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Lunedi 31 Gennaio 2011

La mail di Michele "Napoleon in rags"

Tutta la verità sul caso Ruby

Caro Mr. Tambourine,
se ancora avevamo dei dubbi sul fatto che Bob fosse un profeta, o meglio IL profeta... ecco che puntualmente arriva una ennesima conferma... Pensa che - un bel po' di anni fa - quale novello Nostradamus - Egli già preconizzava
gli attuali fatti scandalistici italici cantando i seguenti versi nelle stesse sedute di registrazione - badate bene!!!! - in cui cantava "Silvio... silver and gold..:" http://www.maggiesfarm.it/ttt1089.htm diavolo di un Bob!!!
ps: notare anche come collima il "Paparino" con il "Papi" di cui abbiamo letto su tutti i giornali...
Ciao a tutti, Michele "Napoleon in rags"

Caro Napoleons, non credi sia soltanto una bizzarra coincidenza? :o)

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Slow Train Band & Baby Blue Duet



OMAGGIO A BOB DYLAN

Una serata tra folk, blues, rock e ballate composte da uno dei più grandi artisti del Novecento, oggi alle soglie dei 70 anni.
Venerdi 4 Febbraio 2011 ore 22:00 - ARCI METROMONDO (c/o ARCI50) - Via Benaco 1, MILANO

www.metromondo.it  (per prenotazione cena)
www.myspace.com/slowtrainband
slowtrainband@yahoo.it

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Sabato 29 Gennaio 2011

Lowell, Massachusetts - University of Massachusetts Lowell - Tsongas Center - November 20, 2010

Bob Dylan, un'icona enigmatica

di Jim Sullivan

Bob Dylan non tira più pugni da knockout. Egli fa delle finte, evita i colpi e ogni tanto ti tocca con un gancio sinistro.
Sabato sera alla Tsongas Arena, i forti ganci sono stati "Simple Twist of Fate" e "Ballad of a Thin Man". Sono due dei migliori pezzi di Dylan, e sono stati i brani rari dove ha lasciato la tastiera e la chitarra elettrica e si è avventurato al microfono centrale armato con la sola armonica. Ha tagliato in "Thin Man" fieramente: "Qualcosa sta succedendo qui, ma tu non sai cosa sia, è così Mr. Jones?"

Non posso fare a meno di chiedermi chi sia il Dylan del giorno d'oggi.

L'uomo ha acquisito l'abitudine di maltrattare i suoi pezzi. Ha un quintetto di musicisti bravi, guidato dal chitarrista Charlie Sexton, e sono stretti tra di loro. Ma, come cantante, ci sono stati momenti in cui Dylan era così approssimativo che ringhiava come Tom Waits. In "Love Sick", "Visions of Johanna" e "Tweedle Dee & Tweedle Dum", la gente si chiedeva cosa stesse borbottando, non si capiva una parola.

Dylan, che sfoggiava pantaloni a strisce stile confederato e un cappello tipo Cordobes, non è quello che chiamerei un people pleaser. Lui è imperscrutabile. Questo set, come il primo spettacolo al Teatro Wang lo scorso anno, cadenzato in 100 minuti, ha avuto un atmosfera simile anche con una set list diversa.

Dylan e la sua band sono in grado di modificare praticamente tutto in una canzone blues-boogie. Questo era lo stile primario, un suono chugging che bolliva, ma raramente esplodeva, con passare del tempo Dylan è uguale sia alla chitarra che alla tastiera. Mai chitarra acustica, però.

Nel mezzo di una canzone, Dylan è così remoto, in modo disimpegnato dal pubblico, hai la sensazione questa potrebbe essere una prova generale invece di uno show. E, naturalmente, Dylan ha suonato solo i successi che voleva, rivoltando gli arrangiamenti. "It Ain't Me Babe" e "Tangled Up in Blue" sono stati un esempio. Dylan non ha nemmeno realmente tentato di cantarle, stava borbottando qualcosa di blues durante le canzoni.

L'unico effettivo parlare nel quale Dylan si è impegnato è stato quello di dire grazie dopo il primo bis, "Jolene", e per presentare la band, prima di scivolare nel finale, "Like a Rolling Stone." Qui, Dylan - che può demitizzare uno qualsiasi dei suoi inni – ha modificato il travolgente ritornello "How does it feels?" e lo ha abbassato di parecchie tacche.

C'è ancora qualcosa di quasi perversamente gratificante nel vedere Dylan live. Lui è sempre in tour - un lavoratore tipo-ape su un palcoscenico scarno. Immagini minimali. Solo una tela con immagini occasionali. Lui è una leggenda vivente e non ha bisogno d'altro.
Ma lui non dà molto peso alle parole ed alle melodie che hanno significato così tanto per così tante persone. Sta suonando un buon rock 'n' roll, ma che cade sotto i colpi che Dylan infligge alla sua musica ed alle sue canzoni.

(Fonte: http://www.bostonherald.com)

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Libri: Questa terra è la mia terra, di Woody Guthrie                    clicca qui

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Poesia: Alvau recita Ginsberg                                                      clicca qui

 

 
Venerdi 28 Gennaio 2011

Amherst, Massachusetts - University of Massachusetts Amherst - Mullins Center - November 19, 2010

di CSK

Il Mullins Center è stato il teatro dove ho visto il mio show preferito di tutti i tempi di Bob, nell’autunno del 1999, quando è stato raggiunto sul palco da Phil Lesh, Warren Haynes e Jorma Kaukonen, e ha suonato una versione incredibile di Highlands che doveva essere vista / sentita di persona per essere creduta.

Questo sarebbe il mio unico e solo show di quest'anno, l'anno scorso dopo aver visto i due spettacoli a New York dove Bob era chiaramente eccitato dal ritorno di Charlie e l’introduzione in scaletta di alcuni pezzi del nuovo album TTL, cosa che ha prodotto alcuni show ad alto vertice di energia positiva per loro. Prima di questo, l’avevo visto l’ultima volta a Vancouver nel 2008.
Bob sembra aver portato un pò più sotto controllo lo show - utilizzando il tono di voce che vuole al momento, alternando questa con il canto più tonale, apparentemente a volontà. Allo stesso modo, egli ha in abbondanza
ricchezza strumentalmente, con il suo microfono elettronico, organo, armonica e chitarra. 4 parti principali in evidenza dello spettacolo di questa sera sarebbe il risultato di questa intenzionale pacchetto mix.

L'opener - Gonna Change My Way of Thinking - una canzone che avevo perso l'anno scorso, è stato un RedHot fuori dalla scatola e molto gradito davvero. Bob dietro la tastiera, il sound della band subito su di giri e di un beat irresistibile fin dall’inizio.
Shooting Star, non uno dei 4 in evidenza, ma di successo.
Stuck Inside of Mobile - la voce di Bob in un basso, in modo quasi staccato con buoni risultati, ma è il suo lavoro di chitarra che fa il trucco.
Spirit on the Water - una versione buona con alcune estensioni verso una jam, con Bob all’organo verso il finale di questa canzone e l'altra, che è stato una calda Rollin '& Tumblin' - ancora una volta, con lo stile della band cambiato - questa è stata dominio di Charlie e ben accolta. Grande Tangled Up In Blue - Bob al centro della scena che narra i sentimenti del suo cuore con risultati eccellenti - ma era il suo lavoro di armonica che era davvero ingigantito - Una fantastica versione di una canzone che semplicemente valeva il prezzo del biglietto da sola.
Honest with me, leggermente rielaborata ma non veramente convincente, ma va bene così.
Can't Wait - all centro della scena Bob di nuovo, gesti e parole di grande effetto, la band frizzante e tagliente dietro di lui – fantastico.
Poi, un pò rimaneggiata, Tweedle Dee & Tweedle Dum - sempre interessante ascoltare Bob che mutila le sue canzoni.
A Hard Rain's A-Gonna Fall - Bob sembra attaccare spesso questa canzone quando ha la sensazione di sicurezza - questa è una di quelle volte, e ha trovato nuovi fraseggi che hanno fatto salire il canto, la sequenza di climax è stato meravigliosa - colpisce diritto, sempre un punto culminante questa Highway 61 - buona, sempre uno dei preferiti dalla folla.
Workingman's Blues – in questo pezzo l’uomo ha iniziato a stancarsi proprio qui, ha iniziato verso la metà andando fuori con la voce.
E’ sempre una cosa grande vedere Bob ogni tot - è il vero artista definitivo, usando la sua cassetta degli attrezzi per dare il massimo effetto di impulso al momento. Una dei più grandi interpreti del live di tutti i tempi. Sempre un privilegio vederlo all'opera.

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ROD STEWART : IF NOT FOR YOU

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George Harrison And Bob Dylan - If Not For You

 

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The Times They Are a Changin - The Josephine Baker Story

 

Il Mito di Joséphine Baker

Di origine meticcia afroamericana e amerinda degli Appalachi, è sovente considerata come la prima star di colore e tra le più acclamate vedette di Parigi. Ottenne la nazionalità francese nel 1937, e nel corso della Seconda guerra mondiale giocò un ruolo importante nel controspionaggio francese della Francia Libera. Ella utilizzò in seguito la sua grande popolarità nella lotta contro il razzismo e a favore dell'emancipazione dei neri, in particolare sostenendo la lotta per i diritti civili di Martin Luther King.
 

Getty images

L'artista
All'età di 13 anni abbandonò la famiglia e cominciò a lavorare come servetta in una casa finché dopo aver subito una punizione esagerata per aver rotto due piatti si dimise. Risparmiando riuscì qualche volta ad acquistare il biglietto per assistere agli spettacoli del Boxer Washington Theatre, riservato ai soli neri. Qui matura il suo amore per il ballo e il canto finché, con grande difficoltà, un giorno riuscì a convincere il direttore a farle un provino. Josephine iniziò così la carriera di ballerina nei piccoli teatri di St. Louis. A sedici anni debuttò a Broadway in una grandiosa rivista, replicata per due anni. Il 2 ottobre 1925 venne in Europa con la Revue nègre al teatro degli Champs-Elysées.
Joséphine Baker in La Revue des Revues 1927 (foto di Walery)Al teatro degli Champs-Elysées, dove Josephine era divenuta nel frattempo la prima ballerina, la sua bellezza di donna e la sua bravura di artista mandarono Parigi in delirio tanto che il teatro registrò costantemente il tutto esaurito. Nei suoi spettacoli e nelle sue canzoni (alcune delle quali come Yes, we have no Bananas, che cantava nuda, e La canne à sucre sono molto note) unì il gusto piccante e ricercato del varietà francese al folklore della musica africana.

Inoltre vestita solo di un gonnellino di banane, scatenata nel più pazzo charleston una musica allora ancora sconosciuta in Europa. Josephine incarna una delle immagini tipiche degli anni venti. Un costume inventato per lei dal costumista austriaco Paul Seltenhammer che sarebbe divenuto l'icona di quell'inizio di secolo e della vita parigina.
La passionalità delle sue interpretazioni ed il sincero interesse per l'arte popolare le impedirono di cadere nell'esotismo di maniera e suscitarono l'entusiasmo dei parigini per il jazz e le musiche nere.
A quell'epoca, incontra Georges Simenon che la segue sempre in prima fila. Malgrado il successo conquistato, la Revue nègre si inscrive in una visione colonialista del mondo nero e dell'Africa tipica dell'epoca.
Nel 1927, la giovane star si lancia nella canzone. Nel 1931, riporta un indimenticabile successo con la canzone J'ai deux amours composta da Vincent Scott. In questo periodo si sposa segretamente con il nobile siciliano Giuseppe Abatino, matrimonio che durerà 10 anni e si concluderà con la morte di lui.
Alcuni cineasti, come Marc Allégret le proposero anche qualche ruolo cinematografico. I suoi due principali film furono: Zouzou e Principessa Tam Tam, ma non incontrarono il successo di pubblico sperato. Invece sui palcoscenici delle music-hall, ella riuscì a fare ombra alla celebre Mistinguett.
 

La sua tournée del 1936 negli Stati Uniti non incontra un grande successo. L'America è scettica e certamente la rimprovera di parlare talvolta in francese, o in inglese con accento francese. Rientra in Francia dove ottiene la nazionalità francese nel 1937 sposando un cittadino francese, Jean Lion. Il matrimonio durò soltanto due anni.

Agente del controspionaggio
Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, sembra che Joséphine fosse diventata un agente del controspionaggio, tramite Jacques Abtey (capo del controspionaggio militare a Parigi). Per questo motivo, frequenta l'alta società parigina, poi si mobilita a favore della Croce Rossa. Dopo la Campagna di Francia, il 24 novembre 1940 si arruola nei servizi segreti della Francia libera, sempre avendo come tramite il comandante Abtey, che resta suo ufficiale di collegamento fino alla Liberazione, in Francia poi in Africa del nord dove fu sotto la protezione di Si Ahmed Belbachir.
Durante la guerra si fa carico di missioni importanti, utilizzando i suoi spartiti musicali per celare dei messaggi. In seguito fu ingaggiata dal servizio femminile inquadrato nell'armée de l'air, sbarcò a Marsiglia nell'ottobre 1944. Alla Liberazione, proseguì la sua attività a favore della Croce Rossa e canta per i soldati al fronte, seguendo con i suoi musicisti il proseguimento della guerra. Alla fine della guerra, conclusa con il grado di capitano, fu da Charles De Gaulle decorata con la Legion d'Onore.

La lotta per i diritti civili
Nel 1947 si sposò con il direttore d'orchestra Jo Bouillon; insieme acquistarono il castello di Milandes in Dordogna, dove accolsero e adottarono 12 bambini provenienti da diversi paesi del mondo, che verranno bonariamente chiamati "la mia tribù arcobaleno". Per il mantenimento del castello spese completamente tutta la sua fortuna costringendola ad aumentare i concerti della sua banda per aumentare le entrate e proseguire la sua opera.
Nel 1955 amplificò in Europa l'onda di indignazione sollevatasi in America per la morte del giovane afroamericano Emmett Till, seguita dal rilascio dei due assassini che espressero ciniche dichiarazioni dopo il giudizio, una volta che si erano assicurati l'impunità. Partecipò inoltre nel 1963 alla marcia organizzata da Martin Luther King.
Quando Joséphine fu definitivamente rovinata dalle sue difficoltà finanziarie, la principessa Grace di Monaco, amica della cantante, come lei di origine americana e artista, le offre un alloggio per passare il resto della vita in Costa azzurra e la invita nel Principato di Monaco per numerosi spettacoli di beneficenza.
Nel corso della sua ultima revue a Parigi l'11 aprile 1975, cadde malata e morì poche ore dopo per un'emorragia cerebrale. Era il 12 aprile. Fu seppellita nel cimitero del Principato di Monaco.
Joséphine Baker si era convertita al giudaismo in occasione del suo matrimonio con l'industriale Jean Lion nel 1937, ma questa conversione puramente formale non durò a lungo: infatti Joséphine ricevette funerali cattolici nella Chiesa della Madeleine a Parigi.
 

Getty Images

Riconoscimenti
Bertrand Delanoë, sindaco di Parigi, nel giugno 2006 (a un secolo dalla nascita) decise di intitolarle la Piscina Municipale "Joséphine Baker" sulla Senna, inaugurata nel luglio 2006 nel 13° arrondissement di Parigi.

Onorificenze
Cavaliere della Legion d'Onore
Croce di guerra 1939-1945
Medaglia della resistenza
Medaglia commemorativa del servizio volontario nella Francia libera

(Fonte Wikipedia)

 

 
Giovedi 27 Gennaio 2011

Amherst, Massachusetts - University of Massachusetts Amherst - Mullins Center - November 19, 2010

Dylan non è più 'Forever Young'

di Mark Schiffer

Facciamo chiarezza su alcuni fatti: Bob Dylan ha suonato uno show solido questo Venerdì presso il Mullins Center. Ha cantato e suonato con energia, occasionalmente con assoli alla chitarra e organo. I timori che la vecchiaia abbia lasciato l'uomo in lento impoverimento vocale si sono rivelati infondati. La band è la stessa con la quale Dylan è stato in tour negli ultimi 10 anni, in modo da avere una dinamica ben coesa. La set list è costituita da una solida combinazione di fan-preferiti, classici popolari, e materiale recente. La folla cantava con gioia, e il Mullins Center profumava di patchouli e marijuana.

Bob Dylan, senza dubbio, è stato al top della forma Venerdì sera. Il problema è che ogni fan di Bob Dylan, che era in grado di sborsare $ 60, o il $30, prezzo scontato per gli studenti, ha avuto uno show adeguato, buono, ma privo di spontaneità. Le canzoni erano stati ri-arrangiate in modo più blues-rock possibile, i fans praticamente hanno detto che non erano state eseguite con l'energia necessaria, si sentiva che non erano state suonate con un minimo di creatività dall’ inquieto spirito di Bob Dylan.
Dylan, come al solito, ha parlato poco nel corso delle prestazioni. Di solito questo lo fa sembrare una figura misteriosa e pura. Molte recensioni sottolineano questo aspetto, di collegarlo al suo passato enigmatico o sostenendo l'idea di collegare esclusivamente la poesia alla sua musica, e che chiedere di più da lui è solo essere un fan egoista.
Tuttavia, in un ambiente da stadio, questo aspetto della sua performance è servita solo a isolare ulteriormente il cantautore. I nuovi arrangiamenti hanno fatto sì che, con le eventuali eccezioni di "Ballad of a Thin Man" e "A Hard Rain's A-Gonna Fall", le sue canzoni hanno suscitato molte perplessità. Si sentiva come era un suono costruito per i Baby Boomers che avevano perso la scintilla della vitalità che ci vuole per approcciare artisti di quella generazione critica. Questa è stata la scintilla carente in termini di prestazioni di Dylan Venerdì.

Tecnicamente, è stato uno show di grande successo, ma pensate a questo: se foste andati fino al tavolo del merchandising nella hall dello stadio, dove uno dei vostri artisti preferiti si esibiva, come avreste reagito se aveste trovato che una t-shirt veniva venduta a non meno di 35 dollari?

Se doveste andare a vedere una delle più innovative, affascinanti figure della musica popolare in concerto, come vi sentireste se ogni brano è stato confezionato in modo blando, i più girati verso il blues-rock?

Non chiamatela morte artistica, chiamatela stagnazione artistica.

Questa è una considerazione negativa del concerto. Il Mullins Center era gremito Venerdì scorso, con molti fans soddisfatti. Se siete alla ricerca di una recensione positiva, parlate con qualcuno che ama il proprio artista preferito incondizionatamente. Se state cercando una scintilla di vita nella musica, tornate alle registrazioni.

(Fonte: http://dailycollegian.com)


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di Dan Fleming

Sono stato agli shows della UMass Amherst e UMass Lowell questo fine settimana – ed è stato un grande momento per essere un fan di Dylan! Qui ci sono un paio di commenti: ho pensato “Questo è stato uno spettacolo veramente forte”. Ero circa 10 file lontano dal palco e la folla intorno a me era davvero tanta. Ci sono stati un sacco di punti alti in questo spettacolo, ma soprattutto il tandem di "Can't Wait", seguito da "Tweedle Dee" è stato davvero efficace. La band veramente a posto in questi pezzi, le canzoni avevano un down-and-dirty, paludoso sound. L'illuminazione bassa ha anche contribuito a questo effetto. Sono un grande fan del drumming di George, e il suo drum beat ha veramente cotto a puntino queste canzoni. Un altro evento per me è stato" Tangled Up In Blue ". Un altro bell’arrangiamento, e la band ha dimostrato la sua versatilità nel dare a questo un sound-accendino rispetto allo stile da roadhouse-band che spesso la caratterizza. Come previsto, Dylan ha fatto alcuni lavori di armonica davvero belli, ma non vi era una bella interazione tra lui e Charlie. Sono un grande fan di Charlie - forse sono stato influenzato dalla mia posizione nella sala, ma mi sarebbe piaciuto se il suo assolo fosse stato più in rilievo nel mix - a volte ho potuto vedere le sue dita partire in qualcosa di intricato, ma in realtà non sentivo cosa faceva perchè era messo male nel mix. Inoltre, sarebbe bello se alla band fosse permessa qualche divagazione più lunga - io non sono un grande fan della jam-band, ma vorrei che avessero più spazio per gli assoli. Non ricordo in quale canzone è stato, ma verso la fine dello show (forse "Highway 61"), Tony si stava prendendo qualche battuta in più ma è stato bloccato, ma questi sono aspetti secondari. Sono stato fortunato di aver visto diverse volte Bob nella mia vita, che risalgono alla Rolling Thunder Revue e diversi spettacoli dal 2001, e questo è stato uno dei miei preferiti.

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Series of Dreams - di Paolo Vites                                                 clicca qui

 

 
Mercoledi 26 Gennaio 2011

Binghamton, New York - Binghamton University - Events Center - november 17, 2010

di Chuck LaBlanc

Questa è la terzo show di sette in questo tour. Rochester e Poughkeepsie sono stati spettacoli molto buoni, ma devo dire che Bob e la sua cowboy band hanno messo una tacca sul calcio della loro pistola per noi gente di Binghamton. Nella mia precedente recensione RIT, ho segnalato l'aspetto malsano di Charlie Sexton e la sua generale mancanza
di energia. Beh, sembrava che Charlie fosse tornato dalla porta dei morti. Appariva molto più maaarvelous, il suo colore era molto più sano e ha recuperato il suo posto alla destra di His Bobness. Ho goduto interamente i primi due shows che ho visto, ma con Charlie che si sta avvicinando a livelli di prestazioni veramente top, sembrava uno spettacolo completamente diverso.
Lo spettacolo è iniziato con una dura "Gonna change my way of thinking”. La voce di Bob è stata chiara e melodica per tutta la serata e lo spettacolo è iniziato con il piede giusto. Song # 2 "The Man In Me", io amo questa canzone. Ho avuto la sensazione che la voce era un pò debole. Song # 3 "Stuck Inside un Mobile With The Memphis Blues Again”, non un preferito per alcuni, ma porta sempre un sorriso sul mio volto. Ho persino sentito un paio di urla quando è iniziata, quindi deve essere un favorito per alcuni. Avanti # 4 "I Don't Believe You (She Acts Like We Never Have Met)”. Mi è sempre piaciuta questa canzone e la versione di questa sera è stata ben suonata e ben cantata.
Song # 5 "The Leeves Gonna Break". Con Charlie che suonava alla grande, questa canzone ti prende alla gola, fantastica. Il primo highlight per me stasera è stato il brano # 6 "Spirit on the Water", la canzone è stata
splendidamente cantata e la band era molto stretta strumentalmente.
Brano # 7, "Honest with me" sta iniziando a crescere in me, è solo che non è il mio preferito.
Song # 8 un altro top 10 per me ,"Desolation Row". È sempre un favorito, ben cantata e suonata.
Song # 9 "Tweedle Dee e Tweedle Dum, Bob e la band sembrano sempre divertirsi. Mi manca l’ avanti e indietro interplay delle chitarre di Charlie e Larry che ci hanno intrattenuto per anni. Bob conferisce una buon andare, ma è solo un pò morbido. Credo che sia stato per la canzone # 10, Blind Willie McTell che Donnie ha tirato tirò fuori il suo Banjo. Bob e la band hanno fatto una splendida interpretazione di questa canzone. In molte delle canzoni, anche Donnie però sembra che stia suonando, ma i suoi suoni strumentali mi sfuggono. Ma il Banjo era chiaro in tutta la canzone e mi è piaciuto.
Song # 11 "Highway 61 Revisited" è stata rivitalizzata con il ritorno di un sano Charlie Sexton.
Song # 12 "Love Sick" grande versione di una grande canzone. Quando l'album "Time Out of Mind" uscì diventò subito uno dei miei album preferiti.
Song # 13 "Thunder on the mountain”, io non odio questa canzone, ma Levee riempie già bene questo spazio per me, non c’è bisogno di entrambe. Ma, come hanno detto altre persone, se vi è qualcosa in una canzone di Bob che non ti piace, non la stai ascoltando abbastanza attentamente.
Song # 14 Ballad of a Thin Man, una luce ogni notte.
Il bis. Un altro buon pezzo con Stu in evidenza "Jolene". E, ultimo ma non meno importante "Like a Rolling Stone" implora la domanda "How does it feeeels?", fantastico, grazie Bob.

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"It's all right ma, I'm only bleedin", di Roger McGuinn                clicca qui

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Keith Richards: Rolling life                                                             clicca qui

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Cohen: I tormenti segreti del poeta laureato in pessimismo       clicca qui

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Hamelin a Roma

Gli Hamelin, blues band ad alto voltaggio, partecipano al FRIGO PARTY, l'evento rock and roll organizzato da Frigidaire e Radiorock per celebrare i 30 anni di attività inossidabile della rivista.
Per l'occasione la band ha preparato un esclusivo set anfetaminico di pezzi inediti e doverosi tributi per sostenere la Causa.
Saranno presenti, tra gli altri, Wonder Vincent, Malamonroe e TerzoZero. E Ovviamente Vincenzo Sparagna nell'insolita veste di presentatore.
DJ Set Red Vynile de Il Capitano from Naples.

L'evento si tiene GIOVEDI 27 GENNAIO ALLE 22.00 al Qube-Disco di Roma.
Via Portonaccio 212.
Info : www.frigolandia.eu 
www.hurricaneivan.blogspot.com 

Frigo-party al Qube di Roma (da www.frigolandia.eu )

Per iniziare il 2011 insieme ad amici, collaboratori, appassionati e curiosi, Frigidaire ha organizzato il primo Frigo-party popolare d’élite. L’appuntamento è per il 27 gennaio al Qube di Roma in via di Portonaccio 212.

A partire dalle 22.00 in mostra le più celebri immagini degli artisti che hanno contribuito ai trent’anni di successo di Frigidaire, dai “classici” Andrea Pazienza, Stefano Tamburini, Tanino Liberatore, Massimo Mattioli, Filippo Scozzari, Franz Ecke ai protagonisti della nuova serie popolare d’élite attualmente in edicola, Ugo Delucchi, Massimo Giacòn, Pablo Echaurren, Ivan Manuppelli, Gianni Cossu, Bicio Fabbri, Giorgio Franzaroli, Adriano De Vincentiis, Maila Navarra e molti altri, accompagnata dalla selezione musicale ’80 di Paul Micioni e Francesca Romana dj.
Sarà possibile sfogliare e acquistare tutti i numeri di Frigidaire, dal n.1 del 1980 fino alla nuova serie popolare d’élite in edicola da giugno 2010 con 20 pagine tabloid a 3 euro, nonché albi, enciclopedie e poster, abbonarsi alla rivista, entrare nel mondo di Frigidaire e sottoscrivere o rinnovare il passaporto della Repubblica di Frigolandia. Ci saranno proiezioni video, festa, musica e allegria.
Durante l'incontro il direttore Vincenzo Sparagna presenterà in anteprima assoluta il Frigidaire n.231 in uscita a febbraio.
A seguire, in collaborazione con Radio Rock, i live di Wonder Vincent, Hamelin, Terzo Zero e MalaMonroe.
A chiudere la serata il djset Red Vynile (nome di una vecchia rubrica musicale di Frigidaire in omaggio all’indimenticabile Tamburini) de Il Capitano from Naples.

Ingresso gratuito entro le 24.00
Dopo la mezzanotte: ingresso 7 euro

 

 
Martedi 25 Gennaio 2011

La mail di Davide

Ciao a tutti!
Sono un ragazzo di 20 anni che segue Bob (e quindi anche voi) da cinque anni. Volevo dire la mia riguardo al recente articolo “What is still missing in the Dylan’s show?”.
Premetto che ho visto per la prima volta dal vivo Dylan a Milano nel 2007, e credo di essere un fan un pò particolare perchè mi innamorai subito delle canzoni che ascoltai e soprattutto del sound che la band espresse (già, proprio la line-up Freeman-Kimball!XD), e ad oggi, dopo aver visto altri 5 shows ed aver divorato un' enormità di bootleg dal N.E.T., continuo ad essere affezionato al suono dei concerti degli anni recenti, pur riconoscendo la netta superiorità qualitativa di quelli dell' era Campbell-Sexton, che ritengo tra i migliori del N.E.T..
Tuttavia riconosco ovviamente che, pur essendo questo un dibattito fortemente influenzato dai gusti personali, vi sono fatti oggettivi condivisibili e non ignorabili.
Ascoltando varie registrazioni della primavera '07, e avendo visto anche due concerti in quel periodo, si nota che, pur con il criticato Freeman, la band suonava con una verve completamente sparita, insieme agli ultimi residui di voce di
Bob, solo un anno dopo. Sono d' accordo quindi che l' arrivo di Charlie sia stata una manna per il tour, soprattutto per aver rivitalizzato His Bobness; inoltre il chitarrismo di Sexton è sicuramente più piacevole, meno ridondante di quello
di Freeman e anche la presenza scenica ne ha guadagnato. Certo, andrebbe che il capo banda gli lasciasse un pò più di campo libero... E questa è la prima critica.
Veniamo alle tastiere. Innanzi tutto mi ha fatto piacere scoprire dei trascorsi pianistici di Mr. Tambourine, perchè   anch' io suono da anni il pianoforte in conservatorio... Lasciatemi quidi dire che sono d' accordissimo sul fatto che Dylan sia un mediocre tastierista sul palco (e d' altronde ahimè non bisogna essere maestri d' orchestra per accorgersene...). In studio è un altro discorso, alcune parti da lui suonate sono piacevoli, in particolare quella di Workingman' s Blues #2. Il problema pricipale dello show a mio parere è quindi l' assenza di un tastirista professionista, che suoni in maniera, come dire, corretta e lasci a Bob la possibilità di stare al centro del palco per tutto il concerto, come è d'obbligo per un performer del suo calibro. Tra l' altro le performances recenti con solo la armonica (su tutte Ballad Of A Thin Man) sono a mio parere decisamente i momenti migliori dello show, anche perchè questa veste da entertainer di Las Vegas gli si addice particolarmente e lo rende, vista anche l' età, comunque credibile.
Credo altresì che un tastierista sia difficile da trovare, non tanto perchè la maggior parte vuole esibire virtuosismo - esistono molti ottimi tastieristi che sono essenziali ma riescono ad essere ugualmente fondamentali (pensiamo a Dan Federici prima e Charlie Giordano poi nella E Street Band) - quanto perchè credo sia difficile trovare musicisti che vogliano sobbarcarsi un tour così intenso...Comunque sia sarebbe opportuno a mio parere che alla band si aggiunga un professionista delle tastiere che magari usi sia pianoforte che organo Hammond.
Anche alla chitarra Bob non è granchè, specialmente quando si dedica agli assoli, ma è sicuramente meno "dannoso" che con l' organo, anche perchè questo è tenuto spesso molto alto nel mix. L' ideale sarebbe che suonasse la chitarra giusto d' accompagnamento, come faceva fino ai primi anni '90.
Per quanto riguarda gli altri musicisti credo che andrebbe trovato un sostituto ad Herron, uno più incisivo. O magari fargli semplicemente "bucare" di più il mix...
Gli altri per quanto mi riguarda sono ok, Tony non si discute, è un ottimo bassista, e a me (qui sono di gusti opposti a Mr. Tambourine) Recile piace, e parecchio, non lo reputo troppo pestone per lo show. Ma appunto , è una questione di gusti.
Persino Kimball tutto sommato nel ruolo di chitarrista ritmico ci sta dentro, a Parma quest' anno ero in primissima fila e ho potuto apprezzare i suoi ricami e i suoi licks che sostengono il suono in maniera efficace. Certo, non sta scritto
da nessuna parte che bisogna avere un chitarrista ritmico e uno solista, per me due solisti is meglio che uan!=) (stile Cambell - Sexton).
Sono poi d' accordissimo con Mr. Tambourine, il divieto di fare foto è semplicemente ridicolo, tanto che poi viene ignorato per fortuna. Ricordo che quest' anno a Parma, essendo proprio sotto il palco, ho sentito uno della organizzazione, mentre la band stava suonando la prima canzone, dire che le foto non avrebbero dovuto essere col flash, ma se prorio non resistevamo di aspettare almeno un paio di canzoni prima di scattare...XD Mah!
In conclusione, ben vengano novità estetiche come sfondi e maxi schermi, lo show di Bob si apprezza meglio da vicino data la, diciamo, scarsa mobilità, quindi dare l' opportunità di cogliere i paricolari con magari una regia che proietti le
immagini sugli schermi come avviene per esempio nei concerti di Springsteen o Petty credo sarebbe molto positivo.
E poi un set acustico contrabbasso e piano sarebbe un sogno...
Ciao a tutta la redazione, continuate così mi raccomando!!!
Davide


Analisi perfetta e lucida, non saprei davvero cosa aggiungere ! :o)

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Bob Dylan & Jacko: Vision of Ivory Tour                                          clicca qui

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Sunday Morning Music - God's own producer - di Paolo Vites       clicca qui  

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Syd Barrett: It's clear that I'm not here                                              clicca qui

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Eve of Destruction (storia di una canzone e non solo)                    clicca qui

 

 
Lunedi 24 Gennaio 2011

La mail di Stefano Catena

Hey Mister Tamburain,
sta per uscire......http://delrock.it/news/2011-01/bob-dylan-6-libri-in-arrivo.php

Diciamocelo...ERA ORA!
Un saluto a tutti!
Stefano C.

Caro Stefano diciamo anche che la bella notizia ma dice poco in chiaro. Comunque. onde evitare incomprensioni, ho interpellato il Prof. Alessandro Carrera per sentire giustamente anche le sue parole su quest'argomento, nessuno mi sembra meglio qualificato di lui per dare una risposta, ecco le sue parole:

Ciao Mr.Tamb,
no, non e' uno scherzo. Dylan ha un nuovo agente letterario e quindi ha rinegoziato gli accordi che aveva preso tempo fa con Simon & Schuster (o per meglio dire l'agente li ha rinegoziati per lui, strappando a quanto pare un bel dieci milioni di dollari di contratto). Oltre al volume 2 e 3 di "Chronicles" e alle introduzioni di "Theme Time Radio Hour" pare ci sara' anche una raccolta di poesie. Quanto al quinto e sesto libro non so niente.
A presto, Alessandro

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Bob Dylan si assicura un ricco contratto letterario                       clicca qui

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Bob Dylan firma accordo per scrivere 6 libri                                 clicca qui

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Bob Dylan, Bon Jovi, Kings of Leon per l’Australia                      clicca qui

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La mail di Al Diesan

Carissimo Tambourine, rispondo, questa volta brevemente, al tuo commento sulla mia mail (che naturalmente non voleva essere una "filippica") riguardo ai live dylaniani, nella quale ho volutamente tralasciato alcuni argomenti, giusto per non correre il rischio di essere troppo prolisso e noioso.
In realtà mi interessava, più che altro, fare un piccola analisi sul rapporto tra Dylan e la sua capacità di suonare il pianoforte e questo indipendentemente dal fatto che questo avvenga in uno studio di registrazione piuttosto che dal vivo; sono convinto infatti che se uno sa suonare uno strumento non ci sia poi tanta differenza nelle varie situazioni, anche se dal vivo è tutto sempre più approssimativo.. o lo sai suonare oppure no, e dato che le citate registrazioni in studio mi sembrano di elevato livello, non credo che si possa disimparare a suonare quello strumento quando si mettono i piedi sul palco, e, come dici giustamente anche tu, il suono globale è dato dall'amalgama di tutti gli strumenti
suonati, nonché da chi li ha in mano. Brevemente ti dico la mia sugli altri argomenti.
Mi son chiesto spesse volte perchè i musicisti che appaioni negli album registrati in studio non siano poi quelli che effettivamente vanno sul palco ad eseguire materialemente il pezzo. Ci sono musicicsti che danno il meglio di loro in studio ed altri invece sul palco, non sono per niente intercambiabili, chi va bene sul palco non va bene in studio e viceversa. Se Dylan fosse così abile a suonare il piano sul palco come dici tu, allora come si spiega che in tutto il mondo si sono scatenati contro il suo pianismo definito più e più volte “pling-plong”, per non parlare delle bizzarrie tipo “l’ omino della Bontempi” ed altre cose di questo genere, la sollevazione contro Dylan alla tastiera è stata totale in tutto il mondo.

Scenografia.
Già nel live di Milano 2009, a cui ero presente, ho apprezzato molto l'abbinamento tra le singole canzoni e una illuminazione palco "dedicata", ricordo che fu molto suggestiva quella su "Blind Willie McTell"; non ritengo però che la musica di Dylan abbia bisogno di "effetti speciali" o maxi schermi, lui.. è il protagonista e l'attenzione del pubblico deve essere indirizzata in tal senso.
Tu stesso hai riconosciuto che con l’aiuto di queste tecnologie lo spettacolo ne ha guadagnato senza togliere niente a Bob. Personalmente, se posso scegliere, preferisco poter vedere le espressioni del suo viso su uno scermo gigante invece che il suo fondoschiena senza schermo che non mi dice proprio niente, lui è il protagonista ma per alcuni anni noi abbiamo visto solo il suo retro e questo è poco kind per il pubblico.

Set acustico.
L'ipotesi di un mini-set un po' più acustico (stile "White House"), ovvero chitarra acustica, piano e contrabbasso (con eventuale aggiunta di una leggerissima sezione ritmica) lo vedrei bene, ma con un bel "Stanway & sons" a coda, posto al centro del palco a disposizione della sensibilità artistica di Bob, lasciando gli altri strumenti, chitarra compresa, agli altri membri della band.
L'idea Steinway & Sons è suggestiva e di grande effetto, ma forse sarebbe una spesa economicamente gravosa ed inutile se distribuita sui 100 concerti annuali. il Grand piano delle Steinway & sons "model D. grand concert" costa intorno ai 120,000 dollari senza contare il costo dello speciale fly case indispensabile per il trasporto in tutto il mondo, tieni conto che il grand piano dovrebbe viaggiare su un truck-gru tutto suo e non ammassato assieme alle altre casse etc...., 4 persone per muoverlo e piazzarlo al punto giusto, poi dovrebbe essere microfonato e provato per il suond check, poi spostato e quindi rimesso al momento del set acustuco. Una persona con una attrezzatura digitale supermoderna che controlli l'accordatura tutte le volte che il piano viene spostato prima di essere usato, e quando hai finito il tour quello strumento lo puoi anche gettare nel rottame. La cosa mi sembra non realizzabile in questi termini, anche se sarebbe bellissimo!!!

Le foto.
Assolutamente d'accordo sul fatto che per qualcuno può essere l'occasione unica della vita, quella di vedere Bob dal vivo, perciò avere un ricordo personale dell'evento credo che possa essere un diritto (anche se poi questo si potrebbe scontrare con il "diritto d'immagine", legato spesso e volentieri ai diritti d'autore); la cosa che invece non andrebbe consentita è l'utilizzo indiscriminato dei flash, che sicuramente disturbano i performers sul palco... conclusione: foto sì, ma senza flash.
Sono anni che vaoi ai concerti e non ho mai visto i flash accecare nessuno, forse daranno qualche piccolo fastidio, ma cazzo, è un fastidio profumatamente pagato!

Retrospettiva.
Credo che le varie set-list delle canzoni, concerto per concerto, non abbiano nulla a che vedere con l'intenzione di farne una retrospettiva, è solo una semplice scelta in un repertorio vastissimo, non vedo un interesse del Maestro a farne una autocelebrazione, lui è sempre stato contrario a queste cose, perciò non credo che la cosa possa essere considerata, e spesso qualche canzone viene anche sostituita sul momento.

In conclusione ti posso dire che concordo assolutamente col fatto di considerare Bob come un uomo, con tutti i suoi difetti, manie, paure e quant'altro, pertanto destinato anche a qualche fallimento, qualche "toppa" pure clamorosa, che però non va ad intaccare un percorso artistico globale che dura da quasi 50 anni, e questo è un dato di fatto, l'altro dato certo è che, oggi come oggi, sono pochi gli artisti veri che possono vantare un simile curriculum.
Con l'affetto di sempre
Al Diesan

 Vedo che al di là di alcune piccole divergenze, cosa che ci rende umani, la vediamo allo stesso modo, alla prossima col solito affetto, Mr.tamb. :o) Scusa se ne approfitto, un abbraccio al grandissimo Pino tocco !!!!!

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Binghamton, New York - Binghamton University - Events Center - november 17, 2010

di Boynton Owen

Ero già stato impressionato favorevolmente dallo show di Rochester, questo è stato anche migliore. Non c’è stato un singolo brano che non era niente di meno che "molto buono", e quattro canzoni sono almeno state distinte come buone, come qualsiasi altra che ho sentito fare a Dylan dal vivo: "Spirit on the Water "," Desolation Row "," Blind Willie McTell, "e" Ballad of a Thin Man". C'erano alcuni fan presenti che dicevano che questo dovrebbe essere chiamato il "Ballad of a Thin Man" tour ed hanno ragione: è l'elemento centrale di ogni concerto e in qualche modo, almeno in questi due spettacoli sono stati una spettacolare performance di Dylan.
"Desolation Row" era il mio preferito della serata.
Si sentiva tutta la band, anche Donnie, che spesso è sepolto nel mix, l’organo di Dylan era vorticoso dentro e fuori, la voce ed il versetto finale
suonava come se fosse stato registrato per un album. "Blind Willie" con
all centro della scena Dylan, armonica in mano, riceve il giusto trattamento delicato e lirico di Dylan, che dà alle canzoni, quando è libero dagli strumenti, e si concentra solo sui tempi del canto dei testi, e questo arrangiamento , blues, scuro, profondo, e un qualcosa in più che Dylan da, essendo nel giusto stato d'animo, e non può essere altro che magica. Solo un piccolo taglio inferiori a quelle canzoni sono state "Gonna Change My Way of Thinking", "I Don't Believe You","The Man in Me", e ... oserei dire ... "Tweedle Dee & Tweedle Dum" e "Jolene".
Inevitabile delusione quando "Tweedle" è partito, ma Dylan si diverte ancora con questa canzone, dicendo le frasi con chiarezza. "Gonna Change My Way of Thinking" è stata abbastanza una sorpresa, come la canzone d’apertura, e un piacere da ascoltare.
"I Don't Believe You" ha visto Dylan fare le sue espressioni facciali, i gesti delle mani, e, per poche righe, la voce soft-espresso che egli utilizza in "Modern Times".
"Jolene", qualunque sia la sua valenza come canzone, ha un senso in questo tour, con questa band, in questo slot. Per un sacco di ragioni ha funzionato così bene stasera ... finalmente Charlie Sexton era alto nel mix su quasi ogni canzone, versando l'energia nei numeri che può dare ("The Levee's Gonna Break" sia qui che a Rochester è stata una grande
sorpresa, perché la canzone è un pò squallida sull'album, con
Dylan che agitava il corpo fino in fondo e in Binghamton è stato molto meglio che a Rochester, anche perchè Charlie era udibile e potente).
Niente di cui lamentarsi qui, molto di cui essere grati.

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Steinway, un pianoforte da leggenda                                     clicca qui

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RECENSIONI: LUBBOCK (on everything) - Terry Allen

di Aldo Gianola

1. "Amarillo Highway (for Dave Hickey)"
2. "Highplains Jamboree"
3. "The Great Joe Bob (A Regional Tragedy)"
4. "The Wolfman Of Del Rio"
5. "Lubbock Woman"
6. "The Girl Who Danced Oklahoma"
7. "Truckload Of Art"
8. "The Collector (and the Art Mob)"
9. "Oui (a French Song)"
10. "Rendezvous USA"
11. "Cocktails for Three"
12. "The Beautiful Waitress"
13. "Blue Asian Reds (for Roadrunner)"
14. "New Delhi Freight Train"
15. "FFA"
16. "Flatland Farmer"
17. "My Amigo"
18. "The Pink And Black Song"
19. "The Thirty Years Waltz (for Jo Harvey)"
20. "I Just Left Myself
E’ un disco da ascoltare in tutti i modi che vi vengono i mente: che lo ascoltiate in viaggio, che lo ascoltiate in cuffia, che lo ascoltiate in bagno, che lo ascoltiate a letto lui è sempre all’altezza. Forse, un disco così poteva solo farlo uno scultore (?) che si occupa di musica per hobby come Terry Allen.
Sono belle le sculture di Allen, a me (che non me ne intendo) piace soprattutto quella col tavolino (vero) che esce dal quadro e con quelle gran quantità di orecchie e mani che danno movimento e tempo.
Comunque sia e checché ne dica lui, Terry non ha mai concepito opera più bella di “Lubbock (on everything)”, almeno finora.
Lui insieme a qualche altro (Jerry Jeff Walker, Joe Ely e direi basta) ha contribuito al primo ed ultimo rinnovo della musica country, cercando di legarla ed assimilarla ai generi affini, quali tex mex, blues, honky tonk, e anche con un po’ di folk music. Il distillato è un album elegante. Punto.
Perché nel 1978, anno d’uscita del disco, che la musica dei cafoni texani potesse essere anche raffinata e piena di significato era un fatto ancora tutto da dimostrare.
Lui ce la fa, ce la fa alla grande, e ce la fa perché è un grande e sensibile autore, perché non si è fatto infinocchiare dall’American Dream, e neanche dagli idioti di Woodstock: lui racconta le storie dei disperati e dei senza speranza e degli sfigati e di quelli che il sogno americano lo hanno preso tra le chiappe insomma; sono storie vere e come ha scritto Bukowski (che faceva su per giù lo stesso) sono “racconti immortali”.
Se vi è piaciuto ascoltatevi anche la cover dei Little Feat di New Delhi Freight Train, se non vi è piaciuto è perché Lady Gaga si è impossessata di voi: chiamate un esorcista.

P.S. Neanche a dirlo l’album è stato registrato proprio a Lubbock, nei Caldwell Studios.

Album precedente : Juarez (1975)
Album successivo : Smoking the Dummy (1980)
Casa discografica : Fate
Sito della band : http://www.terryallenartmusic.com
Voto : ●●●●●

Formazione in studio per questo album:
Terry Allen (voce, piano); Luis Martinez, Jesse Taylor (chitarra);Lloyd Maines (chitarra acustica, chitarra elettrica, dobro, banjo, mandolino); Susan Allen (violino); Richard Bowden (violino); Leslie Blackburn (viola); Joe Ely (armonica); Ponty Bone (accordion); Don Caldwell (sassofono); Tommy Anderson (tromba); Mark Anthony (trombone); Russ Standefer (tuba); Alan Shinn (marimba, nacchere, percussioni); Curtis McBride (batteria).


 

 
Mercoledi 19 Gennaio 2011

Binghamton, New York - Binghamton University - Events Center - november 17, 2010

di Boynton Owen

Ero già stato impressionato favorevolmente dallo show di Rochester, questo è stato anche migliore. Non c’è stato un singolo brano che non era niente di meno che "molto buono", e quattro canzoni sono almeno state distinte come buone, come qualsiasi altra che ho sentito fare a Dylan dal vivo: "Spirit on the Water "," Desolation Row "," Blind Willie McTell, "e" Ballad of a Thin Man". C'erano alcuni fan presenti che dicevano che questo dovrebbe essere chiamato il "Ballad of a Thin Man" tour ed hanno ragione: è l'elemento centrale di ogni concerto e in qualche modo, almeno in questi due spettacoli sono stati una spettacolare performance di Dylan.
"Desolation Row" era il mio preferito della serata. Si sentiva tutta la band, anche Donnie, che spesso è sepolto nel mix, l’organo di Dylan era vorticoso dentro e fuori, la voce ed il versetto finale suonava come se fosse stato registrato per un album. "Blind Willie" con all centro della scena Dylan, armonica in mano, riceve il giusto trattamento delicato e lirico di Dylan, che dà alle canzoni, quando è libero dagli strumenti, e si concentra solo sui tempi del canto dei testi, e questo arrangiamento , blues, scuro, profondo, e un qualcosa in più che Dylan da, essendo nel giusto stato d'animo, e non può essere altro che magica. Solo un piccolo taglio inferiori a quelle canzoni sono state "Gonna Change My Way of Thinking", "I Don't Believe You","The Man in Me", e ... oserei dire ... "Tweedle Dee & Tweedle Dum" e "Jolene".
Inevitabile delusione quando "Tweedle" è partito, ma Dylan si diverte ancora con questa canzone, dicendo le frasi con chiarezza. "Gonna Change My Way of Thinking" è stata abbastanza una sorpresa, come canzone d’apertura, e un piacere da ascoltare.
"I Don't Believe You" ha visto Dylan fare le sue espressioni facciali, i gesti delle mani, e, per poche righe, la voce soft-espresso che egli utilizza in "Modern Times".
"Jolene", qualunque sia la sua valenza come canzone, ha un senso in questo tour, con questa band, in questo slot. Per un sacco di ragioni ha funzionato così bene stasera ... finalmente Charlie Sexton era alto nel mix su quasi ogni canzone, versando l'energia nei numeri che può dare ("The Levee's Gonna Break" sia qui che a Rochester è stata una grande sorpresa, perché la canzone è un pò squallida sull'album, con Dylan che agitava il corpo fino in fondo e in Binghamton è stato molto meglio che a Rochester, anche perchè Charlie era udibile e potente).
Niente di cui lamentarsi qui, molto di cui essere grati.

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di Chuck LaBlanc

Questa è la terzo show di sette per me in questo tour. Rochester e Poughkeepsie sono stati spettacoli molto buoni, ma devo dire che Bob e la sua cowboy band hano messo una tacca sul calcio della pistola per noi gente di Binghamton. Nella mia precedente recensione RIT, ho segnalato l'aspetto malsano di Charlie Sexton e la sua generale mancanza
di energia. Beh, sembrava che Charlie fosse tornato dalla porta morti. Appare molto più maaarvelous, il suo colore è molto più sano e ha recuperato il suo posto alla destra di His Bobness. Ho goduto interamente i primi due shows che ho visto, ma con Charlie che si sta avvicinando a livelli di prestazioni veramente top, sembrava uno spettacolo completamente diverso.
Lo spettacolo è iniziato con una dura carica "Gonna change my way of thinking”. La voce do Bob era chiara e melodica tutta la serata e lo spettacolo è iniziato con il piede giusto. Song # 2 "The Man In Me", io amo questa canzone. Ho la sensazione che la voce era un pò debole. Song # 3 "Stuck Inside un Mobile With The Memphis Blues Again”, non un preferito per alcuni, ma porta sempre un sorriso sul mio volto. Ho persino sentito un paio di urla quando ha iniziato, quindi deve essere un favorito per alcuni. Avanti # 4 "I Don't Believe You (Si comporta come se non ci fossimo mai incontrat)”. Mi è sempre piaciuta questa canzone e la versione di questa sera versione è stata ben suonata e ben cantata.
Song # 5 "The Leeves Gonna Break". Con Charlie che suonava alla grande, questa canzone ti prende alla gola, fantastica. Il primo highlight per me stasera è stato il brano # 6 "Spirit on the Water", la canzone è stata splendidamente cantata e la band era molto stretta strumentalmente.
Brano # 7, "Honest with me" sta iniziando a crescere in me, è solo che non è il mio preferito.
Song # 8 un altro top 10 per me ,"Desolation Row". È sempre un favorito, ben cantata e suonata.
Song # 9 "Tweedle Dee e Tweedle Dum, Bob e la band sembrano sempre divertirsi. Mi manca l’ avanti e indietro interplay delle chitarre di Charlie e Larry che ci hanno intrattenuto per anni. Bob conferisce una buon andare, ma è solo un pò morbido. Credo che sia stato per la canzone # 10, Blind Willie McTell che Donnie ha tirato tirò fuori il suo Banjo. Bob e la band hanno fatto una splendida interpretazione di questa canzone. In molte delle canzoni, anche
Donnie però sembra che stia suonando, ma i suoi suoni strumentali mi sfuggono. Ma il Banjo era chiaro in tutta la canzone e mi è piaciuto.
Song # 11 "Highway 61 Revisited" è stata rivitalizzata con il ritorno di un sano Charlie Sexton.
Song # 12 "Love Sick" grande versione di una grande canzone. Quando l'album "Time Out of Mind" uscì diventò subito uno dei miei album preferiti.
Song # 13 "Thunder on the mountain”, io non odio questa canzone, ma Levee riempie già questo spazio per me bene, non c’è bisogno di entrambe. Ma, come hanno detto altre persone, se vi è qualcosa su una canzone di Bob che non ti piace, non la stai ascoltando abbastanza attentamente.
Song # 14 Ballad of a Thin Man, una luce ogni notte.
Il bis. Un altro buon pezzo con Stu in evidenza "Jolene". E, ultimo ma non meno importante "Like a Rolling Stone" implora la domanda "How does it feeeels?", fantastico, grazie Bob.

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Recensioni: BEFORE HOLLYWOOD - The Go-Betweens

di Aldo Gianola

1. "A Bad Debt Follows You" – 2:24
2. "Two Steps Step Out" – 3:28
3. "Before Hollywood" – 3:44
4. "Dusty in Here" – 4:09
5. "Ask" – 5:14
6. "Cattle and Cane" – 4:20
7. "By Chance" – 2:20
8. "As Long As That" – 5:25
9. "On My Block" – 3:49
10. "That Way" – 4:07

Metterei subito un punto fisso. I Go-Betweens sarebbero una grande band anche senza Before Hollywood.
Nel 1977, frequentando l’università di Brisbane, Robert Foster e Grant McLennan hanno modo di conoscersi e scoprire comuni amori comuni per il primo Dylan elettrico, Patti Smith e per i due gruppi che in quel periodo infiammano New York, Television e Talking Heads.
Emigrati in Gran Bretagna all’indomani della pubblicazione in Australia del promettente album d’esordio ( Send Me A Lullaby) i Go Betweens pochi mesi dopo regalano alla musica uno dei massimi classici di ogni epoca pop con le chitarre.
In questo disco non c’è niente che va dove ci si aspetterebbe che vada : tutte le prospettive sono oblique eppure tutte coerenti a se stesse, il cantato costituisce l’intarsio di una struttura musicale del tutto inedita per ritmi e melodie. E se non vi sembra così originale, quando lo ascoltate ricordatevi che l’album è del 1983 e provate a pensare a qualcosa di simile prima di allora nella musica pop.
Il disco ospita tra l’altro il brano forse più conosciuto della band, Cattle And Cane che nel 2001 è stata votata come #4 tra le migliori canzoni australiane di tutti i tempi.
I Go-Betweens faranno molti altri album memorabili (compreso quello quello frutto di una rimpatriata nel 2005) ma saranno in pochi ad accorgersene.

Album precedente : Send Me A Lullaby (1982)
Album successivo : Spring Hill Fair (1984)
Casa discografica : American
Sito della band : go-betweens.net
Voto : ●●●●○


Formazione in studio per questo album
Robert Forster- voce, chitarra solista, chitarra ritmica
Grant McLennan – voce, basso, chitarre
Lindy Morrison - batteria, cori
Bernard Clarke - organo, piano

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Daniel Lanois – Black Dub                                                            clicca qui

 

 
Lunedi 17 Gennaio 2011

La mail di Al Diesan

Carissimo Tambourine, innanzi tutto lascia che ti faccia i complimenti per la rinnovata veste grafica del sito, sicuramente più godibile e “accogliente”.
Desidero fare seguito all’articolo da te pubblicato col titolo “What is still missing in the Dylan’s show?” .
Premesso che seguo la carriera artistica di Bob fin dall’ormai lontano 1976 ed avendone quindi attraversato diverse fasi, mi sento di poter esprimere un’opinione a riguardo, anche dal punto di vista strettamente musicale; naturalmente è un’opinione pertanto può essere condivisibile o meno, credo che molto dipenda anche dai gusti personali.
Ma vi sono dei dati di fatto e non possiamo ignorarli.
Inizio citando una tua frase, ovvero “il piano e l’organo sono strumenti dai quali farebbe meglio a star lontano” … lasciami dire che non sono d’accordo, anche se in alcuni concerti il suono non è performante come dovrebbe, però, in merito alla questione, giova fare diversi passi indietro nel tempo e ricordare che, diversi decenni or sono, il primo strumento musicale che il piccolo Robert Allen Zimmermann imparò a suonare fu proprio il pianoforte, la chitarra arrivò successivamente, e questa è storia.
Così come fa parte della storia il fatto che, ad esempio, una tra le sue canzoni simbolo, annoverata come la miglior canzone rock in assoluto di tutti i tempi, ovvero “Like a rolling stone”, è nata come canzone per pianoforte, non certo per chitarra elettrica, né tantomeno acustica.
Nella conferenza stampa del 1965 poi, a seguito di una domanda specifica sul come egli trovasse le melodie per le sue canzoni, Bob rispose che ciò avveniva prevalentemente al piano o altro strumento, ma non la chitarra poiché (cito le sue testuali parole) “the guitar is a too hard instrument”.
Personalmente ritengo che, almeno per ciò che riguarda le registrazioni in studio, Bob abbia una delicatezza particolare nel suonare il piano e che, in fondo, ed in misura proporzionale, sia addirittura migliore di quando ha a che fare con la 6 corde, almeno tecnicamente.
Proprio sulla chitarra, gli abbiamo visto fare spesso dei fraseggi del tutto particolari, ma che niente hanno a che vedere con i migliori chitarristi che ci sono in giro (cito tra tutti Mark Knopfler ed Eric Clepton).
Vogliamo parlare poi delle esibizioni live, al piano ?
Non mi sembra che sia una “novità” assoluta introdotta dal 2003 e basta.
Come non ricordare la ‘mitica’ “Ballad of a thin man” eseguita al piano nel famoso concerto della Royal Albert Hall del 1966: energia pura !
Gli anni 80 non sono stati esenti da sue esibizioni al piano durante i concerti, anche se in misura marginale: uno fra tutti il concerto di Toronto del 1980, uno dei più belli in assoluto, dove esegue una ispiratissima “When he returns”, affiancato dal suono di un Hammond da brivido.
Qual può essere quindi la differenza ? Forse l’attuale utilizzo di un piano ‘sintetico’, quindi a suo modo virtuale, non rende giustizia alle sue capacità, sarebbe probabilmente meglio un bel pianoforte a coda che avrebbe di certo un suono molto più caldo e vero.
Vorrei giusto ricordare alcuni titoli di sue meravigliose canzoni scritte e suonate al piano, oltre alle già citate “When he returns”, “Ballad of a thin man” e “Like a rolling stone” :
“Just like Tom Thumb’s blues” (Highway 61 revisited)
“Temporary like Achilles” (Blonde on blonde)
“Dear landlord” (John Wesley Harding)
“Tonight I’ll be staying here with you” (Nashville skyline)
Quasi tutto l’album “New morning” (solo un paio non sono suonate al piano)
“Dirge” (Planet waves) .. che io adoro..
“In the garden” (Saved)
“Lenny Bruce” (Shot of love)
“I and I” (Infidels)
“I’ll remember you” (Empire burlesque)
“Ring them bells” (Oh mercy)
“Make you feel my love” (Time out of mind)
“Workingman’s blues #2” (Modern times)
..e per ultima cito quella che, secondo me, è un vero gioiello, molto acclamata anche quando eseguita dal vivo, dove Bob suona il piano in modo struggente, accompagnato con leggerezza dalla chitarra acustica di Mark Knopfler, e che porta il titolo di “Blind Willie McTell”.
Sono forse canzoni in cui lui avrebbe fatto meglio a star lontano dal pianoforte ?
La risposta è ovviamente del tutto personale e, come dicevo prima, dipende dal gusto musicale che ognuno ha dentro.
Parlando di live, c’è sicuramente una differenza tra il suono della band attuale e quello della band del 2000, però personalmente non ritengo che, almeno rispetto a qualche anno fa (con Danny Freeman e Stu Kimball), il ritorno di Charlie Sexton abbia portato un cambiamento così radicale, un piccolo miglioramento certamente, ma, andando a rivedere i video mi sono reso conto che la vera differenza la faceva Larry Campbell, il quale era molto ‘presente’ nel suono globale, in particolare con la pedal steel.
Con tutto il rispetto possibile per il musicista, non mi sembra che Donny Herron sia all’altezza della situazione e per spiegarmi meglio vi propongo, attraverso i video, 2 edizioni della stessa canzone (“I’ll be your baby tonight”), una del 2000 (con Campbell) e l’altra del 2009 (con Herron): per il resto il suono è più o meno simile e tutti, Bob compreso, suonano gli stessi strumenti.

“I’ll be your baby tonight” 2000
http://www.youtube.com/watch?v=YUREb-3MqrA

“I’ll be your baby tonight” 2009
http://www.youtube.com/watch?v=T_vGryBvulE

L’altra differenza che il buon Larry faceva era quella dei cori che, su alcune canzoni, davano un ‘colore’ particolare, quel colore, e calore, che oggi manca ed un esempio per tutti è questa “You ain’t going nowhere”, sempre da un concerto del 2000

http://www.youtube.com/watch?v=ZPN5u20yVis 

In ultima analisi, ricordiamoci sempre, quando parliamo del signor Bob Dylan, che lui ha sempre fatto ciò che ha voluto ed è arrivato ad essere ciò che è ora, il più delle volte facendo scelte radicali ed in controtendenza; molto spesso ha preso una direzione, musicale, diversa, se non addirittura opposta, a ciò che la gente si aspettava da lui.
Ricordiamoci Newport 65, quando tutti lo volevano ancora legato alla sua chitarra acustica, disponibile a cavalcare l’onda della protesta, ed invece si presentò con band e chitarra elettrica; ancora.. nel momento in cui la maggior parte delle persone vivevano l’utopia della cosiddetta sinistra, lui si mise a fare musica country (“Nashville Skyline”), considerata musica reazionaria (e quindi di colore politico opposto), la svolta religiosa del 79, la scelta del ritorno all’acustico con “Good as I been to you” quando tutti suonavano elettrico, e poi gli ultimi 10 anni in cui ha rivisitato le canzoni del passato, ma non come retrospettiva, e proponendo le nuove, in chiave “swing”, nessuno certamente se lo aspettava.
Ora tutti si aspettano l’ennesimo cambiamento e forse lui non lo farà, proprio perché tutti si aspettano quello ! ..o almeno lo farà quando molti avranno smesso di crederci.
Continuerà a stupirci, non abbiate dubbi su questo, e speriamo per molti anni ancora, anche se l’età non fa sconti a nessuno, purtroppo.
Al Diesan

Carissimo Al, grazie di cuore per il tuo “revisited comment” del mio articolo “What is still missing in the Dylan show?”
Lasciami dire che probabilmente mi sono espresso non chiaramente quando ho detto: “il piano e l’organo sono strumenti dai quali farebbe meglio a star lontano” …, intendevo con questo che Bob deve stare lontano dal piano, dall’organo e dalla chitarra solista sul palco. Il lavoro di composizione o di registrazione è una cosa completamente diversa dalla performance live. Io ho studiato piano per 8 anni, mi mancavano due anni al diploma di conservatorio, quando improvvisamente, dalla sera alla mattina scoppiò il fenomeno Beatles, da quel momento non toccai più il piano per imparare la chitarra (non mi sono mai pentito abbastanza di questa stupidata). Conosco perfettamente tutta la teoria musicale, sono in grado di comporre una canzone e scriverla esattamente sul pentagramma, ma non sarei in grado di suonarla su un palco, quello che la mia mente pensa non può venir fatto dalle mie mani per la mancanza assoluta di allenamento. Questo è quello che volevo dire con quella frase, e sostengo ancora che sul palco Dylan è un mediocrissimo performer o player che dir si voglia di piano, organo e chitarra solista. Il genio compositivo di Dylan è una cosa strettamente attinente alla sua mente, ma non alle sue mani!
Anche Beethoven era un genio musicale, ma era sordo il poverino, pensa che non ha mai potuto sentire una nota di tutta la meravigliosa musica che ha scritto! Lo stesso vale per Bob, è un genio nello scrivere le canzoni, ma nell’esecuzione sul palco è uno strumentista dozzinale, anche con l’armonica, con la quale stona spesso e volentieri. Tutto questo senza togliere niente alla sua grandezza, ma a volte le cose ti prendono la mano e ti convinci di saper fare cose per le quali non sei assolutamente portato. Io dico che Dylan non è portato per la perfetta esecuzione strumentale sul palco, non si avvicinerà mai, nemmeno da lontano, a Charlie, a Larry, a Smith, a Koella, per non citare nomi più risonanti come Eric e Mark.
Citi poi tutta una serie di stupende canzoni a sostegno della tua difesa a favore di Bob, canzoni composte al pianoforte, benissimo, ma non c’entra niente con quello che ho detto io, io ho detto che deve star lontano dal piano e dalla chitarra solista solo ed esclusivamente sul palco, cioè nelle performance live. Il tuo discorso è giusto, ma tu parli di una cosa diversa da quella che ho detto io, per questo dico che molto probabilmente mi sono espresso male attirandomi la tua “Filippica” :o)
E qui ti fermi, non esprimendo la minima opinione sul resto dell’articolo, perchè? Hai ignorato quello che riguarda l’introduzione delle nuove scenografie e degli schermi giganti, ricordo che già da qualche anno io peroravo la causa di qualche cambiamento per lo show che era pallosissimo, sono arrivate le nuove scenografie, le nuove luci e gli schermi, in un certo senso dandomi ragione. Ho parlato di un breve set acustico unplugged, piano (con pianista professionista), contrabbasso, chitarra acustica e armonica, e penso che in futuro anche queste aggiunte arriveranno, soprattutto quella del pianista vero. Ho parlato anche del divieto di fare fotografie, proibizione assurda, proibire i ricordi della gente è come l’ho definita io una “grossa cazzata”. Ho parlato della realtà della retrospettiva della sua carriera, ma Bob salta interi periodi o decenni, manciate di album per volta, io dico che la scelta potrebbe essere più mirata, poche cose, una canzone per album ed ecco due scalette da alternare, senza esecuzioni insulse per uno come Dylan di canzoni tipo Tweedle, e che caspita, non c’è qualcosa di più degno nel suo repertorio?
Seguo  sempre il tuo scritto, ricorderai che più volte ho scritto su queste pagine della mediocrità di Herron, Kimball ed anche Recile, per me troppo "pestone" per l'attuale suond dylaniano, se aggiungiamo la povertà musicale del piano e dell'organo di Bob la frittata è completa. Sarai d'accordo con me che con musicisti di altro spessore la musica cambierebbe in modo notevole, ma forse questo è quello che Bob non vuole, non dimenticare che interruppe la collaborazione con Tom Petty e gli Heartbreakers perchè si era convinto, o qualcuno l'aveva convinto, che la gente andasse ai concerti per vedere e sentire loro invece che lui!

Non ho detto nel mio aricolo altre cose perchè non erano prettamente in argomento, ma se vogliamo allargare il discorso avrebbe potuto risparmiarsi e risparmiarci cose come “Christmas in the Heart”, “Tell Tale Sign”, che niente aggiungono alla sua grandezza. Anche “Together Throgh Life” avrebbe dovuto scriverlo da solo, i testi di Hunter sono veramente poca cosa nel discorso di uno come Bob. Non parliamo dell’ultima Bootleg Series, cose da archeologia musicale, senza nessun valore intrinseco, solamente una pura e non molto significativa testimonianza di un periodo nel quale non era nemmeno conosciuto, dei demo che sono solamente dei demo, venduti a prezzo di opera d’arte. Inutile anche la riedizione mono dei primi 8 LP, si sentono molto meglio in stereo, l’unica cosa che cambia è che si sentono le stesse cose in ogni canale, ma che senso ha una cosa del genere? Dylan è senz’altro uno dei maggior genii musicali degli ultimi cento anni, ma le sue toppate le ha fatte anche lui, ricordiamoci che ogni genio, prima di essere genio è un uomo, e come tale fallibile come chiunqe altro, come me o come te. Non tutto quello che ha fatto Dylan è oro colato, forse la sua senzazione di infallibiltà gli ha fatto pubblicare anche cose che non erano degne di essere catalogate nella sua opera, ma questo è umano e perfettamente capibile, sempre che non si perda di vista il fatto che Dylan, prima di essere Dylan, è uomo, non è mai stato e mai sarà un dio, è nato uomo ed un giorno morirà da uomo, come tutti noi prima o poi, nell’attesa del nostro momento tocchiamoci dove non è mai elegante farsi vedere :o) !!!

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Poughkeepsie, New York - Mid-Hudson Civic Center - November 16, 2010

di Howard Weiner

Non ho potuto resistere alla tentazione di vedere Dylan al Civic Mid-Hudson Center di nuovo. Ero in prima fila su questa pista da hockey quando Dylan ha suonato qui nel 1989 dopo la pubblicazione di Oh Mercy! - Grande spettacolo. Dylan era di nuovo padrone dellla sua musica nel 1996 e '98. Ha sempre amato suonare a Pò Tawn - vicino a Woodstock. Ha anche registrato Modern Times giù nel quartiere di Bardavon. Dall'altra parte della strada, nel 1788, la Costituzione degli Stati Uniti è stata ratificata dallo Stato di New York. La storia di Poughkeepsie è scintillante, ma la città è attualmente una città fantasma, avvolta nel mistero. Per ogni negozio che è rimasto aperto, tre sono stati chiusi e abbandonati.
Nel tipico modo “I Love Upstate NY”, Dylan è uscito offrendo il meglio del suo materiale: This wheel’s On Fire, Visions of di Joanna, Just Like a Woman, Just Like Tom Thumb's, Leopard-Skin Pillbox Hat. Beh, forse alcuni di questi brani sono stati scritti nella Grande Mela, ma Bob li porta in giro con sè, come fosse sposato con essi. La band funziona. Tweedle Dee e Tweedle Dum è stato funky come alla Sly Stone, e Beyond Here Lies Nothin' ha rumbato proprio come una rumba dovrebbe.
Stavo pensando che questo fosse uno show classico fino a quando Kevin Bacon (mi riferisco a Charlie Sexton) e Dylan si sono divisi. Una delle diverse cose che potrebbero essere in corso. 1) Sexton è annoiato - 2) Il Tour ha esaurito Ole Charlie - 3) Dylan ha messo il guinzaglio a Sexton - 4) Ho visto oltre 100 shows di Dylan. Quello che sto
cercando di dire è che Charlie non ha suonato un fraseggio nelle due mega-jam della serata: Summer Days e Thunder on the Mountain. La jam strumentale era un banale violino-fiddle. Dylan sul suo organo, mentre Charlie sognava il 2002, quando lui, Larry Campbell, e Dylan si scambiavano fraseggi di chitarra torrido arrivando all’estasi.
Che cosa è successo? Mi ricordo quando Denny Freeman diventatò il capro espiatorio nella band dopo il primo anno stellare. Ora Sexton è nella gabbia del cane, o è bruciato, ma i risultati di questo tratto del tour sono stati terribili.
Dylan suonava l’organo durante Thunder on the Mountain. La jam che ne è uscita era facilmente la più debole che avessi mai sentito nel corso di questo inno potente. Dylan sarebbe più saggio se continuasse come all’inizio del ritorno di Charlie due anni fa. Ora l’energia creativa è sparita, risucchiata via dalla ”assenza” di Charlie. Dylan ha ancora la voglia di suonare dal vivo, ma le cose non sono più come prima, Herron ha fatto la sua parte come il resto della band, ma il risultato non c’è stato, non c’è più.

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di Jeffrey Johnson

Una tranquilla ora e mezza sulla silenziosa linea ferroviaria della pin-drop Hudson Valley è stata in contrasto col casino successivo, benvenuti nel manicomio del New Jersey Transit.
Ecco un assaggio dello show di Poughkeepsie:
Possiamo discutere tra noi dello show, ma quando migliaia di geriatri stanno dall'inizio alla fine, abbiamo una convalida indipendente che si trattava di una bella notte a Poughkeepsie. Forse prevedevano che Visions stava arrivando, che è sempre un indicatore affidabile che sarà una grande notte. Chiara voce, un sacco di chitarra e un pò meno armonica rispetto ai giorni scorsi.
Queste canzoni al # 2 e # 3 meritano una menzione speciale e un altra ancora dove la folla purtroppo non ha potuto corrispondere il loro canto con lui in Just Like A Woman. La mia richiesta personale si è compiuta quando Beyond Here Lies Nothin' è stata effettuata con un accompagnamento di tromba. Tutti e quattro i chitarristi hanno agito perfettamente in Simple Twist Of Fate, superiore alle altre volte.
Stu ha guidato la band attraverso Tweedle Dee e, come nel West Long Branch, è stato mischiato con strumentali Not Fade Away.
Non troppi balletti idioti a Poughkeepsie.
Steiner, Opie, NorBro-Dovevate esserci stasera!

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di Kosofsky Larry

Bello avere Bob ancora nel quartiere dopo un'assenza di due anni ... Lo spettacolo è iniziato alle 8.15 senza D.W. Griffith, solo l'intro regolare. Opener una hard "Leopard Pillbox", molto percussiva, voce buona. "Wheel's On Fire" ha continuato questa tendenza con interventi delle chitarre ... solo l'armonica di Bob è stata un pò debole, ma io non sono un grande fan del suo lavoro armonica recentemente ... "Tom Thumb's Blues" è stata suonata su un tempo un pò strano, sciatta, con un assolo di chitarra fuori tonalità di Bob ... "Just Like a Woman" ha avuto un intro dolce e buono, lavoro stretto dalla band, Bob all'organo e la pedal steel ora presenti nel mix ... "Beyond Here Lies Nothing", caratterizzata da Donnie alla tromba - ritmica molto solida, Bob alla chitarra, ma il basso era irresistibile ... le frasi di Donnie alla tromba sembravano goffe, ma la melodia era sicuramente rock ... "Simple Twist" è stata cantata bene
in qualche modo rovinata da uno slash guitar fastidioso di Bob - penso che questa bella canzone richieda un trattamento acustico dritto, piuttosto che questa impostazione hard rock.
Una versione allungata di "Tweedledee" è seguita,, molto forte, un buon lavoro di chitarra di Charlie ... "Visions of Johanna" è stato eseguita in stile rumba, un highlight per me, il ritmo terrificante, rovinata solo dalle linee di staccato del mandolino di Donnie, vocale di Bob forte. "Honest with me", caratterizzata o da una solida ritmica della band, voce recitante cenciosa che ha funzionato bene in questo rocker blues ... "Masters of War "è stato affrontato col tempo di sei ottavi, è iniziato ruvida poi è migliorata..." Summer Days" ha scosso con la chitarra abbastanza saporita di Charlie ..." Nettie Moore "è stato un altro pezzo da evidenziare, ancora una volta segnata da quelle linee staccate di mandolino - molto buona la voce. "Thunder on the Mountain" era una meravigliosa interazione tra i ragazzi nelle pause del canto, un groove feroce, un assolo di organo debole e poi di nuovo groove ... "Thin Man" è stata terribile, scura, forte e molto insieme. "Jolene", un rock troppo blues, e l’assolo di chitarra di Stu non lo ha soccorso. "Like a rolling stone" è un solido che termina una non soddisfacente serata ... mi sà che prenderò più di un paio di denunce, ma, tutto sommato, la band è forte, e come sempre sembra un work in progress, ... troverai un sacco d’ oro e un sacco di scorie, ma loro sono là fuori lavorando sodo!

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di Craig Werner

Grande spettacolo questa notte a Poughkeepsie di Bob Dylan, ancora una volta con il rifacimento di vecchie e nuove canzoni per mantenere la vita interessante. Proprio quando pensavo perché andare ad un altro show {ne ho visti circa 100} Dylan mi ha deliziato con una rielaborazione di Wheel's on Fire, Summer Days e Honest with me. La cosa divertente con tutte le canzoni leggendarie nel suo catalogo il momento clou dello spettacolo per me è stato Tweedle Dee .... Anche Visions of Johanna è stata cantata in modo dolce, qualcosa che non ero sicuro che lui fosse in grado di fare più. La sola critica è il canto troppo sincopato che ha usato in Beyond Here Lies Nothin, favolosa, seguita da Simple Twist of Fate, non così forte. Una ossessionante Ballad of a Thin Man con illuminazione drammatica è stata buona, così come la rielaborazione di Jolene, pleasers per la folla sono state Just Like a Woman e Tom Thumbs
Blues.

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Jeff Beck - Disse No ai Rolling Stones

Sull’onda del Commotion & Emotion World Tour, approda in questi giorni in Italia il chitarrista britannico che ha scritto le pagine d’oro della storia del rock senza mai concedersi troppo allo showbiz.

di Sergio d'Alesio

Lo scavezzacollo del beat anni ‘60 chitarra solista degli Yardbirds è diventato vecchio senza perdere il tocco e lo shining. Lo scorso 6 giugno ha festeggiato il 66imo compleanno, i capelli sono tinti e i lineamenti ritoccati dal lifting, ma la mano è ancora quella di Shapes of Things, di Beck Ola, di Rough & Ready, del Jeff Beck Group con Rod Stewart e Ron Wood, di Beck, Bogert & Appice e di tante stagioni esaltanti condivise con grandi musicisti. Dal pop dei Sixties all'era contemporanea, il suo irrequieto percorso ha il blasone dell'innovazione sperimentale e della ricerca sonora. Negli anni ‘70 ha lavorato con George Martin, il produttore dei Beatles, ridefinendo il ruolo della chitarra con una serie di album jazz-fusion prima di muoversi in dimensioni sperimentali con il tastierista Jan Hammer. In tempi recenti ha condiviso progetti elettronici con gli Apollo 440 e David Torn e il gruppo trip-hop newyorkese Splattercell. In casa possiede 44 chitarre come la famosa Fender Esquire del 1954 e una Stratocaster realizzata da Fender su sue specifiche: il ponticello del manico è dotato di sfere che agevolano lo scivolamento delle dita sulle corde e l'uso di una leva speciale evita di scordare lo strumento. Al suo arco vanta cinque Grammy Awards, un album nella Top Ten statunitense (Blow by Blow del 1975) e due incoronazioni nella Rock & Roll Hall of Fame nel gennaio del 2002 con gli Yardbirds e nell'aprile 2009 come artista solista. Tecnicamente, la sua chitarra ha accompagnato il rock in tutte le sue avventure: dal feedback alla distorsione, gli armonici, il vibrato, gli echi e i riverberi, l'uso della slide, il wha-wha e l'innovativo uso a due mani della tastiera che abbraccia il blues, il funky, il jazz-rock, la fusion, la techno, le arie "orientali" e i quarti di tono dando valore e respiro a ogni singola nota senza l'uso del plettro. Ammirato da Eric Clapton, Jimmy Page e Pete Townshend, Jeff Beck è l'eroe del rock'n'roll che non si è mai concesso allo showbiz. Dopo i trionfi del 2009, dal DVD Performing This Week: Live At Ronnie Scott's al tour mondiale che annovera uno splendido concerto al Madison Square Garden di NYC per il 25imo anniversario della Rock & Roll Hall of Fame, il suo 2010 è iniziato con una serie di esibizioni con Eric Clapton a Londra, Montreal, New York e Toronto. All'ultima edizione dei Grammy Awards a Los Angeles, dominata da artisti americani, ha conquistato la sua quinta statuetta interpretando, insieme alla cantante irlandese Imelda May, How High The Moon una canzone di tributo a Les Paul, il leggendario Lester William Polsfuss inventore della chitarra elettrica scomparso nell'agosto del ‘99.

SUONO: Il 4 aprile 2009 sei entrato per la seconda volta nella Rock & Roll of Fame come artista solista. Hai commenti al riguardo?
Jeff Beck: Ventuno anni fa fui costretto a salire sul palcoscenico della Rock & Roll Hall of Fame per suonare Satisfaction e Like a Rolling Stone con i Rolling Stones, Bob Dylan, Bruce Springsteen, Neil Young, George Harrison, The Beach Boys e altre stelle. Fu la peggiore cacofonia che abbia ascoltato nel corso della mia vita. Fu semplicemente orrendo... Dopo l'induction degli Yardbirds pensavo d'esser uscito dalla rosa dei candidati e avevo chiuso bottega! Forse dopo Blow By Blow, dentro di me avevo un po' perso lo spirito per competere con le nuove band e raggiungere la vetta delle classifiche. Nel 2009 non potevo credere d'aver beneficiato di una nomination. Era passato troppo tempo e c'erano stati troppi cambiamenti nella mia musica, ma alla fine ho capito che il pubblico e la critica avevano apprezzato il mio lavoro.

So che non ami suonare nei club... Cosa ricordi dei cinque concerti al Ronnie Scott Club?
Sally Greene è stata così gentile da concederci cinque serate consecutive... L'unico aspetto che mi turbava era quello di suonare nel leggendario jazz club londinese.
Al Ronnie Club c'è sempre stato del buon reggae e parecchia roba da fumare, ma è molto piccolo e ci sono sempre dei problemi di suono. Una volta, alla fine di un tour, fui invitato a suonare al B.B. King Club di New York e on stage mi sono accorto che il suono era sordo e piatto e non c'era nulla che si sentisse bene al di sopra di un decibel. Penso sia stata la peggiore esperienza della mia carriera. Acusticamente parlando, per il jazz funziona perché mentre suoni riesci a sentire anche gli altri strumenti, ma l'alto volume in un posto piccolo non rende mai bene.

Prima del tour mondiale in febbraio ti sei esibito con Eric Clapton...
È uno dei miei amici più cari. Ho visto lo show con Steve Winwood e volevo ripetere l'esperienza insieme. Abbiamo suonato con i rispettivi gruppi tornando on stage per l'encore finale. Forse in autunno torneremo a farlo di nuovo in Europa. Siamo andati in scena insieme anche nei due concerti a Saitama-Shi che hanno chiuso il tour giapponese-australiano. Al microfono l'ho annunciato come "il chitarrista" che io ho sostituito negli Yardbirds! In realtà non suonavo con lui dall'Arms Charity Concert del 1983, organizzato per raccogliere fondi per la ricerca sulla sclerosi multipla, dove è nata anche una jam finale con Page & Clapton. Quella è stata l'unica volta che i tre chitarristi degli Yardbirds hanno suonato insieme... Fra noi è tutto molto divertente e stimolante, non c'è alcuna rivalità. Dal vivo abbiamo un repertorio neutro, classici del Chicago blues e soprattutto nessuna canzone degli Yardbirds che a Eric non piacciono. Potremmo anche decidere di registrare qualcosa in studio alla fine dell'anno.

Dal vivo ti ricordi le vecchie canzoni?
No, niente affatto! Porto sempre con me il nastro registrato alla Royal Festival Hall. Una sera ho eseguito sei brani con gli White Stripes: Jack White conosceva le canzoni meglio di me!

Quando hai iniziato a lavorare a Emotion & Commotion?
Erano sette anni che ero fermo. Volevo uscire dal guscio eludendo gli standard jazz-rock-blues del passato e registrare un progetto sperimentale che mostrasse finalmente ogni aspetto del mio far musica.

Mi sembra quasi indiscreto chiederti i brani preferiti...
Io amo i traditionals interpretati dalla chitarra acustica come Corpus Christi Carol. Ovviamente qui ho avuto anche la chance d'interpretare un tema di musica classica accompagnato da una grande orchestra, ma il mio pubblico è quello di sempre. Non ho la pretesa di suonare in un auditorium di fronte a un pubblico colto che mi ascolta seduto in abito da sera. Spero, tuttavia, che la mia versione di Nessun dorma dalla Turandot di Giacomo Puccini possa essere apprezzato da un pubblico più eterogeneo come è accaduto al Madison Square Garden. La selezione include alcuni brani dove è praticamente impossibile improvvisare. Quando fai una cover come Over the Rainbow, non ti puoi concedere sbavature o trasgressioni e, da bravo orchestrale (!), ti limiti a eseguire la partitura. Emotion & Commotion è un progetto sperimentale, mi piace molto, ma probabilmente non avrà un seguito immediato in tal senso.

L'aspetto più interessante dell'album è la creativa collaborazione con Joss Stone e Jason Rebello...
Jason ha scritto vari brani. A me piace soprattutto l'atmosfera sudamericana di Never Alone. È una libera divagazione strumentale, un banco di prova che dal vivo mi permette d'improvvisare e dilatare la melodia di base. Lo stesso vale per Serene il brano più lungo del CD.

Nell'album c'è anche molto blues...
Io amo la cover di I Put a Spell on You. Nel 1966 gli Animals di Eric Burdon e Alan Price ne fecero una ottima versione nell'album Animalism. Mi piace anche There's No Other Me, dove Joss canta con una grinta sex & black alla Tina Turner...

Dopo i concerti in Corea del Sud, Hong Kong, Australia e Giappone, hai dato molti concerti negli Stati Uniti...
Sono molto fiero della mia band perché sono dei musicisti di prim'ordine. Purtroppo, dopo l'infarto cardiaco e gli attentati dell'11 settembre, Jan Hammer non ha più voglia di viaggiare... Il tastierista Jason Rebello era il pianista di Sting, ma ormai lavora con me dal 2006. È capace di suonare qualsiasi tipo di musica anche con le modulazioni e le decompressioni sonore dei synths. La bassista Rhonda Smith ha suonato di fronte a due milioni di persone nel Musicology Tour di Prince. Il batterista-compositore Narada Michael Smith ha collaborato con Stevie Wonder, Aretha Franklin e Tom Jones e nel 1976 ha scritto quattro canzoni per il mio album Wired. Per me è sempre una fonte infinita d'ispirazione.

Se sei disponibile, ti vorrei porre cinque domande sulle memorabilia del rock. Sei pronto?
OK spara pure...

Nel 1967, fuoriuscito dagli Yardbirds, hai formato il Jeff Beck Group con Ronnie Wood al basso, il pianista Nicky Hopkins, Aynsley Dunbar alla batteria e il cantante Rod Stewart. Nel 2004 Stewart ha detto al Rolling Stone che voleva riformare la band per uno show alla Royal Albert Hall, ma tu hai cancellato lo spettacolo solo due giorni prima: hai qualche aneddoto da regalarci?
Questo ha detto Rod? Spesso racconta alla stampa un mucchio di sciocchezze. Non ho mai capito se volesse riformare il JBG o i Faces. Rifondare dopo 35 anni una band non è mai una buona idea, perché indica che mancano le idee e nella tua carriera non è accaduto altro. Oggi non torneremmo mai insieme solo per soldi, anche se all'epoca, giusto prima di Woodstock, suonavamo in piccoli club per poche sterline. Più che mettere alla berlina il Jeff Beck Group, mi piacerebbe suonare ancora con Jan Hammer, Tony Hymas, Stanley Clarke e Terry Bozzio.

In controtendenza, nel nuovo millennio si sono riuniti molti gruppi storici come i Cream, i Queen e i Pink Floyd...
Non interessa molto alla gente. Per le nuove generazioni il sound dei Cream è obsoleto. Per i Pink Floyd è un discorso differente perché il pubblico adulto li ama e i giovani continuano a riscoprirli. Per la Regina, no comment. Nessuno può sostituire Freddy Mercury.

Ti sei mai pentito di non aver accettato nel 1975 l'offerta dei Rolling Stones?
Sarei diventato ricco, ma non felice... In quegli anni, gli Stones vivevano a Rotterdam per motivi di tasse. Sono andato lì per tre giorni, sovraincidendo alcune demo da solo. Gli Stones non c'erano. In studio ho visto centinaia di chitarre con i nomi di tutti i musicisti selezionati. Il giorno della partenza il pianista Ian Stewart mi ha detto che io ero il prescelto, ma ho rifiutato perché non ero molto affascinato dalla loro musica e avevo già prenotato gli studi per registrare Blow By Blow con George Martin.

E' vero che negli anni ‘60 Clapton ti consigliò di diventare un cantante?
Anche Eric Clapton non era un cantante negli anni ‘60, ma aveva una bella voce. Una sera in auto stavamo ascoltando All Your Love di Otish Rush e lui si divertiva a fare la seconda voce. Mi chiese di cantare con lui dicendo: "Questo potrebbe essere il crocevia del nostro destino". Quando ho formato il Jeff Beck Group, il produttore Mickie Most ha cercato di fare di me un cantante pop! Nel 1967 incisi solo un singolo schifoso intitolato Hi Ho Silver Lining che in Inghilterra rimase in classifica per 14 settimane e fu ristampato con successo più volte... Roba da non credere!

Cosa ricordi della tua partnership con Jimmy Page negli Yardbirds?
Nel 1965 m'ero appena ripreso da una meningite che mi aveva messo a terra a St. Tropez. Quando sono tornato a Londra, ho trovato Jimmy Page che suonava nel gruppo. Ci siamo divertiti insieme per 4-5 mesi, poi è arrivata l'offerta del regista Michelangelo Antonioni di suonare al Marquee Club per il suo Blow Up e mi sono ripreso una bella rivincita. Quando Antonioni mi chiese di rompere la chitarra sul palcoscenico, io risposi: "Aspetta un minuto, questa è un'abitudine di Pete Townshend!". Non volevo danneggiare lo strumento, così durante le riprese ho continuato a suonare con la mia Les Paul e alla fine ho distrutto un vecchio modello giapponese da 35 dollari...

Nel corso della tua carriera hai registrato con artisti molto differenti: cosa ti piace riascoltare oggi?
Quando sono fuori dall'ambiente, curo la mia passione per le motociclette. Faccio il meccanico! Uhm, fammi pensare... mi piace Amused to Death di Roger Waters. Lì c'è heavy rock, blues e brani ambient dove ho potuto suonare la mia chitarra liberamente.

Cosa ti aspetti dai concerti in Italia?
Spero di portare la stessa atmosfera del Crossroads Guitar Festival e del Bannaroo Music & Arts Festival.

Il 12 luglio suoni all'Auditorium di Roma e il 13 sei in cartellone al Lucca Summer Festival insieme agli ZZ Top, ma c'è anche un grande evento di beneficenza allestito da Zucchero & co. il 19 agosto allo Stadio dei Pini di Viareggio a cui, fra gli altri, aderiscono il jazzista Eric Lewis, Solomon Burke, Andrea Bocelli, Karima e Mario Biondi.
Per tutta l'estate sono in giro per l'Europa. Il mio amico Zucchero mi ha chiesto di partecipare a questa manifestazione destinata a raccogliere fondi per le famiglie delle vittime dell'incidente ferroviario a Viareggio... Il tour mondiale si concluderà in ottobre con una serie di date in Inghilterra e il concerto alla Royal Albert Hall.

(Articolo pubblicato su: http://www.suono.it/newsdett.php?nid=1531)

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Eric Clapton, Jeff Beck - Live, O2 Arena, London, 14th February 2010

 

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JEFF BECK - NESSUN DORMA (dalla TURANDOT di PUCCINI) - VIAREGGIO 19.08.09

 

 

 
Sabato 15 Gennaio 2011

West Long Branch, New Jersey - Monmouth University - The MAC - November 14, 2010

di Mike Hodnett

La Monmouth University si trova molto vicino a dove Bob è stato fermato dalla polizia due anni fa, quando i vicini avevano visto un uomo mal vestito che scrutava nelle case in rovina. La poliziotta 20enne che lo aveva fermato lo conosceva solo dalle immagini dal '60 e quando lui si è identificato, aveva problemi a credergli. La questione è stata risolta in fretta, e quasi mi aspettavo che avrebbe fatto una battuta su quel fatto questa sera.
La sede per questo concerto è un palazzetto di basket di recente apertura. Lo spettacolo è stato sold out e la folla si era radunata piuttosto rapidamente, per cui la band è arrivata sul palco esattamente nei tempi previsti. Ci sono volute circa quattro canzoni ai tecnici per ottenere il suono giusto, ma una volta fatto, l'atmosfera era molto piacevole. La mia stima è che circa la metà della folla erano studenti. E' stato gratificante sentire che la gran parte della gente sembrava riconoscere pezzi non-standard come "Cold Irons Bound "e" Not Dark Yet ".
Ho sentito la voce di Bob migliore del solito e sembrava che cantasse dietro al beat nella maggior parte delle canzoni, ma mi è piaciuto il trattamento unico di "Tangled" e "Hard Rain ". Egli sembra godere dei vocalizzi senza chitarra o, soffiando con tutto il suo cuore nell’armonica. Egli ha parlato del suo desiderio di trovare il tastierista "giusto" che lo avrebbe liberato da quell’impegno e lasciato libero di fare di più sul palco, non vedo l'ora che questo avvenga.
I suoi spettacoli combinano il comfort dei nostri favoriti con alcune interessanti selezioni da album recenti e meno recenti che ci tengono sempre all'erta. Aspettate che arrivino i vostri!
uomo!

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di Bill Coleman

Dylan ha suonato l'ultima volta al Monmouth College nel mese di aprile del 97 ed è stato tra i top 5 migliori spettacoli che avessi mai visto. Quindi, non ci aspettavamo di essere abbagliati come lo siamo stati poi ... siamo stati trattati con una serie incredibile di canzoni, Dylan frontale al centro con la migliore armonica che ho sentito mai in 10 anni. E' stato
pungente con la chitarra in "Mobile" e ha creato uno stato d'animo incredibilmente drammatico in ogni canzone con l’organo a livello di ebollizione. Ha cantato in modo struggente, era un narratore accattivante e quando lui era tranquillo ci ha pensato la band a scuoterci dal torpore. Bravo Bob, un tuffo nel passato.

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di Michael Perlin

Il mio primo Bobconcert dopo oltre due anni, e non sono stato deluso. Bob era impegnato, si è concentrato, si divertiva, e, oserei dire, era anche musicale. Sicuramente la migliore esperienza in quattro-cinque anni.
Questo è stato il mio primo concerto con Charlie come chitarra solista con la band, e l'energia extra e la verve che Charlie porta con lui erano evidenti fin dall' apertura. Visto quante soste il Never Ending Tour fa nelle palestre degli innumerevoli college, arene enormi, piccoli club, stadi della minor league, etc etc, è quasi incomprensibile per me che la band possa mantenere lo spirito e l'anima notte dopo notte. E lo hanno fatto.

Le canzoni
1. RDW: Sempre scontato per me (ma sempre un pleaser per la folla), aveva più grinta stanotte, e mi ha suggerito che Bob si stava mettendo in gioco (il pezzo d’ apertura è spesso poco più di un sound check posticipato). Continuo a sperare di sentire l'apertura con gli accordi di Down in the Flood, ma immagino che quei giorni siano ormai lontani.
2. Baby Blue: Questa è stata la prima che ho sentito suonare la chitarra da Bob dopo 7 anni e che, (!) da sola valeva il prezzo del biglietto. Avevo chiesto se non avrebbe fatto nulla oltre che strimpellare accordi (e sinceramente, che sarebbe stato legnoso dopo un tale periodo di inattività), ma in realtà ha fatto un assolo sorprendentemente fresco e appuntito. Yay.
3. Mobile: A questo punto, ho notato la tela ... le prime immagini dei paesaggi urbani (una sorta di versioni moderne dei film di Fritz Lang, poi, sia l’ assolo di Bob e di tutta la band). L’intro era nuovo per me fino alle due ultime barre.
Ancora una volta, ha suonato la chitarra buono e premuroso. A questo punto, è diventato chiaro per me come la presenza di Charlie porti molta più energia alla band (più di quanto nei giorni felici quando Larry era chitarra solista). Una buona cosa.
4. JLAW: Forte la partecipazione del pubblico, e Bob che ritorna con la stesso frase proprio alla fine del canto pubblico, utilizzando gli spazi ed i resti così efficacemente. La mia prima intuizione della notte: ho sempre detto che, culturalmente / sociologicamente, Bob è stato più simile a Miles Davis di qualsiasi altro musicista della mia vita. Ma qui – ed è ricorsa in molte altre canzoni - ho sentito una parentela tra Bob e Thelonious Monk (gli spazi vuoti sono così importanti musicalmente). Ero stupito, non avevo mai notato questa cosa prima.
5. Levee's Gonna Break: il primo pezzo del 1966. E qui, ho iniziato ad ascoltare il fraseggio (di nuovo, come se questo fosse un notte jazz), del modo di suonare la tastiera di Bob. Non più solo accordi martellanti, ma intonate improvvisazioni-a-tempo.
6. Tangled: Ancora una volta, molto diverso dalla fraseologia che ho sentito negli negli ultimi tempi (più recentemente, Asbury Park 08). Al centro della scena con l'armonica, molto ben fatto. Melodiosa e melodica. E ancora, è diventato ancor più chiaro che Bob si stava davvero divertendo. Egli può aver aggiunto alcune nuove parole nell’ultimo versetto, ma non potrei giurarlo.
7. Tweedle: Signore. Perché questo? Perché questo? Con 2000 canzoni a disposizione! Perché questo? OK, non mi aspettavo di sentire Idiot Wind o License to Kill, ma forse Johanna o Willie McTell? Perché questo? God only knows, per citare una canzone di Bob che ho sentito una o due volte. D'altra parte, è tornato alla chitarra, e credo che dovremmo essergli grati per qualsiasi cosa faccia con la chitarra. E ancora, gli assoli sono stati ben pensati, armonici e musicalmente maturi.
8. Hard Rain: la prima volta l’ho sentita a Rutgers nel concerto delle Nazioni Unite nel febbraio del 65, e molte volte da allora. Uno dei miei preferiti (ho disegnato i testi più volte per i titoli degli articoli, come i miei amici di lavoro sanno), e mi sorprende che ancora dopo 22 anni avrei avuto la visione di queste immagini come le avevo immaginate allora. E
continua sempre più forte.
9. Cold Irons: Sembra che sia sempre nella set list quando lo vedo (questa deve essere stata in la mia 10° volta). Ancora una volta, al centro della scena con l'armonica.
10. Forgetful Heart: Valeva il prezzo del biglietto. E molto altro ancora. Sconvolgente. Stordente. Nessun altro modo per descriverla. La mia prima prima volta in assoluto per questa canzone, e una volta che non dimenticherò mai. Bob con più anima, passione, profondità, emozione che si possa immaginare. Al di là delle convinzioni. Ho avuto il privilegio di sentirlo.
11. Highway 61: Un pò deluso dopo Forgetful Heart. Ancora una volta, ho sentito questo pezzo 100 volte, è stato fatto bene, ma niente di memorabile.
12. Not Dark, Bob ritorna al centro della scena con l'armonica, e, con Forgetful Heart, il punto più alto della notte. Questo è Bob che guarda in faccia la morte come 13 anni fa, e il senso di mortalità / immortalità / domina ancora le sue prestazioni. Ascoltavo questa canzone ogni notte ed ero felice.
13. Thunder: Da questo punto in poi, niente più sorprese. Thunder è come sempre rock e Bob era realmente in essa. Ancora una volta, ho notato che era sorridente e felice ed ha coinvolto tutti. Che piacere!
14. Thin Man: Erano passati anni da quando l’ho sentita l’ultima volta, anche se me l' aspettavo. Una delle migliori canzoni di "allora", e non ha perso nulla in questi anni. Il suo finale al centro della scena-con-armonica.
15. Jolene: Il secondo pezzo da tagliare con Tweedle (Perché questo? Perché questo?). Yawn.
16. LARS: Quante volte ha suonato questa canzone Bob negli ultimi 45 anni? 10.000? Ancora fresca. Ancora nuova. Ancora un inno. Ancora la più grande canzone rock di tutti i tempi. Ancora perché Bob è Bob. Ha lasciato il pubblico con un sorriso grande come il cuore mentre usciva.
Parlando mentre uscivano, una coppia di ragazzi del college, la ragazza ha detto al ragazzo: "Mi sento come se fossi stata parte della storia stanotte". Tesoro, lo sei stata.
Che notte. E, dopo questo concerto, mi rendo conto che lo vedrò di nuovo fra a 60 ore. Non vedo l'ora!

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Le 5 canzoni peggiori di Bob Dylan                                              clicca qui

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ALL THE YOUNG DUDES - Mott The Hoople

di Aldo Gianola

1. "Sweet Jane" – 4:21
2. "Momma's Little Jewel" – 4:26
3. "All the Young Dudes" – 3:32
4. "Sucker" – 5:03
5. "Jerkin' Crocus"– 4:00
6. "One of the Boys" – 6:46
7. "Soft Ground" – 3:17
8. "Ready for Love/After Lights" – 6:47
9. "Sea Diver" – 2:53

Facciamo conto di essere nel 1971. Di chiamarci Ian Hunter e, col nostro gruppo, di fare il tutto esaurito ai concerti. Ma di non vendere un disco.
Questa era pressappoco la situazione quando alla porta di Ian, un giorno, bussò David. Solo che David era David Bowie e offriva non solo una delle sue canzoni per il prossimo disco con la band, ma anche di fare da produttore all’album.
Dovevano essere giorni magici e un pò di quella magia è sicuramente finita nel disco che vi consiglio di avere presto tra le mani.
Ne verrà fuori qualcosa di davvero inedito, alla consolle come già detto c’è Bowie e si sente: non solo per la cover che apre il tutto (Sweet Jane del suo amico Lou Reed) ma soprattutto per la vena trasgressiva, glam ma anche psichedelica, che attraversa le canzoni di questo album del 1972. All The Young Dudes esplode, di nuovo, in un vero inno del movimento glam ma non per questo non si amalgama perfettamente con gli altri pezzi dando forma ad un monumento alla sperimentazione come strumento di trasgressione. Al lavoro partecipa anche la chitarra dell’immancabile Mick Ronson.
Forte del successo previsto, la band accentuerà la vena trasgressiva nelle prove successive fino all’abbandono di Hunter.
Per i Dylaniati più accaniti consiglio anche gli album precedenti dei Mott The Hoople dove l’influenza del Maestro è, forse, più accentuata che in questo, comunque memorabile, capitolo.

Album precedente : Brain Capers (1971)
Album successivo : Mott (1973)
Casa discografica : Island, CBS, Columbia
Voto : ●●●●○

Formazione Live
Ian Hunter - voce, pianoforte (1969-1974), chitarra ritmica (1973-1974)
Mick Ralphs - chitarra solista, voce (1969-1973)
Pete "Overend" Watts - basso, voce (1969-1974)
Verden Allen - organo, cori (fino al 1972)
Dale "Buffin" Griffin - batteria, cori (1969-1974)
Ariel Bender - chitarra solista (1973-1974)
Morgan Fisher - tastiere (1973-1974)
Mick Ronson - chitarra solista (1974)

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I 70 anni di Guccini in un doppio cd                                             clicca qui

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Il mio 'Sessantotto', che pazzi che eravamo (e siamo)                 clicca qui

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Le 10 cose che non conosci dei Beatles                                       clicca qui

 

 
Venerdi 14 Gennaio 2011

The mail of Mike Isger

,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,, important is the inclusion of a real keyboard player, with all due respect to Bob, but the piano and the organ are instruments from which he’s better stay away ………..

NOT RIGHT at ALL. There is no keyboard player in the world that would improve the timing and support that Bob’s keyboard add to the music. Many a keyboard player would constantly try to show off how VIRTUOSO he can play and virtuoso-show-off is something the Dylan show must forever do without. To the best keyboard parts in Dylan’s recordings belong Al Kooper in LARS and Visions of Johanna, Al does NOT play, he ADDS. Bob himself knows how to do it !!!!!! And he knows how to keep the guitarplayers on a short leash, they have to be very good musicians but as soon as they are going to play “beautiful” they’re out soon (Bucky Baxter). Remember (BIABH): ….zilian singer . . . i have given up at making any attempt at perfection/the fact th……

Dear Mike, we have only two different ways to consider the problem of the keyboardplayer, i respect your opinion but i don't agree with you, do you want with this to mean that Bob is up to Kooper, or Charlie? Come on, let's be serious! I think you remember well the shows with Freeman how they were boring and without “Moments”. I remember the show in Aosta (Italy) two years ago, I saw people who were so bored and disappointed to read the sports newspaper, some cut their toe nails, others were doing a picnic to ward off boredom, and they were all disappointed Dylan’s fans more than ever!
Now Charlie has given up again the show and you say it should be kept on a short leash or fired? I don't think Belmont Tench was a keyboarman unable or inefficent for Bob, for the same reason i don't  think Charlie is harmful to the show. Personally I still think it would be better for Bob to stay away from keyboard and solo-guitar, but this is just my opinion, of course different from yours, what's wrong in having different opinions?

Mr.Tambourine

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,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,Altra cosa fondamentele l’inserimento di un tastierista vero, con tutto il rispetto per Bob, ma il piano e l’organo sono strumenti dai quali farebbe meglio a star lontano .........

Niente affatto giusto. Non vi è alcun tastierista al mondo che potrebbero migliorare la tempistica e il sostegno che la tastiera di Bob aggiungere alla musica. Molti tastieristi cercano costantemente di mostrare come sono VIRTUOSi. Lo spettacolo di Dylan deve sempre essere esente da virtuosismi. Le parti migliori di tastiera nelle registrazioni di Dylan sono di Al Kooper in Lars e Visions of Johanna, Al non suona, aggiunge. Bob sa come fare !!!!!! E sa come mantenere i guitarplayers al guinzaglio corto, devono essere ottimi musicisti, ma non appena hanno intenzione di suonare “fuori dagli schemi” diventano di prossima uscita (Bucky Baxter). Remember (BIABH): ... la cantante zilian.. . . Io ho rinunciato a qualsiasi tentativo di perfezione......

Caro Mike, abbiamo solo due modi diversi di considerare il problema tastierista, rispetto il tuo ma non sono d’accordo, con questo vuoi dire che Bob è all’altezza di Kooper, o di Charlie? Suvvia , siamo seri! Credo che tu ricordi bene gli show con Freeman come erano noiosi, senza "Momenti". Ricordo lo show di Aosta (Italia) di due anni fa, ho visto gente che era talmente annoiata e delusa che leggeva il giornale sportivo, alcuni si tagliavano le unghie dei piedi, altri facevano dei pic-nic per scacciare la noia, ed erano tutti fans di Dylan delusi più che mai!
Ora Charlie ha riportato in alto lo show e tu dici che va tenuto al guinzaglio oppure licenziato?
Non credo che Belmont Tench sia stato un tastierista incapace od inefficace per Bob, come non penso che Charlie sia dannoso per lo show. Personalmente continuo a pensare che sarebbe meglio per Bob stare lontano dalle tastiere e dalle chitarre soliste, ma questa è solo la mia opinione, naturalmente diversa dalla tua, che c’è di male ad avere opinioni diverse?

Mr.Tambourine

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La mail di Al Diesan

Carissimo Tambourine, ci avviciniamo a grandi passi al 70esimo compleanno del nostro Maestro, penso che le celebrazioni di quest'anno saranno davvero speciali; per quello che ci riguarda abbiamo cominciato già da qualche giono con il caricamento, sulla nostra pagina YouTube, del nuovo video, tratto dal "Dylan Fest 2010" di Moville (Irlanda).
Una delle sue canzoni più famose, "Knocking on Heaven's door", eseguita nella serata al St. Eugine. Hall.



Un caro saluto a te e a tutti i dylaniati d'Italia ed estero.
Al Diesan

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Recensioni: TOMORROW THE GREEN GRASS - The Jayhawks

di Aldo Gianola



1. "Blue" – 3:09
2. "I'd Run Away" – 3:34
3. "Miss Williams' Guitar" – 3:06
4. "Two Hearts" – 3:22
5. "Real Light" – 3:25
6. "Over My Shoulder" – 3:41
7. "Bad Time" – 3:27
8. "See Him on the Street" – 3:09
9. "Nothing Left to Borrow" – 3:24
10. "Ann Jane" – 4:00
11. "Pray for Me" – 3:39
12. "Red's Song" – 3:58
13. "Ten Little Kids" – 4:33

Ecco un album pubblicato in anni relativamente recenti (1995) che sicuramente piacerà anche ai Maggiesfarmer’s che ancora posizionano il braccetto del giradischi sui loro vinili :o).
Tomorrow The Green Grass è il quarto lavoro in studio della band conterranea di Bob (provengono dalla grande area urbana che ingloba le due città di Minneapolis e Saint Paul in Minnesota) e vale la pena di essere ricordato perché genera all’ascolto un meraviglioso mix fra semplicità d’ascolto, riconoscibilissime influenze colte ed esecuzioni impeccabili.
In fondo è bizzarro che i Jayhawks siano, in coincidenza con l’uscita del loro precedente lavoro, stati definiti i salvatori della musica country. Bizzarro perché il Midwest dei quattro è ben più industriale di quanto le immagini di copertina (di questo e dell’altro disco) lascino intendere: Minneapolis non è metropoli, ma neanche aperta campagna.
A seconda della nostra cultura musicale, facendoci scivolare nell’orecchio I’d Run Away o Miss William Guitar o ancora Nothing Left To Borrow scopriremo ammiccamenti ai Jefferson Airplain, a Bowie, ai Byrds e persino agli Stones; e come in quasi ogni album dagli anni sessanta a questa parte troveremo se non l’impronta di Dylan almeno concetti di musica tradizionale americana dal Nostro già esplorati.
Inutile parlare degli intrecci vocali perfetti degli elegantissimi contrappunti di chitarra o del piano (Nicky Hopkins) mai invadente e sempre al posto giusto: li scoprirete da voi ascoltandoli.
Unico appunto : sdolcinatezze seminate qua e là.

Album precedente : Hollywood Town Hall (1992)
Album successivo : Sound Of Lies (1997)
Casa discografica : American
Sito della band : www.jayhawksofficial.com
Voto : ●●●○○

Formazione Live
Mark Olson - chitarra acustica e voce
Gary Lour - chitarra elettrica e voce
Marc Perlman - basso
Norm Rogers - batteria

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Rolling Stones in studio con Bill Wyman per cover di Dylan      clicca qui _________________________________________________________________________________________________________

Il mio De André. Tutto jazz                                                            clicca qui _________________________________________________________________________________________________________

La tragica morte del Quinto Beatle, Mal Evans

5 Gennaio 1976 – di Andrew Vaughan - Special thanks to ThisDayinMusic.com.

Chi era il quinto Beatle? Diversi nell’entourage dei Beatles hanno sostenuto che erano loro, ma nessuno lo meritava più di “Gentle Giant” Mal Evans. Lui era lì dal primo giorno al Cavern Club fino all’ implosione della band negli anni '70. Evans era un impiegato in un ufficio postale di giorno e di notte faceva il buttafuori al Cavern Club, quando Brain Epstein, il manager dei Beatles, lo incontrò, lo assunse come assistente road manager per aiutare Neil Aspinall. Da quel momento, lui ed i Beatles furono inseparabili. E' apparso in tre dei loro film, fu testimone di nozze di Paul McCartney e suonò anche l'organo in Rubber Soul. Quando i Beatles smisero di esibirsi dal vivo, divenne assistente a tutto campo, lavorando con il gruppo fino alla fine.

Evans rimase con la Apple (etichetta discografica fondata e di proprietà dei beatles) fino al 1974 quando si trasferì a Los Angeles, apparentemente per lavorare come produttore. Aveva lasciato la moglie ed i figli per trasferirsi a casa di Frank Hughes, che aveva conosciuto a Los Angeles, agli studi di registrazione Record Plant. Keith Moon, baterista dei The Who, aveva assunto Mal per produrre il suo album da solista, ma lo licenziò per la povertà delle registrazioni. Evans non sembrava essere in grado di fare il produttore. Divenne sempre più isolato a e depresso.
Il 5 gennaio del 1976 Mal, ubriaco e stordito dal Valium, telefonò a John Hoernie, suo collaboratore nella scrittura di un libro delle sue memorie per assicurarsi che avesse finito il libro. Hoernie andò all’appartemento dove alloggiava Evans, al n° 8.122 di 4th West Street a parlare con lui, che ovviamente era depresso. Durante la loro breve chiacchierata, Evans prese in mano un fucile. Mal era un uomo grosso, un gigante buono. Tutti dicevano che non ci sarebbe stato modo perHoernie di sopraffarlo. Frank Hughes, un vicino, chiamòo la polizia e quando arrivaronoi, gli ufficiali David D. Krempa e Robert E. Brannon si trovarono di fronte Evans armato. Quando gli intimarono di posare a terra l’arma lui si rifiutò ed i polizziotti gli spararono sei colpi. Mal Evans morì sul colpo.

Intervistato alcuni anni più tardi, Harry Nilsson , pop-star amico di Evans, ha ricordato gli avvenimenti bizzarri che seguirono la tragica sparatoria.
"Ricevetti una una telefonata dalla fidanzata di Mal che diceva che l’avevano trattenuta in carcere come testimone materiale perchè la polizia aveva appena sparato a Mal uccidendolo", ha detto Nilsson. "Così ho detto, “Gesùùùùù!, dove sei? Lei mi lo disse ed andai subito a tirarla fuori di lì. La portai a casa di Mal e le diedi un pò di Valium, poi mia moglie e un altro amico pulirono l'appartamento. Io non sopporto la vista del sangue e non ero in grado di farlo”.
"La mattina dopo, la misi su un aereo per Philadelphia ed andai giù a Forest Lawn per le formalità del funerale, ho pensato che doveva essere cremato perché era più economico per la famiglia. Così lo cremarono e mentre stavo uscendo, dissi “A proposito, come si fa a mandare queste ceneri a Londra?” Mi dissero “Beh, abbiamo questi cilindri di cartone”. Ho detto, “ Dovrei inviare una madre i resti di suo figlio in una scatola di cartone? Che altro avete?” Mi risposero “ Abbiamo questa urna in ottone con smeraldi”. “Così scelsi questa forma che mi sembrava migliore della scatola di cartone, più costosa ma più adeguata, e la mandai a Londra.
"Un paio di giorni dopo, Neil Aspinall della Apple cominciò a chiamarmi in continuazione e mi chiedeva, “Harry, Harry! Dov'è Mal?” Ed io gli dissi “Beh,ve l’ho inviato. Neil diceva che non riuscirono a trovarlo, lui non era arrivato, e al piano di sotto di sua madre e sua moglie Lil erano lì che stavano piangendo, cosa devo dire loro?” Così abbiamo iniziato le ricerche in entrambi gli aeroporti, e alla fine ricevetti una telefonata dall 'aeroporto che lo avevano trovato. Ho chiesto dove, e mi risposero “Nell’ufficio delle lettere non consegnate!".

  Mal Evans con Neil Aspinall

Nei primi anni Sessanta, Evans era impiegato come tecnico addetto ai telefoni, ma spesso lavorava part-time come buttafuori al Cavern Club, dove suonavano i Beatles. Successivamente, il manager della band, Brian Epstein assunse Evans in qualità di loro assistente e roadie. Peter Brown, membro dello staff di Epstein, descrisse Evans come «un ragazzo gentile, ma dall’aspetto veramente minaccioso» – Evans era alto e di corporatura massiccia – e spesso veniva impiegato dal gruppo anche come loro guardia del corpo. Evans contribuì a molte registrazioni dei Beatles, e apparve anche in qualcuno dei film della band (come ad esempio in Let It Be dove cerca di dissuadere la band dal continuare il famoso concerto sul tetto dell’edificio della Apple sotto lo sguardo perplesso di due poliziotti). I Beatles smisero di esibirsi in tour nel 1966, ma Evans continuò a lavorare per il gruppo e ad assisterli in studio.
Evans aveva numerosi compiti all’interno della cerchia di collaboratori del gruppo. Oltre che essere il loro roadie, autista e guardia del corpo, veniva spedito spesso anche a comprare qualsiasi cosa di cui avessero bisogno, ad esempio abiti, scarpe, cibo o bevande varie. Se Lennon diceva: «Calze, Mal», Evans doveva precipitarsi in un grande magazzino locale a comprare sei paia di calzini per lui.

I Beatles e Evans volarono in Grecia verso la fine del 1967, incoraggiati da "Magic Alex", il bizzarro direttore della Apple Electronics, per comprare un’isola o un gruppo di isole in loco. L’idea era che l’intero entourage della Apple sarebbe andato a vivere sulle isole, ognuno nelle proprie abitazioni, collegate tra di loro attraverso dei tunnel sotterranei. Evans e famiglia erano stati inclusi nel piano, ma il progetto venne abbandonato quando Paul McCartney si rifiutò di parteciparvi. Nel febbraio 1968, Evans accompagnò i Beatles nel loro famoso viaggio in India per visitare l’ashram del Maharishi Mahesh Yogi.
Quando la Apple fu fondata nel 1968, Evans venne promosso da road manager ad assistente personale del gruppo. Evans fu l’unico membro dell’entourage della Apple ad essere invitato (e a fare il testimone di nozze) quando Paul McCartney e Linda Eastman si sposarono il 12 marzo 1969.
Il 13 settembre 1969, Evans partì insieme a John Lennon, Yoko Ono, Klaus Voormann, Alan White e Eric Clapton verso Toronto, Canada, per il Toronto Rock 'N' Roll Revival Concert.

La tragica fine dopo lo scioglimento dei Beatles
Evans fu ucciso dalla polizia il 5 gennaio 1976 nel suo appartamento a Los Angeles. Gli agenti erano stati chiamati dai vicini di casa allarmati dalle urla provenienti dall’abitazione, risultato di una violenta lite alcolica tra Mal e la sua ragazza. I poliziotti pensarono che il fucile ad aria compressa che Evans impugnava fosse un’arma vera, e gli spararono 6 colpi di pistola uccidendolo all’istante. Evans fu cremato il 7 gennaio del 1976 a Los Angeles e le sue ceneri furono spedite per posta in Inghilterra, ma andarono smarrite.

Contributi musicali
Anche se non era propriamente un musicista, Evans contribuì a molte registrazioni del gruppo. Durante le sessioni del brano Yellow Submarine, per esempio, Evans girava per lo studio imbracciando una grancassa e tenendo il tempo nel ritornello battendo ritmicamente su di essa. In seguito, suonò una singola nota d’organo in You Won't See Me, e l’armonica, il kazoo, e ancora l’organo in Being for the Benefit of Mr. Kite!.
In A Day in the Life, Evans controllava una sveglia e contava ad alta voce per tenere il tempo durante il break orchestrale. L’intenzione era di tagliare il suono della sveglia una volta inserita l’orchestrazione nel break, poiché era servita solo per segnare la fine della sezione strumentale, ma la sua casuale complementarietà con la sezione di McCartney che inizia con le parole «woke up, got out of bed» (sveglio, giù dal letto), fece sì che fu mantenuta nell’incisione finale su disco. Evans suonò il tamburino su Dear Prudence e il sassofono in Helter Skelter. Qui suonò un doppio assolo con Lennon, sebbene nessuno dei due fosse capace di suonare lo strumento.[9] In seguito contribuì al controcanto in You Know My Name (Look Up The Number), e fornì il suono del martello su un'incudine in Maxwell's Silver Hammer sull’album Abbey Road. Infine scrisse insieme a George Harrison la canzone You and Me (Babe), che apparve sul disco solista di Ringo Starr del 1973 intitolato Ringo.

Contributi a Sgt. Pepper
Secondo i suoi diari, estratti dei quali furono pubblicati nel 2005, Evans afferma di aver contribuito alla composizione di alcuni brani di Sgt. Pepper’s. Evans scrisse, il 27 gennaio 1967: «"Sgt Pepper" è iniziato scrivendo una canzone con Paul in camera sua, di sopra, lui al pianoforte. Che altro dire di oggi? — ah sì! Concerto dei Four Tops alla Albert Hall. I Beatles si sono presi le urla dei fan, loro gli applausi. Giù al Bag dopo il concerto. Fatta un altro po' di "where the rain comes in" (una strofa di Fixing a Hole). Spero che alla gente piaccia. Iniziato "Sergeant Pepper".» Il primo febbraio: «"Sergeant Pepper" suona bene. Paul mi ha detto che riceverò dei crediti per la canzone, grande notizia, ora forse una nuova casa.» Il 2 febbraio: «Registro voci su Captain Pepper. Tutti e 6 abbiamo fatto il coro nel mezzo, lavorato fino circa a mezzanotte.» Evans non ricevette mai nessuna royalty e si dovette accontentare della sua paga abituale di 38 sterline a settimana (£ 488,68 in moneta corrente). Keith Badman (autore di The Beatles off the Record) ha riferito di un nastro, registrato da Evans poco prima della morte, nel quale confermava il contenuto dei suoi diari. Secondo Badman, Evans alla domanda se fosse rammaricato del fatto che non gli fu concesso nessun credito compositivo, rispose che il binomio “Lennon/McCartney” era troppo importante per essere “toccato”.

L’archivio segreto di Mal Evans
Una valigetta che Evans si portava dietro al momento della morte, che si suppone contenesse registrazioni inedite dei Beatles, foto e documenti vari, fu smarrita dalla polizia durante le indagini e divenne famosa come “il perduto archivio segreto di Mal Evans”. Nel giugno del 2004, un turista inglese, tale Frasier Claughton, comprò la valigetta per 36 dollari in un flea market alla periferia di Melbourne, in Australia, ignaro del contenuto della stessa. Già nel mese di agosto però, gli esperti avevano determinato che i documenti dentro la valigia erano solo fotocopie risalenti agli anni Novanta e dichiararono l’archivio ritrovato un falso.

 

 
Giovedi 13 Gennaio 2011

What is still missing in the Dylan’s show?

With a group of friends we have made this question and naturally we also tried to give an answer.
This year we have seen the musical improvement with the return of Charlie, the scenoghrapy improvement, the introduction of the big screens, but overall we are not yet at the top. I do not mean a Pink Floyd or Rolling Stones stage, it would not even be the case, but some small details to improve the show certainly could be introduced.
Seeing the new things included in the show I suspect that the “Special Rider”, the company that runs the show and all rights of Bob Dylan, directed by Jeff Rosen (who has come a long way since its beginning as a simple employee), follow carefully everything that is reported and discussed on the major Dylan-dedicated Websites and on the international press about this fact, and I see that some recommendations have been positively evaluated and accepted to raise the level of the show, so congratulations to Rosen.
 

But the game is not over, yet it takes a little bit, but a little bit of great importance.
The show is the current retrospective of the Dylan’s career, submitted as his today chances, ok, the voice we know what it is, no one can change it, and amen, we take it as it is and we don’t want no longer argue or complain. Sometimes the venue can have a good suond listening, sometimes not, but that's part of the game, changing venue every night leads to different sound-answer of the places where the concerts take place, some are good and some are bad, causing different yields about the show, but we well know these things and we don’t want to discuss anymore.
Returning to the idea of Dylan's career retrospective, there is something missing, something fundamental, the acoustic set made up of three or four songs from his early period, when he became the voice of his generation. A short set, ten minutes, no more, stand-up bass and piano, nothing else, the White House set docet!

Another important thing is the inclusion of a real keyboard player, with all due respect to Bob, but the piano and the organ are instruments from which he’s better stay away. Sure, the sound would earn 50% of its wealth. Bob could stand at the center stage with his guitar, harmonica and his gestures to do the entertainer, they do it well and successfully. This one of the crooner is its new image, a little dressed up in Las Vegas style, but I see no harm in that. Bob is now a 70 years old man who tells his story to those who have not had the chance and the good luck to live young. Then tell this story complete, from the beginning to the end without skipping any time.
This is what I hope, I hope that Jeff Rosen reads these words and take into consideration, who knows that something can be deemed valid and included!
 

Another thing that is absolutely a huge fucking things is banning photographs. Dylan lives for the present times but also for the memories, and it's nice to spend an evening with friends seeing the photos of an event, I can say “I was there”, to explain, through the images, moment by moment of the show. Is not important if the photos are beautiful or ugly, made by a professional or an amateur, are the direct testimony of a moment, a full-blown Carpe Diem, with all his retinue of homesickness and joy.

Mr.Tambourine

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Cosa manca ancora allo show di Dylan ?

Con un gruppo di amici ci siamo fatti questa domanda e naturalmente abbiamo anche cercato di dare una risposta.
Quest’anno abbiamo visto il miglioramento musicale con il ritorno di Charlie, il miglioramento scenografico e l’introduzione dei maxi schermi, ma tutto sommato non siamo ancora al top. Non dico un palco alla Pink Floyd o alla Rolling Stones, non sarebbe nemmeno il caso, ma alcune piccoli dettagli per migliorare lo show certamente potrebbero essere introdotti.
Vedendo le cose nuove inserite nello show ho il sospetto che la Special Rider, la società che dirige gli show e tutti i diritti di Bob Dylan con la regia di Jeff Rosen (che ne ha fatta di strada dal suo inizio da semplice impiegato), segua attentamente tutto quello che viene riportato e discusso sui maggiori siti del WEB e sulla stampa internazionale al riguardo, e devo constatare che alcuni consigli sono stati valutati positivamente ed accettati per alzare il livello dello show, quindi complimenti a Rosen.
Ma la storia non è finita, ci vuole ancora qualcosina, poco ma fondamentale.
Lo show attuale è la restrospettiva della carriera di Dylan presentata secondo le sue possibilità odierne, la voce sappiamo quello che è, nessuno potrà cambiarla ed amen, la prendiamo così com’è senza più discutere o lamentarci. A volte la venue favorisce il suond e l’ascolto, a volte no, ma questo fa parte del gioco, il cambiare venue ogni sera porta a delle diverse risposte sonore dei luoghi dove avvengono i concerti, alcuni sono buoni ed alcuni sono pessimi, determinando rese diverse sullo show, ma queste cose le sappiamo e non le discutiamo più.
Ritornando all’idea dea retrospettiva della carriera dylaniana, c’è qualcosa che manca, qualcosa di fondamentale, quel set acustico fatto di tre o quattro brani del suo periodo iniziale, quando lo avevano fatto diventare la voce della sua generazione. Un set breve, di dieci minuti, acustica, contrabbasso e piano, nient’altro, White House docet!
Altra cosa fondamentele l’inserimento di un tastierista vero, con tutto il rispetto per Bob, ma il piano e l’organo sono strumenti dai quali farebbe meglio a star lontano. Di sicuro il suono guadagnerebbe il 50% della sua ricchezza. Bob potrebbe stare al centro del palco con la chitarra e l’armonica a fare l’entertainer, cosa che gli riesce benissimo e con successo. Questa del crooner è la sua nuova immagine, un pò condita da Las vegas, ma non vedo nessun male in questo. Bob è ora un anziano signore di 70 anni che racconta la sua storia a chi non ha avuto la possibilità e la fortuna di viverla da giovane. Allora raccontiamola completa questa storia, senza saltare periodi dall’inizio alla fine.
Questo è quello che spero, spero inoltre che Jeff Rosen legga queste parole e le prenda in considerazione, chissà mai che qualcosa possa essere giudicata valida ed inserita!
Un’altra cosa che è assolutamente una enorme cazzata è il divieto di fare fotografie. Il popolo dylaniano vive del presente ma anche dei ricordi, ed è bello poter passare una sera a vedere le foto di un evento, poter dire io c’ero, poter spiegare, attraverso le fotografie, momento per momento di uno show. Non impoprta se le foto sono belle o brutte, fatte da un professionista o da un dilettante, sono la testimonianza diretta di un momento, di un attimo, un Carpe Diem in piena regola, con tutto il suo seguito di nostalgia e di gioia.

Mr.Tambourine

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La mail di Aldo Gianola

Ciao Mr. Tambourine:)
Con questa mail voglio innanzitutto farti i miei più sinceri complementi per la nuova grafica che mi sembra molto più godibile della precedente e che immagino ti sia costata un gran lavoro. Io ho 25 anni ma seguo maggiesfarm oramai da 3 anni in quanto grande appassionato di Bob e questa nuova grafica è secondo me indice di volontà da parte tua di portare avanti il sito e di non farlo afflosciare su se stesso mi spinge a chiederti se potrei essere utile in qualche modo che,al momento, non mi viene in mente ma che spero potremo metterci d'accordo per trovare. Se vuoi una mia idea buttata li, secondo me in sito dovrebbe dovrebbe, pur mantenedo Bob come scopo e argomento principale, aprirsi (magari con delle rubriche di recensioni) ad altri artisti ed altri generi in modo da poter mantenere vitalità continua anche nei momenti nei quali di Bob non c'è niente da dire (che credo siano in aumento rispetto ad un tempo)..ho notato che tu ti sei già mosso in questa direzione postando recensioni o articoli su altri artisti ma capisco anche che tu non possa dedicare tutto il tuo tempo a queste cose e quindi (inevitabilmente) copi e incolli dalla rete il chè toglie un po' di genuinità alla cosa secondo me.
Io spero che tu voglia prendere in considerazione la mia proposta ma in ogni caso oltre a farti gli auguri per il nuovo anno ti rinnovo i complementi per il lavoro che porti avanti quì:)
Aldo

Caro Aldo , la tua proposta è piena di buon senso e senz’altro accettabile. Ti ringrazio per l’apprezzamento e vorrei ricordare ancora una volta che sono solo a fare tutto questo lavoro, ricerca, traduzioni, foto etc. etc. Comprendi anche tu che avendo solo due mani quello che riesco a fare oltrepassa già di molto i miei limiti. Ho sempre detto che queste pagine sono sempre a disposizione di chi vuole scrivere, articoli, recensioni di dischi anche di altri artisti, unica “condicio sine qua non” che non si faccia politica. Ben venga il tuo aiuto, hai la più completa libertà di scrivere tutto quello che può interessare non soltanto i dylaniati accaniti (son convinto che ognuno di noi oltre che His Bobness apprezza anche altri artisti) ma chiunque ami la musica e le sue espressioni artistiche. Tu scrivi e manda, io pubblico. Ti faccio notare che già in passato ho avuto l’aiuto di altre persone (e colgo l’occasione per rinnover loro il mio grazie), ma poi, per diversi motivi, quando si accorgevano che scrivere con costanza su Maggie’s Farm è un impegno che porta via un sacco di tempo, pian piano cominciavano a diradare la loro partecipazione fino a sparire, ed io sempre da solo rimango! La storia del copia incolla non è proprio così, è la segnalazione di diversi articoli che parlano di Dylan, come fa Expectingrain praticamente, ma questo è possibile solo per gli articoli redatti nella nostra lingua.
Sarebbe bello poter prendere spunto da tutte queste cose e rielaborarle secondo il personale punto di vista, ma per far questo lavoro ci vogliono 26 mani e tredici teste, te lo garantisco. Spero sinceramente che tu abbia la volontà e la costanza di scrivere per Maggie’s Farm, sarebbe un bell’aiuto, inoltre l’allargamento dell’orizzonte nei periodi di magra dylaniana credo sia una cosa positiva. Per ora ti do il benvenuto nella Fattoria, sperando che tu possa rimanerci il più a lungo possibile scrivendo quello che ritieni possa interessare tutti i Maggiesfarmers ed i visitatori occasionali. Resto in attesa dei tuoi scritti,
a presto, Mr.tambourine :o)

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La mail della Maggie's Farm Southern Band

Hey Mr Tambourine,
saluti dalla Maggie’s Farm Southern Band che ti annuncia il suo prossimo concerto del 14 gennaio al Maracas di Bacoli (allego la locandina).
Per i dylaniati partenopei, che non dovranno mancare, Il Maracas si trova a Bacoli (NA) in via Lungolago 44.
Un abbraccio a tutti i “maggiesfarmers”,
Antonio
 

PS: Naturalmente seguiamo ed apprezziamo sempre le imprese di MF anche se gli impegni (lavoro, famiglia, ma ahinoi poca poca musica) ci impediscono di partecipare attivamente. Come al solito un ringraziamento in particolare a te per la passione, la competenza e la dedizione con le quali - attraverso MF - continui a guidarci ed appassionarci sul pianeta Dylan.

Ti ringrazio di cuore caro Antonio per le tue belle parole nei miei riguardi, se posso darti un consiglio dedicate più tempo alla vostra passione musicale, si vive una volta sola ! Un abbraccio a tutta la band! Mr.Tambourine

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Queen Jane Approximately - di Paolo Vites                                   clicca qui  

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Il concorso Remixa Subterranean Homesick Blues                      clicca qui

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ROCK ROSSO E MUSICA FOLK – Pete Seeger & Friends            clicca qui

 

 
Mercoledi 12 Gennaio 2011

Washington, DC - George Washington University - Charles E. Smith Center - November 13, 2010

di David Mendick

In questo viaggio a Washington ha portato mio figlio in pellegrinaggio per ascoltare il Maestro.
L’ho fatto venire sapendo che dopo mi avrebbe ringraziato. Lo ha fatto.
Il locale era pieno di veterani come me e un sacco di studenti della G.W. University. Dylan era in ottima forma e di ottimo umore – come lo avevo già visto in questi ultimi anni. Era sorridente, scherzava, come se stesse avendo un buon tempo antico.
Alcuni arangiamenti di molto insoliti, ma soprattutto tutti gli highlights. Non ho avuto Thunder on the Mountain ne Summer days, ma molti altri sono stati brillanti. Un sacco di tastiera. Alcuni con la chitarra, ma meglio di tutto, appena ha preso il microfono con l’armonica, e pensare di vedere questo Dylan dopo oltre 30 anni che suona Desolation Row è stato forse uno dei momenti migliori. Mi voltai verso mio figlio durante la canzone e ci siamo abbracciati contenti di essere lì a fare questa esperienza.
Il fondale è stato fenomenale con le fotocamere generali sulla band e gli sfondi nuovi e le immagini delle città. Dylan ora esce fuori dalla line-up e come un predicatore che alza le braccia per abbracciare la sua congregazione. Amen.

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di Paul Heisey

In realtà, questo non è una recensione completa ma più un commento. Questo era solo il mio terzo concerto di Dylan, tutti nella zona di DC (George Mason U nel 2006, Aberdeen Ball Park nel 2009, e questo). Ho seguito Dylan fin dai grandi giorni del 1960, ma mai una volta che ero andato ad uno spettacolo dal vivo prima d'ora.
Nei tardi anni 70 ho iniziato, a sentire quelli che dicevano " Ha passato la collina, la sua primavera è andata”, così da tenermi al passo col materiale che usciva a quel tempo. Ancora ascoltato i vecchi classici. Came back con Time Out of Mind, che mia madre mi aveva regalato quando ero un ragazzino, e poi è iniziato il riempimento in alcune delle mie lacune.
In ogni caso, ho seguito con interesse le recensioni, in particolare il dibattito implicito tra chi pensa che l'imperatore ha bisogno di vestiti nuovi e coloro che ritengono che vadano berne quelli che ha. Conosco poche persone qui che adorano Dylan e tuttavia non vanno più ad un concerto perché pensano che sia solo andando avanti per inerzia. E c’è anche la nota domanda se Bob ha messo le briglie al suo chitarrista, in questo caso Charlie Sexton. A volte mi chiedo se queste persone abbiano visto lo stesso concerto! A mio parere, la voce di Dylan è stata la più chiara che ho sentito negli ultimi tre spettacoli che ho visto, in realtà non ha avuto problemi a seguire i testi delle canzoni. Pensavo che avrei perso una delle mie preferite che parla di Ezra Pound e T.S. Eliot, "Desolation Row". Ma sapevo che la canzone stava per arrivare ancora che iniziasse a cantarla, tranne, sorprendentemente, "Just Like A Woman", che mia figlia di 16 anni ha immediatamente riconosciuto. Un paio di volte ho pensato Charlie fosse un pò fuori sincronizzazione, così ho sperato che facesse qualcosa che non avevo mai sentito prima da lui, con la quale paragonarlo alle vecchie esibizioni di qualche anno fa. Tutto sommato un concerto molto soddisfacente. Niente momenti trascendentali come "Forgetful Heart” l'anno scorso a Aberdeen, ma alcuni punti di alta definizione. Mia figlia Sarah ha detto che "il vecchio è ancora capito," e sono d’accordo con lei.

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NIGHT VISIONS - di Fausto Leali                                             clicca qui

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Recensioni: THE WILD HUNT - The tallest man on heart       clicca qui

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Rolling Stones: reunion completa e cover di Bob Dylan       clicca qui

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Primo album di Robbie Robertson dopo 12 anni                   clicca qui

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Elio e le storie tese - Beatles, Rolling Stones & Bob Dylan

 

 

 
Martedi 11 Gennaio 2011

Washington, DC - George Washington University - Charles E. Smith Center - November 13, 2010

di Bedford Roger

Questo spettacolo doveva essere forte! Ho preso mio figlio, 15 anni, Zane. Fin da quando era piccolo abbiamo visto molti show in arene differenti ed in diversi Stati. Sono stati momenti fantastici che non scorderò mai, specialmente uno show alla Waterville Civic Center nel Maine, ballavamo con due Deadheads, Zane pogava ed agitava i pugni nell’aria. Alla George Washington University non siamo riusciti a capire una parola di quello che Bob stava cantando o se in realtà parlasse inglese, questo è stato molto deludente.

Mentre si muoveva sul palco la voce di Bob sera mi sembrava del tutto vuota, e il modo in cui diceva le parole della canzone non ha certo aiutato! Per me, ascoltare le parole, non importa se ringhiate o sputate fuori, è una parte importante dello show. Colpa del sistema audio? Forse hanno qualche tipo di garbler al banco di missaggio? Ho anche notato che lui tagliarva il testo della canzone abbreviandola mentre cantava, quasi abbaiava, quindi, anche se la sua voce era buona, sarebbe comunque stata difficile da sentire. Abbiamo iniziato lo show in platea poi ci siamo trasferiti al piano di sopra, nessuna differenza. Zane ha detto che la musica sovrastava il suo canto, e penso che questa potrebbe essere stata una ragione di questo inconveniente. La band è stata buona, ma l'intero show sembrava mancare di lustro. Il pubblico non è stato molto animato. Nessuno ballava, tutti in piedi o seduti. La cosa che non capisco è che ho letto commenti sulle pagine di boblinks e altrove, e tutti vanno in estasi per quanto è bravo "un uomo che conduce totalmente il suo gioco " ecc. mi sono sentito come se dovessi gridare gridare "Il Re è nudo!". Io quasi stavo per uscire... e Zane non avrebbe avuto di bisogno di molto per essere persuaso a fare altrettanto. Questa è stata probabilmente l'ultima volta che sono andato a vederlo...

E’ questa l’arte...? Canto sciatto ed interpretazioni strane?
Odio sparlare di Bob e se questa probabilmente è stata solo una brutta serata e ci può stare. Mi rendo conto che deve essere difficile stare lassù giorno dopo giorno ...e provare qualcosa di diverso è sicuramente lodevole, anche se non è lavoro. Ma se questa è la normale routine hummmmmmmmmm poi ....
Quello che mi chiedo è: siamo sempre imparziali, obiettivi nelle recensioni...cosa sta succedendo? Sono ansioso di leggere qualche altro parere.
Ehi Bob: se stai leggendo questo>>> grazie per tutte le altre volte buone!

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5 gennaio 1963 - BOB DYLAN al Folkstudio di Roma                 clicca qui

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Blowin in the Wind - Testo e Accordi                                           clicca qui

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How Many Roads: Black America Sings Bob Dylan                    clicca qui

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1960 - E fu Joan Baez                                                                    clicca qui

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A MILAZZO  'THE ENTERTAINER' DI FABRIZIO DE ANDRÈ       clicca qui

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Rolling Stones - Gli eterni "ragazzacci"

pubblicata da I MITI DEL ROCK....

I Rolling Stones sono un gruppo musicale britannico composto da Mick Jagger (voce), Keith Richards (chitarra), Ronnie Wood (chitarra) e Charlie Watts (batteria). È una delle band più importanti e una delle maggiori espressioni del rock, quel genere musicale che è l'evoluzione del rock & roll anni '50, rivisitato da loro in chiave più dura con ritmi lascivi e canto aggressivo, con continui riferimenti al sesso e talvolta alle droghe pesanti. Per il loro essere trasgressivi furono chiamati i "brutti, sporchi e cattivi" e contrapposti ai più rassicuranti Beatles, anche se tale contrapposizione fu creata spesso dagli stessi Rolling Stones che si comportavano in modo volutamente antitetico rispetto ai Beatles, creando così un modello alternativo ad uso e consumo della stampa musicale. I Rolling Stones sono stati, e sono tuttora, una autentica pietra miliare nell'evoluzione della musica del novecento, portando sotto i riflettori il malcontento e di conseguenza la protesta di intere generazioni, incarnando così il travagliato spirito dei grandi bluesman del passato e scegliendo il titolo di una canzone di uno di questi (Muddy Waters) come nome del loro gruppo: Rollin' Stone Blues.

Le origini
I cinque ragazzi che un giorno sarebbero diventati le celebri pietre rotolanti sono molto diversi tra loro per provenienza ed estrazione sociale. Lewis Brian Hopkin Jones, nato il 28 febbraio 1942 a Cheltenham nel Gloucestershire, è di origini gallesi e figlio di due insegnanti; Michael Philip Jagger, nato il 26 luglio 1943 a Dartford nel Kent, ha un padre insegnante di educazione fisica e una madre parrucchiera; Keith Richards nato a Dartford il 18 dicembre 1943, anche lui di origini gallesi, viene da una famiglia operaia; William George Perks, nato il 24 ottobre 1936 a Londra, è figlio di un muratore e di una donna di servizio; Charles Robert Watts nato a Londra il 2 giugno 1941, è figlio di un ex aviatore della RAF, assunto successivamente come macchinista presso la British Railways. Questo è considerato il nucleo storico del gruppo, cui si deve aggiungere Ian Stewart, nato il 18 luglio 1938 a Sutton.
Nell'immediato dopoguerra tutti sono sui banchi di scuola e, tranne Brian Jones, vivono a Londra o zone limitrofe. Mick Jagger e Keith Richards, a quattro o cinque anni, sono vicini di casa e compagni di giochi finché in seguito non andranno in scuole diverse e Keith non cambierà casa. La musica diventa sempre più importante nelle loro vite, provano diversi strumenti e un giorno, dopo alcuni anni in cui i due si erano persi di vista, Jagger e Richards si incontrano su un treno per pendolari. Mick Jagger ha sotto braccio una pila di dischi di importazione della Chess Records e, parlandone, i due scoprono di essere innamorati della stessa musica rhythm and blues e iniziano a cullare l'idea di formare un gruppo. Bill Wyman e Ian Stewart, i più grandi del gruppo, vengono richiamati nell'esercito attorno alla metà degli anni cinquanta, mentre gli altri sono ancora immersi negli studi. Ian resterà sotto le armi solo per pochi giorni, venendo successivamente congedato.
 

I primi anni
Nel 1956 Mick fa amicizia con un ragazzo che frequenta la sua stessa scuola, Mick Taylor, e con altri due compagni iniziano a suonare insieme senza mai però esibirsi in pubblico. Nell'estate del 1960 Jagger suona con gli amici nel salone parrocchiale della chiesa di Dartford e canta una canzone di Buddy Holly.
Nel 1957 Brian Jones ascolta per la prima volta un brano di Charlie Parker e ne rimane così entusiasta che obbliga i suoi genitori a comprargli un sassofono che rimane la sua ossessione finché non gli regalano una chitarra acustica. Nel 1959 nasce il suo primo figlio illegittimo, da Valeria, una ragazzina quattordicenne di Cheltenham e nello stesso periodo abbandona gli studi. Nel 1958 Bill Wyman è congedato dall'Airforce e trova lavoro come magazziniere e impiegato in un'officina a Londra.
L'Inghilterra degli anni cinquanta non è solo rock'n'roll in quanto si sta affermando lo skiffle, un tipo di jazz suonato con chitarre e strumenti a percussione improvvisati, impregnato di blues che influenzerà anche i futuri Stones. Quando a Bill arriva la cartolina militare, nel 1955, è in classifica Bill Haley con Rock Around the Clock e Finger of Suspicion di Dickie Valentine è al numero uno. Questo è anche il periodo dell'inizio della favola di Elvis Presley, dei successi di Chuck Berry e di Little Richard. Nel 1960 Charlie Watts lascia la scuola, diventa grafico pubblicitario e scrive un libro su Charlie Parker che verrà poi pubblicato nel 1965. Nel 1962 inizia a suonare con il trio del pianista e attore Dudley Moore, mentre Mick Jagger un giorno, con sottobraccio molti dischi di rock&blues, si imbatte nell'amico Keith Richards che non vede da circa sei anni. I due prendono il treno insieme e, parlando di musica, scoprono di avere un amico in comune: Dick Taylor. Prima di salutarsi decidono di rivedersi per suonare insieme.
I tre, con altri amici, decidono di chiamarsi "The Little Blue Boy And The Blue Boys" e nel loro repertorio c'è praticamente solo Chuck Berry. Il 25 maggio 1995 un nastro dei Blue Boys è stato messo all'asta da Christie's e venduto per 52.250 sterline.
Nel marzo del 1962 Brian Jones (che ora ha tre figli illegittimi) va all'Ealing Club ad ascoltare i Blues Incorporated del suo amico Alexis Korner, gruppo in cui suona Charlie Watts. La settimana successiva entra nella band, facendosi chiamare Elmo Lewis, e per la prima volta Charlie e Brian si parlano. Ad ascoltarli una sera c'erano anche Keith e Mick che, terminato lo spettacolo parlano per la prima volta a Brian dicendo che vogliono formare un gruppo. Brian è favorevole all'idea e mette un annuncio su "Jazz News": il primo a rispondere è Ian Stewart.
Nel giugno del 1962 Mick Jagger con Keith Richards e Dick Taylor iniziano a provare con Brian Jones e Ian Stewart (detto Stu) il pezzo che sarebbe poi diventato il loro cavallo di battaglia: And gonna dance like an asshole. Intanto al Marquee di Londra suona Alexis Korner con il suo gruppo e il 12 luglio, dovendo partecipare ad una registrazione televisiva alla BBC, chiede a Brian e al suo gruppo di sostituirlo. Il giorno prima del concerto Brian decide di suonare con il nome di "Rollin' Stones"(nome che si ispirava ad una canzone blues di Muddy Waters) e la formazione è composta da: Mick Jagger (voce), Keith Richards ed Elmo Lewis (Brian) (chitarre), Dick Taylor (basso), Ian Stewart (piano) e Mick Avory (batteria).
 

Esordio ufficiale
L'esordio ufficiale avviene in uno dei templi del rock, il Marquee di Londra, il 12 luglio 1962. Fin dall'inizio costituiscono l'alternativa "sporca e cattiva" ai Beatles con una musica che attinge alle radici del rock'n'roll e del blues.
Il successo fin dalle prime canzoni è grandissimo. Nel gennaio del 1963 Charlie Watts entra ufficialmente nel gruppo sostituendo il batterista Tony Chapman, che a sua volta era subentrato al posto di Mick Avory. Nei primi anni di attività i Rolling Stones si cimentano solo in rivisitazioni di brani del repertorio americano di rock & roll, blues e rhythm'n'blues come nei casi di Buddy Holly (Not Fade Away), Chuck Berry (Carol) ma anche di Lennon/McCartney (I Wanna Be Your Man). In seguito all'uscita dei primi due singoli e dell'Ep su cui sono presenti Bye Bye Johnny, Money, Poison Ivy e You Better Move On, gli Stones ottengono il privilegio di registrare nelle sale della Chess. Da qui, tra il 1964 ed il 1965 Jagger e Richards, cominciano a incidere canzoni loro e a riprodurre quel sound sconosciuto alle sale d'incisione inglesi. Dopo il primo Lp il secondo, il terzo, e una gran quantità di singoli fino ad arrivare al '65, l'anno della svolta: esce prima The Last Time (riutilizzata più di 30 anni dopo dai The Verve per la loro Bitter Sweet Symphony), seguita da (I Can't Get No) Satisfaction. Ed è proprio con Satisfaction (1965) che i Rolling Stones si impongono definitivamente.
 

Il primo album
Nel 1966 arriva il primo disco composto solamente da canzoni loro: Aftermath, che segna la svolta decisiva verso una produzione discografica compatta e il deciso affinarsi dei gusti musicali dei cinque.
Brian Jones si rivela, oltre che un gran chitarrista di scuola blues, un vero e proprio strumentista poliedrico: suona di tutto, anche dulcimer e sitar. Le canzoni presenti non sono tutte di matrice propriamente blues: ci sono la medievaleggiante Lady Jane, la psichedelica Mother's Little Helper, Under My Thumb (divenuta poi un classico del r'n'b). Dopo Aftermath segue un biennio di noie giudiziarie e mezzi passi falsi. Between the Buttons e, soprattutto, Their Satanic Majesties Request (entrambi del 1967) vorrebbero essere repliche alla dilagante moda psichedelica e a Sgt. Pepper's. Le pietre miliari sono comunque presenti: Ruby Tuesday, Let's Spend The Night Together (da Between the Buttons) She's a Rainbow (da Their Satanic....): ma il flower power non è nelle corde degli Stones.
E così, il 24 maggio 1968 esce un singolo che rimette le cose al loro posto: Jumping Jack Flash / Child of the Moon. Nuovamente un r'n'b sulfureo dominato da un riff immortale la cui paternità è come al solito di Keith Richards. Segue poi un filotto di dischi che assicurano a Jagger e compagni il titolo di Greatest rock'n'roll band in the world.
Beggars Banquet (con la celebre canzone Sympathy for the Devil), Let It Bleed, Get Yer Ya-Ya's Out!, Sticky Fingers e Exile on Main St.: ciascuno di questi viene citato in qualsiasi classifica di migliori dischi rock di sempre. Ma la fama ed il successo mondiale vogliono un loro prezzo. Ed è pesantissimo.
 

La tragedia
Nel 1969 Brian Jones venne estromesso per divergenze con il gruppo e pochi mesi dopo, il 3 luglio 1969 morì annegato nella sua piscina durante un party, in circostanze mai del tutto chiarite.
Appena due giorni dopo la morte di Jones, i Rolling Stones tennero un concerto gratuito, già programmato, al Hyde Park di Londra di fronte a un pubblico stimato in circa 250.000 persone. Il concerto, che doveva servire come presentazione per il nuovo chitarrista, Mick Taylor, fu un evento senza precedenti e risentì inevitabilmente del clima creatosi dopo la morte di Jones. Molte critiche furono rivolte agli Stones, accusati di insensibilità nei confronti del loro vecchio compagno. In risposta, il concerto fu dedicato a Jones e Mick Jagger iniziò l'esibizione leggendo una poesia di Percy Shelley alla sua memoria.
 

Cambiamenti
Mick Taylor entra ufficialmente a far parte dei Rolling Stones il 13 giugno 1969 in "momentanea" sostituzione di un Brian Jones, debilitato da alcol, droghe e psicofarmaci. In realtà il posto che era stato di Brian Jones non diventò mai di Taylor, come non lo diventò per Ron Wood; il ruolo svolto da anni da Brian all'interno del gruppo, riguardava più l'immagine che la musica. L'ingresso di Taylor porta nel gruppo un'ondata di freschezza e contribuisce notevolmente a quello che, a detta di molti, è la formazione migliore dei Rolling Stones. Con il suo arrivo il gruppo perde però quella componente sperimentale tipica di Brian, ma il talento innato di Taylor col suo strumento e la sua finezza di tocco, regalano al gruppo assoli ormai storici. La sua grande timidezza tuttavia non gli permette di entrare mai in sintonia completa col gruppo al punto da proporre a Bill di abbandonare i Glimmer Twins e di mettersi in proprio assieme a Charlie. Il netto rifiuto del bassista lo fa sprofondare in una pesante depressione che gli farà sempre più pesare i ritmi alienanti delle tourneè e la vita sregolata del gruppo. Nel 1974 prende la fatidica decisione di abbandonare i Rolling Stones, provocando notevoli difficoltà al gruppo nuovamente orfano di un secondo chitarrista e costringendo i compagni a ritardare il tour americano.
A sostiture Mick Taylor accorre nel 1975 Ron Wood, già al fianco di Rod Stewart nel Jeff Beck Group e nei Faces. Meno talentuoso del suo predecessore, Ronnie è però già un amico di vecchia data e più in linea con l'immagine del gruppo. Oltretutto è in grado di sostituire Keith nei suoi riff potendo ricreare assieme a lui "l'antica forma d'intreccio" che solo con Brian era riuscita.
Il resto degli anni 70 scorre tra concerti, album (Black And Blue, Love You Live e Some Girls) e i soliti eccessi.
Gli anni ottanta si aprono con Emotional Rescue, un buon disco. L'anno seguente esce Tattoo You con la celebre Start Me Up. Un nuovo tour viene annunciato da cui ne esce nel 1982 Still Life (American Concert 1981). L'anno successivo viene pubblicato Undercover, album sperimentale che mira però troppo a scalare le classifiche e cede alle lusinghe delle nuove sonorità degli anni '80. Il rapporto tra Keith e Mick si sgretola ogni giorno di più, col primo che vuole tornare al buon vecchio rock 'n' roll e il secondo darsi al pop. Il gruppo attraversa così il periodo di crisi più profonda, e nel 1986 esce Dirty Work, "Lavoro Sporco" appunto, che sottolinea la distanza tra i Glimmer Twins. Anche in questo caso l'album non viene supportato da alcun tour e ciò fa già parlare di un prossimo scioglimento. Sono ormai un paio d'anni che Mick si dedica a progetti individuali: She's the Boss nel 1985 e Primitive Cool nel 1987. Preoccupante la risposta di Keith Richards che nello stesso '87 si impegna anima e corpo a fare Hail Hail Rock 'n' Roll!, film-documentario sul suo idolo Chuck Berry. Come se non fosse abbastanza l'anno successivo pubblica il suo primo album solista Talk Is Cheap e i timori che sia giunta la fine dei Rolling Stones sembrano ormai più ben fondati, visto che Keith intraprende un tour coi suoi Expensive Winos.
Il Riavvicinamento
Nel 1989, visto che i Glimmer Twins non hanno riscosso un particolare successo con i loro progetti solisti, si torna all'ovile e con Steel Wheels si riaprono i battenti della premiata ditta Stones. Segue immancabile tournée mondiale e album live. Ecco fino al 1997 si procede così: album ogni tre anni tour e poi, inesorabile, disco dal vivo. Nel 1997 arriva Bridges to Babylon, album di pezzi inediti, a cui segue nel 2002 l'antologia (40 Licks) che celebra il quarantennale della Band.
Per strada si è perso Bill Wyman che, dal 1993, annoiato dalla pantomima, si è ritirato dal gruppo e ora si diverte con una nuova band "The Rhythm Kings" che si dedica a un tipo di musica briosa e di puro divertissement; il bassista viene sostituito da Darryl Jones, contrattato però come semplice collaboratore, non come membro ufficiale della band.
Nell'agosto del 2005 ripartono per una nuova tournèe, mondiale ovviamente, e il 2 settembre 2005 ha visto la luce A Bigger Bang un disco di canzoni nuove che dopo circa 8 anni dà un seguito a Bridges to Babylon. L'album è un ritorno alle origini, ricco di energia e senza fronzoli come nel precedente. Nella scaletta è presente anche una canzone dedicata a George W. Bush (Sweet Neocon). Al loro concerto a Rio de Janeiro hanno partecipato oltre 2.000.000 persone.
Il 23 marzo 2007 lo stesso Mick Jagger annuncia al mondo via web il prosieguo del A Bigger Bang Tour del 2006, che toccherà le città dove sono stati annullati i concerti l'anno precedente a causa dell'incidente che ha visto Keith Richards protagonista, caduto giù da una palma durante una vacanza alle isole Fiji, che gli aveva procurato una commozione cerebrale. Il tour si è aperto il 5 giugno a Werchter, vicino a Bruxelles, e si è concluso alla O2 Arena di Londra, il 26 agosto. Gli Stones si sono esibiti in un unico concerto in Italia, presso lo Stadio Olimpico di Roma il 6 luglio. Nel 2008 esce "Shine a light", film-documentario di Martin Scorsese, uno dei registi più appassionati di musica e amante della band britannica, che ripercorre la gloriosa "epopea" musicale dei Rolling Stones, evidenziandone le tappe capitali: "Brown sugar", "Satisfaction", "Jumpin' Jack Flash", "Sympathy for the Devil", "As tears go by" e tante altre.

Formazione Attuale
• Mick Jagger - voce (1962 - presente)
• Keith Richards - chitarra solista, cori (1962 - presente)
• Ron Wood - chitarra ritmica, cori (1975 - presente)
• Darryl Jones - basso (1992 - presente)
• Charlie Watts - batteria (1963 - presente)
Ex componenti
• Brian Jones - chitarra ritmica (1962 - 1969)
• Mick Taylor - chitarra ritmica, cori (1969 - 1974)
• Dick Taylor - basso (1962)
• Bill Wyman - basso, cori (1962 - 1992)
• Mick Avory - batteria (solo il primo concerto al Marquee il 12 luglio 1962)
• Tony Chapman - batteria (agosto 1962 - gennaio 1963)
• Ian Stewart - pianoforte, percussioni (componente del gruppo dal 1962 a maggio del 1963, poi collaboratore fino al 1985, anno della sua morte).

(Fonte: http://www.facebook.com/note.php?note_id=132917996718331)

 

 
Lunedi 10 Gennaio 2011

Nuova line-up per i Blackstones

     

         Charlie Carucci                        Marcello Redaelli                        Frank Night                        Mick Dylan

Qualche giorno fa ho visitato il sito dei Blackstones (www.blackstones.it) ed ho notato che la grafica era cambiata completamente, ma.....sorpresa, anche i membri della band erano cambiati. Allora ho chiamato al telefono Mick per sapere qualcosa di più sulla faccenda:

MF: Ciao Mick, ho visto sul sito le novità, ti va di dirmene i motivi?
Mick: Non saprei dirtelo esattamente, sapere cosa gira di preciso nella testa degli altri è sempre impossibile, ma suppongo che ognuno di noi abbia le sue motivazioni per far parte di una band, e probabilmente, quando pensa di averle esaurite, o non si diverte più, o ha voglia di cambiare genere e suonare qualcos’altro, decide di cambiare. Questa la ragione fondamentale, poi credo ci siano anche altri motivi più personali e quindi non perfettamente individuabili, motivi altrettanto importanti che possono avere influenza sulle decisioni di una persona.

MF: Avete perso tre elementi e li avete sostituiti con altri due, che differenza ci sarà nel vostro sound e nel vostro approccio alle canzoni di Dylan?
Mick: Si, abbiamo perso Riki Van Der Wall che per motivi personali non aveva più la necessaria tranquillità e di conseguenza la necessaria attenzione, cosa che ti porta a suonare in modo diverso, voglio dire, suoni ma con la testa da un’altra parte, non sei presente, non dai più niente alla band, anzi, da un certo punto di vista la penalizzi, se non hai la mente sgombra da problemi difficilmente riesci a fare il musicista al 100%, ed alla lunga questo genera un distacco tra te e gli altri membri della band.
Darius , il nostro tastierista da oltre quattro anni, dava segni di saturazione, o forse ha cominciato a non divertirsi più come prima, quindi ha deciso di uscire dal gruppo e vedere altre strade. Mi è dispiaciuto molto, sia per Riki che per Darius, ma bisogna accettare anche le esigenze degli altri, e quando queste non collimano più è meglio lasciarsi.
D.D.Foyt, il bassista che aveva sostituito il nostro Lanny Brush aveva cominciato con molto entusiasmo, ma veniva da una scuola anni 80’, dove il compito del bassista è più libero dal dover marciare in sintonia con la batteria, è un modo di suonare diverso e quindi diventa più difficile stare sulle ritmiche adatte alle nostre canzoni, probabilmente i miei richiami gli davano fastidio, o forse era solo incompatibilità di carattere, così ha deciso di lasciarci.
Per il momento la formazione non ha più tastiere, può darsi che più avanti troveremo l’elemento giusto ed allora reinseriremo piano ed organo, ma per il momento le cose stanno così, quindi cercheremo di studiare una forma di esecuzione puntando soprattutto sulle voci, i due nuovi membri Charlie e Marcello hanno due voci molto belle che unite alla mia ed a quella di Frank possono dare una svolta nuova al nostro suond.

MF: Allora si comincia da capo?
Mick: In un certo senso sì, è sempre stimolante avere un nuovo target da raggiungere.

MF: Mi presenti i nuovi membri della band, storia e curiosità annesse?
Mick: Certamente, con piacere. Charlie Carucci, il nuovo batterista, è un amico sin da quando eravamo ragazzi e suonavamo negli oratori o nelle balere (che non erano ancora diventate discoteche). Con Charlie avevamo suonato moltissimo in quegli anni, poi ci eravamo ritrovati una decina di anni fa spinti dalla comune passione musicale, dando vita agli Sticky Fingers, tribute band dei Rolling Stones, ma la ruggine accumulata in diversi anni di inattività non dava il risultato desiderato a livello sonoro, così, dopo le mie continue lamentele, i ragazzi decisero di fare a meno del mio contributo. Gli Sticky continuarono con diversi cambi di elementi fino a che tutti i membri fondatori, con l'ingresso di membri più dotati tecnicamente, furono sostituiti. Qualche mese dopo la mia uscita fu il turno di Frank, il quale dopo qualche mese mi contattò per rimettere insieme una band, la passione per la musica era tanta da parte di tutti e due, così accettai ad una condizione, che avremmo suonato solo Bob Dylan. Agli inizi fu difficile trovare gente che si entusiasmasse a suonare la musica di Bob, ma pian piano, dopo alcuni cambi di musicisti, cosa più che normale in una band in via di formazione, cominciammo a stabilizzarci. Poi fu la volta di Darius a lasciare gli Sticky, e dopo un pò di tempo venne a ricongiungersi con me e Frank nei Blackstones. Allora avevamo un batterista che era pura dinamite, Paul Zara, una macchina del tempo incredibile, ma purtroppo ebbe grossi problemi col lavoro e fu costretto a lasciare per dedicarsi totalmente al nuovo corso della ditta familare. Conoscevamo Riki da molti anni, avevamo fatto alcuni spettacoli in compagnia del suo gruppo, ma non avevamo mai avuto occasione, se non sporadicamente, la serata a casa di amici a far casino con gli strumenti, di suonare seriamente assieme. Sapevamo che non suonava più con quel gruppo ed allora gli chiedemmo di aggregarsi a noi, cosa che fece con gioia. Così i Blackstones avevano finalmente assunto una posizione seria e stabile, lavorammo bene con entusiasmo raggiungendo ottimi risultati, fino al maledetto momento che un brutto scherzo del destino ci portò via Lanny nel breve giro di una mezz’ora. L’avevo appena sentito al telefono, era il mese di agosto, stava tranquillamente in ferie e stava assemblando un nuovo basso col corpo di alluminio per il bassista di Grignani mi sembra, era tutto contento perchè lo strumento stava venendo davvero bene, dopo un quarto d’ora mi telefonò sua moglie informandomi che Lanny non c’era più, un infarto l’aveva portato via alla sua famiglia ed a noi. Fu un colpo terribile per tutti, ma la moglie di Lanny ci spronò a continuare nel suo ricordo, per non disperdere nel vento quello che avevamo costruito con il suo grande appoggio morale ed anche finanziario.
Parliamo ora del nuovo bassista, Marcello Redaelli, siamo amici da anni, ha un negozio di strumenti musicali nella nostra città, grande appassionato Beatlesiano, suonò per diverso tempo nel primo gruppo di Marco Ferradini prima di lasciare Milano e trasferirsi dalle nostre parti per aprire il suo music shop. Bassista competente come pochi, grande fraseggio e senso del tempo, è stato la colonna portante dei Beatland, la miglior tribute band italiana dei Beatles, per quasi dieci anni. Avevamo avuto il piacere di condividere lo stesso palco per “All you need is rock”, lo show scritto da Michele “Napoleon in rags” Murino, lo eseguimmo due volte, a Como e Cantù, poi fummo costretti a rinunciare perchè la cosa richiedeva grandi investimenti di denaro che non riuscimmo a trovare.
Anche i Beatland ebbero la loro frattura come tutti i gruppi e Marcello divenne libero dall’impegno, ma fu necessario lasciar passare un pò di tempo perchè gli passasse quel senso di amarezza che rimane dopo la separazione non naturale da un gruppo e gli ritornasse l’entusiasmo primordiale.
Poi avvenne la nostra separazione, così era l’occasione giusta per chiedere a Marcello se se la sentiva di intraprendere una nuova avventura. Disse di sì, e l’avventura sta cominciando ora, ci sarà molto da lavorare per plasmare la nuova band, ma vedo molto entusiasmo e voglia di fare, il che mi fa ben sperare nel futuro. Credo sia tutto.

MF: Bene, allora fammi sapere quando ci sarà il vostro debutto, non vorrei mancare, OK?
Mick: OK Mr.Tamb, contaci!

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Washington, DC - George Washington University - Charles E. Smith Center - November 13, 2010

di George Spanos

Arrivato allo Smith Center ho incontrato un mio amico, che era arrivato
alle 9:30 ed era secondo nella fila. Le porte si aprirono alle 6:45 PM, e abbiamo avuto i posti al centro , una splendida vista a circa 30 piedi da Dylan. La scaletta è stata impressionante, anche se io personalmente preferisco "Leopard-Skin Pill-Box Hat " come apertura. Highlights per me sono stati "Señor (Tales Of Yankee Power)","Just Like Tom Thumb's Blues","Desolation Row","High Water (for Charley Patton)", e "Ain't Talkin '". Dylan ha suonato una chitarra fresca in "Simple Twist Of Fate", una performance che ha raccolto una grande quantità di lode. La sua voce era un pò meno burbero e growly di quella che ho sentito di recente, con Dylan che a volte prendeva alcuni registri alti in "Just Like A Woman" e "Like A Rolling Stone". Una piacevole sorpresa è stata la sortita di Stu, in particolarein "Ain't Talkin '", che ha generato alcune rare Kimball call-out da parte del pubblico. Charlie, come al solito, è stato uno show nello show, un ottimo aspetto e suonate ancora meglio, anche se la sua chitarra è stata un pò bassa nel mix dal mio punto di vista.

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Bob Dylan in TV con Vittorio Sgarbi nel mese di Marzo ?        clicca qui

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Paolo Bonolis la censura e Bob Dylan                                      clicca qui

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Lost albums - Gli album perduti                                                clicca qui

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E' più famoso Bob Dylan o Jimi Hendrix ?                               clicca qui

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Jimmy Nicol: Il Beatle per dieci giorni

Dieci giorni da Beatle

La mattina del 3 giugno 1964, il giorno prima di partire per un tour mondiale, Ringo Starr stette male durante una seduta fotografica. Svenne e fu portato all'ospedale con una forte febbre: gli venne diagnosticata una tonsillite e imposto il ricovero per qualche giorno (le tonsille gli sarebbero state asportate a Natale). I Beatles, soprattutto George Harrison, avrebbero voluto rimandare il tutto, ma era troppo tardi per cancellare, in piena Beatlemania, un tour che avrebbe toccato tre continenti. Il manager Brian Epstein e il loro produttore George Martin dopo una telefonata convulsa decisero di utilizzare un session-man che sostituisse provvisoriamente Ringo.

Martin suggerì Nicol, che lui conosceva e che aveva da poco suonato la batteria in un album chiamato Beatlemania. Nicol venne chiamato ed emozionatissimo accettò subito. Venne presentato come in un sogno agli altri Beatles e dovette imparare tutte le canzoni del loro repertorio per suonare alla Ringo in un solo pomeriggio, tagliarsi i capelli nel loro stile (detto top-mop) e farsi fare un abito su misura.

  getty images

Quando i Beatles gli chiedevano durante le prove come stava andando, la sua risposta era sempre "It's getting better" (sta andando meglio). Anni dopo Paul McCartney, vedendo comparire il sole dopo la pioggia, esclamò "It's getting better!", gli venne in mente Nicol e scoppiò a ridere. La frase poi venne trasformata in Getting Better, canzone contenuta nello storico album del 1967 Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band.

Anni dopo, Jimmy confessò che l'avrebbe fatto anche gratis, ma Epstein gli propose 2.500 sterline a esibizione e un bonus di 2.500 sterline. “Quella notte non riuscii a dormire, cazzo, ero uno dei fottuti Beatles!” disse in una intervista del 1988.

Il giorno dopo, il 4 giugno 1964, ci fu uno show a Copenaghen, in Danimarca e con i Beatles fece altri shows, sino a quando Starr, ristabilitosi, raggiunse il gruppo a Melbourne, Australia, il 14 giugno.

Nicol, dal carattere molto timido, non riuscì a salutare il gruppo e se ne andò di notte mentre dormivano. All'aeroporto, Brian Epstein gli consegnò 500 sterline e un orologio d'oro con la scritta "From The Beatles and Brian Epstein to Jimmy - with appreciation and gratitude" (Dai Beatles e Brian Epstein a Jimmy - con apprezzamento e gratitudine). Nel viaggio di ritorno sull'aereo fu molto triste, si sentiva come un bambino bastardo rifiutato dalla nuova famiglia.

Il giorno 1 dicembre 1969, durante le registrazioni di Let It Be, Paul disse "Non andremo all'estero, Ringo non vuole andare all'estero. Lo sapete, lui non si sposta mai... Però Jimmy Nicol ci va all'estero!"

Nicol ricevette in seguito circa 40.000 sterline per la sua esperienza con i Beatles. Una cifra per lui enorme, che gli consentì di vivere bene per qualche anno. Dopo però altre brevi e non molto fortunate esperienze musicali con gli Shubdubs, un divorzio e una bancarotta, andò a vivere in Messico, ma da qualche anno, dopo la falsa notizia della sua morte nel 1988, è ritornato a Londra.

Nicol nel 1988 disse che John Lennon, che secondo lui nascondeva la sua sensibilità dietro una maschera di cinismo e che beveva troppo, in quei giorni del 1964 gli rivelò che probabilmente suonava meglio di Ringo. Purtroppo, continuò, "you missed the ship" (hai perso la nave).

Concerti con i Beatles
4 giugno 1964: KB Hallen, Tivoli Gardens, Copenaghen, Danimarca.
5 giugno 1964: Treslong, Hilversum, Paesi Bassi, (Spettacolo televisivo, VARA).
6 giugno 1964: Auction Hall (Veilinghal), Blokker, Paesi Bassi.
9 giugno 1964: Princess Theatre, Kowloon, Hong Kong.
12 giugno 1964: Centennial Hall, Adelaide, Australia.
13 giugno 1964: Centennial Hall, Adelaide, Australia.

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John, Paul, George e ... Jimmie? Non si riesce però a snocciolare spontaneamente i nomi, vero? Ma per dieci giorni nel 1964, Jimmy Nicol è stato uno dei Fab Four, sostituendo Ringo Starr nel primo tour mondiale dei Beatles.

Ringo era stato costretto a letto con la tonsillite, e piuttosto che cancellare il tour, il produttore George Martin, d’accordo con il manager Bian Epstein, decise di chiamare un sostituto temporaneo - Jimmy Nicol, un sessionman con esperienza, che aveva suonato con Georgie Fame ed altri musicisti jazz, ed anche con Johnny Dankworth tra gli altri. Lennon e McCartney furono d’accordo con l’idea, ma Harrison era un pò contrariato, ed ad un certo punto minacciò di non partire per il tour, dicendo a Martin e Brian Epstein: " Se non c’è Ringo non ci sono nemmeno io – trovate due sostitutisi invece di uno". Ma la cosa rientrò abbastanza in fretta, e meno di 24 ore dopo la telefonata che l’aveva chiamato, Nicol suonava la batteria con i Tre Fab a Copenaghen. Ha poi ricordato:
"Quella notte non riuscii a chiudere occhio. Ero un Beatle cazzo! "
La prossima tappa del tour furono l'Australia e Hong Kong, e Nicol presto si trovò al centro della Beatlemania. I fans urlavano il suo nome, la sua fotografia con i Fab Three fece il giro del mondo in un baleno, fu intervistato come se fosse stato uno della band dalla stampa mondiale.

Nicol poi riflettè:
"Il giorno prima non ero un Beatle, le ragazze non erano interessate a me. Il giorno dopo, con l'abito e il taglio dei capelli alla Beatles, nella parte posteriore della limousine con John e Paul, morivano dalla voglia di vedermi e toccarmi. E' stato tutto molto strano e abbastanza spaventoso. "
Ha fatto anche un accenno alla vita on the road dei Beatles:
"Ho pensato che potevo bere ed avere le ragazze più belle finchè rimanevo con loro".

Dieci giorni dopo l'inizio del tour, Ringo si era ripreso e velocemente ed aveva ripreso il suo posto. Nicol fu ripagato da Epstein all' aeroporto di Melbourne, con un assegno di 1.000 sterline ed un orologio da polso d'oro Eterna-Matic con la scritta: : “From The Beatles and Brian Epstein to Jimmy - with appreciation and gratitude”. E' stato come un regalo di pensionamento. Entro un anno Nicol era in bancarotta, a causa di debiti per oltre 70.000 sterline, e dimenticato dal mondo dela musica. Così tanto solo per 15 minuti di fama.
"Sostituire Ringo è stata la cosa peggiore che mi sia mai capitata. Fino ad allora ero abbastanza felice di guadagnare trenta o quaranta sterline a settimana. Dopo i titoloni sui giornali, quando lui è tornato, ho cominciato a morire lentamente".
Nicol ha continuato a suonare con una band, The Shubdubs,, poi con gli Spotnicks, ma alla fine degli anni Sessanta ha lasciato la musica pop e si è trasferito in Messico. E' stato poi detto che era morto, ma come il Daily Mail ha spiegato nel 2005, la notizia era falsa.

A 66 anni, il suo aspetto e la mascella squadrata hanno lasciato il posto a delle guance sfiorite, i capelli grigi, il sorriso oblieterato da alcuni denti mancanti. Tutto ciò che rimanere del suo taglio di capelli alla Beatle raccolto in una coda di cavallo trasandata. Ma lui ha ancora i suoi principi. Nonostante gli incassi redditizi dell'industria della Beatlemania di oggi, si rifiuta fermamente di battere cassa....

  Jimmy Nicol 2005

E' anche stato riportato che morì nel 1988. Questa settimana, però, dopo una ricerca difficile, ho potuto confermare che le notizie della sua morte erano false. Una mattina era stato visto vicino ad un edificio della società, faceva colazione in un bar modesti, per poi tornare in silenzio alla sua casa di Londra. Si poteva vedere qualche partitura dalla sua finestra, ma nessun segno di tamburi. Lui non ha risposto alla porta, nemmeno quando ho telefonato. Se aveva avuto i miei messaggi sul mio nuovo libro, lui non ha risposto.
Quando finalmente mi sono messo in contatto con lui, la conversazione è stata prevedibilmente breve: "Non sono più interessato a tutte queste cose adesso" ha detto. "Non voglio sapere niente".

Ecco i filmati del tour in Australia dei Beatles con Jimmy Nicol come quinto Beatle - il Beatle che non fu mai.







 

(Fonte: http://www.dangerousminds.net)
 

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Esiste anche un bootleg dei Beatles con Jimmy

Tracks 3-8 & 18: Recorded Live at the Cafe-Restaurant Treslong, Hillegom, Holland.(Vara TV), 5.6.64. Tracks 9-17: Recorded Live in Copennagen, Denmark, 4.6.94. Track 19: Extract from the live recording made by AVRO radio, Hillversum. Either 4.6.64 or 5.6.64. Tracks 20-23: Recorded live in Blokker, 6.6.64. Holland. Tracks 24-29, Recorded Live at Adelaide, 12.6.64.Australia.

01 - Abbey Road Rehearsal
02 - Pathe News (Arrival In Amsterdam)
03 - She Loves You
04 - All My Loving
05 - Twist And Shout
06 - Roll Over Beethoven
07 - Long Tall Sally
08 - Can't Buy Me Love
09 - I Want To Hold Your Hand
10 - All My Loving
11 - She Loves You
12 - Till There Was You
13 - Roll Over Beethoven
14 - Can't Buy Me Love
15 - This Boy
16 - Thanks To Jimmy
17 - Twist And Shout
18 - Extract From Interview (5.6.64)
19 - I Saw Her Standing There
20 - I Saw Her Standing There
21 - I Want To Hold Your Hand
22 - All My Loving
23 - She Loves You
24 - I Saw Her Standing There
25 - All My Loving
26 - She Loves You
27 - Till There Was You
28 - Roll Over Beethoven
29 - Can't Buy Me Love
30 - Farewell To Jimmy

 

 
Sabato 8 Gennaio 2011

Significato dei nomi: Dylan                                                  clicca qui

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Washington, DC - George Washington University - Charles E. Smith Center - November 13, 2010


5 ragioni per pagare ancora $ $ $ per andare a un concerto di Dylan

Sabato scorso 13 novembre sono andato al concerto di Bob Dylan a Washington DC. Nonostante il fatto che nel corso degli ultimi anni il signor Zimmerman abbia avuto modestissime recensioni dei concerti del suo "Never Ending Tour", la maggior parte delle quali dicevano che lui è un performer terribile e che niente suona più come una volta, ho ancora una volta sborsato sessantacinque dollari (con lo sconto studenti!), più 5,25 $ di tasse di spedizione per vederlo esibirsi. E maledizione, sono stati davvero dollari ben spesi. Ecco perché:
Il concerto si è tenuto alla George Washington University e Dylan ha suonato al Charles E. Smith Center, alias la palestra. Ora, ci sono degli aspetti negativi su questo fatto: Numero uno, la palestra. Dubito fortemente che io ero l'unica persona che si sentiva come se fosse ancora al liceo, schiacciato in una stanza con le pareti imbottite di un evento che non avrebbe mai dovuto svolgersi in quel luogo, come giocare una partita di basket nella mia cameretta. Numero due, è stato un concerto a secco. Il giovane Dylan ha mai proibito di bere ad uno dei suoi spettacoli? HELL NO. Ma poi, a partire dalle ore 08:15, quando è salito sul palco, alle 10:30 pm per il suo "Like A Rolling Stone" finale, mi sono divertito a guardare lui eseguire sobriamente le sue canzoni. Non molto spesso si ha la possibilità di vivere un concerto, senza essere sotto l'influenza di qualche tipo di droga. E hey, in realtà è stato abbastanza piacevole. Inoltre, dopo un pò il luogo (la palestra) ha contribuito alla gloria del sentimento degli anni passati - i bei vecchi tempi quando le cose erano semplici.
Per tutte le persone che non hanno mai avuto un nonno simpatico, Bob Dylan è diventato il più prezioso degli uomini invecchiati (OK, ha solo 69 anni, ma i suoi giorni da rockstar gli hanno sicuramente fatto uscire le rughe). A metà di una canzone Dylan alzava gli occhi dalla sua chitarra o dalla tastiera con un grande sorriso, sorriso appena abbozzato con una scintilla negli occhi tale che non si poteva non star sedutoiai suoi piedi in attesa che lui vi desse qualche consiglio da nonno sulla vita . E' stato il ragazzo che ti da una pacca sulla schiena e ridacchia mentre rievoca il vecchio Dylan. Qui è stato un nonno affettuoso che indossa un cappello bianco da cowboy.
Il giovane, chitarrista di Bowie-esque, può essere stato difficile per Dylan con i riflettori addosso durante alcuni dei numeri, ma il ragazzo può ancora fare un buon lavoro con l’ armonica.
Si va avanti ribadendo l'ovvio: IT'S BOB DYLAN. Chi non pensa che Dylan è uno delle più straordinarie persone influenti del pianeta? Vedendolo di persona è abbastanza buono, anche se non riesco a capire una sola parola che esce dalla sua bocca. Ha introdotto i Beatles alla droga, per l'amor di Dio! Lui è il poeta di tutti i poeti. Lui è il mitico Dylan. Ho detto.

http://www.urb.com/2010/11/18/5-reasons-you-still-want-to-pay-to-go-to-a-dylan-concert/

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Recensione di Sorensen Steve

Il concerto era general admission, ma ancora una volta mia moglie ed io abbiamo trovato un paio di posti a sedere alla grande. Questo ci ha dato una visione abbastanza chiara della band e Bob quasi di fronte a noi.
Il concerto è cominciato con circa quindici minuti in ritardo. Io sospetto perché Bob abbia apportato una modifica dell'ultimo minuto alla set list. Ci sono stati almeno due o tre fogli nelle sue mani che rimescolava sul palcoscenico, uno sulla tastiera di Bob. Ma questo era tutto buono. Ha contribuito aggiungere un pò più di attesa con la folla enorme che aspettava ansiosa.
Sembrava che ci fossero un sacco di studenti universitari. Il concerto si è tenuto presso lo Smith Center della George Washington University. Avevamo sentito che per gli studenti c’era in prezzo ridotto. Ma c'erano un sacco di vecchi folks anche lì. Ho suonato la musica di Bob quando ero un DJ all’inizio del '68-'69.
E' stato un mix di vecchie e nuove canzoni. La sua band è stata insieme e solida fin dall'inizio. Che talento! Ogni canzone sembrava scorrere bene nella successiva. C'è stato un momento in cui sembrava che Sexton cercasse di assicurarsi che Bob e la band erano insieme, ma potrebbe essere semplicemente il loro stile adepto di mutua comprensione di ciò che sta accadendo, anche trovarsi di fronte ad un un momento particolare.
Ho pregato che lui avrebbe suonato “Ain't Talki ' “, e lo ha fatto! Seguito da Thunder On The Mountain! Che gran paio di canzoni. Quando lui e la band si sono lanciati in un bis molto energico con Like A Rolling Stone, la folla era entusiasta e l’ha dimostrato. Mentre stava salutando ho amato il suo modo e il suo gesto. E' stata una benedizione essere lì in più modi. Ho chiesto circa i manifesti di Dylan prima di ripartire, ma erano stati venduti tutti. Sono sicuro che molti ricordi speciali sono stati creati questa sera. Per me e mia moglie di sicuro ci sono stati. Noi lo amiamo.

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40x40 cm Bob Dylan caricatura                                               clicca qui

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70 anni per Joan Baez, regina del folk                                    clicca qui

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Joan Baez compie 70 anni e «sbarca» a Sanremo                 clicca qui

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Joan Baez, i 70 anni di Signora Libertà                                  clicca qui

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JOAN BAEZ, i 70 anni della "pasionaria" del folk                  clicca qui

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Bill Wyman riunisce le Pietre per un Tributo a Jan Stewart

Bill Wyman è tornato a lavorare con i Rolling Stones per uno spettacolo-tributo di beneficenza, per incidere la canzone di Bob Dylan"  Watching The River Flow".
Il gruppo è entrato in studio con il pianista Ben Waters per registrare il brano come parte di un album tributo alla star dei Rolling, sempre rimasto dietro le quinte, Ian Stewart, che andrà a beneficio della British Heart Foundation.
In "Boogie for Stu", che uscirà a marzo (11), ci saranno anche Charlie Watts, Ron Wood, Mick Jagger e Keith Richards su tracce diverse - Richards ha suonato la chitarra in tre brani, mentre Jagger canta e suona l'armonica su un'altra traccia.
Waters, un amico del defunto Stewart, ha anche reclutato PJ Harvey e Jools Holland nel suo supergruppo per l'album.

 

Ian "Stu" Stewart (Pittenweem, 18 luglio 1938 – Londra, 12 dicembre 1985) è stato uno dei membri fondatori dei Rolling Stones.

Getty Images

Dopo aver fondato i Rolling Stones assieme a Mick Jagger e Brian Jones, nel 1963 venne allontanato dal manager Andrew Loog Oldham, di comune accordo con gli altri membri della band. Era il pianista del gruppo. Venne licenziato (anche se ufficialmente "lasciò la band") per puri motivi di marketing: brutto e sgraziato, non aveva il look giusto per il gruppo che doveva fare concorrenza ai Beatles anche in materia di successo tra il pubblico femminile. Si dice che Stu se l'aspettasse, e che accettò comunque di continuare a collaborare con i suoi ex-compagni per amore della band. Infatti, svolse la funzione di road manager per tutta la vita, e soprattutto continuò a suonare il piano in molti dei brani degli Stones. Morì per un attacco cardiaco nella sala d'aspetto della clinica dove aspettava di ricoverarsi per curare i suoi gravi problemi respiratori.

  

I Rolling Stones apprezzarono il gesto di Stu che rimase a contatto della band. Tuttavia, non riconobbero mai la sua importanza nel gruppo, né il suo ruolo fondamentale all'epoca degli esordi. Tra l'altro, Mick Jagger e Keith Richards, che firmarono la stragrande maggioranza delle canzoni (in realtà fu uno stratagemma per competere con l'altra coppia John Lennon/Paul McCartney), non concessero neppure una parte delle altissime royalties agli altri membri ufficiali del gruppo. Alla morte di Ian, però, cambiarono atteggiamento: Jagger riuscì a far inserire il nome di Stu nella headline ufficiale della band all'interno della Rock and Roll Hall of Fame, e il gruppo incise un album dal nome “Dirty Work”, basato sulla canzone omonima, che voleva essere un tributo al loro "sesto Stone".
Fra le registrazioni di Ian Stewart con altri gruppi ricordiamo la canzone Boogie with Stu, incisa con i Led Zeppelin nell'album "Physical Graffiti".
Ian Stewart, in disaccordo sull'impostazione musicale data alla canzone “Wild Horses”, rifiutò di partecipare come strumentista durante l'incisione, dando in tal modo una prova di grande orgoglio ricordando ai Rolling Stones di essere molto più di un semplice road manager.
... egli aveva 47 anni quando fu colpito da un attacco di cuore fatale ed è morto nella sala d'aspetto di un ospedale dopo aver accusato problemi respiratori.



Nato a Kirklatch Farm, Pittenweem, East Neuk, Fife, Scozia, e cresciuto a Sutton, Surrey, Stewart "Stu" ha iniziato a suonare il pianoforte all'età di sei anni. Suonava anche il banjo con gruppi amatoriali.
Ian fu il primo a rispondere all’ annuncio di Brian Jones sul giornale News Jazz del 2 maggio 1962 che cercava musicisti per formare un gruppo di rhythm & blues. Mick Jagger e Keith Richards arrivarono a giugno nel gruppo, con Dick Taylor al basso e Mick Avory alla batteria, suonarono il loro primo concerto sotto il nome di “Rolling Stones” al Marquee Club, il 12 luglio 1962.
Ma il manager della band Andrew Oldham non pensava che Ian avesse l'immagine che richiedeva il mercato di allora, e pensando che sei persone sarebbero state troppe per una band, lo tolse ufficialmente dal gruppo nel 1963, ma Ian continuò fino alla sua morte come road manager e pianista, suonando in tutti gli album degli Stones dei primi dieci anni, ed anche in alcuni dopo.



Nel 1975 Stewart si unì alla band di nuovo sul palco, suonando il pianoforte su canzoni di sua scelta nei tours del 1975-76, 1978 e 1981-82. Preferiva il blues ed il country- rock, e rimase fedele al ritmo di boogie-woogie e di Rhythm & blues.
Oltre al suo lavoro con i Rolling Stones, ha contribuito all’album dei Led Zeppelin “Led Zeppelin IV” ed al brano "Boogie With Stu" da Physical Graffiti. Un' altra sua partecipazione è stata per le “Howlin 'Wolf Sessions” del 1971 a Londra.



Ian è stato inserito postumo nel The Rock and Roll Hall of Fame nel 1989 con i Rolling Stones. E' uno delle poche rock-star che ha saputo mantenere lo sporco segreto dei Rolling. The Rolling Stones - perennemente freschi, grandi labbra, vivere pesantemente, sfidare sempre la morte- sono stati co-fondati dal pianista di boogie-woogie Ian Stewart che era un tradizionalista affezzionato al R & B, suonava nei night club di di Londra all’inizio degli anni 60’, quando incontrò Brian Jones, l'altro Stones originale, attraverso un annuncio su un giornale. Jones, il multi-strumentista mod la cui temerarietà si compendiava nell’ immagine diabolica della band, è stato trovato morto sul fondo della sua piscina il 3 luglio 1969, poco dopo la sua “epurazione” da parte della band. Quella storia è ben conosciuta. Ma è stato il modesto scozzese Stewart - "Stu", come veniva chiamato - che ha avuto la maggior influenza nel suono degli Stones, ancor più di Brian Jones.

Stranamente, lo ha fatto soprattutto dopo essere stato oggetto della “liquidazione” da parte dalla band. Gli Stones, in rapida crescita entrarono in contatto con Andrew Loog Oldham, già pubblicista dei Beatles. Lo assunsero come manager della band, e lui fece di tutto per coltivare una immagine meschina per il gruppo (presumibilmente presa in prestito dal romanzo di Anthony Burgess 'A Clockwork Orange') per contrastare l' aspetto sano e pulito dei Beatles.
Il timido e goffo aspetto di Stu, purtroppo, era un peso per gli Stones, Stu non aveva l’aria del “cattivo ragazzo”. Come Oldham ricordò, non troppo delicatamente, nel suo libro 'Stoned', il tastierista aveva "un torace alla Popeye", una mascella pronunciata come il balordo attore William Bendix e un taglio di capelli terribilmente datato. Oltre a quello, avere sei membri nel gruppo sarebbe stato chiedere troppo al pubblico: "Cinque son già troppi, sei sarebbe stato impossibile ... 'Questo doveva essere un divertimento, non un test di memoria' , concluse Oldham.

Jones, Jagger e Richards abbassarono il capo, la notizia dell’ eliminazione di Stu li aveva mortificati. Promisero comunque di tenerlo nel giro, e Stewart tranquillamente accettò il ruolo di capo-roadie della band, preparando il materiale e cambiando le corde delle chitarre negli anni a venire. Ha continuato a suonare in molte registrazioni degli Stones - 'Let It Bleed', 'Dead Flowers' - ma ha anche rifiutato di prendere parte a quello che considerava materiale infedele per la band, facendosi da parte in favore di Nicky Hopkins, Billy Preston ed altri tastieristi ospiti . (E ha riservato alcune dure parole per Oldham: "Non piscierei su di lui nemmeno se lo vedessi avvolto dalle fiamme", ha detto una volta).
Nonostante la sua apparente mancanza di freschezza, il "sesto Stone" è rimasto un faro di integrità per molti musicisti di Londra, tra i quali i vecchi amici di Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page, che lo hanno invitato ad essere il pianista per diverse registrazioni dei Led Zeppelin. Era ancora nel giro degli Stones quando andò a farsi vedere da un medico nel dicembre 1985, lamentando problemi respiratori. Piuttosto poeticamente, è morto nella sala d'attesa. Quando gli Stones furono introdotti nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1989, hanno finalmente fatto la cosa giusta, insistendo per l’ inclusione del loro compagno morto nella formazione.

 

 
Venerdi 7 Gennaio 2011

The Great Music Experience: A hard rain’s a-gonna fall 


 

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La Mail di Sal "the Eagle"

Ciao Carissimo,
Avrei bisogno di una cortesia, potresti inserire questo annuncio nella bacheca di MF?
Vendo, con enorme dispiacere e per mancanza di spazio, collezione di oltre 100 bootleg (concerti, outtakes, rarità) di Bob Dylan, masterizzati in ottima qualità dai primi anni sessanta al 2005, comprensivi di copertine a colori. Chi fosse interessato può mettersi in contatto con me a questo indirizzo espositosalvatore@alice.it.
Saluti
Sal "the Eagle" Esposito

Fatto, ciao :o) 

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Preso il burlone dello scherzo delle 178 pizze

BOB DYLAN non c’entrava niente con lo scherzo del pizza party - un burlone si è fatto avanti ed ha confessato che era lui il ragazzo che ha truffato una pizzeria del Massachusetts, scherzo finito male.
L'uomo senza nome del New Jersey ha ingannato il boss di una società di pizza a domicilio di Amherst facendogli credere che Dylan l’aveva incaricato di fornire il catering dopo il suo spettacolo nelle vicinanze il 20 novembre 2010.
Il burlone, entrato nel megozio, ha mostrato un backstage pass ed ha ordinato 178 pizze delle più grandi del negozio di gourmet, promettendo loro una mancia enorme, il giornale locale, l’Amherst Bullettin ha riferito che i pizzaioli sono rimasti fino all'alba fare pizze.
Quando il burlone, che si era presentato come un membro dello staff di Dylan, non è pasato a prendere le pizze come promesso, il titolare del locale ha chiamato la polizia.
Sui nastri delle telecamere del negozio la polizia è riuscita ad individuare un’ immagine somigliante del mistificatore, e Dylan è stato subito escluso dall'inchiesta.
Ora, un avvocato dell’uomo del New Jersey si è fatto avanti e ha dichiarato che il suo cliente si sente terribilmente pentito per la beffa ed ha raggiunto un accordo con il ristorante per il rimborso di una parte dei costi.
La polizia di Amherst perciò non ha sposto denuncia.

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Bethlehem, Pennsylvania - Lehigh University - Stabler Arena - November 12, 2010

di Hinson Trevor

E' stata una corsa veloce di 20 minuti in auto da casa mia alla Lehigh University Stabler Arena di Bethlehem, PA. La Lehigh Valley è nota per essere la città dal suono-Biblico. E’ nota per le sue feste di Natale, io vivo in una cittadina di nome Emmaus, e naturalmente c’è vicino anche Nazareth, che è anche nota per essere la sede della fabbrica delle Martin Guitars.

Siamo arrivati intorno alle 7,00 e dopo aver mangiato qualcosa, abbiamo preso i nostri posti intorno alle 7.30. Una cosa strana di questo spettacolo è che non vi era un pre-show musicale. E' stato proprio tutto in silenzio, cosa che mi è sembrata strana.
Bob è venuto su poco dopo le 8,00, con indosso il suo abituale vestito nero con le fibbie, strisce bianche lungo i lati dei pantaloni, cappello bianco, stivali neri da cowboy, camicia-verde pastello. Da dove ero io (fila centrale anteriore), il suono per i primi 2 brani è stato un pò duro e si è ammorbidito solo col progredire dello spettacolo. Stavo ascoltando un sacco di suono proveniente dal palco e non dalle pile dei grandi altoparlanti sopra il palco.
Ci sono stati alcuni momenti dove la voce e l'armonica di Bob sono stati scoppietanti. La mia unica lamentela circa il suono era che non sentivo Stu dagli amplificatori e monitor, quindi ci sono stati anche momenti che riuscivo a malapena a sentire Charlie, cosa che mi ha fatto incazzare, perché mi piace tanto il suo fraseggio. Credo che Charlie era consapevole di essere basso nel mix, perché ci sono stati momenti durante la serata che sembrava annoiato.

Un'altra osservazione riguardo a questo spettacolo è stato l'uso di strumenti multimediali. Ho visto Bob più di 50 volte e dal primo spettacolo che ho visto (4/13/97 Wayne, NJ), Bob non ha mai fatto uso di uno schermo video. Stasera dietro il palco si proiettavano le foto dello skyline della città, delle stazioni della metropolitana, e anche alcuni video live delle sue esibizioni. Ci doveva essere una telecamera di lato ed una sopra il palco. Una cosa che ho notato è stato che Bob sembrava di guardarle un sacco durante la notte. Forse stavano facendo la videoregistrazione di tutti gli spettacoli di questo tour e lui stava controllando le telecamere. Un' altra osservazione sul video live - che aveva un qualche tipo di ritardo sul vivo, così effettivamente sembrava un pò psichedelico.

Non farò la recensione canzone per canzone, lascio che siano altri a scrivere queste cose, ma voglio ricordare e mettere in evidenza una Simple Twist aggrovigliata e Workingmans.

Bob ha eseguito un fraseggio di grande stile con la sua chitarra durante Simple Twist, ed ha detto la maggior parte delle parole sui toni bassi. Tangled è stata una vera chicca - Bob senza strumenti, solo canto e "gesti" sulla canzone. Ha inoltre inserito due versi della canzone in uno solo. Penso che sia stato un flub, ma la persona in piedi accanto a me ha detto che pensava che Bob l’avesse fatto intenzionalmente. Chi lo sa, era una bella versione alternativa di una delle più grandi canzoni di Bob, ed ha funzionato.

Workingman’s Blues è stato il culmine indiscusso della serata. Si poteva sentire la sua emozione in questa canzone, assolutamente perfetto. Cè stato un drammatico crescendo musicale e vocale durante le righe "Posso vivere di riso e fagioli, alcune persone non ha mai lavorato un giorno nella loro vita, non sanno cosa voglia dire lavorare”. Valeva il prezzo del biglietto.

Un altro aspetto nuovo che ho notato della musica in questo tour è che ci sono state 2 o 3 canzoni in cui Bob davvero inceppava con i ragazzi, dove si portava la canzone verso il basso al punto in cui c'erano solo batteria e basso, dando così a Bob un sacco di tempo per le jam ed i liks col suono dell’Hammond B3. Bob è stato anche molto melodico sia con la chitarra sia con l’armonica stasera, ed ha suonato con molta fiducia.

Uno dei punti più emozionanti nel finale, per me – questo è stato il primo spettacolo in molti casi in cui ho potuto vedere il luccichio nei suoi occhi, ed era così rassicurante e soddisfacente per capire che egli è vivo e vegeto, e performante, come il suo intro dice giustamente, "alcune delle più forti canzoni della sua carriera ".
Dio ti benedica Bob – continua così.

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La leggenda del folk-rock ha voluto evitare la morte o semplicemente evitare le luci della ribalta?

Di David Edwards
 

  Fotografia di Getty Images, Douglas Gilbert

Naturalmente Bob Dylan guidava una Triumph. Il trovatore più cool che ha mai appeso un’ armonica al collo aveva una Triumph T100 1964, sorella minore della 500cc Bonneville 650. Alcuni dicono che è quasi morto su quella moto. Altri sostengono che invece la Triumph potrebbe avere conservato la sua sanità mentale.

Quello che è accaduto quel 29 Luglio 1966 non è esattamente chiaro. Dylan stava guidando nello stato di New York, non lontano dal luogo del futuro del Festival di Woodstock, quando cadde dalla moto. L'entità delle sue ferite, ancora una volta, non fu mai chiara, abrasioni facciali, perdita di coscienza, anche vertebre rotte furono diagnosticate, costringendo la cancellazione del suo prossimo concerto presso la Yale Bowl. Le voci si rincorrevano come impazzite: Dylan è orribilmente sfigurato, irrimediabilmente paralizzato, molto probabilmente morto.

Eppure, nessuna cartella clinica di un ospedale ha mai registrato le conseguenze di quell’incidente, e nessuno ricorda un'ambulanza che portò via Mr. Tambourine Man. Almeno un presunto testimone ha affermato che Dylan non era molto abile alla guida della moto, andava in modo semplice, una sbalzata di sella a bassa velocità che ha richiesto una visita nello studio di un medico, niente di più.

Quindi, cosa successe? Ricordate che solo pochi anni prima, Dylan era uno sconosciuto cantante di caffè-house. Il suo primo album vendette solo 5000 copie. All’ epoca dell’ incidente era diventato la cosiddetta voce della sua generazione, che doveva far pesare la lotta per i diritti civili, la guerra del Vietnam, i rapporti di lavoro, e lui stava iniziando a consumarsi sotto la pressione mediatica. "Io, non voglio più scrivere per la gente, sai, essere un portavoce," disse nel '64. "D' ora in poi voglio scrivere solo quello che sento dentro di me ... io non sono parte di nessun movimento ... non riesco proprio a far parte di una qualsiasi organizzazione".

Al momento del suo incidente, Dylan aveva pubblicato cinque album in poco più di due anni, ognuno doveva superare il precedente, i fans si nutrivano dei suoi i testi per il loro simbolismo ed il significato nascosto. Aveva in progetto la scrittura di un libro, offerte tv, offerte di film. Sessanta date per i suoi concerti erano stato programmate. E' sempre rimasto il dubbio, quindi, che il “poveretto” abbia semplicemente preso la scusa della caduta come un' opportunità di staccare la spina per i prossimi nove mesi?

Dylan, l’ha confermato nel 2004 nella sua autobiografia, Chronicles, dicendo: "Ho avuto un incidente di moto e mi ero fatto male, ma ho recuperato. La verità era che non volevo fare la fine del topo".

Allora come oggi, nessun veicolo è migliore di quella Triumph.

(Fonte: http://www.motorcyclistonline.com)

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La mail di Luca De Ieso

Babbo Natale rock

Caro Babbo Natale, un altro anno sta per finire ma tu ancora esisti.
Tu sei tutti i padri, i nonni e i cari che la notte scorsa si sono improvvisati grossi paciocconi vestiti di rosso per la gioia dei figli, dei nipoti e degli amici. Questo 25 dicembre io sono stato te.

Per fortuna esisti, anche se qualcuno non lo capirà mai e crederà sempre che il demonio sia stupido.
Se la prenderà con te anche se siamo noi che facciamo dei valori un business, dei soldi l'unica fede.
Siamo noi i guerrafondai, noi che paghiamo le industrie, invisibili ai più e sempre attente come jene.
Ma grazie a Dio non solo Miss Italia chiede la pace nel mondo, ma migliaia e migliaia di persone che lavorano e soffrono tutta una vita per realizzare un grande Sogno, loro si vere Donne e veri Uomini.
Grazie a Dio la musica e la letteratura tradizionale, con i suoi miti , le favole e una secolare autentica cultura, non morirà mai.
Non sono certo loro che obnubilano la mente dei bambini, casomai la stimolano immensamente.
ci sarà il tempo per accelerare il processo già innescato di annullare certi vecchi valori e aggiungerne di nuovi,
forse che riflettano meglio questo mondo che cambia troppo in fretta per la pochezza della maggior parte di noi.
Per ora facciamo in modo che la tradizione e i costumi continuino a conservare quello che siamo:  Uomini si per il nostro lavoro, ma soprattutto per il nostro passato, con tutte le ombre e la luce che il nostro corpo e la Storia si portano appresso.

Non dimerntichiamoci di ricordare la notte in cui un re nacque da una donna in una mangiatoia, tra i poveri e le bestie
e non partorito dalla testa di un dio. Cogliamone il senso profondo, il simbolo potente e rivoluzionario.
Quello stesso re, divenuto adulto disse che che IL REGNO DEI CIELI E' QUI.
Io penso nel sorriso di un bambino che non ha ricevuto regali, ma un dono d'amore, nell'uomo che vede la propria realizzazione compiersi nell'impegno di garantire la felicità altrui, oltre che la propria.
Ti prego di conservare la novità e la magia di quella notte.

Ah, ho ascoltato i Martinicca Boison, i Train de Vie, Massimiliano Larocca e Pippo e i suoi Pinguini Polari.
Davvero buona musica, caro Babbo, fa che qualcuno possa far conoscere anche le centinaia di altri gruppi che vorrebbero emergere. Ma non farli andare di moda, per carità. De Andrè e Gaber non sono mai stati di moda, mai, per fortuna. La moda svilisce tutto mentre la loro musica rimane coerente e forte.
Lasciamo alle discoteche la musica commerciale, che anche quella non fa male, ma teniamoci stretti Martha Argerich e Nina Simone, Horowitz e Rubenstein, Bob Dylan, e tutte quelle montagne che difendono la nostra valle dall'ardua pioggia della nostra superficialità, dai venti idioti che continuamente ci riempiono le orecchie e la bocca.
Non vorrei mai leggere sul sito italiano di un artista tanto grande mail come quelle che a volte passano per il legittimo diritto di ognuno di esprimere la propria opinione. Grazie anche di questo Maggie's farm.
Ma voi che scrivete idiozie non fate pubblicità per quanto giusta scomodando le favole e il Natale.
Non fanno per voi e tanto alla fine qualcuno poi risponde sempre.
Che Bruce Springsteen possa essere sempre con voi e buone feste.

Grazie per l'augurio finale e per Bruce, ma noi siamo già in buona compagnia!!! :o)))))

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Chuck Berry collassa sul palco, ora sta bene

17:45 lun 03 gennaio 2011

Il nonno del rock 'n' roll se l'è vista brutta l'altra sera, quella del primo giorno del nuovo anno. Chuck Berry, 84enne mito della musica del Novecento, è infatti collassato sul palco durante un concerto al Congress Theater di Chicago.
A quanto pare, il vecchio ma ancora granitico rocker, inventore dello storico duck walk e autore delle primissime hit del genere, non ne ha voluto sapere di farsi portare all'ospedale. Ancora piuttosto misteriose le ragioni dello svenimento, avvenuto poco dopo l'inizio dello spettacolo. Secondo l'agente di Charles Edward Anderson Berry – questo il nome di battesimo del musicista all'anagrafe di Saint Louis – si sarebbe trattato di un generico 'esaurimento'.
Un protavoce dei Vigili del fuoco ha inoltre confermato che, dopo aver ricevuto le prime cure mediche, il rocker s'è ripreso e ha firmato l'apposito modulo di fine trattamento. Pare che il nonno sia stato catapultato sul palco e, dopo essersi esibito in una maniera che in molti hanno definito 'bizzarra', ha avuto bisogno di soccorsi ed è stato accompagnato nel backstage. Chissà se il compositore di Johnny B. Goode se ne va in giro per il mondo di sua spontanea volontà o qualcuno lo obbliga, alla sua veneranda età, a calcare ancora pachi dai quali dovrebbe ormai tenersi a debita distanza.

(Fonte http://musica.excite.it)

Ecco il video del momento quando Berry viene accompagnato via dal palco

 

 

 

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