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Il paradosso di Adorno

 
 

Adorno nella sua Dialettica negativa intende liberare la dialettica stessa dalla sua natura affermativa. Liberare la dialettica da Hegel attraverso una critica al fondamento, e restituire il primato al pensiero legato al contenuto. Il suo antisistema si costruisce grazie a una logica consequenziale che non cerca fondazione ma solo una giustificazione.

Contro la famosa affermazione di Ludwig Wittgenstein, Adorno afferma che si dovrebbe dire proprio ciò che non si può dire. Questa contraddizione è gia dialettica e occorre proprio districare questo paradosso: aprire con il concetto l'aconcettuale senza renderlo simile: movimento continuo in contraddizioni. La contraddizione è il non identico rispetto all'identità, ed è l'indice della non-verità dell'identità. Per Adorno il concetto è sempre in rapporto con l'aconcettuale, la realtà, e dunque bisogna estinguere l'autarchia del concetto. Operare con i concetti ma portarli sempre verso il non-identico.

La consapevolezza del carattere costitutivo del non-concettuale nel concetto scioglie la coazione dell'identità. La conoscenza non possiede mai completamente i suoi oggetti e dunque resta sempre in rapporto con l'eterogeneo e per Adorno bisogna giungere tramite il concetto oltre di esso. Pensare è già in sé, prima di ogni contenuto specifico, negare, resistenza contro ciò che ci viene imposto.

La critica non liquida il sistema ma spiega di volta in volta le cose da trattare ricorrendo al modo in cui divennero. Occorre cogliere il momento singolo nella sua connessione immanente con gli altri. Negare il concetto di limite e assicurarsi come teoria che qualcosa resti sempre fuori, poiché l'essenza dinamica (aconcettuale) e l'essenza statica (concettuale) del sistema sono in conflitto.

Per Hegel il fenomeno è semplicemente un esempio del suo concetto ma se il pensiero si estraniasse realmente nella cosa l'oggetto stesso inizierebbe a parlare sotto lo sguardo costante del pensiero. La negazione per Adorno è la forza che fa saltare l'indissolubile identità di pensiero e oggetto. Pensare filosoficamente è dunque pensare per modelli, una enciclopedia razionale, discontinua, autocritica e antisistemica.

Occorre dunque una dialettica che non resti incollata all'identità, una dialettica che resista allo shock dell'aperto, al contenuto temporale della verità.

...una filosofia che non può cadere nel baratro della follia è mera tautologia

e ciò che intendeva superare dogmi grazie alla certezza di sé è divenuta una conoscenza in cui non accade più nulla. In Hegel il primato del soggetto (spirito) sull'oggetto è fuori discussione ma la logica hegeliana espelle da sé l'essente determinato. Vi è dunque bisogno di più soggetto poiché il soggetto, privato della sua sovranità diventa la forma di riflessione dell'oggettività.

L'oggettivazione elimina la qualità ma Adorno ripete che bisogna distinguere ancora nel concetto ciò che sfugge al concetto. Ciò che sfugge è il momento mimetico della conoscenza, l'affinità segreta tra conoscente e conosciuto e la loro differenziazione. L'individuo diventa soggetto nella misura in cui si oggettiva per mezzo della sua coscienza individuale ma ne sfugge attraverso autoriflessione. Il pensiero è capace dunque di riconoscere criticamente il carattere coattivo che gli è immanente.

Per Adorno solo i concetti possono realizzare ciò che il concetto impedisce. La dialettica negativa si costruisce dunque nel rapporto critico con sé stessa e con la tradizione filosofica precedente in un lavoro interpretativo dei testi che ne indaga l'essenza linguistica.

La domanda è cosa è? e non in che categoria sta? La critica all'identità dunque non la fa scomparire ma la muta qualitativamente poiché la non verità di ogni ottenuta identità è la forma rovesciata della verità. Hegel conosce il dissimile facendoselo simile ma così conosce solo sé stesso.

Non bisogna ricondurre l'oggettività al soggetto come hanno fatto sia Kant che Hegel che per mancanza di autoriflessione hanno dimenticato la mediazione nel mediante, il soggetto. Il momento soggettivo viene avvolto dall'oggettivo, il subjectum si trasforma in objectum, è esso stesso oggettivo, diventa qualcosa di imposto al soggetto in modo limitante. Il pensiero critico intende invece eliminare la gerarchia.