MAGGIE'S FARM

sito italiano di BOB DYLAN

 

"SLOWHAND" ERIC CLAPTON

 


« Una persona non diventa Eric Clapton solo perché ha una chitarra Les Paul. Non funziona così... »
(Roger Waters, bassista dei Pink Floyd)

 

Eric Patrick Clapp (Ripley, 30 marzo 1945) è un chitarrista, cantante e compositore britannico.

Soprannominato "Slowhand" e "God" (Dio), Eric Clapton è probabilmente uno dei più famosi e influenti chitarristi mai esistiti; plurivincitore di Grammy Award vanta inoltre 3 inserimenti nella Rock and Roll Hall of Fame (The Yardbirds, Cream, solista). La rivista Rolling Stone lo ha inserito al numero #4 nella lista Rolling Stone's 100 Greatest Guitarists of All Time.

 


 

Eric Clapton, artista senza tempo

Una vita nata in un piccolo villaggio inglese, alla fine della guerra: Eric Patrick Clapton nacque a Ripley, Surrey, il 30 marzo 1945. L'amore di Clapton per la musica blues e per il R&B americano lo spinse ad imparare a suonare la chitarra ed a studiare i maestri. "Anche i più piccoli accenni di Bo Diddley o di Chuck Berry mi mandavano in delirio" ricorda "Quando scoprii cosa stava dietro a quel suono, Muddy Waters, e dietro a lui, Robert Johnson, e ancora dietro, la composizione del brano, qualcosa mi toccò a livello emotivo". Dopo avere suonato in molte blues band inglesi nei primi anni '60, tra cui spiccano i Roosters nel 1963, Clapton raggiunse la fama con gli Yarbirds, di cui facevano parte i tre migliori chitarristi inglesi del decennio: Clapton, Jimmy Page e Jeff Beck. Clapton lasciò il gruppo nel 1966 per unirsi ai Bluesbreakers di John Mayall e in seguito per formare i Cream con il bassista Jack Bruce ed il batterista Ginger Baker. Presto la band sarebbe diventata il più importante gruppo rock della fine degli anni '60. L'enorme successo dei Cream portò Clapton alla ribalta internazionale. La combinazione vincente di psichedelia e remakes di standard blues come "Spoonful", "Crossroads" e "Born under a bad sign", rese ancora più solida la reputazione di Clapton. Nel 1969 assieme a Steve Winwood, Rick Grech e Ginger Baker formò i Blind Faith, una band che ottenne un'enorme popolarità con il primo album omonimo. Sempre nel 1969, con Delaney e Bonnie & Friends, Clapton cominciò a sperimentare le sue capacità vocali. Nel 1970 uscirono il suo primo album solista ed il magnifico "Layla and Other Assorted Love Songs" di Derek and the Dominoes, un'altra collaborazione unica che includeva un genio allora sconosciuto della chitarra slide, Duane Allman. Nel 1971 Clapton toccò emotivamente il fondo. Lo scioglimento di Derek and the Dominoes durante la registrazione del loro secondo album ebbe un profondo impatto sull'artista. A parte alcuni lavori occasionali come sessionman ed occasioni speciali come il leggendario concerto per il Bangladesh organizzato da George Harrison ed il Rainbow Concert del 1973 in onore di Pete Townshend, Clapton si ritirò dalle scene per quasi tre anni. Nel 1974 rientrò ai vertici delle classifiche con "I shot the sheriff", tratto dall'album "461 Ocean Boulevard", dopo avere attraversato un periodo durissimo dovuto ai problemi legati alla sua tossicodipendenza. Tutti gli album di Clapton della metà degli anni '70, come ad esempio "There's One In Every Crow", "E.C. Was Here" e "No Reason To Cry", sono arrivati tutti nella Top 20. Dal 1977 con l'album "Slowhand", tre volte disco di platino, che contiene la famosissima "Lay Down Sally", Clapton ha cominciato un'ascesa irresistibile che continua ancora oggi. I successivi album incisi da Eric Clapton comprendono "Backless" (1978), "Just One Night" (1980) registrati live al teatro Tokyo Budokan, "Another Ticket" (1981) che contiene la hit "I Can't Stand It", "Money And Cigarettes" (1983), "Behind The Sun" (1985) e "August" (1986). Nel 1988, Clapton ha inciso "Crossroads" (doppio platino) con ben 73 brani remasterizzati digitalmente scelti in modo da abbracciare tutta la carriera di questo grandissimo chitarrista. L'anno successivo, l'album "Journeyman" ha venduto oltre 2 milioni di copie ed ha fatto vincere all'artista il primo Grammy Award della sua carriera per il singolo "Bad Love". Nel 1991 Clapton ha inciso "24 Nights", registrato durante 24 serate alla Royal Albert Hall a Londra con un ensemble di leggende viventi del blues con orchestra. Clapton ha raggiunto nuove vette nel 1992 con la registrazione della colonna sonora del film "Rush" ed in particolare del singolo "Tears in Heaven", entrato nei top 5, e vincitore del Grammy Award. Lo stesso anno, l'album "Unplugged" registrato dal vivo durante lo spettacolo di MTV, ha raggiunto il n°1 per tre setimane consecutive, vendendo 15 milioni di copie in tutto il mondo e vincendo il Grammy come album dell'anno. Nel 1994, Clapton è tornato al blues, il suo primo grande amore. L'album "From The Craddle" è stato un grande successo di critica e di pubblico in tutto il mondo. Negli anni '80 e '90, Clapton ha fatto sentire la sua presenza nel regno delle colonne sonore, contribuendo a "Rush", "Ritorno al futuro", "Il colore dei soldi" e "Arma letale 3". Il più grande successo in questo campo è arrivato però con il brano "Change the world" tratto dal film di John Travolta "Phenomenon". Il brano, prodotto da Babyface, è stato il trionfatore della notte dei Grammy del 1997. Eric Clapton, membro due volte della Rock & Roll Hall of Fame come chitarrista degli Yardbirds e dei Cream, continua a stupire e deliziare un folto gruppo di amanti della musica. È un'eredità che prosegue con la pubblicazione di "Pilgrim" (1998), l'ultimissimo capitolo dell'odissea musicale di questo autentico genio della musica. Nel 1997 ha vinto tre Grammy Award, incluso quelli per l'Album Dell'Anno e Miglior Vocalista Pop con il brano "Change the World" che ha anche vinto il premio come Canzone Dell'Anno. Clapton ha continuato a godere del successo ottenuto con l'album del 1994 "From The Cradle", un tributo personale al blues di Willie Dixon, Muddy Waters, Elmore James ed altri che hanno influenzato la sua vita e la sua musica. Nell' ottobre 1999 viene pubblicato "Clapton Chronicles", una compilation che contiene il meglio degli ultimi quindici anni di lavoro dell'artista. Nel maggio 2000 viene pubblicato"Rinding with the king", nato da un desiderio di incidere un disco blues con B.B. KING, per sapere tutto sull'album consulta la sezione DISCOGRAFIA di questo sito. Nel novembbre del 2002 Eric Clapton pubblica "One More Car,One More Rider" registrato nel 2001 in due diverse città toccate dal suo tour mondiale: a Los Angeles allo Staple Center e al Budokan Hall di Tokyo.

(fonte: ericclapton.warnermusic.it)

 

 

I Primi anni
Eric Clapton inizia la propria carriera di chitarrista nei Roosters, con i quali suona dal gennaio all'agosto 1963. Dopo una brevissima parentesi con Casey Jones & The Engineers, si aggrega agli Yardbirds e con loro rimane fino al 1965. Presto il suo stile, una sintesi di influenze del blues di Chicago e di chitarristi come Buddy Guy, Freddie King, B.B. King e Muddy Waters, ne fa uno dei personaggi più interessanti della scena inglese. Agli inizi, il gruppo suona classici del blues e comincia ad attirare un folto pubblico di culto quando prende il posto dei Rolling Stones come band "residente" al Crawdaddy Club di Richmond.

Sempre nel 1963 gli Yardbirds girano l'Inghilterra con il bluesman americano Sonny Boy Williamson II; da tale tour viene registrato un LP che però non esce fino al 1965. Nel marzo dello stesso anno, proprio quando Clapton lascia la band, gli Yardbirds sfornano il loro primo singolo di successo, For Your Love (nel quale Clapton suona la chitarra). Sostituito dal chitarrista Jeff Beck, non prende parte nel 1966 al Festival di Sanremo, dove gli Yardbirds presenteranno due canzoni rispettivamente insieme a Lucio Dalla (Paff... bum!) e Bobby Solo (Questa volta).

Appena ventenne approda quindi nella band di John Mayall, vera fucina di talenti blues (tra cui Peter Green e Mick Taylor). Dopo meno di un anno dall'esordio nei Bluesbreakers con l'omonimo disco, Eric si associa con il bassista Jack Bruce ed il batterista Ginger Baker: nascono così nel 1966 i Cream, con cui Clapton vive la sua prima vera affermazione mondiale, che non sarà oscurata nemmeno dall'arrivo a Londra di Jimi Hendrix, leggenda della musica rock, del quale Clapton diventa amico.

La fama conquistata procura a Eric Clapton il primo dei suoi soprannomi, che la dice lunga sulla devozione dei suoi fans. Sui muri di Londra accade di leggere: "Clapton is God", per il talento che dimostra di possedere sulla tastiera della sua Gibson (dagli anni '70 passerà alla Fender).

L'altro soprannome con cui Eric è ancor oggi conosciuto è "slowhand". Alcuni fans sostengono che questo appellativo derivi dal fatto che, durante i primi concerti con gli Yarbirds, Clapton rompesse frequentemente il mi cantino (la corda più sottile della chitarra) durante gli assoli, e che ci mettesse così tanto a sostituirlo da venire soprannominato così dai suoi amici. Un'altra leggenda vuole che il soprannome "slowhand" sia nato durante un concerto in cui si esibiva insieme a Carlos Santana. Il confronto tra i due diversi stili nel suonare la chitarra, facevano apparire Clapton "lento" rispetto alla rapidità di Carlos.
 

Gli anni dei supergruppi
L'assetto dei Cream, un supergruppo di virtuosi, consente a ciascuno dei componenti di liberare le proprie capacità senza essere costretto nei limiti delle canzonette pop. Sunshine of your love, White room e Badge (scritta con l'amico George Harrison) sono le gemme più luminose della prima parte della carriera di Clapton. All'apice del successo, alla fine dei '60, i Cream si sciolgono.

Per gli anni immediatamente successivi la carriera di Clapton assume un carattere un po' nomade e irregolare. Insieme a Ginger Baker e all'amico Steve Winwood, Eric fonda i Blind Faith. Presence of the Lord è un classico che ancora oggi Eric suona a volte in concerto. Anche i Blind Faith hanno vita assai breve e, dopo il solo disco d'esordio, la loro esperienza si chiude: del resto la vita dei cosiddetti "supergruppi", quali sia Cream che i Blind Faith erano, non è mai stata facile.

Clapton soffre molto per la morte improvvisa di Hendrix, cui era legato da grande stima (reciproca, dato che Hendrix ha avuto man forte da Clapton e Townshend che lo hanno aiutato non poco a diventare quello che oggi è) ma anche di competizione inevitabile e un po' frustrante. Trova rifugio nella band Delaney & Bonnie in cui per un periodo brevissimo milita e va anche in tour. Ne scaturiscono due dischi entrambi assai godibili considerato il clima sereno e creativo che si respira: Delaney & Bonnie & Friends e On Tour with Eric Clapton.

Nel 1970 esce il primo album solista di Clapton ma, scorrendo i credits, si capisce che è sostanzialmente un altro album di Delaney & Bonnie uscito a nome di Eric Clapton. Subito dopo, Eric forma i Derek & The Dominos. Del tutto casualmente viene a far parte del gruppo un altro genio della chitarra elettrica, in particolare della slide: si tratta del compianto Duane Allman già noto per le furiose cavalcate lisergiche con gli Allman Brothers.

Esce il disco (considerato da molti come un capolavoro) Layla and other assorted love songs. Layla, con il micidiale riff di apertura, sbanca il mercato e resta ancor oggi una delle canzoni più celebri di Clapton insieme alla successiva Cocaine (1977) scritta da J.J. Cale. Sebbene il disco contenga anche altre gemme (Bell Bottom Blues, I Am Yours, Key to the Highway), è in generale il dialogo tra la chitarra di Clapton e quella di Duane a dominare in lungo e in largo il disco. Al successo internazionale dell'album segue una tournée, un disco dal vivo e poi più nulla. Un secondo progetto di disco abortisce prima di essere pubblicato, Duane muore in un incidente stradale e per Clapton si aprono definitivamente le porte dell'inferno della droga pesante.
 

Gli anni della crisi e l'avvio della carriera solista
Ci vorranno mesi e mesi e l'aiuto di amici come Pete Townshend e Jimmy Page a risollevarlo dall'abisso, almeno parzialmente. Tanto affetto quasi costringe Clapton a fare una rentrèe live al Rainbow da cui viene tratto un live, non del tutto riuscito, a detta di molti critici. Ma è abbastanza perché Clapton si rimetta in pista e con 461 Ocean Boulevard torna a ruggire nelle radio e sui giradischi di tutti i fans. La canzone pilota è I Shot the Sheriff, già di Bob Marley (all'epoca ancora misconosciuto autore giamaicano). Del resto Clapton è noto per il suo gusto nello scegliere nel repertorio di altri artisti canzoni da lanciare a nuova vita.

Si nota nel disco anche Let it grow dall'incedere lento ed ammaliante ma con una chiusura solenne e bellissima, anche se magari un po' somigliante al giro di accordi di Stairway to Heaven. Se Eric Clapton (1970), come detto attribuibile in larga parte a Delaney & Bonnie, per quanto di ottimo livello, è un po' una falsa partenza, 461 Ocean Boulevard (1974) segna l'avvio effettivo della carriera solista di Clapton divenendo inoltre l'archetipo di quasi tutti i suoi album: tanti altri ne seguiranno nei trent'anni successivi ma ricalcheranno tutti, con maggiore o minore successo, la formula vincente di questo.

In ogni caso l'attività di studio è funzionale a quella dal vivo, dove Clapton tira sempre fuori il meglio di sé, a parte quando torna ad essere preda di demoni e dipendenze varie. Tra i dischi dal vivo degli anni Settanta si ricorda Just One Night, in cui Eric riesce a rendere brillanti e fiammeggianti anche composizioni che in studio erano risultate deboli.

 

 

Gli anni Ottanta e la rinascita del Blues
Gli anni Ottanta vedono un Clapton modaiolo e alle prese più con il gossip ed il jet set che non con il blues. Nel 1988 partecipa con i Dire Straits ad un concerto in onore di Nelson Mandela. È una tappa del tour dello stesso anno che coinvolge gli amici Mark Knopfler ed Elton John. La super session di amici avrà il suo culmine nel concerto benefico di Knebworth del 30 giugno 1990.

Ma la vita chiede a Clapton il più alto prezzo che un padre possa mai pagare: il 20 marzo 1991, a causa di una finestra lasciata aperta da una domestica, il figlioletto Conor, nato il 21 agosto 1986 dalla relazione con l'attrice italiana Lory Del Santo, a soli 4 anni muore cadendo dal 53esimo piano di un grattacielo a New York, dove si trovava con la madre. Clapton è spezzato dalla tragedia, ma il dolore gli dà una scossa totale. Al di là della canzone dedicata al figlioletto morto (Tears in Heaven), dal lutto sofferto Clapton riapre le finestre della sua musica al blues. La prima pubblicazione di "Tears in Heaven" avviene in occasione della realizzazione della colonna sonora del film "Rush" (1992) dove la canzone, a differenza della versione acustica che poi comparirà in "unplugged", è realizzata con la chitarra elettrica. E', infatti, il film "Rush" che da' ad Eric l'occasione di esprimere, come richiestogli dal regista, una musica che dia l'emozione a chi ascolta della perdita di una persona amata. Altre canzoni composte sull'onda emotiva della morte di Conor sono: "My father's eyes" e "Circus has left town" canzoni dove Clapton esprime il suo dolore sia per la morte del figlio che per non aver mai conosciuo il suo vero padre.

L'occasione per aprire il suo cuore al pubblico e mostrare insieme le sue ferite, la sua forza ed il suo amore per il blues viene nel 1992 in occasione della registrazione del MTV Unplugged. Come richiesto dalla trasmissione televisiva, nessuno strumento elettrico è consentito, solo chitarra acustica. Ne esce un recital maestoso, dove anche numeri a prima vista improponibili in versioni acustiche, escono rivitalizzati e vestiti a nuovo, uno per tutti Layla: famosissima per molti anni nella sua prima versione, Layla diventa altrettanto famosa nella versione acustica, uno swing dolente e felpato per nulla simile alla frustata rock dal finale struggente e malinconico di trent'anni prima.

Il disco tratto dalla trasmissione diventa un best e un long seller e ristablisce il valore di Clapton. Colpito egli stesso dall'inatteso trionfo mondiale, decide di proseguire nella ricerca del blues ed esce From the Cradle (1994), album rigorosamente elettrico e blues.
 

Gli ultimi anni
Gli ultimi anni di Clapton lo hanno visto altalenare tra produzioni mainstream e dischi dichiaratamente blues (gli ultimi in questa serie sono Me & Mr. Johnson e Session for Robert J., tributi a Robert Johnson).

Nel frattempo, Clapton ha avuto anche modo di creare una fondazione per la cura e la riabilitazione degli alcolisti (Fondazione Crossroads con sede ad Antigua); annualmente allestisce un festival della chitarra blues, anch'esso chiamato "Crossroads" di cui è stato pubblicato un DVD doppio relativo all'edizione 2004.

Nell'agosto del 2005, l'album Back Home è stato sostanzialmente ed unanimemente stroncato dalla critica: troppo orientato al mainstream, prevale un tono abbastanza tiepido, privo di sussulti, in cui la mitica Stratocaster non "ruggisce" più. Retrospettivamente, e in modo alquanto malizioso, qualcuno ha fatto trapelare che in realtà le canzoni di Back Home fossero state registrate prima del disco-omaggio a Robert Johnson, ma che la casa discografica, ritenendole meno interessanti delle cover stesse, ha preferito ritardare l'uscita del materiale originale preferendogli il tributo al vecchio bluesman.

Nel 2006 esce The Road to Escondido, album in cui finalmente realizza la collaborazione tanto desiderata con J. J. Cale, l'autore di Cocaine. Nella band è presente anche Billy Preston nella sua ultima session in studio, pochi mesi prima della sua scomparsa. Nel luglio 2006 si esibisce in Italia in una serie di date che lo vedono protagonista al Lucca Summer Festival il 7 Luglio assieme alla Robert Cray band, a Umbria Jazz l'8 Luglio, e all'Arena di Verona in chiusura del tour, ancora una volta con Robert Cray davanti a un foltissimo pubblico: insieme hanno concluso il concerto duettando in Crossroads.
 

Discografia (gruppi)
The Yardbirds (1963-1965)

1964 - Five Live Yardbirds (live)
1965 - For Your Love
1965 - Having a Rave Up
The Immediate All-Stars (1965)

1965 - Blues Anytime
John Mayall & the Bluesbreakers (1965-1966)

1966 - Blues Breakers with Eric Clapton
Powerhouse (1966)

1966 - What's Shakin' (compilation)
Cream (1966-1968, reunion 2005)

1966 - Fresh Cream
1967 - Disraeli Gears
1968 - Wheels of Fire
1969 - Goodbye
1970 - Live Cream (live)
1972 - Live Cream Volume II (live)
1972 - Heavy Cream (compilation)
1983 - Strange Brew (compilation)
1995 - The Very Best of Cream (compilation)
1997 - Those Were the Days (box set)
2000 - 20th Century Masters (compilation)
2003 - BBC Session (compilation)
2005 - Cream Gold (compilation)
2005 - Royal Albert Hall London May 2-3-5-6 2005 (live)
Blind Faith (1968-1969)

1969 - Blind Faith
Delaney & Bonnie & Friends (1969-1970)

1970 - On Tour with Eric Clapton (live)
Derek and the Dominos (1970)

1970 - Layla and Other Assorted Love Songs
1973 - In Concert (live)
1990 - The Layla Sessions: 20th Anniversary Edition (box set)
1994 - Live at the Fillmore (live)

Discografia (solista)
1970 - Eric Clapton
1974 - 461 Ocean Boulevard
1975 - E.C. Was Here
1975 - There's one in every crowd
1976 - No reason to cry
1977 - Slowhand
1978 - Backless
1981 - Another ticket
1983 - Money and cigarettes
1985 - Behind the sun
1986 - August
1989 - Journeyman
1994 - From the cradle
1998 - Pilgrim
2000 - Riding with the King
2001 - Reptile
2004 - Me and Mr. Johnson
2004 - Sessions for Robert J
2005 - Back Home
2006 - The Road To Escondido
2007 - Complete Clapton
 

Curiosità

Nel 1968 Clapton fu influenzato dal modo di suonare la chitarra di Robbie Robertson dopo aver ascoltato l'album Music From The Big Pink del gruppo The Band. Robertson usava il suono più chiaro e caratteristico delle chitarre Fender. Da allora Clapton iniziò a suonare con le Stratocaster più che con qualunque altro modello.
Anche se ha partecipato al Live Aid egli ha sparato a zero contro i suoi organizzatori (Bono ed Bob Geldof) affermando che "sono solo delle persone che si atteggiano a fare la morale, comportandosi più da politici che da artisti".
Ha dichiarato che considera Buddy Guy il miglior chitarrista vivente. 
Nel 1976 è al centro di una polemica di stampo politico: Clapton si trova a Birmingham per un concerto e dal palco spende parole di approvazione per il deputato conservatore Enoch Powell, noto per le posizioni xenofobe che lo avevano allontanato persino dallo stesso Partito Conservatore Inglese. Clapton asserisce che la Gran Bretagna è diventata "sovraffollata" e correrebbe il rischio di diventare una "colonia dei neri". Probabilmente tali dichiarazioni vengono rilasciate sotto effetto di alcool, ma esse porteranno Clapton a non potersi più esibire a Birmingham fino alla fine degli anni '80, e provocheranno addirittura la reazione degli artisti pop britannici di sinistra, molti dei quali proprio in seguito a questa infelice uscita di Clapton appoggeranno la campagna "Rock Against Racism" ("rock contro il razzismo"). Ultimamente Clapton è tornato nell'occhio del ciclone da questo punto di vista a causa del suo appoggio alla campagna contro la legge promulgata dal Partito Laburista Inglese che restringe la pratica della caccia alla volpe.
La canzone Heaven Is One Step Away compare nella colonna sonora di Ritorno al Futuro
Collabora con Sting suonando la chitarra nella canzone "It's Probably Me" e comparendo anche nel videoclip di lancio.
Appassionato di calcio, Eric Clapton è tifoso del West Bromwich Albion F.C.
La Fender di Eric Clapton, soprannominata "blackie", è una Fender Stratocaster modificata secondo le indicazioni dell'artista: é una delle chitarre più costose al mondo, di recente venduta all'asta dallo stesso Clapton per circa 850.000 dollari. Con il provento della vendita, Clapton ha finanziato il centro di recupero per alcolisti e tossicodipendenti da lui fondato diversi anni fa.
Il 9 ottobre 2007 esce in Usa e GB la sua biografia.
Clapton è anche uno dei più noti collezionisti al mondo delle auto "Ferrari".
Sono ormai anni che Eric offre il pranzo per gli homeless di Londra  , ( 20 pranzi al giorno , visto con i miei occhi al Mona Lisa restaurant del quartiere di Chelsea a Londra , dove Clapton ha una residenza , di rientro da una tourneè , si è avvicinato alla cassa dopo aver pranzato al tavolo di fronte al mio e ha pagato il conto di sei mesi di pranzi per questi sfortunati senzacasa , la cosa mi è stata raccontata dalla figlia del padrone del ristorante , quando , spaventato dall'importo del conto , avevo pensato di chiedere delucidazioni in merito preoccupato per l'importo del mio , la ragazza mi ha spiegato la cosa con una sonora risata !!! ).

 

Eric Clapton 30 marzo 1945

Claptonmania

Nella metà degli anni '60 sui muri di Londra apparivano scritte che dicevano "Clapton is God". Erano gli anni del massimo fulgore virtuosistico di questo talento assoluto della chitarra elettrica, capace come pochi altri di trasmettere feeling ed emozioni dalla sua sei corde. Poi è arrivato Jimi Hendrix e le cose sono cambiate, il ruolo di Eric Clapton, all'interno del Gotha dei "guitar eroes" è stato scalzato dall'irruenza visionaria dell'indiano metropolitano Jimi, ma questa è un'altra storia.

Eric Patrick Clapp nasce il 30 marzo 1945 a Ripley, nel Surrey. Figlio illegittimo, sono i nonni con cui vive a regalargli a quattordici anni la prima chitarra. Subito catturato dal nuovo strumento, fra l'altro elettrificato in definitiva solo da qualche anno, inizia a riprodurre nota per nota i 78 giri di blues che circolano per casa.
Nel 1963 fonda il primo gruppo, i "Roosters", ed è già blues a 24 carati. Pochi mesi dopo è con "Casey Jones And The Engineers" e poi con gli "Yardbirds", che lo arruolano al posto di Top Topham. Nei due anni che resta con il gruppo guadagna l'appellativo "Slowhand" e approfondisce il suono dei tre King - B.B., Freddie e Albert - come quello di Muddy Waters e Robert Johnson.

Nel 1965, dopo l'hit "For your love", viene chiamato da John Mayall nei "Bluesbreakers", una proposta che Clapton accetta di corsa, attirato dall'interesse per il blues lontano dalle tentazioni pop in cui stavano cadendo le altre sue esperienze musicali. Con John Mayall c'è solo lo spazio di un album, ma si tratta davvero di un grande album. La ricerca ansiosa dei compagni ideali lo spinge quello stesso anno a formare i "Cream" con il batterista Ginger Baker e il bassista Jack Bruce. Anche nell'approccio decisamente rock di uno dei primi e più influenti supergruppi della storia del rock, gli standard blues trovano un posto rilevante: è il caso di "Rollin' and umblin'" di Willie Hambone Newbern, "Born under a bad sign" di Albert King, "Spoonful" di Willie Dixon, "I'm so glad" di Skip James e "Crossroads" di Robert Johnson.

Il successo è enorme, ma forse non viene gestito al meglio dai tre. Che, travolti dal loro ego gonfiato, presto arrivano a maturare insanabili dissapori e dunque a sciogliersi già nel 1968.

Di nuovo sul mercato con la sua Fender in spalla, Clapton è alla ricerca di altri compagni di avventura. Arriva allora un altro supergruppo, ancora più effimero, con i Blind Faith al fianco di Steve Winwood, poi la Plastic Ono Band di John Lennon e la trasferta americana in tour con Delaney & Bonnie. In realtà quello che passa alla storia come il suo primo album solista ("Eric Clapton", pubblicato dalla Polydor nel 1970), risente ancora molto dell'esperienza con la coppia Bramlett, dato che "Slowhand" usa il loro gruppo e scrive buona parte dei brani con Delaney Bramlett. L'esordio ha un sound R&B spruzzato di gospel indubbiamente lontano da quello che il musicista ha proposto fino a quel momento.

Chi pensasse che Eric Clapton, a quel punto, fosse soddisfatto si sbaglierebbe di grosso. Non solo le collaborazioni e i gruppi a cui partecipa aumentano in modo vertiginoso, ma deve anche intraprendere una dura battaglia contro l'eroina, un vizio che lo stava portando alla rovina (per soddisfare gli spacciatori aveva addirittura impegnato le sue preziose chitarre).
Sull'orlo della catastrofe ha il buon senso di tirare i remi in barca e di rimanere fermo per un paio di anni.

Il 13 gennaio 1973 Pete Townshend e Steve Winwood organizzano un concerto per riportarlo sul palco. Nasce così, quasi fosse un benefit, l'album "Eric Clapton's Rainbow Concert", accolto tiepidamente dalla critica dell'epoca. La carriera ad ogni modo riprende e, nonostante i problemi di droga non siano ancora del tutto accantonati, arriva per lui un successo enorme, seguito da altri album memorabili. Passata la sbornia di notorietà e vendite alle stelle, dietro l'angolo però lo aspetta un altro fallimento, determinato da scelte stilistiche alla lunga non apprezzate dal pubblico.

Ci riprova nel 1976 con Dylan e The Band: l'abbinamento funziona e lui torna ad essere la stella che era. Da qui in poi la strada di "Manolenta" è lastricata d'oro, anche se percorsa dai soliti alti e bassi. Più bassi che alti, per la verità. Tanto per fare qualche esempio dischi come "Backless" del 1978, "Another Ticket" del 1981, "Behind the sun" del 1985, "August" del 1986 e "Journeyman" del 1989 sono da dimenticare.
Altro discorso per "Money and cigarettes" del 1983, ma giusto per sentire assieme le chitarre di Eric Clapton e di Ry Cooder (con l'aggiunta di quella meno nota ma altrettanto abile di Albert Lee).
 

Dal vivo salta fuori il talento, come dimostra il doppio "Just one night" del 1980, ma nemmeno il palco è una garanzia (sentire per credere "24 Nights" del 1991). Il periodo è comunque ricchissimo di soldi, indossatrici, coca-party e disgrazie (la tragica morte del figlio di due anni, avuto da una relazione con Lory Del Santo, a New York).

Arrivano anche le colonne sonore: se "Homeboy" del 1989 annoia come l'omonimo film con Mickey Rourke, nel 1992 "Rush" comprende due brani che segnalano che l'elettroencefalogramma non è piatto: bellissime e indimenticabili sono "Tears in heaven", ballata autobiografica dedicata al figlio scomparso, e "Don't know wich way to go" di Willie Dixon in una versione senza risparmio.

Intanto quello che avrebbe dovuto essere un passaggio di consegne a Stevie Ray Vaughan non avviene (Clapton si esibisce con l'altro grande della chitarra proprio la notte in cui il texano perde la vita in elicottero) e Clapton trova nuovi stimoli con il disco "Unplugged" del 1992, acustico live per MTV e rilettura sincera della propria carriera (che in parte restituisce Clapton al suo primo amore, il blues).

Rincuorato, nel 1994 Eric Clapton entra in studio con un gruppo fidato e incide in presa diretta (o quasi) una sequenza bruciante di sedici classici del blues di mostri sacri come Howlin' Wolf, Leroy Carr, Muddy Waters, Lowell Fulson e altri. Il risultato è il commovente "From the cradle", virtuale torta con candeline per i suoi trent'anni di carriera. Per quanto possa sembrare incredibile questo è anche il primo disco di Clapton interamente e dichiaratamente blues. Il risultato è eccezionale: anche i puristi devono ricredersi e togliersi il cappello.

Oggi "Slowhand" è una superstar elegante e plurimiliardaria. Dal blues ha sicuramente ricevuto moltissimo, più della grande maggioranza di coloro che l'hanno inventato. Ma, almeno indirettamente, è stato proprio lui a far riscoprire alcuni grandi interpreti della prima ora che erano caduti nell'oblio. E praticamente tutti i chitarristi bianchi che suonano blues hanno, prima o poi, dovuto confrontarsi con il suo suono personale e riconoscibilissimo. Certo la sua discografia non brilla di perle blues e la sua vita da rockstar non predispone sempre ad una critica benevola. Senza dubbio però Eric "Slowhand" Clapton il suo posto tra i grandissimi, se lo merita.
 

Cream
Il tris d'assi dell'hard-blues
di Michele Camillò, Stefano Pretelli

Con le loro incendiarie jam, i Cream del "triumvirato" Clapton-Bruce-Baker rivitalizzarono il blues e gettarono le fondamenta per la nascita dell'hard-rock. Storia della "Sacra Crema" che in tre anni riuscì a vendere milioni di dischi in tutto il mondo e illuminò anche Jimi Hendrix

CREAM

Fresh Cream (Polydor, 1966)

Disraeli Gears (Polydor, 1967)

Wheels Of Fire (live, Polydor, 1968)

Goodbye (Polydor, 1969)

Live Cream Vol. 1 (Polydor, 1970)

Live Cream Vol. 2 (Polydor, 1972)

Strange Brew: The Very Best Of Cream (anthology, 1983)

The Very Best Of Cream (anthology, Polydor, 1995)

Those Were The Days (anthology, Polydor, 1997)

The Alternative Album (anthology, ITM, 1998)

The Best Of Cream: 20th Century Masters, The Mille (anthology, Polydor, 2000)
 

ERIC CLAPTON

Layla And Other Assorted Love Songs (1970)

Eric Clapton (Polydor, 1970)

461 Ocean Boulevard (Polydor, 1974)

No Reason To Cry (Polydor, 1974)

Slowhand (Polydor, 1977)

Backless (Polydor, 1978)

Another Ticket (Polydor, 1981)

Timepieces - Best of Eric Clapton (anthology, Polydor, 1982)

Money And Cigarettes (Warner, 1983)

Timepieces Volume 2 - "live" In The Seventies (anthology, Polydor, 1983)

Behind The Sun (Warner, 1985)

August (Reprise, 1986)

The Cream of Eric Clapton (anthology, Polydor, 1987)

Crossroads (anthology, Polydor, 1988)

Journeyman (Reprise, 1989)

Unplugged (Reprise, 1992)

From The Cradle (Reprise, 1994)

Pilgrim (Reprise, 1998)

Me And Mr Johnson(Warner, 2004)

She's So Respectable (Rajon, 2004)
Back Home (Reprise, 2005)

 

JACK BRUCE (collaborazioni incluse)

Songs For A Tailor (Polygram, 1969)

Things We Like (Atco, 1970)

Harmony Row (Atco, 1971)

Out Of The Storm (RSO, 1974)

How's Tricks (RSO, 1977)

I've Always Wanted To Do This (Epic, 1980)

Truce (One Way, 1982)

Willpower (anthology, Polygram, 1989)

A Question Of Time (Epic, 1989)

Somethin' Els (CMP, 1993)

Cities Of The Heart (live, CMP, 1994)

Monkjack (LocomotiveGT, 1995)

Shadows In The Air (Sanctuary, 2001)
 

GINGER BAKER (collaborazioni incluse)

Horses And Trees (Celluloid, 1986)

Middle Passage (Axiom, 1990)

Unseen Rain (Day Eight, 1992)

Around The Next Dream (1994)

Going Back Home (Atlantic, 1994)

Falling Off The Roof (Atlantic, 1996)

Coward Of The Country (Atlantic, 1999)
 


I britannici Cream furono una delle istituzioni del "blues revival" che imperversò negli anni Sessanta. Ma in realtà la loro portata storica si rivelò ancora più ampia. Influenzarono, infatti, in maniera significativa anche la psichedelia inglese e soprattutto l'hard-rock. Lo stesso Jimi Hendrix ammise che la sua "Experience" era nata per proseguire il cammino della "Sacra Crema". Il blues aveva già, a sua volta, subito importanti innovazioni da parte di band storiche, come i Rolling Stones e gli Who. I Cream fecero il resto, riuscendo anche a rendere accessibile al pubblico il loro peculiare (per l'epoca) modo di fare musica: lunghe jam libere dal vivo, al posto delle canzoni dalla struttura canonica "chorus-bridge" e registrate in studio.

Ma i Cream furono anche uno dei primissimi supergruppi che apparvero sulla scena del rock. Il sacro triumvirato, costituito nell'autunno del 1966, era composto da primedonne che sarebbero state leader in qualsiasi altra grande band, ovvero Sua Maestà Eric Patrick "Clapton" Clapp (Ripley, Surrey, 30/3/1945), chitarrista noto anche come "Slowhand" per il suo particolare modo di tenere sospese le note, il bassista e cantante Jack Bruce, e il rosso batterista Peter "Ginger" Baker. Tutti e tre, prima dell'unione della "Sacra Crema", vantavano già gloriosi trascorsi con altri musicisti e band della nascente nuova ondata britannica.

Eric Clapton, in odor di santità ancora prima dei Cream, vantava trascorsi a metà stada fra il beat e un ancora acerbo R&B nei primissimi Yardbirds, la storica formazione in cui militarono anche Jeff Beck e Jimmy Page che si rivelò di fondamentale influenza sulle generazioni successive. Anche John Mayall con i suoi Bluesbreakers beneficiò del tocco claptoniano nel suo mitico album omonimo. Quando il disco raggiunse il sesto posto delle chart inglesi, un fanatico scrisse su un muro: "Clapton is God". Appassionatosi sin da ragazzino a Jerry Lee Lewis e al blues, Clapton aveva iniziato ad apprendere la chitarra con tanta passione che fu espulso dal Kingston College of Art, all'età di diciassette anni, per aver suonato in classe.
 

 

Jack Bruce (Lanarkshire, Scozia, 14/5/1943), ovvero tutto quello che deve fare un bassista e anche di più. Attraverso Bruce, il basso si ritagliava uno spazio tutto suo e si elevava a strumento solista, capace non solo di tracciare linee melodiche di sottofondo, e quindi dare sostegno alla musica, ma di proporre un modo spettacolare e virtuosistico di esprimersi. Un basso (a volte anche a sei corde) che proprio non ne voleva sapere di starsene racchiuso in quel solito angoletto a disegnare solo basi ritmiche, ma osava rivaleggiare per vitalità proprio con lo strumento principe del rock, la chitarra. Bruce era anche l'unico vero cantante del gruppo, forte di una voce di grande estensione e vigore. Nel proprio curriculum, poteva già annoverare esperienze insieme a nomi gonfi di gloria, come Graham Bond, Alexis Korner, o con i Manfred Mann, per proseguire, anch'egli in quell'"università del Blues" che erano i Bluesbreakears di Mayall, in sostituzione di John McVie, impegnato a formare un'altra notevole band del British Blues come i Fleetwood Mac. Infine, proprio con Clapton, Bruce aveva condiviso l'esperienza dei Powerhouse, un gruppo avviato dallo stesso John Mayall nel quale suonava le tastiere Steve Winwood.

 

 

Il batterista Peter Edward "Ginger" Baker (Lewisham, Londra, 19/8/1939), infine, con le sue influenze jazzistiche, ha introdotto la sua irrefrenabile fantasia per l'improvvisazione sperimentale in un genere, il blues, assai più rigoroso e schematico di certa musica free-form. E sonorità tribali, provenienti dalle culture più remote d'Africa, echeggiano ancora sulle basi ritmiche dei Cream, un tappeto percussivo capace di ampliarsi in performance senza confini dal vivo per spettacolarità di esecuzione e inventiva. Baker diverrà importante anche per aver introdotto nel rock uno dei primissimi brani fatti solo di esercitazioni di stile del proprio strumento, qual è "Toad". Al fianco dello stesso Bruce in altre precedenti esperienze, già nel 1960 Baker aveva perfezionato la tecnica di percussionista con il nigeriano Fela Anikulapo Kuti e, successivamente, con Alexis Korner e nella Graham Bond Organisation.

Riuscire a unire tre fortissime personalità come quelle di questi tre signori si rivelò fin dall'inizio impresa alquanto ardua e condannata inevitabilmente a una breve durata, ma furono anni intensi e furenti. I Cream erano dilaniati da rivalità interne, antipatie mai nascoste, voglie di primeggiare e schiacciare il resto della band. Contrasti che, in altre formazioni, sarebbero stati deleteri, ma nel loro caso diventarono la molla per intense interpretazioni musicali di cui l'unica beneficiaria era la musica stessa.
I Cream rivisitarono il blues, liberandolo da certi vecchi stilemi, lo innovarono, attraverso riff potentissimi di poche note, ma impregnati di una potente carica espressiva tale da sostenere l'intelaiatura di un intero brano anche per diversi minuti; ma la loro forza era anche una base ritmica, robusta e potente ma agile al tempo stesso, capace di esplodere in ampie improvvisazioni all'insegna del feeling, e magari correre il rischio di non terminare mai, se l'ispirazione era quella giusta. A volte i Cream, lavoravano d'insieme, come un solido e armonioso unico corpo; altre volte, invece, usavano spartirsi gli spazi in un intero 33 giri, personalizzando a proprio piacimento un determinato suono, ma riuscendo al contempo a creare un universo di fantasia in cui confluivano gli umori più svariati. Grazie ai Cream il "vecchio" blues è ripartito per esplodere qualche stagione dopo nei territori dell'hard-rock, con i Led Zeppelin come principali portabandiera.

Il trio iniziò a sfoggiare la propria esperienza nei club londinesi e successivamente sui grandi palcoscenici dei concerti rock, esibendosi in virtuose jam session, basate soprattutto sull'improvvisazione e vigorosamente amplificate.
Nel dicembre del 1966, dopo il singolo "Wrapping Paper", fu pubblicato il primo lavoro discografico sulla lunga distanza, Fresh Cream. Benché fosse costituito per gran parte da cover blues, come "Four Until Late" del grande bluesman Robert Johnson, l'album rappresentò una vera e propria innovazione nel panorama musicale, grazie all'utilizzo del wah-wah negli assoli e nei riff di Clapton, e per le acrobazie percussionistiche di Baker; senza voler togliere nulla, poi, alla voce calda e suadente di Bruce, autore di alcuni brani inediti, scritti in collaborazione con il poeta Pete Brown. Il rock di "I Feel Free", costituito da cori vocali, funge da elemento di continuità tra il passato e il proseguimento della loro carriera; la formula si ripete anche in "N.S.U." (acronimo di "non-specific urethritis", ovvero il nome di una malattia venerea), dove si cominciano a intravedere tracce di psichedelia, soprattutto nell'arpeggio iniziale della chitarra.

Nel marzo del 1967, i Cream fecero il loro primo viaggio negli States, dove furono invitati a suonare per dieci giorni nel K Show di Bill Murray. I tre dovevano eseguire i loro brani in un tempo programmato, ma la performance fu un fiasco, poiché il teatro era mezzo vuoto. In realtà, il trio non era molto d'accordo sulle volontà dello stesso Murray, che dovette capitolare. Fu proprio in quel periodo che i Cream entrarono negli studi dell'Atlantic Records e in tre giorni di maggio diedero vita al loro album più importante, Disraeli Gears (1967): copertina psichedelica e produzione a cura di Felix Pappalardi, autore anche degli arrangiamenti insieme a Robert Stigwood. A differenza del primo album, per gran parte fondato su cover di blues revival, il disco è un misto tra rock-blues e psichedelia, ed è costituito soprattutto da pezzi inediti. La prima traccia, "Strange Brew", è un azzeccato tentativo di sposare i ritmi del blues all'energia del rock, ma il capolavoro è la successiva "Sunshine Of Your Love": un riff rabbioso che è leggenda introduce Bruce, che impreziosisce il tutto con un interpretazione vocale carica di feeling e un basso che si discosta dalla melodia tracciata dalla chitarra stessa per poi unirsi a essa nel tracciare il medesimo riff melodico con la stessa carica aggressiva del feedback chitarristico; Baker in sottofondo "galoppa" in solitudine con rullate e controtempi; il solo chitarristico centrale di Clapton è vigoroso e innovativo, con le note che acquistano via via colore per intensità espressiva e carica emozionale. Dopo tanto furore, il clima si placa in "World Of Pain", interpretato da Bruce, con atmosfere a metà strada fra il beat e rimembranze chitarristiche di psichedelia. Altro classico è "Tales Of Brave Ulysses": inizio surreale con il basso a indicare la retta via melodica che di lì a poco prenderà forma; Clapton usa l'effetto wah wah da par suo, in impennate nervose solistiche che subito si placano in mezzo ai molteplici e bruschi stop che Baker impone con il suo (qui) fragoroso stile. E' invece furente rock, con venature nere incandescenti, quello di "Swlabr": riff azzeccato e ultra-distorto, con Bruce recupera terreno su Clapton inserendo ruggiti bassistici che a volte superano lo stesso "Manolenta", salvo poi cedergli il passo in un solismo che arriva alle stelle. Nell'altro standard blues di "Take It Back", infine, compare anche l'armonica, suonata da Bruce.

Il successo commerciale di Disraeli Gears fu enorme, a tal punto che le vendite poterono competere largamente con i Beatles e i Rolling Stones. Senza menzionare il successo dei tour e degli storici concerti che seguirono.

Nell'agosto del 1968 fu pubblicato Wheels Of Fire (1968), un doppio album costituito da un disco realizzato in studio e un altro dal vivo, registrato tra luglio del 1967 e giugno del 1968 al Fillmore East di New York, proprio alcuni mesi prima che i Fab Four producessero il doppio "White Album". Felix Pappalardi non si limitò alla produzione, ma interferì maggiormente nelle sessioni in sala di registrazione, apportando numerosi effetti elettronici e suonando diversi strumenti classici (clavicembalo, violino, violoncello). Nel capolavoro del disco, la celeberrima "White Room", oltre ai soliti, immortali riff di Clapton, si riscontra una particolare simbiosi tra musica sinfonica e blues, grazie all'intervento della viola, amalgamata alla chitarra; ciò accade anche in "Passing The Time" e nell'intensa "As You Said", dove è invece un violoncello a dialogare con voce e chitarra (acustica). Non mancano poi perle di psichedelia pura, come "Pressed Rat And Warthog". Il cordone ombelicale con il passato è invece rappresentato dai pezzi blues: "Born Under A Bad Sign" e soprattutto "Politician", caratterizzato da un riff strascicante e ipnotico. Chiude l'album l'incendiaria cavalcata di "Deserted Cities Of The Heart". Tra le tracce live, "Toad", composto da Baker, si sviluppa su un suggestivo show di batteria (ben diciassette minuti!), tra i primissimi della storia del rock; da ricordare è anche la versione di "Crossroads", ossia un medley che racchiude in sé due canzoni di Robert Johnson, "Crossroads Blues" e "Traveling Riverside Blues", con una delle più leggendarie performance solistiche di Clapton. Degna di nota, infine, la cover di "Spoonful" di Willie Dixon, con immancabile improvvisazione finale.

Nonostante il grande successo conseguito, in seno alla band cominciarono a manifestarsi diversi dissensi. Come molti grandi musicisti virtuosi, infatti, i tre erano profondamente egocentrici, al punto da assumere ripetutamente atteggiamenti da prima donna, soprattutto nei concerti. Il resto fu da attribuire soprattutto all'abuso di droghe da parte dei tre. Il risultato fu l'inevitabile addio, ufficializzato in un concerto tenuto alla Royal Albert Hall, il 26 novembre 1968.
L'ultimo album del gruppo, intitolato non a caso Goodbye, fu pubblicato nel 1969, dopo lo scioglimento. Il disco presenta tre pezzi live, tra cui "Politician" e una long-version di "I'm So Glad", composta da Nehemiah Skip James. Fra le tracce in studio, spiccano "Badge", una orecchiabile canzone pop-rock scritta da Clapton e da George Harrison e "What A Bringdown", costruita su tempi dispari.
Nel 1972 è stato pubblicato Live II, che contiene le loro più importanti jam dal vivo, mentre il primo volume conteneva dei blues più convenzionali.

I tre, a questo punto, decisero di avviare carriere separate. Clapton collaborò nuovamente con Bruce nei Blind Faith di Steve Winwood, ma fu un'esperienza altrettanto breve. Successivamente si trasferì negli Stati Uniti, dove nel 1970 portò al successo "After Midnight" di J.J. Cale. Fondò poi i Derek & Dominoes, con i quali pubblicò il doppio Layla (1970), dove intervenne un altro virtuoso chitarrista, Duane Allman.
Divenuto nel frattempo schiavo dell'eroina, si ritirò dalle scene per alcuni anni, fino alla realizzazione di 461 Ocean Boulevard (1974), che contiene una versione riarrangiata di "I Shot The Sheriff". Il suo stile fu sempre più simile a quello di J.J. Cale, basato su gospel, soul e reggae. Pubblicò numerosi album, tra cui Slowhand del 1977, che contiene la sua versione di "Cocaine", sempre di J.J. Cale.
In seguito alla pubblicazione di August (1987), Clapton fu nuovamente ricoverato in clinica per disintossicarsi dall'alcool. Alcuni anni dopo, nel 1992, una tragedia sconvolse la sua già tormentata esistenza: suo figlio Conor, frutto della love-story con Lory del Santo, morì cadendo dal quarantanovesimo piano del suo appartamento a Manhattan. Il doloroso avvenimento ispirò la realizzazione del brano acustico "Tears In Heaven", incluso nell'album Unplugged.
Dopo la raccolta di cover From The Cradle (1994) e altri lavori poco fortunati come Pilgrim (1998), Clapton ha compiuto con Me And Mr. Johnson (2004) un nuovo omaggio al suo maestro Robert Johnson, seguito poi da altri due album, She's So Respectable (2004) e Back Home (2005).

Bruce iniziò a suonare con musicisti jazz. Songs For A Tailor del 1969 tenta una fusione tra folk-rock e jazz. Nel 1970, da una jam session con il sassofonista Dick Heckstall-Smith dei Colosseum e il chitarrista John McLaughlin, nacque Things We Like. Nei due anni seguenti suonò nel gruppo di Tony Williams e nell'orchestra di Carla Bley. Fu poi la volta di Harmony Row (1971), dove rinnovò il connubio tra rock e jazz. Nel 1989, dopo essersi disintossicato dalla droga, pubblicò il primo dei tre album considerati tra i migliori della sua carriera: A Question Of Time. Gli altri due furono Somethinels (1993) e Monkjack (1995). L'ultimo lavoro, Shadows In The Air, risale al 2001.

Baker, dopo lo scioglimento dei Cream e la parentesi coi Blind Faith, si trasferì in Nigeria e si appassionò alla world-music. In seguito, distrutto dall'eroina, decise di disintossicarsi trasferendosi in Italia, dove iniziò a gestire un uliveto. Solo successivamente sarebbe tornato sulle scene, dedicandosi al rock-jazz e realizzando discreti lavori come Horses And Trees (1986), Middle Passage (1990) e Unseen Rain (1992). Nel 1994 partecipò a un altro album con Bruce, Around The Next Dream. L'ultimo suo lavoro, Coward Of The Country, risale al 1999, e presenta un ottetto che esegue la musica composta da Ron Miles.

I Cream furono aspramente bacchettati da molti critici dell'epoca, che li accusarono di puro esibizionismo ed eccessivo autocompiacimento; altri li hanno spacciati per una mera unione tra bluesmen. Clapton smentì a più riprese quest'ultima tesi, ribadendo l'identità e la compattezza organica del trio. Ma il dibattito prosegue tuttora... Alcune raccolte, in particolare Live Cream (in 2 volumi) e un cofanetto di 4 cd, hanno cercato di alimentare il mito del "power trio" inglese. L'unica vera reunion dei Cream è avvenuta il 12 gennaio 1993, a Los Angeles, alla cerimonia ufficiale per il loro ingresso nella "Rock And Roll Hall Of Fame", con un set live. Di recente, tuttavia, Billboard ha rilanciato l'ipotesi di una possibile ricostituzione del gruppo, per una serie di concerti da tenere nel 2005 presso la Royal Albert Hall di Londra.
Benché sia durato poco più di due anni, il fenomeno Cream ha investito profondamente la storia del rock, apportando influssi alla tecnica e allo stile di musicisti appartenenti a numerose generazioni, soprattutto per ciò che concerne l'hard-rock e l'heavy-metal. E il pubblico tributò loro enormi consensi: in soli tre anni, riuscirono a vendere ben quindici milioni di dischi.

* Contributi di Lorenzo Fattori
 

 

 

 

Quant’è pesante un soprannome come “god” (“dio”)? Sicuramente molto, ma Eric Clapton non sembra averci mai dato peso. Considerato da molti il più grande chitarrista mai apparso sulla faccia della terra (la scritta “Clapton is god” era piuttosto comune, sui muri di Londra, sul finire degli anni Sessanta), secondo altri non è “il più grande” in assoluto, ma quello che meglio ha saputo unire la tecnica ad una sconvolgente carica interpretativa. Influenzato sin dagli inizi dal blues di Chicago, Clapton si è fatto le ossa (tra il 1963 ed il 65) insieme a Jeff Beck e Jimmy Page negli Yardbirds, quindi nei Bluesbreakers di John Mayall, poi ancora nei Blind Faith (con Ginger Baker e Steve Winwood), fino al debutto solista del 1970, “Eric Clapton”, cui farà a breve seguito “Layla and Other Assorted Love Songs”, a firma Derek & The Dominoes, dove è contenuta la celeberrima “Layla”, forse una delle canzoni rock più famose e riconoscibili di tutti i tempi - seconda solo a quella “Cocaine”, originariamente di J.J.Cale, che Clapton reinterpretò per il suo album “Troubadour” del 1977 (e che, contrariamente alla credenza popolare, è una canzone decisamente a sfavore del consumo di droga!).
Felice possessore, agli esordi, di una chitarra Gibson, dagli anni Settanta Clapton rimarrà invece fedele alla Fender: un suo modello customizzato (la “Blackie”, leggendaria tra gli appassionati) è stata messa all’asta nel 2006 per 850.000 dollari, soldi che sono serviti a Clapton per finanziare il centro di recupero per alcolisti e tossicodipendenti “The Crossroads Centre”, da lui fondato nell’isola caraibica di Antigua nel 1993 (e dove fra l’altro è stata ricoverata anche Britney Spears!).

Per la prima volta Eric "Slowhand" Clapton racconta se stesso, la sua musica, il suo mondo. È la storia di un ragazzo comune, cresciuto nella casa dei nonni, che diventa uno dei più talentuosi chitarristi del mondo. Racconta l'ingresso in punta di piedi nel mondo fatato ed eccessivo delle star musicali, l'amicizia con vari artisti, fra cui George Harrison, Mick Jagger, Jimi Hendrix, Roger Waters. Al "beatle" George contenderà la moglie Pattie Boyd, la musa di Layla, con cui inizierà una storia d'amore tumultuosa. Il libro non deluderà chi si aspetta sex & drugs & rock'n roll. Nella sua vita Eric non si è fatto mancare nulla: eroinomane, alcolista, afflitto da passioni folli, depressioni e dolori furiosi. Come quello per la morte del figlio Conor, avuto da Lory del Santo. E poi la musica: una colonna sonora, che ha conquistato fan in tutto il mondo.

 

 

Una vita nata in un piccolo villaggio inglese, alla fine della guerra: Eric Patrick Clapp nacque a Ripley, Surrey, il 30 marzo 1945. L'amore di Clapton per la musica blues e per il R&B americano lo spinse ad imparare a suonare la chitarra ed a studiare i maestri. "Anche i più piccoli accenni di Bo Diddley o di Chuck Berry mi mandavano in delirio" ricorda "Quando scoprii cosa stava dietro a quel suono, Muddy Waters, e dietro a lui, Robert Johnson, e ancora dietro, la composizione del brano, qualcosa mi toccò a livello emotivo". Dopo avere suonato in molte blues band inglesi nei primi anni '60, tra cui spiccano i Roosters nel 1963, Clapton raggiunse la fama con gli Yarbirds, di cui facevano parte i tre migliori chitarristi inglesi del decennio: Clapton, Jimmy Page e Jeff Beck. Clapton lasciò il gruppo nel 1966 per unirsi ai Bluesbreakers di John Mayall e in seguito per formare i Cream con il bassista Jack Bruce ed il batterista Ginger Baker. Presto la band sarebbe diventata il più importante gruppo rock della fine degli anni '60. L'enorme successo dei Cream portò Clapton alla ribalta internazionale. La combinazione vincente di psichedelia e remakes di standard blues come "Spoonful", "Crossroads" e "Born under a bad sign", rese ancora più solida la reputazione di Clapton. Nel 1969 assieme a Steve Winwood, Rick Grech e Ginger Baker formò i Blind Faith, una band che ottenne un'enorme popolarità con il primo album omonimo. Sempre nel 1969, con Delaney e Bonnie & Friends, Clapton cominciò a sperimentare le sue capacità vocali. Nel 1970 uscirono il suo primo album solista ed il magnifico "Layla and Other Assorted Love Songs" di Derek and the Dominoes, un'altra collaborazione unica che includeva un genio allora sconosciuto della chitarra slide, Duane Allman. Nel 1971 Clapton toccò emotivamente il fondo. Lo scioglimento di Derek and the Dominoes durante la registrazione del loro secondo album ebbe un profondo impatto sull'artista. A parte alcuni lavori occasionali come sessionman ed occasioni speciali come il leggendario concerto per il Bangladesh organizzato da George Harrison ed il Rainbow Concert del 1973 in onore di Pete Townshend, Clapton si ritirò dalle scene per quasi tre anni. Nel 1974 rientrò ai vertici delle classifiche con "I shot the sheriff", tratto dall'album "461 Ocean Boulevard", dopo avere attraversato un periodo durissimo dovuto ai problemi legati alla sua tossicodipendenza. Tutti gli album di Clapton della metà degli anni '70, come ad esempio "There's One In Every Crow", "E.C. Was Here" e "No Reason To Cry", sono arrivati tutti nella Top 20. Dal 1977 con l'album "Slowhand", tre volte disco di platino, che contiene la famosissima "Lay Down Sally", Clapton ha cominciato un'ascesa irresistibile che continua ancora oggi. I successivi album incisi da Eric Clapton comprendono "Backless" (1978), "Just One Night" (1980) registrati live al teatro Tokyo Budokan, "Another Ticket" (1981) che contiene la hit "I Can't Stand It", "Money And Cigarettes" (1983), "Behind The Sun" (1985) e "August" (1986). Nel 1988, Clapton ha inciso "Crossroads" (doppio platino) con ben 73 brani remasterizzati digitalmente scelti in modo da abbracciare tutta la carriera di questo grandissimo chitarrista. L'anno successivo, l'album "Journeyman" ha venduto oltre 2 milioni di copie ed ha fatto vincere all'artista il primo Grammy Award della sua carriera per il singolo "Bad Love". Nel 1991 Clapton ha inciso "24 Nights", registrato durante 24 serate alla Royal Albert Hall a Londra con un ensemble di leggende viventi del blues con orchestra. Clapton ha raggiunto nuove vette nel 1992 con la registrazione della colonna sonora del film "Rush" ed in particolare del singolo "Tears in Heaven", entrato nei top 5, e vincitore del Grammy Award. Lo stesso anno, l'album "Unplugged" registrato dal vivo durante lo spettacolo di MTV, ha raggiunto il n°1 per tre setimane consecutive, vendendo 15 milioni di copie in tutto il mondo e vincendo il Grammy come album dell'anno. Nel 1994, Clapton è tornato al blues, il suo primo grande amore. L'album "From The Craddle" è stato un grande successo di critica e di pubblico in tutto il mondo. Negli anni '80 e '90, Clapton ha fatto sentire la sua presenza nel regno delle colonne sonore, contribuendo a "Rush", "Ritorno al futuro", "Il colore dei soldi" e "Arma letale 3". Il più grande successo in questo campo è arrivato però con il brano "Change the world" tratto dal film di John Travolta "Phenomenon". Il brano, prodotto da Babyface, è stato il trionfatore della notte dei Grammy del 1997. Eric Clapton, membro due volte della Rock & Roll Hall of Fame come chitarrista degli Yardbirds e dei Cream, continua a stupire e deliziare un folto gruppo di amanti della musica. È un'eredità che prosegue con la pubblicazione di "Pilgrim" (1998), l'ultimissimo capitolo dell'odissea musicale di questo autentico genio della musica. Nel 1997 ha vinto tre Grammy Award, incluso quelli per l'Album Dell'Anno e Miglior Vocalista Pop con il brano "Change the World" che ha anche vinto il premio come Canzone Dell'Anno. Clapton ha continuato a godere del successo ottenuto con l'album del 1994 "From The Cradle", un tributo personale al blues di Willie Dixon, Muddy Waters, Elmore James ed altri che hanno influenzato la sua vita e la sua musica. Nell' ottobre 1999 viene pubblicato "Clapton Chronicles", una compilation che contiene il meglio degli ultimi quindici anni di lavoro dell'artista. Nel maggio 2000 viene pubblicato"Rinding with the king", nato da un desiderio di incidere un disco blues con B.B. KING, per sapere tutto sull'album consulta la sezione DISCOGRAFIA di questo sito. Nel novembbre del 2002 Eric Clapton pubblica "One More Car,One More Rider" registrato nel 2001 in due diverse città toccate dal suo tour mondiale: a Los Angeles allo Staple Center e al Budokan Hall di Tokyo.

( Fonte: http://ericclapton.warnermusic.it/biog_00.html )
 

Eric Clapton: diplomatico culturale
Di Josh Grossberg
27/2/2008 12:50
Forse Eric Clapton andrà dove non è mai andata nessun’altra rock-star prima d’ora: la Corea del Nord.

Il governo del dittatore nordcoreano Kim Jong II ha esteso un invito speciale a Clapton perché si esibisca a Pyongyang, un sorprendente atto di distensione che potrebbe aiutare a rilassare la tensione tra il membro del cosiddetto Asse del Male e l’Occidente.

Secondo la stampa britannica, l’invito a Clapton, 62 anni, fa parte di uno scambio culturale reciproco, per cui l’Orchestra Sinfonica della Corea del Nord si esibirà a Londra quest’estate.

Il concerto del vincitore di Grammy sarebbe molto significativo, dato che la Corea del Nord tradizionalmente proibisce ai suoi cittadini di ascoltare la musica rock e pop, allo scopo di mantenere il paese libero dall’"inquinamento” culturale proveniente dall’Occidente.

Negli ultimi cinque anni, i soli musicisti invitati dalla isolata nazione comunista ad esibirsi sono stati del genere classico. La notizia di questo possibile concerto rock è arrivata il giorno dopo che l’Orchestra Filarmonica di New York si è esibita nella capitale come parte di una delegazione arrivata pochi giorni fa.

“Lo abbiamo invitato a fare un concerto a Pyongyang quando potrà”, ha detto un diplomatico dell'ambasciata nordcoreana a Londra all’Associated Foreign Press. “Lo abbiamo invitato a metà gennaio. Non abbiamo ancora ricevuto una risposta. Il signor Clapton è un chitarrista famoso, un idolo della musica occidentale. È un’ottima opportunità per far capire meglio al popolo nordcoreano la musica occidentale. Tutti sanno chi è Clapton”.

Infatti, si dice che anche Kim Jong Chol, il figlio di Kim Jong II, sia un grande fan del chitarrista.

Questa non è la prima volta che Clapton fa da diplomatico culturale.

Due anni fa, il musicista avrebbe dovuto fare un concerto per 20.000 fan nella Piazza Rossa di Mosca, ma gli organizzatori russi hanno poi annullato lo spettacolo a causa di problemi burocratici riguardanti il suo permesso.

Tra i classici successi di Clapton troviamo "For Your Love" con gli Yardbirds, leggendari rocchettari inglesi degli anni 60; "Strange Brew" e "Sunshine of Your Love" con il gruppo Cream; "Layla" con il gruppo Derek and the Dominoes; e perle da solista, come "Cocaine", "After Midnight," una cover di "I Shot the Sheriff" di Bob Marley e "Tears in Heaven."

Un funzionario nordcoreano ha detto al Financial Times di Londra che secondo i suoi manager, il musicista avrebbe accettato “in linea di massima” di fare il concerto in una data a sua scelta, nel 2009.

Tuttavia, Kristen Foster, una portavoce di Clapton ha detto che il musicista non aveva ancora acconsentito a fare nessuno spettacolo.

"Eric Clapton riceve numerose richieste di esibirsi in tutto il mondo”, ha detto. “Non c’è nessun accordo e nessun progetto per un suo concerto in Corea del Nord”.

Stando a quanto viene riferito, il cantante, che fa parte della Rock and Roll Hall of Fame, è in sala registrazione per lavorare ad un nuovo album con Robbie Robertson, ex cantante dei Band. Inoltre, il mese prossimo, Clapton si esibirà con il suo vecchio amico Steve Winwood dei Traffic in tre concerti al Madison Square Garden di New York.

 

gossip

Lory Del Santo: "Una relazione con Harrison
per vendicarmi di Eric Clapton"
 

Lory Del Santo con George Harrison
 

LONDRA - Si sono avvicinati durante una tournée in Giappone, un po' per caso e un po' no. E hanno vissuto una perfetta avventura romantica, chiusi in una suite di lusso per tre giorni indimenticabili, iniziati però con un calcolo quasi a tavolino: farla pagare a chi li aveva fatti soffrire entrambi. Protagonisti d'eccezione del triangolo sono Lory Del Santo, George Harrison ed Eric Clapton. E i fatti risalgono al 1991, quando i due musicisti entrati nella leggenda e la modella-soubrette-presentatrice tv italiana, compagna di Clapton, erano in Giappone per un tour musicale. Galeotta fu Hiroshima e la suite di lusso del Sun Plaza Hotel, dove si consumò la liaison concepita per ferire Clapton, che aveva rubato la moglie all'ex Beatle, Pattie Boyd, e che dopo la morte tragica del figlio Conor, avuto con Lory Del Santo, la aveva praticamente esclusa dalla propria vita.

Lo rivela per la prima volta la stessa Del Santo, in un'intervista televisiva concessa alla giornalista americana Daphne Barak, che andrà in onda nelle prossime settimane negli Stati Uniti, di cui il Daily Mail anticipa alcuni passaggi. Il quotidiano britannico sta pubblicando a puntate, un po' come un feuilletton estivo, l'autobiografia di Pattie Boyd, ex signora Harrison, che racconta di essere stata circuita e infine conquistata da Clapton negli anni '60, molto prima prima della sua relazione con Lory Del Santo, proprio con una canzone, Layla, scritta per lei.

L'incontro con Harrison fu un atto di "dolce vendetta", dice Del Santo nell'intervista. Harrison era ferito e non aveva ancora dimenticato come la moglie gli fosse stata insidiata e poi sottratta da Clapton. Fu lui ad invitarla nella sua camera durante la tappa di Hiroshima del tour, dietro le spalle di Clapton.
 

"E' stato meraviglioso" racconta Del Santo. "Avevamo così tante cose di cui parlare. Non dimenticherò mai quei tre giorni. Il loro ricordo vive con me".

Lui era tutto il contrario dello sciupafemmine, e le faceva parecchie domande sul suo compagno e sul suo carattere. In quei tre giorni, i due discussero a lungo di Clapton e dell'effetto devastante che aveva avuto sulle loro vite. "Era dolcissimo - ricorda Lory. Molto attento e premuroso. Non fu solo una storia di sesso". Romantico, anche. Fece in modo di riservare la piscina olimpica dell'hotel solo per loro due e passò molto tempo a farle massaggi ai piedi.

Il tutto successe tre mesi dopo la tragica morte di Conor, che precipitò dalla finestra aperta dell'appartamento newyorchese della Del Santo ed Eric Clapton, al cinquantatreesimo piano di un grattacielo. Una disgrazia da cui nessuno dei due riuscì a riprendersi e che causò la fine del loro rapporto. Del Santo ricorda: "Non riuscivo a parlare più con Eric. Era sempre stato distante, ma dopo la morte di Conor diventò ancora peggio. Non dormivo più con lui in quel periodo".
 

"Harrison voleva vendicarsi e probabilmente anch'io. Eravamo entrambi arrabbiati con Eric" ammette. Ma poi le cose cambiarono e quei giorni divennero qualcosa di speciale. "Lui era gentile, tranquillo. Si preoccupava se mangiavo o no, mi faceva parlare".

Clapton non seppe mai della storia, e la breve relazione finì con un addio romantico. "Lui fece tutto alla perfezione. Nessun regalo. Mi chiamò e mi disse: spero di rivederti. Ma sapevo che non ci saremmo più rivisti". Rimpianti? chiede la giornalista americana. "Qualche volta - risponde Del Santo -. Ma lì, ad Hiroshima, fu un momento perfetto per noi due".
 

«La canzone d'amore che mi scrisse Clapton»
Lory Del Santo: ho ritrovato il nastro e «Lady of Verona» è piena di segreti
 

Il 23 agosto di quest'anno Conor Clapton, il figlio di Eric e Lory Del Santo, avrebbe compiuto 20 anni. Invece il 20 marzo del 1991 una tragica catena di imprudenze lo fece precipitare da una finestra al 53˚piano del grattacielo in cui abitava il padre. Proprio nel giugno di 20 anni fa Eric Clapton aveva registrato a Los Angeles un album intitolato «August», agosto, come il mese in cui doveva nascere il piccolo. La tredicesima traccia s'intitolava «Lady of Verona» ed era dedicata a Lory. Una dichiarazione d'amore che in realtà non è mai stata pubblicata su disco e che è quindi nota ai fan e non al grande pubblico; un testo commovente su un bellissimo tappeto di chitarre che finiva così: «Ciò che lei mi ha dato / Non lo avrei ricevuto da nessun altro / E ne farò tesoro fino alla morte». Clapton regalò a Lory la cassetta pochi giorni prima del parto. «L'unico regalo che mi ha fatto — ricorda oggi lei —. Non gli ho mai chiesto perché "Lady of Verona" non venne inserita nel disco "August", è molto bella. Forse perché Eric non aveva ancora ufficialmente divorziato dalla moglie e non sapeva se rendere pubblica la notizia. Ha sempre cercato di mantenere questo amore e il suo frutto nell'ombra. «Portai con me quella cassetta a Milano — continua il racconto —.
A 4 anni Conor era diventato maniaco di questa canzone, che ascoltava in continuazione. Tanto che una volta, quando cercai di prendergliela, la cassetta si rovinò e venne riparata in qualche modo, tanto che a metà manca un passaggio di chitarra. Ne avevo perso le tracce nei vari traslochi. Ma di recente è saltata fuori da un sacchetto; evidentemente era un ricordo che non doveva andar perduto. «Girano tante leggende su di me — confessa Lory —, ma la storia che sto per raccontarvi è tutta vera...». Dunque l'incontro casuale a un dopocena milanese tra lei e il celebre chitarrista, prima telefonata, primo pranzo, colpo di fulmine, Torino, Roma... Lì riappare la moglie e Lory pensa che sia finita. «Io non avevo messo a fuoco che lui fosse già un divo del rock. Mi sembrava dolce e sincero, non il solito playboy. Un giorno mi chiama: sono qui a Milano perché ti amo». Clapton rimase con lei per due o tre giorni. «Poi partimmo per Londra, dove lui aveva preso un appartamento per me in centro e dove siamo rimasti insieme fino al Natale dell'85 quando io cominciai ad avere nausee. Pensai a un virus, un'intossicazione. E invece ero incinta». Clapton la prende malissimo. Dice che la cosa non lo interessa più. Arriva a «ordinare» a Lory di rientrare in Italia, lei si rifiuta perché sta troppo male. «Allora lui ha fatto la valigia e se ne è andato; io sono rimasta lì da sola, era il Natale 1985. Un giorno, sento suonare il campanello: era lui. Diceva che era angosciato e non poteva stare lontano... mi avrebbe assistito fino a quando partorivo. E tutto è ripreso come se niente fosse. «Partita per Milano, non l'ho più sentito. Una gravidanza in assoluta solitudine. Amavo in silenzio e aspettavo. Ma l'unica telefonata che arrivò fu quella di Forrester, il suo agente, che lavorava soltanto per Clapton e pensava solo al denaro.
Mi chiese quanto e/o che cosa volevo per... risolvere il problema. Era gennaio. Risposi: questa è la mia vita...». Tempo dopo, una lettera d'amore di Clapton. «Bellissima. Ho pianto. Ero al sesto mese di gravidanza». Poi mi chiama da Antigua e annuncia di volermi vedere. Replico: non so se ti piacerò con questa pancia... A Milano è stato carino. Mi propose di tornare a vivere insieme. Ma nella notte rubò dal cassetto del comodino la sua lettera d'amore. Forse perché era l'unica prova in cui riconosceva tutto, figlio compreso. Mi sono arrabbiata e non l'ho più contattato». Ma il tira e molla continuò. E in agosto, a Londra, Clapton andò in sala parto. Poi ci furono vacanze e Natali assieme, come una vera famigliola. «E nel marzo del '91 — racconta ancora Lory — stavamo davvero per tornare assieme. In quei giorni a New York l'avvicinamento di Eric a suo figlio era stato totale. Aveva scoperto il bambino, lo aveva portato da solo allo zoo, al circo. Mancavano solo poche ore alla fine».
Mario Luzzatto Fegiz
 

La canzone inedita che Clapton scrisse per Lory, "Lady of Verona "   clicca qui