“Bob Dylan
Live 1964” riedizione in Hybrid SACD in uscita il 18 marzo 2016
Questo disco venne pubblicato nel 2004
col titolo “The Bootleg Series, Vol 6: Bob Dylan Live 1964”
Selections:
Disc 1:
1. The Times They Are A-Changin'
2. Spanish Harlem Incident
3. Talkin' John Birch Paranoid Blues
4. To Ramona
5. Who Killed Davey Moore?
6. Gates of Eden
7. If You Gotta Go, Go Now (Or Else You Got To Stay All Night)
8. It's Alright, Ma (I'm Only Bleeding)
9. I Don't Believe You (She Acts Like We Never Have Met)
10. Mr. Tambourine Man
11. A Hard Rain's A-Gonna Fall
Disc 2:
1. Talkin' World War III Blues
2. Don't Think Twice, It's All Right
3. The Lonesome Death of Hattie Carroll
4. Mama, You Been On My Mind
5. Silver Dagger
6. With God On Our Side
7. It Ain't Me, Babe
8. All I Really Want To Do
Features:
• 2-Disc Set
• 56-page Booklet
• Super Audio CD
• SACD 5.0 Multi-Channel SACD Layer
• SACD Stereo SACD Layer
• This Hybrid SACD contains a 'Red Book' Stereo CD Layer which is
playable on most conventional CD Players!
• Numbered, Limited Edition
Vinci l’ibrido SACD 5.0 multicanale doppio nella nuova pubblicazione –
“Bob Dylan Live 1964 - Concerto alla Philharmonic Hall.”
Questa disco in versione a 5.0 multicanale sonora sarà pubblicata per la
prima volta da Audio Fidelity, azienda leader nel suono audiophile
business.Questi nastri originali del 1964 del concerto allora registrato
in analogico sono stati rimasterizzati in 5.0 e mai pubblicati fino ad
ora.
Il SACD ibrido è compatibile con tutti i lettori CD standard e nessuna
attrezzatura speciale è necessaria anche se si deve avere una grande
esperienza di ascolto o si dispone di un SACD o di un lettore
multicanale.
Tutto quello che dovete fare è:
Mandare la risposta alla seguente domanda nella riga dell'oggetto del
messaggio e inviarlo a
bev@audiofidelity.net
Includi il tuo nome, numero di telefono, indirizzo e-mail.
Domanda: Chi ha suonato l'organo su "Like A Rolling Stone", il
singolo che è stato votato la miglior canzone Rock 'n' Roll di tutti i
tempi?
Scadenza: Le iscrizioni devono pervenire entro il Lunedi mattina alle
06,00 CET del 14 Marzo 2016 con una sola risposta per indirizzo email!
Quattro vincitori saranno sorteggiati il 14 marzo prima della
pubblicazione del doppio SACD. I vincitori saranno contattati
direttamente ed loro nomi saranno annunciati dai relativi mezzi di
comunicazione sociale, così come dal sito web Audio Fidelity e dai
social media. I nomi saranno estratti a caso dal mastering engineer
Steve Hoffman che ha curato questo storico rilascio.
Speciale sconto del 20%:
Se si desidera acquistare una copia di Bob Dylan Live 1964 direttamente,
Audio Fidelity offre uno sconto del 20% sul suo sito web
https://audiofidelity.net
Inserire il codice di sconto: LIVE64 quando richiesto nel processo di
checkout. Si riceverà un sconto del 20% del prezzo di acquisto 59,99 $
(US). Questa offerta di sconto esclusivo scade il 30 Giugno 2016 e si
applica solo a questo titolo.
Gira voce che il prossimo album di Dylan
si chiamerà "Fallen Angels". Invece "Four Song 7", un disco di quattro
canzoni, sarà pubblicato in occasione del tour giapponese e del Record
Store Day. Sul lato A ci saranno: Melancholy Mood (Vick R. Knight Sr. /
Walter Schumann) , All or Nothing at All (Jack Lawrence / Arthur
Altamn). Sul lato B: Come Rain or Come Shine (Harold Arlen / Johnny
Mercer), That Old Black Magic (Harold Arlen / Johnny Mercer). Al momento
non c'è ancora nessuna conferma o smentita di questa notizia.
Confermate le date giapponesi del 13,
21 e 22 Aprile
Il sito di Bob Dylan (graficamente
rinnovato) e non ancora del tutto funzionante perfettamente (ormai
famosa la velocità da bradipo con la quale i curatori del sito lo
aggiornano), ha confermato oggi le tre date che la Fattoria aveva da
tempo annunciato,
http://bobdylan.com/on-tour/ , ecco quindi l'elenco aggiornato:
04 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
05 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
06 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
09 Aprile 2016 - Miyagi, Japan - Tokyo Electron Hall Miyagi
11 Aprile 2016 - Osaka, Japan - Festival Hall
12 Aprile 2016 - Osaka, Japan - Festival Hall
13 Aprile 2016 - Osaka, Japan - Festival Hall
15 Aprile 2016 - Nagoya, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
18 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
19 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
21 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
22 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard
Hall, Shibuya
25 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
26 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
28 Aprile 2016 - Yokohama, Japan - Pacifico
Bob fotografato il 24 Febbraio 2016 in un
coffeshop di Frisco, al tavolo con lui probabilmente il suo tour manager
Jeff Rosen. L'effetto capelli bianchi è perchè, come al solito, Bob ha
in testa il cappuccio del giubbino bianco che indossa sopra la camicia.
Venerdi 26
Febbraio 2016
Talkin'
9769 - emmeeffe23
Come interpreteresti Soon After
Midnight?
Come ha detto
l’amico Bruno Sansonetti: Ragazzi, portate indietro le lancette agli
anni '50, abbassate le luci e fate entrare il crooner e la sua
orchestrina. La voce di Dylan qui è incredibilmente affabile,
confidenziale, esattamente come in Nashville Skyline (era dal '69 che
Dylan non aveva una voce così nasale). Un brano sognante, "lirico", una
Blue Moon o, se volete, una Copper Kettle. Ma, tutto sommato, è strano.
E' come se Frank Sinatra cantasse Queen Jane Approximately.
Soon after
midnight ha dentro di sè una tristezza palese ed un senso struggente di
nostalgia della gioventù, del vigore fisico, di quando niente sembra
impossibile o difficile.
Ma c’è l’altro lato della medaglia, the dark side of the moon che vuol
far sentire la sua voce dal buio tenebroso del tempo. Il “vecchio” che
sta nel crooner vuole tornare prepotentemente alla ribalta per qualche
minuto, non imposrta la forma, se la nostalgia o il rimpianto, la
disillisione del presente paragonato alle gioie del passato. La vita è
quella che è, tutti nascono, crescono, invecchiano e muoiono, punto e
basta, e quello che c’è dopo moltissimi lo sperano, altrettanti si
illudono e molti altri non si aspettano niente. La vita è bella e la
vita è brutta, dipende dall’età, se la si giudica con gli occhi dei
vent’anni ha un sapore di nuovo, se la si guarda con gli occhi dei
settant’a il sapore può essere diventato amaro o rancido, il tutto può
sembrare un dejà vu che purtroppo se n’è andato e che non torna più.
Sostanzialmwente la canzone è il ricordo degli “anni d’oro” del crooner,
anche se qui il narratore tenta di alzare ancora la testa, di dire che
non è finito, che le vecchie quercie son dure a morire.
Nella prima strofa il crooner, un nottambulo per necessità, vaga con la
mente nei ricordi del passato, rivede “quei” momenti come se fossero
attuali e reali, sente il bisogno di magnificare le doti della ragazza
che aveva incontrato, forse in forma dantesca, “Tanto gentile e tanto
onesta pare la donna mia, quand'ella altrui saluta, ch'ogne lingua
devèn, tremando, muta, e li occhi no l'ardiscon di guardare”, il famoso
sonetto contenuto nel XXVI canto della Vita Nova. E così proprio come
Dante sente il bisogno di cantare la sua donna e descriverla,
magnificarla agli occhi degli altri, forse per un sincero rimpianto o
forse come ultimo atto di un’arroganza sessuale che non esiste più. “Cerco le parole,
Per cantare le tue lodi,
Devo dirlo a qualcuno,
E' poco dopo mezzanotte
E la mia giornata è appena iniziata”.
Ma nel ricordo
c’è anche la delusione, la sua donna angelicata non lo era poi così
tanto, gli ha preso tutti i soldi e se n’è andata, una botta e via, lei
era solo di passagio, ma ha cercato di far fruttare quella sosta. Rabbia
o solo rimpianto? E’ appena passata la mezzanotte e il vecchio
nottambulo guarda la luna come per interrogarla, come per dirle ”Dimmi
la verità”. “Una ragazza di nome Honey
Ha preso i miei soldi,
Era di passaggio;
E' poco dopo mezzanotte
E la luna è nei miei occhi”.
Il crooner ricorda con gioia la beltà della giovinezza, quando non si ha
mai paura di niente, nemmeno nei momenti pericolosi che ti avvicinano
prematuramente alla morte. Niente l’ha mai fatto tremare, nessuna donna,
per quanto furiosa e passionale poteva schiantarlo, nella sua vita ha
affrontato anche donne più dure di questa. “Il mio cuore è gioioso,
Non è mai spaventato,
sono stato in pericolo di morte,
Non ho premura,
Non ho paura della tua furia,
Ho affrontato mura più forti delle tue”.
La mente scava ancora più a fondo, tempo prima, quando la giovane età e
la spinta ormonale, la scoperta del sesso, gli avevano fatto frequentare
puttane e forse anche omosessuali. Ricorda che Charlotte, una prostituta
vestiva di rosso scarlatto, invece Mary portata un vestito verde. E’ da
poco passata la mezzanotte ed il vecchio-giovane aveva un appuntamento
con la regina delle fate (fairy queen nel testo originale: forse il
ricordo di Titania, la regina della fate del “Sogno di una notte di
mezza estate” di Shakespeare?. Altra alternativa più pertinente, visto
che l’argomento di base della canzone è il sesso, potrebbe essere la
regina degli omosessuali, fairy in slang americano significa anche
omosessuale, la curiosità del “giovane “crooner l’aveva aperto anche ad
esperienze insolite? E’ difficile interpretare correttamente il pensiero
dylaniano in questa riga. “Charlotte è una prostituta,
Veste di rosso scarlatto;
Mary veste di verde,
E' poco dopo mezzanotte,
E ho un appuntamento con la regina delle fate (o degli omosessuali)"
Le prostitute sono volgari e stupide, chiacchierano continuamente o
dicono parole e frasi da scaricatore di porto, ma che importa, ti danno
quello che vuoi e quando hai finito per te sono morte. Il crooner si
ricorda di Slim il doppiogiocosta, personaggio estremamente inaffidabile
che forse faceva anche il pappone. Se lo incontrasse oggi lo
ammazzerebbe volentieri, nessuna pietà per gente del genere, come quelli
che vendevano pessimo whisky ed armi agli indiani. "Cinguettano e blaterano,
Che importa?
Giacciono e muoiono nel loro sangue,
Slim il doppiogiochista
Chi ne ha mai sentito parlare?
Trascinerò il suo cadavere nel fango"
E ora ti vorrei ancora
qui non importa quello che mi hai fatto, tu potresti farmi sentire per
un momento ancora giovane come allora. E’ appena passata la mezzanotte,
come vorrei che tu fossi ancora qui con me. "E' ora o mai più
Più che mai
Quando ti ho incontrata non pensavo l'avresti fatto,
E' poco dopo mezzanotte,
E voglio solo te"
Il rimpianto la fa da padrone e riesce a cancellare tutte le cose
negative del passato, non c’è prezzo per un pezzettino di gioventù, e le
cose lontane, a volte, nella nostra mente, assumono una senzazione
incredibile di “presente”.
Chi di noi non pensa ai momenti “magici” della propria gioventù? Credo
sia una cosa che tutte le persone di una certa età facciano con
piacere, e Dylan, pur essendo un artista immenso con una sensibilità ed
una introversione straordinaria, è pur sempre un uomo, e come tale prova
le nostre stesse gioie o le nostre stesse delusioni.
Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Giovedi 25 Febbraio 2016
Talkin'
9768 - miscio.tux
Caro Mr.Tambourine,
non so se su queste pagine sia già passata la versione estesa dello spot
Dylan-IBM Watson,nel qual caso mi è sfuggita e me ne scuso.
W: Bob Dylan, per migliorare le mie abilità linguistiche, ho letto tutti
i tuoi testi.
D : Hai letto tutti i mie testi.
W: Posso leggere 800 milioni di pagine per secondo.
D : Rapido!
W: La mia analisi mostra che i tuoi temi principali sono il trascorrere
del tempo, e la caducità dell'amore.
D : Sembra alquanto plausibile.
W: C'è anche il tema del colpire l'establishment...Lascia che canti un
po' di “It's alright Ma,I'm only bleeding”.
D : Puoi cantare?
W: Sì, ascolta.
Advertising signs they con
You into thinking you’re the one
That can do what’s never been done
That can win what’s never been won
Meantime life outside goes on
All around you
W: Così dimmi come sei passato dallo scrivere questi testi,alla
pubblicità per Chrysler, Victoria Secret e IBM. Avevi proprio bisogno di
soldi?
D : Sembra alquanto plausibile.
W: Il tizio di “Soy Bomb” ti ha rubato il portafoglio?
D : Sembra alquanto plausibile.
W: Hai speso tutti i soldi che hai fatto viaggiando per il mondo?
D : Sembra alquanto plausibile.
W: I tuoi fans ti hanno abbandonato dopo che sei apparso in “Dharma e
Greg”?
D : Sembra alquanto plausibile.
W: Così non te ne frega un cazzo?
D : Sembra alquanto plausibile.
W: Perché hai portato la tua chitarra se non suoni?
D : (se ne va...)
W: Giuda!
Grazie Miscio, avevo pubblicato la versione normale
su questa pagina
http://www.maggiesfarm.eu/spotdylanibmwatson.htm
che ora ho aggiornato inserendo anche la versione
da te segnalata. Al tempo la extended
version non era ancora comparsa. Comunque grazie ancora, hai colmato una lacuna! Live long and
prosper, Mr.Tambourine, :o)
Mercoledi
24 Febbraio 2016
LE GRANDI COVER
Flogging Molly - "The Times They Are
A-Changin'"
Martedi 23 Febbraio 2016
Bob Dylan - "Like a Rolling Stone"
18 January 1992 -Radio City Music Hall - New York City, NY - Late Night
(w/ David Letterman) 10th Anniversary show
Musicians:
Bob Dylan (vocal & guitar)
Chrissie Hynde (guitar, harmony vocals)
Sid Mcginnsss (guitar)
Steve Vai (guitar)
Carole King (piano)
Paul Schaffer (Hammond organ)
Edgar Winter (saxophone)
Doc Severinsen (trumpet)
Jim Horn (baritone saxophone)
Maceo Parker (alto saxophone)
Fred Wesley & Pee Wee Ellis (trombone)
Will Lee (bass)
Anton Fig (drums)
Jim Keltner (drums)
Rosanne Cash, Nancy Griffith, Emmylou Harris, Michelle Shocked, Mavis
Staples. (backup vocals)
Lunedi 22 Febbraio 2016
Confermata la data del 13 Febbraio ad
Osaka
Expectingrain.com ha
oggi ha confermato, come già anticipato dalla Fattoria, la terza data
di Osaka per il 13 Febbraio. Però questa data e le due nuove del 21 e 22
Febbraio a Tokio non sono ancora state confermate dal sito ufficiale.
04 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
05 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
06 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
09 Aprile 2016 - Miyagi, Japan - Tokyo Electron Hall Miyagi
11 Aprile 2016 - Osaka, Japan - Festival Hall
12 Aprile 2016 - Osaka, Japan - Festival Hall
13 Aprile 2016 - Osaka, Japan - Festival Hall (not
yet confirmed)
15 Aprile 2016 - Nagoya, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
18 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
19 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
21 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard
Hall, Shibuya (not yet confirmed)
22 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard
Hall, Shibuya (not yet confirmed)
25 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
26 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
28 Aprile 2016 - Yokohama, Japan - Pacifico
Clapton tributa George Harrison o è a
corto di pezzi?
Harrison sul palco con Derek and the
Dominos - Left to right: Car Radle (Bass), Jim Gordon nascosto da
Clapton (Drum, Derek/Eric Clapton (Gibson Les Paul Custom "Black
Beauty"), Sweet Black Angel/George Harrison (Fender Stratocaster) che
spesso, specialmente dopo lo scioglimento dei Beatles, suonava nasconto
dietro le quinte e sotto copertura di nickname perchè la depressione
post-scioglimento Beatles gli aveva creato il "panico da palcoscenico".
Succede spesso, quando si deve far uscire
un album per dovere contrattuale (per il quale probabilmente sei già
stato ampliamente remunerato), che, se non si hanno un numero
sufficiente di canzoni (specialmente se non sei un prolifico
songwriter), si ricorre al mezzuccio di riesumare dal fondo dei cassetti
vecchie registrazioni archiviate proprio per casi simili. Basta tenere
di scorta una trentina di brani nei quali hai suonato con amici
importanti ed il gioco è fatto, alla bisogna li esterai dal cassetto e
li inserisci nel nastro del disco che devi consegnare alla casa
discografica. Può così succedere che una registrazione che stava in
fondo al cassetto da oltre 15 anni venga improvvisamente riesumata
insieme al vecchio amico/nemico George Harrison. Questa potrebbe essere
solo una teoria campata in aria e priva di verità in quanto Clapton
potrebbe veramente aver voluto inserire apposta questo pezzo per
ricordare e tributare l’amico col quale ne ha passate tante insieme.
Il nuovo album di Eric Clapton “I STILL
DO”, che uscirà il 20 maggio, vanta un ospite speciale che rivive dalla
tomba.
La NME riporta che la traccia "I Will Be There" include la presenza
della voce e della chitarra di George Harrison, che è accreditato come
Angelo Mysterioso - uno pseudonimo che usò in passato per la sua
apparizione-cameo nell'album “Goodbye” dei Cream nel 1969 nel brano
“Badge”, accreditato Clapton/Harrison nel quale il riff di chitarra è
suonato da George, va detto però che su quel disco Harrison non appariva
con suo nome ma con lo prseudonimo di “L’angelo misterioso”.
Come i fan sanno bene, Clapton e Harrison hanno collaborato a lungo, a
parte la loro tanto strombazzata storia di reciproci dispetti a causa di
Pattie Boyd, modella ex-moglie di Harrison dalle diciamo pure abitudini
imbarazzanti, bionda musa che ha ispirato l’album “Layla and Other
Assorted Love Songs”. Clapton ha suonato la chitarra solista nel brano
di Harrison "When My Guitar Gently Weeps" inserito nel “White Album” dei
Beatles, e hanno suonato insieme dal vivo periodicamente nel corso degli
anni, con Clapton che compariva come ospite sull’album di Harrison “Live
in Japan” e Harrison restituiva il favore con una partecdipazione
all’album del 1989 di Clapton “Journeyman”.
"I Will Be There" con il contributo di Harrison arriva quasi 15 anni
dopo la morte dell’ex-Beatle ed entra a far parte di un piccolo
assortimento di rilasci postumi, assortimento che include anche il suo
ultimo album del 2002 ”Brainwashed”..
“I Still Do” continua la tradizione di Clapton di miscelare nuove
composizioni con cover di brani famosi.
George Harrison and Eric Clapton -
While my guitar gently weeps
Personnel:
George Harrison: Voice, Guitar
Eric Clapton: Lead Guitar
Jeff Lyne: Guitar
Phil Collins: Drum
Ringo Starr: Drum
Ray Cooper: Percussion
Mark King: Bass
Elton John: Piano
Jool Holland: Piano
Sabato 20 Febbraio 2016
Aggiunte due buove date in Giappone al
Tour 2016
Expectingrain.com ha pubblicato oggi la
notizia che le sottoelencate due nuove date sono state aggiunte al
tratto giapponese del Tour 2016. Le due date (insieme a quella del 13
Aprile ad Osaka) non sono ancora state confermate dal sito dell'artista.
21 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura
Orchard Hall, Shibuya
22 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
Per il momento la date del Tour 2016 dovrebbero essere queste:
04 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
05 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
06 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
09 Aprile 2016 - Miyagi, Japan - Tokyo Electron Hall Miyagi
11 Aprile 2016 - Osaka, Japan - Festival Hall
12 Aprile 2016 - Osaka, Japan - Festival Hall
13 Aprile 2016 - Osaka, Japan - Festival Hall (not
yet confirmed)
15 Aprile 2016 - Nagoya, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
18 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
19 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
21 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard
Hall, Shibuya (not yet confirmed)
22 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard
Hall, Shibuya (not yet confirmed)
25 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
26 Aprile 2016 - Tokyo, Japan - Bunkamura Orchard Hall, Shibuya
28 Aprile 2016 - Yokohama, Japan - Pacifico
"I Still Do" è il titolo del nuovo
album di Eric Clapton
La probabile copertina del nuovo album
Eric Clapton ha annunciato per il 20
Maggio l’uscita del suo ventitreesimo album intitolato "I Still Do",
prevista per le prossime settimane. Il celebre chitarrista, ex-The
Roosters, ex-The Yardbirds, ex-Casey Jones and The Engineers, ex-The
Glandes, ex-John Mayall & the Bluesbreakers (per il cosidetto Beano
Album), ex-The Powerhouse (con John Paul Jones, Steve Winwood e Jack
Bruce), ex-Cream, ex-Blind Faith, ex-Delaney & Bonnie & Friends,
ex-Derek and the Dominos, ha collaborato nella realizzazione dell’album
con Glyn Johns, già fonico e produttore di Beatles, Rolling Stones,
Eagles e Led Zeppelin non ché dello stesso Clapton ai tempi di
“Slowhand” (1977).
Tracklist:
01. “Alabama Woman Blues”
02. “Can’t Let You Do It”
03. “I Will Be There”
04. “Spiral”
05. “Catch the Blues”
06. “Cypress Grove”
07. “Little Man, You’ve Had a Busy Day”
08. “Stones in My Passway”
09. “I Dreamed I Saw St. Augustine”
10. “I’ll Be Alright”
11. “Somebody’s Knockin'”
12. “I’ll Be Seeing You”
MUSICISTI:
Eric Clapton: Guitars, Tambourine & Vocals
Henry Spinetti: Drums & Percussion
Dave Bronze: Double Bass & Electric Bass
Andy Fairweather Low: Electric & Acoustic Guitar, Backing Vocals
Paul Carrack: Hammond Organ & Backing Vocals
Chris Stainton: Keyboards
Simon Climie: Keyboards, Electric & Acoustic Guitar
Dirk Powell – Accordion, Mandolin & Backing Vocals
Walt Richmond – Keyboards
Ethan Johns – Percussion
Michelle John – Background Vocals
Sharon White – Background Vocals
Angelo Mysterioso - Acoustic Guitar & Vocals on “I Will Be There”
Venerdi 19 Febbraio 2016
Talkin'
9767 - mauriziolongo
Ciao !
tra le cover di Not Dark Yet mi permetto di citare anche quella della
cantante jazz inglese Barb Jungr, la adoro, l'ho citata ancora in
passato tra le mie cover preferite :
non mi dispiace neanche quella di De Gregori in italiano, anche se in
lingua originale ha tutto un'altro spessore.
Buona versione ma l'ho
trovata non emozionante, a dire il vero ho scandagliato Yoputube per
vedere se trovavo una versione all'altezza di quella di Bob ma purtroppo
niente da fare, la migliore è sempre l'originale, ricca di un pathos
strano e profondamente sincero e vissuto. Comunque grazie per la
segnalazione caro Maurizio, alla prossima, live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Giovedi 18 Febbraio 2016
Talkin'
9766 - emmeerre23
Grazie per la risposta,
io personalmente non amo le cover. O quantomeno, non amo i dischi interi
di cover. La differenza tra interprete e cantautore c’è, Dylan è un
cantautore e mi dispiace che si ritrovi a fare due dischi di cover
consecutivi. Parlando in senso stretto delle cover, per esempio, ho
apprezzato - con i difetti per carità, ma non c’è arte senza difetto -
quelle di De Gregori. Posso comprendere, nonostante Shadows in the night
non mi abbia emozionato (se non in un paio di episodi), l’atto d’amore
verso Sinatra. Comprendo meno l’idea di indirizzarsi ancora sul
territorio di cover. Poi, dici bene: Dylan è arrivato ad un punto in cui
può anche permettersi di cantare le canzoni dei cartoni animati. Però
noi siamo esterni e in quanto fruitori di un prodotto, è giusto che ci
esprimiamo. Dylan magari sarà in un periodo poco creativo, è umano.
Succede a tutti gli artisti. La mia domanda è: quando non si ha niente
da dire perché non limitarsi a restare in silenzio piuttosto che dirla
tanto per dirla? Ciò non toglie che l’amore per Bob mi porterà ad
ascoltare attentamente tutte le canzoni che proporrà e che magari
apprezzerò pure. A lasciarmi perplesso è solo la scelta. Mac.
Il problema è che
Dylan, pur potendo scegliere e decidere cosa incidere, ha alle spalle un
apparato molto costoso da mantenere, pensa solo ai compensi annuali di
Tony, Charlie, Stu, Donnie e George. Poi c'è tutto un altro esercito di
persone iscritte sul libro paga per tutto l'anno, i suoi collaboratori,
le guardie del corpo, il personale di servizio delle sue diverse
abitazioni, il personale tecnico che lo segue in tour che è sempre
quello, quindi stipendiato tutto l'anno per essere sempre a
disposizione, poi chissà quante cose che non sappiamo ma che vanno a
gravare sulla colonna delle uscite del libro mastro di Bob. Quindi,
teoricamente non potrebbe permettersi di stare fermo in panciolle, e
siccome lui continuerà ad andare in tour finchè non stramazzerà su un
palco, dovrà sempre fare in modo che la colonna delle entrate sia sempre
più pingue di quella delle uscite. Credo che prima di pubblicare un
disco sia Sony che lo Staff di Dylan facciano delle ricerche di mercato
per vedere quale potrebbe essere il tipo di album da realizzare. Tieni
presente che in America c'è l'associazione dei pensionati che conta la
bellezza di 60.000.000 di iscritti, persone che sono diventate grandi a
pane e Frank Sinatra, quindi Shadows in the night, anche se ha deluso la
maggior parte dei die-hard fans, è andato ad occupare una buona fetta di
mercato vergine. Sappiamo che prima di pubblicare il disco Dylan ha
concesso l'intervista esclusiva alla rivista dell'Associazione dei
pensionati, che Sony ha regalato un certo numero di copie agli stessi
forse per generare un passaparola che avrebbe potuto dare i suoi grassi
frutti. Sappiamo anche che c'è una fetta di popolazione che ha l'età di
Bob o perlomeno da quelle parti, ed un disco di evergreen potrebbe avere
la sua buona parte di mercato. Oggi Dylan è questo è così va accettato,
ma non può più fornire le prestazioni di 50 anni fa, lo dice lui stesso
all'inizio dei suoi spettacoli da molto tempo, Things Have Changed.
Nessuno dimentica il Dylan dei tempi migliori, anzi, quelli come me di
una certa età lo tengono stretto nel loro cuore, è come un tatuaggio
indelebile, mentre c'è tutta un'altra categoria di persone che si sta
avvicinando a Dylan proprio grazie a queste ultime diversificazioni
rivolte a cose più commerciali. Questo non toglie niente al valore di
Dylan, saremmo stupidi noi se ci illudessimo che lui possa essere eterno
ed inalterabile! La Lotus 25 di Jim Clark era una macchina meravigliosa
ed imbattibile, ma oggi, da una F1 moderna prenderebbe almeno dieci
doppiaggi ogni Gran Premio. Restiamo sempre fiduciosi, anche a me non ha
entusiasmato Shadows e nemmeno lo show attuale, ma stare vicino a Bob è
sempre un'emozione, anche se le cover sinatriane disseminate nel
live-act erano un pò troppe. Live long and prosper, Mr.Tambourine,
:o)
LE GRANDI COVER: The Times They Are
A-Changin' - Don Henley
Mercoledi
17 Febbraio 2016
"The
Basement Tapes Complete" vince il Grammy Awards
E' appena stata diffusa la notizia che
l'album "The Basement Tapes Complete: The Bootleg Series Vol. 11" di Bob
Dylan & The Band ha vinto il Grammy Awards per la categoria "Best
Historical Album". Restiamo in attesa di ulteriori notizie.
Cosa ne pensi della scelta di fare un
altro album di cover? Mac.
Ciao Mac,
quando uscì Shadows in the night ricordo che Daniel Lanois dichiarò in
un’intervista che Dylan aveva registrato e gli aveva fatto ascoltare
oltre 20 canzoni del repertorio di Frank Sinatra e ventilò la futura
idea di un seguito di Shadows.
Ora io non credo che un altro disco fotocopia di Shadows sarebbe una
buona idea, penso piuttosto che questa volta l’album potrebbe essere la
rivisitazione di vecchi brani standard o evergreen americani, cito a
caso brani come Stormy weather, Georgia on my mind, Blue moon , Over the
rainbow , I love Paris, Smoke gets in your eyes, Summertime, When a man
loves a woman, Mack The Knife, Magic Moments , Raindrops Keep Falling on
My Head etc...etc....!
Fermo restando il principio che Dylan può permettersi di fare qualunque
cosa è difficile pensare che affronti il rischio di un flop pubblicando
quello che sarebbe un doppione dell'album precedente. Ma questa è solo
la mia opinione, come tu mi hai chiesto. Probabilmente questa volta
Dylan spulcerà nella sua memoria di adolescente per ricordare quelle che
erano le canzoni che hanno toccato il suo cuore. Non ci resta che stare
pazientemente ad aspettare. Live long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan è in studio per il nuovo
album
clicca qui
Bob Dylan al lavoro su un nuovo album
di cover di vecchi standard
clicca qui
Martedi 16 Febbraio 2016
Dylan sta registrando un nuovo album
Dopo Shadows in the Night, Billboard ha
annunciato che Bob Dylan è di nuovo nello Studio B della Capitol Records
a Los Angeles. Lo ha detto Al Schmitt, sound engineer del precedente
album, che ha anche precisato che si tratta di un disco di cover di
brani standard.
Dylan sta producendo il disco sotto il nickname di Jack Frost. «Il suo
umore in studio è ottimo,» dice Schmitt, «Ci stiamo divertendo. Andiamo
molto d’accordo».
Al Schmitt, che ha lavorato anche al precedente Shadows in the Night, ha
collaborato anche con Ray Charles, Paul McCartney e Quincy Jones, e in
più di 60 anni di carriera, ha vinto 23 Grammy Awards.
Billboard riporta che ancora non è chiaro se si tratti di un nuovo
lavoro ancora dedicato a Frank Sinatra come il precedente o se si tratta
di brani di altri musicisti.
Al Schmitt, ingegnere del suono, ha dichiarato: «Dylan è grandioso. Il
suo atteggiamento in studio è fantastico. Stiamo passando dei bei
momenti assieme. Siamo come due vecchie scarpe che si sono ritrovate.
Bob è straordinariamente intelligente e attento a quello che accade in
ogni momento».
Shadows are falling and I've been here
all day
It's too hot to sleep time is running away
Feel like my soul has turned into steel
I've still got the scars that the sun didn't heal
There's not even room enough to be anywhere
It's not dark yet, but it's getting there
Well my sense of humanity has gone down the drain
Behind every beautiful thing there's been some kind of pain
She wrote me a letter and she wrote it so kind
She put down in writing what was in her mind
I just don't see why I should even care
It's not dark yet, but it's getting there
Well, I've been to London and I've been to gay Paree
I've followed the river and I got to the sea
I've been down on the bottom of a world full of lies
I ain't looking for nothing in anyone's eyes
Sometimes my burden seems more than I can bear
It's not dark yet, but it's getting there
I was born here and I'll die here against my will
I know it looks like I'm movin', but I'm standing still
Every nerve in my body is so vacant and numb
I can't even remember what it was I came here to get away from
Don't even hear a murmur of a prayer
It's not dark yet, but it's getting there.
NON ANCORA BUIO
parole e musica Bob Dylan
traduzione di Leonardo Mazzei
Le ombre stanno calando e sono stato qui tutto il giorno
fa troppo caldo per dormire e il tempo corre via
mi sento come se la mia anima fosse diventata d'acciaio
ho ancora delle cicatrici che il sole non ha guarito
non c'e' neanche abbastanza spazio per essere da qualche parte
non e' ancora buio, ma lo sarà presto
Il mio senso di umanità è andato giù nello scarico
dietro ogni cosa bella c'e' stato un qualche tipo di dolore
lei mi ha scritto una lettera e la ha scritta con tale dolcezza
ha messo sulla carta quello che aveva in mente
non vedo proprio perché avrei dovuto preoccuparmene
non e' ancora buio, ma lo sarà presto
Sono stato a Londra e sono stato nella vivace Parigi
ho seguito il fiume e sono arrivato al mare
sono stato nel fondo di un mondo pieno di menzogne
e non ho cercato niente negli occhi di nessuno
a volte il mio fardello sembra più pesante di quanto possa sopportare
non e' ancora buio, ma lo sarà presto
Sono nato qui e qui morirò, contro il mio volere
so che sembra che mi stia muovendo ma sono sempre fermo
ogni nervo del mio corpo e' così nudo e intorpidito
non riesco neanche a ricordare da cosa scappavo quando sono venuto qui
non si sente neanche il mormorio di una preghiera
non e' ancora buio, ma lo sarà presto.
Il testo
della canzone è narrativamente lineare, rispetto agli abituali standard
lirici di Dylan, e il brano viene cantato dal punto di vista di un uomo
vissuto e stanco, parzialmente rassegnato alla morte inevitabile che
prima o poi arriverà anche per lui. La canzone compare anche nell'album
The Passion of the Christ: Songs Inspired By e nella colonna sonora di
Wonder Boys, oltre che nel documentario Why We Fight. È stata
reinterpretata da Robyn Hitchcock nell'album di cover Robyn Signs, da
Eric Clapton durante il tour del 2009 tra Regno Unito ed Irlanda e da
Jimmy LaFave nell'album Cimarron Manifesto.
La canzone è stata oggetto di analisi letteraria da parte del professor
Christopher Ricks che fece notare l'influenza del poeta John Keats sullo
stile di scrittura di Dylan. Nel suo libro Dylan's Visions of Sin,
Ricks, professore di lettere alla Boston University, tratteggia dei
parallelismi tra Not Dark Yet e il poema di Keats Ode a un usignolo.
Personnel:
Bob Dylan (Voice, electric guitar)
Bucky Baxter (pedal-steel guitar)
Larry Campbell (guitar)
Tony Garnier (bass)
David Kemper (drums)
musicisti aggiuntivi in studio per questo brano:
Robert Britt – chitarra acustica Martin
Brian Blade – batteria
Jim Dickinson – tastiera, pianoforte elettrico Wurlitzer,
Jim Keltner – batteria
Il 5 marzo 2016 partirà dall’Atlantico
Live di Roma “L’Amore e il furto Tour 2016” di Francesco De Gregori, che
incontrerà i suoi fan nei principali club e teatri italiani presentando
dal vivo, oltre ai suoi più grandi successi, alcuni dei pezzi estratti
dall’ultimo album intitolato “De Gregori canta Bob Dylan – Amore e
furto”.
05 marzo Atlantico Live di Roma
08 marzo Teatro Augusteo di Napoli
09 marzo Teatro Team di Bari
11 marzo Teatro Metropolitan di Catania
12 marzo Teatro Golden di Palermo
15 marzo Teatro Colosseo di Torino
17 marzo Obihall di Firenze
19 marzo Teatro Carlo Felice di Genova
20 marzo eatro Regio di Parma
23 marzo Alcatraz di Milano
01 aprile Teatro Europauditorium di Bologna
02 aprile Teatro Verdi di Montecatini
05 aprile Teatro di Varese
06 aprile Teatro Pala Banco di Brescia
08 aprile Nuovo Teatro Carisport di Cesena
09 aprile Teatro La Fenice di Senigallia
11 aprile Teatro Creberg di Bergamo
14 aprile Gran Teatro Geox di Padova
15 aprile Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana
16 aprile Teatro Goldoni di Livorno
I biglietti sono disponibili sul sito di TicketOne e nei punti vendita
abituali.
Sabato 13 Febbraio 2016
DUQUESNE WHISTLE
Part 2
Duquesne Whistle ci prepara per la
carneficina che sta per venire con la sua scherzosa metafora servendosi
di messaggi carichi di sfida personale. Nel blues, i treni simboleggiano
la potenza sessuale, che di per sé possono anche rappresentare la sfida
contro l'ordine sociale prevalente. Da “I’m A Man” di Muddy Waters a
“It’s A Man’s Man’s World” di James Brown, i cantanti blues si sono
lasciati andare a vanti di senso sessuale, così come molti artisti rap
fanno oggi. Questa celebrazione del corpo in questo stile musicale è
come una sorta di ribellione inconscia contro i valori cristiani
puritani, un modo col quale le persone culturalmente oppresse possono
esprimere il loro orgoglio di se stessi in modo che la dichiarazione di
libertà sessuale diventa una dichiarazione della libertà stessa, il
rifiuto di accettare il collegamento tra sesso e la vergogna che era
ancora dominante nella prima metà del XX secolo, quando il blues era al
suo apice. Più tardi, la trasformazione del blues nel rock and roll ha
fatto molto per accellerare la rivoluzione sessuale della seconda metà
del secolo, ed i secoli di vergogna religiosa per il sesso sono stati
spazzati via e il corpo materialistico è stato celebrato, sia attraverso
l’Elvis ultra macho, i primi Beatles con i loro urletti “ooooh” che
simulavano l’orgasmo femminile, dei Rolling Stones che si pavoneggiavano
con testi sessualmente ambigui, o la straordinaria rappresentazione di
Jimi Hendrix, con la chitarra brandita come un organo sessuale per
prendere tutta l’energia del cosmo! ... “Scusatemi mentre io bacio il
cielo" .... Così, la rivoluzione sessuale fu inevitabilmente seguita da
una rivoluzione di stili di vita e delle opinioni politiche e sociali
mondiali. Proprio nel centro di tutto questo c’è stato lo stesso Bob
Dylan, le cui canzoni sono sempre state permeate dalla filosofia e dalle
immagini del blues. Tuttavia, è importante ricordare che anche nella
cultura americana nera in sé, il blues non è mai stato “rispettabile”'.
Fu etichettato, in gran parte da neri stessi, come “la musica del
diavolo”. La grande massa dei neri americani erano frequentatori delle
chiese con grande timor di Dio, dalle quali proveniva la ricca
tradizione della musica gospel, che, nonostante la sua evidente
cristiana espressione lirica, aveva molto in comune con il blues in
termini armonici musicali. Molti cantanti blues in realtà si alternano
tra il blues e la musica “spiritual”. Questa tensione tra la musica del
Signore e la musica del Diavolo è anche ciò che eccita molto del primo
rock and roll. L'espressione sessuale estrema nella musica di Little
Richard e Jerry Lee Lewis è stata resa ancora più potente dal doppio
senso nella loro musica, Whole Lotta Shakin' Goin' On era in qualche
modo vergognoso. Questa tensione è stato anche espressa molto
potentemente in gran parte della musica country dei primi anni ‘50. La
musica di cantanti country di "poveri bianchi" di povere origini come
Hank Williams e Johnny Cash, profondamente intrise dallo spirito del
blues, ma nelle loro canzoni la tensione sessuale/religiosa era ancora
più pronunciata.
In "(I Heard That) Lonesome Whistle" di Hank Williams (registrata da
Dylan durante le sessioni per The Freewheelin' e poi eseguito da lui nel
1990), il narratore si siede nella sua cella ascoltando il fischio del
treno che viene da di fuori, godendo nel suo senso di vergogna. Come in
"Folsom Prison Blues" di Cash , l'impostazione stessa della prigione
funziona come una sorta di metafora della repressione sessuale ed
emotiva loro imposta dalla religione convenzionale. Il fatto che
entrambi i cantanti siano chiaramente sinceri nelle loro credenze
religiose non a che aumentare l' intensità della loro situazione.
Sinceramente vogliono essere liberi, ma il fatto che sembrano davvero a
credere che in realtà meritano il loro destino rende solo le canzoni più
dolorosamente strazianti.
All'inizio di ogni verso, il narratore ci implora di ascoltare il
"Fischio del 'Duquesne". Il nome Duquesne (si pronuncia "doo-Cain") si
riferisce alla città di Fort Duquesne in Pennsylvania,
il Forte Francese di Duquesne
ma la canzone fa un riferimento diretto
alla linea ferroviaria Duquesne, che attraversava cuore industriale
dell'America, da New York a Pittsburgh, dal 1930 al 1950. Carbondale,
che viene indicato anche nel primo verso, è un'altra città industriale
in Pennsylvania. La ragione principale per l'utilizzo di questi nomi
sembra essere quello di trasmettere l'idea che il treno nella canzone,
come il narratore, e' di una certa epoca. Come Dylan canta alla fine del
primo verso ... "Suona come se fosse la sua corsa finale" ... Alla fine
del secondo verso il fischio del treno è ... "Fischia come se fosse
l'ultima volta" ... Più tardi, in modo più esplicito, il fischio "Soffia
come se mi stesse uccidendo"... A un certo livello, il treno è una
metafora per prodezze sessuali del narratore. Egli è un uomo anziano, e
questo può essere la suo scappatella finale, ma non è sicuro di riuscire
a fare il botto, come si potrebbe dire. Eppure Dylan trasforma tutto
questo che sta intorno identificando anche il fischio del treno come se
fosse la sua giovane amante femminile. Nella seconda strofa, il fischio
del treno è ... "Soffia come non ha mai soffiato prima"... e così ora
diventa esplicitamente femminile. Appare alla sua "porta della camera"
ansimante e piena di lussuria: ... luce blu lampeggiante, luce rossa
incandescente ... Utilizzando una tecnica particolarmente "'Dylanesque"
(a sua volta suggerito dall'ambiguità dei modelli di riferimento in
molte vecchie canzoni blues) Dylan cambia il suo modo di riferirsi
(attraverso l' uso dei pronomi personali) passando da 'lei' a 'voi'. Ora
si rivolge allla suo amante direttamente, identificandola con chiarezza
come la fonte del suo ringiovanimento sessuale: ... "Sei l'unica cosa
viva che mi fa andare avanti / Sei come una bomba a orologeria nel mio
cuore" ... Il suggerimento sembra essere che l' energia sessuale della
giovane amante può essere così 'esplosivo' che potrebbe essergli fatale.
Questo è tipico del sé ironico, quasi grato del tono del racconto, che
potrebbe essere influenzato dal periodo tardo di molti brani di Leonard
Cohen come "I'm Your Man" in cui il narratore invecchiato sembra essere
chiedeere la carità alle giovani donne per i loro favori, in un modo che
è piuttosto ironicamente seducente. La combinazione di voce e musica qui
sottolinea questo perfettamente, con voce deliberatamente rotta e roca,
la voce "datata" di Dylan, in contrasto contro il briosi "Jitterbug"
ritmi di danza la band sta suonando.
In "Spirit On The Water" (Modern Times) Dylan aveva deliberatamente
preso in giro il suo pubblico con le linee .. "Pensi che io sia oltre la
collina, si pensi che io abbia passato la mia primavera / Fammi vedere
cosa sai fare / Possiamo avere un buon tempo saltellante... Si tratta di
una linea che trae spesso applausi dalla folla ai concerti di Dylan, che
consente loro di riconoscere che, nonostante l'avanzare degli anni,
Dylan è ancora funzionante come un artista molto creativo e stimolante.
Qui, come un modo di introdurci al mondo di Tempest, si espande questo
concetto in una canzone intera. L'album contiene molti riferimenti alla
morte, ma il suo canto introduttivo solleva allegramente il dito medio
alla morte. Co-scritto con l'ex paroliere dei Grateful Dead (come la
maggior parte del materiale di "Together Through Life") Duquesne Whistle
visualizza la precisione lirica e la destrezza di molte delle canzoni
dell'album precedente, ma aggiunge una leggerezza di tocco che è
sapientemente ingannevole. Dylan ci porta fuori strada con attenzione in
questo modo. Infatti canzoni dell'album lo vedranno successivamente
scendere nella sempre maggiore oscurità, mostrando una sorta di E.A.Poe
come gusto nel farlo. Qui Dylan lancia una bomba a orologeria a noi, che
è pronta ad esplodere. Senza mezzi termini, dichiara che, nonostante i
suoi anni ormai avanzati, questo artista è ancora freddamente
motivato, articolato e spesso molto velenoso.
" Duquesne Whistle: Il nuovo video da
“Tempest” ed i riferimenti sessuali
Dopo averla ascoltata, la prima cosa che uno si chiede è, “Perchè una
canzone chiamata ”Duquesne Whistle”? Che vuol dire Bob, perchè dovrei
ascoltare il fischio di Duquesne? Forse la spiegazione sta nel fatto che
(molto probabilmente) la canzone è giocata tutta sui doppi sensi, una
metafora sessuale che ha il sapore delle ultime cartucce da sparare.
Il famoso "Duquesne Whistle” era il fischio della sirena che chiamava
gli operai all’entrata al lavoro, posta forse in cima ad una delle
gigantesche ciminiere del più grande altoforno del mondo, il cosiddetto
"Dorothy Six," che si trova a Duquesne, PA, e visto, nella fantasia
popolare, (almeno in senso freudiano), come un simbolico fallo
gigantesco.
The old Duquesne's "Dorothy Six,"
Il borgo di Duquesne è stato fondato nel
1789 ed è stato incorporato in Pittsburg, Pennsylvania, nel 1891. La
Duquesne Works era una acciaieria che faceva parte della Carnegie Steel
Corporation e poi parte della U.S. Steel, era il cuore e l'anima di
Duquesne durante i suoi momenti più brillanti nel 20° secolo. Duquesne
aveva il più grande altoforno del mondo, denominato "Dorothy Six". La
popolazione della città ha raggiunto il suo massimo nel 1930, per poi
diminuire con l'inizio della deindustrializzazione nel 1960. Oggi è
rimasto solo un duro paesaggio postindustriale in rovina per abbandono).
Quindi, potenzialmente, il titolo della canzone, potrebbe far
riferimento ad una cosa che una volta era un vanto ed ora si trova in
disuso, proprio come il fallo di un vecchio uomo che ricorda i suoi
tempi migliori.
" Duquesne Whistle: Il video dal nuovo album “Tempest”, inizia
abbastanza innocentemente con un giovane che cerca in tutti i modi,
anche piuttosto ingenuamente, di interessare una ragazza, in uno
scenario da film muto che diventa sempre più oscuro e violento. La
canzone è un old-time Dixieland shuffle, sembra essere riferita in un
primo momento ad un treno, ma andando avanti, a ben guardare, il testo
potrebbe potrebbe fare riferimento proprio alla ciminiera dell’altoforno
più grande del mondo.
Il testo della canzone con in rosso le frasi che potrebbero essere
interpretate in modo diverso da quello che sembrano dire.
"Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Sta soffiando come se stesse andando a spazzare via il mio mondo
Io mi fermerò a Carbondale e andrò avanti
Quel treno di Duquesne mi porterà giorno e notte
Tu dici che sono un giocatore d'azzardo, dici che sono un ruffiano, ma
non sono ne l’uno ne l’altro.
Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Suona come se fosse la corsa finale".
"Tu dici che sono un giocatore d'azzardo, dici che sono un ruffiano / Ma
non sono nessuno dei due", insiste Dylan. Infatti, il testo della
canzone può essere letto come un omaggio all’ esuberante desiderio
sessuale di un impassibile vecchio di 71 anni, un tema che mescola
accenni di morte con la lussuriosa promessa di non andar troppo per il
sottile. La voce di Dylan è poco più di una raspa o un gargarismo, ma
sotto il doloroso gracchiare, ci da dentro per sottolineare che il
“fischio di Duquesne soffia ancora”, suona come se stesse annunciando
l’ultima volta (la corsa finale).
"Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Soffia come non ha mai soffiato prima
luce blu lampeggiante, luce rossa incandescente
soffia come se lei fosse alla porta della mia camera
mi sorridi attraverso lo steccato
Proprio come hai sempre sorriso prima
Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Soffia come se lei non dovesse più soffiare"
Il verbo “soffiare” potrebbe essere uno stratagemma usato in alternativa
per mascherare il vero verbo che lui vorrebbe usare.
"Non sentite quel fischio di Duquesne che soffia
Che soffia come se il cielo dovesse saltare in aria lontano
Tu sei l'unica cosa viva che mi fa andare avanti
Sei come una bomba a orologeria nel mio cuore
Sento una dolce voce chiamare delicatamente
Deve essere la madre di nostro Signore
Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Sta soffiando come se la mia donna fosse a bordo"
Il fischio continua a soffiare, come se dovesse distruggere tutto nella
sua ultima azione, lei è il motore che lo spinge, quella che lo farà
scoppiare, ma già la voce della madre di nostro Signore lo chiama
gentilmente. Sembra essere la parabola dell’antica forza che ora sembra
diventare tristezza davanti alla constatazione che l’ora della fine si
sta avvicinando.
"Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Che soffia per mandare via la mia tristezza
Tu sei un mascalzone, so esattamente dove andare a parare
Ti guiderò io stessa alla fine del giorno
Mi sveglio ogni mattina con quella donna nel mio letto
Tutti a dirmi che mi è andata alla testa
Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia
Soffia come se stesse uccidendomi"
Sei un mascalzone, dice lei, so esattamente cosa vuoi, lascia che ti
guidi fino alla fine. Il fischio continua a soffiare, come se volesse
ucciderlo.
"Non sentite quel fischio di Duquesne che soffia?
Che soffia attraverso un altra città cattiva
Le luci della proprietà privata della mia signora riasplendono
Mi chiedo se saranno ancora intorno a me la prossima volta
Mi chiedo se questa vecchia quercia è ancora in piedi
Quella vecchia quercia, quella dove eravamo soliti arrampicarci
Ascoltatete quel fischio di Duquesne che soffia
Che soffia come se lei fosse giusta in orario"
"Ascoltate quel fischio di Duquesne che soffia / soffia come non ha mai
soffiato prima," ridacchia Dylan , prima di propinarci un'immagine sia
di virilità che di conquista sessuale. "Le luci della proprietà privata
della mia signora si accendono / mi chiedo se esse si accenderanno
intorno a me la prossima volta / Mi chiedo se questo vecchio albero di
quercia è ancora in piedi / Quella vecchia quercia che abbiamo usato per
arrampicarci (andare su di giri?)".
Indubbiamente tutta la strofa è giocata sul doppio senso, il fischio di
Duquesque sembra essere agli sgoccioli, spremuto forse per una delle
ultime volte, questa volta ce l’ho fatta a conquistare i favori della
signora (nell’originale “Lady’s Land” che potrebbe riferirsi all’organo
sessuale della donna, la proprietà privata della mia signora dice il
testo, “land” in slang può essere la proprietà privata, quindi, a buon
intenditor poche parole). Lui si chiede se ci sarà un’altra volta, si
chiede se la vecchia quercia ce la farà ancora. Questa volta è andata,
ma la prossima? Il senso sessuale sembra più che chiaro.
Il videoclip continua mostrando il giovane romantico picchiato a sangue
e gettato in una strada, mentre un impassibile Dylan, con in testa il
suo immancabile cappello, alla testa di una specie di gang urbana, lo
scavalca con indifferenza senza nemmeno guardarlo. "Mi sveglio ogni
mattina con quella donna nel mio letto / Tutti mi dicono che mi è andata
alla testa." Ci si aspetta quasi di vedere la scena finale del film di
Hitchcock “Intrigo internazionale”, quando il treno sta per entrare nel
tunnel, metafora della penetrazione finale. Dylan è passato da "Blowin'
in the wind" a " Duquesne Whistle". Pensandoci bene, la pioggia non è
l'unica cosa dura che cadrà.
Naturalmente tutto questo potrebbe essere solo una bizzarra ipotesi
interpretativa della canzone, mentre il significato del testo potrebbe
anche essere totalmente diverso. Comunque, giusta o sbagliata, questa è
l'ipotesi che sembra andare per la maggiore al momento in America.
Venerdi 12 Febbraio 2016
DUQUESNE WHISTLE
Part 1
"Sei l'unica cosa viva che mi fa andare avanti
Sei come una bomba a orologeria nel mio cuore ... "
Di Chris Gregory
In “Tempest” Bob Dylan ci porta in un “viaggio di sogno” attraverso
tempeste, amarezza e rabbia. Le visioni oniriche aumentano di intensità,
come se ci introducesse ad una visione parallela di «tempi moderni» in
cui i fantasmi del passato si mescolano con i vivi. Le canzoni diventano
più amare come il “conto dei morti che aumenta”, fino a quando ci viene
mostrata una visione apocalittica di un mondo che sta annegando. Infine,
si va anche oltre la morte stessa ... Tempest rappresenta il culmine
trionfale del sistema poetico e musicale che Dylan aveva sviluppato in
“Love and Theft” e “Modern Times”, album pieni di “crooner” che
sembravano vivere in un mondo dove il tempo si era fermato, dove “il
futuro è sempre una cosa del passato”. Questo mondo è una costruzione
poetica che si estrapola delle voci del passato, in particolare si
mescolano i mondi delle grandi cantanti blues e country e dei grandi
poeti visionari. La musica che porta questa visione è radicata nel rock
and roll pre-epoca dal 1920 al 1950, ma ne è informato, come la poesia,
da una coscienza molto moderna. Citando deliberatamente le tante fonti
delle canzoni di questi album, Dylan ha dovuto affrontare molti
accusatori (come ha dovuto fare molte altre volte in passato,
soprattutto nel 1965-66 quando “andò elettrico” e nel 1979-80 quando
“andò religioso”). Alcuni critici non simpatizzanti sembrano pensare che
tale citazione da tante fonti sia il risultato di un Dylan a corto di
ispirazione così di dover plagiare il lavoro di altri. Il grido di
protesta è lo stesso di quello del ‘65 e del ’79, eppure è il modo di
Dylan di creare canzoni che si è sviluppato negli ultimi dieci anni o
forse più dando alla sua arte un'immensa ricchezza. È come se gli
spiriti di Ovidio, di Blake, di Shakespeare, di Muddy Waters, di Robert
Johnson, di Hank Williams e Johnny Cash (e molti, molti altri) in realtà
vivessero ancora in queste canzoni. Sono canzoni che in qualche modo
“contengono” ed “incarnano” tutto il lavoro del passato che si celebra,
ma che si combinano in un quadro tipicamente postmoderno. Proprio come
le canzoni di Dylan che “riflettono prima la politica e poi la coscienza
psichica degli inizi degli anni ‘60' e poi alla “coscienza dei media”
del villaggio globale, per i quali il suo lavoro contemporaneo riflette
un mondo in cui la coscienza non è più rappresentata dal “movimento
giovanile”, ma è diventata fratturata, disparata, come se stessimo
ascoltando milioni di voci che gridano a noi tutte insieme. Questa
coscienza è rappresentata sempre più chiaramente nello “universo
digitale” in cui viviamo, un mondo nel quale i prodotti del presente e
del passato si mescolano in un flusso senza soluzione di continuità. La
musica più popolare è diventata in gran parte irrilevante, una sorta di
insensata, mai più ripetibile Muzak. Così Dylan, al fine di rimanere
contemporaneo e non una mera reliquia del passato, ha reinventato la sua
arte da aggiungere al passato, abbracciando la musica del passato, al
fine di fare musica che esprime il vero spirito del mondo di oggi.
La
linea di Duquesne era un servizio ferroviario tra Pittsburgh e New York
City. Assorbita dalla Amtrak nel 1971 e cambiato nome, ora è una sorta
di linea di fantasma, così quando Dylan canta "ascoltate quel fischio
del Duquesne whistle lontano" ci sta chiedendo di ascoltare un treno in
movimento attraverso il passato americano.
Il tempo-guida della canzone rende chiaro, tuttavia, che il treno
fantasma è ancora operativo e funzionante a pieno ritmo nel mondo di
Dylan, dove il passato e il presente sono mescolati, può ancora arrivare
dove si sta andando, o portare la vostra signora in città.
Si avvicina lentamente, da una certa distanza, nell’ apertura
strumentale della canzone, poi improvvisamente è proprio sopra di voi
come un calcio dato da un accordo in stile hard rock con un impulso
insistente.
Duquesne Whistle comincia con un piccolo e affascinante abbozzo di
brano, 40 secondi delicati e sbarazzini di una ragtime mini-ouverture
del 1920 interpretata da Dylan, Charlie Sexton alla chitarra elettrica,
con il contrappunto di chitarra acustica di Stu Kimball. La melodia è
piuttosto suggestiva, derivata dalla famosa ballata di Tom Paxton.
L'ultima cosa, a sua volta derivata dal tradizionale timing di
Liverpool, che il giovane Dylan aveva sentito dai Clancy Brothers,
cantatoto e trasformato in suo addio. I narratori di queste odi
malinconiche di impotenza possono solo annegare nella birra, come se
dovessero partire per qualche spiaggia lontana lasciandosi alle spalle i
loro cari. E qui i musicisti suonano come se fossero lontani, bloccati
nel tempo e nello spazio. Passato e presente sono conrtrapposti
crudamente, come lo saranno in tutto l'album, come improvvisamente la
batteria amplificata ed il basso esplodono in una azione ed un ritmo
altalendosi fra furiosi calci, come se un treno espresso avesse appena
arrotondato un angolo acuto lanciato in piena corsa verso di noi. Nel
frattempo, gli strimpellatori di country blues, seduti accanto al
binario del treno nelle loro tute, vengono soffocati. E ... ecco che
vedono! Ecco il vecchio zio Bob, con la divisa del conduttore, tenendo
il suo fischietto alzato, con un sorriso lascivo ed un luccichio
particolare negli occhi, suonando come Louis Armstrong, ci invita in un
mondo di tempeste, di lussuria, avidità, vendetta ed omicidio che si
concluderà nel cataclisma. Come nel caso di Modern Times e Love and
Theft le canzoni sembrano esistere in un suond di tipo Americana mitico
del passato, una sorta di nave in balia degli uragani martoriata su
tutti i lati. Ma mentre la maggior parte delle canzoni di quegli album
erano ottimiste, come Summer Days o Thunder On The Mountain, o
malinconicamente riflessive come Sugar Baby o When The Deal Goes Down,
qui siamo in un territorio più scuro. Un importante “tempesta” si sta
preparando. E Dylan si trova nell'occhio del ciclone, trasformato in un
diverso tipo di “direttore d'orchestra”. Come Prospero (il personaggio
protagonista de “La tempesta” di William Shakespeare), tesse e manipola
la magia che lo circonda. E’ di queste cose che sono fatti i sogni. ...
Ma in questo momento, c'è un treno in corsa verso di noi, e noi siamo
invitati a saltare a bordo. Il treno è una presenza simbolica che è al
centro della mitologia Americana. E' stata la posa delle linee
ferroviarie che ha reso possibile la conquista del West, e quindi la
realizzazione degli Stati Uniti. Eppure, nell'America moderna,
l'importanza dei treni è molto diminuita. Nella seconda metà del XX
secolo, sono stati sostituiti dalle strade che sono diventate le
principali viatiche per il trasporto di merci e di persone. Così i treni
ora tendono ad evocare la nostalgia degli e negli anziani americani, nei
quali si trovanono ancora le immagini e l’architettura musicale
nell'opera dylaniana del 20° secolo. Il treno è, naturalmente, una delle
principali immagini metaforiche dell'immaginario del blues. Per i neri
del sud rappresentava sia la libertà che la fuga, ed i treni sono
presenti in innumerevoli canzoni blues. ... “Quando soffia il fischietto
devo andare, oh mamma non si sa” ... inizia il ritornello di “Freight
Train Blues”, uno dei blues classici più registrati di tutti i tempi ,
originariamente scritto da John Lair nel 1935 e coverizzato da Bob Dylan
nel suo album di debutto nel 1962. La versione di Dylan, come molti dei
suoi antecedenti, incorpora il ritmo del treno per la performance
musicale. Il ritmo è veloce e il cantato maniacale, ed entrambi sono
così esagerati come la natura che, come in un gioco, quasi che
disapprovasse la canzone stessa, la cui voce narrante è “nata su un
binario ferroviario”... il grido del macchinista è stata la loro ninna
nanna ... Qui il treno rappresenta la determinazione dell’ alto spirito
del suo narratore che non deve essere trattenuta o rallentata. Parlando
di questo tipo di sentimenti, nei suoi iconici Folsom Prison Blues
(1955) “torturati” (e molto probabilmente condannati) il crooner Johnny
Cash si siede nella sua cella, ascoltando i treni che passano,
immaginando che ... c'è gente ricca che sta mangiando in una fastosa
carrozza ristorante, altri probabilmente stanno bevendo caffè e fumando
grossi sigari.
La stazione di Carbondale
Per il detenuto, naturalmente, non ci
sarà scampo. I treni (con le loro forme innegabilmente falliche) possono
anche funzionare come metafore sessuali di vario genere. Nella versione
epocale di Elvis Presley di Mystery Train composta da Junior Parker nel
1955 la voce ansimante del cantante imita un treno ed allo stesso tempo
trasmette un desiderio sessuale dilagante. Il sesso tuttavia (come i
treni), può naturalmente essere lento e costante così come veloce e
sfrenato. Un confronto tra le versioni precedenti e successive della
maestosa “It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry” di Dylan
illustra bene questa similitudine concettuale. Le versioni precedenti
(disponibile sulla epica nuova Bootleg Series “The Cutting Edge”)
utilizza uno standard di “ritmo di treno veloce”, mentre la versione
registrata rallenta il ritmo, rendendo più estese ed evidenti le
immagini sessuali della canzone, come ... … If I don’t make it, you know
my baby will… (se non lo faccio io lo farà il mio “bambino” e …Don’t my
gal look fine when she’s coming after me… (La mia ragazza non sarà bella
da vedere quando sarà venuta dopo di me) ... sia più sottile e più
sensuale. Mentre Elvis infila senza ritegno, Bob da tempo alla ragazza
di adattarsi. ... Voglio essere il tuo amante / io non voglio essere il
tuo padrone... canta. I treni funzionano bene come metafore sessuali,
soprattutto in poesia musicale. È possibile accelerarli, rallentarli, è
possibile rendere l’idea delle vibrazioni e agitare o balbettare una
battuta d'arresto, soffiando fischi ...
Che Dylan ami le immagini del blues è la sua ambiguità senza fine, il
modo in cui il suo simbolismo può essere girato e rigirato. In un altro
filone della tradizione blues, i treni funzionano come metafore
religiose; come nel traditional “This Train Is Bound for Glory”
(memorabile la registrazione di Sister Rosetta Tharpe nel 1935 e
successivamente adattata in una forma più laica da Woody Guthrie), nel
quale i passeggeri del treno sono tutte persone buone che stanno andando
in paradiso; o il classico gospel di Curtis Mayfield “People Get Ready”,
registrato con il suo gruppo The Impressions nel 1965 (e coverizzato più
volte da Dylan) sviluppa questa metafora ulteriormente, portando il
santo treno in un viaggio di liberazione che simboleggia la lotta dei
neri e delle altre minoranze oppresse per libertà e l’uguaglianza. In
netto contrasto, nell’arrabbiato e confuso gospel di Dylan “Slow Train”
del 1979, lo “Slow Train Coming” sembra rappresentare l'inevitabilità
dell’arrivo di Armageddon e del terribile giudizio di Dio per i malvagi.
E' significativo che, in una recente intervista alla rivista Rolling
Stone, Dylan affermi che pensava con “Tempest” di fare un album più
religioso. “Volevo fare qualcosa di più religioso. Solo che non avevo
abbastanza canzoni di quel tipo. Quello che volevo fare all’inizio erano
in particolare dei canti religiosi, ma ci vuole molta concentrazione per
tirar fuori 10 volte una canzone con lo stesso argomento". Come fa
spesso nelle sue interviste, Dylan sicuramente ci mette in testa dei
nuovi dubbi. In effetti, i conflitti interiori nelle canzoni di
“Tempest” spesso raffigurano conflitti spirituali, come i vari “crooner”
che cantano le canzoni parlino della natura della felicità e della
disperazione, dell’amore e dell’odio, della crudeltà e del destino. Ma
non ci sono treni diretti verso la gloria in “Tempest”, sembra che ci
sia un Dio che si cela dietro queste canzoni, ma questo è una divinità
che è distante dagli uomini, irriconoscibile e anche terrificante. Un
beffardo e vendicativo Geova. Questi non sono canti di fede, ma canti di
un tumulto interiore che non si spreca in leziosismi spirituali, ma che
parla di prezzi pagati col sangue. Sono canzoni che affrontano
chiaramente il tema della morte. Eppure, nonostante i loro riferimenti
"religiosi", queste canzoni non lo sono affatto.
continua.........
Giovedi 11 Febbraio 2016
Le grandi cover: Love minus zero no limit
- Eric Clapton
Mercoledi
10 Febbraio 2016
Talkin'
9763 - al.mas
Ciao,
ho trovato su Youtube questa canzone attribuita a Bob Dylan della quale non avevo
mai sentito parlare. Mi sai dire qualcosa di più preciso?
Ciao, Alfredo Masciadri
versione
Bob Dylan
versione dei Byrds
Friday
7Am waking up in the morning
gotta be fresh
gotta goin’ downstairs
gotta have my bowl
gotta have cereal
seein’ everything
time is goin’
tickin’ on and on
everybody’s rushin’
gotta’ get down to the bus stop
gotta catch my bus i see my friends
sittin’ in the front seat
getting’ in the back seat
gotta’ make up my mind
wich seat can I take?
It’s Friday….Friday
Gotta’ get down on Friday
Everybody’ looking forward
To the week-end
partin’ partin’ yeah
partin’ partin’ yeah
fun fun fun fun
looking forward to the week-end
7:45 drivin’ on the highway
crusin’ so fast
I want time to fly
fun fun Think about fun
You know what it is
I got this
You got this
My friend by my right
Hey I got this
You got this
Now you know it
Kickin’ in the front seat
Sittin’ in the back seat
Gotta’ make up my mind
wich seat can I take?
It’s Friday….Friday
Gotta’ get down on Friday
Everybody’ looking forward
To the weekend
partin’ partin’ yeah
partin’ partin’ yeah
fun fun fun fun
looking forward to the weekend
yesterday was Thursday Thursday
Today is Friday Friday
Mmmm partin’
We we we so excited
We so excited
Gonna have a ball today
Tomorrow is Saturday
And Sunday
Come afterwords
I don’t want this weekend to end
It’s Friday….Friday
Gotta’ get down on Friday
Everybody’ looking forward
To the weekend
partin’ partin’ yeah
partin’ partin’ yeah
fun fun fun fun
looking forward to the weekend
Ciao Alfredo,
sostanzialmente si tratta di un "fake", di un falso, una specia di
scherzo insomma. Ascoltando la versione cartoon di Bob avevo avuto
l'impressione che fosse la voce di un bravo imitatore a cantare ma il
filmato dei Byrds è stato fatto molto bene e se non lo si guarda più che
attentamente può facilmente trarre in inganno. Lo dico perchè ha fregato
anche me, aiutato da un articolo altrettanto "fake" di una enciclopedia
online
http://uncyclopedia.wikia.com/wiki/Friday_(song) che ha lo scopo
proprio di prendere in giro. Mi sono così rivolto, per non sbagliare, al
Prof Alessandro Carrera il quale, giustamente, mi ha bacchettato sulle
orecchie. Quando ho letto la sua risposta (che riporto qui sotto) son
diventato verde per la vergogna, ma ormai la figura del somaro l'avevo
fatta. Certamente mi servirà di lezione per una eventuale prossima
volta.
(
Mr.Tambourine, mi
meraviglio di te! :-)
"Friday" è una canzone e video di un'adolescente americana, Rebecca
Black, che ha avuto un grande successo su youtube e ha generato
un'infinità di parodie, inclusa quella del cantante che imita Dylan e
quella dei finti Byrds sincronizzata su un loro video. C'è perfino una
parodia de "Gli ultimi giorni di Hitler" con Bruno Ganz nella parte di
Hitler che si dispera perché non riesce a capire il profondo significato
di "Friday"... Ti pare possibile che Dylan, neanche se ubriaco fradicio,
scriva versi come "sittin’ in the front seat / getting’ in the back seat
/ gotta’ make up my mind /wich seat can I take"? (Per essere chiari:
"sedile davanti, sedile di dietro, mi devo pur decidere, dov'è che mi
voglio sedere?"
Rebecca Black ha inciso un'altra canzone intitolata "It's My Moment" e
anche quella ha generato parodie dylaniane.
A presto, Alessandro.)
Perché Manny Roth, fondatore del Café Wha?
licenziò il giovane Bob Dylan?
Il Cafe Wha? è al n° 115 di MacDougal Street. Se Dave Van Ronk, a cui i
Coen si sono ispirati per il loro Llewyn Davis, era per tutti il sindaco
di MacDougal Street, rimandendo su questa strada alberata impossibile
non parlare del Cafe Wha?. Qui ebbe inizio la leggenda di Dylan.
Un angusto palco in legno e qualche sgabello appoggiato sui muri.
Intorno un bar all’americana pieno di avventori di ogni sorta: sedicenti
artisti, bohémienne, lavoratori e studenti universitari. Sul palco un
Bob Dylan imberbe che conquistò fortunosamente il primo ingaggio della
vita: accompagnare con l’armonica a bocca il proprietario del Wha nelle
sue esibizioni country e blues. Appena arrivato a New York il 24 gennaio
1961, Dylan prese il subway per il GreenwichVillage e si buttò nel Caf
Wha? in un turbinio di fiocchi di neve. Era una serata Hootenanny e il
posto era mezzo vuoto. Dylan chiese al gestore se poteva suonare qualche
pezzo di Woody Ghutrie, e lo fece. Nelle settimane seguenti Dylan
apparve occasionalmente alla coffee-house, suonando l'armonica (
sfiatavo i polmoni per un dollaro al giorno, è la frase che mise in una
delle sue prime canzoni "Talkin' New York" ) al fianco di Mark Spoelstra
e di Fred Neil , autori di "Dolphins" e "Everybody Talkin' ".
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Lo scorso ottobre, abbiamo portato
raccontato la storia di come era nato il Café Wha? - Il
punto interrogativo è parte del nome ed il locale è stato in grado di sopravvivere
per più di sei decenni nel West Village. Una parte fondamentale della
tradizione del Café Wha? è Bob Dylan: durante la sua permanenza a New
York nei primi anni '60, il Cafè è stato il primo posto dove ha suonato.
"Ho capito che quello che mio zio aveva creato era stata una cosa molto speciale, e
l'eredità di talenti che hanno suonato al Café Wha? negli anni '60 è stata
fenomenale", dice Lisa Roth un'intervista con il sito di musica, All
Access.
"Un giovanissimo Bob Dylan ha suonato lì. Mio zio gli ha trovato un posto
per dormire, gli ha dato un lavoro come accompagnatore degli artisti che
si esibivano al Cafè con la sua
armonica, e poi lo ha licenziato dopo che Bob era arrivato in ritardo ad un paio di
concerti ... se ci penso mi viene ancora da ridere ".
Lisa Roth, nipote dell'impresario Manny Roth
scomparso nel 2014
Circa 10 mesi dopo che il documentario di Michael Moore, Fahrenheit 9/11
del 2004, era uscito nelle sale, il regista viaggiò fino al Soaring
Eagle Casino and Resort a Mt. Pleasant, Michigan, per assistere ad un
concerto di Bob Dylan. "Eravamo a circa cinque file dal palco", dice
Moore. "Credo che mi abbia visto dal palco, e quando stavamo uscendo, il
road manager venne a dirci: 'Bob vuole incontrarti.' E 'stato davvero un
gran momento. "
Moore - il cui nuovo documentario, "Where to Invade Next", uscirà nei
cinema il 12 febbraio - è un fan di Dylan da tutta la vita, ma questa è
stata la prima volta che il regista ha avuto la possibilità di
incontrarlo realmente. "Ha cominciato a parlare di Bowling a Columbine e
Fahrenheit 9/11", dice. "Continua, 'Hai vinto l'Oscar per Bowling for
Columbine, ma penso che avresti dovuto vincerlo anche per Fahrenheit
9/11.' Si è proprio soffermato ancora e ancora sull'importanza di
Fahrenheit 9/11. Ho incontrato solo una o due persone nella mia vita con
cui sono stato in un momento come questo e ci si sente veramente come in
un'esperienza religiosa. "
Un manifesto per il concerto di Bob Dylan al Quebec City Colisée di
Québec il 29 novembre 1975, è incorniciato vicino alla cucina di Moore.
Ha seguito la Rolling Thunder Revue con i suoi amici quando aveva appena
21 anni. "Era il weekend del Ringraziamento in America, non in Canada, e
l' avevano annunciato solo un giorno o due prima," dice. "Abbiamo
guidato tutta la notte da Flint fino a Quebec City. È stato incredibile.
Ho voluto usare le sue canzoni in un paio di miei film, e hanno sempre
acconsentito alla mia richiesta."
Solo due mesi prima dello show di Dylan nel 1975, Moore ha visto Bruce
Springsteen presso l'Auditorium Hill di Ann Arbor durante il Born to Run
tour. "Per tutti noi cresciuti nel Flint, Michigans del mondo, lui è il
non plus ultra", dice Moore. "Una volta, dopo l'uscita di "Roger and
Me"(1), sono andato con un gruppo di amici a vederlo al Palace di Auburn
Hills. Eravamo piazzati appena prima della sezione sangue dal naso(2).
Al termine di una canzone, se ne uscì con, 'Michael Moore, questo è per
te.' Uno dei miei amici non riusciva a smettere di piangere. Penso
veramente che un giorno si scriverà di lui quel che oggi si scrive di
Woody Guthrie e Bob Dylan. "
Moore ha ottenuto molto facilmente i diritti per usare "My Hometown"di
Bruce Springsteen in "Roger and Me", ma ha avuto a un po' più
difficoltà quando ha cercato di utilizzare "Panic in Detroit" di David
Bowie per il suo documentario del 1997, "The Big One". "Quali che
fossero i responsabili di queste cose all'inizio rifiutarono", dice
Moore. "Alla fine ho semplicemente fatto una telefonata io stesso a
David, e mi ha dato la canzone. Ho letto cose dopo la sua morte che
dicevano che non era politicamente impegnato e che è rimasto lontano
dalla politica. Ma non era così nella conversazione che ho avuto con
lui. ... Viviamo in un mondo migliore per merito degli Springsteen dei
David Bowie e di Dylan. "
(1) Il film di esordio di Michael Moore
(2) I posti più alti dell'arena.
Grazie per la
segnalazione e per la traduzione dell'articolo. Live long and propsper,
Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan (Voice, Guitar)
Tom Petty (guitar)
Mike Campbell (guitar)
Howie Epstein (bass)
Stan Lynch (drums)
Queen Esther Marrow (vocal)
Madelyn Quebec (vocal)
Benmont Tench (keyboards)
Elisecia Wright (vocal)
Debra Byrd (vocal)
Queen Esther Marrow (vocal)
Lunedi 8 Febbraio 2016
Talkin'
9761 - roccosaracino72
Se non sbaglio, il titolo di Sir è stato
attribuito anche a David Gilmour.
David Gilmour è stato nominato nel 2003
Commander of the Order of the British Empire (CBE) - Comandante
dell'Ordine dell'Impero Britannico - per i suoi contributi nel campo
della musica e la sua filantropia. La CBE non prevede che l'insignito
dell'onorificenza venga chiamato "Sir" (o Dame nel caso fosse
una donna) come puoi vedere nella tabella
sottostante.
Gradi dell'Ordine dell'Impero Britannico:
Tale ordine è composto di cinque classi, a loro volta divise in civili e
militari. In ordine decrescente di rango esse sono:
1.Cavaliere (o Dama) di Gran Croce (GBE, Knight - o Dame - Grand Cross
of the Order of the British Empire),
2.Cavaliere (o Dama) Comandante (KBE o DBE, Knight - o Dame - Commander
of the Order of the British Empire),
3.Comandante (CBE, Commander of the Order of the British Empire),
4.Ufficiale (OBE, Officer of the Order of the British Empire),
5.Membro (MBE, Member of the Order of the British Empire).
Le due classi più elevate comportano l'ammissione nella Cavalleria, il
rango di Cavaliere e il titolo di Sir o Dame.
Nel 2000 David Bowie rifiutò il titolo di Comandante dell'Ordine
dell'Impero Britannico e nel 2003 il titolo di Cavaliere dello stesso
ordine.
Così fu definita la canzone al suo apparire nel 1967 dalle maggiori
riviste musicali.
John Lennon disse: “E’ la canzone che avevo sempre desiderato scrivere!”
L’intro suonata da Mattew Fisher con l’Hammond M 102 fece diventare famoso
l’organo in tutto il mondo.
La canzone raggiunse il primo posto im molti paesi del mondo ed alla
fine vendette più di 10 milioni di copie.
Molti si sono chiesti cosa significasse questo oscuro testo di difficile
interpretazione. Molti hanno dato la loro interpretazione personale,
sulla pagina ufficiale del sito dei Procol Harum ci saranno un centinaio di
spiegazioni diverse del significato della canzone, ma alla resa dei
conti, quello che conta è la dichiarazione fatta da Matthew Fisher alla
BBC Radio il 2 Marzo del 2000.
“Non so che cosa significano. E mi ha mai infastidito il fatto che non
so che cosa significano. Questo è quello che ho trovato piuttosto
difficile, soprattutto in America, dove le persone sono terribilmente
aggrappate ai testi e vogliono sapere che cosa significano, e dicono:
"Lo so, ho capito cosa significano questi testi". A me non me ne frega un
accidente di quello che significano. Sai, suonano alla grande ... questo
è tutto quello che devono fare”.
Leggete le diverse interpretazioni cliccando sul link sotto: http://www.procolharum.com/awsoplyrics.htm
Da notare che Brooker canta qui una strofa che non esiste nel testo
ufficiale della canzone
Procol Harum – A Whiter Shade Of Pale
We skipped the light fandango
Turned cartwheels cross the floor
I was feeling kinda seasick
But the crowd called out for more
The room was humming harder
As the ceiling flew away
When we called out for another drink
The waiter brought a tray
And so it was that later
As the miller told his tale
That her face, at first just ghostly,
Turned a whiter shade of pale
She said, I'm
home on shore leave,
Though in truth we were at sea
So I took her by the looking glass
Would not let agree (And forced her to agree)
Saying, you must be the mermaid
Who took Neptune for a ride.
she smiled at me so sadly
That my anger straightway died
But she smiled at me so sadly
That my anger straightway died
And so it was that later
As the miller told his tale
That her face, at first just ghostly,
Turned a whiter shade of pale
She said, there is no reason
And the truth is plain to see.
But I wandered through my playing cards
And would not let her be
One of sixteen vestal virgins
Who were leaving for the coast
And although my eyes were open
They might have just as well've been closed
And so it was that later
As the miller told his tale
That her face, at first just ghostly,
Turned a whiter shade of pale
And so it was that later
As the miller told his tale
That her face, at first just ghostly,
Turned a whiter shade of pale
L'altra strofa eseguita dal vivo (anche questa non appare nel testo
ufficiale della canzone) è questa:
If music be the food
of love
Then laughter is its queen
And likewise if behind is in front
Then dirt in truth is clean
My mouth by then like cardboard
Seemed to slip straight through my head
So we crash-dived straightway quickly
And attacked the ocean bed
And so it was that later
As the miller told his tale
That her face, at first just ghostly,
Turned a whiter shade of pale
All'inizio del 1967 Brooker incontra il paroliere Keith Reid (che
diventerà l'autore di tutti i testi del gruppo e considerato sesto
membro effettivo della band, al punto da essere inserito nella
formazione del gruppo nelle copertine degli LP), che scrive il testo per
una melodia composta dal tastierista: l'idea di Brooker
nell'arrangiamento della canzone è quella di inserire un'introduzione
strumentale (ripresa poi tra una strofa e l'altra) ottenuta
sovrapponendo il basso del secondo movimento della Suite per orchestra
n. 3 di Johann Sebastian Bach BWV 1068 (conosciuta anche come aria sulla
quarta corda) con una melodia presa da un'altra opera del compositore
tedesco (BWV 645, il Corale in Mi bemolle maggiore Wachet auf, ruft uns
die Stimme).
Il tutto viene suonato dall'organo Hammond abbinato al Leslie: ottenuto
tramite il produttore Denny Cordell un contratto con una piccola casa
discografica, la Regal Zonophone Records (distribuita dalla Decca
Records), e scelto il nome di Procol Harum (che deriva da una
storpiatura del nome del gatto di un amico di Cordell, "Procul Harum",
che peraltro in latino significa qualcosa come "lontano da queste"), il
tastierista registra la canzone con alcuni session-man (alcuni
contattati tramite un annuncio su una rivista musicale britannica), tra
cui l'organista Matthew Fisher, ed in pochi giorni il disco arriva in
testa alle classifiche britanniche (negli Stati Uniti raggiunge il
quinto posto).
La versione originale della canzone presenta due strofe in più, tagliate
durante la registrazione per contenere la durata del brano entro i
quattro minuti (durata media del lato di un 45 giri), ma recuperate da
Brooker durante le esibizioni dal vivo. Sin dalle prime apparizioni alla
batteria vi è Bobby Harrison, che non è il batterista che ha suonato
durante la registrazione della canzone: costui, Bill Eyden, è un
batterista jazz che era stato chiamato appositamente da Denny Cordell
per la registrazione e che continuerà in seguito la sua attività di
jazzista (nella versione stereo della canzone pubblicata solo nel 1997
in un'antologia viene recuperata una registrazione dove invece, alla
batteria, vi è Harrison).
A
WHITER SHADE OF PALE - Storia di una canzone.
8 maggio 2014 alle ore 16:24
Fonte: Classick Rock blogspot :
Il 12 maggio 1967, circa venti giorni prima dell’uscita del
rivoluzionario album dei Beatles “Sergeant Pepper’s lonely heart club
band”, fece capolino sugli scaffali dei negozi “A whiter shade of pale”,
il primo 45 giri dei Procol Harum, che di lì a poco sarebbe passato alla
storia.
In meno di un mese il brano raggiunse la vetta delle classifiche inglesi
da dove non si sarebbe più mosso per sei mesi, arrivò senza alcuna
promozione nella top five americana e in capo a 10 anni, sarebbe stato
uno tra i 30 singoli al mondo ad aver oltrepassato i dieci milioni di
copie vendute. Come se ciò non bastasse, fu il numero uno nelle
classifiche di almeno 6 nazioni e venne tradotto in un’infinità di
lingue tra cui l’italiano dove grazie a Mogol e ai Dik Dik diventò
“Senza Luce”.
Artefice dell’operazione fu ancora una volta la Decca che nell’intento
di rinnovare il mercato discografico inglese, consigliò anche ai Procol
Harum (come aveva fatto con i Moody Blues) di tentare una
compenetrazione tra musica classica e rock. La band accettò e per una
serie di combinazioni fortuite e di intuizioni straordinarie, sortì per
mano del pianista Gary Brooker, dell’organista Matthew Fisher e del
paroliere Keith Reid un vero e proprio miracolo artistico e
commerciale. La canzone infatti non solo si innestava perfettamente nel
proprio tempo storico per struttura, mole e qualità degli ingredienti
musicali, ma anche per l’ appetibilità dei suoi riferimenti letterari,
per la loro consecutio narrativa e per quella giusta dose di
visionarietà che aderiva perfettamente al lato più psichedelico della
“swinging London”.
Musicalmente, i riferimenti principali erano tre: "l’Aria sulla quarta
corda” di Bach su cui era imperniata l’intro di Hammond M 102 di Fisher,
la cantata BWW 140 “Wachet auf, ruft uns die Stimme”, sempre di Bach e a
sua volta ispirata alla “Parabola delle Vestali” di Gesù Cristo e
infine, dalla hit del 1966 di Percy Sledge “When a man loves a woman” a
cui Broker e Fisher si ispirarono per il groove dell’inciso.
Una serie di citazioni dunque che da un lato investivano tutta la
cultura classica e persino religiosa ma dall'altro venivano restituite
con modernità tramite una produzione impeccabile: quella di Denny
Cordell che per realizzare il tutto si avvalse degli atrezzatissimi
Olympic Sudios di Londra e del loro tecnico Keith Grant.
Ciò che però contribuì a fare del brano un’opera completa furono
sicuramente i testi di Keith Reid, il “sesto membro” dei Procol Harum il
quale licenziò certamente delle liriche oniriche e visionarie, ma che
attenevano alla realtà con una forza tale da renderle universali e
riconoscibili a tutto il mondo, entrando persino a far parte del gergo
giovanile di allora.
Una maestria poetica, quella di Reid, già percepibile dallo stesso
titolo: “A whiter shade of pale”, che sarebbe di per se intraducibile.
In inglese infatti “to turn pale” significa “impallidire” e “a shade
of...” equivarrebbe a “una tonalità di...” o “una sfumatura di...”,
tuttavia la frase intera si prestò a tante di quelle interpretazioni e
traduzioni da diventare non solo argomento bibliografico, ma restare a
tutt’oggi ardua da tradurre correttamente. Entrò quindi nello “slang”
giovanile riferendosi a una persona che impallidisce, trasecola quasi
sino allo svenimento o, nell’accezione psichedelica, viaggia, si perde
o, volendo, si sente male.
E anche se il titolo potrebbe sembrare metafisico, la stroria volle che
Reid si ispirò a un fatto realmente successo in un dancing dove una
ragazza già di per se pallida come un fantasma (“at first just ghostly”)
impallidì nuovamente per qualche motivo di un "pallore ancora più
ceruleo".
Tenendo ancora fede ad un perfetto equilibrio tra poetica e quotidiano,
Reid ambientò la canzone a partire da un concerto dei Procol Harum -
tanto concitato che il soffitto volò via - al termine del quale seguì
una conversazione così coinvolgente da far impallidire un
interlocutore. Ad essa seguì poi una specie di partita a carte in cui si
innestarono tutte le citazioni più visionarie del brano: l’incertezza
riguardo a quel trasecolare tanto evidente quanto misterioso, le sedici
vestali vergini (nella parabola del Cristo erano in realtà dieci) e uno
strano finale sospeso tra veglia e sonnoprima dell’inciso finale.
La versione originale comprese anche due ulteriori strofe, spesso
cantate dal vivo ma allora inedite, dove la giocatrice di carte
sembrerebbe essere allo stesso tempo una delle vestali o addirittura
l’essenza della musica che poi i musicisti avrebbero seguito nel suo
viaggio per l’oceano. Il tutto, restituito con continue citazioni
Shakespeariane e rimandi alla partita di carte.
Chiaramente all’epoca, come per molti testi psichedelici, non era
fondamentale “capire” realmente le parole, ma “assimilarne” il percorso
e in questo senso, la molteplicità delle immagini fornite dalla canzone,
contribuirono a renderla poeticamente universale. Poco progressiva se
non per il mix pop-barocco e molto abusata nel tempo. “A whiter shade of
pale” tuttavia non perse mai la sua forza evocativa dimostrando la
conflittualità delle sue componenti e dando il via a tutta una serie di
sviluppi che in pochi anni avrebbero condotto al prog vero e proprio.
Pubblicato da J.J. JOHN
Altro commento :
A whiter shade of pale: una criptica perla
"A Whiter Shade of Pale" , dei Procol Harum è l'alchimia che a volte,
senza alcun motivo apparente, si innesca e rimane lì, immutata nel
tempo: il testo ermetico di Keith Reid, sul quale critici e fans
continuano a scervellarsi, una melodia struggente vagamente ispirata
all’Aria sulla quarta corda dalla Suite n. 3 in sol maggiore di Johann
Sebastian Bach, il mitico organo Hammond che massacra di brividi la
pelle dell'ascoltatore, la voce pastosa, calda e graffiante da bluesman
di Gary Brooker.
Uscita, anzi, esplosa nel 1967, si becca nel 1968 il premio come
migliore canzone dell'anno, e possiamo dire che da quel momento la sua
notorietà non è mai scesa, anzi. Dicono siano state 800 le cover version
tra le quali quella di Annie Lennox del 2009, ma, dalla sfilza di nomi
illustri, possiamo citare Bonnie Tyler, Michael Bolton, Engelbert
Humperdinck, Richard Clayderman, Eric Clapton, Joe Cocker, Buddy Richard
.... Inserita in varie colonne sonore di film, secondo una classifca
stilata da BBC e PPL (Phonographic Performance Limited) è il brano più
suonato nei luoghi pubblici degli ultimi 75 anni (da quando esiste la
PPL per intenderci)
Personalmente continuo a preferire l'Originale (maiuscolo), con quella
che continua a venir considerata una delle più belle voci del rock, Gary
Brooker, e con quell'arrangiamento pulito, essenziale ed epico che, a
distanza di quasi 50 anni non riesce proprio a perdere splendore.
Come se non bastasse (e lo dicevo all'inizio) il testo continua ad
essere tanto coinvolgente quanto criptico. Mogol, nella traduzione in
italiano per la cover Senza Luce dei Dik Dik l'ha glissato in pieno: al
di là del fatto che in Italia eravamo abituati a testi molto, molto più
semplici, provar a comprendere questo per poi tradurlo sarebbe stata
davvero un'impresa non dappoco.
We skipped the light Fandango Turned cartwheels 'cross the floorI was
feeling kinda seasick But the crowd called out for moreThe room was
humming harder As the ceiling flew away When we called out for another
drink The waiter brought a tray
And so it was that later As the miller told his tale That her face, at
first just ghostly Turned a whiter shade of pale
She said: "There is no reason And the truth is plain to see" But I
wandered through my playing cards And would not let her be One of sixteen
vestal virgins Who're leaving for the coast And although my eyes were
open They might just as well've been closed
And so it was…
Una delle traduzioni possibili :
Ignorammo le luci del Fandango
Come i carrelli che giravano sul pavimento
Sentivo una specie di mal di mare
Ma la folla chiedeva il bis
Nella stanza il mormorio era così forte
Da far volar via il soffitto
Quando chiedemmo ancora da bereIl cameriere arrivò con un vassoio
E fu così che poi
Mentre il mugnaio raccontava la sua storia
Il volto di lei, dapprima solo spettrale,
Schiarì in un'ombra pallida
Lei disse: "Non c'è motivo Lo vedi da solo come stanno le cose"
Ma io vagavo fra le mie carte da gioco
E non avrei permesso che lei fosse
Una delle sedici vergini vestaliIn partenza per la costa E anche se i
miei occhi erano aperti
Sarebbe stato lo stesso se fossero stati chiusi.
E fu così…
La seguente parte del testo non fu inserita nella versione ufficiale ma
spesso cantata dal vivo:
Lei disse “Sono in licenza a casa,
ho avuto il permesso di scendere a terra”
ma, a dire il vero, eravamo ancora per mare…
così l’ho portata a forza davanti allo specchio
e l’ho obbligata ad ammettere
di essere quella sirena che prese in giro Nettuno.
Ma lei sorrise così triste
che la mia ira si spense immediatamente.
——————
Se la musica fosse il nutrimento dell’amore
la risata sarebbe la sua regina
e (come se dicessimo che ciò che é dietro si porta davanti)
possiamo dire che lo sporco diviene pulito nella verità .
La mia bocca a quel punto, come cartone
sembrò scivolare attraverso la mia testa
e così ci schiantammo, inabissandoci rapidamente
e ci unimmo al fondo dell’Oceano.
[1] Fandango: in molte traduzioni viene inteso come la danza spagnola,
ed il resto del verso ci starebbe bene, ma dopo aver letto numerose
interviste sia al paroliere Keith Reid che a Gary Brooker, mi sento di
avvalorare la tesi che si tratti di un locale, il Fandango, che stava
semplicemente chiudendo.
[2] Il prologo e il racconto del Mugnaio è la seconda novella de I
racconti di Canterbury (1380 circa), un'opera in versi (incompiuta) del
poeta inglese Geoffrey Chaucer.
Un gruppo di pellegrini, persone di varia estrazione sociale, si
incontrano in una locanda per iniziare il loro viaggio: la visita il
santuario di Saint Thomas Becket, a Canterbury. L'oste si offre di far
loro da guida e propone di ingannare il tempo del percorso raccontando
ognuno quattro storie, due all'andata e due al ritorno, mentre l'oste
alla fine giudicherà la storia più bella.
Una delle storie è narrata da un mugnaio e parla di un amante che,
convinto di baciare la sua bella, bacia invece il posteriore di un
falegname: plausibile, a questo punto, l'impallidire deciso della
ragazza, davanti ad una storiella sconcia.
Eppure (anche questo in diverse interviste) Keith Reid sostiene di non
aver mai letto I racconti di Canterbury. Non c'entra nulla, quindi, il
mugnaio della storia con il testo della canzone?
In un'intervista a SongFacts, Keith Reid dice:
"It's sort of a film, really, trying to conjure up mood and tell a
story. It's about a relationship. There's characters and there's a
location, and there's a journey. You get the sound of the room and the
feel of the room and the smell of the room. But certainly there's a
journey going on, it's not a collection of lines just stuck together.
It's got a thread running through it.
I feel with songs that you're given a piece of the puzzle, the
inspiration or whatever. In this case, I had that title, 'Whiter Shade
of Pale,' and I thought, There's a song here. And it's making up the
puzzle that fits the piece you've got. You fill out the picture, you
find the rest of the picture that that piece fits into."
"E' una specie di film, in realtà, che cerca di evocare l'umore e
raccontare una storia. Si tratta di una relazione. Ci sono i personaggi
e c'è un luogo, e c'è un viaggio. Puoi ottenere il suono della stanza e
la sensazione della stanza e l'odore della stanza. Ma certamente c'è un
viaggio in corso, non è una collezione di idee senza connessione. Ha un
filo che le unisce. "
"Quello che provo con le canzoni è come quando si ha un pezzo di puzzle,
l'ispirazione o una qualsiasi altra cosa. In questo caso ho avuto quel
titolo, "A 'Whiter Shade di Pale" e ho pensato, c'è una canzone qui. E si
compone il puzzle inserendo il pezzo che hai. Cerchi di comprendere il
quadro generale, trovi quello che manca ed inserisci quel pezzo."
Altra intervista, del 2008 alla rivista Uncut, sia allo stesso Keith
Reid che a Gary Brooker:
Gary Brooker:
"I'd been listening to a lot of Classical music, and Jazz. Having played
Rock and R&B for years, my vistas had opened up. When I met Keith,
seeing his words, I thought, 'I'd like to write something to that.' They
weren't obvious, but that doesn't matter. You don't have to know what he
means, as long as you communicate an atmosphere. 'A Whiter Shade Of
Pale' seemed to be about two people, a relationship even. It's a memory.
There was a leaving, and a sadness about it. To get the soul of those
lyrics across vocally, to make people feel that, was quite an
accomplishment.
Keith Reid:
"I used to go and see a lot of French films in the Academy in Oxford
Street (London). Pierrot Le Fou made a strong impression on me, and Last
Year In Marienbad. I was also very taken with surrealism, Magritte and
Dali. You can draw a line between the narrative fractures and mood of
those French films and 'A Whiter Shade Of Pale.'
........ omissis .......
I had the phrase 'a whiter shade of pale,' that was the start, and I
knew it was a song. It's like a jigsaw where you've got one piece, then
you make up all the others to fit in. I was trying to conjure a mood as
much as tell a straightforward, girl-leaves-boy story. With the ceiling
flying away and room humming harder, I wanted to paint an image of a
scene. I wasn't trying to be mysterious with those images, I wasn't
trying to be evocative. I suppose it seems like a decadent scene I'm
describing. But I was too young to have experienced any decadence, then,
I might have been smoking when I conceived it, but not when I wrote it.
It was influenced by books, not drugs.
Gary Brooker:
"Avevo ascoltato un sacco di musica classica e Jazz. Avevo suonato il
rock e R & B per anni, i miei orizzonti si erano aperti. Quando ho
incontrato Keith, leggendo i suoi testi ho pensato: 'Mi piacerebbe
scrivere qualcosa su questo.' Non erano chiari, evidenti, ma questo non
importa. Non è necessario comprenderne il significato, ma comunicare
un'atmosfera. 'A Whiter Shade Of Pale' sembrava racconare di due
persone, di un rapporto. E 'un ricordo. C'era una partenza e
un'atmosfera triste. Raggiungere l'anima di quei testi attraverso
l'enfatizzazione, per farli sentire alle persone non era cosa dappoco.
Keith Reid:
"Avevo l'abitudine di andare a vedere un sacco di film francesi alla
Westminster Academy di Oxford Street (Londra). Pierrot Le Fou mi ha
fortemente impressionato, come "L'anno scorso a Marienbad". Ero anche
molto preso dal surrealismo, Magritte e Dalì. È possibile tracciare una
linea tra la narrativa e lo stato d'animo di quei film francesi e 'A
Whiter Shade Of Pale'.
........ omissis .......
Avevo questa frase, 'a whiter shade of pale' ('una tonalità più bianca
del pallido') che è stato l'inizio, e sapevo che era una canzone. E'
come un puzzle in cui hai un pezzo, poi costruisci gli altri in modo che
si adattino. Stavo cercando di evocare uno stato d'animo per poter
raccontare in modo chiaro la storia di una ragazza che lascia lascia il
suo ragazzo. Con quel soffitto che vola via e quella stanza fortemente
rumorosa volevo tratteggiare l'immagine di una scena. Non stavo cercando
di essere misterioso, con quelle immagini, solo evocativo. Suppongo che
possa sembrare una scena decadente, ma ero troppo giovane conoscere la
decadenza, allora, avrei potuto aver fumato quando l'ho concepita, ma
non quando la scrissi. Sono stato influenzato dai libri, non dalla
droga.
Chilometriche citazioni, ma ho ritenuto fossero necessarie.
La comprensione del testo, a questo punto, è semplice, senza che nulla
venga tolto alla visione ed al mood. C'è un lui, ubriaco tanto da aver
l'impressione d'esser su una nave, tanto da vivere in un'atmosfera
surreale; surreale è anche la ragazza che, pallida più del pallido, gli
sta dicendo che tutto è finito ("Non c'è motivo. Lo vedi da solo come
stanno le cose"). La folla intorno, i rumori, lo colpiscono e si
dilatano. Sente la voce della sua ragazza, mentre continua ad esser
perduto nelle sue carte da gioco; la "sente" come una vestale, pronta al
sacrificio estremo, quasi non fosse lei a decidere la fine della loro
storia, ma un dio crudele e potentissimo. La salverà, si dice, non
permetterà tutto questo ....... ma non gli è possibile entrare in
contatto con la realtà, tanto che i suoi occhi aperti, potrebbero
benissimo esser chiusi tanta è la distanza tra lui e quello che gli sta
intorno.
Altro commento :
Paul McCartney conobbe sua moglie Linda una sera del 1967, a casa di
amici.
Ad un certo punto qualcuno mise sul giradischi un 45 giri appena uscito,
e quelle note catturarono subito l'attenzione di tutti.
Ecco il ricordo di Paul: "… i versi erano così strani e poetici, e la
musica ricordava un famoso tema di Bach.
Tutti pensammo: Dio, che disco incredibile! Capimmo subito che quella
canzone era una specie di spartiacque, un nuovo termine di paragone.
E tutti ci chiedevamo chi fosse: qualcuno pensò a Stevie Winwood…".
Non era Stevie Winwood. Era un nuovo gruppo con uno strano nome di
origine latina: i Procol Harum. E la canzone era "A Whiter Shade of
Pale", il loro singolo d'esordio.
Quella canzone era già al numero 1 delle classifiche inglesi: vi sarebbe
rimasta per mesi, fino a diventare una delle canzoni più famose degli
anni '60, e di tutto il pop internazionale.
Paul McCartney aveva ragione: quella canzone diventò subito un punto di
riferimento in un mondo musicale che stava cambiando.
La stagione del beat era ormai terminata e si cercavano nuove strade,
quelle stesse strade che avrebbero portato alla frammentazione
stilistica degli anni '70.
Coloro che guardavano all'America si spingevano verso il rock-blues, che
di lì a poco avrebbe avuto in Jimi Hendrix il suo massimo esponente.
Altri sperimentavano forme musicali provenienti da altri paesi: molti,
fra cui gli stessi Beatles, fecero conoscenza con la cultura e la musica
orientale.
I Procol Harum tentarono una strada diversa, in cui trovavano posto
diversi elementi: l'estrazione classica di Gary Brooker, compositore e
pianista del gruppo, dotato di una voce calda venata di blues; i testi
del poeta Keith Reid, così inusuali e così pieni di sfumature
letterarie; il timbro caratteristico dell'organo Hammond di Matthew
Fisher, quasi il "marchio di fabbrica" del gruppo.
E funzionò subito: "A Whiter Shade of Pale" ebbe immediatamente un
enorme successo di pubblico e di critica.
Al pubblico piacque l'atmosfera della canzone, così suggestiva e
romantica, mentre la critica salutò una nuova forma di canzone "colta",
notando la somiglianza della progressione armonica con la celebre "Aria
sulla Quarta Corda" di Bach.
E fiorirono centinaia di cover in tutto il mondo, fra cui l'italiana
"Senza luce" dei Dik Dik, con il testo di Mogol: e oggi, quella canzone
così particolare è ancora amata in tutto il mondo.
Dopo un successo così grande, la lunga carriera musicale dei Procol
Harum conobbe diverse fasi.
Sono degli anni '60 altre canzoni famose, come il secondo singolo
"Homburg", ripresa in Italia dai Camaleonti con il titolo "L'ora
dell'amore", e "A Salty Dog", in cui la voce di Gary Brooker si liberava
a raccontare una storia di marinai e di terre lontane su un bellissimo
arrangiamento orchestrale.
Negli anni '70, cambiando spesso formazione, la band dette altre buone
prove di sé, senza però riuscire a ripetere il grande successo degli
anni precedenti.
Non importa: è bastata "A Whiter Shade of Pale" per riservare ai Procol
Harum un posto nella storia della musica popolare.
Vogliamo trovare un difetto a questo capolavoro? All'epoca, le sole
critiche riguardarono la tecnica di registrazione, in mono e con una
qualità ben lontana da quella del contemporaneo "Sgt. Pepper" dei
Beatles.
Ma il tempo ha fatto giustizia. Nel 1997, trent'anni dopo, è stato
recuperato un nastro a quattro piste con una diversa registrazione della
canzone: quel nastro è stato remixato e rimasterizzato, con una qualità
finalmente all'altezza, e quella nuova versione, che gli appassionati
dei Procol Harum chiamano ormai "versione stereo", è stata inclusa in
una raccolta uscita l'anno scorso.
All'ascolto, l'emozione è ancora più grande.
Fin dal primo momento, il testo ermetico di "A Whiter Shade of Pale" ha
attirato la curiosità degli appassionati e degli addetti ai lavori: ma
cosa voleva dire Keith Reid con quelle parole? In tutti questi anni il
testo è stato analizzato in ogni minimo dettaglio, e moltissimi hanno
voluto cercare in quei versi significati nascosti e riferimenti
letterari, collegando le parole di Keith Reid a passaggi di "Canterbury
Tales" di Geoffrey Chaucer, o di "Tam o' Shanter" di Robert Burns, o di
"Alice in Wonderland" di Lewis Carroll.
Ma il significato della canzone non è mai stato veramente chiaro.
Giudicate voi:
We skipped the light fandango
Turned cartwheels 'cross the floor
I was feeling kinda seasick
But the crowd called out for more
The room was humming harder
As the ceiling flew away
When we called out for another drink
The waiter brought a tray
And so it was that later
As the miller told his tale
That her face, at first just ghostly
Turned a whiter shade of pale
She said: "There is no reason
And the truth is plain to see"
But I wandered through my playing cards
And would not let her be
One of sixteen vestal virgins
Who're leaving for the coast
And although my eyes were open
They might just as well've been closed
And so it was…
Ballavamo un delizioso fandango
Facendo le giravolte sul pavimento
Sentivo una specie di mal di mare
Ma la gente chiedeva il bis
Nella stanza il mormorio era sempre più forte
Mentre il soffitto volava via
Quando chiedemmo ancora da bere Il cameriere arrivò con un vassoio
E fu così che poi
Mentre il mugnaio raccontava la sua storia
Il volto di lei, dapprima solo spettrale,
Schiarì in un'ombra pallida
Lei disse: "Non c'è motivo Lo vedi da solo come stanno le cose"
Ma io vagavo fra le mie carte da gioco
E non avrei permesso che lei fosse
Una delle sedici vergini vestali
In partenza per la costa
E anche se i miei occhi erano aperti
Sarebbe stato lo stesso se fossero stati chiusi
E fu così…
La canzone aveva in realtà altre due strofe, spesso eseguite dal vivo,
che furono tagliate nel disco per contenere in quattro minuti la durata
del brano. Chissà, magari la chiave di lettura è negli ultimi due versi:
So we crash-dived straightway quickly
And attacked the ocean bed
Allora immediatamente ci tuffammo con forza
E affrontammo il letto dell'oceano
Forse nient'altro che un tentativo di seduzione.
Riuscito, pare…
Questa storia, come spesso accade, ha anche il suo eroe oscuro, l'uomo
che quel giorno si trovò lì per caso.
Quest'uomo ha il volto di un batterista jazz, e il suo nome è Bill
Eyden. "A Whiter Shade of Pale" fu registrata in un pomeriggio
d'inverno, nei primi mesi del 1967. Quel giorno il batterista titolare
dei Procol Harum, Bobby Harrison, non prese parte alla registrazione.
Per qualche motivo mai del tutto chiarito, il produttore della band,
Denny Cordell, decise che in quella sessione dietro i tamburi doveva
sedere Bill Eyden, ben noto nell'ambiente londinese.
Eyden diede al brano un tocco di vivacità, con quelle rullate e quei
"fill-in" di impronta jazzistica fra una battuta e l'altra, contribuendo
in definitiva al risultato finale al pari degli altri strumentisti (gli
appassionati potranno fare il confronto con la versione stereo, in cui
alla batteria c'è Bobby Harrison). Fu liquidato con la paga sindacale,
15 sterline e 15 scellini, e non rivide mai più i Procol Harum.
Fu solo più tardi, dopo l'enorme successo della canzone, che a Bill
Eyden fu riconosciuta una cifra più alta, a titolo morale, per le sole
esecuzioni televisive in playback nelle quali Bobby Harrison mimava la
sua parte. Alla fin fine, forse la vera "ombra pallida" di tutta la
storia è proprio Bill Eyden…
Alla fine, pur con tutte queste spiegazioni, abbiamo la testa un pò
confusa e non siamo certi di aver capito tutto. Ma che importanza ha? Credo poca, la
musica è talmente potente ed il testo così criptico che si perde
l’importanza di capire a fondo il significato. Resta una grande canzone,
con una musica difficilmente eguagliabile e con un testo che ha la forza
di entrarti dentro anche se non sai cosa vuol dire. Non saprei dire se
al giorno d’oggi ci sia qualcuno capace di scrivere una canzone di
questo livello, forse un giorno ad “Amici” vedremo la De Filippi che
presenta un gruppo con un nome strano ed una formazione strana,
pianoforte, organo Hammond, chitarra, basso e batteria, più un altro
menbro effettivo del gruppo che però scrive solo le parole delle
canzoni, e dopo pochi giorni quel gruppo sarà in testa a tutte le
classifiche mondiali e tutti loderanno la bravura di Maria che li ha
scoperti. Ma Mr.Tambourinem che cazzo stai dicendo?????????????
Sabato 6 Febbraio 2016
Talkin'
9760 - fiorenzo88
Ciao Mr.Tambourine,
c'è un elenco di tutti i musicisti che hanno accompagnato Bob nella sua
carriera?
Fiore
Certo Fiore, clicca qui per tutti i musicisti
che l'hanno accompagnato in tour,
clicca qui per quelli che hanno suonato nei suoi disci.
LIve long and prosper, Mr.Tambourine, :o)
D'ora in poi deve essere chiamato "Sir Van Morrison"
Van Morrison è entrato nel club dei
baronetti. Il cantautore nordirlandese a quasi 70 anni ha ricevuto il
titolo di “Sir” dalla regina Elisabetta II lo scorso venerdì. Prima di
Morrison, la stessa onoreficenza era stata tributata a Elton John, Paul
McCartney e Mick Jagger.
"Just Like Greta" (George
Ivan Morrison)
"Proprio come Greta"
Some days it gets completely crazy
And I feel like howling at the moon
Then sometimes it feels so easy
Like I was born with a silver spoon Alcuni giorni dibventa completamente pazzesco
E mi sento come se ululassi alla luna
Poi a volte sembra così senza problemi
Come se fossi nato con un cucchiaio d'argento
Other times you just can't reach me
Seems like I've got a heart of stone
Guess I need my solitude
And I have to make it on my own Altre volte non potete raggiungermi
Mi sembra di avere un cuore di pietra
Sento che ho bisogno della mia solitudine
E devo farlo da solo
Well I guess I'm going A.W.O.L.
Disconnect my telephone
Just like Greta Garbo
I just want to be alone Beh, so che mi comporto come un A.W.O.L.
(Absent Without Official Leave)
(Nota: A.W.O .L. è un acronimo in slang militare che significa
“Allontanato senza permesso ufficiale”, un termine militare usato nell’esercito
degli Stati Uniti per descrivere un soldato o un altro membro
del personale militare che ha lasciato il suo posto senza permesso (di
solito in disaccordo con un ordine particolare). Questo è uno dei tanti
termini militari che sono entrati nel linguaggio comune tra le
popolazioni civili)
stacco il mio telefono
Proprio come Greta Garbo
Voglio proprio stare da solo
Need to make some real connection
Baby something's just got to give
'Cos I've been too long in exile
I've been grinding at the mill Ho bisogno di avere qualche contatto reale
Piccola, avere proprio qualcosa da dare
Perchè sono stato troppo a lungo in esilio
Sono stato polverizzato al mulino
Too long to decode all the secrets
Have to get some elbow room
Most people think that everything
Is just what they assume Troppo tempo per decodificare tutti i segreti
per avere qualche spazio di manovra
La maggior parte della gente pensa che ogni cosa
sia proprio quello che essi presuppongono
Well I know I'm going A.W.O.L.
Tell everyone I'm not at home
Just like Greta Garbo
I just want to be alone Beh, so che mi comporto come un A.W.O.L.
dico a tutti che non sono a casa
Proprio come Greta Garbo
Voglio proprio stare da solo
Well I'm going out to L.A.
I wanna get my business done
Then I'm going on to Vegas
Then I'm going on the run
Beh, quando esco per L.A.
Voglio fare tutte le mie faccende
Poi vado a Las Vegas
allora vado in fuga
If anybody asks you have you seen me
Please just tell them no
'Cos I'm living on the outside
And I have nowhere to go Se qualcuno vi chiede se mi avete visto
Vi prego di dire semplicemente di no
Perchè sto vivendo fuori dal mondo
E non ho nessun posto dove andare
Well I guess I'm going A.W.O.L.
Oh,disconnect my telephone
Just like Greta Garbo
I just want to be alone Beh, so che mi comporto come un A.W.O.L.
Oh, stacco il mio telefono
Proprio come Greta Garbo
Vorrei proprio stare da solo
All right, i just want to be alone
Disconnect my telephone
Just like Greta Garbo
I just want to be alone Va tutto bene, voglio proprio stare da solo
stacco il mio telefono
Proprio come Greta Garbo
Vorrei proprio stare da solo
Sir George Ivan "Van" Morrison (Belfast,
31 agosto 1945) è un cantante, polistrumentista e paroliere proveniente
dall'Irlanda del Nord; suona diversi strumenti tra i quali chitarra,
armonica a bocca, tastiere, sassofono e occasionalmente anche la
batteria.
Dopo gli esordi blues rock con i Them, Morrison intraprese una carriera
solista in bilico tra la passione giovanile per la musica nera, una
forte vena sperimentale e uno stretto legame con la musica tradizionale
della sua terra d'origine. A rendere unico il suo stile contribuiscono
la sua caratteristica vocalità e una intensa poetica che abbraccia
musica e parole in modo altamente espressivo.
La rivista Rolling Stone lo classifica quarantaduesimo nella sua lista
dei cento migliori artisti di sempre nonché ventiquattresimo in quella
dei cento migliori cantanti. Le sue esibizioni dal vivo, al suo meglio,
sono state definite come mistiche e trascendenti.
Inoltre due suoi album, Astral Weeks e Moondance, compaiono nella lista
dei 500 migliori album di sempre, ancora secondo Rolling Stone.
"L'influenza di Morrison sulla totalità dei cantautori rock è davvero
notevole e può essere paragonata, per vastità, a quella di Bob Dylan"
(The New Rolling Stone Encyclopedia of rock & roll). Inoltre, può essere
riconosciuta facilmente nella musica di molti artisti quali gli U2
(soprattutto The Unforgettable Fire), Bruce Springsteen (Spirit in the
Night, Backstreets), Bob Seger, Rod Stewart, Patti Smith (responsabile
di una versione poetica-proto-punk di Gloria), Graham Parker, Thin
Lizzy, Dexys Midnight Runners e molti altri.
Venerdi 5 Febbraio 2016
Talkin'
9759 - michele.cristoforo
Gentile Direttore,
sono il Prof. Michele Cristoforo, insegnante di inglese e francese.
Mi pregio informarLa di aver scritto 80 poesie in lingua inglese che
desidererei pubblicare in Inghilterra o altrove il più presto possibile.
I Titoli di due delle medesime sono:
a) Dylan's Wind....my Wind...
b) 'Blowin' in the wind', my 'Mysterious Wind' other feelings....
Mi farebbe piacere inviare le suddette
poesie all'artista Bob Dylan.
Le sarei molto grato se mi aiutasse a far recapitare le mie poesie a Bob
Dylan, in quanto i due titoli che ho scritto sono a lui dedicati.
Nell'attesa di un positivo riscontro l'occasione è gradita per porle i
miei più distinti saluti.
Gentilissimo prof.
Cristoforo, La ringrazio molto per la sua considerazione nei miei
confronti, ma purtroppo credo che il suo desiderio probabilmente resterà
un sogno irrealizzato. Nessuno conosce l’indirizzo di Bob Dylan, e
quei pochi che lo sanno se ne guardan bene dal rivelarlo a qualcuno.
Posso solo suggerirle di provare a contattare l’agente italiano di Dylan
(
http://www.dalessandroegalli.com/site/contacts ) sperando che
qualcuno dello staff la ricontatti.
Altro tentativo potrebbe essere quello di pubblicare le sue poesie sul
profilo facebook di Bob
https://www.facebook.com/bobdylan
Questo è tutto quello che posso suggerirLe, ma, come tutti sappiamo, per
queste cose, oltre alla bravura occorre anche molta fortuna ed io le
auguro di riuscire a fare in modo che in qualche modo Bob possa leggere
le sue poesie.
Gradisca i miei più distinti saluti, live long and prosper,
Mr.Tambourine, :o)
Thanks a lot Petr, i
think that all the Maggiesfarmers will appreciate your kindness ! Live
long and prosper, Mr:Tambourine, :o)
Giovedi 4 Febbraio 2016
Talkin'
9757 - emmeeffe23
Salve,
complimenti per il sito. Vorrei un’informazione: sapete come è possibile
reperire il terzo disco, quello bonus, del bootleg 8 di Dylan, Tell Tale
Signs?
Lo puoi acquistare in
uno dei siti elencati sotto:
Ciao Tamb, per la richiesta di Al Diesan,
questo link può essere di aiuto.....clicca
qui, non sono sicurissimo che Bob dica proprio quello, ma .... ci
può stare.
Saluti a te e tutti gli amici della farm, e forever Bob!
Elio Gallotti
Caro Mr.Tambourine,
hai ricevuto la mia traduzione della lettera di Berrigan. Qui, se può
interessare te e anche maggiesfarm, c'è un mio articolo sulla morte di
Paul Kantner:
Caro Alessandro, un enorme grazie per la
traduzione, la tua disponibilità verso la Fattoria è a dir poco
eccezionale. Grazie per questo bellissimo articolo su quell' estroso
artista che che era Paul Kanter. Credo tu abbia saputo che per tragica
combinazione, anche Signe Toly Anderson che fu la prima cantante dei
Jefferson Airplane ha lasciato questo mondo lo stesso 28 Gennaio. Che
riposino in pace tutti e due.
A proposito di Grace
Slick, oggi sembra un'altra persona, se la incontrassi per strada non la
riconoscerei! Il tempo lascia segni indelebili e grandi cambiamenti
anche su una bellissima ragazza com' era ai tempi di Woodstock, che
peccato!!!
Grazie ancora, alla
prossima, Mr.Tambourine, :o)
Martedi 2 Febbraio 2016
Talkin'
9754 - al-diesan
Ciao Tambourine, ciao amici tutti, sto
cercando da un po' di tempo il testo della versione live 1987 di "Queen
Jane Approximately", per intenderci quella pubblicata sull'album "Dylan
& The Dead" (pubblicato nell'89); ho visitato diversi siti ma nessuna
traccia di questo testo alternativo che, in particolare, riguarda la 4a
e 5a strofa, quelle dopo il solo di Jerry Garcia.
Spero ci sia qualcuno che mi possa dare un'indicazione utile.
Grazie in anticipo,
Al Diesan
Spero che qualcuno dei
nostri lettori possa risponderti positivamente, ciao, live long and
prosper, Mr.Tambourine, :o)
Bob Dylan (vocal & guitar), Larry
Campbell (guitar, mandolin, pedal steel guitar & electric slide guitar),
Charlie Sexton (guitar), Tony Garnier (bass), David Kemper (drums &
percussion).
Lunedi
1 Febbraio 2016
Talkin'
9753 - uguroral
Ciao, fans italiani di Bob Dylan, Fotografie
di Bob (1941-1959) tra gli anni, per voi:
1. Gotta Serve Somebody
2. I Believe in You
3. When You Gonna Wake Up?
4. Ain't Gonna Go to Hell for Anybody
5. Cover Down, Break Through
6. Man Gave Names to All the Animals
7. Precious Angel
8. Slow Train
9. Do Right to Me Baby (Do Unto Others)
10. Solid Rock
11. Saving Grace
12. Saved
13. What Can I Do for You?
14. In the Garden
15. Are You Ready?
16. Pressing On
Musicians:
Bob Dylan
Fred Tackett (guitar)
Spooner Oldham (keyboards)
Tim Drummond (bass)
Terry Young (keyboards)
Jim Keltner (drums)
Opening act and backing singers for Bob’s show: Regina McCrary (then
Regina Havis), Clydie King, Gwen Evans, Mary Elizabeth Bridges, Mona
Lisa Young.