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Ciao Mr. T,
ti rispondo sulla questione concerti pallosi di Bob. Tra parentesi i
tuoi commenti. Ciao,
Michele "Napoleon in rags"
(E invece il problema
è proprio questo , quali sono le 17 canzoni che deve
portare in concerto ? Tu hai la tua idea , Paolo Vites la sua , io la
mia , Dario Twist of Fate la sua , Davide the Saint la sua , Alessandro
Carrera la sua , Bruno Jackass la sua , ognuno dei Maggiesfarmers la
sua , allora , chi la scrive questa scaletta ?)
Nessuno la scrive la scaletta! La scrive Bob. E' esattamente quello che
dicevo... Invece di
ricopiare la stessa scaletta degli ultimi anni pescando sempre tra le
stesse ormai abusate canzoni, Bob dovrebbe decidersi a scrivere una
scaletta
DIFFERENTE. Nessun fan gli chiederebbe di fare le sue
preferite. Ma di fare delle canzoni DIVERSE!!!! Quindi io ho la mia,
Vites la sua, Carrera la sua etc. e se Bob invece di fossilizzarsi
sulle stesse canzoni le variasse, sicuramente farebbe felici un po'
tutti. E, ripeto, se toglie Watching the river flow e mette - per dire
- Changing of the guards, o toglie Summer Days e mette Romance in
Durango, stai certo che ai fans occasionali non fregherebbe una mazza
del cambio perchè per loro sarebbe esattamente la stessa cosa, ma stai
certo che Murino, Vites, Carrera ed altre migliaia di fans farebbero i
salti di gioia. E i concerti diventerebbero anni luce più belli ed
interessanti.
(Volete provare a
mandarmele , oguno la sua , così poi
le confrontiamo ? Ci troveremmo alle prese con 10.000 scalette una
diversa dall'altra e non ne usciremo più , bene fa Dylan a fare quello
che vuole , )
Ribadisco. Nessuno vuole spedire la propria scaletta a
Bob. Basta che Bob faccia la sua pescando tra le mille sue canzoni
VARIANDOLE!!!!!!
( Lo ha sempre fatto
infischiandose delle mie opinioni , delle tue , di quelle di Paolo Vites
o Alessandro Carrera ,
insomma di tutti quelli che hanno scritto su di lui , ognuno con le
sue ragioni e le sua motivazioni , non c'è altra soluzione , "do what
you think you should do" dice Dylan , e questo metodo ha sempre adottato
e non lo abbandonerà mai , e il mondo ed i critici dicano quello che
vogliono , non è questo il suo problema . )
Non è vero. E' un suo problema nel momento in cui Vites scrive quello
che ha scritto
(e come Vites lo stesso vale per chiunque critichi i concerti attuali)
perchè stai certo che molti non andranno a vedere Bob leggendo che
palla di concerti sta facendo. Quindi credo che gli interessi e come.
(L'hai detto tu ,
Dylan non canta più , allora puoi mettergli dietro
200 coriste , la filarmonica di New York e tutto quello che ti viene
in mente , il suono sarà ricchissimo , meraviglioso e lui continuerà a
non cantare perchè la voce non ce l'ha più come quella di una volta ,
desistete dalla protesta , sembrate quelli di Newport , lasciate da
parte le vostre idee ed accettatelo per quello che è e non per quello
che era .)
Non mi sembra un ragionamento molto valido... Cioè, se lui
non ha più voce va bene ugualmente così, deve fare dei concerti
inascoltabili imitando Elephant man, come dice Vites? Uno dovrebbe
anche rispettare il pubblico che paga il biglietto. Se non si vuole
ritirare dalle scene accettando l'idea di essere troppo vecchio per
sperare che la sua voce regga il numero impressionante di concerti che
tiene, allora umilmente cerca di migliorare le cose. Anche con le
coriste, come dicevo. Oppure fa meno date e non affatica la voce al
punto che questa diventa davvero inascoltabile. Non credo che sia
lecito perdonare tutto a Dylan.
(The times they are
a-changed !!! My friends , altri tempi , altri musicisti , altro Dylan ,
l'acqua passata
non macina più , questo lo sappiamo tutti , allora mi chiedo perchè fate
così fatica tutti ad accettare la realtà ?)
Appunto! Altri
musicisti. Quindi non mi sembra così assurdo che Bob rinsavisca e si
scelga dei musicisti più capaci di questi.
Ne trova a pacchi. Non mi sembra che nella sua critica Vites chiedesse a
Dylan una cosa
dell'altro mondo. Semplicemente di cambiare un sound ormai palloso e
sempre uguale a se stesso cambiando i musicisti. Direi che è quello che
ha sempre fatto Bob in passato negli ultimi 40 anni. Non esiste il
discorso della nostalgia. La nostalgia non c'entra proprio per niente.
Quando Bob ha fatto la RTR chi cacchio aveva la nostalgia dei concerti
degli anni sessanta visto che la RTR era una cosa a dir poco
esaltante? Quando ha poi avuto il periodo gospel chi aveva nostalgia
del passato? Nessuno, perchè quei concerti erano
stratosferici. E così via con Tom Petty e con buona parte del
Neverending tour quando ogni
concerto per lunghissimi periodi era una gioia per le orecchie grazie
alle sterzate continue, alle improvvisazioni, alla vena estemporanea di
Bob che ti cambiava le carte in tavola sera dopo sera. Chiedere ad
Alessandro Cavazzuti e leggere i suoi fondamentali commenti ai concerti
sul libro di Editori Riuniti firmato con Vites. Anche allora, quindi,
chi aveva nostalgia? Il problema si pone ora perchè tutto questo non
c'è più. Quindi la nostalgia c'entra come i cavoli a merenda. La logica
invece sì.
(Dylan è quello che
da oggi , non quello che avete
in mente voi , non riuscite a soffocare il ricordo di qualcosa di
meraviglioso
che non c'è più , che il tempo ha cambiato . )
Errato.
Non c'è più perchè Bob non fa niente perchè ci sia. Il tempo non
c'entra niente. Basti vedere che appena negli anni scorsi ha tirato
fuori delle sorprese come Romance in Durango ed altre simili se n'è
parlato per mesi e tutti a dire che quelle cose erano state
eccezionali (Vites in testa)... Eppure era lo stesso Dylan afflitto dai
problemi che sappiamo. Segno che, se cambia, ritrova il gusto della
sfida e si impegna di più. Questo non lo dico io. E' inoppugnabile.
Abbiamo avuto prove su prove al riguardo. Dylan deve essere stimolato
per dare il meglio. Deve variare. Il duetto con la Jones ha visto un
Dylan sicuramente anni luce superiore a quello del periodo. Il duetto
con Clapton su Don't think twice, idem. Guardi quel video e ti rendi
conto che Dylan è parecchie spanne sopra il suo standard del momento.
Quando fa Romance in Durango è una gioia per le
orecchie... Sembra il Dylan di trent'anni prima... Ogni volta che negli
ultimi anni ha fatto
qualcosa di finalmente diverso ha sempre fatto le cose migliori. Non è
un caso. Perchè le improvvisazioni, i cambiamenti, le novità sono per
Dylan una sfida, ed in quei casi si è sempre impegnato di più dando il
meglio di sè, soprattutto in tempi recenti.
(Avete ragione , i
suoi
concerti sono oggi una palla tremenda , anche per me , anch'io non
andrò ai concerti , dovrei fare recensioni che ammazzano Dylan , le
recensioni sono una cosa seria , pane al pane e vino al vino , puoi
anche inventarti di aver visto e sentito un concerto ed un Dylan
stratosferici , ma poi fai la figura del pirla , apprezzo la sincerità
di Paolo , la tua che è anche la mia , non ci andiamo e basta , e le
recensioni lasciamole fare agli altri , tutti hanno il diritto di dire
la loro e pensarla come vogliono , ma la gente ti giudica anche in
base a quello che scrivi , se scrivi cazzate è matematico che fai la
figura del cazzone . Così la penso io , non pretendo di avere la
verità in mano , è solo la mia opinione espressa con sincerità , come
sincera è la tua e quella di Paolo , forse io ho meno rimpianti ,)
Ripeto che qui non si tratta di avere rimpianti o nostalgie per il
passato. E' molto più semplice il discorso. Dylan sta facendo da tempo
dei concerti noiosi. Punto. Li potrebbe migliorare senza problemi se
solo lo volesse, senza bisogno di nostalgie... Punto.
E' una questione di scelte che può fare benissimo senza problemi. Non lo
fa. Punto.
Risultato: i concerti attuali sono una palla.
Vites ha ragione da vendere.
(ma questo non vuol
dire che non continuo ad amare le canzoni
di Bob , hai sentito quanto sono belle Nettie Moore , Spitit of the
water e Working man blues ? Da sogno e da brivido , si può pretendere
altro da un uomo , si può pretendere di più da Dylan , da questo Dylan
?.)
Sogno? Brivido? Forse abbiamo sentito canzoni diverse??? Sono le
stesse cose che sta facendo da anni ormai trite e ritrite con
un sound che ormai ha fatto il suo tempo. Si può pretendere di più? Ma
senza
ombra di dubbio. Dylan può dare molto ma MOLTO di più. Quindi certo che
si può. Anzi si deve!
Ciao,
Michele "Napoleon in rags"
In fondo , caro "Napoleon" , la
pensiamo tutti e due allo stesso modo , io ho cercato delle attenuanti
per questi noiosi concerti , ma alla fine mi sono convinto che non ce ne
sono , hai ragione tu , 1) CAMBIARE LA BACKING BAND , 2) Ridurre il
numero di concerti in modo da avere una voce accettabile e non una alla
Elephant man . Fatte queste cose cambia tutto , cambiare musicisti vuol
dire cambiare sound , l' apporto di nuove idee , nuovi
arrangiamenti e nuove scalette . Qualcuno dice che con quest'argomento
stiamo facendo un cattivo servizio a Dylan , suggerendo alla gente di
non andare ai concerti , invece è esattamente il contrario , se la gente
cominciasse a disertare i concerti di certo Dylan si chiederebbe il
perchè , leggerebbe le critiche dei Dylanologi specializzati e la
soluzione salterebbe subito fuori , con grande gioia sua e di tutti noi
che continuiamo ad ammirarlo ed ascoltarlo anche se da un paio d'anni ci
sta deludendo .
Mr.Tambourine
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5307
Ciao Mr.
Tambourine
mi diresti
qualcosa in più su Roy Orbison , voglio dire , oltre le solite quattro
notiziette che trovi sui Travelin Wilburys ?
Grazie e
complimenti per il sito , Arianna .
Certo Arianna ,
Roy è stato un vero gigante della musica , mai valutato appieno perchè
nei suoi anni migliori i media parlavano solo di Elvis , ho fatto una
ricerca approfondita che spero ti sia gradita :
Roy Orbison apparteneva alla
primissima generazione di rockabilly, ma controvoglia. Nativo del Texas,
aveva suonato country e cantato gospel nei medicine show, aveva
allietato feste e danze in duo con un mandolinista, ed aveva studiato
con Pat Boone. Scoperto dalla Sun, si converti` al genere di moda, ma il
suo successo nel rockabilly fu limitato al singolo Ooby Dooby (1956) e a
scrivere qualche canzone Jerry Lee Lewis e gli Everly Brothers, che
portarono al successo Claudette (1957). Quando l'enfasi si sposto` dal
rhythm and blues al ritmo piu` bianco di Buddy Holly, Orbison si reco` a
Nashville e scopri` la sua vera vocazione.
Le sue sontuose ballate romantiche, veri melodrammi orchestrali, scritti
da lui stesso, erano reminescenti delle funzioni religiose, degli
shouter e del bel canto. In breve divenne il Caruso del rock, anche se
il suo tenore era tutto malinconia e niente potenza, alternato a
crescendo in falsetto. I testi erano cupi, paranoici, e
auto-commiserativi, quasi anticipando le tragedie che si sarebbero
abbatute sulla sua vita privata, che la voce recitava con plastiche e
fantasiose fluttuazioni di tono. L'insieme, liriche deprimenti, ritmi
latini, cadenze marziali, cori vocali, sezione d'archi classica, canto
melodioso, appariva monumentale, paragonato alle scheletriche frenesie
del rock and roll: Only The Lonely (1960, un'aria romantica che si apre
a cappella e sembra quasi un doo-wop), Running Scared (1961, con un
crescendo in stile bolero), Crying (1961), Dream Baby (1962), sono le
sue dolenti prediche amorose, che costituiscono anche il cuore degli
album Crying (Sony, 1962) e Lonely and Blue (Monument, 1963). In Dreams
(1963) e` il gioiello dell'album omonimo.
Il culmine lo raggiunse pero` piu` tardi, con Oh Pretty Woman (1964),
piu` graffiante sia ritmicamente sia melodicamente, un classico del rock
di tutti i tempi. Purtroppo l'anno dopo si converti` al country di
Nashville con l'album There Is Only One (MGM, 1965).
La morte in moto della moglie (1966) e quella dei figli in un incendio
(1968) pesarono duramente sulla sua carriera.
Very Best (Monument, 1966) raccoglie gli hit.
Alla fine degli anni '80 Orbison resuscito` al fianco di Dylan, George
Harrison, Jeff Lynne e Tom Petty nei Traveling Wilburys. Jeff Lynne e
Tom Petty lo aiutarono a scrivere You Got It, il singolo tratto
dall'album Mystery Girl (Virgin, 1989) che lo rilancio` nelle
classifiche.
Orbison mori` poco prima l'uscita del disco per un attacco cardiaco.
(Piero Scaruffi)
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Roy Kelton Orbison (Vernon, 23 aprile 1936 – Nashville, 6 dicembre 1988)
è stato un cantautore e chitarrista statunitense, noto soprattutto per
le canzoni "Only the Lonely", "You Got it", "Oh Pretty Woman", "Crying"
e "In Dreams".
Nato da una famiglia di estrazione operaia (il padre Orbie Lee Orbison
per trovare lavoro si spostò con la famiglia durante gli anni quaranta
dapprima a Forth Wort nel Texas e successivamente nel Nuovo Messico), il
giovane Roy dimostrò presto interesse per la musica fondando una band
all'età di tredici anni, i "Wink Westerners".
Il suo primo successo commerciale arrivò nel giugno del 1956 con "Ooby
Dooby", scritta dai compagni di college e registrata negli studi del
produttore Norman Petty a Clovis, nel Nuovo Messico.
Il periodo di maggiore successo della sua carrierà durò fino a circa
metà degli anni sessanta, durante il quale, oltre a scrivere ed
interpretare i suoi maggiori successi (Only the lonely", "You Got it",
"Oh Pretty Woman), collaborò con grandi interpreti dell'epoca,
partecipando a varie tournee con i Beach Boys negli Stati Uniti nel
1964, con i Rolling Stones in Australia nel 1965 e coi Beatles in Europa
nel 1963, dove strinse rapporti di amicizia soprattutto con John Lennon
e George Harrison (quest'ultimo formerà negli anni ottanta il gruppo dei
Traveling Wilburys insieme, tra gli altri, proprio a Roy Orbison).
In seguito al mutamento dei gusti musicali negli Stati Uniti dovuti alle
novità stilistiche dei tardi anni sessanta, lo stile triste e melodico
di Orbison, con sonorità country, lo fece uscire dalle top ten del suo
paese, mentre continuò ad essere apprezzato all'estero, in particolare
in Europa.
La carriera di Orbison negli anni settanta passò attraverso le
esibizioni a Las Vegas, come altri nomi illustri dell'epoca.
Negli anni ottanta Orbison ritornò con prepotenza alla ribalta,
soprattutto grazie ai tributi che gli pervennero da artisti di
grandissima importanza (Bruce Springsteen si ispirò a "Only the Lonely"
di Orbison per scrivere la sua "Thunder Road", nonchè per essere le sue
canzoni ricomprese nelle colonne sonore di film di grande successo
("Pretty Woman" di Garry Marshall, Velluto blu di David Lynch)
Gli ultimi anni di vita lo videro protagonista di un progetto musicale
assai interessante con la partecipazione al gruppo dei Traveling
Wilburys, di cui fecero parte anche Bob Dylan, George Harrison, Tom
Petty e Jeff Lynne. Il gruppo non fu pubblicizzato e gli stessi
componenti non svelarono inizialmente le loro reali identità, spiazzando
il pubblico ed ottenendo un interessante successo con il primo album,
intitolato Vol. 1, nel 1988. Poco tempo dopo il lancio del disco, la
notizia dell'improvvisa morte di Orbison causata da un fatale attacco
cardiaco che lo colpì a casa della madre a Nashville, pregiudicò anche
il futuro del gruppo che incise solo un secondo album qualche anno dopo,
intitolato Vol. 3, con minore successo del primo, prima di sparire dal
panorama musicale.
Discografia
1961 Lonely and Blue (Monument) Re-issued, 2006 (Legacy Recordings)
1962 Crying (Monument) Re-issued, 2006 (Legacy Recordings)
1962 Roy Orbison's Greatest Hits (Monument)
1963 In Dreams (Monument) Re-issued, 2006 (Legacy Recordings)
1964 More of Roy Orbison's Greatest Hits (Monument)
1965 There Is Only One Roy Orbison (MGM)
1965 Orbisongs (Monument)
1966 The Orbison Way (MGM)
1966 The Classic Roy Orbison (MGM)
1967 Roy Orbison Sings Don Gibson (MGM)
1967 The Fastest Guitar Alive (Movie Soundtrack) (MGM)
1967 Cry Softly Lonely One (MGM)
1969 Roy Orbison's Many Moods (MGM)
1970 The Great Songs of Roy Orbison (MGM)
1970 Hank Williams the Roy Orbison Way (MGM)
1970 The Big O (UK, London)
1970 Zig Zag (Movie Soundtrack) (MGM)
1972 Roy Orbison Sings (MGM)
1972 Memphis (MGM)
1973 Milestones (MGM)
1974 I'm Still in Love with You (Mercury)
1975 The Living Legend of Roy Orbison (compilation album, Columbia
Special Products, Candlelite Music)
1976 Regeneration (Monument)
1977 All-Time Greatest Hits (Monument)
1978 Living Legend (Movie Soundtrack, only 1,000 copies were made)
1979 Laminar Flow (Asylum)
1980 Roadie (Movie Soundtrack) (Warner Bros)
1985 Class of '55 (Lewis, Cash and Perkins) (Polygram)
1985 Insignificance (Movie Sountrack) (Zenith)
1986 Blue Velvet (Movie Soundtrack) (Varese Sarabande)
1987 In Dreams: The Greatest Hits (New recordings, Virgin)
1987 Less Than Zero (Movie Soundtrack)(Def Jam/Columbia)
1987 Hiding Out (Movie Soundtrack) (Virgin)
1988 Traveling Wilburys Vol. 1 (Wilbury/WB)
1989 Mystery Girl (Virgin)
1989 A Black & White Night Live (Virgin)
1992 King of Hearts (Virgin)
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Traveling
Wilburys sono stati un supergruppo musicale attivo alla fine degli anni
Ottanta.
Era composto da esponenti di spicco del panorama rock: Bob Dylan, George
Harrison, Tom Petty, Jeff Lynne e Roy Orbison. Sotto il curioso nome si
celava in realtà uno scherzo. Ed anche un piccolo mistero.
Il risultato di questa collaborazione tra affermate superstar della
musica pop - reduci da decenni di successi in attività singola o di
gruppo - segnò in ogni caso un gioioso (e giocoso) momento artistico in
grado di produrre una musica fresca, arricchita dagli umori dei quali
ciascun componente del gruppo era apportatore. Tuttavia qualche critico
non mancò di ironizzare accennando all'impresa di dinosauri del rock in
gita premio.
L'idea di formare il gruppo sorse nel 1988 durante le sessioni di
registrazione del brano che doveva servire da lato B per un disco
singolo di Harrison (This is Love). Le sedute avvennero al Santa Monica
California Studio di Bob Dylan e il risultato fu la registrazione di una
canzone - Handle With Care - che apparve da subito troppo buona per
essere limitata come riempitivo per un 45 giri.
Da qui alla decisione a cui giunsero i cinque futuri Wilburys di dare
vita ad un album collettivo e alla formazione di una estemporanea band,
il passo fu assai breve. Scritte da tutti i componenti il gruppo, le
canzoni del primo album dei Traveling Wilburys (che portava il titolo di
Vol.1) furono registrate a tempo di record (Dylan, ad esempio, sarebbe
dovuto partire da lì a poco per uno dei suoi interminabili tour in giro
per il mondo).
Messo in commercio nell'ottobre dell''88 (a novembre in Italia), il
disco stupì (in un certo senso spiazzandolo) gran parte del pubblico
appassionato di musica rock (in particolare i fan personali di ciascun
componente il gruppo). La mancanza di un vero e proprio lancio
pubblicitario, oltre che l'inedito nome del gruppo, alimentò facilmente
il piccolo mistero di chi fosse a celarsi sotto le mentite spoglie dei
fratelli Wilburys (peraltro facilmente riconoscibili nonostante i
vistosi occhiali scuri che indossavano per la foto di copertina), figli
di tale Charles Truscott Wilbury Sr.. Questo fatto non impedì al disco
di scalare le classifiche di vendita (e di gradimento, tanto da essere
inserito fra i 100 migliori album di sempre dalla rivista specializzata
Rolling Stone).
A rattristare gli animi - e a condizionare evidentemente anche un
possibile sviluppo futuro del gruppo - giunse poche settimane dopo la
pubblicazione dell'album (il 7 dicembre) la notizia dell'improvvisa
morte di uno dei componenti il gruppo, Roy Orbison.
Due anni dopo, nell'ottobre 1990, il gruppo tornò tuttavia a farsi vivo
- ancora una volta a sorpresa - pubblicando un nuovo album, intitolato
ironicamente Vol.3. Un possibile Vol. 2 non fu mai immesso sul mercato
discografico eccetto che - come accadde poi per il vol. 4 - in versione
bootleg, quindi non ufficiale.
(wikipedia)
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Nel 1972 il mondo non era il posto giusto dove risiedere per Roy
Orbison: troppo giovane per un revival ma per tropo anziano per andare a
trovarsi un nuovo pubblico il cantante triste dovette ripiegare su
mercati “marginali “ come l’Australia presso cui la onda lunga della
nuova musica (progressive, jazz rock, hard rock) avevano attecchito
molto meno che altrove. Proprio in Australia Roy scoprì invece che un
folto pubblico di affezionati ancora esisteva e la venerazione si
trasformò in realtà, un po’ come Las Vegas e le Hawaii erano stato il
cavallo di troia in quei primi anni settanta per Elvis Presley.
In questo show televisivo dove Orbison è accompagnato non solo dal suo
gruppo (una combriccola di imbalsamati) ma da una intera orchestra il
cantante di "Crying", “Blue Bayou“, “Dream Baby“, “In dreams“, “Running
Scared “ e " Oh, Pretty Woman “ (qui ci sono tutte…) è sempre in
perfetto controllo dietro il suo paio di inseparabili occhiali neri.
Incredibile che sia in vita, in certi momenti ! Eppure qualcosa di
straordinario accade perché le canzoni di Orbison (venerato da Costello,
Waits, Bono, Springsteen e molti altri) prendono vita anche quando stai
per dire che sono melense e stagnanti. Sarà la voce agrodolce e rotta da
una malinconia che lo fece grande, sarà il suo essere così “cool “ certo
è che Roy Orbison seppe per moltissime stagioni l’ambasciatore dei cuori
spezzati e – in qualche modo – seppe portare questo compito a termine a
testa alta, senza mai cedere. Un vero country boy, insomma, fedele alla
parola data!: Con una vita terribile dietro e avanti a se (la morte del
fratello, della madre, di un figlio, l’incendio di tutti i suoi averi)
Roy Orbison non cambiò mai una volta espressione e seppe far sognare più
di una generazione fino al trionfo finale con “Mistery Girl“ e un intero
album realizzato grazie a Bono e the Edge. La sua musica è il suono di
una stazione radio che non esiste più, l’America di quella musica
country che è più pop del pop perché popolar dentro, fino al più
profondo. La voce di Roy orbison, i suoi arrangiamenti – qui eseguiti in
modo quasi pedissequo – furono in insegnamento per le tecniche di
registrazione in Italia e il suo stile vocale un riferimento per molti.
Fosse rimasto vivo fino ad oggi avrebbe avuto il trattamento che è stato
riservato a Johnny Cash, ma non è andata così e Roy se ne è andato come
era venuto, un po’ in sordina. Rispettando il suo stile di sempre; forse
doveva essere così.
(Ernesto de Pascale)
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Le radici musicali di Roy Orbison sono le stesse di Carl Perkins, Johnny
Cash ed Elvis Presley, quelle del primo rock?n?roll, del rockabilly e
del country. Ma lo stile di Orbison, una miscela di country-pop inserita
su una base rock?n?roll, si caratterizzava soprattutto per l?intensità
drammatica della sua voce e per i testi romantici e nostalgici. La
figura del crooner, il cantante triste e sconsolato, perdente e
abbandonato dal suo grande amore, trovava in lui una perfetta
incarnazione. La sua influenza stilistica è stata riconosciuta
fondamentale da artisti come Bruce Springsteen, Chris Isaak e i Beatles
(con cui andrà in tour nel ?63) che dichiareranno, per bocca di John
Lennon, di aver scritto Please, Please me pensando al suo stile. La sua
prima hit è del ?56 con un brano rockabilly, Ooby Dooby, che inaugurò il
contratto con la Sun records. Ma dimostrò subito di trovarsi più a suo
agio con le ballate. I successivi singoli per la Sun non incontrarono
però grande riscontro e alla fine degli anni ?50 decise di concentrarsi
nel lavoro di songwriter per altri artisti. La sua Claudette ad esempio,
fu un grande successo degli Everly Brothers. Dopo aver lasciato la Sun e
poi anche la RCA, Orbison trovò la sua giusta dimensione artistica con
la Monument Records, per la quale incise Only the Lonely, che raggiunse
il secondo posto in classifica nel ?60. Le sue ballate melodiose su
amori perduti, interpretate con intensità da melodramma, trovarono nelle
produzioni Monument la massima enfasi, con arrangiamenti per archi e
cori. Fra il 1960 e il ?65, Orbison piazzò 15 canzoni nella Top 40, fra
cui il suo più grande successo,Oh, Pretty Woman, n.1 nel 1964. In
coincidenza con l?abbandono della Monument per la MGM nel 1965,
l?evoluzione del rock verso strade innovative relegò il sound di Orbison
fra le cose passate di moda. Nel ?66 avrebbe perso la moglie in un
incidente motociclistico e alcuni anni dopo anche due dei figli,
nell?incendio della sua casa. Produzioni e apparizioni dal vivo si
diradarono molto, fino alla metà degli anni ?80, quando l?inserimento
nella colonna sonora del film Blue Velvet di David Lynch, della sua In
Dreams lo riportò in auge. Incise, con la produzione di T-Bone Burnette
un album di vecchi successi e partecipò con George Harrison, Bob Dylan,
Tom Petty e Jeff Lynne al supergruppo dei Traveling Wilburys. Il
successo di quella avventura spianò la strada a quello che sarebbe stato
l?album più venduto di Orbison da 20 anni, Mystery Girl. Morirà nel
Dicembre ?88, a soli 52 anni, per un attacco cardiaco.
Sito ufficiale
The Official Roy Orbison Website
Fanclub: Roy Orbison Site
http://stm1.chem.psu.edu/~krk/orbison/Ro...
(kataweb.it)
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Quando il destino sconfisse Roy Orbison. Due volte
Pubblicato da Andrea Degidi Mer, 07/05/2008 - 08:16
Il rock americano è, naturalmente, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Ryan
Adams, Jackson Browne, Tom Petty (e scusate chi dimentico). Parliamo del
rock che narra di strade polverose, amori infranti, vite operaie, guerre
sbagliate. Eppure c’è un’altra anima di quell’America che in Italia
conosciamo pochissimo. Ha il volto, tondo e rubicondo per niente da
star, di Roy Orbison, il rocker più sfigato della terra. Non ci credete?
Allora leggete la sua storia.
Nato nel 1936, Orbison cresce bruttino e timido, ma con una chitarra
sempre al suo fianco. Ragazzo dalla pelle pallidissima, si nasconde
dietro ad un paio di enormi occhialoni dalle lenti fumè, infagottato in
terrificanti giacche a frange. Fin da ragazzo elabora uno stile
particolare: canzoni semplici, con sfondo di archi lacrimosi, testi
quasi tutti d’amore, melodie plasmate con refrain melodrammatici e
soprattutto infarcite di tanto miele che stomacherebbe anche Winnie
Pooh. Ma Roy ha subito un suo successo, negli Usa. Perché? Perché la sua
è la voce più bella del mondo: pulita, soprattutto lirica, in grado di
raggiungere toni altissimi.
Siamo negli anni Sessanta, il problema è che in America c’è un altro
tizio che fa musica come la sua, ma con un sex appeal decisamente
superiore: mister Elvis Presley. Comunque il ragazzo ha successo, scrive
centinaia di canzoni e si ritaglia un suo pubblico. Nel 1964 il botto,
scrive ‘Pretty woman’. Lo so quello che state per dire, ma non è dei Van
Halen? Nossignori, è del vecchio Roy quella canzone, usata poi come
jingle per gli scompensi dollarosi-ormonali ‘mi ami per quel che sono o
per i miei soldi’ sbattuti sul grande schermo dalla coppia Richard
Gere-Julia Roberts. Le charts si accorgono di lui, si sposa con
Claudette, arrivano tre figli. La vita sorride, alla faccia della
concorrenza di Elvis? Illusione, nel 1966 Orbison e signora escono con
due moto per fare un giro. Claudette ha un incidente e muore. Due anni
per riprendersi dal dolore e nel 1968 un incendio devasta la casa di
Roy, uccidendo due dei tre figli. Come ci si può riprendere da un
bastardo simile attacco del destino? Semplicemente non ci si riprende.
Negli anni Settanta Orbison si esibisce nei locali country americani.
Sinceramente fa un po’ pena, ingobbito dal dolore, con la sua figura
così demodè, fra stivaletti da cowboy e giacche di pelle mentre in
Inghilterra il vento del punk spazza via tutto il vecchiume possibile,
comprese le sue ballatone sentimentali.
Un uomo e un cantante finito: questo è Roy Orbison negli anni Ottanta.
Ma siccome un briciolino di giustizia a questo mondo a volte c’è, Bruce
Springsteen decide che è tempo che il mondo riscopra Roy, proprio che
lui che l’aveva omaggiato nella sua epica ‘Thunder road’ (il Boss
scriveva nel testo ‘Roy Orbison canta per i solitari’, rifacendosi ad un
successone di Roy, ‘Only the lonely’). E così nel 1987 chiama a raccolta
Tom Waits, Elvis Costello e suonano con il vecchio maestro in un
memorabile concerto-tributo a Los Angeles. Quella sera frutterà un cd,
‘A black and white night’, bellissimo, con le sue canzoni più belle:
'Crying', 'Only the lonely, 'Blue bayou', Ooby dooby', 'Dream you',
'Leah' e naturalmente 'Pretty woman'.
È la rinascita. Tutti dicono, mica male questo Orbison. Lui ha 50 anni,
il look fuoritempo di sempre, il volto innocente e la voce ancora bella
come una stella alpina. Si risposa con Barabar e nel 1989 entra a far
parte di un supergruppo, moda di quegli anni, i Travelling Wilburys: con
lui Jeff Lynne, George Harrison e Tom Petty. Incidono un album che
sbanca Billboard. La resurrezione è ormai totale, Roy è fertilissimo,
attualizza un po’ la sua scrittura e prepara un altro album, ‘Mystery
girl’: il disco straripa di vip, George Harrison, Tom Petty, Bono e The
Edge (che scrivono ‘Mystery girl’) e, purtroppo, Jeff Lynne. Perché
purtroppo? Perché Lynne, padre padrone dell’Electric light orchestra, ha
una mano produttiva kitsch e pesante, un'impronta appiccicosa che ben si
sente in ‘You got it’, ‘A love so beautiful’ e ‘Windsurfer’. L’album
resta bellissimo. È pronto per i negozi quando il destino ritiene che il
conto del signor Roy Orbison vada ancora saldato. Un infarto stronca la
seconda giovinezza, la vita, di Orbison. È il 6 dicembre 1988: aveva 52
anni.
(di Andrea Degidi)
Ciao :o)
Mr.Tambourine
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