MAGGIE'S FARM

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THE KING LIZARD - IL RE LUCERTOLA

 

 

"I'm the lizard king, i can do anything"

Poeta, ribelle, rock'n'roll star, frontman, sognatore, sciamano, bluesman, visionario, tossico, Jim Morrison ha attraversato la sua breve esistenza come il soffio leggero di un fantasma ed è entrato nella leggenda. Uno dei cattivi esempi più seguiti, il cui nome sarà sempre legato a quello dei Doors. Un mito, nel senso più classico del termine, ma anche un volto straordinariamente legato ai tempi in cui viviamo, quindi ancora attualissimo perché, come scrisse Lester Bangs, "se i Rolling Stones erano sporchi, i Doors erano veramente spaventosi, e la differenza è rilevante perché elemento sostanziale della nostra epoca è proprio la paura".

 

« Un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra. »
(Jim Morrison)
« Se una mattina ti svegli e non c'è il sole, o sei morto, o sei il sole. »
(Jim Morrison)
 


Leader del gruppo musicale rock statunitense The Doors, Morrison fu definito il poeta del sesso e della morte ed è ricordato come una delle figure di potere seduttivo della musica rock.

Le sue opere e la sua vita sono state oggetto di un'ammirazione quasi religiosa da parte di numerosissimi fan in tutto il mondo.

I primi anni
Jim Morrison nacque a Melbourne in Florida da George Steve Morrison, ammiraglio in servizio presso la Marina degli Stati Uniti, e da Clara Clark.
Per la professione del padre, la famiglia dovette trasferirsi diverse volte e la madre dovette assumere un ruolo autoritario nell'educazione dei figli. Trascorse gran parte della sua infanzia a San Diego, California; nel 1958 s'iscrisse alla Alameda High School, per poi diplomarsi alla Washington Middle School di Alexandria, Virginia, nel 1961. Trasferitosi presso i nonni a Clearwater in Florida (mentre la famiglia si era trasferita a Phoenix), nel 1962 frequentò la Florida State University. Nel gennaio 1964 l'intera a famiglia tornò in California, a Los Angeles: nonostante il padre avrebbe preferito che il figlio si dedicasse come lui alla carriera militare, Morrison terminò gli studi presso la UCLA, laureandosi nello stesso anno in tecnica cinematografica.
Secondo Morrison, uno dei più importanti eventi della sua vita avvenne nel 1947 durante un viaggio con la famiglia nel New Mexico. Egli descriveva così questo fatto:
 

« La prima volta in cui ho scoperto la morte... io, mia madre, mio padre, mia nonna e mio nonno stavamo viaggiando in auto attraverso il deserto all'alba. Un camion carico di Indiani aveva sbattuto contro un'altra auto o qualcos'altro: c'erano Indiani insanguinati che stavano morendo sparsi per tutta la strada. Ero solo un bambino e per questo dovetti restare in macchina mentre mio padre e mio nonno scesero a guardare.
Tutto ciò che vidi fu una divertente vernice rossa e della gente distesa attorno, ma sapevo cosa stava succedendo, perché riuscivo a sentire i fremiti delle persone intorno a me, e all'improvviso capii che loro non sapevano più di me cosa stava accadendo. Quella fu la prima volta che ebbi paura... ed ebbi la sensazione, in quel momento, che le anime di quegli Indiani morti - forse una o due di esse - stavano correndomi intorno, ed entravano nella mia anima, e io ero come una spugna, pronto a sedermi là e assorbirle »



Con i Doors
Jim Morrison, studente di Cinema alla UCLA di Los Angeles, condusse una vita in stile bohémienne nelle vicinanze di Venice Beach. Un incontro casuale con il compagno di università Ray Manzarek li portò alla formazione dei Doors, in cui confluirono poi anche il chitarrista Robby Krieger e il batterista John Densmore.
Il nome The Doors (Le Porte) deriva dal verso di una poesia di William Blake.
 


« "If the doors of perception were cleansed, everything would appear to men as truly it is; infinite." »
("Se le porte della percezione fossero aperte, tutto apparirebbe agli uomini com'è veramente, infinito")

Come diceva lo stesso Morrison: "Ci sono il noto e l'ignoto, e in mezzo ci sono le porte".


Per i Doors, il successo arrivò dopo l'uscita del primo omonimo album; la loro musica era un blues rock psichedelico originale, con le tastiere di Manzarek che davano l'impronta al sound con motivetti vaudeville, boogie woogie e jazz; con la chitarra-flamenco di Krieger (ora gitana, ora hawaiana) che duettava con le tastiere e creava l'atmosfera su cui poteva incedere la voce di Morrison.

Tra i vari soprannomi di Jim Morrison si possono ricordare Mr. Mojo Risin (un anagramma del suo nome), il Re Lucertola (da un verso del suo poema Celebrazione della lucertola "I'm the lizard king, i can do anything", parte del quale appare nell'album del 1968 Waiting for the Sun nella canzone Not to Touch the Earth), e Jimbo.

 

 

Nel 1970 Morrison partecipò ad una cerimonia simile ad un matrimonio, celebrata in stile Wicca, per ufficializzare la sua unione con la giornalista/scrittrice Patricia Kennealy; ma Morrison non la considerò molto seriamente, così come racconta in un'intervista nel libro Rock Wives della Kennealy. La relazione infatti non durò molto. La relazione più seria e duratura fu quella con Pamela Courson (22 dicembre 1946 - 25 aprile 1974), definita "compagna cosmica" da Jim Morrison, che la incontrò per la prima volta a Los Angeles nel 1965. Pamela morì per overdose tre anni dopo il compagno.

Negli anni di ascesa al successo dei Doors con l'album omonimo e il singolo di maggior successo Light My Fire, lo stile di vita "sesso, droga e rock and roll" di Jim era sempre più intenso; egli divenne così un accanito alcolista e la band ne risentì.
 


Nel 1969, sotto l'effetto di stupefacenti[citazione necessaria], fu accusato di aver mostrato i genitali al pubblico durante un concerto a Miami e di aver simulato una fellatio a Krieger mentre suonava: per questo fu poi processato e condannato. Le prove addotte sono state oggetto di contestazione, Morrison si è sempre proclamato innocente e non sono state depositate testimonianze da parte dei suoi compagni di band, a pochi metri da lui in quel momento.

 

 

La poesia
 

Era attratto dalla cultura beat dei romanzi di Jack Kerouac e delle poesie di Allen Ginsberg, di cui si notano influssi nelle sue liriche, dal teatro greco (Dioniso e da opere come Le Baccanti di Euripide. Si ritrova comunque nella poetica di Jim Morrison una forte influenza della poesia simbolista francese (Arthur Rimbaud e la sua filosofia sulla sregolatezza dei sensi per scoprire l'ignoto).

Già nei primi anni dell'adolescenza si poteva intravedere nella personalità di Jim Morrison la sua vocazione di poeta-ribelle.[citazione necessaria] Incominciò proprio in questi anni a tenere un diario dove scriveva le sue prime poesie che sarebbero comparse in futuro nelle sue canzoni.

Circondato da un'aura che lo ha spesso fatto accostare ai poeti maledetti e a quelli della beat generation, Morrison è stato comunque uno dei maggiori ispiratori della (sotto)cultura - almeno a parere di molti - legata all'uso di sostanze stupefacenti, di cui fu accusato di teorizzare il consumo, confortato dal pensiero di Nietzsche, Rimbaud, Blake, Baudelaire, etc.

Scrisse e pubblicò varie raccolte di poesie, tra cui una pubblicata postuma Tempesta Elettrica, da molti considerata l'apice della sua poetica[citazione necessaria]. Tracce della sua poesia possono essere rintracciate nei primi album della band, considerando che era abitudine musicare le poesie che Jim aveva composto sin dall'adolescenza.

 

 

La morte
« Voglio sentire il sapore, voglio ascoltarla, voglio annusarla. La morte viene una volta sola, giusto? Non voglio mancare all'appuntamento. Amico non lo so. Potrebbe essere l'esperienza che ti fornisce il pezzo mancante del mosaico..." »
(Jim Morrison)

Morrison si trasferì con Pamela a Parigi nel marzo 1971 con l'intenzione di dedicarsi solo alla poesia e di smettere di bere. Morì nella sua casa parigina il 3 luglio 1971, nella vasca da bagno.

A 27 anni Jim trova così la tanto decantata fine ("... The End... my only friend, The End... "). Lasciò tutto ciò che aveva alla sua amata Pam che morì nella stessa maniera tre anni dopo, il 25 aprile 1974. Dopo la morte di Morrison, i giornalisti pubblicarono articoli nei quali si parlava della "maledizione della j". Dopo la morte di Robert Johnson, Janis Joplin, Brian Jones, Jimi Hendrix e ora anche Jim Morrison (tutti a 27 anni), si ipotizzò avessero i giorni contati anche John Lennon e Mick Jagger .

 

 

La tomba di Jim al cimitero Pere Lachaise.
Testimonianze sulla morte
Molti fan e biografi hanno sostenuto che la causa della sua morte sarebbe stata un'overdose, i referti medici ufficiali parlano di arresto cardiaco, ma non fu eseguita alcuna autopsia. Jim è sepolto nel famoso cimitero del Père Lachaise nella capitale francese; oggi la tomba è circondata da transenne e la lapide originaria è stata recentemente sostituita a causa dei numerosi graffiti lasciati dai fan . Questa sostituzione, effettuata per conto dei genitori del cantante, riporta una frase in greco antico (???? ??? ??????? ??????) il cui senso si riferisce alla coerenza con cui egli visse e la cui traduzione è: fedele al suo spirito.

Si è sostenuto che Morrison viva ancora in incognito una vita segreta con Pamela. Le voci su una presunta seconda vita si moltiplicarono in seguito alla pubblicazione del libro Vivo! di Jacques Rochard, un grafico francese, che sostiene di aver incontrato Morrison a Parigi nel 1980 ed al quale Morrison stesso avrebbe confessato di aver inscenato la propria morte per sottrarsi alla pressione della popolarità e dedicarsi alla poesia.

Diverse persone che frequentarono Jim a Parigi, ricordarono e ricostruirono i momenti di quella tragica notte del 3 luglio 1971. In particolare un buttafuori del locale notturno "Rock'n'Roll Circus" ricorda di aver visto Jim quella sera incontrare uno spacciatore che vendeva abitualmente droga a Pamela: Jim, sperimentatore di eccessi, aveva provato l'eroina solo due giorni prima con Pamela. Poco più tardi il buttafuori venne chiamato da alcuni clienti che dicevano di un uomo che si era sentito male alla toilette, ma quando arrivò l'uomo era gia stato portato via. Una ragazza hippie che frequentava quel locale ricorda: "Stavo uscendo dalla toilette e vedo un uomo appoggiato alla porta che si lascia cadere a peso morto, qualcuno gli chiede, Mr. Morrison sta bene? Serve aiuto?, poi in due lo prendono di peso e lo trascinano fuori passando da una porta che dà sul retro."
 

Altri fatti sono stati giornalisticamente posti in relazione con la morte di Morrison: il conte Jean de Breteuil, che forniva l'eroina a Pamela, il giorno dopo partì in tutta fretta con la sua fidanzata per l'Australia dove rimase poi per alcuni mesi. Un altro amico si confidò con un'amica modella di Jim, Elizabeth Lariviere (detta Zozo), preoccupato perché Jim potesse essere morto in seguito alla droga che gli era stata data.

Poiché per chi è in stato di overdose è importante non addormentarsi,e poiché una tecnica usata è quella di immergersi o immergere il corpo in una vasca di acqua fredda, si è congetturato sulla voce che voleva che Morrison sia stato trovato morto proprio nella vasca da bagno.

La mattina del 7 luglio 1971 si celebrarono in gran segreto i funerali presso l'unico cimitero che ospita gli stranieri a Parigi, il Père Lachaise. Partecipano la fidanzata Pamela Courson, il manager Bill Siddons e gli amici Agnès Varda e Alain Ronay. I Doors non vennero informati su data e luogo della celebrazione, così nessuno di loro riuscì a salutare il proprio leader.


Curiosità
 

Jim non ha mai riconosciuto i suoi genitori. In ogni intervista smentiva la loro esistenza e narrava della loro presunta morte in un incidente stradale.
La leggenda di Jim Morrison è stata raccontata nel 1991 da Oliver Stone nel film biografico The Doors, con Val Kilmer nella parte di Morrison. Gli amici più stretti del cantante ritennero che il film desse una visione del tutto distorta e parziale della realtà. Lo stesso Ray Manzarek, interpellato da Stone in qualità di consulente, sciolse la collaborazione in seguito al rifiuto di Stone di modificare alcune scene ben poco realistiche e molto spettacolari, e da allora riservò al regista parole aspre.
La WWE, federazione di wrestling, ha dato al wrestler prima conosciuto come Johnny Nitro la gimmick di John Morrison, un wrestler che si ispira in tutto e per tutto a Morrison.
 


Aforismi di Jim Morrison
 

Alcuni dicono che la pioggia è brutta, ma non sanno che permette di girare a testa alta con il viso coperto dalle lacrime.
Darei la vita per non morire.
A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo.
Datemi un sogno in cui vivere, perchè la realtà mi sta uccidendo.
Amo gli adolescenti perchè tutto quello che fanno lo fanno per la prima volta.
Siamo buoni a nulla ma capaci di tutto.
A volte il vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato.
Uccidere è il coraggio di un momento. Vivere il coraggio di sempre.
C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.
Ciascun giorno è farsi un giro nella storia.
I dubbi te li crea la libertà.
Dopo il suo sangue, la cosa migliore che un uomo può dare di sè è una lacrima.
Io amo e vivo in silenzio ma dietro ogni sorriso nascondo una lacrima di dolore.
è nel momento in cui dubiti di volare che perdi per sempre la facoltà di farlo.
Ho dato tutto ciò che potevo, sono un poeta che racconta le sue storie e che canta i suoi versi.
Invece di sentirti in colpa o cercare scuse per delle azioni negative compiute in passato, incomincia ora ad agire positivamente.
Fuoco, cammina con me!
Essere allegri non significa necessariamente essere felici, talvolta si ha voglia di ridere e scherzare per non sentire che dentro si ha voglia di piangere.
Il mio migliore amico è lo specchio, perchè quando piango non ride mai.
Fra il bene e il male c'è una porta, e io l'aprirò!
L'unico modo per sentirsi qualcuno è sentirsi se stessi.
La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno.
La vera felicità non è in fondo a un bicchiere, non è dentro a una siringa: la trovi solo nel cuore di chi ti ama.
Io sono così perchè rispecchio quello che ho dentro.
Non accontentarti dell'orizzonte...cerca l'infinito.
Nella vita ci sarà sempre un bastardo che ti farà soffrire, ma sarà l'unica persona che riuscirai ad amare veramente.
Non arrenderti mai, perchè quando pensi che sia tutto finito, è il momento in cui tutto ha inizio.
La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo.
Non diventerò vecchio: io sono come una stella cadente.
L'anima di una persona è nascosta nel suo sguardo, per questo abbiamo paura di farci guardare negli occhi.
Non si può dire di aver vissuto se prima non si è provato ciò che è proibito.
Non pentirti di qualcosa che hai fatto, se quando l'hai fatta eri felice.
Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare.
Non vivere con la paura di morire, ma muori con la gioia di aver vissuto.
Non parlare mai di pace e di amore: un Uomo ci ha provato e lo hanno crocefisso.
Piangevo perchè non avevo le scarpe, poi vidi un uomo senza i piedi.
Non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi.
Non ho scelto io di nascere quindi lasciatemi vivere come mi pare.
Non serve strappare le pagine della vita, basta saper voltar pagina e ricominciare.
Non essere così triste e pensieroso, ricorda che la vita è come uno specchio, ti sorride se la guardi sorridendo.
Quando morirò andrò in paradiso, perchè l'inferno l'ho già vissuto quaggiù.
Se dovessi scegliere tra la vita e la morte, perchè non esiste vita senza di te, di sicuro sceglierei la morte prima che mi scelga lei.
Rifiutarsi di amare per paura di soffrire è come rifiutarsi di vivere per paura di morire.
Questa notte non può durare un eterno, perchè fra poco arriverà il mattino, ammesso che ci sia un domani.
Questa dannata guerra finirà quando saremo troppo vecchi per goderci la pace.
Quando odiamo qualcuno, odiamo nella sua immagine qualcosa che sta dentro di noi.
Se dovessi scegliere tra il tuo amore e la mia vita, sceglierei il tuo amore, perchè è la mia vita.
Quando moriremo andremo sicuramente in Paradiso, perchè l'Inferno l'abbiamo già vissuto qui.
Se devi vivere tutta la vita strisciando come un verme, alzati e muori!
Quando la gente mi chiede cosa vuol dire amare, abbasso gli occhi per paura di ricordare.
Solo chi non conosce il dolore, può ridere di chi soffre.
Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli, trova sempre la forza di riprovarci.
Se hai un'idea rispettala, non perchè è un'idea, ma perchè è tua.
Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il rumore di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito.
Se tu fossi una lacrima, io non piangerei per paura di perderti.
Se una mattina ti svegli e non vedi il sole, o sei morto, o sei il sole.
Se le persone che parlano male di me, sapessero quello che dico io di loro, parlerebbero peggio.
Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi è triste e vorrebbe vivere ma sa di dover morire.
Sogna perchè nel sonno puoi trovare quello che il giorno non ti puo' dare.
Se ti dicono che l'amore è un sogno, sogna pure ma non stupirti se ti svegli piangendo.
Vivo per amarti, morirò se dovrò dimenticarti.
Un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra.
Tra il reale e l'irreale c'è una porta: quella porta siamo noi.
Vivi ogni attimo e questo non sarà mai l'ultimo.
Sorridi anche se il tuo sorriso è triste, perchè più triste di un sorriso triste c'è la tristezza di non saper sorridere.
Vivi intensamente ogni piccola cosa della tua vita, perchè un giorno, queste piccole cose, sembreranno grandissime.
Vivere senza tentare, significa rimanere con il dubbio che ce l'avresti fatta.

 


Voce leader dei Doors, è stato uno dei principali riferimenti per intere generazioni di giovani negli anni della guerra del Vietnam, dell'assassinio dei fratelli Kennedy e di Martin Luther King. Animale da palcoscenico, eroe maledetto, angelo ribelle, il Re Lucertola - Lizard King - è stato profeta della libertà. Per i suoi inviti alla trasgressione l'FBI ha aperto un dossier su di lui, e nel 1969 è stato perfino arrestato per oscenità. La sua morte precoce nel 1971 lo ha trasformato in un mito: da allora le raccolte dei Doors continuano ad andare a ruba, e ogni anno migliaia di giovani si recano in pellegrinaggio sulla sua tomba nel cimitero di Père Lanchaise a Parigi.

Di famiglia medio borghese, aveva due fratelli ai quali non si sentì mai particolarmente legato. Trascorse la sua infanzia cambiando spesso paese a causa dei trasferimenti di suo padre, uno dei motivi che lo hanno sempre immerso in un contesto di solitudine. Tra lui e la sua famiglia non correvano buoni rapporti così appena fu possibile se ne andò per frequentare l'università cinematografica dell'UCLA.

Si può dire che fu proprio durante gli studi universitari che Morrison si creò la prima vera cerchia di amici. L'humus e le possibilità che regnavano nell'ateneo e nel frequentare le lezioni gli davano infatti l'opportunità di conoscere un numero straordinario di persone. Inoltre, fu proprio frequentando l'Università che incontrò un futuro compnente dei Doors, il chitarrista e compositore Roy Manzanek, il quale coinvolse Morrison nelle sue già avviate attività musicali, come quella di apparire per gioco in alcuni concerti organizzati da lui.

L'idillio però non durò a lungo, poichè Morrison abbandonò l'università dopo che un suo cortometraggio fu rifiutato per una apparizione al "Royce Hall".

Iniziò così a frequentare la spiaggia di Venice, luogo che vide la nascita di molte canzoni come "Hello, I love you" e "End of the night". Formò poi un gruppo appunto col suo amico di università Ray e decise di chiamarlo "the Doors", nome ricavato dalle strane elucubrazioni che Morrison era solito fare: egli infatti sosteneva esistessero nel mondo il noto e l'ignoto, e che questi due mondi fossero divisi da una sorta di porta: ed è proprio una di queste "porte" comunicanti che lui voleva essere.

Intanto, il cantante era arrivato ormai al punto di prendere pasticche di LSD con grande facilità, arrivando a fare azioni bizzarre e discutibili, come quella di andare nel deserto per provare la mescalina nella sua forma pura: aveva letto che, secondo alcuni studi, dava effetti di vera follia...

Esplosi i Doors con il primo, splendido album (uno dei migliori esordi della storia del rock), Morrison divenne per milioni di fan un'avvincente ribelle, mentre per l'America benpensante rappresentava una sorta di pericolo pubblico. La sua vita "sentimentale", sempre molto affollata, era minata da comportamenti lunatici ed imprevedibili: passava da una calma assoluta ad attacchi improvvisi di violenza. Nel 1970 Jim sposò Patricia, una delle sue donne, con un matrimonio "Wicca" (un rituale che corrisponde ad una specie di unione cosmica). Il atrimoni, come prevedibile, non durò a lungo, a causa dell'inesausta "poligamia" di Morrison.

Dopo una vita all'insegna di eccessi di tutti i tipi, Morrison si spense il 3 luglio 1971, a soli 27 anni, generando da quel momento un'infinità di pettegolezzi e false notizie circa le modalità (o addirittura la veridicità) della sua scomparsa. Le cause della sua morte infatti sono tuttora ignote: Pamela Carson, la sua compagna del momento, morta oltretutto di overdose tre anni dopo di lui, disse solo di averlo trovato morto nella vasca da bagno. Quando gli amici arrivarono a Parigi, poi, la bara era già chiusa. Non poterono dunque vedere il cadavere del cantante ma solo visionare il suo certificato di morte.. L'autopsia non fu fatta. Il certificato medico parla genericamente di "morte naturale" per arresto cardiaco.

A Parigi, nella Ville Lumiere, si era trasferito quattro mesi prima assieme alla sua ragazza. Ne aveva abbastanza dei Doors e della California, malgrado la band gli avesse dato fama e ricchezza. Voleva costruirsi una nuova vita come poeta. "Il rock è morto", ripeteva.
Oggi la sua tomba nel cimitero parigino Pére Lachaise è un monumento nazionale e viene visitato da una media di cento fans al giorno.

 

Jim Morrison..quello dei Doors..frasi celebri..

A volte non basta una vita per cancellare un attimo,
ma basta un attimo per cancellare una vita
J. Morrison


Vivere senza tentare, significa rimanere con il dubbio che ce l'avresti fatta
J. Morrison


Se devi vivere tutta la vita strisciando come un verme, alzati e muori!
J. Morrison


Dopo il suo sangue, la cosa migliore che un uomo può dare di sé è una lacrima
J. Morrison


Sorridi anche se il tuo sorriso è triste, perché più triste di un sorriso triste c'è la
tristezza di non saper sorridere
J. Morrison


La solitudine è ascoltare il vento e non poterlo raccontare a nessuno
J. Morrison


Piangevo perché non avevo le scarpe, poi vidi un uomo senza i piedi
J. Morrison


Quando moriremo andremo sicuramente in Paradiso,
perché l'Inferno l'abbiamo già vissuto qui
J. Morrison


Essere allegri non significa necessariamente essere felici, talvolta si ha voglia di
ridere e scherzare per non sentire che dentro si ha voglia di piangere
J. Morrison


Se sei triste e vorresti morire, pensa a chi è triste
e vorrebbe vivere ma sa di dover morire
J. Morrison


L'anima di una persona è nascosta nel suo sguardo,
per questo abbiamo paura di farci guardare negli occhi
J. Morrison


Non è forte chi non cade, ma chi cadendo ha la forza di rialzarsi
J. Morrison


Non pentirti di qualcosa che hai fatto, se quando l'hai fatta eri felice
J. Morrison


Vivi intensamente ogni piccola cosa della tua vita, perché un giorno,
queste piccole cose, sembreranno grandissime
J. Morrison


Non parlare mai di pace e di amore: un Uomo ci ha provato e lo hanno crocefisso
J. Morrison


La vita è una grande avventura dalla quale nessuno è mai uscito vivo
J. Morrison


Smetterò di amarti solo quando un pittore sordo riuscirà a dipingere il rumore
di un petalo di rosa cadere su un pavimento di cristallo di un castello mai esistito
J. Morrison


Se ti dicono che l'amore è un sogno, sogna pure ma non stupirti se ti svegli piangendo
J. Morrison


L'unico modo per sentirsi qualcuno è sentirsi se stessi-
J. Morrison


Non vivere con la paura di morire, ma muori con la gioia di aver vissuto
J. Morrison


Se una mattina ti svegli e non vedi il sole, o sei morto, o sei il sole
J. Morrison


Sii sempre come il mare che infrangendosi contro gli scogli,
trova sempre la forza di riprovarci
J. Morrison


Questa è la fine, una meravigliosa amica. Questa è la fine, la mia sola amica
La fine di dei nostri elaborati progetti, la fine di tutto ciò che esiste. La fine.
J. Morrison


Sono il Re Lucertola, e posso fare qualsiasi cosa:
dialogare coi poteri occulti, evocare le forze del male.
J. Morrison


Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare.
Jim Morrison


Non accontentarti dell'orizzonte...cerca l'infinito.
Jim Morrison


Un giorno anche la guerra si inchinerà al suono di una chitarra.
Jim Morrison


Se hai un'idea rispettala, non perchè è un'idea, ma perchè è tua.
Jim Morrison


Ama ragazza, e se dicono che é peccato, ama il peccato e sarai pura
Jim Morrison


Alcuni dicono che la pioggia è brutta, ma non sanno che permette di girare a testa
alta con il viso coperto dalle lacrime
Jim Morrison


Non diventerò vecchio: io sono come una stella cadente
Jim Morrison


Il destino si é messo contro di me, peggio per lui..
Jim Morrison

 



ROBBY KRIEGER: I DOORS NACQUERO COSÌ
 

L’occasione mi è data dal "Night Guitar Tour" e, di certo, non posso lasciarmela sfuggire. Nonostante le treversie e i trip di varia natura che quasi 25 anni di rocklife comportano Robby non ha perso lo smalto dei giorni migliori, ammaliando il pubblico con la sua magica Gibson: prima in versione computerizzata presentando uno strumentale dall’album a suo nome di prossima uscita poi ripescando antiche pagine di gloria come "Roadhouse Blues" e "Love Me Two Times", naturalmente firmate Doors. I ragazzi hanno risposto con un boato d’applausi, confermando che ‘le porte’ non hanno perso nulla del loro fascino. Naturalmente, all’indomani di quel fatidico luglio 1971 la ruota della musica per lui non si è certo fermata. Come Doors, i tre superstiti hanno firmato "Other Voices" (1971) e "Full Circle" (1972) mentre Krieger e John Densmore hanno in seguito dato vita alla Butts Band (due album nel biennio ‘74-‘75). Infine, in qualità di solista, Robbie ha inciso "Robbie Krieger and Friends" (1977), "Panic Station/The Acid Casualities" (1982) in cui compare in qualità di ospite e "Versions" (1985). Oggi, dopo la partecipazione al progetto "Guitar Speak", al "Guitar Tour" e relativo live album, sta terminando un LP sperimentale e, notizia ghiotta, accarezzando l’idea di pubblicare, insieme ai vecchi compagni, un disco contenente outtakes, demo e altre chicche del mitico gruppo. Certo, è il presente che conta ma la nostalgia è una signora intrigante alla quale non è facile sottrarsi.

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Come nacquero veramente i Doors?

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Io e John (Densmore, il batterista) ci conoscevamo dai tempi del liceo e avevamo suonato in un paio di ‘school bands’ mentre incontrai Ray (Manzarek, il tastierista) durante le lezioni di un corso di meditazione trascendentale. Oggi la chiamerei ‘trash’ ma allora era molto di moda. All’inizio non avevo nessuna intenzione di diventare musicista, studiavo fisica e altre materie scientifiche, e solo in un secondo tempo m’innamorai della chitarra. Allora Ray e Jim si conoscevano già e, anzi, vivevano insieme dal momento che Jim non possedeva che pochi dollari e quei pochi puntualmente li spendeva in libri di poesie e romanzi. Con i suoi genitori aveva tagliato i ponti, diceva che suo padre non lo capiva (Steve Morrison, brillante generale della marina e in seguito pezzo grosso del Pentagono) e che la vita ‘normale’ non faceva per lui. Jim e Ray suonavano in un gruppo (più che altro, nei Rick and The Ravens Morrison cercava di cantare e si arrangiava all’armonica) insieme ai fratelli di Ray e quando uno di loro se ne andò chiamarono John a sostituirlo. Poi, fu il mio turno. Ma la vera scintilla fu l’incontro sulla spiaggia di Venice: fu in quel momento che nacquero i Doors.
Trovare un contratto non fu certo cosa facile.

 

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Avevamo firmato per una piccola etichetta locale (la Aura Records) e incidemmo anche qualche demo. Fu durante il periodo al Whiskie a Go-Go che Jack Holzman, boss dell’Elektra, venne a vederci rimanendo dapprima annoiato e deluso: solo in un secondo tempo rimase colpito dai Doors. Jim all’inizio non lo vedeva di buon occhio, perché Jack ammise candidamente che a convincerlo era stata l’esecuzione di "Alabama Song" di Brecht: non un brano del gruppo. Comunque sia, l’importante era la firma sul contratto. Giusto in tempo, poco dopo fummo infatti licenziati dal Whiskey.

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Parlare di scaletta prefissata per un concerto dei Doors mi sembra improbabile se non impossibile.

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Certo, Jim era un problema: non tanto per i brani da presentare quanto per ciò che sarebbe successo durante lo show. Cercavamo di assecondarlo ma a volte la situazione degenerava e da band ci trasformavamo in pubblico cercando di immaginare cosa avrebbe inventato stavolta. Spesso era divertente, in altre occasioni molto meno.

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Come quella sera, giù al Whiskey...

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Jim beveva già forte e provava di tutto. Arriva sbronzo e ci annuncia orgogliosamente di aver scritto alcuni versi nuovi per il brano "The End", già allora uno dei nostri cavalli di battaglia. Sin qui nulla di strano, lo faceva spesso. Quando però arriva al punto "Father, I Want To Kill You..." capimmo che la situazione stava prendendo una brutta piega. Alla fine, il pubblico era come ipnotizzato e Jim se ne rese conto: fu un successo ma il manager del locale ci saltò quasi addosso. Naturalmente, fu l’ultima sera al Whiskey.

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Nulla in confronto a ciò che doveva capitare a New Heaven e poi, a Miami. Due episodi che vi crearono parecchi guai anche se contribuirono non poco alla vostra leggenda.

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Jim era conscio del fatto di essere una specie di sciamano, di semidio quando era sul palco. Voleva solo vedere sino a che punto si sarebbe spinto il potere che esercitava sul pubblico. E’ sempre stato un tipo curioso, un manipolatore di masse, uno psicologo ammaliatore. A New Heaven fu un gesto di sfida nei confronti di un poliziotto che lo aveva aggredito nel backstage. Il cop lo aveva scambiato per un giovinastro maltrattandolo e Jim raccontò l’episodio durante lo show. Lo sputtanamento fu generale e il concerto interrotto. Da notare che Jim non calunniò nessuno, si limitò a raccontare ciò che era successo.

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Invece, a Miami, si spinse oltre.

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Non parlo volentieri dì quell’episodio, ma se vuoi la mia versione il concerto non era diverso da qualsiasi altro dei Doors. Voglio dire, ogni sera Jim improvvisava qualcosa e "quella" sera non era a diversa dalle altre. Non fece nulla di osceno, non mostrò niente: fu il pubblico che vide qualcosa perché voleva vederla. Ipnosi collettiva, visione chiarnala come ti pare. Lo show raggiunse uno stato dì parossismo in cui ognuno si creò delle immagini ma Jim non andò oltre il consentito.

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Ritieni che i Doors siano stati più una uve band o un gruppo di studio? Quale album credi possa rappresen tarvi meglio?

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Contrariamente a quanto si possa credere, i Doors hanno sempre dato il meglio in studio. Si creava uii’atmosfera quasi magica, quattro persone che lavoravano in perfetta sintonia e in un regime di assoluta democrazia. Ogni passaggio, ogni frase musicale veniva discussa e se non si era tutti d’accordo, accantonata. Credo che i primi due album diano l’esatta dimensione del gruppo. "Absolutelv Live" mi piace ma altri concerti gli sono stati nettamente superiori. Dal vivo dovevamo seguire Jim ma quando enti-ava nel gioco era lui a seguire noi.

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Forse pochi sanno che ci sei tu dietro brani come "Light My Fire"e "Hello I Love You".

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Io e Ray abbiamo scritto praticamente tutte le musiche del gruppo. Nel caso di "Light My Fire" i meriti vanno equamente divisi: lui ha composto l’intro e il solo d’organo, io il resto. "Hello I Love You" è invece farina del mio sacco. Il riff nacque nella cucina di casa mia e l’idea dell’eco iniziale della batteria in studio; John lo senti e disse ‘wow’. "Hello I Love You", il suo testo, risale al 1965 ed è uno dei primi scritti da Jim.

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Poco fa, quando hai accennato ai primi album come i migliori del gruppo, non mi sembravi troppo convinto.

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Il fatto è che secondo me il vero disco dei Doors, quello capace di sintetizzare la nostra carriera, non è stato ancora pubblicato. Diciamo che "The Doors" e "Strange Days", le cui canzoni per intenderci risalgono tutte allo stesso periodo, superano l’esame ma non a pienissimi voti. Sto accarezzando l’idea di scrivere finalmente l’ultima parola sui Doors. Esiste del buon materiale ancora inedito, negli archivi della Elektra e in nostro possesso, e credo sia venuta l’ora di tirarlo fuori. Nè ho accennato a Ray e John e forse per Natale sarà una realtà.

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Anche alcune registrazioni live, i mitici Stochkolm Tapes o i concerti londinesi alla Roundhouse, meriterebbero ben altro trattamento che non i soliti booltegs.

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Hai ragione, compresi i nastri di session con Albert King e ciò che è rimasto del materiale usato per "Absolutely Live". Inoltre stralci inediti di "An American Prayer", perché no?

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Come reagiste alla notizia della morte di Jim?

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Eravamo increduli. Non era la prima volta che Jim veniva dato per morto ma puntualmente si presentava in ufficio il lunedi successivo, chiedendo ‘com’è successo stavolta?’ Anche Bill (Siddons, manager tuttofare) era scettico e si recò a Parigi. Quando tornò fu laconico. ‘L’abbiamo sotterrato ieri, questo è tutto’, disse e probabilmente non sapeva altro. Jim era stato tante volte vicino alla morte che ormai eravamo convinti ci avesse rinunciato. Ma avevamo torto.

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Parlando di Robbie Krieger solista, è uscito il tuo nuovo album...

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Si, si chiama "No Habla" e come il titolo lascia intendere, si tratta di un disco interamente strumentale, un lavoro di ricerca sulla chitarra e le sue mille derivazioni. Sperimentare è sempre stata la mia passione. Tra i brani, ci sono due remake dai Doors, "Wild Child" e "You Are Lost Little Girl" più uno da Ike Turner, "It’s Gonna Work Out Fine". Vorrei anche ricordare l’aiuto che Brian Auger mi ha dato alle tastiere.

Articolo di Paolo Battigelli tratto da "Ciao 2001" del 5 Luglio 1989

 

 

Jim Morrison
Pellegrinaggio senza fine

Parigi. "Non è mai morto, non può, i miti non muoiono": una diciassettenne magra e bionda, della Francia del nord, si accovaccia sulla tomba di Jim Morrison, nel cimitero parigino del Père Lachaise. Come migliaia di persone ha viaggiato, fatto la fila e pianto oggi per il cantante dei "Doors" morto a Parigi esattamente 30 anni fa.
La ragazzina, che ha appena fatto la maturità, conosce a memoria i brani dei Doors, che conclusero gli anni Sessanta e aprirono al futuro dei Settanta.                                                                                                                                                      Un gruppetto che per tutto il giorno ha suonato cover della grande band fuori da un bar nei pressi del cimitero accenna alle prime note di "Light my fire", l’inno che si pensava fosse di una generazione ma che ora sfida l’eternità. Gli occhi della ragazzina si inumidiscono, in migliaia sotto il sole cocente ascoltano quel suono martellante e ispirato, colonna sonora dello straordinario pellegrinaggio.                                                                                                                                                            Avrebbe avuto 57 anni oggi Jim Morrison, un’ipotesi inimmaginabile per tutti quelli che amano i grandi miti, eternamente giovani. Meno leggendario di lui, il tastierista del gruppo, Ray Manzarek, ne ha oggi 67 e li porta benissimo, pelle abbronzatissima da californiano e battuta sempre pronta. Arriva dopo le 15 al Père Lachaise, scortato adeguatamente per evitare la fila e soprattutto la ressa dei tanti fans in cerca di icone.                                                                                            "Siamo tutti qui per dire ciao a Jim", ripete ai pochi che riescono ad avvicinarlo. Sfila scortato nei vialetti del cimitero monumentale, seguendo le frecce e le indicazioni "Jim Morrison" appese fra le tombe di tanti "grandi", a Chopin a Oscar Wilde . In serata è lui il protagonista, nel teatro "Bouffes du Nord", della serata "ufficiale". Mezz’ora di tuffo nei suoni liquidi del suo ineguagliato organo "Hammond", poi tanti ricordi, tante promesse e una chiave per spiegare come mai la musica dei Doors non è mai invecchiata e brucia più che mai sulla pelle dei fans, come mai le parole di Jim siano ancora oggi sui diari delle ragazzine: "Vedete - spiega Ray - credo che la musica dei Doors venisse proprio da un posto strano, è luce e oscurità, il sole e la notte di Jim, il suo mistero".                                                                                                                                                    Giorno e notte, luce e oscurità, "Bright Midnight" come suonavano e cantavano i Doors. E come la loro casa discografica, "Elektra", propone da oggi: "Bright Midnight" diventa una nuova collana, tutti brani "live", alcuni inediti, che si arricchirà di una perla in occasione dei prossimi cinque anniversari della scomparsa del Mito.
                                                                                                                   

Articolo tratto da "Il Secolo XIX" del 4/7/2001 (firmato M.S.)



Parigi. "Non è mai morto, non può, i miti non muoiono": una diciassettenne magra e bionda, della Francia del nord, si accovaccia sulla tomba di Jim Morrison, nel cimitero parigino del Père Lachaise. Come migliaia di persone ha viaggiato, fatto la fila e pianto oggi per il cantante dei "Doors" morto a Parigi esattamente 30 anni fa.
La ragazzina, che ha appena fatto la maturità, conosce a memoria i brani dei Doors, che conclusero gli anni Sessanta e aprirono al futuro dei Settanta.

Un gruppetto che per tutto il giorno ha suonato cover della grande band fuori da un bar nei pressi del cimitero accenna alle prime note di "Light my fire", l’inno che si pensava fosse di una generazione ma che ora sfida l’eternità. Gli occhi della ragazzina si inumidiscono, in migliaia sotto il sole cocente ascoltano quel suono martellante e ispirato, colonna sonora dello straordinario pellegrinaggio.

Avrebbe avuto 57 anni oggi Jim Morrison, un’ipotesi inimmaginabile per tutti quelli che amano i grandi miti, eternamente giovani. Meno leggendario di lui, il tastierista del gruppo, Ray Manzarek, ne ha oggi 67 e li porta benissimo, pelle abbronzatissima da californiano e battuta sempre pronta. Arriva dopo le 15 al Père Lachaise, scortato adeguatamente per evitare la fila e soprattutto la ressa dei tanti fans in cerca di icone.

"Siamo tutti qui per dire ciao a Jim", ripete ai pochi che riescono ad avvicinarlo. Sfila scortato nei vialetti del cimitero monumentale, seguendo le frecce e le indicazioni "Jim Morrison" appese fra le tombe di tanti "grandi", da Chopin a Oscar Wilde.

In serata è lui il protagonista, nel teatro "Bouffes du Nord", della serata "ufficiale". Mezz’ora di tuffo nei suoni liquidi del suo ineguagliato organo "Hammond", poi tanti ricordi, tante promesse e una chiave per spiegare come mai la musica dei Doors non è mai invecchiata e brucia più che mai sulla pelle dei fans, come mai le parole di Jim siano ancora oggi sui diari delle ragazzine: "Vedete - spiega Ray - credo che la musica dei Doors venisse proprio da un posto strano, è luce e oscurità, il sole e la notte di Jim, il suo mistero".

Giorno e notte, luce e oscurità, "Bright Midnight" come suonavano e cantavano i Doors. E come la loro casa discografica, "Elektra", propone da oggi: "Bright Midnight" diventa una nuova collana, tutti brani "live", alcuni inediti, che si arricchirà di una perla in occasione dei prossimi cinque anniversari della scomparsa del Mito.

Articolo tratto da "Il Secolo XIX" del 4/7/2001 (firmato


Lo sostiene lo scrittore francese che ha curato la pubblicazione delle poesie della rockstar
«Jim Morrison
è vivo e scrive versi»
Molti ragazzi che hanno risposto al sondaggio del Secolo XIX lo hanno indicato tra i poeti più amati. E proprio ieri un flash d’agenzia informa che sta per uscire un libro di poesie scritto da lui: Jim Morrison sarebbe ancora vivo.

«Mi domando come fare per circuire il tuo corpo. Mi domando come fare per svelare i tuoi segreti. Mi domando come fare per amarti davvero». Questi versi rimarrebbero probabilmente senza fama se a firmarli non fosse Jim Morrison, mito per milioni di fans in tutto il mondo, ex leader del gruppo rock "The Doors", morto, secondo le notizie ufficiali, in una vasca da bagno in seguito a un’overdose il 3 luglio 1971. Ma, secondo alcuni, Jim non sarebbe mai morto: tra i principali sostenitori di questa tesi, Jacques Rochard, scrittore francese, già autore nel 1986 di "Jim Morrison Vivo!", il contestatissimo libro che riaprì il caso sulla scomparsa del "Re Lucertola".

Rochard ha curato "Poesie apocrife", un volume che esce in questi giorni in Italia edito dalla "Blues Brothers". Il libro contiene alcune poesie che, secondo Rochard, Morrison avrebbe scritto negli ultimi anni. "Il 22 gennaio 1986 ho trovato nella mia cassetta delle lettere un plico speditomi alcuni giorni prima da Amsterdam – racconta Rochard nella prefazione –. Una busta di quelle commerciali di colore arancione, priva di mittente, con dentro tre minuscoli quadernetti dalla copertina verde, ciascuno con un diverso titolo manoscritto a caratteri stampatello: ‘Gemiti della coscienza’, ‘Rumori della memoria’ e ‘Parole di polvere’".

Nei tre piccoli quaderni rilegati con graffette metalliche, sostiene Rochard, c’erano versi e poesie scritte in lingua americana con un sottile pennarello nero, una grafia dal segno morbido e preciso, leggermente reclinata sulla destra, senza correzioni o cancellature. Ad accompagnare il plico, una lettera firmata Jim Morrison. "In tutti questi anni – spiega ancora il curatore di ‘Poesie apocrife’ – ho custodito i tre quadernetti di Jim come un’icona preziosa. Se adesso mi risolvo a rendere pubblici i tre quadernetti di Jim è per le centinaia di lettere che mi hanno scritto e mi scrivono i suoi fan e alle quali non ho saputo né potuto rispondere". Il volume firmato Morrison sta mettendo in subbuglio i milioni dei fans dei Doors, divisi in scettici e fiduciosi nelle parole di Rochard. "E’ un libro che susciterà certamente mille polemiche – spiega Daniele Segres, presidente del "Doors Fan Club" italiano –. Io non credo che Morrison sia ancora vivo, ma è innegabile che alcune circostanze della sua morte sono tuttora poco chiare".

Tra i misteri legati alla scomparsa di Morrison, il fatto che il cadavere dell’artista non sia stato visto da alcun testimone, che tutte le notizie sul suo decesso vennero rese note da Pamela, la fidanzata di Jim; inoltre, la notizia del decesso di Jim venne data quando l’ex leader dei Doors era già stato seppellito. E, anche sul luogo dove riposa Jim, sussistono dubbi: ogni giorno decine di fan si recano al cimitero parigino di Père Lachaise per rendere omaggio al loro idolo; ma è quasi certo che il corpo di Morrison sia stato trasportato dai genitori di Jim nella tomba di famiglia, a Melbourne in Florida.

Articolo non firmato apparso all'inizio degli anni ’90 su "Il Secolo XIX"

 


Quella che seguì alla morte di Morrison fu una serie interminabiel di strani avvenimenti, probabili cospirazioni e notizie surreali, che trovarono ampio spazio sui giornali e nelle biografie dedicate all'artista. Il primo a scatenare questa ondata fu il giornalista Robert Hilburn con un articolo pubblicato sul "Los Angeles Times" pochi giorni dopo il decesso, intitolato "Perchè le notizie sulla morte di Morrison ritardano?". In più, pochi giorni dopo fu intervistato il medico personale di Jim, il dottor Derwin, il quale dichiarò che Morrison era in eccellente stato di salute prima della sua partenza per la Francia. Tale notizia però è stata smentita da una inchiesta della rivista francese "Mondo2000", nel 1991. Gli autori riscirono a recuperare una cartella clinica di Jim dove risultava che, nell'autunno 1970, Morrison soffrisse da tempo di gonorrea, e veniva confermata la presenza di un adenoma dell'uretra penile, una forma maligna di cancro.
La sepoltura, avvenuta in tutta fretta e in silenzio, fece nascere seri dubbi nell'opinione pubblica sulla sua veridicità, sia perchè difficilmente personaggi stranieri venivano sepolti a Pére Lachaise, sia perchè il posto dedicato al tumulo, era, a detta anche di John Densmore, il batterista della band, troppo piccolo.

Nei primi due anni dopo la sua scomparsa, Jim Morrison, come già capito ad Elvis, fu al centro di numerosi avvistamenti, molti dei quali decisamente fantasiosi, altri forse più attendibili.
Nel 1980 uscì un libro, scritto da due amici molto cari di Morrison, Jerry Hopkins e Danny Sugerman, dal titolo "Nessuno uscirà vivo di Qui" (In Italia: 1981, Gammalibri). Esso diventerà la più famosa biografia del Re Lucertola, e soprattutto la prima biografia dove verranno sollevati alcuni leciti dubbi sulla sua morte, così avvolta dal mistero. Nel giugno dell'anno seguente è il turno di un altro grande amico di Morrison, Tom Baker, che dichiarò in un articolo apparso su "High Times": "Sono molto tentato di credere alle voci che Jim abbia messo in scena la sua morte".
È risaputo, in effetti, che Jim aveva fantasticato più volte sulla possibilità di fingere la sua morte. Ne cominciò a parlare sin dal 1967, trovandola una buona trovata pubblicitaria; come se non bastasse aveva confidato proprio in quegli anni a Hopkins e Sugerman che aveva iniziato seriamente a prendere in considerazione l'ipotesi di cambiare carriera in modo radicale, riapparendo come un uomo d'affari in giacca e cravatta.

Le varie teorie si sono sprecate, e non potevano certo mancare quella occulta e quella più vicina allo spionaggio. Secondo un articolo apparso sulla rivista scandinava "Dagblatte", Jim fu una vera e propria vittima del servizio segreto francese che si operò per assassinarlo, far sparire il cadavere nel più breve tempo possibile, e convincere una persona (Pamela) a dare una versione dei fatti che non poteva essere smentita.

Nel 1986 fece scalpore un libro, ad opera dello scrittore francese Jacques Rochard, che riaprì il caso sulla morte del Re Lucertola. "Vivo!" recita il titolo, e vorrebbe farci credere che in realtà l'ex leader dei Doors sia vivo e vegeto, e lui stesso lo avrebbe incontrato diverse volte. Jim gli avrebbe spiegato che avrebbe inscenato la sua morte per sfuggire alle pressioni della sua vita da divo, per poter meglio dedicarsi alla sua passione più grande: la poesia.
Nel 1995 Rochard si ripropone con un nuovo libro, "Poesie Apocrife" (In Italia: Ed. Blues Brothers), una collezione di poesie che Morrison avrebbe scritto negli ultimi anni. "Il 22 gennaio 1986 ho trovato nella mia cassetta delle lettere un plico speditomi alcuni giorni prima da Amsterdam. - racconta Rochard nella prefazione - Una busta di quelle commerciali di colore arancione, priva di mittente, con dentro tre minuscoli quadernetti dalla copertina verde, ciascuno con un diverso titolo manoscritto a caratteri stampatello: 'Gemiti della coscienza', 'Rumori della memoria' e 'Parole di polvere'." La critica è concorde nel dire che non solo si trattano di falsi, ma che siano anche scritti male.


 

 

Rimbaud e Jim Morrison: il ribelle come poeta                                                                                

Queste cose possono accadere negli Stati Uniti. State a sentire. C'è un accademico serio e accreditato, francesista ma pure comparatista (ha tenuto corsi su Dante), come si dice, «di chiara fama», oggi professore emerito alla Duke University. Si chiama Wallace Fowlie, e ha scritto volumi su Rimbaud, sul simbolismo francese, oltre a tradurre Rimbaud in inglese.                       Nel 1968 una rockstar, Jim Morrison, capofila dei Doors, un complesso molto vicino alla Beat Generation, gli scrive per dichiarargli il suo debito: ama Rimbaud, e il libro di Fowlie è stato per lui fondamentale. Molti anni dopo, Fowlie ascolta finalmente Morrison, e scopre che l'influenza di Rimbaud è percettibile, quasi evidente. Così gli dedica particolare attenzione, tiene addirittura conferenze agli studenti su di lui, invece di mandarlo al diavolo, come, pur con tutta la possibile vanità, avrebbe fatto più di un suo collega italiano. Questo libro sanziona una frequentazione accentuatasi dopo la morte di Morrison, a ventotto anni, nel '71, a Parigi, dove venne sepolto al Père Lachaise. Fowlie fa, naturalmente, il suo onesto mestiere, con passione ma anche con molta accademica diligenza, e il libretto Rimbaud-Morrison si pone nei termini di un attento lavoro di letteratura comparata, pur se Fowlie correttamente riconosce che i testi di Morrison, molti dei quali raccolti in volume, sono inseparabili dalla musica dei Doors. Compie raffronti, spiega quale fosse il rapporto di comunicazione che Morrison istituiva con il suo pubblico. Ma forse dovrebbe fare un passo avanti.                                                                                                              In che senso la Beat Generation riscoprì i «poètes maudits», in Francia Baudelaire e Rimbaud, in America Edgar Allan Poe, a cominciare dal suo profeta appena scomparso, Allen Ginsberg? (Ho scritto sulla "Stampa" che mi accadde di vedere i ritratti di Baudelaire e di Poe incollati sullo sportello del frigorifero in casa di Ginsberg, a New York). In primo luogo per la loro rottura, reciproca, con la società borghese, la loro ribellione, specie ai canoni di comportamento - e assai meno sul piano del discorso. In secondo luogo, per la scoperta dei paradisi artificiali. Ma il punto da chiarire è che, almeno in una prima fase, li prese alla lettera, si identificò, volle spesso riviverli. Nel caso di Morrison, un simile aspetto balza immediatamente agli occhi, portato alle estreme conseguenze, se si pensa che la congiuntura in cui Morrison visse e operò (e si distrusse) si può lecitamente giudicare ancora più tragica e ossessiva. Così, un brano capitale di Morrison come "The End", che nella sua scansione trenodica dura più di undici minuti, introduce una dimensione crepuscolare e testamentaria che non si deve certo a Rimbaud. Poi, come si sa, Rimbaud ha subito una serie di riutilizzazioni esse pure soggettive e approprianti, ma più complesse e magari ostentate, ad esempio, ancora in tempi recenti, con Patti Smith.                                                                                                                                          Le analogie indicate da Fowlie risultano senza dubbio convincenti, a livello di interi brani di Morrison ("Soul Kitchen", "End of the Night", "Take It as It Comes"), o di singoli versi. Così come la reazione antagonistica di Morrison nei confronti degli "assassins" rimbauldiani sembra fuori dubbio, canalizzata, come osserva Fowlie, grazie alla mediazione di Henry Miller.            Il "viaggiatore" Morrison, peraltro, non ha bisogno di andare in Africa: trova i suoi spazi di esplorazione nel proprio paese, anche se poi sente la necessità di immergersi in Parigi. È l'«idillio americano», con la sua ricerca di libertà sessuale, di trasgressioni intrise talora di morte; è altresì il deliberato gesto sacrilego. "Instabilità", "irrequietezza", desiderio di fuga: sotto questo profilo Fowlie paragona Morrison a Rimbaud e a Villon, e ne spiega il mito che resiste dopo la morte, per tacere della forte componente autobiografica. Lo paragona giustamente a Narciso, e del narcisismo esasperato di Morrison, Rimbaud resta una delle maschere: nulla di meno, nulla di più.

Articolo tratto da una recensione di Gorlier, C., L'Indice 1997, n. 6

 

Jim Morrison: i fans in lacrime al Père Lachaise

Parigi. È cominciato il pellegrinaggio dei fans di Jim Morrison sulla sua tomba al cimitero del Père Lachaise. È questo il luogo designato per le celebrazioni ufficiali del 30esimo anniversario della scomparsa di Jim. I reduci Doors hanno infatti scelto la capitale francese per ricordare il loro ex leader. Ray Manzarek e Danny Sugerman saranno al teatro Les Bouffes du Nord a Boulevard De La Chapelle, per presenziare alla proiezione di alcune immagini rare e inedite che riguardano i Doors, compreso uno speciale realizzati nel ‘68 dalla televisione danese, uno della Tv francese intitolato "Critique", uno speciale di un’ora dal titolo "A tribute to Jim Morrison" e una nuova versione del video di "Break on through" tra gli altri. Intorno all’ora di pranzo di oggi Manzarek e Sugerman renderanno omaggio alla tomba di Morrison e successiva mente presenteranno "Bright Midnight. Live in America", l'album inedito dal vivo dei Doors uscito apposta per l’occasione.

Articolo tratto da "Il Secolo XIX" del 3/7/2001

«Jim Morrison
è vivo e scrive versi»

Molti ragazzi che hanno risposto al sondaggio del Secolo XIX lo hanno indicato tra i poeti più amati. E proprio ieri un flash d’agenzia informa che sta per uscire un libro di poesie scritto da lui: Jim Morrison sarebbe ancora vivo.                                                       

«Mi domando come fare per circuire il tuo corpo. Mi domando come fare per svelare i tuoi segreti. Mi domando come fare per amarti davvero». Questi versi rimarrebbero probabilmente senza fama se a firmarli non fosse Jim Morrison, mito per milioni di fans in tutto il mondo, ex leader del gruppo rock "The Doors", morto, secondo le notizie ufficiali, in una vasca da bagno in seguito a un’overdose il 3 luglio 1971. Ma, secondo alcuni, Jim non sarebbe mai morto: tra i principali sostenitori di questa tesi, Jacques Rochard, scrittore francese, già autore nel 1986 di "Jim Morrison Vivo!", il contestatissimo libro che riaprì il caso sulla scomparsa del "Re Lucertola".                                                                                                                                   Rochard ha curato "Poesie apocrife", un volume che esce in questi giorni in Italia edito dalla "Blues Brothers". Il libro contiene alcune poesie che, secondo Rochard, Morrison avrebbe scritto negli ultimi anni. "Il 22 gennaio 1986 ho trovato nella mia cassetta delle lettere un plico speditomi alcuni giorni prima da Amsterdam – racconta Rochard nella prefazione –. Una busta di quelle commerciali di colore arancione, priva di mittente, con dentro tre minuscoli quadernetti dalla copertina verde, ciascuno con un diverso titolo manoscritto a caratteri stampatello: ‘Gemiti della coscienza’, ‘Rumori della memoria’ e ‘Parole di polvere’".   Nei tre piccoli quaderni rilegati con graffette metalliche, sostiene Rochard, c’erano versi e poesie scritte in lingua americana con un sottile pennarello nero, una grafia dal segno morbido e preciso, leggermente reclinata sulla destra, senza correzioni o cancellature. Ad accompagnare il plico, una lettera firmata Jim Morrison. "In tutti questi anni – spiega ancora il curatore di ‘Poesie apocrife’ – ho custodito i tre quadernetti di Jim come un’icona preziosa. Se adesso mi risolvo a rendere pubblici i tre quadernetti di Jim è per le centinaia di lettere che mi hanno scritto e mi scrivono i suoi fan e alle quali non ho saputo né potuto rispondere". Il volume firmato Morrison sta mettendo in subbuglio i milioni dei fans dei Doors, divisi in scettici e fiduciosi nelle parole di Rochard. "E’ un libro che susciterà certamente mille polemiche – spiega Daniele Segres, presidente del "Doors Fan Club" italiano –. Io non credo che Morrison sia ancora vivo, ma è innegabile che alcune circostanze della sua morte sono tuttora poco chiare".                                                                                                                                                                  Tra i misteri legati alla scomparsa di Morrison, il fatto che il cadavere dell’artista non sia stato visto da alcun testimone, che tutte le notizie sul suo decesso vennero rese note da Pamela, la fidanzata di Jim; inoltre, la notizia del decesso di Jim venne data quando l’ex leader dei Doors era già stato seppellito. E, anche sul luogo dove riposa Jim, sussistono dubbi: ogni giorno decine di fan si recano al cimitero parigino di Père Lachaise per rendere omaggio al loro idolo; ma è quasi certo che il corpo di Morrison sia stato trasportato dai genitori di Jim nella tomba di famiglia, a Melbourne in Florida.                                                                                         

Articolo non firmato apparso all'inizio degli anni ’90 su "Il Secolo XIX"