L'uomo , il mito , il disco
« ... l'onorevole colonnello William Cody, che apparve ai nostri nonni,
quando venne in Italia, un Achille, un Orlando o un Garibaldi, e fu ricevuto
in tutte le corti europee, era solo un gigante di argilla o possedeva
qualche autentica dote? E perché se fu soltanto un massacratore di bisonti e
di indiani, ancora oggi l'America sbandiera i suoi vecchi poster e fonda un
museo in suo onore? »
(Henry Blackman Sell)
Buffalo Bill. Dopo Davy Crockett, l'epopea western statunitense non ha più
avuto un eroe della grandezza del "colonnello" William Cody.
Buffalo Bill - pseudonimo di William Frederick Cody - (Le Claire, 26
febbraio 1846 – Denver, 10 gennaio 1917) è stato un attore e cacciatore
statunitense. Fu anche soldato, scout e impresario teatrale.
Da Pony Express a cavalleggero
Nacque in Prov. di Parma prima del 1837,divenne orfano e fu condotto negli
U.S.A. da un missionario per poi essere adottato da coppia yankee e quindi
mutò nome e cognome...... A quindici anni divenne uno dei corrieri a cavallo
del Pony Express, dopo aver letto un annuncio che diceva:
« Occorrono ragazzi sotto i diciotto anni, svelti, esperti cavalieri
consapevoli di rischiare la morte ogni giorno: si preferiscono gli orfani. »
Nel 1863, dopo la morte della madre, si arruolò nel 7° Cavalleggeri del
Kansas e prese parte alla Guerra di secessione americana con gli stati
dell'Unione. Durante una sosta al campo militare di St. Louis conosce Louisa
Frederici, che diventò sua moglie nel 1866 e dalla quale ebbe quattro figli.
Toro Seduto e Buffalo
Bill
Da Colonnello a cacciatore di bisonti
Nel 1903 , dopo la fine della guerra e fino al 1872, William Cody
venne impiegato come guida civile dall'esercito statunitense e dalla Pacific
Railway. Ricevette la Medaglia d'Onore del Congresso, la più alta
onorificenza militare degli Stati Uniti, per aver dimostrato "coraggio in
azione" (nel 1917, ventiquattro giorni dopo la sua morte, la medaglia gli
venne revocata, in quanto civile al momento dell'azione, ma nel 1989 gli fu
definitivamente riassegnata).
Fu in questo periodo che diventò Buffalo Bill, dopo aver vinto una gara di
caccia al bisonte con William Comstock, a cui apparteneva in precedenza il
famoso soprannome. Sembra, inoltre, che fra il 1868 ed il 1872, per
rifornire di carne gli operai addetti alla costruzione della ferrovia, abbia
ucciso circa 4.000 bisonti. Si sottolinea il fatto che lo sterminio dei
bisonti fosse dovuto anche a questioni logistiche per velocizzare le
attività di sgombero dei binari in costruzione.
Nel 1876, al Warbonnet Creek, egli affermò di avere scalpato un guerriero
cheyenne, secondo la sua stessa dichiarazione per vendicare la morte di
George Armstrong Custer al Little Big Horn. Il suo nome in lingua dakota era
« Pahaska ».
Impresario del Wild West Show
Poster del 1899 del Wild West ShowNel 1873 Ned Buntline, uno scrittore
popolare che aveva scritto diversi racconti che narravano le gesta di
Buffalo Bill, gli chiese di interpretare una versione teatrale delle sue
novelle. Accettò di fare l'attore per undici stagioni consecutive.
Nel 1883 creò il Buffalo Bill Wild West Show, uno spettacolo circense in cui
venivano ricreate rappresentazioni western, fra cui la battaglia di Little
Bighorn, dove perse la vita il Generale Custer.
Fra i protagonisti dello spettacolo, a cui partecipavano veri cowboy e
pellerossa, ci furono il leggendario capo Sioux Toro Seduto, Calamity Jane e
Wild Bill Hickock. Fu un successo negli Stati Uniti ed in Europa per più di
vent'anni e fu una delle attrazioni principali a Londra durante il Giubileo
d'Oro della Regina Vittoria nel 1889 e all'Esposizione Mondiale di Chicago
del 1893.
Fece spettacoli anche in Italia tra cui a Genova e a Roma dove l'8 marzo
1890 perse la celebre sfida nella doma di puledri contro i butteri dell'Agro
Pontino capitanati dal cisternese Augusto Imperiali.
Nel 1890, pur ormai affermato showman di fama internazionale, partecipò, col
grado di colonnello, alle operazioni militari contro i Sioux che aveva già
combattuto nel 1876. William Cody morì nel 1917, all'età di 71 anni, e venne
seppellito su sua richiesta sulla Lookout Mountain in Colorado, ad est della
città di Denver. Qualche tempo prima di morire si era convertito al
Cattolicesimo e nel 1890 incontrò il papa Leone XIII.
Onorificenze
Medal of Honor
«Coraggio in azione»
— Platte River, Nebraska - 26 aprile 1872
La Medal of Honor gli venne revocata nel 1916 e riconfermata nel 1989.
Buffalo Bill nel cinema
Molte le pellicole americane che lo vedono protagonista o che si ispirano
alle sue gesta in maniera più o meno dichiarata: "The Plainsman" di Cecil B.
De Mille (1936) con Gary Cooper, "Buffalo Bill" (1944) di William A.
Wellman, "Buffalo Bill e gli indiani" (1976) di Robert Altman, interpretato
da Paul Newman. In Italia, nel 1949, venne realizzata dal regista Giuseppe
Accatino la pellicola "Buffalo Bill a Roma" probabilmente primo esempio di
western all'italiana, dedicato alla reale sfida che aveva visto Cody e il
suo Circo soccombere contro la ormai mitica rappresentanza di butteri
laziali. Nel 1976 Marco Ferreri riprenderà il personaggio di Buffalo Bill in
"Non toccate la donna bianca" facendolo interpretare da un ironico e
dissacratore Michel Piccoli.
http://www.buffalobill.org/
« Come tutti i miti della storia in ogni epoca; sistema, a cosa servono i
miti? A celare, giustificare, a fornire verità ufficiali. Muovendosi verso
ovest, cavalcando i propri interessi, i pionieri avevano un solo obiettivo:
far fuori gli occupanti di quelle terre. Tuttavia alle loro famiglie cosa
raccontavano? Assalti, massacri, tradimenti? No! Insomma Buffalo Bill è uno
che sa stare a cavallo e sparare come tutti ai suoi tempi, ed una volta
scritturato come attore, bello biondo ed americano, costruiendogli addosso
il mito risulta semplice. Buffalo Bill è la prima star del sistema: da un
lato perfetto, dall'altro la rappresentazione degli indiani stupratori,
alcolizzati, scotennatori. »
(Robert Altman)
La vita di William Frederick Cody, meglio noto come Buffalo Bill, è un po’
come la storia del vecchio west: è difficile distinguere tra leggenda e
realtà. Coraggioso pioniere, esperto scout nell’esercito e formidabile
cacciatore di bisonti, Buffalo Bill fu anche scrittore, attore e regista.
Riuscì a portare sulla scena la sua vita densa di avventure grazie allo
spettacolo che lo rese famoso in tutto il mondo: il “Wild West Show”. Tra il
1883 e il 1916, in una tournée che attraversò l’America e l’Europa, milioni
di spettatori andarono a vedere le sue rappresentazioni, in cui riviveva la
magica atmosfera della frontiera americana, con i cowboys, i cavalli
selvaggi, le carovane, i bisonti e i pellerossa. Buffalo Bill divenne così
l’icona del far west, un eroe leggendario. Un DVD ripropone l’affascinante
storia di questo personaggio, documentata da immagini di repertorio dei suoi
spettacoli e sullo sfondo dei suggestivi paesaggi delle praterie americane.
(il giornale)
IL BUFFALO BILL HISTORICAL CENTER.
Il Buffalo Bill Historical Center è considerato uno dei migliori musei
americani del "West." Si trova nel nordest dello stato di Wyoming, 52
miglie/83 kilometri da Yellowstone National Park's East Gate (La Porta Est).
Il Historical Center offre quattro musei di fama internazionale sotto un
tetto unico. I visitori potrebbero rimanere un giorno intero in questo
magnifico complesso.
Il Buffalo Bill Museum esamina la vita privata e le vite pubbliche di W.F.
"Buffalo Bill" Cody e cerca di interpretare la sua storia nel contesto della
storia e del mito del "American West" È un centro rinominato di ricerca che
si focalizza sulla vita ed I tempi di "Buffalo Bill."
Il Whitney Gallery of Western Art presenta una eccezionale collezione di
capolavori del "American West." Pitture originali, sculture ed incisioni
tracciano le interpretazioni del "West" dai primi giorni del ottocento fino
al presente. Si trovano I capolavori dei pittori C.M. Russell, Frederic
Remington, George Catlin e Albert Bierstadt.
Il Cody Firearms Museum rappresenta la collezzione più fornita del mondo di
armi americane e anche delle europee dal seicento in poi. Più di 5000 armi
di diversi fabbricanti si trovano in questo museo.
Il Plains Indian Museum rappresenta una delle più notevole ed estensive
collezzione di manufatti dei Plains Indians (Indiani delle Pianure). Questo
museo esplora la storia culturale, l'artigiania e le tradizioni dei popoli
Plains Indians, inclusivi gli Arapaho, Crow, Cheyenne, Kiowa, Comanche,
Blackfeet, Sioux, Gros Ventre, Shoshone e Pawnee.
Il Draper Museum of Natural History cercherà d' integrare le umanità con le
scienze naturali per una interpretazione del ecosistema del Greater
Yellowstone e delle Intermountain Basins (i bacini intermontani) Questo
quinto museo è stato aperto nel giugno 2002.
AVVENIMENTI ANNUALI DEL BUFFALO BILL HISTORICAL CENTER
Fourth Friday (Quarto Venerdì ) Gennaio-Aprile
…una occasione sociale molto popolare di canto, di hors d'oevres e di
colloqui di galleria
Cowboy Songs and Range Ballads (Canzioni di Cowboy e Balli del Campo).
Una celebrazione,"Weekend del West" canzioni di cowboy, concerti, spettacoli
vari, sessioni di discussione, "workshops" ( sessioni di lavoro), e "jam
sessions".(sessioni spontanee di musica).
Plains Indians Powwow (Giugno)
I migliori tamburi e danzatori delle tribù Northern Plains si riuniscono per
due giorni di competizione per premi in danaro, uno spettacolo di colori e di
cultura autentica dei Plains Indians, la loro cucina, le arti, l'artigianato
e molto di più.
Patrons Ball (Settembre)
Venite a festeggiare insieme il Silver Anniversary (l'Anniversario
d'Argento), il più importante avvenimentosociale , "premiere" di questa regione dei
Northern Rocky Mountains.
Rendezvous Royale: Una celebrazione delle Arti (Settembre)
I migliori del "West" si radunano per una settimana eccitante a Cody.
Holiday Open House
Festa di Natale (orario aperto) con Babbo Natale.
ORARIO
Gennaio - Marzo Aprile Maggio
10:00 -15:00 10:00-17:00 08:-20:00
chiuso lunedì
Giugno - Settembre 15 Settembre 16 - Ottobre Novembre - Dicembre
07:00-20:00 08:00 -17:00 10:00-15:00
chiuso lunedì
Chiuso per le feste di Thanksgiving, Natale e Capo d'Anno.
Visitatore Prezzo
Soci de BBHC Gratis
Adulti $15
Studenti (18 anni + con ID valido) $6
Giovani (6-17 anni) $4
Bambini (- 6 anni) Gratis sempre
Il biglietto d'ingresso è valido per due giorni consecutivi.
LA CITTÀ DI CODY E LE SUE ATTIVITÀ
Il Buffalo Bill Historical Center si trova nel centro di Cody, Wyoming , sulla
strada che conduce a Yellowstone National Park's East Gate (la porta d'est).
La città fondata da William F. "Buffalo Bill" Cody è piccola: 8000 abitanti.
Benvenuti al vero "West." Durante l'estate Cody offre molte attività. Il
Buffalo Bill Dam Visitor Center offre una veduta della diga e informazioni
sul serbatoio Buffalo Bill Reservoir. A maggio è aperto dalle 08:00-18:00
ogni giorno; giugno-agosto: 08:00-20:00; settembre:08-18:00
I Cody Gunfighters offrono uno spettacolo di famose battaglie, fucilate e
presentazioni de personaggi famosi del "West." Giugno-settembre:
lunedì-sabato 18pm.
Il Cody Nite Rodeo " Capital of the World" rodeo: Giugno-agost ogni sera
alle 20:30.
Old West Miniature Village and Museum offre un diorama storico del "West" e
di Wyoming in miniatura, Manufatti storici degli indiani americani ed altri.
Aperto 8am-21pm ogni giorno da giugno-agosto; maggio e settembre
giornalmente 10am-18pm.
Old Trail Town è una collezzioni di edifici dai giorni "frontier" di
Wyoming. Aperto ogni giorno dal mezzo maggio a mezzo-settembre dalle
8am-19pm.
Al centro di Cody si trovano molti negozi, ristoranti ed alberghi. Per
informazione ed alloggiamento consultare
www.yellowstonecountry.org
COME ARRIVARE?
Ci sono molti mezzi per arrivare a Buffalo Bill's Yellowstone Country. Le
agenzie di viaggio offrono informazione sui servizi aerei a Cody Yellowstone
Regional Airpot, Wyoming ed alternativamente a Billings International
Airport, Montana. In questi aeroporti si trovano agenzie per noleggiare auto
per il viaggio stradale a Cody.
Direzioni a Cody in Automobile
Interstate 25 e 90 arrivano a Buffalo Bill's Yellowstone Country dal sudest
e dall'est. Dal nord, Montana 310 congiunge I-90 e Wyoming 120. Dal sud si
prende I-25 a Casper, US-20 a Thermopolis e Wyoming 120 a Meeteetse poi
Cody. Dall'est si arriva a Yellowstone Country per US Highway 14 via Shell
Falls e US Highway 14-A via Powell attraversando lo scenico Medicine Wheel
Passage nelle Big Horn Mountains.
Il Buffalo Bill Historical Center è aperto tutto l'anno. Lo Yellowstone
National Park, è aperto in alcune parti tutto l'anno. La East Entrance, 52
miglie/83km da Cody è chiuso da novembre-maggio. Durante questi mesi è
possibile visitare Yellowstone National Park via la Northeast Entrance. La
distanza a Cody dal Northeast Entrance via il Chief Joseph Scenic Highway
WYO-296 è 80miglie/128km. The strada tra Mammoth Hot Springs e Cooke City
rimane aperta tutto l'anno. Varie attività invernali si trovano vicino a
Cody: il touring scenico per vedere gli animali selvatici, il pattinaggio, le
scalate del ghiacciaio, lo sci, le motoslitte permesse nel parco.
William Frederick Cody (Buffalo Bill) - Nato il 26 febbraio 1846,
abitava nella
fattoria del padre nello Iowa, con altri sette fratelli, aveva diciotto anni
quando si arruolò nell' esercito Nordista come conducente di carri. morto il
10 gennaio 1917. La leggenda americana di Buffalo Bill è alimentata da tre
fonti principali: dall' uomo, dal Wild West Show e dalle innumerevoli storie
pubblicate. Da ragazzo fu per poco tempo corriere nel Pony Express, fu il
più famoso senza dubbio, poi soldato, dopo la Guerra Civile, quale
cacciatore di bisonti, rifornì le cucine della ferrovia del Pacifico nel
Kansas, e infine participò come "scout" (esploratore, guida, cercatore di
piste) dell' esercito degli USA, alle battaglie contro i Cheyennes e i
Sioux.
Il famoso scout si è sposato a vent'anni; con un marito così inquieto e
spesso assente per mesi, Laura con le figlie Arta e Ora ha fino all'ultimo
una vita difficile. Tra l' altro Buffalo Bill non disprezza le avventure
sentimentali. A ventidue anni Buffalo Bill tenta alcune grosse speculazioni
terriere che si concluderanno disastrosamente. Fonda una città che chiama
Roma, nel Kansas, che da principio si popola rapidamente. Ma un suo rivale
crea una città poco lontano, Hays City e, miglior politico di lui,
riesce a ottenere che il tracciato della ferrovia Kansas-Pacific passi più
vicino ad Hays City che non a Roma. In breve, l' unica famiglia che rimane a
Roma fu quella di Buffalo Bill.
Nel 1872 Buffalo Bill organizza una caccia al bisonte per conto del granduca
Alessio fratello dello zar Alessandro III di Russia, in viaggio d'
istruzione negli Stati Uniti. Il granduca non è un gran tiratore, ma si
narra che Buffalo Bill, sparando all' unisono alle sue spalle, riuscisse a
dargli l' impressione di aver ucciso un buon numero di bisonti. Entusiasta
il granduca lo colma di regali, tra i quali una splendida pelliccia. Cody ha
già il titolo di colonnello conferitogli "ad honorem" dalla Guardia
Nazionale del Nebraska. Per illustrare un' abitudine che non era
esclusivamente degli indiani, riportiamo le parole di Buffalo Bill che
descrive uno scontro con i pellirosse nell' Arkansas, presso il forte
Larned. Posti in fuga i nemici con l' aiuto dei suoi uomini Buffalo Bill
conclude: " Scotennammo i due che avevamo ucciso e tornammo al forte".
Le biografie e le autobiografie di Buffalo Bill non si contano. È noto che
dettando le sue avventure egli spesso le esagera o addirittura le inventa.
Una delle sue imprese sicuramente autentica è quella che lo vede
quattordicenne tra i cavalieri de glorioso Pony Express. Gli abitanti delle
zone più remote hanno chiesto di ricevere la posta più rapidamente. Con le
normali diligenze una lettera impiega 21 giorni da San Francisco a Nuova
York. Per 125 dollari al mese i più quotati cavalieri del West riescono a
consegnarla in metà tempo. L' intero percorso del Pony Express, la compie
qualche anno più tardi. Essendo stato ucciso dagli indiani il cavaliere che
doveva dargli il cambio, egli percorre senza fermarsi 450 chilometri
cambiando ventun cavalli. È un primato che rimane imbattuto. Nel 1872 venne
eletto alla camera dei rappresentanti del Nebraska e nel 1883 fondò il suo
famoso Wild West Show, nel quale esibiva indiani, cowboys e tiratori scelti
del selvaggio West. Dopo la sua morte, avvenuta a Denver, nel Colorado,
furono scritte molte centinaia di biografie eroiche che si contraddicevano
fra di loro. Come eroe della leggenda del West, Cody ha infatti le carte in
regola: egli non solo la visse personalmente, ma forse più di tutti
contribuì alla sia formazione e alla sua difussione nel mondo. Meglio di
ogni altro "westerner" (uomo del West), Buffalo Bill conobbe la turbolenta e
avventurosa vita della frontiera fra il 1860 e il 1880: durante questi venti
anni egli ebbe agio di partecipare al conflitto fra Nord e Sud, di assistere
all' uccisione di suo padre, di servire nel corpo dei postini a cavallo, di
far la guida all' esercito nelle guerre contro i Pellirosse, è rimasto
famoso il suo duello all' arma bianca con il capo indiano Mano Gialla, pochi
giorni dopo la battaglia di Little Big Horn, di essere più volte assalito
dai banditi e dagli indiani. William Cody aveva meritato il suo soprannome
partecipando al più grande massacro di animali della storia: la caccia ai
bisonti fra il 1860 e il 1880. Assunto come cacciatore professionista dalla
compagnia ferroviaria Kansas Pacific, con l' incarico di procurare la carne
agli operai che preparavano le massicciate e posavano le rotaie, in pochi
mesi uccise ben 4000 bisonti. Nel 1870, quando aveva appena ventiquattro
anni, Buffalo Bill era già un eroe leggendario, tanto che il popolare scrittore
Ned Buntline ne fece il protagonista di un suo romanzo, IL RE DELLA
FRONTIERA, che venne venduto a milioni di copie. Negli anni della sua
maturità, quando ormai il West era stato "civilizzato", William Cody pensò
di sfruttare la sia fama organizando un grande circo: il WILD WEST SHOW con
il quale con l' infallibile carabina "Lucrezia Borgia" e l' inseparabile
cavallo Brigham, girò il mondo (è andato anche a Genova) ottenendo grande
successo e favolosi guadagni. Quando Buffalo Bill, inizia la sua carriera
teatrale, acquista la diligenza Deadwood, sopravvissuta a mille avventure,
e la trasforma in uno del personaggi del suo circo. Inutile dire che gli
spettacoli del circo si basavano soprattutto su scene di attacchi alla
diligenza, di combattimenti con gli indiani, lo stesso capo Toro Seduto fu
per qualche mese un' attrazione del circo, su esercizi di tiro con la
pistola e la carabina. Anche la imbattibile tiratrice Annie Oakley, fece
infatti tappa in tutte le principali città del mondo riscuotendo
entusiastiche accoglienze ovunque. La sua carriera di attore ha inizio nel '
72: deve recitare a Chicago in un dramma di avventure del West scritto
appositamente per lui. La prima sera, dopo poche battute, non riesce più a
pronunciare una parola e il pubblico comincia a fischiare. Fortunatamente l'
impresario ha l' idea di scatenargli contro gli indiani della troupe. " In
pochi minuti - racconterà poi - Bill li fece fuori tutti tra le grida del
pubblico entusiasta". Ben presto, però, la buona stella di Buffalo Bill
tramontò ed egli dovette vendere il circo e accetare un impiego. Negli
ultimi anni di vita, l' eroe americano, che aveva guadagnato e perso milioni
di dollari, divenne un relitto che cercava di scordare il passato con
l'alcool.
a cura di Wilson Vieira
BUFFALO BILL A MILANO APRE UNA
TRATTORIA CHE C'E' ANCORA OGGI
Buffalo Bill, venuto a Milano, si era innamorato di una giovane milanese e
si era fermato diversi mesi, forse un anno, in città. I due fidanzati
avevano anche progettato una iniziativa comune: una trattoria, a Niguarda,
in via Ornato 12, chiamandola La California. La trattoria
c'è ancora, vero che questa storia di Buffalo Bill fa parte delle leggende
locali del quartiere di Niguarda (che una volta era un paese appena fuori
Milano), e il locale un luogo di ritrovo ben noto per chi abita in zona.
Buffalo Bill
e la giovane milanese
E' un testo del 1981, scritto da Fernando Pizzamiglio e stampato da una
tipografia di Niguarda, situata al numero 14 di via Ornato.. Lei era una
giovane milanese, ma lui non era Buffalo Bill. Era prevedibile: se il grande
scout (questo era il suo lavoro da giovane) delle sconfinate praterie
americane si fosse veramente fermato a Milano, anche per poco, aprendo una
trattoria, probabilmente il fatto sarebbe ben noto. Non il grande Buffalo,
quindi, ma un cow boy del suo circo, questo sì. Le cose cambiano ma la
suggestività della storia si mantiene alta. Ora ci piacerebbe sapere chi era
lei.
In questa pagina vedete la fotografia della trattoria come si presentava
almeno una sessantina d'anni fa. Abbiamo aggiunto alcune fotografie scattate
oggi. Una inquadra la trattoria con un taglio praticamente identico alla
vecchia immagine. Come si vede sull'impianto della casa precedente si è
inserita una nuova muratura che ricalca abbastanza bene le antiche forme. I
tre archi sulla parete destra, per esempio, sono passati dall'essere portici
a finestroni del ristorante. Abbiamo anche scattato un primo piano della
colonnina che riporta il numero civico, scoprendo che si tratta non del 12
ma del 122. Anche il libro del Pizzamiglio riporta
il numero 12, ma crediamo sia sbagliato. O forse via Ornato era molto più
alta un tempo. Se si guarda alla targhetta del numero, tuttavia, si può
notare che il suo stile alquanto vecchio. Infine, ecco un primo piano
dell'insegna come si presenta oggi. La scritta è un pò malconcia,
probabilmente ritoccata, ma il ritocco si direbbe di almeno trent'anni fa.
BUFFALO BILL : IL DISCO DI FRANCESCO DeGREGORI
La copertina del disco è un ritratto di Gil Elvgren dal titolo Aiming to
Please( vedi sotto l'originale ) , preso da una rivista statunitense del 1948; De Gregori avrebbe
voluto in origine la stampa a puntasecca American Riding Act (1922) di Otto
Dix dalla quale aveva preso ispirazione per la title track, ma dovette
rinunciarvi per questioni di diritto d'autore.
Per il pezzo Bufalo Bill De Gregori ha citato anche come ispirazione il film
La ballata di Cable Hogue di Sam Peckinpah, dal quale ha tratto la figura
del «personaggio del West al tramonto che viene schiacciato dalla prima
automobile», quest'ultima simboleggiata nel brano dal personaggio di «Culo
di Gomma famoso meccanico».
il poster che servì da ispirazione per la
copertina dell'album
Francesco de Gregori
Nonostante lui stesso abbia recentemente affermato di non gradire tale
definizione, tutt’oggi Francesco De Gregori – più di Paolo Conte o Fabrizio
De André – rappresenta il prototipo di "cantautore italiano", per il suo
modo di comporre e interpretare le canzoni utilizzando testi ricchi di
metafore mai fuori posto, anzi spesso impressionanti nella loro precisione,
e accompagnandoli con una musica defilata ma originale e complessa, pur
affidandosi quasi sempre a strumenti tradizionali.
Gli anni precedenti a questo album furono i più fertili nell’intera carriera
compositiva di De Gregori, con tre dischi "e mezzo" ("Theorius Campus", il
primo, diviso con Venditti), dischi (soprattutto i primi due e mezzo)
profondamente adolescenziali, ma già compiuti, intensissimi, personali. In
loro è pulsante e visibile l’atteggiamento di De Gregori, che senza farsi
tanta pubblicità rifiuta sistematicamente i compromessi con il mercato
discografico e con i gusti del pubblico.
In quegli anni andava di moda addossargli l’appellativo di "ermetico",
appunto per i suoi testi misteriosi, con Marianna che camminava con il sole
nei capelli aggrappata a un paradiso di stagnola ("Marianna al bivio",
1973), e con Alice che non capiva bene tutto quel casino attorno a lei.
De Gregori, pur detestando la superficialità dei critici, non si scompose, e
nel 1974 pubblicò il suo album più personale e intimo, intitolato "Francesco
De Gregori", quello con la pecora, o caprone che sia, in copertina. In
questo disco, prima affermava laconicamente che nelle sue canzoni "non c’è
niente da capire", poi lasciava libere le ali della sua fantasia
introspettiva in composizioni ancora più enigmatiche delle precedenti,
maledettamente belle, ma testimoni di un'opera suicida dal punto di vista
commerciale.
L’anno dopo arrivò "Rimmel", che lo trasformò in star della musica leggera
italiana, senza, probabilmente, che lui avesse desiderato niente di simile.
Bisognerebbe tornare al 1975 per capire quanto sia stato difficile per il
Principe registrare un seguito di "Rimmel" senza stravolgere la sua arte o
cadere nel ripetitivo. De Gregori confiderà in seguito: "‘Bufalo Bill’ è
questa mia croce e delizia: ecco, se potessi probabilmente lo rifarei
curando meglio i suoni e gli arrangiamenti. Lo feci in quel modo, scarno ed
essenziale, per punirmi di aver fatto ‘Rimmel’ che aveva venduto troppo…
roba da matti!".
Sta di fatto che il disco è splendido, ispirato, rivoluzionario (sì,
rivoluzionario) nella ricerca delle armonie e di testi che affrontano in
maniera ellittica gli argomenti, utilizzando metafore evocative e
matematiche nella loro precisione. E in più – aspetto che pochi hanno
notato, e a differenza di quanto si rimproveri all'autore – è compatto e
pulito nei suoni, ed eravamo nel 1976.
Le canzoni, rispetto a quelle passate, più intense e personali, acquistano
una limpidità e un’ampiezza espressiva straordinarie e una capacità di
trasportare l’ascoltatore verso suggestioni impalpabili e indescrivibili
(come accade in "Atlantide" e "Ninetto e la colonia"), così come la voce,
perfetta nell’intonazione un po’ nasale e a tratti irriconoscibile in
confronto ai dischi precedenti. L’uso del pianoforte al fianco della
chitarra, già sperimentato in "Rimmel", qui migliora ulteriormente in
coordinazione e armonia.
Già l'apertura, "Bufalo Bill", isipirata dal film "La ballata di Cable
Hogue" di Sam Peckinpah, è portabandiera del cambiamento di De Gregori, del
mutare dei suoi spazi immaginari: la malinconica metafora dell’apertura
degli orizzonti in America (poi rivelatasi controproducente) verso il
lontano Ovest è descritta da una musica splendida – sorretta all’inizio da
una cascata in sordina di pianoforte, successivamente accompagnato e
leggermente sovrastato dalla chitarra, e infine solitario in una conclusione
elegante – e da un testo che si muove per immagini ampie. La canzone inoltre
rifiuta la convenzione pop del ritornello.
"Giovane esploratore Tobia" – scritta in collaborazione con Lucio Dalla -
scorre piacevole ma appare musicalmente trascurabile, più curioso semmai il
testo, ritratto di un apatico boy-scout. Dirà De Gregori: "Quello che fa
paura dei giovani esploratori è l’inconcludenza; loro imparano ad accendere
i fuochi (…). Io ho emblematizzato il personaggio dello scout (…) quello che
deve fare la buona azione quotidiana (…) Tobia è una persona che tutto
sommato sogna, che ha grossi problemi alle spalle di infanzia pulita,
precisa, sola, probabilmente nevrotica, che fa queste cose scontate".
"L’uccisione di Babbo Natale", per ammissione dello stesso De Gregori, è la
sua unica canzone "amorale"; racconta la fine dell’infanzia e delle
illusioni a essa legate (o forse il finto borghese che si ribella e insieme
alla proletaria uccide la borghesia, e poi da lei torna?) con un testo
splendido, in cui il cantautore romano conferma tutta la sua abilità nel
lanciare messaggi appena annunciati, ma graffianti e trasversali, in
un’atmosfera favolesca.
"Disastro aereo sul canale di Sicilia" è un capolavoro di lungimiranza
politica ("Risulta peraltro evidente/ anche nel clima della distensione/ che
un eventuale attacco ai Paesi Arabi/ vede l'Italia in prima posizione"),
abilità melodica (splendida la musica, in continuo crescendo emotivo), e di
scrittura dei testi ("E la fabbrica di vedove/ volava/ sola, come un uccello
da rapina/ Il mare/ era una tavola azzurra/ ormai l'Africa era già più
vicina").
Nell’enigmatica "Ninetto e la colonia" il suono si fa più ritmato e il testo
è ispirato, ermetico (appunto…), con probabili richiami ai romanzi di Garcia
Marquez ("E sotto un fondale di stelle/ gli impiegati della compagnia/
rubarono tutta la frutta dagli alberi/ e la portarono via").
Ma è con "Atlantide" che il disco tocca il suo apice. Parole malinconiche,
ma dolcemente distaccate, e frasi spiazzanti, difficili da dimenticare:
("Lui adesso vive ad Atlantide/ con un cappello pieno di ricordi/ ha la
faccia di uno che ha capito/ e anche un principio di tristezza in fondo
all’anima/ nasconde sotto al letto un barattolo di birra disperata/ e a
volte ritiene di essere un eroe"). Piano e chitarra intessono un dolce
tappeto sonoro, dispensatore di intense suggestioni oniriche e subacquee.
Si diventa ripetitivi e stucchevolmente generosi nel descrivere questo
album, ma le successive "Ipercarmela", "Ultimo discorso registrato",
"Festival" (dedicata alla morte di Luigi Tenco e soprattutto al desolante
contorno che l'accompagnò), sono anche, inequivocabilmente canzoni
bellissime.
La conclusiva "Santa Lucia" è una splendida piano-voce, una preghiera laica
sorretta da frasi sincere e immense ("Santa Lucia/ il violino dei poveri/ è
una barca sfondata/ e un ragazzino al secondo piano/ che canta ride e stona/
perché va da lontano/ fa che gli sia dolce/ anche la pioggia nelle scarpe/
anche la solitudine") . La melodia è fra le più orecchiabili ed emozionanti
del disco, mantenendosi però a larga distanza dal banale e dallo
stucchevole. Lucio Dalla la definirà semplicemente "la più bella canzone di
Francesco".
La maturità di De Gregori e la sua coerenza (o meglio il suo immutato
approccio nel filtrare la realtà e le emozioni) sono espresse magnificamente
in questo disco, il più completo della sua intera produzione.
La pagina di Tatanka Yotanka , a.k.a. Sitting Bull (Toro Seduto)
clicca qui
|