Crimson V). Il loro primo lavoro in studio è l'album The ConstruKction of Light (2000), accompagnato da un altro album di sole improvvisazioni in studio: Heaven and Earth, realizzato sotto il nome ProjeKct X.

Nel 2001, la DGM, la casa discografica di Fripp chiude i battenti come etichetta generale e si concentra sui soli King Crimson. Un lungo tour porta in concerto la musica di The ConstruKction of Light, seguito da un altro tour mirato a scrivere, provare e sviluppare nuovi brani per l'album successivo: quest'ultimo esce nel 2003, col titolo The Power to Believe.

Nel novembre del 2003, Trey Gunn annuncia il suo abbandono della band. Robert Fripp non si perde d'animo: annuncia, insieme a Tony Levin, che quest'ultimo tornerà a suonare con i King Crimson. Ma al momento i KC (VI) non stanno lavorando insieme; cominceranno a registrare un nuovo album nel 2008 con una formazione a quintetto: Adrian Belew, Robert Fripp, Tony Levin, Pat Mastelotto e Gavin Harrison dei Porcupine Tree[1].

È evidente comunque che la serie interminabile di trasformazioni della band significa ormai che i King Crimson non sono un "complesso" nel senso tradizionale del termine, bensì una costellazione di musicisti che di tanto in tanto si riuniscono per suonare, comporre, ed eseguire la loro musica dal vivo. Al centro di questa costellazione, sta sempre il Re Cremisi in persona, Robert Fripp.


 

Influenze
La musica dei King Crimson I era ovviamente radicata in qualche misura nel rock degli anni 1960, specialmente in quello acido e psichedelico. Oltre ai Moody Blues, gli artisti che possono aver influenzato la prima formazione sono quelli le cui canzoni erano suonate dalla band in concerto: per esempio la canzone di Donovan Leitch "Get Thy Bearings", ma anche il classico dei Beatles "Lucy in the Sky with Diamonds". Altre tracce dei Beatles si ritrovano non solo nel primo periodo dei KC: suona alquanto crimsoniana (seconda fase) la coda strumentale della canzone "I Want You (She's So Heavy)" nell'LP beatlesiano Abbey Road. Comunque, mentre gruppi come gli stessi Beatles e i Rolling Stones suonavano forme più sofisticate di rock degli Stati Uniti, i KC hanno tentato di "europeizzare" quella che in precedenza era stata una forma di musica essenzialmente americana. In grandi linee, essi hanno eliminato il fondamento blues della musica rock (e certo lo stile chitarristico di Robert Fripp è tra i più distanti dalla tecnica blues) e l'hanno sostituito con una base derivata dalla moderna tradizione sinfonica europea. Le influenze americane sono più che altro derivate dal jazz, e comunque hanno un peso fino alla seconda formazione. Sebbene le influenze siano molteplici, due nomi sembrano aver avuto una forte influenza sulla musica dei King Crimson, fattasi più marcata nel corso degli anni.

Gustav Holst è il nome più ovvio, almeno a livello superficiale. La prima formazione dei KC suonava regolarmente dal vivo una versione elettrica della sezione intitolata Marte della suite di Gustav Holst The Planets (I pianeti). L'influenza di Béla Bartók è più sottile, ma il compositore ungherese è stato indicato più volte da Fripp e da altri componenti della band come un punto di riferimento, e sembra presente in modo più pervasivo nel complesso del repertorio musicale dei KC (decisamente influenzato da Bartok è per esempio il brano Larks' Tongues in Aspic).

Come risultato di quest'influenza, il primo album della band viene frequentemente visto come punto d'inizio del rock sinfonico o progressive rock.

 

 

Formazione
Robert Fripp - chitarra, mellotron (1968 - oggi)
Greg Lake - voce (1968 -70), basso (1968 -69)
Ian McDonald - fiati, tastiere (1968 -69, ospite nel 1974)
Michael Giles - batteria (1968 -70)
Peter Sinfield - testi, effetti sonori (1968 -72)
Mel Collins - fiati (1970 -72, ospite nel 1974)
Peter Giles - basso (ospite nel 1970)
Keith Tippett - pianoforte (ospite 1970 -72)
Gordon Haskell - basso, voce (ospite nel 1970)
Andy McCulloch - batteria (1970)
Mark Charig - cornetta (ospite 1970 -71, 1974)
Robin Miller - oboe (ospite 1970 -71, 1974)
Nick Evans - trombone (ospite nel 1970)
Jon Anderson - voce (ospite nel 1970)
Harry Miller - contrabbasso (ospite nel 1971)
Paulina Lucas - soprano (ospite nel 1971)
Boz Burrell - basso, voce (1971 -72)
Ian Wallace - batteria (1971 -72)
John Wetton - basso, voce (1972 -74)
Bill Bruford - batteria (1972 - 1997)
David Cross - violino, tastiere (1972 -74)
Jamie Muir - percussioni (1972 -73)
Eddie Jobson - violino (ospite nel 1974)
Adrian Belew - chitarra, voce, percussioni (1981 - oggi)
Tony Levin - basso, stick (1981 - 1997, 2003 - oggi)
Trey Gunn - stick (1994), Warr guitar, basso (1995 - 2003)
Pat Mastelotto - batteria (1994 - oggi)
Gavin Harrison - batteria (2008 - oggi)

Live Lineup
1969 - Robert Fripp, Greg Lake, Ian McDonald, Michael Giles
1971-72 - Robert Fripp, Boz Burrell, Mel Collins, Ian Wallace
1972-73 - Robert Fripp, John Wetton, David Cross, Bill Bruford, Jamie Muir
1973-74 - Robert Fripp, John Wetton, David Cross, Bill Bruford
1981-84 - Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin, Bill Bruford
1994-96 - Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin, Trey Gunn, Bill Bruford, Pat Mastelotto
1997 - ProjeKct One - Robert Fripp, Tony Levin, Trey Gunn, Bill Bruford
1998 - ProjeKct Two - Robert Fripp, Trey Gunn, Adrian Belew (batteria)
1999 - ProjeKct Three - Robert Fripp, Trey Gunn, Pat Mastelotto
1998 - ProjeKct Four - Robert Fripp, Tony Levin, Trey Gunn, Pat Mastelotto
2000-03 - Robert Fripp, Adrian Belew, Trey Gunn, Pat Mastelotto
2006 - ProjeKct Six - Robert Fripp, Adrian Belew (batteria)
2008- - Robert Fripp, Adrian Belew, Tony Levin, Pat Mastelotto, Gavin Harrison

Discografia
Album in studio

1969 - In the Court of the Crimson King (EG Records Ltd.)
1970 - In the Wake of Poseidon (EG Records Ltd.)
1970 - Lizard (EG Records Ltd.)
1971 - Islands (EG Records Ltd.)
1973 - Larks' Tongues in Aspic (EG Records Ltd.)
1974 - Starless and Bible Black (EG Records Ltd.)
1974 - Red (EG Records Ltd.)
1981 - Discipline (EG Records Ltd.)
1982 - Beat (EG Records Ltd.)
1984 - Three of a Perfect Pair (EG Records Ltd.)
1994 - VROOOM, EP (Virgin Records)
1995 - THRAK (Virgin Records)
1998 - ProjeKct Two - Space Groove (Discipline Global Mobile)
2000 - The ConstruKction of Light (Virgin Records)
2000 - ProjeKct X - Heaven and Earth (Discipline Global Mobile)
2002 - Happy with What You Have to Be Happy with, EP (Sanctuary)
2003 - The Power to Believe (Sanctuary)
 

Album live

1972 - Earthbound (Island Records)
1975 - USA (Atlantic Records)
1993 - The Great Deceiver -- Live 1973-1974 4CD Box (EG Records Ltd.)
1995 - B'BOOM Official Bootleg - Live In Argentina 1994 2CD (Discipline Global Mobile)
1996 - THRaKaTTaK (Discipline Global Mobile)
1997 - Epitaph -- Live 1969 4CD Box (Discipline Global Mobile)
1997 - The Night Watch -- Live 1973 2CD (Discipline Global Mobile)
1998 - Absent Lovers -- Live 1984 2CD (Discipline Global Mobile)
1999 - ProjeKct One - Live At The Jazz Cafe (Discipline Global Mobile)
1999 - ProjeKct Two - Live Groove (Discipline Global Mobile)
1999 - ProjeKct Three - Masque (Discipline Global Mobile)
1999 - ProjeKct Four - West Coast Live (Discipline Global Mobile)
2000 - Heavy ConstruKction (Discipline Global Mobile)
2001 - VROOOM VROOOM -- Live 1995-96 2CD (Discipline Global Mobile)
2001 - Level Five (Discipline Global Mobile)
2002 - Ladies Of The Road -- Live 1971-72 2CD (Discipline Global Mobile)
2003 - EleKtrik, Live in Japan (Discipline Global Mobile)
 

Collectors' Club

1 Live at The Marquee, July 6, 1969
2 Live at Jacksonville, February 26, 1972
3 The Beat Club, Bremen, 1972
4 Live at Cap D'Agde, August 26, 1982
5/6 Live on Broadway, 1995
7 ProjeKct Four - Live in San Francisco, November 1, 1998
8 The VROOOM Sessions, 1994
9 Live at Summit Studios, March 12, 1972
10 Live in Central Park, NYC, July 1, 1974
11 Live at Moles Club, Bath, 1981
12 Live in Hyde Park, 1969
13 Nashville Rehearsals, 1997
14 Live At Plymouth Guildhall, May 11, 1971
15 Live in Mainz, Germany, March 30, 1974
16 Live in Berkeley, CA, 1982
17 ProjeKct Two - Live in Northampton, MA, July 1, 1998
18 Live in Detroit, MI, November 1971
19 Live in Nashville, TN, November 9 & 10, 2001
20 Live at the Zoom Club, 1972
21 The Champaign-Urbana Sessions, 1983
22 ProjeKct One - Jazz Cafe Suite, December 1-4, 1997
23 Live in Orlando, FL, February 27, 1972
24 Live in Guildford, November 13, 1972
25 Live at Fillmore East, November 21 & 22, 1969
26 Live in Philadelphia, PA, July 30, 1982
27 ProjeKct Three - Live in Austin, TX, March 25, 1999
28 Live in Warsaw, June 11, 2000
29 Live in Heidelberg, 1974
30 Live in Brighton, October 16, 1971
31 Live at the Wiltern, July 1, 1995
32 Live in Munich, September 29, 1982
33 Projekct Two - Live in Chicago, IL, June 4, 1998
34 ProjeKct Three - Live in Alexandria, VA, March 3, 2003
35 Live in Denver, March 13, 1972
Raccolte

1976 A Young Person's Guide to King Crimson
1986 The Compact King Crimson
1991 The Abbreviated King Crimson: Heartbeat
1991 The Essential King Crimson: Frame By Frame 4CD Box
1993 The Concise King Crimson: Sleepless
1999 Deception of the Thrush: A Beginners' Guide to ProjeKcts
2000 The Beginners' Guide To The King Crimson Collectors' Club
2004 The 21st Century Guide to King Crimson, Vol. One: 1969-1974 4CD Box
2005 The 21st Century Guide To King Crimson Vol. Two: 1981-2003 4CD Box
Video

1984 The Noise - Frejus 1982
1984 Three of a Perfect Pair - Live in Japan
1996 Live In Japan - 1995
1996 deja VROOOM DVD
2003 Eyes Wide Open DVD
2004 Neal and Jack and Me - Live 1982-1984 DVD

 



In the Court of the Crimson King (Island Records, 1969) è il primo album dei King Crimson, gruppo di rock progressivo britannico.

Il disco
Nell'album si sente l'influsso dei Moody Blues di Nights in White Satin (specie nella suggestiva ballata Epitaph), ma il gruppo batte anche vie del tutto proprie e originali, come nel brano di apertura, 21st Century Schizoid Man; racconta Robert Fripp che essa veniva eseguita come pezzo d'apertura nei concerti, scioccando spesso il pubblico composto di miti hippie che s'aspettavano le romantiche ballate del gruppo. 21st Century Schizoid Man potrebbe sembrare quasi fuori posto, perché aggredisce con sincopi sinfoniche e uno slogan distorto per lanciarsi poi in una jam furibonda (con un suggestivo delirio di chitarra e fiondate feroci di sax). Spesso gli appassionati dei King Crimson cominciavano ad ascoltare l'LP posando la puntina del giradischi nello spazio tra 21st Century... e I Talk to the Wind. Eppure la furia iconoclasta di quel primo brano riemergerà pressoché intatta nella seconda fase dei KC, quella che s'apre con Larks' Tongues in Aspic; e proprio 21st Century... venne spesso eseguito dal vivo anche dalle recenti incarnazioni dei King Crimson.

Rappresenta pienamente lo spirito del gruppo in questa fase la visione/allucinazione di In the Court of the Crimson King, una suite-balletto che fonde folk medievale, song rinascimentale, jazz-rock, musica psichedelica e sinfonismo classico. Ma in tutta la musica dei King Crimson di questo primo periodo c'è un miracoloso equilibrio di melodie pop, arrangiamenti jazzistici, armonie classiche, visionarietà psichedeliche. La sintesi quasi alchemica di musica classica, jazz e rock, viene raggiunta attraverso le esperienze dei componenti del gruppo; si può dire che le tre componenti siano rappresentate dai tre strumenti guida: mellotron, sassofono e chitarra. Il fatto saliente stava nell'essere riusciti a fondere tradizioni così diverse. Semmai la tecnica del gruppo risaltava nel cromatismo quasi delirante delle composizioni, in cui gli strumenti sembrano fare a gara a decorare con tinte sempre più forti.

Il chitarrismo calligrafico di Robert Fripp si accoppiava magnificamente alle ventate elettroniche di Ian McDonald, all'accompagnamento leggiadro di Greg Lake, al passo marziale di Giles. Vera introduzione all'universo fiabesco del gruppo è però I Talk to the Wind, tenue ballata accompagnata da riverberi di oboe e vibrafono. Il primo grande capolavoro sinfonico è Epitaph, che si apre con una maestosa marea di mellotron per ridursi subito a un bisbiglio marziale e malinconico; nell'incedere solenne, classicheggiante, di questo spiritual, nel suo crescendo apocalittico e nell'arrangiamento certosino di ogni sequenza è riconoscibile il marchio di fabbrica dei King Crimson.

Una minuziosa architettura timbrico-ritmica, eretta cellula sonora su cellula sonora, sosteneva le loro delicate melodie folk. Il capolavoro nel capolavoro era in realtà Moonchild, una lunga suite che era anche il brano meno lineare. Qui le atmosfere gotiche degli altri brani vengono ambientate in uno scenario futuristico: il ritornello dimesso e androide affonda in una palude di suoni dissonanti e di rumori percussivi.


Cover
21st Century Schizoid Man é stata coverizzata dal gruppo thrash metal/progressive metal dei Voivod nell'album del 1997 Phobos e da Ozzy Osbourne nell'album del 2005 di cover Under Cover e dal gruppo thrash metal dei Forbidden nell'album del 1994 Distortion.
I Talk to the Wind é stata coverizzata dal gruppo techno/house degli Opus III nell'album del 1991 Mind Fruit e nell'album di Jordan Rudess del 2007 The Road Home
La melodia di Moonchild é stata usata nella canzone M62 Song del gruppo Indie rock dei Doves nell'album del 2002 The Last Broadcast e dal rapper Mims come sample nella canzone Doctor Doctor nell'album del 2007 Music Is My Savior.
In the Court of the Crimson King é stata coverizzata dal gruppo heavy metal dei Saxon nell'album del 2001 Killing Ground col nome di Court of the Crimson King in versione leggermente accorciata.
I King Crimson piombarono sulla scena del 1969 armati di un "nuovo" strumento, il mellotron, che consentiva di simulare il sound di un'orchestra. Facendo perno su questo ritrovato della tecnica, il complesso accentuo` le velleita` neo-classiche di Nice, Moody Blues e Procol Harum e assorbi` al tempo stesso le influenze della musica psichedelica. Nacque cosi` uno stile favolistico, maestoso, medievale, esotico, che non aveva precedenti. Per quanto si discostasse dal formato altamente emotivo del rock and roll, il genere inventato dai King Crimson era pur sempre un genere carico di emozioni, ma piu` sul versante del "pathos" romantico che della furia delinquenziale. Il gruppo sarebbe poi rimasto sulla breccia come faro di riferimento per il progressive-rock, in particolare della variante jazz-rock, e Robert Fripp sarebbe emerso come una delle intelligenze piu` acute della musica rock.
Il chitarrista Robert Fripp e il batterista Mike Giles si conobbero nei Giles Giles & Fripp, titolari di The Cheerful Insanity Of (Dream, 1968). L'anno successivo formarono un quartetto con il bassista e cantante Greg Lake e il polistrumentista Ian McDonald, che si alternava al sassofono e alle tastiere. Il "quinto" membro del gruppo era il paroliere Pete Sinfield, a cui si devono i testi magniloquenti un po' grotteschi.

In The Court Of The Crimson King (Island, 1969), rimane uno dei massimi capolavori del progressive-rock di tutti i tempi, e quello che meglio di ogni altro ne rappresenta la corrente "romantica". Epitome di tutta la loro fase romantica e` la sublime visione/allucinazione di In The Court Of The Crimson King, una suite-balletto che fonde folk medievale, song rinascimentale, jazz-rock, musica psichedelica e sinfonismo classico in un fantastico volo di fantasia.
I King Crimson compivano una sintesi quasi alchemica di musica classica, jazz e rock (tre elementi ben rappresentati dai tre strumenti guida: mellotron, sassofono e chitarra). La magniloquenza era in realta` un dettaglio. Il fatto saliente stava nell'essere riusciti a fondere tradizioni cosi` diverse. Semmai la tecnica del gruppo risaltava nel cromatismo quasi delirante delle composizioni, in cui gli strumenti sembrano fare a gara a decorare con tinte sempre piu` forti. Il chitarrismo calligrafico di Fripp si accoppiava magnificamente alle ventate elettroniche di McDonald, all'accompagnamento leggiadro di Lake, al passo marziale di Giles.
Vera introduzione all'universo fiabesco del gruppo e` pero' I Talk To The Wind, tenue ballata accompagnata da riverberi di oboe e vibrafono. Il primo grande capolavoro sinfonico e` Epitaph, che si apre con una maestosa marea di mellotron per ridursi subito a un bisbiglio marziale e malinconico; nell'incedere solenne, classicheggiante, di questo spiritual, nel suo crescendo apocalittico e nell'arrangiamento certosino di ogni sequenza e` riconoscibile il marchio di fabbrica dei King Crimson. Una minuziosa architettura timbrico-ritmica, eretta cellula sonora su cellula sonora, sosteneva le loro delicate melodie folk.
Il capolavoro nel capolavoro era in realta` Moonchild, una lunga suite che era anche il brano meno lineare. Qui le atmosfere gotiche degli altri brani vengono ambientate in uno scenario futuristico: il ritornello dimesso e androide affonda in una palude di suoni dissonanti e di rumori percussivi.
21st Century Schizoid Man sembra quasi fuori posto, perche' aggredisce con sincopi sinfoniche e uno slogan distorto per lanciarsi poi in una jam furibonda (con un suggestivo delirio di chitarra e fiondate feroci di sax).

Al primo disco il complesso fece seguire In The Wake Of Poseydon (1970), che semplicemente approfondiva l'aspetto "mitologico" del primo album facendo leva su effetti sonori ancor piu` grandiosi. Il gruppo era anche cresciuto a sei unita` grazie all'innesto di due musicisti jazz: Mel Collins ai fiati e Keith Tippet alle tastiere. Ne venne fuori un suggestivo e barocco affresco che mescolava surrealismo e gotico, in particolare nelle tre lunghe suite: Pictures of a City, un altro nevrotico jazz-rock alla 21st Century Schizoid Man; In the Wake of Poseidon, un'altra suite minacciosa e classicheggiante alla Crimson King, e The Devil's Triangle, uno strumentale criptico e depresso. L'album diede al gruppo persino il loro singolo piu` accessibile (Cat Food).

Se Poseydon era stato semplicemente una ripetizione dei temi del primo album, Lizard (1970) inizio` invece la progressione verso un sound sempre piu` astratto e sempre meno melodico. Lake (passato ai EL&P) era stato sostituito da Gordon Haskell e anche McDonald aveva lasciato il complesso (formera` i Foreigner). L'album era ancor piu` pretenzioso dei primi due e in piu` era anche viziato da strutture involute, disarticolate, glaciali e cerebrali, piu` vicino alla musica classica e al jazz che al rock and roll. I King Crimson sono qui, a tutti gli effetti, un ensemble da camera.
Cirkus e` il brano meno cervellotico, piu` emotivo. ma la fusione e` particolarmente inquietante e imponente nella sterminata fantasia melodica, Lizard, che da` titolo all'album. Il suo primo movimento, Prince Rupert Awakes, e` il brano che segnala la transizione dal vecchio stile pomposo a un nuovo stile subdolo e misterioso. Il secondo movimento, The Peacock's Tale, e` una sonata per piano, oboe e trombone. Il terzo, The Battle of Glass Tears, e` un incubo quasi cacofonico.

I frammenti pulsanti di Moonchild avevano aperto la strada a un manierismo sperimentale che culmino` con Formentera Lady, il tour de force di Islands (1971). Sailor's Tale e Islands sono ballate astratte che vagano senza meta in un universo armonico degno dei quadri di Dali`. I King Crimson erano diventati la negazione della musica rock, nel bene e nel male.

La formazione intanto continuava a cambiare a causa del carattere tirannico di Fripp, e finalmente il chitarrista si ritrovo` solo. Non perse l'opportunita` e rifondo` i King Crimson su basi piu` jazz che rock, attorniandosi dei talenti di Bill Bruford (batteria, ex Yes, John Wetton (basso, ex Family, David Cross (violino). Il sound al tempo stesso aspro e fluido, sghembo e geometrico, cervellotico e violento di Lark's Tongues In Aspic (1973) rappresenta un'altra conquista importante, benche' abbia perso tutto il pathos dei primi King Crimson. Lark's Tongues In Aspic e` una delle suite piu` esemplari della carriera di Fripp, mentre Book Of Saturday e Easy Money sono canzoni-gag fra le migliori in repertorio. Fripp si metteva in luce come inventore di uno degli stili piu` caratteristici e influenti alla chitarra.

Questo quartetto "creativo" registro` poi Starless And Bible Black (1974), che contiene due canzoni rock relativamente semplici (The Great Deceiver e Lament), la ballata The Night Watch e due lunghe jam di nervosa e incoerente fusion, Starless And Bible Black e Fracture.

Perso David Cross, i King Crimson sono praticamente un trio (Fripp, Brudford e Wetton), su Red (1974), l'album piu` originale nella direzione di quel sound strumentale violento ed abrasivo, forte di incubi martellanti come Red, di deliqui disgregati come Providence, di scariche cosmiche come Starless, brani tanto avventurosi quanto difficili.

 

 

Compact (EG, 1986) e` un'antologia dei King Crimson.

A questo punto Fripp, sazio o disgustato, decise di mandare in pensione i King Crimson e lanciarsi nella carriera solista. Prima pero` collaboro` a due dischi di Brian Eno, l'eccellente No Pussyfooting (EG, 1973) e l'inferiore Evening Star (EG, 1975), nei quali ebbe modo di sfogare la libido avanguardistica che nei King Crimson era sempre stata represssa. Eno mise a punto un sistema di tape-delay che consenti` a Fripp di improvvisare sui loop creati dalla sua chitarra.

Dopo qualche anno trascorso a meditare (letteralmente, in un ritiro spirituale yoga) e il trasferimento a New York, Fripp decise in pratica di ridimensionare l'aspetto per cui era piu` noto (lo stile alla chitarra) e di concentrarsi invece su una nuova arte: quella di decostruire la canzone pop. Fripp critica apertamente la vecchia civilta' "dinosauro" della musica rock (supergruppi dotati di un'intelligenza molto ridotta) ed esalta le piccole unita` mobili indipendenti e intelligenti della new wave. Non a caso diventa subito un nume protettore della new wave.

Il suo primo disco solista, Exposure (EG, 1979 - Panegyric, 2006), che si avvale di cantanti come Peter Gabriel, Daryl Hall e Pete Hammill, fa leva soprattutto sulla tecnica "frippertronics" (basata sui tape loop), che prende di mira muzak e disco-music da una prospettiva post-moderna. L'idea e` pur sempre quella dei tape loop di Eno, ma portata tanto avanti, e su tutti i fronti del consumismo rock, da arrivare a lambire ora una musica elettronica per archi con spessore quasi orchestrale e ora la piece evocativa per chitarra sintetizzata.
L'album e` autobiografico, ma cio` che conta e` la sua struttura: un mosaico eterogeneo di piccoli brani sovraccarichi di citazioni: il boogie epilettico di You Burn Me Up I'm A Cigarette, il pop di NOrth Star, l'heavy-metal parossistico e disarticolato di Disengage, l'art-rock enfatico di You May Not Have Had Enough, la cacofonia futurista di NY3, la trance/dance orientaleggiante e straniata di Exposure, il lied ambientale di Water, la cadenza psichedelica "barrettiana" di Chicago. La quantita` di "generi" tracopiati da queste metafore, al tempo stesso serie e profondamente scipite, ricorda gli esperimenti sui testi di Burroughs.

Su God Save The Queen (EG, 1980), diviso in una facciata di "frippertronics" e una facciata di "discotronics", spiccano i tredici pirotecnici minuti di Zero Of The Signified (poi ribattezzata God Save The King), nei quali e` piu` evidente la concezione di una dance/trance che associ corporalita' e meditazione, e in cui trova assetto definitivo il timbro della sua chitarra, un suono soffice, sinuoso, sensuale e spirituale che assomiglia sempre piu` a quello del synth.

The League Of Gentlemen (1981) e` invece una raccolta di scherzi e trucchi strumentali per l'omonima dance-band: la musichetta da vaudeville di Heptapara..., il ballabile da spiaggia Inductive Reasoning, il minimalismo surreale di Dislocated, le scale assonanti di HG Wells, il crescendo travolgente di Trap. Rispetto ad Exposure e` un significativo passo avanti: Fripp disseziona la musica in "maniere", al di la` dei "generi", e su quelle infierisce con il suo accademico astrattismo.

Let The Powe Fall (EG, 1981) e` una dimostrazione della frippertronics. I sei (lunghi) brani si intitolano 1984, 1985, 1986, 1987, 1988, 1989.

Dopo i fasti della classic-psichedelia, la sbornia jazz-rock e le velleita' avanguardiste, Fripp si converte cosi` alla nuova intelligentsia della musica "indipendente". Filosofo, mistico, sociologo, musicologo, Fripp mette a frutto le diverse sfaccettature della sua personalita` in una austera disciplina musicale.

A sorpresa Fripp riesuma poi il cadavere dei King Crimson. La nuova formazione annovera le poli-percussioni del drago Bill Bruford, l'estrosa chitarra psichedelica di Adrian Belew, e il basso titanicamente jazz di Tony Levin. Il bricolage elettro-funk di Discipline (WB, 1981 - Discipline, 2006) e` un derivato del disco di Eno e Byrne e della new wave newyorkese in generale: dance-music cerebrale, minimalismo, straniamento, gag etniche. La schizofrenia in cui cade il gruppo consiste nel fatto che da un lato fa disco-music accessibile (il solito gioco di contrappunti melodici e cicli ritmici), mentre dall'altro ritorna (per lo piu` con brani solo strumentali) alle asprezze sperimentali dei secondi King Crimson (la mistico-galattica Sheltering Sky rappresenta forse l'apice assoluto di Fripp in questa direzione).
L'importanza dell'ensemble sta piuttosto nelle rivoluzionarie tecniche di approccio ai rispettivi strumenti. Per quanto fluidi e incisivi, i loro suoni sono "trattati" in maniera da spostare l'enfasi verso loro possibilita` tradizionalmente trascurate. In questo senso la chitarra "mimica" di Belew e il basso "percussivo" di Levin rappresentano le conquiste piu` sensazionali. Fripp e Belew insieme rappresentano poi il piu` stranito duo di chitarristi che abbia mai fronteggiato un gruppo rock, una sarabanda "mobile e intelligente" di chitarre animali, chitarre onomatopeiche, chitarre pneumatiche, chitarre industriali, chitarre digitali. La simmetria e l'equilibrio raggiunti da questa musica cool e collettiva (molto al di fuori quindi dagli schemi correnti) aprono le porte a un nuovo concetto di complesso rock. Thela Hun Ginjeet, Elephant Talk, Discipline non sono piu` musica rock per quanto il formato sia quello della musica rock.

Beat (EG, 1982), un tributo alla "beat generation", che assimila anche l'elettronica e la world-music (Requiem) e l'hard-rock (Two Hands) e strizza l'occhio al pop (Heartbeat, Neal And Jack And Me, Waiting Man), Three Of A Perfect Pair (EG, 1983), prevalentemente strumentale, fra cui Lark's Tongues In Aspic Part III, chiudono la trilogia dei nuovi King Crimson. Il gruppo si scioglie. Frame By Frame (Caroline, 1991) e` un box-set di quattro CD che campiona la carriera dei King Crimson fino al 1984.

Nel frattempo Fripp si cimenta in due album in coppia con il chitarrista Andy Summers dei Police: I Advance Masked (A&M, 1982). e Bewitched (A&M, 1984). si cimenta invece in una disco-funky cibernetica, completamente strumentale e in scala pentatonica, dove il fraseggio sintetizzato delle due chitarre sul ritmo metronomico da` luogo a singolari balletti schizoidi

Sposata la cantante Toyah Wilcox, Fripp registra con lei The Lady Or The Tiger (EG, 1986), avvalendosi di sedici chitarristi che chiama "leage of crafty guitarists". I due fanno anche parte dei Sunday All Over The World che registrarono Kneeling At The Shrine (EG, 1991).
fonte : www.scaruffi.com - Tradotto da Gianluca Mantovan

 



KING CRIMSONIn The Court Of The Crimson King(Island) 1969

di Rosario Leotta

Sembra quasi di sentirlo, l'urlo dell'uomo schizoide, guardando l'immagine trasfigurata della copertina di questo capolavoro assoluto del progressive rock britannico. Barry Godber riesce, attraverso la sua grottesca raffigurazione, a creare il vortice inesorabile che, partendo dalla cavità orale del "profetico mostro", giunge all'orecchio dell'ascoltatore.

"In The Court of the Crimson King" è la prima fatica dei King Crimson, un'opera che rimarrà inevitabilmente un microcosmo a sé stante, nonostante gli impeccabili lavori realizzati in seguito dalla band di Robert Fripp. Atmosfere surreali e incantate, lunghe suite romantiche e complesse architetture sonore segnano un album che, a distanza di tanti anni, riesce ancora ad apparire moderno.

E' 1969, un periodo in cui sulla scena britannica sono già sbocciate imponenti formazioni del calibro di Genesis, Soft Machine, Yes. Siamo in piena era progressiva, influenzata da più generi musicali quali il jazz, la musica classica e la musica atonale contemporanea. Il genio di Robert Fripp unito alla sua prima formazione, guidata dall'eccellente paroliere Peter Sinfield, plasmano con cura queste cinque tracce, magistralmente incatenate tra di loro, nel tentativo di generare un nuovo ordine musicale.

La voce distorta di Greg Lake, futuro leader degli Emerson, Lake & Palmer, apre il primo atto della rappresentazione: "21th Century Schizoid Man". Un inizio a dir poco spiazzante, composizione frenetica, rumorista, ma allo stesso tempo melodica, che si incastra alla perfezione con la seconda traccia dell'album: "I Talk To The Wind". Il flauto di Ian McDonald si unisce alla lucida tranquillità della voce di Lake, in una quiete irreale, che fa presagire la tristezza contenuta della traccia successiva, la dolente "Epitaph". Il mellotron fa sentire la sua voce, il mostro urla di dolore: è un epitaffio ("Confusion will be my epitaph") che riguarda l'intera umanità; "But I fear tomorrow I'll be crying" profetizza Lake alla fine del pezzo.

Si chiude il primo atto e si torna nell'illusione onirica e nella quiete stagnante di "Moonchild". La voce di Lake diventa sempre più flebile fino a lasciare spazio all'agonia dissonante degli strumenti degli altri musicisti, per una pura gemma free-form. Fervono i preparativi, i componenti della band, al seguito di Fripp, stanno per entrare alla corte del Re Cremisi. E' l'ultimo atto: "The Court of the Crimson King". Il suono del mellotron si fa sempre più incalzante e Lake conclude la sua parte seguito dai compagni che ribattono con un tono corale ossessivo e lancinante. Magnifico, in particolare, l'assolo al flauto di Ian McDonald. Sembra la fine, ma dando un'occhiata all'interno della copertina, ci accoglie il sorriso grottesco eppur rassicurante di un volto decisamente più umano. Sembra quasi elogiare la follia già annunciata secoli prima da Erasmo e perseguita con coraggio da Fripp e compagni.

Si chiude così il primo capitolo dei King Crimson. Le formazioni cambieranno numerose volte nell'arco di trent'anni gravitando attorno alla sagoma imperiosa di Fripp, che cambierà marcia passando dal progressive più genuino dei primi tempi a successive elucubrazioni a volte apprezzabili, a volte forse un po' troppo pretenziose. I tempi cambiano e, ascoltando gli ultimi lavori del gruppo, risulta ormai difficile sentire l'urlo dell'Uomo Schizoide del Ventunesimo Secolo, ma resta pur sempre il suo sguardo allucinato che custodisce i suoni di un'opera che resta tuttora unica nel suo genere.
(fonte : www.ondarock.it)

 


di Marco Vincini

La favolosa storia progressiva comincia sul finire degli anni '60. Alcuni fanno risalire le prime forme di fuga dagli schemi del rock & roll a "Sgt. Pepper's Lonely Heart Club Band", importante LP dei Beatles datato 1967, ma anche all'esordio della band psichedelica per eccellenza, i Pink Floyd, che con il loro "The Piper At The Gates Of Dawn" aprirono la strada ad un nuovo modo di concepire la musica. Ma forse il tentativo più incisivo e colossale di stabilire nuovi canoni, di concepire la musica in quanto tale, in grado di reggere da sola, senza sfondi o tematiche ideologiche, ma raffinata e autonoma, è proprio questo In The Court Of The Crimson King. E' con tale coraggioso esordio che la band capitanata dal preciso e cervellotico chitarrista Robert Fripp pone le basi a ciò che verrà poi definito come progressive rock. I King Crimson (tuttora attivi) sono sempre stati una band imprevedibile, caratterizzata da continui cambi di formazione, al punto tale che sono pochi gli LP a presentare gli stessi musicisti. L'unico che bene o male è quasi sempre rimasto in formazione è proprio il leader Fripp. In questo esordio lo troviamo alle chitarre, con Ian McDonald (portentosa ma effimera promessa del progressive rock) ai fiati e alle tastiere, Greg Lake (successivamente entrato a far parte degli Emerson, Lake & Palmer) al basso e alla voce, Michael Giles alle pelli e alle percussioni e, elemento originale e curioso, ma comunque assolutamente valido, Peter Sinfield, artista che si occupa dei testi dei brani. E' incredibile quanto questo disco si dimostri ancora attuale, con un uso già consapevole di vari effetti, come la distorsione vocale della straordinaria opener, “21st Century Schizoid Man”, un brano che preannucia le atmosfere allucinate e decadenti dell’album, una cavalcata di fiati e chitarre distorte che, accompagnate dall'aggressività dell'ossessiva, gracchiante voce di Greg Lake, va a creare un impasto sonoro scioccante per l'epoca. Il finale rappresenta il caos puro, in cui la chitarra e i fiati si amalgamano fino a non distinguersi più, in una serie di lamenti prossimi alla cacofonia. Geniale. La voglia di sfondare le barriere della semplice canzone viene resa in maniera molto esplicita in “Moonchild”, brano in cui un cantato malinconico e angosciato, ma al tempo stesso tranquillo, si allaccia a cupi fraseggi flautistici e ad una chitarra velata, ma che crea un'instabilità palpabile. Il sapore progressivo si sente già quando, al terzo minuto (il brano ne dura 12), la musica si calma e una chitarra tranquilla sembra proseguire quasi senza méta lungo una strada assolutamente libera. Un accenno di piatti e gli strumenti si fanno un tantino più vivaci... sembra che il pezzo debba risorgere, è come se dovesse esplodere, ma non succede mai. Un pezzo assolutamente sperimentale, che presenta tutte le garanzie a cui ci abituerà il buon Fripp. La cosa più affascinante di questo disco è forse la particolare atmosfera che vanno a ricreare gli strumenti, elemento di cui ho già parlato, ma che merita un ulteriore approfondimento: il cupo e angosciante senso di malinconica nostalgia di qualcosa di inspiegabile è carpibile sin dalla copertina, il famoso viso grottesco di una creatura non ben definita (le copertine evocative e bizzarre saranno una delle credenziali del prog). L'atmosfera si fa molto immersiva in pezzi quali “I Talk To The Wind”, in cui tristezza e rilassatezza si alternano e si includono in maniera affascinante, con gli strumenti che vengono suonati con una morbidezza che ha dell'incredibile. La seguente “Epitaph” e la conclusiva “The Court Of The Crimson King” concludono il discorso: due brani caratterizzati da un'espressività che definirei quasi irripetibile, dove la decadenza la fa da padrona. Insomma, uno spaccato di sensibilità artistica che, considerato anche che si tratta di un esordio, merita di rientrare nella collezione di ogni progster che si rispetti.
 


In The Court of The Crimson King

di The Masquerade

Prima dell'analisi di questo disco occorre fare luce su quello che fu il panorama musicale in Inghilterra negli anni sessanta: la scena era dominata dai Beatles, che, giunti al successo, influenzavano le masse di adolescenti conquistati dalla dirompente Beatlemania. Nell'ambito progressive i Pink Floyd, ancora nel loro periodo psichedelico, stavano gettando le radici di questo genere musicale che già proliferava nell'underground, in locali quali il tanto decantato "UFO Club" di Londra, mentre nascevano gruppi quali gli Yes, i Soft Machine, i Genesis.

Fu nel mezzo di un epoca di fervore artistico per l'inghilterra che si formò il gruppo di cui andiamo a conoscere le principali vicende. Il cuore dei King Crimson fu senz'altro Robert Fripp, chitarrista e membro fondatore, nato nel Dorset, in Inghilterra. Sin da giovane seguì un particolare metodo di studio dello strumento che si riflette nelle sue composizioni, nelle quali importa elementi jazzistici, classici ed etnici. Nel 1969, Fripp decise di fondare la band con musicisti che spiccavano per la lor personalità particolare e un approccio melodico allo strumento fuori dal comune.

Greg Lake, un cantante dal timbro inconfondibile, nonché un ottimo bassista e chitarrista, che è annoverato fra le migliori voci della storia e militerà in seguito negli Emerson, Lake and Palmer, un altro gruppo che ha largamente contribuito allo sviluppo del Progressive. Il suono particolare, colmo di carica espressiva oltre che di un tono a volte dolce altre volte sofferto, combinato ad un ottima tecnica come bassista, fanno di lui un grandissimo musicista.
Michael Giles, batterista, grazie ai suoi studi di Jazz e Avanguardia sarà capace di creare sezioni ritmiche fenomenali così come accompagnamenti eterei atti a creare un tappeto per la voce di Lake.

Ian McDonald, eccezionale polistrumentista (in grado di suonare flauto traverso, oboe e tastiere) che ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della band. La sua abilità nell'utilizzo dei fiati ha creato serie difficoltà nel reperire musicisti altrettanto validi per i tour (molti brani in studio presentano parti sia per fiati che tastiere e sono state pertanto suonate in sovraincisione dallo stesso Mcdonald).
Infine Peter Sinfield, personalità alquanto misteriosa, poeta e musicista seguace di Shakespeare. Fu il creatore di molti dei testi del gruppo, le tematiche affrontate seguono infatti un filone epico rielaborato ad arte, caratteristica che Sinfield ha portato in altri gruppi per i quali ha composto liriche.
In seguito ad una lite con lo stesso Robert Fripp, nel 1972 si allontanerà definitivamente dai King Crimson, la band verrà sciolta per poi riunirsi nel 1981 con numerosi cambi di formazione, sino all'odierna “21st Century Schizoid Band”, nella quale Fripp non è più presente.

Il disco
“In The Court Of The Crimson King” è un vero e proprio urlo di disperazione contro l'evoluzione della società e dell'uomo moderno, rappresentato tanto dalla copertina agghiacciante quanto dal brano di apertura. C'è da dire che i primi fan dei King Crimson furono hippies alla ricerca di un sound fatto prevalentemente di ballad e jam psichedeliche e pertanto il primo ascolto del pezzo di cui sto per parlarvi fu come un devastante rombo di tuono.

“21st Century Schizoid Man” si preavvisa con un aleggiare di suoni nel sottile rumore di fondo che improvvisamente si trasforma in silenzio, per scoppiare poi in un riff letteralmente cannoneggiato da fiati, chitarra distorta e una sezione ritmica pesantissima spinta da Lake e Giles. Irrompe poi la voce distorta di Greg, ritmata da secchi accordi di Robert Fripp e il tutto sfocia in una feroce jam che si conclude con il riff iniziale.

L'effetto di questa canzone porterà i KC ad usarla spesso come brano di apertura nel loro tour, per sconvolgere i fan con un inno vicino alla soglia del dolore.
Si passa ad una calma coperta di mellotron, su cui va appoggiarsi la profonda voce di Lake, inframmezzata dagli assoli di Mcdonald: “Talk To The Wind”. Il primo pezzo lento del disco sfuma etereo attraverso una lirica quasi recitata, una narrazione epica che ci porta verso mondi lontani. Dopo la quiete rappresentata da “Talk to the Wind”, Greg Lake torna a cantare quello che è un triste pronostico per l'uomo moderno, che rischia di perdersi, inghiottito nella caotica e sincopata vita di tutti i giorni e finisce con l'impazzire: "Epitaph"

“Confusion will be my epitaph.
As I crawl a cracked and broken path
If we make it we can all sit back And laugh.
But I fear tomorrow I'll be crying,
Yes I fear tomorrow I'll be crying.”

In particolare, in questo testo, si nota come il Progressive per i King Crimson rappresenti non solo un modo di suonare ma un modo di essere, un rifiuto dei princìpi dell'epoca in cui sono vissuti e un tentativo di svolta e di protesta espresso tramite uno strumento libero: la musica.

Il brano che segue, una ballad cantata come una ninna-nanna dalla voce melodiosa di Greg Lake, è “Moonchild”.
La pace assoluta del pezzo lascia spazio al silenzio interrotto dalle voci degli altri musicisti, che sembrano richiamarsi debolmente come dispersi in un antro privo di luce. Si passa poi ad un'improvvisazione calma e completamente libera, costituita da dissonanze psichedeliche.

“In The Court Of The Crimson King”, brano che dà il nome all'album, ci trasporta nello spazio profondo, con un lamento corale espresso dalla lirica e da ogni singolo strumento, un segno inequivocabile di conclusione, quasi a farci immaginare i titoli di coda. Con l'ultimo pezzo giungiamo alla fine di un cammino in cui il gruppo ci ha mostrato con gli occhi della musica la realtà del tempo, con le sue tristezze e le sue gioie, gli sfoghi irruenti e laquiete dopo la tempesta.
Un pensiero caratterizzato da un pessimismo di fondo, mitigato da un volto all'interno del disco: consunto, porta i segni della stanchezza che il tempo vi ha depositato, ma appare sereno, nel suo grottesco sorriso.