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IL CAVERN CLUB |
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Where it all began, sta scritto sulla porta del
Cavern Club al numero 10 di Mathew Street nel cuore di Liverpool. Dove tutto
ebbe inizio… sembra una citazione biblica, ma è la sintesi di una
rivoluzione musicale che ha invaso il mondo, esplosa proprio qua sotto.
Da quella vecchia cantina decrepita, uscirono come per magia i Beatles che
vi suonarono 274 volte per poche sterline in un’atmosfera umida e fumosa.
Esattamente 50 anni fa, il 16 gennaio 1957, a quello stesso indirizzo grazie
ad Alan Sytner nasceva il Cavern, uno scantinato predisposto per
l’esecuzione e l’ascolto della musica Jazz, prima di diventare il trampolino
di lancio per la più grande band di tutti i tempi: i Beatles! Oggi come
allora entrare in questo locale che viene considerato ormai il Club più
famoso del mondo, per gli amanti del pop è sempre una grande emozione. Di
qui sono passate infatti, oltre ai Fab Four, grandi star come: Eric Clapton,
The Kinks, Status Quo, Rod Stewart, Jimmy Page, The Who, I Queen, Elton
John, Stevie Wonder, Gene Vincent, Chuck Berry, The Merseybeats, The
Animals, Wishbone Ash, Andy Summers, Gary Glitter, Moody Blues, Badfinger,
Temptations, Hollies, Searchers, Edwin Starr, Wilson Pickett, Ben E King,
The Shadows, The Drifters, Hawlin Wolf, John Lee Hooker, Robert Palmer,
Steve Winwood, Joe Cocker, Gerry & The Pacemaker, Thin Lizzy, Oasis, Rolling
Stones...anche chi scrive ha avuto il privilegio e la soddisfazione di
suonare in questo mitico Cavern. Ma vediamo un po’ la storia di questo
locale che nel corso degli anni ha subito profondi cambiamenti, pur
lasciando inalterato il fascino che trasuda da quelle mura umide e fumose
impregate della più bella musica Rock mondiale.
Il 25 maggio 1960 il Cavern aprì, comunque, i battenti ai gruppi “Beat”. Il primo ad esibirsi fu proprio quello di Rory Storm & The Hurricanes, con Ringo Starr alla batteria, che molto più avanti nell’agosto 1962 sostituirà Pete Best nel gruppo dei Beatles. Sembrerà buffo, ma in quel periodo i Beatles non erano considerati dei professionisti, quindi non venivano ingaggiati volentieri per suonare al Cavern, se non fino al loro trionfale ritorno dalle performances di Amburgo. Dalla loro prima apparizione alla loro ultima esibizione al Cavern che avvenne il 3 agosto 1963 i Beatles vi suonarono per quasi trecento volte. Durante queste performaces i Beatles stabilirono il loro primato su tutte le altre Rock-Band della città. Memorabili sono le lunghe code dei fans che si formavano all’esterno del Cavern. Fu qui che i Beatles il 9 novembre 1961 durante un loro concerto conobbero Brian Epstein. “Eppy”, così lo chiameranno i Beatles, sarà il loro futuro manager che assicurerà loro un contratto discografico con la EMI. Egli avrà il grande merito di lanciare la band in vetta al successo grazia anche al mitico produttore George Martin. Fra il 1961 e il 1962 altri ottimi gruppi si esibiranno al Cavern: Gerry and the Pacemakers, the Swinging Blue Genes, Rory Storm and the Hurricanes, the Big Three, King Size Taylor, the Searchers e the Chants. Intanto Bob Wooler, che nel 1962 aveva rilevato la gestione del Cavern da Ray McFall, si convinse a farvi suonare artisti importanti; e così il grande Gene Vincent con i Beatles citati sullo stesso cartellone vi debuttò il 1° luglio 1962 e dopo di lui…il Mondo! Il Cavern aveva pochissimi e spartani comfort, le basse arcate in mattoni che sovrastavano le tre navate illuminate da fioche lampadine erano cariche del sudore della folla urlante e l’aria era irrespirabile; ma il tutto, mescolato al battere della musica a tutto volume, produceva una magica miscela esplosiva!
Tutto stava andando per il meglio fino a quando a causa di scelte ed investimenti sbagliati, ma anche per un declino che sembrava inarrestabile di tutta Liverpool, oltre che la “fuga” dei Beatles e delle migliori bands di quell’area verso Londra…e il mondo, che Bob Wooler fu costretto a chiudere il 27 febbraio 1966 per alcuni mesi. Poi avvenne il miracolo: il 23 luglio di quell’anno, il Primo Ministro Harold Wilson in persona, che era grande fan dei Beatles, si recò a Liverpool alla riapertura trionfale del Cavern. I Beatles divenuti ormai “The Fab Four” gli inviarono un telegramma di ringraziamento. Ma un’altra batosta doveva ancora arrivare…! Il “mitico Cavern” chiuse definitivamente nel 1973. Il fatto è che il cantiere per la metropolitana che doveva passare vicino al locale aveva bisogno dei condotti per l’aria che uscivano proprio da li; ma della metropolitana non se ne fece più nulla e tutto restò fermo per anni. Poi, come se non bastasse, per rinforzare le fondamenta di alcuni edifici circostanti; o forse per costruire un parcheggio, venne demolita anche una parte del Cavern originale. Solo all’inizio degli anni ‘80 si pensò di recuperare il mitico locale che fu riaperto il 26 aprile 1984. Fortunatamente erano stati
salvati, conservati e poi trattati più di 15.000
mattoni dell’antica struttura e delle belle arcate che erano rimaste quasi
intatte. Il Cavern Club è oggi ricostruito “tale e quale” sullo stesso
identico spazio, solo due rampe più in basso, e allo stesso indirizzo di
allora e, come allora, continua a fare sognare anche le nuove generazioni.
Qualcuno scetticamente per molto tempo ha detto del Cavern che “non era più
come prima” e forse avevano ragione; ma l’indimenticabile performance di
Paul McCartney e della sua fantastica band con David Gilmore & Friends che
lo accompagnò il 14 dicembre 1999 nel suo ultimo concerto del XX secolo, ha
restituito al Cavern Club la “riconsacrazione” ed il giusto riconoscimento
di Paul e del Mondo di “Club più famoso sulla Terra”. Ora, grazie alla
rinascita di Liverpool, ogni giorno più bella, che si prepara a festeggiare
quest’anno gli 800 anni di fondazione, ad essere Capitale della Cultura nel
2008, ma soprattutto per la prossima International Beatle Week, promossa ad
agosto dal Cavern City Tours e da Bill Heckle e Dave Jones gli appassionati
attuali proprietari del Cavern, giungeranno a Liverpool tanti turisti,
gruppi e fans dei Beatles da tutto il mondo che incessantemente si daranno
convegno stipati come sardine, oggi come allora, in quella cantina
caldissima, umida e fumosa, ma tanto bella!
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