MAGGIE'S FARM

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BOB DYLAN & THE BAND - THE BASEMENT TAPES
Note introduttive di Greil Marcus

Alcuni anni fa, The Band incise una canzone intitolata "The Rumor." E' un brano che ben potrebbe descrivere la musica che ora viene raccolta qui in questi dischi. The Basement Tapes sono in un certo senso come la seduta di registrazione fantasma del 1956 che vide riuniti Elvis, Carl Perkins, Jerry Lee Lewis e Johnny Cash, insieme per la prima ed ultima volta. A dispetto dei bootlegs e delle versioni circolanti cantate da altri artisti, The Basement Tapes sono sempre stati più di una voce (in inglese "rumor", in riferimento al brano citato all'inizio, ndt).
Qualche dato, allora. Le ventiquattro canzoni incluse in questi due dischi provengono dalle sedute di registrazione che ebbero luogo tra Giugno ed Ottobre del 1967, nella cantina di Big Pink, una casa presa in affitto da alcuni membri di The Band, a West Saugerties, New York. Bob Dylan canta sedici di queste canzoni; una di esse, "Goin' to Acapulco", non e mai stata pubblicata su bootleg prima - e per quel che importa nemmeno se n'è mai sentito parlare. Richard Manuel, Levon Helm, Rick Danko e Robbie Robertson cantano le restanti otto canzoni, nessuna delle quali è mai affiorata in precedenza. Ci sono molte seconde voci nelle varie canzoni.
La formazione strumentale è la seguente: Rick Danko, basso (e mandolino in "Ain't No More Cane"); Garth Hudson, organo (e sassofono in "Orange Juice Blues (Blues For Breakfast)," e fisarmonica in "Ain't No More Cane"); Richard Manuel, pianoforte (e batteria in "Odds And Ends", "Yazoo Street Scandal", "Ain't No More Cane" e "Don't Ya Tell Henry," ed armonica in "Long Distance Operator"); Robbie Robertson, chitarra solista (e batteria in "Apple Suckling Tree," "You Ain't Goin' Nowhere" e "This Wheel's On Fire," e chitarra acustica in "Ain't No More Cane"); Bob Dylan, chitarra acustica (e piano in "Apple Suckling Tree"). Levon Helm, che aveva lasciato The Band quando, con il nome di The Hawks, avevano accompagnato Dylan sul palco nel 1965, si era riunito al suo gruppo quando la gran parte del materiale con Dylan era stato già registrato; suona la batteria (e il mandolino in "Yazoo Street Scandal" e "Don't Ya Tell Henry," ed il basso in "Ain't No More Cane"), nelle canzoni di The Band.
Registrate dal vivo su un registratore casalingo, con un numero di microfoni che varia da uno a tre, tutte le tracce sono state rimasterizzate; sono state messe in evidenza le parti principali, i toni sono stati resi più acuti, i fruscii del nastro sono stati rimossi, e così via. Il suono è chiaro, immediato, e diretto; così intimo come un soggiorno e liscio come uno steccato di filo spinato.
Per quanto riguarda la qualità del sentimento contenuto nella musica - beh, quello non è mai stato in discussione.

"...con un certo tipo di musica blues, ti puoi sedere e suonarla... puoi dover sporgerti un po' in avanti."
Bob Dylan, 1966
Nel 1965 e nel 1966 Bob Dylan e The Hawks suonarono alla loro maniera per il paese e poi in giro per il mondo; questi tour molto duri spinsero la musica di Bob Dylan, e quella di The Band, fino ad un certo limite, e dovettero con la propria musica ergersi coraggiosamente, senza nulla dare e senza nulla pretendere. Nell'estate del 1967 Dylan e The Band erano invece dietro a qualcosa di diverso.
Nè John Wesley Harding , uscito più tardi quell'anno, nè Music From Big Pink (album sul quale tutte le canzoni di The Band qui presenti erano destinate in un primo tempo ad essere incluse), suonano molto alla maniera di The Basement Tapes , ma ci sono due elementi che le tre sedute di registrazione condividono; un sentimento d'epoca, una sorta di classicismo; ed un assoluto impegno da parte dei cantanti e dei musicisti per il loro materiale. Dietro la superficie facile di The Basement Tapes , c'è un affare molto serio. Quel che stava prendendo forma, mentre Dylan e The Band suonavano i brani, era più uno spirito che uno stile, uno spirito che aveva a che fare con il piacere dell'amicizia e dell'invenzione.
Mentre ascoltate la musica che hanno prodotto, difficilmente la inserirete facilmente in una categoria, e probabilmente nemmeno sarete troppo interessati a farlo. Quel che conta è il saltellante basso di Rick Danko in "Yazoo Street Scandal"; l'onnipresente gaio suono di organo di Garth Hudson (e mai più evocativo come in "Apple Suckling Tree"); la lenta, srotolante minaccia di "This Wheel's On Fire"; il canto di Bob Dylan, infido come quello di Jerry Lee Lewis, ed esperto come quello del vecchio uomo delle montagne.
C'è il genere di canzoni d'amore che solo Richard Manuel può realizzare, l'irresistibilmente bella "Katie's Been Gone"; c'è la passione senza pretese della magnifica "Ain't No More Cane," una vecchia canzone di schiavitù che dovrebbe essere una rivelazione per tutti quelli che mai si sono interessati alla musica di The Band, perchè questa performance sembra catturare l'essenza di quel che sempre essi hanno inteso essere. C'è l'adorabile idea di "Bessie Smith", scritta e cantata da Robbie e Rick come un lamento da parte di uno degli innamorati di Bessie, che non riesce a capire se il suo cuore si è perduto per la donna in sè stessa o se per il modo in cui ella canta. C'è l'originale mistura di smarrimento carnale e piacere indifeso di Levon Helm in "Don't Ya Tell Henry" (e gli assoli che lui e Robbie eseguono su questa canzone) - ed il racconto che egli narra in "Yazoo Street Scandal," una storia orror-comica in cui il cantante viene presentato, dalla sua ragazza, alla Dark Lady locale, che prontamente lo seduce, e poi lo terrorizza a morte.
The Basement Tapes, più che qualsiasi altro tipo di musica che mai abbiamo ascoltato da parte di Bob Dylan e The Band, suona come musica di associazione. Mentre Dylan e The Band si scambiano la voce in questi dischi, e sfumature e frasi all'interno delle canzoni, potete sentire il calore ed il senso di cameratismo che deve essere stato liberato da questi sei uomini. Il linguaggio è completamente libero da vincoli. Un buon numero di canzoni sembrano cripitche, o senza senso, come un cruciverba con i numeri sbagliati - cioè se ascoltate solo le parole, e non quello che il canto e la musica dicono - ma lo spirito aperto delle canzoni è tanto schietto e leale quanto la loro vitalità e audacia senza pari.
Si può sentire un'emozione pura e nuda in alcune delle liriche e nella voce di Dylan - specialmente in "Tears Of Rage" - un'emozione che non è possibile ritrovare da nessun altra parte, e io penso che è la simpatia musicale che Dylan e The Band condividono in queste sedute di registrazione che dà a "Tears Of Rage," e ad altre canzoni, la loro profondità ed il loro rimarchevole potere. Ci sono ritmi nella musica che letteralmente cantano, con complimenti lanciati da un musicista all'altro - ascoltate ad esempio "Lo And Behold," "Crash On The Leeve (Down In The Flood)," "Ain't No More Cane." E c'è un altro tipo di franchezza, una facilità all'oscenità che è più che una questione del mandolino di Levon o del canto di Dylan - uno spirito che percorre l'intero album con un bel sorriso.
Questa musica è più che semplicemente un po' folle, a volte nettamente bizzarra (prendete "Million Dollar Bash," "Yazoo Street Scandal," Don't Ya Tell Henry," "Lo And Behold!"), e si muove con facilità dal confessionale al bordello; è una musica che per me suona allo stesso tempo come un esame ed una scoperta - di affinità musicale, di audacia, di alcuni temi molto arguti; di impegno, fuga, ritorno a casa, possesso, il pagamento di debiti passati.

Suona come un esame ed una scoperta della memoria delle radici. The Basement Tapes sono un caleidoscopio che non assomiglia a niente altro che io conosca, completo e non più datato del tempo. Sembrano saltar fuori da un caleidoscopio di musica Americana non meno immediata per la sua venerabilità. Giusto sotto la superficie di canzoni come "Lo And Behold!" o "Million Dollar Bash" ci sono le strane avventure e le follie inscrutabili di cui è stata fatta la cronaca in brani standard come "Froggy Went A-Courtin'," "E-ri-e," "Fishing Blues" di Henry Thomas, "Cock Robin," o "Five Nights Drunk".
Il fantasma della sardonica "James Alley Blues" di Rabbit Brown potrebbe stare dietro al brano "Crash On The Leeve (Down In The Flood)" ("Sometimes I Think That You're Too Sweet To Die," cantava Brown nel 1927, "And Another Time I Think You Oughta Be Buried Alive").
The Basement Tapes richiamano alla mente canti di marinai; canzoni da ubriachi, racconti incredibili, ed i brani di rock and roll della prima ora.
Insieme a questo genere di cose - e spesso ad esse interconnesse - c'è qualcosa di molto differente.
"Ovviamente, la morte non è molto universalmente accettata. Voglio dire, si penserebbe che la gente che fa musica tradizionale potrebbe dedurre dalle proprie canzoni che il mistero è un fatto, un fatto tradizionale."
Bob Dylan, 1966
Io credo che uno possa capire di cosa sta parlando Bob Dylan ascoltando la musica dei Basement Tapes, canzoni come "Goin' To Acapulco," "Tears Of Rage," "Too Much Of Nothing," e "This Wheel's On Fire" - è difficile che uno non se ne renda conto. Si tratta di un mistero detto con semplicità; non ha niente a che fare con il mumbo-jumbo, o gli amuleti e gli incantesimi.
L' "accettazione della morte" che Dylan ha trovato nella "musica tradizionale" - nelle antiche ballate della musica di montagna - è semplicemente l'insistenza del cantante sul mistero, come un qualcosa di inseparabile da ogni comprensione circa quel che la vità è; è il quieto terrore di un uomo che cerca la salvezza e che fissa un abisso che a sua volta lo fissa. E' l'impenetrabile fatalismo che incute timore e che è alla base delle ballate senza tempo registrate per la prima volta negli anni Venti; canzoni come "East Virginia" di Buell Kazee, "Coo Coo Bird" di Clarence Ashley, "Country Blues" di Dock Boggs - oppure una canzone chiamata "I Wish I Was A Mole In The Ground," scritta da Bascom Lamar Lunsford nel 1928. "I wish I was a mole in the ground - like a mole in the ground I would root that mountain down - And I wish I was a mole in the ground." ("Vorrei essere una talpa nel terreno - come una talpa nel terreno scaverei quella montagna - E vorrei essere una talpa nel terreno").
Ora, quel che il cantante vuole è ovvio, e quasi impossibile da comprendere davvero. Egli vuole essere liberato dai suoi simili ed essere trasformato in una creatura insignificante e disprezzata; come una talpa nel terreno, egli non vuole vedere nulla e non vuole essere visto da nessuno; vuole distruggere il mondo, e sopravvivergli.
Dylan e The Band vengono a patti con quella sensazione - vengono a patti con l'abisso che li fissa - nell'estate del 1967; nelle canzoni più potenti e sconvolgenti dei Basement Tapes, riescono a catturare un vecchio, vecchio senso di mistero con una intensità che non si è più ascoltata da moltissimo tempo. Lo potete ritrovare nel canto di Dylan e nelle sue liriche in "This Wheel's On Fire" - ed in ogni nota che Garth Hudson, Richard Manuel, Robbie Robertson, Levon Helm e Rick Danko suonano.

Ed è in questa maniera soprattutto che The Basement Tapes sono una prova ed una scoperta delle radici e della memoria; e forse è questo il motivo per cui The Basement Tapes sono, se mai, più irresistibili oggi che non all'epoca in cui sono stati registrati, non più verosimili a sbiadire di quanto non lo siano canzoni come la "Mystery Train" di Elvis Presley o la "Love In Vain" di Robert Johnson. Lo spirito di una canzone come "I Wish I Was A Mole In The Ground" ha qui una importanza non in quanto "influenza", e non come una "fonte". Semplicemente avviene che un lato dei Basement Tapes proietta un'ombra di quel genere di cose ed a sua volta riceve l'ombra di tali cose.

Greil Marcus

BOB DYLAN / chitarra acustica, piano & voce
ROBBIE ROBERTSON / chitarra elettrica, chitarra acustica, batteria & voce
RICHARD MANUEL / piano, batteria, armonica & voce
RICK DANKO / basso elettrico, mandolino & voce
GARTH HUDSON / organo, clarinetto, fisarmonica, sax tenore & piano
LEVON HELM / batteria, mandolino, basso elettrico & voce
Registrato nella cantina di Big Pink, West Saugerties, N.Y., 1967
Tecnico del suono / Garth Hudson
Tecnici del missaggio / Rob Fraboni, Nat Jeffrey, Ed Anderson & Mark Aglietti
Mixato ai Village Recorders & Shangri-La Studios
Tecnico / George Horn
Fotografie / Reid Miles
Consulente per il design / Bob Cato
Compilato da Robbie Robertson
Prodotto da Bob Dylan & The Band

E' stato fatto ogni sforzo per preservare l'integrità dei nastri analogici originali.
Le ventiquattro canzoni contenute in questi due dischi sono tratte dalle sedute di registrazione tenutesi tra Giugno ed Ottobre del 1967 con un'apparecchiatura di registrazione casalinga nella cantina di Big Pink, una casa affittata da alcuni membri di The Band a West Saugerties, New York.

BOB DYLAN & THE BAND
THE BASEMENT TAPES

Disco 1

1 ODDS AND ENDS
(B. Dylan) Dwarf Music

2 ORANGE JUICE BLUES (BLUES FOR BREAKFAST)
(R. Manuel) Dwarf Music

3 MILLION DOLLAR BASH
(B. Dylan) Dwarf Music

4 YAZOO STREET SCANDAL
(J.R. Robertson) Dwarf Music

5 GOIN' TO ACAPULCO
(B. Dylan) Dwarf Music

6 KATIE'S BEEN GON
(J.R. Robertson-R. Manuel) Dwarf Music

7 LO AND BEHOLD!
(B. Dylan) Dwarf Music

8 BESSIE SMITH
(R. Danko - J.R. Robertson) Canaan Music, Inc.

9 CLOTHES LINE SAGA
(B. Dylan) Dwarf Music

10 APPLE SUCKLING TREE
(B. Dylan) Dwarf Music

11 PLEAS, MRS. HENRY
(B. Dylan) Dwarf Music

12 TEARS OF RAGE
(B. Dylan-R. Manuel) Dwarf Music

Disco 2

1 TOO MUCH OF NOTHING
(B. Dylan) Dwarf Music

2 YEA! HEAVY AND A BOTTLE OF BREAD
(B. Dylan) Dwarf Music

3 AIN'T NO MORE CANE
(Traditional) (Arrangiata da The Band) Pending

4 CRASH ON THE LEEVE (DOWN IN THE FLOOD)
(B. Dylan) Dwarf Music

5 RUBEN REMUS
(J.R. Robertson-R. Manuel) Dwarf Music

6 TINY MONTGOMERY
(B. Dylan) Dwarf Music

7 YOU AIN'T GOIN' NOWHERE
(B. Dylan) Dwarf Music

8 DON'T YA TELL HENRY
(B. Dylan) Dwarf Music

9 NOTHING WAS DELIVERED
(B. Dylan) Dwarf Music

10 OPEN THE DOOR, HOMER
(B. Dylan) Dwarf Music

11 LONG DISTANCE OPERATOR
(B. Dylan) Dwarf Music

12 THIS WHEEL'S ON FIRE
(B. Dylan-R. Danko) Dwarf Music

traduzione di Michele Murino

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LINER NOTES FROM "THE BASEMENT TAPES"

by Greil Marcus

Some years back, The Band cut a song called "The Rumor." It's a tune that could well describe the music now collected here. "The Basement Tapes" are a bit like the phantom 1956 session that brought Elvis, Carl Perkins, Jerry Lee Lewis and Johnny Cash together for the first and last time. In spite of the bootlegs and cover versions, "The Basement Tapes" have always been more of a rumor than anything else.
Some facts, then. The twenty-four songs on these two discs are drawn from sessions that took place between June and October, 1967, in the basement of Big Pink, a house rented by some members of The Band, up in West Saugerties, New York. Bob Dylan sings lead on sixteen numbers; one of them, "Goin' To Acapulco," has never been bootlegged -- for that matter, it has never even been rumored. Richard Manuel, Levon Helm, Rick Danko, and Robbie Robertson take the lead on eight others, none of which has ever surfaced either. There's a lot of back-up singing all around.
The instrumental line up is: Rick Danko, bass (mandolin on "Ain't No More Cane"); Garth Hudson, organ (sax on "Orange Juice Blues (Blues For Breakfast)," accordion on "Ain't No More Cane"); Richard Manuel, piano (drums on "Odds And Ends," "Yazoo Street Scandal," "Ain't No More Cane" and "Don't Ya Tell Henry," harp on "Long Distance Operator": Robbie Robertson, lead guitar (drums on "Apple Suckling Tree," "You Ain't Goin' Nowhere" and "This Wheel's On Fire," acoustic guitar on "Ain't No More Cane"); Bob Dylan, acoustic guitar (piano on "Apple Suckling Tree"). Levon Helm, who had left The Band when, as The Hawks, they were backing Dylan on stage in 1965, had yet to rejoin his group when most of the material with Dylan was recorded; he was back, on drums (mandolin on "Yazoo Street Scandal" and "Don't Ya Tell Henry," bass on "Ain't No More Cane"), for the tunes by The Band.
Cut live on a home tape recorder, with from one to three mikes, all of the tracks have been remastered; highlights have been brought out, tones sharpened, tape hiss removed, and so on. The sound is clear, immediate, and direct; as intimate as living room and as slick as a barbed wire fence.
As for the quality of feeling in the music -- well, that has never been in doubt.
"...with a certain kind of blues music, you can sit down and play it...you may have to lean forward a little." -- Bob Dylan, 1966
In 1965 and 1966 Bob Dylan and The Hawks played their way across the country and then around the world; those rough tours pushed Bob Dylan's music, and The Band's, to a certain limit, and they had made stand-up, no-quarter-given-and-no quarter-asked music if there ever was such a thing. In the summer of 1967 Dylan and The Band were after something else.
Neither "John Wesley Harding," made later that year, nor "Music From Big Pink" (for which all of The Band's numbers here were at one time intended), sound much like "The Basement Tapes," but there are two elements the three sessions do share; a feeling of age, a kind of classicism; and an absolute commitment by the singers and musicians to their material. Beneath the easy rolling surface of The Basement Tapes, there is some serious business going on. What was taking shape, as Dylan and The Band fiddled with the tunes, was less a style than a spirit -- a spirit that had to do with a delight in friendship and invention.
As you first listen to the music they made, you'll be hard put to pin it down, and likely not too interested in doing so, What matters is Rick Danko's loping bass on "Yazoo Street Scandal"; Garth Hudson's omnipresent merry-go-round organ playing (and never more evocative than it is on "Apple Suckling Tree"); the slow, uncoiling menace of "This Wheel's On Fire"; Bob Dylan's singing, as sly as Jerry Lee Lewis, and as knowing as the old man of the mountains.
There's the kind of love song only Richard Manuel can pull off, the irresistibly pretty "Katie's Been Gone"; there is the unassuming passion of The Band's magnificent "Ain't No More Cane," an old chain gang song that ought to be a revelation to anyone who has ever cared about The Band's music, because this performance seems to capture the essence of what they have always meant to be. There's the lovely idea of "Bessie Smith," written and sung by Robbie and Rick as the plaint of one of Bessie's lovers, who can't figure out if he's lost his heart to the woman herself or the way she sings. There is Levon Helm's patented mixture of carnal bewilderment and helpless delight in "Don't Ya Tell Henry" (and the solos he and Robbie stomp out on that tune) -- and the tale he tells in "Yazoo Street Scandal," a comic horror story wherein the singer is introduced, by his girlfriend, to the local Dark Lady, who promptly seduces him, and then scares him half to death.
"The Basement Tapes," more than any other music that has been heard from Bob Dylan and The Band, sound like the music of a partnership. As Dylan and The Band trade vocals across these discs, as they trade nuances and phrases within the songs, you can feel the warmth and the comradeship that must have been liberating for all six men. Language, for one thing, is completely unfettered. A good number of the songs seem as cryptic, or as nonsensical, as a misnumbered crossword puzzle-that is, if you listen only for words, and not for what the singing and the music say -- but the open spirit of the songs is as straightforward as their unmatched vitality and spunk.
One hears a pure, naked emotion in some of Dylan's writing and singing -- in "Tears Of Rage," especially -- that can't he found anywhere else, and I think it is the musical sympathy Dylan and The Band shared in these sessions that gives "Tears Of Rage," and other numbers, their remarkable depth and power. There are rhythms in the music that literally sing with compliments tossed from one musician to another -- listen to "Lo And Behold!," "Crash On The Levee (Down In The Flood)," "Ain't No More Cane." And there is another kind of openness, a flair for ribaldry that's as much a matter of Levon's mandolin as his, or Dylan's, singing -- a spirit that shoots a good smile straight across this album.
More than a little crazy, at times flatly bizarre (take "Million Dollar Bash," "Yazoo Street Scandal," "Don't Ya Tell Henry," "Lo And Behold!"), moving easily form the confessional to the bawdy house, roaring with humor and good times, this music sounds to me at once like a testing and a discovery -- of musical affinity, of nerve, of some very pointed themes; put up or shut up, obligation, escape, homecoming, owning up, the settling of accounts past due.
It sounds as well like a testing and a discovery of memory and roots. "The Basement Tapes" are a kaleidoscope like nothing I know, complete and no more dated than the weather, but they seem to leap out of a kaleidoscope of American music no less immediate for its venerability. Just below the surface of songs like "Lo And Behold!" or "Million Dollar Bash" are the strange adventures and poker-faced insanities chronicled in such standards as "Froggy Went A-Courtin'" "E-ri-e," Henry Thomas's "Fishing Blues," "Cock Robin," or "Five Nights Drunk"; the ghost of Rabbit Brown's sardonic "James Alley Blues" might lie just behind "Crash On The Levee (Down In The Flood)" ("Sometimes I Think That You're Too Sweet To Die," Brown sang in 1927, "And Another Time I Think You Oughta Be Buried Alive") "The Basement Tapes" summon sea chanteys; drinking songs, tall tales, and early rock and roll.
Along side of such things -- and often intertwined with them -- is something very different.
"Obviously, death is not very universally accepted. I mean, you'd think that the traditional music people could gather from their songs that mystery is a fact, a traditional fact." -- Bob Dylan, 1966
I think one can hear what Bob Dylan was talking about in the music of "The Basement Tapes," in "Goin' To Acapulco," "Tears Of Rage," "Too Much Of Nothing," and "This Wheel's On Fire" -- one can hardly avoid hearing it. It is a plain-talk mystery; it has nothing to do with mumbo-jumbo, charms or spells. The "acceptance of death" that Dylan found in "traditional music" -- the ancient ballads of mountain music -- is simply a singer's insistence on mystery as inseparable from any honest understanding of what life is all about; it is the quiet terror of a man seeking salvation who stares into a void that stares back. It is the awesome, impenetrable fatalism that drives the timeless ballads first recorded in the twenties; songs like Buell Kazee's "East Virginia," Clarence Ashley's "Coo Coo Bird," Dock Boggs' "Country Blues" -- or a song called "I Wish I Was A Mole In The Ground," put down by Bascom Lamar Lunsford in 1928. "I wish I was a mole in the ground -- like a mole in the ground I would root that mountain down -- And I wish I was a mole in the ground."
Now, what the singer wants is obvious, and almost impossible to really comprehend. He wants to be delivered from his like, and to be changed into a creature insignificant and despised; like a mole in the ground, he wants to see nothing and to be seen by no one; he wants to destroy the world, and to survive it.
Dylan and The Band came to terms with feeling -- came to terms with the void that looks back -- in the summer of 1967; in the most powerful and unsettling songs on "The Basement Tapes," they put an old, old sense of mystery across with an intensity that has not been heard in a long time. You can find it in Dylan's singing and in his lyrics on "This Wheel's On Fire" -- and in every note Garth Hudson, Richard Manuel, Robbie Robertson, Levon Helm and Rick Danko play.
And it is in this way most of all that "The Basement Tapes" are a testing and a discovery of roots and memory; it might be why "The Basement Tapes" are, if anything, more compelling today than when they were first made, no more likely to fade than Elvis Presley's "Mystery Train" or Robert Johnson's "Love In Vain." The spirit of a song like "I Wish I Was A Mole In The Ground" matters here not as an "influence," and not as a "source." It is simply that one side of "The Basement Tapes" casts the shadow of such things and in turn, is shadowed by them.
-- Greil Marcus