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Ciao Mr.Tambourine ,
tempo fa , a proposito del quiz su Dylan , ho letto su MF che Hard
rain’s era stata ripresa dalla canzone Lord Randall che era una child
ballad. Ma cosa sono le child ballad , canzoncine per bambini ? Ciao e
grazie
Antonella M.
Le Child Ballad sono
tutt'altro che canzoni per bambini , sotto trovi tutta la storia , ciao
:o)
Child Ballads - Da Wikipedia
Sir Francis James Child , che ha catalogato le ballate
Con il nome di Child Ballads si
intende comunemente il corpus di ballate tradizionali inglesi e scozzesi
(accompagnate dalle loro varianti irlandesi e americane) riconosciute
come autentiche e catalogate dallo studioso statunitense Francis James
Child (1825 - 1896), dell’Università di Harvard, nei cinque volumi delle
sue English and Scottish Popular Ballads, pubblicati tra il 1882 e il
1898 e più volte ristampati. Da allora la balladry angloscozzese ha
nell’opera del Child il suo canone pressoché intangibile. Il nome di
Child Ballads significa Ballate Child (dal nome dello studioso autore
della sua catalogazione e studio), e non Ballate per bambini come
molti credono: gli argomenti usuali delle ballate tradizionali ne fanno,
anzi, tutt'altro che delle canzoni per l'infanzia.
L’intero corpus delle Child Ballads consta di 305 ballate numerate
progressivamente, le cui varianti vengono indicate con le lettere
dell’alfabeto (ad esempio, 12a significa la variante a di Lord Randal).
Nell'enumerazione, le ballate sono usualmente precedute dalla dicitura
Child e il numero è preceduto da un cancelletto (così, ad esempio, Child
#58 indica Sir Patrick Spens). Ogni ballata è accompagnata da un’estesa
introduzione e da un corposo apparato critico che, pur tenendo conto del
suo naturale invecchiamento, rende senz’altro l’opera del Child uno dei
più notevoli risultati nell’intera filologia americana, e probabilmente
anche nel campo della filologia dedicata ad opere in lingua inglese.
A differenza degli studiosi che lo avevano preceduto, antiquari o
letterati benemeriti ma dalla preparazione approssimativa, che avevano
operato ad esempio nel periodo (pre-)romantico (come Thomas Percy, Sir
Walter Scott, William Motherwell ed altri), il Child si fondò
essenzialmente sulle versioni manoscritte piuttosto che su quelle a
stampa, ed eseguì ricerche capillari anche su canzoni e storie in lingue
diverse dall’inglese e dai suoi dialetti, ma che avessero comunque una
relazione più o meno chiara con le ballate angloscozzesi. Il carattere
dell’opera del Child assunse così una dimensione realmente universale,
arrivando ad occuparsi di ben trentasette aree ballatistiche. La ricerca
del Child si focalizzò quindi più sulla storia dei testi e delle
tematiche (sebbene l’opera non sia suddivisa per argomenti) che sulla
musica. È largamente riconosciuto che questo è il limite principale
della sua opera, che risulta il prodotto di un filologo dotato e
rigoroso, privo però di conoscenze sufficienti nel campo musicologico
che gli permettessero di affrontare compiutamente un tema di importanza
capitale. Nell’opera del Child sono riportate soltanto una cinquantina
di melodie, con una partitura approssimativa, consistente, nella maggior
parte dei casi, di una sola riga.
Come filologo, del resto, il Child era interessato alla ballata come
forma di poesia popolare e, per questa ragione, egli non dava troppo
peso alla musica. Francis James Child parlava correntemente sei lingue
(tra le quali l’italiano). Ebbe modo, per questo, di utilizzare una
serie impressionante di fonti e coltivò una fittissima rete di
corrispondenza e di contatti in tutto il mondo (principalmente con il
danese Svend Grundtvig, che gli fornì analoghi scandinavi tanto
importanti e affini alla balladry angloscozzese da gettare spesso una
luce decisiva su questa o quella ballata, specialmente per le più
antiche. In Italia, ebbe rapporti epistolari con Alessandro D'Ancona,
autore di uno dei testi fondamentali del XIX secolo sulle ballate nei
dialetti italiani. Tale scambio è particolarmente evidente nel caso
della già citata Lord Randal (Child #12), una ballata settecentesca
scozzese che sembra avere precisi riscontri nel Testamento
dell'Avvelenato, ballata panitaliana riportata in numerose aree e
svariati dialetti.
Caratteri delle ballate angloscozzesi
Al Child spetta senz’altro il merito di avere individuato con esattezza
che cosa sia un’autentica ballata popolare, e quali ne siano le
caratteristiche compositive fondamentali dal punto di vista testuale. Lo
stile narrativo delle autentiche ballate popolari (non solo
angloscozzesi) consiste in una narrazione che, usualmente, inizia quando
l’azione si è oramai avviata verso la catastrofe. L’ambientazione, il
tempo e l’aspetto dei personaggi sono affidati soltanto a dei flash o a
pochi accenni casuali; i personaggi, compresi a volte i protagonisti,
saltano letteralmente fuori dal nulla quando sono necessari, e
scompaiono in modo altrettanto brusco quando hanno esaurito la loro
funzione narrativa. I mutamenti di scena e di luogo avvengono
all’improvviso, senza alcuna connessione o spiegazione; talvolta una
scena si apre nel bel mezzo di un’altra. Il passaggio tra la narrazione
ed il dialogo avviene invariabilmente ad un punto cruciale e
"strategico" della storia e, per mantenersi in linea con l’andamento
vivido della narrazione, il dialogo è chiaro e preciso; non c’è nessun
commento, nessuna parola viene sprecata ed anche gli intercalari
("dice", "disse" ecc.) sono ridotti al minimo e quasi sempre appaiono
solo per mantenere il ritmo del verso. Spesso, anzi, si è costretti a
ricorrere alla logica (e quindi è necessario aver seguito bene lo
svolgimento dell’azione) per capire chi è che sta parlando, come, ad
esempio in Katharine Jaffray e nello stupendo dialogo finale di The
Bonny Heyn (Child #50). Altre caratteristiche salienti delle ballate
sono il linguaggio estremamente stereotipato, la tecnica della
ripetizione progressiva e del parallelismo (che ha addirittura echi nel
linguaggio biblico), l’uso frequente dell’iperbole e dell’eufemismo.
Quanto agli argomenti, la stragrande maggioranza delle ballate
angloscozzesi catalogate dal Child è incentrata su fatti di cronaca che
si potrebbero definire da giornalismo popolare: storie di tradimenti,
vendette e crimini domestici. La ragazza madre uccide regolarmente il
proprio figlio appena nato, l’amante snaturato massacra brutalmente la
povera donna che ha messo incinta, le innamorate tradite si prendono
delle crudeli vendette, così come i mariti che scoprono l’infedeltà
delle mogli (l’esempio tipico è Little Musgrave and the Lady Barnard,
Child #81). I fratelli e le sorelle si uccidono fra di loro per gelosia
o per rivalità a causa di una ragazza o di un bel giovanotto; il
terribile fratello di The Cruel Brother pugnala a morte la bella sorella
perché si è dimenticata di chiedere il suo parere prima di sposarsi.
L’incesto, accidentale o consapevole, è all’ordine del giorno.
L’opposizione della famiglia ad una relazione amorosa è il casus belli
in decine di ballate, tragiche o d’altro genere. In tali contesti, il
teorema freudiano si applica alla perfezione: i padri si oppongono al
matrimonio delle figlie, le madri cercano di mettere i bastoni fra le
ruote ai figli oppure, se non ce la fanno, tormentano invariabilmente le
nuore indesiderate, spesso, se sono "esperte" del settore, servendosi di
artifici magici (come ad esempio in Willie’s Lady). Le ballate originali
americane mostrano un’interessante predilezione per gli stessi
argomenti, sebbene, ovviamente, le antiche trame vengano adattate ad un
ambiente più moderno. Poche ballate (per non dire nessuna), però,
trattano di relazioni fra esseri soprannaturali ed umani, cosa frequente
in alcune delle migliori ballate britanniche. Le ballate di argomento
religioso sono appena più frequenti nel canone Childiano che nelle
balladries moderne. Nel Medioevo erano probabilmente quelle più in voga,
ma dopo la Riforma i Protestanti devono averle trovate decisamente
inadatte. Per quanto riguarda le ballate umoristiche, si hanno quasi
sempre delle vicende piuttosto banali di coppie sposate: il marito
tradito, la moglie-megera, la sposa o lo sposo scontento che tenta di
buggerare il coniuge; ciononstante, le Child Ballads contengono almeno
un piccolo capolavoro umoristico, la ballata "pastorellesca" The
Broomfield Hill.
Struttura e musica delle ballate
Le ballate angloscozzesi hanno una struttura strofica, vale a dire sono
suddivise in strofe (Ballad Stanzas). La melodia è incentrata sulla
strofa e viene ripetuta tante volte quante sono le strofe. La stragrande
maggioranza delle ballate presenta uno dei due tipi di strofa più
frequenti: quella formata da due versi di quattro battute ciascuno ([A];
il tipo più antico, secondo il Child) e quella formata da quattro versi,
dei quali il primo ed il terzo di quattro battute ed il secondo e il
quarto di tre ([B]; solo i versi di tre battute rimano fra di loro).
Una ballata angloscozzese ha generalmente un ritornello (detto
tradizionalmente Burden). In molte copie stampate non se ne ha però
traccia, dato che i primi raccoglitori non riuscivano a cogliere
l’utilità o il senso di tali "ornamenti" e li eliminavano senz’altro.
Ancora adesso, nello stampare una ballata, si usa nominare il ritornello
(generalmente in corsivo e con diversa indentazione) solo nella prima
strofa e nelle strofe dove esso subisce un’eventuale variazione,
tralasciandolo in tutte le altre. In alcune ballate il ritornello non è
che la ripetizione dell’ultimo verso della strofa, qualunque esso sia e
talvolta con qualche "abbellimento" (si veda ad esempio Lord Lovel). Non
poche ballate ripetono l’ultimo verso di ogni strofa, mentre il
ritornello varia leggermente all’inizio in modo da collegarsi con i
versi precedenti (come in The Maid and the Palmer, Child #21). Il
ritornelli privi di senso (Fa la la diddle, Hey derry, derry, down,
Lillumwham, lillumwham ecc. sono frequentissimi nelle ballate. Alcuni
studiosi hanno ipotizzato e tentato di dimostrare la derivazione di tali
sequenze sillabiche da espressioni che avevano un tempo un significato
ben preciso: Hey derry, derry, down , ad esempio, è stata
incredibilmente stata fatta risalire ad un invito druidico alla
preghiera. Queste frasi prive di senso (da cui il nome di ritornelli
vuoti) appaiono francamente buffe se semplicemente stampate, ma se le
consideriamo assieme alla musica appare chiaro che i cantori non hanno
fatto che scegliere, senza preoccuparsi minimamente del senso compiuto,
dei vocaboli a caso che meglio corrispondessero alla frase musicale.
Leggermente diversi dai ritornelli "vuoti" sono i ritornelli cosiddetti
irrilevanti (Irrelevant Refrains), versi di per sé con un senso compiuto
ma che non hanno alcun collegamento con la storia narrata nella ballata.
Dire che i ritornelli irrilevanti non hanno mai alcun collegamento con
la storia non corrisponde però pienamente al vero. I ritornelli floreali
che si trovano in alcune ballate (come il celeberrimo Parsley, sage,
rosemary and thyme di Scarborough Fair, Child #2) non sono
esclusivamente decorativi; tali piante hanno tutte delle proprietà
magiche per gli innamorati, sono ingredienti privilegiati per i filtri
d’amore e, probabilmente, coloro che conoscevano l’erboristeria
tradizionale vedevano nella continua loro ripetizione una sorta di
incantesimo. Alcuni ritornelli apparentemente irrilevanti servono poi a
creare una particolare "atmosfera" in linea con la storia; si pensi ad
esempio al lugubre ritornello di Captain Car, or Edom o' Gordon, Child
#178
Syck, sike, and to-towe sike,
And sike, and like to die;
The sikest nighte that ever I abode,
God lord have mercy on me!
oppure a quello di Robyn and Gandeleyn:
Robynn lyghth in grene wode bowndyn.
Le melodie delle ballate tradizionali furono trascurate dai primi
raccoglitori, interessati esclusivamente ai testi. Spesso parlarono
esplicitamente della bellezza delle melodie, ma pochi di loro avevano
una sufficiente preparazione musicale per trascrivere le canzoni che
così tanto piacevano loro; persino le poche ballate che poterono essere
stampate furono notate in modo assai imperfetto, dato che i
trascrittori, perlopiù musicisti colti, si trovarono a malpartito con la
loro particolare struttura ritmica e tonale, basata non sulla moderna
armonia, ma sull’antica scala eptatonica prearmonica. È il caso, ad
esempio, delle tre più antiche ballate di cui si abbia una notazione
musicale originale, John Dory (Child #284), The Three Ravens (Child #26)
e The Baffled Knight (Child #112), trascritte dal musicista inglese
Arthur Ravenscroft tra il 1609 ed il 1611 nelle sue due raccolte di
canti intitolate rispettivamente Deuteromelia e Melismata. Solo a
partire dagli ultimi anni del XIX secolo, con le raccolte ed i saggi di
Cecil Sharp, Anne Geddes Gilchrist e Phillips Barry, si sono avute a
disposizione delle trascrizioni accurate delle melodie delle Child
Ballads accompagnate da spiegazioni teoriche affidabili (persino il
Child stesso, che pure aveva qualche cognizione musicale, non inserì
nella sua raccolta che poche melodie, ridotte all’osso e notate non
accuratamente). Si è dovuti arrivare agli anni fra il 1959 ed il 1966
per avere, con l’opera capitale del Bronson , una sistemazione
definitiva della materia sia dal punto di vista della notazione musicale
che della trattazione teorica. Il Bronson si chiede nella prefazione
alla sua opera: "Quand’è che una ballata non è una ballata?". La
risposta che dà è lapidaria: "Quando non ha una melodia". Tutto qui, e
non si può certo dare torto al musicologo americano, sebbene di decine
di ballate tradizionali sicuramente tali non siano mai state potute
reperire le melodie. Una ballata è una canzone popolare, e raccogliendo
tutte le melodie superstiti delle Child Ballads, sia nelle isole
Britanniche che in America, il Bronson ha dato il maggior contributo
recente alla ballatistica angloscozzese. L’interazione delle parole con
la musica è stata dimostrata su vasta scala, ed nella maggior parte dei
casi è stata restaurata una forma coerente d’una data ballata. Stiamo
finalmente cominciando a vedere in che modo la musica "presiede" alla
retorica ed all’andamento del testo poetico, alla forma del dialogo,
alla struttura ritmica ed alle "licenze" del poeta popolare.
La principale differenza tra la musica tradizionale e quella colta
consiste nel fatto che la canzone popolare si basa, per lo più, come
detto, sull’antico sistema modale eptatonico, che fu messo da parte dai
musicisti d’arte all’avvento della moderna armonia, in epoca barocca.
Invece della scala cromatica e dei modi fissi (maggiore e minore) alla
base della musica attuale, le ballate popolari usano i sette modi
diatonici, ai quali i musicisti danno usualmente dei nomi d’origine
greca sebbene non corrispondano che in minima parte alla pratica
musicale dell’antica Grecia. Tali modi possono essere resi suonando sui
tasti bianchi di un pianoforte da do a do (ionio, l’attuale maggiore),
da re a re (dorio), da mi a mi (frigio), da fa a fa (lidio), da sol a
sol (misolidio) e da la a la (eolio, il minore naturale). A dire il
vero, la musica popolare che mostra una minore influenza di quella colta
non usa l’intera scala eptatonica, ma scale pausali, sia pentatoniche
che esatoniche. Quindi, in una melodia in do maggiore le pause sono
visibili fra re e fa e fra la e do (scala pentatonica), quando la pausa
non sia una sola (scala esatonica). L’analisi strumentale accurata delle
melodie trascritte usando tutti e sette i toni di una scala modale ha
rivelato spesso che le note che colmano le pause sono "deboli" e che,
quindi, l’orecchio del cantore era in realtà abituato ad una scala
pausale. Le caratteristiche ritmiche sono più facilmente avvertibili. Il
tempo è spesso estremamente variabile; si noti, ad esempio, l’estrema
oscillazione che si ha in The House Carpenter, 3/2, 9/4, 3/2, 5/4, 4/4.
Anche le misure temporali sono spesso irregolari; si hanno a volte barre
di cinque o sei battute sparse fra barre regolari di due o quattro
battute. Il sincopato, ovvero il passaggio improvviso dell’accento ad
una nota normalmente atona, è stato reso consueto e "popolare" dal
ragtime e dal jazz, ma tale autentica aberrazione ritmica è all’ordine
del giorno nelle antiche ballate. Quanto all’interpretazione, le ballate
popolari s’intendono per il canto a solo, sebbene il ritornello sia a
volte affidato ad un coro. Si hanno solo rarissime testimonianze di
canto armonico, naturale o arrangiato. Nei migliori periodi della
balladry angloscozzese il cantore non era accompagnato da alcuno
strumento musicale, ma questo si è rivelato improponibile in tempi più
recenti (sebbene anche alcune interpretazioni moderne abbiano restaurato
il canto a cappella, come ad esempio When I was in my Prime
nell’esecuzione di Jacqui McShee dei Pentangle; ma qui entra in ballo
anche la notevolissima capacità vocale della cantante, che rende
accettabile tale tipo di interpretazione anche ad un pubblico moderno).
I cantori britannici sono soliti accompagnarsi o farsi accompagnare con
un’arpa, un fiddle (il "violino popolare" tenuto appoggiato all’addome)
o un dolcemelo (o dulcimer; si tratta di uno strumento di origine
tedesca, simile allo Zither, in cui una stanghetta laterale viene fatta
passare su una corda alla volta). In America gli strumenti preferiti
sono il banjo e, naturalmente, la chitarra (a sei corde); l’uso della
chitarra si è oramai generalizzato anche in Europa, sebbene gli
arrangiamenti per tale strumento presentino numerosi problemi. Comunque
la ballata sia accompagnata e a prescindere dalle capacità vocali del
cantore o della cantrice, la melodia è spesso decisiva per l’ "effetto"
di una ballata, dato che rafforza e sottolinea i versi di particolare
importanza od enfasi, aggiunge ricchezza e "colore" a brani altrimenti
insipidi e rende più intenso il pathos. Le melodie sono particolarmente
importanti nelle versioni americane delle Child Ballads; i testi hanno
generalmente subito delle gravi alterazioni rispetto agli originali
britannici e sono a volte decisamente insulsi, mentre la musica ha
spesso mantenuto la propria qualità assai meglio delle versioni
originali britanniche. Una volta la musica delle ballate era trascurata;
adesso c’è il rischio che la sua importanza sia esagerata rispetto a
quella delle parole. Se la musica non avesse sempre aiutato la memoria
dei cantori, la conservazione delle antiche ballate non sarebbe stata
possibile. I raccoglitori, anche quelli meno recenti, hanno sempre
insistito sul fatto che il cantore non aveva una vera coscienza
musicale.
Ballate menestrelliche
La raccolta del Child non è affatto omogenea. Tra le ballate raccolte
dal grande studioso di Boston ve ne sono alcune niente affatto
"popolari" nel senso stretto del termine; esse furono inserite perché
conservavano alcuni interessanti tratti popolari, sebbene il "popolo"
non le conoscesse che di rado. Tra di esse, le più numerose sono le
cosiddette ballate menestrelliche. Il menestrello (Minstrel), una figura
d’intrattenitore di professione il cui pubblico privilegiato era
costituito dalle corti regali, nobiliari ed ecclesiastiche, non ha alcun
legame di fondo con le ballate autenticamente popolari, il cui pubblico
era costituito invece dai contadini. I menestrelli, comunque sia,
componevano occasionalmente dei racconti in versi destinati alle classi
più umili; le loro ballate mostrano quindi a volte i tratti tipici della
cultura popolare, sebbene, in linea di massima, siano ovviamente ben più
"raffinate". L’impersonalità tipica delle ballate popolari viene a
mancare; il narratore interviene di continuo nella storia, per
commentarla o per garantire che sta dicendo la verità (As sertenly as I
yow saye); spesso prende decisamente le parti di una certa famiglia
nobile o di un intero ceto sociale, come nelle più antiche ballate di
Robin Hood, dove si esaltano le virtù della Yeomanry, la classe dei
piccoli proprietari terrieri. Si tratta, quindi, spesso, di canzoni che
potremmo definire di propaganda. Invece dei repentini mutamenti di
scena, tipici delle ballate popolari, i cambiamenti di ambientazione
vengono addirittura anticipati e, spesso, descritti con dovizia di
particolari; le indicazioni geografiche sono precisissime e del tutto
prive degli usuali luoghi comuni, ed invece di concentrare l’azione in
una singola o in pochissime scene, la storia è formata da un numero
elevato di episodi quasi sempre collegati da una strofa "riempitiva"
nella quale il cantore si rivolge didascalicamente all’uditorio per
informarlo del cambio di scena. Le ballate di questo tipo sono state
tramandate da dei manoscritti, non dalla tradizione orale. Erano troppo
ampie e, soprattutto, troppo lunghe per essere mandate a memoria (Adam
Bel, Clim of the Cloughe and William of Cloudesle consta di 180 strofe,
di cui 178 quartine, una quintina e una sestina, per complessivi 723
versi; A Geste of Robin Hode è lunga oltre il doppio, un vero e proprio
poema. A mo’ di paragone, ricordiamo che la più lunga ballata
sicuramente di tradizione orale, Sir Aldingar (Child #59), consta "solo"
di 50 quartine). Quasi sicuramente, inolte, le ballate "menestrelliche"
non venivano cantate, ma recitate con o senza un sottofondo musicale.
Ballate da fogli volanti
Poco dopo l’introduzione della stampa, nelle isole Britanniche come
altrove nacquero i "fogli volanti" (Broadsides). Gli stampatori, attivi
sia a Londra che nelle città minori, pubblicavano su dei larghi fogli di
carta dozzinale (da cui il nome) i testi di canzoni popolari oppure
composte per commentare un dato episodio, e le mandavano a vendere per
pochi pence agli angoli delle strade. In cima al foglio una rozza
litografia illustrava la scena madre della ballata, mentre sotto il
titolo veniva indicato su quale aria (to the tune of...) essa doveva
essere cantata (una melodia conosciuta a tutti). I fogli volanti erano
quindi la versione urbana delle ballate popolari, diffuse specialmente
nelle campagne. Per secoli intere legioni di poetastri furono fatti
lavorare dagli stampatori di broadsides. Il loro formato diminuì
gradualmente, fino a divenire, alla metà del XIX secolo, dei foglietti
stampati su una sola colonna; Londra dominava il mercato, ma i fogli
volanti erano stampati anche nella maggior parte delle città minori per
essere poi distribuiti non solo in città, ma anche nelle aree rurali e
nelle colonie. Ad esempio, a Boston, prima dell’Indipendenza, erano
attive numerose stamperie dedite principalmente alla produzione di
Broadsides; durante il "periodo d’oro" del foglio volante in America
-circa tra il 1840 e il 1880-, le Broadsides e i canzonieri popolari su
di esse compilati formavano buona parte del magazzino di molte case
editrici di Boston, New York e Filadelfia. Le comunità negre del Sud
furono gli ultimi baluardi del foglio volante (diffuso ancora alla
vigilia della I guerra mondiale), mentre in Europa l’ultima città ad
abbandonare tale tradizione sembra essere stata Dublino (dei venditori
di Broadsides s’incontrano anche nelle pagine dell’Ulisse di James
Joyce, la cui azione si svolge, come tutti sanno, il 16 giugno 1904).
Pochissime persone ancora in vita hanno mai venduto o semplicemente
visto un foglio volante contenente una canzone popolare; ma per
centinaia di anni le Broadsides furono l’unico genere di poesia e di
canzone riservata alle masse semianalfabete. Le ballate che riportavano
notizie, resoconti in rima di quello o quell’altro avvenimento
sensazionale e, spesso, pesanti commenti su di esso, avevano una
funzione giornalistica e, come i giornali, erano notevolmente effimere.
Il "giornalismo in rima" di questo genere forma la maggior parte delle
ballate da foglio volante, le quali, per altro, prediligono ovviamente
gli stessi temi delle ballate popolari: crimini, esecuzioni capitali,
amori infelici, amanti che si separano e/o si riuniscono (una storia con
variazioni pressoché infinite), storie di corna eccetera. Su broadsides
furono beninteso stampate anche molte genuine composizioni popolari e,
quindi, un buon numero di autentiche Child Ballads (molte versioni delle
quali provengono appunto da fogli volanti). Una quantità abbastanza
ristretta di Broadsides -in particolare quelle incentrate su Robin Hood-
godettero del favore della gente per secoli e furono quindi
continuamente ristampate; le composizioni meno effimere comparivano
inoltre in ghirlande e canzonieri, sparse fra canzoni d’amore e
motivetti patriottici. Ogni canzone e ballata stampata su un foglio
volante può essere definita una Broadside ballad, ma da tutta la loro
massa emergono comunque uno stile ed una visione comuni. Com’è da
aspettarsi, le Broadsides non si lasciano sfuggire nessuna occasione per
fare del sensazionalismo; sono letteralmente imbevute di sentimentalismo
spicciolo e di pathos a buon mercato, ed il resto è soffuso in un’aura
di pacchiano ottimismo basato su una finta compassione per chi soffre e
sugli agi materiali. Per essere brutalmente chiari, dal punto di vista
poetico le Broadside Ballads sono spazzatura. I rimatori, che spesso non
avevano per forza di cose alcuna idea di che cosa fosse la poesia
d’arte, tentavano a volte, però, di "elevarsi" usando un linguaggio più
forbito; cosa che, allo stesso tempo, faceva perdere alle loro cose la
semplicità della poesia popolare e le rende ancor più ridicole ai nostri
occhi. Sottolineiamo: ai nostri occhi di lettori moderni. La storia è
narrata diffusamente, senza "scatti", quasi freddamente; una
caratteristica decisamente giornalistica. Al contrario delle ballate
tradizionali, le Broadsides sono piene di nomi, date, luoghi ed altre
informazioni che attestino l’autenticità della storia che viene
raccontata. Sebbene le Broadsides appaiano e siano assai distanti dalle
autentiche ballate popolari (contadine), le genti di campagna, sia nelle
isole Britanniche che in America, accolsero con molto favore queste
"cugine di città" delle loro canzoni tradizionali e, probabilmente fin
dall’inizio, furono i clienti principali dei venditori ambulanti che le
smerciavano. Una volta imparate a memoria dal cantore popolare, alcune
di essere subirono una naturale "rielaborazione" ed entrarono
nell’autentica tradizione popolare; è il caso del genere forse più
tipico di broadsides, le cosiddette Goodnights (Criminal’s Last
Goodnights, ovvero le ballate che descrivevano l’ultima notte di vita di
un condannato a morte) che, a loro volta, sembrano avere origine da
autentiche ballate popolari (come Lord Maxwell's Last Goodnight (Child
#195), che forse ne è il primo esempio). Per la comunanza degli
argomenti, le ballate popolari rurali e quelle cittadine non potevano
che incontrarsi.
Ballate americane d’importazione europea
Le ballate d’importazione europea formano il nucleo più antico della
Balladry americana. Si tratta per lo più di Child Ballads portate nel
continente americano da emigranti inglesi, scozzesi e irlandesi nel
XVIII secolo. I mutamenti subiti da tali ballate durante il loro
processo di naturalizzazione e adattamento ad un ambiente geografico e
sociale tanto diverso sono un argomento di studio tanto affascinante
quanto infido, che esula naturalmente da ogni trattamento e studio degli
originali europei ; ma, ad esempio, sarebbe impossibile non menzionare
il fatto che le versioni americane hanno regolarmente razionalizzato
ogni elemento esoterico. In altri casi (come in The Lass of Loch Royal)
un brano tratto da un’antica ballata è stato rielaborato in una ballata
indipendente. In generale, il processo di naturalizzazione è consistito
nell’adattare l’ambientazione e nel dare alla ballata dei nomi locali
(Lord Randal diventa Johnny Randolph in Virginia, Durango nel New Mexico
ecc.; il Little Musgrave di Child #81 diventa Matty Groves sebbene
l’ambientazione britannica della ballata venga generalmente mantenuta
anche in America -ma si tratta di un caso isolato); inoltre, c’è l’ovvio
adattamento del linguaggio, nel quale i termini arcaici, dialettali
oppure rispondenti a tradizioni e connotazioni sociali e geografiche
britanniche non più comprese vengono sostituiti con parole esprimenti il
nuovo ambiente in cui la ballata è stata trapiantata. Un caso tipico è
la parola Lord, sostituita generalmente in America con Landlord
("proprietario terriero", "latifondista"), l’unico tipo di Lord noto ai
coloni del Nuovo Mondo se si eccettua the Lord above (e qui Matty Groves
rappresenta ancora una notevole eccezione, in quanto il marito della
fedifraga resta Lord Arlen; ma la ballata deve essere stata importata in
epoca assai antica, forse coi primissimi coloni puritani; non si scordi
il suo carattere di estremo ammonimento contro le relazioni adulterine).
Lo stesso processo di adattamento subirono anche le Broadside Ballads
importate dalle isole Britanniche (molte tracce delle più note cowboys
ballads del Far West sono state reperite in Broadsides britanniche
risalenti anche a un secolo e mezzo prima). C’è poi il caso di Barbara
Allen, un’antica Child Ballad (Child #84) già nominata nel 1666 da
Samuel Pepys nei suoi Diaries; essa è entrata talmente a far parte della
cultura popolare americana, che molti oramai la considerano, e non a
torto, come una ballata oramai appartenente esclusivamente della
tradizione statunitense (e che, come tale, è stata rimessa in
circolazione con il revival ballatistico degli anni ’60 e '70, ad opera
principalmente di Joan Baez, che ne ha fatto un successo planetario).
La più antica
La più antica Child Ballad, nel senso di quella che ha l'attestazione
manoscritta risalente più addietro nel tempo, è una curiosa ballata di
argomento religioso intitolata Iudas (Giuda; Child #23). In essa la
vicenda del tradimento di Giuda è presentata con delle caratteristiche
del tutto aberranti: Giuda avrebbe infatti tradito Gesù per essersi
fatto rubare le trenta monete che il Salvatore gli aveva affidato per
l'Ultima Cena; la ladra sarebbe stata la perfida sorella di Giuda.
L'attestazione di tale ballata risale al XIII secolo, ma già essa
mostra, in tutte le sue caratteristiche strutturali, che la ballata
popolare angloscozzese presentava tutti gli elementi di quelle più
recenti. Per la sua grande antichità, la ballata è ancora in Inglese
medio (Middle English), la fase dell'inglese premoderno in cui ad
esempio si espresse Geoffrey Chaucer.
Child Ballads in italiano
Alcune Child Ballads sono state tradotte in italiano ed eseguite da noti
artisti; è il caso, notissimo, di Geordie (Child #209), una cui versione
settecentesca è stata adattata e cantata da Fabrizio De André (1964)
assieme alla sua ex insegnante di inglese, Maureen Rix; oppure di Mary
Hamilton (Child #173), tradotta e adattata da Angelo Branduardi come
Ninna-Nanna, o ancora Barbara Allen (Child #84), tradotta e adattata
sempre da Angelo Branduardi come Piano piano, e infine The cherry-tree
carol (Child #54), tradotta e adattata da Angelo Branduardi come Il
ciliegio.
Mr.tambourine
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