BOB DYLAN & THE BAND -
THE BASEMENT TAPES
Note introduttive di Greil Marcus
Alcuni anni fa, The Band incise una canzone intitolata "The Rumor." E' un
brano che ben potrebbe descrivere la musica che ora viene raccolta qui in
questi dischi. The Basement Tapes sono in un certo senso come la seduta di
registrazione fantasma del 1956 che vide riuniti Elvis, Carl Perkins,
Jerry Lee Lewis e Johnny Cash, insieme per la prima ed ultima volta. A
dispetto dei bootlegs e delle versioni circolanti cantate da altri
artisti, The Basement Tapes sono sempre stati più di una voce (in inglese
"rumor", in riferimento al brano citato all'inizio, ndt).
Qualche dato, allora. Le ventiquattro canzoni incluse in questi due dischi
provengono dalle sedute di registrazione che ebbero luogo tra Giugno ed
Ottobre del 1967, nella cantina di Big Pink, una casa presa in affitto da
alcuni membri di The Band, a West Saugerties, New York. Bob Dylan canta
sedici di queste canzoni; una di esse, "Goin' to Acapulco", non e mai
stata pubblicata su bootleg prima - e per quel che importa nemmeno se n'è
mai sentito parlare. Richard Manuel, Levon Helm, Rick Danko e Robbie
Robertson cantano le restanti otto canzoni, nessuna delle quali è mai
affiorata in precedenza. Ci sono molte seconde voci nelle varie canzoni.
La formazione strumentale è la seguente: Rick Danko, basso (e mandolino in
"Ain't No More Cane"); Garth Hudson, organo (e sassofono in "Orange Juice
Blues (Blues For Breakfast)," e fisarmonica in "Ain't No More Cane");
Richard Manuel, pianoforte (e batteria in "Odds And Ends", "Yazoo Street
Scandal", "Ain't No More Cane" e "Don't Ya Tell Henry," ed armonica in
"Long Distance Operator"); Robbie Robertson, chitarra solista (e batteria
in "Apple Suckling Tree," "You Ain't Goin' Nowhere" e "This Wheel's On
Fire," e chitarra acustica in "Ain't No More Cane"); Bob Dylan, chitarra
acustica (e piano in "Apple Suckling Tree"). Levon Helm, che aveva
lasciato The Band quando, con il nome di The Hawks, avevano accompagnato
Dylan sul palco nel 1965, si era riunito al suo gruppo quando la gran
parte del materiale con Dylan era stato già registrato; suona la batteria
(e il mandolino in "Yazoo Street Scandal" e "Don't Ya Tell Henry," ed il
basso in "Ain't No More Cane"), nelle canzoni di The Band.
Registrate dal vivo su un registratore casalingo, con un numero di
microfoni che varia da uno a tre, tutte le tracce sono state
rimasterizzate; sono state messe in evidenza le parti principali, i toni
sono stati resi più acuti, i fruscii del nastro sono stati rimossi, e così
via. Il suono è chiaro, immediato, e diretto; così intimo come un
soggiorno e liscio come uno steccato di filo spinato.
Per quanto riguarda la qualità del sentimento contenuto nella musica -
beh, quello non è mai stato in discussione.
"...con un certo tipo di musica blues, ti puoi sedere e suonarla... puoi
dover sporgerti un po' in avanti."
Bob Dylan, 1966
Nel 1965 e nel 1966 Bob Dylan e The Hawks suonarono alla loro maniera per
il paese e poi in giro per il mondo; questi tour molto duri spinsero la
musica di Bob Dylan, e quella di The Band, fino ad un certo limite, e
dovettero con la propria musica ergersi coraggiosamente, senza nulla dare
e senza nulla pretendere. Nell'estate del 1967 Dylan e The Band erano
invece dietro a qualcosa di diverso.
Nè John Wesley Harding , uscito più tardi quell'anno, nè Music From Big
Pink (album sul quale tutte le canzoni di The Band qui presenti erano
destinate in un primo tempo ad essere incluse), suonano molto alla maniera
di The Basement Tapes , ma ci sono due elementi che le tre sedute di
registrazione condividono; un sentimento d'epoca, una sorta di
classicismo; ed un assoluto impegno da parte dei cantanti e dei musicisti
per il loro materiale. Dietro la superficie facile di The Basement Tapes ,
c'è un affare molto serio. Quel che stava prendendo forma, mentre Dylan e
The Band suonavano i brani, era più uno spirito che uno stile, uno spirito
che aveva a che fare con il piacere dell'amicizia e dell'invenzione.
Mentre ascoltate la musica che hanno prodotto, difficilmente la inserirete
facilmente in una categoria, e probabilmente nemmeno sarete troppo
interessati a farlo. Quel che conta è il saltellante basso di Rick Danko
in "Yazoo Street Scandal"; l'onnipresente gaio suono di organo di Garth
Hudson (e mai più evocativo come in "Apple Suckling Tree"); la lenta,
srotolante minaccia di "This Wheel's On Fire"; il canto di Bob Dylan,
infido come quello di Jerry Lee Lewis, ed esperto come quello del vecchio
uomo delle montagne.
C'è il genere di canzoni d'amore che solo Richard Manuel può realizzare,
l'irresistibilmente bella "Katie's Been Gone"; c'è la passione senza
pretese della magnifica "Ain't No More Cane," una vecchia canzone di
schiavitù che dovrebbe essere una rivelazione per tutti quelli che mai si
sono interessati alla musica di The Band, perchè questa performance sembra
catturare l'essenza di quel che sempre essi hanno inteso essere. C'è
l'adorabile idea di "Bessie Smith", scritta e cantata da Robbie e Rick
come un lamento da parte di uno degli innamorati di Bessie, che non riesce
a capire se il suo cuore si è perduto per la donna in sè stessa o se per
il modo in cui ella canta. C'è l'originale mistura di smarrimento carnale
e piacere indifeso di Levon Helm in "Don't Ya Tell Henry" (e gli assoli
che lui e Robbie eseguono su questa canzone) - ed il racconto che egli
narra in "Yazoo Street Scandal," una storia orror-comica in cui il
cantante viene presentato, dalla sua ragazza, alla Dark Lady locale, che
prontamente lo seduce, e poi lo terrorizza a morte.
The Basement Tapes, più che qualsiasi altro tipo di musica che mai abbiamo
ascoltato da parte di Bob Dylan e The Band, suona come musica di
associazione. Mentre Dylan e The Band si scambiano la voce in questi
dischi, e sfumature e frasi all'interno delle canzoni, potete sentire il
calore ed il senso di cameratismo che deve essere stato liberato da questi
sei uomini. Il linguaggio è completamente libero da vincoli. Un buon
numero di canzoni sembrano cripitche, o senza senso, come un cruciverba
con i numeri sbagliati - cioè se ascoltate solo le parole, e non quello
che il canto e la musica dicono - ma lo spirito aperto delle canzoni è
tanto schietto e leale quanto la loro vitalità e audacia senza pari.
Si può sentire un'emozione pura e nuda in alcune delle liriche e nella
voce di Dylan - specialmente in "Tears Of Rage" - un'emozione che non è
possibile ritrovare da nessun altra parte, e io penso che è la simpatia
musicale che Dylan e The Band condividono in queste sedute di
registrazione che dà a "Tears Of Rage," e ad altre canzoni, la loro
profondità ed il loro rimarchevole potere. Ci sono ritmi nella musica che
letteralmente cantano, con complimenti lanciati da un musicista all'altro
- ascoltate ad esempio "Lo And Behold," "Crash On The Leeve (Down In The
Flood)," "Ain't No More Cane." E c'è un altro tipo di franchezza, una
facilità all'oscenità che è più che una questione del mandolino di Levon o
del canto di Dylan - uno spirito che percorre l'intero album con un bel
sorriso.
Questa musica è più che semplicemente un po' folle, a volte nettamente
bizzarra (prendete "Million Dollar Bash," "Yazoo Street Scandal," Don't Ya
Tell Henry," "Lo And Behold!"), e si muove con facilità dal confessionale
al bordello; è una musica che per me suona allo stesso tempo come un esame
ed una scoperta - di affinità musicale, di audacia, di alcuni temi molto
arguti; di impegno, fuga, ritorno a casa, possesso, il pagamento di debiti
passati.
Suona come un esame ed una scoperta della memoria delle radici. The
Basement Tapes sono un caleidoscopio che non assomiglia a niente altro che
io conosca, completo e non più datato del tempo. Sembrano saltar fuori da
un caleidoscopio di musica Americana non meno immediata per la sua
venerabilità. Giusto sotto la superficie di canzoni come "Lo And Behold!"
o "Million Dollar Bash" ci sono le strane avventure e le follie
inscrutabili di cui è stata fatta la cronaca in brani standard come
"Froggy Went A-Courtin'," "E-ri-e," "Fishing Blues" di Henry Thomas, "Cock
Robin," o "Five Nights Drunk".
Il fantasma della sardonica "James Alley Blues" di Rabbit Brown potrebbe
stare dietro al brano "Crash On The Leeve (Down In The Flood)" ("Sometimes
I Think That You're Too Sweet To Die," cantava Brown nel 1927, "And
Another Time I Think You Oughta Be Buried Alive").
The Basement Tapes richiamano alla mente canti di marinai; canzoni da
ubriachi, racconti incredibili, ed i brani di rock and roll della prima
ora.
Insieme a questo genere di cose - e spesso ad esse interconnesse - c'è
qualcosa di molto differente.
"Ovviamente, la morte non è molto universalmente accettata. Voglio dire,
si penserebbe che la gente che fa musica tradizionale potrebbe dedurre
dalle proprie canzoni che il mistero è un fatto, un fatto tradizionale."
Bob Dylan, 1966
Io credo che uno possa capire di cosa sta parlando Bob Dylan ascoltando la
musica dei Basement Tapes, canzoni come "Goin' To Acapulco," "Tears Of
Rage," "Too Much Of Nothing," e "This Wheel's On Fire" - è difficile che
uno non se ne renda conto. Si tratta di un mistero detto con semplicità;
non ha niente a che fare con il mumbo-jumbo, o gli amuleti e gli
incantesimi.
L' "accettazione della morte" che Dylan ha trovato nella "musica
tradizionale" - nelle antiche ballate della musica di montagna - è
semplicemente l'insistenza del cantante sul mistero, come un qualcosa di
inseparabile da ogni comprensione circa quel che la vità è; è il quieto
terrore di un uomo che cerca la salvezza e che fissa un abisso che a sua
volta lo fissa. E' l'impenetrabile fatalismo che incute timore e che è
alla base delle ballate senza tempo registrate per la prima volta negli
anni Venti; canzoni come "East Virginia" di Buell Kazee, "Coo Coo Bird" di
Clarence Ashley, "Country Blues" di Dock Boggs - oppure una canzone
chiamata "I Wish I Was A Mole In The Ground," scritta da Bascom Lamar
Lunsford nel 1928. "I wish I was a mole in the ground - like a mole in the
ground I would root that mountain down - And I wish I was a mole in the
ground." ("Vorrei essere una talpa nel terreno - come una talpa nel
terreno scaverei quella montagna - E vorrei essere una talpa nel
terreno").
Ora, quel che il cantante vuole è ovvio, e quasi impossibile da
comprendere davvero. Egli vuole essere liberato dai suoi simili ed essere
trasformato in una creatura insignificante e disprezzata; come una talpa
nel terreno, egli non vuole vedere nulla e non vuole essere visto da
nessuno; vuole distruggere il mondo, e sopravvivergli.
Dylan e The Band vengono a patti con quella sensazione - vengono a patti
con l'abisso che li fissa - nell'estate del 1967; nelle canzoni più
potenti e sconvolgenti dei Basement Tapes, riescono a catturare un
vecchio, vecchio senso di mistero con una intensità che non si è più
ascoltata da moltissimo tempo. Lo potete ritrovare nel canto di Dylan e
nelle sue liriche in "This Wheel's On Fire" - ed in ogni nota che Garth
Hudson, Richard Manuel, Robbie Robertson, Levon Helm e Rick Danko suonano.
Ed è in questa maniera soprattutto che The Basement Tapes sono una prova
ed una scoperta delle radici e della memoria; e forse è questo il motivo
per cui The Basement Tapes sono, se mai, più irresistibili oggi che non
all'epoca in cui sono stati registrati, non più verosimili a sbiadire di
quanto non lo siano canzoni come la "Mystery Train" di Elvis Presley o la
"Love In Vain" di Robert Johnson. Lo spirito di una canzone come "I Wish I
Was A Mole In The Ground" ha qui una importanza non in quanto "influenza",
e non come una "fonte". Semplicemente avviene che un lato dei Basement
Tapes proietta un'ombra di quel genere di cose ed a sua volta riceve
l'ombra di tali cose.
Greil Marcus
BOB DYLAN / chitarra acustica, piano & voce
ROBBIE ROBERTSON / chitarra elettrica, chitarra acustica, batteria & voce
RICHARD MANUEL / piano, batteria, armonica & voce
RICK DANKO / basso elettrico, mandolino & voce
GARTH HUDSON / organo, clarinetto, fisarmonica, sax tenore & piano
LEVON HELM / batteria, mandolino, basso elettrico & voce
Registrato nella cantina di Big Pink, West Saugerties, N.Y., 1967
Tecnico del suono / Garth Hudson
Tecnici del missaggio / Rob Fraboni, Nat Jeffrey, Ed Anderson & Mark
Aglietti
Mixato ai Village Recorders & Shangri-La Studios
Tecnico / George Horn
Fotografie / Reid Miles
Consulente per il design / Bob Cato
Compilato da Robbie Robertson
Prodotto da Bob Dylan & The Band
E' stato fatto ogni sforzo per preservare l'integrità dei nastri analogici
originali.
Le ventiquattro canzoni contenute in questi due dischi sono tratte dalle
sedute di registrazione tenutesi tra Giugno ed Ottobre del 1967 con
un'apparecchiatura di registrazione casalinga nella cantina di Big Pink,
una casa affittata da alcuni membri di The Band a West Saugerties, New
York.
BOB DYLAN & THE BAND
THE BASEMENT TAPES
Disco 1
1 ODDS AND ENDS
(B. Dylan) Dwarf Music
2 ORANGE JUICE BLUES (BLUES FOR BREAKFAST)
(R. Manuel) Dwarf Music
3 MILLION DOLLAR BASH
(B. Dylan) Dwarf Music
4 YAZOO STREET SCANDAL
(J.R. Robertson) Dwarf Music
5 GOIN' TO ACAPULCO
(B. Dylan) Dwarf Music
6 KATIE'S BEEN GON
(J.R. Robertson-R. Manuel) Dwarf Music
7 LO AND BEHOLD!
(B. Dylan) Dwarf Music
8 BESSIE SMITH
(R. Danko - J.R. Robertson) Canaan Music, Inc.
9 CLOTHES LINE SAGA
(B. Dylan) Dwarf Music
10 APPLE SUCKLING TREE
(B. Dylan) Dwarf Music
11 PLEAS, MRS. HENRY
(B. Dylan) Dwarf Music
12 TEARS OF RAGE
(B. Dylan-R. Manuel) Dwarf Music
Disco 2
1 TOO MUCH OF NOTHING
(B. Dylan) Dwarf Music
2 YEA! HEAVY AND A BOTTLE OF BREAD
(B. Dylan) Dwarf Music
3 AIN'T NO MORE CANE
(Traditional) (Arrangiata da The Band) Pending
4 CRASH ON THE LEEVE (DOWN IN THE FLOOD)
(B. Dylan) Dwarf Music
5 RUBEN REMUS
(J.R. Robertson-R. Manuel) Dwarf Music
6 TINY MONTGOMERY
(B. Dylan) Dwarf Music
7 YOU AIN'T GOIN' NOWHERE
(B. Dylan) Dwarf Music
8 DON'T YA TELL HENRY
(B. Dylan) Dwarf Music
9 NOTHING WAS DELIVERED
(B. Dylan) Dwarf Music
10 OPEN THE DOOR, HOMER
(B. Dylan) Dwarf Music
11 LONG DISTANCE OPERATOR
(B. Dylan) Dwarf Music
12 THIS WHEEL'S ON FIRE
(B. Dylan-R. Danko) Dwarf Music
traduzione di Michele Murino
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LINER NOTES FROM "THE BASEMENT TAPES"
by Greil Marcus
Some years back, The Band cut a song called "The Rumor." It's a tune that
could well describe the music now collected here. "The Basement Tapes" are
a bit like the phantom 1956 session that brought Elvis, Carl Perkins,
Jerry Lee Lewis and Johnny Cash together for the first and last time. In
spite of the bootlegs and cover versions, "The Basement Tapes" have always
been more of a rumor than anything else.
Some facts, then. The twenty-four songs on these two discs are drawn from
sessions that took place between June and October, 1967, in the basement
of Big Pink, a house rented by some members of The Band, up in West
Saugerties, New York. Bob Dylan sings lead on sixteen numbers; one of
them, "Goin' To Acapulco," has never been bootlegged -- for that matter,
it has never even been rumored. Richard Manuel, Levon Helm, Rick Danko,
and Robbie Robertson take the lead on eight others, none of which has ever
surfaced either. There's a lot of back-up singing all around.
The instrumental line up is: Rick Danko, bass (mandolin on "Ain't No More
Cane"); Garth Hudson, organ (sax on "Orange Juice Blues (Blues For
Breakfast)," accordion on "Ain't No More Cane"); Richard Manuel, piano
(drums on "Odds And Ends," "Yazoo Street Scandal," "Ain't No More Cane"
and "Don't Ya Tell Henry," harp on "Long Distance Operator": Robbie
Robertson, lead guitar (drums on "Apple Suckling Tree," "You Ain't Goin'
Nowhere" and "This Wheel's On Fire," acoustic guitar on "Ain't No More
Cane"); Bob Dylan, acoustic guitar (piano on "Apple Suckling Tree"). Levon
Helm, who had left The Band when, as The Hawks, they were backing Dylan on
stage in 1965, had yet to rejoin his group when most of the material with
Dylan was recorded; he was back, on drums (mandolin on "Yazoo Street
Scandal" and "Don't Ya Tell Henry," bass on "Ain't No More Cane"), for the
tunes by The Band.
Cut live on a home tape recorder, with from one to three mikes, all of the
tracks have been remastered; highlights have been brought out, tones
sharpened, tape hiss removed, and so on. The sound is clear, immediate,
and direct; as intimate as living room and as slick as a barbed wire
fence.
As for the quality of feeling in the music -- well, that has never been in
doubt.
"...with a certain kind of blues music, you can sit down and play it...you
may have to lean forward a little." -- Bob Dylan, 1966
In 1965 and 1966 Bob Dylan and The Hawks played their way across the
country and then around the world; those rough tours pushed Bob Dylan's
music, and The Band's, to a certain limit, and they had made stand-up,
no-quarter-given-and-no quarter-asked music if there ever was such a
thing. In the summer of 1967 Dylan and The Band were after something else.
Neither "John Wesley Harding," made later that year, nor "Music From Big
Pink" (for which all of The Band's numbers here were at one time
intended), sound much like "The Basement Tapes," but there are two
elements the three sessions do share; a feeling of age, a kind of
classicism; and an absolute commitment by the singers and musicians to
their material. Beneath the easy rolling surface of The Basement Tapes,
there is some serious business going on. What was taking shape, as Dylan
and The Band fiddled with the tunes, was less a style than a spirit -- a
spirit that had to do with a delight in friendship and invention.
As you first listen to the music they made, you'll be hard put to pin it
down, and likely not too interested in doing so, What matters is Rick
Danko's loping bass on "Yazoo Street Scandal"; Garth Hudson's omnipresent
merry-go-round organ playing (and never more evocative than it is on
"Apple Suckling Tree"); the slow, uncoiling menace of "This Wheel's On
Fire"; Bob Dylan's singing, as sly as Jerry Lee Lewis, and as knowing as
the old man of the mountains.
There's the kind of love song only Richard Manuel can pull off, the
irresistibly pretty "Katie's Been Gone"; there is the unassuming passion
of The Band's magnificent "Ain't No More Cane," an old chain gang song
that ought to be a revelation to anyone who has ever cared about The
Band's music, because this performance seems to capture the essence of
what they have always meant to be. There's the lovely idea of "Bessie
Smith," written and sung by Robbie and Rick as the plaint of one of
Bessie's lovers, who can't figure out if he's lost his heart to the woman
herself or the way she sings. There is Levon Helm's patented mixture of
carnal bewilderment and helpless delight in "Don't Ya Tell Henry" (and the
solos he and Robbie stomp out on that tune) -- and the tale he tells in
"Yazoo Street Scandal," a comic horror story wherein the singer is
introduced, by his girlfriend, to the local Dark Lady, who promptly
seduces him, and then scares him half to death.
"The Basement Tapes," more than any other music that has been heard from
Bob Dylan and The Band, sound like the music of a partnership. As Dylan
and The Band trade vocals across these discs, as they trade nuances and
phrases within the songs, you can feel the warmth and the comradeship that
must have been liberating for all six men. Language, for one thing, is
completely unfettered. A good number of the songs seem as cryptic, or as
nonsensical, as a misnumbered crossword puzzle-that is, if you listen only
for words, and not for what the singing and the music say -- but the open
spirit of the songs is as straightforward as their unmatched vitality and
spunk.
One hears a pure, naked emotion in some of Dylan's writing and singing --
in "Tears Of Rage," especially -- that can't he found anywhere else, and I
think it is the musical sympathy Dylan and The Band shared in these
sessions that gives "Tears Of Rage," and other numbers, their remarkable
depth and power. There are rhythms in the music that literally sing with
compliments tossed from one musician to another -- listen to "Lo And
Behold!," "Crash On The Levee (Down In The Flood)," "Ain't No More Cane."
And there is another kind of openness, a flair for ribaldry that's as much
a matter of Levon's mandolin as his, or Dylan's, singing -- a spirit that
shoots a good smile straight across this album.
More than a little crazy, at times flatly bizarre (take "Million Dollar
Bash," "Yazoo Street Scandal," "Don't Ya Tell Henry," "Lo And Behold!"),
moving easily form the confessional to the bawdy house, roaring with humor
and good times, this music sounds to me at once like a testing and a
discovery -- of musical affinity, of nerve, of some very pointed themes;
put up or shut up, obligation, escape, homecoming, owning up, the settling
of accounts past due.
It sounds as well like a testing and a discovery of memory and roots. "The
Basement Tapes" are a kaleidoscope like nothing I know, complete and no
more dated than the weather, but they seem to leap out of a kaleidoscope
of American music no less immediate for its venerability. Just below the
surface of songs like "Lo And Behold!" or "Million Dollar Bash" are the
strange adventures and poker-faced insanities chronicled in such standards
as "Froggy Went A-Courtin'" "E-ri-e," Henry Thomas's "Fishing Blues,"
"Cock Robin," or "Five Nights Drunk"; the ghost of Rabbit Brown's sardonic
"James Alley Blues" might lie just behind "Crash On The Levee (Down In The
Flood)" ("Sometimes I Think That You're Too Sweet To Die," Brown sang in
1927, "And Another Time I Think You Oughta Be Buried Alive") "The Basement
Tapes" summon sea chanteys; drinking songs, tall tales, and early rock and
roll.
Along side of such things -- and often intertwined with them -- is
something very different.
"Obviously, death is not very universally accepted. I mean, you'd think
that the traditional music people could gather from their songs that
mystery is a fact, a traditional fact." -- Bob Dylan, 1966
I think one can hear what Bob Dylan was talking about in the music of "The
Basement Tapes," in "Goin' To Acapulco," "Tears Of Rage," "Too Much Of
Nothing," and "This Wheel's On Fire" -- one can hardly avoid hearing it.
It is a plain-talk mystery; it has nothing to do with mumbo-jumbo, charms
or spells. The "acceptance of death" that Dylan found in "traditional
music" -- the ancient ballads of mountain music -- is simply a singer's
insistence on mystery as inseparable from any honest understanding of what
life is all about; it is the quiet terror of a man seeking salvation who
stares into a void that stares back. It is the awesome, impenetrable
fatalism that drives the timeless ballads first recorded in the twenties;
songs like Buell Kazee's "East Virginia," Clarence Ashley's "Coo Coo
Bird," Dock Boggs' "Country Blues" -- or a song called "I Wish I Was A
Mole In The Ground," put down by Bascom Lamar Lunsford in 1928. "I wish I
was a mole in the ground -- like a mole in the ground I would root that
mountain down -- And I wish I was a mole in the ground."
Now, what the singer wants is obvious, and almost impossible to really
comprehend. He wants to be delivered from his like, and to be changed into
a creature insignificant and despised; like a mole in the ground, he wants
to see nothing and to be seen by no one; he wants to destroy the world,
and to survive it.
Dylan and The Band came to terms with feeling -- came to terms with the
void that looks back -- in the summer of 1967; in the most powerful and
unsettling songs on "The Basement Tapes," they put an old, old sense of
mystery across with an intensity that has not been heard in a long time.
You can find it in Dylan's singing and in his lyrics on "This Wheel's On
Fire" -- and in every note Garth Hudson, Richard Manuel, Robbie Robertson,
Levon Helm and Rick Danko play.
And it is in this way most of all that "The Basement Tapes" are a testing
and a discovery of roots and memory; it might be why "The Basement Tapes"
are, if anything, more compelling today than when they were first made, no
more likely to fade than Elvis Presley's "Mystery Train" or Robert
Johnson's "Love In Vain." The spirit of a song like "I Wish I Was A Mole
In The Ground" matters here not as an "influence," and not as a "source."
It is simply that one side of "The Basement Tapes" casts the shadow of
such things and in turn, is shadowed by them.
-- Greil Marcus |