« Una persona non diventa Eric Clapton solo perché ha una chitarra Les Paul.
Non funziona così... »
(Roger Waters, bassista dei Pink Floyd)
Eric Patrick Clapp (Ripley, 30 marzo 1945) è un chitarrista, cantante e
compositore britannico.
Soprannominato "Slowhand" e "God" (Dio), Eric Clapton è probabilmente uno
dei più famosi e influenti chitarristi mai esistiti; plurivincitore di
Grammy Award vanta inoltre 3 inserimenti nella Rock and Roll Hall of Fame
(The Yardbirds, Cream, solista). La rivista Rolling Stone lo ha inserito al
numero #4 nella lista Rolling Stone's 100 Greatest Guitarists of All Time.
Eric Clapton, artista
senza tempo
Una vita nata in un
piccolo villaggio inglese, alla fine della guerra: Eric Patrick Clapton
nacque a Ripley, Surrey, il 30 marzo 1945. L'amore di Clapton per la musica
blues e per il R&B americano lo spinse ad imparare a suonare la chitarra ed
a studiare i maestri. "Anche i più piccoli accenni di Bo Diddley o di Chuck
Berry mi mandavano in delirio" ricorda "Quando scoprii cosa stava dietro a
quel suono, Muddy Waters, e dietro a lui, Robert Johnson, e ancora dietro,
la composizione del brano, qualcosa mi toccò a livello emotivo". Dopo avere
suonato in molte blues band inglesi nei primi anni '60, tra cui spiccano i
Roosters nel 1963, Clapton raggiunse la fama con gli Yarbirds, di cui
facevano parte i tre migliori chitarristi inglesi del decennio: Clapton,
Jimmy Page e Jeff Beck. Clapton lasciò il gruppo nel 1966 per unirsi ai
Bluesbreakers di John Mayall e in seguito per formare i Cream con il
bassista Jack Bruce ed il batterista Ginger Baker. Presto la band sarebbe
diventata il più importante gruppo rock della fine degli anni '60. L'enorme
successo dei Cream portò Clapton alla ribalta internazionale. La
combinazione vincente di psichedelia e remakes di standard blues come
"Spoonful", "Crossroads" e "Born under a bad sign", rese ancora più solida
la reputazione di Clapton. Nel 1969 assieme a Steve Winwood, Rick Grech e
Ginger Baker formò i Blind Faith, una band che ottenne un'enorme popolarità
con il primo album omonimo. Sempre nel 1969, con Delaney e Bonnie & Friends,
Clapton cominciò a sperimentare le sue capacità vocali. Nel 1970 uscirono il
suo primo album solista ed il magnifico "Layla and Other Assorted Love
Songs" di Derek and the Dominoes, un'altra collaborazione unica che
includeva un genio allora sconosciuto della chitarra slide, Duane Allman.
Nel 1971 Clapton toccò emotivamente il fondo. Lo scioglimento di Derek and
the Dominoes durante la registrazione del loro secondo album ebbe un
profondo impatto sull'artista. A parte alcuni lavori occasionali come
sessionman ed occasioni speciali come il leggendario concerto per il
Bangladesh organizzato da George Harrison ed il Rainbow Concert del 1973 in
onore di Pete Townshend, Clapton si ritirò dalle scene per quasi tre anni.
Nel 1974 rientrò ai vertici delle classifiche con "I shot the sheriff",
tratto dall'album "461 Ocean Boulevard", dopo avere attraversato un periodo
durissimo dovuto ai problemi legati alla sua tossicodipendenza. Tutti gli
album di Clapton della metà degli anni '70, come ad esempio "There's One In
Every Crow", "E.C. Was Here" e "No Reason To Cry", sono arrivati tutti nella
Top 20. Dal 1977 con l'album "Slowhand", tre volte disco di platino, che
contiene la famosissima "Lay Down Sally", Clapton ha cominciato un'ascesa
irresistibile che continua ancora oggi. I successivi album incisi da Eric
Clapton comprendono "Backless" (1978), "Just One Night" (1980) registrati
live al teatro Tokyo Budokan, "Another Ticket" (1981) che contiene la hit "I
Can't Stand It", "Money And Cigarettes" (1983), "Behind The Sun" (1985) e
"August" (1986). Nel 1988, Clapton ha inciso "Crossroads" (doppio platino)
con ben 73 brani remasterizzati digitalmente scelti in modo da abbracciare
tutta la carriera di questo grandissimo chitarrista. L'anno successivo,
l'album "Journeyman" ha venduto oltre 2 milioni di copie ed ha fatto vincere
all'artista il primo Grammy Award della sua carriera per il singolo "Bad
Love". Nel 1991 Clapton ha inciso "24 Nights", registrato durante 24 serate
alla Royal Albert Hall a Londra con un ensemble di leggende viventi del
blues con orchestra. Clapton ha raggiunto nuove vette nel 1992 con la
registrazione della colonna sonora del film "Rush" ed in particolare del
singolo "Tears in Heaven", entrato nei top 5, e vincitore del Grammy Award.
Lo stesso anno, l'album "Unplugged" registrato dal vivo durante lo
spettacolo di MTV, ha raggiunto il n°1 per tre setimane consecutive,
vendendo 15 milioni di copie in tutto il mondo e vincendo il Grammy come
album dell'anno. Nel 1994, Clapton è tornato al blues, il suo primo grande
amore. L'album "From The Craddle" è stato un grande successo di critica e di
pubblico in tutto il mondo. Negli anni '80 e '90, Clapton ha fatto sentire
la sua presenza nel regno delle colonne sonore, contribuendo a "Rush",
"Ritorno al futuro", "Il colore dei soldi" e "Arma letale 3". Il più grande
successo in questo campo è arrivato però con il brano "Change the world"
tratto dal film di John Travolta "Phenomenon". Il brano, prodotto da
Babyface, è stato il trionfatore della notte dei Grammy del 1997. Eric
Clapton, membro due volte della Rock & Roll Hall of Fame come chitarrista
degli Yardbirds e dei Cream, continua a stupire e deliziare un folto gruppo
di amanti della musica. È un'eredità che prosegue con la pubblicazione di
"Pilgrim" (1998), l'ultimissimo capitolo dell'odissea musicale di questo
autentico genio della musica. Nel 1997 ha vinto tre Grammy Award, incluso
quelli per l'Album Dell'Anno e Miglior Vocalista Pop con il brano "Change
the World" che ha anche vinto il premio come Canzone Dell'Anno. Clapton ha
continuato a godere del successo ottenuto con l'album del 1994 "From The
Cradle", un tributo personale al blues di Willie Dixon, Muddy Waters, Elmore
James ed altri che hanno influenzato la sua vita e la sua musica. Nell'
ottobre 1999 viene pubblicato "Clapton Chronicles", una compilation che
contiene il meglio degli ultimi quindici anni di lavoro dell'artista. Nel
maggio 2000 viene pubblicato"Rinding with the king", nato da un desiderio di
incidere un disco blues con B.B. KING, per sapere tutto sull'album consulta
la sezione DISCOGRAFIA di questo sito. Nel novembbre del 2002 Eric Clapton
pubblica "One More Car,One More Rider" registrato nel 2001 in due diverse
città toccate dal suo tour mondiale: a Los Angeles allo Staple Center e al
Budokan Hall di Tokyo.
(fonte: ericclapton.warnermusic.it)
I Primi anni
Eric Clapton inizia la propria carriera di chitarrista nei Roosters, con i
quali suona dal gennaio all'agosto 1963. Dopo una brevissima parentesi con
Casey Jones & The Engineers, si aggrega agli Yardbirds e con loro rimane
fino al 1965. Presto il suo stile, una sintesi di influenze del blues di
Chicago e di chitarristi come Buddy Guy, Freddie King, B.B. King e Muddy
Waters, ne fa uno dei personaggi più interessanti della scena inglese. Agli
inizi, il gruppo suona classici del blues e comincia ad attirare un folto
pubblico di culto quando prende il posto dei Rolling Stones come band
"residente" al Crawdaddy Club di Richmond.
Sempre nel 1963 gli Yardbirds girano l'Inghilterra con il bluesman americano
Sonny Boy Williamson II; da tale tour viene registrato un LP che però non
esce fino al 1965. Nel marzo dello stesso anno, proprio quando Clapton
lascia la band, gli Yardbirds sfornano il loro primo singolo di successo,
For Your Love (nel quale Clapton suona la chitarra). Sostituito dal
chitarrista Jeff Beck, non prende parte nel 1966 al Festival di Sanremo,
dove gli Yardbirds presenteranno due canzoni rispettivamente insieme a Lucio
Dalla (Paff... bum!) e Bobby Solo (Questa volta).
Appena ventenne approda quindi nella band di John Mayall, vera fucina di
talenti blues (tra cui Peter Green e Mick Taylor). Dopo meno di un anno
dall'esordio nei Bluesbreakers con l'omonimo disco, Eric si associa con il
bassista Jack Bruce ed il batterista Ginger Baker: nascono così nel 1966 i
Cream, con cui Clapton vive la sua prima vera affermazione mondiale, che non
sarà oscurata nemmeno dall'arrivo a Londra di Jimi Hendrix, leggenda della
musica rock, del quale Clapton diventa amico.
La fama conquistata procura a Eric Clapton il primo dei suoi soprannomi, che
la dice lunga sulla devozione dei suoi fans. Sui muri di Londra accade di
leggere: "Clapton is God", per il talento che dimostra di possedere sulla
tastiera della sua Gibson (dagli anni '70 passerà alla Fender).
L'altro soprannome con cui Eric è ancor oggi conosciuto è "slowhand". Alcuni
fans sostengono che questo appellativo derivi dal fatto che, durante i primi
concerti con gli Yarbirds, Clapton rompesse frequentemente il mi cantino (la
corda più sottile della chitarra) durante gli assoli, e che ci mettesse così
tanto a sostituirlo da venire soprannominato così dai suoi amici. Un'altra leggenda vuole che il soprannome "slowhand" sia nato
durante un concerto in cui si esibiva insieme a Carlos Santana. Il confronto
tra i due diversi stili nel suonare la chitarra, facevano apparire Clapton
"lento" rispetto alla rapidità di Carlos.
Gli anni dei supergruppi
L'assetto dei Cream, un supergruppo di virtuosi, consente a ciascuno dei
componenti di liberare le proprie capacità senza essere costretto nei limiti
delle canzonette pop. Sunshine of your love, White room e Badge (scritta con
l'amico George Harrison) sono le gemme più luminose della prima parte della
carriera di Clapton. All'apice del successo, alla fine dei '60, i Cream si
sciolgono.
Per gli anni immediatamente successivi la carriera di Clapton assume un
carattere un po' nomade e irregolare. Insieme a Ginger Baker e all'amico
Steve Winwood, Eric fonda i Blind Faith. Presence of the Lord è un classico
che ancora oggi Eric suona a volte in concerto. Anche i Blind Faith hanno
vita assai breve e, dopo il solo disco d'esordio, la loro esperienza si
chiude: del resto la vita dei cosiddetti "supergruppi", quali sia Cream che
i Blind Faith erano, non è mai stata facile.
Clapton soffre molto per la morte improvvisa di Hendrix, cui era legato da
grande stima (reciproca, dato che Hendrix ha avuto man forte da Clapton e
Townshend che lo hanno aiutato non poco a diventare quello che oggi è) ma
anche di competizione inevitabile e un po' frustrante. Trova rifugio nella
band Delaney & Bonnie in cui per un periodo brevissimo milita e va anche in
tour. Ne scaturiscono due dischi entrambi assai godibili considerato il
clima sereno e creativo che si respira: Delaney & Bonnie & Friends e On Tour
with Eric Clapton.
Nel 1970 esce il primo album solista di Clapton ma, scorrendo i credits, si
capisce che è sostanzialmente un altro album di Delaney & Bonnie uscito a
nome di Eric Clapton. Subito dopo, Eric forma i Derek & The Dominos. Del
tutto casualmente viene a far parte del gruppo un altro genio della chitarra
elettrica, in particolare della slide: si tratta del compianto Duane Allman
già noto per le furiose cavalcate lisergiche con gli Allman Brothers.
Esce il disco (considerato da molti come un capolavoro) Layla and other
assorted love songs. Layla, con il micidiale riff di apertura, sbanca il
mercato e resta ancor oggi una delle canzoni più celebri di Clapton insieme
alla successiva Cocaine (1977) scritta da J.J. Cale. Sebbene il disco
contenga anche altre gemme (Bell Bottom Blues, I Am Yours, Key to the
Highway), è in generale il dialogo tra la chitarra di Clapton e quella di
Duane a dominare in lungo e in largo il disco. Al successo internazionale
dell'album segue una tournée, un disco dal vivo e poi più nulla. Un secondo
progetto di disco abortisce prima di essere pubblicato, Duane muore in un
incidente stradale e per Clapton si aprono definitivamente le porte
dell'inferno della droga pesante.
Gli anni della crisi e
l'avvio della carriera solista
Ci vorranno mesi e mesi e l'aiuto di amici come Pete Townshend e Jimmy Page
a risollevarlo dall'abisso, almeno parzialmente. Tanto affetto quasi
costringe Clapton a fare una rentrèe live al Rainbow da cui viene tratto un
live, non del tutto riuscito, a detta di molti critici. Ma è abbastanza
perché Clapton si rimetta in pista e con 461 Ocean Boulevard torna a ruggire
nelle radio e sui giradischi di tutti i fans. La canzone pilota è I Shot the
Sheriff, già di Bob Marley (all'epoca ancora misconosciuto autore
giamaicano). Del resto Clapton è noto per il suo gusto nello scegliere nel
repertorio di altri artisti canzoni da lanciare a nuova vita.
Si nota nel disco anche Let it grow dall'incedere lento ed ammaliante ma con
una chiusura solenne e bellissima, anche se magari un po' somigliante al
giro di accordi di Stairway to Heaven. Se Eric Clapton (1970), come detto
attribuibile in larga parte a Delaney & Bonnie, per quanto di ottimo
livello, è un po' una falsa partenza, 461 Ocean Boulevard (1974) segna
l'avvio effettivo della carriera solista di Clapton divenendo inoltre
l'archetipo di quasi tutti i suoi album: tanti altri ne seguiranno nei
trent'anni successivi ma ricalcheranno tutti, con maggiore o minore
successo, la formula vincente di questo.
In ogni caso l'attività di studio è funzionale a quella dal vivo, dove
Clapton tira sempre fuori il meglio di sé, a parte quando torna ad essere
preda di demoni e dipendenze varie. Tra i dischi dal vivo degli anni
Settanta si ricorda Just One Night, in cui Eric riesce a rendere brillanti e
fiammeggianti anche composizioni che in studio erano risultate deboli.
Gli anni Ottanta e la rinascita del Blues
Gli anni Ottanta vedono un Clapton modaiolo e alle prese più con il gossip
ed il jet set che non con il blues. Nel 1988 partecipa con i Dire Straits ad
un concerto in onore di Nelson Mandela. È una tappa del tour dello stesso
anno che coinvolge gli amici Mark Knopfler ed Elton John. La super session
di amici avrà il suo culmine nel concerto benefico di Knebworth del 30
giugno 1990.
Ma la vita chiede a Clapton il più alto prezzo che un padre possa mai
pagare: il 20 marzo 1991, a causa di una finestra lasciata aperta da una
domestica, il figlioletto Conor, nato il 21 agosto 1986 dalla relazione con
l'attrice italiana Lory Del Santo, a soli 4 anni muore cadendo dal 53esimo
piano di un grattacielo a New York, dove si trovava con la madre. Clapton è
spezzato dalla tragedia, ma il dolore gli dà una scossa totale. Al di là
della canzone dedicata al figlioletto morto (Tears in Heaven), dal lutto
sofferto Clapton riapre le finestre della sua musica al blues. La prima
pubblicazione di "Tears in Heaven" avviene in occasione della realizzazione
della colonna sonora del film "Rush" (1992) dove la canzone, a differenza
della versione acustica che poi comparirà in "unplugged", è realizzata con
la chitarra elettrica. E', infatti, il film "Rush" che da' ad Eric
l'occasione di esprimere, come richiestogli dal regista, una musica che dia
l'emozione a chi ascolta della perdita di una persona amata. Altre canzoni
composte sull'onda emotiva della morte di Conor sono: "My father's eyes" e
"Circus has left town" canzoni dove Clapton esprime il suo dolore sia per la
morte del figlio che per non aver mai conosciuo il suo vero padre.
L'occasione per aprire il suo cuore al pubblico e mostrare insieme le sue
ferite, la sua forza ed il suo amore per il blues viene nel 1992 in
occasione della registrazione del MTV Unplugged. Come richiesto dalla
trasmissione televisiva, nessuno strumento elettrico è consentito, solo
chitarra acustica. Ne esce un recital maestoso, dove anche numeri a prima
vista improponibili in versioni acustiche, escono rivitalizzati e vestiti a
nuovo, uno per tutti Layla: famosissima per molti anni nella sua prima
versione, Layla diventa altrettanto famosa nella versione acustica, uno
swing dolente e felpato per nulla simile alla frustata rock dal finale
struggente e malinconico di trent'anni prima.
Il disco tratto dalla trasmissione diventa un best e un long seller e
ristablisce il valore di Clapton. Colpito egli stesso dall'inatteso trionfo
mondiale, decide di proseguire nella ricerca del blues ed esce From the
Cradle (1994), album rigorosamente elettrico e blues.
Gli ultimi anni
Gli ultimi anni di Clapton lo hanno visto altalenare tra produzioni
mainstream e dischi dichiaratamente blues (gli ultimi in questa serie sono
Me & Mr. Johnson e Session for Robert J., tributi a Robert Johnson).
Nel frattempo, Clapton ha avuto anche modo di creare una fondazione per la
cura e la riabilitazione degli alcolisti (Fondazione Crossroads con sede ad
Antigua); annualmente allestisce un festival della chitarra blues, anch'esso
chiamato "Crossroads" di cui è stato pubblicato un DVD doppio relativo
all'edizione 2004.
Nell'agosto del 2005, l'album Back Home è stato sostanzialmente ed
unanimemente stroncato dalla critica: troppo orientato al mainstream,
prevale un tono abbastanza tiepido, privo di sussulti, in cui la mitica
Stratocaster non "ruggisce" più. Retrospettivamente, e in modo alquanto
malizioso, qualcuno ha fatto trapelare che in realtà le canzoni di Back Home
fossero state registrate prima del disco-omaggio a Robert Johnson, ma che la
casa discografica, ritenendole meno interessanti delle cover stesse, ha
preferito ritardare l'uscita del materiale originale preferendogli il
tributo al vecchio bluesman.
Nel 2006 esce The Road to Escondido, album in cui finalmente realizza la
collaborazione tanto desiderata con J. J. Cale, l'autore di Cocaine. Nella
band è presente anche Billy Preston nella sua ultima session in studio,
pochi mesi prima della sua scomparsa. Nel luglio 2006 si esibisce in Italia
in una serie di date che lo vedono protagonista al Lucca Summer Festival il
7 Luglio assieme alla Robert Cray band, a Umbria Jazz l'8 Luglio, e
all'Arena di Verona in chiusura del tour, ancora una volta con Robert Cray
davanti a un foltissimo pubblico: insieme hanno concluso il concerto
duettando in Crossroads.
Discografia (gruppi)
The Yardbirds (1963-1965)
1964 - Five Live Yardbirds (live)
1965 - For Your Love
1965 - Having a Rave Up
The Immediate All-Stars (1965)
1965 - Blues Anytime
John Mayall & the Bluesbreakers (1965-1966)
1966 - Blues Breakers with Eric Clapton
Powerhouse (1966)
1966 - What's Shakin' (compilation)
Cream (1966-1968, reunion 2005)
1966 - Fresh Cream
1967 - Disraeli Gears
1968 - Wheels of Fire
1969 - Goodbye
1970 - Live Cream (live)
1972 - Live Cream Volume II (live)
1972 - Heavy Cream (compilation)
1983 - Strange Brew (compilation)
1995 - The Very Best of Cream (compilation)
1997 - Those Were the Days (box set)
2000 - 20th Century Masters (compilation)
2003 - BBC Session (compilation)
2005 - Cream Gold (compilation)
2005 - Royal Albert Hall London May 2-3-5-6 2005 (live)
Blind Faith (1968-1969)
1969 - Blind Faith
Delaney & Bonnie & Friends (1969-1970)
1970 - On Tour with Eric Clapton (live)
Derek and the Dominos (1970)
1970 - Layla and Other Assorted Love Songs
1973 - In Concert (live)
1990 - The Layla Sessions: 20th Anniversary Edition (box set)
1994 - Live at the Fillmore (live)
Discografia (solista)
1970 - Eric Clapton
1974 - 461 Ocean Boulevard
1975 - E.C. Was Here
1975 - There's one in every crowd
1976 - No reason to cry
1977 - Slowhand
1978 - Backless
1981 - Another ticket
1983 - Money and cigarettes
1985 - Behind the sun
1986 - August
1989 - Journeyman
1994 - From the cradle
1998 - Pilgrim
2000 - Riding with the King
2001 - Reptile
2004 - Me and Mr. Johnson
2004 - Sessions for Robert J
2005 - Back Home
2006 - The Road To Escondido
2007 - Complete Clapton
Curiosità
Nel 1968 Clapton fu influenzato dal modo di suonare la chitarra di Robbie
Robertson dopo aver ascoltato l'album Music From The Big Pink del gruppo The
Band. Robertson usava il suono più chiaro e caratteristico delle chitarre
Fender. Da allora Clapton iniziò a suonare con le Stratocaster più che con
qualunque altro modello.
Anche se ha partecipato al Live Aid egli ha sparato a zero contro i suoi
organizzatori (Bono ed Bob Geldof) affermando che "sono solo delle persone
che si atteggiano a fare la morale, comportandosi più da politici che da
artisti".
Ha dichiarato che considera Buddy Guy il miglior chitarrista vivente.
Nel 1976 è al centro di una polemica di stampo politico: Clapton si trova a
Birmingham per un concerto e dal palco spende parole di approvazione per il
deputato conservatore Enoch Powell, noto per le posizioni xenofobe che lo
avevano allontanato persino dallo stesso Partito Conservatore Inglese.
Clapton asserisce che la Gran Bretagna è diventata "sovraffollata" e
correrebbe il rischio di diventare una "colonia dei neri". Probabilmente
tali dichiarazioni vengono rilasciate sotto effetto di alcool, ma esse
porteranno Clapton a non potersi più esibire a Birmingham fino alla fine
degli anni '80, e provocheranno addirittura la reazione degli artisti pop
britannici di sinistra, molti dei quali proprio in seguito a questa infelice
uscita di Clapton appoggeranno la campagna "Rock Against Racism" ("rock
contro il razzismo"). Ultimamente Clapton è tornato nell'occhio del ciclone
da questo punto di vista a causa del suo appoggio alla campagna contro la
legge promulgata dal Partito Laburista Inglese che restringe la pratica
della caccia alla volpe.
La canzone Heaven Is One Step Away compare nella colonna sonora di Ritorno
al Futuro
Collabora con Sting suonando la chitarra nella canzone "It's Probably Me" e
comparendo anche nel videoclip di lancio.
Appassionato di calcio, Eric Clapton è tifoso del West Bromwich Albion F.C.
La Fender di Eric Clapton, soprannominata "blackie", è una Fender
Stratocaster modificata secondo le indicazioni dell'artista: é una delle
chitarre più costose al mondo, di recente venduta all'asta dallo stesso
Clapton per circa 850.000 dollari. Con il provento della vendita, Clapton ha
finanziato il centro di recupero per alcolisti e tossicodipendenti da lui
fondato diversi anni fa.
Il 9 ottobre 2007 esce in Usa e GB la sua biografia.
Clapton è anche uno dei più noti collezionisti al mondo delle auto
"Ferrari".
Sono ormai anni che Eric offre il pranzo per gli homeless di Londra ,
( 20 pranzi al giorno , visto con i miei occhi al Mona Lisa restaurant del
quartiere di Chelsea a Londra , dove Clapton ha una residenza , di rientro
da una tourneè , si è avvicinato alla cassa dopo aver pranzato al tavolo di
fronte al mio e ha pagato il conto di sei mesi di pranzi per questi
sfortunati senzacasa , la cosa mi è stata raccontata dalla figlia del
padrone del ristorante , quando , spaventato dall'importo del conto , avevo
pensato di chiedere delucidazioni in merito preoccupato per l'importo del
mio , la ragazza mi ha spiegato la cosa con una sonora risata !!! ).
Eric Clapton 30 marzo 1945
Claptonmania
Nella metà degli anni '60 sui muri di Londra apparivano scritte che dicevano
"Clapton is God". Erano gli anni del massimo fulgore virtuosistico di questo
talento assoluto della chitarra elettrica, capace come pochi altri di
trasmettere feeling ed emozioni dalla sua sei corde. Poi è arrivato Jimi
Hendrix e le cose sono cambiate, il ruolo di Eric Clapton, all'interno del
Gotha dei "guitar eroes" è stato scalzato dall'irruenza visionaria
dell'indiano metropolitano Jimi, ma questa è un'altra storia.
Eric Patrick Clapp nasce il 30 marzo 1945 a Ripley, nel Surrey. Figlio
illegittimo, sono i nonni con cui vive a regalargli a quattordici anni la
prima chitarra. Subito catturato dal nuovo strumento, fra l'altro
elettrificato in definitiva solo da qualche anno, inizia a riprodurre nota
per nota i 78 giri di blues che circolano per casa.
Nel 1963 fonda il primo gruppo, i "Roosters", ed è già blues a 24 carati.
Pochi mesi dopo è con "Casey Jones And The Engineers" e poi con gli
"Yardbirds", che lo arruolano al posto di Top Topham. Nei due anni che resta
con il gruppo guadagna l'appellativo "Slowhand" e approfondisce il suono dei
tre King - B.B., Freddie e Albert - come quello di Muddy Waters e Robert
Johnson.
Nel 1965, dopo l'hit "For your love", viene chiamato da John Mayall nei
"Bluesbreakers", una proposta che Clapton accetta di corsa, attirato
dall'interesse per il blues lontano dalle tentazioni pop in cui stavano
cadendo le altre sue esperienze musicali. Con John Mayall c'è solo lo spazio
di un album, ma si tratta davvero di un grande album. La ricerca ansiosa dei
compagni ideali lo spinge quello stesso anno a formare i "Cream" con il
batterista Ginger Baker e il bassista Jack Bruce. Anche nell'approccio
decisamente rock di uno dei primi e più influenti supergruppi della storia
del rock, gli standard blues trovano un posto rilevante: è il caso di
"Rollin' and umblin'" di Willie Hambone Newbern, "Born under a bad sign" di
Albert King, "Spoonful" di Willie Dixon, "I'm so glad" di Skip James e
"Crossroads" di Robert Johnson.
Il successo è enorme, ma forse non viene gestito al meglio dai tre. Che,
travolti dal loro ego gonfiato, presto arrivano a maturare insanabili
dissapori e dunque a sciogliersi già nel 1968.
Di nuovo sul mercato con la sua Fender in spalla, Clapton è alla ricerca di
altri compagni di avventura. Arriva allora un altro supergruppo, ancora più
effimero, con i Blind Faith al fianco di Steve Winwood, poi la Plastic Ono
Band di John Lennon e la trasferta americana in tour con Delaney & Bonnie.
In realtà quello che passa alla storia come il suo primo album solista
("Eric Clapton", pubblicato dalla Polydor nel 1970), risente ancora molto
dell'esperienza con la coppia Bramlett, dato che "Slowhand" usa il loro
gruppo e scrive buona parte dei brani con Delaney Bramlett. L'esordio ha un
sound R&B spruzzato di gospel indubbiamente lontano da quello che il
musicista ha proposto fino a quel momento.
Chi pensasse che Eric Clapton, a quel punto, fosse soddisfatto si
sbaglierebbe di grosso. Non solo le collaborazioni e i gruppi a cui
partecipa aumentano in modo vertiginoso, ma deve anche intraprendere una
dura battaglia contro l'eroina, un vizio che lo stava portando alla rovina
(per soddisfare gli spacciatori aveva addirittura impegnato le sue preziose
chitarre).
Sull'orlo della catastrofe ha il buon senso di tirare i remi in barca e di
rimanere fermo per un paio di anni.
Il 13 gennaio 1973 Pete Townshend e Steve Winwood organizzano un concerto
per riportarlo sul palco. Nasce così, quasi fosse un benefit, l'album "Eric
Clapton's Rainbow Concert", accolto tiepidamente dalla critica dell'epoca.
La carriera ad ogni modo riprende e, nonostante i problemi di droga non
siano ancora del tutto accantonati, arriva per lui un successo enorme,
seguito da altri album memorabili. Passata la sbornia di notorietà e vendite
alle stelle, dietro l'angolo però lo aspetta un altro fallimento,
determinato da scelte stilistiche alla lunga non apprezzate dal pubblico.
Ci riprova nel 1976 con Dylan e The Band: l'abbinamento funziona e lui torna
ad essere la stella che era. Da qui in poi la strada di "Manolenta" è
lastricata d'oro, anche se percorsa dai soliti alti e bassi. Più bassi che
alti, per la verità. Tanto per fare qualche esempio dischi come "Backless"
del 1978, "Another Ticket" del 1981, "Behind the sun" del 1985, "August" del
1986 e "Journeyman" del 1989 sono da dimenticare.
Altro discorso per "Money and cigarettes" del 1983, ma giusto per sentire
assieme le chitarre di Eric Clapton e di Ry Cooder (con l'aggiunta di quella
meno nota ma altrettanto abile di Albert Lee).
Dal vivo salta fuori il talento, come dimostra il doppio "Just one night"
del 1980, ma nemmeno il palco è una garanzia (sentire per credere "24
Nights" del 1991). Il periodo è comunque ricchissimo di soldi, indossatrici,
coca-party e disgrazie (la tragica morte del figlio di due anni, avuto da
una relazione con Lory Del Santo, a New York).
Arrivano anche le colonne sonore: se "Homeboy" del 1989 annoia come
l'omonimo film con Mickey Rourke, nel 1992 "Rush" comprende due brani che
segnalano che l'elettroencefalogramma non è piatto: bellissime e
indimenticabili sono "Tears in heaven", ballata autobiografica dedicata al
figlio scomparso, e "Don't know wich way to go" di Willie Dixon in una
versione senza risparmio.
Intanto quello che avrebbe dovuto essere un passaggio di consegne a Stevie
Ray Vaughan non avviene (Clapton si esibisce con l'altro grande della
chitarra proprio la notte in cui il texano perde la vita in elicottero) e
Clapton trova nuovi stimoli con il disco "Unplugged" del 1992, acustico live
per MTV e rilettura sincera della propria carriera (che in parte restituisce
Clapton al suo primo amore, il blues).
Rincuorato, nel 1994 Eric Clapton entra in studio con un gruppo fidato e
incide in presa diretta (o quasi) una sequenza bruciante di sedici classici
del blues di mostri sacri come Howlin' Wolf, Leroy Carr, Muddy Waters,
Lowell Fulson e altri. Il risultato è il commovente "From the cradle",
virtuale torta con candeline per i suoi trent'anni di carriera. Per quanto
possa sembrare incredibile questo è anche il primo disco di Clapton
interamente e dichiaratamente blues. Il risultato è eccezionale: anche i
puristi devono ricredersi e togliersi il cappello.
Oggi "Slowhand" è una superstar elegante e plurimiliardaria. Dal blues ha
sicuramente ricevuto moltissimo, più della grande maggioranza di coloro che
l'hanno inventato. Ma, almeno indirettamente, è stato proprio lui a far
riscoprire alcuni grandi interpreti della prima ora che erano caduti
nell'oblio. E praticamente tutti i chitarristi bianchi che suonano blues
hanno, prima o poi, dovuto confrontarsi con il suo suono personale e
riconoscibilissimo. Certo la sua discografia non brilla di perle blues e la
sua vita da rockstar non predispone sempre ad una critica benevola. Senza
dubbio però Eric "Slowhand" Clapton il suo posto tra i grandissimi, se lo
merita.
Cream
Il tris d'assi dell'hard-blues
di Michele Camillò, Stefano Pretelli
Con le loro incendiarie jam, i Cream del "triumvirato" Clapton-Bruce-Baker
rivitalizzarono il blues e gettarono le fondamenta per la nascita
dell'hard-rock. Storia della "Sacra Crema" che in tre anni riuscì a vendere
milioni di dischi in tutto il mondo e illuminò anche Jimi Hendrix
CREAM
Fresh Cream (Polydor, 1966)
Disraeli Gears (Polydor, 1967)
Wheels Of Fire (live, Polydor, 1968)
Goodbye (Polydor, 1969)
Live Cream Vol. 1 (Polydor, 1970)
Live Cream Vol. 2 (Polydor, 1972)
Strange Brew: The Very Best Of Cream (anthology, 1983)
The Very Best Of Cream (anthology, Polydor, 1995)
Those Were The Days (anthology, Polydor, 1997)
The Alternative Album (anthology, ITM, 1998)
The Best Of Cream: 20th Century Masters, The Mille (anthology, Polydor,
2000)
ERIC CLAPTON
Layla And Other Assorted Love Songs (1970)
Eric Clapton (Polydor, 1970)
461 Ocean Boulevard (Polydor, 1974)
No Reason To Cry (Polydor, 1974)
Slowhand (Polydor, 1977)
Backless (Polydor, 1978)
Another Ticket (Polydor, 1981)
Timepieces - Best of Eric Clapton (anthology, Polydor, 1982)
Money And Cigarettes (Warner, 1983)
Timepieces Volume 2 - "live" In The Seventies (anthology, Polydor, 1983)
Behind The Sun (Warner, 1985)
August (Reprise, 1986)
The Cream of Eric Clapton (anthology, Polydor, 1987)
Crossroads (anthology, Polydor, 1988)
Journeyman (Reprise, 1989)
Unplugged (Reprise, 1992)
From The Cradle (Reprise, 1994)
Pilgrim (Reprise, 1998)
Me And Mr Johnson(Warner, 2004)
She's So Respectable (Rajon, 2004)
Back Home (Reprise, 2005)
JACK BRUCE (collaborazioni incluse)
Songs For A Tailor (Polygram, 1969)
Things We Like (Atco, 1970)
Harmony Row (Atco, 1971)
Out Of The Storm (RSO, 1974)
How's Tricks (RSO, 1977)
I've Always Wanted To Do This (Epic, 1980)
Truce (One Way, 1982)
Willpower (anthology, Polygram, 1989)
A Question Of Time (Epic, 1989)
Somethin' Els (CMP, 1993)
Cities Of The Heart (live, CMP, 1994)
Monkjack (LocomotiveGT, 1995)
Shadows In The Air (Sanctuary, 2001)
GINGER BAKER (collaborazioni incluse)
Horses And Trees (Celluloid, 1986)
Middle Passage (Axiom, 1990)
Unseen Rain (Day Eight, 1992)
Around The Next Dream (1994)
Going Back Home (Atlantic, 1994)
Falling Off The Roof (Atlantic, 1996)
Coward Of The Country (Atlantic, 1999)
I britannici Cream furono una delle istituzioni del "blues revival"
che imperversò negli anni Sessanta. Ma in realtà la loro portata storica si
rivelò ancora più ampia. Influenzarono, infatti, in maniera significativa
anche la psichedelia inglese e soprattutto l'hard-rock. Lo stesso Jimi
Hendrix ammise che la sua "Experience" era nata per proseguire il cammino
della "Sacra Crema". Il blues aveva già, a sua volta, subito importanti
innovazioni da parte di band storiche, come i Rolling Stones e gli Who. I
Cream fecero il resto, riuscendo anche a rendere accessibile al pubblico il
loro peculiare (per l'epoca) modo di fare musica: lunghe jam libere dal
vivo, al posto delle canzoni dalla struttura canonica "chorus-bridge" e
registrate in studio.
Ma i Cream furono anche uno dei primissimi supergruppi che apparvero sulla
scena del rock. Il sacro triumvirato, costituito nell'autunno del 1966, era
composto da primedonne che sarebbero state leader in qualsiasi altra grande
band, ovvero Sua Maestà Eric Patrick "Clapton" Clapp (Ripley, Surrey,
30/3/1945), chitarrista noto anche come "Slowhand" per il suo particolare
modo di tenere sospese le note, il bassista e cantante Jack Bruce, e il
rosso batterista Peter "Ginger" Baker. Tutti e tre, prima dell'unione della
"Sacra Crema", vantavano già gloriosi trascorsi con altri musicisti e band
della nascente nuova ondata britannica.
Eric Clapton, in odor di santità ancora prima dei Cream, vantava trascorsi a
metà stada fra il beat e un ancora acerbo R&B nei primissimi Yardbirds, la
storica formazione in cui militarono anche Jeff Beck e Jimmy Page che si
rivelò di fondamentale influenza sulle generazioni successive. Anche John
Mayall con i suoi Bluesbreakers beneficiò del tocco claptoniano nel suo
mitico album omonimo. Quando il disco raggiunse il sesto posto delle chart
inglesi, un fanatico scrisse su un muro: "Clapton is God". Appassionatosi
sin da ragazzino a Jerry Lee Lewis e al blues, Clapton aveva iniziato ad
apprendere la chitarra con tanta passione che fu espulso dal Kingston
College of Art, all'età di diciassette anni, per aver suonato in classe.
Jack Bruce (Lanarkshire, Scozia, 14/5/1943), ovvero tutto quello che deve
fare un bassista e anche di più. Attraverso Bruce, il basso si ritagliava
uno spazio tutto suo e si elevava a strumento solista, capace non solo di
tracciare linee melodiche di sottofondo, e quindi dare sostegno alla musica,
ma di proporre un modo spettacolare e virtuosistico di esprimersi. Un basso
(a volte anche a sei corde) che proprio non ne voleva sapere di starsene
racchiuso in quel solito angoletto a disegnare solo basi ritmiche, ma osava
rivaleggiare per vitalità proprio con lo strumento principe del rock, la
chitarra. Bruce era anche l'unico vero cantante del gruppo, forte di una
voce di grande estensione e vigore. Nel proprio curriculum, poteva già
annoverare esperienze insieme a nomi gonfi di gloria, come Graham Bond,
Alexis Korner, o con i Manfred Mann, per proseguire, anch'egli in
quell'"università del Blues" che erano i Bluesbreakears di Mayall, in
sostituzione di John McVie, impegnato a formare un'altra notevole band del
British Blues come i Fleetwood Mac. Infine, proprio con Clapton, Bruce aveva
condiviso l'esperienza dei Powerhouse, un gruppo avviato dallo stesso John
Mayall nel quale suonava le tastiere Steve Winwood.
Il batterista Peter Edward "Ginger" Baker (Lewisham, Londra, 19/8/1939),
infine, con le sue influenze jazzistiche, ha introdotto la sua irrefrenabile
fantasia per l'improvvisazione sperimentale in un genere, il blues, assai
più rigoroso e schematico di certa musica free-form. E sonorità tribali,
provenienti dalle culture più remote d'Africa, echeggiano ancora sulle basi
ritmiche dei Cream, un tappeto percussivo capace di ampliarsi in performance
senza confini dal vivo per spettacolarità di esecuzione e inventiva. Baker
diverrà importante anche per aver introdotto nel rock uno dei primissimi
brani fatti solo di esercitazioni di stile del proprio strumento, qual è
"Toad". Al fianco dello stesso Bruce in altre precedenti esperienze, già nel
1960 Baker aveva perfezionato la tecnica di percussionista con il nigeriano
Fela Anikulapo Kuti e, successivamente, con Alexis Korner e nella Graham
Bond Organisation.
Riuscire a unire tre fortissime personalità come quelle di questi tre
signori si rivelò fin dall'inizio impresa alquanto ardua e condannata
inevitabilmente a una breve durata, ma furono anni intensi e furenti. I
Cream erano dilaniati da rivalità interne, antipatie mai nascoste, voglie di
primeggiare e schiacciare il resto della band. Contrasti che, in altre
formazioni, sarebbero stati deleteri, ma nel loro caso diventarono la molla
per intense interpretazioni musicali di cui l'unica beneficiaria era la
musica stessa.
I Cream rivisitarono il blues, liberandolo da certi vecchi stilemi, lo
innovarono, attraverso riff potentissimi di poche note, ma impregnati di una
potente carica espressiva tale da sostenere l'intelaiatura di un intero
brano anche per diversi minuti; ma la loro forza era anche una base ritmica,
robusta e potente ma agile al tempo stesso, capace di esplodere in ampie
improvvisazioni all'insegna del feeling, e magari correre il rischio di non
terminare mai, se l'ispirazione era quella giusta. A volte i Cream,
lavoravano d'insieme, come un solido e armonioso unico corpo; altre volte,
invece, usavano spartirsi gli spazi in un intero 33 giri, personalizzando a
proprio piacimento un determinato suono, ma riuscendo al contempo a creare
un universo di fantasia in cui confluivano gli umori più svariati. Grazie ai
Cream il "vecchio" blues è ripartito per esplodere qualche stagione dopo nei
territori dell'hard-rock, con i Led Zeppelin come principali portabandiera.
Il trio iniziò a sfoggiare la propria esperienza nei club londinesi e
successivamente sui grandi palcoscenici dei concerti rock, esibendosi in
virtuose jam session, basate soprattutto sull'improvvisazione e
vigorosamente amplificate.
Nel dicembre del 1966, dopo il singolo "Wrapping Paper", fu pubblicato il
primo lavoro discografico sulla lunga distanza, Fresh Cream. Benché fosse
costituito per gran parte da cover blues, come "Four Until Late" del grande
bluesman Robert Johnson, l'album rappresentò una vera e propria innovazione
nel panorama musicale, grazie all'utilizzo del wah-wah negli assoli e nei
riff di Clapton, e per le acrobazie percussionistiche di Baker; senza voler
togliere nulla, poi, alla voce calda e suadente di Bruce, autore di alcuni
brani inediti, scritti in collaborazione con il poeta Pete Brown. Il rock di
"I Feel Free", costituito da cori vocali, funge da elemento di continuità
tra il passato e il proseguimento della loro carriera; la formula si ripete
anche in "N.S.U." (acronimo di "non-specific urethritis", ovvero il nome di
una malattia venerea), dove si cominciano a intravedere tracce di
psichedelia, soprattutto nell'arpeggio iniziale della chitarra.
Nel marzo del 1967, i Cream fecero il loro primo viaggio negli States, dove
furono invitati a suonare per dieci giorni nel K Show di Bill Murray. I tre
dovevano eseguire i loro brani in un tempo programmato, ma la performance fu
un fiasco, poiché il teatro era mezzo vuoto. In realtà, il trio non era
molto d'accordo sulle volontà dello stesso Murray, che dovette capitolare.
Fu proprio in quel periodo che i Cream entrarono negli studi dell'Atlantic
Records e in tre giorni di maggio diedero vita al loro album più importante,
Disraeli Gears (1967): copertina psichedelica e produzione a cura di Felix
Pappalardi, autore anche degli arrangiamenti insieme a Robert Stigwood. A
differenza del primo album, per gran parte fondato su cover di blues
revival, il disco è un misto tra rock-blues e psichedelia, ed è costituito
soprattutto da pezzi inediti. La prima traccia, "Strange Brew", è un
azzeccato tentativo di sposare i ritmi del blues all'energia del rock, ma il
capolavoro è la successiva "Sunshine Of Your Love": un riff rabbioso che è
leggenda introduce Bruce, che impreziosisce il tutto con un interpretazione
vocale carica di feeling e un basso che si discosta dalla melodia tracciata
dalla chitarra stessa per poi unirsi a essa nel tracciare il medesimo riff
melodico con la stessa carica aggressiva del feedback chitarristico; Baker
in sottofondo "galoppa" in solitudine con rullate e controtempi; il solo
chitarristico centrale di Clapton è vigoroso e innovativo, con le note che
acquistano via via colore per intensità espressiva e carica emozionale. Dopo
tanto furore, il clima si placa in "World Of Pain", interpretato da Bruce,
con atmosfere a metà strada fra il beat e rimembranze chitarristiche di
psichedelia. Altro classico è "Tales Of Brave Ulysses": inizio surreale con
il basso a indicare la retta via melodica che di lì a poco prenderà forma;
Clapton usa l'effetto wah wah da par suo, in impennate nervose solistiche
che subito si placano in mezzo ai molteplici e bruschi stop che Baker impone
con il suo (qui) fragoroso stile. E' invece furente rock, con venature nere
incandescenti, quello di "Swlabr": riff azzeccato e ultra-distorto, con
Bruce recupera terreno su Clapton inserendo ruggiti bassistici che a volte
superano lo stesso "Manolenta", salvo poi cedergli il passo in un solismo
che arriva alle stelle. Nell'altro standard blues di "Take It Back", infine,
compare anche l'armonica, suonata da Bruce.
Il successo commerciale di Disraeli Gears fu enorme, a tal punto che le
vendite poterono competere largamente con i Beatles e i Rolling Stones.
Senza menzionare il successo dei tour e degli storici concerti che
seguirono.
Nell'agosto del 1968 fu pubblicato Wheels Of Fire (1968), un doppio album
costituito da un disco realizzato in studio e un altro dal vivo, registrato
tra luglio del 1967 e giugno del 1968 al Fillmore East di New York, proprio
alcuni mesi prima che i Fab Four producessero il doppio "White Album". Felix
Pappalardi non si limitò alla produzione, ma interferì maggiormente nelle
sessioni in sala di registrazione, apportando numerosi effetti elettronici e
suonando diversi strumenti classici (clavicembalo, violino, violoncello).
Nel capolavoro del disco, la celeberrima "White Room", oltre ai soliti,
immortali riff di Clapton, si riscontra una particolare simbiosi tra musica
sinfonica e blues, grazie all'intervento della viola, amalgamata alla
chitarra; ciò accade anche in "Passing The Time" e nell'intensa "As You
Said", dove è invece un violoncello a dialogare con voce e chitarra
(acustica). Non mancano poi perle di psichedelia pura, come "Pressed Rat And
Warthog". Il cordone ombelicale con il passato è invece rappresentato dai
pezzi blues: "Born Under A Bad Sign" e soprattutto "Politician",
caratterizzato da un riff strascicante e ipnotico. Chiude l'album
l'incendiaria cavalcata di "Deserted Cities Of The Heart". Tra le tracce
live, "Toad", composto da Baker, si sviluppa su un suggestivo show di
batteria (ben diciassette minuti!), tra i primissimi della storia del rock;
da ricordare è anche la versione di "Crossroads", ossia un medley che
racchiude in sé due canzoni di Robert Johnson, "Crossroads Blues" e
"Traveling Riverside Blues", con una delle più leggendarie performance
solistiche di Clapton. Degna di nota, infine, la cover di "Spoonful" di
Willie Dixon, con immancabile improvvisazione finale.
Nonostante il grande successo conseguito, in seno alla band cominciarono a
manifestarsi diversi dissensi. Come molti grandi musicisti virtuosi,
infatti, i tre erano profondamente egocentrici, al punto da assumere
ripetutamente atteggiamenti da prima donna, soprattutto nei concerti. Il
resto fu da attribuire soprattutto all'abuso di droghe da parte dei tre. Il
risultato fu l'inevitabile addio, ufficializzato in un concerto tenuto alla
Royal Albert Hall, il 26 novembre 1968.
L'ultimo album del gruppo, intitolato non a caso Goodbye, fu pubblicato nel
1969, dopo lo scioglimento. Il disco presenta tre pezzi live, tra cui
"Politician" e una long-version di "I'm So Glad", composta da Nehemiah Skip
James. Fra le tracce in studio, spiccano "Badge", una orecchiabile canzone
pop-rock scritta da Clapton e da George Harrison e "What A Bringdown",
costruita su tempi dispari.
Nel 1972 è stato pubblicato Live II, che contiene le loro più importanti jam
dal vivo, mentre il primo volume conteneva dei blues più convenzionali.
I tre, a questo punto, decisero di avviare carriere separate. Clapton
collaborò nuovamente con Bruce nei Blind Faith di Steve Winwood, ma fu
un'esperienza altrettanto breve. Successivamente si trasferì negli Stati
Uniti, dove nel 1970 portò al successo "After Midnight" di J.J. Cale. Fondò
poi i Derek & Dominoes, con i quali pubblicò il doppio Layla (1970), dove
intervenne un altro virtuoso chitarrista, Duane Allman.
Divenuto nel frattempo schiavo dell'eroina, si ritirò dalle scene per alcuni
anni, fino alla realizzazione di 461 Ocean Boulevard (1974), che contiene
una versione riarrangiata di "I Shot The Sheriff". Il suo stile fu sempre
più simile a quello di J.J. Cale, basato su gospel, soul e reggae. Pubblicò
numerosi album, tra cui Slowhand del 1977, che contiene la sua versione di
"Cocaine", sempre di J.J. Cale.
In seguito alla pubblicazione di August (1987), Clapton fu nuovamente
ricoverato in clinica per disintossicarsi dall'alcool. Alcuni anni dopo, nel
1992, una tragedia sconvolse la sua già tormentata esistenza: suo figlio
Conor, frutto della love-story con Lory del Santo, morì cadendo dal
quarantanovesimo piano del suo appartamento a Manhattan. Il doloroso
avvenimento ispirò la realizzazione del brano acustico "Tears In Heaven",
incluso nell'album Unplugged.
Dopo la raccolta di cover From The Cradle (1994) e altri lavori poco
fortunati come Pilgrim (1998), Clapton ha compiuto con Me And Mr. Johnson
(2004) un nuovo omaggio al suo maestro Robert Johnson, seguito poi da altri
due album, She's So Respectable (2004) e Back Home (2005).
Bruce iniziò a suonare con musicisti jazz. Songs For A Tailor del 1969 tenta
una fusione tra folk-rock e jazz. Nel 1970, da una jam session con il
sassofonista Dick Heckstall-Smith dei Colosseum e il chitarrista John
McLaughlin, nacque Things We Like. Nei due anni seguenti suonò nel gruppo di
Tony Williams e nell'orchestra di Carla Bley. Fu poi la volta di Harmony Row
(1971), dove rinnovò il connubio tra rock e jazz. Nel 1989, dopo essersi
disintossicato dalla droga, pubblicò il primo dei tre album considerati tra
i migliori della sua carriera: A Question Of Time. Gli altri due furono
Somethinels (1993) e Monkjack (1995). L'ultimo lavoro, Shadows In The Air,
risale al 2001.
Baker, dopo lo scioglimento dei Cream e la parentesi coi Blind Faith, si
trasferì in Nigeria e si appassionò alla world-music. In seguito, distrutto
dall'eroina, decise di disintossicarsi trasferendosi in Italia, dove iniziò
a gestire un uliveto. Solo successivamente sarebbe tornato sulle scene,
dedicandosi al rock-jazz e realizzando discreti lavori come Horses And Trees
(1986), Middle Passage (1990) e Unseen Rain (1992). Nel 1994 partecipò a un
altro album con Bruce, Around The Next Dream. L'ultimo suo lavoro, Coward Of
The Country, risale al 1999, e presenta un ottetto che esegue la musica
composta da Ron Miles.
I Cream furono aspramente bacchettati da molti critici dell'epoca, che li
accusarono di puro esibizionismo ed eccessivo autocompiacimento; altri li
hanno spacciati per una mera unione tra bluesmen. Clapton smentì a più
riprese quest'ultima tesi, ribadendo l'identità e la compattezza organica
del trio. Ma il dibattito prosegue tuttora... Alcune raccolte, in
particolare Live Cream (in 2 volumi) e un cofanetto di 4 cd, hanno cercato
di alimentare il mito del "power trio" inglese. L'unica vera reunion dei
Cream è avvenuta il 12 gennaio 1993, a Los Angeles, alla cerimonia ufficiale
per il loro ingresso nella "Rock And Roll Hall Of Fame", con un set live. Di
recente, tuttavia, Billboard ha rilanciato l'ipotesi di una possibile
ricostituzione del gruppo, per una serie di concerti da tenere nel 2005
presso la Royal Albert Hall di Londra.
Benché sia durato poco più di due anni, il fenomeno Cream ha investito
profondamente la storia del rock, apportando influssi alla tecnica e allo
stile di musicisti appartenenti a numerose generazioni, soprattutto per ciò
che concerne l'hard-rock e l'heavy-metal. E il pubblico tributò loro enormi
consensi: in soli tre anni, riuscirono a vendere ben quindici milioni di
dischi.
* Contributi di Lorenzo Fattori
Quant’è pesante un soprannome come “god” (“dio”)? Sicuramente molto, ma
Eric Clapton non sembra averci mai dato peso. Considerato da molti il più
grande chitarrista mai apparso sulla faccia della terra (la scritta “Clapton
is god” era piuttosto comune, sui muri di Londra, sul finire degli anni
Sessanta), secondo altri non è “il più grande” in assoluto, ma quello che
meglio ha saputo unire la tecnica ad una sconvolgente carica interpretativa.
Influenzato sin dagli inizi dal blues di Chicago, Clapton si è fatto le ossa
(tra il 1963 ed il 65) insieme a Jeff Beck e Jimmy Page negli Yardbirds,
quindi nei Bluesbreakers di John Mayall, poi ancora nei Blind Faith (con
Ginger Baker e Steve Winwood), fino al debutto solista del 1970, “Eric
Clapton”, cui farà a breve seguito “Layla and Other Assorted Love Songs”, a
firma Derek & The Dominoes, dove è contenuta la celeberrima “Layla”, forse
una delle canzoni rock più famose e riconoscibili di tutti i tempi - seconda
solo a quella “Cocaine”, originariamente di J.J.Cale, che Clapton
reinterpretò per il suo album “Troubadour” del 1977 (e che, contrariamente
alla credenza popolare, è una canzone decisamente a sfavore del consumo di
droga!).
Felice possessore, agli esordi, di una chitarra Gibson, dagli anni Settanta
Clapton rimarrà invece fedele alla Fender: un suo modello customizzato (la
“Blackie”, leggendaria tra gli appassionati) è stata messa all’asta nel 2006
per 850.000 dollari, soldi che sono serviti a Clapton per finanziare il
centro di recupero per alcolisti e tossicodipendenti “The Crossroads
Centre”, da lui fondato nell’isola caraibica di Antigua nel 1993 (e dove fra
l’altro è stata ricoverata anche Britney Spears!).
Per la prima volta Eric "Slowhand" Clapton racconta se stesso, la sua
musica, il suo mondo. È la storia di un ragazzo comune, cresciuto nella casa
dei nonni, che diventa uno dei più talentuosi chitarristi del mondo.
Racconta l'ingresso in punta di piedi nel mondo fatato ed eccessivo delle
star musicali, l'amicizia con vari artisti, fra cui George Harrison, Mick
Jagger, Jimi Hendrix, Roger Waters. Al "beatle" George contenderà la moglie
Pattie Boyd, la musa di Layla, con cui inizierà una storia d'amore
tumultuosa. Il libro non deluderà chi si aspetta sex & drugs & rock'n roll.
Nella sua vita Eric non si è fatto mancare nulla: eroinomane, alcolista,
afflitto da passioni folli, depressioni e dolori furiosi. Come quello per la
morte del figlio Conor, avuto da Lory del Santo. E poi la musica: una
colonna sonora, che ha conquistato fan in tutto il mondo.
Una vita nata in un piccolo villaggio inglese, alla fine della
guerra: Eric Patrick Clapp nacque a Ripley, Surrey, il 30 marzo 1945.
L'amore di Clapton per la musica blues e per il R&B americano lo spinse ad
imparare a suonare la chitarra ed a studiare i maestri. "Anche i più piccoli
accenni di Bo Diddley o di Chuck Berry mi mandavano in delirio" ricorda
"Quando scoprii cosa stava dietro a quel suono, Muddy Waters, e dietro a
lui, Robert Johnson, e ancora dietro, la composizione del brano, qualcosa mi
toccò a livello emotivo". Dopo avere suonato in molte blues band inglesi nei
primi anni '60, tra cui spiccano i Roosters nel 1963, Clapton raggiunse la
fama con gli Yarbirds, di cui facevano parte i tre migliori chitarristi
inglesi del decennio: Clapton, Jimmy Page e Jeff Beck. Clapton lasciò il
gruppo nel 1966 per unirsi ai Bluesbreakers di John Mayall e in seguito per
formare i Cream con il bassista Jack Bruce ed il batterista Ginger Baker.
Presto la band sarebbe diventata il più importante gruppo rock della fine
degli anni '60. L'enorme successo dei Cream portò Clapton alla ribalta
internazionale. La combinazione vincente di psichedelia e remakes di
standard blues come "Spoonful", "Crossroads" e "Born under a bad sign", rese
ancora più solida la reputazione di Clapton. Nel 1969 assieme a Steve
Winwood, Rick Grech e Ginger Baker formò i Blind Faith, una band che ottenne
un'enorme popolarità con il primo album omonimo. Sempre nel 1969, con
Delaney e Bonnie & Friends, Clapton cominciò a sperimentare le sue capacità
vocali. Nel 1970 uscirono il suo primo album solista ed il magnifico "Layla
and Other Assorted Love Songs" di Derek and the Dominoes, un'altra
collaborazione unica che includeva un genio allora sconosciuto della
chitarra slide, Duane Allman. Nel 1971 Clapton toccò emotivamente il fondo.
Lo scioglimento di Derek and the Dominoes durante la registrazione del loro
secondo album ebbe un profondo impatto sull'artista. A parte alcuni lavori
occasionali come sessionman ed occasioni speciali come il leggendario
concerto per il Bangladesh organizzato da George Harrison ed il Rainbow
Concert del 1973 in onore di Pete Townshend, Clapton si ritirò dalle scene
per quasi tre anni. Nel 1974 rientrò ai vertici delle classifiche con "I
shot the sheriff", tratto dall'album "461 Ocean Boulevard", dopo avere
attraversato un periodo durissimo dovuto ai problemi legati alla sua
tossicodipendenza. Tutti gli album di Clapton della metà degli anni '70,
come ad esempio "There's One In Every Crow", "E.C. Was Here" e "No Reason To
Cry", sono arrivati tutti nella Top 20. Dal 1977 con l'album "Slowhand", tre
volte disco di platino, che contiene la famosissima "Lay Down Sally",
Clapton ha cominciato un'ascesa irresistibile che continua ancora oggi. I
successivi album incisi da Eric Clapton comprendono "Backless" (1978), "Just
One Night" (1980) registrati live al teatro Tokyo Budokan, "Another Ticket"
(1981) che contiene la hit "I Can't Stand It", "Money And Cigarettes"
(1983), "Behind The Sun" (1985) e "August" (1986). Nel 1988, Clapton ha
inciso "Crossroads" (doppio platino) con ben 73 brani remasterizzati
digitalmente scelti in modo da abbracciare tutta la carriera di questo
grandissimo chitarrista. L'anno successivo, l'album "Journeyman" ha venduto
oltre 2 milioni di copie ed ha fatto vincere all'artista il primo Grammy
Award della sua carriera per il singolo "Bad Love". Nel 1991 Clapton ha
inciso "24 Nights", registrato durante 24 serate alla Royal Albert Hall a
Londra con un ensemble di leggende viventi del blues con orchestra. Clapton
ha raggiunto nuove vette nel 1992 con la registrazione della colonna sonora
del film "Rush" ed in particolare del singolo "Tears in Heaven", entrato nei
top 5, e vincitore del Grammy Award. Lo stesso anno, l'album "Unplugged"
registrato dal vivo durante lo spettacolo di MTV, ha raggiunto il n°1 per
tre setimane consecutive, vendendo 15 milioni di copie in tutto il mondo e
vincendo il Grammy come album dell'anno. Nel 1994, Clapton è tornato al
blues, il suo primo grande amore. L'album "From The Craddle" è stato un
grande successo di critica e di pubblico in tutto il mondo. Negli anni '80 e
'90, Clapton ha fatto sentire la sua presenza nel regno delle colonne
sonore, contribuendo a "Rush", "Ritorno al futuro", "Il colore dei soldi" e
"Arma letale 3". Il più grande successo in questo campo è arrivato però con
il brano "Change the world" tratto dal film di John Travolta "Phenomenon".
Il brano, prodotto da Babyface, è stato il trionfatore della notte dei
Grammy del 1997. Eric Clapton, membro due volte della Rock & Roll Hall of
Fame come chitarrista degli Yardbirds e dei Cream, continua a stupire e
deliziare un folto gruppo di amanti della musica. È un'eredità che prosegue
con la pubblicazione di "Pilgrim" (1998), l'ultimissimo capitolo
dell'odissea musicale di questo autentico genio della musica. Nel 1997 ha
vinto tre Grammy Award, incluso quelli per l'Album Dell'Anno e Miglior
Vocalista Pop con il brano "Change the World" che ha anche vinto il premio
come Canzone Dell'Anno. Clapton ha continuato a godere del successo ottenuto
con l'album del 1994 "From The Cradle", un tributo personale al blues di
Willie Dixon, Muddy Waters, Elmore James ed altri che hanno influenzato la
sua vita e la sua musica. Nell' ottobre 1999 viene pubblicato "Clapton
Chronicles", una compilation che contiene il meglio degli ultimi quindici
anni di lavoro dell'artista. Nel maggio 2000 viene pubblicato"Rinding with
the king", nato da un desiderio di incidere un disco blues con B.B. KING,
per sapere tutto sull'album consulta la sezione DISCOGRAFIA di questo sito.
Nel novembbre del 2002 Eric Clapton pubblica "One More Car,One More Rider"
registrato nel 2001 in due diverse città toccate dal suo tour mondiale: a
Los Angeles allo Staple Center e al Budokan Hall di Tokyo.
( Fonte: http://ericclapton.warnermusic.it/biog_00.html )
Eric Clapton: diplomatico culturale
Di Josh Grossberg
27/2/2008 12:50
Forse Eric Clapton andrà dove non è mai andata nessun’altra rock-star prima
d’ora: la Corea del Nord.
Il governo del dittatore nordcoreano Kim Jong II ha esteso un invito
speciale a Clapton perché si esibisca a Pyongyang, un sorprendente atto di
distensione che potrebbe aiutare a rilassare la tensione tra il membro del
cosiddetto Asse del Male e l’Occidente.
Secondo la stampa britannica, l’invito a Clapton, 62 anni, fa parte di uno
scambio culturale reciproco, per cui l’Orchestra Sinfonica della Corea del
Nord si esibirà a Londra quest’estate.
Il concerto del vincitore di Grammy sarebbe molto significativo, dato che la
Corea del Nord tradizionalmente proibisce ai suoi cittadini di ascoltare la
musica rock e pop, allo scopo di mantenere il paese libero
dall’"inquinamento” culturale proveniente dall’Occidente.
Negli ultimi cinque anni, i soli musicisti invitati dalla isolata nazione
comunista ad esibirsi sono stati del genere classico. La notizia di questo
possibile concerto rock è arrivata il giorno dopo che l’Orchestra
Filarmonica di New York si è esibita nella capitale come parte di una
delegazione arrivata pochi giorni fa.
“Lo abbiamo invitato a fare un concerto a Pyongyang quando potrà”, ha detto
un diplomatico dell'ambasciata nordcoreana a Londra all’Associated Foreign
Press. “Lo abbiamo invitato a metà gennaio. Non abbiamo ancora ricevuto una
risposta. Il signor Clapton è un chitarrista famoso, un idolo della musica
occidentale. È un’ottima opportunità per far capire meglio al popolo
nordcoreano la musica occidentale. Tutti sanno chi è Clapton”.
Infatti, si dice che anche Kim Jong Chol, il figlio di Kim Jong II, sia un
grande fan del chitarrista.
Questa non è la prima volta che Clapton fa da diplomatico culturale.
Due anni fa, il musicista avrebbe dovuto fare un concerto per 20.000 fan
nella Piazza Rossa di Mosca, ma gli organizzatori russi hanno poi annullato
lo spettacolo a causa di problemi burocratici riguardanti il suo permesso.
Tra i classici successi di Clapton troviamo "For Your Love" con gli
Yardbirds, leggendari rocchettari inglesi degli anni 60; "Strange Brew" e
"Sunshine of Your Love" con il gruppo Cream; "Layla" con il gruppo Derek and
the Dominoes; e perle da solista, come "Cocaine", "After Midnight," una
cover di "I Shot the Sheriff" di Bob Marley e "Tears in Heaven."
Un funzionario nordcoreano ha detto al Financial Times di Londra che secondo
i suoi manager, il musicista avrebbe accettato “in linea di massima” di fare
il concerto in una data a sua scelta, nel 2009.
Tuttavia, Kristen Foster, una portavoce di Clapton ha detto che il musicista
non aveva ancora acconsentito a fare nessuno spettacolo.
"Eric Clapton riceve numerose richieste di esibirsi in tutto il mondo”, ha
detto. “Non c’è nessun accordo e nessun progetto per un suo concerto in
Corea del Nord”.
Stando a quanto viene riferito, il cantante, che fa parte della Rock and
Roll Hall of Fame, è in sala registrazione per lavorare ad un nuovo album
con Robbie Robertson, ex cantante dei Band. Inoltre, il mese prossimo,
Clapton si esibirà con il suo vecchio amico Steve Winwood dei Traffic in tre
concerti al Madison Square Garden di New York.
gossip
Lory Del Santo: "Una relazione con Harrison
per vendicarmi di Eric Clapton"
Lory Del Santo con George Harrison
LONDRA - Si sono avvicinati durante una tournée in Giappone, un po' per caso
e un po' no. E hanno vissuto una perfetta avventura romantica, chiusi in una
suite di lusso per tre giorni indimenticabili, iniziati però con un calcolo
quasi a tavolino: farla pagare a chi li aveva fatti soffrire entrambi.
Protagonisti d'eccezione del triangolo sono Lory Del Santo, George Harrison
ed Eric Clapton. E i fatti risalgono al 1991, quando i due musicisti entrati
nella leggenda e la modella-soubrette-presentatrice tv italiana, compagna di
Clapton, erano in Giappone per un tour musicale. Galeotta fu Hiroshima e la
suite di lusso del Sun Plaza Hotel, dove si consumò la liaison concepita per
ferire Clapton, che aveva rubato la moglie all'ex Beatle, Pattie Boyd, e che
dopo la morte tragica del figlio Conor, avuto con Lory Del Santo, la aveva
praticamente esclusa dalla propria vita.
Lo rivela per la prima volta la stessa Del Santo, in un'intervista
televisiva concessa alla giornalista americana Daphne Barak, che andrà in
onda nelle prossime settimane negli Stati Uniti, di cui il Daily Mail
anticipa alcuni passaggi. Il quotidiano britannico sta pubblicando a
puntate, un po' come un feuilletton estivo, l'autobiografia di Pattie Boyd,
ex signora Harrison, che racconta di essere stata circuita e infine
conquistata da Clapton negli anni '60, molto prima prima della sua relazione
con Lory Del Santo, proprio con una canzone, Layla, scritta per lei.
L'incontro con Harrison fu un atto di "dolce vendetta", dice Del Santo
nell'intervista. Harrison era ferito e non aveva ancora dimenticato come la
moglie gli fosse stata insidiata e poi sottratta da Clapton. Fu lui ad
invitarla nella sua camera durante la tappa di Hiroshima del tour, dietro le
spalle di Clapton.
"E' stato meraviglioso" racconta Del Santo. "Avevamo così tante cose di cui
parlare. Non dimenticherò mai quei tre giorni. Il loro ricordo vive con me".
Lui era tutto il contrario dello sciupafemmine, e le faceva parecchie
domande sul suo compagno e sul suo carattere. In quei tre giorni, i due
discussero a lungo di Clapton e dell'effetto devastante che aveva avuto
sulle loro vite. "Era dolcissimo - ricorda Lory. Molto attento e premuroso.
Non fu solo una storia di sesso". Romantico, anche. Fece in modo di
riservare la piscina olimpica dell'hotel solo per loro due e passò molto
tempo a farle massaggi ai piedi.
Il tutto successe tre mesi dopo la tragica morte di Conor, che precipitò
dalla finestra aperta dell'appartamento newyorchese della Del Santo ed Eric
Clapton, al cinquantatreesimo piano di un grattacielo. Una disgrazia da cui
nessuno dei due riuscì a riprendersi e che causò la fine del loro rapporto.
Del Santo ricorda: "Non riuscivo a parlare più con Eric. Era sempre stato
distante, ma dopo la morte di Conor diventò ancora peggio. Non dormivo più
con lui in quel periodo".
"Harrison voleva vendicarsi e probabilmente anch'io. Eravamo entrambi
arrabbiati con Eric" ammette. Ma poi le cose cambiarono e quei giorni
divennero qualcosa di speciale. "Lui era gentile, tranquillo. Si preoccupava
se mangiavo o no, mi faceva parlare".
Clapton non seppe mai della storia, e la breve relazione finì con un addio
romantico. "Lui fece tutto alla perfezione. Nessun regalo. Mi chiamò e mi
disse: spero di rivederti. Ma sapevo che non ci saremmo più rivisti".
Rimpianti? chiede la giornalista americana. "Qualche volta - risponde Del
Santo -. Ma lì, ad Hiroshima, fu un momento perfetto per noi due".
«La canzone d'amore che mi scrisse Clapton»
Lory Del Santo: ho ritrovato il nastro e «Lady of Verona» è piena di segreti
Il 23 agosto di quest'anno Conor Clapton, il figlio di Eric e Lory Del
Santo, avrebbe compiuto 20 anni. Invece il 20 marzo del 1991 una tragica
catena di imprudenze lo fece precipitare da una finestra al 53˚piano del
grattacielo in cui abitava il padre. Proprio nel giugno di 20 anni fa Eric
Clapton aveva registrato a Los Angeles un album intitolato «August», agosto,
come il mese in cui doveva nascere il piccolo. La tredicesima traccia
s'intitolava «Lady of Verona» ed era dedicata a Lory. Una dichiarazione
d'amore che in realtà non è mai stata pubblicata su disco e che è quindi
nota ai fan e non al grande pubblico; un testo commovente su un bellissimo
tappeto di chitarre che finiva così: «Ciò che lei mi ha dato / Non lo avrei
ricevuto da nessun altro / E ne farò tesoro fino alla morte». Clapton regalò
a Lory la cassetta pochi giorni prima del parto. «L'unico regalo che mi ha
fatto — ricorda oggi lei —. Non gli ho mai chiesto perché "Lady of Verona"
non venne inserita nel disco "August", è molto bella. Forse perché Eric non
aveva ancora ufficialmente divorziato dalla moglie e non sapeva se rendere
pubblica la notizia. Ha sempre cercato di mantenere questo amore e il suo
frutto nell'ombra. «Portai con me quella cassetta a Milano — continua il
racconto —.
A 4 anni Conor era diventato maniaco di questa canzone, che ascoltava in
continuazione. Tanto che una volta, quando cercai di prendergliela, la
cassetta si rovinò e venne riparata in qualche modo, tanto che a metà manca
un passaggio di chitarra. Ne avevo perso le tracce nei vari traslochi. Ma di
recente è saltata fuori da un sacchetto; evidentemente era un ricordo che
non doveva andar perduto. «Girano tante leggende su di me — confessa Lory —,
ma la storia che sto per raccontarvi è tutta vera...». Dunque l'incontro
casuale a un dopocena milanese tra lei e il celebre chitarrista, prima
telefonata, primo pranzo, colpo di fulmine, Torino, Roma... Lì riappare la
moglie e Lory pensa che sia finita. «Io non avevo messo a fuoco che lui
fosse già un divo del rock. Mi sembrava dolce e sincero, non il solito
playboy. Un giorno mi chiama: sono qui a Milano perché ti amo». Clapton
rimase con lei per due o tre giorni. «Poi partimmo per Londra, dove lui
aveva preso un appartamento per me in centro e dove siamo rimasti insieme
fino al Natale dell'85 quando io cominciai ad avere nausee. Pensai a un
virus, un'intossicazione. E invece ero incinta». Clapton la prende
malissimo. Dice che la cosa non lo interessa più. Arriva a «ordinare» a Lory
di rientrare in Italia, lei si rifiuta perché sta troppo male. «Allora lui
ha fatto la valigia e se ne è andato; io sono rimasta lì da sola, era il
Natale 1985. Un giorno, sento suonare il campanello: era lui. Diceva che era
angosciato e non poteva stare lontano... mi avrebbe assistito fino a quando
partorivo. E tutto è ripreso come se niente fosse. «Partita per Milano, non
l'ho più sentito. Una gravidanza in assoluta solitudine. Amavo in silenzio e
aspettavo. Ma l'unica telefonata che arrivò fu quella di Forrester, il suo
agente, che lavorava soltanto per Clapton e pensava solo al denaro.
Mi chiese quanto e/o che cosa volevo per... risolvere il problema. Era
gennaio. Risposi: questa è la mia vita...». Tempo dopo, una lettera d'amore
di Clapton. «Bellissima. Ho pianto. Ero al sesto mese di gravidanza». Poi mi
chiama da Antigua e annuncia di volermi vedere. Replico: non so se ti
piacerò con questa pancia... A Milano è stato carino. Mi propose di tornare
a vivere insieme. Ma nella notte rubò dal cassetto del comodino la sua
lettera d'amore. Forse perché era l'unica prova in cui riconosceva tutto,
figlio compreso. Mi sono arrabbiata e non l'ho più contattato». Ma il tira e
molla continuò. E in agosto, a Londra, Clapton andò in sala parto. Poi ci
furono vacanze e Natali assieme, come una vera famigliola. «E nel marzo del
'91 — racconta ancora Lory — stavamo davvero per tornare assieme. In quei
giorni a New York l'avvicinamento di Eric a suo figlio era stato totale.
Aveva scoperto il bambino, lo aveva portato da solo allo zoo, al circo.
Mancavano solo poche ore alla fine».
Mario Luzzatto Fegiz
La canzone inedita che Clapton scrisse per Lory, "Lady of Verona "
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