TRAVOLGENTE JANIS JOPLIN
In soli quattro anni di palcoscenico Janis Joplin bruciò la sua vita,
appassionata come le eroine dei suoi blues e come quelle alla fine delusa,
divorata dalla malinconia,sconfitta. Era nata a Port Arthur, Texas, nel 1943
e fin dagli anni giovanili si era imbevuta del blues dei Leadbelly e delle
Bessie Smith, anche se quelle musiche non figuravano nelle playlists dei
suoi coetanei. Studentessa all’Università di Austin, aveva abbandonato
presto gli studi e anche i luoghi natali per raggiungere San Francisco, la
Mecca degli anni Sessanta. Lì aveva fatto il giro dei locali folk prima di
venire scoperta da Chet Helms, uno degli animatori della originaria scena
hippie, che si era innamorato della sua ruvida naturalezza e di una voce del
fascino scontroso.
Fu Helms a metterla in contatto con altri ragazzi <<fuori>> della sua
generazione,per un complesso destinato a isolare uno straordinario ibrido:
il <<blues psichedelico>>. Si chiamarono Big Brother & The Holding Company e
per due anni, dal 1966 al 1968, furono parte attiva della comunità di San
Francisco nei giorni magici del flower power e delle <<comuni>> all’Haight
Ashbury.
I Big Brother non valevano molto e, secondo una leggenda consolidata, erano
più interessati agli stupefacenti che alla buona musica; però c’era Janis
quasi in trance davanti al pubblico, nel corso dei concerti che non erano
mai eguali l’uno all’altro. Insieme incisero un primo disco mediocre, ma il
secondo era già un capolavoro. Si chiamava “Cheap Thrills” e fece epoca un
po’ per tutto: per la provocatoria dedica agli Hell’s Angels, la temuta gang
motociclistica, per la copertina di Robert Crumb (il disegnatore porno
hippie di Fritz il Gatto) e per la musica, che ambientava la classica
disperazione blues in scenari di musica acida, passando da originali a
grande successi classici in odor di <<sacro>> (“Ball And Chain”,
“Summertime”).
Un’altra cantante avrebbe fatto perno su quel capolavoro per una comoda
carriera di rendita ma non Janis. Inquieta e ipercritica, abbandonò invece i
Big Brother e si gettò in frenetici progetti senza trovare pace, mentre
intorno crollava la civiltà hippie, e l’alcol, la droga, il sesso più vorace
e vuoto segnavano la sua vita. Si fece crescere una pelle soul in “I Got Dem
Old Kozmic Blues Again, Mama!”, grande disco incompreso, per approdare poi a
una originale mistura di blues,folk, rock, rhythm’n’blues maturo, “Pearl”
dove si fece accompagnare da un complesso nuovo, la Full Tilt Boogie Band.
Non fece in tempo a godere di quegli splendidi frutti; morì per overdose di
droga il 4 ottobre 1970, a soli 27 anni, poche settimane prima dell’uscita
del suo nuovo album, però di quel giorno il nome Janis Joplin e tutto quello
che la ragazza di Port Arthur presentava è diventato leggenda che vivrà
nella storia del rock e del blues.
( Dean Spencer News )
Janis Joplin (Port Arthur, 19 gennaio 1943 – Los Angeles, 4 ottobre 1970) è
stata una cantante statunitense. Divenne nota verso la fine degli anni
sessanta come cantante del gruppo Big Brother and the Holding Company, e
successivamente per i suoi lavori da solista. La sua carriera continuò fino
alla morte per overdose all'età di 27 anni. La nota rivista americana
Rolling Stone ha piazzato Janis al 46esimo posto nella lista dei 100 artisti
più importanti della storia
Il padre della Joplin era un'ingegnere della Texaco, mentre la madre era
impiegata di un college. La famiglia era composta anche dai fratelli Michael
e Laura. Da giovane divenne amica di Jim Langdon e Grant Lyons. Lyons fu il
primo a farle conoscere il blues. Iniziò quindi a cantare nel coro cittadino
e ad ascoltare artisti come Leadbelly, Bessie Smith, Odetta e Big Mama
Thornton. Durante la frequentazione della Thomas Jefferson High School il
suo interesse primario era il disegno, e solo successivamente iniziò a
cantare blues e folk insieme ad alcuni amici, accompagnandosi con l'autoharp
nei club di Austin, Beaumont e dintorni. Si diplomò nel 1960 e si iscrisse
alla Università del Texas di Austin, anche se alla fine non ottenne nessuna
laurea. In quel periodo visse in una costruzione comunemente chiamata "The
Ghetto" che si trovava al 2812 1/2 di Nueces Street. L'affitto era di 40
dollari al mese.
Lo stile emancipato che la Joplin ostentava in quel periodo era ispirato
principalmente dalle sue cantanti blues preferite e dai poeti beat. A venti
anni si trasferì in California, a San Francisco, vivendo prima a North Beach
e successivamente a Haight-Ashbury, inseguendo gli ideali di Peace & Love
che a breve avrebbero portato all'esplosione del movimento Hippy. A
Haight-Ashbury visse nello stessa abitazione insieme al campione di scacchi
Jude Acers. Il 25 giugno del 1964, la Joplin ed il futuro chitarrista dei
Jefferson Airplane Jorma Kaukonen registrarono alcuni standard blues, dove
in sottofondo si può sentire una macchina da scrivere (la moglie di Kaukonen
stava scrivendo, da qui il titolo del bootleg: The Typewriter Tape) Queste
session vennero incise con un registratore a bobine mono, e includevano
sette brani: Typewriter Talk, Trouble In Mind, Kansas City Blues, Hesitation
Blues, Nobody Knows You When You're Down And Out, Daddy, Daddy, Daddy e Long
Black Train Blues. Altre registrazioni di quei primi anni si possono trovare
nella raccolta Janis, The Early Performances del 1974 e Janis del 1993,
incluse le tracce What Good Can Drinkin' Do, Mary Jane e No Reason For
Livin'.
Nel 1966 entrò a far parte della band Big Brother and the Holding Company,
un gruppo di musicisti della bay area che cercava una cantante. Dopo diversi
concerti effettuati in vari locali della California, nel giugno del 1967 con
la partecipazione al Festival Pop di Monterey avviene il trionfo
dell'artista che eseguì con personalità e spirito infuocato
un'indimenticabile versione del brano Ball and Chain (Big mama Thornton).
Oltre ad uno stile originale di canto, ispirato dalle grandi cantanti nere
di blues, e mediato dall'incredibile personalità vocale dell'artista, dotata
di una voce potente, abrasiva,appassionata e struggente, capace di
escursioni vocali incredibili, la Joplin, trasformava i brani fino a
stravolgerli (ascoltare la versione della pop song dei Bee Gees To Love
Somebody, per esempio) offrendo delle interpretazioni assolutamente sincere,
cariche di dolore, gioia, melanconia, passione, rabbia furente, senza
mediazioni, se non la voce: una voce alla cartavetrata, fortemente emotiva e
assolutamente commovente, una voce che toccava e tocca le corde profonde
dell'animo umano per la sua sensibilità per il suo provenire direttamente
dal cuore e arrivare al cuore e all'anima dell'ascoltatore. Come disse un
suo amico: una volta che ascolti quella voce, non la potrai più dimenticare.
Nessuno poteva resistere a quella voce, e il pubblico e la critica di
Monterey furono il contesto adeguato perché la voce e la presenza scenica di
quella ragazza venuta dal Texas fossero riconosciute e apprezzate. Da quel
momento la scalata nel firmamento rock fu quasi immediata: Joplin fu la
prima donna a infrangere la cultura "prevalentemente maschile" che
troneggiava nel mondo del rock. Nel 1968 incise Cheap Thrills, secondo album
del gruppo (tra i brani una cover di Summertime di Gershwin e Piece of my
Heart) che entrò velocemente nella classifica di Billboard, raggiungendo il
n. 1 e mantenendo tale posizione per otto settimane.
L'anno seguente si mise in proprio scegliendo un nuovo gruppo
d'accompagnamento, la Kozmic Blues Band, con il quale pubblicò l'album I Got
Dem Ol' Kozmic Blues Again Mama! in cui la Joplin fa mostra della propria
grandezza di performer e in alcuni brani raggiunge vette interpretative da
brivido (Kozmic blues, Little girl blue, Maybe, Work me Lord). Poi cambiò
ancora gruppo scegliendo la Full-Tilt Boogie Band: l'album Pearl fu
pubblicato postumo nel gennaio 1971, entrò subito in classifica al n. 1
mantenendo tale posizione per 9 settimane. Il primo singolo tratto
dall'album fu Me and Bobby McGee che raggiunse il primo posto nella
classifica dei singoli, ma vi sono altri brani di rara bellezza e intensità,
Cry baby, Get it while you can, Mercedes Benz, Trust me, My baby. Pearl è il
testamento di una grande performer, un'artista unica, irripetibile, tutt'ora
riconosciuta come la più grande cantante bianca di blues di tutti i tempi.
Il 4 ottobre 1970 Janis Joplin fu trovata morta nella stanza di un motel di
Los Angeles, stroncata da una overdose di eroina in seguito alla quale cadde
a faccia in terra rompendosi il volto. Riconosciuta e ricordata per la sua
grandezza e unicità di performer, nel 1995 e' stata inserita nella Rock and
Roll Hall of fame e nel 2005 è stata insignita del Grammy Award alla
carriera.
Le foto di Janis da bambina ci mostrano una cucciola
bionda e sempre sorridente, ben vestita e curata, in qualche modo l'immagine
stessa della piccola borghesia texana di Port Arthur, la cittadina
industriale dove Janis Lyn Joplin nasce il 19 gennaio 1943 da padre operaio
di raffineria e madre casalinga.
Gli scatti della prima adolescenza ci offrono, invece, il volto inquieto di
un brutto anatroccolo, un po' sovrappeso e con il volto invaso dall'acne, il
tipo di ragazza con cui la maggiorparte dei ragazzi non uscirebbe mai.
A 15 anni a scuola è snobbata da tutti. Janis a soli 17 anni lascia Port
Arthur e la pallida prospettiva di una vita come moglie e madre per
inseguire il sogno di diventare una cantante.
Seguono anni di randagismo alternato a rientri in città, Janis si diploma
con buoni voti e si iscrive anche all'università, ma il richiamo della
strada e la perenne insoddisfazione la portano ogni volta, a piantar tutto
per tornare a suonare in oscuri club di provincia. Proprio in questi anni
incontra Jorma Kaukonen (chitarrista e futuro membro dei Jefferson Airplane)
ed insieme a lui si esibisce nei locali con un repertorio soprattutto folk e
country.
Nel 1963 Janis Joplin si reca per la prima volta a San Francisco, dove entra
in contatto con il mondo dei beat e la filosofia on the road. Questo è,
forse, ciò che Janis va cercando, un "mondo delle idee" in cui non ha
importanza l'apparire, un gruppo di persone per cui è fondamentale aver
qualcosa da dire e dirlo più forte degli altri. Nel mondo perfetto delle
idee, però, Janis incontra anche l'alcool e le droghe, che entrano a far
parte della sua vita in modo prepotente.
Nel 1966 si rifugia a Port Arthur, profondamente ferita da una promessa di
matrimonio naufragata, e cerca di vivere così come ogni brava ragazza texana
dovrebbe. E' il periodo di una Janis tremendamente austera, sempre vestita
di scuro, con i lunghi capelli raccolti in uno chignon antiquato, lo sguardo
duro e privo di ogni scintilla di ribellione. Docile come un agnellino,
trova un lavoro e trascorre il suo tempo libero ricamando e leggendo, con
gioia dei suoi genitori che vedono la primogenita "finalmente rinsavita".
L'idillio, però, si rompe quando Chet Helms (un amico dei tempi in cui
suonava per i club di Austin) le offre il ruolo di vocalist per una nuova
band di San Francisco di cui lui è manager.
Abbandonate le gonne lunghe parte per la California insieme a Chet e dopo un
breve provino viene ingaggiata dalla "Big Brother and The Holding Co.", una
band di matrice blues con venature rock e psichedeliche. La miscela
esplosiva creata dalla roca voce blues di Janis Joplin ed il sound
innovativo della Big Brother ottiene subito un grande successo ed il gruppo
ottiene il primo contratto discografico, la produzione di un album per la
Mainstream Records.
Esce così, nel 1967, "Big Brother and the Holding Company", un album ancora
fortemente acerbo ed incapace di render giustizia alla grinta della band,
che riesce a dare il meglio di sé nelle sessioni live e nelle serate nei
locali della Frisco Bay. L'album è parecchio sottotono e gli unici brani in
cui vi è davvero traccia del talento della band sono "Down on me" (un
classico in cui Janis ha più volte dichiarato di rispecchiarsi in modo
evidente - "sembra che tutti in questo fottuto mondo tondo ce l'abbiano con
me"), "Call on me" (un lento melodico composto da Sam Andrew, chitarrista e
paroliere della Big Brother) e "Bye bye baby".
Nonostante l'insuccesso del primo album, la band non si dà per vinta ed
ottiene un contratto discografico con la Columbia Records grazie ad
un'impressionante esibizione sul palco del Monterey Pop International
Festival (estate 1967), in cui Janis pietrifica il pubblico con una
struggente e personalissima versione di "Ball and chain" di Big Mama
Thornton.
Nel 1968 (dopo una riedizione del primo album del gruppo) esce "Cheap
Thrills", da molti considerato l'apice della carriera di Janis Joplin. In
questo lavoro troviamo una serie di "pezzi da novanta", dalla splendida
cover di "Summertime" di George Gershwin ad "I need a man to love" (un brano
fortemente autobiografico, composto da Janis insieme a Sam Andrew), passando
per una registrazione live di "Ball and Chain" in puro "Janis style" e
"Piece of my heart", primo singolo dell'album.
Il suono della Big Brother è decisamente migliorato ed il gruppo sembra aver
trovato il proprio equilibrio, ma l'abuso di alcool e droghe da parte dei
componenti della band, il continuo stress dei concerti e delle
manifestazioni unito al temperamento sanguigno delle due primedonne del
gruppo (Janis e James Gurley) porta la band a sciogliersi.
Questo periodo trascorso con la Big Brother fa di Janis una persona
sorridente e piena di vita, vestita di abiti coloratissimi e "strani", lo
sguardo è quello di una giovane donna curiosa ed avida di vita; le foto
delle esibizioni sul palco ci svelano la natura più intima e profonda di
Janis: occhi socchiusi, mano aggrappata all'asta del microfono, labbra
incollate alla cupoletta per non sciupare nemmeno una nota.
Nonostante la rottura con la Big Brother, Janis Joplin mantiene il contratto
con la Columbia e forma una nuova band, la "Kozmic Blues Band" (di cui fa
parte anche Sam Andrew, che non ha abbandonato la cantante), con la quale
pubblica, nel 1969, "I got dem 'ol Kozmic Blues Again mama", un album che
spacca in due il pubblico di Janis: per il pubblico statunitense si tratta
di un album troppo blues-oriented, in controtendenza con l'evoluzione della
scena musicale USA, mentre per il pubblico europeo questa ragazza di
ventisei anni diventa "la regina bianca del blues".
Quel che è certo è che brani come "Maybe", "Little girl blue" e "Kozmic
Blues" (solo per citarne alcuni) rimangono tra le migliori performances di
questa pantera da palcoscenico.
Purtroppo, però, anche il rapporto con questa band viene rovinato dall'abuso
di eroina e alcool (famoso il connubio tra Janis Joplin e Southern Comfort)
ed il gruppo si scioglie.
Janis non si arrende, si disintossica e forma l'ennesima band, la "Full Tilt
Boogie Band" (questa volta senza il sostegno di Sam Andrew, che torna dai
vecchi compagni per ricostituire la Big Brother) e si mette al lavoro per la
realizzazione del terzo album, "Pearl". Lei è entusiasta, pensa di aver
finalmente trovato il ritmo giusto della sua vita e si dedica con grande
zelo ai nuovi brani, ma la tensione è troppo alta e lei troppo debole, così
cade per l'ennesima volta nella trappola dell'eroina.
"Pearl" esce nel 1971 ed ottiene un grandissimo successo, soprattutto con
brani come "Cry baby", "Get it while you can", "My baby" e "Me and Bobby
mcGee" (cover di un pezzo di Kris Kristofferson). La maturità vocale di
Janis Joplin stupisce per la sua pienezza e la capacità di plasmarsi
dolcemente su qualsiasi tipo di suono, la band possiede un sound
coinvolgente ed una professionalità non indifferente.
Purtroppo però Janis non riesce a godere di questo trionfo. Il 4 ottobre
1970 il suo corpo viene trovato senza vita in una camera del Landmark Motor
Hotel di Hollywood, riverso in una pozza di sangue: il setto nasale rotto
per l'impatto con un comodino. Janis Joplin, ventisette anni, era morta di
overdose.
La prima autentica femminista nella storia del rock. E con un'ugola da
brivido.
Janis Joplin, voce rauco-blues-miagolante e supersexy, rimarrà per sempre
nella colonna sonora ideale dei Sixties: emotiva ed energica al tempo
stesso. La sua parabola musicale e personale la colloca tra gli eroi
maledetti della grande stagione del Rock'n'Roll.
La carriera solista, breve (negli anni) ma fulminante (nelle vendite),
incomincia sul finire del decennio '60, quando la cantante lascerà la band
dei Big Brother, inaugurando una serie di performance che passeranno alla
storia. Il più grande merito di Janis Joplin è comunque di natura
"sociologica":
è Janis che ribattezza il ruolo della donna nella cultura rock
è Janis che inaugura l'immagine della cantantessa sexy e sfrontata su e giù
dal palco
ed è proprio Janis che inventa quell'incredibile stile vocale rauco &
elettrico, clonato milioni di volte nei decenni seguenti: da Melissa
Etheridge ad Alanis Morissette, da (perché no?) Steven Tyler ad Axl Rose
Ma dove affonda le radici Janis Joplin? A Port Arthur, la piccola cittadina
texana dove nasce (19 gennaio 1943), cresce e dove sviluppa l'insofferenza
verso ogni ambiente conservatore che sarà il suo eterno marchio di fabbrica.
La musica è una via di fuga per la cantante: fin da ragazza inizia a
strimpellare blues e folk per fuggire lontano da questo ambiente che le
trasmette solo oppressione e contraddizione. Non è certamente una novità per
gli Anni '60, se ne incontravano tante di persone così: infatti nel cammino
di Janis ci imbattiamo anche in un certo Jorma Kaukonen, che più avanti
diventerà chitarrista dei Jefferson Airplane.
E Lady Janis sarà sempre una ragazza problematica: bruttina e sgraziata, si
porterà dietro questo complesso di inferiorità che, a contatto con lo
scintillio dello showbiz, sarà una delle cause della sua discesa
autodistruttiva verso gli inferi.
Alcune registrazioni del periodo degli esordi (inedite fino alla morte della
nostra) documentano il debito di Janis nei confronti della grande Bessie
Smith, ma dimostrano anche che la cantantessa aveva già le carte in regola
per vantare uno stile personale ben prima del sodalizio col gruppo che poi
la lancerà nel firmamento rock, Big Brother & the Holding Company.
Attirata dal richiamo della hippy revolution, nel 1966 Janis si trasferisce
a San Francisco (c'era già stata prima, ma di passaggio) ed entra nella band
(dal sound molto psichedelico, in linea con la Città dei Fiori). La sua voce
è qualcosa di veramente eccessivo e i primi mesi sono sufficienti a
regalarle il passaporto per la notorietà planetaria. Anche a dispetto dei
musicisti e del materiale: tutti e due non sempre su livelli ottimali.
Big Brother non è granché come band, tuttavia quella miscela di blues e
psichedelia aiuterà Janis (non sempre lead-singer nei brani del gruppo) ad
affinare lo stile solista che nascerà poco dopo: e sarà proprio lei a
regalare al combo l'unico briciolo di celebrità. L'anno è il 1967, la
canzone è "Ball and Chain" (forse la migliore performance di Janis,
catturata su film) e la cornice è lo storico Festival di Monterey, in pieno
clima Flower Power.
Dopo il debutto su etichetta Mainstream, i Big Brother si legano al manager
Albert Grossman e migrano alla Columbia. Janis esce dal gruppo
immediatamente dopo la pubblicazione del secondo album, "Cheap Thrills" (che
comunque si piazza al top delle chart nel 1968), per inseguire golosi
presagi di gloria.
L'inizio dell'attività da solista avviene con "I Got Dem Ol' Kozmic Blues
Again Mama!", registrato assieme alla Kozmic Blues Band, un ensemble che
comprende persino una sezione fiati e dove suona un trasfuga dei Big Brother
(il chitarrista Sam Andrew). Pur essendo un hit, "Kozmic Blues" non è la
miglior prova della nostra: la Kozmic Blues Band suona sicuramente più
pulita del vecchio gruppo, ma certe vibrazioni soul-rock e
quell'atteggiamento un po' distaccato danno un'impressione di generale
forzatura. Questo non impedisce alla nostra di incidere hit assolute: per
esempio "Try (Just a Little Bit Harder)" e "Little Girl Blue", in cui la sua
voce tocca corde inarrivabili di strazio e commozione.
Dopo il debut-album, la carriera di Janis Joplin diventa un'amara altalena
fra droghe, alcolismo e amori sbagliati che riempiranno le biografie dei
successivi decenni. Strano, perché musicalmente le cose cominciano ad andare
bene proprio poco prima della morte: finalmente Janis trova una band di
supporto più versatile, la Full Tilt Boogie Band, e ci fa l'ultimo disco:
"Pearl", mirabilmente prodotto da Paul Rothschild, che aveva creato
l'onirico e veemente suono dei Doors. L'album non convince appieno la
critica: forse pecca in abrasività, tuttavia "Pearl" è la prova lampante
della maturità raggiunta da Janis Joplin nell'ultimo periodo. Gli stili, una
volta molteplici e sparsi, formano ora una miscela unica che è blues, è
soul, è folk, è rock e non è nessuna delle suddette cose. È solo il Janis
sound: e solo se ascoltiamo "Mercedes Benz", "Get It While You Can", e la
versione di "Me and Bobby McGee" (hit presa da Kris Kristofferson, che le
regalò il numero 1 postumo nelle chart) possiamo capire davvero quale
fenomeno di sensualità musicale sia la Signora Janis Joplin.
Janis Joplin viene trovata morta per un'overdose di eroina nella stanza di
un albergo a Hollywood il 4 ottobre 1970: pochi giorni dopo uscirà "Pearl".
La perla entra in circolazione, ma il gioiello... quello non c'è più.
( Fonte: Musictory.com )
JANIS JOPLINPearl(Columbia) 1971
di Ciro Frattini
Janis Joplin appartiene alle grandi vite bruciate dal
rock. Ma mai come in questo caso si può parlare di una commistione pressoché
totale tra vita e musica. Janis Joplin è poco più che la sua voce e la sua
disperazione. Accompagnata da vari complessi (Big Brother & The Holding
Company, Kozmic Blues Band e per ultima la Full-Tilt Boogie Band) nel corso
della sua (breve) carriera si è servita del blues-rock come mezzo più
fruibile e immediato (e anche più adatto) per dar sfogo alle sue
frustrazioni, al suo essere incompresa e alla sua insoddisfazione, dando
vita a performance incendiarie, ululanti, con la voce che si piega, si
rabbonisce, sbraita, si fa dolce, è sempre sul punto di morire, ma continua
a gridare, struggente, melodrammatica, autocompiaciuta. E' la voce di chi si
sente sola, di chi in quel corpo c'è finita per sbaglio.
Il 3 ottobre 1970 muore a 27 anni per overdose, dopo aver raggiunto la
consacrazione prima al festival di Monterey nel 1967 e poi a Woodstock nel
1969. Postumo, a pochi mesi dalla scomparsa, esce "Pearl", disco che era in
cantiere con la Full-Tilt Boogie Band, lavoro più rappresentativo e punto
più alto della produzione dell'artista texana. Lo apre "Move Over", uno dei
pochi pezzi scritti dalla stessa Joplin. E' blues-rock, acido, sguaiato,
pestato. La band è in grande evidenza (e ottima forma), batteria a scandire
il passo, chitarra a intonare la melodia, la voce della Joplin che si rompe
a ogni frase, poi piano, basso e organo incendiario la lanciano su, su, fino
a sfuocare, sempre più rotta. E' l'emblema di come un pezzo canonico per
quanto di buona fattura viene trasfigurato (e nobilitato)
dall'interpretazione della Joplin.
"Cry Baby" è la canzone più famosa del repertorio, ed è anche la migliore:
un gospel in cui tutto lo smarrimento e la rabbia vengono letteralmente
sputati fuori. I crescendo di piano e batteria fanno da preludio e
accompagnano le urla dell'interprete che aggredisce il mondo (e il pubblico
che ha di fronte, che lo incarna), pur senza avere la forza di vincerlo.
"Cry Baby" è un rituale, è una catarsi: è il corpo che prende possesso di sé
e urla fino a distruggersi, finché non resta solo il silenzio a rimbombare
in uno spazio vuoto.
In "A Woman Left Lonely", retta dalle tastiere (piano e organo), con la band
che si limita ad accompagnare, si può ravvisare una fonte di ispirazione per
le canzoni di "Tapestry" di Carole King (che uscirà poco dopo): ma ancora
una volta a fare la differenza (stavolta di tono più che di qualità, dato il
livello, anch'esso molto alto, del disco della King) è la voce che urla, si
strazia, si dispera: le canzoni di "Pearl" sono cammini in cerca di
redezione. Con "Half-Moon" torna il blues-rock più classico, con percussioni
alla Santana a fare da compagne di viaggio. Il pezzo può fregiarsi di uno
dei ritornelli (ancora una volta scandito dal piano) più indovinati della
carriera della Joplin. Il finale invece, con saliscendi di musica e voce è
valore aggiunto (a valore).
"Buried Alive in the Blues" è una strumentale acida, con guizzi di chitarre
e organo, di buona fattura, ad alto ritmo: accade però che paradossalmente è
proprio quando gli strumenti divengono unici protagonisti (come nei vari
assoli della band) che le cose si fanno meno interessanti. Una paradisiaca
cascata di note di piano e organo con contrappunto di chitarra aprono "My
Baby", che una melodia, certo non da meno, trascina in un coro gospel
immortale, con la roca, grezza e ancor più struggente leader a conferire
momenti di pura religiosità al tutto. Attraverso la rivisitazione di "Me and
BobbyMcGee", che guadagna parecchio in fatalismo, si prosegue quella strada
verso la redenzione fino a giungere così a una tappa fondamentale, ovvero
"Mercedes Benz". Una preghiera per sola voce e con le mani che tengono il
tempo, durata due minuti scarsi. La Joplin chiama tutti a intonarla con lei
("everybody") ma l'unica voce che risuona è la sua. Praticamente un
testamento. Prosieguo migliore dell'eterea (ancora una volta è il piano a
determinare l'effetto) "Trust Me" non poteva essere concepito. E' la canzone
più aperta del disco e con essa la Joplin, anziché urlare al (contro il)
mondo, si concede, tenera.
Chiude il tutto "Get It While You Can", epica, con la voce che trova in sé
il suo rilancio, la sua forza, mentre la band amalgamata la sospinge, la
innalza (si può sentire anche una chitarra sempre più acuta, alla Verlaine,
circa un minuto, minuto e mezzo prima del gran finale) e la porta in cielo.
Dove tuttora, a oltre trent'anni di distanza risiede.
Janis Joplin fu uno dei grandi miti degli anni '60, e ancor piu` dopo la sua
morte. E` uno dei casi in cui vita e arte si confondono ed e` difficile
giudicare l'una senza tener conto dell'altra. Joplin fu senza dubbio una
grande cantante, dotata di una voce che e` rimasta uno degli archetipi del
canto blues. Joplin fu invece una pessima musicista, incapace di scrivere
brani memorabili e limitata a eseguire cover d'autore.
Janis Joplin fu fedele nello spirito, travagliato e disperato, nel destino,
emarginato e fatale, e nel canto, vibrante e passionale, ai grandi bluesman
del Delta: "un incrocio fra una locomotiva a vapore, Calamity Jane, Bessie
Smith, una trivella e un liquore disgustoso", com'ebbe a dire un critico del
tempo.
Janis Joplin era nata in Texas e aveva avuto un'adolescenza turbolenta
nonostante fosse di famiglia abbiente. Nel 1963 arrivo` per la prima volta a
San Francisco e comincio` a esibirsi nei club alternativi. Nel 1966, nel
pieno dell'era hippy, trovo` impiego in pianta stabile come cantante dei Big
Brother & The Holding Company.
Il loro primo disco, Big Brother & The Holding Co (Mainstream, 1967),
orrendamente registrato, diede gia` la misura del blues-rock del gruppo, ma
fu la loro esibizione al festival di Monterey del giugno 1967 ad attirare
l'attenzione su quell'indemoniata cantante. La leggendaria potenza dei loro
show venne meglio immortalata sul secondo album, Cheap Thrills (CBS, 1968),
ora che le chitarre di Sam Andrew e James Gurley erano maturate e fornivano
l'adeguato accompagnamento all'istrionismo della cantante. Joplin era gia`
un personaggio, che sul palco mette in vista esibizionismo,
auto-commiserazione, e una scandalosa volgarita`. Univa un temperamento
emotivo e una personalita` insicura, una disastrosa vita sentimentale, una
precoce assuefazione agli stupefacenti, alcoolismo da angoscia e solitudine.
Sfogava le sue nevrosi nei concerti. Davanti al pubblico le sue terribili
tensioni esplodevano. Joplin vomitava senza ritegno l'agonia lancinante che
le divorava le viscera. La sua voce roca, deteriorata dall'alcool e dal
fumo, strillava con forza disumana e bisbigliava con tenerezza struggente.
Piu` che "cantare", Joplin gemeva, rantolava, delirava. Ogni canzone era un
rituale di auto-distruzione in cui Joplin elargiva tutte le proprie forze.
Al termine di un concerto disse che si sentiva come se avesse fatto l'amore
con migliaia di persone e fosse tornata a casa sola. Stravolta e struggente,
la sua voce dialogava con le chitarre violentemente distorte e cavalcava la
ritmica epidermica. In Pieces Of My Heart (scritta da Ragovoy e Berns)
sembra veramente che le stiano strappando il cuore quando grida sgolata
"take another little piece of my heart". La lunga, strascicata litania di
Ball And Chain (il classico di Big Mama Thornton) divenne un po' la metafora
della sua vita.
Lasciati i Big Brother, Janis Joplin incise poi I Got Dem Ol' Kozmic Blues
(1969), un disco molto meno spontaneo. Joplin sembra volersi inventare una
nuova carriera come cantante soul, ma riesce sempre meglio in blues
tormentati come Try (ancora di Ragovoy).
Era gia` arrivata al capolinea. I suoi atteggiamenti da primadonna
irritavano tutti. Si stava disintossicando ma nell'ottobre del 1970 ebbe una
ricaduta che le fu fatale: mori` sola in una camera d'albergo di Hollywood.
I discografici misero insieme le ultre registrazioni e pubblicarono Pearl
(1970), che e` il suo album piu` maturo. Invece della strega oltraggiosa
Joplin si rivela una creatura vulnerabile, che si esprime nei blues
melodrammatici di Half Moon, Move Over, Cry Baby, My Baby e Get It While You
Can (le ultime tre ancora di Ragovoy). sposando la propria ruggente voce ora
a un boogie da saloon e ora a un gospel accorato. E finisce per commuovere
quando canta a cappella Mercedes Benz, senza sapere che la ascolteranno come
un requiem.
Joplin, piu` che uno stile, impose un personaggio emblematico di quella
generazione disperata di ragazzi scappati da casa per cercare un mondo
migliore, e, dopo estenuanti torture, fucilati dalla realta'.
http://www.scaruffi.com/vol2/joplin.html
Il mondo del rock era ancora sotto shock per la morte di Jimi Hendrix, quel
4 ottobre del 1970, quando arrivò la notizia che al Landmark Motor Hotel di
Hollywood, California, era stato trovato il corpo senza vita di Janis
Joplin. Quindici giorni dopo la scomparsa del grande chitarrista, si
spegneva anche la voce femminile più "blues" della storia del rock. Il
referto del dottor Noguchi, capo coroner della contea di Los Angeles, non
lasciò spazio a dubbi: la cantante americana era morta il giorno prima,
stroncata da un'overdose di eroina. Il suo corpo fu cremato e le sue ceneri
disperse nell'Oceano, lungo la costa di Maryn County, in faccia all'Oceano.
Finiva così, a soli 27 anni, l'esistenza inquieta di Janis Joplin. Una vita
vissuta pericolosamente, tra droghe e alcol, da quando, appena ventenne, era
fuggita dalla sua "prigione natale", come chiamava Porth Arthur (Texas), la
città dove era nata il 19 gennaio 1943. Il padre lavorava in una fabbrica di
lattine, la madre era impiegata in un college. Sovrappeso e con la pelle
rovinata dall'acne, Janis era una ragazzina piena di complessi, che cercava
rifugio nella musica. Così, a 17 anni, mollò il college e fuggì di casa. Per
seguire le orme delle sue stelle musicali preferite: Odetta, Leadbelly e
Bessie Smith.
Cominciò esibendosi nei club country&western di Houston e di altre città del
Texas. Appena ebbe abbastanza denaro, prese un bus per la California. Era
l'era hippy, e Janis entrò a far parte di diverse comuni, stabilendosi a San
Francisco per alcuni anni. Per un caso, tornò in Texas all'inizio del 1966,
poco prima che un suo amico, Chet Helms, diventasse il manager di un nuovo
gruppo rock, "Big Brother and the Holding Company".
La band aveva bisogno di una vocalist femminile e Helm pensò a Janis. La
contattò e la convinse a tornare a San Francisco. La fusione tra la voce
abrasiva di Joplin e il ruvido acid-blues della band si rivelò un successo.
Il gruppo divenne subito popolare in tutta l'area di San Francisco e fu
chiamato a partecipare al rock festival di Monterey nel 1967. Una
performance trionfale, bissata due anni dopo da Janis Joplin, questa volta
come solista, a Woodstock.
Arrivò così il loro album d'esordio, intitolato semplicemente con il loro
nome, Big Brother and the Holding Company. Seguì una serie di concerti in
tutti gli Stati Uniti. L'esibizione di Janis Joplin a New York, in
particolare, entusiasmò la critica. Il successo la convinse così a lasciare
la band, per intraprendere la carriera solista, nel 1968, subito dopo la
pubblicazione del secondo album, Cheap Thrills, impreziosito da una cover
"acida" di "Summertime" di George Gershwin, resa memorabile
dall'interpretazione straziante di Joplin.
Nel frattempo, la cantante texana era diventata uno dei simboli del rock al
femminile, e, a dispetto di un fisico non proprio da top-model, perfino un
sex-symbol. La sua sensualità selvaggia la rendeva infatti l'alter ego
femminile di ciò che erano, in quegli anni, Jim Morrison o Mick Jagger. Lo
confermava un articolo apparso su "The Village Voice": "Pur non essendo
bella secondo il senso comune, si può affermare che Janis è un sex symbol in
una brutta confezione".
Il gruppo di musicisti con cui Janis intraprese la carriera di solista si
chiamava "Kozmic Blues Band". Con questa band realizzò il suo primo album
per la Columbia: I Got Dem Ol' Kozmic Blues Again Mama. La sua vita era a
una svolta. Stanca di storie sentimentali senza futuro, aveva trovato un
uomo che finalmente amava. E dopo le critiche alle sue ultime performance,
sembrava aver deciso di dare un taglio agli eccessi di un'esistenza
inebriante ma illusoria. All'inizio del 1970, così, formò un nuovo gruppo,
la "Full-Tilt Boogie Band", con cui diede vita a un album-prodigio come
Pearl (il soprannome con cui la chiamavano gli amici). Oltre a una versione
di "Me and Bobby McGee" di Kris Kristofferson, il disco includeva hit come
la trascinante "Get it while you can", la struggente "Cry baby" e
l'umoristica "Mercedes Benz", composta da lei stessa.
Ma prima che l'album fosse pubblicato, arrivò la tragica notte di Hollywood.
Forse quel "buco" doveva essere l'ultimo. Forse anche con l'eroina aveva
deciso di farla finita. Ma quella notte spense per sempre la sua voce. Una
voce appassionata e straziante, che era insieme ruggine e miele, furore e
tenerezza, malinconia blues e fuoco psichedelico. Un canto unico e
inimitabile in tutta la storia del rock. "Era una musa inquietante - scrive
il critico rock Riccardo Bertoncelli - una strega capace di incantare il
pubblico, la sacerdotessa di un rock estremo senza distinzione tra fantasia
scenica e realtà". Uno stile che diventerà un riferimento preciso per intere
generazioni di vocalist, da Patti Smith a PJ Harvey, da Annie Lennox degli
Eurythmics a Skin degli Skunk Anansie.
Janis Joplin, alla cui vita sarà dedicato l'imminente film "Piece of my
heart", con Brittany Murphy, ha vinto tre dischi d'oro: il primo con la "Big
Brother and the Holding Company" per l'album "Cheap Thrills", il secondo
come solista per "I Got Dem Ol' Kozmic Blues Again Mama" e il terzo,
postumo, con "Pearl". Grazie al pezzo di Kris Kristofferson, "Me and Bobby
McGee" riuscì anche, dopo la morte, a scalare quella classifica dei singoli,
nella quale in vita non era mai riuscita ad entrare. La critica, oggi, la
considera all'unanimità una delle migliori interpreti bianche di blues di
tutti i tempi. Alcune settimane prima di morire, aveva acquistato la lapide
della tomba di Bessie Smith, la sua grande musa ispiratrice. E il destino ha
voluto che anche il suo ultimo brano si rivelasse una macabra profezia:
"Buried alive in the blues", sepolta viva nel blues.
di Claudio Fabretti ( ondarock.it)
|