"I'm the lizard king, i
can do anything"
Poeta, ribelle, rock'n'roll star, frontman, sognatore,
sciamano, bluesman, visionario, tossico, Jim Morrison ha attraversato la sua
breve esistenza come il soffio leggero di un fantasma ed è entrato nella
leggenda. Uno dei cattivi esempi più seguiti, il cui nome sarà sempre legato
a quello dei Doors. Un mito, nel senso più classico del termine, ma anche un
volto straordinariamente legato ai tempi in cui viviamo, quindi ancora
attualissimo perché, come scrisse Lester Bangs, "se i Rolling Stones erano
sporchi, i Doors erano veramente spaventosi, e la differenza è rilevante
perché elemento sostanziale della nostra epoca è proprio la paura".
« Un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di
una chitarra. »
(Jim Morrison)
« Se una mattina ti svegli e non c'è il sole, o sei morto, o sei il sole. »
(Jim Morrison)
Leader del gruppo musicale rock statunitense The Doors, Morrison fu definito
il poeta del sesso e della morte ed è ricordato come una delle figure di
potere seduttivo della musica rock.
Le sue opere e la sua vita sono state oggetto di un'ammirazione quasi
religiosa da parte di numerosissimi fan in tutto il mondo.
I primi anni
Jim Morrison nacque a Melbourne in Florida da George Steve Morrison,
ammiraglio in servizio presso la Marina degli Stati Uniti, e da Clara Clark.
Per la professione del padre, la famiglia dovette trasferirsi diverse volte
e la madre dovette assumere un ruolo autoritario nell'educazione dei
figli. Trascorse gran parte della sua infanzia a San
Diego, California; nel 1958 s'iscrisse alla Alameda High School, per poi
diplomarsi alla Washington Middle School di Alexandria, Virginia, nel 1961.
Trasferitosi presso i nonni a Clearwater in Florida (mentre la famiglia si
era trasferita a Phoenix), nel 1962 frequentò la Florida State University.
Nel gennaio 1964 l'intera a famiglia tornò in California, a Los Angeles:
nonostante il padre avrebbe preferito che il figlio si dedicasse come lui
alla carriera militare, Morrison terminò gli studi
presso la UCLA, laureandosi nello stesso anno in tecnica cinematografica.
Secondo Morrison, uno dei più importanti eventi della sua vita avvenne nel
1947 durante un viaggio con la famiglia nel New Mexico. Egli descriveva così
questo fatto:
« La prima volta in cui ho scoperto la morte... io, mia
madre, mio padre, mia nonna e mio nonno stavamo viaggiando in auto
attraverso il deserto all'alba. Un camion carico di Indiani aveva sbattuto
contro un'altra auto o qualcos'altro: c'erano Indiani insanguinati che
stavano morendo sparsi per tutta la strada. Ero solo un bambino e per questo
dovetti restare in macchina mentre mio padre e mio nonno scesero a guardare.
Tutto ciò che vidi fu una divertente vernice rossa e della gente distesa
attorno, ma sapevo cosa stava succedendo, perché riuscivo a sentire i
fremiti delle persone intorno a me, e all'improvviso capii che loro non
sapevano più di me cosa stava accadendo. Quella fu la prima volta che ebbi
paura... ed ebbi la sensazione, in quel momento, che le anime di quegli
Indiani morti - forse una o due di esse - stavano correndomi intorno, ed
entravano nella mia anima, e io ero come una spugna, pronto a sedermi là e
assorbirle »
Con i Doors
Jim Morrison, studente di Cinema alla UCLA di Los Angeles, condusse una vita
in stile bohémienne nelle vicinanze di Venice Beach. Un incontro casuale con
il compagno di università Ray Manzarek li portò alla formazione dei Doors,
in cui confluirono poi anche il chitarrista Robby Krieger e il batterista
John Densmore.
Il nome The Doors (Le Porte) deriva dal verso di una poesia di William
Blake.
« "If the doors of perception were cleansed, everything would appear to men
as truly it is; infinite." »
("Se le porte della percezione fossero aperte, tutto apparirebbe agli uomini
com'è veramente, infinito")
Come diceva lo stesso Morrison: "Ci sono il noto e l'ignoto, e in mezzo ci
sono le porte".
Per i Doors, il successo arrivò dopo l'uscita del primo omonimo album; la
loro musica era un blues rock psichedelico originale, con le tastiere di
Manzarek che davano l'impronta al sound con motivetti vaudeville, boogie
woogie e jazz; con la chitarra-flamenco di Krieger (ora gitana, ora
hawaiana) che duettava con le tastiere e creava l'atmosfera su cui poteva
incedere la voce di Morrison.
Tra i vari soprannomi di Jim Morrison si possono ricordare Mr. Mojo Risin
(un anagramma del suo nome), il Re Lucertola (da un verso del suo poema
Celebrazione della lucertola "I'm the lizard king, i can do anything", parte
del quale appare nell'album del 1968 Waiting for the Sun nella canzone Not
to Touch the Earth), e Jimbo.
Nel 1970 Morrison partecipò ad una cerimonia simile ad un
matrimonio, celebrata in stile Wicca, per ufficializzare la sua unione con
la giornalista/scrittrice Patricia Kennealy; ma Morrison non la considerò
molto seriamente, così come racconta in un'intervista nel libro Rock Wives
della Kennealy. La relazione infatti non durò molto. La relazione più seria
e duratura fu quella con Pamela Courson (22 dicembre 1946 - 25 aprile 1974),
definita "compagna cosmica" da Jim Morrison, che la incontrò per la prima
volta a Los Angeles nel 1965. Pamela morì per overdose tre anni dopo il
compagno.
Negli anni di ascesa al successo dei Doors con l'album omonimo e il singolo
di maggior successo Light My Fire, lo stile di vita "sesso, droga e rock and
roll" di Jim era sempre più intenso; egli divenne così un accanito alcolista
e la band ne risentì.
Nel 1969, sotto l'effetto di stupefacenti[citazione necessaria], fu accusato
di aver mostrato i genitali al pubblico durante un concerto a Miami e di
aver simulato una fellatio a Krieger mentre suonava: per questo fu poi
processato e condannato. Le prove addotte sono state oggetto di
contestazione, Morrison si è sempre proclamato innocente e non sono state
depositate testimonianze da parte dei suoi compagni di band, a pochi metri
da lui in quel momento.
La poesia
Era attratto dalla cultura beat dei romanzi di Jack Kerouac e delle poesie
di Allen Ginsberg, di cui si notano influssi nelle sue liriche, dal teatro
greco (Dioniso e da opere come Le Baccanti di Euripide. Si ritrova comunque
nella poetica di Jim Morrison una forte influenza della poesia simbolista
francese (Arthur Rimbaud e la sua filosofia sulla sregolatezza dei sensi per
scoprire l'ignoto).
Già nei primi anni dell'adolescenza si poteva intravedere nella personalità
di Jim Morrison la sua vocazione di poeta-ribelle.[citazione necessaria]
Incominciò proprio in questi anni a tenere un diario dove scriveva le sue
prime poesie che sarebbero comparse in futuro nelle sue canzoni.
Circondato da un'aura che lo ha spesso fatto accostare ai poeti maledetti e
a quelli della beat generation, Morrison è stato comunque uno dei maggiori
ispiratori della (sotto)cultura - almeno a parere di molti - legata all'uso
di sostanze stupefacenti, di cui fu accusato di teorizzare il consumo,
confortato dal pensiero di Nietzsche, Rimbaud, Blake, Baudelaire, etc.
Scrisse e pubblicò varie raccolte di poesie, tra cui una pubblicata postuma
Tempesta Elettrica, da molti considerata l'apice della sua poetica[citazione
necessaria]. Tracce della sua poesia possono essere rintracciate nei primi
album della band, considerando che era abitudine musicare le poesie che Jim
aveva composto sin dall'adolescenza.
La morte
« Voglio sentire il sapore, voglio ascoltarla, voglio annusarla. La morte
viene una volta sola, giusto? Non voglio mancare all'appuntamento. Amico non
lo so. Potrebbe essere l'esperienza che ti fornisce il pezzo mancante del
mosaico..." »
(Jim Morrison)
Morrison si trasferì con Pamela a Parigi nel marzo 1971 con l'intenzione di
dedicarsi solo alla poesia e di smettere di bere. Morì nella sua casa
parigina il 3 luglio 1971, nella vasca da bagno.
A 27 anni Jim trova così la tanto decantata fine ("... The End... my only
friend, The End... "). Lasciò tutto ciò che aveva alla sua amata Pam che
morì nella stessa maniera tre anni dopo, il 25 aprile 1974. Dopo la morte di
Morrison, i giornalisti pubblicarono articoli nei quali si parlava della
"maledizione della j". Dopo la morte di Robert Johnson, Janis Joplin, Brian
Jones, Jimi Hendrix e ora anche Jim Morrison (tutti a 27 anni), si ipotizzò
avessero i giorni contati anche John Lennon e Mick Jagger .
La tomba di Jim al cimitero Pere Lachaise.
Testimonianze sulla morte
Molti fan e biografi hanno sostenuto che la causa della sua morte sarebbe
stata un'overdose, i referti medici ufficiali parlano di arresto cardiaco,
ma non fu eseguita alcuna autopsia. Jim è sepolto nel famoso cimitero del
Père Lachaise nella capitale francese; oggi la tomba è circondata da
transenne e la lapide originaria è stata recentemente sostituita a causa dei
numerosi graffiti lasciati dai fan . Questa sostituzione, effettuata per
conto dei genitori del cantante, riporta una frase in greco antico (???? ???
??????? ??????) il cui senso si riferisce alla coerenza con cui egli visse e
la cui traduzione è: fedele al suo spirito.
Si è sostenuto che Morrison viva ancora in incognito una vita segreta con
Pamela. Le voci su una presunta seconda vita si moltiplicarono in seguito
alla pubblicazione del libro Vivo! di Jacques Rochard, un grafico francese,
che sostiene di aver incontrato Morrison a Parigi nel 1980 ed al quale
Morrison stesso avrebbe confessato di aver inscenato la propria morte per
sottrarsi alla pressione della popolarità e dedicarsi alla poesia.
Diverse persone che frequentarono Jim a Parigi, ricordarono e ricostruirono
i momenti di quella tragica notte del 3 luglio 1971. In particolare un
buttafuori del locale notturno "Rock'n'Roll Circus" ricorda di aver visto
Jim quella sera incontrare uno spacciatore che vendeva abitualmente droga a
Pamela: Jim, sperimentatore di eccessi, aveva provato l'eroina solo due
giorni prima con Pamela. Poco più tardi il buttafuori venne chiamato da
alcuni clienti che dicevano di un uomo che si era sentito male alla
toilette, ma quando arrivò l'uomo era gia stato portato via. Una ragazza
hippie che frequentava quel locale ricorda: "Stavo uscendo dalla toilette e
vedo un uomo appoggiato alla porta che si lascia cadere a peso morto,
qualcuno gli chiede, Mr. Morrison sta bene? Serve aiuto?, poi in due lo
prendono di peso e lo trascinano fuori passando da una porta che dà sul
retro."
Altri fatti sono stati giornalisticamente posti in
relazione con la morte di Morrison: il conte Jean de Breteuil, che forniva
l'eroina a Pamela, il giorno dopo partì in tutta fretta con la sua fidanzata
per l'Australia dove rimase poi per alcuni mesi. Un altro amico si confidò
con un'amica modella di Jim, Elizabeth Lariviere (detta Zozo), preoccupato
perché Jim potesse essere morto in seguito alla droga che gli era stata
data.
Poiché per chi è in stato di overdose è importante non addormentarsi,e
poiché una tecnica usata è quella di immergersi o immergere il corpo in una
vasca di acqua fredda, si è congetturato sulla voce che voleva che Morrison sia stato trovato morto proprio nella vasca da bagno.
La mattina del 7 luglio 1971 si celebrarono in gran segreto i funerali
presso l'unico cimitero che ospita gli stranieri a Parigi, il Père Lachaise.
Partecipano la fidanzata Pamela Courson, il manager Bill Siddons e gli amici
Agnès Varda e Alain Ronay. I Doors non vennero informati su data e luogo
della celebrazione, così nessuno di loro riuscì a salutare il proprio
leader.
Curiosità
Jim non ha mai riconosciuto i suoi genitori. In ogni intervista smentiva la
loro esistenza e narrava della loro presunta morte in un incidente stradale.
La leggenda di Jim Morrison è stata raccontata nel 1991 da Oliver Stone nel
film biografico The Doors, con Val Kilmer nella parte di Morrison. Gli amici
più stretti del cantante ritennero che il film desse una visione del tutto
distorta e parziale della realtà. Lo stesso Ray Manzarek, interpellato da
Stone in qualità di consulente, sciolse la collaborazione in seguito al
rifiuto di Stone di modificare alcune scene ben poco realistiche e molto
spettacolari, e da allora riservò al regista parole aspre.
La WWE, federazione di wrestling, ha dato al wrestler prima conosciuto come
Johnny Nitro la gimmick di John Morrison, un wrestler che si ispira in tutto
e per tutto a Morrison.
Aforismi di Jim Morrison
Alcuni dicono che la pioggia è brutta, ma non sanno che
permette di girare a testa alta con il viso coperto dalle lacrime.
Darei la vita per non morire.
A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita
per scordare un attimo.
Datemi un sogno in cui vivere, perchè la realtà mi sta uccidendo.
Amo gli adolescenti perchè tutto quello che fanno lo fanno per la prima
volta.
Siamo buoni a nulla ma capaci di tutto.
A volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato.
Uccidere è il coraggio di un momento. Vivere il coraggio di sempre.
C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.
Ciascun giorno è farsi un giro nella storia.
I dubbi te li crea la libertà.
Dopo il suo sangue, la cosa migliore che un uomo può dare di sè è una
lacrima.
Io amo e vivo in silenzio ma dietro ogni sorriso nascondo una lacrima di
dolore.
è nel momento in cui dubiti di volare che perdi per sempre la facoltà di
farlo.
Ho dato tutto ciò che potevo, sono un poeta che racconta le sue storie e che
canta i suoi versi.
Invece di sentirti in colpa o cercare scuse per delle azioni negative
compiute in passato, incomincia ora ad agire positivamente.
Fuoco, cammina con me!
Essere allegri non significa necessariamente essere felici, talvolta si ha
voglia di ridere e scherzare per non sentire che dentro si ha voglia di
piangere.
Il mio migliore amico è lo specchio, perchè quando piango non ride mai.
Fra il bene e il male c'è una porta, e io l'aprirò!
L'unico modo per sentirsi qualcuno è sentirsi se stessi.
La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno.
La vera felicità non è in fondo a un bicchiere, non è dentro a una siringa:
la trovi solo nel cuore di chi ti ama.
Io sono così perchè rispecchio quello che ho dentro.
Non accontentarti dell'orizzonte...cerca l'infinito.
Nella vita ci sarà sempre un bastardo che ti farà soffrire, ma sarà l'unica
persona che riuscirai ad amare veramente.
Non arrenderti mai, perchè quando pensi che sia tutto finito, è il momento
in cui tutto ha inizio.
La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo.
Non diventerò vecchio: io sono come una stella cadente.
L'anima di una persona è nascosta nel suo sguardo, per questo abbiamo paura
di farci guardare negli occhi.
Non si può dire di aver vissuto se prima non si è provato ciò che è
proibito.
Non pentirti di qualcosa che hai fatto, se quando l'hai fatta eri felice.
Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare.
Non vivere con la paura di morire, ma muori con la gioia di aver vissuto.
Non parlare mai di pace e di amore: un Uomo ci ha provato e lo hanno
crocefisso.
Piangevo perchè non avevo le scarpe, poi vidi un uomo senza i piedi.
Non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi.
Non ho scelto io di nascere quindi lasciatemi vivere come mi pare.
Non serve strappare le pagine della vita, basta saper voltar pagina e
ricominciare.
Non essere così triste e pensieroso, ricorda che la vita è come uno
specchio, ti sorride se la guardi sorridendo.
Quando morirò andrò in paradiso, perchè l'inferno l'ho già vissuto quaggiù.
Se dovessi scegliere tra la vita e la morte, perchè non esiste vita senza di
te, di sicuro sceglierei la morte prima che mi scelga lei.
Rifiutarsi di amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per
paura di morire.
Questa notte non può durare un eterno, perchè fra poco arriverà il mattino,
ammesso che ci sia un domani.
Questa dannata guerra finirà quando saremo troppo vecchi per goderci la
pace.
Quando odiamo qualcuno, odiamo nella sua immagine qualcosa che sta dentro di
noi.
Se dovessi scegliere tra il tuo amore e la mia vita, sceglierei il tuo
amore, perchè è la mia vita.
Quando moriremo andremo sicuramente in Paradiso, perchè l'Inferno l'abbiamo
già vissuto qui.
Se devi vivere tutta la vita strisciando come un verme, alzati e muori!
Quando la gente mi chiede cosa vuol dire amare, abbasso gli occhi per paura
di ricordare.
Solo chi non conosce il dolore, può ridere di chi soffre.
Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la
forza di riprovarci.
Se hai un'idea rispettala, non perchè è un'idea, ma perchè è tua.
Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il
rumore di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un
castello mai esistito.
Se tu fossi una lacrima, io non piangerei per paura di perderti.
Se una mattina ti svegli e non vedi il sole, o sei morto, o sei il sole.
Se le persone che parlano male di me, sapessero quello che dico io di loro,
parlerebbero peggio.
Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi è triste e vorrebbe vivere ma
sa di dover morire.
Sogna perchè nel sonno puoi trovare quello che il giorno non ti puo' dare.
Se ti dicono che l'amore è un sogno, sogna pure ma non stupirti se ti svegli
piangendo.
Vivo per amarti, morirò se dovrò dimenticarti.
Un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra.
Tra il reale e l'irreale c'è una porta: quella porta siamo noi.
Vivi ogni attimo e questo non sarà mai l'ultimo.
Sorridi anche se il tuo sorriso è triste, perchè più triste di un sorriso
triste c'è la tristezza di non saper sorridere.
Vivi intensamente ogni piccola cosa della tua vita, perchè un giorno, queste
piccole cose, sembreranno grandissime.
Vivere senza tentare, significa rimanere con il dubbio che ce l'avresti
fatta.
Voce leader dei Doors, è stato uno dei principali riferimenti per intere
generazioni di giovani negli anni della guerra del Vietnam, dell'assassinio
dei fratelli Kennedy e di Martin Luther King. Animale da palcoscenico, eroe
maledetto, angelo ribelle, il Re Lucertola - Lizard King - è stato profeta
della libertà. Per i suoi inviti alla trasgressione l'FBI ha aperto un
dossier su di lui, e nel 1969 è stato perfino arrestato per oscenità. La sua
morte precoce nel 1971 lo ha trasformato in un mito: da allora le raccolte
dei Doors continuano ad andare a ruba, e ogni anno migliaia di giovani si
recano in pellegrinaggio sulla sua tomba nel cimitero di Père Lanchaise a
Parigi.
Di famiglia medio borghese, aveva due fratelli ai quali non si sentì mai
particolarmente legato. Trascorse la sua infanzia cambiando spesso paese a
causa dei trasferimenti di suo padre, uno dei motivi che lo hanno sempre
immerso in un contesto di solitudine. Tra lui e la sua famiglia non
correvano buoni rapporti così appena fu possibile se ne andò per frequentare
l'università cinematografica dell'UCLA.
Si può dire che fu proprio durante gli studi universitari che Morrison si
creò la prima vera cerchia di amici. L'humus e le possibilità che regnavano
nell'ateneo e nel frequentare le lezioni gli davano infatti l'opportunità di
conoscere un numero straordinario di persone. Inoltre, fu proprio
frequentando l'Università che incontrò un futuro compnente dei Doors, il
chitarrista e compositore Roy Manzanek, il quale coinvolse Morrison nelle
sue già avviate attività musicali, come quella di apparire per gioco in
alcuni concerti organizzati da lui.
L'idillio però non durò a lungo, poichè Morrison abbandonò l'università dopo
che un suo cortometraggio fu rifiutato per una apparizione al "Royce Hall".
Iniziò così a frequentare la spiaggia di Venice, luogo che vide la nascita
di molte canzoni come "Hello, I love you" e "End of the night". Formò poi un
gruppo appunto col suo amico di università Ray e decise di chiamarlo "the
Doors", nome ricavato dalle strane elucubrazioni che Morrison era solito
fare: egli infatti sosteneva esistessero nel mondo il noto e l'ignoto, e che
questi due mondi fossero divisi da una sorta di porta: ed è proprio una di
queste "porte" comunicanti che lui voleva essere.
Intanto, il cantante era arrivato ormai al punto di prendere pasticche di
LSD con grande facilità, arrivando a fare azioni bizzarre e discutibili,
come quella di andare nel deserto per provare la mescalina nella sua forma
pura: aveva letto che, secondo alcuni studi, dava effetti di vera follia...
Esplosi i Doors con il primo, splendido album (uno dei migliori esordi della
storia del rock), Morrison divenne per milioni di fan un'avvincente ribelle,
mentre per l'America benpensante rappresentava una sorta di pericolo
pubblico. La sua vita "sentimentale", sempre molto affollata, era minata da
comportamenti lunatici ed imprevedibili: passava da una calma assoluta ad
attacchi improvvisi di violenza. Nel 1970 Jim sposò Patricia, una delle sue
donne, con un matrimonio "Wicca" (un rituale che corrisponde ad una specie
di unione cosmica). Il atrimoni, come prevedibile, non durò a lungo, a causa
dell'inesausta "poligamia" di Morrison.
Dopo una vita all'insegna di eccessi di tutti i tipi, Morrison si spense il
3 luglio 1971, a soli 27 anni, generando da quel momento un'infinità di
pettegolezzi e false notizie circa le modalità (o addirittura la veridicità)
della sua scomparsa. Le cause della sua morte infatti sono tuttora ignote:
Pamela Carson, la sua compagna del momento, morta oltretutto di overdose tre
anni dopo di lui, disse solo di averlo trovato morto nella vasca da bagno.
Quando gli amici arrivarono a Parigi, poi, la bara era già chiusa. Non
poterono dunque vedere il cadavere del cantante ma solo visionare il suo
certificato di morte.. L'autopsia non fu fatta. Il certificato medico parla
genericamente di "morte naturale" per arresto cardiaco.
A Parigi, nella Ville Lumiere, si era trasferito quattro mesi prima assieme
alla sua ragazza. Ne aveva abbastanza dei Doors e della California, malgrado
la band gli avesse dato fama e ricchezza. Voleva costruirsi una nuova vita
come poeta. "Il rock è morto", ripeteva.
Oggi la sua tomba nel cimitero parigino Pére Lachaise è un monumento
nazionale e viene visitato da una media di cento fans al giorno.
Jim Morrison..quello dei Doors..frasi
celebri..
A volte non basta una vita per cancellare un attimo,
ma basta un attimo per cancellare una vita
J. Morrison
Vivere senza tentare, significa rimanere con il dubbio che ce l'avresti
fatta
J. Morrison
Se devi vivere tutta la vita strisciando come un verme, alzati e muori!
J. Morrison
Dopo il suo sangue, la cosa migliore che un uomo può dare di sé è una
lacrima
J. Morrison
Sorridi anche se il tuo sorriso è triste, perché più triste di un sorriso
triste c'è la
tristezza di non saper sorridere
J. Morrison
La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno
J. Morrison
Piangevo perché non avevo le scarpe, poi vidi un uomo senza i piedi
J. Morrison
Quando moriremo andremo sicuramente in Paradiso,
perché l'Inferno l'abbiamo già vissuto qui
J. Morrison
Essere allegri non significa necessariamente essere felici, talvolta si ha
voglia di
ridere e scherzare per non sentire che dentro si ha voglia di piangere
J. Morrison
Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi è triste
e vorrebbe vivere ma sa di dover morire
J. Morrison
L'anima di una persona è nascosta nel suo sguardo,
per questo abbiamo paura di farci guardare negli occhi
J. Morrison
Non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi
J. Morrison
Non pentirti di qualcosa che hai fatto, se quando l'hai fatta eri felice
J. Morrison
Vivi intensamente ogni piccola cosa della tua vita, perché un giorno,
queste piccole cose, sembreranno grandissime
J. Morrison
Non parlare mai di pace e di amore: un Uomo ci ha provato e lo hanno
crocefisso
J. Morrison
La vita è una grande avventura dalla quale nessuno è mai uscito vivo
J. Morrison
Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il
rumore
di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un castello mai
esistito
J. Morrison
Se ti dicono che l'amore è un sogno, sogna pure ma non stupirti se ti svegli
piangendo
J. Morrison
L'unico modo per sentirsi qualcuno è sentirsi se stessi-
J. Morrison
Non vivere con la paura di morire, ma muori con la gioia di aver vissuto
J. Morrison
Se una mattina ti svegli e non vedi il sole, o sei morto, o sei il sole
J. Morrison
Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli,
trova sempre la forza di riprovarci
J. Morrison
Questa è la fine, una meravigliosa amica. Questa è la fine, la mia sola
amica
La fine di dei nostri elaborati progetti, la fine di tutto ciò che esiste.
La fine.
J. Morrison
Sono il Re Lucertola, e posso fare qualsiasi cosa:
dialogare coi poteri occulti, evocare le forze del male.
J. Morrison
Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare.
Jim Morrison
Non accontentarti dell'orizzonte...cerca l'infinito.
Jim Morrison
Un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra.
Jim Morrison
Se hai un'idea rispettala, non perchè è un'idea, ma perchè è tua.
Jim Morrison
Ama ragazza, e se dicono che é peccato, ama il peccato e sarai pura
Jim Morrison
Alcuni dicono che la pioggia è brutta, ma non sanno che permette di girare a
testa
alta con il viso coperto dalle lacrime
Jim Morrison
Non diventerò vecchio: io sono come una stella cadente
Jim Morrison
Il destino si é messo contro di me, peggio per lui..
Jim Morrison
ROBBY KRIEGER: I DOORS NACQUERO COSÌ
L’occasione mi è data dal "Night Guitar Tour" e, di
certo, non posso lasciarmela sfuggire. Nonostante le treversie e i trip di
varia natura che quasi 25 anni di rocklife comportano Robby non ha perso lo
smalto dei giorni migliori, ammaliando il pubblico con la sua magica Gibson:
prima in versione computerizzata presentando uno strumentale dall’album a
suo nome di prossima uscita poi ripescando antiche pagine di gloria come
"Roadhouse Blues" e "Love Me Two Times", naturalmente firmate Doors. I
ragazzi hanno risposto con un boato d’applausi, confermando che ‘le porte’
non hanno perso nulla del loro fascino. Naturalmente, all’indomani di quel
fatidico luglio 1971 la ruota della musica per lui non si è certo fermata.
Come Doors, i tre superstiti hanno firmato "Other Voices" (1971) e "Full
Circle" (1972) mentre Krieger e John Densmore hanno in seguito dato vita
alla Butts Band (due album nel biennio ‘74-‘75). Infine, in qualità di
solista, Robbie ha inciso "Robbie Krieger and Friends" (1977), "Panic
Station/The Acid Casualities" (1982) in cui compare in qualità di ospite e
"Versions" (1985). Oggi, dopo la partecipazione al progetto "Guitar Speak",
al "Guitar Tour" e relativo live album, sta terminando un LP sperimentale e,
notizia ghiotta, accarezzando l’idea di pubblicare, insieme ai vecchi
compagni, un disco contenente outtakes, demo e altre chicche del mitico
gruppo. Certo, è il presente che conta ma la nostalgia è una signora
intrigante alla quale non è facile sottrarsi.
-
Come nacquero veramente i Doors?
-
Io e John (Densmore, il batterista) ci conoscevamo dai tempi del liceo e
avevamo suonato in un paio di ‘school bands’ mentre incontrai Ray (Manzarek,
il tastierista) durante le lezioni di un corso di meditazione
trascendentale. Oggi la chiamerei ‘trash’ ma allora era molto di moda.
All’inizio non avevo nessuna intenzione di diventare musicista, studiavo
fisica e altre materie scientifiche, e solo in un secondo tempo m’innamorai
della chitarra. Allora Ray e Jim si conoscevano già e, anzi, vivevano
insieme dal momento che Jim non possedeva che pochi dollari e quei pochi
puntualmente li spendeva in libri di poesie e romanzi. Con i suoi genitori
aveva tagliato i ponti, diceva che suo padre non lo capiva (Steve Morrison,
brillante generale della marina e in seguito pezzo grosso del Pentagono) e
che la vita ‘normale’ non faceva per lui. Jim e Ray suonavano in un gruppo
(più che altro, nei Rick and The Ravens Morrison cercava di cantare e si
arrangiava all’armonica) insieme ai fratelli di Ray e quando uno di loro se
ne andò chiamarono John a sostituirlo. Poi, fu il mio turno. Ma la vera
scintilla fu l’incontro sulla spiaggia di Venice: fu in quel momento che
nacquero i Doors.
Trovare un contratto non fu certo cosa facile.
-
Avevamo firmato per una piccola etichetta locale (la Aura Records) e
incidemmo anche qualche demo. Fu durante il periodo al Whiskie a Go-Go che
Jack Holzman, boss dell’Elektra, venne a vederci rimanendo dapprima annoiato
e deluso: solo in un secondo tempo rimase colpito dai Doors. Jim all’inizio
non lo vedeva di buon occhio, perché Jack ammise candidamente che a
convincerlo era stata l’esecuzione di "Alabama Song" di Brecht: non un brano
del gruppo. Comunque sia, l’importante era la firma sul contratto. Giusto in
tempo, poco dopo fummo infatti licenziati dal Whiskey.
-
Parlare di scaletta prefissata per un concerto dei Doors mi sembra
improbabile se non impossibile.
-
Certo, Jim era un problema: non tanto per i brani da presentare quanto per
ciò che sarebbe successo durante lo show. Cercavamo di assecondarlo ma a
volte la situazione degenerava e da band ci trasformavamo in pubblico
cercando di immaginare cosa avrebbe inventato stavolta. Spesso era
divertente, in altre occasioni molto meno.
-
Come quella sera, giù al Whiskey...
-
Jim beveva già forte e provava di tutto. Arriva sbronzo e ci annuncia
orgogliosamente di aver scritto alcuni versi nuovi per il brano "The End",
già allora uno dei nostri cavalli di battaglia. Sin qui nulla di strano, lo
faceva spesso. Quando però arriva al punto "Father, I Want To Kill You..."
capimmo che la situazione stava prendendo una brutta piega. Alla fine, il
pubblico era come ipnotizzato e Jim se ne rese conto: fu un successo ma il
manager del locale ci saltò quasi addosso. Naturalmente, fu l’ultima sera al
Whiskey.
-
Nulla in confronto a ciò che doveva capitare a New Heaven e poi, a Miami.
Due episodi che vi crearono parecchi guai anche se contribuirono non poco
alla vostra leggenda.
-
Jim era conscio del fatto di essere una specie di sciamano, di semidio
quando era sul palco. Voleva solo vedere sino a che punto si sarebbe spinto
il potere che esercitava sul pubblico. E’ sempre stato un tipo curioso, un
manipolatore di masse, uno psicologo ammaliatore. A New Heaven fu un gesto
di sfida nei confronti di un poliziotto che lo aveva aggredito nel
backstage. Il cop lo aveva scambiato per un giovinastro maltrattandolo e Jim
raccontò l’episodio durante lo show. Lo sputtanamento fu generale e il
concerto interrotto. Da notare che Jim non calunniò nessuno, si limitò a
raccontare ciò che era successo.
-
Invece, a Miami, si spinse oltre.
-
Non parlo volentieri dì quell’episodio, ma se vuoi la mia versione il
concerto non era diverso da qualsiasi altro dei Doors. Voglio dire, ogni
sera Jim improvvisava qualcosa e "quella" sera non era a diversa dalle
altre. Non fece nulla di osceno, non mostrò niente: fu il pubblico che vide
qualcosa perché voleva vederla. Ipnosi collettiva, visione chiarnala come ti
pare. Lo show raggiunse uno stato dì parossismo in cui ognuno si creò delle
immagini ma Jim non andò oltre il consentito.
-
Ritieni che i Doors siano stati più una uve band o un gruppo di studio?
Quale album credi possa rappresen tarvi meglio?
-
Contrariamente a quanto si possa credere, i Doors hanno sempre dato il
meglio in studio. Si creava uii’atmosfera quasi magica, quattro persone che
lavoravano in perfetta sintonia e in un regime di assoluta democrazia. Ogni
passaggio, ogni frase musicale veniva discussa e se non si era tutti
d’accordo, accantonata. Credo che i primi due album diano l’esatta
dimensione del gruppo. "Absolutelv Live" mi piace ma altri concerti gli sono
stati nettamente superiori. Dal vivo dovevamo seguire Jim ma quando enti-ava
nel gioco era lui a seguire noi.
-
Forse pochi sanno che ci sei tu dietro brani come "Light My Fire"e "Hello I
Love You".
-
Io e Ray abbiamo scritto praticamente tutte le musiche del gruppo. Nel caso
di "Light My Fire" i meriti vanno equamente divisi: lui ha composto l’intro
e il solo d’organo, io il resto. "Hello I Love You" è invece farina del mio
sacco. Il riff nacque nella cucina di casa mia e l’idea dell’eco iniziale
della batteria in studio; John lo senti e disse ‘wow’. "Hello I Love You",
il suo testo, risale al 1965 ed è uno dei primi scritti da Jim.
-
Poco fa, quando hai accennato ai primi album come i migliori del gruppo, non
mi sembravi troppo convinto.
-
Il fatto è che secondo me il vero disco dei Doors, quello capace di
sintetizzare la nostra carriera, non è stato ancora pubblicato. Diciamo che
"The Doors" e "Strange Days", le cui canzoni per intenderci risalgono tutte
allo stesso periodo, superano l’esame ma non a pienissimi voti. Sto
accarezzando l’idea di scrivere finalmente l’ultima parola sui Doors. Esiste
del buon materiale ancora inedito, negli archivi della Elektra e in nostro
possesso, e credo sia venuta l’ora di tirarlo fuori. Nè ho accennato a Ray e
John e forse per Natale sarà una realtà.
-
Anche alcune registrazioni live, i mitici Stochkolm Tapes o i concerti
londinesi alla Roundhouse, meriterebbero ben altro trattamento che non i
soliti booltegs.
-
Hai ragione, compresi i nastri di session con Albert King e ciò che è
rimasto del materiale usato per "Absolutely Live". Inoltre stralci inediti
di "An American Prayer", perché no?
-
Come reagiste alla notizia della morte di Jim?
-
Eravamo increduli. Non era la prima volta che Jim veniva dato per morto ma
puntualmente si presentava in ufficio il lunedi successivo, chiedendo ‘com’è
successo stavolta?’ Anche Bill (Siddons, manager tuttofare) era scettico e
si recò a Parigi. Quando tornò fu laconico. ‘L’abbiamo sotterrato ieri,
questo è tutto’, disse e probabilmente non sapeva altro. Jim era stato tante
volte vicino alla morte che ormai eravamo convinti ci avesse rinunciato. Ma
avevamo torto.
-
Parlando di Robbie Krieger solista, è uscito il tuo nuovo album...
-
Si, si chiama "No Habla" e come il titolo lascia intendere, si tratta di un
disco interamente strumentale, un lavoro di ricerca sulla chitarra e le sue
mille derivazioni. Sperimentare è sempre stata la mia passione. Tra i brani,
ci sono due remake dai Doors, "Wild Child" e "You Are Lost Little Girl" più
uno da Ike Turner, "It’s Gonna Work Out Fine". Vorrei anche ricordare
l’aiuto che Brian Auger mi ha dato alle tastiere.
Articolo di Paolo Battigelli tratto da "Ciao 2001" del 5 Luglio 1989
Jim Morrison
Pellegrinaggio senza fine
Parigi. "Non è mai morto, non può, i miti non
muoiono": una diciassettenne magra e bionda, della Francia del nord,
si accovaccia sulla tomba di Jim Morrison, nel cimitero parigino del Père
Lachaise. Come migliaia di persone ha viaggiato, fatto la fila e pianto oggi
per il cantante dei "Doors" morto a Parigi esattamente 30 anni fa.
La ragazzina, che ha appena fatto la maturità, conosce a memoria i brani dei
Doors, che conclusero gli anni Sessanta e aprirono al futuro dei Settanta.
Un gruppetto che per tutto il giorno ha suonato cover della grande band
fuori da un bar nei pressi del cimitero accenna alle prime note di "Light my
fire", l’inno che si pensava fosse di una generazione ma che ora sfida
l’eternità. Gli occhi della ragazzina si inumidiscono, in migliaia sotto il
sole cocente ascoltano quel suono martellante e ispirato, colonna sonora
dello straordinario pellegrinaggio.
Avrebbe avuto 57 anni oggi Jim Morrison, un’ipotesi inimmaginabile per tutti
quelli che amano i grandi miti, eternamente giovani. Meno leggendario di
lui, il tastierista del gruppo, Ray Manzarek, ne ha oggi 67 e li porta
benissimo, pelle abbronzatissima da californiano e battuta sempre pronta.
Arriva dopo le 15 al Père Lachaise, scortato adeguatamente per evitare la
fila e soprattutto la ressa dei tanti fans in cerca di icone.
"Siamo tutti qui per dire ciao a Jim", ripete ai pochi che riescono ad
avvicinarlo. Sfila scortato nei vialetti del cimitero monumentale, seguendo
le frecce e le indicazioni "Jim Morrison" appese fra le tombe di tanti
"grandi", a Chopin a Oscar Wilde . In serata è lui il protagonista, nel
teatro "Bouffes du Nord", della serata "ufficiale". Mezz’ora di tuffo nei
suoni liquidi del suo ineguagliato organo "Hammond", poi tanti ricordi,
tante promesse e una chiave per spiegare come mai la musica dei Doors non è
mai invecchiata e brucia più che mai sulla pelle dei fans, come mai le
parole di Jim siano ancora oggi sui diari delle ragazzine: "Vedete - spiega
Ray - credo che la musica dei Doors venisse proprio da un posto strano, è
luce e oscurità, il sole e la notte di Jim, il suo mistero".
Giorno e notte, luce e oscurità, "Bright Midnight" come suonavano e
cantavano i Doors. E come la loro casa discografica, "Elektra", propone da
oggi: "Bright Midnight" diventa una nuova collana, tutti brani "live",
alcuni inediti, che si arricchirà di una perla in occasione dei prossimi
cinque anniversari della scomparsa del Mito.
Articolo tratto da "Il Secolo XIX" del 4/7/2001 (firmato M.S.)
Parigi. "Non è mai morto, non può, i miti non muoiono": una diciassettenne
magra e bionda, della Francia del nord, si accovaccia sulla tomba di Jim
Morrison, nel cimitero parigino del Père Lachaise. Come migliaia di persone
ha viaggiato, fatto la fila e pianto oggi per il cantante dei "Doors" morto
a Parigi esattamente 30 anni fa.
La ragazzina, che ha appena fatto la maturità, conosce a memoria i brani dei
Doors, che conclusero gli anni Sessanta e aprirono al futuro dei Settanta.
Un gruppetto che per tutto il giorno ha suonato cover della grande band
fuori da un bar nei pressi del cimitero accenna alle prime note di "Light my
fire", l’inno che si pensava fosse di una generazione ma che ora sfida
l’eternità. Gli occhi della ragazzina si inumidiscono, in migliaia sotto il
sole cocente ascoltano quel suono martellante e ispirato, colonna sonora
dello straordinario pellegrinaggio.
Avrebbe avuto 57 anni oggi Jim Morrison, un’ipotesi inimmaginabile per tutti
quelli che amano i grandi miti, eternamente giovani. Meno leggendario di
lui, il tastierista del gruppo, Ray Manzarek, ne ha oggi 67 e li porta
benissimo, pelle abbronzatissima da californiano e battuta sempre pronta.
Arriva dopo le 15 al Père Lachaise, scortato adeguatamente per evitare la
fila e soprattutto la ressa dei tanti fans in cerca di icone.
"Siamo tutti qui per dire ciao a Jim", ripete ai pochi che riescono ad
avvicinarlo. Sfila scortato nei vialetti del cimitero monumentale, seguendo
le frecce e le indicazioni "Jim Morrison" appese fra le tombe di tanti
"grandi", da Chopin a Oscar Wilde.
In serata è lui il protagonista, nel teatro "Bouffes du Nord", della serata
"ufficiale". Mezz’ora di tuffo nei suoni liquidi del suo ineguagliato organo
"Hammond", poi tanti ricordi, tante promesse e una chiave per spiegare come
mai la musica dei Doors non è mai invecchiata e brucia più che mai sulla
pelle dei fans, come mai le parole di Jim siano ancora oggi sui diari delle
ragazzine: "Vedete - spiega Ray - credo che la musica dei Doors venisse
proprio da un posto strano, è luce e oscurità, il sole e la notte di Jim, il
suo mistero".
Giorno e notte, luce e oscurità, "Bright Midnight" come suonavano e
cantavano i Doors. E come la loro casa discografica, "Elektra", propone da
oggi: "Bright Midnight" diventa una nuova collana, tutti brani "live",
alcuni inediti, che si arricchirà di una perla in occasione dei prossimi
cinque anniversari della scomparsa del Mito.
Articolo tratto da "Il Secolo XIX" del 4/7/2001 (firmato
Lo sostiene lo scrittore francese che ha curato la pubblicazione delle
poesie della rockstar
«Jim Morrison
è vivo e scrive versi»
Molti ragazzi che hanno risposto al sondaggio del Secolo XIX lo hanno
indicato tra i poeti più amati. E proprio ieri un flash d’agenzia informa
che sta per uscire un libro di poesie scritto da lui: Jim Morrison sarebbe
ancora vivo.
«Mi domando come fare per circuire il tuo corpo. Mi domando come fare per
svelare i tuoi segreti. Mi domando come fare per amarti davvero». Questi
versi rimarrebbero probabilmente senza fama se a firmarli non fosse Jim
Morrison, mito per milioni di fans in tutto il mondo, ex leader del gruppo
rock "The Doors", morto, secondo le notizie ufficiali, in una vasca da bagno
in seguito a un’overdose il 3 luglio 1971. Ma, secondo alcuni, Jim non
sarebbe mai morto: tra i principali sostenitori di questa tesi, Jacques
Rochard, scrittore francese, già autore nel 1986 di "Jim Morrison Vivo!", il
contestatissimo libro che riaprì il caso sulla scomparsa del "Re Lucertola".
Rochard ha curato "Poesie apocrife", un volume che esce in questi giorni in
Italia edito dalla "Blues Brothers". Il libro contiene alcune poesie che,
secondo Rochard, Morrison avrebbe scritto negli ultimi anni. "Il 22 gennaio
1986 ho trovato nella mia cassetta delle lettere un plico speditomi alcuni
giorni prima da Amsterdam – racconta Rochard nella prefazione –. Una busta
di quelle commerciali di colore arancione, priva di mittente, con dentro tre
minuscoli quadernetti dalla copertina verde, ciascuno con un diverso titolo
manoscritto a caratteri stampatello: ‘Gemiti della coscienza’, ‘Rumori della
memoria’ e ‘Parole di polvere’".
Nei tre piccoli quaderni rilegati con graffette metalliche, sostiene
Rochard, c’erano versi e poesie scritte in lingua americana con un sottile
pennarello nero, una grafia dal segno morbido e preciso, leggermente
reclinata sulla destra, senza correzioni o cancellature. Ad accompagnare il
plico, una lettera firmata Jim Morrison. "In tutti questi anni – spiega
ancora il curatore di ‘Poesie apocrife’ – ho custodito i tre quadernetti di
Jim come un’icona preziosa. Se adesso mi risolvo a rendere pubblici i tre
quadernetti di Jim è per le centinaia di lettere che mi hanno scritto e mi
scrivono i suoi fan e alle quali non ho saputo né potuto rispondere". Il
volume firmato Morrison sta mettendo in subbuglio i milioni dei fans dei
Doors, divisi in scettici e fiduciosi nelle parole di Rochard. "E’ un libro
che susciterà certamente mille polemiche – spiega Daniele Segres, presidente
del "Doors Fan Club" italiano –. Io non credo che Morrison sia ancora vivo,
ma è innegabile che alcune circostanze della sua morte sono tuttora poco
chiare".
Tra i misteri legati alla scomparsa di Morrison, il fatto che il cadavere
dell’artista non sia stato visto da alcun testimone, che tutte le notizie
sul suo decesso vennero rese note da Pamela, la fidanzata di Jim; inoltre,
la notizia del decesso di Jim venne data quando l’ex leader dei Doors era
già stato seppellito. E, anche sul luogo dove riposa Jim, sussistono dubbi:
ogni giorno decine di fan si recano al cimitero parigino di Père Lachaise
per rendere omaggio al loro idolo; ma è quasi certo che il corpo di Morrison
sia stato trasportato dai genitori di Jim nella tomba di famiglia, a
Melbourne in Florida.
Articolo non firmato apparso all'inizio degli anni ’90 su "Il Secolo XIX"
Quella che seguì alla morte di Morrison fu una serie interminabiel di strani
avvenimenti, probabili cospirazioni e notizie surreali, che trovarono ampio
spazio sui giornali e nelle biografie dedicate all'artista. Il primo a
scatenare questa ondata fu il giornalista Robert Hilburn con un articolo
pubblicato sul "Los Angeles Times" pochi giorni dopo il decesso, intitolato
"Perchè le notizie sulla morte di Morrison ritardano?". In più, pochi giorni
dopo fu intervistato il medico personale di Jim, il dottor Derwin, il quale
dichiarò che Morrison era in eccellente stato di salute prima della sua
partenza per la Francia. Tale notizia però è stata smentita da una inchiesta
della rivista francese "Mondo2000", nel 1991. Gli autori riscirono a
recuperare una cartella clinica di Jim dove risultava che, nell'autunno
1970, Morrison soffrisse da tempo di gonorrea, e veniva confermata la
presenza di un adenoma dell'uretra penile, una forma maligna di cancro.
La sepoltura, avvenuta in tutta fretta e in silenzio, fece nascere seri
dubbi nell'opinione pubblica sulla sua veridicità, sia perchè difficilmente
personaggi stranieri venivano sepolti a Pére Lachaise, sia perchè il posto
dedicato al tumulo, era, a detta anche di John Densmore, il batterista della
band, troppo piccolo.
Nei primi due anni dopo la sua scomparsa, Jim Morrison, come già capito ad
Elvis, fu al centro di numerosi avvistamenti, molti dei quali decisamente
fantasiosi, altri forse più attendibili.
Nel 1980 uscì un libro, scritto da due amici molto cari di Morrison, Jerry
Hopkins e Danny Sugerman, dal titolo "Nessuno uscirà vivo di Qui" (In
Italia: 1981, Gammalibri). Esso diventerà la più famosa biografia del Re
Lucertola, e soprattutto la prima biografia dove verranno sollevati alcuni
leciti dubbi sulla sua morte, così avvolta dal mistero. Nel giugno dell'anno
seguente è il turno di un altro grande amico di Morrison, Tom Baker, che
dichiarò in un articolo apparso su "High Times": "Sono molto tentato di
credere alle voci che Jim abbia messo in scena la sua morte".
È risaputo, in effetti, che Jim aveva fantasticato più volte sulla
possibilità di fingere la sua morte. Ne cominciò a parlare sin dal 1967,
trovandola una buona trovata pubblicitaria; come se non bastasse aveva
confidato proprio in quegli anni a Hopkins e Sugerman che aveva iniziato
seriamente a prendere in considerazione l'ipotesi di cambiare carriera in
modo radicale, riapparendo come un uomo d'affari in giacca e cravatta.
Le varie teorie si sono sprecate, e non potevano certo mancare quella
occulta e quella più vicina allo spionaggio. Secondo un articolo apparso
sulla rivista scandinava "Dagblatte", Jim fu una vera e propria vittima del
servizio segreto francese che si operò per assassinarlo, far sparire il
cadavere nel più breve tempo possibile, e convincere una persona (Pamela) a
dare una versione dei fatti che non poteva essere smentita.
Nel 1986 fece scalpore un libro, ad opera dello scrittore francese Jacques
Rochard, che riaprì il caso sulla morte del Re Lucertola. "Vivo!" recita il
titolo, e vorrebbe farci credere che in realtà l'ex leader dei Doors sia
vivo e vegeto, e lui stesso lo avrebbe incontrato diverse volte. Jim gli
avrebbe spiegato che avrebbe inscenato la sua morte per sfuggire alle
pressioni della sua vita da divo, per poter meglio dedicarsi alla sua
passione più grande: la poesia.
Nel 1995 Rochard si ripropone con un nuovo libro, "Poesie Apocrife" (In
Italia: Ed. Blues Brothers), una collezione di poesie che Morrison avrebbe
scritto negli ultimi anni. "Il 22 gennaio 1986 ho trovato nella mia cassetta
delle lettere un plico speditomi alcuni giorni prima da Amsterdam. -
racconta Rochard nella prefazione - Una busta di quelle commerciali di
colore arancione, priva di mittente, con dentro tre minuscoli quadernetti
dalla copertina verde, ciascuno con un diverso titolo manoscritto a
caratteri stampatello: 'Gemiti della coscienza', 'Rumori della memoria' e
'Parole di polvere'." La critica è concorde nel dire che non solo si
trattano di falsi, ma che siano anche scritti male.
Rimbaud e Jim Morrison: il ribelle come poeta
Queste cose possono accadere negli Stati Uniti. State a
sentire. C'è un accademico serio e accreditato, francesista ma pure
comparatista (ha tenuto corsi su Dante), come si dice, «di chiara fama»,
oggi professore emerito alla Duke University. Si chiama Wallace Fowlie, e ha
scritto volumi su Rimbaud, sul simbolismo francese, oltre a tradurre Rimbaud
in inglese.
Nel 1968 una rockstar, Jim Morrison, capofila dei Doors, un complesso molto
vicino alla Beat Generation, gli scrive per dichiarargli il suo debito: ama
Rimbaud, e il libro di Fowlie è stato per lui fondamentale. Molti anni dopo,
Fowlie ascolta finalmente Morrison, e scopre che l'influenza di Rimbaud è
percettibile, quasi evidente. Così gli dedica particolare attenzione, tiene
addirittura conferenze agli studenti su di lui, invece di mandarlo al
diavolo, come, pur con tutta la possibile vanità, avrebbe fatto più di un
suo collega italiano. Questo libro sanziona una frequentazione accentuatasi
dopo la morte di Morrison, a ventotto anni, nel '71, a Parigi, dove venne
sepolto al Père Lachaise. Fowlie fa, naturalmente, il suo onesto mestiere,
con passione ma anche con molta accademica diligenza, e il libretto
Rimbaud-Morrison si pone nei termini di un attento lavoro di letteratura
comparata, pur se Fowlie correttamente riconosce che i testi di Morrison,
molti dei quali raccolti in volume, sono inseparabili dalla musica dei
Doors. Compie raffronti, spiega quale fosse il rapporto di comunicazione che
Morrison istituiva con il suo pubblico. Ma forse dovrebbe fare un passo
avanti.
In che senso la Beat Generation riscoprì i «poètes maudits»,
in Francia Baudelaire e Rimbaud, in America Edgar Allan Poe, a cominciare
dal suo profeta appena scomparso, Allen Ginsberg? (Ho scritto sulla "Stampa"
che mi accadde di vedere i ritratti di Baudelaire e di Poe incollati sullo
sportello del frigorifero in casa di Ginsberg, a New York). In primo luogo
per la loro rottura, reciproca, con la società borghese, la loro ribellione,
specie ai canoni di comportamento - e assai meno sul piano del discorso. In
secondo luogo, per la scoperta dei paradisi artificiali. Ma il punto da
chiarire è che, almeno in una prima fase, li prese alla lettera, si
identificò, volle spesso riviverli. Nel caso di Morrison, un simile aspetto
balza immediatamente agli occhi, portato alle estreme conseguenze, se si
pensa che la congiuntura in cui Morrison visse e operò (e si distrusse) si
può lecitamente giudicare ancora più tragica e ossessiva. Così, un brano
capitale di Morrison come "The End", che nella sua scansione
trenodica dura più di undici minuti, introduce una dimensione crepuscolare e
testamentaria che non si deve certo a Rimbaud. Poi, come si sa, Rimbaud ha
subito una serie di riutilizzazioni esse pure soggettive e approprianti, ma
più complesse e magari ostentate, ad esempio, ancora in tempi recenti, con
Patti Smith.
Le analogie indicate da Fowlie risultano senza dubbio convincenti, a livello
di interi brani di Morrison ("Soul Kitchen", "End of the Night",
"Take It as It Comes"), o di singoli versi. Così come la reazione
antagonistica di Morrison nei confronti degli "assassins" rimbauldiani
sembra fuori dubbio, canalizzata, come osserva Fowlie, grazie alla
mediazione di Henry Miller.
Il "viaggiatore" Morrison, peraltro, non ha bisogno di andare in Africa:
trova i suoi spazi di esplorazione nel proprio paese, anche se poi sente la
necessità di immergersi in Parigi. È l'«idillio americano»,
con la sua ricerca di libertà sessuale, di trasgressioni intrise talora di
morte; è altresì il deliberato gesto sacrilego. "Instabilità",
"irrequietezza", desiderio di fuga: sotto questo profilo Fowlie paragona
Morrison a Rimbaud e a Villon, e ne spiega il mito che resiste dopo la
morte, per tacere della forte componente autobiografica. Lo paragona
giustamente a Narciso, e del narcisismo esasperato di Morrison, Rimbaud
resta una delle maschere: nulla di meno, nulla di più.
Articolo tratto da una recensione di Gorlier, C., L'Indice 1997,
n. 6
Jim Morrison: i fans in lacrime al Père
Lachaise
Parigi. È
cominciato il pellegrinaggio dei fans di Jim Morrison sulla sua tomba al
cimitero del Père Lachaise. È questo il luogo designato per le celebrazioni
ufficiali del 30esimo anniversario della scomparsa di Jim. I reduci Doors
hanno infatti scelto la capitale francese per ricordare il loro ex leader.
Ray Manzarek e Danny Sugerman saranno al teatro Les Bouffes du Nord a
Boulevard De La Chapelle, per presenziare alla proiezione di alcune immagini
rare e inedite che riguardano i Doors, compreso uno speciale realizzati nel
‘68 dalla televisione danese, uno della Tv francese intitolato "Critique",
uno speciale di un’ora dal titolo "A tribute to Jim Morrison" e una nuova
versione del video di "Break on through" tra gli altri. Intorno all’ora di
pranzo di oggi Manzarek e Sugerman renderanno omaggio alla tomba di Morrison
e successiva mente presenteranno "Bright Midnight. Live in America", l'album
inedito dal vivo dei Doors uscito apposta per l’occasione.
Articolo tratto da "Il Secolo XIX" del 3/7/2001
«Jim Morrison
è vivo e scrive versi»
Molti ragazzi che hanno risposto al sondaggio del Secolo
XIX lo hanno indicato tra i poeti più amati. E proprio ieri un flash
d’agenzia informa che sta per uscire un libro di poesie scritto da lui: Jim
Morrison sarebbe ancora vivo.
«Mi domando come fare per circuire il tuo
corpo. Mi domando come fare per svelare i tuoi segreti. Mi domando come fare
per amarti davvero». Questi versi rimarrebbero probabilmente senza fama se a
firmarli non fosse Jim Morrison, mito per milioni di fans in tutto il mondo,
ex leader del gruppo rock "The Doors", morto, secondo le notizie ufficiali,
in una vasca da bagno in seguito a un’overdose il 3 luglio 1971. Ma, secondo
alcuni, Jim non sarebbe mai morto: tra i principali sostenitori di questa
tesi, Jacques Rochard, scrittore francese, già autore nel 1986 di "Jim
Morrison Vivo!", il contestatissimo libro che riaprì il caso sulla scomparsa
del "Re Lucertola".
Rochard ha curato "Poesie apocrife", un volume che esce in questi giorni in
Italia edito dalla "Blues Brothers". Il libro contiene alcune poesie che,
secondo Rochard, Morrison avrebbe scritto negli ultimi anni. "Il 22 gennaio
1986 ho trovato nella mia cassetta delle lettere un plico speditomi alcuni
giorni prima da Amsterdam – racconta Rochard nella prefazione –. Una busta
di quelle commerciali di colore arancione, priva di mittente, con dentro tre
minuscoli quadernetti dalla copertina verde, ciascuno con un diverso titolo
manoscritto a caratteri stampatello: ‘Gemiti della coscienza’,
‘Rumori della memoria’ e ‘Parole di
polvere’". Nei tre piccoli quaderni rilegati con
graffette metalliche, sostiene Rochard, c’erano versi e poesie scritte in
lingua americana con un sottile pennarello nero, una grafia dal segno
morbido e preciso, leggermente reclinata sulla destra, senza correzioni o
cancellature. Ad accompagnare il plico, una lettera firmata Jim Morrison.
"In tutti questi anni – spiega ancora il curatore di ‘Poesie apocrife’ – ho
custodito i tre quadernetti di Jim come un’icona preziosa. Se adesso mi
risolvo a rendere pubblici i tre quadernetti di Jim è per le centinaia di
lettere che mi hanno scritto e mi scrivono i suoi fan e alle quali non ho
saputo né potuto rispondere". Il volume firmato Morrison sta mettendo in
subbuglio i milioni dei fans dei Doors, divisi in scettici e fiduciosi nelle
parole di Rochard. "E’ un libro che susciterà certamente mille polemiche –
spiega Daniele Segres, presidente del "Doors Fan Club" italiano –. Io non
credo che Morrison sia ancora vivo, ma è innegabile che alcune circostanze
della sua morte sono tuttora poco chiare".
Tra i misteri legati alla scomparsa di Morrison, il fatto che il cadavere
dell’artista non sia stato visto da alcun testimone, che tutte le notizie
sul suo decesso vennero rese note da Pamela, la fidanzata di Jim; inoltre,
la notizia del decesso di Jim venne data quando l’ex leader dei Doors era
già stato seppellito. E, anche sul luogo dove riposa Jim, sussistono dubbi:
ogni giorno decine di fan si recano al cimitero parigino di Père Lachaise
per rendere omaggio al loro idolo; ma è quasi certo che il corpo di Morrison
sia stato trasportato dai genitori di Jim nella tomba di famiglia, a
Melbourne in Florida.
Articolo non firmato apparso all'inizio degli anni
’90 su "Il Secolo XIX"
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