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Ciao Mr.Tambourine ,
volevo dirti che ho letto la tua intervista fantasy e l'ho trovata
incredibile...mi ha ispirato molto...
ieri era una di quelle notti in cui puoi solo arrenderti all'evidenza
della disfatta, ma le tue parole mi hanno fatto capire che bisogna
continuare a sperare e che il materiale dei sogni è cosa impalpabile,
come la vita del sognatore, la mia vita, quella delle mie canzoni e del
mio futuro...in questo momento sto ascoltando un romantico disco di
Southside Johnny, penso ai brutti momenti superati, altri ancora più
intensi e difficili arriveranno e con loro tornerà la magia e la voglia
di chiudere gli occhi e abbandonarsi al lirico stupore, quello delle tue
magnifiche parole evocative, di un artista che non posso e non voglio
obliare (Dylan) e ad un futuro incerto fatto di illuse chimere... le
cose possono cambiare solo se siamo noi a volerlo...
Cambiano i film, le malinconie, cambiano i sogni e le fantasie. Cambiano
i duri ma non i fragili, cambiano gli angeli, non certo i diavoli..."
(Massimo Bubola)
Grazie di tutto...
con affetto e stima,
Dario twist of fate
All we need is love........tutti noi , che dire d'altro ? Certo
lui è Bob Dylan , il Grande , l' Immenso , il Profeta , la Voce di una
generazione , e chi ne ha più ne metta , ogni aggettivo funziona per Bob
perchè lui è stato ed è un pò di tutto , difficile per noi immaginare
questi ultimi 50 anni senza Dylan , non trovi ? Ma anche lui ha bisogno
delle stesse cose che sono indispensabili alla vita di un uomo ,
specialmente e soprattutto l' amore. Da giovane l'amore è una cosa bella
, eccitante , fantastica , meravigliosa , strana , ma è solo una parte
della vita , più si avanza negli anni e più la vicinanza di un'altra
persone diviene indispensabile. Ci sono voci sottobanco di una relazione
di Bob , ma sono solo voci senza conferma , quindi non se ne parla. Questa è stata la base dalla quale è
partita la mia fantaintervista. Felice che in qualche modo , seppur
piccolo e stringato , ti abbia aiutato , le tue parole mi han fatto sentire più
importante di quello che sono in realtà , ma è stato bello .
Condivido il tuo pensiero sui sogni
e le fantasie , povero colui che non sa sognare.......i sogni aiutano a
vivere , a sperare , a volte ci spronano ad andare avanti ed a volte si
realizzano pure.......la fantasia è il frutto della mente spinta
all'esasperazione , nel desiderio o nel bisogno di qualcosa che non
abbiamo....ma che vorremmo avere....in fondo Dylan è un grande sognatore
, lui ha messo in musica i suoi sogni , le sue realtà e le sue delusioni
, chiaramente , senza nascondere niente , Blood on the tracks era una
confessione pubblica , come le "lettere al direttore" di un giornale.
Anche lui aveva qualcosa che ha perso , e questa perdita si manifesta
nel grande dolore che pervade i solchi di Blood , il dolore come il mio
, il tuo , quello di chiunque , ma non sempre tutti hanno il coraggio di
manifestarlo così apertamente. Tutti cerchiamo di essere
qualcuno , ma in fondo siamo solo uno fra i tanti ,
clicca qui
e capirai :o)
Invece Bob ha fatto la
differenza , per lui si potrebbe usare la frase
suggerita da Pierre Eugene Du
Simitiere che sta ora scritta sui dollari americani , " E
pluribus unum ".
Mr.Tambourine
|
5534
Caro Mr.Tambourine ,
è nata una accesa discussione in compagnia al live music dove mi trovo
abitualmente con gli amici . Oggetto della discussione la canzone The
house of the rising sun. Ne son venite fuori di tutti i colori , sono
stati citati Bob Dylan , Joan Baez , gli Animals e non so quanti altri ,
ma alla fine nessuno ha saputo dire chi ha scritto questa canzone . Poi
è vero che le house of the rising sun erano “case di tolleranza” ? ,
dico questo perchè nella parocchia che frequento spesso , durante le
funzioni un gruppo di ragazzi suona questa canzone , il che mi sembra
veramente fuori luogo se è vero che erano luoghi di quel genere. Mi puoi
fornire qualche delucidazione ? Grazie e complimenti per il sito ,
Sara
Ciao Sara , le "House of the rising sun" erano effettivamente case di
tolleranza , trovereai le varie spiegazioni elencate sotto. Pare che
all'inizio , queste "case" siano nate al seguito della costruzione della
ferrovia che da Est portava nel lontano Ovest. La Union Pacific Railroad
, incaricata dell'esecuzione dell'opera , feve arrivare dalla Cina una
grande quantità di mano d'opera a bassissimo costo . Migliaia di cinesi
lavorarono alla costruzione della ferrovia che attraversava tutta
l'America , ma si portarono appresso tutti i loro usi , costumi e
necessità varie , fra le quali le fumerie d'oppio e le case di
tolleranza che furono chiamate "house of the rising sun" perchè la loro
presenza era indicata da una bandiera bianca con lo stemma del Sol Levante. Premesso
questo , passiamo alla canzone , della quale penso che la versione
corretta sia quella al femminile , perchè l'argomento è quello del
dolore di una prostituta che deve tornare nella Casa non trovando altre
soluzioni :
The House of the Rising Sun è una
canzone folk americana. Il testo ha come argomento una vita sfortunata
ed è ambientata a New Orleans. L'esecuzione della canzone da parte del
gruppo inglese The Animals, nel 1964, è generalmente considerata la più
famosa ed è stata la numero uno in classifica sia negli Stati Uniti, sia
nel Regno Unito.
Il brano risale alla prima metà dell'ottocento e, al pari di molte altre
classiche ballate folk, la paternità del testo di "The House of the
Rising Sun", a volte chiamata "Rising Sun Blues", è dubbia. Lo studioso
del folklore Alan Lomax, autore nel 1941 della raccolta di canzoni Our
Singing Country, scriveva che la melodia era presa da una ballata
tradizionale inglese (probabilmente Matty Groves risalente al seicento)
ed il testo era stato scritto da Georgia Turner e Bert Martin, una
coppia di abitanti del Kentucky. Altri studiosi propendono per ipotesi
diverse, sebbene quella di Lomax sia generalmente considerata la più
plausibile.
Del testo esistono due diverse versioni: una al maschile l'altra al
femminile. La versione maschile è la più nota ed è quella riproposta
dagli Animals. Tuttavia quasi tutti gli studiosi sono concordi nel
ritenere il testo al femminile quello originario. Fra i musicisti che
hanno riproposto questa versione spiccano Bob Dylan e Joan Baez.
L'espressione "House of the Rising Sun" è un eufemismo per indicare una
casa chiusa, tuttavia non è noto se la casa descritta nel testo sia un
luogo reale o fittizio. Tra le ipotesi più accreditate c'è quella che la
vuole situata proprio a New Orleans: la notizia del suo abbattimento,
avvenuto nel 2007, ha trovato spazio nelle pagine di qualche quotidiano
statunitense.
La più antica incisione del brano a noi nota è quella, del 1933 eseguita
da Clarence "Tom" Ashley che affermò di avere imparato il brano da suo
nonno. Secondo alcuni una incisione più antica fu quella del bluesman
Alger "Texas" Alexander del 1928 col titolo The Risin' Sun. Di tale
incisione esistono oggi solo testimonianze indirette poiché non è oggi
nota l'esistenza di nessuna copia del 78 giri. Non se ne conoscono
dunque né il testo né melodia ed è dunque impossibile stabilire se si
trattasse del medisimo brano.
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Peccato che non se ne rintracci
l'autrice originale ... una donna.
Già, ecco perchè: era una donna
e perdipiù ... una prostituta.
Già perchè le House of rising sun
erano case chiuse così chiamate
per via dall’insegna che capeggiava all’ingresso:
Un sol levante.
Testo originale al femminile
There is a house in New Orleans
They call the Rising Sun.
It's been the ruin of many a poor girl,
And me, O God, for one.
If I had listened what Mama said,
I'd 'a' been at home today.
Being so young and foolish, poor boy,
Let a rambler lead me astray.
Go tell my baby sister
Never do like I have done
To shun that house in New Orleans
They call the Rising Sun.
My mother she's a tailor,
She sewed those new blue jeans.
My sweetheart, he's a drunkard, Lord, Lord,
Drinks down in New Orleans.
The only thing a drunkard needs
Is a suitcase and a trunk.
The only time he's satisfied
Is when he's on a drunk.
Fills his glasses to the brim,
Passes them around
Only pleasure he gets out of life
Is hoboin' from town to town.
One foot is on the platform
And the other one on the train,
I'm going back to New Orleans
To wear that ball and chain.
Going back to New Orleans,
My race is almost run.
Going back to spend the rest of my days
Beneath that Rising Sun.
°°°
C’è una casa a New Orleans
La chiamano “Il sole nascente”
Ed è stata la rovina per molte povere ragazze
Ed io, Dio mio, sono una di loro
Se avessi ascoltato quello che mia madre diceva
Sarei a casa mia ora
Ma io ero giovane e folle, o Dio
E ho permesso che un vagabondo mi portasse fuori strada
Vai e dì alla mia sorella bambina
Di non fare quello che ho fatto io
Ma di evitare quella casa a new Orleans
Che chiamano “Il sole nascente”
Sto tornando a New Orleans
La mia corsa è quasi finita
Sto tornando per passare la mia vita
Sotto “Il sole nascente”
La celebre canzone The House of the Rising Sun è strettamente legata
alla
storica vicenda del quartiere di Storyville a New Orleans, il quartiere
del
peccato, della schiavitù (per le prostitute) della licenza e della
libertà
totale. Una storia che è stata magistralmente raccontata con il più
franco
realismo nel libro autobiografico Memorie di una maitresse americana,
scritto, sembra con il supporto di uno scrittore o di un letterato
rimasto
anonimo, da una non meglio identificata Neil Kimball, probabilmente uno
pseudonimo di una persona che realmente ha vissuto negli Stati Uniti in
crescita caotica e inarrestabile dopo la guerra di secessione.
Ecco un estratto dal libro :
«Il primo segno che la pacchia stava per finire lo si ebbe nell'agosto
1917,
ma noi non pensammo si trattasse di una cosa seria. Washington cominciò
a
regolamentare la prostituzione entro cinque miglia dai campi militari e
i
centri navali. Alle regolamentazioni seguirono altre regolamentazioni.
Storyville aveva i giorni contati. I ragazzi, fu deciso, potevano morire
per
la loro patria ma non andare a letto per essa.
Nell'ottobre 1917 il Consiglio Comunale votò l'abolizione di Storyville.
Ecco come suona l'ordinanza. Ne ho ancora una copia:
« Considerando il riconoscimento legale della prostituzione come un male
necessario, in una città portuale delle dimensioni di New Orleans,
questo
Consiglio Comunale aveva ritenuto che la situazione potesse essere
controllata più facilmente, e in maniera più soddisfacente, confinandola
entro un'area determinata. La nostra esperienza ci ha insegnato che le
ragioni di questo sono inderogabili, ma il Dipartimento della Marina del
Governo federale ha deciso altrimenti ».
Il documento concludeva che alla mezzanotte del 12 novembre 1917,
sarebbe
stato illegale gestire un bordello nella città di New Orleans. Io pensai
che
i bordelli avrebbero potuto ottenere protezione e rimanere aperti. Ma
non fucosì.
Alcune compagnie di assicurazione contro gli incendi stornarono le
polizze
riguardanti Storyville. Il capo dei pompieri disse che si stava
complottando
di dar fuoco al quartiere. Ci preparammo alla chiusura. Andate a lottare
contro il Municipio, o addirittura contro Washington, con una testa di
ca**o
come Woodrow Wilson a capo del paese. Non erano certo i guerrafondai
americani a fornire ai soldati e ai marinai un facile accesso alle
donne. Da
noi, i giovanotti gonfi della linfa della gioventù avrebbero dovuto
soddisfarsi con le riviste, le canzonette, le torte dell'YMCA, e un po'
di
manfrine da soli, nella loro branda. Spesso mi domando perché non siano
i
soldati a gestire la loro guerra. Forse perché i vecchi gli raccontano
tante
di quelle balle da annebbiargli il cervello. Non ho mai creduto nelle
stragi
di giovanotti.
Io non son tipo da mettermi a urlare di rabbia, e da sbattere la testa
contro i muri. Mi volto e me ne vado. La maggior parte delle case
chiusero i
battenti. Storyville era diventata un cimitero dove perfino i fantasmi
sembravano affamati. Io decisi di rimanere fino alla fine.
E così si arrivò alla mezzanotte del 12 novembre. Una certa signora Dix
aveva cercato di ottenere una proroga. Niente da fare. Io avrei chiuso
la
casa con tutte le bandiere spiegate, e non avrei continuato. Era la mia
serata d'addio, per così dire, e non piangevo, ma nemmeno gettavo baci.
Per
due settimane il quartiere era stato percorso in lungo e in largo da
carri e
carretti. Io avevo venduto l'intera azienda, mobilio e tutto, a un greco
che
aveva aperto un piccolo casino tranquillo vicino alla base militare, e
che
sarebbe venuto a prendere la roba il mattino dopo. Era un uomo
d'iniziativa,
e aveva dieci grasse parenti che avrebbe impiegato come puttane.
Le ragazze indossavano i loro più begli abiti da sera, e i negligés più
eleganti, e per la chiusura della mia casa avevo invitato i vecchi
clienti,
gli ufficiali che erano diventati assidui, e i gianni [i clienti, ndr]
della
migliore società di cui ero stata tanto orgogliosa. Avevo invitato
cinquanta
persone, se ne presentarono settantacinque, facendo finta di niente.
Aprimmo
alle nove; dovevamo chiudere a mezzanotte, e spegnere le vecchie
lanterne al
dodicesimo rintocco, come Cenerentola.
Le ragazze erano tutte ben truccate, coi capelli pettinati all'insù, e
talmente su di giri che allungavano la mano ai bottoni della patta degli
uomini. Qualcuno aveva passato in giro una bottiglia - sembravano come
in un
incendio. Anni di disciplina andavano a farsi fottere. Lascia che si
sfoghino, pensai. Erano tutte eccitate e arrabbiate, ma anche felici.
Metà
erano già ubriache, poiché, con mance, si erano fatte portare dalle
domestiche negre delle bottiglie su in camera, prima di scendere. Io
avevo
venduto la maggior parte della mia cantina al club B..., per diecimila
dollari. Per anni avevo continuato a immagazzinare roba di prim'ordine,
e
avevo tenuto da parte dello champagne, dell'acquavite, del bourbon e del
rye
ben invecchiati. A quell'epoca, erano pochi quelli che bevevano scotch.
Avevo fatto aprire un barilotto di birra nel salotto grande e in quello
riservato. Harry [il factotum della casa, ndr] serviva al banco del bar.
Anche lui era piuttosto cotto, e si teneva accanto, dietro il banco, il
grosso cane Prince, ogni tanto piluccava qualcosa dal buffet, dove avevo
fatto affettare l'ultimo dei grossi prosciutti affumicati, del tacchino,
del
pesce, un intero assortimento di gamberi, di aragoste, e di granchi dal
guscio molle. Nessuno doveva spendere un centesimo, per tutto questo -
le
ragazze, il mangiare, e il bere, era tutto a carico della casa. Se
qualche
puttana chiedeva un regaluccio d'addio, per le ultime chiavate a
Storyville,
questo riguardava soltanto il gianni. Io non c'entravo più.
Verso le dieci, una banda di teppisti cercò di entrare, ma il sindaco
aveva
riempito Storyville di poliziotti, quella sera, poiché era corsa voce
che le
puttane e i loro amici avrebbero dato fuoco al quartiere, al momento
d'abbandonarlo. I poliziotti non lasciavano entrare nessuno nella casa,
a
meno che io gli dicessi che erano miei amici o invitati. Non volevo far
entrare nessuno che potesse rovinare la festa, nessuno di quegli
schifosi
pescicani, con le loro camicie di seta da venti dollari e i loro modi
volgari.
Un vecchio signore, un giudice, si mise a piangere, seduto sulle scale,
con
due puttane nude sulle ginocchia, che cercavano di farglielo venir duro,
e
il professore, quello vero, fece un lungo discorso sulla caduta di Roma,
che, secondo me, c'entrava come i cavoli a merenda.
..
A mezzanotte stavo sotto il grande candelabro dell'ingresso, che aveva
perso
alcuni dei suoi cristalli, e bevemmo tutti insieme l'ultima coppa di
champagne, le puttane piangevano, sia le nude che le vestite, e i gianni
nudi, vestiti, o semi-vestiti, scendevano dal piano di sopra. Fu una
cosa
commovente. Guardando le rovine del bar e del buffet, i cuscini
sbudellati,
tutto ciò che riuscii a pensare fu quanto sarebbe stato l'incasso di
quella
notte se non avessi preso tutto a mio carico. Le abitudini, in me,
difficilmente vengono meno.
..
E così, addio, Storyville, mia ultima casa. Quella notte dormii bene e
profondamente per la prima volta dopo settimane e, alle dieci del
mattino
dopo, feci i miei addii a Harry e al cane, lasciai le chiavi per il
greco, e
andai alla stazione a prendere il treno per la Florida. Le strade erano
piene di cartacce e di bottiglie rotte, e qualcuno aveva dato fuoco a un
vecchio furgone di lavandaio, a Storyville... ammesso che potesse ancora
chiamarsi Storyville. Gli ero affezionata, a quel dannato posto.»
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
La “Casa del sole nascente” è una casa di tolleranza di New Orleans,
all’epoca di questa canzone (fine ‘800) il quartiere a luci rosse di New
Orleans, era il più esteso del mondo, una specie di città nella città
(veniva chiamata "Storyville", dal nome del consigliere municipale
Alderman Story, che ne aveva propugnato la costituzione, e quelle case
chiuse in quella particolare città furono anche la culla di un nuovo
stile musicale che avrebbe avuto una lunga storia: il jazz), fino a che
venne rasa al suolo in occasione di una ondata moralizzatrice (vedere il
libro “Memorie di una maitresse americana” di Neil Kimball, Adelphi).
Secondo alcune fonti una casa di tolleranza con questo nome è esistita
veramente tra il 1862 e il 1874 ed era di proprietà di una maitresse che
si chiamava Madam Marianne LeSoleil Levant (da cui il nome della casa,
una traduzione del cognome o del soprannome francese della conduttrice).
Secondo altre fonti il riferimento della canzone originale era in realtà
alla prigione femminile del capoluogo della Louisiana, e la canzone era
in origine al femminile. In ogni caso "Rising Sun" nell'800 era una
metafora comunemente usata in America, e ancor prima in Inghilterra, per
indicare una casa di tolleranza.
La storia della canzone
La canzone è un traditional, anche se molti hanno tentato di accampare
diritti sul testo o sull'arrangiamento. Nel disco di Dylan è accreditata
a White (Josh White, un noto bluesman) e Holmes. Effettivamente Josh
White ne fece una efficace versione che è stata la base anche per il
recupero degli Animals (fonte: Allmusic). Riportiamo nel seguito la
cronologia più attendibile.
1800 - anni '20
La canzone nasce da notizie e fatti della città di New Orleans, con
numerosi contributi e varianti, come tutte le canzoni popolari. Il tema
musicale è basato su un tema tradizionale inglese (probabilmente "Matty
Groves", una ballata del 1600, secondo Alan Lomax), con successive
influenze e influssi blues, assorbiti dalla musica del tempo. Varia
anche il titolo della canzone; nelle varie testimonianze sono citati
"Rising Sun Blues", "House in New Orleans", "In New Orleans", "Bad Girl
Lament" e altri.
1928
Viene citata la prima registrazione su disco 78 giri da parte del
bluesman Alger "Texas" Alexander e data al 1928 quella di un "blues
lament" dal titolo "The House of The Rising Sun". Di questo disco, come
di un altro citato, esiste il riferimento nella Libreria del Congresso
USA, ma non pare ne esistano copie superstiti. Si può dedurre che ne
siano circolate poche copie e solo in un'area limitata. Non è quindi
neanche noto il testo utilizzato e l'arrangiamento. La seconda versione
è probabilmente ascrivibile a Clarence Tom Hashley, un altro bluesman
che operava nel periodo, e risale al 1933.
1937
Il famoso musicologo Alan Lomax, nel suo noto e meritorio lavoro di
ricerca sulla musica popolare americana, raccoglie sul campo con un
registratore a filo (Presto) testimonianze e registrazioni. Viene in
contatto anche con questa canzone, che gli viene cantata da un musicista
di strada del Kentucky, Bert Martin (che si accompagnava alla chitarra)
e poi da Daw Henson, che la cantava per sola voce. La versione che lo
colpì in modo particolare fu quella cantata dalla giovane figlia di un
minatore del Kentucky, Georgia Turner, una ragazza bionda di circa 16
anni, che aveva raccolto e registrata per prima, il 15 settembre di
quell'anno. Secondo la ragazza la canzone faceva parte del repertorioi
che si cantava comunemente nella sua casa. E' possibile che avesse
sentito le versioni su disco? Improbabile, proveniva da un ambiente
decisamente rurale, la canzone veniva probabilmente da New Orleans, dove
qualcuno degli uomini della famiglia o della contea era andato a
lavorare.
1938
Il cantante Roy Acuff incide una nuova versione della canzone, basata
sul precedente disco di Clarence Ashley. Il disco è relativamente più
diffuso rispetto ai precedenti.
1941
Alan Lomax pubblica le sue ricerche nel libro "Our Singing Country". Vi
è contenuta anche la trascrizione della canzone cantata dalla giovane
Georgia Turner, mentre le registrazioni sono disponibili nel circuito
degli appassionati. In base a questa pubblicazione in alcuni riferimenti
Georgia Turner e Bert Martin sono indicati come autori del testo, ma la
canzone è da considerare a tutti gli effetti un traditional.
1941
Gli Almanac Singers, ovvero Woody Guthrie, Pete Seeger, Hal Hays e
Millard Lampell, pubblicano la canzone nel loro album Sod-Buster Ballads
(canzoni rurali), al canto è Woody Guthrie. E' un disco seminale per la
scoperta del genere folk al di fuori dei suoi confini tradizionali. Pete
Seeger e Hal Hays saranno poi nel dopoguerra assieme nei Weavers, e
daranno il via al primo successo commerciale del genere, cui farà
seguito la riscoperta agli inizi degli anni '60, protagonisti Bob Dylan
(che proseguiva la tradizione e lo stile di Guthrie), Joan Baez, Peter,
Paul & Mary e molti altri.
1956
Il bluesman nero Josh White incide una sua versione di The House Of The
Rising Sun con forti venature blues. Probabilmente la canzone era stata
da lui interpretata e forse incisa già dalla fine dei '40.
1962
Bob Dylan incide The House Of The Rising Sun nel suo disco di esordio
omonimo, una versione folk tradizionale, un omaggio al suo maestro Woody
Guthrie.
1964
Il gruppo inglese The Animals, un combo R&B di Newcastle, dove
militavano alla voce Eric Burdon, alla chitarra solista Hilton Valentine
e all'organo Alan Price (leader prima dell'arrivo di Burdon) decidono di
fare una cover del brano, che avevano ascoltato probabilmente nelle
versioni di Dylan e di Josh White. E' da quest'ultima che prendono il
riff di chitarra e l'andamento blues, aggiungendo un arrangiamento che
mette in evidenza la chitarra di Valentine (l'introduzione) e poi
l'organo Hammond di Alan Price, su tutto la voce intensa e potente di
Eric Burdon. Il successo è immediato e la canzone è la prima di un
complesso inglese, dopo i Beatles, a raggiungere il numero 1 in USA. Per
la cronaca gli altri due "Animals" erano il bassista Chas Chandler e il
batterista John Steel.
1964 - oggi
Il brano non lascerà più le trasmissioni radio o i concerti o qualunque
altro mezzo per ascoltare musica, diventando un classico senza tempo,
ripreso in tutti gli stili possibili in decine di cover.
(Fonti: Washington Post (Online edition) - Ed Anthony - 2000 / American
History Site / Sito Eric Burdon / sito Allmusic.Com)
Spero di essere stato abbastanza
esauriente ,
Mr.Tambourine |
I RIFERIMENTI A DYLAN NEI ROMANZI O IN
ALTRE OPERE LETTERARIE
Vuoi contribuire ad
allungare la lista sottostante? Segnala a spettral@gmail.it i romanzi, i
racconti o le altre opere letterarie in cui viene citato direttamente o
indirettamente Bob Dylan .
- "Sulle orme
della tradizione. Gli Indiani d'America e noi" ,Spagna Francesco, , Padova, Imprimitur, 2008.
- "Hymes Dell" (a cura di) Antropologia radicale, Milano, Bompiani, 1979. - "Scimpru "
di Roberto Valentinii, dove Dylan è citato due volte
- "Achille piè veloce"
di Stefano Benni, dove il cantante preferito della ragazza del
protagonista è, per l'appunto, Dylan.
-
"Music Box", Curcu&Genovese, Trento, 2006. ( Marc Pontoni )
- "Nel momento" di Andrea De Carlo
- "Alta fedeltà" di Nick Hornby
- "La spia e la rockstar" di Liaty Pisani, Fazi, 2006
- "L'era del porco" di Gianluca Morozzi, Parma, Guanda,
2005
- "Scirocco" di Girolamo De Michele, Torino, Einaudi,
2005
- "Giorni di un uomo sottile" di Ernesto Aloia nella sua
raccolta "Chi si ricorda di Peter Szoke?", minimum fax 2003
- "La ragazza dai capelli di cobalto" di Gianluca
Morozzi, nell'antologia di vari autori "Strettamente Personale", ed.
Pendragon, 2005.
- "L'Emilia o la dura legge della musica" di Gianluca
Morozzi - Guanda
- "Tokyo blues" di Murakami Haruki - Norvegian Wood
(trad. ital. Milano, Feltrinelli)
- "Dance dance dance" di Murakami Haruki (trad. ital.
Torino, Einaudi)
- "La Torre Nera" di Stephen King
- "I giorni felici di California Avenue" di Adam Langer
- "Per sempre giovane" di Gianni Biondillo, edizioni
Guanda - 2006
- "Americana" di Don de Lillo
- "Denti bianchi" di Zadie Smith
- "La Danza del Pitone", di Norman Silver
- "Troppi paradisi" di Walter Siti, Einaudi
- "La fortezza della solitudine" di Jonathan Lethem
(Tropea)
- "Siamo tutti nella stessa barca" di Owen King
(Frassinelli)
- "Come dio comanda" di N. Ammaniti (Mondadori)
- "Accecati dalla luce" di Gianluca Morozzi (Fernandel)
- "Chi è quel signore vestito di bianco vicino a Bob
Dylan?" di Gianluca Morozzi ("Vertigine", numero unico - 2006)
- "Il cielo sopra Parigi" di Teo Lorini (Fernandel n.
58)
- "Venerati maestri" di E. Berselli (Mondadori)
- "Zona disagio" di Jonhatan Franzen (Einaudi)
- "Una vita da lettore" di Nick Hornby
- "Ragionevoli Dubbi" di Gianrico Carofiglio - Sellerio
editore
- "31 Canzoni" di Nick Hornby
- "Questa scuola non è un'azienda. I racconti del prof.
Bingo" di Vittorio Vandelli
- "I ponti di Madison County'' di R. J. Waller
- "La cultura del controllo" di David Garland
- "Il paese mancato" di Guido Crainz
- "Paura e disgusto a Las Vegas" di Hunter S. Thompson
- "L'ultima tazza di caffé" di Teo Lorini (da "Posa 'sto
libro e baciami" - ed. Zandegù, Torino 2007)
- "Small world" di David Lodge
- "In cerca di te" di John Irving
- "Mi ammazzo, per il resto tutto ok" di Ned Vizzini,
Mondadori.
- "Parlami d'amore" di Silvio Muccino e Carla Vangelista
- "Memorie di un artista della delusione" di Jonathan
Lethem (Minimum fax)
- "Boccalone. Storia vera piena di bugie" di Enrico
Palandri, Milano, L'erba voglio, 1979 (ristampato da Bompiani)
- "Vedi alla voce Radio Popolare", a cura di Sergio
Ferrentino con Luca Gattuso e Tiziano Bonini, Milano, Garzanti, 2006, p.
240 ("Live In Paris - 1978").
- "Jim ha cambiato strada"(1987) di Jim Carroll.
Edizione originale "Forced Entries:The Downtown Diaries 1971-1973",
traduzione italiana: Milano, Frassinelli, 1997.
- "Desperation" di Stephen King
- "La bambola che dorme" di
Jeffery Deaver, trad. ital., Milano, Sonzogno, 2007.
- "Testadipazzo-Brooklyn senza madre" di Jonathan
Lethem (Tropea, e in ed. tascabile Saggiatore)
- "Questo libro ti salverà la vita" di A.M. Homes
- "A long way down" (tradotto in italiano con "Non
buttiamoci giù") ed. Guanda.
- "La gloria dell'indigente" di Davide Imbrogno -
Ibiskos Editrice Risolo
-
"Hellbook" di
Michele Murino (ovvero "X-Files Bob")
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