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Ciao Mr. Tambourine.
1) Greil Marcus affermò "Dylan chiude quasi tutti i suoi concerti con
Like a Rolling Stone. È come se la canzone fosse un cavallo morto e
Dylan e i musicisti le girassero attorno prendendola a calci per cercare
di farla rialzare. Ma di solito non ci riescono" rispndendo alla domanda
" Cosa pensa della versione lenta e triste di «Like a Rolling Stone» che
Dylan propone spesso negli ultimi anni? " nel corso di una intervista
rilasciata ad Andrea Colombo, pubblicata sul Manifesto del 9 novembre
2005, dal titolo "Like a rolling stone" l'eterno ritornello di una
strana canzone - Un incontro con Greil Marcus che ha scritto la
«biografia» del brano più noto dell'artista che domani apre a Bologna il
tour italiano. Registrato oltre 40 anni fa, è anche un modo per
ripensare alle menzogne e alle promesse tradite del sogno americano.
Questo è il testo integrale dell'intervista (reperibile anche su MF),
nel corso della quale espone il suo pensiero anche sul significato di
Love and Theft:
Con il saggio Mistery Train, nel 1975, ha rivoluzionato tutti i criteri
della critica rock. Negli '80, in Lipstick Traces, ha tracciato una
genealogia del punk ritrovandone le origini nei grandi e quasi segreti
movimenti culturali antagonisti del XX secolo. Con La repubblica
invisibile ha percorso in lungo e in largo un paese senza confini e
senza tempo, forse la vera America, adoperando come mappa i Basement
Tapes registrati da Bob Dylan e dalla Band nella cantina di casa, a
Woodstock, nel 1967. L'argomento dell'ultimo libro di Greil Marcus è
all'apparenza infinitamente più circoscritto: una canzone sola, scritta
e registrata quarant'anni fa da Bob Dylan: Like a Rolling Stone. Marcus,
come le è venuta l'idea di scrivere un intero libro su «Like a Rolling
Stone»? Non è venuta in mente a me. Un editore mi ha proposto di
scrivere il libro, e io ho risposto di no, perché ne stavo già scrivendo
un altro e perché non mi sembrava una buona idea. Poi però ho iniziato a
buttare giù qualche appunto e parlarne un po' in giro, e ho scoperto che
tutti la trovavano invece un'ottima idea. Il bello è che quell'editore
non sapeva che Like a Rolling Stone è la mia canzone preferita. Per me
non si tratta di una vecchia canzone. Ogni volta che la sento la trovo
diversa. E proprio questo è diventato il soggetto del libro: perché è
una canzone sempre diversa, che non invecchia. La risposta a questa
domanda è ovviamente nel suo libro. Può provare comunque a riassumerla?
È come se né Dylan né i musicisti sapessero quello che sta per succedere
nella canzone. Nella maggior parte dei dischi, la registrazione è
semplicemente la copia di qualcosa: di come la canzone è stata scritta,
o di un arrangiamento. Ognuno sa già tutto quello che deve fare. I
musicisti si possono riferire a qualcosa. Like a Rolling Stone, invece,
suona sempre come un evento: una battaglia in guerra, o un incidente
stradale. Quando ti trovi nel mezzo di un evento, non sai mai cosa
succederà. Non sai come andrà a finire. E un evento non può essere
ripetuto. Non lo puoi suonare di nuovo, e quando lo ascolti suona sempre
come se stesse succedendo in quel momento. È lo stesso elemento che l'ha
affascinata nei «Basement Tapes», su cui ha scritto un libro? Forse. Nei
Basement Tapes Dylan e la Band suonano per divertirsi. Non cercano di
fare nulla di speciale. Ascoltarli è come spiare e origliare gente che
non sa che la stai ascoltando. Detto questo, non direi che Like a
Rolling Stone e i Basement Tapes siano la stessa cosa. Qual è la
differenza? Nei Basement Tapes ogni canzone è parte di un insieme creato
dal complesso di tutte le canzoni. Like a Rolling Stone è di per sé come
un viaggio, o una ricerca. In parte perché è così lunga, in parte perché
il suono è così grande che questa canzone da sola può essere un intero
mondo. Stiamo parlando del Bob Dylan di 40 anni fa. Ma Dylan continua a
suonare, a scrivere canzoni bellissime e a eseguire i classici in modo
sempre diverso. Cosa pensa della versione lenta e triste di «Like a
Rolling Stone» che Dylan propone spesso negli ultimi anni? Dylan chiude
quasi tutti i suoi concerti con Like a Rolling Stone. È come se la
canzone fosse un cavallo morto e Dylan e i musicisti le girassero
attorno prendendola a calci per cercare di farla rialzare. Ma di solito
non ci riescono. Nel libro lei parla con grande entusiasmo del penultimo
cd di Dylan, «Time Out of Mind» mentre sorvola completamente
sull'ultimo, «Love and Theft». Non le è piaciuto? Time out of Mind è un
cd così grande che nessuno avrebbe potuto fare due dischi altrettanto
belli di seguito. Ma anche Love and Theft è molto bello. Le racconto una
cosa poco nota: avevo sentito dire che l'ultima e a mio parere miglior
canzone, Sugar Baby, è identica a una vecchia canzone di un cantante
della Louisiana, Gene Austin. Così ho comprato un suo album e l'ho
ascoltata. Non ricordo il nome, ma la si può facilmente trovare su
Internet, cercando su Google Dylan e Gene Austin insieme. Non solo è
davvero identica a Sugar Baby, a parte le parole, ma è anche una delle
canzoni più belle che ho sentito in tutta la mia vita. L'ho fatta
ascoltare a mio padre, che ha 88 anni, e a mia figlia, che ne ha 35, ed
entrambi sono rimasti choccati dalla sua bellezza. Questo dimostra che
il titolo del cd (Amore e furto) va preso alla lettera: Dylan ama quel
che ruba e ruba quel che ama. Del resto il titolo esatto è con le
virgolette, «Love and Theft», perché è stato a sua volta rubato dal
titolo di un libro sui Black Minstrels scritto da un mio amico. Ha visto
il film di Martin Scorsese su Dylan, «No Direction Home»? Sì. L'ho
presentato in occasione della prima mondiale, al Film Festival di
Telluride, in Colorado. È pieno di suspence ed è davvero un film.
Dovrebbe essere visto in un cinema, con molte persone, non in tv o in
dvd. Perché parla di suspence? La prima metà racconta l'affascinante
storia di un ragazzo che scopre chi è e cosa può fare. Nella seconda
parte è come se lo stesso musicista, dopo averlo scoperto, non lo
sapesse più. La musica diventa così forte e potente che, mentre guardi
le performances, pensi che così non può continuare, che qualcuno finirà
per farsi male. E questa è suspence. Alla fine di «Lipstick Traces»,
pubblicato negli anni '80, scriveva, più o meno: «Quando si sentirà
qualcosa di così potente come fu `Anarchy in Uk', dei Sex Pistols nel
'76, significherà che il mondo ha fatto un altro giro». Ha poi sentito
una musica di tale potenza? No. Di soliti senti una canzone che ti
piace, poi però ne senti un'altra che ti fa sembrare quella precedente
un po' più piccola. Ma in Anarchy in Uk è come se qualcuno stesse
chiedendo che tutto il mondo cambi, non importa se in meglio o in
peggio, e che cambi in quello stesso istante. E io non ho mai sentito
una canzone che faccia sembrare quella canzone dei Sex Pistols e quella
domanda meno potenti, meno grandi. A cosa sta lavorando adesso? Ho
appena finito un libro: The Shape of Things to Come: Prophecy and the
American Voice. Parla dell'idea del patto con Dio e della sua rottura,
come parte fondamentale dell'identità americana. L'America comincia con
i Puritani, che si ritengono i nuovi figli di Israele, legati a Dio da
una reciproca promessa. Un secolo e mezzo più tardi, gli Usa divennero
un paese fondato sulle promesse di libertà, fraternità e uguaglianza
fatte dai suoi cittadini a se stessi. Ma erano promesse così grandi che
dovevano inevitabilmente essere violate e disattese. Gli Usa sono
diventati così un paese la cui identità è basata sulla rottura delle sue
promesse originarie. Il libro affronta questo argomento parlando di
alcune figure storiche, come Lincoln e Martin Luther King, ma
soprattutto tratta di come si è confrontata con questo tema l'arte
contemporanea: Philip Roth, David Lynch, Allen Ginsberg, David Thomas
dei Pere Ubu... A proposito di promesse tradite, come giudica la
presidenza Bush e la guerra in Iraq? È un governo terribile. L'idea di
un paese che tradisce se stesso è oggi il nostro dramma nazionale
quotidiano. Non era così anche ieri, con la guerra nel Vietnam ad
esempio? La guerra nel Vietnam e quella in Iraq non sono la stessa cosa.
Quella del Vietnam è stata una guerra orribile e criminale, tuttavia è
stata una guerra portata avanti da almeno tre presidenti: credevano che
fosse necessaria. Era davvero un tipo di politica nazionale. Quella in
Iraq, invece, è una faccenda privata del presidente Bush, fatta apposta
per aumentare il potere di un gruppo molto ristretto. Sembra che sia
anche questa una politica nazionale, invece è molto vicina a essere la
guerra personale di George Bush. E penso sinceramente che non abbia
proprio nulla a che fare con gli attacchi dell'11 settembre 2001 su New
York e Washington.
2) "Cos'è 'sta merda?" era il commento alla prima canzone del disco
Selfportrait, All The Tired Horses, sempre di Greil Marcus, sulla
rivista Rolling Stone. Di questo pesante giudizio, Marcus parla anche
nell'intervista rilasciata a Paolo Vites, per la rivista Jam, in
occasione della pubblicazione de "La Repubblica invisibile". A Vites che
pone la domanda "Una di queste sue recensioni è passata alla storia,
come esempio di coraggio e spregiudicatezza, in un campo dove
difficilmente i giornalisti hanno il coraggio di parlar male di un
grande nome del rock. Nel 1970, la sua recensione del disco di Bob
Dylan, Selfportrait, cominciava con la frase "Cos'è 'sta merda?". Non
ebbe paura di qualche reazione da parte dell'artista o della casa
discografica?" Marcus risponde " Assolutamente no, riportai
semplicemente quello che tutti dicevano di quel disco. Credo che ebbe
tanta eco perché era la prima volta che un giornalista usava
quell'espressione. Non volevo imporre il mio giudizio personale con
quella frase, era piuttosto come l'inizio di una conversazione tra amici
che ascoltano un disco, tanto che nel corso della recensione riportavo i
commenti di amici, di colleghi giornalisti e della gente per la strada a
proposito di Selfportrait. Bisogna ricordare che, a quei tempi, un disco
così da parte di Bob Dylan fu un vero shock nella società americana:
pessime canzoni, quasi tutte di altri cantanti... Per essere precisi,
poi, la frase "Cos'è 'sta merda?" era il commento alla prima canzone del
disco, All The Tired Horses. Se avessi cominciato con una frase tipo
"Molta gente è turbata dal nuovo disco di Bob Dylan", credo che nessuno
sarebbe rimasto colpito da quella recensione, fu davvero un inizio
efficace...".
3) Ne "La repubblica invisibile" un intero capitolo è dedicato a Lo And
Behold.
4) il nomignolo di Mary Alice Artes nei credits di Street Legal è "Queen
Bee". Mary Alice Artes, è un attrice di colore, che sembra abbia avuto
una relazione con Dylan. Era una fervente cristiana, membro della chiesa
evangelica Vineyard Fellowship, e si ritiene abbia avuto un ruolo
fondamentale nella conversione al cristianesimo di Dylan. A lei è
verosimilmente dedicata "Precious Angel" dall'album "Slow Train Coming"
e probabilmente anche "Groom Still Waiting At the Altar" e "Caribbean
Wind."
5) Man in the Long Black Coat sembra che si richiami alle ballate
inglesi del Cinquecento in cui è presente la figura del demonio come
amante che viene a portar via la donna dal villaggio.
Bacioni Marina
As usual , la risposta è più che un
saggio , però mancano due risposte , il titolo della canzone alla quale
è ispirata Man in the long black coat ed in quale brano Dylan
parla di una certa "Miss X" , purtroppo non posso assegnarti lo special
bonus , sarà per la prossima , 16 punti , ciao :o)
Mr.Tambourine
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Ciao Mr. Tambourine,
scrivo di rado ma vi leggo tutti i giorni e, a questo proposito, butto
lì un’ idea: non sarebbe possibile tenere le risposte ai quiz in un’
area separata dalla talkin?
Attendevo il lunedì per leggere le opinioni degli altri animali della
fattoria ma adesso sono da cercare col lumicino fra mail che riportano
le stesse risposte…
Comunque è solo una mia opinione.
Visto che è ripartita da zero la classifica dei dischi, ti posto la mia:
1. Bringing it all back home
2. The freewheelin’
3. Highway 61 revisited
4. Desire
5. Blood on the tracks
6. Infidels
7. John Wesley Harding
8. World gone wrong
9. Time out of mind
10. Street legal
Ciao da Roberto the Lizard
Caro Roberto , capisco che a volte la cosa può risultare monotona ,
ma ci sono risposte che vale davvero la pena di leggere , e la talking è
stata ideata per queste cose. Capisco anche che in anni migliori la
talking era più ricca , più gente scriveva , ma allora c'erano anche gli
argomenti da discutere o confrontare. Oggi questi argomenti scarseggiano
, è difficile sempre parlare della voce di Dylan , della backing band o
parlare all'infinito dell'ultimo CD di Bob. MF è talmente ricco e
completo che possiamo dire che tutto quello che c'era da dire su Bob è
stato detto ( le novità arrivano col contagocce ), quindi capisco la stanchezza e la difficoltà dei
Maggiesfarmer nel trovare nuovi argomenti. Bob sembra tirare a campare
con questo infinito Neverendingtour , sembra essere avvolto da una specie di inedia da
palco , sembra impantanato in una palude di mediocrità , dove niente ha
più realmente una grossa importanza , fa sempre le stesse cose e molte volte male , ma credo che non
gliene freghi più di tanto , stare sul palco è quel che è rimasto della
sua vita , e lui ci sta , non gli importa come , non gli importa del
pubblico , non gli importa della band che lo accompagna , non gli
importa più di tante cose , forse continua a divertirsi ugualmente , forse la stanchezza ha preso anche lui ,
basta sentire TTL per capire che anche l'ispirazione questa volta è
andata in ferie , l'affidare ad Hunter la maggior parte dei testi ne è
la conferma. Anche noi , pian piano , ci siamo rassegnati a questo stato
di cose , abbiamo accettato Bob per quello che ci da oggi , ricordando
con piacere ed affetto quello che ci ha dato in passato. Tutti vorremmo
nuovi albums all'altezza di Blood on the tracks , Oh Mercy , Blonde on
blonde , Love and Theft al posto di Together Through Life con le sue
roadhouse songs , ma il tempo passa per tutti , anche per Bob , nemmeno
lui può rimanere FOREVER YOUNG.....
Aggiornerò la classifica degli
album , con questa sono in arretrato di tre votazioni , ma in questo
periodo ho avuto diverse cose da fare e non sono riuscito a tenere tutto
aggiornato....
Mr.Tambourine
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LE
CITAZIONI DYLANIANE NEI FILM
Nota: in questa lista vanno
inseriti solo ed esclusivamente i film in cui Dylan viene citato in
qualche modo (il suo nome, un verso di una sua canzone, un poster, una
copertina di un disco, o qualsiasi altro rimando di questo genere) e
non quelli in cui appaiono semplicemente sue canzoni o cover delle
sue canzoni (nè ovviamente quelli direttamente dedicati a lui come "Io
non sono qui" o quelli fatti da lui of course... ;o) )
Aiutateci ad allungare la lista e segnalate, segnalate,
segnalate...
"the reader", con kate winslet
"Valzer con Bashir" di Ari Folman
"Hurricane , il grido dell'innocenza - di Norman Jewison
"Come Dio comanda" - di Gabriele Salvatores - Knoockin' on heaven's door
- Anthony & The Johnsons - OST di ( I'm not there )
"L'uomo che cadde sulla terra", protagonista David Bowie
"Chi è Herry Kellerman e perché dice quelle terribili cose su di me?" -
Dustin Hoffman
In treatment - fiction televisiva
We shall overcome , una lezione di vita - di Niels Arden Oplev (2005) -
Il Proff. Freddie cita Bob Dylan sfogliando i dischi con Frits .
Una casa alla fine del mondo"(con Colin Farrell 2004 )
It's a free world, di Ken Loach
Vanilla sky, di Cameron Crowe
Ma il cielo è sempre più blu, di Marco Turco (Fiction TV)
The ladykillers, di Ethan Coen e Joel Coen
Grindhouse (segmento Deathproof), di Quentin Tarantino
Ricky e Barabba, di Christian De Sica
Vacanze di Natale 2000, di Carlo Vanzina
Dangerous Minds, di John N. Smith
Simpson (vari episodi del cartone animato di Matt Groening)
Due nel mirino, di John Badham
Lady in the water, di M. Night Shyamalan
Walk the line, di James Mangold
The Doors, di Oliver Stone
Scrivimi una canzone
Blow, di Ted Demme
Bob Roberts, di Tim Robbins
The Hunted - La preda, di William Friedkin
Interstate 60, di Bob Gale
Be Cool, di F. Gary Gray
L'amore e' eterno finche' dura, di Carlo Verdone
Al Lupo Al Lupo, di Carlo Verdone
Forrest Gump - ( Blowing in the wind )
Io e Annie , di Woody Allen ( Just like a woman )
"Pensieri pericolosi" di John N. Smith. Si parla Dylan, in particolare
di "Mr. Tamburine Man".
|
I RIFERIMENTI A DYLAN NEI ROMANZI O IN
ALTRE OPERE LETTERARIE
Vuoi contribuire ad
allungare la lista sottostante? Segnala a spettral@gmail.it i romanzi, i
racconti o le altre opere letterarie in cui viene citato direttamente o
indirettamente Bob Dylan .
- "Prestami una vita" di Gianni Zanata
(Edizionirebus, 2008)
- "Siamo tutti nella stessa barca" di Owen King (Frassinelli)
- "Come dio comanda" di N. Ammaniti (Mondadori)
- "Accecati dalla luce" di Gianluca Morozzi (Fernandel)
- "Chi è quel signore vestito di bianco vicino a Bob Dylan?" di Gianluca
Morozzi ("Vertigine", numero unico - 2006)
- "Il cielo sopra Parigi" di Teo Lorini (Fernandel n. 58)
- "Venerati maestri" di E. Berselli (Mondadori)
- "Zona disagio" di Jonhatan Franzen (Einaudi)
- "Una vita da lettore" di Nick Hornby
- "Ragionevoli Dubbi" di Gianrico Carofiglio - Sellerio editore
- "31 Canzoni" di Nick Hornby
- "Questa scuola non è un'azienda. I racconti del prof. Bingo" di
Vittorio Vandelli
- "I ponti di Madison County'' di R. J. Waller
- "La cultura del controllo" di David Garland
- "Il paese mancato" di Guido Crainz
- "Paura e disgusto a Las Vegas" di Hunter S. Thompson
- "L'ultima tazza di caffé" di Teo Lorini (da "Posa 'sto libro e
baciami" - ed. Zandegù, Torino 2007)
- "Small world" di David Lodge
- "In cerca di te" di John Irving
- "Mi ammazzo, per il resto tutto ok" di Ned Vizzini, Mondadori.
- "Parlami d'amore" di Silvio Muccino e Carla Vangelista
- "Memorie di un artista della delusione" di Jonathan Lethem (Minimum
fax)
- "Boccalone. Storia vera piena di bugie" di Enrico Palandri, Milano,
L'erba voglio, 1979 (ristampato da Bompiani)
- "Vedi alla voce Radio Popolare", a cura di Sergio Ferrentino con Luca
Gattuso e Tiziano Bonini, Milano, Garzanti, 2006, p. 240 ("Live In Paris
- 1978").
- "Jim ha cambiato strada"(1987) di Jim Carroll. Edizione originale
"Forced Entries:The Downtown Diaries 1971-1973", traduzione italiana:
Milano, Frassinelli, 1997.
- "Desperation" di Stephen King
- "La bambola che dorme" di Jeffery Deaver, trad. ital., Milano,
Sonzogno, 2007.
- "Testadipazzo-Brooklyn senza madre" di Jonathan Lethem (Tropea, e in
ed. tascabile Saggiatore)
- "Questo libro ti salverà la vita" di A.M. Homes
- "A long way down" (tradotto in italiano con "Non buttiamoci giù") ed.
Guanda.
- "La gloria dell'indigente" di Davide Imbrogno - Ibiskos Editrice
Risolo
- "Hellbook" di Michele Murino (ovvero "X-Files Bob")
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